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Parte di conoscere bene le tecniche del racconto consiste nell'essere
consapevoli della differenza che esiste fra i termini "storia", "racconto" e
"narrazione". Questi termini sono infatti spesso usati erroneamente come sinonimi
ma, seppure simili, non sono tutti la stessa cosa.
una storia è l'insieme degli eventi descritti secondo una successione logica e
cronologica (la testimonianza sistematica di fatti memorabili data da un
autore,da un narratore o da un personaggio). È il contenuto di un certo
racconto;
un racconto è la forma del discorso con cui una certa storia viene raccontata.
È un'elaborazione (solitamente in forma scritta o orale) di vicende reali o
immaginarie. È la forma del contenuto enunciato;
una narrazione è l'atto attraverso cui una certa storia è concretamente
veicolata da qualche attore (che ha una intenzione retorica) verso qualche
pubblico. È l'azione di enunciazione4.
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(Andrea Fontana, Story Selling, Rizzoli Etas, Milano 2016)
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Una storia è un dispositivo ordinatore poiché mette in ordine e sistematizza
gli eventi dando loro un senso, una direzione. Dunque, se si vuole raccontare
qualcosa a qualcuno è necessario possedere un contenuto da elaborare in una forma
di discorso(racconto) dotato di trama e genere che sia in grado di rimanere nella
memoria degli interlocutori tramite una procedura linguistica-iconica(con
suoni,immagini,parole ecc.).
Una buona storia deve coinvolgere, far battere forte il cuore ed è per questo
che manda in una specie di trance. Trasformare una storia in narrazione, scritta o
orale che sia, richiede dunque un lavoro molto paziente ed una serie di accortezze
che risultino nella costruzione di una storia che funzioni. Per questo motivo occorre
una strategia di racconto efficace.
Non esiste storia teatrale,filmica o letteraria che non sia nata da una strategia
preliminare. Lo storytelling è,infatti, un'attività strategica prima di ogni altra cosa
poiché in ogni narrazione l'autore punta a trovare la migliore strategia per
comunicare qualcosa ad un destinatario che ascolti e interpreti. Una delle sfide
maggiori è far sì che il contenuto e il mezzo della comunicazione generino attenzione
e rimangano impressi, sotto forma di ricordo, nella mente delle persone. Siamo
costantemente "bombardati" da informazioni al giorno d'oggi e,se non riusciamo a
trovare una strategia narrativa vincente, non arriveremo da nessuna parte. Ma quali
sono le tipologie di storie che generano interesse e che rimangono impresse nella
memoria? Essenzialmente, quelle che si basano sui grandi temi umani come paura
,speranza ,amore ,lavoro , salute/malattia,divertimento,potere,libertà ecc. A questo
punto ci troviamo di fronte ad una domanda cruciale : sono vere queste storie che
sentiamo? La risposta è : sono verosimili. Noi, in quanto lettori, o ascoltatori, siamo
disposti a crederci a patto che siano dotate di un inizio e di una fine. Sappiamo che
non sono totalmente reali, ma non sono neanche menzogne, bensì invenzioni.
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un insieme di personaggi: che nel nostro caso potrebbero di volta in volta
essere gli individui,le aziende,i prodotti e i servizi;
un'articolazione di temi di base strategici per le intenzioni comunicative;
un sistema di azioni , cioè situazioni in cui un
personaggio(io,voi,l'azienda,l'uomo politico in TV,il nuovo prodotto) ha un
ruolo attivo,consapevole o inconsapevole;
un'ambientazione spaziale e temporale : i luoghi e le cronologie
(passato,presente,futuro) in cui la storia si svolge e viene raccontata:
una serie di avvenimenti, circostanze che capitano ai personaggi e che essi
subiscono all'interno di certi tempi storici;
un pubblico specifico : le narrazioni, essendo gesti strategici, si rivolgono
sempre a un ascoltatore ben definito5.
5
(ibidem)
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possiamo affermare che esistono perlomeno quattro ragioni che orientano la
costruzione di una narrazione:
intrattiene l'ascoltatore;
è memorabile;
spinge all'identificazione tramite l'emotività;
genera appartenenza e coinvolgimento;
aiuta a comprendere gli avvenimenti più complessi;
protegge i confini o spinge a superarli;
provoca la cosiddetta trance narrativa.
Perché una storia funzioni e sia potente questa deve essere innanzitutto
ascoltabile e, altrettanto importante, deve essere memorabile. Sarà sicuramente
capitato a tutti di perdersi in un libro, di non riuscire a staccarsi da uno schermo o di
perdere la cognizione del tempo durante una conversazione con un amico. Quando
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ciò accade ad un certo punto si ritorna alla realtà e ci si sente in qualche modo
cambiati : si è più tonici, o più contenti, più rilassati o più eccitati. Esiste un nome
per questa particolare esperienza di ascolto : "storylistening trance experience" che,
in italiano si potrebbe tradurre come "trance narrativa da ascolto"6. Se al giorno
d'oggi i brand vendono e i politici convincono è perché fanno leva sul nostro innato
bisogno di credere che ci manda in trance narrativa da ascolto. Questo fenomeno è la
conseguenza diretta di una narrazione efficace. Quando ascoltiamo o recepiamo una
storia entriamo in uno stato di coscienza alterata rispetto alla norma in cui siamo
inclini all'identificazione con l'oggetto della narrazione e con chi la narra
sospendendo temporaneamente la nostra incredulità. Nonostante il nostro essere
soggetti razionali e critici siamo comunque portati ad annullare la nostra capacità
critica e ad "autoingannarci". La sospensione dell'incredulità e del dubbio è un
processo che consiste nella volontà, da parte del lettore, di mettere da parte la propria
criticità per godere appieno di una narrazione. Lo storytelling,dunque, sfrutta questa
propensione al credere da parte del lettore.
Quando ascoltiamo una storia, però, non entriamo subito in una trance
narrativa da ascolto. Che sia un film,un libro,un seminario,un comizio elettorale,
esistono delle tappe che ci conducono fino a perderci nella narrazione. La
suddivisone delle tappe è quella che segue :
6
(Sturm 200, Nell 1988, in A. Fontana (a cura di), op. cit. , p..4)
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emersione : quando la narrazione giunge al termine, piano piano ne
emergiamo e torniamo al mondo reale;
distanziazione : con il passare del tempo quasi ci dimentichiamo della
narrazione, ne prendiamo le distanze ma qualcosa di essa ci rimane
inconsciamente dentro. Rimangono ricordi, immagini, frasi, personaggi ecc ;
trasformazione : a distanza di tempo, la narrazione ha lasciato qualcosa
dentro di noi, ha messo in moto dei cambiamenti, piccoli o grandi in base alla
persona. Una nuova idea, un nuovo modo di pensare si insinua dentro di noi e
duratura o breve che sia, rimane pur sempre una nostra trasformazione.
Chiaramente queste tappe dipendono anche dal tipo di narrazione, dalle sue
caratteristiche e dal tipo di media scelto per diffonderla e raccontarla. Estremamente
importante, quando si seguono queste tappe, è porsi alcuni quesiti sul destinatario
della propria storia : quali sono i suoi gusti? A quali grandi temi è interessato? Qual è
la sua cultura e cosa lo fa emozionare? Dove si troverà quando ascolterà la mia
storia?
Ma vediamo quali sono quegli elementi che ci portano a perderci in una storia :
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distorsione temporale : quando ascoltiamo,leggiamo,vediamo una storia è
come entrare in una macchina del tempo. La narrazione può portarci avanti o
indietro nel tempo e, quando siamo nella trance da ascolto, non ci accorgiamo
davvero dello scorrere di esso. Un minuto potrebbe essere un'ora e così via.
Questo accade perché nella vita abbiamo bisogno ogni tanto di perderci in
una storia e questo nostro bisogno ci porta a lasciarci andare alla trance da ascolto e a
sperimentare quello che viene chiamato il senso del meraviglioso.
Vi è una parte della nostra psiche che ragiona per fiction,cioè ricordi e
ricostruzioni indimostrabili7. Il senso del meraviglioso, infatti, funziona così tanto al
giorno d'oggi perché non siamo più in grado di dimostrare i fatti che ci vengono
presentati. La maggior parte delle volte non sappiamo quasi nulla di quello che ci
circonda : sapete davvero cosa c'è nello yogurt con cui fate colazione? Capite
veramente le dinamiche politiche che sentite al telegiornale? La nostra conoscenza è
quasi sempre di seconda mano ma noi ci lasciamo "convincere" dalla realtà che
pensiamo ci circondi.
Per questo motivo la narrazione e le storie hanno così tanto potere : attivano il
senso del meraviglioso e ci coinvolgono. Quando ascoltiamo una storia non ci
importa più di sapere se i suoi contenuti sono veritieri o provabili. Ci abbandoniamo
7
(Bruner 1993,2002, in A. Fontana(a cura di), op. cit. , p. 14)
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(ibidem)
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psicologicamente alla narrazione e ci identifichiamo con i personaggi, le loro lotte, i
loro problemi e,si spera, il loro lieto fine.
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II. Lo storytelling nell'era moderna
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Le avventure testuali sono programmi per computer che simulano un ambiente nel quale i giocatori
usano comandi testuali per istruire il personaggio della storia ad interagire con l'ambiente in cui si
trova.
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Con web-doc si intende un particolare tipo di documentario inventato negli anni duemila, un
prodotto multimediale interattivo ed ibrido pensato per una fruizione su internet. Il web-doc si presta
ad una partecipazione attiva dell'utente che può esplorare il documentario seguendo percorsi
personalizzati e secondi i propri tempi.
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Una narrazione, per essere trasmessa, necessita di assumere una forma fisica,
ossia di prendere forma in uno dei tanti media esistenti. Grazie alla tecnologia di oggi
esistono numerose possibilità per lo storytelling di svilupparsi e di diffondersi.
Possiamo utilizzare la forma verbale,scritta,cinematografica,coreografica e molte
altre ancora sotto forma di libri, film, rappresentazioni teatrali, messaggi, email,
documentari, jingle di uno spot pubblicitario e chi più ne ha più ne metta,
producendo attraverso ognuno di questi una diversa risposta emotiva nell'audience.
in un tempo storico;
in uno spazio fisico/virtuale
in una cultura specifica.
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2. il canale relazionale : percorsi di training, workshop, convention, campagne
sociali forti come quella intrapresa da ATM nel 2009 per favorire
comportamenti socialmente sostenibili e rispettosi;
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funzione bardica : la storia e il medium dovrebbero porsi come attivatori di
narrazioni sociali;
funzione ritualizzante : la storia e il medium dovrebbero generare nuove
"scansioni della quotidianità" , permettendo l'istaurarsi di nuove
micropratiche rituali;
funzione modellizzante : la storia e il medium dovrebbero permettere di
comprendere meglio il reale o di interpretarlo in modo nuovo,allargando gli
orizzonti di senso individuali e collettivi;
funzione totemica : la storia e il medium sono chiamati a porsi come elementi
trans-generativi, cioè dovrebbero potersi fruire in una logica incrociata e
multipla.
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la ricchezza e varietà di stimoli : dovuta alla grande quantità di
codici,personaggi,informazioni e formati diversi l'uno dall'altra che
interagiscono tra loro attraverso molteplici percorsi.
Quali sono gli strumenti adatti per fare Digital Storytelling? In che modo il web,con
le sue innumerevoli applicazioni, consente la creazione di storie?
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registrata di un narratore,da link,possono essere accompagnate da link a
risorse multimediali e/o dalla voce registrata di un narratore; possono inoltre
essere rese interattive di modo da poter aprire, con un semplice clic su di
esse, risorse presenti sul web; si può raccontare un’esperienza attraverso la
raccolta di immagini, tramite album o bacheche di immagini con tanto di
brevi didascalie. Questi sono alcuni servizi di visual storytelling che
esemplificano le diverse possibilità sopra elencate:
1. "Thinglink: immagini interattive
2. Narrable: immagini accompagnate da commento audio registrato
3. Meograph: storie in forma di slideshow, con video, animazioni, link e
registrazione voce
4. Pinterest: raccolte di immagini con didascalie11
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https://insegnantiduepuntozero.wordpress.com/2015/02/18/digital-storytelling-cose-come-
utilizzarlo-nella-didattica-con-quali-strumenti-si-realizza/
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Quando si parla di storytelling si intende un'effettiva tecnica narrativa che fa
leva su parole,suoni,emozioni e immagini per attirare l’attenzione del lettore, cliente
o seguace se parliamo di reti sociali. Con gli anni questa tecnica è diventata sempre
più usata e ad oggi,con il boom di internet stiamo conoscendo questa forma che
prende il nome di digital storytelling.
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II.2 Transmedia storytelling
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Henry Jenkins è un accademico, un sociologo e un saggista statunitense che si occupa di media,
giornalismo e comunicazione.
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a volte complicare questa idea di "esperienza di intrattenimento unificata e
coordinata"
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Jason Mittel è un docente al Midbury College negli Stati Uniti. Le sue ricerche si focalizzano su
temi come la storia della televisione, dei media, della cultura e dei nuovi media.
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persone ma richiedono molto più tempo, impegno ed energie per la creazione di un
prodotto.
Questi due concetti si riferiscono alla relazione che si viene a creare tra quella
che è la narrazione trasnmediale e la vita di tutti i giorni dei suoi fruitori.
L'estraibilità,invece, è ciò che permette ai fan di estrarre gli elementi che più
amano di un universo finzionale e di trasportarli nel mondo reale. Un esempio può
essere costituito dai parchi di divertimento a tema, come quello dedicato ai supereroi
della Marvel o al mondo di Harry Potter.
Costruzione di mondi
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concentrarsi su una trama specifica. Questo perché creare un vero e proprio mondo
rende possibile lo sviluppo di trame parallele ma diverse tra loro che si svolgono
tutte nello stesso universo che è comprensibile nella sua interezza solo se si tiene
conto di tutti i media coinvolti nella costruzione di esso. La peculiarità di questo
concetto è che il senso fondamentale dell'opera può essere appreso anche se non si
conoscono tutte le trame e tutte le parti di essa. Il precursore di questo concetto è
J.R.R. Tolkien che all'interno di un unico mondo, in questo caso la Terra di Mezzo,
ha sviluppato le narrazioni dei suoi romanzi in trame completamente diverse ma
accomunate dallo stesso universo narrativo. (Lo Hobbit del 1937 e il Signore degli
Anelli del 1954-1955).
Serialità
Soggettività
Quando una storia viene raccontata da più punti di vista individuali si parla di
soggettività. Questo accade, ad esempio, quando si affida un racconto parallelo ad un
personaggio secondario. La soggettività permette di sviluppare ulteriormente una
storia offrendo una maggiore comprensione dei diversi personaggi e delle loro
vicende. Nel transmedia storytelling questo principio può essere utilizzato
raccontando la soggettività di ciascun personaggio utilizzando,ad esempio, medium
diversi per ognuno.
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Performance
Negli anni '90, grazie alla diffusione di internet, si è iniziato a pensare a come
raccontare storie al pubblico utilizzando più piattaforme contemporaneamente. Un
esempio potrebbe essere quello dell'alternate reality game (ARG), ossia un gioco che
collega internet alla realtà tramite numerosi strumenti web(siti,blog,.email) e che
consiste in una storia misteriosa in cui il giocatore riceve indizi legati al mondo reale
(come monumenti o veri e propri oggetti nascosti in località specifiche).
Solitamente questi giochi, soprattutto negli Stati Uniti, vengono creati come
veicolo promozionale per prodotti o servizi.
Uno dei primi esempi di transmedia storytelling può essere Matrix. La storia
si sviluppa su vari media : tre film,una serie di cortometraggi animati,due collezioni
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di storie a fumetti e diversi videogiochi. Un aspetto ancora più caratterizzante è dato
dal fatto che ogni medium è stato utilizzato da diversi autori per cui la costruzione
della trama è frutto della collaborazione di più autori. Matrix rappresenta un primo
archetipo di narrazione transmediale; non si ha quindi un unico testo di partenza per
comprendere la storia di Matrix ma per capirlo è necessario raccogliere le
informazioni disseminate per tutti i media coinvolti.
Nel cinema :
Nelle serie Tv :
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The Walking Dead (in onda dal 2003): serie televisiva.
Nei videogiochi :
Anche i professionisti del marketing e della pubblicità hanno fatto uso del
transmedia storytelling di modo da poter pubblicizzare prodotti e servizi su più
media possibili creando intorno ad essi un vero e proprio universo. Uno degli esempi
più rappresentativi di campagne pubblicitarie transmediali è Happiness Factory,
ideata da Jeff Gomez nel 2010 per la Coca Cola.
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I vari media e le piattaforme comunicative utilizzabili per interagire con il
pubblico hanno la caratteristica di essere ben diversi tra loro. È perciò fondamentale
che colui che sceglie di comunicare qualcosa sia in grado utilizzare ognuno di essi,
integrandoli tra loro e sfruttando le potenzialità di ciascun mezzo in maniera efficace
di modo da poter offrire al destinatario un'esperienza globale e di successo.
Un altro esempio, quindi, oltre a quello della Coca Cola, può essere quello
della meno conosciuta compagnia assicurativa americana Aflac. Nel gennaio 2013 la
compagnia decise di realizzare e diffondere uno spot, andato in onda inizialmente
solo durante l'intervallo di una famosa partita di football nel quale appariva come
protagonista Aflac Duck, la papera testimonial della compagnia, disteso su un letto
d'ospedale a causa di un infortunio.
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approccio originale e simpatico reso anche coinvolgente dalla presenza del tenero
papero.
Come ultimo esempio a questo riguardo porto la campagna del 2013 della
Ferrero "Nutella sei tu". L'iniziativa consisteva principalmente nel rendere i barattoli
di nutella personalizzabili con il nome dell'acquirente, di modo da attirare
l'attenzione e fidelizzare il consumatore. Anche qui, grazie allo storytelling, è
possibile seguire una storia tramite lo spot pubblicitario per poi ampliarla tramite lo
storytelling transmediale.
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Lo spot pubblicitario mandato in onda in televisione segue la vita di un
personaggio, Stefano, da quando era un bambino fino all'età adulta, mostrando scene
della sua vita e tutti i modi in cui è stato chiamato dalle varie persone che ha
incontrato nel corso degli anni. Si passa dalla mamma alla sorellina che storpia il
nome di Stefano, le varie fidanzate e i nomignoli tipici tra innamorati, il capo e i
colleghi di lavoro che si riferiscono a lui come "quello nuovo", la moglie che lo
chiama "amore" e così via. Passando in rassegna momenti importanti della vita come
quello del matrimonio, del primo giorno di lavoro, della prima volta che si viene
chiamati papà da un figlio si mette in atto la tipica tecnica dello storytelling che mira
ad un coinvolgimento emotivo dello spettatore, volto ad instaurare un legame tra lui
e il brand. Proprio a questo scopo lo spot si conclude con il messaggio finale "per noi
rimarrai sempre Stefano" mostrando il barattolo di Nutella personalizzato con il
nome dell'uomo ormai adulto.
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Un'iniziativa importante è stata quella del Buongiorno Entusiasmo Tour,
un'operazione pubblicitaria che ha portato degli enormi scivoli rossi in moltissime
città italiane per attirare più persone e far sì che l'iniziativa restasse impressa nella
memoria. Trattandosi questa di una narrazione transmediale l'idea è stata proprio
quella di spingere coloro che accettavano di fare un giro sullo scivolo a condividere
su piattaforme come Facebook e Instagram le loro foto mentre si divertivano sullo
scivolo.
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Per quanto riguarda,invece, l'app di Facebook Youtella, la particolarità che
spingeva le persone ad interagire con la campagna era la possibilità che l'app offriva
di creare una cover o un'immagine del profilo personalizzata con il proprio nome ed
il barattolo di Nutella di modo da promuovere e diffondere l'iniziativa anche sul
social network.
Si può quindi definire un buon storyteller colui che, qualunque sia lo scopo
della comunicazione, riesce ad arrivare al pubblico, al consumatore o ad un qualsiasi
destinatario in maniera efficace ed empatica, destandone l'interesse e spingendolo a
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voler partecipare spontaneamente alla narrazione portandolo spesso ad affezionarsi
più velocemente e ad apprezzare maggiormente la relazione con lui.
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III. Lo "Storyselling" e il consumo
Anche se non nel modo in cui siamo abituati a vederla oggi, la pubblicità
esisteva già dall'antichità in varie forme e si è evoluta sempre di più nel tempo fino a
divenire fondamentale per la nostra società.
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Nel 1630 appare il primo annuncio pubblicitario successivo all'invenzione
della stampa e viene inserito in un giornale d'epoca in cui era riportato
semplicemente il nome del prodotto.
Agli inizi la pubblicità veniva fatta principalmente con solo testi e disegni,
nonostante la maggior parte della popolazione fosse analfabeta e non erano in molti a
potersi permettere il lusso di comprarsi un giornale ogni giorno. Per questo la
pubblicità era estremamente semplice ed immediata, caratterizzata principalmente da
testi brevi e da verbi all'imperativo come : «Bevete...», «Prendete...», «Al vostro
farmacista chiedete...».
Negli Stati Uniti, quando negli anni '20 si iniziava a diffondere la radio nelle
case, era considerato inopportuno inserire messaggi pubblicitari durante le
trasmissioni poiché si riteneva che non dovessero arrivare all'interno delle case dei
cittadini, essendo queste dei luoghi privati da non invadere. Fu il programma di
successo "Amos 'n' Andy" ad infrangere questa sorta di regola trasmettendo per la
prima volta delle interruzioni pubblicitarie nel corso del programma.
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dello storytelling in numerose discipline. Sempre più ONG*,agenzie governative e
grandi aziende hanno iniziato a scoprirne l'efficacia : "la NASA,Verizon,Nike, e
Lands End considerano lo storytelling come l'approccio oggi più efficace negli
affari" constatava nel 2006 Lori L. Silverman, consulente americana in
management.15 Per capire la connessione tra storytelling e consumo è necessario
comprendere che,al giorno d'oggi, prima si comprano le storie dei prodotti e poi si
comprano i prodotti, prima si fa propria la storia di un candidato politico e poi lo si
vota. Questa è ormai la realtà degli oggetti di consumo e del mercato : sono diventati
pura narrazione. Il consumo contemporaneo ormai fa affidamento principalmente su
comunicazione,pubblicità e influenzamento del pubblico.
Eric Fromm16 diceva "è molto meglio essere che avere". Oggi, a quanto pare,
non è più così. Consumiamo, non tanto per fare colpo sugli altri e mostrare il nostro
status sociale, ma per costruirci un'identità basata su una storia, e spesso la nostra
storia è costituita in gran parte da ciò che possediamo.
15
(C. Salmon, op cit. , p.9 )
16
Eric Fromm è stato uno psicologo, sociologo, filosofo, psicanalista ed accademico tedesco.
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gli individui : tutti noi siamo continuamente chiamati a raccontarci,
anche quando ci presentiamo ad un colloquio di lavoro;
le organizzazioni e le istituzioni : ad oggi le organizzazioni, che siano
profit o non profit, devono costruirsi un'identità e un marchio,
raccontare una storia ed un'identità d'impresa per mantenere una
propria coerenza e generare sentimenti di fiducia tra le persone. Basti
pensare a come,ormai, anche i territori, le località turistiche, vengano
pubblicizzate attraverso video-storie per trasmettere la vera essenza
del luogo ed attirare flussi di turisti;
Prodotti e servizi: gli oggetti, siano essi tangibili o non, si basano oggi
su una dimensione simbolica che va ben oltre l'oggetto stesso.
Prodotti come la Coca Cola o la Nutella non sono solo cose da
comprare ma sono ormai simboli di generazioni e della nostra
comunità.
Nonostante questi tre elementi siano ben distinti tra loro la tecniche della
narrazione non variano molto, sia che vengano usate per raccontare le gesta di un
personaggio mitologico, sia che servano a pubblicizzare un prodotto o un
personaggio pubblico.
L'economia odierna, sempre più basata sulla narrazione, per essere efficace ha
bisogno di studiare la società, le sue abitudini e i bisogni maggiori di ogni
determinato periodo. Nella nostra vita, infatti, tutti noi attraversiamo delle fasi in cui
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siamo maggiormente concentrati su degli aspetti piuttosto che su altri, e abbiamo
determinati bisogni che magari fino a poco tempo prima non avevamo. Il consumo
deve adattarsi a queste nostre fasi, studiarle, capirle e offrirci esattamente ciò di cui
sentiamo e crediamo di avere così tanto bisogno.
Negli anni Novanta e agli inizi del 2000, secondo gli esperti di marketing, a
dominare il mondo del mercato e delle vendite non era il prodotto di per sé, ma il
marchio che lo rappresentava. Durante quegli anni un brand famoso significava
fedeltà : chi era appassionato del marchio Ford guidava solo Ford per tutta la vita, chi
acquistava una macchina da cucire acquistava solo Singer e questa fedeltà si
trasmetteva di generazione in generazione. Sul proprio marchio un'azienda poteva
puntare tutto, poteva considerarlo il simbolo della sua identità. Agli inizi degli anni
Duemila la situazione appariva ancora invariata : le grandi imprese continuavano ad
investire miliardi in campagne pubblicitarie basate sul loro logo e si continuava a
credere che marchi come Coca Cola e IBM potessero continuare a produrre enormi
profitti per decenni.
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Secondo il NDP Group, società americana di indagini di mercato, intorno alla
metà dei consumatori che nel 2003 affermavano di essere fedeli ad una marca non lo
era più già dopo un anno. Questa nuova instabilità dei consumatori minava le grandi
imprese rendendole fragili e portando alcune a perdere il loro potere e il loro valore
commerciale in maniera brusca e netta. Un esempio può essere la Nokia che, mentre
nel 2002 si trovava al sesto posto nella classifica mondiale delle marche, l'anno
successivo ha perso sei miliardi di dollari a causa di un repentino crollo delle vendite.
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Le condizioni di lavoro negli sweatshop, letteralmente laboratori del sudore,
della Nike divennero rapidamente note in Canada, in Australia, in Europa, negli Stati
Uniti. Phil Knight, amministratore delegato della Nike, prese la parola in una
conferenza stampa nel maggio 1998 a Washington annunciando che sarebbero state
messe in atto una serie di iniziative allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro
agli operai Nike in tutto il mondo. Knight stesso affermò che i prodotti Nike ormai
erano diventati sinonimo di "salari da schiavi,lavori forzati e abusi".
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fatto di sfruttamenti e condizioni di lavoro impossibili e le orribili storie dietro il suo
marchio avevano ormai fatto il giro del mondo. Urgeva trovare una soluzione e
cancellare dalla mente dell'opinione pubblica queste brutte storie sostituendole con
storie edificanti.
Secondo gli esperti di marketing non è più sufficiente far sì che una marca
diventi famosa e conosciuta da una grande quantità di consumatori anonimi, al
contrario bisogna creare una relazione emozionale tra una marca e coloro che ne
comprano i prodotti. A tale scopo è necessario che le marche ritrovino e propongano
un'identità coerente e forte che riesca a raggiungere sia i consumatori sia tutti i
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(ivi, p. 30)
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collaborati dell'azienda : dipendenti,investitori,fornitori ecc. Riuscirci è possibile se
si costruisce un racconto coerente in cui condensare tutti gli elementi costitutivi di
tale azienda : la sua storia,la natura dei suoi prodotti,la qualità del servizio offerto
alla clientela, i rapporti tra collaboratori e colleghi, l'atteggiamento nei confronti
dell'ambiente e molto altro ancora.
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come vere e proprie "sequenze narrative" da proporre non più a consumatori ma ad
una vera e propria audience.
Questa teoria, che è anche la sua più nota, suddivide le funzioni del
linguaggio in :
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struttura gerarchica che viene a formarsi e sulla quale si fonda l’unicità di ciascun
messaggio”.
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determinato prodotto o scegliere un determinato servizio . Un esempio può essere lo
slogan della Coca Cola "Bevi Coca Cola!" o "Passa a Vodafone!" della Vodafone.
Una conclusione chiara a questo punto è che non esiste una funzione
prevalente nel linguaggio pubblicitario. Nessun messaggio può essere solo fàtico,solo
referenziale o solo poetico ma, per poter ottenere un messaggio pubblicitario efficace
e di successo si ha bisogno di tutte queste funzioni insieme, ognuna nella misura
necessaria..Le funzioni del linguaggio possono quindi essere compresenti e
manifestarsi a tutti i livelli.
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https://linguaggioetraduzionenellapubblicita.wordpress.com/il-linguaggio-della-pubblicita/
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http://web.tiscali.it/a_fianda/it/lgp/c2.html
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Allo scopo di persuadere il destinatario il linguaggio pubblicitario si affida a
due strategie secondarie :
Il messaggio di per sé, infatti, non basta : nonostante risulti spesso irritante
per il destinatario, la ripetizione del messaggio fa parte della struttura della
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comunicazione pubblicitaria poiché essa mira ad attirare l'attenzione di tutti, anche di
chi spontaneamente non mostrerebbe alcun interesse a ricevere informazioni riguardo
quello specifico messaggio. È quindi una pratica comune a tutte le strategie
pubblicitarie quella di affidarsi alla ripetizione per attirare l'attenzione e soprattutto
per superare la barriera della cosiddetta memorizzazione selettiva dell'utente, ossia
ciò che,in base ai propri interessi, la persona sceglie di ricordare oppure no.
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IV. Lo storytelling politico
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nei loro panni, tentare di sentire ciò che percepiscono loro e regolarsi di
conseguenza, cercando di orientarne le aspettative. Il segreto è riuscire a influenzare
le loro azioni, ma ancora di più le loro emozioni : entusiasmarli quando si ha bisogno
di una spinta per raggiungere un obiettivo, rassicurarli quando sembra non esserci più
speranza e tutto sembra andare per il verso sbagliato.
la stessa azione che ci viene raccontata viene simulata nel nostro cervello;
Il meccanismo neurale tra chi parla e chi ascolta permette una comprensione
esperienziale diretta dell'emozione comunicata;
l'emozione ci porta a catapultarci nel mondo del racconto che ci viene riferito.
Perciò, per chi se lo stesse chiedendo: sì, le storie orientano i nostri neuroni tanto da
trovare grande impiego anche nel nostro sistema politico.
I politici del nostro tempo hanno quindi a che fare con un nuovo tipo di leadership, la
leadership "marsupiale" che non si basa solo sui contenuti ma anche e soprattutto
sulla risonanza emotiva. Una leadership "marsupiale" è una leadership narrativa che
costruisce un mondo,lo narra e permette agli altri di parteciparvi dal momento che
ormai la politica non è più solo realtà spettacolo, ma è andata ben oltre: è diventata
fiction drammatica,cioè un prodotto costruito ad hoc da individui e gruppi per
generare consenso e non solo.20
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(A. Fontana E. Mieli, Siamo tutti Storyteller, Giulio Perrone Editore, Roma 2014)
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Il racconto politico non corrisponde,innanzitutto,alla storia di un soggetto
politico ( individuo o partito che sia) poiché la storia non è altro se non l'insieme dei
fatti che quel soggetto politico ha compiuto o ha intenzione di compiere. Più che di
storia qui si parla di racconto politico, ossia della rappresentazione che quel soggetto
politico decide di interpretare. Dunque la narrazione politica consiste nella
narrazione o rappresentazione che ne risulta.
Grazie alle scienze della narrazione e all'utilizzo della tecnica specifica dello
storytelling si possono seguire e rispettare i requisiti fondamentali per una
narrazione,in questo caso politica, di successo.
2. Credibilità = una narrazione politica ben costruita forma sempre una rete che
tiene conto del sistema culturale e delle sue variabili interpretative;
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(ivi, p. 16)
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4. Riuso e serialità = una narrazione efficace deve contemplare un carattere di
serialità per adattarsi allo sviluppo degli episodi concatenati della vita.
Oggi,infatti, i racconti vengono aperti, vengono chiusi e possono essere
riaperti in qualsiasi momento.
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Impedire il contatto con l'elettore;
Ostacolare la diffusione delle storie di fatti;
Chiudere le porte delle storie future;
Infangare un soggetto con cattiva pubblicità e gossip.
Davanti ad una situazione del genere il focus della narrazione si sposta dalla
proposta politica all'avversario politico e i temi di scontro finiscono con l'allontanarsi
sempre di più dai bisogni del pubblico che si ritrova costretto ad assistere ad una
sorta di linciaggio, ben lontano da quanto vorrebbe realmente vedere e sentirsi
raccontare.
3. Il mix finale dei media in cui strategia e contenuti si incarnano nel tempo.
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Le storie diffuse dal candidato divengono parte integrante della sua identità politica
ed è per questo che il leader ha bisogno di creare un insieme di storie che:
Il leader deve perciò tentare di capire quali siano i temi d'interesse degli
elettori di modo da creare una connessione tra questi e la propria storia biografica
così da aumentare il proprio potere di persuasione e arrivare alla sensibilità del suo
pubblico sempre più disorientato,confuso e complesso.
Non a caso, il successo di ogni grande politico è quasi sempre dipeso dalla
narrazione che ha scelto di raccontare, dalla storia che ha fatto circolare per ottenere
consensi e dal personaggio che ha deciso di interpretare.
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nella città di Lebanon in Ohio il 6 maggio 2004 per prendere parte ad un meeting.
Tra le tante persone a recarsi a vedere l'arrivo del presidente c'erano anche una
ragazzina con il padre e con un'amica di famiglia. La ragazzina si chiamava Ashley
Faulkner e si trovava lì per un motivo tanto preciso quanto drammatico. Sua madre
era stata una delle vittime dell'attentato a New York dell'11 settembre e Ashley, che
era stata portata proprio dalla madre quattro anni prima a vedere Bush,aveva deciso
di tornarci nuovamente anche se questa volta con l'amica di famiglia Linda Prince.
La foto ,dai Faulkner chiamata "La stretta", scattata dal padre della ragazzina,Lynn
Faulkner,ritrae George W. Bush che stringe tra le braccia l'adolescente di sedici anni
dopo aver saputo della sua tragedia familiare. Inizialmente inviata solo agli amici di
famiglia via email, la foto ha iniziato poi a circolare su internet tra i sostenitori di
Bush e sono bastati pochi giorni perché facesse il giro degli Stati Uniti.
Nel giro di poche settimane la foto si è diffusa così tanto che la lobby
conservatrice The Progress for America Voter Fund ha proposto a Lynn Faulkner di
realizzare uno spot elettorale per raccontare la storia di Ashley. Il padre della ragazza
accetta e da una semplice foto nasce Ashley's Story, uno spot che sarà poi trasmesso
sulle reti statunitensi trentamila volte, soprattutto nei nove stati in cui il risultato tra
repubblicani e democratici era ancora incerto, cambiando, almeno secondo numerosi
osservatori di entrambe le parti, il corso delle elezioni del 2004. Sicuramente Karl
Rove, il consigliere principale per la comunicazione di Bush, e il resto del suo team
hanno fatto un ottimo lavoro ma il cittadino che meritava di essere ringraziato più di
tutti era sicuramente il repubblicano Lynn Faulkner, cittadino di Lebanon,Ohio.
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Nel frattempo iniziano a scorrere immagini di Bush che stringe mani tra la
folla e a seguire appare Linda Prince,l'amica di famiglia che quel giorno aveva
accompagnato Ashley e che si era rivolta al presidente raccontandogli di come la
ragazzina avesse perso la madre al World Trade Center. Ashley stessa a quel punto
appare in una ripresa girata nel giardino di casa sua e ripete ciò che Bush le aveva
detto : "So che è difficile. Come stai?" È stato in quel momento, come racconta
Linda Prince, che il presidente ha preso Ashley tra le braccia stringendosela al cuore
e gli occhi della ragazzina si sono riempiti di lacrime. Ashley stessa afferma : "È
l'uomo più potente del mondo e vuole assicurarsi che io stia bene".
Secondo uno studio realizzato dal Center for Public Integrity lo spot è stato il
più costoso della campagna elettorale di quell'anno : una spesa di 6.5 milioni di
dollari, per l'esattezza. Oltre ad essere stato mandato in onda in televisione durante le
ultime tre settimane prima delle elezioni è stato parte di un'operazione di
comunicazione estremamente vasta che includeva anche la creazione di un sito
Internet, la spedizione di più di 2,3 milioni di opuscoli, una campagna di chiamate
telefoniche automatiche e l'invio di milioni di lettere in tutto il paese. Ashley's Story
ha riscosso un successo così grande da essere senza precedenti rendendo questo
videoclip persino oggetto di studio per i ricercatori in materia di comunicazione.
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La caratteristica fondamentale dello spot è quella di riuscire a comunicare
motivazione e positività provocando un impatto emotivo memorabile sullo
spettatore. In un rapido minuto vengono mostrati i personaggi e le loro testimonianze
e questo basta a rendere credibile e coerente il racconto. Un aspetto che va notato è la
totale assenza di interventi da parte del presidente che, nonostante sia una figura
centrale della storia, non parla neanche una volta . Non espone alcun programma
politico né idee di alcun tipo, viene semplicemente raffigurato come simbolo di bontà
e speranza, specie grazie alle testimonianze dei personaggi che ne riportano le gesta
come si fa con i santi.
Tutti gli elementi inseriti nel filmato aiutano a confermare la veridicità del
messaggio centrale dello spot, ossia la frase "È l'uomo più potente del mondo e vuole
assicurarsi che io stia bene", come la foto della madre con le bambine, l'articolo di
giornale, Bush tra la folla e mentre si congratula con un pompiere di New York.
Tutto questo a sostenere il racconto di un uomo politico che consola ed ha a cuore la
vita della figlia di una vittima dell'11 settembre.
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racconto si confaccia al personaggio politico e agli obiettivi politici che si è preposto
nella creazione della sua narrazione politica.
Il politico che decide di narrarsi deve,infine, tenere a mente che per essere un
efficace storyteller, e ricevere voti, è necessario :
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