Tecnologia

Gli ingegneri
P della notte
erché gli astronomi in-
tendono proiettare con il
laser finte stelle nel cie-
lo? E perché costruisco-
no specchi così sottili da defor-
marsi alla minima pressione? La
risposta è che sperano, con que-
ste tecnologie, di sconfiggere il lo-
ro peggior nemico: l’atmosfera.
Così, entro la fine del millennio, i
telescopi terrestri potranno stu-
diare le stelle come se quella cap-
I supertelescopi
pa di gas, spessa circa 800 chilo-
metri, non esistesse più.
di domani? Avranno
1. Specchi giganti pupille enormi,
Uno stagno ampio più di otto
metri, pieno di vetro incandescen-
te alla temperatura di 1400 gradi:
muscoli elettronici
così appariva, prima del raffred-
e proiettori laser
▼

damento, il più grande specchio

Doppia
infornata
Una fase molto
delicata nella
fabbricazione di
una lente per
supertelescopio,
alle vetrerie
Schott, di Magonza,
in Germania.
Dopo mesi di
raffreddamento,
il vetro sta per
tornare nel forno,
dove sarà
trasformato in
un materiale
chiamato zerodur
(una vetroceramica),
insensibile agli
sbalzi di temperatura.

DALLA SABBIA AL VETRO
Sopra, per due settimane
il crogiuolo continua a essere
riempito con una polvere minerale
formata principalmente da silice.
Accanto, l’alimentatore per
la colata: un tubo di platino che,
in questa fase, viene “ripulito”
con materiale incandescente.
La presenza di un’imperfezione
nel vetro, infatti, rovinerebbe
l’intera massa dello specchio.
Focus 8
Un cuore
infuocato Nasce così il supertelescopio
I tecnici
controllano
la superficie
dell’Eso, l’osservatorio
appena indurita
dello specchio europeo costruito sulle Ande
grezzo. Sotto
questa cupola
argentata la per telescopio del mondo, che tra il
▼
sua massa sarà 1999 e il 2000 comincerà a scrutare
portata in poco il cielo dal deserto di Atacama, in
più di un’ora
da 1400 gradi Cile. Al termine dei lavori, il nuo-
a 900 gradi. vo mega-strumento di proprietà
dell’Eso (osservatorio meridiona-
le europeo) sarà dotato di quattro
specchi del diametro di 8 metri e
30, utilizzabili contemporanea-
mente grazie a una tecnica detta
“interferometrica”: si prevede che
potrà distinguere, sulla Luna, an-
che oggetti grandi un paio di metri.
«Gli specchi tradizionali, però,
sono pesantissimi», dice Piero Sa-
linari, coordinatore italiano del-
l’LBT, il grande telescopio bino-
culare in progetto in Arizona.
«Continuare lungo quella strada
avrebbe fatto salire enormemente
i costi. Oggi invece si fabbricano
specchi da otto metri che pesano
poco più dei vecchi strumenti da 3
metri e mezzo, ovvero una ventina
di tonnellate».
I tecnici della società Schott di
Magonza, in Germania, l’avevano
definita “l’incredibile sfida”: co-
struire quattro lenti da 8,3 metri,
senza imperfezioni che superasse-
ro il centesimo di millimetro. Alla
fine, dopo due anni di esperimen-
ti, si sono decisi ad accettare la
commessa, e hanno realizzato la
colata di prova: 45 tonnellate di
vetro fuso si sono riversate in quat-
tro ore dentro una forma metallica
concava, simile a uno stampo per
SQUADRA ANTIGRAFFIO
Sopra, la prima fase di preparazione
della lastra grezza, ormai fredda: la
ripulitura. In seguito, il disco spesso
33 centimetri viene ridotto da
una molatrice computerizzata
a uno spessore di 17,7 centimetri.
Accanto, gli specialisti analizzano
dettagliatamente la lastra di vetro,
segnando ogni difetto. Dopo questa
operazione si deciderà quali sono le
parti da sottoporre a nuova molatura.
torte. «All’inizio eravamo preoc-
cupatissimi», dice Rudolf Müller,
capoprogetto. «Sarebbe bastata
una mosca, vaporizzata dalla cola-
ta incandescente, a formare una
bolla d’aria che avrebbe reso inu-
tilizzabile l’intera massa di vetro».
I difetti, però, possono presentar-
si in ciascuna fase di lavorazione, e
la difficoltà dell’impresa è testi-
moniata dal fatto che la prima co-
lata utilizzabile è stata ottenuta
soltanto nel 1992, un anno e mez-
zo dopo l’inizio dei lavori.
Prima di arrivare alla colata, in-
fatti, si deve riempire con la pol-
vere di silice l’incandescente cro-
giuolo di fusione (del peso di 70
tonnellate), un’operazione che ri-
chiede due settimane. La fase suc-
cessiva, la “degassificazione”, du-
ra altre due settimane, ed è segui-
ta dalla colata e dalla centrifuga-
zione: prima ancora che il flusso
sia terminato, una piattaforma
mobile inizia a ruotare a sei giri al
secondo, per conferire al vetro una
forma leggermente bombata verso
l’interno. «La colata centrifuga
permette di risparmiare alcune
tonnellate di vetro, che verrebbe-
ro altrimenti scartate durante la
lavorazione», spiegano i tecnici.
Inizia quindi il raffreddamento,
che dev’essere lento (per evitare
spaccature), ma non troppo, altri-
menti si rischia un’indesiderata cri-
▼
stallizzazione. Dopo tre mesi la
 Carico speciale
Lo specchio
fabbricato a Magonza,
Tre specchi per Un pioniere
delle stelle
per conto dell’Eso,
viene imbarcato per concentrare la luce Accanto, la
temperatura
la destinazione finale: dello specchio
il nuovo osservatorio radiazione è controllata
europeo edificato sul luminosa dallo dal computer.
Cerro Paranal, in Cile. spazio Sotto, il vecchio
specchio
secondario telescopio da
3,6 metri dell’
Eso, a La Silla,
in Cile: il primo
specchio a usare l’ottica
terziario adattiva.

specchio
specchio
rigido
mobile
C iascuno dei quat-
tro grandi specchi
del Very large telesco-
primario pe dell’Eso raccoglie
la luce proveniente
dallo spazio, e la ri-
flette su uno specchio
secondario del diame-
VERSO LA DESTINAZIONE FINALE osservatore attuatori
tro di 1,12 metri.
Quest’ultimo riflette
scientifico
Obiettivo 2000 a sua volta la luce,
Correzioni Il modellino dell’
osservatorio, con i
ancor più concentrata,
verso lo specchio
e rifiniture suoi quattro specchi
giganti: sarà
analizzatore di
fronte d’onda specchio
deformabile
primario: qui il raggio
attraversa il foro cen-
trale e viene diretto
completato nel 2000.
durano un calcolatore
rapido
a un apparecchio foto-
grafico o a uno spet-
trografo. Oppure viene
anno e mezzo deviato da un terzo specchio verso strumenti speciali. Quando è presen-
te un sistema di ottica adattiva, il raggio attraversa un sensore di fronte
d’onda (generalmente un mosaico di microlenti) che invia i suoi dati
a un computer. Quest’ultimo modifica in modo opportuno la superficie
massa arriva a temperatura am-
▼

dello specchio, agendo sui pistoncini meccanici che lo sostengono.

biente, e può essere molata. Infine
subisce un nuovo trattamento ter-
mico che forma nel materiale un’
immensa quantità di microscopici
cristalli di quarzo: in otto mesi di
“ricottura” il vetro si trasforma co-
sì in un materiale completamente
diverso, lo zerodur, capace di as-
sorbire gli sbalzi di temperatura
senza variazioni di volume. «L’at-
tesa è sempre
un supplizio»,
dice Helmut
Tietze, respon-
sabile tecnico,
«perché è im-
possibile sbir-
ciare dentro il
forno per con-
trollare il pro-
Piero Salinari, cesso». Alla fi-
dell’osservatorio ne, dopo aver
di Arcetri. praticato an-
che il buco cen-
trale, attraverso il quale la luce si
riflette sullo specchio secondario, il
peso dello specchio principale si è
ridotto a circa 22 tonnellate.
I grandi specchi dei telescopi da
otto metri sono molto più sottili
che in passato. «Hanno forme par-
ticolari, come bucce di cipolla o
menischi, spessi una ventina di
centimetri e quindi facilmente de-
formabili», dice Salinari. Proprio la
▼
Galileo, l’occhio italiano
Astelle.nche l’Italia è entrata con
decisione nella corsa alle
Il suo concorrente si chiama
Galileo, un telescopio di 3,58
metri di diametro, che inizierà
le osservazioni nel giugno 1996
dall’isola di La Palma, arcipelago
delle Canarie. Ora si trova a
Milano, dove sono in corso i test
di funzionamento che precedono
l’invio alla sede definitiva.
«L’elemento più straordinario di
Galileo è l’ottica attiva», spiega
Adriano Maurizio, tecnico del pro-
getto. «Lo specchio principale,
infatti, è sorretto da 78 attuatori
(pistoncini meccanici, comandati
elettronicamente), disposti su
quattro cerchi concentrici, che
sono in grado di deformare lo
specchio per correggere le distor-
sioni dell’immagine». Nel caso
dell’ottica attiva, però, non si
vogliono correggere gli errori pro-
dotti dalla presenza dell’atmosfe-
ra, ma quelli prodotti dal telesco-
pio, come per esempio un errato
allineamento degli specchi. Anche
gli specchi secondari partecipano
alla correzione, ma non vengono
deformati, soltanto spostati.
Un altro problema è quello della
temperatura. «La differenza
termica tra la superficie dello
specchio e l’aria notturna provoca
impercettibili tremolii, che rovina-
no le immagini», spiega Maurizio.
Si tratta dello stesso effetto, su
scala infinitamente inferiore, che
si scorge d’estate nello strato
d’aria a contatto delle strade. Nei
telescopi, però, basta una diffe-
renza di un paio di gradi per dete-
riorare le osservazioni. «Purtrop-
po, lo specchio è costruito con
un materiale, lo zerodur, che gli
impedisce di dilatarsi con il calo-
re, ma che ha anche un’elevata
inerzia termica: per abbassarne
la temperatura di un grado ci vo-
gliono quattro ore», dice Maurizio. Un altopiano
L’interno dell’osservatorio viene astronomico
quindi mantenuto alla stessa
temperatura della notte prece- Una panoramica
dente, nella speranza che non ci di La Silla, in
siano diminuzioni significative. Cile, con i molti
Dopo la “prima luce”, ovvero osservatori che
l’inaugurazione del telescopio, approfittano
verranno iniziati gli esperimenti del suo cielo
limpidissimo. Gli
per dotare Galileo anche
di un modulo di ottica adattiva scienziati
assistita dal laser. possono usare
gli strumenti
a distanza,
anche dalla sede
europea dell’Eso,
in Baviera.

Focus 10
 L’astronomo impara dalle api
U na delle prime tecni-
che per alleggerire gli
specchi è stata proposta
negli anni 80 da Roger
Angel, dell’università
dell’Arizona: inserire nei
massicci oggetti di vetro
una serie di cavità a nido
d’ape. Oggi, questo
progetto sta per diventare
realtà nel Large binocular
telescope, un’iniziativa
congiunta Stati Uniti-Ita-
lia. Il blocco di vetro dello
specchio, fuso in un’uni-
ca colata, è pieno di celle
esagonali come il favo
di un alveare, pur avendo
la stessa efficacia di uno
strumento tradizionale.
Le pareti sottilissime
(circa 12 millimetri)
aumentano enormemen-
te la superficie, e questo
permette di variare istan-
taneamente la tempera-
tura dello specchio, ren-
dendola uguale a quella
dell’aria, il che è impossi-
bile con gli specchi pieni.
Un altro vantaggio è la
rigidità della struttura:
perfino una folata di ven-
to, infatti, può corrompe-
re l’immagine. Gli altri
telescopi sono costretti a
usare sensori che misu-
rano i più ridotti sposta-
menti dello specchio, e li
compensano applicando
una forza opposta.
Copiando le tecniche del-
le api, invece, si ottiene
una struttura contempo-
raneamente rigida e
leggera, insensibile al
vento come i pesantissimi
specchi del passato.

Miraggi primi sistemi di ottica adattiva, e

per risolvere il problema della stel-
con il laser la mancante equipaggiò il telesco-
I due laser dello pio con un laser capace di emette-
Starfire optical re 5 mila lampi di luce al secondo.
range dell’Us Ogni lampo dura 50 miliardesimi
Air Force: creano
stelle artificiali di secondo e consuma un Mega-
nel cielo, watt di energia, ma il suo riflesso
“eccitando” sull’alta atmosfera riesce a dise-
alcuni atomi dell’ gnare nel punto desiderato una ve-
alta atmosfera. ra e propria stella artificiale.
Anche questo sistema, però, è
tutt’altro che perfetto. L’attuale
I sistemi più avanzati erano quelli militari. potenza del laser dell’aeronauti-
ca, infatti, permette di creare stel-
le artificiali a un’altitudine non su-
Lo scopo? Sbirciare le antenne dei satelliti periore a 40 chilometri, lasciando
fuori tutto lo strato superiore. «D’
altra parte, le attività astronomi-
loro flessibilità, però, è diventata l’atmosfera peggiora le immagini puto soltanto quando è stato tolto che dello Starfire optical range
▼

un punto di forza: grazie a una se-
rie di sostegni mobili, detti “attua-
tori”, si riesce infatti a deformare
lo specchio in modo da compen-
sare gli errori. «Se per esempio lo
specchio risulta appoggiato male,
l’onda di luce appare distorta»,
spiega Fabio Bortoletto, astrono-
mo associato dell’osservatorio di
Padova. «Questo difetto viene ri-
levato nel punto in cui si forma
l’immagine, e trasmesso a un com-
puter. L’elaboratore studia le cor-
rezioni, e ordina ai sostegni di de-
formare lo specchio in maniera u-
guale e contraria: l’operazione ri-
chiede una decina di secondi».
2. Eliminare l’atmosfera
L’intervento più straordinario è
però quello delle nuovissime “ot-
tiche adattive”, che plasmano i-
stante per istante la forma dello
specchio per annullare le turbo-
lenze dell’aria. «La presenza del-
Focus 12
di venti volte», dice Salinari. «Eli-
minare il suo effetto è concettual-
mente semplice, ma difficilissimo
in pratica». Quando il fronte d’on-
da (la luce si presenta infatti co-
me un’onda piana) attraversa l’at-
mosfera, perde la sua struttura pia-
na e si riempie di protuberanze,
perché la sua velocità varia a se-
conda della temperatura e della
densità dell’aria. Così il telescopio
non capta un puntino, ma una fi-
gura deformata. «Il problema è
quello di interpretare l’errore in
pochi millesimi di secondo, basan-
dosi sull’osservazione della luce
proveniente da una stella vicina a
quella in esame, e agire su un mi-
gliaio di attuatori con la precisione
di qualche miliardesimo di metro»,
spiega Salinari.
Negli anni 70 i militari america-
ni avevano risolto un problema si-
mile: distinguere da terra i parti-
colari dei satelliti. «L’abbiamo sa-
il segreto, alcuni anni fa», raccon-
ta Salinari. «Però le loro tecniche
non erano trasferibili senza modi-
fiche all’astronomia, perché noi
osserviamo oggetti poco luminosi
e molto lenti, mentre i militari os-
servavano oggetti 24 volte più ve-
loci e illuminati dal Sole».
Il primo esperimento puramen-
te astronomico è stato fatto tre an-
ni fa sul telescopio da tre metri e
mezzo dell’Eso, a La Silla, in Cile,
ottenendo immagini migliori di
quelle del telescopio spaziale Hub-
ble. Rimane un intoppo: per usare
l’ottica adattiva occorre una stella
di confronto. E se la stella non c’è?
3. Stelle al laser
La risposta arriva proprio da un
altro ex laboratorio segreto del-
l’aeronautica militare americana,
lo Starfire optical range. E’ in que-
sto laboratorio che il fisico Robert
Fugate cominciò a sperimentare i
non rappresentano più del 5 per
cento dei suoi interessi», si giusti-
fica Fugate. E ricorda che dieci an-
ni fa nessuno credeva che la sua
idea potesse funzionare: quando
nel 1983 due francesi scrissero un
articolo teorico sui principi del-
l’ottica adattiva “assistita” da stel-
le laser, la comunità scientifica ac-
colse l’idea con aperto scetticismo.
Proprio allora Fugate iniziava i
suoi esperimenti.
Il futuro dell’astronomia è dun-
que affidato ai grandi telescopi ter-
restri? «Non del tutto», commenta
Salinari. «Non dimentichiamo che
l’atmosfera può essere corretta
soltanto dove è trasparente, cioè
per lunghezze d’onda come il vici-
no infrarosso e il visibile». Per altri
tipi di emissioni, invece, l’atmosfe-
ra è una barriera insuperabile, e
telescopi spaziali come Hubble sa-
ranno sempre indispensabili. ■
Mauro Gaffo
Medicina

Nel mio piccolo

sono un Enel
S
i è provato perfino a fare umano è anche questo: una picco- dal passaggio di onde elettriche tra
L’elettricità ci i conti. Ogni giorno il cor-
po umano consuma 60
la, infaticabile ed efficiente pila
elettrica. Ma come nasce l’elettri-
l’esterno e l’interno di ogni singola
cellula», risponde Pietro Mugno-
fa vivere. Per chilocalorie per produr-
re elettricità, il cinque per cento
cità che ci portiamo dentro? Da
un meccanismo elettrochimico,
ni, fisiologo, ricercatore del Cnr di
Milano. Dentro ogni cellula c’è il
questo cura della propria spesa energetica. Se
fosse possibile raccoglierla, si po-
molto simile a quello che fa fun-
zionare le normali batterie.
cosiddetto liquido intracellulare e,
tra una cellula e l’altra, quello chia-
L’interruttore trebbe tenere accesa per tutto il mato interstiziale. Il primo rappre-
della cellula
Qui sopra, il
anche nervi, giorno una lampadina da due watt.
Ma in certi momenti, per esempio
Il corpo? E’ come
un laboratorio
senta il 45 per cento del peso cor-
poreo ed è ricco di “ioni”, cioè di
recettore di una
cellula visto
cuore, psiche durante una corsa o una partita di
calcio di un’ora, la capacità di pro-
di elettrochimica molecole dotate di cariche elettri-
che positive oppure negative: le più
durre elettricità aumenta notevol- Dove nasce l’elettricità? «In ogni importanti sono i fosfati, i solfati, il
al microscopio
elettronico.
Stimolato
e muscoli mente: si potrebbe tenere accesa
una lampadina da 20 watt. Il corpo
cellula del corpo umano, dal cosid-
detto potenziale di membrana, cioè
magnesio e il potassio.
Nel liquido interstiziale (il 20 per
da apposite cento del peso corporeo) vi sono
sostanze, come altri ioni (per esempio, sodio, cal-
gli ormoni, il Comandare cio) con cariche elettriche diverse
recettore apre col cervello
per una frazione da quelle presenti nel liquido in-
di secondo Nella foto grande, terno. In condizioni normali, la
il cosiddetto la testa di un membrana cellulare (la guaina che
canale degli uomo alla quale forma l’involucro della cellula) im-
ioni (atomi sono applicati gli pedisce alla cariche positive e ne-
caricati elettrodi per gative di passare da una parte al-
elettricamente). rilevare l’attività
elettrica del l’altra. Ma è una situazione che non
Il passaggio si verifica mai per lungo tempo,
degli ioni crea cervello.
una differenza A sinistra, la perché le continue reazioni chimi-
di potenziale registrazione: che che si verificano nell’organi-
che, a sua il picco mostra smo aprono dei varchi sulla super-
volta, genera la risposta a ficie della membrana: in questo ca-
un impulso uno stimolo so le cariche positive o negative en-
elettrico. improvviso. In trano in contatto diretto tra di loro
molti laboratori e dall’attrazione reciproca si gene-
si studia come
sfruttare questa rano onde elettriche. «Nel corpo
attività elettrica umano (e in quello degli animali
per consentire superiori), tutti i tessuti sono per-
agli handicappati corsi da corrente elettrica, anche
di far funzionare quelli delle ossa. Però soltanto il
computer e altri tessuto nervoso e quello muscolare
apparecchi. sono eccitabili: non funzionereb-

▼

Attività
ininterrotta
Sopra, una
persona
sottoposta all’
elettroencefalo
gramma. A destra,
l’apparecchio
che rileva le onde
cerebrali e ne
riporta il tracciato
sulla carta.
Ci vogliono cento impulsi
elettrici ogni secondo
solo per muovere gli occhi
bero, cioè, se non fossero sollecita-
▼
ti dalle onde elettriche stesse», ag-
giunge Mognoni.
Un altro conto fatto dai fisiologi
riguarda la tensione di questa cor-
rente. Nel sistema nervoso centra-
le è di qualche milionesimo di volt
per ogni cellula, ma è ininterrot-
ta, anche durante il sonno: se la
corrente non c’è, significa che le
cellule sono morte e infatti la regi-
strazione dà un elettroencefalo-
gramma piatto.
Nei muscoli il voltaggio è più al-
to, intorno a 100 millesimi di volt
per cellula, ma il passaggio di cor-
rente avviene solo quando il mu-
scolo è in azione. Anzi, è proprio il
rapidissimo passaggio di impulsi
elettrici trasmessi dalle fibre ner-
Focus 16
Attività
ininterrotta
A sinistra, grafico
delle onde cerebrali
di una persona
sottoposta
all’elettrochoc.
vose a provocare la contrazione
dei muscoli: in quelli che muovono
il bulbo oculare, i più rapidi di tut-
to il corpo, si arriva a 100 impulsi
elettrici al secondo. E proprio co-
me la rottura di un cavo impedisce
il funzionamento di un’apparec-
chiatura elettrica, così la rottura
delle fibre nervose impedisce che il
segnale elettrico arrivi a destina-
zione e i muscoli non possono più
contrarsi: è questa la causa prin-
cipale delle paralisi. Se privo di
elettricità il corpo umano non può
vivere, con l’elettricità è perciò an-
che possibile curarlo. Ecco, nelle
pagine seguenti, come e quando
l’energia elettrica si mette al ser-
vizio della medicina.
Giovanni Padovani
LO STIMOLATORE MUSCOLARE
Cura la paralisi, riattiva i nervi dopo l’intervento
chirurgico. E ridà anche forza a chi ne ha poca.
L’ elettricità fa contrarre i mu-
scoli e allora può benissimo
essere usata per aiutare quelli
che, a causa di una patologia,
non riescono a contrarsi da
soli. «La elettrostimolazione
(stimolazione elettrica dei
muscoli) serve molto in caso
di paralisi temporanea, o dopo
la ricostruzione chirurgica di
un nervo se questo, per un po’,
non trasmette impulsi elettrici»,
spiega Felice Antonio Della
Domenica, primario fisiatra all’
ospedale Gaetano Pini di
Milano. Così si riattiva rapida-
mente il muscolo e si evita che
l’inattività danneggi i tessuti.
Anche se le terminazioni
nervose non sono state tocca-
te, questa cura può essere
molto utile: per esempio quando
una frattura obbliga a una
lunga immobilità, o per ridare a
un anziano una certa forza
Sopra, un
chirurgo
durante un
intervento
con il bisturi
elettrico.
A sinistra,
Giancarlo
Ferla, docente
di chirurgia:
“Molti anziani chirurghi
■ non amano ancora usare
il bisturi elettrico”.
muscolare. Questi apparecchi
usano impulsi elettrici molto
simili a quelli naturali.
L’intensità va da 10 a 30
milliampere, la loro durata da
100 a 150 millesimi di secondo,
con un intervallo di uno o due
secondi. Le sedute sono
quotidiane e durano da 20 a
30 minuti. Una cura completa
richiede da 20 a 60 sedute. In
futuro, però, non sarà più
necessario andare nell’
ambulatorio. All’ospedale
Gaetano Pini si studia un mio-
stimolatore da impiantare nel
muscolo da curare: a casa
propria il paziente mette in fun-
zione l’apparecchio semplice-
mente chiudendo un circuito
elettrico. «Se le ricerche daran-
no risultati positivi, si potrà così
superare la paralisi permanente,
che segue alle lesioni più gra-
vi», osserva Della Domenica.
L’ELETTROBISTURI
Pochi volt bastano
a incidere i tessuti
e a bloccare
allo stesso tempo
le emorragie.
L’ elettrobisturi taglia
i tessuti bruciandoli
con una scarica elettrica:
il suo vantaggio principale
consiste nel fatto che,
premendo un pulsante,
questo apparecchio svol-
ge anche le funzioni di un coa-
gulatore del sangue», spiega
Gianfranco Ferla, docente di
chirurgia generale all’università
di Milano. L’elettrobisturi im-
piega corrente alternata ad al-
ta frequenza, che non provoca
la contrazione dei muscoli. Per
tagliare i tessuti, viene usata
corrente di intensità maggiore,
mentre per coagulare il sangue
si usa corrente di intensità
minore: l’effetto termico fonde
Sopra, una
paziente curata
alle gambe con
lo stimolatore
muscolare. A
destra, Felice Antonio Della
Domenica: “I sistemi di cura
con l’elettricità richiedono
una vera specializzazione”.
e salda tra di loro i tessuti
di arterie e vene. Il bisturi può
essere di due tipi: monopolare
e bipolare. Nel primo tipo, uno
dei due poli è rappresentato
dallo strumento in mano al
chirurgo, l’altro da una placca
metallica solitamente applicata
su un gluteo o una coscia del
paziente. Nell’elettrobisturi
bipolare, invece, ambedue
i poli sono in mano al chirurgo.
Questo modello permette
interventi di grande precisione
e viene usato anche in
microchirurgia. C’è anche un
elettrobisturi che distribuisce
la corrente elettrica come
uno spray: serve a coagulare
il sangue su una superficie
estesa. Svantaggi? «I bordi dell’
incisione non sono netti perché
vengono lesionati dal calore:
per questa ragione la prima
incisione dell’epidermide, dove
si formerà la cicatrice visibile,
viene sempre fatta con il bistu-
ri a lama», precisa Ferla.
IL PACE MAKER
Interviene automaticamente se il cuore batte
troppo lentamente o se addirittura si ferma.
O gni anno si applicano in
Italia 12 mila pace-maker
nuovi ad altrettanti malati
di cuore. Il pace-maker è uno
strumento portatile (si mette
sotto la pelle, vicino al cuore)
che può essere molto utile
a chi soffre di forme ipocineti-
che, con un cuore, cioè, che
batte troppo lentamente (meno
di 30 battiti al minuto) o che
addirittura si ferma (blocco
atrio-ventricolare). «Queste
patologie sono dovute a difetti
nella conduzione elettrica al-
l’interno del muscolo cardiaco.
Di solito il pace-maker si im-
pianta a persone che hanno da
60 a 70 anni, ma noi l’abbiamo
applicato anche a un neonato
con un giorno di vita e a una
persona di novant’anni», precisa
Giuseppe Gadaleta, del centro
di cardiologia De Gasperis del-
l’ospedale Niguarda di Milano.
IL DEFIBRILLATORE
Una potente scarica
elettrica per ridare
il giusto ritmo a
un cuore impazzito.
G rande come una valigetta,
il defibrillatore funziona
con la normale corrente dell’
impianto elettrico o anche a
batteria. Per mezzo di due pia-
stre, che vengono appoggiate
sul torace del paziente, l’appa-
recchio trasmette al cuore una
potente scarica elettrica. Da
trent’anni a questa parte è im-
piegato nei reparti di cardiolo-
gia, nel pronto soccorso o sulle
ambulanze più attrezzate per
interrompere in pochi istanti
la fibrillazione ventricolare che
si ha quando il cuore comincia
improvvisamente a battere con
un ritmo non solo rapidissimo
(300-400 battiti al minuto) ma
anche disordinato. E’ questa la
causa più frequente di arresto
Oggi costa da 4 a 8 milioni e
pesa 30 grammi: va controllato
ogni anno e cambiato ogni 6-7
anni. Ma i primi modelli (il
primo fu impiantato all’Istituto
Karolinska di Stoccolma nel
1958) pesavano 400 grammi
e contenevano 400 saldature.
Questo tipo funzionava in
permanenza e poteva entrare
in competizione con il ritmo
cardiaco naturale. «Erano stru-
menti che salvavano la vita, ma
non la sua qualità», sottolinea
il professor Gadaleta. «Era
come se il portatore di pace-
maker avesse due cuori, indi-
pendenti tra loro. Poi, a metà
degli anni 60, il pace-maker
è stato perfezionato in modo
da entrare in funzione soltanto
quando il potenziale elettrico
del cuore scende al disotto di
un certo livello. All’inizio degli
anni 70 sono poi nati gli appa-
Intervento con il defibrillatore in un pronto soccorso.
cardiaco e si verifica all’improv-
viso o come conseguenza dell’
infarto. La defibrillazione è un
intervento che salva la vita ma
in modo paradossale: in
condizioni normali, infatti, una
scarica elettrica così potente
potrebbe danneggiare il cuore.
Da qualche anno sono disponi-
bili anche i defibrillatori portati-
recchi programmabili: interve-
nendo dall’esterno, il cardiolo-
go può stabilire non solo il
numero dei battiti ma anche
l’intensità della corrente, la du-
rata degli impulsi elettrici e la
pausa tra un impulso e l’altro.
Da qualche anno sono disponi-
bili infine i pace-maker bicame-
rali: in questo caso i due fili
che escono dalla minuscola
pila intelligente portano l’elet-
tricità (si arriva anche a 5 volt)
non solo nell’atrio ma anche
nel ventricolo destro.
li (Pcd, Pacemaker cardioverter
defibrillator) che vengono
impiantati sotto la pelle di chi
rischia la fibrillazione, come un
normale pace-maker. Il costo
di questi apparecchi è ancora
troppo alto (più di 30 milioni),
ma il loro uso è già diffuso: in
Italia ne sono stati impiantati
finora quasi 400.
Focus 17
 Una vera
e propria
medicina
anche contro
i piccoli mali
L
e terapie che usano l’elet-
tricità sono ormai impie-
gate frequentemente per
curare molti piccoli distur-
bi fisici. Ecco le principali.
Ionizzazione dei tessuti. Attra-
verso le ghiandole sebacee e sudo-
rifere, un tampone bagnato intro-
duce nell’organismo ioni positivi
(per esempio cloruro di calcio) o
negativi (per esempio salicilati).
Secondo i sostenitori di questa te-
rapia, la ionizzazione (si chiama io-
noforesi se vengono introdotti an-
che farmaci) migliora l’aspetto del-
le cicatrici, combattere la cellulite
e calma le infiammazioni.
L’elettroagopuntura. Alcuni
cultori dell’agopuntura sostengono
che se gli aghi trasmettono anche
un leggero stimolo elettrico il ri-
sultato curativo (per esempio an-
tidolorifico) è maggiore.
L’elettrochoc: una
cura e molti dubbi
U na scarica di corrente alternata
direttamente alla testa per
curare alcuni disturbi nervosi e
mentali. L’elettrochoc si effettua
con corrente a tensione di meno
di 100 volt e a intensità di 200
milliampere. Ogni scarica dura da
uno a cinque decimi di secondo,
le sedute si fanno a giorni alterni
e in anestesia generale. Di solito
ci vogliono da 6 a 10 sedute per
ottenere qualche risultato. Anche
l’elettrochoc è un metodo di cura
“alla rovescia”, dal momento che
i suoi stimoli elettrici sono simili a
quelli che provocano una crisi
epilettica. Lo psichiatra italiano
Ugo Cerletti, che inventò questa
terapia nel 1938, aveva osservato
proprio questo: molti depressi
stanno meglio dopo una crisi epi-
lettica. Anche se è stato (ed è
ancora) violentemente contestato
da molti psichiatri, l’elettrochoc
viene tuttora utilizzato in tutto il
mondo per curare i disturbi dell’
umore: la depressione innanzitutto
ma anche gli stati più gravi di ecci-
tazione. Alcuni specialisti ritengo-
no che in casi particolari, quando
i farmaci non ottengono alcun risul-
tato o non sono tollerati, la scarica
elettrica sia consigliabile.
Focus 18
Per combattere
stress e cellulite
L’elettro-analgesia. Per placare
alcuni dolori si usano diversi tipi
di corrente elettrica prodotti da va-
ri strumenti. La magnetoterapia,
la marconiterapia, la radarterapia,
possono diminuire lo stato infiam-
matorio e il dolore provocati da
distorsioni articolari, tendiniti, pe-
riartriti e artrosi, ernia del disco,
nevriti, postumi dell’herpes zoster
(fuoco di sant’Antonio), radicoliti.
L’elettro-analgesia portatile. Un
apparecchio che ha le dimensioni
di un pacchetto di sigarette viene
impiantato dal chirurgo sotto la
pelle: entra in azione quando si
vuole. Si usa per combattere do-
lori dovuti a nevriti o a postumi
dell’herpes zoster. Non si conosce
ancora bene il meccanismo di azio-
ne: si pensa che l’impulso elettrico,
attivando parecchi circuiti nervosi,
favorisca la dispersione degli sti-
Piccoli
strumenti
Sopra,
apparecchio
per elettro
agopuntura.
A sinistra, un
paziente al
quale è stato
applicato
l’ago. Sotto,
macchina per
il biofeedback.
moli dolorosi prima che raggiunga
il sistema nervoso centrale, dove si
avverte la sofferenza.
Gli amplificatore acustici. Que-
sti apparecchi sono diffusissimi,
hanno forma e dimensioni diverse
e possono essere praticamente in-
visibili: per le persone che hanno
una diminuita sensibilità acustica
servono ad amplificare i suoni.
I bio-feedback. Questi strumen-
ti, attraverso due elettrodi posti sul-
la pelle, segnalano istantaneamen-
te lo stato di tensione emotiva: con
la guida di un bravo psicoterapeu-
ta possono aiutare a rilassarsi. ■
Nuova macchina
Un cuore meccanico
nelle mani del chirurgo,
prima dell’impianto.
In cardiologia l’elettricità ha un ruolo primario
Ma il cuore Acciaio e plastica
sa fare da sé per il ricambio
LguìoBarnard, il chirurgo che ese- I permanente è stato impian-
scoprì nel 1967 Christiaan
il primo trapianto cardiaco:
l primo cuore artificiale
tato nel torace di un paziente
prima di essere trasferito nel nel settembre scorso, in uno
torace del ricevente, il cuore dei più importanti centri euro-
continua a battere anche stac- pei di trapianti cardiaci, quello
cato dal corpo del donatore. Al- di Papworth in Inghilterra. Fino-
tri chirurghi hanno confermato ra il Novacor (è fatto di metallo
in seguito che il “cuore da e di plastica e pesa 860 gram-
banco” (così si chiama il cuore mi) veniva fornito provvisoria-
deposto sul tavolo operatorio, mente a chi, in attesa del
senza alcun collegamento con trapianto, avevano bisogno di
il resto dell’organismo) può un aiuto elettrico esterno. Dal
continuare a pulsare per quasi 1987 a oggi gli esemplari di
mezz’ora. Nel muscolo cardiaco questo tipo impiantati in tutto il
vi sono infatti due punti, il nodo mondo (e anche in Italia) sono
atriale in alto e il nodo stati 250 e in qualche caso
atrio-ventricolare nel centro, sono stati portati per molti
dai quali scaturiscono regolari mesi di seguito. Il Novacor so-
impulsi elettrici: ciò si spiega stituisce solo il ventricolo sini-
con il fatto che in queste zone stro: il cuore naturale rimane al
le cellule sono molto instabili, suo posto e continua a funzio-
così che la loro membrana nare. Tutto il sistema è portati-
mette continuamente in comu- le, le pile che caricano l’appa-
nicazione tra loro cariche posi- recchio (3 chili di peso) vengo-
tive e negative. Il cuore, perciò, no appese alla cintura. Se
è l’unico tessuto muscolare esperienze di questo tipo sa-
che genera al suo interno le ranno positive, la cura median-
onde elettriche necessarie alle te l’elettricità potrà dire di
sue contrazioni, senza dipen- essere approdata finalmente
dere dagli impulsi elettrici tra- al suo traguardo più ambizioso,
smessi dal sistema nervoso. quello del cuore artificiale.
 Natura - Che cosa hanno in comune l’intestino umano, un polipo, una marmotta e molti altri organismi? Il fatto che per
muoversi, nutrirsi, respirare e vivere utilizzano meccanismi a po mpa. E la tecnologia è riuscita a imitarli perfettamente
A PISTONE
Polipi e freni
Il polipo e il freno di un’automobile
utilizzano per funzionare lo stesso
sistema: una pompa a pistone
(nello schema). Il pistone richiama
il liquido e poi lo comprime.
Pompa su, pom pa giù
Focus 20
PERISTALTICA
Intestino e chirurgia
I movimenti dell’intestino (in alto)
per spingere in avanti il cibo
con onde di pressione, sono
replicate dalla pompa che muove
il sangue nella circolazione
extracorporea, in chirurgia.
ASPIRANTE
Marmotte e carburatori
Le marmotte americane arieggiano le
proprie tane sfruttando l’effetto Bernouilli,
come un carburatore che aspira benzina.
I
n un albero, che cosa fa salire inventati dall’uomo (che pure li
la linfa dalle radici alle foglie? usa nell’industria, in casa, per bere
Una pompa. Che cosa per- o spostarsi), ma sono molto più
mette ai calamari di nuotare? antichi. Piante, meduse, molluschi,
Una pompa. Che cosa trasporta il vermi marini, spugne, crostacei e
cibo lungo l’intestino? Una pom- mammiferi li usano per nutrirsi,
pa. Gli apparecchi che sollevano muoversi, respirare e perfino per
o spostano i fluidi non sono stati rinfrescare l’aria della loro tana.
▼
Focus 21
 Al campionato mondiale delle pompe
chi vince? Il mondo dei vegetali
Impedenza CELLULE
Tipo bassa alta Esempi
Linfa nelle foglie Una cellula
Evaporativa vegetale (di
Osmotica Linfa nelle radici mais). Grazie a
Camera a valvole Cuore umano, calamaro una pompa
osmotica le
volumetriche

Peristaltica Intestino, alcuni cuori cellule pompano

Pistoni Alcuni tipi di verme ioni all’interno
Pale o ruote dentate Altri tipi di verme del proprio
citoplasma,
Camera senza valvole Medusa, polmoni umani attraverso la
Pale a trazione Crostacei nelle tane membrana. E’
fluidodinamiche

un meccanismo
Eliche Ventilazione dell’alveare che si basa
Strato ciliare Branchie dei bivalvi sul continuo
Flagelli Cellule delle spugne scambio fra
sodio e potassio.
Tubo di Venturi Tane di marmotta Questo tipo
La classifica della massima efficienza dei meccanismi a pompa. Con
di meccanismo CUORE
è attivo nelle
“impedenza” si indica l’insieme delle resistenze che si oppongono al cellule nervose e Sopra, le fasi del
moto dei fluidi spostati. Più è alta, più la pompa deve essere potente. in quelle renali. ritmo cardiaco in una
tomogrammografia.
A lato, il dottor
● Cellule inesauribili Giovanni Grati.
▼

E’ dunque grazie ai diversi mec-

canismi di pompaggio che la na-
tura procede nel suo cammino. In
varie maniere.
● Foglie forzute
La pompa naturale più potente
si basa sull’evaporazione e condu-
ce la linfa all’interno dei vasi degli
alberi. In ogni pianta una colonna
continua di liquido sale dalle ra-
dici alle foglie attraverso i condot-
ti dello xilema (il sistema vascola-
re delle piante), che hanno diame-
tri di meno di un millimetro. In ci-
ma ai condotti si trova la rete di
cellule costituita dalla superficie
delle foglie. Il liquido linfatico eva-
pora attraverso gli stomi che si tro-
vano sulla parete fogliare, e le mo-
lecole che sfuggono per evapora-
zione richiamano altra linfa dal
basso. La risalita linfatica vince di-
verse resistenze: la forza di gravità,
l’attrito lungo le pareti dei vasi, la
riluttanza del terreno a cedere ac-
qua. Perciò questa pompa sviluppa
una pressione di 10 milioni di pa-
scal, circa 100 atmosfere o bar. In
fisica il pascal ha sostituito l’uso
dell’atmosfera, come unità di mi-
sura delle pressioni, e indica la for-
za che agisce su un liquido, e cor-
risponde a 1 newton sulla superfi-
cie di un metro quadro. Per poter
effettuare un paragone diciamo
che 10 milioni di pascal equivalgo-
no a circa 100 atmosfere, o bar: è
una potenza notevole, se confron-
tata, per esempio, con quella delle
pompe che fanno circolare l’acqua
nei caloriferi di un palazzo di cin-
que piani, cui bastano 8 atmosfere.
Un’altra pompa particolarmente
potente, che non ha però analogie
con gli apparecchi inventati dal-
l’uomo, è quella osmotica. Le cel-
lule se ne servono per concentrare
gli ioni (cioè atomi caricati elet-
tricamente) all’interno del proprio
citoplasma, anche se questi ten-
derebbero invece a uscire. A pom-
pare continuamente ioni all’interno
sono proteine specializzate, come
l’atipiasi sodio-potassio dipenden-
te (detta proprio “pompa Na-K”),
un enzima capace di far entrare
nella cellula due ioni potassio e
contemporaneamente far uscire tre
ioni sodio. Pompe come questa si
trovano in tutte le cellule: ogni glo-
bulo rosso ne ha oltre 5 mila, in
grado di buttar fuori 20 ioni sodio
al secondo. Un meccanismo simile
viene utilizzato dalle cellule del
pancreas che secernono acqua: gli
ioni sodio vengono concentrati in
invaginazioni della membrana e
creano una pressione osmotica che
richiama acqua. Le minuscole ve-
sciche piene d’acqua sono poi ri-
versate nello spazio esterno alla
cellula. Una pompa osmotica svi-
luppa pressioni vicine a un milione
di pascal (circa 10 bar).
● Un cuore elastico
Ma la pompa naturale per ec-
cellenza è il cuore dei mammiferi:
raccoglie il sangue e lo ridistribui-
sce in tutto il corpo. Funziona pro-
prio come due pompe in parallelo.
Durante la diastole il cuore aspira
il sangue che ritorna dal circolo ve-
noso, ed entra nell’atrio destro.
FOGLIE I condotti di una foglia. In tutti
i vegetali la continua evaporazione attraverso la parete fogliare
provoca una aspirazione, altrettanto continua, di linfa dal basso.
Una prima contrazione riempie la
cavità sottostante, il ventricolo. A
questo punto una contrazione più
forte, la sistole, spinge il sangue
verso i polmoni. Da qui, poi, il san-
gue torna al cuore, nell’atrio e nel
ventricolo sinistro, per essere spin-
to nelle arterie.
Il cuore è una pompa eccezio-
nale: sotto sforzo è in grado di au-
mentare fino a 5 o 6 volte la sua
portata incrementando la frequen-
za dei battiti e la quantità di sangue
pompata. Di più: quando, per una
ragione qualsiasi, nel ventricolo
entra più sangue, il muscolo car-
diaco diventa più spesso, per sop-
portare la pressione cui è sottopo-
sto. «Nessuna pompa costruita dal-
l’uomo è in grado di farlo», spiega
Giovanni Grati, cardiologo dell’o-
spedale San Giuseppe di Milano.
La pompa cardiaca ha un’altra
particolarità: il ventricolo destro
che fa arrivare il sangue ai polmo-
ni sviluppa una pressione netta-
mente inferiore a quella del sini-
stro, che nutre il corpo. Del resto è
inevitabile che la circolazione pol-
monare avvenga a una pressione
più bassa, altrimenti non sarebbe
possibile lo scambio gassoso tra
SPUGNE Spugne nel mar dei Caraibi.
Aspirano acqua da piccolissimi buchi (gli ostii) in tutto il corpo, e la
fanno uscire da una sola apertura (l’osculo), nella parte superiore.
l’aria e il sangue. Il cuore dei mam-
miferi sviluppa al massimo 40 mila
pascal (è il caso della giraffa).
● Motori ad acqua
I calamari vanno a pompa. Co-
me le meduse, le seppie e i polpi. Il
calamaro, per esempio, pompa ac-
qua nella cavità del mantello, lo
spazio che si trova tra il sacco che
contiene i visceri e lo spesso rive-
stimento esterno. L’acqua poi esce
dall’imbuto, che si trova sotto la
testa, rivolto in avanti (ecco perché
questi animali nuotano all’indie-
tro). Il movimento a getto è co-
mandato dalla contrazione simul-
tanea di potenti muscoli circolari
situati nella parete del mantello,
coordinati da fibre nervose gigan-
ti (alcune sono visibili a occhio nu-
do). L’acqua in uscita subisce un’
accelerazione all’indietro e la forza
di reazione fa avanzare il calama-
ro. Durante il nuoto lento questi
molluschi possono procedere in
molte direzioni, spostando legger-
mente l’imbuto, come se fosse un
motore fuoribordo.
Le meduse nuotano con lo stes-
so meccanismo, ma i loro muscoli
sono disposti in modo tale da con-
sentire solo il moto dal basso ver-
so l’alto. La loro pompa, è poco
efficiente: sviluppa appena 40 pa-
scal di pressione, contro i 40 mila
del calamaro.
● Onde... per mangiare
Anche l’intestino è un’ottima
pompa, ma di tipo speciale: per-
mette il passaggio di un fluido
molto denso, cioè il cibo in via di
digestione. Il processo è chiamato
peristalsi. Come funziona? Nei
vertebrati la muscolatura del tu-
bo digerente è disposta in uno
strato circolare interno e longitu-
dinale esterno. La peristalsi è un’
onda viaggiante, prodotta dalla
contrazione dei muscoli circolari,
preceduta da quella dei muscoli
longitudinali. Alcuni mammiferi,
come i ruminanti, possono far
viaggiare quest’onda all’indietro e
riportare il cibo in bocca. Un mec-
canismo simile è impiegato da al-
cuni vermi che vivono nei sedi-
menti marini: l’Arenicola, per e-
sempio, crea una corrente d’acqua
attraverso la tana contraendo i
muscoli come se si muovesse, in
questo modo riesce a intercettare
le particelle di cibo sospese nel-
l’acqua. Le pompe peristaltiche
naturali arrivano a produrre pres-
Il cuore batte due
miliardi e 800 milioni
di volte in una vita.
Anche i polmoni
funzionano a pompa,
aumentando e
diminuendo la
pressione negli alveoli.
sioni da 1.200 pascal, quelle a in-
granaggi soltanto da 80-90.
● La spugna e la cozza
Altri animali che non possono
muoversi usano intere batterie di
ciglia per spostare l’acqua e au-
mentare la probabilità di trovare i
frammenti di cibo di cui si nutro-
no. E’ per esempio il caso delle
spugne. A muovere l’acqua sono i
flagelli di cellule specializzate, che
portano anche una minuscola rete
per imprigionare le particelle nu-
tritive. La pompa delle spugne è
molto debole (al massimo 20 pa-
scal) ma riesce a pompare ogni
giorno un volume d’acqua che è
20 mila volte quello corporeo. An-
che i molluschi bivalvi come le
cozze usano le ciglia per creare
una corrente di acqua e cibo nella
loro bocca: fanno entrare acqua
dal sifone inalatore e la fanno usci-
re da un’altra apertura (il sifone
esalatore). L’acqua passa sulle
branchie consentendo così la re-
spirazione, mentre il cibo viene
imprigionato da un cordone di
muco che viene spinto verso la
bocca da una sistema di ciglia. Il
motore di questo passaggio sono
proprio le ciglia, che si comporta-
no quindi come la girante di una

▼
Focus 22 Focus 23
C’è l’aria Il sofisticato volo della farfalla
condizionata U na pompa molto par-
ticolare è quella che
consente il volo delle far-
vengono battute insieme
si allontanano l’una dal-
l’altra. I margini anteriori
ria induce il sollevamen-
to dell’insetto. L’aria cir-
colante sopra le ali viene
nell’alveare: falle. A metterla in moto
sono le stesse ali di que-
sono i primi a essere se-
parati e l’aria viene ri-
rilasciata definitivamen-
te quando queste assu-
sti insetti. Il fenomeno è succhiata nello spazio a mono la posizione più
la producono evidente durante il de-
collo: quando le ali
bassa pressione tra le
ali.
bassa rispetto al corpo
della farfalla. Si forma
le api operaie Una
della farfalla,
chiuse sul
dorso,
Queste piccolissime dif-
ferenze di pressione sul-
la superficie delle ali
così un vortice d’aria che
fa alzare ulteriormente
l’insetto. Durante il loro
“Vanessa danno origine a una cir- volo, poi, a ogni battito
cardui”: colazione d’aria lun- di ali, le farfalle lasciano
pompa centrifuga e sviluppano
▼

battendo go i margini: l’ vortici di aria nella loro

pressioni di 50 pascal.
● La tana con il frigidaire
Alcuni organismi, pur non pos-
sedendo una pompa naturale, san-
no sfruttarne i principi. Le api, per
esempio, mantengono una circo-
lazione d’aria nella loro arnia sem-
plicemente muovendo le ali, in vo-
lo stazionario, davanti a una delle
aperture. Alcuni ricercatori hanno
osservato file di api che si dispon-
gono una dietro l’altra per aumen-
tare il flusso d’aria che entra nell’
le ali crea
differenze di
pressione nell’aria,
e vortici di risucchio.
arnia. Ancora più ingegnosa è però
la marmotta americana, o cane del-
le praterie, che costruisce un cono
di terriccio sopra a una delle aper-
ture della sua tana sotterranea. Il
vento, passando sopra il cono, au-
menta di velocità, e ciò genera un
abbassamento di pressione (in quel
accelerazio- scia: il volo è dovuto pro-
ne della prio alla forza di reazione
massa che segue il rilascio di
d’a- questi vortici.
punto) che richiama una depressione che richia-
aria dall’altra apertura ma altro fluido. E’ lo stesso
della tana. Si crea così una meccanismo sfruttato nel-
continua circolazione di aria fre- l’auto per creare la miscela
sca. Questa pompa è debolissima aria-benzina da immettere nei
(appena un pascal) e si basa sul cilindri. Decisamente, l’uomo non
principio di Bernouilli: un fluido ha inventato nulla. ■
che scorre ad alta velocità genera Raffaella Procenzano

Alternative o centrifughe: le pompe tecnologiche

S ono in grado di sollevare
qualsiasi cosa: aria, ac-
qua, petrolio, fanghi, rifiuti,
acidi corrosivi e perfino pesci
o castagne. Le pompe co-
struite dall’uomo, spesso a
imitazione di quelle naturali,
sono moltissime (e antiche,
la prima è la bascula, 3 mila
anni prima di Cristo), ma le
più usate sono quelle alter-
native e quelle centrifughe.
■ La pompa alternativa è
la tradizionale pompa a pi-
stone, usata da secoli nei
pozzi di campagna. Il pistone
(azionato a mano da una le-
va o da un motore) si innal-
za e crea una depressione
che richiama il liquido nel
corpo della pompa. Mentre
la valvola sul fondo della
pompa è aperta per far pas-
sare il liquido, quella che co-
munica con il canale di man-
data è chiusa. Quando il pi-
stone scende di nuovo com-
prime il liquido che ha
riempito il corpo della pom-
pa, la valvola sul fondo si
chiude a causa della pres-
sione e quella della tubazio-
ne di mandata si apre. Le
pompe alternative sviluppa-
no alte pressioni (fino a 3
mila atmosfere), ma hanno
un grosso svantaggio: il li-
quido esce a getti. Per que-
sto vengono impiegate co-
me pompe dosatrici nell’in-
dustria (per esempio
per aggiungere una
quantità precisa di
aromatizzanti nei ci-
bi confezionati).
■ Oggi, per quasi
tutti gli impieghi,
vengono preferite le
pompe centrifu-
ghe. Sono chiamate
così perché funzio- Pompa a sollevamento Pompa a ruota dentata: Tubo di Venturi: il fluido viene spinto
nano basandosi sul- d’aria: le bolle d’aria, il liquido viene in una strozzatura, acquista velocità
la forza centrifuga: il spinte dal tubo, accelerato dal moto per il principio di Bernouilli, e trascina
liquido arriva da un sollevano l’acqua. dell’ingranaggio. quindi con sé un fluido secondario.
tubo posto in corri-
spondenza della girante (una
specie di elica che ruota ad
alta velocità), la rotazione lo
spinge verso la periferia del-
la girante, dove viene rac-
colto e immesso nel tubo di
mandata. Molte di queste
pompe sono “a immersione”
(il loro motore si trova sul
fondo del pozzo da cui pe-
scano il liquido) e sono “plu- Centrifuga: fa ruotare il
ristadio” (la prima girante Elica: è una pompa fluidodinamica e produce un flusso fluido e lo spinge attraverso
immette in una seconda, e (in questo caso di gas) con la rotazione delle pale. una apertura laterale.
così via, in modo che la
pressione generata sia data
dalla somma delle singole ■ Ma ci sono molti altri tipi i prodotti alimentari è prefe- scorrere il sangue nella mac-
pressioni). Sono di questo di pompe, costruite con ma- rito l’acciaio inossidabile, ri- china cuore-polmone: il san-
tipo le potentissime pompe teriali diversi, adatti al “liqui- pulito con getti di vapore gue circola in un tubo di
che fanno risalire il petrolio do” da sollevare. Per i fluidi a- (un’imperfezione, anche mi- gomma che viene compres-
dai giacimenti alla superfi- brasivi, per esempio, si usano croscopica, all’interno dei tu- so in punti successivi da una
cie. Alcuni modelli possono pompe in ghisa, in lega con bi potrebbe consentire la for- serie di piccoli rulli (il san-
pompare da 3 mila metri di cromo e molibdeno. Per mazione di colonie batteri- gue quindi non entra mai a
profondità grazie a un mo- quelli corrosivi viene impie- che). Un tipo particolare di contatto con la pompa vera
tore da 440 kW e 300 stadi gato piombo o titanio, ma pompa è quella peristaltica, e propria, ma resta nel tubo
interni. anche plastiche speciali. Per usata per esempio per fare di gomma).

Focus 24
Tecnologia
Servono a fare mobili, case,
missili, abiti e auto: oggi
il mondo sta su con gli adesivi
S
aldano indissolubilmente
tra loro parti d’aereo o di
scarpe, di carrozzeria di
automobile o di mobili.
Possono unire definitivamente le
materie più incompatibili: cemento
o acciaio con le plastiche, con altri
metalli, con il vetro, con le gomme,
o la ceramica. Sono le colle (ma gli
esperti preferiscono il termine “a-
desivi”) che i laboratori di chimica
inventano ormai a getto continuo.
Non hanno più nulla in comune
con la vecchia pasta in barattolo ri-
cavata dalle patate e stanno man-
dando in pensione chiodi, rivetti e
perfino le saldature. «Gli adesivi
Resistenza non sono usati solo nel cruscotto e
nei rivestimenti interni dell’auto»,
eccezionale spiega Bruno Daniele, ingegnere,
Sopra, un DC-9 : il del Centro studi Fiat. «Ci sono col-
guscio della fusoliera le che fissano la copertura metalli-
e quello dei motori
sono fissati con ca del cofano, del baule e della por-
adesivi allo scheletro tiera all’ossatura interna. Al con-
portante. In alto, una trario delle saldature, non si vedo-
vettura Ferrari: la no e hanno una resistenza enorme
scocca è fatta con perché distribuiscono lo sforzo lun-
strati in fibra di go tutta la linea di adesione».
carbonio uniti con I primi tentativi di creare colle di
resine epossidiche. eccezionale resistenza risalgono a-
Nella foto grande, gli anni Cinquanta, quando la Na-
i filamenti prodotti
da una colla mentre sa, l’agenzia spaziale americana, si
pose il problema di alleggerire il
asciuga: si “afferrano”
alle asperità più
microscopiche che
sono sulle superfici.
A ciascuno la sua... colla
più possibile lo scheletro dei mis-
sili. «Oggi, su velivoli come l’ATR
72 tutto il rivestimento in lega leg-
gera delle ali è unito al longherone
e alle centine (lo scheletro portan-
te longitudinale e il profilo trasver-
sale) con adesivi strutturali. In ae-
rei quali il DC-9 o i jet executive,
anche il guscio della fusoliera e dei
motori è fissato con le colle. Nell’
aereo moderno, queste parti non
servono solo a rivestire le appa-
recchiature, ma hanno anche una
funzione portante e sono perciò
sottoposte a sollecitazioni fortissi-
me», dice Carlo Caprile, docente
di costruzioni aeronautiche al Po-
litecnico di Milano.
● Perché la colla incolla?
«La capacità di aderire è una ca-
ratteristica di tutta la materia, non
solo delle colle», spiega Pietro Ca-
vallotti, docente di fisica dei metalli
al Politecnico di Milano. «Teorica-
mente, al semplice contatto, due
lastre metalliche dovrebbero sal-
darsi tra loro indissolubilmente,
grazie ai legami che si creano tra
gli atomi superficiali. Bisogna,
però, che le superfici siano perfet-
tamente lisce e prive di qualsiasi
sostanza estranea. Ma nella realtà
questo non avviene: se le osservia-
▼
 Prove
Ma il merito va di stress
anche al solvente A sinistra, prova
di incollaggio
di cuoio sintetico.
P ossono annullare il potere ade-
sivo delle colle, dissolvendo la
polimerizzazione (cioè l’aggrega-
Sotto, prova di
incollaggio di
zione tra le molecole) delle resine. stagnola su
Ma senza di loro non avremmo plastica. Gli
molte colle. Come funzionano i incollaggi che
solventi? devono reggere
Il più semplice è l’acqua, che è grandi sforzi sono
tra i componenti delle colle più sottoposti a
antiche. Serve per renderle spal- liquidi corrosivi
mabili sulle parti da unire; ma una e a sbalzi di
volta compiuta l’operazione, l’ac- temperatura di
qua si asciugherà consentendo centinaia di gradi.
così alla colla vera e propria di
«prendere», cioè di indurirsi. Se
però si bagna nuovamente la par-
te incollata, l’acqua farà ritornare
l’adesivo allo stato fluido. Le ra-
gioni sono essenzialmente due:
da una parte questo liquido inde-
bolisce di circa 80 volte le forze Industria
elettrostatiche che tengono insie-
me la colla con le superfici da in- fiorente
collare; inoltre la sua particolare Un’azienda
formula chimica (due atomi di i- di produzione
drogeno più uno di ossigeno) è in di adesivi: in
grado di sciogliere molte moleco- Italia ci sono
le, «strappando» loro gli atomi che 125 produttori
le costituiscono attraverso la for- di colle.
mazione di nuovi legami chimici.
Per mantenere liquide le colle a
base di resine sintetiche, che non
vengono sciolte dall’acqua, si usa-
no solventi a base di acetati o di
Nell’industria aeronautica si usano cocktail Dalla resina di betulla alla caseina
idrocarburi. Una volta che la colla
è stata applicata, il solvente eva-
di molte resine per aumentare la resistenza R ecentemente gli
archeologi hanno
scoperto la colla
addirittura nel
neolitico per farne
anche una gomma
incollate ai papiri
con colla d’albume.
Fino alla metà di
pora e la resina indurisce. Anche
in questo caso il fenomeno è re- mo al microscopio, si scopre che è quadrati. Anche il vetro, sinoni- quasi sempre legami di natura che utilizzavano gli da masticare e una questo secolo, gli
▼

versibile: se si rimette il solvente a antichi romani, pasta dentifricia. unici adesivi a

contatto con l’adesivo, i polimeri
formati dalle resine si dissolvono
nuovamente.
sempre presente uno strato di ato-
mi estranei, dovuti all’umidità e
ad altre particelle presenti nell’
ambiente. Inoltre, sempre al mi-
croscopio, anche le superfici ap-
parentemente più lisce sono in
realtà percorse da rugosità e spor-
genze e questo impedisce che le
due lastre combacino perfetta-
mente». Per dare la misura di
quanto siano imperfette le super-
fici, basti pensare che se si appia-
nassero tutte le rugosità e gli av-
vallamenti di una lastra metallica
di un metro quadrato, la sua su-
perficie arriverebbe a sei metri
mo di levigatezza e perfezione, ha elettrostatica: gli atomi del collan- soprattutto nella Anche gli antichi disposizione erano
una superficie reale che è almeno te e dell’incollato hanno gli elettro-
colonia britannica, egizi conoscevano a base di prodotti
tre volte maggiore della sua super- ni distribuiti in modo non omoge- per aggiustare le l’uso delle colle: in vegetali e animali.
ficie geometrica. Sono queste im- neo e questo crea dipoli elettrici anfore d’argilla: era alcune incisioni Ma le colle sinteti-
perfezioni, però, che fanno fun- (cioè con polarità + e -) che li fan- una resina ricavata murali risalenti al che non li hanno fatti
zionare le colle. Permettono, in- no attrarre reciprocamente in mo- dalla corteccia di 1200 avanti Cristo sparire del tutto. La
fatti, che si verifichi un “effetto do temporaneo o permanente», betulla. Pare però e rinvenute a Tebe Coccoina, inventata
rampino”: allo stato liquido, la col- spiega Ercole Gattiglia, ricercato- che questa sostanza si vede una persona da Aldo Balma nel
la s’infiltra in tutti gli anfratti del re presso l’Istituto di studi chimi- venisse utilizzata che incolla un fregio 1927, è una pasta
già prima dei romani, a quello che sembra a base di destrina,
materiale e quando indurisce si co-fisici di macromolecole sinteti- una tavola di sostanza ricavata
“aggrappa” a essi saldamente. I- che e naturali, del Cnr di Genova. legno. Inoltre, dall’amido di patata,
noltre, entrano in gioco le reazioni Negli ultimi venti anni le fami- sappiamo con l’aggiunta di
chimiche tra la superficie della col- glie di colle sono diventate deci- anche che acqua. Un’altra colla
la e le facce del materiale sul qua- ne, a seconda dei materiali da in- utilizzavano la storica che ancora
le è spalmata. «Tra l’adesivo e il collare e della resistenza che l’in- gomma arabi- oggi si può trovare
materiale da incollare si creano collaggio deve avere. «In generale, ca estratta nelle botteghe dei

▼
dall’acacia e falegnami, la
resine ricavate Cervione, è invece
da altri alberi a base di collagene
DAL PETROLIO DAI VEGETALI (nella foto ricavato dall’ebolli-
a sinistra, zione delle pelli e
Capostipite Vecchia tradizione l’estrazione delle ossa di animali.
sintetico A sinistra, un barattolo del lattice di Colla alla caseina,
A sinistra, il di Coccoina, un adesivo gomma dall’ ricavata dal latte, si
Vinavil, a base per la carta inventato negli albero dell’ usa per le etichette
di polivinile, tra anni Venti e ancora in uso: “Hevea brasi- delle bottiglie, colla
i primi di tipo è a base di acqua e amido liensis”). I pa- animale per la silice
sintetico e usato estratto dalla patata (sotto). piri venivano della carta vetrata
per il legno. Sopra, realizzati con e le capocchie dei
un campione colla di farina, fiammiferi e colla
di petrolio. La mentre Plinio di pesce perfino in
petrolchimica, racconta come cucina, per dare
nel dopoguerra, le foglie d’oro consistenza a certe
ha creato molti venissero preparazioni.
adesivi sintetici.
 Decisiva la prova di strappo: Antico e
moderno
devono reggere alla trazione A sinistra, fogli
di colla di

di centinaia di chilogrammi pesce. In basso

a sinistra, colla
per legno
ricavata da
ossa e pelle di
l’incollaggio è più efficace tra so- una colla della famiglia delle acri-
▼

bue. Qui sotto,

stanze simili dal punto di vista chi- liche». Per verificare la forza delle colla a base
mico», spiega Roberta Bongiovan- colle esistono una serie di norme, e di gomma, per
ni, ricercatrice dell’Istituto di in- quindi una serie di prove, alle qua- francobolli.
gegneria chimica del Politecnico li devono sottostare. La più
di Torino. «Per incollare il cloruro comune è quella dello strap-
di polivinile (Pvc) è meglio usare po: misura, in chilogrammi,
una colla a base di Pvc sciolto in un la forza da applicare alle
solvente. Per incollare il plexiglas, due parti incollate perché si
una plastica di tipo acrilico, si usa stacchino di nuovo.
Ecco le famiglie più im-
portanti di adesivi.
● Col solvente
Le più importanti sono le
colle a base di gomma sin-
tetica. Sono adatte a incol-
lare in generale carta e car-
tone. Asciugano lentamen-
te, cosa che permette di stac-
care, entro un certo tempo, le parti base di gomma sintetica incollano funzionano in maniera opposta ai
incollate per sostituirne una o cam- anche cemento, tessuti e gomme. cianoacrilati, cioè fuori dal contat-
biare la loro posizione. «Non crea- ● Senza solvente to con l’aria: infatti, sono attivati
Dote naturale no reazioni chimiche con la so- Ci sono adesivi che fanno a me- dagli ioni (atomi che hanno perso
Pietro Cavallotti: “Tutte le sostanze stanza sulla quale sono usate e no del solvente. Appartengono al- uno o più elettroni) che si trovano
dovrebbero aderire tra di loro”. “prendono” definitivamente solo la famiglia dei cianoacrilati e “at- sulla superficie dei corpi da incol-
quando il solvente, che le mantiene taccano” in tempi molto brevi. lare. Sono usati dall’industria ae-
Stretti allo stato liquido (esano, acetone, Appena applicate, infatti, entra- ronautica e automobilistica so-
legami toluolo), è tutto evaporato e que- no in contatto con gli ioni negati- prattutto per bloccare definitiva-
Ercole Gattiglia: sto può richiedere anche alcune vi presenti nell’umidità dell’aria e mente i dadi dei bulloni. Per se-
“Tra le sostanze ore», spiega Enzo Butta, docente reagiscono con essi, producendo parare due lastre di acciaio unite
incollate e quelle di scienza dei materiali all’univer- un rapidissimo indurimento. Pos- con adesivi anaerobici serve una
dell’adesivo si sità di Pisa. La loro forza è note- seggono una forza di adesione ec- forza di almeno 37 chilogrammi
creano legami vole: 24 ore dopo l’applicazione su cezionale: resistono alla trazione per centimetro quadrato.
chimici di tipo due strisce di tessuto, resistono a di 170 chilogrammi per centime- Autentiche supercolle sono le
diverso che
possono durare più una trazione di 20 chilogrammi per tro quadrato. resine epossidiche, usate per tene-
o meno a lungo”. centimetro quadrato. Con formu- Anche gli adesivi anaerobici re insieme parti strutturali di aerei
lazioni chimiche diverse, le colle a non hanno bisogno di solventi, ma e automobili. Appartengono alla
famiglia delle colle chiamate bi-
componenti: si applicano metten-
Chiudono le ferite e coagulano il sangue do insieme due sostanze, una del-
le quali è la colla vera e propria, la
cui molecola è un anello di due
Acorrenche nella «riparazione»
del corpo umano si ri-
talvolta a speciali a-
può “stuccare” la ferita con
un prodotto chiamato Tis-
sucol: è collagene e viene
che vive sul fondo del ma-
re. Quando sono ancora al-
lo stato di larve, le ostriche
atomi di carbonio legati da uno di
ossigeno, mentre l’altra è un cata-
desivi biologici. Nelle lesio- spruzzato sulla ferita per vanno a cercare questi bat- lizzatore, di solito una ammina,
ni del fegato si usa una mezzo di una sonda intro- teri per poi installarvisi so- che ha il compito di provocare l’in-
colla a base di fibrinoge- dotta attraverso la pelle. pra, ancorandosi così alla durimento della colla. Le resine e-
no: è formata da 29 pro- «In soluzione spray, il col- roccia. Questi microrgani- possidiche reagiscono con i mate-
teine e interviene nel pro- lagene viene anche appli- smi possono essere anche riali più disparati formando giunti
cesso della coagulazione cato sui vasi sanguigni riprodotti in laboratorio per di eccezionale resistenza: il tipo
del sangue legando fra lo- quando si rompono, per fa- estrarne poi il prodotto.
ro, in una struttura retico- cilitare l’emostasi», aggiun- Infine, in campo ortopedi- utilizzato per le parti strutturali
lare, le piastrine e i globu- ge Laura Castoldi, assi- co, vengono usati i cosid- degli aerei, per esempio, deve resi-
li rossi. Nel caso di una per- stente di chirurgia d’urgen- detti «cementi», che fissa- stere a una trazione fino a 350 chi-
forazione del polmone si za al policlinico di Milano. no le protesi in metallo al- logrammi per centimetro quadra-
Le colle chirurgiche devono le ossa. Quello più usato è to. Questo vuol dire che la colla
attaccare anche in presen- il polimetilmetacrilato, un viene spalmata su due campioni
za di liquidi. Per questo si polimero molto resistente di metallo in lega leggera. Una vol-
Sopra, una sala ripongono molte speranze che non dà effetti collate- ta incollati, uno dei due campioni
operatoria. A sulla sostanza usata dalle rali dopo l’impianto. Colle
destra, una ostriche per ancorarsi agli simili vengono impiegate
viene spinto da una macchina che
struttura di poli scogli. Questa colla è secre- anche in ortodonzia, per cerca di farlo scivolare sull’altro
metilmetacrilato, ta da un particolare batte- esempio per il fissaggio con una pressione crescente fino al
al microscopio. rio, “Shewanella colwellii”, delle capsule. punto di scollamento. ■
Luca Carra
Focus 30
Ecologia

Cieli grigi, alberi

ammalati: le
città sembrano
camere a gas.
Ma cosa stiamo
respirando?

Incrostati dallo sporco

Sopra, in giallo, gli stomi della
foglia di una pianta cresciuta
in campagna. A destra, quelli
di una pianta che vive in città.

I colori
del grigio
Il vapore emesso
da una industria
inglese. E’
inglese anche
l’origine del
termine “smog”,
che fonde
“smoke” (fumo)
e “fog” (nebbia).
Ed è inglese
il periodo più
inquinato della
storia: l’inverno
londinese
del 1952.

Focus 32
SMOG Focus 33
 Metropoli a confronto: a ciascuna il suo inquinamento I responsabili? Non sono
Bangkok
(o Los Angeles,
Pechino Praga
(o Rio de Janeiro, (o Mosca, Seoul,
Napoli
(o Milano, Roma,
le fabbriche, ma traffico e
San Paolo, Atene) Karachi, Nuova Delhi) Sciangai) New York) impianti di riscaldamento
E’ quello tipico delle città a
clima caldo e forte insola- Ldelleaevolvendo
città sta rapidamente
verso il modello Lcheocome
smog di Praga è molto simile,
composizione, a quello S econdo l’ultimo rapporto
del Treno verde (l’attività

zione: in termine tecnico si
chiama smog fotochimico. La
componente più dannosa è
l’ozono, che si forma per azione
dei raggi solari su altre sostanze
nocive presenti nell’aria, emes-
se dagli scarichi dei mezzi
di trasporto: automobili, ma
anche ciclomotori e ricsciò a
motore. In condizioni di intenso
irraggiamento solare (cioè cielo
azzurro, aria tersa, vento debo-
le) gli inquinanti reagiscono
formando, oltre che ozono,
biossido di azoto, acido nitroso,
perossiacetilnitrato e aldeidi.
A Bangkok, come in tutte le
regioni calde, la concentrazione
di ozono raggiunge le quote più
alte nel pomeriggio: l’intensa
radiazione solare nelle prime
ore pomeridiane reagisce con
gli inquinanti accumulati duran-
te la mattinata, a causa dell’ in-
tenso traffico. In serata,
quando torna il buio, l’ozono
diminuisce, anche se il traffico,
in una metropoli che non
“chiude” mai, non cessa.
metropoli occidentali, ma
per ora ha ancora un tipo di
smog tipico delle città poco
industrializzate: la motorizzazione
privata è limitata (la bicicletta
è ancora il mezzo più utilizzato)
e i contribuenti principali dello
smog sono le piccole attività
industriali, e i fornelli utilizzati
dalle famiglie, che vengono
alimentati con carbone. Lo smog
è formato essenzialmente da
gas (ossidi di zolfo soprattutto) e
piccole particelle di carbone non
bruciato, che quando si deposi-
tano formano uno strato appicci-
coso, di colore scuro. La mag-
gior parte delle giornate inverna-
li a Pechino sono grige, con
scarsa illuminazione. Non si trat-
ta di una condizione meteorolo-
gica: il sole viene oscurato dalle
particelle che superano la con-
centrazione di 500 microgrammi
per metro cubo. Nelle città euro-
pee questo tipo di situazione
è cessata quando le attività
industriali sono state allontanate
dalle aree urbane. Solo in un
secondo tempo è aumentata la
componente dovuta al traffico. A
Pechino, nei prossimi trent’anni,
i due tipi di smog potrebbero
convivere, creando una miscela
ancora più dannosa.
si trovava a Londra negli anni
Cinquanta: si tratta di smog acido,
la cui componente principale è
l’anidride solforosa. Le particelle
di anidride, molto solubili in acqua,
rimangono sospese nelle goccioline
di vapore acqueo, nell’aria. Se
ci sono condizioni ambientali che
provocano la formazione di nebbia
(non rare nelle città del Nord Euro-
pa), e comunque di forte stabilità
dell’aria, l’anidride solforosa non
si deposita sul terreno, rimane in
sospensione e può essere inalata.
Uno studio americano ha dimo-
strato una stretta correlazione tra
concentrazione di ioni idrogeno
(indice di acidità) presenti nell’aria,
e bronchiti croniche. Questo tipo di
smog non danneggia solo l’uomo.
Provoca infatti piogge acide: le
goccioline contengono acido solfo-
rico e acido nitrico. Le foglie delle
piante ingialliscono e cadono,
e i monumenti vengono corrosi. Il
ponte Carlo IV, completamente
annerito, ne è un esempio.
I
di monitoraggio svolta ogni monumenti ricoperti da una
anno da Legambiente) Napoli patina untuosa e nerastra. Le
è la città italiana più inquinata: automobili che andrebbero
alta è la concentrazione di lavate ogni mattina. Le foglie
polveri, di idrocarburi, di mo-
nossido di carbonio. Lo smog degli alberi che diventano gialle e
di Napoli ha un andamento cadono, anche fuori stagione: non
stagionale: in inverno è acido, ce la fanno a respirare, i loro stomi
con elevate quantità di anidri- (i micropori che permettono gli
de solforosa; in tarda prima- scambi gassosi tra l’interno e l’e-
vera e in estate è uno smog sterno della pianta) si riempiono di
fotochimico, con produzione sostanze estranee, si incrostano e
di grandi quantità di ozono. non funzionano più.
Il responsabile principale è Aria sporca, quella di città, che
il caotico traffico cittadino,
seguito dalle emissioni di una provoca bronchiti e irritazioni del-
raffineria che si trova nell’area le mucose e, a lungo andare, anche
orientale, ma sempre in pieno malattie più gravi. Ne sanno qual-
centro città. A causa di questo cosa i vigili urbani: l’anzianità di
stabilimento, Napoli è stata carriera può essere misurata dalla
definita “area a elevato rischio quantità di piombo contenuta nel
di crisi ambientale”. Dai loro sangue. I componenti delle
camini della raffineria escono pattuglie che dirigono il traffico
principalmente idrocarburi e hanno anche un basso livello di
anidride solforosa: nei
prossimi anni, comunque, Hdl, il colesterolo “buono” che ha
dovrebbe essere spostata al di una funzione protettiva. E tutto
fuori dei confini della città. ciò si traduce in danni all’apparato
cardiovascolare. «In effetti, con-
trollare i vigili, la categoria pro-
fessionale più esposta allo smog,
potrà servire a verificare la salute
di tutta la popolazione cittadina:
le analisi sono periodiche e i dati
vengono registrati, per creare degli
archivi storici. Nei prossimi mesi
inizieremo un’indagine simile an-
che sui benzinai e sulle persone
che lavorano a stretto contatto con
i carburanti», dice Roberto Audi-
Giovanni, presso Milano.
L’inquinamento in realtà ha ori-
gini antiche. Risale all’inizio della
rivoluzione industriale: l’aria è
peggiorata quando sono nati i mo-
tori. Nel 1930 si ebbe il primo gra-
ve incidente: nella valle della Mo-
sa, in Belgio, a causa dei fumi mo-
rirono 63 persone. Nel 1952 il più
famoso, quello che colpì Londra:
quattromila persone morirono per
aver respirato una densa nebbia
marrone.
«Oggi sulla Terra sono più di un
miliardo le persone esposte a li-
velli di inquinamento atmosferico
più alti di quelli raccomandati dal-
l’Organizzazione mondiale della
sanità», dice Lucia Venturi, del
Comitato scientifico di Legam-
biente. Ma chi sono i responsabili
di questa situazione? «A livello ita-
liano, il settore dei trasporti è re-
sponsabile di oltre il 90 per cento
delle emissioni di monossido di
carbonio e di composti organici
volatili. Si tratta soprattutto del
traffico cittadino». Dagli scarichi
delle automobili escono anidride
solforosa, monossido di carbonio,
ossidi di azoto, piombo, polveri e
idrocarburi (vedi riquadro alla fine
del servizio). Per queste sostanze la
legge italiana prevede un control-
lo costante. Come si fa a identifi-
carle? Il processo avviene nelle
centraline, nelle vie della città, do-

▼
sio, del centro di medicina del la-
voro dell’ospedale di Sesto San

L’aria migliore dovrebbe essere così

C he cos’è l’aria? Una
miscela di gas che va-
ria da luogo a luogo e in
funzione dell’altitudine.
L’aria “pura” è composta
da azoto (78 per cento),
ossigeno (21 per cento),
argo e gas rari (1 per cen-
to), ma l’aria che comu-
nemente si respira con-
tiene anche vapore ac-
queo (circa il 4 per cento)
e le cosiddette compo-
nenti accidentali, sostan-
ze che derivano dal ter-
reno, dalle piante, dalle
Monitor sempre accesi attività umane. Quando le
sostanze di origine antro-
Sopra, il presidio di igiene e pica sono dannose per la
prevenzione della provincia di salute, si parla di inqui-
Milano: le centraline lavorano namento. Per ciascuna di
notte e giorno. Qui a destra, esse sono stati fissati dei
prelievi di aria a Firenze.
limiti: se si superano, l’uo-
mo rischia patologie acu-
te. Gli standard della qua-
lità dell’aria italiana sono
indicati in numerosi de-
creti che sono stati com-
pilati in base a direttive
della Comunità europea.
● Per l’anidride solforo-
sa la “mediana” annuale
(vale a dire il valore cen-
trale delle osservazioni)
dei valori giornalieri deve
essere inferiore a 80 mi-
crogrammi per metro cu-
bo d’aria. Quella inverna-
le non deve superare i
130 microgrammi per
metro cubo.
● Le polveri totali in so-
spensione nell’aria, come
media annuale devono
essere inferiori a 150 mi-
crogrammi per metro cu-
bo. In ogni caso il 95 per
cento dei rilevamenti de-
ve essere inferiore a 300
microgrammi per metro
cubo.
● Per il biossido di azoto
il limite di attenzione è di
200 microgrammi per
metro cubo. C’è poi un li-
mite di allarme, di 400
microgrammi per metro
cubo. perare per più di una vol-
● La concentrazione me- ta al mese la concentra-
dia di monossido di car- zione media oraria di 200
bonio in otto ore non de- microgrammi per metro
ve superare i 10 milli- cubo.
grammi per metro cubo. ● Gli idrocarburi non de-
In un ora il limite sale a vono superare il limite di
40 milligrammi. 200 microgrammi per
● L’ozono non deve su- metro cubo.

Focus 35
 Lo smog non ha confini: Una bella boccata d’aria?
viaggia sospeso nel vento Anidride solforosa
E’ un gas di colore
chiaro, solubile
Polveri
Sono le particelle
più grandi (da uno
● La sua pericolo-
sità è legata al suo
potere di accumulo:
nell’acqua, prodotto a cento micron), nei una volta entrato
ve l’aria viene convogliata in una di sostanze non convenzionali, co-
▼

dalla combustione fumi di scarico: in circolo, non viene

serie di lettori ottici. Per effettuare me benzene, toluene, formaldeide e dello zolfo contenuto carbonati, silicati, metabolizzato e
l’analisi dell’anidride solforosa, per acido nitroso. Si chiama Doas, ed è nei carburanti fossili, cloruri, composti dei rimane nel sangue.
esempio, una luce ultravioletta vie- un cannone ottico a fascio aperto, per esempio metalli, solfati. Danneggia il cervello
ne proiettata su uno schermo, po- che proietta i raggi di una lampada carbone o petrolio. ● I responsabili prin- e il sistema nervoso.
sto in una cella chiusa. Una parte allo xeno su un percorso che può ● Le fonti principali cipali della produzio-
del raggio è però assorbita, in variare dai 100 ai 2 mila metri. La sono le centrali ne di polveri sono i Ozono
quantità proporzionale alla con- luce della lampada viene assorbita termoelettriche, le motori diesel e alcu- E’ un gas instabile e
raffinerie di petrolio, ne attività industria- molto reattivo. In al-
centrazione dell’inquinante. Nelle dall’insieme dei gas presenti nel- le fonderie. Le auto- li: cementifici, indu- ta atmosfera l’ozono
centraline i rilevamenti avvengono l’aria attraversata dal raggio, e la mobili contribuisco- strie siderurgiche, naturale forma una
in modo continuo: un computer loro concentrazione si può misu- no con una quota stabilimenti che pro- barriera che avvolge
elabora poi la rare», dice Mauro Valentini, fisico pari al 20 per cento. ducono fertilizzanti. la Terra e la proteg-
media oraria, ambientale. In piccola parte ne ● Provocano ge dalla radiazione
che viene in- Una centralina costa circa mez- sono responsabili irritazioni agli occhi, ultravioletta.
viata alla cen- zo miliardo, cifra alla quale va ag- anche gli impianti bronchiti croniche. ● Nella bassa atmo-
trale operati- giunto il costo di gestione e ma- di riscaldamento I più sensibili sono sfera è presente
va, che elabo- nutenzione, circa dieci milioni al- che bruciano nafta i bambini: le polveri l’ozono di origine an-
o kerosene. si concentrano tropica: si forma per
rare i dati. l’anno. «Questo sistema non tie- Rivelatori remoti ● Viene immediata- infatti nella fascia reazione della luce
«In realtà la ne conto però del fatto che lo stato Sopra, licheni in Antartide. Sotto, mente assorbito più bassa dell’aria, solare sugli ossidi
miscela che dell’aria di città non dipende sol- campioni provenienti da dalle mucose, e proprio dove si tro- di azoto e i composti
forma l’aria di tanto dalla somma dei vari inqui- tutto il mondo, da analizzare. quindi irrita naso, vano le carrozzine. organici volatili
città non si li- nanti. Ci sono anche altri fenome- Di notte è occhi, gola. A con- prodotti dai motori,
Sopra, Giancarlo mita alle so- ni che non è facile misurare quan- neri. In effetti certi licheni sono tatto con le secre- Biossido di azoto dal riscaldamento
Tebaldi (a destra) stanze previste titativamente. Meglio quindi uti- anche gli unici organismi a trovar- meglio zioni dell’organismo Si forma per fissa- domestico, dagli in-
e Mauro Valentini: dalla legge, ma lizzare indicatori di inquinamento, si bene nello smog. Sopra, traffico si trasforma in acido zione dell’azoto ceneritori dei rifiuti.
sotto controllo urbano. L’ora solforico. Provoca atmosferico con In Italia è al massi-
lo smog di Milano. è molto più invece che indicatori di qualità del- «La Lecanora conizaeoides è un
ideale per una bronchiti croniche. ossigeno, durante mo nei mesi tra
complessa: al- l’aria: in questo modo, almeno, si lichene che in periodo pre indu- passeggiata a i processi di combu- maggio e settembre.
cune molecole ha un dato correlato alle concen- striale si trovava soltanto nelle tor- piedi sarebbe Monossido stione ad alta tem- ● Provoca irritazioni
reagiscono in- trazioni crescenti di un inquinante. biere scozzesi. Con l’acidificazione fra le 2 e le 4 di di carbonio peratura tipici dei a occhi, naso, gola,
fatti tra di loro Si utilizzano per questo scopo or- dovuta alla presenza di anidride notte:è l’ora in E’ un gas che si motori a scoppio. attacchi di tosse e
dando vita a ganismi viventi, in particolare li- solforosa nella pioggia, ha potuto cui il monossido forma quando la ● La sua presenza senso di oppressio-
nuovi compo- cheni, un’associazione tra alga e invadere tutte le città del nord Eu- di carbonio combustione di un in atmosfera è pro- ne al torace. Indebo-
sti, molti addi- fungo, particolarmente sensibile ropa», conclude Nimis. accumulato è composto contenen- porzionale al numero lisce il sistema im-
rittura scono- all’ inquinamento», dice Pierluigi Che cosa si può fare, in concre- al minimo. te carbonio si verifi- degli autoveicoli, munitario. E’ molto
sciuti. Si sta Nimis, del Dipartimento di biolo- to, per sfuggire all’inquinamento? ca in assenza di moto, centrali dannoso per le
ossigeno, oppure ad termoelettriche, piante: compromette
comunque già gia dell’università di Trieste. Nella speranza di respirare meglio vuole sfuggire. In ogni caso, rima- te. «Talvolta le centraline registra- altissime temperatu- raffinerie di petrolio. il meccanismo della
Roberto Audisio: sperimentado Dei licheni, che accumulano le molti scelgono di abitare fuori nendo in Italia, è difficile riuscire a no livelli diversi di inquinamento re. Il primo caso è ● Penetra profonda- fotosintesi.
“Le categorie più un sistema che sostanze tossiche, si possono regi- città. Ma è davvero migliore l’aria Intrappolata nella nebbia evitarli tutti: la maggior parte si anche se il traffico è sempre lo stes- quello del legno che mente nelle vie re-
a rischio? Vigili, permette l’i- strare le modificazioni morfologi- di campagna? E quanto lontano Sopra, una delle particelle di diffonde infatti omogeneamente, so: dipende dalle condizioni me- brucia senza fiam- spiratorie. A piccole Idrocarburi
benzinai, addetti dentificazione che e del colore. O si raccolgono, si bisogna spingersi? Tutto dipende cenere emesse dalle centrali con la circolazione dell’aria. Solo il teorologiche. L’inquinamento ma, il secondo quel- dosi irrita naso, gola, Sono composti orga-
ai carburanti”. contempornea bruciano e se ne analizzano le ce- dal tipo di inquinante al quale si elettriche alimentate a carbone. monossido di carbonio, una mo- cambia, infatti, a seconda delle sta- lo dei motori a scop- bronchi. In alte con- nici che contengono
lecola pesante, si concentra nelle gioni oltre che nell’arco della gior- pio delle automobili. centrazioni provoca nella propria
● Si trova ovunque edema polmonare. molecola soltanto
Benzene: l’ultimo arrivato è anche il più dannoso zone di maggiore flusso di traffico.
Anidride solforosa e ossidi di azo-
nata. E’ maggiore in inverno,
quando il rimescolamento dell’aria ci sia qualcosa che In generale indeboli- atomi di carbonio e
brucia: nei pressi sce le difese di idrogeno. Si trova-
to sono dovunque. Per quanto ri- è minimo: l’aria fredda è più stabi-
U n’automobile non cata-
lizzata emette nell’aria
una quantità di benzene tre
catalitica. Perché facciamo
questi conti? Semplice: il
benzene è un idrocarburo
industriali, esso entra nella
composizione della benzina
per abbassarne il potere de-
dati sull’inquinamento del-
l’aria nelle principali città
italiane. Si è scoperto così
questa tragica prospettiva?
Anzitutto acquistare un’auto
catalizzata. Per il momento
guarda l’ozono poi, se ne trova di
più in campagna che in città. Que-
le e lo smog rimane intrappolato in
uno strato spesso un centinaio di
di un fornello, negli
scarichi delle auto-
mobili, nel fumo
immunitarie.
Piombo
no nel petrolio, nei
gas naturali,
nel carbone fossile.
volte superiore rispetto a un’ aromatico ricavato in pas- tonante. Fin qui nulla di ma- che a Milano, Roma, Napo- la possiedono solo il 10 per sto gas viene infatti prodotto dalla metri. In estate invece l’elevata dif- di sigaretta. E’ un metallo, utiliz- ● La principale fonte
auto catalizzata. Se poi l’au- sato da catrame e dal car- le, se non fosse per il fatto li, Bologna e Padova rista- cento degli italiani, contro reazione che si innesca tra ossidi di ferenza di temperatura tra suolo e ● E’ molto tossico: zato nelle benzine è il traffico e in
to tradizionale ha 10 anni bone fossile, per distillazio- che questo idrocarburo, una gnano mediamente 36 mi- il 100 per cento degli ame- azoto e ossigeno, in presenza di in- aria provoca delle correnti verti- un uomo adulto come antidetonante. misura minore gli
di vita, il benzene che esce ne secca. Oggi si estrae dal volta inalato, è un potente crogrammi di benzene per ricani. In attesa della “con- tensa radiazione solare. cali che allontanano gli inquinan- muore se resta Viene impiegato impianti di riscalda-
dalla marmitta è addirittu- petrolio per “aromatizzazio- cancerogeno. Il primo caso metro cubo: un valore qua- versione” si può fare anche In città però esso viene neutra- ti», dice Giancarlo Tebaldi, fisico mezz’ora in un’atmo- anche nella fabbrica- mento, le raffinerie,
ra dieci volte superiore alla ne”. Tra i suoi svariati usi di leucemia (una forma tu- si doppio rispetto al livello altro: chi ha un’auto tradi- lizzato proprio a opera di alcune ambientale. «In effetti è il vento è sfera che contiene zioni di vetri, smalti. le sigaretta.
morale delle cellule del san- d’allarme stabilito dall’Or- zionale non deve fare il pie- appena lo 0,1 per ● Nelle benzine la ● I più pericolosi
La struttura gue) dovuta al benzene è ganizzazione mondiale della no con la cosiddetta benzi- componenti dello smog: il mo- il nostro migliore alleato. Molti in- cento di monossido percentuale è pro- sono gli idrocarburi
molecolare del stato osservato nel lontano sanità (20 microgrammi). na verde (che ha un’ alta nossido di azoto emesso dalle auto quinanti però sono idrosolubili. Ri- di carbonio. Esso gressivamente in ca- policiclici aromatici,
benzene, in una 1928 in un lavoratore espo- Che cosa significa ciò, in quantità di benzene, per reagisce infatti con l’ozono e lo mangono cioè intrappolati nelle si combina infatti lo: a esso si sostitui- per esempio il ben-
rappresentazione sto quotidianamente alla termini sanitari? Il Ministero compensare l’assenza di neutralizza. Combinandosi con il goccioline di vapore d’acqua, e con l’emoglobina, sce il benzene. La zene, che sono alta-
al computer. sostanza. Ma soltanto nel della sanità italiano è arri- piombo). E le amministra- terzo atomo di ossigeno dell’ozo- vengono spinti anche a diversi chi- “attaccandosi” a marmitta catalitica, mente cancerogeni.
La molecola è 1976 l’oncologo bolognese vato alle seguenti conclu- zioni cittadine devono ren- no, forma ossigeno e biossido di lometri: sono anni che la Norve- questa proteina ne- che richiede l’uso Vengono assorbiti
formata in Cesare Maltoni ne ha con- sioni: se ci si basa sui dati dere il traffico più scorrevo- gli stessi punti in cui di benzina senza dalle polveri e tra-
modo molto azoto. A cento chilometri dal cen- gia si lamenta per l’inquinamento
fermato la pericolosità at- dell’Organizzazione mondia- le: lo “stop and go” tipico tro cittadino la situazione cambia: inglese, portato dalle correnti oc- si dovrebbe fissare piombo, è diventata sportati nel polmone.
simmetrico da traverso uno studio speri- le della sanità le leucemie degli ingorghi è infatti re- l’ossigeno. Provoca obbligatoria proprio Non a caso tra
6 atomi di qui non c’è più il traffico e la rea- cidentali sopra il mare del Nord», quindi asfissia, per diminuire questo
mentale. da benzene nei prossimi 75 sponsabile per circa il 10 le malattie tumorali
carbonio e L’allarme ha ripreso a suo- anni potrebbero essere, in per cento del benzene pre- zione di neutralizzazione non può dice Sergio Borghi, responsabile danni all’apparato inquinante. E’ stato quella al polmone
6 di idrogeno nare lo scorso settembre, Italia, ben 1.240. sente nell’aria. avvenire. scientifico dell’osservatorio me- cardiovascolare e via via eliminato an- è la più frequente
quando sono stati resi noti i Che fare, allora, per ridurre Luca Carra Anche in città, però, alcune teorologico di Brera. ■ al sistema nervoso. che in altri prodotti. nelle grandi città.
giornate sembrano meno inquina- Mariella Bussolati
Focus 36 Focus 37
Natura
Parigi: un appuntamento da non perdere
Sopra, due entomologi stimano il valore di una collezione
di insetti prima di lanciare la propria offerta di acquisto.
Francoforte: le migliori collezioni a confronto
La grande sala della borsa degli insetti: i venditori espongono
le proprie teche e poi danno inizio alle contrattazioni.
Gli insetti
in banca
Coleotteri come gioielli: sono quotati
in borse e valgono
H
anno corazze che ema-
nano bagliori metallici, e
addirittura milioni particolarmente
valgono oro: fino a 18 mi-
lioni per un esemplare
ben conservato di
scarabeide, cinque per un ceram-
bicide, mentre per un coptolabro
proveniente dalla Cina “bastano”
500 mila lire. Prezzi da capogiro, se
si pensa che si tratta di insetti, o
meglio di coleotteri. Il loro nome,
che ha origini greche, significa
“con le ali a fodero”: questi insetti
hanno infatti il corpo protetto da
due elitre rigide, colorate, con sfu-
mature cangianti, ornate da solchi,
scaglie, disegni o riflessi, che spes-
so li rendono simili a un astuccio
prezioso. Insieme con le farfalle,
sono tra gli insetti più belli. E an-
che quando hanno tinte più bana-
li, corpo, bocca antenne possono
farli assomigliare a piccole scultu-
re: è il caso del cervo volante, con
le sue enormi mascelle ramificate,
simili a un palco di corna di cer-
vo. I curculionidi sono ancora più
caratteristici: il capo termina con
un rostro, una specie di lungo naso
Berlino: gli entomologi arrivano dall’Est dal quale spuntano le antenne.
Due entomologi scelgono esemplari esotici. Alle borse-scambio si trovano insetti Raggiungono al massimo i 15 cen-
che provengono da aree ancora inesplorate, o inaccessibili fino a poco tempo fa. timetri di lunghezza. «Le dimen-
▼

Per catturare gli esemplari
migliori vengono organizzate
spedizioni in tutto il mondo
sioni però contano fino a un certo
▼
punto. E’ vero che in genere si
spende di più per acquistare un
grande esemplare, ma anche quel-
li che misurano pochi millimetri
possono raggiungere le 50 mila li-
re. Dipende dalla bellezza degli
ornamenti, dalla rarità, dal luogo
di provenienza, dal valore scienti-
fico dell’animale trovato», dice
Riccardo Sciaky, presidente del-
l’Alse, l’associazione lombarda
che riunisce gli appassionati di en-
tomologia. In tutta Italia sono al-
meno duemila, e una buona metà
di loro si interessa esclusivamente
ai coleotteri. Si tratta di un parti-
colare tipo di collezionisti: «Una
passione che può nascere intorno
ai sette anni, l’età delle scoperte, e
si trasforma poi in interesse scien-
tifico. Ci sono persone che dedi-
cano ogni minuto del loro tempo
libero ai coleotteri: muniti di reti-
no e aspiratore, organizzano escur-
sioni per procurarsi nuovi esem-
plari, ma svolgono anche ricerche
scientifiche, scoprendo perfino
nuove specie», dice Vincenzo Vo-
mero, conservatore entomologo
del museo civico di Roma.
Le prime aste
di insetti
risalgono al 1797
Organizzati in numerose asso-
ciazioni (prima tra tutte la Società
entomologica italiana, che ha sede
presso il Museo di storia naturale
di Genova), gli entomologi si riu-
niscono spesso per confrontare i
loro preziosi campioni. Gli incon-
tri più proficui avvengono però
durante le borse-scambio, veri e
propri mercati ai quali partecipano
anche commercianti e curiosi. Nel
novembre dello scorso anno, alla
prima Borsa milanese degli inset-
ti, si sono presentate oltre un mi-
gliaio di persone. L’appuntamento
più tradizionale si tiene invece o-
gni anno a Modena. Ma non è una
moda tutta italiana, anzi: «Monaco
e Francoforte, Lione e Ginevra ri-
chiamano entomologi da tutto il
mondo. La più importante in asso-
luto è però la borsa di Praga, che si
tiene ogni anno nella prima setti-
mana di marzo e nell’ultima di ot-
tobre. Qui si possono trovare in-
setti provenienti da tutto l’Est eu-
ropeo, finora chiuso alle spedizio-
Focus 42
ni scientifiche», continua Sciaky.
In queste occasioni gli appassio-
nati si riuniscono in un salone, e al-
lestiscono tavoli su cui dispongono
le loro cassette di legno, conte-
nenti i coleotteri disposti in file.
Un’etichetta accanto a ciascun
esemplare consente l’identifica-
zione. Le contrattazioni sono per-
sonali e libere, ma ovviamente su-
biscono delle fluttuazioni che di-
pendono dall’andamento dei prez-
zi medi di tutta la borsa.
A che cosa servono questi ap-
puntamenti? «Oggi anche nel col-
lezionismo si va verso la specializ-
zazione: uno studioso che si occu-
pa di insetti che vivono in un certo
ambiente, non riesce a trovare il
tempo per cercare specie affini che
vivono in tutt’altre condizioni. I
prezzi più alti nelle borse scambio
vengono così raggiunti da esem-
plari esotici che si trovano in aree
non facilmente accessibili, come
l’altopiano del Pamir, o la foresta
amazzonica. In Italia i più cari so-
no i troglobi, insetti cavernicoli:
non tutti gli entomologi sono in-
fatti anche speleologi», dice Vo-
mero. Viceversa chi affronta una
spedizione costosa, o di difficile
organizzazione, può avere l’inte-
resse a recuperare parte delle spe-
se vendendo qualcosa di ciò che
ha raccolto. «Così non è raro che
una nuova specie venga descritta
da uno studioso proprio sulla base
di materiale che arriva da un sem-
plice raccoglitore, una persona che
si limita a commerciare insetti,
senza necessariamente compren-
derne il valore scientifico. A volte
invece alcuni esemplari sono ac-
quistati dai musei per realizzare
nuove esposizioni», dice Enrico
▼
Pacchetto
postale
A destra, una
confezione di
coleotteri pronta
per la spedizione:
verrà inviata
a una borsa
internazionale,
per essere
venduta. Gli
insetti vengono
avvolti in un
involucro di
plastica che li
protegge
dall’umidità.
Battuta di caccia Identikit del
con retino
Nella foto grande
entomologi alla
coleottero
ricerca di insetti.
L’aria viene falciata
con il retino. Nella
C ome si riconosce un coleotte-
ro? La caratteristica più tipica
di questi insetti sono le ali
mano sinistra anteriori, dette elitre: dure e
tengono il telo da coriacee, avvolgono il corpo dell’
battitura per vagliare insetto, proteggendolo. Le ali
la terra. Sotto, posteriori di solito sono ripiegate
la raccolta in sotto a quelle anteriori, e sono
un corso d’acqua. completamente nascoste. Il capo
è nettamente separato dal torace,
ed è dotato di due antenne,
formate da 11 segmenti che
hanno una certa articolazione tra
loro. Le antenne sono vistose,
lunghe, e hanno talvolta forme
particolari. Una lente può
comunque allontanare gli ultimi
dubbi: i coleotteri hanno tutti
un robusto apparato masticatore,
con due mandibole molto
sviluppate che servono per
triturare e mangiare praticamente
tutto: non a caso appartengono
al sottordine degli insetti chiamato
Polyphaga, che significa “che
mangia molte cose”. Tra
i coleotteri ci sono insetti che
vivono sulla terra e in acqua,
grandi (lo scarabeo ercole pesa
fino a un etto) o piccoli (fino a 0,5
millimetri). Quasi tutti sono
in grado di volare, ma la maggior
parte utilizza le zampe, per
spostarsi: a seconda delle specie
e dell’ambiente in cui vivono,
hanno strutture particolari che
permettono di camminare, correre,
saltare, nuotare, scavare.
Catturati e
archiviati
A destra, i
coleotteri, uccisi
con etilene o
benzina, vengono
spillati e ordinati
in cassette. Il
cartellino riporta
nome e luogo di
raccolta. Sotto,
armadi di legno
del museo di
Berlino per
i coleotteri.
 “Carabus
olympiae”, il PRELIMINARI VITA DA ADULTI
prezioso
Iniezione di Genitore di insetti
scarabeo A sinistra, lo scienziato francese
d’oro: agli ormoni Jean Claude Malausa, con alcuni
inizi del Lo scarabeo d’oro adulti di scarabeo dorato. Ha messo
secolo era non si accoppia se a punto le tecniche di allevamento.
divenuto non va in letargo.
molto raro. 100 milionesimi di
Adesso litro di ormone nine (nero, marrone, giallo), si in-
viene iniettati nell’addome seriscono nella molecola e la co-
allevato. (a destra) inducono lorano. Altra cosa sono i bagliori
il sonno anche metallizzati, effetti ottici dovuti a
se la temperatura interferenze della luce sugli strati
rimane alta, come superficiali della corazza.
nei laboratori. I coleotteri in realtà sono un nu-
mero sterminato: su circa un milio-
ne e 600 mila specie di organismi
che vivono sulla Terra, i coleotteri
studiati sono più di 300 mila. «A
INCUBAZIONE questi si aggiungono tutti quelli
Camera con che ancora non conosciamo e che
colazione forse si estingueranno prima che
A sinistra, uova qualcuno abbia avuto la fortuna di
in allevamento. catturarli e studiarli. L’Aptinella
Vengono aptera, per esempio, è molto rara,
sistemate in ma date le sue dimensioni (1,5
celle singole non mm) non è facile tenerne sotto
appena deposte. controllo le popolazioni, e capire
Il materiale che se stanno calando numericamen-
circonda ciascun te», dice Vomero. Questi insetti si
uovo verrà trovano inoltre alla base di molte
utilizzato dalla catene trofiche, cioè le concatena-
larva per nutrirsi.
zioni ecologiche che legano gli ani-
mali in base alla loro capacità di
sfruttare le risorse alimentari. Chi
APPRENDISTATO partecipa alla catena trofica, in

Trasloco Se un insetto diventa raro lo si alleva pratica, si divide tra chi viene man-
giato e chi mangia. Molti coleot-
teri sono fitofagi, cioè vegetariani,
in corso
Le larve in laboratorio, ma i suoi prezzi crollano e producono una grande quantità
di sostanza organica, che viene co-
appena nate
vengono sì messa a disposizione di altri ani-

▼
prelevate e Ratti, direttore del Museo di Ve- spiega Carlo Pesarini, del Museo larmente robusta: raggiunge lo mali. Alcuni sono predatori e si
messe in un nezia. «I coleotteri devono il loro di storia naturale di Milano. spessore di pochi decimi di milli- nutrono di altri insetti, compresi
terrario, dove successo tra i collezionisti anche al La chitina è una sostanza molto metro nelle specie più piccole, e quelli conservati nelle cassette dei
potranno fatto che sono facilmente conser- comune tra gli insetti. Si tratta di in alcuni lucanidi tropicali, per e- collezionisti. Si trovano in ogni am-
crescere in un vabili: il corpo non ha parti molli, un polisaccaride (cioè una moleco- sempio il goliathus, arriva a supe- biente e in ogni clima, e sono pra-
ambiente simile che possono andare in putrefazio- la contenente catene di zuccheri, in rare il millimetro. In origine è una ticamente diffusi ovunque.
a quello in cui ne, e l’esoscheletro, la corazza e- particolare glucosio) azotato (con sostanza trasparente, ma alcuni Unici nemici i collezionisti? «In
vivono in
natura. sterna, è formato da un materiale, gruppi amminici, contenenti azo- pigmenti, per esempio carotenoidi realtà anche se nelle cassette degli
la chitina, rigido e di lunga durata», to). Nei coleotteri però è partico- (giallo, rosso e arancione) e mela- entomologi compaiono animali ra-
ri, nessuno rischia l’estinzione, a
meno che il loro ambiente non ven-
Il corredo dell’entomologo I musei e le collezioni più famose ga sconvolto da modificazioni
profonde», dice Sciaky. Il caso più
P er diventare entomo-
logo ed esperto in
coleotteri non è neces-
Aspiratore: è un flaco-
ne di plastica con un
doppio tubo. Serve a
tenne, e per riordinare
le ali spiegazzate, degli
insetti appoggiati sul
Inintare
Italia si possono visi-
numerose collezio-
entomologiche dedica-
cialisti per approfondire le
loro ricerche.
● Museo di storia natu-
Molti gli esemplari unici,
tra i quali un “Titanus gi-
ganteus” di notevoli di-
ne di coleotteri cavernico-
li, provenienti dal Veneto,
e tenebrionidi, carabidi e
noto è quello del Carabus olym-
piae, scoperto un secolo fa da Eu-
genio Sella in Piemonte, nella Val
sario un grande investi- catturare insetti raccolti piano di preparazione. te ai coleotteri. La mag- rale di Genova (telefono mensioni meloidi esotici di Sessera. Nei primi del Novecen-
mento economico: cen- con il retino. Scatole entomologi- gior parte sono conserva- 010/564567) ● Museo di storia natu- ● Museo di storia natu- to era un pezzo fondamentale per
tomila lire possono in- Flaconi in polietilene: che: solitamente di le- te nei musei di Storia I coleotteri esotici occu- rale di Verona (telefono rale di Morbegno (Son-
fatti bastare per un’at- servono per conservare gno e vetro, sono a pro- naturale, per scopi didat- pano una grande vetrina. 0415/8079400) drio) (tel. 0342/612451) ogni collezione, e i commercianti
trezzatura media. gli insetti raccolti. va di umidità e parassiti. tici. Alcune università con- Tra i più belli: le mormoly- I coleotteri dividono una Importante esposizione scatenarono una caccia spietata.
Retino: il tipico retino Piano di preparazione: Etichette: ogni esem- servano invece collezioni ce a forma di foglia, i bu- sala con le farfalle. Il mu- permanente. Nella sala «La caccia venne svolta da persone
per farfalle serve anche è il “piano di lavoro” del- plare deve essere fornito che sono appartenute a prestidi dai riflessi metal- seo conserva una delle entomologica si possono che non conoscevano il mondo de-
per raccogliere coleotte- l’entomologo. Contiene di un etichetta, sulla privati. In generale ciò che lici, e poi cerambicidi, cur- più grandi collezioni di in- vedere collezioni di ce- gli insetti, e coincise con l’apertura
ri in volo. La sacca deve una base in schiuma quale sono riportati il no- viene esposto non è che culionidi, scarabeidi. setti, ma non è disponibi- rambicidi, pirridi e isteridi di piste da sci: un disastro, per i co-
essere di tessuto legge- plastica. me della specie, la loca- una piccola parte del ma- ● Museo di storia natu- le al pubblico. ● Museo regionale di leotteri». Adesso che la bufera è
ro e trasparente, ma Spilli: si usano per fis- lità nella quale è stato teriale disponibile. Su ri- rale di Milano (telefono ● Museo di storia natu- scienze naturali di To- passata, i carabi dorati sono torna-
particolarmente robusto. sare i coleotteri al pia- trovato, il nome del rac- chiesta, tutti gli insetti, 02/62085405) rale di Venezia (telefo- rino (tel. 011/43211) ti, ma nel frattempo i collezionisti,
La lunghezza deve esse- no di preparazione. coglitore. anche quelli non esposti, Il museo conserva circa no 041/ 5240885) Le collezioni entomologi-
re uguale al doppio del Pinzette: si usano per Cilindri antitarme: con- vengono in genere messi due milioni di insetti, di Conserva 150 mila esem- che sono accessibili solo muniti di retini e boccette sono pas-
diametro. distendere zampe e an- tengono naftalina. a disposizione degli spe- cui la metà coleotteri. plari, tra cui una collezio- per appuntamento. sati a rincorrere altri loro parenti. ■
Mariella Bussolati
Focus 44 Focus 45
Speciale
La fortuna
nel decolté
Dall’alto in basso,
alcune attrici
di cinema e tivù
famose per la loro
esuberanza. Jayne
Mansfield (1933-
1967), Sofia Loren
(1934), Anita Ekberg
(1931), Carmen
Russo (1959), Debora
Caprioglio (1968) e
Brigitte Nielsen (1963).
Petto in fuori!
Arma di seduzione?
Non solo. Il seno ha reso
i mammiferi gli animali
più evoluti della Terra
P
iccole o grandi, numerose
o soltanto un paio. Sono
l’attributo femminile per
eccellenza, anche se in
realtà le possiedono anche i ma-
schi. Secondo Desmond Morris,
studioso del comportamento uma-
no, le mammelle sono un segnale
di identità sessuale, cioè una delle
chiavi a disposizione di ciascun in-
dividuo per identificare l’apparte-
nenza a uno o all’altro sesso. In ef-
fetti quelle femminili sono più evi-
denti: in genere più rigonfie, con u-
na forma caratteristica (legger-
mente incavata nella parte supe-
riore, convessa in quella inferio-
re), il capezzolo grande e sporgen-
te. Questioni di forma? Non solo.
Una tigre. Con Dal punto di vista “tecnico” le
le sue mammelle mammelle sono organi pari, di-
può sfamare da
sei a otto cuccioli. sposti simmetricamente sul tora-
ce. All’interno conten-
gono una ventina di lobi,
simili a grappoli d’uva.
Ogni lobo è formato da
migliaia di vescicole, gli
acini mammari, collega-
te a piccoli tubuli. I tu-
buli confluiscono in ca-
nali più grossi, i dotti del
latte, che arrivano al ca-
pezzolo. La forma ester-
na della mammella però
non dipende dal gruppo
di lobi, ma dalla massa
di tessuto adiposo che si
appoggia sul muscolo
pettorale retrostante.
Nell’uomo e nella don-
na i lobi sono infatti i-
Una mamma orso: La femmina di dentici. Anche l’uomo
i suoi capezzoli gorilla: ha un seno potrebbe produrre latte: l’appara-
sono posti al molto simile a to è lo stesso, ma è atrofizzato.
centro del torace. quello umano. E’ il grasso, invece, che fa la dif-
ferenza. Nella donna si accumula,
L’ingegneria dalla pubertà in poi, sotto la cute e
sul cuore nelle parti più esterne della mam-
Nella foto a tutta mella, intorno ai lobi: con il suo
pagina, il più peso tende a depositarsi verso il
celebre dei basso, e forma la caratteristica cur-
reggipetti: il va. «La ghiandola mammaria ha
Wonderbra, della
poche connessioni con il muscolo:
Playtex, studiato queste due parti sono unite solo
apposta per far
risaltare il seno. E’ da un tessuto connettivo rilasciato.
un prodotti di alta La forma del seno quindi dipende
ingegneria: lo solo dalla “tenuta” della pelle che
compongono 52 lo contiene. Questo spiega perché
pezzi diversi, con 36 Una scrofa. nella donna (che ha uno strato di
“punti di appoggio”. Partorisce fino grasso maggiore rispetto ad altri
a dieci cuccioli animali, anche a causa della sua
e li allatta tutti. posizione eretta), col passare degli
anni, si ha un rilassamento, con la
discesa verso il basso della parte
più pesante», spiega Paolo Santan-
ché, chirurgo estetico.
A che cosa serve il seno?A par-
te i suoi connotati più apertamen-
te sessuali (vedere il prossimo arti-
colo), i lobi hanno la funzione di
sintetizzare il latte, una sostanza
▼
ad alto valore biologico che le fem-
Focus 47
Più di 150 milioni di anni fa
la sua funzione era diversa:
serviva soprattutto a covare
▼
mine di tutti i mammiferi utilizza-
no per nutrire la prole. Se i mam-
miferi sono i più evoluti tra gli or-
ganismi della Terra, lo devono
proprio alla presenza delle mam-
melle. Grazie a esse, infatti, le ma-
dri possono fornire ai cuccioli un
alimento la cui reperibilità è indi-
pendente dalle fluttuazioni stagio-
nali. Il vantaggio evolutivo è evi-
dente: altri animali, per soddisfare
i bisogni alimentari della nuova fa-
miglia, devono procacciare quoti-
dianamente una gran quantità di
cibo. Nei mammiferi è sufficiente
che la madre mangi poco più della
razione abituale: ci pensa poi il suo
organismo a trasformare acqua,
proteine e sali minerali in latte. E
in caso di care-
stia riesce co-
munque a per-
mettere la so-
pravvivenza
dei piccoli, a
discapito delle
proprie riser-
ve di grasso.
Ma a quan-
do risalgono le
prime mam-
melle? «Ab-
bozzi di ghian-
In forma dole mamma-
perfetta rie sono com-
Paolo Santanché, parsi circa 150
chirurgo estetico. milioni di an-
“La funzione ni fa nei mo-
sessuale prevale notremi (ani-
solo nella
femmina umana”. mali che esi-
stono ancora
e sono strettamente imparentati
con i rettili) dai quali i mammiferi
derivano», dice Luigi Cagnolaro,
del museo di Storia naturale di Mi-
lano. La mamma ornitorinco, per
esempio, depone le uova, le cova.
e in più provvede al nutrimento
del piccolo con il proprio latte, un
liquido che viene fornito da due
corpi ovoidali, composti da 150-
200 lobuli. Alla base di ciascun lo-
bulo sbocca un pelo. Questa coin-
cidenza non è casuale. Le ghian-
dole mammarie infatti sono molto
simili alle ghiandole pilifere e su-
doripare: derivano tutte dallo stes-
so “modello” di ghiandola indif-
ferenziata, e hanno poi subito uno
sviluppo divergente.
Nella loro primitiva versione, le
mammelle erano poco più che or-
gani incubatori, che si trovavano
Focus 48
sull’addome di alcuni rettili, ormai
estinti. Un incubatore dello stesso
genere è quello che la femmina di
echidna, un altro monotremo con-
temporaneo, sviluppa al momento
della riproduzione: una tasca pro-
fonda, di quattro centimetri di dia-
metro, all’interno della quale si tro-
vano i corpi ovoidali, e che ospita il
piccolo appena uscito dall’uovo.
Inizialmente quindi le mammelle
servivano per covare, non per nu-
trire. Avevano una rete ricchissi-
ma di vasi all’interno dei quali scor-
reva il sangue, che permetteva di
scaldare il piccolo appena nato. Poi
questa vascolarizzazione ha fatto
scattare un funzionamento ano-
malo di alcune ghiandole cutanee,
che hanno iniziato a secernere lat-
te. Ecco perché la maggior parte
degli animali ha le mammelle sul-
la parte ventrale. Esistono però va-
riazioni sul tema: i pipistrelli per
esempio, allattano i loro piccoli av-
vicinandoli all’ascella.
Due non bastano?
Si può arrivare
anche a ventidue
Il numero delle mammelle può
variare molto da specie a specie.
Dipende dal numero massimo di
embrioni che possono essere por-
tati dalla madre in gravidanza, e di
piccoli che potenzialmente devo-
no essere sfamati: 22 per un inset-
tivoro del Madagascar, il tenrec,
due per scimmie e uomo. «Anche
alcune persone hanno capezzoli in
più, in posizioni atipiche», dice Fer-
dinando Cafiero, dell’Istituto na-
zionale per la ricerca sul cancro di
Genova. «Possono essere ridotti a
piccole sporgenze di colore rosa-
to, ma la loro posizione, lungo le
due linee mammarie che vanno
dall’ascella all’inguine, tradisce la
loro origine». Solo le femmine dei
primati hanno un seno vero e pro-
prio, mentre negli altri animali es-
so si limita al capezzolo, o poco
più. «Le balene, che pure allattano
i cuccioli con 600 litri di latte al
giorno, hanno le mammelle meno
evidenti: le nascondono sotto una
piega della pelle. La loro forma è
idrodinamica: ogni ostacolo che
può formare attrito con l’acqua
viene eliminato», dice Maddalena
Jahoda, dell’Istituto Tehtis. ■
Mariella Bussolati
Tutto inizia
da qui?
Qui a destra, lo
sguardo di un
neonato di fronte al
capezzolo. Secondo
molti esperti
l’interesse per le
donne con seno
grande nasconde
la paura di essere
abbandonati.
Psicologia - Da dove viene
il fascino delle maggiorate?
A qualcuno
piace grande
G
radisca e tante donne dei
film di Federico Fellini,
le protagoniste dei film
di Tinto Brass, le ragaz-
ze-copertina di “Megabubs”, uno
dei tanti periodici americani dedi-
cati alle tette grandi. Il seno fem-
minile esagerato, portato ai limiti
delle sue dimensioni naturali, è
uno dei simboli erotici più classici.
Come mai? «La mammella, per i
neonati, è un fortissimo oggetto di
desiderio. Da essa dipende la loro
sopravvivenza, ed è anche la prima
cosa con la quale fanno conoscen-
za. Nei primi mesi di vita, la mam-
mella e la madre sono un’unica co-
sa, e anche se in questo periodo
l’uomo non ha una memoria co-
sciente, il ricordo rimane», dice
Maurizio Bini, sessuologo. «Alcu-
ne personalità, così, hanno biso-
gno di circondarsi di seni gigante-
schi. Il desiderio della madre in
questo caso è sicuramente presen-
te, ma c’è anche un’altra compo-
nente: la mammella grande schiac-
cia l’uomo, lo fa regredire a uno
stadio infantile, gli permette di sot-
trarsi alle responsabilità, compresa
quella di dare piacere, perché è la
donna a dominare. E’ difficile in-
vece che l’uomo scelga una don-
na con un seno voluminoso per-
ché la identifica con una buona ri-
produttrice. La capacità di allatta-
re, che non dipende dal volume
del seno, è infatti un concetto più
raffinato e viene in un secondo
tempo rispetto allo stimolo eroti-
co», continua Bini.
Il fascino delle tette, secondo al-
tri studiosi, può però avere anche
origini diverse. Nel mondo anima-
le il maschio, nell’accoppiamento,
si avvicina alla femmina da dietro.
In questa posizione la parte più
evidente sono i glutei. L’uomo in-
vece è l’unica specie che ha scelto
di accoppiarsi faccia a faccia, per
stabilire un contatto culturale, ol-
tre che erotico. Era necessario
quindi trovare uno stimolo ante-
riore, e infatti le mammelle, se ben
Un’attrice di film hard, in una strada di Hollywood.
fornite di grasso, possono ricorda-
re da vicino i glutei.
Due scienziati che hanno stu-
diato i criteri estetici degli animali,
Magnus Enquist, svedese, e An-
tony Arak, inglese, hanno inoltre
scoperto recentemente che la se-
lezione fra “ciò che è brutto” e
“ciò che è bello” viene effettuata a
livello delle reti neurali in base a
criteri di simmetria. E le mammel-
le, poste al centro del torace, sono
doppie. In più: «La maggior parte
degli stimoli erotici maschili sono
rotondi, e non appena il seno cam-
bia forma, a causa dell’età, perde il
suo interesse», continua Bini.
«D’altronde il seno è un oggetto
erotico anche per le donne. In un’
indagine appena conclusa abbia-
mo scoperto che l’80 per cento del-
le donne intervistate riconoscono il
potere seduttivo del seno», dice
Luigi Cersosimo, presidente del-
l’Agico, associazione ginecologi
dei consultori famigliari. Inoltre il
seno non mente: «Il comporta-
mento sessuale dell’uomo è molto
influenzato dalla necessità di ave-
re un ritorno della propria azione.
Il seno è una zona sensibile e il ca-
pezzolo, se la donna prova piacere,
diventa ancora più turgido ed evi-
dente. Mentre per quanto riguarda
l’orgasmo si può mentire, in questo
caso la risposta è chiara e confor-
tante», conclude Bini. ■
Small, medium o extralarge
Chirurgia plastica: un medico controlla una protesi
realizzata in silicone, prima dell’inserimento.
S econdo le statistiche
ufficiali sono circa tre
milioni. Ma probabilmente,
visto che l’operazione viene
quasi sempre tenuta
segreta, sono molte di più.
Sono le donne che hanno
un seno nuovo. La maggior
parte lo ha voluto più gran-
de: “indossa” sacchetti di
silicone a parete liscia o
ruvida, di volume variabile
dai 120 ai 450 centimetri
cubici. Chi ha preferito
ridurne la dimensione, ha
invece approfittato dell’in-
tervento di chirurgia esteti-
ca per ritoccare la forma.
La dimensione del seno
segue mode ricorrenti: negli
anni Trenta e negli anni
Settanta, periodi di crisi
economica, le curve sono
scomparse. Sono tornate
negli anni Cinquanta e alla
fine degli anni Ottanta.
Rispetto al periodo delle
maggiorate però, la donna
di oggi ha un fisico asciutto
e sportivo, sul quale le
mammelle spiccano di più.
Come viene ottenuto questo
effetto? L’intervento di
mastoplastica additiva dura
un’ora circa, richiede solo
due giorni di degenza, costa
da cinque a dieci milioni
di lire. Il chirurgo pratica
un taglio sotto l’ascella,
dove la pelle cicatrizza
meglio, crea una tasca
dietro al muscolo pettorale,
e vi inserisce la protesi.
Per ridurre e rimodellare
invece è necessario un taglio
più ampio, intorno al capez-
zolo e lungo il solco alla
base del seno. La parte in
eccesso viene asportata,
la pelle viene rimessa in
tensione, e il capezzolo viene
spostato più in alto.
Salute - Diagnosi precoce e interventi ridotti al minimo:
così il tumore alla mammella oggi fa meno paura
Quando il seno si ammala
A
nche il seno si può am-
malare. «Piccole cisti,
proliferazioni del tessuto
ghiandolare di sostegno
(fibroadenomi), infiammazioni dei
dotti del latte, anche in assenza di
gravidanza, con fuoriuscita di se-
crezioni, sono patologie abba-
stanza frequenti, ma raramente
gravi. Ogni anno invece circa 30
mila donne italiane vengono col-
pite da forme tumorali che riguar-
dano il seno, e 11 mila muoiono di
carcinoma mammario», dice Vir-
gilio Sacchini, senologo dell’Isti-
tuto europeo di oncologia di Mi-
lano. La malattia colpisce anche
gli uomini, ma cento volte meno
che le donne. «Il responsabile
principale di queste alterazioni sa-
rebbe un gene del cromosoma 17:
una mutazione sulla banda q21 si
accompagnerebbe a una probabi-
lità dell’80 per cento di contrarre il
tumore», continua Sacchini. Sol-
tanto con una diagnosi precoce è
possibile fermarlo, e salvare in
questo modo non solo la vita del-
la persona, ma
anche l’orga-
no colpito.
Per capire
che cosa av-
viene all’inter-
no della mam-
mella, non è
però necessa-
rio interveni-
re chirurgica-
mente. Anzi-
tutto si studia
il torace della
Lotta contro donna, analiz-
il cancro zandolo in
Sopra, Virgilio tempo reale,
Sacchini. “Si sta su un moni-
sperimentato un tor, con tre di-
nuovo metodo versi metodi
di diagnosi per il di diagnosi: la
cancro al seno:
si può ripetere mammogra-
spesso senza fia, cioè una
subire danni”. radiografia a
basso dosag-
gio di raggi x; l’ecografia, che si ba-
sa sulla creazione di eco di ultra-
suoni; la risonanza magnetica, che
rivela invece il contrasto magneti-
co del tessuto canceroso in seguito
alla somministrazione di una so-
stanza colorante. «Sono metodi di
diagnosi sicuri, ma molte donne
Focus 50
sono diffidenti e si sottraggono ai
controlli periodici. Recentemente
però abbiamo scoperto che per lo-
calizzare il tumore basta applicare
sulla cute un rivelatore simile a
quello utilizzato per l’elettrocar-
diogramma: le cellule tumorali
proliferano a un ritmo vertigino-
so e si possono quindi rivelare dif-
ferenze di potenziale elettrico tra
le zone sane e quelle malate. Il si-
stema diagnostico si chiama Bbe
(Breast biophisical evaluation), e
non provoca alcun danno collate-
rale», conclude Sacchini.
Quando si scopra un’alterazio-
ne, prima di intervenire, si può
procedere a un prelievo del tessu-
to, effettuato con un ago che pe-
netra nella cute e raggiunge il no-
dulo. Se il responso è positivo,
quindi quando le cellule sono can-
cerose, si procede. «Una volta la
donna ammalata doveva subire
una vera e propria mutilazione:
spesso, infatti, si eliminava quasi
tutto il seno per allontanare il ri-
schio di metastasi. Oggi, e proprio
grazie a una ricerca italiana, si è
scoperto che è spesso sufficiente
effettuare una quadrantectomia, e
cioè limitarsi ad asportare la por-
zione di tessuto che circondava il
tumore, effettuando poi una ra-
dioterapia», dice Paola Mosconi
del laboratorio di Epidemiologia
clinica dell’Istituto Mario Negri di
Milano. Non sono quindi più ne-
cessarie mutilazioni profonde e, in
genere, la donna può mantenere
il proprio aspetto. ■ ducono un latte diverso
Biologia - Una fabbrica
di proteine e sali minerali
La centrale
del latte
F
ino a un litro di latte al
giorno. Non è la produzio-
ne di una frisona olandese
(una mucca che ne produ-
ce fino a 25 litri), ma quella di una
donna che allatta un bimbo di cir-
ca sei mesi. Durante la permanen-
za nell’utero in effetti il feto riceve
tutto ciò di cui ha bisogno dalla
placenta: al momento della nascita
invece può contare su un alimento
che soddisfa perfettamente il suo
fabbisogno alimentare, al punto
che la sua composizione
cambia addirittura a se-
conda delle diverse ne-
cessità. Se il bimbo ha
sete diventa più acquo-
so, se deve crescere ve-
locemente si arricchisce
di proteine.
«Le madri che parto-
riscono neonati prema-
turi, per esempio, pro-
Imparare
ad allattare
La rete informativa
è diffusa in 60 Paesi
Una terapia
del mondo e opera
da quasi quarant’anni.
Si basa su 8 mila consu-
lenti che forniscono
consigli personalizzati, a
seconda delle esigenze
dell’utente. Si tratta
conclusiva della Leche League,
Una seduta un’associazione di
di radioterapia donne nata negli Stati
all’ospedale Uniti per incentivare
parigino St.Louis. l’allattamento materno.
Viene in genere In Italia è presente in
effettuata dopo otto regioni (per infor-
un intervento mazioni, tel. 030/
di asportazione 2533995). Il servizio è
del tumore, complementare a quello
per allontanare del medico e si basa
i rischi di sulla diffusione di infor-
metastasi, cioè mazioni e tecniche che
del successivo garantiscono un’abbon-
diffondersi dante produzione di
della malattia latte. Per esempio: le
(anche ad altre posizioni migliori per
parti del corpo). allattare, oppure come
spremere il latte e
conservarlo per
i momenti di maggiore
bisogno. Ogni anno la
Leche League, insieme
con l’Accademia
americana dei pediatri, Meccanismi
organizza un incontro
internazionale sul latte. complicati
I suggerimenti poi Qui a sinistra, l’interno
vengono diffusi dalle di un seno: in rosa i lobi
consulenti sotto forma mammari, in giallo il grasso
individuale, oppure in che li avvolge. Ogni lobo è
incontri mensili, ai quali composto da lobuli (sotto):
partecipano le mamme all’interno di essi viene
con i bambini. Da quando fabbricato il latte (in bianco).
la Leche League è nata
si è registrato un
aumento delle donne
che allattano: negli anni
Sessanta erano calate,
(più proteico e più ricco di sali mi- mentre oggi nelle clini-
nerali) per un periodo che gene- che di maternità le donne Una banca piena di biberon
ralmente dura fino alla data pre- che allattano superano In alto, infermiere che allattano con latte umano. Qui
vista per il compimento normale il 90 per cento. sopra, pastorizzazione di latte donato da mamme a un
della gravidanza. E nei primissimi “centro prematuri”: servirà ad altri piccoli più bisognosi.
giorni di vita, quando l’aggressi-
vità dell’ambiente è alta e il siste- ticolare l’immunoglobulina IgA», rittura di due o tre volte. In condi- latte. Quando il bambino
ma immunitario del neonato è an- spiega Guido Moro, responsabile zioni normali predomina lo strato succhia, anche se non riesce
cora immaturo, il seno non pro- del Centro di alimentazione infan- di grasso. In gravidanza invece le a soddisfare la propria fa-
duce vero latte, ma colostro, una tile per la prevenzione delle ma- ghiandole mammarie e i tubuli nei me, stimola le terminazioni
sostanza che ha un basso conte- lattie nell’adulto, della clinica Ma- quali scorre il latte (i dotti galat- nervose. Gli impulsi arrivano
nuto di grassi e carboidrati e un’al- cedonio Melloni di Milano. Inol- tofori) escono progressivamente all’ipofisi e provocano l’e-
ta percentuale di anticorpi, in par- tre, se un bambino appena nato dallo stato di riposo in cui erano, si missione di ossitocina e pro-
viene appoggiato sul ventre della distendono e aumentano di volu- lattina. La prima serve a muo-
madre, esso si spinge fino al seno e me, proprio a spese del tessuto adi- vere il latte, facendolo scorrere
Il migliore inizia a succhiare: è un istinto che poso. Quando l’allattamento cessa, nei dotti, che si contraggono rit-
diminuisce, fino a scomparire, a le ghiandole mammarie si atrofiz- micamente. La seconda provvede
alimento mano a mano che ci si allontana zano di nuovo e il grasso, lenta- alla sintesi delle molecole in esso
Guido Moro, dal momento del parto. mente, torna a sostituirle. contenute», continua Moro. ma in questo
esperto Come si modifica quindi la «Le modificazioni del seno ven- Quanto più spesso il bambino modo fa aumentare anche l’emis-
nutrizionista. mammella per svolgere la nuova gono regolate dall’ipofisi, una succhia, tanto più aumenta la pro- sione di prolattina e ossitocina, e
“Ogni madre
produce un latte funzione di nutrice? I cambiamenti ghiandola endocrina posta alla ba- duzione di latte. E’ un meccani- quindi di latte. Se invece è sazio
specifico per iniziano già al secondo mese di se del cervello. L’ipofisi controlla smo perfetto: se il neonato ha mol- allunga l’intervallo tra una poppa-
il proprio figlio”. gravidanza, e al nono il volume del anche la produzione degli ormoni ta fame, piange per essere attac- ta e l’altra, rallentando così la pro-
seno può essere aumentato addi- responsabili della produzione di cato al seno più frequentemente, duzione. ■
Focus 51
 ✹
■ Ecologia

P R I S M A Alluminio: una miniera sì, ma di lattine

P er produrre un chilo
di alluminio partendo
dalla bauxite ci vogliono
16 chilowatt di energia
stano 0,8. Il risparmio è
dunque evidentissimo. In
questo settore il nostro
Paese è all’avanguardia:
nio di seconda mano”:
400 mila tonnellate al-
l’anno. Solo nel 1994
ben 6 mila tonnellate di
Munizioni
■ Kolossal ecologiche? elettrica. Per produrlo da
materiale usato (per e-
dopo la Germania, siamo
infatti il secondo produt-
lattine sono state ricicla-
te. Risparmio energeti-
La megadiga A lato, alcuni
partecipanti alla
sempio le lattine) ne ba- tore europeo di “allumi- co? 25 miliardi di lire.

nel cuore prima gara

nazionale di
della Cina Battaglie
“combat”: sono
iscritti al gruppo private ■ Ascensori
C i pensava già Sun
Yat-sen, il padre
della Cina moderna,
Platoon, di
Cagliari. Le armi
in genere sono
“Soldati” pronti
a entrare in
azione. Non
Il record dei 70 piani
nel 1919: «Uno sbar- di fabbricazione bisogna mai
ramento capace di im-
magazzinare tanta
giapponese, le
munizioni si
entrare in fondi
privati senza
D ieci piani in meno di
quattro secondi, dodici
metri e mezzo al secondo.
funziona a corrente alter-
nata: un microprocessore
ne controlla il numero di gi-
acqua da farci navigare trovano anche in la preventiva E’ il record mondiale di ve- ri variando continuamente il
perfino i piroscafi». A Italia: ditte come autorizzazione locità per ascensori e lo de- voltaggio e la frequenza
metà dicembre un al- la Microtec, di dei proprietari. tiene quello costruito dalla della corrente che lo ali-
tro uomo politico cine- Pavia, producono Mitsubishi e installato nel menta. Per non disturbare i
se, il premier Li Peng, addirittura palazzo più alto che sia mai passeggeri, la cabina è sta-
ha finalmente dato il anche “pallini stato costruito in Giappo- ta insonorizzata con pareti
primo colpo di piccone biodegradabili”. ne, il grattacielo Landmark doppie, contro il rumore
all’opera: la più grande tower di Yokohama, alto provocato dall’attrito con
diga del mondo, alta 296 metri. L’edificio ha 70 l’aria. Un altro genere di at-
165 metri, che imbri- piani e il suo ascensore li trito, però, sarebbe più pe-
glierà le acque dell’ percorre tutti. Si tratta del ricoloso: quello delle guide
immenso fiume Yang
tse Kiang e creerà un La guerra per gioco ha in Italia più di diecimila appassionati: massimo che la tecnologia
moderna possa offrire. A
metalliche verticali che si
trovano nella tromba del-
enorme lago artificia-
le, lungo 360 chilome-
tri. E’ il progetto “Tre
armi perfettamente replicate, che sparano sangue finto velocità e altezze superiori,
infatti, la cabina dell’ascen-
l’ascensore (e che servono
per impedire le oscillazioni
sore subirebbe oscillazioni orizzontali) contro le pareti
gole”, che porterà alla

Bim. Bum. Splash!

verticali troppo ampie, tali della cabina. La tempera-
costruzione di 26 cen- da provocare il mal di mare tura delle guide può rag-
trali elettriche, dalle a chi lo usa. Per questo, la giungere i 750 gradi. Ma i
quali dovrebbero maggior parte dei gratta- costruttori della Mitsubishi
ricavarsi (a partire cieli ha diversi ascensori hanno rimediato anche a
dall’anno 2009) oltre che non solo compiono bre- questo: le slitte che scor-
18 milioni di chilowatt: vi tratti, ma sono anche più rono sulle guide non sono
elettricità per tutta la
Cina centrale e orien-
tale. Nel complesso si
C ombat , Wargame, Sur-
vival game. I suoi no-
mi sono tanti. C’è anche
stema di propulsione a
molla, a gas o elettrico.
Scopo di ogni gruppo: con-
sferiche di vernice biode-
gradabile dal diametro di
circa 18 millimetri. Quando
Paintball sono tuttavia
troppo potenti per essere
classificate come giocattoli
lenti. La cabina messa a
punto dalla Mitsubishi, in-
di ferro, come quelle degli
ascensori normali, ma di
vece, riceve soltanto mini- ceramica, che resiste alle
tratta di una operazio- qualcuno che lo definisce quistare, dopo un vero e il concorrente viene colpi- nel nostro Paese, in cui vi- me oscillazioni grazie a un alte temperature senza
ne paragonabile solo «lo sport di squadra del proprio combattimento si- to, l’involucro esterno del- gono norme di classifica- motore a induzione, che deformarsi.
a quella che portò XXI secolo». Che cos’è? mulato, la “bandiera” del la sfera si spacca e una vi- zione molto restrittive. Co-
alla costruzione della Un conflitto simulato in cui plotone avversario. stosa macchia colorata te- sì da noi si è scelto di im- Volate rosse
Grande muraglia: i concorrenti, suddivisi in A fare giochi del gene- stimonia il suo «decesso». piegare le softair, nate in
verranno sommersi Sopra e a sinistra: armi softair che
30 mila ettari di terra, squadre, si affrontano ar- re si è cominciato negli Sta- Per questo il nome origi- Giappone dove le legge riproducono perfettamente modelli
e spostate circa mati di softair, cioè repli- ti Uniti: all’inizio si adope- nario di Splash contact è non consente ai cittadini di reali. La volata (parte terminale
un milione di persone. che di armi da fuoco che ravano fucili caricati ad stato ormai sostituito di detenere armi proprie. della canna) è verniciata di rosso.
Lo sbarramento vero sparano pallini di plastica anidride carbonica (usan- Paintball, che significa let- Di vendita e detenzione
e proprio del fiume sferici dal diametro di 6 do le bombolette per il teralmente «palla di verni- libera, le softair possono di anfibi e tanto fiato, giac- la maggior parte di essi ha softair non sono cioè con-
comincerà a partire millimetri, tramite un si- seltz) che sparano capsule ce». Le armi impiegate nel vantare una notevole so- ché ci si muove e ci si spo- dato vita a una Federazio- siderate armi (nemmeno
dal 1997. Il costo del- miglianza con quelle vere: sta sovente in aperta cam- ne italiana softair con sede giocattolo), e di recente il
le “Tre gole” è immen- il costo per un modello pagna e in luoghi impervi. a Bologna (telefono 051/ pretore di Monza ha assol-
so: 12 miliardi di elettrico può arrivare Costo di un equipaggia- 522625). Esiste anche una to un gruppo di ragazzi che
dollari in tutto, pari
al 1,75 per cento del anche a 800 mila lire. Il mento, armi a parte, è di associazione romana, de- stavano “giocando alla
prodotto interno lordo loro principale difetto con- circa 700 mila lire. nominata Associazione guerra”, e che erano stati
cinese. Anche i proble- siste nella difficoltà a usare Il «combat», come viene sportiva nazionale War ga- accusati di minacce, deten-
mi indotti saranno pallini macchianti: esisto- generalmente chiamato, è me (telefono 06/8889484), zione e porto abusivo di ar-
immensi: gli ecologisti, no, ma tendono a romper- oggi praticato in Italia da che nell’estate scorsa, a po- ma da fuoco. Di più: la Fe-
per esempio, temono si nei caricatori o, in alter- circa 10 mila persone (15 chi chilometri a nord di derazione italiana softair
che un’opera del ge- nativa, a rimbalzare contro per cento donne), riunite in Roma, ha organizzato la ha stipulato una conven-
nere comporti addirit- la persona “colpita” senza club: nel 1994 questi grup- prima gara nazionale di zione con l’Acsi, l’ente pro-
tura un mutamento del rompersi e lasciare traccia. pi erano già una ventina «combat» (hanno vinto i mozionale sportivo ricono-
clima, nell’Asia centra- Colpito? Sì, no, non lo so
le. Li Peng, che è A sinistra, armi softair (e munizioni) Per giocare alla guerra è (dai Dragon fire di Erco- Predator di Milano). sciuto dal Coni. Nelle O-
ingegnere idraulico, in vendita in Italia. Sopra, lo spaccato indispensabile anche una lano alla Compagnia om- Ma che cosa dice la leg- limpiadi del terzo millen-
assicura invece che di una mitraglietta. Non tutti i pallini tenuta mimetica completa bra di Piacenza, dalla Le- ge, di questa attività? Il nio assisteremo anche alle
tutto andrà bene. sono macchianti e spesso bisogna di maschera e occhiali di gione bizantina di Raven- problema degli attrezzi è guerre per finta? ■ La Landmark Tower di Yokohama: quasi 300 metri.
affidarsi alla lealtà del colpito. protezione, un buon paio na ai Platoon di Cagliari), e stato risolto dalla legge: le Mauro Maggi
Focus 54 Focus 55
✹ P R I S M A
■ Invenzioni
Attenzione! Il telefono
vi sta tenendo d’occhio
D el videotelefono si par-
lava da anni come di
un’innovazione imminente,
ma all’atto pratico le diffi-
coltà tecniche sono sem-
pre apparse insuperabili.
L’impresa è invece riuscita
alla British telecom ingle-
se, che ha creato un ibrido
tra telefono e computer
grazie a una collaborazione
con la Ibm, la Olivetti e la
società inglese d’informa-
tica Icl. Il Pc-videotelefo-
no contiene una piccola vi-
deocamera da installare
sopra il monitor, una sche-
da grafica e naturalmente
l’apparecchio telefonico.
La grande quantità di dati
richiesti dalla trasmissio-
ne video rende poi neces-
sari cavi speciali (le cosid-
dette “linee Isdn”), attra-
Sotto, il prototipo del Pc-videotelefono.
■ Mongolia
Chi si mangiò
il velociraptor?
E’ probabilmente la cosa
più bella che mi sia
mai capitata». Che cosa ha
entusiasmato tanto il
professor Mark Norell, del
Museo americano di storia
naturale, a New York?
L’aver scoperto, in un nido
fossile di dinosauri nel
deserto di Gobi, un uovo
probabilmente di oviraptor
(nell’illustrazione a destra),
lungo 15 centimetri.
Dentro all’uovo, perfetta-
mente formato e prossimo
Focus 56
verso i quali le informazio-
ni passano in forma digi-
tale, senza necessità di
manipolazioni. Ma queste
linee sono ormai ampia-
mente diffuse, anche in
Italia. Il vantaggio di que-
sto apparecchio non sta
soltanto nel fatto di vede-
re il volto del proprio inter-
locutore (che compare in
una finestra in alto e a de-
stra del monitor), ma an-
che la possibilità di usare
una zona di schermo per
comunicare informazioni
scritte o disegni sui quali
entrambi possono interve-
nire: in pratica, sarà come
essere in due di fronte al-
la stessa lavagna. Il costo
è per ora elevato: 3.500
sterline, circa otto milioni
di lire ad apparecchio.
a vedere la luce, c’era il
“pulcino”. Si tratta del pri-
mo embrione di dinosauro
carnivoro mai scoperto
(i precedenti sette, ritrovati
in varie parti del mondo,
erano tutti embrioni di
erbivori). Accanto all’uovo
fossile, nel nido, i resti
di due velociraptor ancora
allo stadio giovanile, che
erano probabilmente serviti
come pranzo o cena ai
“genitori” dell’oviraptor.
Questi ultimi, a quanto se
ne sa, disponevano le uova
in cerchio, nel nido, proprio
come molti uccelli d’oggi,
con la parte più larga verso
il centro. Probabilmente,
durante la covata, ruotava-
Antiche
pedate
A fianco, un
bassorilievo
nella
cattedrale di
Gloucester,
in Inghilterra,
rappresenta
due monaci
del Trecento
impegnati in
una partita
a pallone.
I monaci medievali giocavano a football?
Una brutta frattura
per il frate terzino
Itopedica.
l football, un monaco me-
dievale e la chirurgia or-
Che cosa hanno
in comune? Un singolare
punto d’incontro è stato
scoperto in uno scavo ar-
cheologico nel monastero
gilbertino di York, in Gran
Bretagna: nel corso dei la-
vori, infatti, Christopher
Knüsel e Paul Budd, della
Bradford university, han-
no dissotterrato lo schele-
tro di un monaco-calciatore
rimasto vittima di un gra-
ve incidente sportivo. Fin
qui niente di strano, poiché
Dino news
no anche la posizio-
ne delle singole uova,
dimostrando così un note-
vole sviluppo delle loro
cosiddette “cure parentali”.
Il tutto dovrebbe avere
circa 80 milioni di anni.
■ Spagna
Un dinosauro
con 220 denti
Adinosauri
llora è proprio vero: gli
ultimi discendenti dei
sono gli uccelli.
La prova più recente (ce ne
sono ormai molte) è stata
la scoperta a La Hoyas, in
Spagna, di un nuovo tipo
era già noto che i monaci
gilbertini non disdegnava-
no una partita di pallone di
tanto in tanto. «Ciò che
rende unico questo ritro-
vamento è l’intervento chi-
rurgico subito dall’infor-
tunato», spiegano Knüsel e
Budd. «Intorno al ginoc-
chio, infatti, sono state ri-
trovate due placche di ra-
me che avevano un’eviden-
te funzione di sostegno».
I resti ossei mostrano i
segni di una grave distor-
sione al ginocchio, verifica-
tasi molti anni prima della
di ”ornitomimosauro” (vale
a dire un “dinosauro
somigliante a un uccello”)
subito ribattezzato “Pele-
canimimus plolyodon”.
Somiglierebbe infatti a
un pellicano, soprattutto
a causa del becco e della
fronte allungata, anche se
morte, ma la presenza del-
le piastre di metallo deve
aver permesso il recupero
dell’arto. «Il rame potrebbe
inoltre essere servito per
evitare l’insorgere di infe-
zioni, e il relativo rischio di
un’amputazione», aggiun-
gono Knüsel e Budd. La
conformazione delle spal-
le indica che, dopo l’inci-
dente, il monaco è stato co-
stretto a usare una stampel-
la per camminare: l’inter-
vento gli ha forse salvato la
vita, ma ha messo fine alla
sua carriera di calciatore. ■
le sue dimensioni sono
maggiori (si arriva a una
lunghezza di 2 metri e
mezzo). Soprattutto, però,
il professor Bernardino
Perez Moreno, capo della
équipe di paleontologi
dell’università di Madrid
che ha scoperto il fossile,
gli ha contato in bocca ben
220 denti, piccolissimi
e molto ravvicinati fra loro.
Secondo gli esperti questi
denti sarebbero, con il
tempo, del tutto scompar-
si, arrivando così a confi-
gurare il tipico becco liscio
degli uccelli d’oggi.
Cieli del mondo
D A L E G G E R E
Ce n’era bisogno: la me- na porta alla perdizione
dicina del sonno è infat- il marito, ad Alexis Car-
di Gianni Guadalupi ti una disciplina recente, rington dei telefilm di
Anabasi, 45 mila lire e pochi sono quelli che “Dynasty”. Non manca-
vi si dedicano. Ancora no le schede di celebri
meno coloro che hanno
analizzato le conse-
autori che hanno creato
perverse a tutto andare
guenze sociali (che pos-
sono comprendere per-
fino la perdita del posto
(anche qui la storia è
lunga, e va dai fratelli
Grimm a Gabriele d’An-
di lavoro) di un “cattivo
rapporto” con il sonno.
Nel libro non manca na-
nunzio, alla giallista Ruth
Rendell), e una accurata
filmografia per rintrac-
turalmente il punto sui ciare anche le cattive
farmaci contro l’inson- del cinema. Insomma,
nia, l’analisi dei sogni e uno straordinario e iro-
le terapie non farmaco- nico viaggio nella mal-
logiche. Oltre che un e- vagità femminile. Nella
lenco completo dei stampa, le sorellastre
■ L’aeronautica italiana
“centri del sonno” ope-
ranti in Italia.
cattive di Cenerentola.
ha grandissime tradizio-
La tribù
ni. Negli anni Venti e
Trenta, in particolare, le
imprese aviatorie di pi-
loti come Arturo Ferra-
Sul braccio
di colei...
di Lia Volpatti
della tigre
di Elizabeth M.Thomas
Longanesi, 25 mila lire
rin, Umberto Maddale-
na, Francesco De Pine- Baldini & Castoldi
24 mila lire ■ Il sottotitolo del libro
do e altri (nel 1918 c’e- è: “i felini e la loro cul-
rano in Italia già 5 mila
tura”. E l’autrice (che già
piloti con brevetto) furo- aveva scritto “Vita se-
no assolutamente straor-
dinarie, e poterono ba-
sarsi anche su intuizioni
greta dei cani”, il che
potrebbe insospettire un
gattofilo) analizza in ef-
industriali avanzatissime fetti a fondo la nobile fa-
(Gianni Caproni, che in
miglia dei felini, parten-
seguito avrebbe realiz- do dal principio che “co-
zato il primo aereo a
me il cherubino sta al-
getto della storia, già l’angelo, il gatto sta alla
immaginava enormi plu- tigre”. Ecco allora un
rimotori capaci di tra- manuale ( spesso in for-
svolare l’Atlantico, come ma di romanzo) per in-
i moderni jumbo). Que- terpretare il comporta-
sto libro rievoca quei mento non soltanto del
tempi e quelle imprese, gatto di casa, ma anche
attraverso le voci dei
di grandi animali
protagonisti. come i puma e le
tigri. Con excur-
I misteri del sus in storia e
preistoria, e con-
sonno sigli per la convi-
di Piero Angela venza quotidiana
Mondadori
32 mila lire
con il gatto di ca-
sa e il suo insop-
primibile istinto
■ Circa 15 milioni di ita- fondamentale: la
liani hanno problemi con caccia. Così il mi-
il sonno, e per 4 milioni cio si rivela sem-
si tratta di problemi gra- ■ Ma le donne sono pro- pre più, per l’uomo, un
vi. A questo esercito di prio così cattive (il titolo affascinante e indipen-
insonni Piero Angela de- di questo libro in effetti dente “compagno di
dica il suo ultimo libro. non è che una parte del
ritornello della celebre
viaggio”.
canzone di E.A.Mario,
“Vipera”, anno 1919)?
Lia Volpatti, caporedat-
tore ai Gialli Mondadori
e a Segretissimo, rispon-
de con una antologia
particolare: l’elenco del-
le “vipere” letterarie di
tutti i tempi. Sembrano
esserci proprio tutte, da
lady Macbeth, che nella
tragedia shakespearia-
 DOSSIER

A PAG. 64
Nascita di
un Cd-Rom
A PAG. 66
Il buon
lettore
A PAG. 68
E domani?
Dischi densi
A PAG. 70
Il catalogo
è questo

LA
RIVOLUZIONE
DEL
A cura di Mauro Gaffo
CD

I dischi - In 15 grammi
di plastica contengono
un’intera enciclopedia
U Identici ai
n’enciclopedia con i suo-
ni degli strumenti musi-
cali di ogni epoca. La rac-
colta dei documenti sull’
assassinio di Kennedy. Una scelta
di 4 mila fotografie di Saturno scat-
tate dalla sonda Voyager. Questo,
e altro, si può trovare oggi sul mer-
cato in forma di disco, a prezzi che
variano dalle 50 alle 600 mila lire.
Disco? In effetti somigliano ai co-
muni compact disc, ma sono i Cd-
Rom (compact disc con memoria a
sola lettura) e rappresentano la
nuova frontiera dell’informazione.
Non sono affatto riservati a pochi
appassionati di computer: Data-
quest, un istituto di ricerca sull’
informatica, prevede che nei pros-
simi tre anni le vendite di Cd-Rom
nel mondo quintuplicheranno, rag-
giungendo un fatturato di oltre 4
mila miliardi di lire nel 1997.
Tutto inizia
con l’incontro tra laser
e calcolatori
Nati nel 1983 e distribuiti sul
mercato due anni più tardi, i Cd-
Rom sono dischetti argentei lar-
ghi 12 centimetri e spessi meno di
un millimetro, fatti di plastica resi-
stente al calore (la stessa dei pop-
patoi), ricoperti di alluminio e poi
da una lacca protettiva. Come nei
compact disc musicali, le informa-
zioni sono immagazzinate in forma
digitale: gli 1 e gli 0 sono incisi co-
me una spirale di “pit”, cioè pic-
cole infossature di lunghezza va-
riabile profonde poco più di un
millesimo di millimetro, “leggibili”
da un laser a luce infrarossa. A dif-
ferenza dei compact disc musicali,
il lettore laser per Cd-Rom deve
essere collegato a un computer, il
cui microprocessore interpreta (e
riproduce) i dati facendoli diven-
tare suoni, immagini, testi scritti o
programmi. In sintesi, un Cd-Rom
equivale a un dischetto di compu-
ter non alterabile e molto capiente:
può contenere fino a 650 milioni di
caratteri, all’incirca quanto l’intera
enciclopedia Treccani. Ma negli
ultimi mesi è diventato qualcosa
di più.
«In realtà, in Italia si sono ven-
duti moltissimi lettori di Cd-Rom,
soprattutto nel 1990 e nel 1991»,
Focus 62
Figli di un poppatoio
dice Gualtiero Rudella, direttore
di Cd Review, la prima rivista ita-
liana sui Cd-Rom. «Fino a due o
tre anni fa, però, quelle macchine
erano destinate a gestire grandi
archivi di testo, come raccolte di
leggi, di sentenze o di regolamen-
ti, ed erano relativamente lente». I
Cd-Rom di oggi, quelli chiamati
“multimediali”, contengono inve-
ce anche immagini e filmati, oltre
al testo. «Questo ha reso necessa-
rio un nuovo tipo di lettore laser,
capace di trasferire più rapida-
mente i dati all’elaboratore, e così
è nato un nuovo mercato, giova-
nissimo ed entusiasta, che però
non ha più di un anno di vita»,
continua Rudella. «Oggi è
normale trovare in commer-
cio lettori a doppia velocità,
e cominciano ad arrivare an-
che quelli a tripla e a qua-
drupla velocità: si stima che
il “parco macchine” adatto
ai Cd-Rom multimediali, in
Italia, sia già di circa 100 mi-
la esemplari».
Ci sono anche altri due
aspetti che lasciano preve-
dere un crescente successo dei Cd-
Rom: il commercio del software e
la lotta contro la pirateria. In In-
ghilterra, per esempio, è già di mo-
da vendere software su Cd: un
gran numero di programmi viene
ricevendo in cambio il codice ne-
Il computer cessario per la decodifica. In Italia
va in edicola la stessa tecnica viene usata da
Gualtiero qualche mese dalla Olivetti.
Rudella, direttore Molti produttori di software,
della prima inoltre, hanno ideato un singolare
rivista italiana sistema per impedire le copiature
sui Cd-Rom, “Cd illegali: vendono giochi e pro-
Review”. “In Italia
grammi su Cd-Rom gonfiandone
c’è un mercato le dimensioni a dismisura (per e-
in forte crescita”.
sempio mediante dettagliatissime
immagini) in modo che nessun di-
crittografato, in maniera che il po- schetto convenzionale e ben po-
tenziale acquirente ne possa esa- chi hard disk possano contenerli. E
minare solo la parte dimostrativa. copiare un gioco su un altro Cd-
Se trova qualcosa di interessante, Rom è possibile solo disponendo
comunica telefonicamente il nu- di apparecchiature specializzate.
mero della propria carta di credito, Produrre un Cd-Rom è estre-
Un cuore
di plastica
A destra,
il materiale di
base dei dischi:
un policarbonato
economico
e resistente al
calore. Lo stesso
dei poppatoi.
Produzione
in serie
Una fabbrica
di Cd in Francia:
la fase di
etichettazione.
Nei primi tempi,
gli inchiostri
usati rovinavano
il disco nel giro
di qualche anno.
Dal disco “master” di vetro si ricavano le matrici, speculari
rispetto al prodotto finale. Ogni matrice genera migliaia di Cd.
mamente economico. «Una copia
unica costa circa 20 mila lire», dice
Giovanni Somenzi, della Cd ex-
press softeam, una società che si
occupa della “masterizzazione” (la
trasformazione dei dati su compu-
ter in una forma utilizzabile dai
Cd-Rom). «I dati vengono incisi
su un particolare compact disc, for-
nito di una pellicola trasparente
che il laser può intaccare una sola
volta. In mezz’ora si ottiene il co-
siddetto gold disk, che può essere
usato dal cliente come archivio di
dati, oppure può servire come ba-
se per la produzione in serie». Per
tirature di migliaia di copie il prez-
zo scende addirittura a circa un
dollaro per esemplare, ma in que-
sto caso l’incisione non si effettua
con il laser. «Nel nostro impianto
di Gütersloh, in Germania, si stam-
pano fino a 750 mila dischi ottici al
giorno», dice Marco Vecchi della
Sonopress, leader europeo in que-
sto settore. «Il laser viene usato
soltanto nella prima fase, per tra-
sferire il contenuto del gold disk
su un disco di vetro ricoperto di
resina fotosensibile. Da quest’ul-
timo si ricavano poi le matrici, che
sono un’ immagine speculare del
prodotto finale (i buchi diventano
sporgenze) e vengono usate per
stampare i dischi di plastica in
presse a iniezione». ■
DOSSIER
compact disc?
Non del tutto
Alarghiguardarli, sembrano
tutti uguali: dischetti
12 centimetri e spessi
meno di un millimetro,
pesanti 15 grammi, e
coperti da un’iridescente
vernice protettiva. Tutti,
inoltre, contengono una
spirale di “pit”, cioè piccole
infossature di lunghezza
variabile, che formano
un codice digitale leggibile
da un laser. Per tradurre
il codice, però, sono neces-
sarie alcune istruzioni, ed
è questa l’origine di ogni
differenza tra i vari tipi di
compact disc: in una
sezione iniziale del disco,
la stessa per tutti, è infatti
memorizzato un messaggio
che illustra il tipo di codice
usato, per esempio “Cd
musicale”, “Cd interattivo”,
“Cd dati” eccetera. Il
lettore (cioè la macchina
che “legge” i dischi) è
dotato di un chip capace
di interpretare questo mes-
saggio e comportarsi
di conseguenza. Che cosa
succederebbe, per
esempio, se si inserisse
un Cd-Rom in un lettore
di Cd musicali? Primo,
la macchina leggerebbe
il messaggio e capirebbe
di avere a che fare con un
disco per lei intraducibile.
Secondo, farebbe compari-
re sul display la scritta
“data” e arresterebbe
la rotazione del disco.
Accenniamo comunque
ad almeno una differenza
tra i due tipi di standard:
la tolleranza degli errori.
Il Cd musicale, infatti, è
in grado di compensare
piccoli errori di lettura
(dovuti a imperfezioni nel
disco) sostituendo i suoni
mancanti con una “media”
tra quelli immediatamente
precedenti e immediata-
mente successivi: il
Cd-Rom, invece, non
ammette questo tipo
di errore, e prevede quindi
severi sistemi di controllo
e correzione.
Focus 63
I “lettori” - Ecco come scegliere l’apparecchio
e gli accessori: caratteristiche, limiti, prezzi
Accendi la
luce. E leggi
U
n’indagine di mercato
della società d’informa-
tica Logik, condotta su
12 mila utenti di compu-
ter, ha messo in luce che l’81,5 per
cento degli intervistati o possiede
già un lettore di Cd-Rom (27,9 per
cento) oppure ha intenzione di ac-
quistarlo entro breve (53,2 per
cento). La scelta dell’apparecchio
adatto, però, è meno semplice di
quanto possa apparire, perché in
soli dieci anni il mercato del disco
ottico è diventato un’incompren-
sibile giungla di sigle, dove perfino
gli esperti a volte si confondono.
Per orientarsi in questo caos è
quindi necessario chiarire almeno
quattro punti.
1. Oltre ai Cd-Rom propria-
mente detti, esistono in commer-
cio altri tipi di compact disc, che ri-
chiedono apparecchi specializzati
per essere “letti” e non si appog-
giano a un computer (sono il Pho-
to-Cd della Kodak, il Cd-I interat-
tivo della Philips, il Cd-Tv della
Commodore, il 3DO della società
omonima, il Mega-Cd della Sega
e, ovviamente, il Cd musicale: si
veda la tabella in questa pagina).
2. I lettori di Cd-Rom funzio-
nano in coppia con un computer, il
quale deve essere capace di capire
come sono organizzati i dati nel
disco: in altre parole, deve avere i
programmi adatti. Esistono fon-
damentalmente due tipi di orga-
nizzazione di dati, una adatta al si-
stema Macintosh e l’altra al siste-
ma Dos-Windows: i Cd-Rom
adatti al primo non sono leggibili
con l’altro e viceversa, quindi con-
viene sempre controllare con at-
tenzione l’etichetta (quando man-
cano indicazioni, probabilmente il
disco è adatto al Dos-Windows,
Focus 64
A CIASCUNO IL SUO LETTORE
tipo uso
Si collegano
Cd-Rom al computer
Cd-I Si collegano alla Tv
Si collegano alla Tv,
Photo-Cd o a un computer con
i programmi adatti
Cd audio Si collegano alle casse costano da 300 mila
dello stereo
Cd-Tv Si collegano alla Tv
e Cd32 o a computer Amiga
Sono console da
3DO e
videogioco con
Mega-Cd microprocessori ad
alto livello, collegabili
alla Tv
che è il sistema più diffuso).
3. Il lettore deve sempre avere
una velocità di funzionamento a-
deguata al contenuto del Cd-Rom.
Se per esempio il disco contiene
immagini in movimento è neces-
sario come minimo un lettore a
doppia velocità.
4. Insieme con il lettore si de-
vono acquistare alcune particolari
schede (audio e video) da installa-
re all’interno del computer, e il
computer stesso deve possedere
una memoria e una capacità di ela-
borazione abbastanza elevate.
«Per utilizzare in maniera ade-
guata i Cd-Rom che si producono
oggi, un computer deve avere al-
meno un microprocessore 486
DX-2, 8 megabyte di memoria
Ram, una scheda audio e una
scheda video con una buona me-
moria, cioè almeno un megabyte»,
suggerisce Paolo Monti, segreta-
rio dell’Associazione italiana per
la multimedialità. «Perfino per le
macchine che si usano con il tele-
DOSSIER
prezzi compatibilità
costano da 350 leggono anche i Cd
mila lire a un milione audio e i Photo-Cd
costano circa un leggono anche i Cd
milione audio e i Photo-Cd
costano da 600 mila leggono anche
lire in su i Cd audio
leggono anche la parte
lire in su sonora dei Photo-Cd
a causa del fallimento della Commodore nel
1994, però, questi specializzatissimi lettori
sembrano avere scarse possibilità di sviluppo.
3D0 circa un milione Il motore in archivio
Purtroppo non sarà però possibile ri per guidare il laser a incidere il
di lire; Mega-Cd
circa 900 mila lire
(con la macchina
leggono anche i
Cd-audio
La francese Snecma, società
nazionale di studi sui motori aggiornare allo stesso modo i let- disco in maniera standard). Così funziona il Cd
aerei, usa i Cd-Rom come tori già esistenti. Per completare il quadro, man-
base, il Mega-Drive) Esistono inoltre anche apparec- ca soltanto il multi-Cd (come il Il motore rallenta la
memoria per le sue ricerche. rotazione passando
chi che permettono di realizzare Pioneer DRM-602X): è un appa- dal centro al bordo,
visore sono necessarie alcune av- tere in vendita un apparecchio in casa il proprio Cd-Rom: si chia- recchio che gestisce sei compact in modo che il laser
vertenze: il Cd-I della Philips, per multiplo, che funzionerà quasi con mano Cd-R, utilizzano dischi re- disc contemporaneamente, per- passi sulla traccia
esempio, non permette di vedere ogni disco ottico. gistrabili una sola volta e sono l’i- mettendo di tenere sott’occhio una sempre alla stessa
le immagini in movimento a pieno «Grazie ad apposite schede da deale per chi vuole registrare in massa di dati pari a tre miliardi e velocità. Al suo
schermo senza una cartuccia chia- installare nel computer, questo poco spazio grandi quantità di da- mezzo di caratteri. E per il cambio passaggio, il raggio
mata “full-motion”, che costa 450 nuovo lettore sarà adatto tanto ai ti. L’unico handicap è il prezzo, automatico del disco basta un ter- di luce infrarossa Direzione Motore di rotazione
mila lire. Senza questa aggiunta, i Cd-Rom quanto ai Cd-I, e in più che però in un solo anno è sceso da zo di secondo. ■ viene assorbito della registrazione
filmati si vedono in un rettangolino sarà già predisposto per i futuri vi- una quindicina di mi- soltanto se incontra una cavità (pit), in caso contrario viene
su una parte dello schermo». deo-Cd», annuncia Luciano Col- lioni a poco più della riflesso dalla superficie metallizzata, trasmettendo il segnale.
Nel tentativo di evitare delusio- tri, responsabile del settore multi- metà (compresi i La luce riflessa viene
ni ai clienti, la Philips sta per met- media della Philips automation. programmi necessa- Faccia interpretata dal cervello
inferiore incisa
del lettore come un “1” in
linguaggio digitale, mentre
Le enciclopedie del terzo millennio l’assenza di luce equivale
a uno “0”. La traccia è lunga
in tutto 5 mila chilometri,
S embra che il
1995 sarà l’anno
delle enciclopedie su
campagna pubblici-
taria “Genias”, in sei
volumi, con prezzo
oggi Cd-I della Philips)
ha già venduto circa
30 mila copie nel
cento del materiale».
L’opera può essere
acquistata soltanto
che contengono circa
650 milioni di caratteri.
disco: arriveranno tra intorno al milione e nostro Paese. «Si su disco (con un
le altre l’americana mezzo. Leader in tratta di un’opera risparmio di tre Si usa luce laser infrarossa Segnale 0 Segnale 1
“Encarta” (Micro- Italia, però, resta pensata e realizzata milioni e mezzo), perché è la più facile ed
soft), che nell’edizio- sempre la pionieristi- in Italia», dicono alla oppure nel pacchetto economica da produrre: il raggio
ne inglese costa ca enciclopedia elet- Grolier, «che supera che comprende viene poi focalizzato da lenti di Lenti
circa 200 mila lire, tronica multimediale ampiamente la la versione su carta, plastica, e la luce riflessa viene
e l’italiana “Gedea” “Grolier”, che nelle qualità dell’omonima quella elettronica e trasmessa da uno specchio a un
(De Agostini). Inoltre sue tre versioni (per i edizione americana: anche il lettore Cd-I Le annate di “Le Monde”, oggi conservate su fotodiodo (cioè un congegno in
è appena stata lan- sistemi Cd-Tv e Cd32 non abbiamo in per vedere i filmati a Cd-Rom. Lo stesso fanno “Newsweek”, grado di trasformare un segnale Specchio semi Fotodiodo
Laser trasparente
ciata con un’intensa della Commodore, e comune che il 15 per pieno schermo. “Time”, “Frankfurter” e “Corriere della Sera”. luminoso in un impulso elettrico).
Focus 65
La ricerca - E domani? Tracce più strette, luce blu, velocità var iabile: i nuovi Cd-Rom potranno contenere un intero film

DOSSIER
Un futuro al laser
Storia e preistoria del disco digitale
1982 - Escono i primi musicale) qualunque 1986 - Viene pubblica- televisore e azionabile cato solo alla musica.
Cd musicali. Viene inol- lettore può leggere qua- to il Green Book (“libro via telecomando. Na- 1993 - Accordo JVC,
tre pubblicato il Red lunque Cd. verde”) che contiene le sce anche il Photo-Cd, Matsushita, Philips e
Book (“libro rosso”) che 1983 - Escono i primi specifiche di standard frutto di un accordo tra Sony per lo sviluppo di
contiene le specifiche Cd-Rom, in seguito alla per nuovi tipi di dischi Kodak e Philips. un nuovo formato di
di standard per i Cd pubblicazione dello Yel- ottici interattivi. 1992 - Esce il mini-disc Cd-video. Viene pubbli-
musicali: ogni produt- low Book (“libro giallo”) 1989 - Nasce il Cd-I della Sony: portatile e cato il White Book (“li-
tore è obbligato a ri- che contiene le specifi- della Philips: un letto- registrabile, ma dedi- bro bianco”).

S
embra un’impresa im-
possibile, con le tecniche
attuali. Eppure quattro
colossi dell’elettronica
mondiale, Philips, Sony, Matsu-
shita e JVC, stanno conducendo
trattative segrete da più di un anno
per trovare un accordo e realizza-
re insieme il Video-Cd ad alta den-
sità, che si annuncia come la nuova
rivoluzione nel settore dei dischi
ottici. Di che cosa si tratta? All’ap-
parenza, di un normale compact
disc. Capace, però, di contenere
un intero film, con immagini di
qualità simile a quella delle video-
cassette.
I primi accordi sul video digitale,
in realtà, erano stati siglati già nel
1993, con la pubblicazione del
White Book (“libro bianco”), nel
quale era illustrato un sistema di
compressione delle immagini chia-
mato MPEG-1: grazie a esso, si ot-
tenevano sequenze filmate senza
scadimento dell’immagine, pur di-
mezzando il numero di righe oriz-
zontali che costituiscono il quadro
Il cinema su disco
Ianteriore
l videodisco, o
disco video, è
perfino
le 33 giri), nel quale
erano immagazzinati
suoni digitali e im-
televisivo. Su questo sistema, in ef-
fetti, si basano gran parte degli at-
tuali Cd che offrono nel loro con-
tenuto scene in movimento.
Quasi subito, però, l’MPEG-1
si è dimostrato inadatto a soddi-
sfare le aspettative del mercato,
perché permetteva di memorizza-
re al massimo 75 minuti di imma-
gini in movimento sullo stesso di-
sco, anziché i 135 minuti richiesti
dalle compagnie cinematografi-
che. «Nessuno sarebbe disposto
ad acquistare un film diviso in due
dischi», hanno detto i produttori.
Un altro problema era la velo-
cità dei lettori, troppo bassa per
consentire una qualità di riprodu-
zione paragonabile a quella delle
videocassette. Chi lavora profes-
sionalmente con le immagini digi-
tali, infatti, usa velocità 150 volte
superiori a quelle dei lettori ottici
di Cd-Rom. Come soluzione prov-
visoria, comunque, è stata escogi-
tata l’idea di memorizzare sul disco
soltanto i cambiamenti tra ogni fo-
togramma e il successivo, dimi-
strazione di 30 mi-
nuti di immagini per
lato (il disco ha in-
nuendo così enormemente la quan-
tità di informazioni da trasferire al
microprocessore del computer.
Una soluzione definitiva, però,
sembra richiedere una completa
modifica degli standard attuali. In
altre parole, si dovranno costruire
apparecchi completamente nuovi.
«Di fatto abbiamo scoperto che
la velocità di lettura deve essere
almeno quadrupla rispetto a quel-
la prevista dal White Book», dico-
no alla Nimbus technology and en-
gineering, una società di Mon-
mouth, in Inghilterra, che sta dedi-
cando ogni sua energia allo studio
di questi problemi. «Inoltre, le
tracce dovrebbero essere più stret-
te, per poter stipare sul disco un
numero di forellini almeno sette
volte più grande di quello attuale.
Per leggere tracce così sottili, però,
Supergiochi
in compact
Anche i video-
giochi sono
approdati ai Cd.
Ecco uno dei
primi sistemi:
il Mega-Cd
della Sega.
occorrerebbe un laser con lun-
ghezza d’onda più corta, cioè a lu-
ce blu». I laser di questo tipo sono
ancora a uno stadio sperimentale:
producono troppo calore, troppa
poca luce, e bruciano facilmente.
Per di più, sono molto costosi. Se-
condo la giapponese Pioneer, che
ha progettato un sistema per otte-
nere luce blu da una normale sor-
gente infrarossa, questi sistemi non
entreranno in commercio prima di
cinque o sei anni.
Il mercato non sembra però di-
sposto ad attendere tanto, e questo
ha costretto la Nimbus, in collabo-
razione con la Philips in Olanda e
la JVC in Giappone, a cercare un
compromesso: il risultato è stato,
appunto, il video-Cd ad alta den-
sità. «Il trucco consiste nell’usare
una velocità di lettura variabile»,
spiegano alla spettarle, ed è per que-
Nimbus. «Per sto che (nell’ambito
le scene stazio-
narie è suffi-
ciente una velocità anche più bas-
sa di quella attuale. Per quelle più
movimentate, invece, la velocità
può aumentare fino a otto volte».
Come ulteriore compromesso, si
è deciso di limitare la durata mas-
sima a 105 minuti, e di usare raggi
laser un po’ più sottili per poter
immagazzinare sul disco una mag-
giore quantità di dati: una luce ros-
sa di 635 miliardesimi di metro,
anziché la normale luce infrarossa
con lunghezza d’onda di 780 mi-
liardesimi di metro.
Per realizzare questa idea, l’in-
dustria dovrà produrre lenti foca-
lizzatrici di migliore qualità e mo-
tori a velocità variabile, ma le dif-
che di standard per i re di compact disc mul-
Cd-Rom. timediali, collegabile al
ficoltà di ordine tecnologico sono
considerate dagli esperti il proble-
ma minore. Sono altre le conside-
razioni che potrebbero frenare l’
avvento del compact disc video ad
alta densità. «L’annuncio di un vi-
deo-Cd di seconda generazione si-
gnificherebbe l’immediato tracollo
di tutti i modelli precedenti», spie-
ga Adrian Farmer, vicepresidente
della Nimbus. Inoltre, i potenziali
acquirenti devono ricevere la ga-
ranzia che il nuovo sistema non di-
venterà a sua volta sorpassato nel
giro di un paio d’anni. Per esempio
con l’arrivo del laser a luce blu del-
la Pioneer.
Uno degli elementi che ha mag-
giormente contri-
buito al successo
dei Cd musicali,
infatti, è l’esisten-
za di uno stan-
dard unico, tanto
per i dischi quan-
to per i lettori:
oggi, per esem-
pio, si può acqui-
stare un compact disc a Tokyo e disc, anche se per raggiungere
suonarlo su un lettore acquistato a questo obiettivo ha dovuto scen-
Roma. Questa compatibilità asso- dere a patti con la Sony e con la
luta nel settore musicale è stata Matsushita, che è il maggior pro-
ottenuta grazie alla determinazio- duttore mondiale di elettronica di
ne con cui la Philips ha bloccato consumo. Così, fin dal 1980, chiun-
ogni tentativo di introdurre sul que abbia prodotto Cd musicali
mercato nuovi sistemi di compact ha dovuto rivolgersi alla Philips,
detentrice del brevetto, e pagare
Leonardo una licenza di 25 mila dollari, oltre
a una piccola quota su ciascun di-
elettronico sco o lettore fabbricato.
Sotto, castello Se non verrà stipulato un accor-
di Clos Luce, in do dello stesso genere tra i giganti
Francia: i turisti
si possono dell’elettronica e del cinema, quin-
di, il video-Cd ad alta densità po-
informare su
Leonardo da trebbe rimanere a lungo in frigori-
Vinci grazie fero. In attesa che i prodotti già esi-
a un Cd-Rom. stenti concludano il loro ciclo. ■

al Cd audio: è stato magini analogiche, fatti due lati, al con-

lanciato dalla Philips cioè non numeriche trario dei compact
nel 1978, principal- ma registrate e lette disc), ma ben presto
mente per usi pro- dal laser come la sono stati realizzati
fessionali. Si tratta- musica nei solchi di altri standard che
va di un disco di 30 un long-playing. Lo consentivano durate
centimetri di diame- standard originario maggiori, come
tro (come un norma- permetteva la regi- il Ced della Rca. E’
stato anche propo-
sto un formato ridot-
to, da 20 centimetri,
ma senza successo.
Nel 1990 il videodi-
sco è stato ribattez-
zato laserdisc, e
i più recenti modelli
(un produttore parti-
colarmente attivo
in questo senso è la
Pioneer) non soltan-
to contengono interi
film, ma registrano
ogni fotogramma
con una risoluzione
di 440 righe, contro
le 250 delle normali
I tre formati di videodisco: 30, 20 e 12 cm. videocassette.

Focus 66 Focus 67
 Il mercato - Giochi, guide di viaggio,
DOSSIER
filmografie... ci sono perfino i dinosauri
Il catalogo
è questo
C’
è un genere che sem-
bra nato proprio con
il Cd-Rom: il disco
geografico. In opere
come Italia, realizzata da Opera
multimedia in collaborazione con
il Touring club, gli itinerari turi-
stici e culturali vengono illustrati
soprattutto grazie alle immagini,
molto più numerose che in una
tradizionale guida. Altri titoli del-
lo stesso genere sono Il mondo a
piedi, 25 itinerari di trekking, e
Global explorer, un atlante elet-
tronico. Un altro genere di grande
diffusione, al quale fino a qualche
mese fa le statistiche assegnavano
il 40 per cento dell’intera produ-
zione, è quello dei titoli “per adul-
ti”. Si tratta di raccolte di immagi-
ni sexy o porno, che promettono
una (fasulla) interattività. Ma nei
Cd-Rom si trova veramente di tut-
to, dal corso di lingue alla raccolta
delle leggi italiane. Vediamo alcu-
ne delle proposte più interessanti
che si possono trovare oggi sugli
scaffali dei rivenditori.
Giochi
Darkseed (Cyberdreams). Gio-
co d’avventura di genere horror, le
cui immagini sono realizzate da
H.R. Giger, l’inventore di Alien.
In inglese.
Myst (Broderbund). Gioco di e-
splorazione: un mondo surreale da
visitare alla ricerca dei segreti del
passato. In inglese.
Dragon’s Lair (Leader). Il pri-
mo gioco su videodisco: un princi-
pe al salvataggio di una fanciulla
prigioniera.
Rebel Assault (Lucas Art). Ver-
sione riveduta e corretta di Guer-
re stellari, con combattimenti spa-
ziali in quantità. In inglese.
Pinocchio (Italsel). La storia del
Focus 68
Il tramonto di Giove
Esistono già molte raccolte di immagini astronomiche.
Qui, per esempio, si vede Giove in un fotomontaggio.
burattino di Collodi, disegnata da
Bottaro. Si può scegliere di segui-
re semplicemente il racconto, op-
pure giocare a modificarlo.
Corsi e grandi opere
English in Touch (Parsec). Cor-
so d’inglese con immagini e filma-
ti, e voci-guida che insegnano la
pronuncia corretta.
Dizionario della lingua italiana
Devoto-Oli (Editel). Un normale
dizionario su computer, che però a
molte parole associa l’immagine e
la corretta pronuncia.
Encyclomedia (Opera Multime-
dia). Enciclopedia sulla storia e la
cultura europea del Diciassettesi-
mo secolo. Curata da Umberto Eco.
Liz (Zanichelli). Tutta la lette-
ratura italiana dal Duecento a Ita-
lo Svevo: 362 opere di 109 autori.
Cinenciclopedia (Editel). Tutti
i film italiani dall’avvento del so-
noro al 1993, con dati, recensioni,
fotografie.
Un quintetto di Schubert da “esplorare”
in un’avventura musicale-elettronica
questo “Penthouse Virtual Escort”.
Dall’Iraq al
compact disc
Anche l’operazione
“Tempesta sul
deserto” ha una
sua versione
digitale. Ma
soltanto in inglese.
Musical Instruments (Micro-
soft). Enciclopedia degli strumen-
ti musicali, con immagini e suoni.
Titoli vari
About Cows (CMS). Archivio
di testi e immagini dedicato alle
mucche. In inglese.
Dinosaur Adventure (Knowled-
ge Adventure). Tutto sui dinosau-
ri: articoli, spezzoni di film, quiz, e
perfino le istruzioni per creare il
proprio dinosauro. In italiano.
Il gioco (Mge). Versione digitale
del fumetto erotico di Manara.
Vision of Saturn (Nasa). Due
Il mio primo
sillabario
Molti titoli sono
dedicati all’
“edutainment”:
educazione più
intrattenimento.
Come questo,
che insegna
a leggere.
Uno schermo senza veli
La fetta maggiore del mercato è
destinata ai titoli per adulti, come
Cd-Rom che contengono 4 mila
immagini di Saturno trasmesse
dalla sonda Voyager.
Columbus (Parsec). La storia di
Colombo, arricchita di lettere,
mappe, disegni. In italiano.
Segnaliamo infine i primi Cd-
Rom realizzati in alternativa ai
compact disc musicali: oltre alle
canzoni, contengono interviste agli
interpreti, servizi sulla loro vita, i
videoclip, recensioni e notizie va-
rie. Il precursore è stato Peter Ga-
briel con Explora, seguito da Da-
vid Bowie, Prince e Jovanotti. ■
? DOMANDE&RISPOSTE
Queste pagine sono a disposizione dei lettori. Poiché non è possibile
rispondere a tutti, daremo la preferenza alle domande di interesse più generale.
Le risposte sono preparate dalla redazione; nei casi in cui si è fatto ricorso
a un esperto, il suo nome è indicato. Non si danno risposte private. Scrivere a
FOCUS, Gruner und Jahr/Mondadori, Corso Monforte 54 - 20122 Milano.
Quando e dove furono
inventati gli autobus?
Domanda posta da Fabrizio Baroncini di Trespiano (Fi).
Iinglese
l primo vero autobus fu
brevettato nel 1821 dall’
Julius Griffith e
funzionava a vapore. Con
esso fu istituito anche il
primo servizio di trasporto
pubblico extraurbano. La
parola “autobus” è com-
posta dai termini auto-mo-
bile e omni-bus (dal lati-
no “per tutti”). Quest’ulti-
mo era il carrozzone a ca-
valli per trasporto pubbli-
co in città. Nel 1825 Gur-
ney Goldsworthy brevettò
un autobus che trasporta-
va 15 persone, a 24 km al-
l’ora. Pesava 3 tonnellate,
aveva ammortizzatori a
molla, due ruote posterio-
ri motrici, due anteriori
portanti e una quinta, da-
vanti, direttrice. L’efficien-
za, però, era limitata per
Uno dei primi autobus a motore entrati in circolazione
in Italia per il trasporto pubblico: è del 1903.
Perché le
cicatrici sono
indelebili?
Domanda posta da Roberto
Marangon di Grugliasco (TO).
L’ organismo, nel riparare
una ferita cutanea (con
o senza perdita di tessuto),
Focus 70
lo scarso rendimento della
caldaia. Nel 1827 Walter
Hancock migliorò la resa e
fra il 1831 e il 1834 pro-
dusse diverse vetture con
le quali istituì in Inghilter-
ra numerosi servizi di li-
nea fino al 1839. Sorsero
anche vere e proprie so-
cietà di autolinee.
Ma ferrovie e cocchieri,
per fermare la concorren-
za, col pretesto di un inci-
dente mortale accaduto
nel 1839, ottennero leggi
che proibivano gli auto-
bus. Il progresso riprese
alla fine del secolo con l’
arrivo del motore a scop-
pio. Il primo autobus a mo-
tore fu il De Dion-Bouton
del 1897. In Italia il primo
autobus fu costruito dalla
Fiat nel 1906.
non riproduce esattamen-
te le caratteristiche prece-
denti della pelle, ma genera
un nuovo tessuto di “ripa-
razione”, detto connettivo,
che possiede una maggio-
re resistenza ai fattori che
potrebbero riaprire la feri-
ta. Il tessuto delle cicatrici è
più ricco di fibre e collage-
ne rispetto alla cute nor-
Come si genera il muro del suono?
Domanda posta da Vincenzo Lombardo di Milano.
S i parla di “muro del
suono” perché la resi-
stenza dell’aria aumenta
sempre di più con l’au-
mentare della velocità del-
l’aereo, e diventa elevatis-
sima (quasi una barriera fi-
sica) quando la velocità si
approssima a Mach 1 (1200
km/h al livello del mare,
1050 km/h a 1100 metri di
quota): in quel momento
le molecole d’aria non fan-
no più in tempo a spostarsi
per lasciare spazio all’ae-
reo e vengono urtate, pro-
vocando il famoso feno-
meno del “bang” sonico. Il
primo uomo che superò il
muro del suono fu il gene-
rale americano Chuck
Yeager, su un X-1, il 14 ot-
tobre 1947. Yeager de-
scrisse così la sua esperien-
za: «A un certo punto l’ago
del machmetro cominciò a
oscillare: salì a 0,965 e di
colpo superò il limite. Ma
tutto era così tranquillo che
mia nonna avrebbe potu-
to sedersi accanto a me a
male, e ha un aspetto di-
verso che dura, almeno in
parte, per tutta la vita.
La prima foto del muro del suono
L’apparecchio qui a sinistra ha fotografato
il bang sonico (sopra) nel 1993. L’obiettivo
della macchina (collegata a un telescopio) è
una fessura, dietro la quale la pellicola si
muove alla stessa velocità dell’aereo. Ha
potuto così captare il modo in cui la diversa
densità dell’aria (l’onda d’urto) rifrange la
retrostante luce solare.
sorseggiare una limonata».
Due anni fa Leonard
Weinstein, della Nasa, fo-
tografò l’onda d’urto sfrut-
Come si mette l’anidride
carbonica nell’acqua?
Domanda posta da Silvia Gadda di Busto Garolfo.
Ibriellgassate
pioniere delle bevande
fu il francese Ga-
Venel: nel Settecen-
to unì all’acqua bicarbona-
to di sodio e acido cloridri-
co. L’idrogeno dell’acido
reagì con il bicarbonato,
producendo anidride car-
bonica. Ma il cloro e il so-
dio a loro volta produce-
vano cloruro di sodio, cioè
sale, e l’acqua non ebbe
successo. Oggi, le apposi-
te polverine contengono
acido tartarico anziché clo-
ridrico. In seguito si trovò
anche il modo di produrre
la reazione in un recipiente
Sotto, pelle
normale; a
destra, pelle
di una ferita.
tando il diverso modo in
cui la luce attraversa gli
strati d’aria a seconda del-
la loro densità.
a parte. Qui si scaldava la
soluzione e il gas era con-
vogliato con un tubo nella
bottiglia con l’acqua. Quan-
do si riuscì a liquefare l’a-
nidride carbonica (1823) e
poi a solidificarla (ghiaccio
secco) si poté anche tra-
sportarla. Inoltre, l’anidri-
de carbonica solida gene-
rava gas ad alta pressione,
e questo ne rendeva più
immediato l’assorbimento
nei liquidi. Oggi l’inseri-
mento delle bollicine si fa
per iniezione nel liquido di
anidride carbonica gasso-
sa ad alta pressione.
COME FUNZIONA Un chip alla N on si può ingannare
il campo magnetico
della gettoniera di un
a 760 miliardi di lire. Il
distributore automatico,
però, non è una diavole-
Che cosa è
guida del distributore di caffè distributore automatico ria moderna. Erone di l’epilessia?
di caffè (o di altre bevan- Alessandria (III secolo Domanda posta da
Alla cassa
de). E’ fatto su misura avanti Cristo), descrive Francesco Macelloni
per le monete che dovrà un vaso che si trovava di Firenze.
ricevere: di ognuna in un tempio e che
epilessia (dal greco e-
di esse legge non solo distribuiva acqua L’ pilepsia= attacco im-
un campo
il diametro e lo spessore, lustrale quando si provviso) è una malattia
ma anche la lega metalli- metteva nell’imboccat- neurologica che si mani-
ca di cui è fatta e rifiuta
tutte quelle che non
tura una moneta da 5
dracme. Il primo a prova
festa con crisi improvvise
e passeggere, causata da
magnetico hanno le caratteristiche di furto fu costruito nel disfunzioni dei circuiti del
giuste. In Italia sono in
funzione circa 400 mila
1883 da Percival Everitt,
a Londra: distribuiva
cervello. I neuroni (cellu-
le cerebrali) producono
scariche elettriche abnor-
distributori automatici, cartoline. (L’illustrazio-
mi e il “corto circuito”
infallibile che in un anno prepara-
no 1,7 miliardi di tazzine
caffè. La spesa? Da 680
ne è basata sul distribu-
tore modello Hyperion
della Zanussi).
compromette momenta-
neamente l’attività cere-
brale. L’epilessia, detta
“grande male” provoca
crisi convulsive (perdita
di conoscenza, caduta a
Caffè solubile o Dosatori Miscelatori centrifughi Alimentatore
terra, contrazioni mu-
decaffeinato per le polveri dell’acqua con le polveri di corrente e
microprocessori scolari), quella detta “pic-
colo male”, provoca per-
per il governo
Serbatoio d’acqua Cioccolato Latte Tè al limone di tutte le funzioni dita di coscienza di pochi
a galleggiante secondi senza convulsio-
Caldaia dei
Pannello con
targhette luminose
ni. In altri casi la crisi
comporta allucinazioni,
gesti inconsulti (come
prodotti solubili: dei prodotti, del
riscalda loro codice di una risata improvvisa e
l’acqua a 75°c selezione e costo incontrollabile), contra-
zioni muscolari locali. Il
Elettrovalvole: dosano
la quantità d’acqua Selettore e display
del numero del
male può essere eredi-
tario oppure causata da
lesioni cerebrali, traumi
secondo la bevanda
selezionata prodotto richiesto durante il parto, malattie
virali. Generalmente è
Caffè in grani cronica, ma esistono far-
Display: indica il maci che permettono di
valore delle monete
Pistone per la
pressatura del caffè
macinato e per il
introdotte o l’importo
registrato sulla
evitare le crisi.
scheda e la scelta
passaggio dell’acqua del prodotto Chi ha stabilito
Dosatore volumetrico
Lettore della carta
le unità di misura
del caffè
di credito a del tempo?
Macinino microprocessore
Domanda posta da
Giovanni Ferrarese
Gruppo rotante caffè: Gettoniera: di Alliste (Le).
riconosce le
pressa la polvere,
estrae l’infuso ed
espelle la pastiglia
dei fondi
monete secondo
le caratteristiche
magnetiche
Lra inanatadivisione della gior-
in 24 ore e dell’o-
60 minuti risale agli
egizi, che usavano la nu-
Distributore merazione duodecimale,
Pompa: serve a zucchero
cioè con base 12, e quella
mandare in pressione sessagesimale, con base
l’acqua per il caffè, Cassa monete
a 8 atmosfere 60. Greci e romani divide-
Distributore palette vano il giorno in 4 parti:
Elettrovalvola dall’aurora a metà matti-
d’ingresso acqua na; da metà mattina a
Distributore
mezzodì; da mezzodì a
bicchieri
Depuratore acqua in plastica metà pomeriggio e da me-
tà pomeriggio al tramon-
Vano di accesso to. Anche la notte era di
Caldaia gruppo caffè: Sacchetto per il ritiro quattro parti. Però, poi-
Fustino di del bicchiere ché durante l’anno il Sole
riscalda l’acqua a 83-84°c per la raccolta
Vano per il bicchiere non sorge e tramonta
Elettrovalvola per raccolta degli spurghi che contiene
il dosaggio dell’acqua dei fondi la bevanda
sempre alla stessa ora, in
estate erano più lunghe le
parti del giorno, in inver-
no quelle della notte.
Focus 71
Scienza

X
E’ il cromosoma numero 23, Con il metro,
nella cellula
determina la femminilità Ricerche sul
genoma. La forma
ovoidale arancione
e mille altre

MISTER
è il nucleo di una
cellula umana,
caratteristiche ingrandito e
proiettato su uno
schermo, per
ereditarie. poter compiere
misurazioni.
I puntini gialli sono
Come funziona? segmenti di Dna.

Un muro

C
ontiene almeno 4 mila ne all’ultima coppia di cromoso-
di proteine geni, distribuiti lungo un
segmento di Dna che, se
mi, quelli sessuali. Sono chiamati
così perché sono gli unici a essere
Il dizionario dell’infinitamente piccolo
L’analisi al
■ Gene. E’ un tratto di Dna, ■ Cromosoma. E’ una se- ■ Base. E’ la molecola fon-
computer di
un frammento
venisse disteso, raggiun-
gerebbe i dieci centimetri di lun-
diversi nei maschi e nelle femmine.
Uomini e donne, infatti, possiedo- Ispressi
n questo servizio sono uti-
lizzati concetti più volte e-
su “Focus”. Li ricor-
E’ formato da due filamenti
fittamente avvolti a spirale,
tanto che, pur pesando ap-
più o meno lungo. Ogni gene
serve a formare una protei-
quenza di geni. Al microsco-
pio è osservabile solo quan-
damentale, il mattoncino che
forma il filamento del Dna.
di Dna. Viene ghezza. E ha proprio la forma di no 22 coppie di cromosomi tra lo-
identificata la una x, una x lunga sei millesimi di ro identici, mentre l’ultima coppia diamo. pena 560 miliardesimi di na (come? Viene “tradotto” do la cellula si divide per ri- Ce ne sono di quattro tipi di-
sequenza delle ■ Dna. E’ il codice genetico grammo, è lungo quasi 2 in una proteina da un’altra prodursi. E’ formato da Dna versi: adenina, citosina, gua-
millimetro, con le braccia superio- distingue i maschi (che hanno un presente nel nucleo di cia- metri. E’ una macromoleco- macromolecola chiamata e proteine (gli istoni). Nel- nina, timina. Una dietro l’al-
basi che lo ri leggermente più corte di quelle cromosoma X e un Y) dalle fem-
compongono, scuna cellula. La sigla deriva la (cioè un insieme di mo- Rna messaggero), che de- l’uomo i cromosomi sono tra, e in varie combinazioni,
inferiori. mine (che hanno una doppia X). dal suo nome scientifico: lecole minori), e contiene termina singole caratteristi- 46: 23 ereditati dal padre, le singole basi formano geni
cioè i “mattoni” Il ventitreesimo cromosoma u- Inoltre, da qualche mese, il cro-
della molecola. acido desossiribonucleico. dai 50 mila ai 100 mila geni. che ereditarie. 23 dalla madre. sempre diversi.
mano, detto appunto X, appartie- mosoma X è diventato sinonimo
▼

Focus 79

UNA X FATALE
Nelle donne, se una X è
difettosa, rimedia quella di
scorta. Negli uomini no
di sesso femminile. L’équipe di
▼
Giovanna Camerino, genetista
dell’università di Pavia, ha indivi-
duato su X il primo gene diretta-
mente coinvolto nello sviluppo
dell’ovaio (vedere Focus n.27).
● Miniera d’informazioni
Il cromosoma X è particolar-
mente ricco di geni: è formato da
ben 150 milioni di basi (i “matton-
cini” che costituiscono il Dna) e
rappresenta oltre un ventesimo
dell’intero patrimonio genetico
umano. Moltissimo. Finora, tutta-
via, sono stati identificati solo un
centinaio di questi geni, che ri-
guardano caratteristiche diverse
come i gruppi sanguigni, la vista,
l’udito, il sistema nervoso, i mu-
scoli, i denti, la pelle e il metaboli-
smo del glucosio. Si tratta spesso di
geni importantissimi che, quando
non funzionano, provocano ma-
lattie molto diffuse come l’emofilia,
il daltonismo, la distrofia musco-
lare di Duchenne e la Sindrome
dell’X fragile, che causa un grave
ritardo mentale. «Restano da cer-
care i geni legati a molte malattie
più rare», dice Daniela Toniolo, ri-
cercatrice al Cnr di Pavia. La sua
équipe, poche settimane fa, ha sco-
perto un altro gene che si trova su
X: quello che provoca la distrofia
di Emery-Dreyfuss (una malattia
che colpisce in particolare il mu-
scolo cardiaco) e ha isolato la pro-
teina prodotta da questo gene, l’e-
merina, che agisce sulla trasmis-
sione dell’impulso nervoso.
Focus 80
L’emofilia dei regnanti
A sinistra, un ritratto della regina
Vittoria, che ha trasmesso
l’emofilia ai suoi discendenti.
Sotto, Alexis, figlio dello zar
Nicola II e pronipote di Vittoria.
● Mini e maxi
I geni, però, non sono distribui-
ti in modo uniforme all’interno del
cromosoma. In alcune zone sem-
brano essere piuttosto radi, in altre
si concentrano, uno accanto all’al-
tro. Daniela Toniolo lavora da ol-
tre dieci anni proprio su una di
queste regioni, posta a un’estre-
mità del cromosoma: «Solo da po-
co tempo si studiano le parti di
Dna i cui geni sono tutti piccoli,
attivi e vicinissimi. E particolar-
mente difficili da gestire. Noi, per
esempio, per arrivare a caratteriz-
zare il gene della Emery-Dreyfuss,
che è lungo appena duemila basi,
abbiamo dovuto prima escluder-
ne altri trenta che si trovavano lì
vicino». Insieme a geni piccolissi-
mi, il cromosoma X possiede però
anche il gene più grande che sia
mai stato isolato: quello della di-
strofia di Duchenne (la più diffusa,
colpisce un bambino su 3600). E’
formato da ben due milioni di ba-
si. Un altro gene piuttosto grande
(186 mila basi) è quello che con-
sente la formazione del
“fattore ottavo”, una
delle proteine coinvol-
te nella coagulazione
del sangue (se non fun-
ziona provoca l’emofi-
C he cosa rende X simile cellule figlie. Così a defini-
a una x? In realtà, tutti re la forma a X è la posi-
i cromosomi hanno la for-
lia). E’ talmente grosso ma di un bastoncino, ma
che nei suoi “introni” per convenzione vengono
(cioè le parti della cate- rappresentati
della mitosi, quando cioè
na di Dna che non ser- si addensano, dopo aver
vono per formare la
duplicato il loro materiale
proteina) sono stati tro- genetico, da passare alle
vati altri geni.
▼
CROMOSOMA X
X: perché questo nome misterioso?
zione del centromero, cioè
il punto in cui sono ancora
uniti i due cromatidi fratel-
in una fase li (le due molecole gemel-
le che stanno per divider-
si). Quando il centromero
si trova nel mezzo del
cromosoma il risultato è
Quando il troppo storpia
■ X, sindrome di
C he cosa succede
quando, a causa di
un errore nella formazio-
uomini con una X di
troppo hanno testicoli
molto piccoli (di solito
Turner. Colpisce una
donna su 6 mila. La
plastica che facilitano
i rapporti sessuali.
■ XYY. Colpisce un
casi, comunque, i maschi
con una Y in più sono
del tutto simili ai maschi
ne degli ovuli o degli sono sterili) e tendenza presenza di un solo maschio su mille. Fino normali e conducono
spermatozoi, i cromoso- allo sviluppo di mam- cromosoma X provoca agli anni Settanta si una vita normale.
mi sessuali sono troppi? melle, a causa della lo sviluppo incompleto riteneva che gli individui ■ XXX. Colpisce una
Chi possiede una X (o carenza di androgeni. degli organi sessuali, con una Y in più avesse- femmina su 1500. Sono
una Y) in più è una super Possono avere rapporti che rimangono di tipo ro forti tendenze crimi- donne più alte e magre
femmina (oppure un sessuali normali. La infantile. Spesso queste nali. Oggi invece si pen- della media, con una
super maschio)? Niente sindrome viene curata donne hanno difetti sa che l’alta percentuale certa tendenza al ritardo
affatto. Anzi, i cromoso- somministrando testo- cardiaci e tendenza di uomini XYY nelle mentale o alla psicosi. Di
mi in più (o in meno) sterone, l’ormone all’invecchiamento carceri e nei manicomi solito sono fertili. Alcune
creano uno squilibrio maschile, e rimuovendo precoce. Questa sia da attribuire alle loro femmine XXX non sono
tra geni che si ripercuote chirurgicamente il tessu- sindrome viene curata basse capacità intelletti- distinguibili da quelle
su tutto l’organismo. to mammario. Esistono con estrogeni che ve (è un fatto accertato normali. Esistono anche
■ XXY, sindrome di anche persone XXXY consentono lo sviluppo statisticamente). Di rari casi di donne XXXX
Klinefelter. Colpisce un o XXXXY, che però sono del seno e a volte con solito sono molto più alti o XXXXX, che hanno forti
maschio su mille. Gli mentalmente ritardate. interventi di chirurgia della media. In alcuni ritardi mentali.
ZOO GENETICO
Rossa come la mamma
Qui sotto, una gatta Calico: il suo
pelo è un esempio dell’inattivazione
del cromosoma X. Questa gatta
ha ereditato sia il gene per il pelo
rosso che quello per il nero. A causa
dell’inattivazione, però, il rosso è
presente solo in alcune sue cellule.
Cromosomi al contrario
A destra, un gallo completamente
bianco, piuttosto raro. Il colore del
piumaggio è controllato da un gene
che si trova su X: per ereditare un
colore uniforme il gallo deve avere
entrambi i genitori con il piumaggio
bianco. In alto, un rospo: in questa
specie è la femmina ad avere la Y.
CROMOSOMA Y
Y: piccolo, ma indispensabile
E’ piccolo e quasi completa-
mente “silenzioso”. Eppure
è lui a fare di un maschio un
influisce sulla struttura dei denti,
un altro sull’altezza dell’indivi-
duo, un terzo forma un antigene
proteina che si attacca al Dna e
si comporta come un interrutto-
re: accende o spegne altri geni
una X, quando si trova
vicino a un’estremità
il cromosoma appare al
maschio. Il cromosoma Y, infatti,
si trasmette solo di padre in
figlio. E’ lungo meno della metà
dei tessuti. Ma il gene di gran
lunga più importante è SRY,
scoperto quattro anni fa sul
legati alla differenziazione
dei tessuti degli organi sessuali
e alla produzione di ormoni,
microscopio come una Y. di X e, secondo i genetisti, braccio corto del cromosoma Y inibendo la formazione dei
Nelle altre fasi di vita della contiene pochissimi geni (cioè da Peter Goodfellow, un ricerca- caratteri femminili. L’azione
cellula i cromosomi non solo una piccola parte del suo tore inglese. SRY determina di SRY è molto potente: basta
sono distinguibili l’uno Dna viene espressa e si trasfor- la formazione dei testicoli aggiungerlo a una cellula XX
dall’altro, e si presentano
ma in proteine). Finora sono nell’embrione, intorno al secondo appena fecondata (che dovrebbe
come una massa aggrovi- stati attribuiti con sicurezza a Y mese di vita intrauterina. Come dare origine a una femmina) per
gliata di filamenti di Dna. soltanto quattro geni: uno agisce? Viene “tradotto” in una avere invece un maschio.
Focus 81
Nel geniale disordine della natura Di padre in figlio: ecco come si trasmette il sesso nelle varie specie
c’è anche chi ha i cromosomi Z e W: PADRE
GENITORI
MADRE Il principio è inverso
rispetto a quello dell’
Non esistono cromosomi
sessuali. ll sesso
gli animali 44
+
XY
44
+
XX
uomo e la femmina
ha due cromosomi
sessuali diversi, ZW.
dipende dal numero
totale dei cromosomi:
così dalle uova fecondate
PA STS Il maschio ha solo un cromosoma X. E’ A seconda di come nascono femmine, dalle
● Quando è maschio il numero delle X a determinare il sesso: si ricreano le coppie altre i maschi, con
▼

KAL 22 se viene ereditata una X si ha un maschio, si hanno pulcini la metà dei cromosomi.
Mister X è l’unico cromosoma 22 22 + se sono due nasce una femmina. maschi o femmine.
sessuale comune a uomini e don- AMG +
X
+
Y X
ne. Però i maschi, che possiedono 22 CAVALLETTA
16 POLLO
76
APE
anche Y (vedi riquadro alla pagina LUI 16 LEI LUI 76 LEI LUI LEI
+ + 32
precedente), ne hanno uno solo. ZFX + + 16

BRACCIO CORTO
X0 XX ZZ ZW
Di conseguenza, il patrimonio ge-
netico degli uomini ha soltanto 44 44
+ FIGLI +
una copia delle informazioni che si XX XY
trovano su X: basta che uno di 8 8 8 38 38
DMD + + + 38 + + 16 16
questi geni non funzioni per pro- 21 LEI LUI X 0 X + Z W 16
Z
vocare una malattia. Le donne, in-
vece, di solito non si ammalano DSS Ogni figlio, che ha 46
perché il gene inattivo viene sosti- cromosomi, ne riceve 23 da
tuito da quello attivo, che si trova OTC ciascun genitore. Quando si 16 16 76 76
sull’altra X, che di fatto si com- ricrea la coppia dei cromosomi + + LUI LUI + + LEI LEI 32 16 LUI
LEI X0
porta come una ruota di scorta: la sessuali XX sarà femmina. Se XX ZZ ZW
probabilità che su entrambi i cro- la coppia è XY sarà maschio.
mosomi lo stesso gene non fun- 11 GATA1
mine che nei maschi (che
zioni è infatti molto bassa.
Le malattie legate a X, quindi, si ALAS2 Il’uomo:
cromosomi sessuali X e Y
non sono un’esclusiva del-
li possiedono anche
li dei maschi sono tra loro
identici, quelli delle femmine
diversi. Anziché X e Y, ven-
sono portatori). Un esempio?
Le galline a piumaggio non
striati (oppure la madre non
striata e il padre portatore).
no della frutta (“Drosophila
melanogaster”) Y non è de-
terminante per il sesso ma-
l’ovulo viene fecondato si ha
una femmina, altrimenti na-
sce un maschio. Il risultato è
esempio, produce uova di
due tipi: dopo la fecondazio-
ne quelle piccole daranno o-
manifestano quasi esclusivamen- gli animali, soprattutto tutti gono chiamati Z e W (gli ZZ striato sono molto più nu- ■ Api senza padre schile, ma per la fertilità che i maschi di questi inset- rigine ai maschi, quelle gran-
te nei maschi, mentre le femmine gli altri vertebrati e molti in- sono maschi, gli ZW femmi- merose dei polli e dei galli Nella maggior parte degli in- (contiene i geni che influen- ti hanno la metà dei cromo- di alle femmine. Le larve di
(che trasmettono il gene, ma non vertebrati. Ma con qualche ne), ma si comportano in tut- con la stessa caratteristica: setti (emitteri, ditteri e co- zano la produzione degli somi delle femmine e hanno un altro verme che vive lungo
si ammalano) sono dette portatri- differenza. Vediamo quali. to e per tutto come i cromo- per ereditare il piumaggio leotteri) i cromosomi ses- spermatozoi). In alcune spe- un solo genitore, la madre. le coste, “Bonellia viridis”, in-
ci sane. E’ notissimo, per esempio, 11 somi sessuali umani. Natu- non striato, infatti, è suffi- suali esistono, ma solo X de- cie, come la cavalletta, in- vece si sviluppano come
il caso dell’emofilia tramandata AR ■ Un gallo alla rovescia ralmente, a causa di questa ciente che le femmine siano termina il sesso dell’indivi- vece Y manca del tutto. La ■ Sesso da gruppo femmine se crescono isolate,
dalla regina Vittoria agli eredi ma- 12 Uccelli, farfalle, alcuni pesci, inversione, i geni “recessivi” figlie di un gallo portatore, duo: se X è uno solo si ha determinazione del sesso A volte il sesso non dipende come maschi se vivono in un
schi delle famiglie regnanti di mez- anfibi e rettili hanno i cromo- legati a Z si manifestano più mentre i maschi devono ave- un maschio, se sono due nelle api e nelle formiche è dai cromosomi. L’anellide ambiente dove si trovano già
za Europa, ma le malattie dovute a
RPS4 somi sessuali invertiti: quel- frequentemente nelle fem- re entrambi i genitori non una femmina. Nel mosceri- di un altro tipo ancora: se “Dinophilus apatrix”, per femmine adulte.
X sono moltissime. L’ittiosi, l’al- XIST
binismo oculare, alcune forme di 13 Una mappa embrionale: in alcune cellule resta geni di X, che sono Smarrire Uomini
nanismo, la sindrome di insensibi- PGK1 in costruzione attivo il cromosoma X ereditato moltissimi, sarebbe
lità agli androgeni, almeno 50 for- Ecco lo schema dal padre, in altre quello ereditato letale per lo svilup- le basi e topi
me di ritardo mentale e il comu- di X usato per dalla madre. I ricercatori ignora- po. Basta vedere co- Daniela Toniolo, Giuseppe
nissimo daltonismo (che interessa mappare i geni no che cosa guidi la cellula nella sa succede nella sin- genetista. “Il Borsani, biologo.
l’8 per cento dei maschi) vengono 21 (alcuni indicati scelta del cromosoma da inattiva- drome di Down, do-
funzionamento “Gli studiosi
dalle sigle). Tra di un gene può confrontano i
trasmesse con queste modalità: re, ma una volta che la decisione è ve il cromosoma 21 essere bloccato geni umani con
perché gli uomini le ereditino ba- i più importanti presa, è presa per sempre. Per e- in più, che è piccolis-
BRACCIO LUNGO

ci sono DMD da vari tipi di quelli dei topi:

sta che siano figli di una donna
portatrice.
● Quando è femmina
Con due cromosomi X, le don-
ne sono quindi ben protette da al-
cune malattie. In teoria, però, le
loro cellule dovrebbero contenere
migliaia di geni in più (appunto
quelli che si trovano sulla seconda
X) rispetto agli uomini.
Uno squilibrio pericoloso per la
cellula, visto che troppe informa-
zioni sono dannose al metaboli-
smo: proprio come quando sono
troppo poche. Come fa allora l’or-
ganismo femminile a risolvere
questo problema? Semplice: in
ogni cellula “spegne” uno dei due
cromosomi X. Insomma, le infor-
mazioni in più restano, ma non
vengono espresse. «E’ il fenomeno
dell’inattivazione di X. Avviene
nella seconda settimana di vita
(il gene della sempio, le cellule che deriveranno simo, provoca con- mutazioni (per i tratti di Dna
distrofia di da quelle in cui è stato inattivato seguenze enormi sul- esempio la in comune sono
Duchenne), DSS l’X paterno, avranno attivo sem- l’organismo». perdita di alcune la parte più
PLP (il gene “della pre e solo il cromosoma materno», coppie di basi)”. interessante”.
22 femminilità”), spiega Giuseppe Borsani, biologo ● I misteri di X
GATA-1 (un del Tigem di Milano, il centro di ri- Ma ci sono alcune eccezioni: nel- pensa che agisca sugli istoni, le pro- lari. Per questo, i genetisti riten-
attivatore di cerca dove si sta esplorando, pro- le cellule germinali delle ovaie, per teine intorno alle quali è avvolto il gono che, anticamente, X e Y fos-
trascrizione), prio alla ricerca di nuovi geni, una esempio, i cromosomi X sono en- Dna, cambiandone la forma e ren- sero tra loro identici, proprio come
23 FRAX (il gene regione di X lunga 30 milioni di trambi attivi. Inoltre, sembra che, dendo così impossibile la trascri- tutte le altre coppie di cromoso-
della sindrome
della X fragile), basi (un quinto dell’intero cromo- almeno in alcune donne molto an- zione dei geni», conclude Borsani mi. E che poi, con successive per-
24 soma). Le donne, quindi, sono in ziane, il fenomeno dell’inattiva- che ha collaborato con Andrea dite e spostamenti di materiale ge-
LAMP2 STA (distrofia di
Emery-Dreyfuss), realtà un mosaico di cellule in cui zione possa scomparire. «Il motivo Ballabio, oggi direttore del Tigem, netico che hanno coinvolto so-
F8 (il gene del funziona o l’X ereditato dal padre di questi fenomeni è ancora un mi- proprio alla caratterizzazione di prattutto Y, si siano differenziati
25 fattore ottavo o quello ereditato dalla madre. stero, e si sa molto poco anche del XIST. Alcune piccole zone di X, sempre di più. Un processo lentis-
della coagulazione). Il risultato dell’inattivazione è meccanismo in base al quale si ve- comunque, sfuggono al meccani- simo, iniziato con i primi inverte-
In alto a sinistra, davvero efficace: ogni cellula è co- rifica, questa inattivazione. Una smo dell’inattivazione: è il caso dei brati centinaia di milioni di anni
con PA è indicata
26 HPRT la piccola regione
me se avesse una X sola, proprio cosa è certa: si tratta di un tipo di geni che si trovano all’estremità fa, quando il sesso maschile si è al-
che il cromosoma come succede negli uomini, ma se regolazione genica potentissimo, del cosiddetto “braccio corto” del lontanato per sempre da quello
F9 X ha in comune si considera l’organismo femmini- in grado di ridurre al silenzio ol- cromosoma. Questa zona, infatti, è femminile. ■
27 FRAX con quello Y. Ricerche avanzate le nel suo complesso, entrambe le tre 100 milioni di basi. Tre anni fa l’unica a essere identica nei due Raffaella Procenzano
Al Genethon, di Parigi, un X si esprimono. «Se l’inattivazione è stato scoperto il primo, e per ora cromosomi sessuali, X e Y. E’ que-
STA “dessicatore” contenente non funzionasse -aggiunge Borsa- unico, gene coinvolto nell’inatti- sta regione comune a permettere Per saperne di più:
28 F8 campioni di Dna di persone che ni- l’embrione non potrebbe so- vazione: è stato chiamato XIST e si l’appaiamento della ventitreesima Elaine Johansen Mange, La genetica e
soffrono di distrofia muscolare. pravvivere: una dose doppia dei esprime solo sull’X inattivo. Si coppia durante le divisioni cellu- l’uomo, Zanichelli

Focus 82 Focus 83
Animali - Trote, cozze, canarini, larve... per accorgersi delle mod ificazioni avvenute nell’ambiente basta chiedere a loro
LARVE differenza dei pesci, che si pos- efemerotteri e tricotteri (foto
Sono i componenti principali sono spostare in caso di inqui- a sinistra), comuni nei nostri
del macrobentos, l’insieme di
microrganismi acquatici visibili
namento improvviso, le larve
degli insetti acquatici rimango-
corsi d’acqua. Inoltre l’effetto
di un inquinamento tempora- E’ in arrivo un terremoto...
a occhio nudo, che popolano i no nascoste sotto i sassi o attac- neo lascia su queste comunità per casa come im-
corsi d’acqua dolce. In Europa
lo stato di purezza dell’acqua di
cate alla vegetazione: in caso di
immissione di sostanze veleno-
un segno più persistente, che
si può rilevare anche quando la
P er adesso è un
dato statistico:
poco prima delle
pazziti, ratti a uscire
dai nascondigli in
fiumi e laghi viene determinato se, questi organismi vengono situazione è tornata normale», scosse di un terre- pieno giorno, ser-
anche grazie a questi organismi: uccisi. Questo metodo, chiama- dice Gabriele Borsani, ricerca- moto, si è spesso penti a interrompere
la loro assenza avverte che to Extended biotic index (Ebi), tore della sezione di ecologia notato un comporta- il letargo invernale.
mento anomalo in Gli animali possono
qualcosa non va. E’ il cosiddet- consente anche un campiona- dell’università di Milano. Alcu- diverse specie ani- dunque avvertire in
to “indice biotico”, che eviden- mento più uniforme, e di mag- ni indici biotici sfruttano anche mali. Inquietudine, anticipo l’avvicinarsi
zia la salute di un corso d’acqua gior durata nel tempo, a causa il fatto che dove c’è inquina- nervosismo e poi di un sisma? Le teo-
a seconda della qualità della della lunghezza del ciclo di svi- mento le specie sono pochissi- paura, portano ca- rie sono molteplici, e
sua popolazione animale. «A luppo delle larve di placotteri, me, ma ben rappresentate. valli a fuggire dai re- la più accreditata so-
cinti, gatti a correre stiene che i terremo-
PESCI ti incomincino gra-

Sentinelle della natura

dualmente e, svilup-
Negli Stati Uniti la legge pandosi, portino a un
federale prevede speciali test di forte aumento di e-
controllo delle acque mediante lettricità statica e a
la cattura e il censimento delle un improvviso cam-
specie ittiche che le popolano. I biamento del campo
magnetico. Le pres-
pesci, infatti, sono i più sensibili sioni sotterranee ca- le modifiche del com-
indicatori biologici, e la loro richerebbero di elet- portamento e la “paz-
diminuzione o scomparsa è tricità il granito del zia improvvisa” a cui
spesso indice di sicuro inquina- A cura di Mario Chiodetti sembrano soggetti gli
sottosuolo e questo

mento. In particolare i salmoni
sono vere e proprie sentinelle,
in grado di avvertire minimi
cambiamenti della quantità di
ossigeno dell’acqua. Lo stesso
fanno le trote, che vengono
impiegate nel controllo delle
riserve idriche di Parigi (nella
foto in alto). Qui, come a Lione
e Marsiglia, si utilizza uno spe-
ciale sistema, chiamato Truito-
sem e brevettato dalla Società
delle acque marsigliese, che
sfrutta l’eccezionale sensibilità
delle trote alle variazioni dell’
ambiente. Il suo funzionamento
è basato sul comportamento
dei pesci, che varia bruscamen-
te quando l’acqua è contamina-
ta o contiene una percentuale
troppo alta di cloro. Se le trote
diventano irrequiete, alcuni
sensori collegati a un computer,
segnalano che è il momento di
analizzare di nuovo l’acqua.
Si tratta di un tipo di allarme
più veloce di qualsiasi sistema
anti inquinamento. «Le trote
in particolare, hanno esigenze
eco-fisiologiche molto precise:
il contenuto di ossigeno nell’
acqua, per esempio, non deve
essere inferiore ai 6-7 milli-
grammi per litro, la temperatu-
ra variabile tra i 13 e i 15 gradi
centigradi. Già a 18 incomin-
ciano a manifestarsi segni di
insofferenza, e il pesce accelera
i suoi movimenti», spiega
l’idrobiologo Angelo Mojetta.
C
entraline, rilevatori,
robot... di tecnologie
anti inquinamento ne
sono state sviluppate molte.
Ma le più efficaci restano
ancora quelle naturali.Quali?
Quelle sviluppate da
numerose specie animali che
reagiscono subito a ogni
modificazione ambientale,
avvertendo così l’uomo che
qualcosa sta accadendo.
Dal tempo delle oche del
Campidoglio,che avvertirono
i romani dell’arrivo dei
barbari, fino a oggi, poco
sembra dunque cambiato.
Le migliori sentinelle sono
sempre loro... Ecco le più
recenti specializzazioni.
BATTERI
In Francia e in Germania ci
si affida anche ad alcuni tipi di
batteri: il Photobacterium pho-
sphoreum (la cui luminescenza
diminuisce a seconda del grado
di inquinamento dell’acqua do-
MOLLUSCHI
ve vive) e lo pseudomonas (qui
sopra), che gli studiosi francesi
dell’Istituto oceanografico
Ricard hanno scoperto ottimo
indicatore della presenza di
idrocarburi nelle acque marine.
Molluschi bivalvi, come la
Dressena polimorpha, vengono
utilizzati come indicatori
ambientali in acque marine.
I ricercatori valutano il grado
di inquinamento dell’acqua
controllando l’apertura delle
loro valve (che di norma avvie-
ne ogni cinque minuti) attra-
verso uno speciale apparecchio
(nella foto a lato): se la conchi-
glia rimane chiusa più del
normale, significa che nel fito-
plancton, di cui si nutre, sono
presenti sostanze inquinanti.
UCCELLI
Gli uccelli sono molto sensi-
bili alla presenza di gas nocivi:
in passato i minatori portavano
con sé nei pozzi alcuni canarini
in gabbia per scoprire in tempo
le pericolose esalazioni di
grisou, un insieme di metano,
azoto, anidride carbonica e os-
sigeno, che si sviluppa nei giaci-
menti di carbone. Se il canarino
moriva, significava che il gas si
stava diffondendo in modo al-
larmante. Ugualmente, durante
la guerra del Golfo, i soldati
kuwaitiani avevano in dotazio-
ne gabbiette con i padda, una
specie originaria di Giava, circa
ottanta volte più sensibile dell’
uomo agli effetti dei gas vele-
nosi (nella foto a destra). La
loro morte, dovuta al metaboli-
smo più elevato che consente
l’assorbimento più rapido delle
sostanze tossiche, avvertiva con
molto anticipo del pericolo.
Nel caso degli uccelli, però,
oltre che di sentinelle si parla
di “animali bersaglio”, vittime
cioè di avvelenamenti dovuti
per lo più a pesticidi ingeriti
con il cibo. In Germania, per
esempio, per valutare la qualità
dell’aria, vengono eseguiti
prelievi sanguigni su diverse
specie selvatiche, catturate in
zone diverse. Il controllo serve
per verificare il tasso di metalli
presenti nel sangue, e la sua os-
sigenazione. L’analisi dei tessu-
fenomeno produrreb- animali domestici al-
be una serie di scari- l’avvicinarsi di un e-
che elettriche. Così vento naturale.
le particelle caricate Che può essere an-
positivamente arrive- che un semplice tem-
rebbero in superficie, porale, in grado di
disperdendosi. apportare variazioni
“Captate” dagli ani- di elettricità: per que-
mali, queste cariche, sto un attimo prima
provocherebbero un che incominci a pio-
aumento della produ- vere le api si ritirano
zione di serotonina, negli alveari e le
un ormone che agi- chiocciole tendono a
sce sul sistema ner- salire lungo i tronchi
voso centrale. Da qui degli alberi.
ti di diversi barbagianni, rapaci
notturni, ha invece permesso ai
ricercatori francesi dell’Istituto Nasi da petrolio
nazionale della ricerca agrono-
mica, di rilevare che i pesticidi
ricchi di fosforo inibiscono in
Iscoprire
nvece che il tartufo, i
cani possono anche
il petrolio. In Ca-
questi uccelli la sintesi della nada la Esso utilizza pro-
colinesterasi, un enzima respon- prio i cani (soprattutto di
sabile di importanti processi razza labrador) per loca-
nel sistema nervoso centrale. lizzare le perdite degli
Gli uccelli rimangono tra oleodotti: su qualsiasi
terreno e con qualsiasi
gli indicatori più validi di guasti
ambientali: come i gabbiani e i tempo, l’olfatto di questi
animali, grazie ai quasi
cavalieri d’Italia che nidificano duecento milioni di cel-
sul delta del Po. Gli studi dell’
lule olfattive della muco-
équipe del professore Silvano sa nasale, è infatti in gra-
Focardi, del dipartimento do di scoprire una fuga
di biologia ambientale dell’ di petrolio fino a cinque
università di Siena, hanno metri di profondità, con
evidenziato l’accumulo di Ddt una percentuale di suc-
cesso che, secondo i ri-
e PCBs (policlorobifenile, un
additivo usato con gli anticrit- cercatori, si avvicina al
98 per cento.
togamici), nelle uova, con la
conseguente fragilità del guscio
e malformazioni dell’embrione.

Focus 84 Focus 85
Tecnologia

Le superarmi d ella preistoria

Una prolunga Oggi come Una tecnica antica e sorprendente
in passato
per il braccio. L’archeologo
tedesco Ulrich Iincrocio
l propulsore rappre-
senta una sorta di
fra la fionda e
forza contro l’asta del
propulsore stesso. Se il
giavellotto è molto lungo
movimento a leva, ha
raggiunto il punto più
alto sulla testa del lan-
del propulsore oscilla fra
i 60 e i 70 centimetri.
Ancora oggi i cacciatori
Stodiek, in
Un bastone presunti abiti
preistorici,
prova a lanciare
la lancia. Ecco, in sinte-
si, la tecnica usata per
il lancio. L’uomo solleva
ci si può aiutare anche
con l’altra mano. Duran-
te la breve rincorsa
ciatore, il giavellotto
si libera dall’ancoraggio,
e inizia a descrivere la
aborigeni, in Australia,
sono soliti portare con
sé un propulsore (detto
che ritorna. un giavellotto
utilizzando
l’arma all’altezza della
testa, e impugna la par-
te terminale del propul-
(bastano tre o quattro
passi) si arretra il brac-
cio, e lo si lancia in
sua traiettoria ad arco.
In genere i giavellotti
hanno la punta in pietra
“woomera”) e una serie
di giavellotti di diversa
lunghezza (fino a
Un arco. E un propulsore:
si raddoppia
la gittata
sore con il dito medio,
l’anulare e il mignolo.
avanti. L’estremità della
fionda si alza automati-
o in materiale corneo,
e sono ornati di piume,
quattro metri), realizzati
in bambù e in acacia.

l’uomo inventò dell’arma. Con il pollice e l’indice

trattiene il giavellotto,
premendolo con
camente e quando, nel
corso di questo
per aumentarne la
stabilità in
volo. La
Le punte sono in legno
di “chowku”, pianta
particolarmente dura,
la guerra lunghezza o di eucalipto.

Qui sopra, le fasi del lancio di un giavellotto con un

propulsore. A fianco, un gruppo di archeologi sperimentali
prova propulsori ricostruiti secondo concetti primitivi.

Il materiale più
sofisticato? L’osso
Punte di giavellotto.
Sotto, le estremità a
uncino del propulsore, cui
Q uando è nata la guerra?
Quando gli uomini han-
no cominciato a combat-
tersi? Fino a poco tem-
po fa una data, un luogo e un no-
me, seppur leggendari, c’erano: nel
pestri che raffigurano, scene “mi-
litari”. Uomini con lance, scudi e
boomerang (fino a una ottantina
di “soldati” per gruppo), caduti sul
campo, scene di combattimento.
«Fino a oggi si era pensato che gli
guenti), e da esse si può addirittu-
ra dedurre l’evoluzione delle pri-
me “superarmi” della preistoria.
Quali erano?

viene agganciata la base
del giavellotto stesso. 2800 avanti Cristo, infatti, in Me-
sopotamia, Etana signore di Kish
diede inizio al primo conflitto di
cui si abbia memoria, per unificare
l’impero sumerico. In precedenza
c’erano state solo liti, risse, scontri:
niente che potesse far pensare a
una vera e propria organizzazione
bellica. Un paio di mesi fa, invece,
un gruppo di studiosi australiani
ha retrocesso all’anno 8000 avanti
Cristo, più o meno, la data dei pri-
mi conflitti umani documentati. In
650 diverse località dell’Arnhem
land (la zona nel nord del conti-
nente, culla della cultura aborige-
na) sono state scoperte pitture ru-
uomini primitivi, essenzialmente
cacciatori o raccoglitori, dunque
nomadi, non avessero affatto bi-
sogno di combattersi. In più non
avrebbero dovuto avere l’organiz-
zazione sociale necessaria a coor-
dinare attività belliche», hanno
spiegato Paul Tacon, antropolo-
go, e Christopher Chippindale, ar-
cheologo, parlando della scoper-
ta sul Cambridge archeological
journal. «Invece ciò che abbiamo
scoperto dimostra il contrario». Le
scene, in realtà, coprono un arco di
tempo di diversi millenni (sui mo-
tivi della prima guerra della storia,
vedere il riquadro nelle pagine se-
● Il propulsore,
una questione di fisica
Gli aborigeni australiani, ancora
oggi, lo chiamano woomera, e lo
usano regolarmente. Ma ne sono
stati trovati nei giacimenti archeo-
logici della Dordogna, in Francia,
e nell’America precolombiana. Gli
eschimesi lo hanno usato fino a
poco tempo fa, per dare la caccia a
foche e uccelli. Il “propulsore” è
una sorta di prolungamento del
braccio, una fionda rigida che, am-
pliando l’arco compiuto dal gia-
vellotto in fase di lancio, permette
di ottenere una velocità maggiore
al momento del getto. L’arma,
dunque, ne acquista in potenza: va
più lontano, e si conficca più pro-
fondamente nel bersaglio. Una
questione di fisica, e un miracolo
di intuizione per il guerriero prei-
storico che la realizzò.
A studiare i propulsori sono
però anche gli scienziati d’oggi. I
test più avanzati sono stati com-
piuti in Germania da un gruppo
di archeologi sperimentali dell’u-
niversità di Colonia. Qui sono sta-
te effettuate riprese ad alta velo-
cità, con apparecchiature da 500
scatti al secondo, e si è potuto ri-
levare che un giavellotto del peso
di un etto circa, lanciato con il pro-
pulsore, lascia la mano del lancia-
tore alla velocità di 100 chilometri
all’ora: una tale elevata velocità di
lancio comporta un aumento del-
l’energia cinetica, che comporta a
sua volta una maggiore forza di
penetrazione. Gli stessi scienziati,
utilizzando repliche di propulsori
sono riusciti a scagliare i propri
giavellotti (costruiti a modello di
quelli preistorici) a oltre 200 metri
di distanza. «Di fatto, grazie a que-
st’asta, lunga una settantina di cen-
timetri, la gittata e la forza di pe-
netrazione del giavellotto veniva
raddoppiata», spiega Ulrich Sto-
diek, 37 anni, archeologo. «Ciò mo-
dificò soprattutto le strategie di
caccia: in precedenza, a distanze
superiori ai 40 metri era pratica-
mente impossibile abbattere un
capriolo, o un bisonte. Con il pro-
pulsore si poterono invece rag-
giungere obiettivi più lontani, o
colpire più a fondo quelli vicini».
I propulsori ricostruiti da Sto-
diek hanno avuto come modello i
reperti rinvenuti in Dordogna: la
parte tecnologicamente più avan-
zata è la parte terminale, vagamen-
te sagomata a uncino, e spesso
molto lavorata, dove si appoggia il
giavellotto. «Per unire il legno con
l’osso dell’uncino si utilizzano cor-
de legate strettamente. Ma ciò non
sarebbe sufficiente: sulle corde è
così versata anche una miscela di
cera d’api e di resina di pino. Noi
pensiamo che i cacciatori preisto-
rici scaldassero la miscela sul fuo-
co, fino a renderla fluida, poi la
spalmassero sulle corde, fino a far-
la essiccare. A questo punto corda
e colla formavano un composto
efficace e duraturo». Il propulsore
è stato sviluppato contempora-
neamente in varie parti del mon-

▼
Focus 87
Per centinaia di secoli, dal paleolitico all’invenzione della polve re da sparo, le superarmi sono state quasi sempre le stesse
do: ancora oggi lo usano gli indige-
▼
ni della nuova Guinea, i boscima-
ni del deserto del Kalahari, oltre
che gli aborigeni d’Australia per i
quali rappresenta l’arma per ec-
cellenza: serve infatti a lanciare
giavellotti pesanti contro canguri
ed emù, e altri, più leggeri e flessi-
bili, contro gli uccelli in volo: in
questo caso più che con la punta, il
giavellotto colpisce gli animali con
il proprio movimento flottante, a
frusta. Stordita, la preda cade al
suolo e viene finita a bastonate.
● Il boomerang,
effetto giroscopio
Anche il boomerang, come il
propulsore, non è un’arma da get-
to caratteristica solo degli abori-
geni d’Australia. Circa 20 mila an-
ni fa era utilizzato dai cacciatori
europei, e ancora pochi anni prima
della nascita di Cristo lo usavano i
germani e gli indiani, per cacciare
e combattere. Esemplari di boo-
merang sono stati anche trovati in
tombe egizie dell’epoca e-
neolitica (il periodo di tran-
sizione fra l’età della pietra
e quella del bronzo, inizia-
to circa 5 mila anni fa). Il
più antico risale a 23 mila anni fa,
ed è stato rinvenuto in una grotta
polacca. La potenza dell’arma era
molto relativa: serviva soprattutto
a far spostare nella direzione volu-
ta stormi di uccelli, e al massimo a
stordirne qualcuno. Molto più raf-
finato, invece, il meccanismo che la
fa tornare indietro (la frase abori-
gena bu-mar-ang significa appunto
“bastone che ritorna”): si tratta an-
cora una volta di un principio fisico
che i ricercatori hanno scoperto so-
lo in questo secolo, lo stesso (mol-
A scuola dai maestri della preistoria
Lance e propulsori sono fatti anche d’osso: nelle foto,
la lavorazione (con pietra focaia e altre ossa forate)
di corna di renna per realizzare punte di giavellotto.
to complesso) che fa volare gli ae-
rei. In pratica l’arma si comporta
nell’aria come un giroscopio (ve-
dere il servizio su Focus n. 6).
● L’arco, fatto
per i brevilinei
La superarma definitiva fu però
l’arco, cioè un fusto di materiale
flessibile (legno, e poi corno o ad-
dirittura bronzo) tenuto
piegato da una corda di
canapa o dal nervo di
un animale. La sua pri-
ma comparsa risale al paleolitico
superiore, o meglio circa 18 mila
anni fa, probabilmente nell’Afri-
ca settentrionale. Il suo uso più in-
tenso venne invece sviluppato, più
tardi, nelle regioni del nord Euro-
pa. «Ci sono anche spiegazioni cu-
riose, per questo fatto», racconta
Stodiek. «L’uso dell’arco era in-
fatti più vantaggioso per gli uomi-
ni primitivi di bassa statura, con da, nel mare del Nord). «Le frecce
una muscolatura del torace e delle scoccate da quest’arco erano net- Dopo il gelo, la grande guerra
braccia ben sviluppata. Per que- tamente superiori ai giavellotti sca-
sto, per esempio, gli stessi abori- gliati con il propulsore, per velo-
geni australiani (che pure usano
arco e frecce) preferiscono il gia-
cità, precisione e percentuale di
bersagli centrati». Ancora una vol-
P erché 6 mila anni
fa, in Australia,
ebbero luogo le
nell’Arnhem land: si
era alla fine dell’
ultima era glaciale, i
società esclusive,
separate fra loro
anche dal linguaggio
vellotto e il boomerang: hanno in- ta, parlano i test: le frecce hanno prime guerre della ghiacciai si sciolsero e dalla cultura, e
fatti una struttura fisica slanciata». una velocità iniziale di 150 chilo- storia, fra genti e il livello del mare spesso in competi-
A Colonia sono anche stati speri- metri all’ora, dunque superiore del nomadi che non si salì. Le popolazioni zione. Ciò portò alle
erano mai scontrate locali furono costret- prime reciproche
mentati archi costruiti sul modello 50 per cento a quella del giavellot- fra loro? Secondo te a dividersi parti aggressioni, che oggi
del primo strumento europeo di to. E un “tempo di decollo” di soli gli archeologi ciò più ridotte di terra (e sono documentate
questo genere, il cosiddetto “arco 0,004 secondi. L’uomo preistorico è avvenuto anche in dunque di cibo). Gra- dai nuovi graffiti
di Holmegaard” (scoperto in una aveva trovato la sua arma letale. ■ seguito a un cambia- dualmente si forma- scoperti nelle grotte
zona paludosa sull’isola di Zelan- Nanni Ruschena mento ambientale rono gruppi e piccole dell’Arnhem land.
Soprattutto
la comodità
Boomerang
realizzati oggi,
con le tecniche
tradizionali. Poca
precisione, ma A ciascuno
il vantaggio di la sua freccia
recuperare Nell’immagine grande,
sempre l’arma.
a tutta pagina, una
serie di punte di
freccia ancora
oggi utilizzate dagli
indigeni dell’Irian Jaya
(Nuova Guinea) sia per
la caccia che per la
guerra. Raffinatezze
tecnologiche sono
quelle a tridente
(per la pesca) e
a mazzuolo (per
abbattere gli uccelli
del Paradiso senza
bucarne la pelle
e sciuparne lo
splendido piumaggio).
Archi senza
frontiere
Indigeni della Nuova
Guinea armati
di arco e frecce.
Quest’arma fu
però sviluppata
soprattutto nell’
Europa del nord.
Patrimonio
Una tavolozza sulla carne
Il primo piano di un braccio
tatuato. I colori si ottengono
da pigmenti minerali, diluiti con
sostanze battericide. L’effetto
finale però dipende anche
dal grado di acidità della pelle.

L’uomo Il sacro e il profano

illustrato
A destra, l’omero di una
motociclista. Qui sotto, uno dei
soggetti cristiani più riprodotti.

Con aghi e inchiostro

i tatuatori ricamano la
pelle. Ed è per sempre

I legami della foresta

A destra, tatuaggi “tribali”:
sono in bianco e nero e
ripetono antichi motivi indigeni.

Focus 91
Un vestito
per stupire Il tatuaggio quale si narravano le gesta di un
gruppo di avventurieri alla Robin
Hood. Gli eroi della foresta era-
I maestri dell’ago, dall’Olanda al Giappone
Un tatuaggio
giapponese
fatto a mano.
più antico? no tatuati e così il popolo giappo-
nese prese a imitarli. «Per farlo C ome tutte le discipline
artistiche, anche il ta-
attirare l’attenzione dei
media su questa arte. Dal
per il suo stile “primitivo
moderno”, tutto in nero e
Borneo e della Polinesia.
● Hanky Panky. E’ il ta-
tuaggio ha diverse cor- 1974 la sua collezione è stilizzato. Ha fondato la ri- tuatore più in vista di Am-
Per un’opera
così estesa Fu trovato su usavano un bastoncino con attac-
cati, all’estremità, aghi da intinge-
renti stilistiche, ciascuna
con i suoi capiscuola. Ec-
esposta al Tattoo art mu-
seum di San Francisco.
vista più famosa di ta-
tuaggio, “Tattootime”.
sterdam. Il suo stile è
postmoderno: mescola tra
servono alcuni re nel colore. Poi li inserivano sot- ● Don Ed Hardy. Cre- ● Leo Zulueta. Hawaia-
anni: la pelle
deve poter
una mummia to pelle. Una tecnica manuale che
consentiva comunque disegni con
co i più famosi, tra i con-
temporanei.
● Lyle Tuttle. Nato nel
sciuto in California, ha ini-
ziato a tatuare fin da ra-
no, allievo di Don Ed Har-
dy, che gli ha tatuato tut-
loro motivi tradizionali.
● Horiyoshi III.
E’ il maestro giapponese
cicatrizzare un
po’ alla volta. egiziana decine di sfumature diverse. Ed è
la stessa che ancora oggi prevale in
1931, negli anni Sessan-
ta tatuò la cantante Ja-
gazzino. E’ maestro in
grandi tatuaggi colorati,
ta la schiena, è anch’egli
esponente di primo pia-
più noto. Tatua ancora a
mano e con disegni tradi-
Giappone» spiega Giorgio Ursini, nis Joplin e divenne fa- che ha appreso durante no della corrente “primiti- zionali: draghi, fiori, tigri.
regista teatrale, studioso di ta- moso presso il pubblico un soggiorno in Giappone. va”. I soggetti sono tratti Famosi i suoi “full-body”
rock. E’ stato il primo ad Oggi è conosciuto anche dai motivi tradizionali del (corpo intero).

A
l museo anatomico dell’
università di Tokyo la sa-
la più frequentata è quel-
la delle pelli umane. Sono
oltre un centinaio gli esemplari
esposti al pubblico: brandelli di
schiene, addomi, braccia. Eppure
lo spettacolo non vuole essere ma-
cabro, ma artistico: tutte le pelli
infatti sono completamente co-
perte di tatuaggi. Dragoni, ser-
penti, motivi floreali sono i sog-
getti ricorrenti, dipinti alla perfe-
zione. Tanto che ogni “quadro”
vale sul mercato circa mezzo mi-
liardo di lire.
In Giappone la pratica del ta-
tuaggio risale al primo secolo a-
vanti Cristo, ma a quel tempo si
usava soltanto per marchiare sul
volto i criminali, perché fossero ri-
conoscibili. Il tatuaggio volonta-
rio e decorativo, chiamato horino-
mi, è nato invece molto più tardi,
nel Settecento. A quell’epoca eb-
be infatti un grande successo po-
polare un romanzo, Suikoden, nel
Messaggi sul viso
Una ragazza nigeriana. I tatuaggi
sul viso servono a comunicare
se la donna è sposata, a quale
tribù appartiene e a quale rango.
tuaggi, che qualche anno fa ha or-
ganizzato a Roma una mostra in-
ternazionale, cui hanno partecipa-
to alcuni degli artisti più famosi
come Horiyoshi III, dal Giappo-
ne e Don Ed Hardy, dagli Stati
Uniti. Ma in Italia, a differenza del
Giappone, il tatuaggio non è mai
stato una pratica di massa.
Ai tempi dei romani si marchia-
vano gli schiavi. I legionari invece
si facevano incidere il nome del-
l’imperatore sull’ avambraccio.
Anche i primi cristiani si tatuavano
sul corpo i simboli della fede. Fin-
ché papa Adriano I, nel 787, lo
proibì: da allora, per la cultura oc-
cidentale, il corpo umano è consi-
derato sacro e inviolabile.
A trasgredire tale norma si ri-
cominciò soltanto alla fine del Set-
tecento quando, dalle esplorazioni
nei mari del Sud e orientali, mari-
nai e viaggiatori tornavano in Eu-
ropa con esotici souvenir incisi sul-
la pelle, e copiati dagli usi locali. Il
capitano James Cook, in Poline-
Le usanze della tribù
Un’altra donna nigeriana. In
occidente non si tatua il viso.
E’ una regola non scritta che
quasi tutti i tatuatori rispettano.
sia nel 1796, svelò anche il nome
di quella pratica: tatu. Che forse
derivava, per onomatopea, dal ge-
sto di battere con uno strumento
aguzzo sulla pelle per imprimervi i
segni colorati.
Il tatuaggio consiste proprio in
questo: iniettare nella pelle una
sostanza solubile nei grassi, come
l’inchiostro di china. Poiché anche
nelle cellule esiste una percentua-
le di strato di grasso, l’inchiostro
viene assorbito, si fissa e non si
stacca più. Il nostro sistema im-
munitario non interviene per eli-
minarlo proprio perché, in pratica,
non lo riconosce come estraneo.
Non si sa con esattezza chi fu il
primo a escogitare questo meto-
do decorativo indelebile. Fatto sta
che il reperto più antico, una serie
di punti e linee, è stato ritrovato
sul corpo di una mummia egizia,
una sacerdotessa del dio Hator,
vissuta circa 2200 anni avanti Cri-
sto. Nel 1947, in Siberia, è stata in-
vece ritrovata la tomba di un guer-
riero sciita che si era fatto tatuare
braccia e gambe. Sepolto nel
ghiaccio per una ventina di secoli,
il suo corpo aveva mantenuto in-
tatta la pelle. «In effetti il tatuaggio
è stato praticato da tutti i popoli, a
tutte le latitudini: dagli eschimesi
ai maya, dai berberi ai polinesia-
ni», spiega l’etnologa Gilda della
Ragione, dell’università di Geno-
va. «Fanno eccezione, per ovvie
ragioni, le etnie di pelle nera che,
comunque, hanno sostituito il di-
segno a inchiostro con un altro si-
stema, la scarificazione. Questa
consiste nel praticare, secondo una
certa distribuzione sul corpo, una
serie di ferite che, una volta cica-
trizzate, daranno origine a motivi
decorativi e in rilievo».
Lo scopo di queste pratiche non
è puramente estetico, ma rituale:
come una sorta di battesimo, ser-
vono a integrare l’individuo nella
società e, nello stesso tempo, a for-
nirgli un’identità individuale. «Nel-
l’area polinesiana, per esempio, il
tatuaggio trova riferimento anche
nel mito», spiega della Ragione.
Mille punture
al minuto
A lato, un
tatuaggio
eseguito con
la macchinetta
elettrica.
Bastano una
decina di minuti
per un disegno
grande cinque
centimetri. In
basso, un altro
ago elettrico.
Un capriccio
da sovrani
Lguerra
a pallottola che fece
scoppiare la seconda
mondiale penetrò,
a Sarajevo, nel corpo dell’ar-
ciduca Francesco Ferdinando
attraverso la testa di un
serpente tatuato. Tra nobili e
reali, il tatuaggio ha sempre
avuto molta fortuna, come
corredo della carriera militare
o, in alternativa, come souve-
nir di viaggi nei Paesi esotici.
Enrico III aveva sulla schiena
una scena di caccia alla
volpe. Giorgio V esibiva un
drago rosso e blu che scen-
deva dalla spalla fino al
polso. Lo zar Nicola II tornò
da un pellegrinaggio a Geru-
salemme con una spada ta-
tuata sul cuore. Non poteva-
no sfuggire all’usanza i re
danesi: tutti grandi marinai e
tutti, dal 1906 in poi, tatuati.
Tra i politici dell’era moderna
si segnalano i firmatari di
Jalta, Churchill, Stalin e
Roosevelt. John F. Kennedy,
invece, si sottopose, dietro
pressione della moglie, a un
intervento chirurgico di
rimozione. Nello spettacolo,
infine, i tatuaggi non si con-
tano. Da Mike Jagger a Billy Magia bianca dall’Oriente
Idol, da Alain Delon a Corinne
Clery, prima o poi si sono ar- Vaschette di colore. In Giappone
resi tutti, compreso il regista si fanno tatuaggi all’ossido
Gabriele Salvatores. di zinco: bianchi, appaiono solo
quando la pelle è arrossata.

▼
Focus 93
Ora la moda è arrivata
in Italia: ogni anno
oltre 130 mila “tatù”
«Nelle isole della Società si narra-
▼
no le vicende del dio del tatuag-
gio Tohu, colui che ha inventato
tutti i disegni e che vive nel mondo
della Notte. Oggi i polinesiani di-
cono che Tohu si è risvegliato: i
missionari cattolici infatti aveva-
no proibito la pratica del tatuag-
gio, ma ora il sentimento di indi-
pendenza che sta crescendo presso
questi popoli ha fatto recuperare l’
antica usanza». Ogni classe socia-
le ha i suoi disegni specifici (per lo
più geometrici) e il rito av-
viene tra danze e canti.
Che servono anche a co-
prire le urla di dolore del
ragazzo, mentre viene in-
ciso con denti di maiale in-
tinti in carbone di noce di
cocco mescolato a olio.
Quando i marinai di
Cook, alla fine del Sette-
cento, scoprirono queste
usanze, le adottarono so-
prattutto per il loro fasci-
no esotico. «Non c’è dub-
bio, poi, che per loro ta-
tuarsi a vicenda fosse un passa-
tempo, col quale vincere la noia
durante i lunghi mesi di naviga-
zione. Lo stesso passatempo che
infatti poi si è diffuso anche tra i
carcerati», dice Gian Maurizio
Fercioni. Scenografo, diplomato
all’accademia di Brera, ha iniziato
22 anni fa a tatuare e ora il suo
studio a Milano è il più celebre
d’Italia. Si chiama Queequeg, in
omaggio all’arpioniere completa-
mente tatuato descritto da Melvil-
le in Moby Dick.
Fercioni, come tutti i colleghi
contemporanei, lavora raramente
a mano. Per lo più utilizza una
macchinetta elettrica. La prima la
inventò Samuel O’Reilly nel 1891:
il meccanismo è composto da due
elettromagneti che, con un movi-
mento di attrazione e repulsione,
trasmettono l’impulso a una bac-
chetta metallica alla quale sono
fissati uno o più aghi. La macchi-
netta consente di eseguire circa
mille punture al minuto e di trac-
ciare disegni con estrema preci-
sione. «Il segreto tecnico è di bu-
care la pelle molto superficial-
mente», svela Fercioni. Pochi de-
cimi di millimetro possono ba-
stare. Anzi, se si penetra più a fon-
do, il disegno apparirà meno niti-
do, quasi sfocato. Il dolore? «Del
Focus 94
Una filosofia
personale
Il tatuatore
milanese Gian
Maurizio Fercioni
al lavoro. “Un
tatuaggio
dovrebbe essere
vissuto come
un neo. Fa parte
di te ma quasi
non ti rendi
conto di averlo”.
L’unica salvezza è il laser
Antichi ferri
del mestiere S ono sempre più
numerosi coloro
che, dopo aver affron-
danno è fatto. Anche
con i sistemi più sofi-
sticati, una volta eli-
lule impregnate di co-
lorante. Ma perché ciò
avvenga, è necessario
L’etnologa Gilda
della Ragione: tato il trapano del ta- minato il colore del ta- che si utilizzi un laser
“Non si sa con tuatore con troppa di- tuaggio, resterà per della giusta lunghezza
esattezza dove sinvoltura, ora vorreb- sempre una cicatrice». d’onda. Per le “pato-
sia nata questa bero cancellarne l’o- Alcuni la ritengono co- logie rosse”, per e-
arte. In Europa pera. «Ma non esiste munque preferibile. Se sempio gli angiomi, si
sono stati trovati metodo efficace al poi il tatuaggio in que- utilizza quello all’ar-
cento per cento», spie- stione è piccolo e si gon. Per i tatuaggi e
punteruoli in
bronzo usati ga il dermatologo Mar- trova in una zona dove tutte le patologie non
4 mila anni fa”. co Fumagalli, di Mila- la pelle è più spessa rosse (come i tumori)
no, esperto in inter- (addome, natiche), la si usa comunemente
venti chirurgici con il cicatrice sarà quasi in- il laser all’anidride car-
laser. «Se l’inchiostro, visibile. bonica, che tuttavia
dopo aver passato il La tecnica che offre ri- produce anche una ci-
primo strato della pel- sultati migliori è quella catrice. La tariffa cor-
le, l’epidermide, scen- che utilizza il laser, rente per la terapia la-
de al secondo, il der- cioè l’emissione di ra- ser dei tatuaggi è di
ma, o addirittura al diazioni che consento- 200 mila lire per cen-
terzo, il sottocute, il no di “seccare” le cel- timetro quadrato.
li donne. I tatuatori sono 1800 e ta immagine, con la quale poi con-
ogni anno si fanno circa 130 mila frontarsi continuamente.
nuovi tatuaggi. Su persone di ogni «Sta di fatto che la recente dif-
tipo: dal giovane alternativo al ma- fusione del tatuaggio in Italia im-
nager di successo, dal commer- pone la necessità di regolamenta-
ciante all’intellettuale. re una professione che finora sfug-
Moda a parte, che cosa li acco- ge a ogni controllo», dice Flavio
muna? «Alla base c’è il desiderio Devetag, medico e deputato della
di ogni individuo di differenziare Lega, che sta preparando una pro-
Piace anche alle donne se stesso dagli altri», spiega lo psi- posta di legge sull’argomento. «La
Un gatto stilizzato sul collo di canalista Aldo Carotenuto. «Que- possibilità di contagio dell’Aids,
una ragazza. In Italia le donne sto dovrebbe avvenire a livello psi- per esempio, non è remota: il ta-
tatuate sono quasi 350 mila. cologico, cioè di formazione di un tuatore dovrebbe utilizzare per
proprio mondo interiore. In qual- ogni cliente guanti, aghi e va-
tutto sopportabile. Tanto che il ta- che caso tuttavia si ricorre anche a schette per il colore nuovi e steri-
tuaggio è diventato, negli ultimi segni esteriori, come il tatuaggio. lizzati». Preoccupazioni del tutto
quattro anni, un fenomeno di mo- Non è un caso che questa pratica legittime. Ma, si sa, il tatuaggio è
da. Forse anche dovuto al diffon- sia nata e si sia diffusa presso i po- trasgressione: e una legge forse sa-
dersi di un certo spirito di tra- poli primitivi, che in essa trovano rebbe la sua tomba. ■
sgressione sociale, tipico dei mo- l’unico sbocco all’affermazione Cristina Mochi
menti di crisi economica e politi- della propria identità». Spesso, se-
ca», dice Fercioni. condo Carotenuto, colui che si ta- Per saperne di più:
Le cifre confermano: secondo tua è anche un sognatore, che vive Luisa Fercioni Gnecchi, Tatuaggi, la
una ricerca condotta dall’istituto un conflitto perenne tra ciò che scrittura del corpo, Mursia
Res, sono oltre 750 mila le persone vorrebbe essere e ciò che è e che V. Vale e A. Juno, Tatuaggi, corpo, spi-
tatuate in Italia, la metà delle qua- sceglie, inconsciamente, una cer- rito, Apogeo
Medicina
Malattie rare, delle quali
nessuno si occupa e farmaci
dimenticati dall’industria
Speranze

S
ono circa cinque mila, e
nessuno si occupa di loro. elettroniche
Sono malattie, anzi “ma- A sinistra, in
lattie orfane”. Si chiama- un laboratorio
no così perché non ci sono medici della Roche,
che ne studiano i sintomi, le cause un piccolo
e il decorso, e non ci sono labora- fermentatore
tori che cercano le medicine adat- impiegato nella
te a curarle. Ma perché sono orfa- produzione
ne? Semplicemente perché colpi- di interferone.
Una speranza
scono poche persone. Per i medici per le patologie
è difficile fare ricerche su un ri- orfane viene
dotto numero di pazienti, dissemi- anche dai nuovi
nati in località distanti tra loro. Per network
le industrie farmaceutiche non è mondiali
conveniente produrre medicine di informatici: oggi
cui venderanno poche confezioni. Internet collega
Le chiamano anche malattie ra- in tempo reale
re. Tutte insieme però rappresen- i più grandi
istituti di
tano il 10 per cento delle malattie ricerca, che
che colpiscono il genere umano, e possono così
quasi tutte sono molto gravi. «In scambiarsi dati.
Italia finora sono state rilevate più
di 350 differenti malattie di questo
tipo, per le quali è stato possibile portano emorragie o trombosi»,
creare una banca dati. Alcune di ricorda Silvio Garattini, direttore
queste sono state segnalate più dell’Istituto Mario Negri.
spesso, come la sclerosi laterale Ma quando una malattia è rara?
amiotrofica, una grave malattia del «Quando si registrano meno di 50
sistema nervoso che porta rapida- casi ogni milione di persone», spie-
mente alla morte, ed è a tutt’oggi ga Remuzzi. Bisogna aggiungere,
orfana di una terapia», spiega Giu- però, che esistono anche malattie
seppe Remuzzi, coordinatore del- orfane che non sono per nulla rare.
le ricerche del Centro per le ma- «La lebbra, la febbre gialla e la ma-
lattie rare dell’Istituto Mario Negri laria sono molto frequenti nei Pae-
di Bergamo. Ma questi sono dati si tropicali ma rare in America del
parziali, perché in Italia non solo Nord e in Europa. Queste malat- Merito
non esiste un organismo che regi- tie, con il tempo, diventano resi- della tivù?
stri, a livello nazionale, le malattie stenti ai vecchi farmaci. Ma lo stu- Giuseppe
e i pazienti che ne sono colpiti, ma dio di nuovi farmaci più efficaci Remuzzi.
addirittura non esiste nemmeno la non è vantaggioso per l’industria: “Talvolta di
definizione legislativa di malattia non perché i potenziali acquirenti molte patologie
rara. Eppure, il problema non ri- siano pochi, ma perché non hanno ci si comincia
guarda solo le poche persone e- i soldi per pagare i farmaci», pun- a interessare
ventualmente affette. «Lo studio tualizza Remuzzi. perché la
di alcune patologie rare che ri- Perché vengono e come si svi- Cure di massa cronaca parla
guardano la coagulazione del san- luppano nell’organismo le malattie Ancora alla Roche: un impianto di tristi storie”.
gue ha permesso infatti di acquisi- rare? Per alcune patologie non esi- per la produzione di antibiotici.
re conoscenze utili nella cura di ste ancora risposta. E’ il caso della Soltanto malattie molto diffuse Medici
attirano l’interesse dell’industria.
altre malattie comuni, che com- dermatomiosite, una malattia che perplessi
▼

Arrigo
Schieppati.

Gli orfani della salute

“Per un medico
normale è
molto difficile
imbattersi
nelle malattie
rare. Può
capitare una
volta nella vita”.

Focus 98
 Fiducia nella terapia
genica: certe malattie C he cosa può fare chi
sospetta di essere
affetto da una patologia
nascono tutte nel Dna orfana? Può scrivere al
Centro per le malattie rare
dell’Istituto Mario Negri
di Bergamo, esponendo il
infiamma i muscoli e irrita la pelle, problema clinico. I medici
▼
Che cosa fare, e a chi rivolgersi, per saperne di più
sui centri di ricerca in Italia
e all’estero. Nel Centro c’è
anche un ambulatorio per
esaminare i casi più
difficili. Ecco alcune orga-
nizzazioni italiane che si
occupano di malattie rare.
● Centro delle ricerche per
Svolge ricerche su alcune
patologie, come il lupus
eritematoso sistemico
(affaticamento, febbre,
dolori ed eritemi) e l’artrite
di Takayasu (infiammazione
delle arterie, febbri, sudori,
perdite di peso).
nitario non è in grado di
difendersi dalle infezioni) e
il linfoma di Burkkit (un
tumore che viene ai bimbi
tra i 7 e gli 11 anni o ai
pazienti che hanno subito
un trapianto di midollo.
Spesso inizia nelle ossa
Vicenza (tel. 0444/324714).
Si occupa della lipogranulo-
matosi di Faber (viene nei
primi mesi di vita con dei
noduli sotto la pelle vicino
alle articolazioni e ai
visceri, può anche esserci
un lieve ritardo mentale)

per la quale non si comprende

nemmeno se è di origine infettiva
o se viene acquisita in altri modi.
Tuttavia, si pensa che più del 90
per cento di esse abbia un’origine
genetica. Questi mali, però, pos-
sono essere causati anche da una
sostanza tossica o da un virus. Un
esempio è quello di tre patologie
rare: i sintomi sono simili per tutte
e tre (debolezza della muscolatura
e un’affaticabilità fuori dalla nor-
ma), ma le cause sono differenti.
La prima è la miastenia infantile
familiare, ed è di origine ereditaria.
In questo caso il gene difettoso vie-
ne trasmesso per molte generazio-
ni senza che la malattia si manife-
sti. Si avrà un bimbo malato solo
quando entrambi i genitori hanno
nei loro cromosomi il gene di que-
sta malattia, e se entrambi i cromo-
somi con i geni malati formeranno
il patrimonio genetico del
bambino (malattia gene-
tica recessiva). La secon-
da forma è la malattia
miasteniforme di Lam-
Servono
volontari
All’istituto Afb di
Berlino vengono
compiuti test di
nuovi farmaci su
volontari. Nella
foto, un paziente
che ha assunto
un medicinale
contro i dolori
allo stomaco.
bert-Eaton. Per quanto se ne sa fi-
nora, può venire a chiunque e in
qualsiasi momento. Questo mor-
bo provoca una attacco dei propri
anticorpi ai danni del meccanismo
che trasmette i comandi di movi-
mento al muscolo. Si tratta cioè di
una malattia autoimmune acqui-
sita. Si ignora il motivo di questa
autoaggressione: si è potuto solo
costatare che in due pazienti su tre
la malattia è associata al tumore
polmonare. La terza forma è ra-
rissima e può essere provocata da
molte medicine, come alcuni anti-
biotici o i bloccanti beta-adrener-
gici. La colpa è quasi sempre di un
dosaggio eccessivo o dell’incapa-
cità di smaltire il farmaco da parte
del fegato e dei reni. Se si smette
di prendere il farmaco, infatti, la
malattia regredisce.
Il problema è che le malattie or-
fane sono anche difficili da dia-
gnosticare. «Per un medico è in-
fatti difficile fare esperienza, se non
lavora in un centro specializzato»,
dice lo specialista Arrigo Schiep-
pati, milanese. «Si calcola così che
nell’arco dell’intera sua vita pro-
fessionale un dottore ha in media
una sola probabilità di incontrare
una malattia rara. Inoltre, la man-
canza in Italia di un centro che re-
gistri, a livello nazionale, le malat-
tie presenti e i pazienti colpiti da
ognuna di esse, fa sì che per i me-
dici sia difficile individuare colleghi
esperti di quella malattia».
Ma non ci sono soltanto le ma-
lattie orfane. Ci sono anche i far-
maci orfani. Un caso emblematico
è quello dell’acido chenodesossi-
colico. Questa medicina viene usa-
ta per sciogliere, senza interventi
chirurgici, i calcoli biliari. La sua
scoperta era costata 10 milioni di
dollari, circa sedici miliardi di li-
del centro rispondono con
una scheda aggiornata che
indica se la malattia rara è
davvero orfana, se ci sono
medicine innovative in spe-
rimentazione e informazioni
Sopra, sintesi chimica di sostanze farmaceutiche alla Ciba-Geigy.
Per arrivare a “medicinali genici” da farmacia ci vorranno vent’anni.
le malattie rare Aldo e Cele
Daccò, dell’Istituto Mario
Negri di Bergamo. Racco-
glie e fornisce i dati dispo-
nibili su tutte le malattie
rare (tel 035/516516).
● Clinica pediatrica dell’ della mandibola). La tecni- e della leucodistrofia meta-
università di Brescia e ca di cura si basa sulla te- cromatica (si manifesta
ospedale San Raffaele di rapia genica, sostituendo il dopo il primo anno di vita
Milano (tel.02/26431). In gene malato con uno sano. o in età adulta: demenza,
questi centri vengono cura- ● Associazione malattie anomalie nella deambula-
te la Scid (il sistema immu- rare Mauro Baschirotto, zione, malattie dei nervi).
re, ciò nonostante per anni fu re- Ma anche farmaci molto comu-
spinta dall’industria farmaceutica. ni possono diventare orfani. E’ il
L’interferone 2-beta, prodotto uti- caso del chinino, che cura la mala-
lizzando microrganismi con il Dna ria. Viene ormai prodotto solo per
manipolato in laboratorio, è un i mercati che possono pagarlo: an-
farmaco usato per curare la scle- cora oggi nei Paesi del Terzo mon-
rosi multipla, ma in Italia non vie- do muore ogni anno un milione di
ne prodotto: è poco richiesto e persone per la sua mancanza. Ma
troppo costoso. Chi è costretto a l’industria farmaceutica non lavo-
prenderlo, arriva a spendere 40 mi- ra per pazienti che non pagano, e
lioni in un anno. Non trova un pro- solo le sovvenzioni internazionali
duttore nemmeno il ceradase, per permettono la produzione del chi-
la cura della malattia di Gaucher, nino mancante. In America, per
che provoca ingrossamento del fe- esempio, per aiutare lo sviluppo
gato e della milza e degenerazione delle medicine orfane, il Congres-
di tutto il sistema nervoso. L’acido so ha dovuto votare nel 1983 una
gamma idrossibutirrico, utilizzato legge (“Orphan drugs act”)
per il controllo della sindrome di che garantisce incentivi al-
astinenza da alcool, ha invece tro- le industrie che “adottano”
vato una piccola azienda di San questi farmaci. ■
Remo disposta a produrlo. Francesca Conforti

Un gruppo di mali misteriosi che affligge tutto il mondo

Etologie
cco alcune malattie
orfane. Si tratta di pa-
rare, e dunque
la loro diagnosi viene ef-
fettuata soltanto dopo
accurate analisi, e non è
sufficiente il verificarsi di
sintomi che, in realtà, sono
indici di altri e ben più benigni
disturbi.
SCLEROSI SISTEMICA
PROGRESSIVA
E’ detta anche scleroderma. La
cute si ispessisce e si induri-
sce per infiammazioni e modi-
ficazioni delle vene. Nei casi
più gravi lo stesso avviene nei
polmoni, nel cuore, nei reni,
nell’intestino e nello stomaco.
L’inizio talvolta è insidioso, per-
ché può essere confuso con
altre patologie. Si presenta con
gravi disturbi della circolazione
soprattutto delle mani, dei pie-
di e del viso, che provocano
via via pallore, cianosi e ros-
sore. Inoltre si cancellano le
rughe del volto.
La termografia GASTROENTERITE EOSINOFILA
di un organismo Colpisce i muscoli dell’intestino
femminile. tenue e del colon e dello sto-
maco, le cui pareti si ispessi-
scono e si induriscono, provo-
candone l’ostruzione. Nei casi
più gravi si deve intervenire
chirurgicamente. In altri pa-
zienti il male colpisce la mu-
cosa intestinale e perciò l’am-
malato non assorbe bene i cibi
e può essere colpito da allergie
alimentari. Per ora non esisto-
no spiegazioni sulle cause di
questa malattia.
SINDROME DI LEOPARD
Il nome Leopard è composto
con le iniziali (in inglese) delle
sue possibili manifestazioni:
lentiggini sulla faccia e sul to-
race, modificazioni del battito
cardiaco misurabili con l’elet-
trocardiogramma, distanza ec-
cessiva tra i due occhi, re-
stringimento della capacità
polmonare, anomalie dell’ap-
parato genitale e urinario nel
maschio, danni al sistema ner-
voso, che provocano ritardo
della crescita e sordità. Si ma-
nifesta fin dall’infanzia.
ATASSIA FAMILIARE
Movimenti instabili e barcol-
lanti sono il primo sintomo di
questa malattia e sono dovuti
alla degenerazione del siste-
ma nervoso centrale cioè del
cervello e del midollo spinale.
Anche il cuore può subire de-
formazioni. Solitamente si ma-
nifesta nell’adolescenza.
KURU
E’ detta anche “tremito di pau-
ra”. Inizia con un’andatura bar-
collante e tremolante fino ad
arrivare all’incapacità di cam-
minare. Gli occhi diventano
strabici, convergenti. Infine su-
Indigeni della Nuova Guinea: malattie da cannibalismo?
bentra la demenza. L’esito,
sempre fatale, sopraggiunge
al massimo entro un anno. E’
una malattia infettiva anche se
il microrganismo responsabile
non è ancora stato identificato.
Il kuru si verifica soltanto tra i
nativi degli altipiani della Nuo-
va Guinea. Si pensa che sia do-
vuto al cannibalismo. Infatti gli
aborigeni mangiano in modo ri-
tuale midollo, visceri, e cervel-
lo umani cotti e il virus do-
vrebbe trasmettersi proprio in
questo modo.
LEUCOENCEFALITE ACUTA
EMORRAGICA
Colpisce il cervello in modo
acuto ed è quasi sempre fata-
le. Si sviluppa dopo una infe-
zione del naso o della gola.
Sintomi tipici sono la febbre,
le convulsioni e i disturbi della
vista dovuti alla distruzione
della corteccia cerebrale. Ab-
bastanza simile è l’encefalite
letargica. In questo caso però i
sintomi sono la sonnolenza e i
problemi visivi.
MORBO DI OLLIER
E’ chiamata anche encondro-
matosi o discondroplasia. Du-
rante l’infanzia si notano dei
ritardi o deformità nella cre-
scita. Più facilmente vengono
colpite le ossa lunghe come il
femore, la pelvi e sono parti-
colarmente interessate le co-
stole, lo sterno e il cranio. La
malattia è molto rara.
FACOMATOSI
Si tratta di un gruppo si malat-
tie che modificano lo sviluppo
del sistema nervoso, e sono
dette anche displasie ectoder-
miche. Spesso sono associa-
te a “macchie” della cute (dal
greco “phakos”, cioè macchia)
e angiomi (cioè delle zone den-
se di venuzze, piccole cavità
piene di sangue o aree tumo-
rali) anche a livello del midollo
spinale e dell’encefalo con oc-
casionali emorragie. Una di
queste forme, particolarmen-
te rara, colpisce solo gli ebrei
ashkenaziti. L’origine è quasi
sempre genetica.
Un ebreo americano del
gruppo ashkenazita
durante una preghiera.
MALATTIA DI NIEMANN-PICK
La crescita fisica è rallentata.
Possono esserci anche ritardo
mentale, mancanza di coordi-
namento, convulsioni e un in-
grossamento del fegato e del-
la milza (epatosplenomegalia).
Si manifesta solitamente tra il
primo e il 4 mese di vita o
quando si è adulti, in questo
secondo caso è meno grave. I
sintomi sono causati dall’ac-
cumulo di una sostanza, la
sfingomielina, in alcune vesci-
cole cellulari, i lisosomi. At-
tualmente sono state identifi-
cate cinque differenti forme
per questa malattia.
OSTEOPETROSI
E’ anche detta “malattia delle
ossa di marmo”. Le forme più
gravi si manifestano nell’in-
fanzia e spesso si possono ri-
levare anche durante la gravi-
danza. Sono caratterizzate da
una forte anemia, ingrossa-
mento del fegato e della milza,
accumulo di liquido nella ca-
vità cranica. Se colpisce i ner-
vi del cranio provoca atrofia ot-
tica, paralisi della faccia, sor-
dità. La mortalità è alta, spes-
so per colpa di infezioni. Le
ossa risultano più dense quin-
di friabili. Le cause sono ge-
netiche anche se sconosciute.
ADIPOSI DOLOROSA
E’ detta anche malattia di Der-
cum e si manifesta con grossi
depositi di tessuto adiposo do-
lente sotto la pelle, vicino alle
articolazioni: ginocchia, piedi,
le mani. A questi sintomi si as-
sociano stanchezza cronica e
sbalzi emotivi. Su trenta casi,
29 riguardano donne, spesso
obese. Nessuna ipotesi per ora
è stata fatta per spiegare le
cause di questa malattia.
SINDROME DI RETT
Si trasmette soltanto alle fi-
glie femmine. Alla nascita la
piccola si presenta normale e i
primi sintomi cominciano a evi-
denziarsi dopo alcuni mesi di
vita. Non sono conosciuti casi
nei quali la malattia si sia pre-
sentata dopo un anno e mezzo
di vita. Lo sviluppo, che sem-
brava normale, si arresta e si
bloccano l’evoluzione dei mo-
vimenti e delle capacità men-
tali. Purtroppo in alcuni casi si
nota addirittura un regresso Una termografia
delle nozioni o dei movimenti maschile. In bianco
acquisiti. le parti più calde.

Focus 100 Focus 101

Cultura

Doppi ...attori
Come si fa a far parlare in
italiano Sean Connery, Harrison
Ford, Kim Basinger e tutti gli Che cosa c’è dietro
attori stranieri? Storia e tecnica Harrison
Luigi La Monica,
del doppiaggio cinematografico voce di Harrison
Ford. I doppiatori
devono saper
recitare sui tempi
degli altri, e
“produrre” in
pochi minuti
ciò che sul set
può avere
richiesto giorni
Una nuova voce di lavorazione.
per Sean?
Pino Locchi,
tradizionale
doppiatore di
Sean Connery.
Locchi è però
morto qualche

L
mese fa, e nei avorano nel cinema da set-
suoi prossimi tant’anni, e non hanno mai
film Connery vinto un Oscar né alcun al-
cambierà voce. tro premio importante.
Eppure è merito loro se un film
diverte, o spaventa, o coinvolge.
E, soprattutto, se un attore stra-
niero ha successo anche in un Pae-
se diverso dal suo. Chi sono? Li
Un po’ di chiamano voci. O doppiatori. Lo-
economia ro preferiscono definirsi interpre-
A lato, una ti, e parlare dell’impegno, della
scena di partecipazione, dello stress che ri-
“Indiana Jones chiede il loro lavoro: spesso sono
e l’ultima loro l’anima vera di un film stra-
crociata”. In
basso, una niero, lo spirito aggiunto. C’è di
moderna sala di più: gli italiani sono i più bravi, a
doppiaggio. In detta degli autori e degli stessi pro-
principio non si tagonisti dei film stranieri. Anzi,
cambiavano sono gli unici che fanno del dop-
solo le voci piaggio un’arte e non, semplice-
degli attori, ma mente, la mera sovrapposizione di
si girava un’ una voce a un’altra.
altra volta tutto Ma quest’arte è nata lontano,
il film, con attori
del Paese nei pressi di Los Angeles, nei pri-
cui il film era mi decenni di questo secolo, quan-
destinato. do con l’introduzione del sonoro, a
metà degli anni Venti, le grandi
case di produzione hollywoodia-
ne si trovarono di fronte al pro-
blema della lingua. Si trattava di
escogitare una soluzione rapida ed
efficace per evitare che il loro im-
pero, basato soprattutto sull’e-
sportazione, subisse un colpo du-
rissimo. Inizialmente si fece ricor-
so alla sottotitolazione: la parte es-
senziale del dialogo veniva tra-
dotta e sovraimpressa sul bordo
inferiore del fotogramma. I risul-
tati non furono però soddisfacen-
ti e dato che l’industria del cinema

▼
La fatica del dialoghista: tradurre una
chiacchierata piena di doppi sensi, Il gioco delle voci più famose
rispettando il movimento delle labbra
doveva assolutamente varcare i film servendosi di registi e di in- noto dialoghista italiano. «Non si
▼

confini nazionali, l’unica soluzione terpreti dei diversi Paesi importa- tratta di fare soltanto una tradu-
praticabile sembrò essere quella tori, utilizzando però le stesse sce- zione corretta, di tipo letterale. Ciò
di girare tante versioni quanti era- nografie e la stessa troupe di tec- che si cerca di ottenere è un dialo-
no i mercati da raggiungere. Metro nici. I film usciti da questa sorta di go che rispetti la struttura delle fra- Sopra, Tina Lattanzi. is,
Goldwyn Mayer, Paramount e catena di montaggio non avevano si, ma anche le intenzioni, il ger- Kelly olly L ee Curtebra
Doppiava le divine del randonb,elle eiffer, aHbeth Andie Ja m ie D
Fox iniziarono così, più o meno però più nulla di artistico e l’espe- go, gli idiomi, le battute scherzose, n S a e Pf urman, annah, ,
passato: Greta Garbo, Su s a s, Isa ell
Mich r, Mary Eliz mi Uma ThDowell, Sissy, Daryl Hr, Geena Davis
nello stesso periodo, a produrre rienza delle versioni plurime finì perfino l’ironia. I traduttori devo- Joan Crawford, Rita Mc Gillihoebe Cates, Hunte trantonio, De inski Mac k, Carol Alt inge - J o h n
P
Adjani, te Capshaw
W ewton
in un fallimento. no conoscere a fondo la lingua par-
Hayworth, Marlene Mas astassia K Space ifer Beals Olivia N
A salvare la si- lata ed essere informati sull’attua- Ka N Jenn
tuazione fu un lità. La cosa più difficile è proprio Dietrich, Jean Arthur. Moore,
austriaco, Jacob riuscire a rendere in un italiano Rossella Izzo Roberta Paladini Emanuela Rossi Simona Izzo
Karol, che in- credibile i doppi sensi, i giochi di
ventò un nuovo parole, le battute che devono far
procedimento, ridere la gente. E tutto questo va
battezzato dub- fatto coincidere con il movimento
bing: in pratica il delle immagini, soprattutto nei pri-
doppiaggio co- mi piani, dove trovare la sincronia
me lo intendia- con le labbra degli attori diventa
mo oggi. In Ita- fondamentale».
lia, all’inizio de-
gli anni Trenta, Trenta ore di irley
lly
nge, SJaodie eep, Sher, Goldie er,
l’italiana Cines lavoro, per una an L a r y l S t r
Mer cL aine, Ch e, K eaton, onda, ey Weavigitte
creò il primo o b erts, SeNicole ic a
Jess Madonna, e Diane
ane F ou rn
Sig inger, Br
pellicola media Ju li a R an ,
Fields,er, Glenn Clos
Ma uv
e Denener Hawn, J Farrow, s
Kim Ba, Farrah Fawce
ett,
stabilimento per Meg Ry nda Catherin ia g
il doppiaggio Finito il lavoro di adattamento, Young,an, Bridget Fo Fost Kathlee
n Tur M
r lo t t e Ramplin n
Nielse essa Redgr a v
Kid m Ch a Van
con sede a Ro- film e copione italiano passano al-
ma, seguita da la società di doppiaggio. Il diret- Cristina Boraschi Roberta Greganti Maria Pia Di Meo Livia Giampalmo Paila Pavese
Fotovox, Italia- tore di doppiaggio, con l’aiuto del-
Oltre il vetro Acustica e Fono Roma e dalla l’assistente, esamina il film e sce-
Sopra, lo studio Sincro, a Roma. stessa MGM che, nel 1933, trasferì glie le voci dei doppiatori, quindi
Oltre il vetro, la doppiatrice in Italia lo studio inizialmente av- procede alla divisione del film stes-
Emanuela Rossi. In primo piano, viato a Hollywood. Nel giro di po- so in unità di lavoro: gli anelli.
l’attrezzatura per il mixaggio. chi anni il doppiaggio si perfe- Questa operazione, la segnatura,
zionò, fino a raggiungere risultati è particolarmente delicata in quan-
di sorprendente qualità, ma questo to ogni anello -che dura in media
non impedì la nascita di una acce- trenta, quaranta secondi- va cali-
sa polemica fra convinti sostenito- brato in modo da costituire una
ri (Federico Fellini: “Non potrei piccola unità narrativa. Poi inizia il
fare a meno del doppiaggio”) e de- doppiaggio vero e proprio. Ogni
cisi denigratori (Jean Renoir: “Con- turno dura tre ore. In un giorno si ert les
sidero il doppiaggio una mostruo- programmano tre o quattro turni, ise, And
y
ard o ffman, Rohber n e ry, Chatr der,
ene Wilert
Tom CrDuavid Bowie, r o ns, Ricohpher H
Dustin iro, Christop r C o n
Sean ronson, Clin y A ll e n , G
sità”). Oggi il mercato delle video- in ciascuno dei quali si doppiano da
Garciaf, Goldblum,
m y I
Jere uss, Christ on, De N d, Sylveste o B e Woody y Moore, Roblk
cassette, che si possono acquistare dieci a venti anelli. Per un film me- od, Sidn Dudle ll, Peter Fa
Jef Travolta Dreyf , Liam Nees Lloy e, Al Pacin Eastwohilippe Noiret
o noleggiare sia in lingua originale, dio occorrono trenta ore di lavoro.
John Reeve rrison Ford Stallon P Duva
che nella versione doppiata, di- Tutto si svolge in sale isolate acu- Ha Poitier,
mostra comunque che il pubblico è sticamente, divise da un vetro e Roberto Chevalier Luigi La Monica Ferruccio Amendola Pino Locchi Oreste Lionello
sostanzialmente a favore di que- collegate tra loro da un interfono
st’ultima. In genere, su cento film dal quale il direttore dà le indica- Sotto, Emilio Cigoli, la
richiesti, solo cinque o sei sono in zioni ai doppiatori. Tecnicamente voce dei duri: Robert
versione originale. si procede in questo modo: il dop- Mitchum, Clark Gable,
Ma come un film diventa italia- piatore vede l’anello alcune volte, Humphrey Bogart, Kirk
no? L’adattamento dei dialoghi al- quindi, ascoltando la colonna so- Douglas, Gary Cooper.
le immagini è il primo passo. Il nora originale in cuffia, prova a re-
“dialoghista” riceve dal distribu- citare le battute in sincronia con
tore del film straniero la videocas- le immagini. Si procede alla regi-
vin
setta e il copione in lingua origi- strazione -in varie colonne sonore, illy
urphy, aBnks, Hurt, Ke , e Vito,
Eddie M Williamntony Hopkins Gere, K
evin
nale e , con un lavoro attento e mi- a seconda delle esigenze tecniche-
To m H A ar d t jr., Danny JDohn Cleese,
Lavoro per tutti nuzioso, li adatta al nostro tipo di seguendo le indicazioni del diret- Crystakl,ey Rourke, n e ,
Kli eff Bridg es, Rich
o uG e
o s s ci,
ic J renger n e r, L
Cost havy Chase n , Joe Pese Mantegna,
Lo studio Imprecom, ancora cultura e di sensibilità. «Il primo tore di doppiaggio, il cui compito è M Swayze Tom Be C Jo royd
passo, naturalmente, è la traduzio- proprio quello di dirigere gli atto- Patrick holso Dan Ayk
a Roma. Il lavoro dei doppiatori
riguarda anche le telenovela, ne», spiegano Susanna e Leonardo ri, avendo presente tutto il film, in Jack Nic
i telefilm e i disegni animati. Piferi, figli di Alberto Piferi, il più modo che il risultato sia armonico
▼

Tonino Accolla Cesare Barbetti Michele Gammino Giorgio Lopez

Focus 104 Focus 105
Il doppiaggio Tutti di
corsa
italiano è Attori in sala
d’incisione alla
il migliore Apr di Milano.
Dice Roberto
Chevalier: “A
del mondo. volte un film
viene doppiato
Anzi, è l’unico non partendo
dall’inizio, ma
secondo un
ordine casuale:
allora bisogna
e rispettoso dell’opera originale.
▼

entrare nel
Finite le registrazioni, la colonna personaggio e
viene rimontata e si procede alla identificarsi in
sincronizzazione, che serve a far estrema fretta”.
combaciare in modo ottimale suo-
no e immagini: le correzioni ven-
gono operate da un tecnico allun-
gando o accorciando le pause. L’
duzione italiana erano ancora
troppo pochi per esaurire le ri-
Come si fa, quanto si guadagna
ultima fase si chiama mixaggio, e chieste delle oltre tremila sale esi- ● Un doppiatore a un costo medio mente affidato dalla
serve a miscelare la colonna sono- stenti, e quindi, anche il regime do- professionista gua- orario di 25 mila lire, società distributrice
ra chiamata internazionale (che vette accettare il compromesso: dagna un cachet e sono concentrati a cooperative di
contiene i rumori d’ambiente, le film stranieri, ma “ammorbiditi” fisso di presenza di a Roma e Milano. doppiatori, cui fanno
musiche e quelle parti di dialogo da dialoghi nostrani. 91 mila lire a turno, Alcuni indirizzi cui ci capo alcune delle
che vanno lasciate in originale) al- Ben presto, l’entusiasmo per le più un compenso per si può rivolgere per voci più note. Tra
ogni riga di copione informazioni su corsi: le cooperative più
le colonne doppiate in italiano. nuove tecniche spinse taluni auto- letta e interpretata. - CDA Centro teatro attive ci sono:
ri al punto di girare film italiani Le tariffe, stabilite attivo, via Savona 10 - ADL Associazione
Anche agli attori senza colonna sonora, aggiungen- da un contratto - Milano. Tel. doppiatori liberi, via
italiani talvolta dola in un secondo tempo, in stu- nazionale, sono: 02/8323598 Asiago 8 - Roma.
è prestata una voce dio. E addirittura, fino alla secon- 2900 lire a riga per - DDE Divisione dop- Tel. 06/3203902
da metà degli anni Sessanta, si ri- film e sceneggiati piaggio edizioni, viale - CDC Cooperativa
Ma perché il doppiaggio è un mediò con il doppiaggio alle pre- televisivi; 2500 lire, Marche 21 - Milano. doppiatori cinemato-
fenomeno soprattutto italiano (e sunte inadeguatezze della voce di per telefilm; 1950 Tel. 02/69000441 grafici, viale
ciò spiega anche l’assoluto prima- interpreti italiani. Ecco, dunque, lire, per disegni - Delta film, strada B.Buozzi 98 - Roma.
animati, soap opera, Bussonino 149 - Tel. 06/3203685
to dei nostri doppiatori in campo che le asprezze vocali di Claudia telenovela. Gassino Torinese (To). - CVD Cine-video
mondiale)? All’estero in effetti i Cardinale o la fragilità di Stefania Tel. 011/9607646 doppiatori, piazza
dialoghi vengono per lo più man- Sandrelli trovarono soluzione, per ● In Italia non esi- - Fono Roma, via dei Prati degli
tenuti in lingua originale e rias- esempio, nel doppiaggio di Adria- stono scuole di dop- Ceneda 8 - Roma. Strozzi 31 - Roma.
sunti con sottotitoli. Nel nostro na Asti, il cui timbro sembrava più piaggio. I doppiatori Tel. 06/77121 Tel. 06/3253444
Paese, la nascita del doppiaggio e aderente all’indubbio sex appeal in attività provengo- - Titania, via Santa- - Gruppo Trenta, viale
il suo sviluppo dovettero in realtà delle colleghe. Oggi, per fortuna, no per lo più dal croce 131/C - Roma. B.Buozzi 49 - Roma.
superare anzitutto l’ostilità di- non è più così. ■ teatro o dal cinema. Tel. 06/6630739 Tel. 06/3203685
chiarata del fascismo nei confron- Cristina Mantelli I corsi, liberamente - SAS Società attori
organizzati e di diver- ● Il doppiaggio di sincronizzatori,
ti delle pellicole prodotte all’este- sa durata, prevedono una produzione via Manfredi 12/A -
ro, ritenute pericolosi veicoli di Per saperne di più: lezioni di recitazione, cinematografica o Roma. Tel.
ideali e terminologie straniere. Alberto Castellano, L’attore di- dizione, doppiaggio, televisiva è normal- 06/8070073
D’altra parte, i film parlati di pro- mezzato?, Edizioni Ancci, Roma.

Il misterioso linguaggio delle voci nascoste

Nel mondo delle sale
di doppiaggio si usa
spesso un gergo partico-
lare. Ecco le espressioni
più importanti.
● Anello. Ciascuno dei
singoli segmenti di lavo-
razione nei quali un film
o, più in generale, il pro-
dotto da doppiare viene
suddiviso. Il termine de-
riva dal fatto che, prima
dell’introduzione del
metodo di lavorazione
elettronico, la pellicola
veniva materialmente
tagliata e ogni spezzone,
saldato circolarmente e
con l’aggiunta di una
coda neutra, proiettato
in continuo, per il nume-
ro di volte necessarie a
realizzare il doppiaggio.
● Brusio. Rumore di
fondo composto di voci
umane indistinte, come
in un bar affollato o in
una stazione ferroviaria.
Si realizza in sala di
registrazione, utilizzando
diverse voci contempora-
neamente.
● Colonna internazio-
nale. Colonna sonora
che comprende le musi-
che e tutti gli effetti.
● Effetti ambiente. I
rumori di fondo, come
il traffico, le onde del
mare, il vento.
● Effetti sala. Tutti
i rumori riproducibili
in sala, come una porta
che si chiude, passi
sulla ghiaia, un vetro
che si infrange.
● Effetti speciali.
Rumori di repertorio:
spari, il motore di
un’automobile,
il rombo di un aereo.
● Mixaggio. Miscelazio-
ne delle colonne doppiate
con quella internazionale.
● Segnatura. Divisione
del film in anelli, per con-
sentirne il doppiaggio.
● Sinc. Perfetta
aderenza della voce
del doppiatore ai
movimenti delle
labbra dell’attore, che
diventa di importanza
fondamentale nelle
sequenze in primo piano.
● Sincronizzazione.
Abolizione delle discre-
panze fra il sonoro
doppiato e il movimento
labiale originale. Si
esegue accorciando o
allungando le pause.
L’incontro - Giorgio Galli
ce ne sono di validissimi. Uno per
Cosa c’entra tutti? Quello secondo il quale la

La politica è
la morale? causa del collasso di un sistema po-
A lato, Niccolò litico è la corruzione. In tutti i si-
Machiavelli stemi (democrazie, regimi autori-
(1469-1527). tari, o regimi totalitari che siano)
Svincola per esiste un tasso di corruzione, è fi-
primo l’arte siologico. Ma quando la corruzio-
del governo ne diventa patologica il sistema
dai dogmi non regge. E’ successo in Italia ne-
etici e religiosi.

scienza.
gli ultimi anni, è successo in Urss,
succede in certe repubbliche suda-
Il padre del mericane. Succede, insomma.
liberalismo E il socialismo scientifico?
Il filosofo inglese Di scientifico il socialismo aveva
John Locke solo l’intento. Si trattava cioè del
(1632-1704). tentativo di interpretare i sistemi e

O no?
Assertore della
tolleranza e della i soggetti sociali partendo da dati
libertà religiosa, oggettivi. D’altra parte Karl Marx e
fu uno dei Friedrich Engels avevano sott’oc-
grandi teorici chio il modello positivistico del-
del liberalismo. l’Ottocento, che poneva la scienza
come strumento capace di analiz-
zare e risolvere i problemi. L’ela-
borazione di una proposta è invece
un’altra cosa: non esiste una teo-
Lo Stato? ria marxista dello stato, per esem-
Il comportamento dell’elettorato si può Un contratto pio. Come si fa dunque a parlare di
Giorgio Galli all’università Il filosofo inglese scienza? Senza contare che in un
Statale, di Milano.
prevedere? Come è possibile conquistare Curriculum Thomas Hobbes
(1588-1679). La
ambito puramente politico il so-
cialismo scientifico ha avuto solo
il consenso dell’opinione pubblica? Ed G iorgio Galli è nato a Milano
nel 1928. Laureato in legge,
funzione dello
Stato è quella
smentite. Dirò di più, però: quando
parliamo di scienza della politica
di sottrarre
esistono strumenti per valutare in modo dopo una breve esperienza in un
ufficio legale e in pubblicità, si è gli individui al
dobbiamo porre dei limiti al di-
scorso. Si tratta di una scienza che
dedicato alla ricerca nel campo rischio che si
scientifico le democrazie parlamentari? delle dottrine politiche e all’inse- distruggano
reciprocamente.
si muove solo all’interno delle de-
mocrazie rappresentative, in par-
gnamento. Ha collaborato con i-
Risponde il più noto politologo italiano. stituzioni prestigiose come l’Isti- ticolare quelle che hanno un tempo
di funzionamento abbastanza lun-
tuto Gemelli o la Fondazione A- Il potere go. Non si possono invece analiz-
gnelli, e insegna dal 1972 alla delle élite

E’
uno degli intellettuali
italiani per i quali è
stata coniata una pa-
rola nuova: politologo.
E in effetti Giorgio Galli, milane-
se, 67 anni, insegna dal 1972 storia
delle dottrine politiche all’univer-
sità Statale di Milano. Ma a inte-
ressarsi dei partiti, della loro storia,
della loro evoluzione e del loro
ruolo nella società ha cominciato
molto prima: addirittura nel 1953,
quando pubblicò una Storia del
partito comunista italiano, che fu a
quel tempo aspramente criticata
da Palmiro Togliatti, segretario del
Pci. In questi anni Galli è stato uno
dei testimoni e degli osservatori
più acuti della storia politica ita-
liana. E l’ha analizzata, scientifi-
camente.
Scienza politica, dunque. Ha
senso usare questa parola?
Certamente. Bisogna intendersi,
però. Se “scienza” significa poter
prendere delle misure, allora la ri-
sposta è affermativa. La scienza
della politica può registrare e mi-
surare i fenomeni: con l’analisi dei
flussi elettorali, per esempio, o con
Focus 108
la verifica della produttività di un
parlamento (e quindi il confronto
fra due diversi parlamenti). Se in-
vece allarghiamo il discorso alla
possibilità di poter fare prove da
laboratorio, come si fa in chimica o
in fisica, avendo sempre gli stessi
risultati date certe premesse, allo-
ra la risposta è no.
Ma una scienza che non con-
sente previsioni non è una
scienza sui generis?
Anche qui, bisogna intendersi.
L’analisi del funzionamento dei si-
stemi politici permette, in effetti,
un certo tipo di previsioni. Già nel
1905 Max Weber, a proposito del-
la Russia, sosteneva che sarebbe
stato difficile in quel Paese l’av-
vento di un sistema liberal demo-
cratico. Più di recente, i politologi
nel loro insieme avevano previsto
le difficoltà e la crisi del sistema
politico italiano, negli anni No-
vanta. Che la Lega di Umberto
Bossi avrebbe rappresentato il
problema principale del governo
Berlusconi (di cui pure era parte)
lo anticipammo fin dal giorno del
giuramento di questo stesso go-
università Statale di Milano (fa-
coltà di Lettere e filosofia). Ha
scritto moltissimi libri. In partico-
lare “Il bipartitismo imperfetto”
(sulla esperienza dei partiti italia-
ni nel dopoguerra), la “Storia del
partito armato”, “Hitler e il nazi-
smo magico”. Ha una passione
per i gialli (da Agatha Christie ai
thriller più moderni), la letteratura
fantastica, la fantascienza. Com-
menta da anni la politica del no-
stro Paese su Panorama.
verno. Altre volte è andata diver-
samente. L’esempio più clamoro-
so è la mancata previsione della
crisi del comunismo sovietico. Pro-
babilmente le variabili da analiz-
zare erano troppe, ma resta il fat-
to che anche chi studiava l’Urss in
tempo reale (penso a certi istituti
americani, che avevano quotidia-
namente a disposizione tutto ciò
che si pubblicava oltrecortina, ol-
tre che i dati forniti dai servizi se-
greti), ha mancato la previsione.
Tutti accennavano a una fase in-
volutiva nell’economia, e non si
accorgevano invece che la crisi so-
vietica era politica.
Il politologo serve davvero
al politico?
Lo studioso può sempre essere
utile. E in Occidente spesso lo è, al
punto che non è raro che uno stu-
dioso si metta in politica (ne ab-
biamo due esempi in questo go-
verno, Giuliano Urbani e Dome-
nico Fisichella). E’ invece rarissi-
mo che un politico si trasformi in
studioso. Ma credo sia inevitabi-
le, giacché le molle che li spingono
sono opposte. L’uomo politico ha
un ruolo nella politica attiva: ciò si-
gnifica che deve saper cercare e
trovare il potere; deve sapere rac-
cogliere il consenso; deve saper
svolgere processi di decisione. Un
politologo non cerca il consenso,
non decide. Analizza e basta.
Quando nasce la scienza
della politica?
Sostanzialmente (e non credo
che si tratti di una coincidenza)
quando nasce la scienza tout court.
Diciamo che il primo vero scien-
ziato della politica è stato Niccolò
Machiavelli: fu il primo a distin-
guere fra politica, morale e ideolo-
gia. Il suo Principe, nel 1513, è la
prima analisi della realtà politica
condotta con il rigore di un’analisi
scientifica. Però poi bisogna salta-
Vilfredo Pareto
(1848-1923),
sociologo.
Analizzò gli
elementi che
garantiscono
l’equilibrio di un
sistema sociale,
e formulò la
teoria della
circolazione
delle élite.
re alla fine del Seicento, alla stessa La scienza politica, come analisi
epoca in cui, con Newton, nasce la dei meccanismi che portano al
fisica moderna. E’ il periodo in cui consenso, nasce a quel tempo.
gli scienziati cominciano a indivi-
duare le dimensioni del misurabile, Ma esistono principi fonda-
e a usare sistematicamente gli e- mentali della scienza politica?
sperimenti di laboratorio per la ve- Se ci riferiamo a formule para-
rifica delle loro teorie. In questo gonabili alla teoria della gravita-
stesso periodo, in politica, viene zione universale di Newton, o a
elaborata una teoria rivoluziona- quella della relatività di Einstein,
ria, da parte di Thomas Hobbes e no.Vilfredo Pareto, nell’Ottocen-
di John Locke: per la prima volta si to, credeva di avere scoperto una
afferma che il potere è basato sul specie di legge di gravità della po-
consenso. Fino ad allora quest’ litica, identificandola come “una
idea non era tanto pacifica, visto formula che consentiva a selezio-
che il potere si basava piuttosto nare e circolare le élite”. In realtà
sulla forza, o sull’investitura divina. non esistono principi assoluti. Però
zare i sistemi autoritari, dove è im-
possibile orientare correttamente
l’opinione pubblica (o comunque
questo non serve), e il funziona-
mento del Parlamento è bloccato o
diretto dall’alto.
La televisione sembra avere
un grande ruolo politico oggi...
Anche qui, bisogna distinguere.
Sento parlare tanto di “videocra-
zia”, di intimi collegamenti fra po-
litica, spettacolo e mezzi di comu-
nicazione di massa. Tuttavia un ap-
profondimento più sofisticato di
questi temi, a livello di scienza po-
litica, non c’è ancora. Diciamo che,
più in generale, siamo di fronte a
due atteggiamenti. Uno è positivo:
lo sviluppo dell’elettronica e della
telematica consente di allargare la
democrazia rappresentativa, si di-
ce. Un secondo atteggiamento è
più negativo: la televisione per-
mette le manipolazioni dell’opi-
nione pubblica, proprio come av-
viene in 1984, di Orwell, dove la
televisione è il Grande Fratello.
Ma per ora è troppo presto per di-
re se ha ragione l’uno o l’altro. ■
Remo Guerrini
Focus 109
 Storia - Scienza, musica, pittura, letteratura... per ché per novant’anni la Mitteleuropa è stata la culla della cultura?

L
a gente che non è vissuta a certezza della tradizione. Più che di
quel tempo, non lo crede- confini geografici, quindi, è più fa-
rà». Questa frase dello scrit- cile parlare di confini culturali, di
tore austriaco Robert Mu- un modo di vivere simile a Vienna,
Le nazioni sil, nato a Klagenfurt nel 1880, in a Praga, a Budapest, ma anche a
una ricca famiglia borghese, sinte- Trieste o a Gorizia. Un modo di
unite tizza lo stupore che spesso prende vivere che pure portava anche un
A fianco, la studiosi e intellettuali nei confronti desiderio di rottura degli schemi
Lo stemma degli Asburgo. Moldava scorre di una delle più fertili stagioni tradizionali», spiega il filosofo go-
al centro di
Krumau. Qui nel creative mai vissute dall’Europa: riziano Alessandro Arbo.
1890 nacque “quel tempo” indica infatti un pe- Quello degli Asburgo era un im-
il pittore Egon riodo di circa novant’anni, segnato pero sovranazionale che, tutto
Schiele. L’impero da profonde trasformazioni nelle sommato, garantiva diritti comuni
austro-ungarico arti e nella scienza, oltre che lega- e rispetto per le identità nazionali,
univa etnie to alla presenza, costante e immo- pur raccogliendole in un’identità
d’ogni tipo. Nell’ bile, dell’impero asburgico e della superiore, di stampo prettamente
esercito, su 100 sua capitale, Vienna. Una cultura germanico. A tagliare in due il re-
soldati, 29 erano che ha lasciato una profonda trac- gno di Francesco Giuseppe scor-
tedeschi, 18
ungheresi, 15 cia di sé, sviluppando il concetto di reva il Danubio.
cechi, 9 polacchi, Mitteleuropa (“Europa di mezzo”,
7 serbi e croati, o “Europa centrale”) come quello ● Il grande fiume
e poi slovacchi, di una casa comune per tutto ciò Tutto ebbe inizio a metà dell’
rumeni, sloveni. che di nuovo e originale venne in- Ottocento. Dopo l’abdicazione di
ventato da gen- Ferdinando I,
te diversa, unita Francesco Giu-
sotto la figura seppe, salì al tro-
burbera e rigo- no, diciottenne,
rosa dell’impe- nel 1848, e si
ratore France- trovò subito a
sco Giuseppe. fare i conti con i
problemi delle
● Gli splen- varie etnie spar-
dori della de- se nell’impero:
cadenza italiani, unghe-
«L’idea di Mit- resi, sloveni, boe-
teleuropa è le- mi, lo stesso po-
gata a qualcosa polo ebraico, u-
di profondamen- niti soltanto dal-
te connesso alla la costituzione,
società borghe- promulgata nel
se del tempo. Ri- Una litografia di Francesco 1849, ma di fat-
Oriente e gore e corret- Giuseppe, impressa nel 1898, to ansiosi di ri-
occidente tezza, disciplina cinquantenario del suo regno. trovare una loro
Qui sopra, e severità, ri- identità. E l’im-
il frontespizio spetto dei diritti civili e umani, era- peratore, che regnò per 68 anni,
della prima no i caratteri del borghese medio risolse invece la questione con
edizione de “La di quegli anni, che si riflettevano l’immobilismo, la “Grande stati-
metamorfosi” perfino nell’architettura asburgi- ca”. In effetti, la situazione politi-
di Franz Kafka,
del 1916. Tutta ca, con i suoi palazzi color “giallo ca viennese intorno agli anni Ses-
l’opera di Kafka erariale”, la compostezza delle fac- santa vedeva al potere i liberali,
unisce la ciate, l’aspetto stantio, di pignole- che si erano affiancati all’aristocra-
tradizione ria raccolta». Non a caso è questo zia senza però subentrarle com-
della cultura il ritratto della grande Cacania, di- pletamente. Nei loro intenti c’era
occidentale pinto da Musil ne L’uomo senza una monarchia costituzionale, e
con quelle qualità, dove tutto è “K und K”, non più il potere assoluto esercita-
delle comunità Koenig und Kaiserlich, cioè impe- to fino a poco tempo addietro dai
ebraiche rialregio. «Un organismo tutto nobili e dal clero. Ma questa rivo-
mitteleuropee.
sommato inconsistente, barcol- luzione, i liberali la compirono
lante, ma mantenuto in piedi dalla proprio con l’arma della cultura.

▼
NEL SEGNO DEL KAISER Focus 111
 Un nuovo stile VIENNA, la città della musica
Non solo
cultura
cambia il volto (e dell’industria in espansione) Lo studioso
Alessandro
Arbo.
delle grandi città: L’industria
mitteleuropea
si sviluppò
è lo Jugendstil soprattutto
in Boemia,
in Moravia e
nell’Austria
Geografia inferiore.
del potere
L’impero austro-
ungarico, i cui
confini segnano,
di massima,
quelli della
Mitteleuropa.
Alla fine
dell’Ottocento la
sua estensione
era circa 620
mila chilometri Sopra, il monumento a Johann Strauss, nel parco cittadino.
quadrati, con A fianco, un concerto al Municipio. Vienna aveva, a fine secolo,
circa 45 milioni più di 820 mila abitanti, c’erano 7500 imprese grandi o medie,
di abitanti. Era e 46 mila piccole. Lo Stato fu costretto ad affrontare i Studi fiorenti
il secondo Stato problemi sociali e assistenziali, ma lo fece con buona efficacia. Il cabarettista yiddish Moni Ovadia.
d’Europa, Alla università di Vienna si eccelleva
dopo la Russia. in medicina, biologia ed economia.

In tale contesto la
Quella tradizionale dell’Austria a- borghesia liberale
▼

ristocratica non aveva in effetti un’ (in gran parte ebrai-

impronta filosofica o scientifica, PRAGA, l’ardente ca) di Vienna poté
ma si basava soprattutto sull’este-
tica: per la nobiltà era solo l’arte a
crogiolo delle religioni creare salotti lette-
rari, educare i pro-
dover celebrare le bellezze del A fianco, il cimitero ebraico. Sotto, il celebre pri figli alla ricerca
creato. La borghesia liberale, abi- ponte di Karl. Anche se nel cuore della del Bello, fornire al-
tuata invece a fidarsi soltanto delle Mitteleuropa la presenza della borghesia la società pensatori,
leggi e della ragione, si dovette co- ebraica era rilevante, in Austria i cattolici scienziati, musicisti
sì confrontare con una cultura del rappresentavano il 90 %, e in Ungheria il 50 %, e e scrittori. «L’arte è
tutto edonistica, basata sull’esalta- l’anno era regolato dal calendario della Chiesa. l’arte, e la vita è la
zione del bello in ogni sua forma. vita, ma vivere con
Proprio per immedesimarsi in arte è l’arte della vi-
quella cultura fastosa e scintillante, ta», scriveva il poeta
i nuovi amministratori, figli della Peter Altenberg, il
borghesia, vollero lasciare un se- cui manichino è seduto ancora og-
gno tangibile del loro passaggio, gi al Café Central di Vienna, sul
operando una profonda trasfor- giornale Kunst. E questo aforisma
mazione urbanistica soprattutto fu valido per un’intera generazio-
nella Vienna imperiale. Nacque-
ro così edifici grandiosi, ispirati al
BUDAPEST, ne di intellettuali, a cominciare da
Hugo von Hofmannsthal, Arthur
Rinascimento e al barocco: venne le luci del caffè Schnitzler, Ludwig Wittgenstein,
aperta la Ringstrasse, l’anello che tutti provenienti da ricche fami-
percorreva il centro della città su New York glie ebree che qualche volta si era-
cui si affacciavano i negozi più lus- A lato, l’antico caffè e no viste consegnare il titolo nobi-
suosi; la cultura venne portata fuo- ristorante New York. liare per meriti mercantili.
ri dai salotti aristocratici e messa a Sopra, le decorazioni Ma se da un lato l’arte univa le
disposizione della gente in grandi originali sulla facciata classi sociali più abbienti, dall’altro
spazi appositamente studiati, co- della cassa di risparmio le separava con forza dal popolo,
me il Burgtheater o l’Hofoper. di Budapest, opera che premeva sempre più per in-
Il fiorire dell’arte in ogni sua ma- dell’architetto Odon tervenire nella vita politica. «Il
nifestazione, fu favorito anche dal- Lechner. A fine Ottocento concetto di Mitteleuropa, in effet-
la crescita economica dell’Austria, nell’impero la moneta ti, non era così evidente se non tra
dovuta all’espansione dell’indu- era stabile, le imposte alcune classi sociali (soprattutto l’
sopportabili (al massimo
stria, soprattutto siderurgica, e del al 5 per cento) e la alta borghesia) nei diversi Paesi
commercio, agevolato in tutto l’im- bilancia commerciale, dell’impero: e l’unione fra queste
pero dall’immenso canale del Da- nel 1900, aveva un attivo classi era più che altro cementata
nubio, che univa territori di diver- di 247 milioni di corone. da legami economici», commenta
sa ricchezza, da quella agricola del- Walter Fontanat, studioso triesti-
l’Ungheria a quella legata all’arti- no di teatro e letteratura.
gianato di qualità della Boemia. Verso gli anni Novanta però i

▼
Focus 112 Focus 113
Foto di gruppo dei
I cervelli al se rvizio dell’impero
Scrittori, pittori,
musicisti, poeti...
protagonisti di un 1 G. Mahler (1860-1911),
compositore. 2 A. Berg (1885-
secolo eccezionale 1935), compositore.
3 R. Strauss (1864-1949), com-
positore. 4 H. Von Hofmannsthal,
(1874-1929), poeta.
5 A. Bruckner (1824-1896),
compositore. 6 B. Smetana
(1824- 1884), compositore.
7 G. Meyrink (1868-1932), scrit-
tore. 8 Francesco Giuseppe
(1830-1916), imperatore.
9 A. Webern (1883-1945), com-
positore. 10 O. Wagner (1841-
1918), architetto. 11 E. Canetti
(1905-1994), scrittore.
12 F. Lehár (1870-1948),
compositore. 13 A. Loos (1870-
1933) architetto. 14 A. Schnitz-
ler (1862-1931), scrittore.
15 F. Kafka (1883-1924), scrit-
tore. 16 R. Musil (1880-1942),
scrittore. 17 S. Zweig (1881-
1942), scrittore. 18 J. Roth
(1894-1939), romanziere.
19 V. Kandinskij (1866-1944),
pittore. 20 O. Kokoschka (1886-
1980), pittore. 21 A. Mahler
(1879-1964), moglie di Gustav
Mahler. 22 J. Olbrich (1867-
1908), architetto. 23 J. Strauss
padre (1804- 1849), composito-
re. 24 E. Schiele (1890-1918),
pittore. 25 S. Freud (1856-
1939), fondatore della psicoa-
nalisi. 26 K. Kraus (1874-1936),
scrittore. 27 E. d’Ungheria
(1837-1898), imperatrice.
28 F. Liszt (1811-1886) compo-
sitore. 29 J. Strauss (1825-
1899), compositore. 30 C.G.Jung
(1875-1961), psichiatra.
31 I. Svevo (1861-1928), scrit-
tore. 32 L. Janacek (1854-1928),
compositore. 33 G. Klimt (1862-
1918), pittore. 34 T. Mann
(1875-1955), scrittore. 35 A.
Schoenberg (1874-1951), com-
positore. 36 A. Mucha (1860-
1939), illustratore. 37 J. Brahms
(1833-1897), compositore.

2 3 5 8
1 4 6 7 9 10 11 12
14
13 15
17
16
20 24 26
18 19 21 22 23 25 27
28 31 33
32
29 30

35 36
34
37

Focus 115

L’hit parade mitteleuropea
TIPI AL TOP
Francesco Giuseppe d’Absbur-
go-Lorena (1830-1916)
Salito al trono giovanissimo
nel 1848, fu sempre alle prese
con gli scontri tra le diverse etnie
che costituivano l’impero austro-
ungarico. Grande burocrate,
fu in parte responsabile
dell’immobilismo che portò
alla distruzione di quella società
con la prima guerra mondiale.
Sigmund Freud (1856-1939)
Nato in Moravia da una famiglia
ebrea di commercianti, arriva
a Vienna all’età di quattro
anni. Si laureò in medicina
compiendo lunghi studi di
neurofisiologia, poi si perfezionò
a Parigi, approfondendo i
problemi dell’isteria. Con
“L’interpretazione dei sogni”,
del 1900, e con “Psicopatologia
della vita quotidiana” dell’anno
successivo, pose le basi
per la moderna psicoanalisi.
Carl Gustav Jung (1875-1961)
Incominciò il tirocinio di psichia-
tra nel 1900, come assistente
all’ospedale per malattie mentali
di Zurigo. Nel 1907 il primo
incontro con Freud. Per Jung
l’inconscio è creativo ed è al
servizio dell’individuo: l’inconscio
collettivo, da lui teorizzato
contiene tutti gli istinti ereditati
dalle successive generazioni.
Alma Mahler (1879-1964)
Figlia del pittore Joseph Schind-
ler, sposò Gustav Mahler a 22
anni. Musicista dilettante, Alma
fu poi moglie dell’architetto
Walter Gropius e dello scrittore
Franz Werfel. Donna emancipata
e spregiudicata, conobbe meglio
di ogni altro i segreti dei salotti
della Vienna imperiale.
Una cultura ripiegata
in se stessa, alla
ricerca dell’uomo
▼
liberali, pur mantenendo una po-
sizione economica di primato, in-
cominciarono a perdere peso po-
litico. Chiusi nella loro cultura te-
sa all’estetica, con il solo proposi-
to di coltivare se stessi, non sep-
pero ascoltare le voci di numerosi
Focus 116
Gli autori sul muro
Sopra, un murale a Praga, con
il volto di Kafka. A fianco, la
copertina della prima edizione de
“I Buddenbrook”, di Thomas Mann.
Ludwig Wittgenstein (1889-1951)
Nacque a Vienna da una della
più ricche famiglie della capitale.
Logico rigoroso, amante della
musica, e della letteratura
poliziesca, compendiò anni di
ricerche nel “Tractatus logico-
philosophicus”, pensieri sulla
natura del mondo, sulla scienza
e la logica, e sulla religione.
LA SCRITTURA
Hugo von Hofmannsthal
(1874-1929)
Esponente del decadentismo
viennese, movimento letterario
che privilegiava la raffinatezza
intellettuale e la ricerca del bello,
rappresentò la tradizione estetico-
aristocratica della grande borghe-
sia austriaca. Suoi capolavori
sono la “Lettera di Lord
movimenti, che si sviluppavano in
diverse parti dell’impero, e che
avevano in comune la lotta al mo-
nopolio politico della classe diri-
gente. Così rialzarono la testa i na-
zionalisti, i socialisti, i gruppi anti-
semiti, e i cristiano sociali, un mo-
Chandos”, del 1901 e “L’uomo
difficile”, del 1921.
Franz Kafka (1883-1924)
Il praghese Kafka, scrittore di
lingua tedesca, nacque da una
famiglia ebrea e dopo la laurea
si impiegò in una compagnia di
assicurazioni. Nel 1916 uscì
vimento nato dalle idee di Emma-
nuel Von Ketteler, vescovo di Ma-
gonza. Tutti costoro cominciaro-
no a spingere per una concezione
più morale della vita economica:
con l’ostruzionismo parlamenta-
re, le dimostrazioni di massa, o ad-
dirittura le sommosse, riuscirono
anche a paralizzare ancor più la
vita dello Stato, e a scalzare alla
fine i liberali dai posti di potere.
Addirittura il nuovo sindaco di
Vienna, Karl Lueger, cristiano so-
ciale e antisemita, sarà uno degli
ispiratori di Adolf Hitler, in quegli
anni nella capitale asburgica.
“La metamorfosi”, la storia di
Gregor Samsa, commesso
viaggiatore che si risveglia dopo
una notte di incubi, trasformato
in un enorme insetto. Nei suoi
libri l’atmosfera magica e alluci-
nata di un mondo incomunicabile.
Karl Kraus (1874-1936)
Anch’egli ebreo, come giornalista
fondò la rivista satirica “La fiac-
cola”. Polemista, combattè il
falso moralismo della borghesia
e fu impegnato pacifista. Celebri
sono le raccolte di aforismi.
Gustav Meyrink (1868-1932)
Il suo romanzo più noto è
“Il Golem”, pubblicao nel
1915. Anche nelle sue opere
è sempre presente una satira
feroce ai costumi della
borghesia praghese del tempo.
Thomas Mann (1875-1955)
Appartenente a una ricca
famiglia della borghesia mercan-
tile di Lubecca, fu un testimone
privilegiato del disfacimento di
quella classe sociale. Anticiperà
la disfatta della Germania
nazista nella metafora di Adrian
Leverkun, il compositore tedesco
che in “Doktor Faustus” dona
l’anima al diavolo in cambio
della genialità artistica.
Robert Musil (1880-1942)
Ingegnere meccanico, cercò
di conciliare i diversi linguaggi
dell’arte, della scienza e della
tecnologia in un unico
linguaggio. Nel suo capolavoro,
“L’uomo senza qualità”, l’ironia
si riversa sulla cultura viennese
del tempo, e si mescola a eros,
follia e autodistruzione.
Arthur Schnitzler (1862-1931)
Appartenente a una ricca e colta
famiglia delle borghesia ebraica
viennese, si laureò in medicina
ed esercitò per qualche anno.
Attento alla lezione di Freud, ne
● Il lato interiore
Questa ricerca interiore e il ri-
piegarsi nella profondità del pro-
prio io, che porterà alla nascita
della psicoanalisi, è anche il carat-
tere fondamentale della cultura
mitteleuropea. Pur nell’immobili-
smo di un governo senza tempo, in
letteratura, musica, pittura e ar-
chitettura si assiste a una veloce
evoluzione del linguaggio. In let-
teratura, scrittori come Schnitzler,
Kafka, Svevo e lo stesso Musil,
analizzano la crisi dell’individuo, il
suo fallimento, anche alla luce del-
le nuove teorie espresse da Freud.
Dalle antiche atmosfere, la rivoluzione
Il museo Liszt, a Budapest. Due volti per la musica: quello romantico
e quello della ricerca pura, che porterà fino a Schoenberg.
“La via verso la libertà”, del
1908, dà un ritratto della bor-
ghesia liberale ebraica viennese
alla fine del secolo, mentre ne
“La signorina Else”, del 1923,
descrive con acutezza il proble-
ma dell’isolamento dell’individuo.
GRANDE MUSICA
Johannes Brahms (1833-1897)
Il più importante esponente
del tardo romanticismo tedesco.
Si stabilì a Vienna a partire
dal 1863 vivendo delle sue
composizioni e dei proventi di
pianista e direttore d’orchestra.
Portò la sinfonia alla sua
massima elaborazione tecnica.
Leos Janacek (1854-1928)
Nato in Moravia, autodidatta,
studiò per anni i canti popolari
della sua terra e fece
esperimenti di “psicoacustica”.
Compositore ironico e graffiante.
Franz Lehar (1870-1948)
Ungherese, è il continuatore
della tradizione degli Strauss,
con la sua musica piena di brio,
capace di evocare un mondo
perduto. Il suo capolavoro è “La
vedova allegra”, rappresentata
per la prima volta nel 1905.
Gustav Mahler (1860-1911)
E’ il musicista che meglio di ogni
«E’ una ricerca spasmodica della
vita, in un mondo dove la vita è as-
sente, atomizzata. Si amplificano
al massimo le sfumature: c’è uno
scavo esasperato nel dettaglio in
un mondo dove “tutto è diventato
importante e nulla è importante”,
come allora scriveva von Hofmann-
sthal», afferma Arbo. La stessa ri-
cerca maniacale del dettaglio, del-
l’ornamento come parte fonda-
mentale dell’opera, la si incontra
in pittura e in architettura, con il
Secessionismo viennese, specchio
perfetto della prosa cesellata e ul-
tra-raffinata dei letterati.
altro ha saputo rappresentare
la decadenza della Vienna impe-
riale. Compositore del particola-
re, Mahler dilata a dismisura
la struttura della sinfonia,
immettendovi continue citazioni
popolari, venate di sarcastica
ironia. Indicativa la Settima
sinfonia in mi minore, scritta nel
1905, e la Nona, in re maggiore.
Arnold Schoenberg
(1874-1951)
Di modesta famiglia ebrea vien-
nese, entrò giovanissimo come
commesso in una banca, senza
però trascurare gli studi musicali.
Con gli allievi Alban Berg e Anton
Webern, fondò quella Scuola
musicale di Vienna destinata
a rompere gli schemi compositivi
del passato attraverso la dode-
cafonia, che prevede l’uso di
dodici suoni in relazione tra loro.
Bedrich Smetana (1824-1884)
Nato a Litomysl, in Boemia,
Smetana rappresentò lo spirito
nazionale della sua terra, ben
evidente nel suo capolavoro
teatrale, “La sposa venduta”,
e nel famosissimo ciclo sinfonico
“Ma vlast” (“La mia patria”).
Johann Strauss jr (1825-1899)
Il vero portavoce musicale
dell’Austria felix, creatore di
quasi 200 valzer, specchio del
«Sostanzialmente, è la fine del-
l’arte naturalistica, quella legata
all’impressione, all’attimo: qui so-
no i valori interiori a prendere il
sopravvento, urlati fino a far male.
E’ una rivoluzione che si compie a
Vienna, a Monaco, a Praga, a Bu-
dapest e a Berlino: gli artisti se-
cessionisti prendono a modello
l’Art nouveau, nata a Parigi in
quel periodo, che basa le proprie
caratteristiche su un segno molto
fluido e decorativo, su temi flo-
reali. Tra i fondatori del movi-
mento secessionista, di questo
nuovo “stile giovane” chiamato
periodo spensierato degli anni
Sessanta alla corte degli Asbur
go. Celeberrime le operette “Il pi-
pistrello”, del 1874, e lo “Zingaro
barone”, del 1885, ma la sua
fama rimane legata a “An der
schoenen blauen Donau” (“Sul
bel Danubio blu”), del 1867, co-
lonna sonora della Mitteleuropa.
Richard Strauss (1864-1949)
Figlio d’arte, fu attivo anche
come direttore d’orchestra. Con
lui il linguaggio musicale roman-
tico è spinto all’estremo, ma non
viene deriso come avviene nelle
opere di Mahler. Compositore
“borghese”, per eccellenza, Solo
negli ultimi anni della vita tornò
a schemi più classici e leggeri.
LE BELLE ARTI
Josef Hoffmann (1870-1956).
Fu il fondatore della comunità
di produzione artigiana di Vienna
“Wiener Werkstätten”. Come
designer ebbe uno stile elegante
e asciutto, evidente nel Palazzo
Stoclet di Bruxelles.
Adolf Loos (1870-1933)
Isolato dalla cultura del suo
tempo, contestò l’uso dell’orna-
mento in architettura, carattere
fondamentale per gli artisti della
Secessione, il movimento che
nacque a Vienna alla fine del
secolo. Propugnò un’architettura
dell’utilità, sobria e funzionale.
Tra i capolavori la Casa Scheu
e il Cafè Museum, a Vienna.
Gustav Klimt (1862-1918)
Fondò nel 1897 la Secessione
viennese. La sua pittura si affida
a un elaborato decorativismo,
con l’uso di materiali come oro,
argento e mosaico. Nei suoi qua-
dri l’ornamento è il centro dell’
opera. Capolavori sono “Il bacio”,
“L’attesa” e “L’albero della vita”.
Oskar Kokoschka (1886-1980)
Si formò nel clima secessionista
viennese, ma la sua pittura corri-
sponde ai canoni dell’Espressio-
nismo, nato in Europa all’inizio
del secolo, che portarono a un
appunto Jugendstil, ci fu il pittore
Gustav Klimt, che portò all’estre-
mo il gusto per la decorazione ela-
borata», spiega Sergio Tavano, do-
cente di storia dell’arte all’univer-
sità di Trieste. In pochi anni Vien-
na si arricchisce di nuovi, sontuosi
edifici: il Rathaus, il municipio edi-
ficato tra il 1872 e l’83; il quartiere
del Gurtel, all’esterno del Ring,
ottenuto abbattendo la cinta mu-
raria settecentesca; la Wienflus-
sregulierung, a sud della città, un
insieme di case Jugendstil.
Anche le altre capitali dell’im-
pero mostrano un volto nuovo. A
uso più intenso del colore e a una
pennellata marcata e plastica.
Alphonse Mucha (1860-1939)
Nato in Moravia, studiò a Vienna
e Monaco e venne in contatto,
a Parigi, con la nascente art
nouveau, movimento che interes-
sò pittura e architettura e che
rielaborava stili del passato, con
un segno morbido e molto
decorativo. Fu il più celebre
creatore di manifesti d’Europa,
che disegnava con estrema
raffinatezza proponendo infinite
variazioni sul tema floreale.
Egon Schiele (1890-1918)
Pittore della realtà, studiò all’ac-
cademia di Vienna e fu tra i mag-
giori esponenti dell’Espressioni-
smo. Suoi capolavori “Gli amanti”
e il “Ritratto di Poldi Lodzinsky”.
Otto Wagner (1841-1918)
Architetto viennese dallo stile
imponente e robusto, nel 1890
fu incaricato dell’ampliamento
urbanistico della città. Venne
però realizzato soltanto il traccia-
to della metropolitana. Si
avvicinò allo Jugendstil (l’equiva-
lente austriaco dell’art nouveau),
disegnando le costruzioni in ferro
delle stazioni. Suoi capolavori
l’edificio della Banca postale e
la Casa della maiolica a Vienna.
Restauri a Vienna
I restauri di un affresco
di Klimt. Il pittore documentò
anche l’orrore della guerra.
Budapest nasce la scuola naziona-
le dell’architetto Odon Lechner,
che recupera i motivi dell’arte po-
polare ungherese, rielaborandoli
in uno stile originale di architet-
tura nazionale: gli artisti si ritro-
vano al caffè New York (1894),
dove insieme alla birra si servivano
carta e penna. A Praga sorge, tra il
1868 e il 1881, il teatro Nazionale
in stile neorinascimentale, ma l’e-
sempio più interessante del Seces-
sionismo boemo è il nuovo quar-
tiere ebraico di Josefov, con gli
edifici ornati da motivi floreali, gu-
glie e bow-window.
▼
Focus 117
 Ritornerà il passato Da Hitler, il colpo finale
prestigio? Fate un giro to del sionismo.
1900 Attentato mor-
tale a Umberto I, re
1917 Max Reinhardt,
Richard Strauss e Hu-
go von Hofmannsthal
nelle antiche città d’Italia. Thomas Mann
pubblica “I Budden-
fondano il Festival
musicale di Salisbur-
brook”: è il suo primo go, destinato a diven-
romanzo, che descri- tare uno degli appun-
ve la lenta decadenza tamenti più tradizio-
▼

La stessa approfondita ricerca in Austria, Ungheria, Slovenia e

si ritrova nella musica. «E in que-
sto caso, a fare da amalgama in un
impero sovranazionale fu la cul-
tura tedesca, anche se ai più alti
gradi c’erano, magari, slavi, cechi,
magiari o polacchi. Così dopo il
1848, anche la musica della Mitte-
leuropa ebbe un carattere unita-
rio, quello della sperimentazione
del dettaglio», dice il musicologo
Quirino Principe. Gli esempi ven-
gono soprattutto dalle sinfonie di
Gustav Mahler, che scompongo-
no il tessuto musicale in tanti fram-
menti, ognuno dei quali a sua vol-
ta si fraziona all’infinito; dal lin-
guaggio ironico e sarcastico del
boemo Leos Janaceck, dal tardo-
romanticismo di Richard Strauss.
Vienna, di fatto, rimase capitale
mondiale della musica fino agli an-
ni Venti di questo secolo, quando
il vento modernista cominciò a sof-
fiare da Parigi. E nella capitale a-
sburgica, come convivevano etnie
diverse, così si eseguivano musi-
che in contrasto tra loro: da un la-
to il tardoromanticismo di Brahms
e la ricerca nell’io di Mahler, dal-
l’altra l’impazzare del valzer e del-
le operette di Johann Strauss, che
circolavano in ogni angolo del-
l’impero.
● C’è qualcosa di nuovo?
Oggi l’eredità asburgica viene
raccolta con rinnovato entusiasmo
repubblica Ceca, unite come un di una famiglia della nali della cultura mit-
tempo soprattutto da confini eco- borghesia mercantile teleuropea.
tedesca. 1922 Esce il roman-
nomici e culturali. Il turismo e gli 1906 “I turbamenti zo di Karl Kraus “Gli
scambi commerciali stanno facen- 1848 Il 2 dicembre del giovane Törless”, ultimi giorni dell’uma-
do rifiorire le città, Slovenia e re- Ferdinando I d’Austria di Robert Musil. E’ il nità”, un dramma sa-
pubblica Ceca hanno bilanci pub- abdica a favore di suo romanzo d’esor- tirico che attacca i
blici in pareggio, se non addirittu- Francesco Giuseppe. dio, e racconta, in crimini della guerra.
ra in attivo e scarsa disoccupazio- Il nuovo sovrano ha chiave autobiografica, 1925 “Il processo”,
ne. Di Mitteleuropa si parla anche 18 anni. le avventure intellet- di Franz Kafka viene
a Gorizia, dove l’Istituto per gli in- 1881 Patto segreto tuali di un adolescen- pubblicato postumo.
contri mitteleuropei, nato nel di neutralità, per tre te figlio di una ricca Italo Svevo termina
anni, tra Germania, famiglia borghese “La coscienza di Ze-
1966, dedica ogni anno un conve- Austria e Russia. 1914 Il 23 giugno no”, il suo più acuto
gno a un tema specifico di quella 1889 Gustav Mahler muoiono in un atten- romanzo, dai conte-
cultura. «Non c’è dubbio che essa compone la“Sinfonia tato a Sarajevo Fran- nuti psicoanalitici.
esista ancora oggi. Noi le siamo le- nr.1”. E’ la data di ini- cesco Ferdinando d’ 1933 Adolf Hitler di-
gati da una certa nostalgia, e dalla zio di una nuova mu- Austria e la moglie. Il venta cancelliere del
storia che abbiamo vissuto. E’ qua- sica, basata sulla ri- 28 luglio l’Austria-Un- Reich. Nei primi anni
si uno stato d’animo, un modo di cerca infinita del det- gheria dichiara guerra del secolo il futuro
vivere e di vedere le cose, il rim- taglio, che riflette le alla Serbia. dittatore visse a Vien-
pianto per un mondo passato con angosce esistenziali 1915 Il 24 maggio na, dove tentò di far-
dell’uomo alle soglie l’Italia dichiara guerra si conoscere come
cui si ha un legame di tipo fanta- del nuovo secolo. all’Austria. Friedrich pittore.
stico», dice lo scrittore Pietro Mau- 1895 Sigmund Freud Naumann pubblica il 1938 Le truppe te-
rensig. E aggiunge Moni Ovadia, e Joseph Breuer fon- saggio “Mitteleuro- desche varcano il
grande interprete del teatro yid- dano la psicoanalisi, pa”, dove si tratteg- confine ed entrano in
dish: «Una cultura non può fare a pubblicando a Vienna giano i contorni, so- Austria (nel disegno
meno della memoria, e quella mit- gli “Studi sull’isteria”. prattutto economici, della “Domenica del
teleuropea deve riprendere a pul- 1896 Esce il saggio di un’area che corri- Corriere”). E’ l’ An-
sare. Gran parte di questo mate- di Theodor Herzl, in- sponde all’impero au- schluss: il Paese vie-
riale appartiene, fra l’altro, alla tellettuale ebreo vien- stroungarico. ne incorporato alla
nese, su “Lo stato 1916 Muore France- Germania. Finisce un
cultura ebraica, che ebbe parte de- ebraico”, fondamen- sco Giuseppe. modello di vita.
terminante nel sogno della grande
Vienna: oggi, dopo l’olocausto,
senza quella presenza, la città è scita di quei valori. E’ l’unica alter-
spenta. Tuttavia molti ebrei orto- nativa alla cultura senza radici e Per saperne di più:
dossi stanno tornando ad abitare i di consumo che oggi siamo abitua- Carl E. Schorske, Vienna fin de siècle,
luoghi dei grandi maestri, e pre- ti a osservare dappertutto». ■ Bompiani .
sto si potrebbe assistere a una rina- Mario Chiodetti Claudio Magris, Danubio, Garzanti.

In Friuli e Venezia Giulia un angolo di Mitteleuropa in Italia

Tsentato
rieste e Gorizia sono le
città che hanno rappre-
una fetta italiana di
Mitteleuropa nel cuore del-
l’impero asburgico. Soprat-
tutto Trieste ha formato una
scuola di letterati di livello
europeo, oltre ad aver man-
tenuto alta la tradizione tea-
trale in italiano e tedesco.
■ Italo Svevo, pseudonimo
letterario di Ettore Schmitz,
nato a Trieste nel 1861, è il
più importante. Di famiglia
Made in Italy
Sopra, Francesco
Giuseppe in una stampa
ottocentesca, con il
maresciallo Radetsky.
A lato, il castello
di Miramare, a Trieste.
ebraica per parte di madre,
impiegato di banca per
vent’anni, rappresenta nei
personaggi dei suoi romanzi
il senso di sconfitta e inetti-
tudine di un’intera società,
quella dell’impero austro-un-
garico che volge al tramon-
to, vittima del proprio im-
mobilismo. I primi riconosci-
menti gli vennero dalla criti-
ca francese.
■ La conoscenza delle teo-
rie psicoanalitiche e della
letteratura tede-
sca, influenzarono
anche la poesia di
Umberto Saba,
nato a Trieste nel
1883 da madre
ebrea. In analisi
egli stesso dal
1929, in seguito
alle persecuzioni
razziali si rifugiò a Parigi, e a
Firenze, sotto la protezione
di Eugenio Montale. La sua
poesia è molto attenta alle
vicende del quotidiano, ma
spesso molto aspra, e riflet-
te l’angoscia esistenziale e
la violenza dei sentimenti.
■ Volontario al fronte car-
sico fu invece Scipio Slata-
per, anch’egli triestino
(1888), segretario di reda-
zione della rivista “La Vo-
ce” di Prezzolini e autore de
“Il mio Carso”, un romanzo
autobiografico che raccon-
ta gli anni della sua matu-
rità. Venne ucciso sul Pod-
gora nel 1915.
■ Appartenente pure al
gruppo de “La Voce” fu Gia-
ni Stuparich, che si arruolò
volontario e venne decorato
al valore durante la prima
guerra mondiale. Nato a
Trieste nel 1891 si batté per
un’idea di Centroeuropa, di
un’unione cioè di Paesi le-
gati da cultura e tradizioni
comuni, rinati dalle ceneri
dell’impero absburgico. Le
sue opere più note sono
“Colloquio con mio fratello”,
del 1925, e il romanzo “Ri-
torneranno”, del 1941.
■ Caso del tutto particolare
è quello di Carlo Michel-
staedter, goriziano, nato nel
1887 da una famiglia italia-
na ebrea, e morto suicida a
23 anni dopo che la sua te-
si su Platone e Aristotele
venne rifiutata. Le sue “Poe-
sie”, uscite postume nel
1948, riflettono in pieno la
crisi di valori tipica della let-
teratura mitteleuropea di
quel periodo.

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