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Introduzione
Capitolo 1: Tutto ciò che l'OSS deve sapere sul rischio caduta;
1.1 Chi sono pazienti più a rischio
1.2 Le principali cause di caduta;
1.3 Le conseguenze per il paziente che ha subito una caduta.
Conclusione
Fonti
www.aousassari.it
www.infermierionline.net
www.operatoresociosanitario.net/
www.humanitas.it/
www.fisioterapiarubiera.it
www.ipasvi.it
www.pnlg.it
www.gestionerischio.asl3.liguria.it
Dott.ssa B. Barbato U.O.C. Geriatria, P.O. Treviso, ULSS 9
Manuale Qualità Procedure Sociosanitarie RSA San Carlo, Istituto Paverano.
per questo elaborato ho inoltre fatto uso delle dispense e degli appunti forniti dai docenti:
dott. Giorgio Badino (assistenza alla persona geriatrica)
dott.ssa Roberta Centanaro (primo soccorso)
dott. Carmelo Gagliano (organizzazione sanitaria)
dott.ssa Viviana Pompei (alimentazione)
dott.ssa Carla Tasso (mobilizzazione)
INTRODUZIONE
Definizioni di caduta:
“Un improvviso, non intenzionale, inaspettato spostamento verso il basso dalla posizione
ortostatica, o assisa, o clinostatica”.
“Quando la linea verticale che passa attraverso il centro della massa corporea si sposta oltre il
baricentro e non viene corretta in tempo” (Isaacs B 1985)
“Caduta per terra non intenzionale”(FICSIT Trial 1993)
“… un improvviso cambiamento non intenzionale di posizione che determina l’atterramento o
scivolamento della persona su un oggetto o sul pavimento o al suolo. La caduta è definita anche
come conseguenza di un improvvisa paralisi, attacco epilettico o spinta esterna.”(Tinetti ME 1997)
“Evento inatteso che porta una persona a terra da un livello più alto”(ICD 9)
“Ogni cambio di posizione improvviso e non intenzionale che porti il soggetto ad urtare con
qualsiasi parte del corpo al suolo”.
La testimonianza delle cadute è basata sul ricordo del paziente e/o la descrizione della caduta da
parte dei testimoni. Questa definizione include i pazienti che dormendo sulla sedia cadono per terra,
i pazienti trovati sdraiati sul pavimento, le cadute avvenute nonostante il supporto. Le cadute vanno
pertanto inserite tra le sindromi geriatriche e risulta fondamentale un rapido riconoscimento dei
fattori di rischio per la realizzazione di idonei interventi di prevenzione.
Le cadute nell’anziano rappresentano uno dei primari problemi di sanità e di spesa pubblica,
essendo una delle principali cause di morbilità, disabilità, istituzionalizzazione e morte.
L’entità del problema sta aumentando proporzionalmente all’invecchiamento della popolazione
Le motivazioni che mi hanno portata a scegliere questo argomento per il mio modulo tematico sono
due: la prima è l'esperienza personale in quanto ho più volte assistito vittime di cadute, sia
accudendo i miei nonni, sia in veste di badante, la seconda è che fin dal mio primo tirocinio mi sono
accorta come esso sia un problema molto sentito in tutto l'ambito sanitario-assistenziale, nel grande
ospedale, come al domicilio. Ho visto sia cadute con esiti lievi, come per esempio nel caso della
mia nonna materna che caduta più di una volta rimediò comunque solo dello spavento e qualche
livido, sia con esiti psicologici importanti, come mio nonno che essendo sempre stato sano, attivo e
lucido fino a quel momento, a 92 anni, dopo una caduta perse per sempre lucidità, sia con esiti
fatali, come quando fui chiamata per un'assistenza notturna in ospedale ad una signora 96 enne, la
cui caduta portò ad una serie di eventi a cascata che purtroppo sfociarono, nel giro di qualche
settimana, nella sua morte.
Soprattutto mi sono accorta di come esso presenti non poche problematiche di gestione e
risoluzione, sia a livello di prevenzione, sia a incidente avvenuto; e se le conseguenze per il paziente
possono essere anche molto serie, la caduta di un assistito può costare molto anche all'operatore,
talvolta anche nel caso in cui egli/ella sia del tutto incolpevole rischia comunque molto a livello
civile, penale, professionale, insieme con i responsabili dell'ospedale, la struttura, il reparto.
Vedremo chi sono le persone più a rischio, dove le potremo incontrare, quali fattori possono indurre
e/o peggiorare il rischio caduta, le conseguenze per tutti in caso di caduta e naturalmente le molte
cose che L'OSS può fare per limitare al massimo il rischio cadute. Riferirò sia ciò che ho avuto
modo di osservare personalmente nei miei lavori precedenti a questo corso e nei tirocini, sia nozioni
prese da varie linee guida, testi, siti internet e naturalmente quanto ho avuto modo di imparare
durante la parte teorica di questo corso. Scriverò dati oggettivi. Ma anche rimedi dettati dal puro
buon senso e dall'esperienza.
Ho notato poi, che esso non è un argomento di cui si parla molto nei corsi, forse proprio a causa
della sua complessità e parimenti non molti studenti OSS, a quanto mi risulta, lo scelgono come
elaborato per l'esame di fine corso. Questo a dispetto del fatto che pressoché ogni struttura pubblica
o privata che sia abbia le proprie linee guida in merito e in rete sia presente un'ampia e
soddisfacente selezione di materiale.
E se è vero che prevenire è meglio che curare, nel nostro caso è altrettanto vero che per la gran parte
le cadute avvengono per ragioni imprevedibili, pura fatalità o per ragioni che non si potevano
evitare del tutto, senza colpe da parte di alcuno, dedicherò quindi una parte di questo elaborato
anche a come gestire la situazione in caso di caduta avvenuta.
Infine ho scelto di concentrare l'argomento sul paziente anziano, in quanto non solo ne ho fatto più
esperienza che con adulti o bambini, ma anche perché senza dubbio l'utente anziano, a causa delle
sua maggiore fragilità fisica e psicologica, riporta spesso le conseguenze più gravi su entrambi i
fronti e la prevenzione e gestione delle sue cadute si rivela spesso più complessa che nel caso di
adulti e bambini
Perché l'anziano è più a rischio? La senescenza influisce su:
• stato mentale (deficit mnesici)
• apparato locomotore (riduzione della massa e della forza muscolare e dell’escursione articolare)
• apparato visivo (ridotta acuità visiva soprattutto notturna)
• sistema nervoso (aumento del tempo di reazione, riduzione dei riflessi di raddrizzamento, ridotta
propriocezione, perdita dei meccanismi a paracadute)
• deambulazione con minor stabilità (marcia su base allargata, passo corto, riduzione dei movimenti
pendolari delle braccia, flessione in avanti del dorso e del capo, aumentata flessione di anche e
ginocchia);
Cit. Ogni anno si verificano in Italia fra i tre e i quattro milioni di incidenti domestici, che come è
noto colpiscono prevalentemente gli anziani, con conseguenze rilevanti in termini di disabilità,
ricoveri e mortalità. Tra gli incidenti domestici, le cadute rappresentano la voce più importante, al
punto che si calcola che un terzo degli ultrasessantenni ne rimanga vittima, con costi umani,
sociali e materiali straordinari. Più colpite, come ci si può immaginare, sono le persone sole o
istituzionalizzate.
Solo i costi per ricovero da incidente domestico sfiorano in Italia i 400 milioni di euro.
Ciò che importa, infatti, è mettere capo a programmi di prevenzione basati sulle prove, orientati
cioè alla massima efficacia e sicurezza. Centrali risultano essere gli interventi psicosociali
multidimensionali, tesi a valutare i vari rischi ai quali va incontro l’anziano, con una particolare
attenzione alla gestione dei farmaci psicotropi – di ampio utilizzo nella popolazione anziana e
predisponenti l’occorrenza di cadute –, la storia di precedenti cadute e la declinante funzionalità
motoria e neuro-cognitiva delle persone.
Si è visto peraltro come il rafforzamento dell’autostima e della percezione positiva degli esercizi
fisici raccomandati per contrastare il rischio di cadute migliorino già di per sé l’aderenza
agli interventi proposti. Appropriati approcci psicologici, uniti a più complessi interventi sociali
volti a ridurre i fattori di deprivazione e di isolamento nella popolazione anziana, possono invero
alleggerire il doloroso carico di malattia e disagio connesso al fenomeno delle cadute e degli
incidenti domestici...
(Enrico Garaci, già presidente Istituto superiore di sanità)
Capitolo 1: Tutto ciò' che l'OSS deve sapere sul rischio caduta;
In ambito di prevenzione della caduta l'OSS, può essere tra le figure più determinanti, vista la sua
costante vicinanza al paziente e ai familiari/care giver e grazie al dialogo che questa figura instaura
con essi. Vedremo più avanti i motivi di tale vicinanza.
1.2.6 Illuminazione
E' provato che una scarsa illuminazione sia tra i fattori responsabili di problemi quali indebolimento
della vista, scarsa concentrazione, mal di testa. Per questo motivo negli edifici adibiti a scopi
particolari, come scuole o appunto ospedali, l'orientamento e la disposizione di ambienti e finestre
devono essere progettati e orientati in modo da garantire la migliore illuminazione naturale
possibile. Una scarsa o scorretta illuminazione naturale e artificiale può portare ad abbagliamento o
riduzione della tolleranza all'abbagliamento, riduzione dell'acuità visiva, del senso di profondità, del
contrasto, dell'accomodazione, della visione notturna. E l'indebolimento di una o più funzioni visive
come abbiamo visto aumenta di molto il rischio caduta, in quanto il paziente potrebbe non vedere
eventuali ostacoli sul suo cammino..
1.2.7 L'abbigliamento
L'abbigliamento può provocare cadute: vestaglie, camicie da notte, pantaloni, gonne troppo lunghi
possono finire sotto i piedi e far inciampare la persona o ostacolare una corretta deambulazione,
così come indumenti troppo ampi costituiscono un rischio in quanto spesso restano fortuitamente
impigliati, con maniche o lembi, in sporgenze come le maniglie delle porte, bloccando
improvvisamente la deambulazione del paziente che potrebbe cadere a causa del contraccolpo..
Anche calzature aperte dietro, fuori misura, non ben calzate o con suole sdrucciolevoli, come quelle
in cuoio, sono molto pericolosi. Da non sottovalutare poi i tessuti acrilici o comunque gli abiti in
eccesso rispetto alla temperatura ambientale, che possono, specie nella stagione estiva, surriscaldare
il corpo, provocando così, cali di pressione, colpi di calore con conseguenti rischi, tra gli altri, di
mancamento e quindi caduta. Maniche troppo larghe o frange di sciarpe o scialli, magari in tessuti
acrilici, potrebbero anche prendere fuoco mentre si sta ai fornelli.
Occorre anche vestirsi o svestirsi sempre sewduti comodamente, mai in piedi o in posizioni
comunque precarie.
1.3.1 Fratture in genere: negli anziani le fratture rappresentano una conseguenza molto frequente
delle cadute. In particolare nel rischio in quanto tale, la frequenza delle cadute nel paziente di sesso
femminile è inferiore alle cadute occorse al paziente di sesso maschile, ma sopra i 75 anni la donna
subisce mediamente più fratture, in quanto le sue ossa sono spesso più fragili a causa della perdita
di calcio, conseguenza dell'osteoporosi che si verifica dopo la menopausa.
In seguito a ciò si possono ritrovare dolori cronici e compromissione delle capacità motorie.
1.3.2 Frattura al femore e all'anca:
Le cadute accidentali in casa sono la principale causa di frattura del femore nella persona anziana.
La persona anziana va incontro a frattura più di frequente a causa dell'osteoporosi, una patologia
che comporta la riduzione della forza delle ossa e le espone a un rischio maggiore di lesione.
La metà degli anziani che riporta una frattura di femore non è più in grado di deambulare ed il 20%
di essi muore, per complicanze, entro 6 mesi.
I sintomi della frattura del femore differiscono a seconda del punto di lesione. Generalmente la
frattura provoca:
• Dolore acuto e immediato, che si può irradiare verso l'inguine, ma può essere avvertito
anche all'altezza del ginocchio e della caviglia
• Sensazione di uno schiocco al momento del trauma
• Difficoltà a stare in piedi e a muovere la gamba
• Gonfiore
• Presenza di lividi e tumefazioni
• Deformazione e accorciamento dell'arto
1.3.3 Traumi cranici: shock accidentale che interessa il cranio, complicato o meno da lesioni
dell’encefalo. Con l’eccezione dei casi più benigni, caratterizzati soprattutto da dolore, ematoma o
ferita del cuoio capelluto, i traumi cranici possono essere all’origine di lesioni primarie (che
appaiono immediatamente) o secondarie (che si manifestano da qualche ora a vari mesi dopo il
trauma). Possono causare lesioni ossee, encefaliche, ematomi cerebrali. Possono insorgere deficit
motori e sensitivi, fino ad arrivare alla paralisi o perfino alla morte. Naturalmente se il paziente
cadendo urta la testa o riferisce di averla urtata, si rende necessario il ricovero ospedaliero per i
debiti controlli, anche se appare in buone condizioni, perchè i danni da trauma cranico possono
manifestarsi anche dopo molto tempo dalla caduta
1.3.4 Traumi vertebrali: Le lesioni alla colonna vertebrale possono causare una lunga sequela di
danni ortopedici, fisiatrici, neurologici e psicologici, fino alla morte o alla paralisi completa in
persone di ogni età, quindi anchein forme più gravi nell'anziano. Gli anziani con osteoporosi sono
soggetti a fratture vertebrali, anche dopo un movimento errato, magari per sollevare un peso oppure
se appunto subiscono una caduta con un impatto che in una persona più giovane non avrebbe grosse
conseguenze.
È possibile che la rottura sia causata da metastasi vertebrali oppure dall’assunzione di farmaci a
base di cortisone.
È abbastanza probabile una recidivia causata da scarsa densità di calcio nelle ossa.
1.3.5 Una caduta può avere anche gravi conseguenze indirette. La prognosi è particolarmente severa
per i pazienti che rimangono a terra per più di un'ora, sopratutto in un ambiente freddo, a causa del
pericolo di ipotermia e polmonite. Circa il 50% di questo gruppo di persone muore entro tre mesi
dalla caduta.
1.3.6 Conseguenze psicologiche della caduta: il timore che l'evento si verifichi o peggio si ripeta,
può indurre nell'anziano la sensazione di essere ancor più debole e indifeso, inducendo uno stato di
regressione e dipendenza e portando una persona potenzialmente ancora attiva alla scelta errata di
auto-confinarsi in casa rinunciando a svolgere le attività che prima amava, il che porterebbe ad un
instaurarsi, accelerarsi od aggravarsi di eventuali stati di demenza o di depressione, le quali,
paradossalmente, sono aggravanti per il rischio di cadute.
1.3.7 Mortalità: Il 50% degli ultra75enni che viene ricoverato per le conseguenze di una caduta
muore entro 1 anno dall’evento.
Lesioni non intenzionali sono la sesta causa di morte in Italia negli ulta75enni.
1.3.8 Classificazione di gravità delle cadute
- Minori: necessitano solo di cerotti, ghiaccio, pulizia delle ferite, farmaci topici
- Moderate: richiedono suture, steri-strips
-Maggiori: trattamento chirurgico, gesso, trazione, valutazione neurologica, valutazione internistica,
fratture (femore 58%/ polso 17%/ omero 6%).
- Mortali
2.1 Assistenza domiciliare: il 40-50% dei pazienti anziani che vivono in casa cade almeno una volta
all’anno, si tratta dell'ambiente forse più difficoltoso da gestire, sia perché gli operatori sanitari vi
sono presenti per poco tempo e forse nemmeno tutti i giorni, sia perché l'anziano potrebbe
legittimamente opporsi ai cambiamenti che gli vengono suggeriti, ancorché essi siano per il suo
esclusivo beneficio, opponendo la pur legittima motivazione che quella è casa sua e pertanto vi fa
come vuole lui/lei. In questo caso occorre molta pazienza e discrezione, per convincere la persona
ad operare modifiche al suo ambiente di vita, se necessario cercando la complicità di eventuali
parenti e comunque si deve sempre operare per gradi e con cautela. Sicuramente non si può imporre
alcun cambiamento senza il consenso dei padroni di casa.
2.2 Ospedale: vista l'alta percentuale di cadute in ambito domestico non è pensabile che in ospedale
sia possibile eliminare completamente il problema. In ospedale le cadute possono costituire fino al
70% degli incidenti.
Oltre al Dipartimento di Geriatria, il quale è un insieme di reparti dedicati per le specifiche esigenze
sanitarie degli anziani, è possibile incontrare pazienti anziani, tra i quali anche quelli a rischio
caduta o ricoverati per le conseguenze di una caduta, anche in diversi reparti più generici: medicina,
ortopedia, cure intermedie, neurochirurgia e altri ancora.
Il ricovero può essere molto traumatizzante in quanto il paziente vi viene talvolta ricoverato
all'improvviso per malattia o infortunio, esso si trova così da un momento all'altro in un ambiente
completamente nuovo, il che potrebbe ulteriormente aumentare ansia e stress.
- Circostanze delle cadute in ospedale: la maggior parte delle cadute si verifica quando il paziente
cerca di alzarsi da solo per andare in bagno.
Si verificano:
nel 79,5% nelle camere dei pazienti
nel 11% in bagno
nel 9,5% nelle anticamere
2.3 Strutture per anziani: Le caratteristiche stesse dell'ospedale non consigliano, né consentono la
continuazione del ricovero del paziente superata la fase acuta della patologia, a questo scopo
esistono diverse tipologie di strutture per le diverse esigenze di convalescenza e riabilitazione del
paziente geriatrico, nonché per sollievo alla sua famiglia.
3.5 Mobilizzazione
L'operatore deve evitare ogni volta che sia possibile sforzi non necessari, soprattutto alla schiena,
non solo per salvaguardare la propria salute, ma anche perché un suo improvviso infortunio o
perdita di equilibrio potrebbe causare la caduta del paziente.
A questo scopo:
- Non movimentare da soli pazienti troppo pesanti e poco collaboranti, ma ricorrere all'aiuto di un
altro operatore ed usare sempre gli ausili per la movimentazione, quando presenti.
- Assumere una postura stabile, allargando la base di appoggio con le gambe aperte alla larghezza
delle spalle, parallele o una davanti all'altra, addominali e glutei contratti.
- Indossare calzature ed abbigliamento idonei al lavoro svolto.
- Se possibile non sollevare, ma tirare, spingere, rotolare il paziente e quando fosse necessario
sollevare, alzarlo il minimo indispensabile.
- Scaricare il peso dalla schiena appoggiando ginocchio o mano sul letto.
- Mantenere il busto più eretto e in asse possibile, non piegarlo per chinarsi in avanti, ma piegare le
gambe, non effettuare mai torsioni, ma fare perno sui piedi.
- Usare più possibile la forza delle braccia, delle gambe e del bacino, anziché della schiena.
- Tenere la persona da sollevare il più possibile vicina al proprio corpo, se essa è collaborante,
l'operatore può invitarla a cingergli i fianchi o le spalle con le sue braccia.
- Prima dello sforzo inspirare e contrarre addominali e glutei
- Coordinarsi bene con i colleghi con cui si sta svolgendo l'operazione
Parimenti l'operatore, sempre per assicurarsi di non avere cali di energie fisiche che potrebbero
provocargli capogiri o subitanee carenze di forza muscolare, deve sempre nutrirsi e idratarsi a
sufficienza per tutto l'arco della giornata.
ALLEGATO 2
SCHEDA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO CADUTA DEI PAZIENTI
U.O.__________________________________Paziente _________________________________
Data di nascita ____________ Sesso _ M __ F
PRIMA VALUTAZIONE
·
DATA DATA DATA
Assume più di 4 Si No Si No Si No
farmaci
SCALA DI CONLEY
Istruzioni: le prime tre domande devono essere rivolte al paziente; in caso il paziente presenti gravi
deficit cognitivi o fisici che gli impediscono di rispondere possono essere rivolte ad un familiare o
al caregiver o all’infermiere. Occorre poi barrare il valore corrispondente alla risposta fornita e
sommare i valori positivi. La risposta “Non so” è da considerare come risposta negativa.
QUESITI
Presenta almeno una delle seguenti
patologie:
cerebrovascolari, cardiache,
neurol./psich.
respiratorie, o ha subito interventi
chirurgici
maggiori o demolitivi
ALTERAZIONE DEI SENSI
Presenta deficit della vista tale da
compromettere
tutte le altre funzioni quotidiane
Presenta deficit dell’udito
ELIMINAZIONE
Ha necessità di andare in bagno
con particolare frequenza
(intervalli 3 ore)
Presenta perdite di urine o feci
mentre si reca in bagno
MOBILITA’ (sono possibili più
risposte)
Si sposta utilizzando la sedia a
rotelle
Cammina senza ausili
aggrappandosi agli arredi
Cammina con uno dei seguenti
presidi: asta,
sacchetto urine, drenaggio
Necessita di assistenza negli
spostamenti
Ha difficoltà a muoversi nel letto
Utilizza calzature aperte senza
suola antiscivolo
ANDATURA E ATTIVITA’
QUOTIDIANE
Ha difficoltà a mantenersi
stabilmente in posizione eretta
Ha difficoltà nel compiere le sue
attività quotidiane
Cammina a testa bassa?
(trascinando i piedi)
STATO MENTALE
E’ disorientato e/o confuso
TERAPIA FARMACOLOGICA
Assume psicofarmaci
Assume uno o più dei seguenti
farmaci:
- vasodilatatori usati nelle malattie
cardiache
- antipertensivi
- diuretici
- antistaminici per uso sistemico
- antidolorifici
CONTENZIONE
Fisica
Farmacologia
FIRMA DEL VALUTATORE
Successivamente alla compilazione della scheda di valutazione del rischio, è necessario stilare il
piano di assistenza personalizzato.
ALLEGATO 3
Tinetti Gait Balance Scale
A) Equilibrio: il soggetto è seduto su una sedia rigida, senza braccioli, se non sta in equilibrio, il
punteggio è 0
1. equilibrio da seduto
(0) si regge alla sedia per mantenersi eretto, si inclina o scivola
(1) sicuro, stabile sulla sedia
2. alzarsi dalla sedia
(0) incapace di alzarsi senza l’aiuto di una persona
(1) deve aiutarsi con le braccia
(2) capace di alzarsi con un singolo movimento senza usare le braccia
3. tentativo di alzarsi
(0) incapace senza l’aiuto di una persona
(1) capace ma richiede più tentativi
(2) capace al primo tentativo
4. equilibrio nella stazione eretta immediata (primi5 secondi)
(0) instabile (si aggrappa per sorreggersi, deve muovere i piedi, oscilla marcatamente col
tronco)
(1) stabile ma ricorre al supporto di presidi per il cammino o ad altri appoggi
(2) stabile senza supporto di ausili o altri appoggi
5. equilibrio nella stazione eretta prolungata
(0) instabile (si aggrappa per sorreggersi, deve muovere i piedi, oscilla marcatamente col
tronco)
(1) stabile ma a base larga, tiene i piedi separati (distanza tra i malleoli mediali maggiore di
10 centimetri) o ricorre all’uso di presidi per il cammino o ad altri appoggi
(2) stabile a base stretta, tiene i piedi ravvicinati, senza ricorrere ad appoggi
6. prova di Romberg
(0) instabile, comincia a cadere (deve aggrapparsi per sorreggersi o separare i piedi)
(1) stabile, con i piedi uniti e senza appoggiarsi
7. prova di Romberg sensibilizzato
(0) comincia a cadere e l’esaminatore deve sostenerlo
(1) barcolla, deve muovere i piedi, ma si riprende da solo
(2) stabile, capace di contrastare la forza delle spinte
8. girarsi di 360 gradi
(0) a passi discontinui, appoggia completamente un piede sul pavimento prima di sollevare
l’altro
(1) a passi continui, la rotazione è un movimento fluido
(0) instabile, barcolla, deve aggrapparsi per sostenersi
(1) stabile senza sorreggersi
9. sedersi
(0) insicuro, sbaglia la distanza, cade sulla sedia
(1) usa le braccia per sedersi o ha un movimento discontinuo
(2) sicuro, ha un movimento continuo