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- il defasamento indotto dalle più o meno intense interazioni spin-spin cui vanno incontro i
singoli spin in funzione dell’ambiente molecolare che li circonda: questo processo “intrinseco”,
alterante il valore del campo magnetico effettivo che agisce sul singolo nucleo, ha luogo secondo una
costante che costituisce il vero T2 tessutale;
- il simultaneo rilassamento longitudinale per interazioni spin-reticolo, il quale ha luogo
secondo una costante di tempo che costituisce il T1 tessutale.
L’intensità del segnale si attenua, quindi, in funzione del tempo, secondo una costante T2 così
definibile:
1 1
0 , ove è il rapporto giromagnetico, 0 la variazione locale del campo
T2 T2
magnetico.
E’ da considerare con attenzione il fatto che la magnetizzazione longitudinale M ' z , essendo
orientata nella direzione del campo magnetico statico, non è misurabile, mentre lo è la magnetizzazione
trasversale M ' xy , la quale quindi dovrà essere indotta mediante impulsi di ribaltamento sul piano xy
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2.2 IMPULSI E LORO SEQUENZE
E’ evidente che, ove l’impulso di eccitazione abbia durata tale da portare la magnetizzazione
macroscopica nel piano xy ( quindi un impulso a 90° ), sarà di per sé sufficiente ad indurre il
successivo rilevamento di un segnale di RM. Questa sequenza monoimpulsuale, utilizzante
direttamente il segnale di decadimento ad induzione libera, indicata con il termine FID ripetuta ( Free
Induction Decay: cosiddetta in quanto avviene senza l’applicazione del campo magnetico B1 ,
ortogonale al campo statico), è la più semplice sequenza realizzabile. Graficamente può essere descritta
come in Fig.2.3.
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Fig.2.3: la sequenza FID ripetuta.
La Saturation Recovery è la sequenza più semplice, viene anche chiamata FID ripetuta in
quanto consiste in un impulso a 90° ripetuto dopo un tempo di ripetizione TR; dopo ogni impulso si
acquisisce il segnale.
L’intensità del segnale dipende dalla densità protonica d, da TR e da T1 secondo la relazione:
TR
I c d 1 e T1 dove c è una costante di proporzionalità.
Si nota dalla formula che se TR T1 l’intensità del segnale dipende esclusivamente dalla
densità protonica infatti, in questo caso, quando arriverà un nuovo impulso la magnetizzazione lungo z
avrà completamente recuperato il suo valore iniziale. Se invece TR<4 T1 non c’è stato il completo
rilassamento longitudinale, per cui quando arriva il nuovo impulso a 90° ottengo un FID con ampiezza
iniziale dipendente da T1 .
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Fig.2.4: il TR condiziona evidentemente il contrasto.
Come si vede in Fig.2.4 la scelta del TR è determinante per ottenere immagini con alto
contrasto. La sequenza è rappresentata in Fig.2.5.
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2.4 LA SEQUENZA SPIN-ECHO (SE)
E’ la sequenza che modernamente va assumendo grande importanza, sia per l’elevato rapporto
segnale/rumore che è in grado di fornire, sia per la grande versatilità di manipolazione. In essa
l’impulso a 90° di eccitazione ribalta la magnetizzazione macroscopica nel piano xy, ma il segnale di
FID che ne consegue non è utilizzato poiché è di difficile misurazione, in quanto viene generato subito
dopo l’impulso a 90°; un successivo impulso a 180°, applicato dopo un tempo determinato, (Fig.2.6),
ripristina progressivamente la coerenza di fase tra i singoli spin defasati durante TI dal processo
estrinseco precedentemente descritto;
infatti la magnetizzazione trasversale viene invertita, così gli spin che precedevano più velocemente si
trovano ora in ritardo, per cui dopo un uguale periodo di tempo, si avrà nuovamente coerenza di fase
con generazione del segnale di eco, prima crescente e poi decadente in maniera esponenziale. Il tempo
che intercorre tra l’applicazione dell’impulso a 90° ed il massimo dell’eco viene chiamato tempo di
eco TE e poiché il massimo di intensità del segnale è raggiunto al momento del massimo rifasamento,
il quale richiede appunto un tempo TI, allora TE=2TI (Fig.2.7).
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Fig.2.7: sequenza spin-echo. Dopo l’impulso a 90° gli spin si trovano sul piano trasversale (A).
Gli spin più veloci si avvantaggiano rispetto ai più lenti (B). Dopo un tempo TI viene inviato un
impulso a 180° che inverte la situazione: i più lenti sono davanti ai più veloci (C). Passato lo
stesso tempo TI gli spin più veloci raggiungono i più lenti e si genera l’eco (D).
compreso tra due successivi impulsi a 90°. Dalla formula discende che il valore di I aumenta quando:
d aumenta;
T1 diminuisce (poiché l’esponenziale entro parentesi tende a zero);
T2 aumenta (poiché l’esponenziale fuori parentesi tende a 1);
TR aumenta;
TE diminuisce.
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La dipendenza dell’intensità del segnale proveniente dal singolo voxel:
è tanto più condizionata dal T1 dei tessuti che lo costituiscono quanto più TR è breve;
Grasso
Midollo osseo e osso spugnoso
Sostanza bianca
Sostanza grigia
I Visceri solidi e pareti vasali
Muscoli
Liquido cerebrospinale
Sangue in normale flusso laminare
Osso compatto e corticale
Calcificazioni
aria
Tab.2.1: gerarchia di intensità del segnale a RM nella sequenza spin- echo a basso valore di
TE.
La grande versatilità di questa sequenza nasce innanzitutto dalla possibilità di far seguire l’uno
all’altro numerosi impulsi di rifasamento distanziati convenientemente (Spin-Echo Multiecho) si da
ottenere immagini multiple nelle quali è progressivamente più pesante il ruolo del T2 (Fig.2.8), e ciò
senza variare TR.
Fig.2.8: tecnica Spin-Echo Multiecho. Durante lo stesso tempo di ripetizione ottengo immagini T2 pesate (TE
lungo) e pesate in densità protonica (TE breve).La sezione selezionata è sempre la stessa.
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Si realizza in tal modo una certa possibilità di discriminazione tessutale sulla base dei valori di
T2 . Con questa tecnica il tempo di acquisizione di una sezione dipende da tre fattori, secondo la
seguente formula: TA TR N FASE N ACQ dove N FASE è il numero di passi della codifica di fase e N ACQ
il numero di volte che si ripete la misura, al fine di aumentare il segnale per migliorare la qualità
dell’immagine. Nel caso della sequenza Multiecho (ME) l’intensità del segnale diminuisce
progressivamente al diminuire di TR e all’aumentare di TE, con conseguente aumento della
“granulosità” dell’immagine.
In secondo luogo, poiché TR è notevolmente più lungo di TE (valori indicativi possono essere,
ad esempio, 1500 e 50 msec rispettivamente), risulta conveniente inviare in un unico intervallo di
ripetizione altre coppie di impulsi 90°-180°, associati a gradienti di selezione diversi, al fine di
analizzare contemporaneamente diverse sezioni (Fig.2.9).
Questa tecnica viene chiamata Multislice: essa non è da confondere con la tecnica multiecho, in
cui la sezione analizzata è sempre la stessa.
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2.5 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Da quanto fin qui detto, è evidente come un’immagine ottenuta mediante RM deve sempre
essere preceduta dall’indicazione della tipologia della scansione. Si devono cioè precisare:
intensità del campo magnetico;
tipi di sequenze utilizzate;
valori dei parametri delle sequenze (TE, TR, TI…).
Riassumendo le caratteristiche delle tecniche di invio di impulsi, è possibile ricavare lo
specchietto riassuntivo riportato nella tabella seguente (Tab.2.3).
DIPENDENZA DIPENDENZA
SEQUENZA
DA T1 DA T2
SE con TR e TE lunghi scarsa grande
SE con TR e TE corti discreta scarsa
IR grande scarsa
Tab.2.3: dipendenza delle principali sequenze dai tempi di rilassamento.
E’ inoltre da tenere presente la regola generale, riportata nella successiva tabella (Tab.2.4),
valida per tutte le sequenze, che stabilisce una correlazione tra il dato fisico (tempi di rilassamento) ed
il risultato in termini di immagine.
A tutt’oggi i pareri sono alquanto discordi relativamente al tipo di sequenza più idonea per lo studio del
singolo distretto anatomico e dei relativi tipi di patologia, anche se si va sempre più affermando il
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criterio di utilizzare quale sequenza di prima istanza la sequenza SE ed eventualmente completare
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