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UNIPR - LM Fisica Lab Diffrazione-Magnetometria-RM

Coppi Chiara, Garulli Giovanni Data: 7-21/1/2019

Risonanza magnetica nucleare su K2CoF4

1 Introduzione
Abbiamo misurato lo spettro di risonanza magnetica nucleare NMR di un monocristallo di K2 CoF4
(struttura tipo perovskite a strati, antiferromagnete di Ising) in funzione della temperatura a campo
magnetico nullo. Abbiamo utilizzato il segnale NMR del nucleo di 19 F presente nella struttura del
materiale come sonda del campo magnetico locale per indagare il magnetismo a livello microscopico
e ottenere informazioni sulla magnetizzazione di sottoreticolo. Confrontando i dati raccolti con il
modello di Onsager abbiamo stimato la temperatura di Néel della transizione di fase magnetica.
Abbiamo infine confermato il 19 F come nucleo risonante misurando la separazione in frequenza delle
righe di risonanza applicando un campo magnetico esterno.

2 Caratteristiche del materiale


Il materiale in esame è stato precedentemente caratterizzato nelle sue proprietà strutturali attraver-
so misure di diffrattometria a raggi X da polveri; ne abbiamo inoltre caratterizzato su un campione
monocristallino il comportamento magnetico macroscopico tramite magnetometria identificandolo co-
me antiferromagnete. Abbiamo inoltre individuato l’asse c della cella unitaria come asse facile di
magnetizzazione, determinando la presenza di anisotropia magneto-cristallina.
Nelle misure di magnetometria abbiamo misurato la suscettività del materiale in funzione della
temperatura e abbiamo stimato la temperatura di Neél TN a cui si osserva la transizione di fase da
ordine antiferromagnetico a comportamento paramagnetico; in base alle possibili definizioni, la TN
stimata è risultata compresa in una forbice tra 97K e 154K.
Per individuare con precisione la temperatura di Néel si ricorre allo studio del composto con
risonanza magnetica nucleare. Con questa tecnica è possibile ottenere informazioni sul magnetismo nel
materiale a livello microscopico; la frequenza di risonanza dei nuclei NMR-attivi è infatti direttamente
correlata con i singoli momenti magnetici presenti nel circondario cristallino.
Nel nostro materiale, precedente caratterizzato in letteratura, i nuclei di 19 F entrano in risonanza
nel campo iperfine trasferito generato dagli ioni magnetici Co2+ primi vicini, con piccoli contributi
dipolari dovuti ad altri ioni vicini[1] . Abbiamo successivamente escluso tramite misure a campo ma-
gnetico non nullo che il segnale NMR misurato sia dovuto all’interazione tra i nuclei di Co2+ e un
campo iperfine on-site.
In approssimazione adiabatica, l’hamiltoniana dell’interazione iperfine per il nostro sistema risulta:

Hn = −γn Bhf · I (1)


dove γn è il rapporto giromagnetico del nucleo NMR-attivo, Bhf è il campo magnetico iperfine
trasferito e I lo spin nucleare. La frequenza di Larmor ωL è la frequenza di risonanza del nucleo,
definita come il prodotto tra il campo iperfine e il rapporto giromagnetico del nucleo.
La struttura cristallina di “perovskite a strati” tetragonale del K2 CoF4 (v. figura 1) presenta
due siti fluoro non equivalenti: i siti 19 FII (in verde) sono collocati nel piano basale di CoF2 e, per
simmetria, i contributi tra momenti magnetici up e down degli ioni Co2+ adiacenti si cancellano e il
campo iperfine netto sul fluoro basale è quindi nullo; i siti 19 FI (in rosso) sono in posizione apicale

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Figura 1: Struttura cristallina del K2 CoF4 . Si individuano gli ioni magnetici Co2+ (in nero), i fluori basali
19
FII (in verde) e i fluori apicali 19 FI (in rosso).

rispetto allo ione cobalto e presentano un accoppiamento con un solo Co2+ (in nero) primo vicino,
cosı̀ che il campo iperfine non risulta nullo.
La frequenza di risonanza di ciascun nucleo 19 FI è quindi direttamente correlata con il momento
magnetico dello ione Co2+ primo vicino. Dunque gli atomi 19 FI costituiscono una sonda locale del
campo iperfine trasferito e possono essere utilizzati per misurare la magnetizzazione di sottoreticolo,
che per un antiferromagnete è parametro d’ordine.

3 Risonanza magnetica nucleare


Abbiamo caratterizzato il campione di K2 CoF4 con tecnica NMR a impulsi, in cui si eccitano i momenti
magnetici nucleari con impulsi a radiofrequenza e si studia il rilassamento di questi verso l’equilibrio
lungo l’asse z = c, direzione del campo magnetico iperfine. Per studiare diversi tipi di rilassamento è
necessario eccitare i momenti magnetici dei nuclei di 19 FI con particolari sequenze di impulsi.
Un meccanismo coinvolto è il cosiddetto rilassamento spin-spin, o trasversale, che descrive il de-
cadimento del vettore magnetizzazione nucleare perpendicolare rispetto al campo magnetico, quindi
nel piano x-y. La sequenza di impulsi utilizzata per sondare questo fenomeno è detta spin-eco. Essa
consiste di un impulso RF a 90◦ che ribalta la magnetizzazione nucleare, inizialmente orientata lun-
go z, nel piano x-y; a questo punto la magnetizzazione nucleare trasversale Mx comincia a perdere
coerenza a causa delle disomogeneità del campo magnetico locale e il segnale NMR decade. Dopo
un certo tempo viene applicato un secondo impulso, stavolta a 180◦ , per ruotare la magnetizzazione
nucleare di 180◦ rispetto all’asse x cosı̀ da invertire i processi reversibili alla base del decadimento del
segnale. Durante la successiva evoluzione del sistema, gli spin nucleari rifocalizzano e producono un
segnale detto eco di spin. Vi sono tuttavia processi irreversibili che causano il decadimento dell’eco di

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spin all’aumentare del tempo di ritardo nell’applicare l’impulso a 180◦ ; a questi processi è associato
un tempo di rilassamento che nelle equazioni di Bloch è denominato T2 .
Il tempo di rilassamento spin-spin dinamico T2 può essere misurato sperimentalmente monitorando
l’ampiezza dell’eco in funzione del tempo di ritardo t tra i due impulsi inviati, definito come la distanza
temporale tra il centro dell’impulso a 90◦ e il centro dell’impulso a 180◦ . Il decadimento del segnale è
descitto dalla relazione seguente:

M (t) = M0 · exp(−2t/T2 ) (2)


dove M0 rappresenta l’ampiezza iniziale della magnetizzazione nucleare.
Il rilassamento spin-reticolo, o longitudinale, invece, descrive il ritorno all’equilibrio della magne-
tizzazione nucleare nella direzione del campo magnetico locale. Per indagare questo rilassamento la
sequenza di impulsi che abbiamo utilizzato è detta saturation-recovery, per cui si applica un treno di
impulsi a 90◦ seguiti da un ulteriore impulso a 90◦ . Con il treno di impulsi il sistema di spin viene
portato fuori equilibrio termodinamico (“scaldato”), quindi lasciato evolvere (“raffreddare”) per un
tempo t, e infine la magnetizzazione nucleare lungo z viene rivelata con un ultimo impulso a 90◦ ,
producendo un segnale tipo FID misurabile e proporzionale a Mz (t). In questo modo è possibile mi-
surare il tempo di rilassamento longitudinale o spin-reticolo, denominato T1 nelle equazioni di Bloch,
descritto dalla formula:

Mz (t) = M0 · (1 − exp(−t/T1 )) (3)


Il tempo di rilassamento longitudinale T1 dà informazioni sulla dinamica del bagno termico elettronico,
ovvero il reticolo, con cui i nuclei sono a contatto.
Conoscere la frequenza di risonanza dà quindi informazioni riguardo la magnetizzazione di sottore-
ticolo, parametro d’ordine per un sistema antiferromagnetico. La misura del parametro d’ordine, come
dei tempi caratteristici T1 e T2 , può essere eseguita in temperatura. Dall’andamento della frequenza di
risonanza in funzione della temperatura si ricavano informazioni magnetiche importanti sul materiale
in esame, come la temperatura di transizione di fase magnetica (di Néel per un antiferromagnete).
Da studi proprio su K2 CoF4 [1] , è risultato che la magnetizzazione M (T ) segue il modello previsto da
Onsager per il modello di Ising su reticolo quadrato S = 21 :

M (T )/M (0) = [1 − sinh−4 (J/kB T )]1/8 (4)


con M (0) magnetizzazione estrapolata a 0K e J/kB parametro di scambio.
Per identificare il nucleo risonante del monocristallo, abbiamo applicato un campo magnetico
esterno al sistema. La separazione in frequenza tra le righe osservate nello spettro NMR è infatti
proporzionale all’intensità del campo magnetico applicato e al fattore giromagnetico del nucleo in
questione.

4 Apparato sperimentale
L’apparato sperimentale utilizzato consiste in uno spettrometro NMR a impulsi, il cui schema a blocchi
è riportato in figura 2. Questo apparato ha come componenti principali un circuito risonante LC
accordabile, un generatore di impulsi a radio-frequenza e un ricevitore rf per registrare la risposta del
campione. L’apparato è fornito di un apposito software tramite cui è possibile controllare i parametri
dell’esperimento e la strumentazione.
Il circuito risonante LC costituisce la sorgente di eccitazione a radiofrequenza per il campione
in esame ed è collocato all’estremità della sonda NMR. L’induttanza è costituita da una bobina
realizzata in configurazione ad autotrasformatore e il campione viene posizionato all’interno di questa
bobina; la configurazione ad autotrasformatore adatta l’elevata impedenza del circuito LC ai 50Ω di
impedenza standard del cavo coassiale di alimentazione. La capacità utilizzata nel circuito LC è un

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Figura 2: Schema a blocchi semplificato di funzionamento dello spettrometro NMR a impulsi.

condensatore variabile su cui è possibile agire ruotando un sottile albero. É necessario accordare il
circuito risonante alla frequenza di lavoro per minimizzare il segnale riflesso; in questo modo viene
massimizzata la potenza RF trasferita al campione e quindi la sensibilità dello strumento. L’apparato
è dotato di un servomotore opzionale che può essere utilizzato per eseguire l’accordatura automatica
tramite software. Alla bobina che eccita il campione vengono inviati impulsi RF rettangolari, di
durata e spaziatura programmabili, prodotti da un generatore di impulsi, composto a sua volta da un
generatore sinusoidale e da uno switch. Il circuito LC è inoltre anche utilizzato per raccogliere il segnale
di risposta NMR del campione; l’utilizzo di un circuito risonante per l’eccitazione del campione e la
rivelazione del segnale di risposta permette di aumentare la sensibilità dell’apparato. Per accoppiare
la bobina al trasmettitore e al ricevitore sono presenti due coppie di diodi incrociati e un cavo coassiale
di lunghezza λ4 calcolata alla frequenza di lavoro tipica dell’apparato. Il cavo coassiale λ4 ha funzione
di adattamento di impedenza e assieme ai diodi incrociati permette di minimizzare la potenza RF in
ingresso al ricevitore e proveniente dal trasmettitore. La configurazione in cui sono assemblati questi
componenti permette allo stesso tempo di mantenere un buon trasferimento di segnale dal circuito LC
utilizzato in ricezione e l’apparato ricevitore.
Successivamente a una eccitazione con un impulso a RF, il campione risponde con un segnale di
Free Induction Decay (FID) che viene rivelato dalla bobina della sonda NMR; il ricevitore effettua una
rivelazione coerente in quadratura, ovvero esegue un mixing con due segnali di riferimento sfasati di
90◦ . Il segnale in uscita dal mixer viene infine digitalizzato e tramite trasformata di Fourier si estrae
lo spettro nel dominio delle frequenze. L’entità dell’eccitazione può essere controllata dalla lunghezza
dell’impulso 90◦ e dalla direzione, quest’ultima variabile impostando una differente fase degli impulsi.
Il software di gestione dell’apparato è in grado di controllare il generatore di funzioni e impostare
sequenze abitrarie di impulsi di eccitazione; tramite software è possibile impostare la durata degli
impulsi che compongono una sequenza, dell’ordine dei microsecondi, e variare il tempo di ritardo tra
un impulso e il successivo. Altro parametro che è possibile variare è l’istante d’inizio dell’acquisizione
del segnale (acquisition delay). É importante che il tempo di ripetizione tra sequenze successive di
impulsi (recycle delay) non sia troppo breve, per consentire al sistema di ritornare nella condizione di
equilibrio prima di iniziare una nuova misura; solitamente il tempo necessario è dell’ordine di alcuni
T1 . Inoltre è possibile impostare il livello di attenuazione del segnale in trasmissione e ricezione per
evitare di portare in saturazione il ricevitore utilizzando al tempo stesso in modo ottimale il range di
ingresso a disposizione. Il software di gestione dell’apparato sperimentale inoltre supporta l’utilizzo
di script per l’esecuzione automatica di sequenze di misura anche complesse, come ad esempio l’ac-
quisizione automatica di spettri NMR al variare della temperatura del campione. Per eseguire misure
in temperatura è possibile utilizzare un criostato a flusso di azoto/elio, dotato di apposito controller
di temperatura, unitamente a una apposita sonda NMR; in alternativa, è possibile eseguire misure in

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immersione in azoto liquido nei casi in cui è sufficiente lavorare a temperatura fissa, utilizzando una
sonda NMR apposita.

5 Procedimento
Abbiamo inserito il cristallo di K2 CoF4 , avvolto da un nastro in teflon, all’interno della bobina della
sonda NMR, con l’asse c orientato perpendicolarmente all’asse della bobina. Abbiamo inserito la
sonda NMR all’interno di un dewer contenente azoto liquido ed abbiamo quindi impiegato una sonda
idonea a questo tipo di applicazione. L’azoto liquido ha la funzione di portare e mantenere il campione
alla temperatura di 77.3 K, temperatura di ebollizione dell’azoto.
Abbiamo lavorato a campo esterno nullo, cosı̀ da avere come unico campo magnetico presente sui
nuclei, ovvero il campo locale microscopico.
Per prima cosa, ogni volta che viene impostata una nuova frequenza della portante dell’impulso di
eccitazione inviato alla bobina, è necessario accordare il circuito LC variando la capacità del conden-
satore in modo che il segnale riflesso sia minimo; questa procedura è possibile eseguirla manualmente
attraverlo la commutazione di un relé, posto tra la sequenza di diodi incrociati e il circuito LC, e
visualizzando su un oscilloscopio il segnale riflesso. Abbiamo poi calibrato la durata degli impulsi a
90◦ e l’attenuazione in trasmissione in modo da massimizzare la risposta NMR del campione; per que-
sta calibrazione abbiamo utilizzato una sequenza di impulsi di tipo spin-echo, ossia un impulso a 90◦
seguito dopo un certo tempo da un impulso a 180◦ ; quest’ultimo è definito come un impulso di durata
doppia rispetto all’impulso a 90◦ . L’ampiezza da massimizzare in questo caso è quindi l’ampiezza del
segnale di eco. Abbiamo agito prima sull’attenuazione, impostando il più basso valore di attenuazio-
ne che ci consentisse di lavorare senza rischiare di avere scariche tra le armature del condensatore;
abbiamo infine aumentato la durata dell’impulso a 90◦ fino a massimizzare l’ampiezza del segnale di
risposta.
Abbiamo poi valutato l’ampiezza del segnale di eco al variare del tempo di ritardo tra gli impulsi
a 90◦ e 180◦ ; il controllo di questa misura è stato effettuato tramite uno script che ci ha consentito
di automatizzare la variazione dei parametri e la successiva acquisizione. Oltre al tempo di ritardo
tra gli impulsi viene variato della stessa quantità l’acquisition delay, in modo tale che il segnale di
eco risulti sempre all’interno della finestra temporale di acqusizione. Si osserva che aumentando il
tempo di ritardo tra i due impulsi, il segnale di eco si sposta in avanti nel tempo e la sua ampiezza
decade esponenzialmente secondo la formula 2, da cui è possibile ricavare il tempo di rilassamento spin-
spin T2 . Successivamente abbiamo valutato il tempo di rilassamento spin-reticolo T1 utilizzando una
sequenza di tipo saturation recovery; questa sequenza è costituita da un treno aperiodico di impulsi
a 90◦ che azzera la magnetizzazione nucleare lungo l’asse z, seguita da un tempo di ritardo e da un
ultimo impulso a 90◦ . Abbiamo misurato l’ampiezza del segnale di risposta al variare del tempo di
ritardo e ricavato il tempo di rilassamento T1 utilizzando il modello descritto dalla eq. 3.
Successivamente abbiamo trasferito il campione in una seconda sonda NMR ed inserito quest’ultima
all’interno di un criostato per poter eseguire misure al variare della temperatura. Abbiamo acquisito
spettri NMR in frequenza al variare della temperatura; per queste misure abbiamo utilizzato uno script
che automatizza l’impostazione e la stabilizzazione della temperatura tramite l’apposito controller e
l’acquisizione dei dati. Nello specifico, una volta che il sistema è stabile alla temperatura impostata (si
attende circa 30 minuti prima di procedere), lo script registra uno spettro NMR completo nel range
di frequenze impostato; per acquisire uno spettro completo è necessario registrare il segnale NMR
variando la frequenza di lavoro (∆f=0.1MHz tra un punto e il successivo); lo script inoltre esegue
automaticamente per ogni frequenza l’accordatura del circuito LC tramite il servomotore che agisce
sul condensatore. Abbiamo impostato un opportuno valore di attenuazione in ricezione per evitare
la saturazione del ricevitore. Una volta acquisito lo spettro, il software procede con la temperatura
successiva; abbiamo esplorato un range di temperatura da 80K a 101K. Il range esplorato in frequenza

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a una data temperatura è stato impostato in modo da includere la porzione rilevante di spettro NMR
atteso.
A 80K e 92K inoltre abbiamo ripetuto le misure di spin-echo e saturation recovery per la valutazione
di T 1 e T 2.
In un secondo momento abbiamo invece eseguito misure applicando un campo magnetico esterno
(Bext = 787G) al campione, con orientazione parallela o perpendicolare all’asse c. Per queste misu-
re abbiamo raffreddato il criostato con azoto liquido e tramite il controller di temperatura abbiamo
misurato la temperatura nella camera del campione (80.8K). Abbiamo accordato il circuito in modo
manuale e verificato la stabilità del sistema all’applicazione degli impulsi RF. Abbiamo poi inserito
il motorino per l’accordatura automatizzata ed acquisito uno spettro NMR di prova a campo nullo.
Abbiamo registrato uno spettro NMR completo con il campo magnetico esterno orientato in direzione
perpendicolare all’asse c e infine abbiamo ripetuto la misura con il campo esterno orientato paralle-
lamente a c. Anche in questo caso abbiamo utilizzato uno script per eseguire le misure in modalità
automatica.

6 Analisi dati
L’elaborazione dei segnali NMR per ricavare i tempi di rilassamento è stata fatta tramite script Matlab.
Su tutti i set di dati abbiamo eseguito apodizzazione rettangolare per pesare zero sul rumore a tempi
lunghi; il segnale è stato corretto per una fase in modo da renderlo reale, eliminando il contributo
della parte immaginaria.
Per stimare i tempi di rilassamento abbiamo graficato l’andamento dell’ampiezza in corrisponden-
za del picco della frequenza di risonanza per gli spettri misurati con sequenze spin echo e saturation
recovery al variare del tempo di ritardo tra gli impulsi inviati. Abbiamo eseguito con Fminuit il fitting
utilizzando una funzione gaussiana per individuare posizione e ampiezza del picco del segnale NMR
alla frequenza di risonanza. I dati di ampiezza in funzione del tempo di ritardo sono stati successiva-
mente elaborati tramite fitting con le formule 2 e 3 per ricavare i tempi di rilassamento caratteristici.
La procedura è stata ripetuta per le tre temperature 77K, 80K e 92K. Riportiamo in figure 3 e 4 l’an-
damento dei rate di rilassamento 1/T1 e 1/T2 in funzione della temperatura. Confrontando tra loro i
valori, risulta T2  T1 , per cui differiscono tra loro di circa tre ordini di grandezza. Sia per 1/T1 che
per 1/T2 l’andamento è lineare crescente all’aumentare della temperatura. L’andamento dei rate di
rilassamento in funzione della temperatura è importante per capire come l’ampiezza del segnale NMR
dipenda esso stesso dalla temperatura.[2] Nei solidi il rate 1/T1 è legato alle correlazioni spin-spin del
sistema elettronico ed è stato provato che può essere usato come sonda diretta delle fluttuazioni della
magnetizzazione M .[3]
Successivamente abbiamo analizzato gli spettri NMR in frequenza al variare della temperatura,
acquisiti in un range da 80K a 101K. Anche in questo caso tramite Matlab abbiamo elaborato il segnale
eseguendo apodizzazione rettangolare per pesare zero sul rumore e correggendo per una fase in modo
da ottenere un segnale reale in frequenza. In figura 2 si riportano gli spettri NMR acquisiti in frequenza
per ogni temperatura. Osserviamo una diminuzione dell’ampiezza del segnale e uno spostamento del
picco di risonanza verso basse frequenze all’aumentare della temperatura.
Una volta ottenuto lo spettro in frequenza per ciascuna temperatura abbiamo eseguito un fit
tramite Fminuit con funzione multi gaussiana per individuare posizione, ampiezza e larghezza di una
o più righe spettrali. Abbiamo osservato che, oltre ad uno principale, si trova un picco secondario,
centrato ad una frequenza di circa 1MHz più elevata e di ampiezza ∼0.02% rispetto al principale.
L’osservazione di un secondo picco nello spettro NMR in frequenza suggerisce la presenza di difetti
strutturali di fasi di Ruddlesen-Popper spurie.
Dopo aver ottenuto la frequenza di risonanza dall’ascissa del picco della gaussiana di maggior
ampiezza, abbiamo valutato l’andamento della frequenza di risonanza in funzione della temperatura
(figura 6). Il comportamento dei dati segue perfettamente quello previsto dal modello di Onsager

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Figura 3: Andamento dell’inverso di T1 in funzione della temperatura.

Figura 4: Andamento dell’inverso di T2 in funzione della temperatura.

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Figura 5: Spettri NMR in frequenza a differenti temperature. In corrispondenza alla temperatura 92K sono
stati modificati i parametri di attenuazione del segnale.

(formula 4), riportato in letteratura[1] . Dal fit dei dati con la funzione dell’eq. 4 abbiamo ricavato il
valore della costante di scambio J/kB pari a (−93.8 ± 0.3)K e la frequenza di risonanza estrapolata a
temperatura 0K, del valore f0 = (187.7 ± 0.4)MHz. La temperatura di Néel è stata stimata estrapo-
lando l’andamento del fit a frequenza di risonanza zero, per cui TN =106.4K, inferiore rispetto al valore
riportato in letteratura, dove TN =(107.9 ± 0.1)K[1] . Abbiamo osservato durante l’esperimento che la
temperatura impostata da software non corrispondeva a quella effettiva a cui il campione era sogget-
to, con una discrepanza compresa tra 0.9K e 1.8K. Questo controllo è stato però eseguito per poche
temperature, dunque non abbiamo eseguito alcune correzioni sui valori di temperatura impostati da
software per analizzare i dati. Questa differenza potrebbe giustificare almeno in parte la discrepanza
tra la temperatura Néel ricavata dal nostro esperimento e il valore riportato in letteratura.
Per quanto riguarda le misure effettuate con campo magnetico esterno applicato, i segnali NMR
sono stati ancora una volta analizzati effettuando un’apodizzazione rettangolare, per pesare a zero
sul rumore. Di seguito riportiamo in figura 7 i dati relativi alle misure in cui si è applicato il campo
magnetico esterno. Abbiamo graficato gli spettri NMR in frequenza variando l’orientazione del campo
magnetico rispetto all’asse c del cristallo. Osserviamo che quando il campo magnetico esterno è
orientato parallelamente all’asse della bobina, dunque perpendicolarmente all’asse c del cristallo, è
presente un’unica riga, con picco a (183.2±0.2)MHz.
Invece, nel caso in cui il campo magnetico esterno sia orientato parallelamente all’asse c, osserviamo
lo splitting della riga di risonanza in due righe spettrali, centrate rispettivamente a (179.9±0.1)MHz ed
a (186.4±0.1)MHz. La separazione in frequenza dei picchi è proporzionale al rapporto giromagnetico
del nucleo risonante. Dato il valore del campo magnetico applicato, pari a 787G, e dalla differenza
di frequenza, abbiamo ricavato γ/2π = (41 ± 1)MHz T−1 . Il valore del rapporto giromagnetico che
abbiamo ottenuto concorda entro l’errore sperimentale con il valore atteso per il nucleo di 19 F . Esclu-
diamo quindi la possibilità che il nucleo risonante sia il cobalto, che ha invece rapporto giromagnetico
γ/2π = 10.05MHz T−1 . Dunque abbiamo verificato che il nucleo risonante nel cristallo di K2 CoF4 è
proprio il fluoro apicale, come ci attendevamo da letteratura[1] .

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Figura 6: Frequenza di risonanza in funzione della temperatura.

Figura 7: Segnale NMR in frequenza al variare dell’orientazione del campo magnetico esterno rispetto all’asse
c del cristallo.

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7 Conclusioni
Abbiamo caratterizzato un monocristallo di K2 CoF4 con risonanza magnetica nucleare. Abbiamo
inizialmente caratterizzato il materiale a campo esterno nullo per sondare il campo magnetico iperfine
spontaneo. Abbiamo individuato un andamento crescente dei rate di rilassamento caratteristici 1/T1
e 1/T2 in funzione della temperatura.
Abbiamo poi valutato l’andamento della frequenza di risonanza in funzione della temperatura,
verificando che il materiale segue il modello previsto da Onsager per la magnetizzazione. Abbiamo
ricavato la temperatura di transizione magnetica TN =106K, inferiore di circa 1K rispetto al valore
presente in letteratura[1] . Successivamente, applicando un campo magnetico esterno parallelamente
all’asse c del cristallo, abbiamo identificato il 19 F apicale come nucleo risonante valutando il rapporto
giromagnetico dallo splitting in frequenza della riga di risonanza.

Riferimenti bibliografici
[1] B. J. Dikken, C. Dekker, A. F. M. Arts, and H. W. de Wijn, NMR study of local magnetizations
in diluted two-dimensional antiferromagnets, Phys. Rev. B, Vol. 32, N. 9, 5785-5792, 1985

[2] David H. Gultekina, John C. Goreb, Temperature dependence of nuclear magnetization and
relaxation, Journal of magnetic resonance, Elsevier, Volume 172, Issue 1, 2005

[3] P. Santini, S. Carretta, E. Liviotti, G. Amoretti, P. Carretta, M. Filibian, A. Lascialfari, and E.


Micotti, NMR as a Probe of the Relaxation of the Magnetization in Magnetic Molecules, Phys.
Rev. Lett. 94, 077203, 2005

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