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SCREENING

Corso di Laurea
Tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di
lavoro

III° anno, primo semestre, a.a. 2018/2019

25 ottobre 2018
SCREENING
• To screen = vagliare , passare al setaccio.
Definizione
«Identificazione presuntiva di una malattia in
fase iniziale o di una condizione a rischio ,
attraverso l’applicazione di un test rapido e di
semplice impiego su tutta la popolazione»

(Commission on Chronic Illness 1951)


Storia naturale delle malattie cronico-degenerative
Cenni storici (I)

• Lo screening è un’attività di Sanità Pubblica relativamente 
recente

• Fino alla metà del 1900 il maggior peso delle malattie 
infettive ha impedito la diffusione degli screening che 
sono, nella maggior parte dei casi, rivolti alle malattie 
cronico‐degenerative per la diversa storia naturale che 
caratterizza tali malattie.

• Mancavano inoltre le tecnologie necessarie per la diagnosi 
precoce e le terapie adeguate
Cenni storici (II)
• Importante per la moderna concezione dello screening è stata 
la comprensione della storia naturale del cancro della cervice 
uterina
• Nel 1943, l’American Cancer Society raccomandò a tutte le 
donne il cosiddetto Pap‐test* messo a punto da Papanicolau e 
Traut negli anni ’20.

• Negli anni ’70 in Svezia, iniziò la campagna di promozione 
attiva della mammografia

• Tra il 1970 e il 1990 furono attivati gli screening pediatrici e 
prenatali 

* Esame citologico dello striscio cervicale dell’epitelio uterino per 
la diagnosi precoce di cancro e di displasia
Il sistema sanitario italiano prevede una 
totale gratuità per:

 I farmaci se inseriti in una cosiddetta lista positiva “fascia A”, 
salvo la presenza di eventuali ticket regionali

 Le prestazioni di medicina generale e di pediatria

 I trattamenti erogati in regime di ricovero ospedaliero

 Le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio 
incluse in programmi di prevenzione collettiva

Le restanti prestazioni sono soggette alla compartecipazione alla spesa con 
possibilità di diversificazione regionale
S C R E E N I N G

Lo scopo fondamentale dello screening è quello di 
separare da un vasto gruppo di persone apparentemente 
in buona salute quelle che hanno una più alta probabilità 
di essere affette dalla malattia in studio, in modo che 
possano essere sottoposte a opportune indagini 
diagnostiche e, se la malattia è presente, all’appropriato 
trattamento.

Thorner e Remein (1961)


1) Il test di screening non è un test diagnostico 
vero e proprio ma un primo esame che interessa 
vaste popolazioni di persone sane (che non mostrano
i segni clinici della malattia).
2) Dalla popolazione generale viene separata la
quota di positivi al test.

3) Solo le persone “positive” al test di screening 
saranno sottoposte al test diagnostico prima
dell’eventuale intervento terapeutico o preventivo. 
Coloro che risultano negativi allo screening insieme
a coloro che risultano negativi al test di conferma
(i falsi positivi) ritornano a far parte del gruppo di 
popolazione che dovrà essere sottoposta periodicamente
al test.

Le campagne di screening presuppongono una corretta
programmazione con il regolare ripetersi degli esami
nel tempo. 
AMBITI DI APPLICAZIONE DEI TEST DI SCREENING

• 1) In caso di condizioni predisponenti o fortemente a rischio 
per lo sviluppo di una malattia (es. displasia grave del collo 
dell’utero, poliposi del colon, ipertensione arteriosa, 
ipercolesterolemia) in cui l’intervento precoce può evitare la 
comparsa della malattia

• 2) Nella malattia già in corso ma nella sua fase iniziale in cui 
l’intervento precoce porta un significativo miglioramento della 
prognosi o addirittura  alla guarigione (es. tumori del colon 
retto e della  mammella in fase iniziale, ca. del collo dell’utero, 
diabete)
Il test di screening può essere impiegato anche in altre 
circostanze

• Con obiettivi di ricerca, in indagini di prevalenza
• Per la tutela di una popolazione o di una comunità (es. 
test sul sangue dei donatori, identificazione di portatori 
cronici)
• Idoneità lavorativa a specifiche mansioni
(es. audiometrici, spirometria, visite oculistiche,  esami  
ematochimici)
• Idoneità sportiva (ECG)
• Indagini preconcezionali e prenatali (translucenza
nucale, tri test)
VALUTAZIONE 
• Nel caso della diagnosi precoce (es.  EFFICACIA DEI TEST
ca. della mammella) non ci si  DI SCREENING
attende, di solito riduzione 
dell’incidenza e quindi la valutazione 
avverrà in termini di riduzione della 
mortalità.  incidenza

N.B. spesso nelle prime fasi di 
applicazione di una nuova campagna di  mortalità
screening si ha aumento dell’incidenza, 
per l’anticipo di nuove diagnosi
Inizio screening

• Nel caso dell’identificazione di 
condizioni a rischio (es. ipertensione 
per le malattie cardiovascolari) ci si  incidenza
può attendere una riduzione anche  mortalità
dell’incidenza oltre che una 
riduzione della mortalità
Per impostare una campagna di screening bisogna 
valutare 3 aspetti:

1. Le caratteristiche della malattia o condizione ricercata

2. I requisiti dei test di screening

3. Requisiti del sistema dell’assistenza sanitaria
1. Requisiti della malattia
La malattia o condizione oggetto dell’intervento di prevenzione secondaria 
mediante test di screening: deve essere grave, ad alta prevalenza nella 
popolazione bersaglio e con lungo periodo di latenza.

 Deve essere di una certa gravità e/o di rilevanza
sociale (in termini di morbosità e mortalità)

 Deve essere ben conosciuta la storia naturale della
malattia, per sapere se esista un significativo margine
di tempo

 La diagnosi precoce e l’intervento terapeutico devono ridurre
significativamente la morbosità e la mortalità

 Diagnosi e trattamento devono essere efficaci e accettabili
In alcune malattie rare lo screening è comunque utile.

Es: screening neonatali per malattie genetiche come
fenilchetonuria, galattosemia, ipotiroidismo congenito

Individuare precocemente questi difetti del


metabolismo “facilmente” correggibili significa dare
la possibilità di una vita normale ai bambini
sottoposti a questi screening
2. Requisiti dei test di screening

 Il test di screening deve essere di rapida e facile 
esecuzione ed economico

 Deve essere sicuro e accettabile

 Deve essere sensibile, specifico ed avere un buon valore 
predittivo
3. Requisiti del sistema di assistenza sanitaria 

 Il sistema deve essere in grado di assicurare un follow‐up 
(iter diagnostico) a tutti coloro che risultino positivi al test

 E’ necessario che tutti i soggetti che ne abbiano bisogno
possano  fruire del trattamento necessario

 Le persone coinvolte devono essere adeguatemente informate
del percorso a cui potrebbero essere sottoposte e quindi
devono accettare consapevolmente eventuali terapie
Nell’analisi costo‐beneficio di una campagna di screening
devono essere considerati anche:

1. Costo della campagna
2. Modalità tecniche
3. Non invasività del metodo 
4. Conseguenze psicologiche
5. Efficacia del test utilizzato 
1. Costo della campagna

Spese del test

Personale utilizzato (addestramento)

Impiego delle procedure diagnostiche di 
conferma
2. Modalità tecniche

No a complessità organizzativa
Impegno di personale e mezzi
Il successo di una campagna di screening dipende
dall’avere personale sufficiente e dalla disponibilità
di strutture e mezzi in modo tale da rendere 
possibile la diagnosi, il trattamento e il follow‐up
WHO
3. Non invasività del metodo

Test invasivi sono poco accettati

Possono avere insito il rischio di provocare danni 
maggiori ai soggetti

Servirebbe comunque personale esperto
4. Conseguenze psicologiche

Bisognerebbe avere la possibilità di fare un test di 
conferma sullo stesso campione prima di dare una 
risposta di “positività”

In molti casi  lo stress causato da una falsa positività
può essere elevato.

(Es: test HIV)
5. Efficacia del test utilizzato

Efficacia = capacità di raggiungere il risultato desiderato
Si valuta attraverso:

 Sensibilità

 Specificità

 Valori predittivi
SENSIBILITA’  e  SPECIFICITA’

Sono 2 misure fondamentali perché informano sulla
validità del test utilizzato, cioè sulla capacità di

CLASSIFICARE CORRETTAMENTE 
LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE
Test con risultati dicotomici: positivo/negativo
Sensibilità = probabilità del test positivo nelle persone con malattia o 
proporzione di persone positive al test tra quelle realmente malate  
a /a + c         probabilità di 
«catturare» i malati
Falsi
M+ M-
positivi
-
Test + a b a+b
Test - c d c+d
Totale a+c b+d N
Falsi
negativi

Specificità = probabilità del test negativo nelle persone senza malattia o 
proporzione di persone negative al test tra quelle non malate 
d / b + d        probabilità di «catturare» i sani
Nel caso dei test in cui il risultato viene espresso con variabili quantitative, la soglia di
discriminazione (cut‐off point) tra soggetti positivi e negativi al test può essere stabilita
arbitrariamente da chi utilizza la procedura, sulla base di un’attenta analisi delle distribuzioni
dei malati e dei sani.

Nel caso del diabete, ad esempio, è più auspicabile ridurre al minimo i falsi negativi, in quanto l’eventuale positività 
non dovrebbe determinare traumi psicologici vista la relativa semplicità degli esami più sofisticati (esecuzione della 
curva glicemica da carico) e le ottime possibilità terapeutiche per la malattia diabetica. 

Nel caso di determinati tumori gravi, la falsa positività può invece turbare enormemente l’equilibrio psicofisico del 
paziente. 

Un esempio in cui deve essere garantito il massimo valore di sensibilità viene dallo screening per il sangue destinato 
alle donazioni in cui la massima tutela dovuta a chi riceve il sangue tollera anche lo scarto di una quota consistente di 
campioni non infetti (falsi positivi).
5. Efficacia del test utilizzato

VALORI PREDITTIVI 
POSITIVO (VPP) E NEGATIVO (VPN)

Utili ai fini della programmazione degli interventi
5. Efficacia del test utilizzato

VALORI PREDITTIVI 
POSITIVO (VPP) E NEGATIVO (VPN)

Dopo uno screening di popolazione, quando si deve interpretare il 


risultato di un test, diventano importanti due probabilità post‐test. 
Infatti, è auspicabile avere un'idea della quota di soggetti realmente 
ammalati (positivi veri) sul totale dei soggetti risultati positivi al test. 
Analogamente, è bene conoscere la quota di soggetti realmente sani, 
(negativi veri) sul totale dei negativi al test 
Valore predittivo positivo = proporzione (sul totale dei
Positivi al test) di coloro che sono veri positivi a / a + b

Falsi
M+ M-
positivi
-
Test + a b a+b
Test - c d c+d
Totale a+c b+d N
Falsi
negativi

Valore predittivo negativo = proporzione realmente sana


tra quelli negativi al test d/c + d
Prevalenza =n di casi di mal in un 

Sensibilità e specificità (I)


dato istante/Popolazione totale 
1° ESEMPIO

M+ M-
-
Qual è la
Test + 90 50 140 Prevalenza ?

Test - 10 950 960 100/1100=9%

Total 100 1000 1100 Quindi molto


elevata

SENSIBILITA’: 90/100 = 0,9 = 90%

SPECIFICITA’: 950/1.000 = 0,95 = 95%

VP (+): 90/140 = 0,643 = 64,3%


2° Esempio Sensibilità e specificità (II)

M+ M-
- Qual è la
Test + 90 500 590 Prevalenza?

Test - 100/10100=1%
10 9500 9560
Total 100 10000 10100

SENSIBILITA’ : 90/100 = 0,9 = 90%

SPECIFICITA’: 9.500/10.000 = 0,95 = 95%

VP (+): 90/590 = 0,152 = 15,2%


Osservazioni

• Valori PREDITTIVI sono differenti perché nelle due popolazioni è diversa la 
prevalenza della malattia cioè nel 1° caso il n. di malati è 100 su 1100 nel 2° caso 100 
su 10100

• La prevalenza cioè QUANTO E’ DIFFUSA la malattia mi condiziona il rapporto 
costo/beneficio del test di screening. 

• Il vantaggio che deriva applicando una campagna di screening in una popolazione 
in cui la prevalenza è più alta è di gran lunga superiore ad un test di screening in una 
popolazione a bassa prevalenza di questa malattia. In quest’ultimo  caso 
l’investimento economico non ripaga per la prevenzione che lo screening dà di quella 
malattia.
• La prevalenza della malattia dunque è da tenere presente prima di avviare una 
campagna: la malattia deve essere frequente
 Sensibilità  proporzione di falsi negativi

 Specificità  proporzione di falsi positivi

Il valore predittivo dipende in larga misura da quanto è diffusa la patologia


nel gruppo esaminato, cioè dalla PREVALENZA.

A parità di sensibilità e specificità, il valore predittivo positivo sarà tanto più 
elevato quanto maggiore sarà la prevalenza della condizione 
• Questo giustifica il fatto che i test per la prevenzione 
secondaria di determinati tumori vengano offerti 
gratuitamente solo nelle fasce di età in cui è più alto il 
rischio di ammalarsi di tali tumori.
• es. :la mammografia è proposta gratuitamente a 
partire da 45 anni 

Non  sarebbe vantaggioso applicare il test in una 
popolazione di donne di 30 anni , mentre è vantaggioso 
quando la prevalenza della malattia AUMENTA
Tipologie di screening
• Screening  di massa (es: neonatali)
• Screening per gruppi a rischio:
‐oncologici (es: mammella, collo dell’utero, colon retto)
‐ non oncologici (es: in gravidanza,  in età  pediatrica  
per patologie genetiche)

Cadenza e numero di esami: si decidono su base 
epidemiologica
Screening  di massa (es: neonatali)
Test di screening più comuni

 Pap‐test – HPV‐test
 Mammografia

 Misurazione pressione arteriosa

 Glicemia

 Esami audiometrici

 Lesioni cutanee (nevi)

 Screening pediatrici per: fenilchetonuria,

displasia congenita dell’anca, galattosemia,…
PAP TEST

Scopi:
‐ identificare neoplasie in fase pre‐invasiva
‐ ridurre la mortalità da Ca cervice uterina
Effetti: riduzione del rischio di morte
‐ 80% stadio 1a 
‐ 20% stadio 2
Periodicità: triennale per le donne tra i 25 e i 64 anni

Van der Akker‐van Marle ME, Van Ballegooijen M, et al :Cost‐Effectiveness of cervical 
cancer screening: Comparison of screening policies, J Natl Cancer Inst, 2002 Feb 6, vol 
94,N°3, pp 193‐204
Mammografia: caratteristiche

Sensibilità: 77‐97%. Diminuzione (51‐83%) nelle donne sotto i 
50 anni o in terapia ormonale sostitutiva  

Specificità: 94‐97%. Falsi positivi soprattutto nelle donne 
sotto i 50 anni(7‐8%)

Screening for breast cancer. What’s new from tha USPSTF. 
AHRQ Pubblication N° APPIP 02‐0011, April 2001. Agency for Helthcare Research and 
Quality, Rockville, MD.
Screening per Ca colon‐retto: 
FOBT* + ENDOSCOPIA

La lunga fase preclinica rende il tumore adatto particolarmente a test di 
screening per i soggetti di età superiore ai 50 anni a rischio per:

 storia personale o familiare di Ca colon
 precedenti resezioni di adenomi
 anamnesi positiva per patologia infiammatorie croniche (Chron,RCU)

Periodicità: ‐ FOBT ogni 2 anni circa
‐ ENDOSCOPIA ogni 5 anni (FOBTneg)

Bond JH, Screening Guidelines for Colorectal Cancer, Am J Med ,


1999 Jan 25, vol 106, pp 7s-10s

* Foecal occult blood test (ricerca sangue occulto fecale)


Screening del carcinoma colo-rettale mediante FOBT

RESIDENTI 50-70ENNI

INVITO POSTALE

CONSEGNA TEST (Distretti, MMG,


farmacie, AVIS)
2 ANNI
TEST DI SCREENING

LETTURA
POSITIVI
NEGATIVI
PANCOLONSCOPIA O
RISPOSTA POSTALE COLONSCOPIA SN + RX D.C.

EVENTUALE TERAPIA E
FOLLOW-UP
CSPO 2005
Il Piano Nazionale per la prevenzione 2014‐2018 prevede la 
diagnosi precoce di tumori e/o delle lesioni pretumorali 
mediante programmi di screening oncologico, per i quali 
sussiste l’evidenza di efficacia degli interventi di popolazione.
Questi programmi di screening sono inseriti nei LEA

 Diagnosi precoce delle patologie tumorali eredo‐familiari invasive e preinvasive nei 


soggetti riconosciuti ad alto rischio, limitatamente alle patologie per le quali la 
diagnosi precoce si è dimostrata efficace nel modificare la storia naturale della 
malattia.
Programma regionale per la prevenzione dei 
tumori femminili

Prevenzione e diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero e della mammella

Gli screening si rivolgono alle donne che abitano in Emilia‐Romagna, sia 
residenti che domiciliate, e garantiscono percorsi di qualità gratuiti in tutte le 
fasi.

Il nuovo test HPV è proposto alle donne tra i 30 e i 64 anni ogni cinque anni, il 
Pap‐test è proposto alle donne dai 25 ai 29 anni ogni tre anni.

La mammografia è proposta ogni anno alle donne dai 45 ai 49 anni e ogni due 
anni alle donne dai 50 ai 74 anni.

Il programma è gratuito; garantisce la qualità e la continuità del percorso di 
diagnosi e delle eventuali cure favorendo, quando è necessario intervenire, 
trattamenti chirurgici conservativi.
CHE COSA E’ CAMBIATO

Il programma è rivolto alle donne dai 25 ai 64 anni (oltre 1.250.000 donne residenti e 
domiciliate in Emilia‐Romagna) e propone:

•il Pap‐test, ogni tre anni, a tutte le donne dai 25 ai 29 anni 
•l’ HPV test ogni 5 anni dai 30 ai 64 anni

In Emilia‐Romagna il Pap‐test di screening verrà nei prossimi tre anni gradualmente sostituito, per le donne tra 
i 30 e i 64 anni, da un test capace di individuare il virus da cui può derivare il tumore (HPV‐test), più efficace del 
Pap‐test in questa fascia di età. 

Per le donne tra i 25 e i 29 anni il Pap‐test resta più efficace perché l’infezione (da HPV o papilloma virus) in 
giovane età è molto alta ma scompare spontaneamente nell’80% dei casi, pertanto il test HPV comporta nella 
fascia di età 25‐29 anni un elevato rischio di esami e trattamenti inutili.

Nel test HPV le cellule prelevate dal collo dell’utero, non vengono esaminate al microscopio come nel Pap‐test, 
ma vengono sottoposte alla ricerca del papilloma virus (HPV) in laboratorio. L’infezione da parte di questo virus 
è molto frequente, ma nella maggior parte delle donne scompare spontaneamente. Solo alcuni tipi del virus 
possono, eccezionalmente e dopo molti anni, determinare un tumore invasivo. La negatività dell’HPV test 
garantisce l’assenza di qualsiasi lesione a rischio e permette di prolungare l’intervallo tra un test e l’altro (che 
sale così a 5 anni). In caso di positività dell’HPV test, sullo stesso prelievo viene eseguito il Pap‐test tradizionale 
per valutare la presenza o l’assenza di lesioni.
..in evidenza
Screening oncologico organizzato: definizione

Somministrazione attiva e periodica di un test diagnostico di provata 
efficacia ad una popolazione di soggetti apparentemente sani e 
definiti per residenza e livello di rischio allo scopo di

• distinguere i soggetti probabilmente malati (positivi) da quelli 
probabilmente sani (negativi) per la malattia bersaglio 

• sottoporre i soggetti probabilmente malati ad 
approfondimento diagnostico 

• trattare i soggetti malati 

• ridurre la mortalità per la malattia bersaglio

Screening Emilia Romagna, Bucchi 2005


Screening 
neonatali
Screening neonatali
Lo screening neonatale si basa 
su un piccolo prelievo dal 
tallone del piede del neonato 
effettuato tra le 48 e le 72 ore 
dalla nascita: 
le poche gocce di sangue 
raccolte su una speciale carta 
assorbente permettono di 
individuare molto in fretta e 
curare in modo tempestivo 
alcune malattie congenite che 
altrimenti potrebbero 
comportare gravi conseguenze 
nello sviluppo del neonato.
Screening neonatali
Dal 2011,  grazie alla messa a punto di una 
tecnologia innovativa “Spettrometria di Massa”, 
la Regione Emilia Romagna  ha  allargato il 
campo di indagine ad altre 21 malattie 
metaboliche per le quali l’evidenza scientifica 
dimostra la validità dello screening neonatale. 
Lo screening neonatale dell’ipoacusia 
congenita è stato avviato fra il 2013 e il 
2014 in tutti i punti nascita dell’Emilia‐
Romagna
LA SORVEGLIANZA PASSI
Avviata nel 2006 con  l’obiettivo di effettuare un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute 
della popolazione adulta italiana

Raccoglie informazioni dalla popolazione italiana adulta (18‐69 anni) sugli stili di vita e fattori di 
rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul 
grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la 
loro prevenzione.

I temi indagati sono il fumo, l’inattività fisica, l’eccesso ponderale, il consumo di alcol, la dieta 
povera di frutta e verdura, ma anche il controllo del rischio cardiovascolare, l’adesione agli 
screening oncologici e l’adozione di misure sicurezza per prevenzione degli incidenti stradali, o 
in ambienti di vita di lavoro, la copertura vaccinale antinfluenzale e lo stato di benessere fisico 
e psicologico, e ancora alcuni aspetti inerenti la qualità della vita connessa alla salute.

Perché nasce 
Passi nasce in risposta all’esigenza di monitorare il raggiungimento degli obiettivi di salute 
fissati dai Piani sanitari nazionali e regionali e di contribuire alla valutazione del Piano 
nazionale della prevenzione poiché la conoscenza dei profili di salute e dei fattori di rischio 
della popolazione è requisito fondamentale per realizzare attività di prevenzione specifiche e 
mirate ai gruppi di popolazione vulnerabili e necessaria per il monitoraggio e la valutazione 
dell’efficacia degli interventi attuati.
Dati nazionali 2018: screening oncologici

Dai dati Passi 2014‐2017 risulta che in Italia:

• 8 donne su 10, fra i 25 e i 64 anni, si sottopongono a scopo preventivo allo screening 
cervicale (Pap‐test o Hpv test)

• più di 7 donne su 10 fra i 50 e i 69 anni si sottopongono a scopo preventivo allo 
screening mammografico

• La copertura per lo screening colorettale resta invece ancora piuttosto bassa e solo 
poco più di 4 intervistati su 10 nella fascia di età 50‐69 anni riferiscono di aver eseguito 
uno degli esami per la diagnosi precoce dei tumori colon‐rettali a scopo preventivo, nei 
tempi e modi raccomandati (ricerca del sangue occulto fecale ‐ Sof, negli ultimi due 
anni, oppure una colonscopia/rettosigmoidoscopia negli ultimi cinque anni). 
Screening cervicale

La copertura dello screening cervicale non è uniforme sul territorio nazionale: c’è un chiaro 
gradiente Nord‐Sud (che va dal 90% dell’Emilia‐Romagna al 62% della Calabria) e mediamente 
nelle Regioni meridionali meno di 7 donne su 10 si sottopongono a Pap test o Hpv test a scopo 
preventivo.
Screening cervicale
Screening mammografico

La copertura dello screening mammografico non è uniforme sul territorio nazionale: c’è un chiaro 
gradiente Nord‐Sud: nel Nord oltre l’80% della popolazione target femminile si sottopone allo screening 
mammografico, mentre nelle Regioni meridionali questa quota sfiora appena il 60%. In particolare, la 
Campania è la Regione con la quota più bassa di copertura, che non supera il 50%, mentre la PA di Trento 
e l’Emilia‐Romagna rappresentano le realtà più virtuose in cui la copertura dello screening quasi 
raggiunge il 90% della popolazione target (grazie in particolare all'offerta dello screening organizzato).
Screening mammografico
Screening colorettale

La copertura nazionale dello screening colorettale resta ancora piuttosto bassa: circa il 45% degli 
intervistati nella fascia di età 50‐69 anni riferiscono di aver eseguito uno degli esami per la diagnosi 
precoce dei tumori colorettali a scopo preventivo, nei tempi e modi raccomandati.

Vi è una forte variabilità da Nord a Sud a sfavore delle Regioni meridionali in cui la quota di persone che si 
sottopone allo screening è poco più del 25%, valore che quasi raddoppia nelle Regioni Centrali e raggiunge 
il 68% fra i residenti nel Nord Italia.
Screening colorettale

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