Scopo di mettere in evidenza la relazione tra un’esposizione e l’effetto.
• Coorte: studio prospettivo, di incidenza. Vanno nella stessa direzione del tempo, viene interamente costruito e studiato con l’obiettivo di vedere cosa succederà in futuro. Studio longitudinale prospettico. Ci sono dei rari studi che si rivolgono al passato. Dà informazione sulla causalità dell’effetto. Follow-up: si tiene conto del tempo-persona. La coorte è la popolazione su cui si effettua lo studio, si reclutano le persone che non hanno quel problema di salute. Si mette in relazione l’incidenza nel corso del tempo e i fattori di rischio. Si ha una popolazione sana rispetto a un problema di salute e si vuole vedere se, sottoposta a un certo fattore di rischio, sviluppa la patologia. Si confrontano con le persone che non vengono esposte. È uno studio meno semplice perché si seguono nel corso del tempo le persone che compongono la coorte. Si ottiene un dato di incidenza (rischio relativo), che dà una misura della forza reale dell’associazione esposizione-effetto. Permette di identificare se il fattore oggetto di studio è un fattore di rischio o causale. A seconda del tipo di coorte e dell’obiettivo, vengono coinvolti un numero di soggetti variabile: più è numerosa la coorte, maggiore è l’efficienza dello studio perché aumenta la variabilità. Vengono usati per valutare effetti cronici di esposizioni acute: eventi di questo tipo possono causare conseguenze a lungo termine (anche a livello psicologico). Si ricava il rischio relativo vero e proprio. Valuta di quante volte aumenta la probabilità di ammalarsi negli esposti rispetto ai non esposti.
• Caso-controllo: studio retrospettivo. In direzione opposta, vede un effetto nel presente e
va a vedere la causa nel passato, ricostruendo l’esposizione. Ci sono dei rari studi che si rivolgono al futuro. Dà informazione sulla causalità dell’effetto. I casi sono le persone che manifestano il problema di salute oggetto di studio. Poi si prendono delle persone che non manifestano quella patologia, che rappresentano i controlli, che sono dello stesso tipo dei casi (stesso sesso, fascia d’età, stile di vita, ecc.). Poi si va a vedere la condizione di esposto o non esposto in entrambe le categorie, in modo da vedere la correlazione tra esposizione e sviluppo della patologia. Generalmente i controlli sono in numero maggiore rispetto ai casi. È un metodo semplice, ma la criticità sta nel giusto abbinamento caso-controllo. I dati vengono elaborati mediante una tabella di contingenza: M+ sono i casi, M- sono i controlli. Si ottiene un dato che indica se i dati hanno avuto una maggiore probabilità di esposizione rispetto ai controlli. Va bene per lo studio delle patologie rare: si cercano nei casi le persone che hanno quella specifica patologia. Odd ratio OR indica la probabilità di essere esposti rispetto ai controlli. • Trasversali: studio di prevalenza. Privi di considerazione del tempo, obiettivo di vedere cosa succede in un determinato momento in una certa popolazione, condizione che non cambia nel tempo. Fattori di rischio fissi nella popolazione, come le condizioni sociali ed economiche della popolazione, condizione fisica della popolazione o che cambia con estrema lentezza. Raccoglie dati utilizzando fonti informative specifiche costruite dallo sperimentatore, oltre a quelle routinarie. Si ottiene un dato di prevalenza (quanto è presente quella patologia in quella popolazione) e si mette in relazione con una condizione fissa nella popolazione. Si usa per patologie cronico-degenerative, per capire fattori di rischio socio-economici e culturali. Non c’è causalità, ma un’associazione che va approfondita in altro modo. Sono semplici (non c’è bisogno di effettuare studi periodici, ma avviene tutto in un momento preciso), brevi e hanno costi contenuti. D’altro canto, non si può fare per cercare la presenza di malattie rare (bassa probabilità di trovare il soggetto malato in quel preciso istante), ma solo per condizioni frequenti nella popolazione, fornisce solo un dato di prevalenza, non di incidenza. Si ottiene come risultato una tabella di contingenza (senza parlare di incidenza): M (malati), EXP (esposizione fissa). Se, facendo il calcolo di PR, si ottiene un valore =1, non c’è correlazione; se il valore è >1, allora c’è una correlazione, un’associazione che va approfondita.