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Tito Maccio Plauto (255/250 circa - 184 a.C.

) è stato uno tra i più importanti e prolifici commediografi


romani d’età antica. Autore di incredibile successo, in vita e dopo la morte, ha ispirato nel corso dei secoli
numerosi altri drammaturghi, tra cui Shakespeare e Molière.

La sua biografia è romanzata e in gran parte ignota; delle oltre 130 opere a lui attribuite ne sono state
selezionate come certamente autografe 21. Scopriamo insieme quali sono, come sono caratterizzate e cosa
sappiamo della vita di Plauto.

Plauto: la vita e il nome

Abbiamo poche certezze sulla biografia di Plauto e una prima, grande, incertezza riguarda il nome del
drammaturgo. Le fonti antiche, infatti, lo citano come Plautus (romanizzazione del cognome umbro Plotus),
mentre nelle edizioni moderne fino all’Ottocento l’autore è citato come Marcus Accius Plautus. Cosa c’è di
sospetto in questo nome? Che i tre nomi propri dei romani (i tria nomina) erano usati, appunto, solo per chi
aveva cittadinanza romana: non sappiamo se Plauto l’avesse.

Il Palinsesto Ambrosiano, un codice rivenuto a inizio XIX secolo dal cardinale Angelo Mai, sembra
presentare una versione più attendibile del nome del drammaturgo: Titus Maccius Plautus. È probabile che
proprio da Maccius derivi l’errore che ha generato il nome sbagliato: la scrittura latina era priva di spazi tra
le parole (scriptio continua), e per errore il nome è stato separato in M. Accius, da cui Marcus Accius.

Il misterioso nome di Plauto si presta anche ad altre deduzioni. Nonostante alcuni documenti sembrino
attestare una misteriosa discendenza di Plauto da Anco Marzio, Maccius fa riferimento a Maccus, il nome di
un personaggio dell’atellana (il matto), forma teatrale farsesca e popolare italica. La tesi più comune è che il
poeta umbro Titus Plotus, dunque, una volta a Roma si fosse dotato di una sorta di "nome di battaglia",
scegliendo come terzo nome qualcosa che conservasse la traccia del suo mestiere.

Il poco che sappiamo sulla vita di Plauto ci è arrivato in forma romanzesca, ma le fonti disponibili sembrano
garantirci un certo grado di sicurezza su alcuni dettagli. Possiamo affermare con una certa sicurezza che il
poeta fosse nativo di Sàrsina e che fosse un cittadino libero - la notizia che lo vede svolgere lavori servili
presso un mulino deriva dall’assimilazione dell’autore con i personaggi delle sue commedie.

Sicura è la data di morte, 184 a.C.; la data di nascita si ricava invece indirettamente: da Cicerone sappiamo
che Plauto ha scritto da "senex" la commedia Pseudolus, rappresentata nel 191 a.C. Dal momento che la
senectus per i romani iniziava a sessantanni, è possibile stimare la nascita di Plauto tra il 255 e il 250 a.C.

Le opere

Plauto fu un autore decisamente prolifico e di enorme successo, sia in vita sia dopo la morte. Queste
caratteristiche, unite alla concezione dell’opera letteraria antica, ben lontana dai nostri concetti di
autorialità, plagi e paternità, hanno fatto in modo che nel corso dei secoli circolassero circa 130 commedie
attribuite all’autore.

Per mettere ordine in questa mole di materiale, intorno al II secolo a.C. le opere di Plauto furono
selezionate e organizzate secondo i criteri filologici alessandrini, e impaginate con attenzione, fornendo al
lettore didascalie e sigle dei personaggi.
L’intervento più importante in questa direzione è quello di Varrone, che ha selezionato tra le opere
tramandate a nome di Plauto quelle generalmente riconosciute come autentiche. Quelle certe e giunte fino
a noi sono 21.

Tra le più importanti, ricordiamo:

Amphitruo

Asinaria

Aulularia

Menaechmi

Miles gloriosus

Poenulus

Pseudolus

Gli argomenti e i protagonisti attorno a cui ruotano le commedie possono essere sintetizzati in questo
modo:

Simillimi (o dei Sosia): la commedia prevede lo scambio di persona e porta in scena il tema dello
specchio/del doppio. La più celebre di queste, da cui deriva proprio il termine "sosia", è l’Amphitruo.
Altrettanto famosi i Menaechmi

Agnizione: nel finale della commedia si ha un riconoscimento sconvolgente e inatteso della reale identità di
un protagonista, come accade nei Captivi.

Beffa: scherzi e beffe, più o meno bonari, sono gli elementi caratteristici delle commedie plautine.

Romanzesco: tra i temi prevalenti di queste commedie si trovano quelli dell’avventura e del viaggio.

Caricatura: la commedia contiene una rappresentazione caricaturale e iperbolica di un personaggio.

Servus callidus: uno dei personaggi della commedia è un servo furbo e intelligente, pronto ad aiutare il
proprio padrone a ottenere quanto desidera. Tra queste si trovano l’Asinaria, il Miles gloriosus e lo
Pseudolus.

Alla base dei testi plautini si trova la contaminatio, una tecnica di scrittura utilizzatissima nell’antica Roma
che prevedeva la fusione di modelli greci per creare un nuovo e originale testo latino. Sui canovacci greci di
cui si nutre, però, Plauto innesta incessantemente tratti tipici delle forme teatrali italiche, in particolare del
mimo e dell’atellana.

A queste caratteristiche si aggiungono elementi metateatrali, come l’inserzione di messe in scena


all’interno della commedia o l’abbattimento della quarta parete tramite la creazione di dialoghi tra
personaggi e spettatori.

La maggior parte delle commedie di Plauto appartiene al genere della palliata, commedia latina di
argomento e ambientazione greca, e sono caratterizzate da una vivace creatività verbale. Più che dalle
trame nel loro complesso, la comicità plautina nasce dalle situazioni, prese singolarmente, che si
susseguono sulla scena.

Sintetizzando, potremmo individuare i tre ingredienti della comicità plautina nelle scelte lessicali,
nell’attenzione caricaturale a tipi del quotidiano, nella ricerca di situazioni surreali.

La lingua usata da Plauto è una lingua viva e composita, che unisce grecismi, neologismi, arcaismi, luoghi
comuni e linguaggio colloquiale, senza sdegnare la comicità popolare italica impregnata di doppi sensi,
allusioni e giochi di parole.

Un esempio di questa inesauribile creatività verbale si ha nel Persa, quando il personaggio Sagaristione si
definisce, in traduzione:

"Regalavuoteparòle Vendiverginide Contabàllide Trapanargentide Dicoquelchetimeritide Menzognide


Ruffianide Quelchetihopreside Maipiùteloripiglide"

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