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INDICE

Introduzione

Capitolo 1: Tutto ciò che l'OSS deve sapere sul rischio caduta;
1.1 Chi sono pazienti più a rischio
1.2 Le principali cause di caduta;
1.3 Le conseguenze per il paziente che ha subito una caduta.

Capitolo 2: Dove l'OSS può incontrare persone a rischio caduta.


2.1 Ospedale e strutture
2.2 Assistenza domiciliare
2.3 Strutture per anziani

Capitolo 3: Cosa l'OSS può fare per prevenire il rischio caduta


3.1 Ambiente
3.2 Ausili
3.3 Abbigliamento
3.4 Alimentazione, idratazione, uso di farmaci.
3.5 Mobilizzazione
3.6 Temperatura e umidità
3.7 Comunicazione OSS-paziente e congiunti: insegnare e informare
3.8 Contro la paura di cadere
3.9 Contenzione. Si o no?

Capitolo 4: Altre considerazioni


4.1 Test e scale di valutazione del rischio di caduta
4.2 Come l'OSS interviene in caso di caduta fortuita
4.3 Partecipazione e aderenza dei pazienti ai programmi di prevenzione
4.4 L'importanza di muoversi.

Conclusione

Fonti
www.aousassari.it
www.infermierionline.net
www.operatoresociosanitario.net/
www.humanitas.it/
www.fisioterapiarubiera.it
www.ipasvi.it
www.pnlg.it
www.gestionerischio.asl3.liguria.it
Dott.ssa B. Barbato U.O.C. Geriatria, P.O. Treviso, ULSS 9
Manuale Qualità Procedure Sociosanitarie RSA San Carlo, Istituto Paverano.

per questo elaborato ho inoltre fatto uso delle dispense e degli appunti forniti dai docenti:
dott. Giorgio Badino (assistenza alla persona geriatrica)
dott.ssa Roberta Centanaro (primo soccorso)
dott. Carmelo Gagliano (organizzazione sanitaria)
dott.ssa Viviana Pompei (alimentazione)
dott.ssa Carla Tasso (mobilizzazione)
INTRODUZIONE
Definizioni di caduta:
“Un improvviso, non intenzionale, inaspettato spostamento verso il basso dalla posizione
ortostatica, o assisa, o clinostatica”.
“Quando la linea verticale che passa attraverso il centro della massa corporea si sposta oltre il
baricentro e non viene corretta in tempo” (Isaacs B 1985)
“Caduta per terra non intenzionale”(FICSIT Trial 1993)
“… un improvviso cambiamento non intenzionale di posizione che determina l’atterramento o
scivolamento della persona su un oggetto o sul pavimento o al suolo. La caduta è definita anche
come conseguenza di un improvvisa paralisi, attacco epilettico o spinta esterna.”(Tinetti ME 1997)
“Evento inatteso che porta una persona a terra da un livello più alto”(ICD 9)
“Ogni cambio di posizione improvviso e non intenzionale che porti il soggetto ad urtare con
qualsiasi parte del corpo al suolo”.

La testimonianza delle cadute è basata sul ricordo del paziente e/o la descrizione della caduta da
parte dei testimoni. Questa definizione include i pazienti che dormendo sulla sedia cadono per terra,
i pazienti trovati sdraiati sul pavimento, le cadute avvenute nonostante il supporto. Le cadute vanno
pertanto inserite tra le sindromi geriatriche e risulta fondamentale un rapido riconoscimento dei
fattori di rischio per la realizzazione di idonei interventi di prevenzione.

Definizione del bisogno: la prevenzione delle cadute risponde al bisogno di sicurezza.

Le cadute nell’anziano rappresentano uno dei primari problemi di sanità e di spesa pubblica,
essendo una delle principali cause di morbilità, disabilità, istituzionalizzazione e morte.
L’entità del problema sta aumentando proporzionalmente all’invecchiamento della popolazione
Le motivazioni che mi hanno portata a scegliere questo argomento per il mio modulo tematico sono
due: la prima è l'esperienza personale in quanto ho più volte assistito vittime di cadute, sia
accudendo i miei nonni, sia in veste di badante, la seconda è che fin dal mio primo tirocinio mi sono
accorta come esso sia un problema molto sentito in tutto l'ambito sanitario-assistenziale, nel grande
ospedale, come al domicilio. Ho visto sia cadute con esiti lievi, come per esempio nel caso della
mia nonna materna che caduta più di una volta rimediò comunque solo dello spavento e qualche
livido, sia con esiti psicologici importanti, come mio nonno che essendo sempre stato sano, attivo e
lucido fino a quel momento, a 92 anni, dopo una caduta perse per sempre lucidità, sia con esiti
fatali, come quando fui chiamata per un'assistenza notturna in ospedale ad una signora 96 enne, la
cui caduta portò ad una serie di eventi a cascata che purtroppo sfociarono, nel giro di qualche
settimana, nella sua morte.
Soprattutto mi sono accorta di come esso presenti non poche problematiche di gestione e
risoluzione, sia a livello di prevenzione, sia a incidente avvenuto; e se le conseguenze per il paziente
possono essere anche molto serie, la caduta di un assistito può costare molto anche all'operatore,
talvolta anche nel caso in cui egli/ella sia del tutto incolpevole rischia comunque molto a livello
civile, penale, professionale, insieme con i responsabili dell'ospedale, la struttura, il reparto.
Vedremo chi sono le persone più a rischio, dove le potremo incontrare, quali fattori possono indurre
e/o peggiorare il rischio caduta, le conseguenze per tutti in caso di caduta e naturalmente le molte
cose che L'OSS può fare per limitare al massimo il rischio cadute. Riferirò sia ciò che ho avuto
modo di osservare personalmente nei miei lavori precedenti a questo corso e nei tirocini, sia nozioni
prese da varie linee guida, testi, siti internet e naturalmente quanto ho avuto modo di imparare
durante la parte teorica di questo corso. Scriverò dati oggettivi. Ma anche rimedi dettati dal puro
buon senso e dall'esperienza.
Ho notato poi, che esso non è un argomento di cui si parla molto nei corsi, forse proprio a causa
della sua complessità e parimenti non molti studenti OSS, a quanto mi risulta, lo scelgono come
elaborato per l'esame di fine corso. Questo a dispetto del fatto che pressoché ogni struttura pubblica
o privata che sia abbia le proprie linee guida in merito e in rete sia presente un'ampia e
soddisfacente selezione di materiale.
E se è vero che prevenire è meglio che curare, nel nostro caso è altrettanto vero che per la gran parte
le cadute avvengono per ragioni imprevedibili, pura fatalità o per ragioni che non si potevano
evitare del tutto, senza colpe da parte di alcuno, dedicherò quindi una parte di questo elaborato
anche a come gestire la situazione in caso di caduta avvenuta.
Infine ho scelto di concentrare l'argomento sul paziente anziano, in quanto non solo ne ho fatto più
esperienza che con adulti o bambini, ma anche perché senza dubbio l'utente anziano, a causa delle
sua maggiore fragilità fisica e psicologica, riporta spesso le conseguenze più gravi su entrambi i
fronti e la prevenzione e gestione delle sue cadute si rivela spesso più complessa che nel caso di
adulti e bambini
Perché l'anziano è più a rischio? La senescenza influisce su:
• stato mentale (deficit mnesici)
• apparato locomotore (riduzione della massa e della forza muscolare e dell’escursione articolare)
• apparato visivo (ridotta acuità visiva soprattutto notturna)
• sistema nervoso (aumento del tempo di reazione, riduzione dei riflessi di raddrizzamento, ridotta
propriocezione, perdita dei meccanismi a paracadute)
• deambulazione con minor stabilità (marcia su base allargata, passo corto, riduzione dei movimenti
pendolari delle braccia, flessione in avanti del dorso e del capo, aumentata flessione di anche e
ginocchia);

Cit. Ogni anno si verificano in Italia fra i tre e i quattro milioni di incidenti domestici, che come è
noto colpiscono prevalentemente gli anziani, con conseguenze rilevanti in termini di disabilità,
ricoveri e mortalità. Tra gli incidenti domestici, le cadute rappresentano la voce più importante, al
punto che si calcola che un terzo degli ultrasessantenni ne rimanga vittima, con costi umani,
sociali e materiali straordinari. Più colpite, come ci si può immaginare, sono le persone sole o
istituzionalizzate.
Solo i costi per ricovero da incidente domestico sfiorano in Italia i 400 milioni di euro.
Ciò che importa, infatti, è mettere capo a programmi di prevenzione basati sulle prove, orientati
cioè alla massima efficacia e sicurezza. Centrali risultano essere gli interventi psicosociali
multidimensionali, tesi a valutare i vari rischi ai quali va incontro l’anziano, con una particolare
attenzione alla gestione dei farmaci psicotropi – di ampio utilizzo nella popolazione anziana e
predisponenti l’occorrenza di cadute –, la storia di precedenti cadute e la declinante funzionalità
motoria e neuro-cognitiva delle persone.
Si è visto peraltro come il rafforzamento dell’autostima e della percezione positiva degli esercizi
fisici raccomandati per contrastare il rischio di cadute migliorino già di per sé l’aderenza
agli interventi proposti. Appropriati approcci psicologici, uniti a più complessi interventi sociali
volti a ridurre i fattori di deprivazione e di isolamento nella popolazione anziana, possono invero
alleggerire il doloroso carico di malattia e disagio connesso al fenomeno delle cadute e degli
incidenti domestici...
(Enrico Garaci, già presidente Istituto superiore di sanità)
Capitolo 1: Tutto ciò' che l'OSS deve sapere sul rischio caduta;

In ambito di prevenzione della caduta l'OSS, può essere tra le figure più determinanti, vista la sua
costante vicinanza al paziente e ai familiari/care giver e grazie al dialogo che questa figura instaura
con essi. Vedremo più avanti i motivi di tale vicinanza.

1.1 Chi sono i pazienti più a rischio


Nel rischio di caduta dei pazienti anziani vi sono tre classi di fattore di rischio:
A) Fattori di rischio non-modificabili
• Circa il 30% dei soggetti ultrasessantacinquenni viventi a domicilio riportano almeno una
caduta all’anno
• Tale percentuale sale al 50% nell'età superiore a 80 anni*
• Tale percentuale supera il 50 % nei soggetti istituzionalizzati
• Il 50% dei soggetti riportano cadute multiple
• Artrosi
• Alterazioni cognitive / demenza
• La prevalenza è superiore nel sesso maschile fino ai 75 anni, quando la situazione si
capovolge
• Storia di eventi cerebrovascolari o di attacchi ischemici transitori
• Storia di cadute **
• Storia di fratture
• Recente dimissione da un ospedale (meno di un mese)
* La tendenza a cadere aumenta proporzionalmente all'età: una persona anziana che inciampa o
scivola ha spesso riflessi troppo lenti per evitare o parare la caduta.
** Una storia di cadute è associata ad un aumento di 2-6 volte il rischio di una successiva caduta.
Tale rischio è più elevato se la persona è caduta almeno una volta nello stesso anno.
b) Fattori di rischio potenzialmente modificabili
• Rischi ambientali
• Farmaci
• Assunzione di 4 o più farmaci su prescrizione
• Fattori metabolici
• Disidratazione
• Diabete mellito
• Basso indice di massa corporea
• Deficit di vitamina D
• Fattori muscolo-scheletrici
• Alterazioni dell’equilibrio
• Problemi a livello del piede
• Alterazioni dell’andatura
• Limitazioni nelle attività quotidiane
• Riduzione di forza muscolare degli arti inferiori
• Dolore muscolo-scheletrico
• Utilizzazione di sistemi di supporto per la deambulazione
• Fattori neuro-psicologici
• Deliri
• Depressione
• Capogiri o vertigini
• Timore di cadere *
• Malattia di Parkinson
• Neuropatie periferiche
• Limitazioni delle sensibilità
• Limitazione uditiva
• Utilizzazione di lenti multifocali
• Limitazione visiva
• Anziani che vivono da soli o con altri anziani.
* Fino a poco tempo fa la paura di cadere era considerata una conseguenza legata al dramma
psicologico derivante da precedenti cadute. Oggi la ricerca mostra che la paura di cadere riguarda
anche gli anziani che non sono caduti e gli studiosi ritengono che sia legata a diversi fattori fisici,
psicologici e funzionali che accompagnano l’età avanzata. Pertanto la paura connessa al cadere è un
importante elemento da considerare, riconoscere, misurare, quando si conduca la valutazione di
soggetti anziani e si programmino interventi preventivi.
C) Altre cause
• Patologie acute
• Intossicazione da alcool
• Anemia
• Aritmie cardiache
• Calzature inadeguate
• Apnea ostruttiva durante il sonno
• Ipotensione ortostatica
• Incontinenza urinaria

1.2 Le principali cause di caduta


Si stima che poco meno della metà delle cadute avviene per cause accidentali, mentre oltre la metà
avviene per cause cliniche.

1.2.1 Uso di farmaci


I farmaci contenenti i principi attivi di seguito citati, possono provocare, tra gli altri effetti
collaterali, anche sintomi correlati al rischio caduta quali: sonnolenza, stordimento, capogiri,
ipotensione, minzione abbondante (poliuria) con conseguente disidratazione, disorientamento,
debolezza muscolare, tremori, disturbi della vista, .
Farmaci frequentemente associati a cadute, fratture e fratture dell’anca sono:
• Antidepressivi
• Antipertensivi
• Antimicotici
• Benzopiridine
• Inibitori della colinergici
• Diuretici
• Enti-infiammatori non steroidei
• Sedativi e un'inducente
I vari effetti collaterali indotti da questi farmaci aumentano in quanto l'anziano presenta un maggior
accumulo nell'organismo dei residui di queste sostanze. Se l'esperienza o i test mettessero in luce un
aumentato rischio di caduta potrebbe quindi rendersi necessario consigliare una rivalutazione della
terapia, naturalmente a cura del medico di competenza.
Anche il consumo di alcoolici aumenta il rischio di caduta, non solo per l'effetto dell'alcool in sé,
ma anche perché esso può provocare un assorbimento dei principi attivi dei farmaci, anche di tre-
cinque volte superiore al normale.

1.2.2 Altri sintomi di patologie


Oltre a quanto visto in precedenza tra i fattori di rischio si possono trovare anche:
- Incontinenza, che nella persona autosufficiente può costituire un serio rischio in quanto il paziente,
nella fretta di dirigersi verso il bagno potrebbe inciampare, incespicare o scivolare.
Alcune volte le cadute possono contemporaneamente essere causate da e rivelatrici di patologie
gravi, quali ictus, infarto del miocardio, emorragia interna, ma anche epilessia, morbo di Parkinson.

1.2.3 Uso di ausili difettosi o loro uso errato


Alcune cadute sono causate da ausili difettosi e instabili, usurati o usati scorrettamente. Girelli,
deambulatori e bastoni, con ruote a rischio di staccarsi, che non girano liberamente a causa di
sporcizia o corpi estranei insinuatisi nel sistema di alloggiamento, non ben regolati o non acquistati
della giusta misura o modello per le esigenze della persona. O non usati con adeguata assistenza da
parte dell'operatore o altre persone che accudiscono il paziente. Bastoni con puntale di consumato,
mal fissato o reso scivoloso da sporcizia, polvere o altro accumulatasi in superficie. Bastoni di
legno a rischio di rotture improvvise, a causa dell'uso prolungato e di urti ripetuti o già rotti e tenuti
insieme con mezzi di fortuna, quali colle, scotch o altro. Letti con ruote non frenate, per
dimenticanza o guasto.

1.2.4 Ostacoli ambientali


I possibili ostacoli ambientali sono uno dei fattori di rischio endogeno più importanti, a causa dei
quali la persona può inciampare o scivolare. Sul pavimento di casa o in alcuni punti del luogo di
ricovero possiamo trovare tappeti, cavi elettrici, scarpe, più uno svariato numero oggetti, magari di
piccole dimensioni, dimenticati lì o caduti inavvertitamente, ma anche il pavimento può essere reso
sdrucciolevole da macchie di liquidi, saponi o detersivi, unto, polveri bagnate quali farina, sale o
talco, cere o umidità di causa meteorologica; o a rischio di inciampo a causa di piastrelle o assi del
parquet scollati, gradini instabili o rotti. Anche mobili ingombranti e/o posti in modo da costituire
ostacolo alla deambulazione e che magari posseggono spigoli vivi, presentano un rischio
importante. Altri pericoli possono essere costituiti da seggiole in legno vecchie e instabili, che
possono rompersi con il paziente seduto sopra, poltrone o water troppo bassi, a causa dei quali il
paziente potrebbe perdere l'equilibrio nello sforzo di alzarsi. Poltroncine girevoli e/o con rotelline,
che rappresentano quanto di più instabile e malsicuro per una persona a rischio..
Altro fattore di rischio sono oggetti riposti su piani alti di armadi o credenze, il bisogno dei quali
potrebbe indurre la persona a salire su scalette, sgabelli o altro, con serio rischio di perdere
l'equilibrio, poggiare male i piedi salendo o scendendo.
Si trova poi un altro rischio serio che sono gli oggetti caduti per terra, spesso l'anziano cade nel
tentativo di chinarsi a raccoglierli.
Le scale possono essere una vera barriera architettonica, oltre che fonte di frustrazione e di vero e
proprio pericolo quando presentino gradini malfermi, scollati o consumati, specie per anziani
portatori di protesi agli arti inferiori o che abbiano bisogno di ausili per la deambulazione.
Le stanze potenzialmente più rischiose possono essere:
- Il bagno: l'incidente più diffuso è la caduta provocata da scivolamento dentro la doccia o vasca
avendo i piedi insaponati o con il fondo dei sanitari reso scivoloso da schiuma o residui di prodotti
di detergenza. Anche il pavimento può essere scivoloso a causa ancora di saponi, ma anche di talco
o creme, nella stanza da bagno il pericolo è ancora maggiore in quanto è spesso un ambiente poco
spazioso e cadendo si corre il rischio di urtare testa o schiena sui sanitari di ceramica durissima.
- La cucina: anche qui spazi angusti, associati a macchie di unto e acqua, che inevitabilmente si
creano durante la preparazione dei pasti e il lavaggio delle stoviglie sono spesso responsabili di
incidenti seri; si è anche visto come il frigorifero può costituire un pericolo in quanto talvolta vi si
lasciano sopra oggetti, come vasi o altro, che a causa del continuo aprire e chiudere la porta sono a
rischio di cadere addosso alla persona, in questo luogo la caduta, oltre ad un impatto col pavimento,
potrebbe anche comportare l'urtare contro gli spigoli del frigo o contro la cucina su cui potrebbero
trovarsi, con ulteriore pericolo, pentole contenenti acqua o cibo bollente.
- All'esterno, in cortili, giardini e sul sentiero di fronte a casa, oltre a macchie o pozze d'acqua,
troviamo erba alta, nella quale si potrebbero nascondere oggetti potenzialmente pericolosi;
smottamenti del terreno o dell'asfalto, buche non o mal segnalate, gradini instabili, difettosi o poco
visibili e talvolta rischio di scontrarsi con altre persone, magari a loro volta anziane e malferme.

1.2.5 Animali domestici, bambini e altri anziani


- Ben che animali quali cani o gatti siano una compagnia piacevole per tutti e comprovatamene
terapeutica per persone costrette a uscire poco e trascorrere molto tempo in casa da sole, una
bestiola di indole troppo vivace e giocherellona, spesso a causa della razza e/o della giovane età,
potrebbe provocare cadute, dando strattoni improvvisi al guinzaglio oppure saltando per gioco
addosso all'anziano e facendogli perdere l'equilibrio, correndogli davanti o in mezzo ai piedi,
facendolo inciampare o ancora fermandosi dietro alla persona che in quel momento si trova in piedi,
facendola inciampare.
- I bambini invece, altra compagnia molto gradita e benefica agli anziani, possono, specie quando
sono piccoli e/o vivaci, non avere a loro volta un controllo sufficiente della deambulazione e
potrebbero cadere addosso all'anziano, facendolo cadere a sua volta oppure, non essendo in
condizione di capirne fino in fondo i rischi, potrebbero lasciare i loro giocattoli sul pavimento, i
quali costituirebbero un pericolo a causa di inciampi e scivolamenti o ancora giocare in maniera
troppo irruenta, spingendo o tirando l'anziano.
- Molti anziani poi vivono con il coniuge o altro congiunto a sua volta anziano e qui i rischi si
moltiplicano, in quanto per esempio se uno dei due cade, l'altro, nel tentativo di aiutarlo a rialzarsi,
potrebbe a sua volta cadere oppure uno, mentre cade, potrebbe scontrare l'altro o ancora potrebbe
aggrapparvisi istintivamente, coinvolgendolo nella sua caduta. Mentre se usano ausili per la
deambulazione, potrebbero intralciarsi a vicenda.

1.2.6 Illuminazione
E' provato che una scarsa illuminazione sia tra i fattori responsabili di problemi quali indebolimento
della vista, scarsa concentrazione, mal di testa. Per questo motivo negli edifici adibiti a scopi
particolari, come scuole o appunto ospedali, l'orientamento e la disposizione di ambienti e finestre
devono essere progettati e orientati in modo da garantire la migliore illuminazione naturale
possibile. Una scarsa o scorretta illuminazione naturale e artificiale può portare ad abbagliamento o
riduzione della tolleranza all'abbagliamento, riduzione dell'acuità visiva, del senso di profondità, del
contrasto, dell'accomodazione, della visione notturna. E l'indebolimento di una o più funzioni visive
come abbiamo visto aumenta di molto il rischio caduta, in quanto il paziente potrebbe non vedere
eventuali ostacoli sul suo cammino..

1.2.7 L'abbigliamento
L'abbigliamento può provocare cadute: vestaglie, camicie da notte, pantaloni, gonne troppo lunghi
possono finire sotto i piedi e far inciampare la persona o ostacolare una corretta deambulazione,
così come indumenti troppo ampi costituiscono un rischio in quanto spesso restano fortuitamente
impigliati, con maniche o lembi, in sporgenze come le maniglie delle porte, bloccando
improvvisamente la deambulazione del paziente che potrebbe cadere a causa del contraccolpo..
Anche calzature aperte dietro, fuori misura, non ben calzate o con suole sdrucciolevoli, come quelle
in cuoio, sono molto pericolosi. Da non sottovalutare poi i tessuti acrilici o comunque gli abiti in
eccesso rispetto alla temperatura ambientale, che possono, specie nella stagione estiva, surriscaldare
il corpo, provocando così, cali di pressione, colpi di calore con conseguenti rischi, tra gli altri, di
mancamento e quindi caduta. Maniche troppo larghe o frange di sciarpe o scialli, magari in tessuti
acrilici, potrebbero anche prendere fuoco mentre si sta ai fornelli.
Occorre anche vestirsi o svestirsi sempre sewduti comodamente, mai in piedi o in posizioni
comunque precarie.

1.2.8 Carenze nutrizionali, denutrizione e disidratazione


Una carente assunzione di liquidi o errate proporzioni di minerali come sodio, potassio e magnesio
nell'organismo, dette “squilibri elettrolitici”, possono provocare disidratazione con conseguenti
improvvisi cali di pressione, debolezza, stanchezza, capogiri, vertigini, tremori, crampi agli arti
inferiori, sensazione di testa leggera, disorientamento. Un'alimentazione insufficiente o errata,
specie se carente in proteine o carboidrati, oltre che in alcune vitamine, come A, C, E, gruppo B o
minerali come il ferro, può parimenti provocare debolezza generale o muscolare, anemia,
osteoporosi, mal di testa, cali della vista. Tutti sintomi associati ad un elevato rischio caduta.
Rischio disidratazione anche per il consumo in eccesso di alcolici e di bevande contenenti caffeina a
causa del loro effetto diuretico .

1.2.9 Temperatura e umidità


Il microclima, ossia le condizioni di temperatura e umidità presenti in un ambiente confinato, è
molto importante, soprattutto in estate, ma non va trascurato neppure in inverno. Una camera o una
sala surriscaldate in estate o troppo freddo in inverno possono provocare stati patologici come sbalzi
di pressione, stanchezza generale, nel primo caso e malattie da raffreddamento nel secondo,
favorendo così le cadute. Del resto in estate condizionatori o ventilatori che creano correnti
eccessive od escursioni di temperatura troppo ampie rispetto a quelle esterne sono a loro volta
responsabili di irrigidimento muscolare, otiti, bronchiti, raffreddori.

1.2.10 Ipotensione ortostatica


Essa è un subitaneo e importante calo della pressione arteriosa, conseguente ad un passaggio troppo
rapido dalla posizione, sdraiata, seduta o clinostatica, alla posizione eretta, può presentarsi ad ogni
età, ma con più frequenza negli anziani.
Quando si aiuta il paziente che soffre di questa tipologia di ipotensione ad alzarsi dalla posizione
seduta o clinostatica osservare i seguenti accorgimenti:
- Fare alzare il paziente lentamente;
- Quando seduto, invitare il paziente a flettere alternativamente i piedi, prima di camminare;
- Quando sdraiato, invitare il paziente a rimanere seduto sul letto per qualche istante prima di
alzarsi;
- Invitare il paziente a spostare il proprio peso da un piede all’altro, dondolando, prima di rimanere
fermo in piedi o prima di camminare;
- Far sedere immediatamente il paziente, alla comparsa di vertigini;
- Dopo i pasti, se si teme che insorga ipotensione postprandiale, invitare il paziente a riposare prima
di deambulare.

1.3 Le conseguenze per il paziente che ha subito una caduta


Talvolta una caduta si risolve con molto spavento e qualche ematoma ed escoriazione, ma le
conseguenze possono essere anche molto più gravi. Le cadute dell’anziano hanno implicazioni
varie e complesse: in termini generali infatti circa il 20% delle cadute richiede un intervento
medico, il 5-10% causa una frattura dell’anca e il 7% delle persone che hanno una frattura dell’anca
muore. Le cadute sono inoltre la seconda causa di trauma cranico (35%) e spinale (37%).
Un importante esito di caduta è la frattura del femore che si presenta nello 0,6% delle persone sotto
i 64 anni, sale al 10,8% per le persone sopra i 64 anni, al 12,9% per quelle sopra i 74 anni e al
14,2% per quelle sopra i 79 anni.

1.3.1 Fratture in genere: negli anziani le fratture rappresentano una conseguenza molto frequente
delle cadute. In particolare nel rischio in quanto tale, la frequenza delle cadute nel paziente di sesso
femminile è inferiore alle cadute occorse al paziente di sesso maschile, ma sopra i 75 anni la donna
subisce mediamente più fratture, in quanto le sue ossa sono spesso più fragili a causa della perdita
di calcio, conseguenza dell'osteoporosi che si verifica dopo la menopausa.
In seguito a ciò si possono ritrovare dolori cronici e compromissione delle capacità motorie.
1.3.2 Frattura al femore e all'anca:
Le cadute accidentali in casa sono la principale causa di frattura del femore nella persona anziana.
La persona anziana va incontro a frattura più di frequente a causa dell'osteoporosi, una patologia
che comporta la riduzione della forza delle ossa e le espone a un rischio maggiore di lesione.
La metà degli anziani che riporta una frattura di femore non è più in grado di deambulare ed il 20%
di essi muore, per complicanze, entro 6 mesi.
I sintomi della frattura del femore differiscono a seconda del punto di lesione. Generalmente la
frattura provoca:
• Dolore acuto e immediato, che si può irradiare verso l'inguine, ma può essere avvertito
anche all'altezza del ginocchio e della caviglia
• Sensazione di uno schiocco al momento del trauma
• Difficoltà a stare in piedi e a muovere la gamba
• Gonfiore
• Presenza di lividi e tumefazioni
• Deformazione e accorciamento dell'arto

1.3.3 Traumi cranici: shock accidentale che interessa il cranio, complicato o meno da lesioni
dell’encefalo. Con l’eccezione dei casi più benigni, caratterizzati soprattutto da dolore, ematoma o
ferita del cuoio capelluto, i traumi cranici possono essere all’origine di lesioni primarie (che
appaiono immediatamente) o secondarie (che si manifestano da qualche ora a vari mesi dopo il
trauma). Possono causare lesioni ossee, encefaliche, ematomi cerebrali. Possono insorgere deficit
motori e sensitivi, fino ad arrivare alla paralisi o perfino alla morte. Naturalmente se il paziente
cadendo urta la testa o riferisce di averla urtata, si rende necessario il ricovero ospedaliero per i
debiti controlli, anche se appare in buone condizioni, perchè i danni da trauma cranico possono
manifestarsi anche dopo molto tempo dalla caduta

1.3.4 Traumi vertebrali: Le lesioni alla colonna vertebrale possono causare una lunga sequela di
danni ortopedici, fisiatrici, neurologici e psicologici, fino alla morte o alla paralisi completa in
persone di ogni età, quindi anchein forme più gravi nell'anziano. Gli anziani con osteoporosi sono
soggetti a fratture vertebrali, anche dopo un movimento errato, magari per sollevare un peso oppure
se appunto subiscono una caduta con un impatto che in una persona più giovane non avrebbe grosse
conseguenze.
È possibile che la rottura sia causata da metastasi vertebrali oppure dall’assunzione di farmaci a
base di cortisone.
È abbastanza probabile una recidivia causata da scarsa densità di calcio nelle ossa.

1.3.5 Una caduta può avere anche gravi conseguenze indirette. La prognosi è particolarmente severa
per i pazienti che rimangono a terra per più di un'ora, sopratutto in un ambiente freddo, a causa del
pericolo di ipotermia e polmonite. Circa il 50% di questo gruppo di persone muore entro tre mesi
dalla caduta.

1.3.6 Conseguenze psicologiche della caduta: il timore che l'evento si verifichi o peggio si ripeta,
può indurre nell'anziano la sensazione di essere ancor più debole e indifeso, inducendo uno stato di
regressione e dipendenza e portando una persona potenzialmente ancora attiva alla scelta errata di
auto-confinarsi in casa rinunciando a svolgere le attività che prima amava, il che porterebbe ad un
instaurarsi, accelerarsi od aggravarsi di eventuali stati di demenza o di depressione, le quali,
paradossalmente, sono aggravanti per il rischio di cadute.

1.3.7 Mortalità: Il 50% degli ultra75enni che viene ricoverato per le conseguenze di una caduta
muore entro 1 anno dall’evento.
Lesioni non intenzionali sono la sesta causa di morte in Italia negli ulta75enni.
1.3.8 Classificazione di gravità delle cadute
- Minori: necessitano solo di cerotti, ghiaccio, pulizia delle ferite, farmaci topici
- Moderate: richiedono suture, steri-strips
-Maggiori: trattamento chirurgico, gesso, trazione, valutazione neurologica, valutazione internistica,
fratture (femore 58%/ polso 17%/ omero 6%).
- Mortali

Capitolo 2 Dove l'OSS può incontrare pazienti a rischio caduta

2.1 Assistenza domiciliare: il 40-50% dei pazienti anziani che vivono in casa cade almeno una volta
all’anno, si tratta dell'ambiente forse più difficoltoso da gestire, sia perché gli operatori sanitari vi
sono presenti per poco tempo e forse nemmeno tutti i giorni, sia perché l'anziano potrebbe
legittimamente opporsi ai cambiamenti che gli vengono suggeriti, ancorché essi siano per il suo
esclusivo beneficio, opponendo la pur legittima motivazione che quella è casa sua e pertanto vi fa
come vuole lui/lei. In questo caso occorre molta pazienza e discrezione, per convincere la persona
ad operare modifiche al suo ambiente di vita, se necessario cercando la complicità di eventuali
parenti e comunque si deve sempre operare per gradi e con cautela. Sicuramente non si può imporre
alcun cambiamento senza il consenso dei padroni di casa.

2.2 Ospedale: vista l'alta percentuale di cadute in ambito domestico non è pensabile che in ospedale
sia possibile eliminare completamente il problema. In ospedale le cadute possono costituire fino al
70% degli incidenti.
Oltre al Dipartimento di Geriatria, il quale è un insieme di reparti dedicati per le specifiche esigenze
sanitarie degli anziani, è possibile incontrare pazienti anziani, tra i quali anche quelli a rischio
caduta o ricoverati per le conseguenze di una caduta, anche in diversi reparti più generici: medicina,
ortopedia, cure intermedie, neurochirurgia e altri ancora.
Il ricovero può essere molto traumatizzante in quanto il paziente vi viene talvolta ricoverato
all'improvviso per malattia o infortunio, esso si trova così da un momento all'altro in un ambiente
completamente nuovo, il che potrebbe ulteriormente aumentare ansia e stress.
- Circostanze delle cadute in ospedale: la maggior parte delle cadute si verifica quando il paziente
cerca di alzarsi da solo per andare in bagno.
Si verificano:
nel 79,5% nelle camere dei pazienti
nel 11% in bagno
nel 9,5% nelle anticamere

2.3 Strutture per anziani: Le caratteristiche stesse dell'ospedale non consigliano, né consentono la
continuazione del ricovero del paziente superata la fase acuta della patologia, a questo scopo
esistono diverse tipologie di strutture per le diverse esigenze di convalescenza e riabilitazione del
paziente geriatrico, nonché per sollievo alla sua famiglia.

2.3.1 Residenze sanitarie assistenziali (RSA)


strutture residenziali dove possono essere svolti due due tipi di funzioni in moduli dedicati:
- Ricovero temporaneo in RSA: per riabilitazione o convalescenza dopo evento patologico acuto
qualora il percorso riabilitativo non possa essere effettuato al domicilio;
- Ricovero definitivo in RSA di Mantenimento o NAT (Non Autosufficienti Totali)
in caso di grave disabilità valutata dall'Unità di Valutazione Geriatrica ed impossibilità a rimanere al
proprio domicilio.
2.3.2 Residenze Protette per NAP (Non Autosufficienti Parziali)
strutture residenziali che erogano prestazioni di accoglienza socio-sanitaria adeguate ad anziani
portatori di livelli medio-lievi di disabilità

2.3.3 Strutture Semiresidenziali - Centri Diurni


Sono servizi rivolti ad anziani con vario grado di non autosufficienza, che per il loro declino
funzionale e/o cognitivo esprimono bisogni non sufficientemente gestibili al domicilio, ma non
ancora tali da richiedere un ricovero in una struttura residenziale socio-sanitaria. All'interno del
Centro Diurno vengono inoltre svolte attività di recupero funzionale sia motorio che occupazionale
e cognitivo.

Capitolo 3: Cosa l'OSS può fare per prevenire il rischio caduta


L'OSS sia in ospedale/struttura che al domicilio del paziente può fare davvero molto per prevenire
le cadute, sia intervenendo di persona sia informando, istruendo e consigliando il paziente e i suoi
congiunti e caregiver..
3.1 Ambiente: ostacoli ambientali a casa e in struttura, illuminazione, microclima e altri.
3.1.1 Domicilio: dato per assunto che al domicilio dei pazienti gli operatori sanitari devono sempre
usare massima discrezione, tuttavia alcuni cambiamenti sarebbero davvero necessari onde prevenire
i rischi più gravi, specie se l'anziano vive da solo o con un altro anziano. Ragion per cui alcune
piccole azioni e cambiamenti potranno essere compiute direttamente dall'OMS, per altre dovrà
essere l'utente o la famiglia a provvedere o comunque occorrerà il loro consenso, ma, sempre
usando discrezione e gentilezza, bisognerebbe fare il possibile nel convincerli.
Bisogna anzitutto controllare la disposizione del mobilio, accertarsi che non ci siano sedie o
poltrone troppo basse, mobili malfermi, rotti o con rotelle e infine che alcuni di essi non siano di
ostacolo al passaggio del paziente che magari deambula con girelli o bastoni, controllare i
pavimenti in cerca di eventuali piastrelle, assi o gradini scollati e tappeti scivolosi e in caso
consigliare vivamente alla persona o ai suoi congiunti di rimuovere, sostituire, spostare o riparare
tutto ciò che può costituire un pericolo. Se non fosse possibile spostare alcuni mobili, installarvi
almeno degli paraspigoli, facilmente reperibili in negozi di articoli per bambini o in farmacia.
Occorre poi sincerarsi che il paziente abbia a portata di mano o comunque ad un'altezza
ragionevole, tutto ciò di cui potrebbe avere bisogno durante la giornata (medicine, abiti, biancheria
da letto e personale, libri, riviste e occorrente per gli hobby, occorrente per i pasti, bevande, prodotti
per l'igiene personale e per le piccole pulizie...), evitando così che salga su sgabelli o scalette o che
comunque faccia movimenti avventati per procurarseli. Parimenti sconsigliare all'anziano di
chinarsi per raccogliere oggetti accidentalmente cadutigli per terra, esortandolo piuttosto a spostarli
con un bastone o una scopa in un angolo o sotto un mobile, dove non creino pericoli, in attesa che
qualcuno possa raccoglierli.
Potrebbe essere d'aiuto consigliare se possibile di installare ove lo si ritenga necessario (per
esempio nel percorso stanza da letto-bagno) dei corrimano cui la persona può appoggiarsi.
Controllare l'illuminazione, curando che non sia scarsa, né eccessiva, sostituendo eventuali
lampadine bruciate, controllando che il voltaggio sia sufficiente per illuminare bene la stanza e
accertandosi che lampade e faretti diano una buona luce, ma che la loro luce non vada a colpire
direttamente il viso della persona rischiando di abbagliarla, orientare fasci luminosi più in alto o più
in basso del volto della persona. Pericolo abbagliamento anche per pavimenti incerati che, oltre a
poter risultare scivolosi, potrebbero essere troppo lucidi riflettendo così la luce. Potrebbe essere
pure utile una piccola luce notturna in camera da letto per evitare che la persona, in caso
necessitasse di alzarsi durante la notte ed essendo assonnata, possa agitarsi se non trova gli
interruttori delle luci ordinarie.
Se si riscontrasse la necessità consigliare, specie in una casa ampia, di lasciare più di un bastone a
disposizione nelle diverse stanze frequentate, alcuni anziani percorrono senza difficoltà un certo
numero di metri per cui ritengono di poter fare a meno del bastone, ma poi si sentono troppo stanchi
nel proseguire o nel tornare indietro.
Le scale interne sono un altro argomento dolente per molti anziani, sia per il rischio di cadervi, sia
per la fatica nel percorrerle, in tal caso la soluzione può essere quella di verificare le possibilità di
trasferire lo spazio abitativo della persona al piano terreno.
In bagno, se l'anziano non vuol fare a meno dei tappetini, far almeno disporre, tappetini
antisdrucciolo davanti ai sanitari e naturalmente dentro la doccia o la vasca. Se se ne riscontra la
necessità consigliare di installare un alza-water, anche con maniglie laterali. Inoltre esortare la
persona a non eccedere nell'uso di prodotti schiumogeni e talco. Se è presente una vasca da bagno
classica, consigliare di sostituirla con una a sportello, che permette di entrarvi senza movimenti
azzardati, oppure con una meno dispendiosa ma altrettanto sicura doccia con sedile
In cucina pure disporre un tappetino antisdrucciolo davanti al lavabo e consigliare all'anziano di
mettere sul fuoco pentole e padelle evitando che i manici sporgano all'esterno col rischio di essere
accidentalmente scontrati, oltretutto vi è il pericolo di rovesciarsi addosso il contenuto che potrebbe
essere bollente.
In giardino, oltre a controllare l'integrità di mattonelle, terreno e gradini, accertarsi che l'erba sia
abbastanza corta e in caso contrario provvedere a farla rasare e controllare che eventuali attrezzi da
giardinaggio o altro non giacciano abbandonati per terra.
In commercio si trovano, ad ogni modo, piccoli apparecchi elettronici da portare al collo: in caso di
bisogno l'anziano, premendo un singolo grande pulsante, può mandare un messaggio preregistrato
di richiesta di aiuto anche a più numeri di telefono in successione, il dispositivo ripete l'invio finché
uno di essi non risponde.
- Se la persona desiderasse un animale da compagnia, procurarne uno di taglia piccola o medio-
piccola e di indole tranquilla, magari già adulto, con carattere formato, che dà più certezze e in caso
di persona ad alto rischio caduta sconsigliarle di portare personalmente il cane a passeggio, ma farlo
portare da qualcun altro.
- Se l'anziano desidera la compagnia di nipotini o altri bambini, essa è senza dubbio indicata, per via
dell'allegria, la vitalità e la serenità che i piccoli ispirano negli anziani e non solo, bisogna soltanto
consigliare ai familiari di sorvegliare costantemente la situazione, specie se si tratta di bimbi piccini.
- In caso di coabitazione con altri anziani, consigliare vivamente alle due persone, se una delle due
dovesse cadere, di non prendere personalmente alcuna iniziativa per rialzarla e chiamare subito in
aiuto figli, nipoti, badanti o altri, attendendo pazientemente il loro arrivo, coprendo con una coperta
di lana la persona a terra, per evitare che il freddo del pavimento, specie in inverno, possa nuocergli.
Bisogna anche consigliare loro attenzione particolare, specie quando uno dei due o entrambi
camminano con l'aiuto di ausili, che possono costituire pericolo di inciampo o di urto per l'altra
persona durante la deambulazione.

3.1.2 Ospedale e struttura


La Raccomandazione Ministeriale n. 13 per la prevenzione e la gestione della caduta del paziente
nelle strutture sanitariedelnovembre 2011, stima che “circa il 14% delle cadute in ospedale sia
classificabile come accidentale, ovvero possa essere determinato da fattori ambientali
(es.scivolamento sul pavimento bagnato), l’8% come imprevedibile, considerate le condizioni
fisiche del paziente (es. improvviso disturbo dell’equilibrio), e il 78% rientri tra le cadute
prevedibili per fattori di rischio identificabili della persona (es. paziente disorientato, con difficoltà
nella deambulazione) “. Si rileva pertanto come nel 92% dei casi, le cadute siano determinate da
problemi organizzativi per carenza strutturale o di “cattiva gestione“ del paziente da parte del
personale sanitario.
Per alcuni versi gestire il rischio caduta in ospedale o struttura può sembrare più facile, vuoi perché
la persona stessa spesso si muove con più prudenza, trovandosi in un ambiente a lei poco familiare,
vuoi perché l'ambiente stesso è progettato e approntato anche per minimizzare molti pericoli.
D'altro canto può però presentare altre difficoltà: il paziente proprio perché in ambiente a lui
estraneo potrebbe divenire eccessivamente ansioso e assumere comportamenti inconsulti, poi la
carenza di personale che si riscontra ormai in diversi ospedali e strutture potrebbe rendere
difficoltoso per i pochi operatori presenti gestire adeguatamente molti pazienti, senza contare che
ove si trovino anche utenti disorientati, il compito si fa notevolmente più arduo, si presenta così
l'esigenza, per la sicurezza degli utenti, di dover dare la priorità a certi compiti, piuttosto che ad altri
pur importanti.
In ogni caso quando giunge un nuovo paziente, bisogna, nelle normali procedure di anamnesi e
accoglienza e l'uso di protocolli per la valutazione del rischio caduta, mostrargli subito dove si
trovano gli ambienti di suo interesse: il bagno – sopratutto qualora esso non si trovasse all'interno
della sua stanza- la sala da pranzo, la sala TV/lettura. Bisogna inoltre mostrargli dove sono ubicati
gli interruttori delle luci nella sua camera e bagno, come accenderle e spegnerle e come regolarne
l'intensità, illustrargli l'uso del campanello, del quale ci si accerterà di frequente che sia alla sua
portata, funzionante e collegato alla presa di corrente, come anche il comodino, andrà sempre
lasciato accostato al letto, con sopra, o facilmente accessibile, tutto ciò che potrebbe occorrere o
desiderare la persona durante la giornata e la notte: acqua e bibite, cibo per spuntini, occhiali,
salviette intime o rinfrescanti, fazzoletti, tovaglioli, letture, telefono cellulare, radio, bastoni,
pantofole, biancheria personale, se il letto è in possesso di una pulsantiera per regolarne altezza e
inclinazione, bisogna invitare il paziente a non toccarla e a farsi aiutare dal personale qualora
volessero cambiare posizione. Naturalmente anche il campanello sarà sempre lasciato a portata di
mano della persona, dopo averne illustrato l'uso. I presidi dotati di ruote dovranno essere bloccati.
Il personale di pulizia deve poi sempre aver cura di segnalare i pavimenti bagnati con l'apposito
cartello che dovrebbe sempre ricevere in dotazione.
- In caso di paziente ad alto rischio caduta, oltre a tutto quanto scritto sopra, bisogna sconsigliargli
fortemente di scendere da solo dal letto, ma esortarlo a chiamare piuttosto il personale in suo aiuto,
il quale a sua volta cercherà di arrivare il prima possibile, per evitare che il paziente, stanco di
attendere assistenza si alzi da solo.
- In caso di incontinenza se essa è forte e il rischio caduta è alto, porre il paziente il più vicino
possibile al bagno oppure sistemare una comoda vicino al letto, se è possibile individuare i suoi
orari di massima per l'eliminazione e accompagnarvelo regolarmente in bagno, soprattutto prima del
riposo notturno. Valutare anche di applicare un pannolone durante la notte. Istruire i pazienti maschi
ad urinare da seduti.
- Se il paziente non è orientato, oltre a quanto scritto nei due precedenti capoversi, potrebbe rendersi
necessario, come extrema ratio, di valutare una qualche forma di contenzione, quale per esempio
l'applicazione delle sbarre totali al letto, ma di questo delicato e controverso argomento, parlerò in
un capitolo specifico, non essendo mai comunque una decisione presa dall'OSS.

3.2 Ausili per la deambulazione


Occorre controllarli, nuovi o usati che siano, prima del primo uso e comunque spesso in cerca di
eventuali difetti di fabbricazione o conseguenti l'usura. Bastoni, girelli e deambulatori devono
essere della misura e della tipologia adeguata all'utilizzatore, quando fossero regolabili ci si deve
accertare che viti e rotelle di regolazione siano ben stretti. Bisogna poi spesso controllare che i
manici o ascellari siano ben saldi e in caso contrario provvedere a fissarli o se non possibile, alla
sostituzione dell'ausilio. Esaminare regolarmente eventuali ruote per controllare, oltre alla loro
integrità, che scorrano in modo fluido e che nell'alloggiamento non vi sia accumulata sporcizia,
quale lanugine o peli animali, che potrebbe ostacolarne la corretta rotazione ed eventualmente
procedere alla pulizia, sostituire sempre gli ausili le cui ruote si rivelassero malferme e a rischio di
staccarsi, senza tentare riparazioni di fortuna. Parimenti se un bastone dovesse per qualsiasi ragione
incrinarsi, scheggiarsi o spezzarsi, evitare rattoppi con colle o scotch, ma sostituirlo o farlo
sostituire il prima possibile. Possibilmente preferire carrozzine con braccioli e poggiapiedi
ripiegabili od estraibili.
3.3 Abbigliamento
Nella vestizione controllare che pantaloni, gonne e vestaglie non siano tanto lunghi da toccare terra
e finire sotto ai piedi della persona, con pericolo di inciampo. Stessa cosa in caso di indumenti
troppo ampi, il cui rischio è che si impiglino nelle sporgenze. Specie in estate prestare attenzione ai
tessuti acrilici, non traspiranti e quindi a rischio di colpo di calore, oltre che molto infiammabili, se
indossati per esempio mentre si cucina.
Nella stagione estiva, quindi, per prevenire danni da calore, preferire sempre abiti in tessuti naturali
come cotone e lino, che assorbono agevolmente il sudore e aiutano il corpo a regolare e mantenere
la giusta temperatura. Essi siano possibilmente di colore chiaro e non troppo aderenti.
Molti tessuti acrilici di scarso valore d'altronde sono sconsigliabili anche in inverno sempre a
motivo della loro incapacità di regolare lo scambio di temperatura con l'ambiente, per cui si
rischiano facilmente infreddature. Nella stagione fredda far indossare abiti in lana, flanella, pile o
tessuti misti di buona qualità.
Attenzione poi anche alle calzature, che dovranno essere chiuse sulla parte posteriore, non ciabatte,
quindi, ma calzature intere o sandali chiusi, accertandosi che siano regolabili, morbidi e abbastanza
elastici, con suola di gomma antiscivolo, indossate correttamente, non a modo di ciabatta e infine
del numero giusto, non troppo larghe, per evitare che sfuggano camminando e non troppo strette e
dure, perché non ostacolino la circolazione e non inducano la persona ad indossarle scorrettamente.
Evitare assolutamente di far indossare al paziente ogni indumento a rischio e farsene procurare di
più idonei, poi consigliare fortemente all'utente o ai familiari di riparare, anche con mezzi rapidi e
facili quali orli termoadesivi ormai facilmente reperibili in mercerie, mercati e supermercati, alcuni
metri di questo nastro costano pochi euro, le calzature, se ne vale la spesa, possono essere riadattate
dal calzolaio, con aggiunta di suole di gomma antisdrucciolo o di cinghini per renderle più sicure.
Se non ne è possibile la modifica, eliminare senza indugio, abiti e calzature inadeguati e procurarne
di più idonei.
Se il paziente fosse portatore di pannolone, controllare sempre che esso sia indossato correttamente.

3.4 Alimentazione, idratazione, uso di farmaci.


Pressoché ogni farmaco esistente, non solo quelli di sintesi, ma anche quelli a base naturale, che il
paziente potrebbe assumere di propria iniziativa o su consiglio del farmacista o dell'erborista,
presenta possibili effetti collaterali, di cui ogni operatore sanitario non può non tenere conto, né
tanto meno astenersi dal mettere in previsione. Ciò naturalmente vale anche in caso si stia valutando
un rischio di caduta.
Nel nostro caso molti farmaci come per esempio i diuretici e gli antipertensivi possono indurre stati
di disidratazione, che diminuisce il volume del torrente sanguigno causando una catena di sintomi
quali debolezza, aritmie, capogiri e quindi ipotensione con conseguenti svenimenti.
Nei climi caldi medicinali come antispastici, antistaminici, ancora i diuretici e molti farmaci per il
cuore, possono ridurre la sudorazione con conseguente pericolo di colpi di calore.
L'acido acetilsalicilico, è poi un buon rimedio per molti malanni, ma è anche noto che preso con
continuità distrugge grandi quantità di vitamina C, ragione per cui in commercio se ne trova anche
una versione arricchita proprio con questo indispensabile micronutriente.
In tutti questi casi viene in aiuto una adeguata alimentazione, ricca di frutta e verdura, anche in
forma di minestre, spremute, frullati, centrifugati e qualsiasi forma possa invogliare la persona ad
assumere vegetali, i quali se consumati freschi ed in stagione, oltre che essere più gustosi ed
economici, forniscono maggiori quantità di vitamine, specie A, C ed E e minerali, specie di potassio
e magnesio, molto importanti per mantenere la corretta idratazione dell'organismo, ragione per la
quale, in estate, si potrebbe anche valutare l'eventualità di aggiungere un poco più di sale nel cibo,
naturalmente in assenza di controindicazioni specifiche, quali per esempio ipertensione.
I carboidrati integrali, se graditi, oltre a favorire la mobilità intestinale grazie ad un maggior
contenuto di fibre, forniscono altre importanti quote di minerali, come ferro e magnesio, e vitamine,
specie del gruppo B, e in molti casi possono essere consumati anche in caso di diabete dal momento
che aiutano a regolare la glicemia.
Circa l'apporto di ferro, si parla spesso di carni rosse, ma pochi sanno che esso è contenuto, pur in
quantità minore, anche nelle carni bianche – pollo, tacchino, coniglio- più digeribili e meno costose
di quelle bovine e suine. Discrete quantità di ferro sono contenute anche in alcuni vegetali come
prezzemolo, barbabietole e carciofi.
Quanto all'idratazione ci si dovrebbe accertare che l'anziano riesca a bere almeno un litro di acqua
al giorno in inverno e non meno di un litro e mezzo in estate. Il termine acqua non deve essere preso
alla lettera, in quanto se l'anziano non gradisse di berne molta, essa può essere integrata da
spremute, centrifugati, brodo anche freddo, latte parzialmente scremato, tè leggero, caffè d'orzo e
infusi vari caldi e freddi. Si può anche provare ad aggiungere all'acqua una spruzzata di limone o
qualche foglia di menta, o, a meno di controindicazioni, anche poco zucchero o sciroppo, per
conferirle profumo e gusto più invitanti.
Le bevande gassate e molto zuccherate andrebbero abolite e comunque non rientrano nel computo
di idratazione, se proprio la persona desidera berne, cercare di moderarne la quantità e diluirle.
Caffè, tè carico e bevande contenenti cacao, così come gli alcolici, non vanno parimenti nel calcolo
di idratazione e vanno consumati con moderazione, visto il loro blando effetto diuretico, in caso il
paziente desiderasse del vino, se non controindicato dal medico, gli si può somministrare, sempre in
modica quantità. Consigliabile monitorare l'idratazione, anche per iscritto se necessario,
accertandosi che la persona beva minimo un bicchiere del liquido che più gradisce almeno ogni due
ore, per un totale di otto bicchieri al giorno..

3.5 Mobilizzazione
L'operatore deve evitare ogni volta che sia possibile sforzi non necessari, soprattutto alla schiena,
non solo per salvaguardare la propria salute, ma anche perché un suo improvviso infortunio o
perdita di equilibrio potrebbe causare la caduta del paziente.
A questo scopo:
- Non movimentare da soli pazienti troppo pesanti e poco collaboranti, ma ricorrere all'aiuto di un
altro operatore ed usare sempre gli ausili per la movimentazione, quando presenti.
- Assumere una postura stabile, allargando la base di appoggio con le gambe aperte alla larghezza
delle spalle, parallele o una davanti all'altra, addominali e glutei contratti.
- Indossare calzature ed abbigliamento idonei al lavoro svolto.
- Se possibile non sollevare, ma tirare, spingere, rotolare il paziente e quando fosse necessario
sollevare, alzarlo il minimo indispensabile.
- Scaricare il peso dalla schiena appoggiando ginocchio o mano sul letto.
- Mantenere il busto più eretto e in asse possibile, non piegarlo per chinarsi in avanti, ma piegare le
gambe, non effettuare mai torsioni, ma fare perno sui piedi.
- Usare più possibile la forza delle braccia, delle gambe e del bacino, anziché della schiena.
- Tenere la persona da sollevare il più possibile vicina al proprio corpo, se essa è collaborante,
l'operatore può invitarla a cingergli i fianchi o le spalle con le sue braccia.
- Prima dello sforzo inspirare e contrarre addominali e glutei
- Coordinarsi bene con i colleghi con cui si sta svolgendo l'operazione
Parimenti l'operatore, sempre per assicurarsi di non avere cali di energie fisiche che potrebbero
provocargli capogiri o subitanee carenze di forza muscolare, deve sempre nutrirsi e idratarsi a
sufficienza per tutto l'arco della giornata.

3.6 Temperatura e umidità


La ventilazione è un argomento molto importante. Con il termine ventilazione si intende il ricambio
d'aria in un ambiente chiuso. L'importanza si configura anche e sopratutto dal punto di vista
igienico, in quanto l'aria fresca proveniente dall'esterno è più ricca di ossigeno, diminuisce la
quantità di polvere e allergeni -a causa di una allergia l'anziano può cadere in seguito a di colpi di
tosse o starnuti- e patogeni nell'ambiente, può riequilibrare umidità e temperatura e fare uscire odori
sgraditi come quelli della cucina o del bagno.
In estate ventilatori e condizionatori possono essere preziosi alleati per prevenire colpi di calore, ma
vanno usati seguendo alcune semplici regole. I primi vanno regolati a velocità non eccessiva e non
puntati fissi addosso alla persona, bensì fatti roteare in modo da muovere l'aria in tutto l'ambiente,
difatti il movimento d'aria provocato da questi apparecchi non abbassa la temperatura ambientale,
ma in compenso conferisce una maggiore dispersione del calore corporeo, dando così modo alla
persona di meglio sopportare temperature alte. Circa i condizionatori curare invece che siano
regolati ad una temperatura di 5, massimo 10 gradi inferiore a quella esterna. Tutto questo per
evitare i già citati danni da temperatura troppo fredda, in questo caso causati dagli sbalzi, che
possono, a loro volta costituire un'aggravante per il rischio caduta. In mancanza di ventilatori e
condizionatori per rinfrescare l'ambiente, si possono tenere tapparelle o persiane chiuse o le tende
tirate e i vetri aperti per schermare la luce solare facendo passare solo l'aria. Consigliare comunque
alla persona di non uscire di casa tra le ore 11 e le 17 orario che in caso di temperature e umidità
molto elevate, specie in piena città, potrebbe dover estendersi dalle ore 10 fino alle 18.
In inverno bisogna parimenti accertarsi che la casa sia sufficientemente riscaldata, indicativamente
sui 18°, temperatura che potrebbe richiedere di essere un poco aumentata in caso di forte umidità
ambientale che aumenta il freddo percepito e quindi il pericolo di ipotermia. Si definisce ipotermia
la condizione nella quale la temperatura centrale dell'organismo scende al di sotto dei 35°. Non
bisogna comunque, neppure nella stagione fredda, trascurare il ricambio di aria, specie se in casa è
presente una persona affetta da raffreddore o influenza, per evitare che i patogeni ristagnino,
ritardando la guarigione della persona malata e aumentando i rischi per l'altra.

3.7 Comunicazione OSS-paziente e congiunti: insegnare e informare


L'esperienza dimostra come in molti ambiti l'OSS sia l'operatore sanitario con cui il paziente e i suoi
congiunti hanno più propensione al dialogo, a chiedere consigli, a confidarsi. Questo è dovuto
principalmente al fatto che le mansioni dell'OSS lo portano ad interagire direttamente con il
paziente più volte durante la giornata. L'OSS, oltre ai compiti di gestione tecnico-alberghiera del
reparto/istituto, si occupa principalmente del benessere fisico e psichico dell'assistito, lo aiuta e
talvolta lo sostituisce nell'assunzione del cibo, nella pulizia del corpo, nella vestizione, nella
mobilizzazione, si occupa che il letto, con tutte le sue attrezzature, sia pulito e ben fatto, che in
qualsiasi situazione e in ogni momento il paziente stia comodo, che l'ambiente presenti la giusta
luce e temperatura e sia tranquillo, insomma l'OSS instaura un rapporto di intimità e vicinanza col
paziente e i suoi cari, per cui l'educazione/informazione sanitaria, anche nell'ambito della sicurezza,
sarà uno dei suoi compiti principali, per cui verrà spesso e volentieri ascoltato, quando non
spontaneamente interpellato.

3.8 Contro la paura di cadere


II medico curante o altro operatore deve chiedere all’anziano se ha paura di cadere: qualora questi
dichiarasse di averne, potrebbero essere opportuni sia un approfondimento delle ragioni che portano
a questa paura sia un supporto psicologico e pratico.
Valutare le caratteristiche psicometriche dei soggetti anziani utilizzando i metodi disponibili al fine
di misurare la paura di cadere nei soggetti. Si può ritenere che la ”Tinetti Balance” sia il migliore
strumento per misurare la paura di cadere

3.9 Contenzione, si o no?


Premesso che non vi sono evidenze che la contenzione protegga i pazienti ospedalizzati dalle cadute
e, anzi, in diversi casi potrebbe perfino aumentare i relativi rischi, esaminiamo questo delicato
argomento, qualora l'equipe decida che, per la sicurezza del paziente, non vi sia altra scelta che di
applicare un qualche tipo di contenzione, provvedimento che va comunque considerato come la
scelta di un male minore, rispetto alle possibili conseguenze che la sua mancata applicazione
potrebbe comportare.

3.9.1 Cosa è la contenzione e come si applica


L’indicazione della contenzione è principalmente un atto medico prescrittivo (di carattere
prevalentemente terapeutico), che deve valutare anche le eventuali controindicazioni e gli effetti
collaterali. La contenzione non dovrà mai essere applicata come atto alternativo alle emergenze
gestionali o di assistenza (carenza di personale, difficile organizzazione).
Al soggetto contenuto dovranno essere garantite idonea sorveglianza ed assistenza.
Si è manifestato l’esigenza di analizzare approfonditamente le problematiche giuridiche, etiche e
cliniche connesse alla contenzione fisica, allo scopo di dotare le UU.OO. di protocolli da
condividere e che consentano una gestione di migliore qualità dell’assistenza ai pazienti, per i quali
si giudichi necessario il ricorso, seppure temporaneo, alla contenzione fisica. I protocolli
rappresentano uno strumento indispensabile per garantire un processo assistenziale efficace e
rispettoso della dignità del paziente e soprattutto: assicurare un’omogeneità di comportamenti
nell’applicazione e nel monitoraggio della contenzione.
Al momento del ricovero del paziente l’infermiere compila la scheda di valutazione del
rischio cadute. In base al risultato ottenuto (medio o alto rischio cadute), se necessario il
posizionamento delle sponde intere, l’infermiere deve informare il medico il quale prescriverà
il posizionamento delle sponde sul diario clinico. La prescrizione è di competenza del medico,
o, in situazione di emergenza, dell’infermiere, previa ratifica del medico nel più breve tempo
possibile Inoltre, si provvederà a fare firmare il consenso informato non oltre le 24 ore precedenti
l’inizio del trattamento stesso. Si dovranno informare della decisione presa e del suo significato il
soggetto da contenere (se in grado di comprendere) e/o i familiari/tutore. Se necessario spiegare
l’importanza e la necessità dell’applicazione, tranquillizzando il paziente.
Il consenso deve essere firmato congiuntamente dal medico e dal paziente/tutore, indicando
chiaramente:
- giorno
- ora
- tipo di contenzione
- finalità della contenzione
- modalità e tempi di posizionamento.
La contenzione non può essere imposta per più di 12 ore consecutive, salvo che non lo richiedano le
condizioni del soggetto. Il modulo deve inoltre contenere una dichiarazione esplicita da parte
del paziente sulla chiarezza delle informazioni ricevute.
L’infermiere provvederà a riportare le annotazione sul diario infermieristico e, durante il periodo di
contenzione il paziente deve essere rivalutato ogni 3/4 ore per l’eventuale insorgenza di effetti
dannosi direttamente attribuibili alla contenzione. Devono essere utilizzati mezzi autorizzati e
il personale deve essere istruito sull’uso, rimuovendo la restrizione se non più necessaria. Al
termine del trattamento, rimozione del mezzo di contenzione.

3.9.2 Possibili effetti negativi


- effetti psichici: ansia, frustrazione, paura, agitazione, senso di impotenza, umiliazione, senso di
abbandono, rabbia.
- effetti fisici diretti: lesioni cutanee, nervose, ischemiche, asfissia, morte. Provocati dalla pressione
esterna del dispositivo.
- effetti fisici indiretti: alterazioni della sfera cognitiva e nei contatti sociali, diminuzione della
mobilità, lesioni da pressione, incontinenza urinaria e fecale, cadute con lesioni gravi, ipotonia e
ipotrofia muscolare.
3.9.3 Aspetti normativi sulla contenzione fisica
- Principio di inviolabilità della libertà personale (art. 13 Costituzione italiana)
- Consenso all’atto terapeutico (art. 32 Costituzione italiana)
- Chiunque abusa di mezzi di contenzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua
autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, cura o vigilanza, ovvero per l’esercizio di una
professione, è punibile, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente (…)”
(art. 571 Codice penale)
- Difesa della libertà e della dignità della persona (art. 2 Codice deontologico dell’infermiere, art. 5
Codice deontologico del medico).
- L’infermiere si adopera affinché il ricorso alla contenzione fisica e farmacologica sia evento
straordinario e motivato, e non metodica abituale di accudimento.
- Considera la contenzione una scelta condivisibile quando vi si configuri l’interesse della persona e
inaccettabile quando sia una implicita risposta alle necessità istituzionali. (art. 4.10 Codice
deontologico)
- L’uso non giustificato dei mezzi di contenzione potrebbe anche tradursi in accusa di aggressione e
violenza. (art. 610 Codice penale)
-“Va dall’altro canto ricordato che se ricorrono gli estremi dello stato di necessità (art. 54 Codice
penale), la misura di contenzione (sempre proporzionale al pericolo attuale di un danno grave non
altrimenti evitabile) non solo può, ma deve essere applicata se non si vuole incorrere nel reato di
abbandono di incapaci” (art. 591 Codice penale).

3.9.4 Aspetti giuridici della contenzione fisica.


Il principale riferimento di legge specifico sulla contenzione rimane l’art. 60 del R.D. n° 615
del 1909: “Nei manicomi debbono essere aboliti o ridotti ai casi assolutamente eccezionali i
mezzi di coercizione degli infermi e non possono essere usati se non con l’autorizzazione
scritta del direttore o di un medico dell’Istituto. Tale autorizzazione deve indicare la natura
del mezzo di coercizione.”
Tuttavia, riferimenti giuridici di portata più generale, e riguardanti l’insieme dei trattamenti
sanitari, sono contenuti nell’articolo 32 della Costituzione, che recita: “La Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti”.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di
legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
La contenzione fisica della persona assistita, che si configura come atto coercitivo e quindi
in contrasto con la libertà della persona, è ammessa solo nei casi nei quali essa possa
configurarsi come provvedimento di vigilanza, di custodia, di prevenzione o di cura, quindi
solamente allo scopo di tutelare la vita o la salute della persona a fronte di una condizione di
incapacità di intendere e di volere che renda di fatto inattendibile ogni scelta o manifestazione di
volontà del soggetto.
Il Codice Penale, infatti, prevede situazioni nelle quali la contenzione è giustificata...
art. 51 c.p., ‘Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere’;
art. 54 c.p., ‘Stato di necessità’
...o è dovuta:
art. 589 c.p., ‘Omicidio colposo’;
art. 590 c.p., ‘Lesioni personali colpose';
art. 591 c.p., ‘Abbandono di persone minori o incapaci’.
Qualora la contenzione fosse ingiustificata perché sostenuta da motivazioni di carattere
disciplinare o per sopperire a carenze organizzative o, ancora, per convenienza del personale
sanitario, si possono configurare i reati di:
sequestro di persona (art. 605 c.p.),
violenza privata (art. 610)
maltrattamenti (art. 572).
Qualora, per l’uso dei mezzi di contenzione, si verificassero danni alla persona (lesioni
traumatiche, asfissia, patologie funzionali ed organiche), si potrebbero configurare altre ipotesi di
reato:
per responsabilità colposa (art. 589 c.p.,
‘Omicidio colposo' e 590 c.p.,
‘Lesioni personali colpose’ o per violazione dell’art. 586 c.p. (‘Morte o lesioni come conseguenza
di altro delitto).

3.9.5 Aspetti deontologici della contenzione fisica


In ambito professionale, si possono ritrovare specifiche indicazioni di natura deontologica relative
alla contenzione, a cominciare da quanto previsto dal Codice deontologico degli infermieri,
promulgato nel maggio 1999. L’art. 4.11 recita, infatti: “L’infermiere si adopera affinché il ricorso
alla contenzione fisica e farmacologica sia evento straordinario e motivato, e non metodica
abituale. Considera la contenzione una scelta condivisibile quando vi si configuri l’interesse della
persona e inaccettabile quando sia una implicita risposta alle necessità istituzionali”.
Dunque, per non incorrere nei reati di cui al precedente paragrafo e per adempiere allo spirito ed
alla sostanza del dettato deontologico che la stessa professione si è dato, l’adozione di un
trattamento che contempli una pratica di contenzione deve essere correttamente motivata e
documentata.
La contenzione fisica deve essere limitata a circostanze eccezionali:
1. Quando il comportamento dell’ospite rappresenti un immediato pericolo per se o/e per
altri e la contenzione si dimostri la scelta più attuabile.
2. Auto ed eterolesionismo.
3. Protezione di presidi medicali.
4. Soggetto esposto a caduta conseguente ad ogni tentativo di alzarsi e camminare.
5. Stato di incoscienza o ebbrezza.
6. Periodo pre o post sedazione.
7. Trasporto con barella.
8. Mantenimento della corretta postura in soggetti con deficit psicomotorio che necessitano
di stabilità
9. Protezione di presidi medicali necessari per il benessere dell’ospite.

3.9.6 Ruolo dell'OSS


Come abbiamo visto la prescrizione della eventuale contenzione, così come dell'interruzione del
trattamento e la sua tipologia è responsabilità del medico, mentre solo in caso di emergenza può
essere decisa dall'infermiere.
Responsabilità dell'OSS sarà invece la sua gestione, nel rispetto delle regole di cui sopra, in
autonomia perseguirà quindi il comfort e la sicurezza del paziente, egli controllerà sovente che le
contenzioni non siano troppo larghe, il che permetterebbe al paziente di disfarsene o di procurarsi
distorsioni e lussazioni nel tentativo di liberarsene, né troppo strette, causa rischio di lividi, lesioni,
blocchi della circolazione. Naturalmente si occuperà anche dell'igiene di tali presidi, in quanto
facenti parte dell'unità del malato, inviandole in lavanderia opportunamente confezionate o
sanificandole e di controllare regolarmente che esse siano integre. L'OSS può e deve informarsi
sull'esatta modalità di prescrizione e gestione delle contenzioni e quindi, come ogni altro operatore,
deve poter avere accesso al registro che riporta tutti i dati inerenti.
Mentre nella collaborazione con le altre figure, può essere richiesto un suo parere circa
l'applicazione e/o la rivalutazione del provvedimento e nel richiedere l'acquisto o il reintegro dei
presidi atti a questo scopo, anche perché in alcune tipologie di strutture egli è spesso l'unica figura
professionale presente fisicamente per tutte le 24 ore.
Capitolo 4: La valutazione del rischio e la gestione delle cadute
4.1 Test e scale di valutazione del rischio di caduta
Va tenuto innanzitutto presente che:
• l’attribuzione di punteggi di rischio di caduta non è mai l'aspetto più importante nella politica
di prevenzione delle cadute
• una verifica diretta che identifichi e tratti fattori di rischio modificabili è maggiormente efficace
• anche il miglior strumento potrebbe sottostimare o sovrastimare il rischio / previsione di caduta
• qualsiasi strumento si utilizzi è necessario testarlo nello specifico contesto di cura
• se si utilizzano strumenti di identificazione pazienti a rischio, è comunque necessaria una seconda
valutazione durante la degenza se lunga per individuare fattori di rischio modificabili.
Lo screening del rischio è un metodo efficace per identificare le persone a rischio di caduta. Questa
valutazione dovrebbe essere effettuata su tutte le persone ammesse in ambienti di cura per acuti di
carattere generale, medico, chirurgico, riabilitativo, entro 24-48 ore e qualora le condizioni del
paziente si modifichino. La valutazione del rischio deve essere effettuata mediante uno strumento
standardizzato, quale la scala di Conley e mediante la valutazione clinica del professionista, che è
un elemento irrinunciabile nella definizione del rischio di caduta, in quanto nessuno strumento di
valutazione del rischio, da solo, è in grado di identificare tutte le persone a rischio o tutti i fattori di
rischio. È necessaria una valutazione specialistica per avere informazioni cliniche dettagliate
relative a specifici fattori di rischio, come base per l’identificazione degli interventi necessari.
Anche se non esistono evidenze sufficienti per definire la superiorità di un test rispetto ad un altro,
il test denominato Get up and go risulta semplice e molto rapido, richiede meno di un minuto e ne
ho apprezzato personalmente la validità essendomi capitato di supportare un neurochirurgo che lo
ha attuato su una paziente. Per eseguire l’esame il paziente viene invitato ad alzarsi da una sedia
senza utilizzare le braccia (se è in grado di farlo), a camminare in una direzione per 3 metri,
voltarsi, ritornare alla sedia e sedersi. Quando il paziente evidenzia uno scarso equilibrio oppure
non riesce ad alzarsi dalla sedia senza usare le braccia, si è probabilmente in presenza di un deficit
di forza muscolare, ed è necessaria una valutazione più approfondita. Dal punto di vista dei tempi di
esecuzione, un soggetto di età compresa tra 60 e 69 anni dovrebbe essere in grado di completare il
test in un tempo massimo di 9 secondi, mentre in soggetti di età compresa tra 70 e 79 anni o tra 80
ed 89 anni i tempi massimi di esecuzione sarebbero invece pari, rispettivamente, a 10,2 secondi ed a
12,7 secondi. Il riscontro di tempi superiori indica la necessità di un’ulteriore valutazione.

4.2 Come l'OSS interviene in caso di caduta fortuita


• Chiamare un infermiere o meglio ancora un medico in aiuto, sempre e subito.
• Chiedere al paziente quale parte del corpo è stata interessata alla caduta
• Evitare movimenti inutili
• Immobilizzare la parte nella posizione in cui si trova, bloccando le articolazioni a monte e a
valle, utilizzando anche mezzi di fortuna
• Non fare diagnosi!
• Non tentare di ridurre la frattura. Su quelle esposte, coprire con un telo pulitissimo, senza
disinfettare e senza manipolare – CHIAMARE IL 118
• Con sospetta frattura della colonna vertebrale può esserci la lesione del midollo spinale!
NON MUOVERE L’INFORTUNATO! NO PLS! - CHIAMARE IL 118
• Se presenti sangue e traumatismi: se si palesa emorragia arteriosa comprimere l'arteria
interessata a monte della lesione e nei punti in cui possa essere facilmente comprimibile..
• Se vi è perdita di coscienza: porre il paziente su un piano rigido (es. il pavimento),
controllare e mantenere la pervietà delle vie aeree, controllare il polso radiale (parte interna
dell'avambraccio, circa 3 cm sotto il pollice) e in assenza di questo il polso carotideo (parte
più alta del collo, qualche cm a lato della trachea) e in assenza anche di questo procedere
con la RCP (rianimazione cardiopolmonare) e contemporaneamente chiamare o far chiamare
soccorso qualificato.
• In ospedale o struttura il paziente andrà preventivamente istruito, in caso di caduta, di
chiamare subito aiuto dal personale senza tentare di rialzarsi da solo.
• Documentare l’evento compilando la scheda di segnalazione
• Sorvegliare la persona caduta per complicanze tardive in caso di trauma cranico,
frattura e paziente demente, confuso / disorientato
• Al momento appropriato discutere con la persona assistita e con i familiari/care- givers sui
fattori che hanno portato alla caduta e se possibile modificarli immediatamente.
• Considerare il paziente a maggior rischio di caduta e modificare il programma di
prevenzione per attuare interventi sui fattori di rischio caduta;

4.3 Partecipazione e aderenza dei pazienti ai programmi di prevenzione:


L’aderenza ai programmi di prevenzione dipende sia da fattori psicologici sia dalla modalità di
somministrazione di questi programmi. Tra i fattori psicologici che possono ostacolare il successo
dell’intervento vi sono una scarsa percezione della propria capacità o dell’abilità nell’intraprendere
alcune componenti del programma, la paura di cadere, o viceversa la negazione o la sottostima del
rischio di cadere, così come una malattia o difficoltà relativa all’uso di dispositivi di supporto. E’
opportuno quindi agire soprattutto su questi punti per rimuovere gli ostacoli che si oppongono al
desiderio di partecipare al programma di prevenzione delle cadute. E’ dimostrato invece che ha
meno difficoltà a partecipare a questi programmi chi gode di buona salute, ha fiducia nelle proprie
capacità di eseguire esercizi fisici e ha già esperienza di attività fisiche.
Ingredienti importanti dei programmi di prevenzione che sembrano migliorare la partecipazione
comprendono invece le visite a domicilio, il monitoraggio telefonico della persona, l’inclusione di
modelli con partecipazione di pari, la frequenza e l’intensità moderata dell’esercizio (per esempio,
camminare 2-3 volte alla settimana), la chiara percezione del fatto che l’attività sia importante,
benefica e divertente per i partecipanti.

4.4 L'importanza di muoversi.


E' noto come il movimento del corpo, per camminare e svolgere piccoli lavori, permette non solo di
conservare l'apparato locomotore in buone condizioni, irrobustendo le ossa, tonificando i muscoli e
lubrificando le articolazioni, ma anche perchè durante l'attività motoria si liberano nel cervello
sostanze oppioidi chiamate endorfine, che producono un effetto analgesico, ossia riducono il dolore.
Il movimento permette quindi di mantenersi mentalmente attivi, aiuta a vincere ansia e depressione,
mette di buon umore e facilita l'instaurarsi di rapporti sociali e ultimo, ma non ultimo, permette alla
persona di sentirsi ancora utile e parte attiva della famiglia e della società. Si viene così a creare un
circolo virtuoso che incoraggerà la persona a ripetere questi gesti e la aiuterà quindi a rimanere
attiva e in salute ancora più a lungo. Tutti questi vantaggi vanno sempre illustrati, così che la
persona abbia una motivazione ulteriore nell'attivarsi.
L'OSS dovrà quindi stimolare la persona a muoversi, anche se avesse bisogno di ausili per la
deambulazione, sfruttando le capacità residue. Ciò permetterà di acquisire sicurezza nei movimenti,
riducendo così il rischio di cadere.
Conclusioni
Lo scopo principale dell'OSS in questo ambito, proprio come in tutti gli altri ambiti assistenziali, è
fare si che il paziente conservi ancora per molto tempo la sua autonomia totale o parziale, oppure
sfrutti a pieno le sue capacità residue o se possibile riesca addirittura a recuperarle completamente
od almeno in parte. Il mantenimento del paziente al proprio domicilio, il più a lungo possibile ha
esattamente questo scopo, in quanto il ricovero in struttura rappresenta una importantissima e
pesante delega e dovrebbe essere attuato solo qualora si siano precedentemente valutate tutte le
possibili alternative. D'altronde è noto come nelle persone più sensibili anche pochi giorni di
ricovero ospedaliero, possano essere traumatizzanti, ancorché necessari.
Perché questa autonomia si mantenga per davvero, il personale sanitario deve fare sempre in modo
che il paziente sia protagonista di quello che fa e non si assoggetti passivamente alle istruzioni e ai
consigli fornitigli. In ciò non bisogna esitare anche nel richiedere la collaborazione del paziente
stesso, responsabilizzandolo e facendo capire che la sua collaborazione è necessaria e insostituibile
per la miglior riuscita possibile dell'assistenza prestatagli. Altrettanto importante è chiedere ed
ottennere la compliance di familiari e badanti.
A tale scopo alcuni progetti di prevenzione delle cadute contemplano la presenza e quindi la
specifica formazione di OSS dedicati.
Gli anziani hanno quindi bisogno di stimolo continuo per essere motivati a muoversi, perché con
l'età tale attitudine tende a perdersi, per diverse ragioni che abbiamo visto.
Alcune cose che verranno dette loro potranno suonare strane, ma con pazienza, dialogo e fermezza
si riuscirà a convincerli che a fronte di un costo iniziale in termini di tempo o denaro, i benefici, in
termini di sicurezza, risparmio, salute e benessere generale saranno di molto maggiori.
ALLEGATO 1

ALLEGATO 2
SCHEDA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO CADUTA DEI PAZIENTI
U.O.__________________________________Paziente _________________________________
Data di nascita ____________ Sesso _ M __ F
PRIMA VALUTAZIONE
·
DATA DATA DATA
Assume più di 4 Si No Si No Si No
farmaci

Debolezza alle anche


Equilibrio instabile
Se si è risposto “si” ad almeno una variabile, proseguire la scheda con la compilazione della Scala
di Conley, altrimenti continuare a rivalutare (ogni 72 ore tranne se cambiano alcune condizioni).

SCALA DI CONLEY
Istruzioni: le prime tre domande devono essere rivolte al paziente; in caso il paziente presenti gravi
deficit cognitivi o fisici che gli impediscono di rispondere possono essere rivolte ad un familiare o
al caregiver o all’infermiere. Occorre poi barrare il valore corrispondente alla risposta fornita e
sommare i valori positivi. La risposta “Non so” è da considerare come risposta negativa.

DATA DATA DATA


Precedenti cadute (domande al Si No Si No Si No
paziente/caregiver/infermiere)
C1- E’ caduto negli ultimi 3
mesi?
C2- Ha mai avuto vertigini o
capogiri? (negli ultimi 3 mesi)
C3- Le è mai capitato di
perdere urine e feci mentre si
recava in bagno? (negli ultimi
3 mesi)
Deterioramento cognitivo
(osservazione infermieristica)
C4- Compromissione della
marcia, passo strisciante,
ampia base di appoggio,
marcia instabile
C5- Agitato
C6- Deterioramento della
capacità di giudizio/mancanza
del senso di pericolo
Totale

Se Indice di Conley >=2 allora Diagnosi Infermieristica: paziente a rischio di caduta


_ si _ no
Compilare la parte sottostante solo nel caso in cui l’indice di Conley sia >= 2

QUESITI
Presenta almeno una delle seguenti
patologie:
cerebrovascolari, cardiache,
neurol./psich.
respiratorie, o ha subito interventi
chirurgici
maggiori o demolitivi
ALTERAZIONE DEI SENSI
Presenta deficit della vista tale da
compromettere
tutte le altre funzioni quotidiane
Presenta deficit dell’udito
ELIMINAZIONE
Ha necessità di andare in bagno
con particolare frequenza
(intervalli 3 ore)
Presenta perdite di urine o feci
mentre si reca in bagno
MOBILITA’ (sono possibili più
risposte)
Si sposta utilizzando la sedia a
rotelle
Cammina senza ausili
aggrappandosi agli arredi
Cammina con uno dei seguenti
presidi: asta,
sacchetto urine, drenaggio
Necessita di assistenza negli
spostamenti
Ha difficoltà a muoversi nel letto
Utilizza calzature aperte senza
suola antiscivolo
ANDATURA E ATTIVITA’
QUOTIDIANE
Ha difficoltà a mantenersi
stabilmente in posizione eretta
Ha difficoltà nel compiere le sue
attività quotidiane
Cammina a testa bassa?
(trascinando i piedi)
STATO MENTALE
E’ disorientato e/o confuso
TERAPIA FARMACOLOGICA
Assume psicofarmaci
Assume uno o più dei seguenti
farmaci:
- vasodilatatori usati nelle malattie
cardiache
- antipertensivi
- diuretici
- antistaminici per uso sistemico
- antidolorifici
CONTENZIONE
Fisica
Farmacologia
FIRMA DEL VALUTATORE
Successivamente alla compilazione della scheda di valutazione del rischio, è necessario stilare il
piano di assistenza personalizzato.

ALLEGATO 3
Tinetti Gait Balance Scale
A) Equilibrio: il soggetto è seduto su una sedia rigida, senza braccioli, se non sta in equilibrio, il
punteggio è 0
1. equilibrio da seduto
(0) si regge alla sedia per mantenersi eretto, si inclina o scivola
(1) sicuro, stabile sulla sedia
2. alzarsi dalla sedia
(0) incapace di alzarsi senza l’aiuto di una persona
(1) deve aiutarsi con le braccia
(2) capace di alzarsi con un singolo movimento senza usare le braccia
3. tentativo di alzarsi
(0) incapace senza l’aiuto di una persona
(1) capace ma richiede più tentativi
(2) capace al primo tentativo
4. equilibrio nella stazione eretta immediata (primi5 secondi)
(0) instabile (si aggrappa per sorreggersi, deve muovere i piedi, oscilla marcatamente col
tronco)
(1) stabile ma ricorre al supporto di presidi per il cammino o ad altri appoggi
(2) stabile senza supporto di ausili o altri appoggi
5. equilibrio nella stazione eretta prolungata
(0) instabile (si aggrappa per sorreggersi, deve muovere i piedi, oscilla marcatamente col
tronco)
(1) stabile ma a base larga, tiene i piedi separati (distanza tra i malleoli mediali maggiore di
10 centimetri) o ricorre all’uso di presidi per il cammino o ad altri appoggi
(2) stabile a base stretta, tiene i piedi ravvicinati, senza ricorrere ad appoggi
6. prova di Romberg
(0) instabile, comincia a cadere (deve aggrapparsi per sorreggersi o separare i piedi)
(1) stabile, con i piedi uniti e senza appoggiarsi
7. prova di Romberg sensibilizzato
(0) comincia a cadere e l’esaminatore deve sostenerlo
(1) barcolla, deve muovere i piedi, ma si riprende da solo
(2) stabile, capace di contrastare la forza delle spinte
8. girarsi di 360 gradi
(0) a passi discontinui, appoggia completamente un piede sul pavimento prima di sollevare
l’altro
(1) a passi continui, la rotazione è un movimento fluido
(0) instabile, barcolla, deve aggrapparsi per sostenersi
(1) stabile senza sorreggersi
9. sedersi
(0) insicuro, sbaglia la distanza, cade sulla sedia
(1) usa le braccia per sedersi o ha un movimento discontinuo
(2) sicuro, ha un movimento continuo

Punteggio (0) non eseguibile (1/16): .............


B) Andatura: la persona cammina per dieci passi di fronte all’esaminatore, lungo il corridoio o
attraverso la stanza, all’inizio con il suo passo normale, poi con un passo più rapido. Se adopera gli
ausili per deambulare può utilizzarli. Con la persona non deambulante il punteggio di questa
sezione è 0.
10. inizio della deambulazione
(0) presenza di esitazioni, tentativi di partenza ripetuti con movimento d’inizio non
scorrevole
(1) nessuna esitazione, inizia subito dopo il “via” con movimento scorrevole
11. lunghezza e altezza del passo piede destro
(0) il piede non si alza completamente dal pavimento (durante il passo è possibile udire la
suola strusciare) oppure si solleva troppo (>3-4 cm)
(1) il piede si alza completamente dal pavimento ma non più di 3-4 cm
(0) il piede che avanza non supera con il tallone la punta dell’altro
(1) il piede che avanza supera con il tallone la punta dell’altro piede sinistro
(0) il piede non si alza completamente dal pavimento (durante il passo è possibile udire la
suola strusciare) oppure si solleva troppo (>3-4 cm)
(1) il piede si alza completamente dal pavimento ma non più di 3-4 cm
(0) il piede che avanza non supera con il tallone la punta dell’altro
(1) il piede che avanza supera con il tallone la punta dell’altro
12. simmetria del passo
(0) il passo destro e sinistro non sembrano uguali ma di diversa lunghezza oppure il soggetto
a ogni passo avanza con lo stesso piede
(1) il passo destro e sinistro sembrano uguali, approssimativamente della stessa lunghezza,
per la maggior parte dei passi
13. continuità del passo
(0) interrotto o discontinuo
(1) continuo
14. traiettoria
(0) deviazione marcata
(1) deviazione lieve o moderata o uso di ausili
(2) assenza di deviazione
15. tronco
(0) marcata oscillazione del tronco o uso di ausili
(1) flessione delle ginocchia o della schiena o allargamento delle braccia per mantenere
l’equilibrio
(1) nessuna oscillazione del tronco, flessione delle ginocchia o della schiena, uso delle
braccia o ausili
16. cammino (si osserva da dietro)
(0) i talloni sono separati
(1) i talloni quasi si toccano

Punteggio (0) non eseguibile (1/16): .............

PUNTEGGIO TOTALE (A + B): .............

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