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a cura di

Adriana Novara
Silvana Quadrino
Marina Sozzi

PRENDERSI CURA
DEL LUTTO
2 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 3

Prendersi cura del lutto

Definizione del problema


Il lutto è l’esperienza di perdita causata dalla morte di una persona
cui si era legati. Esistono altre esperienze di perdita potenzialmente
molto dolorose (per esempio una malattia invalidante, la separazio-
ne da una persona amata, un trasferimento, la migrazione, la perdita
del lavoro, il pensionamento, ecc.) ma, nonostante il lutto sia un
accadimento comune e universale, che diventa più frequente con
l’avanzare dell’età, la morte di una persona per la quale esisteva un
attaccamento rimane tra le più stressanti esperienze di vita, il «do-
lore per eccellenza».
Nonostante la sua ‘normalità’, il lutto è oggi associato a un aumen-
tato rischio di morbidità e mortalità:1 numerosi studi hanno docu-
mentato una maggiore incidenza di malattie fisiche e mentali e di
alterazioni del funzionamento sociale. Circa un terzo delle persone
in lutto sviluppa prolungati sintomi depressivi,2 ma gli eventi avver-
si di maggiore rilevanza, sia psichici sia fisici (l’ideazione suicidaria,
©2011 - Fondazione Ariodante Fabretti Onlus
l’abuso di alcolici o gli eventi cardiaci),3 si concentrano per lo più
Via Ettore de Sonnaz 13 - 10121 Torino
Tel. 011547005 Fax 011547019 all’interno di un gruppo di individui (10-20% secondo gli studi) in
info@fondazionefabretti.it cui sono identificabili determinati fattori di rischio.4 Esistono prove
www.fondazionefabretti.it di efficacia5 a favore dell’opportunità di riconoscere gli individui

©2011 - Istituto CHANGE Scuola superiore di Counselling Sistemico 1 J. Van Eijk, A. Smits, F. Huygen, H. van den Hoogen, Effects of Bereavement on the Health of the
sede formativa: Via Ormea 22 - 10125 Torino Remaining Family Members, «Family Practice», 5 (1988), pp. 278-82.
2 F. Sheldon, ABC of Palliative Care: Bereavement, «BMJ», 316 (1998), pp. 456-58.
Tel. 0116680706 - Fax 0116695948 3 H.G. Prigerson et al., Traumatic Grief as a Risk Factor for Mental and Physical Morbidity, «American
change@ipsnet.it - www.counselling.it Journal of Psychiatry», 154 (1997), pp. 616-23.
4 K. Hawton, Complicated Grief after Bereavement, «BMJ», 334 (2007), pp. 962-63.
5 B. Zhang, A. El-Jawahri, H.G. Prigerson, Update on Bereavement Research: Evidence Based Guidelines for
Grafica e stampa: Gaidano & Matta - Chieri the Diagnosis and Treatment of Complicated Bereavement, «Journal of Palliative Medicine», 9 (2006),
pp. 1188-1203.
4 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 5

con lutto complicato, per offrir loro l’aiuto necessario a evitare o a Modelli interpretativi
minimizzare le conseguenze di un cattivo adattamento alla perdita.
Il lutto è la reazione alla perdita di una persona amata (o di
Ruolo del medico di medicina generale un’astrazione che ne ha preso il posto, la patria, per esempio, o la
Secondo i dati ISTAT di mortalità nell’anno 2006 sono decedute in libertà, o un ideale o così via). Nonostante il lutto implichi gravi
Italia 560.858 persone6 – esclusi i bambini morti prima di compiere scostamenti rispetto al modo normale di atteggiarsi di fronte
un anno di vita – cioè lo 0,88% della popolazione.7 A un medico di alla vita, non ci passa per la mente di considerarlo uno stato
famiglia con 1.500 assistiti muoiono ogni anno mediamente 10-15 patologico e di affidare il soggetto che ne è afflitto al trattamento
pazienti, la grande maggioranza dei quali decede per cause naturali del medico. Confidiamo che il lutto verrà superato dopo un certo
dopo i 60 anni di età (186.964 nella fascia 60-79 anni e 263.332 periodo di tempo e riteniamo inopportuna o addirittura dannosa
dopo gli 80 anni):8 il medico deve dunque attendersi qualche pro- qualsiasi interferenza.
blema correlato al lutto in uno o più familiari ogni quattro pazienti S. Freud, Lutto e melanconia, 1915
deceduti circa.
Tra le specialità mediche, la medicina di famiglia è per sua natura A partire dall’opera di Freud la riflessione sul lutto nella nostra so-
quella più direttamente coinvolta nelle problematiche legate al lut- cietà è stata monopolizzata dalla psicoanalisi, a cui si è aggiunta la
to, ma non è prevista alcuna formazione a questo riguardo. Il manca- psicologia in tempi più recenti. Nel corso del Novecento (e fino ai
to riconoscimento di una condizione di lutto difficile può innescare, giorni nostri) il lutto si è infatti andato definendo come un proble-
come per la depressione mascherata o i disturbi somatici funzionali, ma che riguarda l’individuo sofferente, la sua interiorità, la sua psi-
percorsi impropri caratterizzati da esami, consulenze specialistiche che. Altre società (in genere di piccole dimensioni) e altre epoche
e cure farmacologiche inutili, e può rinforzare nei pazienti il senso (quando prevaleva il senso della comunità) hanno invece pensato
di isolamento e di ineluttabilità della sofferenza. Per questo motivo il lutto come un evento prevalentemente sociale, da superare all’in-
è necessario: terno di una collettività mettendo in atto strategie rituali capaci di
1) conoscere e riconoscere le manifestazioni del lutto; coinvolgere l’intero gruppo sociale. Costoro non «elaborano il lut-
to», ma compiono riti funebri. Pensare il lutto come un problema
2) identificare i fattori di rischio che possono rendere alcuni in- psicologico non è dunque scontato, ma rappresenta la cifra che ca-
dividui più vulnerabili alle complicanze del lutto; ratterizza la nostra cultura, che ha interiorizzato una dimensione di
3) monitorare la possibile comparsa di eventi avversi; forte individualismo in un contesto di impoverimento della cultura
4) assicurare al paziente un ascolto attento e un affiancamento funeraria.9
consapevole quando tali eventi si manifestano, limitando ai Tra i numerosi modelli interpretativi interni alla psicoanalisi e alla
casi più gravi l’invio ad altri professionisti; psicologia che sono stati proposti nel corso del secolo scorso, tutti
5) saper indirizzare opportunamente i pazienti che necessitano basati sulla nozione freudiana di «lavoro» o di «elaborazione» del lut-
di un aiuto più specializzato. to e sull’idea che superare il lutto significhi interrompere il legame
con il defunto, abbiamo scelto quello di John Bowlby10 – sostanzial-

6 Cfr.Tabelle di mortalità poste in Appendice, p. 33.


7 Cfr.Tabella 1, ivi. 9 M. Sozzi, Reinventare la morte. Introduzione alla tanatologia, Laterza, Roma-Bari 2009.
8 Cfr.Tabella 2, p. 34. 10 J. Bowlby, Attaccamento e perdita, III. La perdita della madre, Bollati Boringhieri,Torino 1983.
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mente condiviso da Colin Murray Parkes11 – poiché è molto seguito c) la fase di disorganizzazione e disperazione è quella nella quale si
da chi oggi, in Italia, si occupa di supporto al lutto e di counselling.12 attraversa l’insieme delle emozioni violente e dolorose in parte
John Bowlby, uno psichiatra che lavorò negli anni cinquanta, con- già ricordate e si comincia a tollerarle, a riconoscere che la per-
dusse, su incarico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, una dita è definitiva e che non si può far altro che lasciare alle spalle
ricerca sulle condizioni psichiche dei bambini costretti a vivere lon- gli stili precedenti di pensiero e azione per inventarne altri, e
tani dalla famiglia. Ricerca che lo portò a riflettere sulla perdita e sul riformare e adattare la propria vita alla nuova situazione. Poiché
lutto.13 tale compito è arduo, e prima di trovare un nuovo adattamento
Il paradigma di Bowlby si differenzia da quello psicoanalitico, con- occorre abbandonare quello passato, non è inconsueto che ci si
taminando l’argomentazione clinica di quest’ultimo con altri saperi: senta soli, privi di punti di riferimento e che si sprofondi nella
l’etologia, la biologia, la teoria dei sistemi e la psicologia cognitiva. Il depressione;
suo scopo, inoltre, è descrittivo: egli intende rinvenire gli elementi d) infine, se il lutto imbocca la strada giusta, segue la fase della rior-
che caratterizzano un processo di lutto che possa definirsi «normale». ganizzazione, nella quale si compiono i cambiamenti che condu-
Partendo dai dati di una ricerca sociale condotta da Colin Murray cono a un nuovo adattamento all’esistenza.14
Parkes, Bowlby individuò quattro fasi psichiche che caratterizzano
la risposta a una perdita importante: Le fasi del lutto individuate da Bowlby non si susseguono sempre
a) la prima fase è di stordimento, di incredulità di fronte alla notizia cronologicamente e non sempre tutte le manifestazioni sono pre-
della morte. Talvolta sembra che i dolenti possano riprendere la senti: tuttavia, il loro apparire segnala che il lutto si sta svolgendo
loro vita abituale, ma la tensione e l’ansia possono creare mo- in modo normale. Pertanto, egli ritiene che siano in errore coloro
menti di esplosione di emozioni molto intense; che, di fronte ai sintomi da lui individuati, li interpretino come pa-
b) a questo primo periodo, a distanza di ore o giorni, segue la fase tologici, immaginando che il lutto normale debba essere breve e
di ricerca e struggimento per la persona perduta, che si accom- indolore.15
pagna alla presa d’atto episodica, non ancora definitiva, della re- All’analisi del lutto come evento che riguarda l’individuo, ba-
altà della morte. Dolore e pianto caratterizzano questo stadio, sata sul modello psicodinamico, si affianca, solo più recente-
insieme a insonnia e preoccupazione. Talvolta, può sembrare di mente, una visione del lutto come evento familiare, che va
ravvisare le fattezze dell’essere amato per strada, o si può avere collocato all’interno dei cicli vitali della famiglia come mo-
l’impressione che il rumore di una porta indichi il suo rientro a mento inevitabile e necessario dello scambio generazionale.16
casa. Anche la rabbia è una componente spesso presente in que- L’aspetto centrale di questo modello è la focalizzazione sulle risorse
sto stadio, talvolta sotto forma di irritabilità, talaltra nella forma della famiglia,17 risorse che si costruiscono nell’avvicendarsi dei ci-
di aggressività verso terzi, medici, altri parenti o anche verso lo cli familiari come risposte a quelli che vengono definiti «compiti di
stesso defunto, colpevole di aver abbandonato il congiunto; sviluppo». Fra i compiti di sviluppo è centrale la capacità di affron-
tare i momenti cruciali dell’esistenza, che in gran parte hanno a che
fare con la differenziazione, la separazione, la perdita, la sofferenza:
11 C.M. Parkes, A. Markus (edited by), Coping with Loss. Helping Patients and Their Families, BMJ
Books, London 1998; C.M. Parkes, R.S.Weiss, Recovery from Bereavement, Basic Books, New York
1983; C.M. Parkes, Il lutto. Studi sul cordoglio negli adulti, Feltrinelli, Milano 1980; C.M. Parkes, P. 14 J. Bowlby, Attaccamento e perdita cit., pp. 89 ss.
Laungani, B.Young (edited by), Death and Bereavement Across Cultures, Routledge, London-New 15 Ivi, p. 20.
York 1997. 16 E. Scabini, V. Cigoli, Il famigliare. Legami, simboli e transizioni, Raffaello Cortina Editore, Milano
12 Cfr. la definizione data dall’istituto Change di Torino [www.counselling.it]. 2000.
13 Tale studio diede origine alla sua imponente opera in tre volumi, intitolata Attaccamento e 17 M. Andolfi, A. D’Elia (a cura di), Le perdite e le risorse della famiglia, Raffaello Cortina Editore,
perdita. Milano 2007.
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questa capacità viene insegnata/appresa all’interno di ogni famiglia la solitudine. La morte di un congiunto può essere un’esperienza
a partire dalle esperienze, dalle regole, dallo stile familiare. devastante, che distrugge tutti i punti di riferimento e rimette in
Nel modello sistemico il lutto è pertanto visto come un momento questione ogni prospettiva, ogni avvenire, e impone di trovare un
naturale nel ciclo di vita familiare, che richiede l’attivazione di risor- nuovo modo per progettare la propria vita. È proprio questo ciò che
se e di modelli di risposta che dobbiamo ipotizzare come presenti si definisce il «lavoro» del lutto, un periodo faticoso utile per ritrova-
nella maggior parte degli individui e dei sistemi. In molti casi le re un nuovo equilibrio.Tale lavoro, o elaborazione, è reso più arduo
condizioni individuali, familiari o sociali possono ostacolare o ritar- dallo choc che si prova di fronte alla perdita (non è vero che lui/
dare l’attivazione di questi meccanismi di risposta: dovrebbe essere lei non c’è più!), dall’ossessiva presenza del defunto nella vita dei
compito del medico facilitarla sia a livello individuale sia familiare superstiti (lo vedo dappertutto, gli parlo continuamente, ecc.), dal
(quando siano ancora presenti familiari significativi) o a livello di senso di colpa per non aver fatto tutto quanto si sarebbe potuto per
sistemi allargati (reti, gruppi di riferimento, ecc.), prima di classi- attutire la sofferenza del morente, dal continuo desiderio di pian-
ficare come patologica la reazione al lutto e ricorrere a interventi gere e dal pudore di farlo pubblicamente; dal fatto, infine, che chi
farmacologici o specialistici. circonda il dolente tende ad aspettarsi che egli superi rapidamente
Gli studi sulla resilienza18 forniscono ulteriori strumenti di rifles- il suo dolore, lasciandolo così irrimediabilmente solo.
sione ai professionisti per quanto riguarda la possibilità di favorire I sintomi più comuni nelle prime fasi del lutto sono ansia, sensazio-
l’espressione del dolore ed evitare risposte potenzialmente patolo- ne di batticuore, irrequietezza, insonnia, diminuzione della capacità
gizzanti, come la chiusura, la rinuncia a esprimere la sofferenza o la di concentrazione e della memoria a breve termine, perdita dell’ap-
negazione: interventi basati sulla parola e sulla narrazione possono petito, anoressia e calo ponderale, transitorie allucinazioni visive e
essere gestiti anche da professionisti non psicologi, purché adegua- uditive della persona morta. Peculiari del lutto e osservabili con una
tamente formati, con l’obiettivo di consentire alla persona in lutto di certa frequenza in medicina generale sono i sintomi ipocondriaci
DARE SENSO alla perdita e alla storia che l’ha preceduta, e di rico- che mimano nel care giver quelli della malattia che ha determinato la
struire LEGAMI con la propria storia e con la propria realtà. morte del congiunto, per esempio dispnea, un particolare dolore,
una presunta tumefazione.
Il processo di elaborazione del lutto occupa generalmente un in-
Il ‘normale’ processo del lutto tervallo che varia da pochi mesi a due anni, mentre si sviluppano
Semplificando notevolmente, descriviamo brevemente che cosa ac- progressivamente le strategie di adattamento e di resilienza.
cade oggi alle persone che si trovano a vivere un lutto doloroso (e Nei primi sei mesi dopo la perdita, i segni e i sintomi del lutto cosid-
che, non dimentichiamolo, con l’aumento dell’aspettativa comples- detto «normale» possono essere così intensi da essere indistinguibili
siva di vita sono spesso anziani). da quelli del lutto «complicato» ma, dopo questo primo periodo, il
Le prime settimane dopo la perdita in genere la persona in lutto dolore si autolimita e la maggior parte delle persone è in grado di
deve far fronte a impegni di carattere logistico ed è circondata accettare la nuova realtà e sperimentare nuovamente il piacere. Il
dall’affetto di amici e familiari. Ma ben presto arriva un momento dolore della perdita può anzi lentamente trasformarsi in un fattore
più difficile, quello del dolore profondo per la separazione e del- di crescita e di maturità personale.
Una raffigurazione del possibile andamento temporale delle varie
18 Per resilienza si intende la capacità dell’uomo di affrontare e superare le avversità. Cfr. fasi del lutto, peraltro difficilmente realizzabile, è rappresentata nel
B. Cyrulnik, E. Malaguti (a cura di), Costruire la resilienza: la riorganizzazione positiva della vita e la
creazione di legami significativi, Erickson, Trento 2005. Cfr. anche G.A. Bonanno, The Other Side of seguente grafico estratto dal lavoro di Zhang e colleghi.
Sadness, Basic Books, New York 2009.
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cristallizzarsi e cronicizzare.21 Non vi è in letteratura una terminolo-


gia unica per indicare questo disturbo: si parla infatti di «lutto pato-
logico», di «lutto anormale», di «lutto atipico», di «lutto traumatico»,
di «lutto distorto», di «lutto cronico». Nel già citato lavoro di Zhang
e colleghi viene proposta la definizione di lutto complicato, e sono
elencati i criteri di diagnosi per il suo eventuale inserimento nella
prossima edizione, la quinta, del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali (DSM).
Le persone che ne sono affette appaiono ermeticamente chiuse in
un cordoglio inconsolabile e immodificabile, in cui si alternano e
si mescolano con particolare intensità i sintomi descritti da Bowl-
by nelle prime tre fasi del lutto normale. Accanto al persistente
Quando il lutto diventa malattia struggimento, al dolore terebrante e all’inesausto desiderio per la
Circa un terzo delle persone che hanno subito la perdita di una per- persona morta, coesistono, in varia combinazione, i seguenti sinto-
sona significativa va incontro a una condizione dolorosa che viene mi, di cui almeno quattro devono essere presenti per un periodo
per lo più ricondotta nell’ambito dei disturbi depressivi e dei di- superiore a sei mesi con tale intensità da impedire il normale fun-
sturbi d’ansia.19 Il richiamo al rischio di depressione dopo un’espe- zionamento sociale:
rienza di lutto non deve tuttavia far dimenticare che, come scrive • difficoltà ad accettare la realtà della perdita
Winnicott,20 «la depressione è un sistema di cura» che consente alla • mancanza di fiducia negli altri
persona di assorbire il dolore senza negarlo, e senza sentirsi obbliga- • isolamento nel proprio dolore
ta a fingere i comportamenti coraggiosi che spesso amici e familiari • sentimenti di rabbia per la morte del congiunto
sembrano richiedere. • vuoto interiore e perdita di significato di ogni atto
Affrontare il discorso depressione nello studio del medico di medi- • difficoltà a riprogrammare la propria vita senza la per-
cina generale significa innanzitutto normalizzare la risposta depres- sona deceduta
siva. L’indicazione farmacologia dovrà essere attentamente valutata • perdita di ogni progettualità per il futuro
e negoziata con il paziente in modo da evitare di connotarla come • stato cronico di agitazione e irrequietezza
rimedio al dolore; l’obiettivo, dichiarato e concordato con il pazien-
te, sarà sempre quello di trovare un posto al dolore nella vita che Come altre situazioni stressanti, il lutto determina modificazioni
prosegue. fisiche quali la diminuzione della risposta immune e l’aumento
Tuttavia, da alcuni autori già da tempo è stata identificata una sin- dell’attività adrenocorticotropa e della prolattina. È stato dimostrato
drome, distinta dai disturbi d’ansia e depressione, che identifica una che il lutto complicato è un fattore di rischio non solo per disturbi
condizione patologica tipica del lutto in cui lo stato di lutto pare psichiatrici (depressione, ansia e attacchi di panico, disturbo post
traumatico da stress, suicidio), ma anche per svariati altri eventi av-
versi, i più noti dei quali sono: ipertensione arteriosa, abuso di alcol,
19 Nelle tabelle 3 e 4 poste in Appendice vengono ricordati i sintomi più comuni presenti
nella depressione e nell’ansia.
20 D.W. Winnicott, La posizione depressiva, in Dalla pediatria alla psicoanalisi. Scritti scelti, Martinelli, 21 H.G. Prigerson et al., Complicated Grief as a Disorder Distinct from Bereavement-Related Depression and
Firenze 1975. Anxiety: A Replication Study, «American Journal of Psychiatry», 153 (1996), pp.1484-6.
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abuso di tabacco, eventi cardiaci (con aumento della mortalità nei - Impossibilità a compiere rituali funerari ritenuti importanti:
maschi rimasti vedovi), modificazione del comportamento alimen- poiché il vissuto e le manifestazioni del lutto sono
tare.22 È stato ipotizzato anche un rischio aumentato di malattie ne- culturalmente condizionate, questo può diventare un fattore
oplastiche. determinante un lutto complicato, soprattutto in individui
appartenenti a minoranze culturali o etniche.
Condizioni dopo la perdita
Fattori di rischio per il lutto complicato - Scarso livello di supporto sociale percepito.
Possono dividersi in tre gruppi: antecedenti, correlati e seguenti la - Eccesso di richieste di fronteggiamento/superamento del
perdita. dolore.
Antecedenti il lutto - Mancanza di situazioni in cui sia possibile esprimere la
- Relazione ambivalente o dipendente con la persona deceduta: sofferenza.
colpa, paura e autopunizione nel primo caso, sensazione di - Scarse opportunità per mantenere e sviluppare le attività
non poter sopravvivere senza la persona venuta a mancare sociali: è una condizione tipica dell’anziano, per l’isolamento
nel secondo. o la presenza di invalidità.
- Storia familiare con tendenza alla negazione e alla copertura - Compresenza di altre fonti di stress.
delle esperienze dolorose e dei sentimenti a esse correlati.
- Lutti multipli precedenti.
- Precedente malattia mentale, specialmente depressione.
- Bassa autostima. Il lutto infantile
- Ruolo di care giver della persona deceduta per oltre sei mesi: il È soltanto con l’inizio del XX secolo che l’affermarsi della psicoana-
rischio diminuisce se il care giver riceve un supporto adeguato lisi infantile ha convogliato l’attenzione sull’esperienza del lutto nei
durante la fase di malattia (per esempio le cure palliative). bambini. Attenzione accresciuta dalle conseguenze della Seconda
guerra mondiale, che hanno spinto i medici e gli psichiatri a interes-
Correlati alla perdita
sarsi a migliaia di bambini traumatizzati dalla morte dei familiari, dal
- Morte improvvisa o inaspettata, soprattutto se dovuta a cause
terrore dei bombardamenti, dall’esperienza quotidiana della morte.
stigmatizzate (per esempio per AIDS, overdose) o violente
Si deve soprattutto a Françoise Dolto23 la diffusione di un’immagine
(suicidio, omicidio, incidente) o in una persona ancora
del bambino come persona a pieno titolo che ha pensieri, dolori,
giovane.
emozioni esattamente come gli adulti, e che deve pertanto essere
- Morte prematura: nelle società occidentali è attualmente
autorizzato a esprimerli per poterli affrontare e superare. Sovente
considerata la perdita più dolorosa e, dopo la morte di un
per i genitori non è facile porsi nei confronti del bambino in modo
bambino, vi è un elevato rischio di alterazione del rapporto di
corretto. Spesso è al medico, o al pediatra, che i familiari chiedo-
coppia e di separazione.
no suggerimenti e consigli sul modo di affrontare il discorso della
- Nell’uomo anziano vi è un aumentato rischio di morte e di
morte con i bambini. Troppe volte, però, i consigli vengono chiesti
suicidio nei sei mesi seguenti la morte della moglie.
quando la morte di un nonno o di un genitore è già avvenuta, e il

22 H.G. Prigerson et al., Traumatic Grief as a Risk Factor for Mental and Physical Morbidity cit. 23 F. Dolto, Tout est langage, Vertiges du Nord/Carrere, Paris 1987.
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bambino è già stato coinvolto in comunicazioni reticenti, ambigue tia di uno dei membri della famiglia o in seguito a un lutto: l’ipotesi
o ingannevoli. che il sintomo sia una risposta alla negazione del diritto a esprimere
La mistificazione ha luogo fin dalla fase che viene definita «lutto paura e dolore va sempre tenuta presente.
anticipatorio»:24 la malattia di un familiare adulto, o talvolta di un I genitori devono essere aiutati a trovare la giusta misura nel modo
fratellino, che assorbe le risorse e le energie degli adulti, modifica il di parlare della morte (possibile o avvenuta) al bambino, tenendo
ciclo di vita e le regole familiari e agisce quindi con modalità simili conto dell’età e soprattutto adeguandosi alle modalità di richiesta
a quelle della perdita. Se in questa fase il diritto di fare domande su di quest’ultimo, alla sua volontà di sapere, di non sapere ancora o
ciò che sta avvenendo è scoraggiato o negato, il bambino si trova di non sapere tutto. Se questo si rivela troppo difficile, perché i ge-
imprigionato in una sorta di doppio legame:25 non deve compor- nitori stessi non hanno appreso modi di fronteggiare le emozioni
tarsi come se non stesse accadendo nulla (gli viene chiesto di esse- legate alla perdita, può essere utile incoraggiarli a cercare sostegno
re buono, di non affaticare gli adulti impegnati nella cura, talvolta in interventi di tipo psico-educativo o di counselling.
di farsi carico di compiti e incombenze precedentemente riservati Spesso, tuttavia, l’affiancamento di un medico competente si rivela
agli adulti), ma non deve neppure segnalare di sapere che sta acca- sufficiente per consentire ai genitori di superare la barriera del «non
dendo qualcosa: le sue domande non ricevono risposta o vengono detto» che Murray Bowen26 pone all’origine dell’«onda d’urto emo-
annullate da generiche rassicurazioni. tiva», al «fitto intreccio di contraccolpi […] che possono prodursi
Quando a un periodo di malattia di un familiare segue la morte, nel sistema familiare esteso nei mesi o negli anni che seguono un
nei giorni immediatamente seguenti il bambino appare spesso sol- evento di grave significato emotivo», e i cui effetti si ripercuotono
levato. I genitori possono essere negativamente sorpresi da questa in modo più intenso sul bambino e interferiscono con lo sviluppo
reazione, o al contrario rallegrarsene e convincersi che il bambino delle risorse necessarie per fronteggiare gli eventi emotivamente
«ha reagito bene». Ma saranno solo le risposte che compariranno intensi.
nei mesi successivi a indicare se e come il bambino sta superando
l’esperienza del lutto.
Bisogna sempre ricordare che i bambini tendono a compiacere
gli adulti, a rispondere con le modalità che vedono accettate e ap- Identificare il paziente che necessita di aiuto
prezzate. I familiari dovranno quindi essere aiutati a mantenere una Sia nella fase che segue immediatamente un lutto sia nei periodi
comunicazione calda e autentica con il bambino, a non criticare successivi, il medico può essere il solo professionista che entra in
né lodare le sue reazioni: sono sufficienti commenti incoraggianti un contatto profondo con la persona in lutto. Il suo intervento può
e accoglienti, che permettano al bambino di restare in contatto con essere quindi di estrema importanza già a livello preventivo per
le proprie emozioni senza negarle e senza sentirsi costretto a mo- ridurre la tendenza del paziente alla chiusura e alla negazione e per
dificarle. favorire la resilienza.
In ogni caso, il medico di medicina generale e il pediatra devono Bowen ha descritto i modi con cui, in una coppia o in una famiglia,
sempre prestare attenzione alla comparsa di sintomi o di modifica- viene costruita la regola del silenzio e dell’evitamento intorno alla
zioni comportamentali del bambino in coincidenza con una malat- morte, sia come risposta all’ansia che l’argomento suscita, sia per
un sentimento di ‘protezione’ nei confronti del familiare che soffre
24 J.S. Rolland, Helping Families with Anticipatory Loss and Terminal Illness, in F. Walsh, M. Mc Goldrick
(edited by), Living Beyond Loss: Death in the Family, W.W. Norton, New York-London 2004.
25 P. Watzlavick et al., Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971. 26 M. Bowen, Dalla famiglia all’individuo, Astrolabio, Roma 1979.
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o nei confronti dei bambini. L’impossibilità/divieto di manifestare vazione del cronicizzarsi oltre sei mesi dei sintomi di ansia e/o de-
i sentimenti dolorosi legati a una perdita può diventare una rego- pressione (quest’ultima spesso presente con le caratteristiche della
la familiare e rendere impossibile l’espressione diretta del dolore depressione mascherata da sintomi fisici non sostenuti da evidenza
del lutto. Il sintomo rischia di essere, in questi casi, l’unico modo clinica) o di una costante iperfocalizzazione del pensiero e delle
consentito per esprimere la sofferenza. Il medico – o il pediatra – emozioni sul dolore della perdita, sul desiderio di ricongiungimen-
deve essere in grado di collegare sintomi che emergono anche a to con la persona deceduta e sull’impossibilità di riorganizzare la
distanza di tempo con l’ipotesi che vi sia stata un’eccessiva chiu- vita in sua assenza. Il persistere di questa condizione interferisce
sura delle comunicazioni nel momento del lutto, e facilitarne così pesantemente con il normale funzionamento sociale, relazionale
la riapertura. od occupazionale ed è poco probabile che la risoluzione avvenga
Esiste anche il rischio che il medico, inconsapevolmente, colluda spontaneamente.
con modalità di questo tipo: se il medico evita, per pudore o per I medici di famiglia sono nella condizione migliore per identificare
imbarazzo, di parlare con il suo paziente del lutto che sta vivendo, questi pazienti e possono anche utilizzare le consultazioni richieste
conferma la regola del «non dicibile» che spesso accompagna l’e- per motivi occasionali per monitorare gli individui con noti fattori
sperienza della perdita e del dolore. di fragilità.
A livello preventivo, quindi, nelle fasi che seguono un lutto il medi-
co deve essere in grado di agevolare in ciascuno dei suoi pazienti la
narrazione di quell’esperienza in modo guidato e non casuale, utiliz-
zando le competenze della medicina narrativa27 e della conduzione L’intervento di aiuto
attiva del colloquio medico. Il primo, fondamentale aiuto a una persona in lutto consiste nel
A un livello successivo egli deve saper utilizzare modalità di affian- saperla ascoltare. Da questo punto di vista il medico di famiglia può
camento basate sull’ascolto e sulla facilitazione della narrazione, fare un primo passo molto importante, come si è detto, evitando
pur restando rigorosamente in un ambito medico e non psicotera- errori di comunicazione tipici della cultura nella quale siamo tutti
peutico: spesso questo intervento è sufficiente a spezzare la corti- immersi, che tende a negare il dolore e la morte («ma signora, smet-
na di silenzio e di non comunicabilità del dolore che sta alla base ta di pensarci e vada un po’ a spasso», o affermazioni simili). A que-
dell’evoluzione patologica dell’esperienza luttuosa. sto scopo, proporremo un esempio di comunicazione per costruire
La capacità di individuare segnali patologici deve in ogni caso far o rinsaldare la consapevolezza del ruolo positivo che può avere il
parte della preparazione del medico, così come la capacità di favo- medico, ponendosi in una relazione corretta (vd. p. 20).
rire l’eventuale ricorso a uno specialista con modi di invio attenti e Al medico di famiglia non è certo possibile chiedere di seguire in
non precipitosi. prima persona i lutti di tutti i suoi pazienti. A lui spettano tuttavia
Come per qualunque altra patologia, il primo compito del medico gli interventi a cui abbiamo accennato nelle pagine precedenti: la
è individuare l’urgenza. Particolare attenzione va posta al riconosci- capacità di intervenire a livello preventivo, imparando a individuare
mento di un possibile episodio di Depressione Maggiore per l’ele- i segnali di scarsa attivazione delle risorse individuali o familiari nel-
vato rischio suicidario.28 le situazioni di lutto, e impostando interventi brevi di affiancamento
Esclusa l’urgenza, la diagnosi di lutto complicato si fonda sull’osser- basati essenzialmente su:
- segnalazione di interesse: il medico descrive ciò che ha
27 G. Bert, Medicina narrativa, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2007. osservato (perdita di peso, rallentamento nella ripresa delle
28 Cfr. in Appendice le tabelle 5 e 6.
18 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 19

attività abituali, difficoltà di attenzione) ed esprime l’ipotesi Anche i gruppi di auto mutuo aiuto, importati dai Paesi anglosasso-
di un collegamento con il lutto; ni, stanno assumendo all’interno della realtà socio-sanitaria – e più
- condivisione di obiettivi: il medico propone un obiettivo in generale nella nostra cultura – un rilievo crescente. Svariate pato-
di graduale ripresa di una condizione psicofisica migliore logie, o stati personali di disagio, o problemi comuni a realtà locali
e cerca di esplorare con il paziente le risorse attivabili per possono essere affrontati dal basso, facendo leva soprattutto sulle
raggiungerlo. motivazioni, l’interesse e le esperienze delle persone direttamente
interessate da una difficoltà, piuttosto che sull’esclusiva presa in ca-
Come è già stato detto, il medico è quasi sempre il solo interlocu- rico di professionisti e istituzioni.
tore per le persone in lutto ed è l’unico a cui la maggioranza delle Tali gruppi offrono alle persone la possibilità di rivolgere attenzione
persone, soprattutto anziane, sente di potersi affidare. Dare risposte ai loro corpi, alle loro menti, ai loro comportamenti, alle loro relazio-
anche minime di attenzione e di assunzione del problema può ri- ni, alla loro vita e possono aiutare altri a fare la stessa cosa. Non solo
velarsi decisivo per evitare lo svilupparsi di reazioni di chiusura e offrono supporto, ma restituiscono alla persona una competenza,
d’involuzione. un senso di sé, un ruolo, possibilità di nuovi legami.
È comunque importante che il medico sia informato di quali risorse L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce i gruppi di self-help,
stia mettendo in campo la nostra società per dare una risposta a nati negli Stati Uniti dall’esperienza degli alcolisti per la disassuefa-
quel problema sociale che è diventato il lutto. zione dall’alcol, «strutture di piccolo gruppo [...] di solito costitui-
Gli interventi brevi di counselling cominciano a essere disponibili e te da pari che si uniscono per assicurarsi reciproca assistenza nel
bene accetti anche in Italia. È importante che il medico dia indica- soddisfare dei bisogni comuni, per superare un comune handicap
zioni chiare sulla differenza tra il counselling e l’intervento psicologico, o un problema di vita, oppure per impegnarsi a produrre desiderati
che spesso viene rifiutato soprattutto dagli anziani, che lo vedono cambiamenti personali o sociali».
troppo scollegato dalla propria esperienza e dalle proprie esigenze. Il mutuo aiuto comincia nel momento in cui la persona riconosce
Deve essere chiarito che l’intervento si basa su tre-quattro incontri l’esistenza di un problema/difficoltà e si attiva in cerca di risposte
al massimo, e che l’obiettivo è lo stesso che il medico ha già propo- e risorse. Il mutuo aiuto si realizza quando chi aiuta e chi viene
sto e condiviso con il paziente: ritrovare un miglior benessere dopo aiutato condividono fatti, vissuti, emozioni relativi a un medesimo
un periodo inevitabilmente doloroso e difficile nel modo più adatto problema. Le persone che frequentano un gruppo sono quindi uni-
alla situazione reale e alle reali esigenze di quella persona. te da un disagio comune: cercano da se stessi, attivandosi in prima
Il counsellor aiuta il paziente a: persona, di aiutarsi, di fronteggiare al meglio le situazioni della pro-
- narrare le fasi che hanno preceduto e seguito la perdita, pria esistenza, di umanizzare l’assistenza sanitaria portandola il più
dando senso alle sue reazioni e ai suoi ricordi; vicino possibile alla realtà dei bisogni, che loro conoscono molto
- manifestare accuse e risentimenti (presunte colpe dei sanitari, bene vivendoli dall’interno.
scarsa presenza dei familiari, interventi inopportuni, ecc.); L’esperienza di condivisione giova sia alla persona che viene aiutata,
- esprimere i timori legati alla perdita (solitudine, problemi sia alla persona che in quel momento aiuta (principio dell’helper).
economici o logistici, ecc.); Partendo dall’affermazione «aiutando gli altri si aiuta se stessi» si
- prendere coscienza delle risorse che sta già utilizzando; può cogliere come il concetto fondamentale che differenzia l’espe-
- ampliare la ricerca di risorse, aiuti, conforto. rienza di auto mutuo aiuto dalle altre esperienze di aiuto si esplichi
in tre parole chiave: attivazione, condivisione, reciprocità.
20 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 21

Poiché tutti i membri di un gruppo si attivano contemporaneamen- Esempio di colloquio tra il medico di medicina
te sulla base di tale principio, ciascuno beneficia di questo processo generale e il paziente in lutto:
aumentando il senso di autostima e dell’efficacia delle proprie capa-
cità e potenzialità positive.
In particolare, i gruppi di auto mutuo aiuto dedicati ai problemi di
la signora Maria in ambulatorio
elaborazione del lutto mirano a:
1) aiutare i partecipanti al gruppo a esprimere i propri sentimenti
(dolore, nostalgia, paura, rabbia, senso di colpa, solitudine) Medico di medicina generale – Buongiorno signora, si accomodi.
senza il timore di essere giudicati; Maria – Buongiorno dott/essa, le ho portato il risultato degli esami che mi
2) sviluppare la capacità di riflettere sulle proprie modalità di ha fatto fare… si ricorda, per quella stanchezza che non vuole passare…
comportamento, soprattutto qualora siano orientate a non
MG – Ricordo bene, per questo ho richiesto ancora una volta qualche ac-
superare il dolore della perdita;
certamento… vediamoli insieme: la tiroide è a posto, fegato e reni funzio-
3) aumentare le capacità individuali nel far fronte ai problemi
nano bene, la glicemia è normale… i suoi esami sono perfetti, come quelli
(compito fondamentale per coloro che si erano appoggiati,
di due anni fa.
psicologicamente o nell’organizzazione della vita quotidiana,
alla persona defunta); M – Allora sarà perché anche con le gocce non riesco a dormire bene… mi
4) incrementare la stima di sé, delle proprie abilità e risorse, alzo al mattino più stanca di quando mi sono messa a letto…
lavorando su una maggiore consapevolezza personale; MG – Quello che dice è senz’altro vero, ma adesso, per favore, si accomodi
5) facilitare la nascita di nuove relazioni, combattendo così il sul lettino, voglio controllare bene tutto.
senso di solitudine creato dalla perdita e ridando dignità alla
sofferenza, che diviene condivisibile; MG – Tutto a posto, pancia, cuore, polmoni, pressione… anche il peso è
6) promuovere uno stile di vita a sostegno della salute individuale, sempre quello, non ci sono segni di malattia. Forse dobbiamo riprendere il
familiare e sociale. discorso che abbiamo già fatto alcune volte in questi anni, perché questo
suo star male è iniziato, se dico bene, da quando è morto suo marito… sulla
sua cartella non c’è praticamente nulla prima di quattro anni fa.
M – Non va, non va… non oso parlarne con nessuno perché dopo quattro
anni… mi sento quasi ridicola… sempre così stanca, affannata… neanche
avessi tutto io da fare… vado a letto mai prima di mezzanotte e alle quattro
del mattino sono già lì, con gli occhi aperti e con nessuna voglia di comin-
ciare la giornata.
MG – Ma poi la giornata comincia… che cosa fa?
M – Per fortuna lavoro ancora part‑time, se no non mi alzerei neanche… poi
al pomeriggio vado a prendere a scuola il mio nipotino e anche questo mi
pesa, mi vergogno a dirlo… è un bel bambino vivace… poi preparo qualco-
sa per cena, poi basta, e il giorno dopo daccapo.
22 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 23

MG – È riuscita a riprendere contatto con qualcuno, amici, parenti… esce Esempio di colloquio di accoglienza allo sportello di
qualche volta con loro? supporto al lutto:29
M – Ci sentiamo per telefono, mi invitano anche ma io non ho proprio vo-
glia di vedere nessuno, non vado da nessuna parte.
la signora Maria allo sportello
MG – Questo isolamento è come la stanchezza e l’insonnia… se ci pensa
bene sono tutte perdite: perdita di energia, perdita di sonno, perdita dei
rapporti con le altre persone.
M – È proprio vero, mi sono persa… ma non so cosa fare…
MG – I farmaci che le ho prescritto in questi ultimi anni non hanno risolto Accoglienza – Prego signora, si accomodi. Io sono XY, lei è la signora
il problema, gli antidepressivi presi durante tutto l’anno scorso hanno forse Maria S., vero? So che ha preso un appuntamento per avere qualche
un po’ attenuato i sintomi, le gocce per dormire hanno forse regalato qual- informazione sul nostro lavoro con le persone che hanno perso un
che ora di sonno in più, ma ancora non ci siamo, è d’accordo? familiare. Per cominciare, mi racconta cosa l’ha convinta a venire
qui?
M – Sì, e farmaci non vorrei prenderne più…
MG – Perché non prova a considerare la proposta che le avevo già fatto Maria – Sa, il mio medico me l’ha tanto consigliato… mio marito è
di contattare chi si occupa proprio dei problemi delle persone che hanno morto quattro anni fa, ma ancora non va… sono sempre stanca, non
avuto un lutto da cui non riescono a riprendersi? Ricorda? Le avevo accen- dormo di notte, mi sveglio all’alba, ma soprattutto non ce la faccio
nato che esistono anche dei gruppi di persone che si aiutano reciproca- proprio a uscire. Da quando lui non c’è più… non me l’aspettavo
mente a venire fuori da situazioni simili alle sue… proprio, che morisse… l’hanno ricoverato per un problema all’in-
testino, sembrava un virus, niente di drammatico, voglio dire, con
M – Ma se non esco neppure per comprarmi un paio di scarpe… figurarsi quello che si fa oggi in medicina. Non ci siamo preoccupati troppo,
se ho voglia di uscire, magari di sera, per andare a sentire delle persone che e neanche i medici. E invece lui se n’è andato in fretta e furia, io non
magari stanno peggio di me… ero preparata, sono rimasta come impietrita, confusa.
MG – Le chiedo solo un piccolo sforzo, quello di fare una telefonata e un
A – Sono passati quattro anni, ma lei ancora non riesce a superare
breve colloquio con una persona esperta che accoglie e spiega; questa per-
quello che è successo; così improvviso, così inatteso. Dice che è
sona le dirà per filo e per segno di cosa si tratta e deciderà qual è il modo
rimasta confusa, impietrita… e adesso c’è questa stanchezza, la dif-
migliore per aiutarla. Se la cosa non le starà bene è ovviamente padronis-
ficoltà a dormire. Il medico cosa le ha detto, nel mandarla da noi?
sima di dire «no grazie arrivederci…». Che vantaggio ha non fare nulla e
continuare a trascinare la sua stanchezza da un giorno all’altro? M – Lui mi ha seguita molto in tutti questi anni, mi ha dato anche
M – Visto che lei insiste e sembra proprio convinto che mi farà bene, ci delle pastiglie, sa, per dormire… nei mesi dopo la morte di mio ma-
proverò, mi sforzerò di seguire il suo consiglio… rito non facevo che piangere, non dormivo, già allora avevo paura a
uscire… sarà perché lui è morto di notte, io ero andata a casa, non
MG – [porgendo il foglio con i numeri di telefono] Mettiamola così: prenda
c’era nessuno lì con lui. Mi hanno telefonato di andare all’ospedale
questo foglietto come se fosse una ricetta e segua le istruzioni come ha
sempre fatto con le medicine…
SULLA PORTA: MG – Mi faccia sapere come è andata… Coraggio, qualche 29 La metodologia descritta è quella proposta dalla Fondazione A. Fabretti di Torino, che si
fonda sui gruppi di suto mutuo aiuto, accostando ad essi uno sportello di accoglienza. Cfr.
volta è necessario avere fiducia e buttarsi un po’…! www.fondazionefabretti.it.
24 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 25

e sono uscita come un fantasma, senza cappotto. Forse è per quello non ce la fa; diciamo che non è ancora pronta… I gruppi possono
che poi ho cominciato ad avere paura a uscire. essere un aiuto proprio in questi casi: ognuno parla della sua storia,
e inevitabilmente del suo dolore, ma venire qui per parlare è già un
A – È difficile dire se ci sono motivi precisi, le reazioni a una morte,
modo per fare qualcosa per sé. Pensi che a volte proprio da questi
specialmente così brusca, inattesa, possono essere diversissime. Mi
incontri nascono amicizie, si trovano persone con cui magari si rie-
fa capire come sono andate poi le cose in questi anni? Si ricorda dei
sce a ricominciare a uscire, a fare qualcosa di piacevole…
cambiamenti in questo piangere, nella difficoltà a uscire?
M – E come funziona?
M – Ma, direi che le cose non sono molto cambiate. Mia figlia insiste
– esci, vai con le amiche, non puoi seppellirti in casa così – sa, vivia- A – Provo a dirle alcune cose, per farle un po’ capire. Una volta la
mo insieme, anche col bambino, io lavoro part-time e vado a prendere settimana ci s’incontra per un’ora e mezza. Nel gruppo c’è un parte-
mio nipote a scuola, alle quattro. Ma oltre a questo mi è proprio cipante che sta già meglio e aiuta gli altri a parlare, a confrontarsi e
impossibile uscire, se non sono costretta a farlo. Oltre al lavoro e anche a vedere che è possibile riuscire a stare meglio, come lui. Così
alla famiglia, nulla. si impara anche a vedere che in certi momenti è possibile aiutare
qualcun altro a stare meglio, ed è sempre una grande esperienza. Ma
A – Io credo che però è importante che abbia continuato a parlar-
naturalmente ognuno utilizza il gruppo a modo suo, per come è fat-
ne con il suo medico, e anche che abbia accettato di venire qui. Le
to lui. Lei, dopo queste prime cose che le ho detto, pensa di riuscire
chiedevo prima se il medico le ha già accennato al tipo di aiuto che
a vedersi in una situazione del genere?
possiamo darle…
M – Devo dire di sì, lo so benissimo che è la solitudine che mi fa
M – Mah, il mio medico mi ha parlato due o tre volte di questi grup-
male, ma con le persone che ho intorno non so mai cosa dire, sem-
pi che fate voi, dice che mi farebbe bene frequentarne uno… ma
bra sempre che devo fare finta di non essere triste, di stare bene.
non so se ho capito bene cosa siano.
Però ho anche paura che parlare con persone tristi come me mi
A – Lei, quando il medico le ha parlato di gruppi, che idea si è fatta? faccia stare peggio… non so…
M – Credo che siano persone come me, che hanno perso una per- A – La cosa migliore da fare è provare: è molto vero quello che
sona cara, e ne parlano insieme… dice lei, quando un dolore è ancora vivo come il suo non si trova
A – Beh, l’idea che si è fatta è abbastanza giusta. Ma mi dica anco- facilmente il modo e il luogo per parlarne. Il gruppo serve proprio
ra una cosa: immaginandosi di partecipare a un gruppo di questo a questo, e a moltissime persone come lei è stato utile. Io le consi-
genere, per come è fatta lei, ha l’impressione che potrebbe esserle glierei di venire a provare per due o tre incontri, poi ci rivedremo
utile? e mi dirà come si è trovata, se questa modalità le è utile, se vuole
continuare… Lo vedremo insieme, d’accordo?
M – A dire la verità ho un po’ paura che si finisca per piangere tutti
insieme, magari che si finisca per stare peggio… Mia figlia mi dice M – Va bene, la ringrazio, mi ha aiutato già molto parlare con lei.
sempre di cercare situazioni allegre, qui invece… A – A presto, allora: gli orari del gruppo sono in quest’opuscolo, può
A – Non è che sua figlia non abbia ragione. Il fatto è che, per il mo- già andare al primo incontro in questa data. A presto…
mento, lei dice che non ha proprio l’energia e la voglia per cercare
situazioni allegre: riesce a uscire se è obbligata, per esempio per
andare a prendere il nipotino a scuola, ma per altre cose proprio
26 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 27

• disposizione ad ascoltare;
• disposizione a cercare di capire;
Le competenze di counselling • disposizione a credere che ciò che il paziente dice abbia sen-
so per lui;
nella relazione del medico di medicina • disposizione a ritardare il giudizio;
generale con il paziente in lutto • valorizzazione degli elementi comunicativi condivisibili con
il paziente;
• interesse (e non rifiuto) per gli elementi comunicativi inattesi
o divergenti;
Premessa
• capacità di individuare possibili incomprensioni;
Un paziente che ha subito un lutto è, per il medico di medicina ge- • capacità di astenersi da giudizi moralistici o di valore.
nerale, almeno tre persone diverse:
• è il suo paziente, una persona che in genere conosce da anni e
la cui presenza in ambulatorio è legata a problemi di salute: per
quella persona il suo ruolo deve essere e restare quello di chi si
occupa dei suoi sintomi, dei suoi dolori, della sua salute; La signora Maria:
• è una persona che attraversa una fase di vita «di passaggio», dalla un esempio di colloquio tra il medico
destabilizzazione innescata dalla morte di una persona signifi- di medicina generale e il paziente in lutto
cativa alla ricerca di un sufficiente nuovo equilibrio. Il compito
del medico rispetto a quella persona è innanzitutto (e a volte
soltanto) quello di vederla, di segnalare che sta vedendo, oltre Fase 1 – Accogliere, ascoltare, legittimare
ai suoi sintomi fisici, anche la sua difficoltà di vita e di relazione;
• è una persona che necessita di affiancamento nella ricerca di pun- Medico di medicina generale – Buongiorno signora, si accomodi.
ti di riferimento che la aiutino a ritrovare un equilibrio sufficiente. Maria – Buongiorno dottoressa, le ho portato il risultato degli
Il compito del medico non è quello di sostituirsi alle risorse man- esami che mi ha fatto fare… si ricorda, per quella stanchezza
canti, facendo un po’ lo psicologo, un po’ l’assistente sociale, un che non vuole passare…
po’ il volontario: è quello di aiutare il suo paziente a guardare in- MG – Ricordo bene, per questo ho richiesto ancora una volta
torno a sé, a cercare chi gli sembra raggiungibile e coinvolgibile qualche accertamento… vediamoli insieme: la tiroide è a posto,
in quel momento. Senza forzarlo, senza spingerlo a uscire subito fegato e reni funzionano bene, la glicemia è normale… i suoi
dall’isolamento e dalla chiusura. I passi possono essere molto pic- esami sono perfetti, come quelli di due anni fa.
coli, molto lenti. Ma richiedono che qualcuno li incoraggi. M – Allora sarà perché anche con le gocce non riesco a dormire
bene… mi alzo al mattino più stanca di quando mi sono messa
Gli atteggiamenti mentali favorevoli a letto…
MG – Quello che dice è senz’altro vero, ma adesso, per favore, si accomodi sul
Utilizzare competenze relazionali significa innanzitutto, per il medi-
lettino, voglio controllare bene tutto.
co di medicina generale, assumere o rafforzare alcuni atteggiamenti
mentali che favoriscono l’ascolto e consolidano la relazione di cura:
28 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 29

L’obiettivo strettamente clinico per il medico è valutare i risultati non fa ipotesi, non fa – ancora – proposte. Permette alla paziente di
degli esami, visitare la paziente e verificarne le condizioni di salute. mantenere il suo filo narrativo, che per il momento è ancora molto
Sul piano relazionale questo però non è sufficiente: la signora parla centrato su come si sente, e non ancora su cosa potrebbe fare.
di sintomi che perdurano (quella stanchezza che non vuole passare…) e che
per lei esistono e condizionano la sua vita, indipendentemente da
ciò che dicono analisi ed esami. M – Non va, non va… non oso parlarne con nessuno perché
L’obiettivo relazionale è segnalare alla signora che il medico ascolta dopo quattro anni… mi sento quasi ridicola… sempre così
ciò che dice, ed è disposto a credere che quello di cui parla ha sen- stanca, affannata… neanche avessi tutto io da fare… vado a
so per lei e a tenerne conto, anche se non dovesse trovare riscontri letto mai prima di mezzanotte e alle quattro del mattino sono
oggettivi che giustifichino la stanchezza di cui si lamenta. già lì, con gli occhi aperti e con nessuna voglia di cominciare
La frase che utilizza («quello che dice è senz’altro vero») è sufficiente per le- la giornata.
gittimare la narrazione della paziente, e riduce il rischio che l’affer- MG – Ma poi la giornata comincia… che cosa fa?
mazione precedente del medico (i suoi esami sono perfetti) inneschi una M – Per fortuna lavoro ancora part‑time, se no non mi alzerei
contrapposizione implicita tra due posizioni: quella della paziente neanche… poi al pomeriggio vado a prendere a scuola il mio
(sto male, sono stanca) e quella del medico (ma no, sta benissimo, nipotino e anche questo mi pesa, mi vergogno a dirlo… è un
guardi i suoi esami). bel bambino vivace… poi preparo qualcosa per cena, poi basta,
e il giorno dopo daccapo.
Fase 2 – Collegare malessere e lutto in modo La domanda del medico (ma poi la giornata comincia… che cosa fa?) non è
comprensibile e accettabile una domanda inutile: in apparenza non aggiunge elementi utili per
una diagnosi più precisa, ma ha due obiettivi sul piano relazionale:
MG – Tutto a posto, pancia, cuore, polmoni, pressione… anche - segnala ascolto e accoglienza
il peso è sempre quello, non ci sono segni di malattia. Forse dob- - permette alla paziente di dire qualcosa che forse non confessa
biamo riprendere il discorso che abbiamo già fatto alcune volte in questi anni, facilmente neppure a se stessa: badare al nipotino le pesa.
perché questo suo star male è iniziato, se dico bene, da quando è morto suo Il medico non otterrebbe lo stesso risultato se si limitasse ad ascoltare
marito… sulla sua cartella non c’è praticamente nulla prima di ciò che la paziente racconta e passasse poi immediatamente a un
quattro anni fa. discorso di:
- esclusione di patologie
- rassicurazione generica
L’intervento del medico parte dalla conoscenza che questi ha - incoraggiamento a occuparsi di se stessa
della paziente, dal ricordo di precedenti colloqui significativi, (es. La cosa importante comunque è che sul piano fisico non ci siano problemi.
di precedenti proposte. Usa la storia della relazione di cura per Lei sta bene, è importante che si convinca che non ha nulla di serio. Se riesce a
costruire connessioni (questo suo star male è iniziato, se dico bene, da quando è scuotersi un po’, a fare qualcosa di stimolante… magari portare il nipotino al
morto suo marito) e per proporre un nuovo senso per il malessere che mare, così cambia aria. Ci provi, trovi qualcosa di piacevole da fare, non stia lì
la paziente segnala. a intristirsi…).
Nel farlo, il medico si limita a rilevare una possibile connessione:
30 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 31

Questa modalità crea un’implicita contrapposizione di voci: quella Fase 4 – Dall’esplorazione alla proposta
della paziente, che sa come si sente e non smetterà di sentirsi così, Il medico deve a un certo punto passare dall’esplorazione e
e quella del medico che smentisce, rassicura, propone cose troppo raccolta di elementi significativi raccontati dal paziente a una fase
lontane da quello che la paziente sente. È una comunicazione basa- di indicazione o proposta di possibili azioni da intraprendere.
ta sulla spontaneità, sicuramente finalizzata a incoraggiare e aiutare Le proposte, le indicazioni, le ipotesi di soluzione che il medi-
la paziente. Ma quasi mai questo tipo d’incoraggiamento dà risultati co propone devono essere: comprensibili, accettabili, concrete,
positivi. realizzabili.e
Per questo il medico deve avere precedentemente esplorato (con
domande appropriate) lo spazio conoscitivo del paziente (quello
Fase 3 – Esplorare il mondo del paziente che sa, quello che crede di sapere) e quello comportamentale (quel-
MG – È riuscita a riprendere contatto con qualcuno, amici, pa- lo che il paziente è abituato a fare, sa di poter fare, è disposto a fare,
renti… esce qualche volta con loro? e quello che crede, teme o ha deciso di non fare).
Nel fare una proposta il medico dovrebbe:
M – Ci sentiamo per telefono, mi invitano anche ma io non ho • esplicitare l’obiettivo professionale (come medico, ritengo che
proprio voglia di vedere nessuno, non vado da nessuna parte. potrebbe esserle utile…)
MG – Questo isolamento è come la stanchezza e l’insonnia… • descrivere in modo comprensibile e concreto i com-
se ci pensa bene sono tutte perdite: perdita di energia, perdita portamenti richiesti
di sonno, perdita dei rapporti con le altre persone. • chiedere cosa può renderli difficili
• fare domande su paure, difficoltà, timori
M – È proprio vero, mi sono persa… ma non so cosa fare…
• riassumere l’obiettivo e i comportamenti richiesti.

Il medico può addentrarsi nel mondo del paziente per raccogliere


qualche indicazione e qualche informazione in più, ma solo se: MG – I farmaci che le ho prescritto in questi ultimi anni non
- ha in mente un obiettivo concreto, e quindi sa come usare le hanno risolto il problema, gli antidepressivi presi durante tutto
risposte del suo paziente l’anno scorso hanno forse un po’ attenuato i sintomi, le gocce
- sa come riportare il discorso che ha aperto all’ambito medico, per dormire hanno forse regalato qualche ora di sonno in più,
evitando il rischio di trasformare lo scambio comunicativo in ma ancora non ci siamo, è d’accordo?
scambio di chiacchiere, o peggio in una parodia di colloquio M – Sì, e farmaci non vorrei prenderne più…
psicologico. MG – Perché non prova a considerare la proposta che le ave-
La domanda sul contesto esterno (amici, attività) ha l’obiettivo in vo già fatto di contattare chi si occupa proprio dei problemi
questo caso di condividere con la paziente la descrizione di una delle persone che hanno avuto un lutto da cui non riescono a
situazione di vita (che solo lei conosce, e quindi solo lei può descri- riprendersi? Ricorda? Le avevo accennato che esistono anche
vere) che la porta a limitare sempre di più i contatti e le relazioni. dei gruppi di persone che si aiutano reciprocamente a venire
La descrizione della paziente (non ho proprio voglia di vedere nessuno, non fuori da situazioni simili alle sue…
vado da nessuna parte) viene sottolineata con un commento (se ci pensa
bene sono tutte perdite) che la paziente accoglie e condivide.
32 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 33

M – Ma se non esco neppure per comprarmi un paio di scar-


pe… figurarsi se ho voglia di uscire, magari di sera, per andare
a sentire delle persone che magari stanno peggio di me…
MG – Glielo propongo come medico: vorrei che facesse questo
tentativo. So che si tratta di uno sforzo per lei, ma vorrei che
ci provasse: cominci a fare una telefonata; le spiegheranno di
cosa si tratta e poi deciderà lei se provare ad andare di persona.
Se la cosa non le starà bene è ovviamente padronissima di dire
«no grazie arrivederci…».
APPENDICE

Il medico in questo caso, a partire dalla conoscenza che ha della sua


paziente, ha optato per un invio a un gruppo di auto mutuo aiuto.
Non è ovviamente l’unica possibilità: l’aspetto importante in realtà
non è il tipo di proposta ma la qualità della comunicazione che si è
creata – in pochissimi minuti – tra il medico e la paziente.
È a partire da questa qualità che la paziente percepisce la disponibi-
lità del medico ad affiancarla nella sua difficoltà e nella sua sofferen-
za. Il dialogo rimane aperto: la paziente sa che il medico è in grado
di prendersi cura del suo lutto, anche se non potrà sollevarla dal
dolore. La relazione di cura è solida.
34 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 35

Tabella 1 – Decessi e tassi standardizzati di mortalità in Italia


per sesso e grandi gruppi di cause - Anni 2003, 2006 (a)
GRUPPO Decessi (numero) Tassi stand. per 10.000
CAUSE DI MORTE
ICD10(b) 2003 2006 2003 2006
C00-D48 Tumori MASCHI 96.122 98.339 40,48 38,81
C16 Tumori maligni dello stomaco 6.381 6.515 2,72 2,58
C18-C21 Tumori maligni del colon, retto e ano 9.250 10.026 3,92 3,99
C33-C34 Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni 25.833 25.978 10,52 9,99
C50 Tumori maligni della mammella della donna - - - -
E10-E14 Diabete mellito 7.799 8.044 3,49 3,31
G00-H95 Malattie del sistema nervoso 8.137 8.135 3,67 3,38
I00-I99 Malattie del sistema circolatorio 105.837 97.344 49,93 42,13
I21-I22 Infarto del miocardio 19.676 18.428 8,53 7,46
I60-I69 Disturbi circolatori dell’encefalo 27.344 24.606 13,25 10,85
J00-J99 Malattie del sistema respiratorio 22.999 20.497 11,14 9,04
K00-K93 Malattie dell’apparato digerente 12.127 11.958 5,21 4,81
V01-Y89 Cause accidentali e violente 15.546 14.347 6,34 5,63
- Altre cause 20.113 19.577 9,25 8,29
Totale 288.680 278.241 129,51 115,39
C00-D48 Tumori FEMMINE 71.011 73.757 20,71 20,27
C16 Tumori maligni dello stomaco 4.643 4.369 1,31 1,16
C18-C21 Tumori maligni del colon, retto e ano 8.005 8.532 2,29 2,29
C33-C34 Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni 6.431 7.297 1,92 2,07
C50 Tumori maligni della mammella della donna 11.461 11.480 3,46 3,28
E10-E14 Diabete mellito 11.960 11.270 3,23 2,78
G00-H95 Malattie del sistema nervoso 11.199 10.946 3,02 2,71
I00-I99 Malattie del sistema circolatorio 135.855 123.643 34,95 28,79
I21-I22 Infarto del miocardio 15.355 14.374 4,12 3,53
I60-I69 Disturbi circolatori dell’encefalo 41.571 36.693 10,70 8,54
J00-J99 Malattie del sistema respiratorio 17.823 14.929 4,59 3,49
K00-K93 Malattie dell’apparato digerente 11.857 11.444 3,25 2,90
V01-Y89 Cause accidentali e violente 10.097 9.783 2,79 2,49
- Altre cause 28.281 26.846 7,43 6,43
Totale 298.083 282.617 79,97 69,87
C00-D48 Tumori TOTALE 167.133 172.096 28,64 27,76
C16 Tumori maligni dello stomaco 11.024 10.884 1,89 1,75
C18-C21 Tumori maligni del colon, retto e ano 17.255 18.558 2,95 2,98
C33-C34 Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni 32.264 33.275 5,54 5,42
C50 Tumori maligni della mammella della donna 11.461 11.480 1,97 1,86
E10-E14 Diabete mellito 19.759 19.314 3,38 3,04
G00-H95 Malattie del sistema nervoso 19.336 19.081 3,29 2,99
I00-I99 Malattie del sistema circolatorio 241.692 220.987 41,14 34,27
I21-I22 Infarto del miocardio 35.031 32.802 5,98 5,19
I60-I69 Disturbi circolatori dell’encefalo 68.915 61.299 11,73 9,47
J00-J99 Malattie del sistema respiratorio 40.822 35.427 6,94 5,48
K00-K93 Malattie dell’apparato digerente 23.984 23.402 4,10 3,72
V01-Y89 Cause accidentali e violente 25.643 24.130 4,43 3,93
- Altre cause 48.394 46.423 8,23 7,24
Totale   586.763 560.858 100,15 88,43
(a) Sono esclusi i morti a meno di un anno di vita. Anno 2006: i dati di mortalità Per causa sono stimati per tutta l’Italia, fatta
eccezione per le province autonome di Trento e Bolzano-Bozen per le quali sono stati utilizzati i dati reali del 2006. Il totale dei
decessi (maschi, femmine, totale) è un dato provvisorio ricavato dai modd. D7.
(b) Settori ICD10 - International Classification of Diseases X Rev. 2005.
36 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 37
Tabella 2 - Decessi avvenuti in Italia per sesso, classe di età e grandi gruppi di
cause.Totale - Anni 2003, 2006 (a) (valori assoluti) Tabella n. 3. Sintomi depressivi:
GRUPPO 1-14 anni 15-34 anni
CAUSE DI MORTE
ICD10 (b) 2003 2006   2003 2006 - umore depresso per la maggior parte della giornata
C00-D48 Tumori 255 305 1.175 1.160
C16 Tumori maligni dello stomaco - - 40 31 - diminuzione o perdita di interesse e piacere per tutte o quasi
C18-C21 Tumori maligni del colon, retto e ano - 1 50 39 tutte le consuete attività
C33-C34 Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni 1 - 41 35
C50 Tumori maligni della mammella della donna 1 - 94 96 - riduzione o perdita di energia, facile affaticabilità
E10-E14 Diabete mellito 1 - 21 23
G00-H95 Malattie del sistema nervoso 94 78 281 212
- scarsa capacità di attenzione e di concentrazione, difficoltà
I00-I99 Malattie del sistema circolatorio 72 46 661 553 nel prendere decisioni
I21-I22 Infarto del miocardio 2 3 89 85
I60-I69 Disturbi circolatori dell’encefalo 19 8 119 110 - bassa autostima e fiducia nelle proprie capacità
J00-J99 Malattie del sistema respiratorio 36 15 154 137
K00-K93 Malattie dell’apparato digerente 11 15 134 104
- visione pessimistica del futuro
V01-Y89 Cause accidentali e violente 256 208 4.526 3.672 - disturbi del sonno con insonnia o più raramente ipersonnia
- Altre cause 306 262 1.239 1.079
Totale     1.031 930   8.191 6.940 - disturbi dell’appetito con inappetenza o più raramente
GRUPPO 35-59 anni 60-79 anni
ICD10 (b)
CAUSE DI MORTE iperfagia
2003 2006   2003 2006
C00-D48 Tumori 22.364 22.320 91.928 90.457 - idee di colpa e inutilità
C16 Tumori maligni dello stomaco 1.274 1.266 5.640 5.530
C18-C21 Tumori maligni del colon, retto e ano 2.015 2.115 9.198 9.416 - sentimenti di disperazione e di impossibilità di ricevere aiuto
C33-C34 Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni 4.420 4.526 21.221 20.635
C50 Tumori maligni della mammella della donna 2.815 2.676 5.351 5.177 - pensieri ricorrenti di morte, con idee o atti di autoaggressività,
E10-E14 Diabete mellito 915 874 8.569 7.835 propositi o tentativi di suicidio
G00-H95 Malattie del sistema nervoso 1.201 1.059 7.360 6.707
I00-I99 Malattie del sistema circolatorio 10.320 9.385 74.258 61.810
I21-I22 Infarto del miocardio 3.238 3.096 15.539 13.244 Tabella n. 4. Sintomi d’ansia:
I60-I69 Disturbi circolatori dell’encefalo 1.919 1.828 19.257 15.670
J00-J99 Malattie del sistema respiratorio 1.096 911 12.955 10.495 Tensione motoria:
K00-K93 Malattie dell’apparato digerente 2.909 2.814 10.668 9.659
V01-Y89 Cause accidentali e violente 5.065 4.872 6.255 5.408
- tremori, contrazioni muscolari o sensazioni di tremore
- Altre cause 4.722 4.505 13.518 12.121 - tensione, dolori o dolenzia muscolari
Totale     48.592 46.739   225.511 204.493 - irrequietezza
GRUPPO 80 anni e + Totale
ICD10(b)
CAUSE DI MORTE
2003 2006   2003 2006 - facile affaticabilità
C00-D48 Tumori 51.411 57.854 167.133 172.096
C16 Tumori maligni dello stomaco 4.070 4.057 11.024 10.884 Iperattività neurovegetativa:
C18-C21 Tumori maligni del colon, retto e ano 5.992 6.987 17.255 18.558 - polipnea o sensazioni di soffocamento
C33-C34 Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni 6.581 8.079 32.264 33.275
C50 Tumori maligni della mammella della donna 3.200 3.531 11.461 11.480
- palpitazioni o tachicardia
E10-E14 Diabete mellito 10.253 10.582 19.759 19.314 - sudorazione o mani fredde e bagnate
G00-H95 Malattie del sistema nervoso 10.400 11.024 19.336 19.081
- bocca asciutta
I00-I99 Malattie del sistema circolatorio 156.381 149.193 241.692 220.987
I21-I22 Infarto del miocardio 16.163 16.373 35.031 32.802 - vertigini o sensazioni di sbandamento
I60-I69 Disturbi circolatori dell’encefalo 47.601 43.684 68.915 61.299 - nausea, diarrea o altri disturbi addominali
J00-J99 Malattie del sistema respiratorio 26.581 23.869 40.822 35.427
K00-K93 Malattie dell’apparato digerente 10.262 10.810 23.984 23.402 - vampate di calore o brividi
V01-Y89 Cause accidentali e violente 9.541 9.969 25.643 24.130 - pollachiuria
- Altre cause 28.609 28.456 48.394 46.423
Totale     303.438 301.757   586.763 560.858
- disfagia o «nodo alla gola»
(a) Sono esclusi i morti a meno di un anno di vita. Anno 2006: i dati di mortalità per causa sono stimati per tutta l’Italia,
fatta eccezione per le province autonome di Trento e Bolzano-Bozen per le quali sono stati utilizzati i dati reali del 2006.
Il totale dei decessi (maschi, femmine, totale) è un dato provvisorio ricavato dai modd. D7.
(b) Settori ICD10 - International Classification of Diseases X Rev. 2005.
38 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 39

Vigilanza e attenzione: di suicidio, o ideazione di un piano specifico al fine di com-


- sentirsi «nervoso» mettere il suicidio.
- risposte esagerate di allarme
- difficoltà di concentrazione o sensazione di «testa vuota» Tabella n. 6. Fattori di rischio suicidario:
- difficoltà nell’addormentamento o nel mantenere il sonno
Le situazioni a rischio più importanti sono connesse a fattori esi-
- irritabilità
stenziali e sociali e alla presenza di patologia psichiatrica o interni-
stica grave:
- età avanzata
Tabella n. 5. Episodio Depressivo Maggiore, criteri diagnostici
(da DSM-IV, modificati): - sesso maschile
Almeno cinque dei seguenti sintomi sono stati presenti per due set- - morte del coniuge o di una persona amata, divorzio
timane e costituiscono un cambiamento rispetto al funzionamento - solitudine, isolamento sociale
precedente; almeno uno dei sintomi è umore depresso o perdita di - perdita del lavoro, gravi difficoltà economiche
interesse o di piacere: - alcolismo
1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni - presenza di patologia psichiatrica
giorno, riferito dal soggetto od osservato da altri; irritabilità in
- precedenti tentativi di suicidio anche solo a scopo dimostra-
bambini e adolescenti
tivo
2) marcata diminuzione di interesse o di piacere per tutte o qua-
- suicidio o tentativi di suicidio nei familiari
si tutte le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni
giorno, riferita dal soggetto od osservata da altri - malattie fisiche gravi con inabilità o dolore cronico
3) significativa perdita di peso o aumento del peso non dovuto
a diete, oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi
ogni giorno
4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
5) agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno
6) affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
7) sentimenti di svalutazione o di colpa eccessivi o immotivati
(che possono essere deliranti) quasi ogni giorno (non solo
autorimprovero o sentimenti di colpa per il fatto di essere
ammalato)
8) diminuita capacità di pensare o di concentrarsi o indecisione,
quasi ogni giorno
9) pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricor-
renti propositi suicidi senza un piano specifico, o un tentativo
40 - Prendersi cura del lutto Prendersi cura del lutto - 41

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44 - Prendersi cura del lutto

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