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Alice Mannocci - Misure di occorrenza in epidemiologia

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da
copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e
per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).

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Indice

1. DEFINIZIONI............................................................................................................................................. 3
2. LA PREVALENZA ...................................................................................................................................... 5
3. INCIDENZA O INCIDENZA CUMULATIVA............................................................................................... 8
4. TASSO DI INCIDENZA (TI) ..................................................................................................................... 12
BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................ 16

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1. Definizioni

L’outcome in epidemiologia rappresenta un evento tipicamente di salute che è d’interesse

principale per un certo studio. Esso può essere di diversa natura, per esempio clinico come una

malattia, un’infezione, un’infortunio, ma anche sociale, psicologico o culturale come la qualità

della vita, lo stress, la felicità, il benessere sociale, le disuguaglianze, le conoscenze in merito ad un

argomento, ecc.

Sempre negli studi epidemiologici vengono utilizzati con il nome di fattore di esposizione le

variabili o caratteristiche che vengono reputate “legate” all’outcome ovvero che possono

modificare in qualche modo la probabilità di accadimento dell’outcome. Per es. l’età, l’essere un

fumatore, l’essere astemio, l’essere maschio piuttosto che femmina, il tipo di lavoro, ecc.

In uno studio epidemiologici quindi è consueto investigare se vi siano “associazioni” tra

outcome e fattori di esposizione. Viene definita una associazione tra evento e fattore di esposizione

se la loro copresenza è più frequentemente di quanto ci si possa attendere per effetto del caso.

Attenzione dire che vi sia associazione non significa dire che vi sia una relazione causale. Infatti

l'associazione può essere:

o causale o eziologica (il fumo di tabacco provoca il cancro);

o secondaria o indiretta (la bronchite cronica, causata dal fumo, è associata al cancro);

o non causale o spuria o artificiale: è determinata da una circostanza esterna [o un fattore di

confondimento o una distorsione] della metodologia statistica usata. L’esempio del caffè e

del tumore al polmone:

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Le misure epidemiologiche tendono ad essere suddivise in:

 misure di “occorrenza” (frequenza) di un outcome;

 misure di rischio (associazione tra un outcome e un’esposizione).

Queste sono riconducibili alle comuni misure di frequenza, quali:

In questa lezione approfondiremo le misure di occorrenza hanno l’obbiettivo di pesare/

comprendere l’impatto/la presenza di un certo evento di salute (outcome) sia esso positivo (come

una buona qualità della vita) o negativo (l’insorgenza di una malattia).

Tra le più utilizzate vi sono.

- La prevalenza (proporzione);

- L’incidenza o incidenza cumulativa (proporzione nel tempo)

- Tasso di incidenza o Densità di Incidenza (proporzione nel tempo).

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2. La prevalenza

Questa misura ha l’obiettivo di stimare l'insieme di tutti i casi esistenti in una determinata

popolazione in un determinato momento.

Spesso viene immaginata la prevalenza come lo “scattare una fotografia” e rilevare

l’evento di interesse.

Per es. Qual è la prevalenza di donne in questa foto?

P= ¾ = 0,75

Possiamo dire che al momento in cui è stata scatta questa foto le donne erano il 75%.

Possiamo trasferire questo esempio alla stima dei casi di prevalenza di casi di tubercolosi

nella popolazione femminile al 1/01/2019, o di ristoranti slow-food nel Lazio attivi al 31/01/2020, o di

studenti laureati in gastronomia in Italia al 28/02/2018. Queste misure sono calcolate in un preciso

istante nel tempo; questa misura potremmo definirla “statica”.

Per es. Supponiamo che una squadra di pallavolo sia andata a cena per festeggiare la fine

dell’anno sportivo. Uno dei ragazzi ha mostrato poco dopo sintomi da tossinfezioni e così

l’allenatore ha contattato tutta la squadra due giorni dopo (T1). Riportiamo nel grafico la presenza

e assenza di sintomatologia dei 7 ragazzi che erano con il compagno malato.

Figura 1. Esempio di prevalenza puntuale a T1.

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T1
Qual è la prevalenza di sintomi a T1?

Tale prevalenza viene anche detta puntuale.

Esiste anche una prevalenza periodale (anche detta tasso di prevalenza).

Prendiamo l’esempio precedente e immaginiamo che l’allenatore richiami i suoi giocatori

per verificare come stiano anche dopo altri due giorni (T2).

Utilizzando l’esempio in Figura 2 allora avremo che:

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Figura 2. Tasso di prevalenza o prevalenza periodale.

T1 T2

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3. Incidenza o Incidenza Cumulativa

Prima di dare la definizione di incidenza occorre chiarire cosa siano i casi incidenti. I casi

incidenti sono nuovi casi in cui è presente un certo evento (per esempio nuovi malati) in una

finestra temporale. Ovvero persone che si ammalano durante l’indagine che stiamo svolgendo.

L’incidenza o incidenza cumulativa misura la velocità con cui si verificano di nuovi casi in

un determinato periodo, o meglio l'incidenza misura la proporzione di "nuovi eventi" che si

verificano in una popolazione in un dato intervallo di tempo.

Se volessimo utilizzare una metafora come fatto per la prevalenza, sarebbe la registrazione

che si fa con una cinepresa degli eventi che si verificano in un certo periodo di tempo.

Tale misura stimando il numero di nuovi casi nel periodo di tempo possiamo dire che

individui il rischio (cioè la probabilità) che una certa persona contragga la malattia in quel periodo

di tempo. Rappresenta una sorta di “contachilometri”, ovvero ci indica la velocità di transizione

dallo stato di sano (assenza di malattia) allo stato di malattia in una popolazione.

Quindi per poterla calcolare occorre avere almeno due momenti di rilevazione.

La formula è la seguente:

Utilizzando l’esempio di figura 2, avremo che l’incidenza tra T1 e T2 è:

Ovvero ogni 4 individui si sono verificati 2 casi di tossinfezione, o meglio ogni cento persone

il 50% ha mostrato sintomi di tossinfezione. In altre parole il rischio di avere dei sintomi da

tossinfezione è del 50%.

Esempio sull’incidenza.

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Supponiamo di avere per semplicità una popolazione complessiva di 8 adolescenti di cui 2

sono obesi e 5 sono normopeso.

Sulla base di queste indicazioni si vuole stimare l’incidenza dell’obesità in 10 anni.

I due ragazzi già obesi non entreranno a far parte del calcolo dell’incidenza (secondo

insieme con le faccine grigie).

Monitoriamo quindi i restanti 6 ragazzi nel tempo come illustrato in figura 3.

Figura 3. Esempio per l’incidenza cumulativa

 T0 N=8

 T0 N=6

 A 3 anni

 A 10 anni

Si osserva che a 3 anni dei 6 ragazzi 1 è diventato obeso  1 malato 5 sani

Si osserva che a 10 anni dei 6 ragazzi 3 sono diventati obesi 3 malato 3 sani

Dunque:

IC (a 3 anni) = 1/6=0,16  l’incidenza di obesità in 3 anni è del 16%

IC (a 10 anni) =3/6= 0,5  l’incidenza di obesità a 10 anni è del 50%

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Riassumendo le caratteristiche sono:

Incidenza o Tasso d’incidenza Prevalenza puntuale

(rapporto nel tempo) (proporzione)

Numeratore Nuovi casi di malattia che si Tutti i casi di malattia

verificano in una popolazione evidenziati nella popolazione in

in un determinato periodo di una singola indagine/ istante

tempo

Denominatore Tutti gli individui “a rischio” Tutti gli individui della

presenti nella popolazione popolazione in studio malati e

all’inizio dello studio, ovvero “a rischio” (ovvero non malati).

solo quelli inizialmente senza la

malattia

Tempo Un periodo di tempo di durata Virtualmente un singolo istante

variabile, a scelta dello

sperimentatore

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Confronto:

Incidenza Prevalenza

Probabilità di sviluppare una malattia Probabilità di avere una malattia

Il numeratore comprende solo i nuovi In numeratore comprende tutti i casi

casi (casi incidenti)

Richiede più momenti di verifica, Viene calcolata con una sola indagine

almeno due all’inizio ed alla fine

dell’indagine

Offre informazioni sull’efficacia della Viene preferita quando si studia l’impatto di

prevenzione o dei programmi di una malattia (in genere di lunga durata) in

controllo una popolazione o per stimare i bisogni di una

popolazione

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4. Tasso di Incidenza (TI)

Alle volte è necessario aver una maggiore accuratezza rispetto al numero di individui a

rischio, che non hanno avuto la malattia (il denominatore dell’incidenza).

Come abbiamo visto l’incidenza misura il denominatore solamente all'inizio di uno studio. Se

la popolazione a rischio non rimane costante, ma contemporaneamente perde e/o acquista

soggetti pensiamo a morti, nati, introdotti, immigrati...) l’uso dell’incidenza può non essere corretta

nello stimare la velocità con cui si verificano i nuovi casi.

In questi casi è opportuno stimare esattamente per quanto tempo (giorni, mesi, anni) un

individuo è stato realmente senza malattia e non semplicemente approssimare al fatto che

all’inizio dello studio costui non fosse malato.

Il tasso di incidenza è infatti definito come:

Qualora non sia disponibile o noto il tempo esatto in cui ogni individuo in studio non è stato

malato, è possibile inserire al denominatore un tempo approssimativo. Vi sono più approcci per

ovviare a questa approssimazione per esempio:

•(N. presenti all’inizio + N. presenti alla fine) / 2

•N. presenti all’inizio - (N. persi / 2)

•N. presenti all’inizio – (N. persi / 2) + (N. introdotti / 2)

Vediamo con un esempio come calcolare il tasso di incidenza.

Ipotizziamo uno studio condotto su 97 persone.

Nel giro del primo anno si sono ammalate 3 persone, 2 sono morte per alte cause ed 1 ha

cambiato città ed è irreperibile.

In figura 5 sono stati riportati in dettaglio le informazioni in merito a questi 7 individui:

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 la X rappresenta un soggetto deceduto;

 la nuvoletta la persona di cui abbiamo perso i contatti (perso al follow-);

 il fulmine l’insorgenza della malattia in studio.

L’unità di misura temporale utilizzate è il trimestre.

Si vuole calcolare il tasso di incidenza.

Figura 5. Rappresentazione grafica dei dati temporali raccolti sui 7 pazienti.

Stimiamo la somma dei tempi liberi da malatti dei 7 individui per così dire “anomali”:

somma dei tempi= 3+9+3+9+6+3+7,5 = 45,5 mesi = 3,8 anni

I restanti 90 soggetti, essendo sani, contribuiranno ciascuno per 12 mesi ovvero 1 anno al

denominatore.

Quindi:

Il che corrisponde a 4 nuovi casi ogni 100 anni.

Cosa sono gli anni persona?

Rappresentano l’unità di misura dell’incidenza come per la velocità i km/h.

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Sottolineiamo che il tasso di incidenza può essere quindi espresso in divesre unità di misura

temporali diverse:

il tasso di incidenza di 100 casi ogni anno-persona può essere espresso in molti modi tutti

equivalenti:

100 casi per anno-persona = 10 000 casi per secolo-persona = 8.33 casi per mese-persona =

1.92 casi per settimana-persona = 0.27 casi per giorno-persona

Qualora non avessimo avuto lo schema di figura 5 ma solo i dati inizialmente scritti,

possiamo utilizzare al denominatore per esempio la popolazione media tra inizio e fine periodo ed

osservare che la stima è grossomodo identica:

Esercizio

Stimare la prevalenza puntuale a T0, periodale (T0-T1) e l’incidenza cumulativa (T0-T1) per

questo piccolo campione di individui. La linea rossa rappresenta l’inizio e la fine di un periodo di

malattia.

Soluzione

1. prevalenza puntuale al tempo T0 = 2/8

2. prevalenza puntuale al tempo T1 = 3/8

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3. incidenza cumulativa nel tempo T0-T1 = 4/6 - notare che i soggetti 5 e 7 sono stati esclusi

dalla popolazione in esame, che non conta più 8 soggetti bensì 6. Infatti i pz 5 e 7 erano già

ammalati all'inizio del periodo di osservazione, e quindi non devono entrare nel conteggio

dei nuovi casi.

NOTA. Qualora la popolazione non sia stata monitorata continuamente durante il periodo

T0-T1, ma che sia stata semplicemente confrontata la situazione sanitaria esistente al tempo T0 con

quella esistente al tempo T1 i risultati cambino. In tal caso, l'incidenza cumulativa T0-T1 corrisponde

a 2/6 (n. 3 e 6, che erano sani in T0 e malati in T1). I pz n.1 e 4 si sono ammalati e sono guariti

durante il periodo e quindi sono sfuggiti all'osservazione! Ovviamente questo tipo di calcolo è

meno preciso di quello visto al punto 3.

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Bibliografia

 R Beaglehole, R Bonita, T Kjellstrom. Epidemiologia di Base. Editoriale

Fernando Folini. ISBN 88-7266-031-9.

 Kenneth J. Rothman, Epidemiologia Idelson Gnocchi

 G. La Torre. Applied Epidemiology and Biostatistics. Seed

 Faggiano F, Donato F, Barbone F. Manuale di epidemiologia per la sanità

pubblica. Centro Scientifico Editore 2005

 Beaglehole R, Bonita R, Kjellström T. Epidemiologia di base. Folini editore 2003

[http://whqlibdoc.who.int/publications/1997/887266031_ita.pdf]

 Pier Luigi Lopalco e Alberto E. Tozzi. Epidemiologia facile. 2003. Il Pensiero

Scientifico.

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