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ROMA
N E L L A S E D E D E L L’ I S T I T U T O
ISSN 0578–9923 2013
59
AIIN, 59 (2013), pp. 27–67
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VALERIA TOSTI
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MICHELL 1946–7.
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X. Lac. 7, 5–6, come anche gli autori ellenistici, non specificano né la forma,
né il metallo del nómisma spartano. Solo in Polluce viene esplicitato che la moneta
spartana aveva la forma di spiedo. Il termine ‘pélanor’, ‘focaccia’, non è usato prima
di Esichio. Il valore, invece, basato su una convenzione ufficiale (NENCI 1974, pp.
646–51), è solo nominale.
6
Come si vedrà nelle pagine seguenti, la proibizione della ricchezza monetata e
l’uso a Sparta di una moneta convenzionale compare con Senofonte e sarà definitiva-
mente fissata dalla descrizione che Plutarco fa della società spartana.
7
Dopo aver verificato l’anacronismo delle fonti letterarie che parlano di proibi-
zione della moneta a Sparta e l’uso di un nominale di ferro privo di valore, PICARD
1980 conclude che il divieto dell’uso della moneta coniata sembra essere successivo al
404 a.C., dopo l’arrivo a Sparta di un’ingente quantità di denaro in seguito alla vitto-
ria nella guerra del Peloponneso e il richiamo alla legge suntuaria licurghea sembrava
essere una via sicura per l’accettazione della mozione.
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Tra le varie ipotesi avanzate sulla cronologia della moneta SUN, con Eracle
che strangola due serpenti, ci convince maggiormente quella proposta da FABIANI
1999, secondo la quale il periodo dell’alleanza nata al tempo della spedizione microa-
siatica di Agesialo (396–4 a.C.) sarebbe stato quello più adatto a spingere città lon-
tane geograficamente e diverse per storia e stirpe (città ioniche e doriche) a unirsi tra
di loro e battere moneta. Di altro avviso è CHRISTIEN 2002, pp. 176–8 che daterebbe
la coniazione della moneta in symmachía al 407 a.C. ad Efeso, non a caso il quartiere
centrale di Lisandro. Questa proposta non trova tutti d’accordo.
9
Di questa opinione è FIGUEIRA 2002, con bibliografia precedente.
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RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
10
L’assimilazione del sistema monetario spartano agli spiedi di ferro argivi ha
inizio con Eforo (FHG 70 F 115, F 176) e poi si è fissata nella tradizione di studi. Da
ultimo si vedano PARMEGGIANI 2001; HUDAK 2009 e FIGUEIRA 2002, in particolare
nelle pp. 146–147, nonostante riconosca la non storicità della riforma monetaria di
Fidone, la paragona all’altrettanto anacronistico decreto monetario spartano, che
prevedeva monete di ferro, decreto attribuito alla figura ancor meno storica di Li-
curgo.
11
L’idea dell’austerità spartana voluta da Chilone intorno alla metà del VI non
è più accettata all’unisono: vd. a questo proposito NAFISSI 2009, p. 130. Il rapporto
con la ricchezza a Sparta era forse più complesso del semplice e netto rifiuto: come fa
notare HODKINSON 2000, pp. 151–186 doveva esistere un tipo di economia in cui le
differenze economiche non venivano eliminate del tutto, piuttosto ridotte a rango se-
condario, in accordo ai valori civici spartani. Cfr. anche FIGUEIRA 2002, che sostiene
l’esistenza di un’economia basata sul baratto.
12
Il ‘miraggio spartano’ fu studiato per la prima volta da OLLIER 1933 (1943);
cfr. anche TIGERSTEDT 1965–78; POWELL–HODKINSON 1994.
13
Il testo della Grande Rhetra, secondo quanto riferisce Plutarco (Lyc. 6), fu
trasmesso a Licurgo dalla Pizia. La letteratura in merito è immane per l’importanza
che riveste il testo nella conoscenza di Sparta arcaica. Si citano qui di seguito i contri-
buti essenziali, rimandando alle rispettive bibliografie: HAMMOND 1950; FORREST
1963; KIECHLE 1963, pp. 142–76; PAVESE 1967; SEALEY 1969; OLIVA 1971, pp.
63–122; BRINGMANN 1975; ROUSSEL 1976, pp. 233–45; LÉVY 1977; CARTLEDGE 1979
= 2002, pp. 115–17; WELWEI 1979; BRINGMANN 1980; CARTLEDGE 1980; CLAUSS
1983, p. 116; DUCAT 1983, p. 204; NAFISSI 1991, pp. 51–81; RUZÉ 1991, pp. 15–30;
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VALERIA TOSTI
studi in cui il limite tra storia e ‘storia inventata’14 è assai labile. Per
questo cercheremo di muoverci con maggiore prudenza tenendo
conto del significato generale che può avere l’utilizzo di un nominale
di questo tipo e della consapevolezza che la moneta non era il solo
strumento di scambio possibile15.
Seguendo un ragionamento che trova il suo fondamento nella
mancanza assoluta di prove archeologiche, si giungerà alla conclusione
che il nómisma spartano possa considerarsi un’invenzione letteraria si-
curamente successiva agli inizi del IV, dopo la vittoria di Egospotami e
l’arrivo in città di ingenti quantità di metalli preziosi e monete coniate.
Il nuovo ruolo rivestito da Sparta nei rapporti economici e politici della
Grecia e i noti casi di corruzione ebbero conseguenze sulla società spar-
tana e sul suo comportamento economico: tutta quella ricchezza andava
ad incidere innanzitutto sulle relazioni sociali degli spartani, che fino a
quel momento avevano denigrato – ma non proibito – l’accumulo di
ricchezza.
La sua invenzione letteraria dunque punta a nostro avviso ad ac-
crescere il mito del ‘miraggio spartano’ come una società anticremati-
stica, scandita e regolamentata da una moneta priva di valore intrin-
seco, oltre che ingombrante e non riutilizzabile.
PAVESE 1992; WALTER 1993, pp. 157–65; OGDEN 1994; MUSTI 1996; THOMMEN
1996, pp. 30–44; LIBERMAN 1997; RUZÉ 1997, pp. 157–72; MEIER 1998, pp. 186–207
e pp. 243–53; RICHER 1998, pp. 93–115; VAN WEES 1999; LINK 2000, pp. 19–30;
LIPKA 2002; MAFFI 2002; MEIER 2002; VAN WEES 2002; LÉVY 2003, pp. 23–36; LINK
2003; THOMMEN 2003, pp. 34–7; LUTHER 2004, pp. 29–59; WELWEI 2004, pp. 59–69;
KÕIV 2005; DREHER 2006; LUTHER 2006, pp. 84–6; RAAFLAUB 2006, pp. 394–8. Da
ultimo NAFISSI 2010, sostenitore dell’«intentional history», il quale ritiene che la Rhe-
tra sia un’invenzione retrospettiva elaborata dagli stessi Spartani secondo la loro idea
della Sparta delle origini: essa non costituisce un documento che segna l’inizio della
costituzione spartana, quanto l’inizio della leggenda della costituzione spartana.
14
Per una ricostruzione dell’«intentional history», che trova la sua più completa
definizione con GEHRKE 1994 e 2001, si veda il contributo di PROIETTI 2012.
15
Cfr. LOMBARDO 1979, p. 119; SIMIAND 1991, p. 189, con il quale concorda
PARISE 1996, p. 726.
30
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
16
L’equivoco dell’assimilazione degli spiedi di ferro spartani con quelli argivi
sarebbe nato dall’errata interpretazione di un passo di Plutarco (Lys. 17, 2–4). Se-
condo tale interpretazione esisteva un rapporto tra le due forme pre–monetali e si
considerava la moneta di ferro spartana una creazione di Licurgo, sviluppo locale, in
una regione ricca di miniere di ferro, degli obeloí–obelískoi dell’originaria fase
pre–monetale. Degli spiedi argivi essa avrebbe conservato sia la forma, che lo svan-
taggio del gran peso unito ad uno scarso valore.
17
DICKINS 1906–07, p. 173 e WOODWARD 1929b, pp. 391–3; DAWKINS 1930,
p. 299. La maggioranza degli spiedi rinvenuti ad Artemis Orthia si data tra la fine
dell’VIII e la fine del VII sec. a.C., ma si attestano esemplari fino alla prima metà del
III sec. a.C. Sembra che la loro fine coincida con la prima coniazione d’argento spar-
tano. Gli spiedi di ferro trovati ad Artemis Orthia, ora conservati al Fitzwilliam Mu-
seum, sono stati pubblicati per la prima volta da SELTMAN 1924, p. 120, fig. 67.
18
HODKINSON 2000, pp. 162–3 fa giustamente notare che nonostante i nume-
rosi ritrovamenti in santuari greci, soprattutto dal tardo VIII sec. a.C. all’inizio del VI
sec. a.C. (cfr. STRØM 1992 e MELVILLE JONES 1993, pp. 35–45), di cui alcuni di questi
interpretati senza ombra di dubbio come dediche proto–monetarie (vd. BROWN
1950, pp. 191–2 e COURBIN 1959, pp. 223–4), è difficile stabilire un peso standard a
causa del loro cattivo stato di conservazione. SEGRÉ 1928 ha ricordato che anche i fa-
sci di oboli in ferro meglio conservati (lunghezza 1,20 m) avevano un peso inferiore a
quello delle mine eginetiche (una manciata di 6 campioni, tra i meglio conservati, pe-
sava 2,418 kg). Si veda anche FURTWÄNGLER 1980; VON REDEN 1997, p. 160 ha soste-
nuto più generalmente che non abbiamo alcuna indicazione sulla standardizzazione
dei pesi degli obeloí circolanti in un’area definita e garantita da una più alta autorità.
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VALERIA TOSTI
19
LAUM 1925. Vd. MONTEPAONE 2004, pp. 104–115. Contro la tesi di Laum
sull’origine sacrale della monetazione primitiva, cfr. in particolare REGLING 1930, pp.
2 sgg. e più recentemente PARISE 1987, pp. 51–57 e PARISE 2000, pp. 91–99.
20
Nel 1894 Ch. Waldstein rinvenne nell’Heraion di Argo, in livelli di VII sec.
a.C., una barra di ferro insieme a 180 spiedi/obeloí di ferro di lunghezza uniforme, a
sezione rettangolare, tenuti insieme da due tenie dello stesso metallo e da una sorta di
focaccia in piombo: vd. WALDSTEIN 1902, pp. 61–63, 77 e fig. 31. La presumibile, an-
che se imprecisabile, relazione aritmetica tra la barra e il fascio di spiedi (vd. COURBIN
1983, p. 154) suggerisce che si tratti di una dedica di valore normativo (di diverso av-
viso STRØM 1992 e precedentemente FURTWÄNGLER 1980, pp. 81–98). Pur ammet-
tendo la paternità della dedica a Fidone, per la compatibilità cronologica (VIII–VII
sec. a.C.), se pur non certa, e l’assimilazione alla testimonianza orionea del ritiro dalla
circolazione della dedica di obeloí nell’Heraion argivo da parte di Fidone e dell’atto
della sua prima coniazione di moneta argentea, semplici ragioni cronologiche impedi-
scono di confermare il nesso tra l’anáthema dell’Heraion e l’inizio della monetazione
argentea di Egina, evento non anteriore al secondo–terzo quarto del VI sec. a.C. (cfr.
BROWN 1950, pp. 177–204 e di recente RAGONE 2006, in particolare pp. 77–90, con di-
scussione sull’astoricità dell’assunto e bibliografia precedente). Innegabile è ormai il
valore pre–monetale degli spiedi: a questo proposito si veda PARISE 1979; 1987; 2000.
21
SVORONOS 1910, pp. 53–58.
22
Cfr. MICHELL 1946–7, pp. 42–44: egli dubita anche della funzione monetaria
degli obeloí e avanza questa ipotesi: «It is possible that Sparta exchanged big iron for
imports, and from that the legend arose that iron was money?». Contra NENCI 1974,
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RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
p. 649, secondo cui un commercio spartano del ferro non esclude l’effettiva esistenza
di ferro dolce monetario.
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Vd. SEGRÈ 1928, pp. 201–205.
24
Per la datazione sulla morte di Areus, cfr. CHRISTIEN 1987, pp. 111–24. Per
GRUNAUER 1978, pp. 7–17, tavv. 1–4 la prima coniazione spartana ha inizio solo
con Cleomene III; per SELTMAN 1933, p. 256 invece non si conia prima del 280
a.C. con Areus. La stessa datazione viene attribuita da CHRISTIEN 2002, p. 171 e p.
183: la studiosa specifica che la prima coniazione non venne fatta nemmeno dagli
stessi spartani, ma probabilmente a Corinto. É significativo il fatto che non siano
stati ritrovati tesoretti a Sparta (si ricorda un solo tesoretto di età ellenistica: cfr.
TOD–WACE 1906 n°695, pp. 241–2; WACE 1907–8, pp. 149–58; THOMPSON–
MØRKHOLM–KRAAY 1973, n. 181) e solo qualche moneta sporadica (vd.
WOODWARD 1929b, 393–8), datate non prima della seconda metà del III sec. a.C.
L’assenza di monete di ferro e monete coniate nel territorio spartano potrebbe tro-
vare spiegazione in un’affermazione di LOMBARDO 1979, p. 115, secondo la quale
l’uso di tesaurizzare moneta coniata, sia propria che altrui, è una conseguenza del-
l’emissione di moneta propria. Occorrerebbe verificare tale ipotesi per poter tro-
vare questa come una delle possibili spiegazioni del mancato rinvenimento di teso-
retti nel territorio spartano. Su alcune città che battono moneta tardi, tra le quali
Cartagine, Bisanzio, Argo, Locri Epizefiri, dopo una rapida verifica, è stata riscon-
trata la stessa situazione spartana, con la presenza dei primi tesoretti soltanto dopo
le prime emissioni monetali.
25
L’ambito di ricerca appare ancora più controverso e spinoso anche per la
quantità e qualità della documentazione letteraria a disposizione, che è scarsa, con-
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RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
Forma e Valore
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Già SVORONOS 1906, pp. 192–202.
30
Senofonte (Lac. 7, 5), il primo testimone dell’uso della moneta di ferro a
Sparta, non specifica né la forma né il metallo. Cfr. Plutarco (Lyc. 9).
31
Vd. Poll. 7, 105; 9, 77–78; Orion s.v. ÑbelÒj; Suid. Etym.M. s.v. dracm» e s.v.
Ñbel…skoj. Sull’etimologia di ‘obelós’, vd. RAGONE 2006, pp. 60–64. In precedenza,
Plutarco (Lys. 17, 5) aveva nominato gli spiedi attribuendo loro una valenza moneta-
ria, senza però riferirsi al particolare caso spartano, ma più genericamente ad una
forma universale della prima valuta greca.
32
Il ruolo attribuito a Fidone nella creazione della moneta coniata, noto non
prima del V sec. d.C. con Orione di Tebe (s.v. ÑbelÒj), risulta essere un’invenzione
(la notizia sembra debba risalire ad Eraclide Pontico, fr. 152 Wehrli): egli si limitò
alla riforma di m√tra, ovvero un’operazione di ricalibratura riduttiva delle unità pon-
derali. Cfr. RAGONE 2006, pp. 90–101. La dedica degli spiedi all’Heraion di Argo si
spiegherebbe quindi non come un atto di «demonetizzazione», ma di consacrazione
dei vecchi mezzi della circolazione, in seguito al riassetto dei pesi e delle misure con-
cordemente attribuito a Fidone (vd. COOK 1958, pp. 257–59).
33
Hsch. s.v. p√lanor, p 1286 Latte. Su un’altra glossa (Hsch. s.v. ƒppÒpor, p
1848; cfr. 849) chiama la moneta di ferro ƒppÒpor, forse da ‰ppoj e per questo è stato
ipotizzato che sulla focaccia fosse impressa una protome equina. Vd. FIGUEIRA 2002,
p. 137. NENCI 1974, pp. 654–55 afferma che l’obelós di ferro fosse anche chiamato
pelanos, perché entrambi avrebbero subito un processo di trasformazione da offerta
votiva a valuta.
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Vd. n. 17. La datazione degli spiedi più recenti trovati nel santuario coincide-
rebbe con l’inizio della prima monetazione d’argento spartana, implicando così una
loro funzione monetale, oltre quella votiva (cfr. HODKINSON 2000, pp. 162–3). Il pas-
saggio degli spiedi da strumento per arrostire le carni e per la distribuzione egualita-
ria nei sacrifici e nei banchetti comuni a strumento pre–monetario avviene per «sosti-
tuzione», da obelós ad obolós: l’obelós rappresenta anche la ‘porzione’ di carne infil-
zata (vd. LAUM 1925) ed è quindi espressione di un’unità quantitativamente
determinata del valore di uno o più porzioni di carne, rappresentato dalle loro di-
mensioni e peso. Vd. PARISE 2000, pp. 28–39. La distribuzione egualitaria delle carni
rispecchia la definizione di eguali diritti politici dei partecipanti ai syssítia e fonda la
misura astratta del valore: cfr. VERNANT 1976; LEPORE 1978, pp. 219–24; MUSTI
1981, pp. 55–62.
35
L’identificazione di pelanóres a Sparta è molto dubbia: cfr. LAUM 1925 in
contrasto con MICHELL 1946–7; BLINKENBERG 1926, p. 108.
36
LAUM 1925 fece propria la teoria di POULSEN 1910 (ribadita poi da VON
WILAMOWITZ–MOELLENDORF 1937, pp. 521–522), secondo la quale i dr√pana ven-
gono inclusi tra gli utensili usati con funzioni monetarie, in seguito al rinvenimento di
una cinquantina di falci in ferro nella «grande fossa» di Rhenea, simili alle roncole di
Senofonte (Cyn. 2, 9) o di Polluce (5, 19) o a quelle trovate a Sparta nel santuario di
Artemis Orthia. Laum stabilì che i “segni premonetari” quali il tripode, il lebete, lo
spiedo, l’ánkyra, il pélekys e il drépanon, fossero divenuti tale perché strumenti del sa-
crificio, hierá chrémata, instrumenta sacra, avvalorando in tal modo la sua teoria sul-
l’origine religiosa del denaro. Ognuno di questi segni premonetari avrebbe avuto
modi di circolazione differenti e le falci sarebbero da identificare proprio con il
sidéroun nómisma spartano tramandatoci dalla tradizione confluita in Polluce (9, 79).
37
ROSE 1929, p. 406.
38
A Sparta le falci erano date in premio ai vincitori del paidikos agon, dedicate
poi ad Artemis Orthia fino al III sec. d.C. (per le dediche si veda WOODWARD 1929a,
pp. 296–353) ed è inaccettabile ritenerle il sidéroun nómisma spartano, come invece
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RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
fa LAUM 1925. A questo proposito si veda PARISE 1987, pp. 51–57 e PARISE 2000,
pp. 91–99, che si oppone alla teoria delle falci come segno pre–monetario, asserendo
anzi che questi utensili con valore monetale sembrano addirittura essere un’inven-
zione moderna non essendoci traccia nelle fonti letterarie ed epigrafiche.
39
Ad esempio, oltre a quelli di Argo già ricordati, spiedi di ferro sono stati tro-
vati nell’Heraion di Samo (vd. FURTWÄNGLER 1980); da Erodoto (3, 135) veniamo a
conoscenza di spiedi di ferro mandati a Delfi da Rodopi, la cortigiana vissuta in
Egitto sotto il regno di Amasi; così come le dramme dell’iscrizione di Perachora (vd.
WADE–JERY 1940, p. 257 n. 1) e quelle dell’inventario dei Tespiesi (vd. PLATON –
FEYEL 1938).
40
MICHELL 1946–7, pp. 42–4.
41
A fare questa osservazione è NENCI 1974, pp. 639–57 da un confronto con al-
tre città che utilizzano una moneta convenzionale in cuoio o ferro. Sulla moneta di
ferro di Bisanzio, vd. MARTINELLI 2003.
42
BLAKEWAY 1935.
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VALERIA TOSTI
43
Il processo di addolcimento con l’aceto ci viene tramandato da molte fonti,
tra le quali si ricorda Plut. Lyc. 9, 3; Lys. 17, 4: “il minerale appena estratto dal fuoco,
veniva subito temprato nell’aceto, perché non si potesse rifondere e la tempra lo ren-
desse tenero e inutilizzabile” (trad. di G. Pisani). Cfr. anche Cato maior 30, 1; Poll. 9,
79. Per un approfondimento del processo di lavorazione del ferro nell’aceto, vd. Ap-
pendice in FIGUEIRA 2002, pp. 160–1.
44
Plu. Mor. 226, D 5.
45
Una glossa di Esichio (s.v. p√lanor, p 1286 Latte) conferma questa corrispon-
denza con 4 chalkoí.
38
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
46
SEGRÈ 1928; HODKINSON 2000, pp. 163–4; FIGUEIRA 2002, p. 139.
47
X. Lac 7, 5–6.
48
MÜLLER 1839, p. 15.
49
FIGUEIRA 2002, p. 139, n. 11: nel IV secolo a.C. a Delfi il rapporto tra ferro e
argento eginetico era di 1:133 – 1:480 (CID 49.II. 11–20; 56.I.83–6; 59.I.13–23,
II.69–73); ad Epidauro (inizi IV sec. a.C.) era di 1:375 – 409 (IG IV².1 103 B.65, 80,
83, 92, 98, 112, 114, cfr. 131, 133, 136, 138); a Delo nel III sec. a.C. era di 1:100 –
1:250 (IG IX 158.79–81, cfr. 142.48, ID 406A.80–1).
50
HODKINSON 2000 nel capitolo 2 afferma che la fonte di cui si serve Plutarco
per questa opera dei Moralia è poco attendibile.
51
COURBIN 1959.
52
I chalkoí probabilmente iniziano a circolare dal IV sec. a.C., quando si diffonde
la moneta di bronzo nel mondo greco. A riguardo cfr. PRICE 1968; PICARD 1989.
53
Vd. HODKINSON 2000, p. 164.
39
VALERIA TOSTI
54
X. Lac. 7,5.
55
Plu. Lyc. 9, 1–5; Lys. 17, 1–5.
56
Plu. Lyc. 9, 2: “kaˆ toÚtJ d/¢pÒ polloà staqmoà kaˆ Ôgkou dÚnamin Ñl…ghn
œdwken, ìste dška mnîn ¢moib∆n ¢poq»khj te meg£lhj ™n o„k…v de‹sqai kaˆ zeÚ-
gouj ¥gontoj”.
57
Plutarco cita nel testo (Lys. 17, 3; 19, 5) le sue due fonti, Teopompo ed Eforo,
due scrittori di IV sec. a.C. che saranno stati ben informati della politica di quel pe-
riodo. Diodoro, nella descrizione degli eventi, sembra essere più distaccato e più atti-
nente ai fatti rispetto a Plutarco, che aggiunge spesso note di carattere morale. Il pen-
siero plutarcheo è stato influenzato dalle fonti di IV secolo a.C., come ancora nel II
secolo è accaduto a Polluce (9, 79) e Filostrato nella Vita di Apollonio di Tiana
(4, 32), e agli scrittori successivi sino al lessicografo Esichio.
40
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
58
Plu. Lys. 19, 7.
59
Questa riflessione non di poco conto è emersa con le ricerche di COZZOLI
1979 e recentemente con HODKINSON 2000, pp. 165–7, CHRISTIEN 2002, pp. 172–3,
FIGUEIRA 2002, pp. 137–70.
60
Dal passo erodoteo si evince che ricevere denaro non era una pratica così
insolita e contraria alle leggi spartane, ma anzi che rientrasse nell’antica xenía (vd.
FIGUEIRA 2002, pp. 153–4). La sua punizione “divina” non è conseguenza della de-
tenzione privata di una somma di denaro, ma del fatto che egli, sensibile al fascino
della moneta, non l’abbia voluta restituire alla richiesta degli eredi come i patti preve-
devano.
41
VALERIA TOSTI
61
Dalla testimonianza tucididea emerge come la pratica della corruzione non
fosse un esercizio insolito nel mondo antico, tanto che Pericle era avvezzo a corrom-
pere i comandanti degli eserciti per ritardare l’invasione dell’Attica. La colpa del gio-
vane comandante spartano non fu quella d’aver preso una somma di denaro, ma di
non aver rispettato il piano militare. La corruzione di Pleistonax, considerato che
venne richiamato a Sparta con speciali onori, sia pure per intervento dell’oracolo del-
fico (Th. 5, 16, 3), non fu mai veramente verificata.
62
Il passo tucidideo contrappone volutamente il sistema ateniese, visto come
compiuto processo economico, a quello spartano, un sistema agrario e desultorio, in-
capace di sostenere le spese di una guerra come quella appena iniziata. Tucidide è
ateniese e attribuisce a Pericle un discorso che incoraggia i suoi concittadini nella
continuazione della guerra contro un nemico inferiore prima di tutto da un punto di
vista economico, che ha bisogno di hierá chrémata. Le guerre sono sostenute dalle ec-
cedenze e difatti il sistema economico ateniese è fondato sulle periousíai (BULTRI-
GHINI 1999). Il tema della ricchezza fu ad Atene uno degli argomenti chiave a soste-
gno o contro la guerra del Peloponneso e il passo di Tucidide è una fin troppo chiara
prova della volontà interventista di Pericle.
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RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
63
X. Lac. 7, 5–6 (traduzione di LUPPINO MANES 1988); cfr. 14, 3.
64
Pl. Alc. I, 122 D–123 A: «grandi somme di oro e argento entravano a Sparta,
ma non usciva mai nulla»; Pl. Hp.Ma. 283 B e D: l’affermazione di Ippia sulla grande
disponibilità di chremata degli Spartani, a differenza di quello che pensava Socrate,
scatena una critica platonica alle società oligarchiche devote alle attività militari che
devono abbandonare ogni forma di bramosia e avidità. La chremastiké (capacità di
acquistare) non si concilia con l’areté, anzi è il principio opposto (Repubblica, 550E).
43
VALERIA TOSTI
65
Epigrafe conservata nel museo archeologico di Sparta (6656) e trovata reim-
piegata nell’architrave della porta d’ingresso della chiesa di Agh. Vasileios Arkasades
(lungo la strada per Chirokampi). Questa tesoreria probabilmente fu creata per ser-
44
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
zione è pero controversa e viene fatta oscillare tra il 420 e il 380 a.C.:
W.T. Loomis dimostra che una datazione successiva al 404 a.C. è impos-
sibile; così come non è accettabile una datazione alla guerra archida-
mica, mentre più probabile come anno per la creazione del tesoro sem-
bra essere il 411 a.C.66. A prescindere dall’esatta datazione, per la quale
propendiamo per il 411 a.C., l’iscrizione risulta di notevole importanza
perché elenca i contributi degli alleati spartani nella guerra del Pelo-
ponneso conservati nel tesoro. Dall’analisi dell’iscrizione emerge chia-
ramente che le donazioni erano nella forma più conveniente ai donatori
e non era imposto uno specifico e unico nominale67. W.T. Loomis nota
che quando viene specificata la donazione in argento (3 volte), si tratta
di moneta non coniata, mentre negli altri casi nei quali è scritto “sta-
tere” o “mina” si intende moneta coniata68. Riteniamo probabile che il
tesoro custodisse i contributi degli alleati spartani durante la guerra del
Peloponneso e che dunque fosse una riserva speciale per un’occasione
particolarmente dispendiosa, ma che esistessero contemporaneamente
e precedentemente altri tesori pubblici. Di diversa opinione è D. Musti
che non crede nell’esistenza a Sparta di un tesoro pubblico prima della
fine del V sec. a.C.69.
Lo stato spartano avrà avuto bisogno già molto prima del 431 a.C.
di una riserva pubblica per affari esteri, per ambascerie70, per nutrire e
sostenere i suoi militari71 e per uso politico. Il possesso di ricchezza da
parte dello Stato serviva anche per affari con i cittadini72. Per poter af-
vire tutte le spese previste dalla guerra, come provano alcune testimonianze di paga-
menti in moneta: nel 420 a.C. Brasida dovette pagare i mercenari arruolati per la spe-
dizione verso Nord (Th. 4, 80); nel 408–7 a.C. ci fu da pagare il riscatto di prigionieri;
nel 413–2 a.C. vene costruita la flotta, grazie anche ai contributi persiani e delle città
greche alleate (Th. 8, 28–29, 44, 101; X. HG. 1, 5.2–7 e 6, 12).
66
Vd. LOOMIS 1992 e cfr. le altre datazioni ipotizzate in CAH vol. VI², p. 28 n.
17; MATTHAIOU–PIKOULAS 1989, pp. 77–124; MEIGGS–LEWIS 1989, n. 67, pp.
181–84; THEMOS 2006 in ‘Athens–Sparta’, n.160, pp. 272–273.
67
HODKINSON 2000, pp. 168–170, tav. 2.
68
LOOMIS 1992, p. 79.
69
Si veda MUSTI 1981, pp. 129–30.
70
CAWKWELL 1983, p. 96; CARTLEDGE 1987, p. 88; FLOWER 1991, p. 92.
71
VERNANT 1970, p. 265.
72
Le multe e il pagamento dei syssítia sono due esempi.
45
VALERIA TOSTI
73
Le multe venivano emesse in pelanóres, ma con un ragguaglio ponderale in
monete eginetiche, dimostrando una consapevolezza dell’economia monetale e una
chiarezza della gravità della sanzione anche ai non spartani. Il primo caso di multa at-
testato dalle fonti fu quello già citato di Pleistonax per una somma pari a 15 talenti;
nel 418 a.C. Agis fu minacciato con una punizione simile (100.000 dracme) per non
aver occupato l’Argolide (Th. 5, 63, 2–4).
74
Sappiamo che l’esercito spartano era l’unico, a partire dall’epoca classica, ad
essere accompagnato da venditori ufficiali di bottino, i laphyropólai (X. Lac. 13, 11;
HG. 6, 1, 26), che avevano il compito di venderlo durante la campagna militare, fa-
cendo arrivare a Sparta solo i proventi di quelle vendite. È improbabile pensare che
queste transazioni avvenissero solo in lingotti e mai in moneta coniata (vd. HODKIN-
SON 2000, pp. 168–170).
75
Nella società spartana i tributi erano pagati in gran parte con i beni di prima
necessità, prodotti da perieci ed iloti.
76
Unica eccezione è rappresentata dal passo di Erodoto (3, 56) che ci narra
dell’episodio di Policrate (vd. p. 13), dimostrando a quell’epoca una scarsa cono-
scenza monetaria.
77
Per COZZOLI 1979, p. 89, la possibilità di allevare cavalli è limitata a ceti be-
nestanti e di conseguenza la scelta degli hyppeîs ricadeva tra questi elementi. Le con-
dizioni che stabilivano i criteri di cittadinanza erano particolarmente restrittive (vd.
HODKINSON 2000, pp. 190–99), con un elevato censo che permettesse loro di procu-
rarsi privatamente una panoplia e contribuire ai syssítia (Arist. Pol. 1271a 26–37). Per
una stima dei costi connessi, nel V sec., alla partecipazione alla corsa delle quadrighe
nei giochi olimpici cfr. GRIBBLE 2012, pp. 45–71.
46
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
78
Vd. NAFISSI 1991, pp. 163–164 e in particolare alla nota 43, dove vengono
elencate alcune vittorie atletiche di Spartani e le rispettive dediche fatte sia a Sparta
che ad Olimpia. Si ricorda la stele di Damonon (IG V 1,213= Moretti IAG 16), dove
si fa riferimento alle varie vittorie, in particolare a quelle in cui Damonon aveva gui-
dato il carro trainato dai cavalli da lui stesso allevati. Da ultimo, cfr. NAFISSI 2013,
pp. 105–174, con bibliografia precedente.
79
Cfr. Paus. 6, 1,7. Secondo MORETTI 1957, la vittoria nella quadriga è del 440
a.C.; per ROBERT 1900 è del 424 o 428 a.C., corrispondente alla 88º o 89º Olimpiade.
80
BURELLI BERGESE 1986 cita come fonti a sostegno della sua ipotesi Erodoto 9,
81 che parla di 10 talenti dati al re Pausania dopo Platea; Tucidide 5, 63,2 che ri-
corda la multa di 100.000 dracme ad Agide II e in 5, 16,3 la corruzione di Pleistonax
con 10 talenti da parte di Pericle.
81
L’iscrizione ricorda anche i contributi ufficiali fatti dai Lacedemoni come po-
lis: 2,542 dracme nella primavera del 361 a.C.; 7,120 dracme 2½ oboli nell’autunno
del 360 a.C.; 32 dracme nel 358 a.C. e 510 dracme nella primavera del 336 a.C. (CID
II 4.I. 33–34, 4.2, 48–54).
82
Vd. HODKINSON 2000, pp. 174–6, secondo il quale le offerte degli spartani
avvennero quasi certamente in argento coniato, dal momento che il loro versamento
fu registrato nella stessa maniera di quella degli altri greci. Si potrebbe anche ipotiz-
47
VALERIA TOSTI
zare che il divieto di possesso di ricchezza monetata previsto dalla legge del 404 a.C.
non fosse esteso oltre i confini della Laconia e che gli spartani potessero utilizzare al-
l’estero monete conservate in qualche deposito fuori i confini del territorio lacone.
83
FIGUEIRA 2002, p. 160.
84
Oltre agli aiuti finanziari da parte dei Persiani, Tucidide testimonia che dopo
l’occupazione ateniese di Egina, gli abitanti dell’isola trovarono rifugio nella Tirea-
tide, nel territorio spartano, e qui continuarono a battere moneta (Th. 2, 27,1–2).
Questa notizia, supportata da fonti epigrafiche, conferma l’esistenza di aiuti econo-
mici da parte degli Egineti durante la guerra del Peloponneso. Vd. FIGUEIRA 1998,
pp. 121–23.
85
MUSTI 1981, pp. 80-88, pp. 129-130. Sul mancato utilizzo di questa ricchezza
si veda Th. I, 141, 3. Musti riconosce alla moneta di ferro la funzione di mezzo di
scambio, ma in forme frenanti, paragonabile al baratto, proprio per il suo essere in-
gombrante e poco maneggevole, oltre che per il suo valore puramente convenzionale.
48
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tuazione che vale solo per Sparta) non hanno né ídia né koiná chre-
mata86. Pericle però poi aggiunge che gli spartani possono attingere agli
hierá chrémata, cioè tesaurizzati in santuari, come quelli di Olimpia e
Delfi. Esisteva anche una «tesaurizzazione rimossa» privata, perché at-
tuata fuori i confini della città o praticata di nascosto e ciò permise a
Platone nella Repubblica (8, 548 a–c) di etichettare gli Spartiati come
«uomini timocratici, avari delle loro ricchezze che non le posseggono
manifestamente».
Possedere depositi fuori Sparta non era illegale: l’episodio di
Glaukos narrato da Erodoto dimostra che non era illecito ricevere
grosse somme di denaro per i cittadini spartani e le fonti sono concordi
nel dire che essi fossero soliti depositare le loro ricchezze fuori città.
Ateneo (6, 23–25, 233d–234 c) riprende Posidonio (Fgr Hist 87 F
48=240 Edelstein–Kidd) per testimoniare che i Lacedemoni potevano
eludere il divieto di possedere denaro, rimanendo nella legalità, crean-
dosi depositi all’estero, per esempio presso gli Arcadi confinanti. Que-
ste due fonti letterarie trovano probabilmente conferma in un’iscri-
zione della metà del V secolo su lamina di bronzo, rinvenuta nel san-
tuario di Athena Alea a Tegea87: l’iscrizione riguarda disposizioni
relative alla donazione e al testamento di un certo Xouthias di una
somma pari a 400 mine di argento (presumibilmente eginetiche). Il te-
sto A dell’iscrizione è martellato, quindi fu eraso e si parlava di una
somma di 200 mine; nel testo B è trascritta una cifra pari a 400 mine o
600 mine se si debbono sommare le 200 presenti sull’altro lato dell’i-
scrizione. In ogni caso si tratta di una somma elevatissima per essere as-
segnata anche a più di uno xénos aristocratico, i quali più probabil-
mente dovevano ricoprire il ruolo di mediatori. Molto discussa è l’i-
dentificazione dell’alfabeto dell’iscrizione, se arcade o laconico, così
come è di dubbia identificazione la cittadinanza di Xouthias e di suo
padre Philachaios88: è prevalsa l’idea di Kirchhoff dell’attribuzione al-
86
Th. 1, 141, 3.
87
I.G. V 2, 159; SEG III 324; XI 1083; cfr. COMPARETTI 1916, pp. 247–259
(Atene, Museo Nazionale 1865) e THÜR–TAEUBER 1994.
88
Attribuiscono una paternità laconica al dialetto e un paternità spartana ai due
personaggi iscritti sulla lamina, COZZOLI 1979, pp. 57–58 che però precisa che
49
VALERIA TOSTI
Xouthias fosse un perieco e non uno Spartiata; BURELLI BERGESE 1986, pp. 603–619;
DE CARVALHO GOMES 1995, pp. 103–106 secondo il quale era uno spartano ma con
una forte simpatizzazione politica verso Tegea; da ultimo FIGUEIRA 2002, pp. 153–4
specifica che probabilmente potrebbero essere Spartiati, ma i loro nomi sarebbero un
indizio di un’affiliazione con i vicini alleati non Dori, gli Arcadi. Di opinione contraria
è COMPARETTI 1916, pp. 247–59 che non trova nulla di laconico nel dialetto né tanto
meno nel nome dei due personaggi: Xouthias doveva essere un personaggio ben noto
a Tegea e in Arcadia e l’iscrizione doveva essere arcade perché dettata dal tempio.
89
I nomi Xouthias e Philachaios sono attestati epigraficamente nel Pelopon-
neso solo in questa iscrizione proveniente da Tegea.
90
Vd. n. 88.
91
Plu. Lys. 18, 3–4; FGH 404 F3.
92
Nonostante il meticoloso lavoro di THOMPSON, MØRKHOLM, KRAAY del 1973
sulla rassegna di tutti i tesoretti della Grecia, non è facile individuare quelli di appar-
50
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
51
VALERIA TOSTI
perato, rimane il fatto che a Sparta coesistevano sin dall’VIII sec. a.C.
lavoratori agricoli dipendenti della polis, che mettevano in moto un si-
stema di tassazione per il quale non era richiesto necessariamente l’uso
di una moneta, almeno per gli scambi interni97.
A questo punto ci sembra necessario analizzare le modalità in cui
avvenivano gli scambi commerciali, sia all’interno del territorio lacone,
sia all’esterno con altre realtà che facevano uso sin dalla fine del VI
sec. a.C. di moneta coniata, soprattutto argento eginetico. La deci-
sione di Sparta di non battere un proprio nominale, dopo l’introdu-
zione delle tartarughe eginetiche, coincise con un periodo di profondi
cambiamenti avvenuti intorno alla metà del VI sec. a.C., quello che al-
cuni studiosi definiscono ‘sixth–century revolution’98. In questo pe-
riodo di trasformazione e rivoluzione, che interessava in particolar
modo la maturazione delle istituzioni politiche e la definizione degli
hómoioi99, giocò un ruolo fondamentale l’eforato100, istituito proprio
nel contesto delle riforme di VI sec. a.C., e non con Licurgo, come le
più antiche fonti fanno credere101. Proprio in questo periodo si assiste
97
I risultati del “Laconia Survey” offrono elementi più certi sulla situazione del
territorio attorno a Sparta: è stato osservato come intorno alla metà del VI sec. a.C. e
nel periodo immediatamente successivo queste terre, fino ad allora prive di insedia-
menti, furono occupate da piccole fattorie agricole. Lo stesso fenomeno si registra
anche nel resto della Grecia, ma in Laconia il fenomeno fu particolarmente improv-
viso e apparentemente spontaneo. La presenza stabile e continua di lavoratori agri-
coli nelle fattorie fu incoraggiata dalla necessità di produrre cibo sufficiente per po-
tersi qualificare come hómoioi, nell’offerta mensile ai pasti comuni. Vd. HODKINSON
2000, pp. 133–35; contra CATLING 2002, p. 234.
98
Ancora rimane valida l’opinione di FINLEY 1968, secondo cui il sistema spar-
tano fu il risultato di un lungo processo storico, i cui cambiamenti fondamentali pos-
sono essere ascritti alla ‘rivoluzione del VI sec. a.C.’. Cfr. HODKINSON 2000, pp. 3–4
e NAFISSI 2009, pp. 124 e sgg. che parla di questa rivoluzione in termini di ‘riforma’.
99
Il termine ‘hómoioi’ viene usato nel tardo V sec. a.C. (vd. SHIMRON 1979), ma
è il riflesso dei cambiamenti politico–istituzionali avvenuti a Sparta nel VI sec. a.C.
(vd. NAFISSI 2009, p. 130). Il vero significato di questa parola non è ‘quelli uguali’,
ma ‘quelli simili’: a questo proposito si veda MURRAY 1993, p. 175; CARTLEDGE 2001,
pp. 73–4.
100
Vd. RICHER 1998; SOMMER 2001; LUTHER 2004.
101
Hdt 1, 65, 5: «Licurgo poi creò le istituzioni militari, le unità giurate, le unità
di trenta uomini e le mense comuni, inoltre gli efori e i geronti» (trad. it. di V. Ante-
lami). Il silenzio della grande Rhetra a proposito di questa carica così importante dal
52
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
punto di vista politico indurrebbe ad ipotizzare una cronologia non così remota,
come spesso si è affermato. Durante l’epoca classica ed ellenistica, le disposizioni ve-
nivano sempre attribuite a Licurgo, per la forza evocativa che esercitava sui contem-
poranei. Si veda a questo proposito FLOWER 2002.
102
Plu. Lyc. 9, 4–6: «Licurgo mise al bando, come stranieri, i mestieri inutili e
superflui; ma penso, la maggior parte se ne sarebbero andati via da Sparta insieme
alla moneta comune, anche se nessuno li avesse messi al bando, perché i loro prodotti
non avevano smercio. La moneta di ferro non era trasferibile presso gli altri greci, e
non vi aveva valore, perché era derisa: non era quindi possibile comprare nessuno dei
prodotti stranieri nemmeno di poco prezzo, e nessun carico di mercanzie approdava
ai porti, e non mettevano piede in Laconia né esperti di chiacchiere, né indovini da
strapazzo, né sfruttatori di prostitute, né fabbricanti di monili d’oro o d’argento, poi-
ché non c’era moneta. Dunque il lusso, privato così a poco a poco di quanto lo susci-
tava e alimentava, si estingueva da sé; e quelli che possedevano molto non ne avevano
nessun vantaggio, perché la ricchezza non aveva modo di mostrarsi in pubblico, ma
rimaneva confinata in casa e costretta all’inerzia» (trad. it. di M. Manfredini). Nel
passo viene anche specificato che l’introduzione della moneta di ferro avvenne ad
opera del leggendario legislatore: si confronti quanto già discusso nelle pagine prece-
denti, riguardo la forza evocativa che ha sempre suscitato Licurgo, sin dal IV sec.
a.C., quando per la prima volta gli viene attribuita la paternità nel sidéroun nómisma
spartano.
103
LOMBARDO 1979, pp. 119–120 e LOMBARDO 1997, pp. 690–692.
104
Molto diffusa (vd. n. 9) è l’idea di una crisi di metà VI sec. a.C., prima di tutto
economica, proprio per la mancanza di una moneta propria e la presenza di una mo-
neta di ferro non avente valore, che avrebbe scoraggiato i mercanti dal frequentare i
porti laconici. Di questa idea è BLAKEWAY 1935 e similmente HOLLADAY 1977, p. 112.
Per CHRIMES 1949, p. 307, poi meglio per STUBBS 1950 e HUXLEY 1962, pp. 73 sg.,
53
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invece, l’austerità è il frutto della crisi del commercio con l’oriente seguita dall’inva-
sione persiana. Contrario alla teoria di Stubbs è HOLLADAY 1977, pp. 112–114.
105
In economie agrarie e autarchiche come quella spartana, la moneta eginetica
venne introdotta attraverso cambi con le monete locali. Lo stesso fenomeno accade
nelle città cretesi: a questo proposito vd. FIGUEIRA 1981.
106
Le città che coniavano un proprio nominale riuscivano a guadagnare solo nei
commerci interni (cfr. AMANDRY 1993, pp. 1–7), quando i commercianti stranieri
erano costretti a cambiare la propria valuta con quella locale (vd. OSBORNE 1996).
Documenti epigrafici di IV sec. a.C. testimoniano l’abitudine ad utilizzare la moneta
del posto, ma alcuni indizi documentari consentono di far risalire questa regola al-
l’età arcaica. Vd. LOMBARDO 1997, pp. 693–694.
107
Questo concetto è indispensabile per capire le dinamiche sociali e politiche
spartane, nonostante sia in contrasto con il comportamento di alcune famiglie spar-
tiate, che erano solite accumulare ricchezza non per mezzo di azioni di compraven-
dita (cfr. Arist. Pol. 1270 a, 19–22. 1270 a, 19–22), ma attraverso eredità e matrimoni
tra le famiglie più ricche della città. La concentrazione di ricchezza fu una delle cause
dell’aumento degli hypomeiones, fenomeno iniziato nel V sec. a.C. e proseguito nel
secolo successivo. Per un’analisi delle cause della perdita di cittadinanza si veda
HANSEN 2009, pp. 393–396.
54
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
Conclusioni
108
Pensiamo alla motivazione di utilizzare ferro edulcorato.
109
NAFISSI 2009, p. 129.
110
Questo spiega sia la presenza di depositi monetari fuori città, sia l’ipocrisia
che emerge dalla lettura di alcuni passi sulle abitudini degli spartani (ad es. Hdt. 6,
57, 2 e Pl. Alc.I 122e–123 b).
55
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114
X. Lac. 7, 5–6 (vd. n. 63).
115
Gli spartani utilizzavano soprattutto la moneta che nel Peloponneso aveva
maggior valore ed era divenuta dopo la fine del VI sec. a.C. il medium ufficiale, la
moneta eginetica.
116
La generosità tra i cittadini era altamente apprezzata e gli scambi in natura
prevedevano reciprocità: vd. HODKINSON 2000, pp. 151–186; FIGUEIRA 2002: so-
stiene un’economia basata sul baratto.
117
Vd. nn. 17 e 34.
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118
X. Lac. 7, 5; Pl. Lg. 742.
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SHIPLEY 1992 = G. SHIPLEY, “Perioikos. The Discovery of Classical Laconia”, in
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cal Poleis, a cura di M.H. HANSEN, T.H. NIELSEN, Oxford 2004, pp. 569–98.
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Poleis, a cura di M.H. HANSEN, T.H. NIELSEN, Oxford 2004, pp. 547–68.
SIMIAND 1991 = F. SIMIAND, La moneta realtà sociale e altri scritti, Napoli 1991.
65
VALERIA TOSTI
66
RIFLESSIONI SULLA MONETA DI FERRO SPARTANA
VAN WEES 2002 = H. VAN WEES, “Gute Ordnung ohne Große Rhetra – Noch einmal
zu Tyrtaios’ Eunomia”, in GFA, 5 (2002), pp. 89–103.
VAN WEES 2003 = H. VAN WEES, “Conquerors and Serfs: Wars of Conquest and
Forced Labor in Archaic Greece”, in Helots and Their Masters in Laconia and
Messenia: Histories, Ideologies, Structures, a cura di N. LURAGHI, S.E. ALCOCK,
Washington DC 2003, pp. 33–80.
WELWEI 1979 = K.W. WELWEI, “Die spartanische Phylenordnung im Spiegel der
Großen Rhetra und des Tyrtaios”, in Gymnasium, 86 (1979), pp. 178–96.
WELWEI 2004 = K.W. WELWEI, Sparta. Aufstieg und Niedergang einer antiken Groß-
macht, Stuttgart 2004.
WILAMOWITZ–MOELLENDORF 1937 = U. VON WILAMOWITZ, MOELLENDORF, “Über
das Eisengeld der Spartaner”, in Kleine Schriften V, 1, Berlin 1937.
WOODWARD 1929a = A.M. WOODWARD, “Inscriptions relating to the PAIDIKOS
AGWN”, in The sanctuary of Artemis Orthia at Sparta, a cura di R.M. DAWKINS,
London 1929, pp. 296–353.
WOODWARD 1929b = A.M. WOODWARD, “The Iron Spits and other Coins”, in The
sanctuary of Artemis Orthia at Sparta, a cura di R.M. DAWKINS, London 1929,
pp. 391–8.
67
tav01tosti_1tavMONTECCHI.qxd 23/10/14 08:34 Pagina I
TAVOLA I
1
2
1. Tridrammo con ‘SUN’ rinvenuto in Asia minore (da CHRISTIEN 2002, p. 177). –
2. Tetradracma di Areus I 267-265 a.C. circa (da TOURATSOGLOU 2006, p. 256,
fig. 1). – 3. Obeloi da Kinouria. Atene, Museo Numismatico NMA919 a-f 2005
(da TOURATSOGLOU 2006, p. 259 n° 157). – 4. Obeloi dall'acropoli di Sparta. Museo
Numismatico di Atene, NMA 9201-c 2005 (da TOURATSOGLOU 2006, p. 258 n°156).
IST IT UTO ITAL IANO DI NUMISMAT ICA NORME REDAZIONALI
Via Quattro Fontane 13 – Palazzo Barberini Gli «Annali» si pubblicano in fascicolo unico ed includono studi teorici, edizioni di mate-
riale e notiziari interessanti la numismatica antica medievale moderna, la medaglistica e la
00184 R o m a sfragistica.
Vi si stampano articoli e note inviati alla Redazione che verranno sottoposti a peer review,
contributi pervenuti su invito del Comitato di Redazione, notizie inviate dalle Soprintendenze
ai Beni Archeologici, Artistici, Storici, Ambientali e Architettonici e dalle Direzioni dei Musei.
Agli AA. viene fornito il pdf del loro articolo.
I testi redatti in forma definitiva, corredati di un breve riassunto in inglese, francese o tede-
sco, debbono pervenire alla Redazione su dischetto, utilizzando i sistemi, Windows,
MacIntosh (Word – QXpress). A questo devono essere aggiunte due stampe, a spaziatura dop-
pia e con ampi margini laterali.
L’apparato illustrativo perverrà unitamente al testo. Le foto, stampate in bianco e nero, in
Presidente: SARA SORDA grandezza naturale, avranno tonalità omogenea e non troppo scura. Le eventuali indicazioni
utili per la composizione delle tavole (didascalie, ecc.) e in particolare le variazioni di scala,
Consiglio Direttivo: ANDREA GIARDINA, ADRIANO LA REGINA, ERMANNO vanno indicate chiaramente.
LOLLI, MASSIMO MIGLIO, NICOLA PARISE, ROMANO UGOLINI. I disegni – carte e grafici – dovranno prevedere la riduzione al formato della Rivista
(12x18); è necessario quindi porre attenzione alla leggibilità di tutti gli elementi.
Eventuali monogrammi e segni speciali devono essere evidenziati nel testo; di essi va for-
nito un disegno, in scala ed in ingrandimento.
Fondato nel 1912 come associazione privata, l’Istituto diventa ente pub- Per le note dei contributi verrà preferibilmente usato il sistema di citazione autore/anno:
blico con sede in Roma per effetto del R.D.L. 3 Febbraio 1936, n. 223. Ad es.: BREGLIA 1964.
Suoi compiti sono la promozione e la esecuzione di ricerche in campo Nella bibliografia finale i riferimenti bibliografici verranno esplicitati secondo i seguenti
criteri:
numismatico, la incentivazione e il coordinamento di attività scientifiche Per le monografie: nome puntato e cognome dell’autore in maiuscoletto, seguito da virgola;
nel settore, la edizione di cataloghi e pubblicazioni interessanti la materia. titolo dell’opera in corsivo, seguito da virgola; luogo e data di pubblicazione seguito da virgola;
rinvio alla/e pagina/e (p., pp.) iniziale e finale. Ad es.: L. BREGLIA, Numismatica antica. Storia
Per la realizzazione dei suoi compiti istituzionali, l’Istituto collabora con e metodologia, Milano 1964, pp. 277–282.
le Soprintendenze e i Musei pubblici, con le Università e gli enti di ricer- I volumi miscellanei vanno indicati con il titolo in corsivo seguito, dopo la virgola, dal nome
ca italiani e stranieri. puntato e dal cognome del curatore in maiuscoletto (per l’indicazione di curatela si userà la for-
mula del volume). I saggi in volume miscellaneo vanno indicati con il nome puntato ed il cogno-
Di intesa con il Museo «G. Filangieri» di Napoli e con la Commission me dell’autore in maiuscoletto ed il titolo fra virgolette, seguiti da ‘in’ e il titolo del volume in
Internationale de Numismatique nel 1965 l’Istituto ha creato in Napoli il corsivo. Ad es.: C. MONTEPAONE, “Ancora intorno al denaro di ferro spartano”, in Bernhard
Centro Internazionale di Studi Numismatici, del cui consiglio direttivo è Laum. Origine della moneta e teoria del sacrificio, a cura di N.F. PARISE, Roma 1997, pp. 71–92.
I saggi in riviste vanno ugualmente citati con il nome puntato ed il cognome dell’autore in
membro di diritto. maiuscoletto, seguiti dalla virgola e dal titolo in tondo fra virgolette; dopo la virgola sarà indi-
Membro del Conseil International de Numismatique e di numerose Società cata la sigla della rivista in corsivo separata da una virgola numero del volume in cifre arabe
Numismatiche straniere, collabora con l’American Numismatic Society e dall’anno posto entro parentesi, cui seguirà, preceduta dalla virgola l’indicazione delle pagi-
ne. Ad es.: A. STAZIO, “Breve storia di un’erronea attribuzione: il ripostiglio di Pianura 1844
per l’edizione della «Numismatic Literature». (IGCH 1907)”, in AIIN, 42 (1995), pp. 81–88.
È membro dell’Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia Per le abbreviazioni ci si atterrà, ove possibile, all’uso dell’Année Philologique e a quelli
comuni dei repertori.
e Storia dell’Arte in Roma. Unità metriche: la virgola divide l’unità dai decimali; i nomi delle misure, abbreviati, sono
Possiede una biblioteca specializzata aperta al pubblico, una fototeca di seguiti da punto (mm. 3,2; 2,4 gr. ecc.).
monete e medaglie, una ricca collezione di medaglie, dono del sen. E. Nella compilazione delle schede si porrà attenzione alle norme seguenti, per quanto riguar-
Mazzoccolo. da la successione ed il contenuto delle singole voci:
Autorità emittente.
1. Indicazioni suppletive (familiare, monetiere, massaro ecc.). Zecca, datazione. Metallo,
nominale; peso; diametro; stato di conservazione (c.b.; c.m. ecc.), asse (preferibilmente
espresso in gradi).
Descrizione sintetica (la leggenda deve sempre precedere la descrizione del tipo e va tra-
scritta in lettere maiuscole, con l’uso dei consueti segni diacritici epigrafici).
Riferimento bibliografico essenziale.