Sei sulla pagina 1di 64

Corso professionale

privato
di

Tecniche di Massaggi
Storia del massaggio:
Il più antico e naturale sistema di cura

La parola massaggio sembra derivare dall'arabo “mass” o “mash” (frizionare, premere)


o dal greco “masso” (impastare, maneggiare). I benefici fisici e psicologici di questa
pratica sono stati riconosciuti fin dall'antichità, tanto che si può senz'altro affermare che
l'arte medica abbia avuto inizio proprio col massaggio. Nel “Kong Fou”, testo cinese del
2698 a.C., vengono descritti esercizi fisici e vari tipi di massaggio, il cui scopo era il
raggiungimento di un perfetto equilibrio psico-fisico. Nel XVIII secolo a.C., nel testo
sacro L'Ayur-Veda, Brahama raccomanda ai suoi discepoli il massaggio a scopo
igienico. Anche la letteratura medica di Egiziani, Persiani e Giapponesi contiene spesso
riferimenti ai benefici effetti del massaggio. Basandosi su conoscenze limitate sulle
funzioni del corpo, i primi medici erano tuttavia in grado di utilizzare il massaggio in
modo efficace per la cura dell'affaticamento, delle malattie e dei traumi. Ippocrate (406
a.C.) - medico greco padre della medicina moderna - descrisse “l'anatripsis”,
letteralmente “frizione verso l'alto”, come pratica più efficace rispetto allo stesso
movimento effettuato verso il basso sugli arti, dimostrando di aver intuito il
meccanismo della circolazione linfatica e sanguinea dimostrato poi da Harvey all'inizio
del XVII secolo d.C..

Nei suoi scritti, Ippocrate confermò le virtù del massaggio dedicando alla pratica
massoterapica importanti osservazioni, anch'esse confermate molti secoli dopo la sua
morte. Egli scriveva “i medici devono essere esperti in molte cose, tra queste senza
dubbio anche il massaggio” e, ancora, “Il rimedio è applicabile ai mali acuti come a
quelli cronici e alle varie forme di debolezza, poiché queste cure hanno potere
rinnovatore e rinvigoritore. Mi è spesso sembrato, mentre stavo così curando i miei
pazienti, come se le mie mani avessero la singolare proprietà di estrarre i prodotti di
rifiuto e le diverse impurità raccolte nelle parti malate”. In Europa, per tutta la durata
dell'impero Romano, questa pratica è stata un elemento importante per la cura della
salute, tanto da porre il “massista” sullo stesso piano del medico; e se ne parla molto nei
documenti di tale periodo. Mentre in Oriente la tradizione del massaggio fu portata
avanti, nei paesi occidentali il culto di questa pratica si interruppe durante il Medioevo,
quando l'oscurantismo portò a disprezzare e rinnegare i bisogni del corpo e i piaceri
della carne, concentrandosi esclusivamente sulla sfera spirituale (creando così una
frattura nell'individuo); occorse quindi attendere il Rinascimento e il XVI secolo per
assistere al ritorno del massaggio in ambito terapeutico (principalmente in Francia e
nord Europa). Nel XX secolo, i grandi progressi compiuti dalla medicina convenzionale
posero inizialmente in secondo piano le terapie tradizionali, che erano state praticate per
secoli, così che la maggior parte della popolazione occidentale, abbagliata da ciò, fino a
qualche decade fa, conosceva a stento il valore terapeutico del contatto umano. Tuttavia
attualmente il massaggio sta vivendo un momento di vigorosa rinascita, grazie a un forte
bisogno di ritorno ai valori “naturali”, soprattutto come reazione alle condizioni di
intenso stress e di abuso di farmaci imposti dall'attuale società.

Oggi, la moderna ricerca scientifica ha definitivamente riconosciuto il massaggio come


terapia efficace, definendone i meccanismi d'azione, le indicazioni e le
controindicazioni cliniche. Non solo, le sempre più numerose e recenti scoperte
sull'importanza di matrice extracellulare e sistema connettivo nell'intera fisiologia del
corpo umano, stanno riportando coloro che sono in grado di agire profondamente su di
essi (con tecniche di movimento e/o di massaggio), all'antico ruolo di primaria
importanza nell'ambito della salute.

Indicazioni del massaggio classico

La massoterapia - ovvero il massaggio terapeutico - presenta numerose applicazioni in


medicina riabilitativa, sportiva, vascolare, estetica e in reumatologia, anche se l'azione
globale del massaggio fa sì, come accennato in precedenza, che il suo campo di
applicazione sia in realtà più vasto di quanto normalmente si immagini.
Controindicazioni e zone interdette al massaggio classico

Il massaggio può comportare, nei seguenti casi, l'accentuazione dei sintomi:

 Traumi recenti (occorre aspettare riparazione tessuto);


 Processi infiammatori acuti (di origine traumatica, infettiva o allergica);
 Gravi flebopatie (flebiti o tromboflebiti);
 Insufficienza cardiaca con edema agli arti inferiori (edema di natura secondaria);
 Patologie del sistema nervoso centrale (SNC) a evoluzione spastica (in realtà più
correttamente tale controindicazione è da riferirsi solo a talune manualità, in
particolare a quelle che comportano un aumento del tono muscolare);
 Gravi necrosi (per il pericolo di eccesso di eliminazione di sostanze proteiche);
 Processi febbrili (per il pericolo di aumento della temperatura locale);
 Neoplasie (per il supposto ma non dimostrato pericolo di diffusione linfatica delle
metastasi);
 Dermatiti o dermatosi (per il pericolo di irritazione, relativamente alle dermatiti e
le dermatosi pruriginose, e di contagio, relativamente alle dermatiti infettive).

Di norma si definiscono zone interdette al massaggio (in quanto potrebbe risultare


fastidioso o dannoso): tutte le salienze ossee (malleoli, cresta e piatto tibiale, rotula,
grande trocantere del femore, cresta iliaca, apofisi spinosa delle vertebre, osso sacro,
sterno, clavicola, scapola, gomito- olecrano) e i punti di affioramento di organi
vascolari, nervosi e linfatici (cavo popliteo, cavo inguinale, cavo ascellare, cavo o fossa
retroclaveolare), organi sessuali. Zone semi-interdette al massaggio, ovvero da
massaggiare con particolare cautela, vengono invece considerate: la faccia antero-
laterale del collo, la zona retroauricolare, il solco tibiale e la zona anteriore del gomito.
Tipi di massaggio
Classicamente si distinguono quattro classi di massaggi, con diverse indicazioni:

1) Massaggio terapeutico (massoterapia), la cui finalità è ristabilire totalmente o


parzialmente la funzionalità di organi malati tramite specifiche manualità
massoterapiche. In questa categoria di massaggi rientrano, oltre al massaggio
terapeutico classico e al massaggio bodywork TIB, il linfodrenaggio, il massaggio
connettivale (miofasciale, neuroconnettivale), il massaggio trasverso profondo, il
massaggio miofasciale, il rolfing, il massaggio Tuina, il massaggio Ayurvedico e
numerose altre tecniche di massaggio e bodywork occidentali e orientali.

2) Massaggio igienico: ha come scopo la prevenzione ed il miglioramento delle


condizioni di salute esistenti. Agisce a livello delle strutture muscolo-tendinee
(ottimizzandone la fisiologia), sulla circolazione sanguinea (favorendo gli scambi
metabolici e il ritorno venoso e linfatico) e sul sistema nervoso, quindi sulla psiche
(grazie alle sue proprietà rilassanti riduce il ritmo cerebrale e riequilibra l'attività dei due
emisferi cerebrali). In questa categoria di massaggi troviamo il massaggio antistress, il
massaggio californiano, il massaggio trager, lo stone massage ecc. Ecc.

3) Massaggio estetico: ha l'obiettivo di eliminare gli inestetismi cutanei e sottocutanei


e di rallentare l'invecchiamento della pelle. L'azione di questo tipo di massaggio
riguarda quindi perlopiù la pelle, in particolare il derma e l'ipoderma, e viene
normalmente combinato all'utilizzo di prodotti estetici (creme, oli ecc.) Specifici.

4) Massaggio sportivo specifico per le attività agonistiche (in cui si possono avere
grosse sollecitazioni di muscoli, tendini e articolazioni). Questo tipo di massaggio si
differenzia, a sua volta, in:

 Massaggio sportivo pre-gara ossia di preparazione al gesto atletico (con


manualità elasticizzanti e vascolarizzanti);
 Massaggio sportivo post-gara che mira a velocizzare al massimo il recupero fisico
dopo lo sforzo muscolare (con azione drenate, defaticante e miorilassante ossia di
decontrazione muscolare);
 Massaggio sportivo infra-gara che utilizza manualità del massaggio pre-gara e
post-gara in base alle caratteristiche fisiologiche dell'atleta e dell'attività sportiva.
Manualità e meccanismi d'azione del massaggio classico

Ogni manualità produce cambiamenti fisiologici sempre tramite due tipi di azione
(presenti in proporzioni diverse in base alla manualità):

Azione diretta o meccanica: stimolo fisico prodotto direttamente su tessuti ed organi.

Azione indiretta o neuroriflessa: stimolazione dei recettori nervosi di cute, fascia


connettivale, muscoli, tendini, legamenti e capsula articolare, che trasmettono lo stimolo
al SNC, il quale risponde provocando variazioni fisiologiche di tipo riflesso anche su
organi lontani dal punto di stimolazione diretta.

Sfioramento superficiale. Si esegue con la mano o entrambe le mani che scivolano


sulla cute, con le dita lunghe unite e il pollice abdotto; la pressione esercitata equivale a
quella di una carezza. Serve a distribuire il lubrificante ed è il primo contatto
rassicurante. Evidenzia anomalie cutanee-vascolari e zone interdette.

Sfioramento appoggiato: si esegue come lo sfioramento superficiale ma con una


pressione decisamente maggiore. Se lento ha effetto miorilassante e psico-rilassante
(azione neuroriflessa sul sistema nervoso vegetativo), di drenaggio, peeling
(eliminazione cellule morte dello strato corneo), mentre se eseguito velocemente
determina iperemia con aumento della temperatura locale, del tono muscolare e del
livello di attenzione (aumento dei ritmi cerebrali).
Frizione. Si esegue con la mano, con le dita lunghe unite e il pollice addotto o con le
sole dita (in base alle zone da trattare), effettuando delle rotazioni, senza scivolare, sulla
cute, in modo tale che il sottocute scivoli sui tessuti sottostanti. Ha come effetto il
riassorbimento dei liquidi interstiziali (elimina edemi, ematomi e cataboliti) e la
risoluzione di strati aderenziali (per traumi esogeni o endogeni quali gli strappi
muscolari).

Impastamento o spremitura. Si esegue una compressione del muscolo tramite:


pressione della mano e contro-pressione dell'osso sottostante, pressione di una mano e
contro-pressione dell'altra, pressione del pollice e contro-pressione delle dita lunghe
della stessa mano o dell'altra mano. Se si esegue in modalità profonda ha come effetti la
diminuzione del tono muscolare e, per azione neuroriflessa, delle attività cerebrali, con
effetti antispasmotici e di miglioramento della circolazione (importante effetto antalgico
nei casi di contratture reumatiche o da affaticamento) e rilassante. Se eseguito in
modalità superficiale (pincè roulè, palpé roulè) agisce come iperemizzante e risolve i
casi di strati aderenziali superficiali.

Scuotimento. Si esegue con una mano che afferra il ventre muscolare, tra pollice e dita
lunghe unite, ed imprime un movimento trasversale rispetto al segmento osseo
sottostante, di tipo “vai e vieni”. Presenta effetto drenante e, se blando, rilassante o
tonificante, e "risvegliante" se energico.

Rotolamento. Si esegue con le due mani, con le dita lunghe iperestese e il pollice
addotto, che afferrano il muscolo e gli imprimono torsioni “vai e vieni” intorno all'asse
osseo. Gli effetti sono uguali a quelli dello scuotimento ma più marcati. Inoltre presenta
un'azione fibrolitica su microcicatrici muscolari e aderenze varie.

Battitura a coppetta. Si esegue con le mani, con le dita semiflesse e il pollice addotto
(come nell'atto di bere da fontana), che percuotono alternativamente il muscolo così da
avere, come effetti, un aumento della circolazione arteriosa (iperemia), del tono
muscolare e del livello di attenzione (manualità utile ad es. Quale preparazione poco
prima di un gesto sportivo).

Percussione ulnare e a pugnetto. Si esegue con le mani, con le dita lievemente


semiflesse, per la percussione ulnare, o flesse, per la percussione a pugnetto, che
percuotono alternativamente il muscolo con, rispettivamente, la zona ulnare del V dito o
il V metacarpale. Gli effetti sono uguali alle battiture a coppetta, con maggior effetto
meccanico sui tessuti connettivi lassi sottocutanei, a causa dell'effetto vibratorio.

Vibrazione. Si esegue con le punte delle dita che imprimono profondamente un'onda
vibratoria, con direzione alto → basso o tangenziale rispetto alla cute. Nel primo caso
(direzione alto → basso), gli effetti sono: aumento del tono muscolare e della peristalsi,
se eseguita a livello dell'intestino. Nel secondo caso (direzione tangenziale alla cute), si
ha invece una normalizzazione della densità della sostanza fondamentale dei tessuti
connettivi lassi sottocutanei.

Pizzicamento. Si effettua utilizzando le prime dita con le mani che, alternate


ritmicamente, sollevano una plica cutanea. Come effetto risulta un'iperemia e un
aumento della sensibilità locale (per azione neuroriflessa vasomotoria), utile nel
trattamento di ipoestesie (abbassamento della sensibilità per traumi al sistema nervoso
periferico).
SCHEDA ANAMNESTICA DEL CLIENTE

Data,

Dati anagrafici
Cognome Nome
Nato/a il a prov.
Professione
Firma per il consenso dell’utilizzo dei dati anagrafici

Abitudini voluttuarie

Caffè
Fumo
Vino
Superalcolici
Altro

Anamnesi fisiologica

Alimentazione __________________________________________________________
______________________________________________________________________
Alvo__________________________________________________________________
Diuresi________________________________________________________________
Mestruazioni___________________________________________________________
Sonno_________________________________________________________________
Andamento del peso corporeo
Tempo libero
Sport praticati

Anamnesi patologica

Disturbi attuali

Note
Dalla pelle al massaggio
La pelle è la prima struttura ad essere stimolata dalle manovre del massaggio.

La cute è costituita da un insieme di tre tessuti, disposti uno sull'altro, con differenti
caratteristiche e funzioni:

 Epidermide
 Derma
 Ipoderma

Completano la struttura della pelle i cosiddetti "annessi cutanei", che comprendono i


peli, le ghiandole, l'apparato circolatorio e le terminazioni nervose.

EPIDERMIDE

L'epidermide funge da barriera: impedisce da un lato la penetrazione dall'esterno di


acqua, sostanze estranee e microrganismi e dall'altro la perdita di acqua e elettroliti
dall'organismo.

Lo strato corneo, quello più esterno, è formato da cellule cheratinizzate morte che
vengono continuamente rinnovate ed eliminate secondo un ciclo di 3-4 settimane.

DERMA

Il derma è un tessuto di tipo connettivo, dello spessore di 3-4 mm, sottostante


l'epidermide, caratterizzato principalmente da fibre di elastina, che assicurano la giusta
elasticità alla cute, da fibre di collagene, con funzione di sostegno e resistenza e dalla
sostanza fondamentale che ha funzione cementante. In quanto ricco di vasi sanguigni e
linfatici il derma ha anche funzione di nutrizione. Nel derma passano diversi annessi
cutanei, come le ghiandole sudoripare, i follicoli piliferi e le ghiandole sebacee.

IPODERMA

L'ipoderma è il terzo e più profondo strato cutaneo, direttamente a contatto con il derma
da un lato e con i tessuti adiposi e muscolari sottocutanei dall'altro.

L'ipoderma è costituito, come il derma, da tessuto connettivo, ed è particolarmente ricco


di adipociti, le cellule preposte alla biosintesi dei grassi. Grazie alla presenza di questa
tipologia cellulare, questo tessuto funge da riserva energetica e, nel contempo, da
isolante termico e da cuscinetto. Nell'ipoderma hanno origine i follicoli e le ghiandole
sudoripare: è qui infatti che ricevono nutrimento e cedono i loro prodotti di scarto.

La funzione della pelle è quella di rivestire, proteggendoli, gli altri organi del corpo;
possiede inoltre la funzione di termoregolazione e di ricezione degli stimoli provenienti
dall'esterno (dolore, pressione, ecc.). Il colore della pelle scaturisce dalla somma di tre
colori: il grigio, tipico della cheratina dello strato corneo, il bruno della melanina e il
rosso del sangue che circola nel derma.

FUNZIONI:

Protezione dagli agenti esterni (meccanici: stiramenti, colpi);

Protezione da microbi (per mezzo di un film acido);

Regolazione degli scambi termici (la sudorazione permette l’abbassamento della


temperatura attraverso l’evaporazione del sudore);

Depurazione da tossine attraverso il sudore ed il sebo;

Percezione dell’ambiente esterno (strutture sensoriali).


L'apparato circolatorio o cardiovascolare

Della grande circolazione fanno parte altri due sistemi un po' speciali: quello delle
arterie coronarie, importante in quanto porta ossigeno al cuore, permettendogli di
funzionare, e quello della vena porta, che consente ai prodotti della digestione prelevati
dall'intestino di raggiungere il fegato dove verranno ulteriormente elaborati.
Il sangue può essere definito come un tessuto formato da un liquido, il plasma, e da
elementi cellulari in esso sospesi, i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine.

Il plasma, che, separato dai globuli rossi ha un colore giallino, ha il compito di


trasportare alcune sostanze, come proteine, vitamine e ormoni, nei luoghi di utilizzo o di
eliminazione.

I globuli rossi consentono il trasporto dell'ossigeno grazie a una sostanza in essi


contenuta, l'emoglobina; la loro vita media è di 120 giorni e vengono distrutti nel fegato
e nella milza; si pensi che vengono eliminati circa 2 milioni di globuli rossi al minuto.

I globuli bianchi svolgono una funzione difensiva contro aggressioni al nostro


organismo portate da batteri e virus.

Le piastrine contribuiscono alla coagulazione del sangue. Infatti quando un vaso


sanguigno si rompe, in occasione di una ferita, nel sangue si attiva il processo di
coagulazione a cui contribuiscono le piastrine e numerosi altri fattori, che come risultato
danno una sostanza chiamata fibrina che svolge la funzione di un vero e proprio tappo.
IL CUORE

Grande poco più di una mano serrata a pugno il cuore è formato in massima parte da
un particolare tessuto muscolare, il miocardio.

Questo associa le caratteristiche dei muscoli striati e di quelli lisci, infatti è in grado di
contrarsi ritmicamente e in continuazione, indipendentemente dalla nostra volontà.
Posto tra i polmoni, all'incrocio fra grande e piccola circolazione, il cuore ha la funzione
di una pompa che mantiene il sangue in costante attività. Immaginando di scoperchiarlo
possiamo notare quattro cavità comunicanti due a due, ovvero due sezioni divise da un
setto continuo, una sezione venosa e una arteriosa.

In ogni sezione si distinguono un atrio e un ventricolo comunicanti attraverso un orifizio


fornito di una valvola che regola ritmicamente l'afflusso di sangue, impedendogli di
tornare indietro. Nella sezione venosa, quella di destra, la valvola è costituita da tre
membrane filamentose e per questo è detta valvola tricuspide, mentre nella sezione di
sinistra, dove si contano solo due membrane, è detta valvola bicuspide o mitrale.

Il sangue arriva al cuore dalle vene cave e dal seno coronarico, passa dall'atrio destro
nel ventricolo destro e da qui ai polmoni attraverso l'arteria polmonare, anch'essa fornita
di tre valvole, dette semilunari, che impediscono al sangue di tornare nel ventricolo.
Una volta ossigenato il sangue ritorna al cuore attraverso le quattro vene polmonari,
passa nel ventricolo sinistro e quindi nell'aorta, fornita anch'essa di valvole semilunari,
per essere distribuito attraverso la grande circolazione. Questo avviene grazie alla
continua contrazione del muscolo cardiaco, in cui si distinguono due fasi, diastolica, o
di riempimento e sistolica o di svuotamento.

Nella fase diastolica il sangue giunge nell'atrio destro attraverso le vene cave e in quello
sinistro attraverso le vene polmonari e spinto nei ventricoli attraverso le valvole
atrioventricolari;

Nella fase sistolica invece il sangue viene pompato dal ventricolo sinistro nell'aorta e
dal ventricolo destro nell'arteria polmonare. Queste due fasi si susseguono in
continuazione determinando la pressione del sangue.

Il cuore è fissato nella sua posizione oltre che dalle vene anche da un sacco fibroso che
lo avvolge, il pericardio, che appunto lo ancora saldamente al diaframma. Le sue
dimensioni si aggirano intorno ai 10 cm di lunghezza, 10 di larghezza e 5 di spessore, ha
un peso intorno ai 300/350 grammi. È un muscolo in costante attività e in grado di
sviluppare una notevole potenza, si pensi che arriva a battere mediamente 100.000 volte
in un giorno e a pompare dai 5 litri di sangue al minuto in condizioni normali fino ai 25
in condizioni di stress fisico.
SISTEMA ARTERIOSO

Le arterie sono i vasi che portano il sangue dal cuore verso la periferia. Derivano tutte
dalla ramificazione di due arterie maggiori, l'aorta che esce dal ventricolo sinistro e dà
origine alla grande circolazione e l'arteria polmonare, che fuoriesce dal ventricolo destro
e dà inizio alla piccola circolazione. Allontanandosi dal cuore si suddividono in rami
destinati alle varie parti del corpo e diminuiscono di dimensione, prendendo il nome di
arteriole e arteriuzze e trasformandosi poi in capillari. Il sangue ha qui carattere
arterioso o meglio trasporta ossigeno grazie all'emoglobina e, attraverso il plasma,
sostanze nutritive provenienti dall'apparato digerente; dopo aver percorso le
ramificazioni dell'aorta il sangue arriva ai capillari dove cede ossigeno e sostanze
nutritive ai diversi organi e tessuti.
SISTEMA VENOSO

Il sistema venoso ha origine alla periferia del nostro organismo dai capillari che
aumentano via via di dimensione per la confluenza di altri vasi, divenendo
progressivamente venule e poi vene.

Esse trasportano nella grande circolazione il sangue ricco di rifiuti proveniente da


organi e tessuti e nella piccola il sangue ricco di ossigeno proveniente dai polmoni.
Molte seguono il corso delle arterie in numero di due per ciascuna e quindi sono molto
più numerose. Tutto il sangue venoso perviene alle vene cave, in quella superiore
convergono i vasi provenienti dal capo, dal tronco e dagli arti superiori, mentre in quella
inferiore le vene provenienti dagli arti inferiori e dall'addome.
SISTEMA LINFATICO E LINFA

Poco conosciuto, ma molto importante, il sistema linfatico consente alla linfa di fluire
nei tessuti corporei, drenando ogni angolo dell'organismo prima di riversarsi nelle vene
toraciche. Parallelo al sistema cardiocircolatorio, il sistema linfatico si oppone ad
eccessivi accumuli di fluidi nei tessuti ed è considerato il baluardo di difesa del nostro
organismo. Lungo le vie linfatiche esistono infatti degli organi, chiamati linfonodi,
capaci di produrre i cosiddetti linfociti, una serie speciale di globuli bianchi deputata
all'eliminazione dei microrganismi ostili. Quando l'organismo sta combattendo
un'infezione i linfonodi accelerano la sintesi e la trasformazione di questi linfociti,
aumentando così di volume e diventando apprezzabili e dolenti al tatto (da qui
l'espressione "avere i linfonodi ingrossati").

Il sistema linfatico è costituito da un articolato sistema di vasi, molto simile a quello


circolatorio venoso e arterioso. A differenza del sangue, la linfa non viene spinta
dall'attività cardiaca, ma scorre nei vasi mossa dall'azione dei muscoli. Contraendosi e
rilassandosi, questi tessuti funzionano come una vera e propria pompa. Quando tale
azione viene meno, per esempio a causa dell'eccessiva immobilità, la linfa tende a
ristagnare, accumulandosi nei tessuti. Ecco spiegato come mai piedi e caviglie si
gonfiano quando si rimane a lungo in piedi in una posizione statica. Per lo stesso
motivo, quando la gamba è immobilizzata da una ingessatura occorre mantenerla
sollevata al di sopra del livello del cuore (proprio per fare in modo che la forza di
gravità agevoli il drenaggio linfatico).

Similmente a quelli del sistema cardiocircolatorio, i vasi linfatici più piccoli, detti
capillari, si trovano nelle regioni periferiche dell'organismo e, riunendosi tra loro, danno
origine a vasi sempre più grandi, fino a riversarsi nel dotto toracico. A differenza di
quelli sanguigni, i capillari linfatici sono a fondo cieco e sono dotati di una parete ancor
più sottile, formata da cellule separate da ampie aperture. La linfa trasportata dal dotto
toracico, unendosi a quella presente nei vasi provenienti dalla parte superiore del corpo,
si riversa a livello della congiunzione tra vene succlavie e vena giugulare.
In corrispondenza di alcune giunzioni tra i
vari dotti linfatici, situate in punti strategici
dell'organismo, troviamo vere e proprie
stazioni di filtraggio dette, appunto,
linfonodi. Lungo il sistema linfatico
incontriamo anche i cosiddetti organi
linfatici, deputati alla produzione ed alla
purificazione della linfa (timo, milza e
midollo osseo).Sono numerose le stazioni
linfatiche (linfonodi) disseminate nel corpo umano. Le tre più importanti sono:
terminus, ascellare, inguinale. La stazione detta Terminus è situata alla base del collo,
nel punto in cui si incontrano due importanti vasi sanguigni: la vena del braccio
(succlavia) e quella del collo (giugulare).

Di colore trasparente, giallo paglierino o lattescente a seconda dei casi, la linfa contiene
zuccheri, proteine, sali, lipidi, amminoacidi, ormoni, vitamine, globuli bianchi ecc.
Rispetto al sangue, la linfa è particolarmente ricca di lipidi; nell'articolo dedicato
all'assorbimento dei grassi abbiamo infatti ricordato come, dopo l'assorbimento
intestinale, le molecole lipidiche vengano riversate nel sistema linfatico sottoforma di
particolari lipoproteine dette chilomicroni.

I vasi linfatici di maggiori dimensioni si caratterizzano per il susseguirsi di


restringimenti e dilatazioni a cui si associano vere e proprie inserzioni valvolari che,
similmente a quelle del sistema venoso, impediscono il reflusso della linfa obbligandola
a scorrere in un solo senso; la parete di alcuni di questi vasi ha anche capacità
contrattile. Tutte queste peculiarità anatomiche sono fondamentali per consentire il
passaggio unidirezionale della linfa: dal liquido interstiziale dei tessuti verso la
circolazione sistemica, anche contro gravità.

La linfa deriva direttamente dal sangue ed ha una composizione ad esso molto simile,
nonostante sia più ricca di globuli bianchi e poverissima di quelli rossi. Circolando negli
spazi interstiziali (compresi, cioè, tra una cellula e l'altra) ha lo scopo di riassorbire il
plasma (parte liquida del sangue) presente in queste zone. Le sottilissime pareti dei
capillari sanguigni sono infatti permeabili all'acqua e a varie sostanze; proprio grazie a
questa permeabilità, può avvenire il passaggio di ossigeno e sostanze nutritive dal
sangue ai tessuti che, dal canto loro, riversano nel torrente ematico anidride carbonica e
prodotti di rifiuto. La linfa rappresenta un efficace sistema attraverso cui l'organismo
raccoglie liquidi e materiale di scarto dalla periferia per poi veicolarlo agli organi di
depurazione (fegato, reni, polmoni, linfonodi). Sotto questo punto di vista, la funzione
del sistema linfatico è quindi molto simile a quella del circolo venoso.

Quando il prezioso sistema di drenaggio linfatico va in tilt si possono accumulare


notevoli quantità di liquidi negli spazi interstiziali a causa del gradiente osmotico
sfavorevole (passaggio di acqua dalla soluzione a concentrazione minore a quella a
concentrazione maggiore, cioè dal sangue agli spazi interstiziali). Questa condizione è
definita edema e, come ricordato, è la tipica conseguenza dell'immobilizzazione
prolungata. Oltre che da un inadeguato drenaggio linfatico, l'edema può essere causato
dall'aumento della filtrazione capillare rispetto al riassorbimento; questa condizione è
tipica di alcune malattie come l'insufficienza cardiaca e la malnutrizione calorico
proteica.

FUNZIONI DEL SISTEMA LINFATICO

- riportare in circolo il liquido e le proteine filtrati dai capillari sanguigni

- trasferire i grassi assorbiti a livello dell'intestino tenue nella circolazione


sistemica

- catturare e distruggere patogeni estranei all'organismo, producendo e


trasformando le cellule deputate alla loro neutralizzazione

Per mantenere in salute il proprio sistema linfatico è molto importante svolgere regolare
attività fisica, in modo da favorire l'azione della "pompa muscolare". Quando questa
sana abitudine si associa ad un'alimentazione equilibrata, le difese immunitarie
massimizzano la loro efficacia, impedendo così che il sistema linfatico vada in tilt per il
troppo lavoro. Esistono inoltre delle particolari tecniche di massaggio che aiutano il
sistema linfatico a drenare più efficacemente il liquido che ristagna nelle zone
periferiche (linfodrenaggio manuale).
Il Massaggio Svedese
In Occidente, il massaggio Svedese costituisce la base dl massaggio terapeutico
moderno, oltre ad essere uno dei più diffusi e praticati. In realtà, tale metodo, messo a
punto dal fisioterapista svedese P.H. Ling (1776-1839), è una combinazione di svariate
tecniche manuali, anche di origini orientali, tese a migliorare la funzionalità dei muscoli
e delle articolazioni.

Eseguito generalmente su tutto il corpo, questo massaggio può intervenire anche su


singole parti, poiché le manovre e le sequenze non prevedono schemi eccessivamente
rigidi, seppur precisi dal punto di vista tecnico. E’ particolarmente utile nella
prevenzione della cellulite e di altri disturbi correlati alla ritenzione idrica, infatti
migliora notevolmente la circolazione sanguigna e linfatica, l’efficienza delle
articolazioni, il rilassamento e la tonicità di muscoli e tessuti. Il trattamento standard
comprende tecniche di sfioramento leggero per rilassare, o energetico per stimolare e
manovre di impastatura superficiale o profonda per allungare i muscoli, potenziare la
circolazione sanguigna, agire sui tessuti adiposi e favorire l’espulsione delle tossine
dall’organismo del paziente.

La percussione effettuata dall’operatore, battendo ritmicamente le mani su determinate


zone del corpo del paziente, è particolarmente efficace per tonificare, rinvigorire la pelle
ed i muscoli al termine del massaggio.
Durante le sedute, vengono normalmente applicati oli specifici in modo da favorire la
fluidità dei movimenti manuali sul corpo e ammorbidire l’epidermide.
Sistema muscolare

Il sistema muscolare è l'insieme dei tessuti che permettono i movimenti del corpo e
numerose funzioni vitali come la respirazione, la circolazione del sangue, la digestione.
I muscoli inoltre danno forma al nostro corpo e insieme all'apparato scheletrico
costituiscono l'apparato locomotore.

Grazie alla contrattilità (capacità di contrarsi) i muscoli permettono tutti i movimenti e


tutte le posture (posizioni) che il nostro corpo è in grado di compiere e di mantenere.
Nel nostro corpo troviamo tre diversi tipi di muscoli:
• I muscoli volontari o scheletrici, costituiti da tessuto muscolare striato, che
permettono i movimenti volontari. Sono collegati alle ossa dai tendini e
costituiscono circa il 40-50% del peso di un individuo.
• I muscoli involontari o viscerali, costituiti da tessuto muscolare liscio, sono
localizzati nelle pareti degli organi cavi (l'apparato digerente, la vescica, i dotti, le
arterie, le vene...), nella pelle (i muscoli erettori dei peli).
• Il muscolo cardiaco (detto anche miocardio), involontario e costituito dal tessuto
muscolare cardiaco (striato), fornisce l'energia necessaria per la circolazione del
sangue.
Tutti i muscoli sono controllati dal sistema nervoso periferico (somatico e autonomo),
che trasporta gli impulsi necessari per la contrazione muscolare.

Muscolatura scheletrica

La muscolatura scheletrica volontaria del nostro organismo è piuttosto complessa, in


quanto i muscoli sono moltissimi, disposti a strati e con caratteristiche molto variabili.
Contare i muscoli del nostro corpo non è un'impresa facile, per la difficoltà e la
soggettività nello stabilire se un corpo muscolare è un singolo muscolo piuttosto che un
fascio di un muscolo vicino. Nei testi scientifici il numero di muscoli varia tra 374 e
656.
I muscoli scheletrici presentano parti carnose rosse (parti contrattili), costituite in fasci
separati tra loro da tessuto connettivo. Nei muscoli sono presenti delle lamine di tessuto
connettivo: l'endomisio riveste ogni singola fibra (cellula) muscolare, il perimisio
avvolge fasci di fibre e l'epimisio l'intero muscolo.

Alle estremità dei muscoli il connettivo forma dei cordoni di colore biancastro molto
resistenti, i tendini, o delle lamine, le aponeurosi,che collegano i muscoli alle ossa.
Quasi tutti i nostri muscoli sono pari (uno a destra e uno a sinistra). Tra i pochi impari
troviamo il diaframma, il muscolo che permette la respirazione.

In generale i muscoli si inseriscono sulle ossa tramite due capi: la testa (o capo di
origine) e la coda (o capo terminale o capo di inserzione). La testa corrisponde
all'estremità del muscolo che durante il movimento rimane perlopiù immobile, mentre la
coda corrisponde al punto di attacco del muscolo sull'osso che viene spostato. La parte
carnosa compresa tra i capi di origine e i capi terminali prende il nome di ventre del
muscolo.

Classificazione dei muscoli

I muscoli possono essere classificati in base ad alcune caratteristiche che li


contraddistinguono. In base al numero di teste si distinguono:

1. Muscoli monocipiti: hanno una sola testa;


2. Muscoli bicipiti: hanno due teste;
3. Muscoli tricipiti: hanno tre teste;
4. Muscoli quadricipiti: hanno quattro teste.
In relazione al numero di code, distinguiamo:

1. Muscoli monocaudati: hanno una sola coda;


2. Muscoli bicaudati: hanno due code;
3. Muscoli tricaudati: hanno tre code;
4. Muscoli pluricaudati: hanno più code.

Alcuni muscoli hanno uno o più capi che non si inseriscono su un osso, ma nel derma,
come i muscoli pellicciai o mimici, che permettono le espressioni del viso muovendo la
pelle.

In base alla forma, distinguiamo:

1. Muscoli lunghi;
2. Muscoli larghi;
3. Muscoli brevi;
4. Muscoli circolari.

I muscoli lunghi o fusiformi (i muscoli degli arti) sono molto sviluppati in lunghezza ed
in genere presentano una parte carnosa (il ventre muscolare) molto voluminosa che si
assottiglia alle estremità. In relazione ai capi di origine si distinguono in bicipiti,
tricipiti, quadricipiti. Sono dotati di una notevole capacità di accorciamento ed
allungamento, ma si affaticano facilmente; sono presenti soprattutto negli arti e
consentono l'esecuzione di movimenti ampi.

I muscoli larghi (il diaframma) hanno un ventre largo e piatto.


Sono muscoli di copertura e contenimento e si trovano nelle pareti del torace e
dell'addome. Hanno una limitata capacità di allungarsi e accorciarsi e consentono sforzi
prolungati.
I muscoli brevi (i muscoli intercostali) sono caratterizzati da lunghezza, larghezza e
spessore pressoché uguali.
Nei muscoli circolari (orbicolari e sfinteri) le fibre muscolari formano un anello capace
di restringersi e dilatarsi. Si trovano intorno agli orifizi del nostro corpo. Gli orbicolari
si trovano intorno agli occhi e alla bocca, gli sfinteri controllano la progressione del
cibo nell'apparato digerente (cardias, piloro, valvola ileocecale, ano) e la fuoriuscita di
urina (sfintere uretrale).
In relazione alla presenza di tendini intermedi, che dividono il ventre, i muscoli si
suddividono in:
1. Muscoli monogastrici (un ventre, nessun tendine intermedio);
2. Muscoli digastrici (due ventri, un solo tendine intermedio);
3. Muscoli poligastrici (più ventri e più tendini intermedi).

Muscoli agonisti ed antagonisti

Molti dei muscoli del nostro corpo lavorano in coppia: uno consente un movimento
(agonista), l'altro il movimento contrario (antagonista).

Ad. Es, il bicipite brachiale determina con la sua contrazione la flessione


dell'avambraccio, il tricipite brachiale, con un'azione antagonista rispetto al bicipite, ne
determina invece l'estensione. Affinché sia possibile il movimento, quando gli agonisti
si contraggono gli antagonisti devono rilasciarsi e viceversa.
SISTEMA SCHELETRICO

Lo scheletro o l’impalcatura ossea del nostro corpo, costituita circa da 211 ossa unite da
giunture o articolazioni. Esso ha la funzione di sostenere le parti molli, come i muscoli
che in esso si inseriscono, mantenere la posizione eretta e proteggere organi
particolarmente delicati come il cuore , i polmoni, il cervello. In base alla loro forma le
ossa si divino in: ossa lunghe, formate da una parte mediana (diafisi) e due estremità
ingrossate (epifisi)(femore, omero, ecc..); ossa piatte o larghe a forma di
lamella(scapola, bacino, ecc..); ossa corte omogeneamente sviluppate nelle tre
dimensioni (vertebre). Alcune ossa vengono a contatto con altre parti dello scheletro e
in quindi i punti sono rivestite di membrana cartilaginea, la cartilagine articolare,
formata da una sostanza intercellulare molto densa, ricca di fibre elastiche e collagene.
L’osso contiene il midollo osseo il qualeproduce i globuli bianchi e rossi. La rigidità
delle ossa è dovuta dalla quantità di Sali minerali e dall’osseina sostanza che consente la
ricalcificazione dell’osso fratturato. Lo scheletro del cranio ha 8 ossa piatte che formano
la scatola cranica. Lo scheletro del tronco si divide in due strutture: la colonna
vertebrale e la gabbia toracica. La colonna vertebrale costituisce l’asse dello scheletro
ed è composta da 33 vertebre(ossa cave e ossa rotonde). La gabbia toracica è una
struttura formatada 12 paia di ossa piatte e ricurve, le costole, che partono dalle vertebre
costali e si uniscono anteriormente ad un altro osso chiamato sterno. L’arto superiore è
costituito dalle ossa del braccio(omero), dall’avambraccio (radio, ulna) e dalla mano
(carpo, metacarpo e falangi) ed è legato al resto del corpo dalla giuntura scapolare.
L’arto inferiore si divide in ossa della coscia (femore), gamba (perone e tibia) e del
piede (tarso metatarso e falangi) e si connette al tronco mediante la cintura pelvica, la
quale contiene le ossa del bacino (ileo, ischio e pube).
Massaggio drenante emolinfatico

Il Massaggio Drenante Emolinfatico, o “Igienico-Circolatorio”, si ispira integralmente


all’opera e all’esperienza del prof. Dante Menarini. L’approccio teorico-pratico, si
propone di fornire le chiavi di accesso allo studio della Massoterapia Occidentale quale
principale “strumento jolly” di lavoro. Di estrema efficacia dal punto di vista
anatomico-fisiologico, consente di intervenire su più fronti: Terapeutico, Estetico e
Sportivo (post-gara). La tecnica, rispecchia sempre un sistema ben preciso di lavoro:
comincia con lo scarico dei gangli linfatici (svuotamento della linfa stagnante) in
sincronia con la respirazione diaframmatica, che rende il massaggio unico nel suo
genere. La direzione che segue in andata, è rigorosamente “centripeta”cioè verso il
cuore e la corrente venosa, mentre il ritorno è passivo, onde evitare di riportare indietro
i liquidi raccolti. Si avvale di specifiche manualità, ciascuna delle quali dotate di
valenza diversa, a seconda dei distretti da trattare e dall’obiettivo finale da raggiungere:
pressione pura, sfregamento, frizione, impastamento, palpe-rouller, pompage,
percussione e vibrazione.
Risultato perciò importante ai fini del drenaggio venoso-linfatico, liberando i tessuti
dai liquidi interstiziali (edema);
facilità l’eliminazione delle scorie metaboliche intramuscolari e legamenti (acido
lattico- acidi grassi- piruvico- acetico- ammoniaca- urea);
riattiva il microcircolo richiamando sangue in superfìcie;
capacità di anestetizzare le terminazioni nervose, attenendo il dolore;
stimola la produzione di collagene ed elastina determinando maggiore compattezza-
elasticità cutanea;
contribuisce a liberare la cute ed il sottocute da noduli adiposi, cellulitici, fibrosi,
cicatriziali e addensamenti tessutali;
miglioramento del metabolismo in generale dovuto all’aumento della temperatura
corporea, dei globuli rossi e degli scambi metabolici che perciò coadiuvano il sistema
immunitario.
Altresì di fondamentale importanza, sono gli effetti dovuti all’azione diretta e riflessa
del Massaggio su organi ed apparati:
- apparato gastro-intestinale: funzione decongestionante ed anti-stipsi per effetto
della peristalsi intestinale;
- apparato cardiocircolatorio: agevola il lavoro del cuore grazie alla vasodilatazione
facilitata dall’istamina (ormone);
- apparato urinario: stimola la diuresi per mobilizzazione idrosalina;
- apparato respiratorio: miglioramento della respirazione e del lume bronchiale.

Infine, sulla sfera psicologica, il Massaggio determina un ipotono generale con


conseguente rimozione dell’ansia ed aggressività. Insomma, un potente strumento di
comunicazione tra la composizione biochimica dell’organismo ed il mondo psichico
dell’essere.
Le manovre del massaggio drenante
emolinfatico
Preliminari

Applicare l’olio o la crema da massaggio su tutto il corpo seguendo i percorsi linfatici,


cominciare con leggeri sfioramenti prendendo contatto in modo graduale con la persona
sottoposta. Aumentare la pressione mediante sfregamenti continui ampi e lenti. I
movimenti devono essere sempre armoniosi e mai frammenti, evitando cosi’ di
interrompere il contatto con il cliente; il ritorno di ogni manovra e’ sempre in
sfioramento, al fine di non riportare indietro i liquidi raccolti. Disporsi alle spalle del
soggetto invitandolo ad eseguire “la respirazione diaframmatica”.
Da questo momento in poi, ogni manovra del massaggio, sara’ ripetuta per “tre v0lte”.
E’ importante, prima di ogni trattamento, sistemare un cuscino sotto il cavo popliteo
allo scopo di non traumatizzare il tratto lombo-sacrale.
Posizione supina

Addome:

L'addome possiede due specifiche circolazioni linfatiche, una superficiale e l'altra più
profonda:

 la c. Superficiale scarica la propria linfa verso le fosse illiache e all'inguine.


 la c. Profonda scarica direttamente nella cisterna del pechet.

1) Porsi alle spalle del massaggiato, appoggiare le proprie mani sulle succlavie della
persona e ad ogni sua espirazione, eseguire una pressione (rip. Tre volte);
2) Spostarsi sul lato destrodel ricevente: mani sovrapposte in corrispondenza dello
sterno, quiindi esercitare “la pressione pura”, in sincronia con la respirazione;
3) Impiegare la stessa manovra precedente, alla base dello sterno, sul processo
xifoideo, dopodiche’ accompagnare ogni fase espiratoria, a pressioni profonde e lente;
4) Sfregamento a mani alternate lungo il tragitto del colon con drenaggio in
prossimita’ del t ratto discendente.
Nota Bene: tale procedura sarà impiegata con “funzione di scarico” tra una
manualità e l’altra.
5) Frizione ad “a” lungo il colon ascendentei, traverso e discendente. Il ritorno è
sempre in sfioramento;
6) Segue scarico (manovra n°4).
7) Mani a coppa (ad incrocio) sull’ombelico. Quindi effettuare delle pressioni
alternate, dapprima sul colon ascendente, poi sul trasverso e dopo suldiscendente, fino
al drenaggio della vescica urinaria;
8) Segue scarico;
9) Con le mani ad “a” sull’ombelico, eseguire frizioni profonde, rotatorie, alternate, a
tre pressioni.
10) Segue scarico;
11) Sfregamento a mani prono-supinate lungo i tragitto del colon;
12) Segue scarico;
13) Impastamento (leggero sulle salienze ossee);
14) Palper-rouler: si esegue dall’ombelico in giu’, verso le fosse iliache e al di sotto
dell’ombelico, al pube. La gabbia toracica scarica la propria linfa, dall’ombelico in su,
fino alle cavita’ ascellari. Lo sterno, sui muscoli pettorali, terminando il drenaggio in
direzione dei cavi ascellari;
15) Pizzicottamento (delicato sulle salienze ossee);
16) Battitura punta-tacco (l’unica consentita sull’addome);
17) Scarichi finali;
A) Porre le mani parallele sull'ombelico, con pollici uniti, quindi scorrere fin sotto la
zona renale e a mano piena, eseguire delle rotazioni verso l’operatore. Scendere a
drenaggio lungo le creste iliache;
B) Con la stessa manovra precedente, risalire sulla gabbia toracica (centro sternale),
con mani ben aderenti e pollici uniti, per drenare fino ai cavi ascellari;
C) Segue scarico a preghiera, sull’ombelico, risalire sullo sterno e verso i muscoli
pettorali, chiudere le mani a pugno, con drenaggio ai caviascellari;

Braccio:

Il braccio scarica la propria linfa al cavo ascellare e al terminus. Il segmento è


suddiviso in due distretti:

Prossimale e distale

1. Pressione pura: prossimale e distale della regione medio-laterale del braccio;


2. Leggeri pompaggi nell’area ascellare, portando indietro il braccio (piegato verso la
testa);
3. Presa a “c”: con i pollici uniti comincia dalla zona prossiimale (più vicina ai
linfonodi, per poi riprendere da quella distale (più lontana dai linfonodi). Fino a
circondurre l’articolazione “scapolo-omerale);
4. Sfregamento ad “a” si lavora sulla regione prossimale e distale, della fascia
laterale - esterna, drenaggio verso l’articolazione.
5. Sfregamento a manisovrapposte (dopo aver flesso il braccio), movimento leggero
nella fascia interna del braccio (prossimale mediale), con drenaggio sempre verso i
linfonodi ascellari.
6. Frizione ad “a”: si ritorna a trattare la porzione esterna del braccio, con relativo
drenaggio;
7. Scarico:si esegue appoggiando l’arto del ricevente sulla spalla del massaggiatore;
con i pollici uniti, scaricare dal polso fino alla piega del gomito, con ritorno in
sfioramento, si riparte dal polso verso l’articolazione della spalla.
Nota bene: tale operazione sara’ ripetuta sempre, dopo ogni frizione.
8. Sfregamento ad “u”: (prossimale/mediale distale-esterno), che chiude in
corrispondenza dell’articolazione;
9. Sfregamentoa mani sovrapposte (vedi man.5);
10. Frizione ad “u ”; segue scarico;
11. Sfregamento a nocche;
12. Sfregamento a mani sovrapposte;
13. Frizione a nocche;
14. Segue scarico;
15. Impastamento;
16. Palper-rouler;
17. Pompage;
18. Pizzicottamento;
19. Battiture varie coppa, percussione, taglio, ditamolleggiate (esterne), punta-
tacco (interne);
20. Roullage: appoggiare il braccio del massaggiato sulla spalla del operatore ed
imprimere una vibrazione.

Avambraccio:

L’avambraccio scarica la propria linfa verso l’artcolaz1one delgomito, si delimita in


prossimale,mediale e distale.

1. Decongestione dei linfonodi (piega del gom1to);


2. Pressione pura:(prossimale-mediale-distale);
3. Sfregamento ad “a”: (interno/ esterno);
4. Frizione ad “a ” (solo esterna);
5. Segue scarico (stessa modalita’ del braccio);
6. Sfregamento ad “u”: (medio-laterale);
7. Frizione ad “u ”, con chiusura verso l’articolazionedel gomito;
8. Segue scarico;
9. Sfregamento a nocche (medio-laterale);
10. frizione a nocche;
11. Segue scarico;
12. Impastamento;
13. Palper-rouler;
14. Pompage;
15. Battiture varie;
16. Roullage;
17. Vibrazione.

Mano:

La mano scarica la prqpria linfa in direzione del gomito.

1. Scarico apertura a fiore della mano portando la linfa verso il polso (drenaggio);
2. Sfregamento a panino
3. Frizionedelledita;
4. Seguescarico;
5. Sfregamentoapanino;
6. Frizioniroteando ciascun dito;
7. Successivo stretching di ciascundito;
8. Scarico;
9. Rotazione del polso antiorario e orario (incrociare la mano del massaggiato con
quella dell’operatore);
10. Stretching del polso;
11. Scarico;
12. Pugno roteato su tutto il palmo della mano;
13. Bascula.

N.b.: trattare con la stessa modalità l’altro arto.

Coscia:

La coscia scarica la propria linfa in direzione dell’inguine, si suddivide in tre porzioni:


prossimale, mediale e distale.

1. Decongestione dei linfonodi inguinali;


2. Pressione pura: sul quadricipite (fascia super.) E poi sulla fascia lata (zona later.),
prossimale, mediale e distale.
3. Sfregamento a “c”, sul quadricipite (pross med. Dist.) L’ult1mo il distale
circonduce la rotula, con vibrazione e scarica all’inguine.

N b: questa manovra sarà utilizzata come scarico subito ogni frizione.

4. Sfregamento ad “a” soltanto sulla fascia superiore e laterale della coscia;


5. Segue scarico (ved.man.3);
6. Sfregamento ad “u”: zona interna, superiore laterale della coscia;
7. Frizione ad “u” (come da sfregamento);
8. Seguescarico;
9. Sfregamento a nocche soltanto sulla regione superiore e laterale;
10. Frizione a nocche (come da sfregamento);
11. Segue scarico a “c”;
12. Impastamento;
13. Palper~rouler;
14. Pompage;
15. Pizzicottamento;
16. Battiture varie;
17. Vibrazione.

Gamba:

La gamba scarica la sua linfa in direzione del cavo popliteo. E’ importante che il
ricevente abbia due cuscini posti sotto i rispettivi cavi poplitei.

1. Decongestione dei linfonodi del cavo popliteo.


2. Sfregamento a “c” partendo dalla zona distale del gemello, per poi convogliare al
cavo popliteo (per tre volte);
3. Scarico a “c” dalla caviglia al cavo popliteo;

Nota bene: questa manualità fungerà da scarico tra una manovra e l’altra.
4. Sfregamentoa “c” sulla zona prossimale, mediale e distale della gamba;
5. Segue scarico;
6. Frizione sulla zona prossimale, mediale e distale della gamba;
7. Seguescarico;
8. Vibrazione.

Piede:

Il piede scarica la propria linfa ai gruppi linfatici secondari dei malleoli, ai gruppi
principali del cavo popliteo e quindi
All’inguine. Ricordarsi di sistemare un cuscino sotto le caviglie.

1. Apertura a fiore (come nella mano);


2. Sfregamento a panino;
3. Frizione delle dita della mano;
4. Rotazione di ciascun dito (senso orario e antiorario);
5. Stretching delle dita;
6. Pugnoroteato alla pianta del piede;
7. Scarico;
8. Bascula;

N.b. Lavorare con le stesse manualtà l’altro arto.


Posizione prona

Far girare il ricevente.

Schiena:

La schiena si divide in tre distretti corporei:

 zona sacro-lombare con scarico alle fosse iliache;


 zona dorsale che scarica al cavo ascellare
 zona cervicale e scarico alle succlavie o terminus.

1. Decongezione dei linfonodi: fosse iliache, cavo ascellare e terminus;


2. Pressionepura seguendo i tre distretti suddetti, in entrambe i lati;
3. Scarico con presa a “c”, verso le fosse iliache, il cavo ascellare ed il terminus
(ripetere tra una manovra e l’altra);
4. Sfregamento ad “a”;
5. Frizione ad “a”;
6. Scarico;
7. Sfregamento a “u”;
8. Frizione ad “u”; 9.scarico; 10.sfregamento a nocche;
11. Frizione a nocche;
12. Scarico;
13. Decontrazione e scollamento delle fasce muscolari;
14. Impastamento;
15. Palper-rouller;
16. Piccole frizioni ad “a” lungo i muscoli paravertebrali
17. Pizzicottamento leggero;
18. Battiture varie;
19. Stiramento del rachide bertebrale.

Glutei e cosce:

I glutei scaricano la propria linfa alle fosse iliachequindi in direzione dell’inguine. Le


Cosce conducono la linfa verso l’inguine, il gran trocantere ed il triangolo di scarpa.

1. Decongestione dei linfonodi: fosse iliache ed inguine;


2. Pressione pura a mani piene sul gluteo (dall’esterno creando un mezzo cerchio verso
l’esterno);
3. Sfregamento ad “a”;
4. Frizione ad “a”; 5.scarico (num.2);
6. Sfregamento ad “u”;
7. Frizione ad “u”;
8. Scarico;
9. Sfregamento a nocche;
10. Frizione a nocche;
11. Scarico;
12. Impastamento
13. Palper-rouller;
14. Pizzicottamento;
15. battiture varie;
16. Vibrazione;

Nota bene: ripetere la sequenza delle manovre prescritte sulla coscia.

Gamba:

Il polpaccio scarica la sua linfa verso il cavo popliteo.

1. Congestione dei linfonodi (cavo popliteo);


2. Pressione pure (caviglia vs cavo popliteo);
3. Sfregamento a “c” e scarico, insieme a quello della coscia e del gluteo;
4. Sfregamento ad “a”;
5. Frizione ad “a”;
6. Scarico;
7. Sfregamento a “u”;
8. Frizione ad “u”;
9. Scarico;
10. Sfrefamento a nocche;
11. Frizione a nocche; 12: scarico;
13. Impastamento;
14. Palper-rouller;
15. Pompage (posizionare la gamba del sottoposto sulla spalla del massaggiatore,
eseguire la manualità dallacaviglia verso il cavo popliteo);
16. Pizzicottamento;
17. Battiture varie;
18. Vibrazione.

Piede:

Il piede scarica verso i malleoli e quindi al cavo popliteo.

1. Scarico con presa a “c”, risalire dalla pianta del piede, per scaricare la linfa ai
malleoli. Ritornare in posizione di partenza per raggiungere il cavo popliteo. Dalla
pianta del piede, fino alla coscia, per poi risalire e scaricare fino al gluteo;
2. frizione lunga a salire, per ogni dito, in direzione dei malleoli;
3. seguescarico a fiore;
4. Pugno roteato;
5. Scarico;
6. Impastamento strisciato; 7.scarico. Totale passando dal malleolo, cavo popliteo
all’inguine.
CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE DEL MASSAGGIO

Se l’individuo è affetto da una o più patologie sotto elencate, è vivamente


raccomandabile che consulti il suo medico curante, prima di intraprendere qualsiasi
trattamento!

 FLEBITI IN FASE ACUTA: processo infiammatorio acuto o cronico, che interessa


un vaso venoso o parte di esso. Spesso, si accompagna alla presenza di trombi;
 Trombosl: formazione di trombi(fibrina-globuli rossi-globuli bianchi) nella cavita
cardiaca o nel vasi sanguigni, con riduzione ed ostruzione del lume del vaso;
 ARTERIOSCLEROSI: ispessimento e perdita di elasticità della parete di un vaso
arterioso, caratterizzato dall’ostruzione di placche contenenti colesterolo, residui di
fibrina, sali e calcio;
 VENE VARICOSE: dilatazioni permanenti, con lesioni delle pareti venose della
coscia e della gamba;
 GRAVI FRAGILITA’ capillari: (solo nella zona relativa al problema);
 MALATTIE INFETTIVE INTERNE: (tubercolosi, tifo, varicella,meningite) E
DELLA CUTE (herpes zoster);
 ACNE PUSTOLOSA, FORUNCOLOSI, FOLLICOLITI, MICOSICUTANEE;
 STATI lnflammatori E FEBBRILI: (miositi: infiammazione dei muscoli; nevriti:
infiammazione dei nervi; reumatismi acuti febbrili;borsiti articolari);
 TRAUMI RECENTI: contusioni, storte, lussazioni, fratture ecc;
 NEFRITI: (malattie renali);
 GRAVI PATOLOGIE EPATICHE: (malattie a carico del fegato es:l’epatite);
 CARDIOPATIE ACUTE: malformazioni della struttura e/o funzioni delcuore (es.
Angina pectoris, aritmie, insufficienza valvolare);
 DURANTE I GIORNI CENTRALI DEL CICLO MESTRUALE;
 GRAVIDANZA (nella regione addominale);
 NEOPLASIE (tumori della pelle e del sistema linfatico);
 SCHIZZOFRENIA E PSICOSI (gravi
disturbi della personalità);
 EPILESSIA;
Effetti fisiologici dovuti all’azione diretta
eriflessa del massaggio

Le varie manovre del massaggio, oltre che agire sul flusso venoso e linfatico, riattivano
i vari organi ed apparati:

1) APPARATO CARDIOVASCOLARE

Durante il massaggio, si verifica un leggero abbassamento della pressione arteriosa e


grazie all’effetto dell’istamina (vasodilatatore), si ha una diminuzione della resistenza
dei vasi, riducendo positivamente il lavoro del cuore e regolarizzandone il polso.

2) APPARATO DIGERENTE

Le manovre che richiamano sangue in superficie (iperemia), risultano essere


decongestionanti in caso di coliche, mentre le manualità più energiche, svolgono
un’azione antistipsi per stimolazione della peristalsi gastrointestinale (contrazione
viscerale che stimola l’avanzamento delle feci.

3) APPARATO URINARIO

Il massaggio stimola la diuresi per mobilizzazione idrosalina. Infatti, durante la seduta,


diminuisce la concentrazione dei sali, in quanto questi, vengono movimentati nel corpo.
Di conseguenza, diminuendo tale forza, il soggetto sente la necessità di urinare;
(aumenta la quantità di linfa che viene pulita dalle proteine e dai Sali, grazie alla forza
oncotica ed osmotica).

4) APPARATO RESPIRATORIO

Vi è un netto miglioramento della respirazione e progressivo aumento


dell’ossigenazione. Ciò grazie alla vasodilatazione, che arricchisce d’ossigeno anche gli
alveoli polmonari.

5) SISTEMA NERVOSO

Il trattamento, sollecita le terminazioni nervose cutanee, permettendo la ricarica delle


cellule nervose, con effetto ora sedative, ora stimolante, a seconda delle manualità usate.
Lnoltre, la stimolazione locale dei nervi vasomotori, favorisce la vasodilatazione ed
aumento della concentrazione sanguigna, sulla zona massaggiata.
6) SFERA PSICOLOGICA

Il massaggio, determina un ipotono generale, rimuovendo stati d’ansia e di aggressività.


In modo specifico, stimola la produzione di endorfine (ormoni del benessere) inibendo
la produzione di adrenalina (l’ormone delle stress). Se prolungato, pub promuovere
forme di stanchezza edapatla, dovute all’eccessiva produzione di colina (ormone
sedative- calmante).

7) SUL METABOLISMO E SISTEMA IMMUNITARIO

Aumento specifico della temperatura corporea (di 2-3 OC), dei globuli rossi e
conseguente accelerazione degli scambi metabolici. Rinforza il sistema immunitario,
rendendo l’organismo più resistente alle malattie da virus, batteri, funghi.
La cellulite

Il pannicolo adiposo, tessuto posto anatomicamente sotto la cute, è una riserva attiva di
energia, legata al metabolismo individuale, scientificamente definito bilancio calorico;
quando il bilancio calorico diminuisce (maggiore attività fisica o minore introduzione di
calorie con il cibo) la riserva si riduce (lipolisi); quando il bilancio calorico aumenta
(minore attività fisica od eccessiva introduzione di calorie con il cibo) si verifica il
deposito dei grassi (liposintesi).

Come tutti i tessuti anche il pannicolo adiposo ha una sua impalcatura di sostegno (il
tessuto reticolare ed il collagene) ed una vascolarizzazione, denominata microcircolo;
attraverso la vascolarizzazione il tessuto adiposo fornice l'energia all'organismo o la
accumula, sottoforma di grasso.

Alterazioni ormonali e vascolari, spesso aggravate da vita sedentaria, da stress, da


malattie epatiche, alimentazione non corretta o bilanciata, irregolarità della funzione
intestinale e ritenzione idrica marcata, variamente combinate tra loro, sono le cause che
interferiscono negativamente sul tessuto adiposo ed in particolare sul microcircolo.

In questi casi le cellule adipose si rompono; il loro contenuto, i trigliceridi, si spande


nello spazio tra le cellule comprimendo il microcircolo ed impedendone il corretto
funzionamento.

La persistenza nel tempo di queste alterazioni anatomico-metaboliche, produce lo


sviluppo di ulteriori alterazioni del tessuto adiposo (lipodistrofia); modificazioni che
producono sia un aumento di volume e consistenza del tessuto di sostegno che la
riduzione del calibro (per compressione) e dell'elasticità dei vasi sanguigni del
microcircolo.

L'attività fisica rivolta alla prevenzione e alla cura della cellulite è per molti aspetti
simile a quella proposta per i soggetti obesi. Essa viene inserita in un contesto generale
che prevede il miglioramento delle condizioni psicofiscihe del soggetto ed il rispetto di
tre princìpi fondamentali:

1. ESERCIZIO FISICO REGOLARE;


2. CAMMINARE, NON CORRERE: i ripetuti impatti col terreno causati dall'azione
di corsa, oltre ad avere effetti negativi sulle articolazioni e sulla colonna vertebrale,
causano delle microlacerazioni alle membrane delle cellule adipose che a lungo andare
possono peggiorare la situazione. Inoltre, un'attività fisica svolta ad intensità troppo
elevata porta alla formazione di acido lattico.
Questo metabolita è alleato della cellulite, poiché la formazione di tossine muscolari ha
effetti negativi sulla circolazione e sull'ossigenazione dei tessuti. Per questo motivo due
ore di spinning alla settimana svolte ad intensità elevata risultano non solo inutili ma
addirittura controproducenti.
Mantenere la posizione seduta sul sellino per un'ora ostacola infatti la circolazione dei
glutei, uno dei distretti corporei più colpiti da cellulite; inoltre, l'elevata intensità
dell'esercizio porta all'accumulo di acido lattico con tutte le conseguenze negative
appena viste.
Si raccomanda pertanto di svolgere attività di lunga durata come il ciclismo, la
camminata veloce o lo step. I benefici di questo programma di allenamento sono
molteplici: un'attività fisica regolare (almeno 30-40 minuti al giorno) porta ad un
miglioramento generale delle capacità cardiocircolatorie e respiratorie favorendo la
circolazione periferica.
In questo modo è possibile sconfiggere la cattiva circolazione che rappresenta il più
grosso fattore di rischio per lo sviluppo della cellulite.
Per essere definita regolare l'attività fisica deve essere svolta per almeno tre giorni alla
settimana.
Infine, può essere utile seguire un programma di tonificazione generale che preveda
l'utilizzo di esercizi a carico naturale, di attrezzature isotoniche o pesi liberi a seconda
dell'esperienza e delle preferenze del soggetto. Anche in questi casi è importante non
esagerare, utilizzando carichi leggeri per un numero di ripetizioni che, sia pur elevato,
non affatichi eccessivamente il muscolo.
Al termine della seduta lo stretching abbinato ad esercizi di controllo respiratorio
eseguiti con le gambe in alto, favorisce il ritorno venoso e l'eliminazione delle tossine
prodotte.
ULTERIORI CONSIGLI

La cellulite colpisce soprattutto alcune regioni del corpo come cosce, glutei e fianchi,
ma anche braccia e dorso. E' quindi consigliabile affiancare ad un esercizio costante
generalizzato (camminata, recline, step o simulatori di sci di fondo) esercizi specifici
che stimolino le zone in cui vi è un'adiposità maggiormente localizzata.

Inoltre è importante svolgere al termine di ogni seduta di allenamento qualche esercizio


per stimolare la mobilità del piede.

Un difetto nell'appoggio plantare può rappresentare uno dei più grossi fattori di rischio
per lo sviluppo della cellulite. Il piede è infatti sede di delicati sistemi vascolari
(triangolo della volta e soletta venosa di Lejaris) responsabili del ritorno venoso. Questi
equilibri possono venire alterati da posture scorrette o dal frequente utilizzo di calzature
non anatomiche (tacchi alti).

Per combattere la cellulite risulta fondamentale associare ad un programma di attività


fisica regolare un regime alimentare altrettanto adeguato.

E' pertanto importante seguire una dieta ricca di vegetali e fibre, consumare almeno 3
pasti al giorno, bere almeno un litro e mezzo di acqua, evitare i cibi ricchi di grassi, gli
alcolici e anche l'eccessivo consumo di caffè (oltre 2-3 al giorno). Inoltre è importante
cercare di eliminare il sale dalla dieta in quanto quello presente negli alimenti è
sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero.

Il consumo di acqua è importantissimo perché permette l'eliminazione ottimale delle


sostanze tossiche e di rifiuto, bevete molto e non dimenticate di portare una bottiglietta
d'acqua sempre con voi, specialmente quando vi recate in palestra. E' consigliato
l'acquisto di acque povere di sodio per favorire la diuresi.

IL RIPOSO PRIMA DI TUTTO

È molto importante dormire per almeno 8 ore al giorno e cercare di ridurre per quanto
possibile lo stress. Fondamentale risulta l'approccio mentale con il quale si inizia il
programma alimentare e sportivo, "serenità e motivazione" prima di tutto.
Anguria: l'amica ideale del nostro corpo

L'elisir di lunga vita? Il frutto estivo più dissetante per eccellenza: l'anguria.
Antiossidanti e vitamine C, B1 e B6, infatti, rendono l'anguria un ottimo espediente per
la cura della pelle, il pericolo di disidratazione ed i cali di energia dovuti al caldo.

Si deve alla polpa rossa, dunque, la fonte inesauribile di zuccheri e acqua necessari per
dissetare quanti vogliono reintegrare le proprie forze. E, per i patiti delle diete, l'anguria
può costituire un valido aiuto per i pasti, poiché in grado di saziare oltreché dissetare.

Costituito per il 95 per cento di acqua, questo frutto tipicamente estivo rappresenta
inoltre un eccellente diuretico. Con solo il 5 per cento di zucchero e minerali come il
potassio e il magnesio, utili per combattere la stanchezza sia fisica, nel caso di esercizi
sportivi o lavori faticosi, che quella dovuta al caldo.

E se state cercando di smettere di fumare, il licopene in essa contenuta, un


antiossidante, è in grado di proteggere i vostri polmoni. Indicato anche per chi vive nelle
città che, per il traffico, non offrono di certo un'aria salutare.

Tuttavia, occorre qualche piccolo accorgimento per dissetarsi dell'anguria. Assumerla


dopo i pasti, infatti, rischia di rendere la digestione troppo pesante o causare gonfiori
eccessivi. Meglio, dunque, sostituirla con il pasto stesso o assaporarla per spuntino o
merenda. Ad ogni modo, meglio evitare di mangiarne la sera, vista la diuresi da essa
stimolata che, seppur ottima, potrebbe disturbare il sonno. Infine, evitare di mangiare i
semi.
Questi possono dare alcuni disturbi intestinali. Quindi, meglio eliminarli molto
pazientemente!

Guida alle spezie brucia grassi

Tra gli alimenti amici della linea non vanno dimenticate le spezie: non fatele mai
mancare in cucina, in primis perché anche aggiunte ai piatti più semplici danno un tocco
di novità rendendo esotica ed appetitosa perfino una ricetta ipocalorica.

In più, l’uso delle spezie permette di ridurre le quantità di sale e condimenti


apportando vitamine e sali minerali come calcio, potassio, magnesio e manganese. E
se questo non bastasse, alcune sono in grado di stimolare in modo blando il
metabolismo. Così, dopo aver visto tutti gli alimenti che aiutano a bruciare i grassi,
ecco per voi una lista delle spezie amiche della linea:

Il peperoncino

Il peperoncino contiene la capsaicina, in grado di frenare l’appetito e accelerare il


metabolismo. E’ stato dimostrato che aumenta il metabolismo basale, cioè la quantità di
energie di cui l'organismo ha bisogno giornalmente per svolgere le attività ordinarie. In
più, ha un effetto vasodilatatore, che aiuta a mantenere sotto controllo la pressione
arteriosa e a prevenire i rischi di disturbi al sistema vascolare. Infine si ipotizza che il
peperoncino mobiliti i grassi di deposito, con una certa azione dimagrante.

Non è da sottovalutare l’altro effetto benefico: quello di far mangiare meno grazie al
tipico sapore piccante. Attenzione a non eccedere se tenete alle vostre papille
gustative.
Il Pepe Nero

E' una delle spezie più comuni e grazie al suo principio attivo, la piperina, stimola la
termogenesi, e favorisce quindi il controllo del peso corporeo. Esercita un'azione
stimolante nei confronti dell'organismo, tuttavia il suo uso non deve essere protratto per
evitare disturbi gastroenterici. In particolare, il pepe nero è sconsigliato in caso di
gastrite, ulcera gastrica, emorroidi ed ipertensione.

Aggiungerlo su pesce, uova e carne non può che far bene alla linea oltre che al gusto.

L'aglio

Contiene elevate concentrazioni di minerali (selenio e germanio), enzimi, aminoacidi e


vitamine A, B1, B2, B6, B12, C, D e H. Ha solo 41 calorie per etto ed è efficace per
riattivare il metabolismo aumentando la capacità di bruciare i grassi. Inoltre, tiene sotto
controllo i livelli di colesterolo e i picchi glicemici e, si sa, aiuta a tenere a bada la
pressione alta.
La cipolla

Ricca di vitamine A, C, E ed alcune del gruppo B, ma anche di potassio, calcio e sodio,


la cipolla è fondamentale nella dieta per il suo elevato contenuto di fitoestrogeni e
sostanze cinarinosimili, in grado di favorire la diuresi e ad eliminare, quindi, i ristagni
di liquidi, responsabili tra l’altro della cellulite. In più, mantiene costanti i livelli di
zucchero nel sangue e, grazie al suo potere disinfettante, aiuta a risolvere il problema dei
peli incarniti.

L'origano

Aiuta la digestione e può essere un prezioso alleato contro la cellulite, in realtà in


questo caso non basta utilizzarlo sulla pizza ma sono indicati degli infusi.

L'infuso di origano attenua le contrazioni, le fermentazioni e i gas intestinali.


Lo zafferano

Il safranate in esso presente, stimola il metabolismo.

Aggiungere 3-4 stimmi al giorno a fine cottura in verdure, risotti e sughi insaporisce i
piatti ed aiuta la linea. E, scoperta degli ultimi giorni, si è rivelato essere un ottimo
afrodisiaco...

Il ginseng

E' ottimo per ottimizzare il metabolismo e in pratica ha gli stessi effetti della caffeina
ma senza essere dannoso. Come lo zafferano, anche il ginseng può rendere le vostre
notti più focose.
La cannella

Spezia dalle mille proprietà, è utile a bruciare il grasso addominale e ottenere la


pancia piatta. Diversi studi proverebbero che la cannella riduce i livelli di zucchero nel
sangue. Insomma, decisamente l’ideale per la prova costume.

Il cumino

Anche il cumino aiuta il metabolismo a funzionare meglio ed è ottimo per la


circolazione e per insaporire i cibi salati.

Il curry

Le spezie alla base dei saporiti piatti indiani come curry, curcuma e affini se consumate
ad ogni pasto hanno un potere dimagrante. Secondo una ricerca statunitense la
curcumina sopprimerebbe la crescita dei tessuti adiposi, così come i ricercatori hanno
potuto sperimentare sui topi in laboratorio.
Lo zenzero

Toccasana per il raffreddore e non solo, lo zenzero è ricco di gingerolo, che fluidifica
la bile e regola la peristalsi, sgonfiando l’addome.

I rimedi per la pancia piatta

Per appiattire la pancia, bisogna eliminare il sale e dare spazio alla fantasia con i
centrifugati. I risultati non tarderanno a farsi vedere. Pochi giorni e la pancia sarà a
prova di bikini.
Colazione, un primo piatto a scelta tra pranzo o cena potrebbe essere a base di frutta
estiva e verdure. Non bisogna dimenticare che, orientarsi ad un'alimentazione sana, a
base anche di erbe depurative, può giovare anche alla cellulite.
Via il sale, avanti all'acqua. Oltre a tè verde, centrifugati e passati di verdure. Vietato
l'uso di alcool che d'estate produce solo calore. Meglio, quindi, evitare aperitivi che
potrebbero vanificare i nostri sforzi.

Sarebbe buona prassi alternare una ricca colazione con diversi centrifugati. Ognuno con
un proprio beneficio. Quello a base di carota, infatti, è estremamente diuretico, se
accompagnato da sedano e mela verde. Mentre banana, pesca e pompelmo rosa è il
centrifugato per chi è continuamente stressato.
Per la cellulite la centella asiatica, kiwi e ananas verranno in vostro soccorso. Mentre
depurative saranno le rape rosse o barbabietole, un succo di mela o di pera. E, per
finire, anche la digestione vuole la sua parte. Meglio, dunque, affidarsi al finocchio e,
ancora una volta, alla pera o alla mela.

I centrifugati costituiscono un valido supporto a qualsiasi tipo di dieta. Non solo perché
saziano, ma apportano nel nostro organismo tra le 140/170 calorie a centrifugato. E, non
da escludere, sono pratici e veloci.
Partiamo da un presupposto, amaro ma necessario da sottolineare. Se cominciate un
ciclo di bendaggi o fanghi e poi, uscite dall'estetista, mangiate un bombolone col
cioccolato, sappiate che non serviranno a nulla, anche se li pagate molto. Tutti i
trattamenti devono essere accompagnati da un minimo di attenzione alimentare e
magari una leggera attività fisica, altrimenti potete anche rinunciarvi.

Massaggi e pressoterapia, più che avere un effetto riducente, sono molto efficaci per
ritenzione idrica, gonfiore alle gambe e alla caviglie, cattiva circolazione. In genere
sono ottimi se abbinati, nel senso che fare un massaggio prima o dopo la pressoterapia
ne potenzia gli effetti. La pressoterapia non ha effetti collaterali, è piacevole e
rilassante e vi dà i risultati almeno dopo sette o otto pressoterapia, fatte a breve distanza
tra loto.

I bendaggi e i fanghi sono un discorso differente, perché agiscono sui tessuti e hanno
un minimo di effetto redux, ecco perché hanno anche un prezzo mediamente più alto.
Sono ottimi se avete la cellulite, soprattutto quella profonda. Sono delle fasce elastiche
piene di lozioni e principi attivi che vengono assorbite proprio dalla zone critiche
attraverso una leggera pressione propria del bendaggio.

A seconda del problema specifico, vengono fatti a caldo o a freddo. I bendaggi e i


fanghi hanno un effetto immediatamente efficace sulla zona adiposa e dopo un po'
riescono anche a rassodare. Anche in questo caso, un ciclo di 8-10 bendaggi è
fondamentale per vedere risultati.
Le lumache per curarsi

Le lumache allevate non sono destinate solo a fritture, insalate o polpette, ma anche alla
realizzazione di prodotti cosmetici e trattamenti di bellezza. “La bava di lumaca, la scia
che questi molluschi lasciano al loro passaggio, è un potente cicatrizzante - spiega
Carla Scesa, specialista in cosmetologia, professore di Chimica dei prodotti cosmetici
all'università Cattolica di Roma - e “ha una proprietà lenitiva e anche idratante, oltre
che un'azione anti-rughe. Viene utilizzata per la crema Elicina -continua l’esperta- ed è
una sostanza che contiene acido iarulonico, vitamine, amminoacidi, e si può ottenere
senza uccidere il mollusco. E' un rimedio importato dalla tradizione cilena, ma anche
nelle nostre campagne, un tempo, si mangiavano lumache crude contro le ulcere”.
Grazie ai suoi enzimi, la lumaca ci regala anche una valida cura per piaghe, ustioni e
persino smagliature.

Insomma, dalla tavola alla cosmetologia il mondo della lumaca, forse ancora troppo
poco conosciuto, non smette di stupire.
L'energia dei cristalli e delle pietre

Il trattamento cristalloterapico richiede conoscenze ampie ed articolate. Gli esercizi che


seguono possono aiutare nella riarmonizzazione generale, ma non hanno effetti ‘mirati’.
Seguendo le indicazioni negli esercizi di questo testo, si inizierà ad avvicinare il mondo
dei cristalli e delle pietre, Inyan, senza correre il rischio di avere reazioni incontrollate o
disagi . Tuttavia, si potrà provare delle sensazioni durante gli esperimenti, questo non
deve spaventare, in quanto i corpi sottili reagiscono molto velocemente alla presenza dei
cristalli. Sensazioni di caldo o freddo, brividi, formicolii, sospiri, riso o pianto, ed altre
esternazioni, sono abbastanza comuni e sono indice che l’energia è in movimento. Non
si corre pericoli. Astenersi al praticare questi esercizi se si è in cura da un medico per :
terapie psicologiche con psicofarmaci, cardiopatie, tumore. Meglio lasciare che il
Medico termini il suo lavoro, prima di iniziare a lavorare con i cristalli. Allo stesso
modo, se dovessi effettuare l’esercizio su un’altra persona, si consiglia di tenere conto
di queste importanti precauzioni.

Esercizi di autotrattamento.
Inizia riservando pochi minuti al giorno alla pratica, per non sovraffaticare il tuo campo
energetico.
Durante gli esercizi abbi cura di creare un ambiente rilassante, sufficientemente caldo
(se necessario copriti), brucia un incenso o usa un diffusore per oli essenziali, metti una
musica rilassante di sottofondo, stacca il telefono, ecc.
E’ importante che questo momento sia solo dedicato a te. Buon lavoro!!!

ESERCIZIO 1: IL CERCHIO DELLA VITALITA’

Questo esercizio è utile per dare energia al campo energetico in generale, ricaricare nei
periodi di stanchezza, trovare più chiarezza e contatto con la realtà, ripulire la nostra
energia dalle scorie energetiche create dallo stress, dalle emozioni non espresse, dalla
frequenza di ambienti sovraccarichi di tensioni, ecc.

E’ meglio non praticarlo la sera prima di dormire, poiché potrebbe ostacolare il sonno.
Meglio eseguirlo la mattina o al pomeriggio.

Ti occorreranno:

1. 2 sassi non molto grandi 4 piccole punte di cristallo di rocca 2 cristalli a tua scelta,
meglio se uguali (grezzi o burattati, ma privi di punte) una bussola.
2. Con l’aiuto della bussola individua il NORD, direzione verso cui dirigerai il capo,
distendendoti a terra.
3. Appoggia a 15-20 cm. Circa dalla testa il primo sasso.
4. Poni una delle due pietre uguali che hai scelto alla tua sinistra (15-20 cm. Circa di
distanza).
5. A 15-20 cm. Dalla base dei piedi poni il secondo sasso.
6. Infine, appoggia l’ultimo cristallo alla tua destra (15-20 cm).

Visualizza (od immagina fortemente) che una linea di luce colleghi tutte le pietre,
partendo da quella sopra il tuo capo, in senso orario (ovvero passando per prima alla tua
sinistra).

Ora appoggia le punte di cristallo nel seguente modo:


- 1 punta sul palmo della mano sinistra, rivolta verso il palmo
- 1 punta di cristallo sotto il piede sinistro, a contatto, rivolta verso la pianta del
piede
- 1 punta di cristallo nel palmo della mano destra, con la punta verso l’esterno
- 1 punta di cristallo sotto il piede destro, con la base a contatto con il piede e la
punta verso l’esterno.

Rimani in questa situazione, respirando liberamente e in modo rilassato, per 10-15


minuti.

ESERCIZIO 2: UNA MINI-GRIGLIA RADIONICA

Una ‘griglia radionica’ è (per dirla in modo molto semplice) uno schema geometrico
capace di creare onde di energia. Questa pratica è utile per
Caricare di energia l’acqua, per poi poterla bere, oppure utilizzarla nella

Cura dell’ambiente, delle piante o degli animali. Ci rifacciamo alla forma del simbolo
dell’infinito.
Costruisci la forma dell’infinito orientata verso il Nord, alternando cristalli e/o piccoli
sassi. Dopo, attiva la forma dandole energia, percorrendo l’ 8 con il dito indice della
mano destra.

A questo punto potrai inserire il/i bicchieri d’acqua (i bicchieri è meglio se sono di vetro
chiaro trasparente, senza disegni), negli spazi interni della forma ad 8 rovesciato, e
lasciali per qualche ora a caricarsi di energia.
L’infinito è il simbolo che attiva l’equilibrio e l’amore incondizionato. Se decidi di
preparare acqua da bere, usane una di buona qualità.
ESERCIZIO 3: MEDITAZIONE DI RADICAMENTO

Per questo esercizio ti occorre un sasso, o un cristallo scuro non troppo piccolo. Crea
uno spazio tranquillo e silenzioso, o con una musica di sottofondo.

Questo esercizio è utile per rienergizzarsi dopo un periodo faticoso, per combattere la
tendenza all’apatia, alla pigrizia, per ritrovare il gusto della vita, per diminuire gli stati
d’ansia e la tristezza.

Siediti a terra a gambe incrociate, oppure su uno sgabello (meglio evitare la sedia,
poiché tenderesti ad accasciare la schiena sullo schienale).

Poni il sasso o il cristallo a terra, al centro dello spazio fra le gambe, nella zona che
corrisponde al chakra di collegamento con la Terra.

Immagina il tuo corpo come se fosse un guscio vuoto. Dai punti di contatto con la terra
(le gambe, o i piedi, ecc.), visualizza un’intensa energia simile a magma, che sale dal
centro della terra e riempie interamente il guscio del tuo corpo, e rimani in questa
situazione per 5 minuti o più, respirando profondamente (ma ad un ritmo lento), per
sentire la potenza della vitalità trasmessa dalla Madre Terra. Poi, lentamente, lascia che
il fiume di fuoco ridiscenda, e riprendi a respirare regolarmente e tranquillamente, prima
di ritornare in contatto con la realtà.

ESERCIZIO 4: DIALOGO CON SE STESSI

Questo esercizio riesce meglio se viene preceduto dalla visualizzazione di radicamento.

Ti occorrerà una punta di quarzo (cristallo di rocca), ed un sasso od un cristallo scuro.

Il fine di questo esercizio è permetterti di ascoltare le tue sensazioni in modo diretto,


senza essere filtrate dai pensieri. Scegli una situazione sulla quale intendi concentrare la
tua attenzione: un percorso individuale, un cambiamento, un trasloco, un nuovo lavoro,
ecc.ecc.

Siediti come nel precedente esercizio, e poni il sasso fra le gambe. Respira lentamente,
concentrando la tua attenzione e le tue emozioni sulla situazione prescelta. Cerca il più
possibile dei focalizzare una sola situazione per ogni sessione di meditazione. Non
reprimere le emozioni che provi quando rivivi la situazione, sono energie molto
importanti.

Prendi la punta di cristallo, ed appoggia la base sul plesso solare, mantenendo la punta
verso l’esterno. Ora inizia a respirare, immaginando che ad ogni espirazione fuoriesca
dal tuo plesso solare (ed entri nel cristallo), ogni sensazione legata alla circostanza in
questione. Continua fin quando non sentirai che è uscito tutto. A questo punto rivolgi la
punta verso di te, riprendendo a respirare: ad ogni inspirazione un’onda di
‘informazioni’ ti raggiungerà dal cristallo (emozioni, pensieri, colori, immagini, tutto
può andare bene); nella fase di espirazione ogni sensazione verrà nuovamente espulsa
dal corpo: ormai non serve più. Prendi nota mentalmente (o per iscritto) di quanto
ricevi, per poterlo rivedere con calma dopo aver concluso l’esercizio. Potresti scoprire
di provare emozioni nascoste che non pensavi di avere, rispetto alla situazione
considerata, oppure potresti trovarti ad avere la capacità di inquadrare il fatto con
maggiore chiarezza, chi lo sa?

Purificazione dei cristalli dopo l'acquisto

Per utilizzare al meglio i cristalli dopo l’acquisto e ogni volta che desideriate utilizzarli
per la vostra cristallo terapia vanno effettuate tre semplici operazioni: la purificazione,
l’attivazione e la programmazione la purificazione dei cristalli e delle pietre utilizzate in
cristallo terapia.
Una volta acquistato il cristallo o ogni volta sia necessario utilizzarlo, bisogna
purificarlo dalle eventuali energie di cui si è caricato in precedenza. La durata di
quest’operazione è direttamente proporzionale all’uso che ne è stato fatto, dal numero di
persone che sono venute in contatto con la pietra ed dal tempo di inattività della stessa.
Chi tiene cristalli addosso ha la necessità di purificarli con una certa frequenza in quanto
si caricano in un lasso di tempo abbastanza breve. I cristalli dedicati al riequilibrio
energetico della casa sono di dimensioni maggiori e spesso più grezzi. In questo caso gli
intervalli di pulizia sono meno frequenti. In ogni caso sarà utile affinare la sensibilità in
grado di farci percepire chiaramente quando il cristallo ha bisogno di questo
trattamento.

Se la pietra è nuova, è consigliabile immergerla in una bacinella piena d’acqua e sale e


lasciarla riposare per tre giorni. Trascorso questo tempo bisogna sciacquare i cristalli
sotto acqua corrente fresca.

Attivare e caricare cristalli.

Come abbiamo visto in questo articolo, i cristalli possiedono un propio equilibrio che
può venire alterato quando vengono in contatto con energie differenti. In questo caso
tendono a scaricarsi ed è necessario lasciar passare un certo lasso di tempo affinché
riacquistino le loro caratteristiche iniziali.
Esistono dei metodi che accelerano e velocizzano questo processo.

Per favorire il loro recupero è sufficiente porli alla luce del sole o ai raggi lunari,
lasciarli sotto acqua corrente fredda per almeno un quarto d’ora oppure sfruttare altre
pietre per caricarli.

Il ricorso a un geode naturale di ametista o agata per qualche ora dona loro una notevole
ricarica energetica.

La programmazione dei cristalli.

Nell’articolo dedicato all’affinità energetica dei cristalli e uomo abbiamo spiegato come
le nostre vibrazioni energetiche influenzino la loro efficacia. Lo stesso modo non
bisogna dimenticare la potenza positiva delle forme pensiero. Rilassatevi e respirate
profondamente proiettando visivamente all’interno del cristallo l’immagine mentale di
ciò che volete ricavare dal cristallo. Questa nostra proiezione deve rappresentare il
nostro scopo: se vogliamo serenità e pace dobbiamo vederci sereni e tranquilli, se siamo
malati dobbiamo vederci in buona salute.

Aromaterapia

L’aromaterapia consiste nello studio e nell’applicazione del potenziale terapeutico insito


negli oli essenziali naturali ricavati dalle piante.

La moderna aromaterapia riconosce come fondatore il francese René- Maurice


Gattefossé (1881- 1950), il quale coniò tale termine nel 1928 usandolo successivamente
come titolo di un suo libro pubblicato nel 1937. L’essenza aromatica è un derivato di
un’unica pianta, unico genere e specie; si possono comunque miscelare più essenze
insieme così da ottenere un aroma personalizzato.

Le piante essenzifere producono oli essenziali un po’ dappertutto nel loro organismo:
tuttavia, secondo il tipo di pianta, l’aroma si concentra nella radice, oppure nel fusto,
nelle foglie, nei fiori o nei frutti. Più la pianta rimane esposta al sole, più produce olio
essenziale, quindi nei Paesi mediterranei e nelle zone molto soleggiate troviamo
numerose piante spontanee produttrici di essenze aromatiche.

L’olio essenziale rappresenta per la pianta una sostanza difensiva contro parassiti,
insetti, muffe; inoltre svolge funzioni cicatrizzanti e rigenerative nei casi in cui venga
intaccato il fusto. L’aroma è anche di aiuto per la riproduzione della pianta, poiché attira
gli insetti per l’impollinazione; infine le piante comunicano tra di loro attraverso la
diffusione degli oli essenziali. Questi ultimi si rivolgono all’organismo umano nella sua
totalità e sono in grado di produrre effetti sui piani fisico, emotivo e mentale. I profumi
agiscono sull’ipotalamo e sull’ipofisi, innescando reazioni a cascata sul sistema
ormonale e offrendo quindi possibilità terapeutiche di vario tipo.

Gli oli essenziali vengono classificati secondo l’impressione olfattiva che ciascuno di
essi suscita.

Nel XIX secolo uno studioso inglese, George William Septimus Piesse, elaborò tre
categorie, chiamate “note”, nelle quali suddividere le essenze aromatiche. Ancora oggi
ci si basa su questa triplice ripartizione, ma si tende ad ampliarla fino a cinque livelli
mediante l’inserimento di due note intermedie.

1. Nota di testa. Si riferisce agli oli ricavati dai frutti o dalle bucce, specialmente nel
caso degli agrumi. La nota di testa è caratterizzata da una vibrazione che sale verso
l’alto, stimolando il piano mentale: ha un effetto dinamizzante e rinfrescante,
particolarmente adatto alle attività intellettuali. Questi oli evaporano molto rapidamente
(in circa 2 ore) e si distinguono per una frequenza rapida, dinamica. La nota di testa è
tipica di Arancio, Limone e Mandarino, ma anche di altre essenze non ricavate dagli
agrumi.

2. Nota di cuore. Riguarda gli oli che si ottengono dal fusto, dalle foglie e dalle parti
aeree della pianta, come fiori e petali. Le essenze di cuore sono intense e sensuali,
tendono a riequilibrare le energie fisiche e psichiche e agiscono sull’affettività.
Possiedono una vibrazione intermedia ed evaporano con tempi intermedi (in circa 4
ore). Esempi sono Lavanda, Neroli e Rosa.
3. Nota di base. È caratteristica degli oli ricavati dalla corteccia e dalle radici. La nota
di base si presenta come calda, lenta e pesante; ha una carica vibrazionale bassa,
evapora in tempi lunghi e ci collega alla Terra esplicando un’azione stabilizzante,
rilassante e sedativa. L’aroma di base può durare anche 12 ore se si tratta di un olio di
buona qualità. Tra questi abbiamo ad esempio Sandalo, Patchouli, Vetiver.

Le due note aggiunte recentemente sono quella di base-cuore e quella di cuore-testa:


infatti alcuni oli presentano caratteristiche intermedie rispetto alle tre categorie sopra
descritte. Per quanto riguarda la qualità degli oli essenziali e l’affidabilità della ditta
produttrice, ecco alcuni suggerimenti. La dicitura “olio naturale” in etichetta non
significa nulla, per essere sicuri dell’alta qualità deve esserci scritto “olio essenziale
naturale puro al 100%”; inoltre l’etichetta deve riportare l’indicazione del procedimento
attraverso il quale l’olio è stato ottenuto.

Il buon produttore, infine, avrà cura di segnalare la parte di pianta utilizzata e il Paese da
cui tale materiale proviene.

Le piante da cui si ricavano essenze aromatiche da usare in terapia dovrebbero essere


spontanee, o ancora meglio coltivate con i metodi dell’agricoltura biologica e
biodinamica. In particolare gli oli essenziali ottenuti attraverso coltivazioni
biodinamiche certificate con il marchio “Demeter” sono quelli di più alta efficacia
specialmente in terapia. Gli oli prodotti sinteticamente, con procedimenti di laboratorio,
oltre a essere inefficaci a livello terapeutico possono talvolta indurre disturbi di vario
Tipo: pertanto se ne sconsiglia sempre l’uso.
Gli oli essenziali si conservano per circa un anno se vengono aperti e usati spesso:
tendono a evaporare e a ossidarsi per contatto con l’aria, quindi bisogna tenere aperte le
boccette solo per il tempo necessario a versare le gocce desiderate.

Per favorirne la conservazione l’olio deve essere tenuto lontano dalla luce diretta o dai
raggi del sole, a una temperatura compresa tra 0° e 35° C. Meglio sarebbe non riporlo in
frigorifero poiché tale apparecchio, generando campi elettromagnetici, non è adatto alla
conservazione di sostanze che agiscono a livello sottile.

Esistono varie modalità per estrarre gli oli essenziali dalle piante, anche se non tutte
sono consigliabili sotto il profilo della qualità o del rispetto delle caratteristiche
biologiche del materiale di partenza.

Un primo elenco di tecniche estrattive si deve alla Farmacopea Ufficiale Francese del
1972 (in Italia la legislazione in merito è tuttora assente): a questo elenco si sono
aggiunti negli ultimi anni ulteriori sistemi. Vediamo qualche cenno sui principali.

Distillazione in corrente di vapore. Il vapore acqueo passa attraverso le parti di pianta


caricandosi di olio essenziale, poi si ricondensa in acqua fredda ed è possibile separare
l’olio dall’acqua.

Pressione a freddo. Spremitura della parte di pianta utilizzata, in particolare per le bucce
degli agrumi.

Metodo dei solventi volatili. Si ricavano le “assolute”, cioè le absolues francesi,


mediante solventi di origine organica (di solito derivati del petrolio). Il solvente assorbe
l’elemento aromatico; si ottiene una sostanza chiamata “concreta”, da cui deriva
l’alcolato; infine, mediante distillazione dell’alcolato si ottiene l’assoluta.
Altri sistemi sono: la codistillazione (una sostanza di supporto si combina durante il
processo di distillazione con la parte aromatica della pianta);
L’enfleurage o macerazione a freddo (procedura molto costosa che non si usa quasi più,
tranne talvolta per ottenere essenze molto pregiate come il Gelsomino e la Tuberosa);
l’estrazione con alcool (macerazione della pianta in alcool e successiva distillazione);
l’estrazione con anidride carbonica (poco raccomandabile perché sembra che il
procedimento alteri la qualità dell’olio ricavato).

Nella maggioranza dei casi gli oli essenziali devono essere diluiti in oli vegetali o in
creme neutre: l’applicazione diretta sulla pelle di un olio essenziale puro è sconsigliata,
in quanto potrebbe essere irritante. Al massimo si può applicare una goccia su ciascun
polso, o sui lati del collo, come profumo, ma mai per periodi di tempo troppo lunghi e
continuativi.
L’eccezione a questa regola è costituita da alcune essenze più maneggevoli, come ad
esempio Albero del Tè, Lavanda e Manuka. Questi oli in genere non presentano
controindicazioni anche se usati puri sulla pelle in aree ristrette, ad esempio su brufoli e
piccoli problemi dermatologici, come disinfettanti e cicatrizzanti sulle ferite aperte,
oppure, nel caso della Lavanda, su piccole ustioni. Nell’eventualità di un mal di testa si
possono talvolta applicare poche gocce di certi oli sulle tempie e sulla fronte senza
diluirli, ma bisogna agire con prudenza. Come antidoto alle essenze annusate, cioè per
riequilibrare un soggetto che abbia assorbito un eccesso di aromi per via olfattiva e
accusi giramenti di testa, bisognerà fargli annusare polvere di caffè o caffè in chicchi.

Potrebbero piacerti anche