Speciale

Muovere
le ali
Servono a decollare, librarsi in volo Un caccia
bombardiere
americano
e planare. Ecco come sono nate F-111. Grazie
alla potenza del
le ali, quanti tipi ne esistono, motore e alla
conformazione
delle ali
come funzionano e come si usano a gerarchia
variabile,
questo aereo
è in grado
di volare
con prestazioni
diverse a
quote diverse.

VOLARE
Perché uccelli e aerei riescono (qua si sempre) a rimanere in aria
I
pionieri del volo vengono da
lontano. Per la precisione dal
Triassico, circa 210 milioni di Il Concorde (accanto) si Due stormi in volo: i cigni LA PLANATA
anni fa, quando i primi ani- impenna per offrire più (sotto) avanzano spinti Un aliante Nimbus 3DT (accanto)
mali misero le ali. I cieli di allora resistenza all’aria, mentre dalla forza delle correnti usa le ali lunghissime proprio come
erano solcati da gigantesche mac- il gabbiano (sotto), sfrutta e da periodici colpi d’ala. la cicogna (sotto), per veleggiare
chine volanti, gli pterosauri, retti- le mobili penne primarie, Gli aerei (accanto) sfruttano nell’aria in una lunga planata.
li alati che veleggiavano sui mari creando flap naturali. ovviamente i motori.
come alianti, alla ricerca di cibo.
Le loro ali, prive di penne e simili LO SPOSTAMENTO
a quelle dei pipistrelli, raggiunge-
vano enormi dimensioni, fino a
dodici metri di apertura nell’in-
credibile Quetzalcoatlus northropi,
che volava più o meno dove oggi
c’è il Texas. I più piccoli riuscivano
invece a spostarsi in aria batten-
do le ali come gli uccelli (un servi-
zio completo sulle tecniche di volo
degli pterosauri è stato pubblicato L’ATTERRAGGIO
▼

Focus 8 Focus 9
 Per costruire
il loro aereo, i Intrusi nell’aria: pesci, rettili e mammiferi
fratelli Wright
studiarono
gli avvoltoi
su Focus n. 19). Ad aiutare il gal-
▼

L’americano Bryan Allen

leggiamento aereo, contribuiva an- che, nel 1979, riuscì
che la leggerezza delle ossa, cave per primo a trasvolare
all’interno come quelle degli uc- la Manica pedalando
celli. Che arrivarono però solo 145 sul Gossamer Albatross.
milioni di anni dopo, dando luogo
a un’autentica rivoluzione “tecni-
ca” che dà i suoi frutti ancora oggi: Anche l’uomo
le forme di ala più bizzarre, gli ac-
corgimenti aerodinamici degli ae- Predone notturno
può volare.
rei più sofisticati, infatti, derivano
proprio dalle attente osservazioni
Il volo del pipistrello: una continua Ma a pedali
serie di balzi nell’aria, ottenuti con un
del volo animale, e in particolare di
quello degli uccelli da preda.
Ma come fanno gli uccelli a vo-
rapido battito della membrana alare.
P erché l’uomo non vola?
E’ semplice: perché il
suo rapporto peso-poten-
za è mal equilibrato. Se

N
lare? «In realtà a sostenere un uc- on sono sol- hanno invece sviluppa- tri l’ora, planando poi
cello in volo non è il battito delle tanto gli uc- to una membrana, dolcemente nell’acqua. viene richiesta più poten-
ali, ma la loro forma. Le ali sono celli a domi- il patagio, tra il corpo za (per azionare con le
braccia un’ala artificiale,
fatte in modo tale da spingere l’a- nare l’aria. e le quattro zampe: ● Nelle foreste per esempio) aumenta
ria verso il basso: la parte superio- Lo fanno con regolarità il loro volo è quello tropicali vivono i dra- infatti anche il peso della
re è convessa e quella inferiore anche insetti, mammi- planato e per eseguirlo ghi volanti, rettili della muscolatura, e l’uomo
concava. L’aria feri e perfino alcuni ret- questi animali si lancia- famiglia degli agamidi, non riesce a staccarsi dal
affluisce più ra- tili e pesci. Il principio no dai rami degli alberi. che possiedono ai lati suolo. In realtà sono stati
pidamente sulla del volo è lo stesso del tronco due lobi compiuti numerosi esperi-
superficie supe- per tutti, ma il tipo di ● Planatori sono di pelle, simili ad ali, menti per definire la per-
riore e crea un spostamento è diverso. anche gli exocetidi, o sostenuti dalle ultime sona che potesse svilup-
pare una forza adeguata
risucchio. Il ri- pesci volanti, che vivo- cinque o sei costole La costola del drago mantenendo un peso non
sultato è una ● I pipistrelli, che no nei mari tropicali. allungate e mobili. Le Accanto, il drago volante: le ali sono due lembi eccessivo. Sembrava che
spinta dal basso hanno un’“ala” parti- Simili alle aringhe, han- “ali” in riposo sono ri- di pelle sostenuti da costole sporgenti. Sopra, l’organismo femminile
verso l’alto, che colare, costituita dalla no le pinne pettorali piegate intorno ai fian- un calabrone: riesce a volare anche grazie agli fosse il più vicino a questi
si chiama por- pelle della mano e sviluppatissime, tanto chi, ma una volta tese uncini che uniscono le ali anteriori e posteriori. requisiti, ma la sua poten-
tanza, in grado sostenuta da quattro da ricordare piccole ali, consentono all’animale za si è rivelata insufficien-
di vincere la dita allungate, praticano che però sfruttano solo di compiere discrete riore del torace. In le farfalle sfingidi e te. In effetti alcuni uomini
Francesco forza di gravità soltanto il volo battuto, come superfici portanti planate per spostarsi alcuni insetti, come le locuste migratrici hanno potuto staccarsi da
Mezzatesta: e mantenere come i piccoli uccelli. e non muovono. Grazie da un albero all’altro. i ditteri, il secondo paio possono volare per ore, terra grazie alla forza dei
“Atterrano con l’animale in vo- Il farlo comporta un alla spinta del lobo d’ali fa soltanto da sfruttando le correnti. propri muscoli. Per la pri-
ma volta ciò è accaduto
l’alula, una lo», afferma grande dispendio ener- inferiore della pinna ● La maggior parte bilanciere: se queste Come gli uccelli, anche nel 1976 quando il Gos-
aletta speciale”. l’ornitologo getico, e i pipistrelli caudale, i pesci volanti degli insetti, invece, minuscole espansioni gli insetti compiono tipi samer Condor, progettato
Francesco Mez- recuperano dormendo saltano fuori dall’acqua possiede due paia di ali, vengono danneggiate, diversi di volo e sono in dall’americano Paul
zatesta. Il movimento delle ali, in- a lungo di giorno. I per oltre un metro in fissate al secondo e ter- L’aliante con le pinne l’insetto non può più grado di rimanere per- MacCready, ha volato
vece, permette all’uccello di supe- mammiferi volanti co- altezza, e compiono vo- zo segmento del torace, Il pesce volante: riesce a volare in equilibrio. Se fettamente immobili spinto da eliche azionate
rare la resistenza dell’aria, di avan- me il petauro o alcuni li di 40 o 50 metri a una e mosse da muscoli veleggiare nell’aria grazie api e bombi sono cam- in aria o addirittura di da una speciale pedaliera,
zare e spingersi verso l’alto. lemuri detti “colugos”, velocità di 50 chilome- inseriti sulla parte infe- alle pinne ipertrofiche. pioni di volo battuto, volare all’indietro. per circa 1600 metri. Un
«Molti fallimenti accumulati dai modello successivo,
pionieri del volo umano furono do- il Gossamer Albatross
nel 1979 ha attraversato
vuti proprio al fatto che si cercava SEI SOLUZIONI DIVERSE PER BATTERE LA GRAVITA’ la Manica in due ore e
soltanto di far muovere le ali mec- 49 minuti. Nell’aprile del
caniche, e non si pensava invece a 1988 su un velivolo che di
imitare la forma esatta di ali, ma- questi prototipi costituiva
gari immobili, come quelle dei lo sviluppo ulteriore (il
grandi uccelli veleggiatori. I primi a Daedalus, realizzato dal
capire il problema furono Orville e Massachusetts institute
Wilbur Wright, che per lungo tem- of technology) il ciclista
po studiarono il volo degli avvoltoi. greco Kanellos Kanello-
poulos ha effettuato la
Questi si bilanciano in volo ruo- Gabbiano Passero Calabrone Pesce volante Pipistrello traversata aerea fra Creta
tando le penne remiganti prima- (Larus ridibundus) (Passer domesticus) (Vespa crabro) Libellula (Aeschna cyanea) (Exocoetus volitans) (Eptesicus fuscus) e Santorini (119 chilome-
rie, quelle sulla punta dell’ala, al- tri). Pedalando a circa
zandole e abbassandole per con- 30 chilometri all’ora.
▼

Focus 10 Focus 11
 Tutto quello che c’è in un’ala
Nel volo, gli uccelli sono aiutati anche dalle loro “ossa tanza. Ciò significa che l’animale
deve compiere uno sforzo mag-
giore per sostenersi ed è costretto
Omero
Copritrici secondarie
(Cs) minori
Pollice
pneumatiche”, cave e collegate alle sacche polmonari a battere le ali spesso, a differenza
dei veleggiatori che le muovono Ulna
Cs mediane
Metacarpo
soltanto di volta in volta, per as- Radio Medio
sestare la direzione. Da ciò, un Indice
trastare il moto vorticoso dell’aria. Il propulsore vero e proprio, l’a- Naturalmente non tutti gli uc- contatto con la superficie terrestre. grande dispendio di energia. Uc-
▼

Scapolari
I fratelli Wright tennero conto di la, è in effetti paragonabile al no- celli volano allo stesso modo ed è L’aria allora si scalda, e sale con celli come la ghiandaia, il piccione Alula
queste osservazioni per la proget- stro braccio, ma la parte corri- proprio la forma delle ali a decre- un movimento a spirale: gli uccel- o il fagiano, praticano questo “vo-
tazione del primo aereo della sto- spondente alla mano ha subito tut- tarne la differenza. Ecco quali so- li la seguono, inanellando cerchi lo battuto”, alzando a abbassando Cs maggiori
ria», dice Mezzatesta. A far volare ta una serie di modifiche evolutive, no le forme più comuni e la loro concentrici sul margine esterno le ali ritmicamente per avanzare
gli uccelli è anche la loro forma, la più evidente delle quali è la pre- funzione. della spirale, dove la temperatura è nello spazio. In questo movimento,
per lo più affusolata e aerodinami- senza di sole tre dita, il primo e il maggiore. Al termine dell’escur- simile a quello delle braccia di un
ca, e la leggerezza dell’apparato terzo con una sola falange, il se- ● Ali lunghe e strette sione, l’uccello scende, proprio co- nuotatore a rana, l’ala modifica la
scheletrico. Le ossa, infatti, sono condo con due. Proprio sulla mano Servono per il volo veleggiato me un aliante, a cercare un’altra sua forma: le penne esterne si in-
cave e porose e addirittura le cavità sono inserite le penne remiganti su lunga distanza. Sono le tipiche spirale termica e quindi risale. clinano e ruotano, mentre le remi-
di quelle lunghe sono collegate ai primarie, di importanza decisiva ali degli uccelli-alianti come per E’ noto come “volo veleggiato ganti primarie si aprono per ridur-
sacchi aerei polmonari (si parla di per il volo. Spetta all’omero, inve- esempio l’albatro urlatore, adatte a statico”, ed è controllato dal mo- re l’attrito con l’aria.
“ossa pneumatiche”): una migliore ce, sostenere i fasci muscolari re- utilizzare le correnti d’aria che si vimento delle penne remiganti pri- Un altro tipo di volo battuto, as-
aerazione permette un più facile sponsabili del movimento dell’ala formano sulla superficie del mare. marie, che garantiscono stabilità sai caratteristico, è quello pratica-
galleggiamento aereo. in volo. Ad ali ferme, questi uccelli si la- al volo, e dalla coda, che svolge la to dai picchi, che avanzano con Remiganti
sciano portare dalle correnti, sa- funzione di timone. Inoltre il bor- una battuta d’ali e poi le ripiegano terziarie Copritrici primarie
lendo fin dove l’aria spira alla mas- do anteriore dell’ala degli avvol- accostandole al corpo e procedono o cubitali
Dall’albatro al colibrì: i primatisti sima intensità, per poi ricadere toi è seguito nella faccia inferiore per inerzia, con un moto a onda, Remiganti secondarie Remiganti primarie
verso il basso alla ricerca di un al- da una specie di gradino, formato per risparmiare energia.
A sinistra, un tro flusso di corrente. Gli ornito- dalle ossa del braccio, che ha la I colibrì, addirittura, sono in gra-
albatro: detiene logi lo definiscono “volo veleggia- funzione di regolare il flusso del- do di battere fino a 90 colpi d’ala al un ideale osservatorio. punto di vista un esempio unico è
il record delle
ali più lunghe. to dinamico”: è tipico anche dei l’aria, con la formazione di una tur- secondo, imitati da martin pesca- quello rappresentato dal gipeto, l’ Per saperne di più:
Sotto, il colibrì: gabbiani di scogliera e di rapaci bolenza in un punto voluto, impe- tore e gheppio, che sono anche in ● Ali strette e appuntite avvoltoio degli agnelli che un tem- Francesco Mezzatesta, Birdwatching,
è l’uccello che come aquile e poiane. dendo che questa si crei invece in grado di rimanere sospesi in aria Sono quelle dei falconi come il po popolava le nostre Alpi. Questo Giorgio Mondadori.
batte le ali più modo inopportuno. come elicotteri. E’ il cosiddetto pellegrino, che vola rapidamente rapace possiede ali lunghe e lar- Gilberto Visani, Il pilota moderno,
velocemente. ● Ali lunghe e larghe “spirito santo”, consentito dal mo- e con grande facilità di manovra. ghe, ma anche appuntite: è come Mursia.
E’ anche uno Sono quelle degli avvoltoi e di ● Ali corte e tozze vimento a 8 orizzontale delle loro Virate, cabrate, picchiate sono fa- un falcone di quasi tre metri di
degli uccelli più altri veleggiatori come le cicogne: Gli uccelli che possiedono ali di ali: in particolare i predatori, co- cilitate dalla forma affusolata del- apertura alare, capace di brusche
piccoli, e può animali che sfruttano le correnti questo tipo sono più veloci e ma- me il gheppio, lo usano per con- l’ala, che viene ripiegata contro il virate e picchiate, ma anche di ve-
arrivare a una di aria calda ascensionali che si for- novrano meglio in volo, ma pos- trollare gli spostamenti di possibi- corpo negli incredibili tuffi a quasi leggiare come un grifone. ■
lunghezza di
6 centimetri e mano quando l’aria fredda viene a sono contare su una minore por- li prede, restando fermi come su 300 chilometri all’ora. Da questo Mario Chiodetti
a un peso di
circa 3 grammi.
Il segreto
I segreti degli aerei? La bombatu ra dell’ala e l’alta velocità dell’antigravità
Il particolare di un’ala
S
E il Jumbo si alza, risucchiato dall’aria
petta all’albatro feriori sono le di un aereo di linea.
urlatore, uccello lunghezze delle I velivoli più lenti hanno
marino che vive vo- ali del condor bisogno di una maggior
lando sopra gli ocea- delle Ande e di curvatura dell’ala, per
ni dell’emisfero au- quello della Ca- aumentare la portanza.
strale, la palma delle lifornia. Tra gli
ali più lunghe. La sua uccelli europei Questione

L’
apertura, infatti, su- ci sono invece aereo, come l’uccello, rie-
di curve
pera spesso i tre me-
tri nei maschi adulti
il gipeto e l’av-
voltoio mona-
sce a volare perché le sue
ali generano una portanza Flavio Gualdoni, Bassa pressione Un gioco
e si mantiene, di me-
dia, tra i due metri e
co, con 280
centimetri di a-
uguale o superiore al peso
del corpo. La portanza è quella
ingegnere
aeronautico.
sopra l’ala Alta pressione
sotto l’ala di pressioni
mezzo e i tre. Formi- pertura alare. forza verso l’alto uguale e contra- “I flap servono
alle basse
e correnti
dabili veleggiatori, gli ria a quella che la stessa ala eserci-
albatri urlatori sono
addirittura in grado di
● Il più veloce
tra gli uccelli è
ta sull’aria, deviandola in basso.
Consente a un velivolo di mante-
velocità, per
aumentare
la curvatura
Lè laasollevamento
principale causa del
degli aerei
diversa pressione del-
coprire in un unico il falco pellegri- l’aria sopra e sotto l’ala. In
viaggio anche 15 mila no che in pic- nersi in aria, procedendo poi in dell’ala”.
chilometri, rimanen- chiata, grazie alla for- ● Tutt’altro uso delle avanti grazie alla spinta dei moto- un punto leggermente più in dell’aria tiene il flusso “in-
do in volo continuo ma particolare delle ali fanno i colibrì, che ri. «A creare la portanza è proprio pressione (più bassa sopra, per la basso rispetto all’ala, infat- collato” all’ala, e sulla parte
per oltre un mese. ali, strette e appunti- devono avere un bat- il profilo dell’ala, che sfrutta il prin- maggior velocità dell’aria, più alta ti, il flusso d’aria incidente superiore lo costringe ad
te, supera i 250 chi- tito velocissimo per cipio di Bernouilli, secondo cui sotto), tra le due superfici dell’ala, si divide in due: quello su- accelerare. Si crea co-
● Un altro gigante dei lometri orari, con potersi sostenere im- periore “sale il gradino” e sì una depressione
quanto più alta è la velocità di un genera un risucchio che tiene “a scorre sull’ala, compien- che risucchia in al-
cieli è il marabù d’A- punte che si avvicina- mobili nell’aria e sug- fluido, in questo caso l’aria, tanto galla” l’aereo. Questo effetto è do così un percorso più
frica, che ha come no ai trecento se l’ gere il nettare dai fio- to l’aereo.
più bassa è la sua pressione. Il pro- tanto più pronunciato quanto mag- lungo di quello infe-
caratteristica il volo angolo di picchiata è ri: il colibrì del sole, filo dell’ala, infatti, visto in sezione, giore è la velocità dell’aereo. Però riore. La viscosità
veleggiato. Appartie- di 45 gradi. Lo stesso che vive nelle zone
ne alla famiglia dei ci- rondone, comunque, tropicali del Sudame- presenta la parte superiore più lun- l’aria forma anche una resistenza,
coniformi e ha un’a- vera macchina da vo- rica, arriva infatti a ol- ga dell’inferiore: l’aria, sopra, per- in parte dovuta all’attrito, e in par-
pertura alare di oltre lo, è in grado di sfio- tre 90 battiti d’ala al corre un cammino più lungo, ma te ai vortici che si creano sul bordo
tre metri. Di poco in- rare i 200 all’ora. secondo. deve farlo nello stesso tempo im- anteriore, dove la più elevata pres-
piegato sotto. La differenza di sione inferiore tende a spingere
▼

Focus 12 Focus 13
 L’uomo si librò nell’aria grazie ai palloni. Poi vennero gli
elicotteri, gli aerei a vapore, gli alianti e i motori a scoppio

▼
l’aria verso l’alto, causando il co-
siddetto vortice di estremità, o re-
sistenza indotta, la più difficile da
vincere», spiega Flavio Gualdoni,
ingegnere aeronautico. «Le scie di
vapore che si osservano ai bordi
delle ali di molti aerei, non sono
altro che la condensa che si forma
nel cuore del vortice, dove la tem-
peratura scende bruscamente».
Il falco La portanza, comunque, è pro-
di metallo porzionale alla curvatura
dell’ala: aumen-
Il supersonico tandola
X-29: riesce
a volare con ali
di formato
ridottissimo, e
soprattutto
rivolte in avanti.
il velivolo si sostiene meglio, an-
che se così facendo è costretto a
ricorrere a una potenza maggiore
per mantenere la stessa velocità.
Un aereo di linea ha ali più arro-
tondate, mentre un aereo da cac-
cia, che ha ali strette per mano-
vrare in spazi brevi, si affida alla
enorme potenza dei motori per re-
cuperare portanza.
«Alle basse velocità, che l’aereo
mantiene durante il decollo e l’at-
terraggio, è però necessario au-
mentare la curvatura dell’ala per
far sì che la portanza rimanga inal-
terata: ecco lo scopo dei
flap posteriori. Un
altro
trucco è l’uso degli slat anteriori,
che creano una fessura nell’ala fa-
cendo salire l’aria dal basso in alto
e formando così microvortici che
aumentano l’aderenza dello strato
d’aria all’ala», aggiunge Gualdo-
ni. Ancora una volta i progettisti
hanno seguito l’esempio animale:
gli uccelli, infatti, in decollo e at-
terraggio, estendono l’alula, un in-
sieme di penne rigide impiantate a
circa metà ala, che generano vor-
tici esattamente come uno slat. La
natura è stata imitata anche per ri-
solvere il problema della resisten-
za indotta: le winglet, alette ag-
giunte sulla punta dell’ala per di-
minuire il vortice di estremità,
svolgono esattamente la stessa fun-
zione delle remiganti prima-
rie dei rapaci.
«Spesso i progetti
sono fatti in modo
da generare vor-
tici volutamen-
te, poiché questi, comunque, ac-
celerano l’aria dando energia al
flusso sull’ala. Le turbolenze sono
ottenute inserendo quei pezzetti
di lamiera che vediamo spuntare
sulle ali degli aerei di linea. Questo
ragionamento, portato all’estre-
mo, ha dato luogo all’ala a delta
(come quella del supersonico Con-
corde) in cui tutto il bordo funzio-
na come l’estremità di un’ala nor-
male, dando cioè luogo a un in-
tenso vortice. Questo lambisce la
parte superiore dell’ala, creando
depressione e risucchio, e quindi
portanza», dice Gualdoni.
Ma la grande conquista degli uc-
celli è la geometria variabile del-
l’ala, grazie alle penne che ne mo-
dificano la forma a seconda delle
diverse esigenze di volo. Si è così
arrivati a progettare macchine co-
me il Tornado, il cacciabombar-
diere in grado di volare a bassa ve-
locità con le ali aperte e ad alta ve-
locità con le stesse quasi del tutto
chiuse e avvicinate alla fusoliera.
Esistono anche aerei nei quali un
computer varia continuamente
l’angolatura alare. ■

Un batter d’ali lungo cinque secoli: il volo umano

1500 Leonardo da anche se non sostenu- cese Clément Ader pendii e veleggiando ght si solleva dalla Spirit of Saint Louis. E’ Il modellino di uno
Vinci, con studi e dise- to da ali. mette a punto una per oltre 300 metri. spiaggia di Kitty Hawk, il primo trasvolatore dei primi biplani
gni, ipotizza la creazio- 1810 L’inglese Cayley nuova macchina vo- 1903 L’americano Sa- nel North Carolina. Ri- solitario dell’Atlantico. dei fratelli Orville
ne di un velivolo in gra- disegna il prototipo di lante, l’Eolo, munita di muel Pierpont Langley mase in volo per quasi 1937 Primo volo di un e Wilbur Wright.
do di spostarsi nell’a- un aeroplano che però un motore a vapore di ultima il prototipo di un un minuto, percorren- aereo mosso da un Wilbur è al posto
ria, spinto soltanto dal- non verrà mai real- 20 cavalli che muove vero e proprio aereo, do circa 250 metri. turbo-reattore, un Hein- di pilotaggio,
la forza umana. mente costruito. un’elica. con motore a scoppio, 1911 Nascono, in kel S-3b, a Marienehe, nella caratteristica
1783 Pilatre de Rozier 1877 L’italiano Enrico 1890 Il tedesco Otto lanciato per mezzo di Francia, Inghilterra e in Germania. posizione a
e François Laurent si Forlanini costruisce un Lilienthal compie in una catapulta. Italia, le prime aviazio- 1947 Charles Yaeger, pancia in giù.
innalzano nel cielo di elicottero, e riesce a pochi anni oltre due- 1903 Il biplano con ni militari europee. dell’aviazione Usa, com-
Parigi a bordo di un farlo decollare per po- mila voli planati a bor- motore a scoppio di 4 1927 L’americano pie il primo volo super-
pallone aerostatico. E’ chi attimi. do di alianti di diverso cilindri degli america- Charles Lindbergh at- sonico con un aereo a
il primo volo umano, 1890 L’ingegnere fran- tipo, lanciandosi da ni Orville e Wilbur Wri- terra a Parigi con il suo razzo Bell XS-1.
A sinistra, uno dei primi deltaplani del tedesco Otto Lilienthal,
in un esperimento del 1896. Il velivolo è trainato da un cavallo.
Sotto, il disegno di un’ala battente, di Leonardo da Vinci.

Stealth: l’ala
invisibile
L’inconsueta
sagoma del B-2,
il bombardiere
“stealth”, cioè
progettato per
essere invisibile
al radar. In
pratica l’aereo
è un’unica
grande ala.
Medicina

Do rmire. Sognare.
Un bambino su
tre, e un adulto
su cento, sono
sonnambuli.

Camminare N
Cosa succede nel loro
cervello? La scienza non on camminano sui cor-
nicioni a occhi chiusi, e
con le braccia in avanti,
ha risposte definitive come nelle barzellette.
Eppure talvolta possono anche
prodursi danni gravi, a causa del
proprio comportamento. I son-
nambuli in Italia sono tanti: se-
condo alcune statistiche il disturbo
è presente nel 15-30 per cento dei
bambini e la sua incidenza è mas-
sima intorno ai dodici anni. In tre
bambini su cento addirittura gli
episodi si verificano più di una vol-
ta la settimana. In seguito, con la
fine dello sviluppo (dai 14 ai 18
anni), la percentuale scende e solo
un adulto su cento è sonnambulo.
La predisposizione genetica da
sola non può spiegare questa si-
tuazione, ma è pur vero che il di-
sturbo si verifica nell’80 per cento
dei casi nell’ambito di una stessa
famiglia. Di certo si sa che ci tro-
viamo di fronte a meccanismi di
controllo del sonno alterati: i son-
nambuli non dormono profonda-
mente come gli altri soggetti, sono
molto più ansiosi, e si “svegliano”,
pur senza aprire gli occhi, nel cor-
so della notte. «Probabilmente
questo accade perché i due sistemi
del sonno e della veglia, di cui ig-
noriamo ancora molto, non sono
perfettamente coordinati», dice
Franco Ferrillo, responsabile del
Centro di medicina del sonno del-
Sempre l’università di Genova.
in attività Di solito il risveglio di una per-
sona normale è lento, e il passag-
Le tomografie gio dal riposo allo stato di veglia è
di quattro
momenti nei graduale. Nel sonnambulo non
quali il cervello succede così. «I due sistemi sono
è in attività. contemporaneamente attivi: la
Dimmi come Gli episodi di prova viene dalla rilevazione elet-
riposi... sonnambulismo troencefalografica, che dimostra
si verificano come immediatamente prima de-
A lato, l’unità VEGLIA SONNO NORMALE al termine della
di studio sui gli episodi ci siano onde delta ad
fase di sonno alto voltaggio, cui fa seguito un in-
disturbi del Rem (quello
sonno dell’ durante il quale
sieme di onde alfa, tipiche della
ospedale di si sogna, veglia. Di fatto si verifica una spe-
Montpellier, in caratterizzato cie di risveglio incompleto». Il son-
Francia. A ogni da rapidi nambulo, quindi, è una persona
età corrisponde movimenti degli sveglia, che paradossalmente con-
un tipo di sonno occhi). In rosso tinua a dormire, e si muove in ma-
diverso, per sono indicate le niera non coordinata. A tutti può
profondità e aree attive del succedere di provare qualcosa di
durata: i giovani cervello, in blu
di solito simile: il passaggio dal sonno alla
quelle inattive. veglia necessita infatti di qualche
dormono di più. SONNO REM SONNO PROFONDO
secondo. Anche se il risveglio è

▼
Focus 17
 Dormire e
controllare
Il tracciato di un
polisonnogramma
durante una fase
Rem: si rileva,
con una serie di
più strumenti,
l’attività elettrica
del cervello, del
cuore e dei
muscoli facciali.
Il sonnambulo può ferirsi
seriamente, ma se ne
accorge solo al risveglio
improvviso c’è comunque bisogno
▼
di un po’ di tempo per rendersi
conto della situazione: e durante
questi pochi secondi il controllo
sul corpo è molto limitato.
Pochi e semplici gesti fanno par-
te delle possibilità di movimento
del sonnambulo, che compie i pro-
pri gesti come un automa. Così
nell’ambito di un episodio (che
può durare pochi minuti, ma può
protrarsi anche per mezz’ora o
più) il soggetto può anche correre
dei rischi. «Di norma la persona
inizialmente si limita a sedersi sul
letto, e a compiere atti consueti,
come per esempio lavarsi il viso o
vestirsi», riprende Ferrillo. Spes-
so ha gli occhi aperti. Parla, ma
pronuncia sillabe confuse, non riu-
scendo a organiz-
zare un discorso
logico, e si muove
come in trance, e
in maniera scoor-
dinata». All’inizio
di ogni episodio
di sonnambuli-
smo si verifica un
arousal. Si tratta
di fenomeno de-
scritto dagli ipno-
Franco Ferrillo: logi come un ra-
“Non bisogna pido passaggio da
mai svegliare il uno stadio pro-
sonnambulo”. fondo del sonno
Rem (rapid eye-
movement: gli occhi si muovono e
l’individuo sogna) a uno più su-
perficiale, o a una condizione di
presunta “veglia” senza che si ve-
rifichi il vero e proprio risveglio.
Questo secondo evento accade
proprio nei sonnambuli. D’altra
parte l’arousal può essere dimo-
strato anche con la registrazione
elettroencefalografica: il fenome-
no, che non dura più di un minuto,
è caratterizzato da un incremento
Focus 18
della frequenza cardiaca e dei mo-
vimenti corporei e da una ripresa
dell’attività dei muscoli.
I sonnambuli hanno un control-
lo incompleto sui propri sensi, cioè
vedono e sentono in maniera par-
ziale. Può capitare che evitino o-
stacoli di grandi dimensioni, come
un tavolo, ma spesso urtano altri
oggetti più piccoli. Nell’ambiente Il cervello dentro a un computer
conosciuto, per esempio la loro Controlli su un paziente. Durante la notte si susseguono diversi cicli,
stanza, a volte evitano di finir con- composti ciascuno da 5 stadi: nei primi quattro il sonno si fa
tro agli oggetti perché hanno un più profondo. Il quinto è quello del sonno Rem: e iniziano i sogni.
“ricordo automatico” della loro
posizione. «In ogni caso, il primo chiederà ad altri il perché di quel- ste però un sistema specifico, pro-
impulso in questi casi può essere la sua curiosa posizione». prio perché il meccanismo che sta
quello di fermare il sonnambulo, Insomma, il sonnambulismo va alla base degli episodi non è del
ma non si tratta di un approccio soprattutto controllato. Da un lato tutto chiaro. Oggi si impiegano le
corretto», fa notare Ferrillo. A vol- bisogna evitare quei fattori che benzodiazepine, che riducono lo
te la persona che risveglia il pa- rendono il sonno più disturbato e stato d’ansia, rendono il sonno più
ziente può addirittura suscitare quindi facilitano la comparsa delle fisiologico e abbassano i rischi di
reazioni violente. «E’ meglio in- crisi: stati d’ansia, privazione del risveglio. Soltanto negli adulti, in
vece lasciare che l’episodio abbia riposo, distensione della vescica genere, si associa una psicotera-
termine e che il sonnambulo ri- (bisogna sempre far orinare i bam- pia». Semmai bisogna evitare i pe-
prenda il suo riposo, magari bini prima di andare a letto), forti ricoli “esterni”, chiudendo con cu-
sdraiato a terra. Tanto, la mattina rumori. Contemporaneamente bi- ra le finestre ed eliminando dalla
dopo, sentirà solo di non aver dor- sogna cercare di rendere più pro- stanza tutti gli oggetti potenzial-
mito bene. Non ricorderà nulla fondo il sonno. «Per raggiungere mente pericolosi. ■
delle sue passeggiate notturne e questo secondo obiettivo non esi- Federico Mereta
Ma non è l’epilessia...
C i sono alcuni studiosi
che considerano il son-
nambulismo come una
za diversi. Grazie a una
specie di elettroencefa-
logramma del sonno, in
mente più tardi rispetto
alla norma, ed è prece-
duto da fasi di sonno mi-
re situazione clinica che
compare in fase Rem ed
è caratterizzata dal man-
forma di epilessia focale cui vengono controllati sto Rem-non Rem. Circa cato controllo motorio dei
lieve, che colpisce zone anche i movimenti dei 10 secondi prima dell’i- muscoli. Il corpo cioè si
poco responsive (cioè muscoli del mento, si può nizio dell’episodio com- muove in maniera auto-
non collegate a manife- seguire un episodio di paiono onde delta “ad al- noma, ricordando le ge-
stazioni cliniche partico- sonnambulismo. to voltaggio” seguite da stualità tipiche del son-
larmente evidenti) del In generale questo com- una fase in cui alle delta nambulo, anche se l’in-
cervello, come per esem- pare nella prima parte si mescolano le alfa tipi- dividuo sta in effetti solo
pio il lobo frontale. della notte, più frequen- che della veglia. Solo do- sognando. Questo distur-
Per ora, tuttavia, non si temente dopo circa un’o- po diversi minuti il ritmo bo interessa però quasi
può affermarlo con sicu- ra e mezza di sonno, al del sonno diventa nuova- esclusivamente gli adulti
rezza, anche perché i momento della prima fa- mente corretto. ed è tipico di alcune ma-
quadri “polisonnografici” se Rem (“rapid eye-mo- Il sonnambulismo va an- lattie neurologiche come
dell’epilettico e del son- vement”), che nel son- che distinto dal Rem- il morbo di Alzheimer e il
nambulo sono abbastan- nambulo arriva legger- behaviour, una particola- Parkinson.
Comportamento
Ormoni
al lavoro
Peli di barba
in sezione. Il
loro sviluppo
dipende dalla
presenza del
testosterone,
un ormone
del quale ogni
maschio
produce da 5 a
7 milligrammi
al giorno.

Un indoeuropeo: mezzo
Un affare
millimetro al giorno. prenatale
L’immagine
elettronica di
un pelo. Tutti i
follicoli piliferi
si formano fra il
terzo e il quarto
mese di vita
intrauterina.
Dopo la nascita
non se ne
formano più.

Altro che peli! E’

Aborigeni d’Australia:
imbiancamento precoce.
un distintivo
politico, un indice
di maturità, un
segno di importanza.
E rivela molto

Che barba!
del carattere
di chi la indossa...
Baffi
Un vecchio cinese: LA STATISTICA DEI PELI Barbe
simbolo di autorità.
34,8 35,4
●
35 ●

30 27,2

S
●
●
e ha il contorno tondeg- tutti molto forti. Chi porta una Di più: la barba è tuttora legata gnale di un “passaggio” anche per
25 25,3 giante, ed è morbida e barba molto curata, per esempio, al passaggio tra infanzia ed età le persone mature: c’è chi cambia
23,2
20 ● brizzolata, indica espe- dà un segnale preciso: è come se adulta, tanto che la maggior parte lavoro o attraversa un periodo di
rienza e dolcezza. Quan- dicesse “Vedete? Sono così auto- degli adolescenti la lascia crescere crisi (quindi ha voglia di voltare
15 14,3 13,9●
● do è appuntita, spigolosa, magari nomo nella gestione del mio tem- per un breve periodo di tempo pagina) e c’è chi vuole semplice-
10 ● nerissima, evoca avarizia e catti- po che posso permettermi di im- “tanto per provare”. «Sostituisce il mente cambiare aspetto, come una
● 10,1
9,5 ● veria. La barba, in realtà, è molto piegarne molto per la cura di me rito iniziatico, che la nostra società donna che si pettina in un modo
5 7,2 più di un simbolo: è una maschera stesso”. Anche i vagabondi usano ha praticamente abolito. L’ingres- diverso».
% per la timidezza, un abito da cam- la barba incolta per lanciare un so nel mondo degli adulti è un mo- Ma quanti sono gli italiani che
Periodi 1958-62 1963-67 1968-72 1973-77 1978-82 1983-87 biare per stupire gli altri, un segno messaggio dal forte significato so- mento importante e molti giovani scelgono di lasciar crescere i peli
di distinzione sociale e perfino un ciale, anche se di segno totalmen- tendono o sottolinearlo in questo del viso? Secondo un’indagine
Gli “anni d’oro” sono stati quelli fra il 1970 e il 1980. La statistica codice di comunicazione. «I mes- te opposto», spiega Silvio Morgan- modo. Tuttavia, decidere di por- Doxa (l’unica di questo genere) in
della Doxa indica, in percentuale, quanti giovani fra i 20 e i 25 saggi che si possono lanciare la- ti, dell’istituto di Psicologia dell’u- tare la barba, o tagliarla improv- Italia ci sono un milione e 300 mi-
Un pope greco: abitudini anni si sono fatti crescere barba o baffi nei periodi indicati. sciandosi crescere la barba sono niversità statale di Milano. visamente, può rappresentare il se- la barbuti, ai quali si aggiungono

▼
che risalgono al passato. Seguono curve analoghe le barbe degli uomini fra i 25 e 35 anni.

Focus 21
 Un tempo erano
gli anziani a lasciarsi
crescere la barba. Oggi
accade il contrario
▼
quasi tre milioni di baffuti. I cultori
di baffi e barba abitano soprattut-
to al nord (sfatando il mito del me-
ridionale con i baffetti), hanno tra
i 30 e i 45 anni, non sono quasi mai
calvi: non è vero, quindi, che chi ha
pochi capelli tende a coprire il vol-
to di peli, per compensare la pre-
sunta perdita. «L’esplosione del-
la moda della barba nel nostro
Paese, in tempi moderni, risale al-
la metà degli anni Settanta. Coin-
volse i ventenni di allora, e conta-
giò le generazioni immediatamen-
te successive, tanto che alla fine
degli anni Ottanta erano ancora
molti i giovani che sceglievano di
portare la barba, mentre i baffi e-
rano in declino», dice Elio Brusa-
ti, direttore della Doxa, che ha
condotto l’indagine. Il massimo
storico è stato raggiunto alla fine
degli anni Settanta, quando baf-
futi e barbuti erano quasi la metà
dei giovani fra 25 e 29 anni». Era
anche una questione di modelli:
c’era il mito di Che Guevara e dei
barbudos di Fidel Castro, con i
quali molti volevano identificarsi.
Naturalmente i modelli agiscono
anche in negativo: nessuno usa
più, per esempio, i baffi cortissimi
alla Adolf Hitler. «La voglia di
imitazione spiega anche l’attuale
scarso successo della barba tra i
ragazzi: oggi il mondo del cinema,
per esempio, propone pochissimi
barbuti», sottolinea Morganti.
Anche gli anziani che si lasciano
crescere la barba sono sempre di
meno (appena l’un per cento degli
italiani sopra i 55 anni). E la spie-
gazione è semplice: la barba, spe-
Barba alla francese Pizzetto alla
Napoleone III
Focus 22
cie se bianca, è simbolo
di saggezza, ma anche
di età avanzata e un an-
ziano barbuto appare
inevitabilmente come
un vegliardo. Ancora
oggi, comunque, ci sono
categorie di persone che
usano la barba come se-
gno di autorevolezza.
Lo dimostra il fatto che
gli impiegati che scelgo-
no di farsi crescere la
barba sono oltre il dop-
pio degli operai. «E’ un dato che
può stupire, visto che l’età media
considerata nei sondaggi, all’inter-
no di queste due categorie, è più o
meno la stessa. Ma il fenomeno si
può spiegare in questo modo: l’im-
piegato ha bisogno di far carriera e
di sembrare più serio e autorevole,
l’operaio ha semmai l’esigenza op-
posta, deve apparire giovane e
quindi forte», afferma Brusati. Ci
sono poi professionisti cui la barba
è caldamente sconsigliata. Sono i
presentatori televisivi: nel mondo
del piccolo schermo si dice che “la
barba non funziona”. Perché? La
ragione sta nell’uso dei primi pia-
ni: chi deve comunicare con il vol-
to non può farlo se ha le guance
coperte da peli folti. La barba, i-
noltre, rende i personaggi poco ri-
conoscibili per lo spettatore. I baf-
fi, invece, sono tollerati, special-
mente se danno una fisionomia
particolare all’intrattenitore tv.
«Tra barba e baffi c’è una diffe-
renza sottile, ma fondamentale»,
chiarisce lo psicologo. «Sono di-
versi come sigaro e sigaretta: fan-
NEL CATALOGO CI SONO ANCHE QUESTE
Basette alla tedesca
Un rito di
passaggio
Silvio Morganti,
psicologo. “Farsi
crescere la
barba sostituisce
il rito iniziatico
del passaggio
all’età adulta,
che la nostra
società
ha abolito”.
La cultura
in faccia
Elio Brusati,
direttore della
Doxa. “Secondo
le statistiche,
baffi e barbe
sono più presenti
sul viso dei
laureati e dei
diplomati”.
no parte, cioè, dello stesso univer-
so espressivo: però adottando i
baffi si lancia un segnale attutito,
una via di mezzo tra la copertura
totale e il volto nudo. Insomma,
sono meno impegnativi». ■ tabolismo. Quelli che si trovano
Raffaella Procenzano
Storia: chi si rade non va in Paradiso
S ono moltissimi i popoli
che, in diverse epoche,
hanno fatto della barba
un ornamento irrinunciabile.
■ I faraoni egiziani portavano
barbe posticce, i babilonesi le
arricciavano, mentre i romani
offrivano i primi peli spuntati
ai ragazzi a Giove Capitolino.
Zeus, il padre degli dei greci,
era barbuto, e così Maometto.
■ Cristo “ebbe la barba” a
partire dai ritratti eseguiti nel
quarto secolo e la porta anco-
ra, in quasi tutte le raffigura-
zioni. Nel 1551 la Chiesa orto-
dossa dichiarò che senza bar-
ba nessun uomo poteva entra-
re nel Regno dei cieli, e anche
Baffi e mosca
Biologia - Cresce, ma è composto tutto di cellule morte, piene di cheratina
Un pelo ? Dura anche quindici anni
N
on potrebbe crescere
che lì, sul viso. La densi-
tà dei peli della barba,
infatti, è solo questione
di sensibilità locale: «Le cellule del
volto sono programmate per pro-
durre peli fitti e spessi. Tant’è vero
che se si trapianta un lembo di pel-
le del viso in un’altra zona del cor-
po, quel pezzetto di cute continua
a formare barba», spiega Marcello
Monti, dermatologo del Policlini-
co di Milano.
Ogni uomo possiede 20-25 mila
peli della barba, distribuiti su un’a-
rea di 250 centimetri quadrati.
Crescono quasi di mezzo millime-
tro al giorno, con un angolo com-
preso tra i 30 e i 60 gradi: ma la
velocità della crescita cambia con
le stagioni, e segue i ritmi del me-
sotto la gola sono inclinati verso
diversi ordini religiosi cattolici,
come quello francescano, fecero
della barba il proprio emblema.
■ Nel Seicento in Europa cominciò
a essere usato il pizzetto con i baf-
fi (stile moschettieri). Ma il secolo
d’oro della barba fu l’Ottocento:
dalla foggia con cui erano tagliati
e pettinati i peli del volto si poteva
perfino risalire alla tendenza politi-
ca di chi li portava. I favoriti (le
basette lunghissime) erano carat-
teristiche dei carbonari, mentre
le fedine (basette più corte) erano
sfoggiati dai lealisti, fedeli all’Au-
stria. La barba lunga veniva scelta
solo dai rivoluzionari, tant’è vero
che portare la barba nel Regno
delle due Sicilie era un motivo
Fedine Baffi e favoriti
l’alto, quelli lungo le guan-
ce verso il basso. Sono pe-
li diversi da tutti gli altri:
più spessi dei capelli, pos-
sono superare il metro di
lunghezza. L’attività dei
follicoli piliferi sul viso di
un uomo adulto, infatti, ha
un ciclo che dura 10-15 an-
ni, dopodiché il pelo cade e
se ne forma un altro. Un
ciclo così lungo permette
ai peli di raggiungere misure no-
tevoli. La Smithsonian institution
di Washington conserva la barba
di Hans Langseth, un norvegese
morto nel 1927, lunga ben 553 cen-
timetri.
Ma perché la barba cresce? «Di-
pende dagli ormoni maschili: il te-
stosterone prodotto dai testicoli e
gli androgeni di origine surrenali-
ca. Sono queste molecole a stimo-
sufficiente per essere arrestati.
■ All’inizio del Novecento, i peli
del viso smisero di essere un
simbolo politico, e cominciarono a
seguire solo i dettami della moda:
Negli anni 30
i saloni da
barbiere furono
particolarmente
lussuosi: questo
è a bordo del
transatlantico
Queen Mary,
in navigazione
dalla Gran
Bretagna
a New York.
Barba fluente ovale Barba fluente quadrata
Una vita l’encefalo) a produrre le gonado-
tropine (gli ormoni che fanno ac-
per la barba
crescere i testicoli). Il tessuto te-
Marcello Monti, sticolare inizia quindi a formare
dermatologo. spermatozoi e, contemporanea-
Ogni uomo che
si rade cinque mente, testosterone. E’ quest’ulti-
volte la settimana mo che, una volta in circolo, con-
passa 4 mila trolla i caratteri sessuali secondari
ore della sua maschili: promuove lo sviluppo
vita a liberarsi muscolare, aumenta le dimensioni
della barba. della laringe e, naturalmente, fa
crescere barba e baffi.
lare il follicolo pilifero (che du- I recettori che si trovano sulla
rante l’infanzia produceva solo un membrana delle cellule del folli-
pelo corto, morbido e chiaro), a colo pilifero consentono l’ingresso
formare il pelo robusto della bar- del testosterone e degli altri an-
ba», dice Pietro Travaglini, do- drogeni. Qui alcuni enzimi li tra-
cente di endocrinologia all’uni- sformano in una molecola attiva, il
versità di Milano. Tutto comincia diidrotestosterone, che induce le
durante la pubertà. L’ordine parte cellule “vive” del follicolo a molti-
direttamente dal cervello: l’ipota- plicarsi e a riempirsi di cheratina,
lamo induce l’ipofisi (una ghian- la sostanza che rende i peli rigidi Nel Guinness dei primati
dola che si trova sotto la base del- ed elastici. Le cellule (ormai mor- Un contadino novarese di
te perché completamente colme cent’anni fa. La barba più lunga
ci fu il boom dei baffi, cui nessun di cheratina) che formano il pelo è arrivata a oltre 5 metri.
gentiluomo avrebbe rinunciato. della barba sono di due tipi: quelle
■ Ancora oggi i sikhs indiani e più esterne sono piatte e traspa- chi ha la barba fitta sia più virile di
renti, quelle più interne hanno chi l’ha rada è da sfatare. Ci sono
alcuni ebrei portano la barba
soprattutto per ragioni religiose. struttura colonnare e sono riem-
pite dai filamenti di alfa-
razze, come quella orientale, che
hanno pochi peli sulle guance, ma
cheratina (la proteina du- il livello di testosterone nel loro
rissima che forma anche sangue è assolutamente identico a
le unghie). Il colore dei quello degli europei», sottolinea
peli dipende dal numero Monti. E aggiunge: «Del resto
e dall’attività dei melano- ogni follicolo, e quindi ogni pelo, è
citi, le cellule che si trova- un individuo a sé stante. Lo dimo-
no nel follicolo e produ- stra il fatto che alcuni peli imbian-
cono un pigmento bruno, cano accanto ad altri che manten-
la melanina. gono il colore. Ma questo non è
Gli androgeni da soli, un segno di invecchiamento cellu-
però, non bastano a far sì lare: significa solo che quel folli-
che la barba sia folta: bi- colo è stato “programmato” per
sogna che le cellule del produrre pigmento per un numero
follicolo siano sensibili limitato di anni. E’ semplicemente
agli ormoni. «Il mito che nato così». ■
▼
Barba divisa in due Barba divisa in due Barba alla Cavour Barba intera rotonda
punte acute punte rotonde
Focus 23
 Tecnologia - La rasatura ha più di cinquemila anni
Dall’ossidiana alla lametta
L
a pogonotomia, cioè l’arte
▼
della rasatura, è antichissi-
ma. Era praticata fin dalla
preistoria con coltelli di
selce o di ossidiana. Ma si diffuse
soltanto con l’avvento dei metalli.
Gli egizi si radevano già nel 3400
avanti Cristo, ma furono i greci a
perfezionare la tecnica. I primi ra-
soi erano a forma di falce, poi di-
vennero dritti, con lame lunghe fi-
no a 11 centimetri, larghe 7 e spes-
se 2 millimetri (la “novacula” ro-
mana), che potevano già piegarsi e
rientrare nel manico.
● I primi barbieri arrivarono a
Roma dalla Sicilia intorno al 300
avanti Cristo. Erano ambulanti e
restarono tali fino al 1200. I rasoi
erano a mano libera,
con la lama di spesso-
re diverso a seconda
che servisse per il pelo
o il contropelo. Ma-
neggiarli era piuttosto
difficile e solo pochis-
simi uomini si arri-
schiavano a farsi la
barba da sé.
● La rivoluzione ar-
rivò solo fra la fine
dell’Ottocento e i pri-
mi del Novecento,
quando King Camp Gillette per-
fezionò il rasoio di sicurezza, che
però era già stato inventato nel
Settecento (aveva una sbarra che
impediva alla lama di penetrare in
profondità nella pelle). Gillette in-
ventò invece il rasoio a forma di
T, con lama a doppio filo, che ebbe
un enorme immediato successo,
grazie alla possibilità di produrre in
serie sottili lamette già affilate, da
sostituire una volta consumate.
● Il rasoio elettrico simile a
quello moderno è nato un po’ più
tardi: nel 1938, quando Alexandre
Horowitz, un ingegnere della Phi-
lips pensò di usare un piccolo mo-
tore per far ruotare le lame sotto le
fessure di una testina di bronzo. Il
resto è storia recente: le lame d’og-
gi si muovono su sospensioni indi-
pendenti, per seguire il contorno
del viso, e i rasoi (elettrici o a lama)
vengono studiati con simulazioni
computerizzate. L’ultimo nato del-
la Gillette è protetto da ben 29 bre-
vetti. Per i venti milioni di italiani
che si radono regolarmente (il 30
per cento dei quali con rasoi elet-
trici) non c’è che da scegliere. ■
Focus 24
Tecnologie
di una volta
Sopra, King Camp
Gillette, inventore
nel 1903 del rasoio
con le lamette
usa-e-getta. Per
realizzarle collaborò
con il Massachusetts
institute
of technology.
Salute: la schiuma serve, il dopobarba chissà
Lsoio?aFondamentale.
schiuma da barba?
Il ra-
Per la pelle è meglio
quello elettrico. Il dopo-
barba? Facoltativo. «Per
evitare irritazioni alla pel-
le bisogna seguire regole
precise», dicono i medici
del reparto di dermoco-
smetologia dell’ospedale
Maggiore di Milano. La
schiuma, per esempio,
deve avere il tempo di agi-
re: gonfia d’acqua i peli,
aumentando il loro volu-
me anche del 30 per cen-
to (e in questo modo la re-
sistenza al taglio si riduce
della metà). Ma è neces-
sario aspettare qualche
secondo prima di passare
il rasoio. Anche la scelta
di quest’ultimo è molto
importante: quello elettri-
co previene la follicolite
della barba (l’irritazione
dei follicoli), perché non
taglia il pelo così in pro-
fondità come la lametta. I
rasoi elettrici sono però,
negli Stati Uniti, al centro
di una polemica che ri-
guarda il campo magne-
tico da essi creato, che
C’è anche
un mundial
A lato, alcuni
partecipanti
al Campionato
mondiale per
barba e baffi,
in provincia
di Bergamo.
Antiche
creme
Sotto, una
pubblicità del
1968. Anche le
prime creme da
barba risalgono
all’inizio
del Novecento.
Strumenti da virtuoso
A lato, in un catalogo inglese
del 1907, rasoi a lama libera
e bande di pelle per la loro
l’affilatura (la “coramella”).
potrebbe essere dannoso
alla salute (vedere Focus
n. 7). La follicolite, co-
ferito di alcuni funghi, co-
me i Mentagrophytes: pro-
vocano la tigna della bar-
munque, colpisce solo le ba, una micosi che si
persone con la pelle deli- prende dagli animali do-
cata. Molto diffusa, inve- mestici (da cavalli e buoi,
ce, è la cosiddetta “area ma anche da cani e gatti).
Celsi”, una zona tondeg- E i dopobarba servono
giante, grande come una davvero? Se si ha una
moneta da 100 lire, nella pelle normale, no. Danno
quale cadono improvvisa- solo una sensazione di
mente tutti i peli. Il feno- freschezza (causata dal-
meno è causato da un for- l’alcool che evapora). Lo
te stress, e spesso la bar- stesso vale per i prebarba
ba ricresce spontanea- per rasoio elettrico: aiu-
mente. I peli del viso sono tano a erigere i peli, ma
anche il “nutrimento” pre- non sono necessari.
Tecnologia
I super
ponti
Sono sospesi con fili di
metallo a giganteschi
piloni. E hanno le ali
per resistere al vento
Q
uando verrà completato,
all’inizio del 1998, en-
trerà sicuramente nel
guinness dei primati co-
me il ponte più lungo del mondo:
quasi sette chilometri, e con una
campata centrale di 1.664 metri. Si
tratta del ponte East Bridge, che
sorgerà sullo stretto dello Store-
baelt, in Danimarca, ma che viene
costruito in gran parte proprio in
Italia. Come già altri ponti giganti,
Focus 26
come il Golden Gate di San Fran-
cisco o il Verrazzano di New York,
si tratta di un ponte sospeso, nel
quale cioè il piano stradale è ap-
peso a una serie di funi (i cosid-
detti “pendini”), attaccate a gros-
si cavi. I cavi, a loro volta, sono
drappeggiati tra due torri e anco-
rati a terra, agli estremi.
I pezzi di questo capolavoro d’
ingegneria vengono prodotti già
da alcuni anni in Italia dalla CMF
Archi e
putrelle
Uno dei più
famosi esempi
di strutture
in ferro: il ponte
sul Duero,
a Oporto,
completato
nel 1877.
Fu realizzato
da Alexandre
Gustave Eiffel,
il progettista
dell’omonima
torre, diventata
il simbolo
di Parigi.
I record storici
Imente
primi ad aver co-
struito sistematica-
grandi ponti
le: nel 1799, un pae-
se in Inghilterra pre-
se addirittura il nome
sono stati gli antichi dal primo ponte in fer-
romani, che con la ro (Ironbridge, appun-
pietra raggiunsero to), mentre nel 1890
campate di tutto ri- il ponte sul Forth, a
spetto. La più lunga Edimburgo, raggiun-
(36 metri) si trova a geva i 515 metri.
Pont St Martin, in Val ■ Il progredire della
d’Aosta. tecnologia dell’acciaio
■ Nel Medioevo il portò a numerose so-
ponte in pietra o mat- luzioni innovative. Il
toni crebbe lentamen- ponte ad arco, per e-
te di dimensioni, fino sempio, è arrivato ai
a raggiungere i 72 500 metri dei ponti
metri del ponte sull’ Kill van Kull e di Syd-
Adda a Trezzo, co- ney. Ben presto, però,
struito dai Visconti nel i ponti sospesi (ideati
1312 (e distrutto nel ai primi dell’800), han-
1416) superato sol- no cominciato a in-
tanto, ai primi del No- frangere ogni record:
vecento, dal ponte quello per la campata
Adolfo in Lussembur-
go, di 84 metri.
più lunga è attual-
mente detenuto dal-
■ Il primo vero salto l’Humber estuary brid-
di qualità tecnologico
si è verificato con la
ge, in Inghilterra, inau-
gurato nel luglio del
rivoluzione industria- 1981: 1410 metri.
di Livorno. «Sono 7.139 pannelli Rotaie
in acciaio saldato, che vengono im- sospese
barcati per Sines, in Portogallo, e
qui preassemblati in 166 sezioni», Il più lungo ponte
spiegano alla Iritecna, che gestisce ferroviario:
il Seto-Ohashi,
il cantiere di Sines e tutte le ope- in Giappone.
razioni di montaggio. «A opera fi- Aperto il 10
nita saranno state fatte saldature aprile 1988,
per 1.500 chilometri». è costato
Ma dal Portogallo allo Store- 10.780 miliardi.
baelt la strada è ancora lunga. «Per
trasportare quattro o cinque di
▼
 Costruiti in Italia, i pezzi
del ponte viaggiano su
chiatte fino alla Danimarca
questi moduli in Danimarca oc- mondo. «Tutti destinati a facilitare

Il gigante sullo Storebaelt:
ecco i lavori in corso
D animarca, la costruzio-
ne del più grande
ponte del mondo è a tre
anni dalla fine. Accanto,
le “pile” di sostegno già
posate (in primo piano
il cantiere dove vengono
costruite). Sotto, la rampa
d’approccio. Sopra, il
modellino dell’East Bridge,
il ponte principale del
complesso. Tra le fasi
future dell’opera, la più
▼
corre una chiatta oceanica», rac-
conta il capitano Luciano Parodi
della Luigi Serra, la società di spe-
dizioni genovese che coordina que-
sta complessa catena logistica. At-
tualmente, comunque, i moduli
prodotti vengono via via imma-
gazzinati ad Aalborg, in attesa che
siano pronte tutte le strutture in
cemento armato. Attualmente le
delicata sarà la stesura dei
cavi portanti: si effettuerà
utilizzando la “bicicletta”,
torri sono alte circa la metà dei pre-
visti 254 metri (cioè 26 metri in più
un meccanismo che scorre di quelle del Golden Gate, finora le
su una specie di teleferi- più alte): così occorrerà attendere
ca, portando da un anco- qualche mese.
raggio all’altro quattro fili
d’acciaio del diametro di ● Kolossal giapponesi
mezzo centimetro e lunghi Il record dell’East Bridge co-
oltre tre km. Il fascio munque potrebbe non durare a
completo sarà composto lungo: in Giappone sta già pren-
da 18 mila fili, per un dia- dendo forma il ponte di Akashi
metro di 85 centimetri. Kaykyo, per il quale è stata previ-
sta una campata di 1.990 metri: il
culmine di un programma di co-
struzioni senza paragoni. Negli ul-
timi quindici anni, infatti, in Giap-
pone sono stati costruiti o proget-
tati dieci tra i primi venti ponti del
lo sviluppo economico delle quat-
tro principali isole dell’arcipelago
giapponese», commenta Hiroatsu
Takahashi, presidente dell’ente
che sovrintende allo sviluppo di
questo progetto.
Per realizzare grandi campate
non esistono soltanto i ponti so-
spesi: dagli anni Cinquanta si co-
struiscono anche quelli strallati, nei
quali il piano è sostenuto sempre
da cavi, che però partono diretta-
mente dalla torre e possono essere
disposti a ventaglio (cioè a raggie-
ra, dalla cima) o ad arpa (una serie
di cavi paralleli, fissati a varie al-
tezze). I giapponesi aspirano a nu-
merosi record anche in questa ca-
tegoria: il ponte di Tatara, per e-
sempio, con una campata di 890 me-
tri è destinato a strappare al ponte
di Honfleur, in Normandia, (854
metri) il record per i ponti strallati
con due piani di cavi (ancorati ai la-
ti del piano stradale) mentre quel-
lo di Tsurumi detiene già il record
per quelli a un solo piano di cavi,
che si innestano cioè al centro del

▼
I ponti a grande portata: oltre i 500 metri sono indispensabili i cavi
sospesi strallati misti

Primatisti grazie ai “pendini” e agli ancoraggi
Il ponte sul Bosforo, in Turchia, è un perfetto esempio di
ponte sospeso “puro” (limite teorico della campata principale,
3.500 metri). La stabilità è
garantita dall’ancoraggio
a terra dei cavi portanti.
I più semplici ed economici
Il ponte Penang, in Malesia. Qui i fili, definiti “stralli”,
partono tutti dai piloni. Il record attuale è del ponte di
Normandia (856 metri). Il limite teorico è di 1.200 metri.
Il ponte di Gibilterra sarà come questo
Il ponte di Brooklyn (1883), è il più famoso esempio di
ponte misto: per un quarto della lunghezza è sostenuto
da “stralli”, e i “pendini” reggono l’intera struttura.
La campata principale
è di 488 metri.

Focus 28 Focus 29
 Un record
in forse
Le strutture
preliminari del
ponte Akashi
Kaykyo, che
dovrebbe essere
completato nel
1998. I lavori
potrebbero però
subire ritardi
a causa del
gravissimo
terremoto che
ha colpito il
Giappone nel
gennaio scorso.

Tra Scilla e Cariddi

Un modellino del ponte sullo stretto di
Messina, già studiato in ogni dettaglio.
E’ esposto a Roma, a Villa Borghese.

Nella galleria del vento si studia

il futuro comportamento della struttura
ponte, tra le due carreggiate. Milano, esperto di aeroelasticità e
▼

L’uomo «Per raggiungere questi tra- dinamica, e membro del team che
del ponte guardi abbiamo dovuto ricorrere a ha progettato il ponte sullo stretto
Giorgio Diana, tecnologie nuovissime», sottolinea di Messina. «Nelle stesse condi-
del Politecnico Takahashi. Per esempio la realiz- zioni il nostro progetto si sposte-
di Milano. E’ uno
dei progettisti zazione della più grande galleria rebbe soltanto di 9 metri, perché
del ponte del vento dedicata alla sperimen- abbiamo studiato uno speciale
di Messina. tazione: larga 41 metri e alta quat- profilo, in grado di ridurre l’effet-
tro, ha 36 ventole che generano to del vento». L’instabilità aeroe-
l’equivalente (in scala) di un vento lastica, che generalmente peggiora
Il grande nemico: la corrosione di oltre 300 chilometri l’ora. Per con l’aumentare della lunghezza, è
un ponte di quattro chilometri uno dei primi elementi da pren-
C ome ogni struttu-
ra realizzata dall’
uomo (e forse di più),
tura di tutti i ponti
con parti metalliche.
Con il rischio, però, di
vengono iniettati ce-
mento o materie pla-
stiche per riempire
questo significa dover costruire un
modello lungo ben 40 metri. «Ma
dere in considerazione, dal mo-
mento che può portare addirittura
i ponti hanno bisogno spargere nell’aria pol- eventuali vuoti. è il minimo necessario per ripro- alla distruzione del ponte. «Il ven-
di una accurata ma- veri velenose. E allo- ■ Gli elementi in durre perfettamente il comporta- to che supera una certa velocità
nutenzione. ra? Recentemente è cemento armato mento dell’originale», sostiene Hi- può innescare un’oscillazione che
■ La verniciatura stata proposta una Corrono rischi mino- roshi Sato, dell’Istituto di ricerca torce il piano stradale, e con la
E’ necessaria per pro- tecnica che, con un ri, ma anch’essi van- per i lavori pubblici, «specialmen- stessa frequenza con cui questo si
teggere l’acciaio dalla bombardamento di no ispezionati conti- te considerando la complessità del- flette. Il fenomeno si chiama “flut-
corrosione, e va ripe- microonde, dovrebbe nuamente per scopri-
tuta ogni dieci o ven- riuscire a staccare lo re crepe che possa- la struttura a traliccio». ter”, e una volta iniziato si può ac-
ti anni, a seconda strato di vernice sen- no portare alla cor- centuare fino a distruggere l’intera
delle condizioni am- za conseguenze. Il rosione dei rinforzi in ● Ponti con le ali struttura», spiega ancora Diana.
bientali. Oltre a que- freno, come sempre, acciaio. A questo sco- Ma non tutti sono d’accordo. Un famoso esempio è il disastro
sto, negli ultimi anni sono i costi. po si stanno svilup- Forse con un pizzico d’invidia, i del ponte di Tacoma, avvenuto nel
si è presentato un ■ I cavi pando sistemi a fibre progettisti del resto del mondo cri- 1940, il cui filmato viene ancora
problema: la presen- Sono elementi impor- ottiche, da affogare ticano alcune scelte giapponesi. «Il mostrato a tutti gli studenti di in-
za di piombo (veleno- tantissimi dei ponti nel cemento, in grado ponte di Akashi si sposterà late- gegneria: con un vento di appena
so per l’uomo) nelle sospesi e strallati: di segnalare imme- ralmente di oltre 30 metri, quando 70 chilometri l’ora questo ponte,
vernici usate fino al vengono protetti dalla diatamente la forma-
1978 richiederebbe corrosione con calze zione di impercettibili sarà sottoposto a un vento di 216 costruito quattro mesi prima, ini-
una totale svernicia- di polietilene, in cui microcrepe. chilometri l’ora», rileva il professor ziò a ondeggiare e ad attorcigliar-
Giorgio Diana del Politecnico di si come un cavaturaccioli, fino a
▼

Focus 30
Le tecnologie di domani:
fibre di carbonio, “ali”
mobili e sensori elettronici
frantumarsi dopo quasi un’ora di
▼
inarrestabile agonia. «E’ proprio
questo il principale ostacolo alla
realizzazione di ponti sempre più
lunghi», sostiene Diana. «Con
3.300 metri di apertura, il ponte di
Messina polverizzerebbe ogni re-
cord precedente, anche grazie alle
più clementi condizioni meteoro-
logiche della zona, rispetto al
Giappone. Il nostro gruppo ha co-
munque dovuto studiare accura-
tamente tutti gli aspetti aerodina-
mici, sismici e strutturali, ed è giun-
to a una soluzione che impedireb-
be il “flutter” con venti al di sotto
dei 320 chilometri orari. Qual è il
trucco? L’aver lasciato due zone
grigliate lungo le carreggiate, in-
vece di un unico profilo: queste di-
struggerebbero buona parte delle
forze aerodinamiche. Inoltre è sta-
to progettato un sistema di smor-
zamento, costituito da due “ali”
che corrono lungo il bordo del pia-
no stradale: la forza stessa del ven-
to, che spingerebbe il ponte a ruo-
tare, viene sfruttata dalle ali per
esercitare una forza contraria».
● Meglio la plastica?
Un ulteriore ostacolo per la rea-
lizzazione dei superponti è il peso
Un gigante dalle gambe lunghissime
Le navi militari sembrano giocattoli sotto il ponte Coronado, a San Diego (Usa): c’è spazio per le portaerei.
Focus 32
delle strutture di sostegno: la par-
te sospesa del ponte di Messina,
per esempio, peserebbe ben 70 mi-
la tonnellate, ma per sostenerla
servirebbero 108 mila tonnellate
d’acciaio per le torri, e altre 166
mila tonnellate per i soli cavi prin-
cipali. Per questi ultimi si impie-
gano acciai che resistono a carichi
di 180 chilogrammi per millime-
tro quadrato. Cioè non molto, vi-
sto che si tratta soltanto del 25 per
cento in più rispetto ai cavi impie-
gati all’inizio del secolo per il pon-
te di Manhattan. Si inizia quindi a
pensare all’impiego di materiali
come il kevlar o le fibre di carbo-
Ponti da battaglia
Iesercito
l genio pontieri è na-
to per garantire a un
dotazioni sono dunque
estremamente varie.
ponte richiede appe-
na cinque minuti. Un
la possibilità Per avvallamenti di esempio di ponte a
di spostarsi rapida-
mente, oltre qualun-
piccole dimensioni,
per esempio, usa car-
scorrimento è il Biber,
lungo 22 metri, in do-
que ostacolo. Le sue ri che riempiono la tazione all’esercito ita-
trincea di tubi liano.
di plastica, Per varchi più grandi,
mentre per su- di una cinquantina di
perare piccoli metri, si impiegano in-
corsi d’acqua vece i “ponti da inter-
dispone di car- ruzione”: viene lancia-
ri gettaponte, ta una trave sottile,
che trasporta- sulla quale vengono
no ponti me- poi fatti scorrere gli
tallici o in ma- elementi del piano
teriali compo- stradale. Per i fiumi,
siti, lunghi fino invece, si ricorre ai
a 25 metri. ponti galleggianti
Grazie a mec- smontabili, costituiti
canismi a com- da pontoni, cioè seg-
passo (cioè menti di forma simile
con una cer- a quelli impiegati nei
niera al centro) ponti sospesi, e dota-
Un carro gettaponte o a scorrimento (due ti di motori fuoribordo
Biber (in dotazione parti che scivolano per essere collocati
all’esercito italiano) una sull’altra), la po- rapidamente in posi-
durante il “lancio”. sa di questo tipo di zione.
nio, in grado di resistere a carichi tremo usarle anche nei grandi
quasi doppi. «Però non sappiamo ponti, specialmente per i cavi di
ancora bene come si comporte- sostegno che risulterebbero molto
ranno nel tempo, sotto l’effetto di più leggeri e sottili».
vento e intemperie», osservano Un’altra tecnologia che attende
Allan Larsen e Klaus Ostenfeld, di essere messa in pratica è quella
della COWIconsult, una società del controllo attivo, già adottato
che ha partecipato alla progetta- sugli aerei più moderni. «Si tratta
zione dell’East Bridge. «Per il mo- di sensori, inseriti nella struttura
mento le fibre sono state usate sol- stessa del metallo, grazie ai quali si
tanto su piccole strutture. Quando potrebbe sconfiggere il “flutter”
avremo maggiori informazioni po- anche con venti superiori del 50
per cento rispetto a quelli oggi
sopportabili», dicono i due inge-
gneri della COWIconsult. «I sen-
sori misurerebbero costantemente
i movimenti del ponte, e potreb-
bero contrastarli agendo su due
alette laterali mobili (quelle idea-
te per il ponte di Messina sono in-
vece fisse)».
Nella corsa verso opere sempre
più ardite, si fanno strada anche
idee che escono dai canoni accet-
tati. «Un’ipotesi affascinante è
quella del ponte a sospensione tri-
dimensionale, nella quale, cioè, i
cavi di ancoraggio e di sostegno
escono dal piano del ponte», dice
Niels Giemsing, uno dei massimi
esperti del settore. «Una struttura
simile potrebbe essere la soluzione
ideale per opere ciclopiche come il
ventilato ponte sullo stretto di Gi-
bilterra, con un’apertura di 10 o
15 chilometri. Occorrerebbero
però piloni alti quattro o cinque
chilometri, e lunghissimi cavi di
sostegno in fibre di carbonio o
kevlar, ancora fuori portata per
l’attuale tecnologia». ■
Maurizio Maggiore
Salute
Un volano per i bicipiti
Un volano per allenare
i bicipiti. Queste macchine
da ginnastica consentono
esercizi atletici completi, ma
vanno usate correttamente.
Allenamenti razionali
Sergio Rocco, preparatore
atletico. “A ogni seduta,
almeno un esercizio per ogni
gruppo di muscoli: pettorali,
dorsali, addominali, inguinali”.
Focus 34
Aerobica, stretching, cromogym: la ginnastica cambia. Ecco come trarne profitto, senza farsi male
Palestra che vai...
C
ome si ottiene un cuore
più resistente? Usando lo
step. E gambe più forti?
Con lo step-climber. E
tutto questo, dove si trova? In pa-
lestra. In effetti la palestra era ri-
masta immutata per decenni: po-
chi attrezzi di legno sono sempre
stati ritenuti più che sufficienti per
raggiungere un’ottima forma fisi-
ca. Oggi le scoperte della fisiologia
e della medicina sportiva ne hanno
invece fatto un concentrato di tec-
nologia, con vere e proprie mac-
chine da ginnastica, ognuna spe-
cializzata per allenare fasci di mu-
scoli e articolazioni, a “distretti”
o addirittura uno per volta. Ma ci
si può fidare? E qual è il modo più
corretto di fare ginnastica in pale-
stra? «Attenzione. Troppi neofiti
si illudono di sostituire in un paio
di settimane i muscoli al grasso.
Invece, per vedere qualche risul-
tato concreto bisogna mettere in
preventivo da otto a 10 settimane
di esercizi», dice Alessandro Ca-
stagna, ortopedico, di Milano.
«Inoltre, la forma fisica si guada-
gna lentamente, ma si perde in
fretta: due settimane di inattività
annullano buona parte dei van-
taggi ottenuti con l’allenamento».
In realtà per chi punta al benes-
sere psico-fisico, e non a record
particolari, bastano tre o quattro
sedute alla settimana, di 20-40 mi-
nuti ciascuna. Metà delle sedute
dovrebbero essere dedicate alle
attività aerobiche, che hanno lo
scopo di migliorare l’efficienza del
cuore e dei polmoni, l’altra metà
Per rinforzare i polmoni
delle sedute (e questa è una nuova
indicazione rispetto alle precedenti A destra, esercizi di ginnastica aerobica con lo
raccomandazioni della medicina step, per irrobustire i muscoli dei piedi e delle
sportiva) devono essere dedicate a gambe e acquistare fiato. Sotto, esercizi con
tonificare i muscoli. «Avere buoni lo slide, il tappetino sul quale si può “pattinare”.
muscoli non è un fatto estetico»,
dice Sergio Rocco, preparatore a-
tletico, «Permette invece di pre-
venire l’osteoporosi (fragilità os-
sea), il mal di schiena, i disturbi
intestinali, l’artrosi, l’irrigidimento
delle articolazioni».
Nelle palestre esistono attrezzi
sia per le attività aerobiche, sia per
il miglioramento del sistema mu-
scolare. Vediamo quali sono i più
efficaci e come si usano.
1. Per avere più fiato
Le attività aerobiche, quelle
“per avere più fiato”, si svolgono
▼
Focus 35
Si deve calcolare la fascia
ideale di allenamento di
ognuno: non va mai superata
con attrezzi abbastanza semplici.
▼
Step. E’ un gradino di plastica
con la superficie antiscivolo, rego-
labile in altezza per graduare lo
sforzo, sul quale si sale e si scende,
con ritmi e velocità diversi a tem-
po di musica. L’uso dello step mi-
gliora l’efficienza cardiovascolare
e il tono muscolare delle gambe.
E’ ideale per chi vuole dimagrire,
soprattutto nei glutei e nelle co-
sce. Chi fa esercizi allo step deve
stare però attento a graduare l’al-
tezza del gradino e il ritmo di eser-
cizio, altrimenti rischia di affatica-
re eccessivamente l’organismo.
Slide. E’ un tappetino lungo e
stretto, munito di rialzi laterali, la
cui superficie è fatta di una spe-
ciale resina sulla quale si può “sci-
volare” con un movimento che ri-
corda quello del pattinaggio. Gli
esercizi fatti con questo attrezzo
sono anche molto utili per chi pra-
tica sport che richiedono movi-
menti laterali improvvisi, come il
tennis, il basket e lo sci. L’uso scor-
retto dello slide in chi non è molto
allenato può però provocare di-
sturbi alla caviglia, al ginocchio o
all’inguine.
Vogatore. Le versioni più mo-
derne di questo attrezzo, con il
quale si ripetono i movimenti del
canottaggio, consentono vere pro-
prie gare virtuali: si gareggia (a
bordo di un’imbarcazione ipoteti-
ca il cui movimento è riprodotto su
uno schermo) contro altre imbar-
cazioni, mentre un display indica i
tempi impiegati per il percorso, e-
ventuali vantaggi o svantaggi sugli
altri concorrenti. Il vogatore per-
mette gesti atletici completi e un
ottimo allenamento alla coordina-
zione. E’ però sconsigliabile per
chi soffre di disturbi alla schiena.
Inoltre, se il gesto della voga non è
compiuto correttamente, si ri-
schiano anche disturbi alla colon-
na vertebrale e ai muscoli dorsali e
lombari.
Bici da camera. Anche questo
vecchio attrezzo è stato rivoluzio-
nato dalla tecnologia. I modelli più
recenti dispongono di un calcola-
tore che fornisce il numero di ca-
lorie bruciate durante l’esercizio, i
watt di potenza espressi, la fre-
quenza cardiaca raggiunta nelle
diverse fasi dell’allenamento. L’u-
so è indicato, soprattutto per chi è
sovrappeso, invece di altre attività
aerobiche, come la corsa, che com-
Focus 36
portano (per queste persone) il ri-
schio di microtraumi.
Corpo libero. L’attività aerobica
con gli attrezzi va completata con
la ginnastica a corpo libero, cioè
appunto la ginnastica aerobica. Es-
sa prevede movimenti più o me-
no veloci al ritmo di musica, con
l’allenatore che li esegue e gli al-
lievi che lo imitano. «In questo ca-
so si realizza uno sforzo prolunga-
to nel tempo, e a ritmo costante:
può servire a prevenire l’eccesso
di colesterolo e l’alta pressione, a
rafforzare il muscolo cardiaco e
migliorare la circolazione sangui-
gna», spiega Rodolfo Tavana, me-
dico sportivo. Tuttavia, i corsi col-
lettivi a ritmo di musica presenta-
no un inconveniente: in caso di cat-
tiva esecuzione dell’esercizio dif-
ficilmente l’insegnante, anch’egli
impegnato nello sforzo, potrà cor-
reggere gli errori di ciascuno.
C’è anche il rischio che i gruppi
di allievi non abbiano una prepa-
razione atletica omogenea, e che
la stessa intensità di esercizio ven-
ga quindi proposta a chi ha appe-
na cominciato e, insieme, a chi ha
già alle spalle mesi di allenamento.
«L’intensità dello sforzo deve in-
vece essere sempre adeguata alla
singola persona e deve rimanere
nella cosiddetta fascia ideale di al-
lenamento», spiega ancora Tava-
na. «Deve infatti essere compresa
tra il 65 e l’80 per cento della mas-
sima frequenza cardiaca. C’è una
formula, per questo. Bisogna sot-
trarre da 220 la propria età e sul ri-
sultato calcolare il 65 e l’80 per
cento. Per un quarantenne, per e-
sempio, la frequenza cardiaca non
deve stare al di sotto delle 117 pul-
sazioni al minuto e non deve an-
dare oltre le 144 pulsazioni. In
questo modo l’esercizio è effica-
ce e privo di rischi».
2. Muscoli più solidi
L’obiettivo è quello di aumen-
tare la massa di tessuti magri e di
fare diminuire quella dei tessuti a-
diposi. A secondo del tipo di mu-
scolo da sollecitare, si usa uno stru-
mento diverso.
Manubri. Sono due, si usano u-
no per mano e si possono caricare
con dischi di ghisa di peso diverso.
Gli esercizi di sollevamento ser-
vono soprattutto a tonificare bici-
piti e quadricipiti (muscoli ante-
riori e posteriori del braccio), tra-
Per farsi
i muscoli
Sopra, esercizi
con i manubri.
Sotto, una
macchina da
body building
per allenare
i muscoli delle
braccia e del
torace. A destra,
una palestra
moderna: sono
scomparsi tutti
i tradizionali
attrezzi di legno.
pezio e deltoide (muscoli delle
spalle e del collo), pettorali e dor-
sali (muscoli del tronco).
Bilanciere. E’ un’asta di metallo
alla quale si agganciano dischi di
ghisa di peso diverso. Si usa con
entrambi le mani e gli esercizi ser-
vono a irrobustire i muscoli del
petto, della parte superiore della
schiena e delle braccia.
Macchine da body building. Ser-
vono ad allenare interi gruppi di
muscoli. La “leg extension” serve
per i muscoli della parte anteriore
della coscia: retto femorale, vasto
laterale, vasto mediale, vasto in-
termedio. L’“adduttor machine”
serve per i muscoli della zona in-
guinale: lungo adduttore, sartorio,
gracile. La “chest press” serve per
i muscoli pettorali: grande petto-
rale, grande dentato, grande obli-
quo. La “lat machine” serve per i
muscoli della schiena (grande dor-
sale) e per i bicipiti delle braccia
(un servizio completo su queste
macchine è stato pubblicato da Fo-
cus nel numero 15).
Ogni seduta dovrebbe com-
prendere almeno un esercizio per
ognuno delle principali aree mu-
scolari: addominali, dorsali, petto-
rali, inguinali, braccia, gambe, spal-
le. «Ma si possono commettere
molti errori: per esempio, usare
pesi eccessivi oppure troppo leg-
geri o ripetere gli esercizi in modo
casuale», avverte Sergio Rocco. Il
peso giusto è quello che si riesce a
sollevare fra le 8 e le 12 volte, co-
▼
Come sceglierla? Col medico e gli insegnanti diplomati
Erettocco alcune regole per
scegliere in modo cor-
una buona palestra.
1) Prima di sottoscrivere
l’abbonamento, chiedere
una lezione di prova gratis:
serve per controllare la
qualità degli spogliatoi,
delle docce e dell’ambien-
te e il grado di areazione e
di pulizia. Le palestre serie
non la negano.
2) Preferire le palestre
Stretching:
a corpo fermo
Esercizio per stirare il muscolo
soleo: la flessione del ginocchio
evita di mettere in tensione
il muscolo gastrocnemio. La
posizione deve essere mantenuta
per almeno 30 secondi.
Esercizio per stirare il muscolo
psoas: la posizione deve essere
mantenuta per almeno 20 secondi.
che hanno uno studio
medico, che chiedono un
certificato di buona salu-
corporea di grasso e di
muscoli). A distanza di
mesi si ha così un dato
5) Evitare le palestre nel-
le quali è permesso fu-
mare, anche se solo nel-
te e che nell’iscrizione oggettivo al quale far ri- l’ingresso o negli uffici.
comprendono un test car- ferimento per rendersi
diaco sotto sforzo. conto dell’efficacia del 6) Evitare le palestre che
programma svolto. propongono la cosiddetta
3) Preferire le palestre ginnastica passiva, o at-
che assegnano un pro- 4) Assicurarsi che gli in- tivata: è quella in cui è la Esercizio per stirare il muscolo
retto femorale: la posizione
gramma di ginnastica so- segnanti possiedano al- macchina che fa muovere
lo dopo aver ascoltato le meno un diploma dell’I- gli arti e il corpo invece di deve essere mantenuta
esigenze del cliente, e stituto superiore di edu- essere l’atleta che fa per almeno 20 secondi.
che valutano il rapporto cazione fisica (Isef) op- muovere la macchina.
tra massa magra e mas- pure un brevetto rila-
sa grassa (la quantità sciato dal Coni. 7) Evitare le palestre do-
ve i clienti fanno ginna-
Tempi stica tutti insieme senza
lunghi differenza di età, di ca-
pacità, di preparazione e
Una macchina di allenamento, seguen-
per esercitare do il ritmo della stessa
i muscoli musica a tutto volume.
addominali. I
primi risultati 8) Evitare le palestre che
benefici sull’ promettono un corpo d’a-
organismo tleta in poche settimane,
si cominciano di far perdere peso nel
a vedere
giro di poche lezioni o di
soltanto far dimagrire soltanto nei
dopo due Esercizio per stirare i flessori
punti voluti (glutei, cosce,
o tre mesi pancia): è semplicemen- laterali del tronco:
di esercizi. te impossibile. mantenere la posizione per
almeno 20 secondi per lato.
Focus 37
Quasi tutti gli esercizi vanno fatti con lentezza: con i pesi
la fretta è superflua e controproducente
me hanno stabilito recenti studi di bilità delle articolazioni e l’elasti- consigliato sia prima di cominciare
Le parole della
▼

fisiologia e biomeccanica. cità dei muscoli, permettendo così la parte più intensa dell’allena- palestra
Inoltre, soltanto quando si è in movimenti più ampi e più sciolti. mento, sia alla sua conclusione.
buona forma si può passare da una
sola a tre serie, comprendenti da 8
Questo riduce il rischio di infortu-
ni (contratture, stiramenti, strap-
Tenere il muscolo allungato per
mezzo minuto eleva leggermente Iparticolari.
l linguaggio della palestra
è fatto di molte espressioni
Ecco le principali.
a12 ripetizioni per esercizio, at- pi muscolari) e accelera lo smalti- la frequenza cardiaca, prepara le
tendendo da 60 a 90 secondi tra mento della fatica muscolare», articolazioni agli sforzi e aumenta ■ Aquagym
Esercizi di tonificazione
una e l’altra serie. «Gli esercizi spiega Fernando Bucchioni, pre- la scioltezza. ■ muscolare e di mobilizzazione
vanno fatti con lentezza: con i pesi paratore atletico. Lo stretching è Alessandro Mazzucchelli articolare effettuati in
la fretta non solo non serve, ma è acqua, dove lo sforzo sulle
controproducente. Si inspira du- articolazioni, sui tendini
rante la fase attiva del movimento, e sui legamenti è minore.
si espira durante la fase passiva». Macchine ■ Aerobico
Tra una seduta e l’altra di pesi, per Sforzo che mobilita le masse
domestiche muscolari delle gambe e delle
un buon recupero, devono invece
Una complessa braccia, costringendo l’apparato
passare almeno 48 ore. Perciò, una macchina da cardiovascolare a un impegno
seduta con i pesi va sempre inter- ginnastica regolare e prolungato, senza
vallata, il giorno seguente, con un per esercitare che l’organismo vada in debito
esercizio aerobico. nello stesso d’ossigeno. Per esempio:
tempo diversi pedalare, correre, fare sci
3. Muoversi da fermi “distretti di fondo, nuotare, remare.
“Stretching” in inglese significa muscolari”, ■ Bar movement
stirarsi ed è il nome della ginnasti- delle braccia, Esercizi da fare alla sbarra
ca che ha uno scopo particolare: del torace e (come le ballerine).
allungare i muscoli, distenderli. delle gambe. ■ Body-building
Macchine di Letteralmente, “costruzione
Non sostituisce l’aerobica, ma la questo tipo del corpo”: una tonificazione
affianca nelle fasi di riscaldamento si possono muscolare conseguita con bilan-
dei muscoli e di smaltimento della tenere e usare cieri, manubri e macchine in
fatica. «Serve ad aumentare la mo- anche in casa. grado di stimolare selettivamen-
te una singola fascia di muscoli.
■ Body conditioning
Per allenarsi in salotto Ginnastica a corpo libero,
e su base musicale, svolta
a basso ritmo, affinché
E’ anche possibile or-
ganizzare una pic-
cola palestra in casa
075/690791), 48 mila li-
re per un bilanciere lun-
go un metro e mezzo, sul
l’esecuzione dei movimenti
sia molto lenta e curata.
propria: il mercato degli quale si possono monta- ■ Body sculpture
attrezzi da ginnastica ca- ne gli stessi dischi usati Un body-building a corpo
salinghi è infatti ormai per i manubri. Un’alter- libero, o comunque
ricchissimo. nativa ancora più econo- senza macchine pesanti.
■ Se non si ha esperien- mica può essere l’Ela- ■ Box-aerobics
za, meglio chiamare un stic-One (nella foto in Una ginnastica aerobica
addetto ai lavori, un e- basso, a sinistra) (tel. che imita i movimenti, le finte
sperto con il quale sce- 02/26821668), un tubo e le schivate della boxe.
gliere gli attrezzi da com- flessibile in materiale ■ Per il miglioramento eccessivo carico sulla ■ Cardio-fitness
prare e gli esercizi da fa- plastico da fissare sotto delle funzioni cardiache schiena (727 mila lire). Uno sforzo aerobico
re, anche in relazione al- i piedi, o alla porta di ca- basta usare lo step, una Weider propone un ta- eseguito in palestra con
lo spazio disponibile per sa, venduto con un ma- sorta di scalino modula- pis-roulant insieme ad cyclette, vogatori, step.
gli allenamenti. Se poi si nifesto che spiega come bile sul quale si sale e si una serie di videocas- ■ Circuit-training
vuole contare sempre sul eseguire almeno una scende a ritmo di musi- sette: la pendenza cam- Serie di allenamenti che
personal-trainer a casa, trentina di esercizi. ca: quello della Reebok bia in relazione alle sali- comprendono sforzi aerobici e
le tariffe orarie variano Nella fascia alta del mer- costa 190 mila lire, com- te e alle discese che tonificazione muscolare.
da 40 mila a 60 mila lire. cato (da due ai tre mi- presa la videocassetta scorrono sul video. Co- ■ Cromogym
■ Un paio di manubri, lioni di lire) si collocano che mostra gli esercizi e sta 3.750.000 lire. Esercizi ai quali sono abbinate
una panca e un bilancie- invece macchine com- dà il giusto ritmo. Tra le diverse luci colorate, per miglio-
re sono sufficienti per patte e multi-esercizio, novità, l’Ergoline BH, bi- rarne l'esecuzione e aumentare
tutti gli esercizi che ser- che incorporano panche, ci da camera sulla quale la distensione psico-fisica.
vono a tonificare i mu- bilancieri, pesi e cusci- si pedala sdraiati, a pan- ■ Ginnastica aerobica
scoli. Una coppia di ma- netti, come Unica o Mul- cia in su, per evitare un Ginnastica piuttosto intensa
nubri caricabili, in ac- tipla della Tech- eseguita in genere a ritmo
ciaio, costa da 30 mila nogym (nella fo- di musica. A secondo
40 mila lire; un set di di- to in alto) (tel. dell’intensità, può essere
schi in ghisa nera da 0547/56047), o a basso e alto impatto.
montare, 6 chili in tutto, Cross-Trainer del- ■ Personal-training
costa intorno alle 16 mi- la Weider (nella Allenamento a casa propria,
la lire. Per una panchet- foto in basso, a con un allenatore personale.
ta base, su cui appog- destra, una cy- ■ Stretch & tone
giarsi, si spendono 165 clette a resisten- Esercizi di tonificazione e
mila lire (Weider, tel. za magnetica). di allungamento muscolare
accoppiati.

Focus 38
 Mondo
Per salvare
l’originale
Gli ultimi
ritocchi alla
copia della
grotta di Niaux.

Così riappaiono
i colori sbiaditi

Troppi
visitatori
rovinano
le grotte
preistoriche? Sulle pareti
Basta farne una copia in vetroresina
vengono
replicate le
a grandezza naturale impronte delle
antiche mani.

Il paleolitico
di plastica
Sopra, a sinistra, alcune pitture
della grotta di Niaux, nella regione
francese dell’Ariège. A destra, gli
stessi dipinti fotografati con luce
ultravioletta. Con questa tecnica,
diventano visibili alcuni dettagli
sbiaditi nel corso del tempo.
Pareti di vetroresina, coperte
di sabbia e argilla: così si
ottiene un effetto realistico
T
ra pochi mesi un santuario
della preistoria diventerà
inaccessibile al grande pub-
blico. E’ la grotta di Niaux,
nella regione francese dell’Ariè-
ge, dipinta dodicimila anni fa dagli
uomini dell’età glaciale. Sagome
di bisonti, cavalli, stambecchi, cer-
vi: è un’opera d’arte grandiosa, se-
conda al mondo solo alla grotta di
Lascaux, in Dordogna. Anch’essa
chiusa al pubblico, trenta anni fa.
Secondo gli studiosi, infatti, non
esiste alternativa: «Ogni visitatore,
che scende in una grotta, equivale
a una piccola tempesta. Con il suo
fiato produce anidride carbonica,
muovendosi crea correnti d’aria e
variazioni di temperatura e umi-
dità. Sono tutti fenomeni molto
nocivi, in un ambiente che si regge
su un equilibrio climatico delica-
tissimo. Basta poco per alterarlo:
anche le luci artificiali, per esem-
pio, favoriscono la proliferazione
di batteri e alghe», spiega il pa-
leontologo Francesco Fedele del-
l’università di Napoli. «Nessun im-
pianto di climatizzazione può poi
riuscire a riprodurre quelle spe-
ciali condizioni naturali che si sono
sviluppate nei millenni, e che ga-
rantiscono anche la conservazio-
ne delle pitture», continua Fedele.
Perfino le infiltrazioni d’acqua, fe-
nomeno tipico delle grotte, sono
funzionali all’arte: con il passare
dei secoli depositano sui dipinti un
sottile strato di calcare, che li ren-
de più opachi, ma allo stesso tem-
po li isola dagli attacchi di altri
agenti esterni.
Come proteggere le caverne,
senza però privare il pubblico di
uno spettacolo suggestivo e uni-
co? In Francia, dove le stazioni di
arte rupestre sono ben 120, hanno
trovato una soluzione di compro-
messo: riprodurle artificialmente.
L’esperimento è iniziato a La-
scaux, all’inizio degli anni Ottanta:
a duecento metri di distanza dalla
grotta naturale, è stata realizzata
una copia, che ne riproduce i due
terzi. Ora, con tecniche perfezio-
nate, è la volta di Niaux: la grotta è
ancora accessibile a duecento visi-
tatori al giorno. Ma per poco. Nel
prossimo aprile verrà aperto
Niaux 2, il fac-simile, che si trova a
quattro chilometri da Tarascon-
sur-Ariège, all’interno del Parco
dell’arte preistorica dei Pirenei.
Focus 42
Una caverna
italiana
Aparetinche in Italia gli uomini del
Paleolitico dipingevano le
delle grotte. Tuttavia il
fenomeno è molto più mode-
sto rispetto a quello france-
Chi l’ha già visto sostiene che non se. Per due ragioni: il territorio
ha nulla da invidiare all’originale. Il non presenta una grande
segreto? «Una minuziosa raccolta quantità di grotte profonde il
di dati, che da sola ha richiesto me- cui accesso sia agevole. Inol-
si di lavoro», risponde Renaud tre, non è escluso che esista-
Sanson, titolare di Atelier 2000, il no grotte che i ricercatori an-
laboratorio di Montignac che ha cora non hanno scoperto (in
realizzato la copia (la sovrinten- Francia, infatti, gli studi sul-
denza è stata affidata invece a un l’arte preistorica godono di
comitato scientifico, presieduto da una tradizione più consolida-
ta, rispetto alla nostra).
Jean Clottes, responsabile della Finora in Italia le grotte di-
conservazione del patrimonio ar- pinte conosciute sono due: a
tistico francese presso il Ministero Levanzo (isole Egadi) e nel
della cultura). L’operazione si è Gargano (Puglia). Quest’ulti-
svolta in tre fasi: dapprima sono ma, la grotta Paglicci, è la
state realizzate le pareti della ca- più simile, nella tecnica uti-
verna, quindi sono state montate lizzata, a Lascaux e Niaux.
e infine decorate con le pitture. Gli uomini che l’hanno fre-
quentata appartengono alla
Metodi topografici stessa cultura: fabbricavano
oggetti di pietra e osso, vi-
per rilevare vevano in capanne o in ripa-
crepe e dislivelli ri sottoroccia, si vestivano di
pelli. Anche i temi rappre-
Il primo intervento è stato con- sentati nella loro arte sono
dotto con una tecnica che si utiliz- gli stessi: nella grotta Pa-
za anche per compilare le carte to- gliacci sono visibili, oltre a
pografiche: la stereofotogramme- impronte di mani, due sago-
tria. Ogni parte della grotta viene me di cavalli, parzialmente
colorati nella regione del
cioè fotografata da due angolazio- dorso e del collo. I ventri, vo-
ni diverse. Quindi, inserendo le luminosi, fanno pensare che
due immagini in uno speciale “re- si tratti di due giumente gra-
stitutore”, se ne ottiene una terza Il lavoro dietro le quinte vide. Tali dipinti si trovano
tridimensionale (o stereoscopica). I tecnici montano la struttura nella parte terminale della
Questo per avere una visione ge- della grotta. E’ stata riprodotta grotta, in una nicchia della
nerale dei volumi da riprodurre. la parte più suggestiva della parete.La grotta è accessi-
Per ottenere invece con esattezza il sua superficie, per un’ampiezza bile al pubblico, ma solo in
profilo di curve e sezioni di ogni di duecento metri quadrati. compagnia di una guida spe-
cializzata in speleologia.
parete, sono state rilevate le coor-
▼
Prima di dipingere, si studiano le foto Diecimila anni dopo, tecniche simili
Sopra, le fotografie dei dipinti analizzate con Sopra, un bulino utilizzato per incidere la roccia. Quello del
un visore bioculare per avere l’effetto Paleolitico era solitamente di pietra. Per dipingere invece
tridimensionale. A destra, le pareti vergini: sopra si usavano bastoncini vegetali e talvolta si soffiava il colore
si proietteranno le immagini a grandezza naturale. con la bocca. A destra, Renaud Sanson, ideatore di Niaux 2.
Stambecchi, bisonti, cervi:
dipingerli era un rito magico
per rendere propizia la caccia
dinate di tutti i punti della superfi- grafati nella grotta originale. Di
▼

cie. I dati sono stati quindi elabo-
rati da un computer. «Su questa
base abbiamo realizzato i trentatré
pannelli di vetroresina che, as-
semblati, hanno fornito la struttu-
ra portante del Salon noir, cioè
della sala più grande di Niaux.
Quella reale è alta ben 35 metri e
larga 20. Abbiamo deciso di du-
plicarne solo la parte più suggesti-
va, per un totale di duecento metri
quadrati», spiega Sanson.
Montate le pareti, cinque scul-
tori le hanno modellate centimetro
per centimetro, fino a ottenere un
effetto realistico. Grani di vetro,
argilla, sabbia e silice, mescolati a
cemento bianco e tenuti insieme
con una colla acrilica, sono serviti
a comporre lo strato di base per
le pitture. «Abbiamo ricreato la
parete vergine, la stessa “tela” mi-
nerale che gli artisti della preistoria
affrontarono con i loro colori»,
continua Sanson.
Poi la fase più delicata, quella
della pittura. Per essere certi di
non tralasciare alcun dettaglio, i
tecnici hanno proiettato sulle pa-
reti in misura reale, i soggetti da
dipingere, precedentemente foto-
I sei santuari della preistoria
più: oltre alle normali foto con lu-
ce artificiale, ne sono state scatta-
te altre all’ultravioletto. I raggi
Uva, usati come fonti di illumina-
zione, provocano infatti sulle pit-
ture emissioni di fluore-
scenza, che rendono evi-
denti dettagli altrimenti
nascosti. Così a Niaux so-
no venuti alla luce disegni
che prima erano invisibili a
occhio nudo, perché molto
deteriorati nel corso dei
secoli. Il comitato scienti-
fico ha deciso di far ripro-
durre anche questi: così
ora la grotta falsa è, in un
certo senso, più vera del-
l’originale. E ciò grazie an-
che alla perizia dei cinque
pittori, che hanno usato gli
stessi materiali dei colleghi del Pa- bilmente volevano rendere propi-
leolitico: carbone di legna per il zia la caccia, loro unica risorsa di
nero, vari tipi di ocra per i toni del vita», spiega Francesco Fedele. A
rosso, del bruno, del giallo. piccoli gruppi, scendevano nelle
I soggetti rappresentano per lo grotte più profonde, muniti di tor-
più sagome di animali, come in ce e di gessetti di ocra, per com-
tutte le grotte istoriate di questo piere quel rito utile alla comunità.
periodo. «Gli uomini del Paleoli- Perché fosse ancora più efficace,
tico non dipingevano infatti per però, doveva essere spesso ripe-
motivi estetici, ma rituali. Proba- tuto: a Lascaux, per esempio, gli
O ltre a Niaux, le più belle pitture del Pa-
leolitico si trovano in altre cinque
grotte dell’area franco-cantabrica.
● Altamira: nella Spagna settentrionale,
presso Santillana del Mar. Le pitture sono
in un corridoio dove il soffitto sfiora, al
massimo, i due metri di altezza. Sono 25,
per lo più bisonti, a grandezza naturale.
● Font de Gaume: in Francia, a pochi chi-
lometri da Les Eyzies. Le oltre 200 pitture
sono poco visibili. Spiccano una serie di
bisonti policromi.
● Les Combarelles: a pochi chilometri da
Font de Gaume, è una delle poche grotte
dove si trovano solo graffiti e non pitture.
Sono 300 figure, tra le quali 116 cavalli (di
quattro razze diverse), 37 bisonti, 19 orsi,
14 renne, e 39 figure umane.
● Lascaux: in Francia, a due chilometri da
Montignac. Qui si trova una delle poche
raffigurazioni sceniche di quest’arte: un
bisonte ferito, con la lancia conficcata nel
fianco e, accanto, una figura umana.
● Trois-Frères: presso Montesquieu-Avan-
tès, presenta una sala davanti alla quale
si trovano due teste di leone incise. Un’al-
tra figura curiosa è quella di uomo con la
testa di bisonte, che suona un flauto.
Prime fasi
dell’impresa
Sopra, vista del
cantiere dove è
stata realizzata
Niaux 2.
A sinistra, una
parete già
modellata
viene portata
sul posto per
essere montata.
esperti riconoscono tre o quattro
interventi diversi. Non si tratta tut-
tavia di pratiche concentrate solo
nell’area franco-cantabrica. Anzi,
altri esempi si trovano anche in
Italia e poi, andando verso est,
perfino in Russia, negli Urali. Co-
me spiegare questa diffusione?
«Siamo di fronte a una cultura
portata da una popolazione che,
per vivere, si spostava continua-
mente. Nel corso di un migliaio di
anni, le sue usanze si sono affer-
mate in tutta l’Europa occidenta-
le», spiega Fedele. Si tratta di un
popolo che, per la prima volta nel-
la storia, si vestiva con pelli cucite
e abitava nei ripari di roccia al-
l’imbocco delle caverne. E ogni
tanto scendeva al loro interno, per
compiere il rito della pittura.
Circa diecimila anni fa, verso la
fine della glaciazione, il clima più
mite consentì invece all’uomo di
vivere in maniera diversa e di
sfruttare anche le risorse della ter-
ra. A questo punto le grotte ven-
nero abbandonate. Riscoperte per
caso, alla fine del secolo scorso,
hanno subito attirato l’attenzione
degli studiosi, ma anche del grande
pubblico. L’atmosfera magica che
ancora vi si respira le rende, infat-
ti, uniche e immortali. I moderni
“falsari” hanno tentato di ricreare
lo stesso fascino anche nelle co-
pie. E ci sono riusciti: il fac-simile
di Lascaux è visitato ogni anno da
400 mila persone. Cifre che fanno
ben sperare anche per Niaux. ■
Cristina Mochi
Mondo
E’ il più grande lago del mondo, il più profondo, il più antico.
Ma anche il lago Baikal,
MARESACRO nel cuore della Siberia,
oggi corre gravi rischi...
Popoli diversi
Sopra, un piccolo buriato (una
etnia mongola) in una scuola
buddista. A lato, bagni di sole
estivi. Una stagione molto breve.
L
a sua superficie comincia a
rabbrividire all’inizio d’ot-
tobre, quando il vento dal
nord si fa più freddo. Poi le
montagne, tutto intorno, si copro-
no di neve: allora la sua acqua di-
venta ghiaccio. Prima verso set-
tentrione, nelle baie paludose re-
gno dei topi muschiati, poi anche a
sud, dove incrociano le navi. E a
dicembre tutto il lago Baikal è un
immenso piazzale di ghiaccio: il
piazzale più grande del mondo, vi-
sto che questo è anche il lago più
grande del mondo, lungo 635 chi-
lometri, largo 80 e tanto profondo
da contenere oltre 23 mila chilo-
metri cubici d’acqua dolce: un
quinto delle riserve mondiali! La
lastra del ghiaccio è così spessa (in
certi punti più di un metro) che i
convogli di camion con le ruote
ferrate l’attraversano senza pro-
blemi. Ognuna delle 40 città rivie-
rasche, poi, si allarga e crea nuovi
sobborghi proprio sul pack. Per-
ché? Semplicemente perché d’in-
Il grande
freddo
Nella foto
grande, un
promontorio
dell’isola di
Olkhon, la più
grande delle
27 isole del
grande lago,
emerge dalle
acque gelate.
verno per i pescatori è molto più
comodo fabbricarsi una casa prov-
visoria direttamente sul buco pra-
ticato nel ghiaccio: sono baracche
riscaldate, talvolta con i pattini sot-
to (per poter essere spostate in ca-
so di bisogno), dalle quali si posso-
no immergere nell’acqua fredda la
lenza o la rete restando accanto al-
la stufa. Soltanto nella prima metà
di aprile, poi, il clima si addolci-
sce, e il ghiaccio comincia a fran-
tumarsi. A maggio un aereo de-
colla da Irkutsk e fa il giro del lago:
è l’ultimo controllo, dopo il quale
navi, vaporetti, barche da pesca e
imbarcazioni di ogni tipo sono au-
torizzate a “riprendere il mare”.
● I demoni sul fondo
Dicono proprio così, su queste
coste: il mare. Anzi il “mare sa-
cro”. Lo era (e lo è ancora) per i
buriati, una popolazione locale d’
origine mongola e di religione
buddista: arrivarono qui all’inizio
del Duecento, e dunque vivono in
▼
Focus 47
 SCENE INVERNALI DI PESCA L’APERTURA DELLA CACCIA
Sopra, un
Sopra: nei pressi gruppo di
dell’isola cacciatori si
di Ushkani un allontana sul
Terremoti pescatore getta
la rete nel buco
appena scavato
lago gelato, con
trattori dalle
ruote dentate e
quotidiani: e nel ghiaccio.
Prenderà
slitte: inizia la
stagione della
persici, temoli caccia alla foca.
dopo ogni e “omul” (specie
di coregoni,
A lato, due
scene di caccia:
scossa il lago rinomati in tutta
la Russia). A
destra, tende,
l’appostamento
dietro a un telo
candido, e la
diventa più baracche e auto
di pescatori,
foca colpita. Ogni
anno si può
sul ghiaccio. Un abbattere il 10
profondo autentico paese
provvisorio.
per cento della
popolazione.

Russia ancora prima che fosse delle anime dei pescatori e dei ma- Dopo la loro morte, gli sciamani ● 25 milioni di anni e lacerano il letto di roccia su cui dobbiamo dedurre che qui un lago preso l’Epischura baicalensis, un circa 60 mila (il censimento viene
▼

tracciato, nel 1727, il confine fra
Russia e Cina. Inutilmente negli
anni Trenta l’Armata rossa inviata
da Stalin cercò di sterminarli. Se-
condo loro nella parte più profon-
da (oltre 1600 metri) di queste ac-
que, vicino all’isola di Olkhon, gli
dei del lago vivono ancora: demo-
ni maligni come Burkhan e Dosh-
kin Noyon, che sollevano le tem-
peste per impadronirsi dei corpi e
rinai, e contro i quali bisogna ado-
perare erbe magiche come l’obo-
gordskaya trava, o “erba di Dio”
(che in realtà ha un effetto cal-
mante) e amuleti. Non a caso pro-
prio a Olkhon sono vissuti, per se-
coli gli sciamani che, mischiando
elementi di cultura locale alle tra-
dizioni buddiste, confezionavano
i semelga, i portafortuna su misura
fatti con strisce di stoffa colorata.
non venivano sepolti, ma il loro
corpo lasciato su piattaforme co-
struite fra i rami degli alberi. L’ul-
timo di loro è morto una decina
di anni fa. E per qualche giorno, ri-
cordano i pescatori, il sarma (il
vento improvviso che si leva da
ovest e arriva a raffiche di 160 chi-
lometri all’ora, piegando gli alberi
e facendo naufragare le barche più
piccole) è stato placato.
Di meraviglie, in realtà, il lago
Baikal ne ha molte da raccontare.
«La sua genesi, prima di tutto»,
spiega Michail Graciov, direttore
dell’Istituto limnologico di Irkutsk,
dove opera un centinaio di scien-
ziati. «Questa è la più profonda de-
pressione del pianeta. Qui sotto
interagiscono almeno tre placche
tettoniche: ogni volta che si scon-
trano fra loro praticamente stirano
poggia il lago, che di fatto diventa
sempre più profondo». Nella re-
gione si verifica un terremoto ogni
poche ore: la maggior parte è di
minima entità, ma nel 1861 una se-
rie di scosse “affondò” un’area di
oltre 300 chilometri quadrati nella
parte meridionale del lago. «La
spaccatura sotto il Baikal ha alme-
no 25 milioni di anni, e a giudicare
dai sette chilometri di sedimenti
è esistito per tutto questo tempo.
E’ la riserva d’acqua dolce più an-
tica del mondo. Poterla studiare,
per un biologo, equivale alla possi-
bilità, per un medico di studiare un
uomo vecchio di 100 mila anni».
Il Baikal ospita circa 1500 specie
endemiche, spesso introvabili al-
trove. E’ ricco di vita a ogni livello
di profondità. Ci sono 52 tipi di pe-
sce e 250 varietà di gamberi, com-
minuscolo crostaceo che si nutre
di alghe microscopiche e di batteri:
ogni estate milioni di esemplari
“spazzano” le acque al punto che
talvolta, in laboratorio, esse risul-
tano batteriologicamente pure!
● Le foche glaciali
Un altro mistero è rappresenta-
to dalla presenza delle nerpa, le
foche d’acqua dolce. Ce ne sono
fatto in genere contando i buchi
scavati dagli animali nella super-
ficie gelata, in inverno, per respi-
rare), e gli scienziati stanno cer-
cando di capire come abbiano fat-
to ad arrivare fin qui provenendo
dall’oceano artico, dove vivono le
loro parenti più prossime: le foche
dagli anelli. Secondo un’ipotesi po-
trebbero essere state “portate” a
sud dall’avanzamento dei ghiacci

▼
Focus 48 Focus 49
La fabbrica
di cellulosa:
distrugge
il lago, ma
porta denaro
durante il periodo del Pleistoce-
▼
ne, giungendo fino al lago dopo
aver seguito i corsi dei fiumi Je-
nissei e Angara. Secondo altri stu-
diosi, invece, il tragitto sarebbe
stato quello del fiume Lena, il cui
corso in epoche passate arrivava
fino al Baikal, mentre in seguito
sarebbe stato deviato da immense
dighe di ghiaccio formatesi sem-
pre nel Pleistocene. Oggi, comun-
que, le nerpa costituiscono una
buona fonte di reddito per i cac-
ciatori: lunghe circa un metro e
mezzo, pesanti fino a 130 chili,
grandi divoratrici di golomyanka
(una specie di pesce volante loca-
le), possono essere cacciate fra
aprile e maggio, e ne possono es-
sere abbattute fino a 6 mila a sta-
gione. Gli animali vengono poi
portati a una cooperativa che ne
lavora carne e pellame.
● Siberia e libertà
Ad abitare lungo le coste del
grande “mare sacro” non sono co-
munque solo buriati, cacciatori e
pescatori. Almeno 30 mila sono gli
ex lavoratori della Bam (la linea
Baikal-Amur, 3 mila chilometri fra
la Siberia e il Pacifico) che hanno
scelto di rimanere qui anche quan-
do i lavori della ferrovia sono ter-
minati. Molte carrozze usate come
dormitori sono diventate le loro
case, ci è stato costruito intorno un
giardino, e sono abitate normal-
mente. Altri vivono in baracche
lungo la riva, costruite con mate-
riali di scarto delle ferrovie. Oltre a
costoro ci sono anche i discenden-
ti degli esiliati: per due secoli Irkut-
sk è stata la meta di coloro che zar
o comunisti volevano allontanare
dalla Russia europea. Non c’è fa-
miglia che non abbia qualche esu-
le, fra i propri antenati. Ma c’è an-
che chi ha scelto liberamente di ve-
nire quaggiù. «L’aria è buona, la
natura è bella, e se a volte i pro-
dukti (gli spacci) e i negozi sono
vuoti, nel lago c’è pesce per tutti.
Tutti in Russia parlano della Sibe-
ria come di un luogo terribile. Ma
quando arrivano qui preferiscono
non andarsene più», racconta Lena
Vilchinskaya, una pediatra che ha
Focus 50
Terra d’esilio e di lavoro
A lato, un’operaia di una fabbrica tessile. Il filato è fatto di
pelliccia di volpe. Sotto, un pescatore. Un tempo gli abitanti
di quest’area erano soprattutto perseguitati politici. Poi sono
venuti a migliaia gli operai della grande ferrovia Baikal-Amur.
Quarant’anni di fumo
Il grande impianto di Baikalsk,
all’estremo sud del lago:
dalle gomme per i jet militari
ai tessuti per tutta la Russia.
scelto di vivere sulle rive del Baikal
Nuovi vincoli piuttosto che in una grande città,
come Novosibirsk.
N ell’area occupata
dal lago Baikal
vivono da circa sette
cente istituite diverse
zone protette e riser-
ve naturali: di fatto
● Il mostro di cellulosa
Una specie di paradiso siberia-
secoli popolazioni dal 1987 tutta l’area no, dunque? No. L’incubo è posto
d’origine mongola (i rivierasca è soggetta all’estremo sud del lago, e si chia-
buriati). I primi a vincoli. Aree d’ La perla della Siberia ma Impianto cellulosa di Baikalsk.
insediamenti russi inquinamento sono
risalgono invece al comunque presenti La mappa del lago (contiene l’80% E’ una immensa fabbrica che in- Sulle rive del Baikal, per sempre
1640, e furono opera nella parte meridiona- dell’acqua dolce dell’ex Unione goia legname e produce, appunto, Sopra, un allevamento collettivo di pecore, nell’isola di Olkhon.
soprattutto di le del lago (Baikalsk), sovietica). A nord ovest cellulosa. Per tutti gli ecologisti A fianco, il capitano marittimo (a riposo) Vladimir Stepanov,
mercanti. Il lago è a causa della fabbrica i territori della federazione russi è “la disgrazia nazionale”. Per con la moglie. “Chi ha conosciuto la selvaggia bellezza
alimentato essenzial- di cellulosa, e nell’ russa. A sud est gli abitanti di Irkutsk e dintorni è di questo lago difficilmente può staccarsene, e dimenticarla”.
mente (con acque estremo nord (Seve- la regione “un mostro da radere al suolo”: in
pulitissime) dai fiumi robaikalsk), dove autonoma passato dallo stabilimento sono tross, una piccola nave a bordo zare le gomme dei jet militari. Un vivaci, alla fine degli anni Ottanta
Angara superiore e fenomeni di erosione dei buriati. state versate, ogni anno, fino a 26 della quale gli inviati di Kruscev certo inquinamento ne sarebbe de- l’impianto è stato modernizzato,
Selenga. L’emissario e grandi discariche di mila tonnellate di prodotti minerali andarono in giro per il lago. Ma rivato, ma, come diceva Kruscev, e gli scarichi in parte depurati. «Se
è l’Angara inferiore, detriti sono il risultato di scarto, e 2500 tonnellate di ri- non era turismo: il gruppo era alla “anche il lago Baikal doveva gua- questa fabbrica si trovasse in qual-
sbarrato a Irkutsk da dei lavori della lun-
una grande diga per ghissima (oltre 3 fiuti organici, direttamente nell’ ricerca del luogo ideale per im- dagnarsi la vita”. siasi altro luogo, sarebbe conside-
la produzione di ener- mila chilometri) acqua. «Essere stato al timone, piantare uno stabilimento che Oggi i pneumatici d’aereo ven- rata uno stabilimento modello»,
gia elettrica. Lungo il ferrovia Baikal-Amur, quei giorni, è la vergogna della mia avrebbe dovuto produrre, parten- gono fabbricati in altro modo, e la osserva Gennady Tikhonov, il ca-
lago sono state di re- da poco ultimata. vita», dice Sergei Vasiliev, che nel do dal legno dei pini siberiani, una cellulosa serve all’industria tessile. po dei servizi tecnici. E’ vero, ma
luglio del 1954 comandava l’Alba- supercellulosa con la quale realiz- In seguito a proteste sempre più resta il fatto che Baikalsk è ancora
una delle città più inquinate del-
l’ex Unione sovietica, e i boschi di
Le calde sorprese dell’abisso larici e di pino, tutto intorno, sono
i più malridotti del Paese. Si po-
LBaikalasuivitaèfondali
in profondità e
del lago
molto ricca. Ciò è
parallelo: basta pensare
che almeno 30 specie di
scorpena si sono evolute
americana (sponsorizzata
anche dal “National geo-
graphic magazine”) ha,
tiche sono state calate in
profondità (a Frolikha Bay,
nel nord, 420 metri sotto
trebbe chiuderla, è vero. «Ma qui
lavorano 3500 operai e impiegati, e
siamo il secondo produttore di cel-
dovuto anche alla parti- qui, in totale autonomia. inoltre, localizzato molti la superficie) e le loro lulosa di tutta la Russia. Se chiu-
colare circolazione delle Tutto ciò è reso possibile flussi d’acqua calda sul macchine fotografiche,
acque, che porta in pro- anche dall’eccezionale fondale, che testimonie- manovrate a distanza, dessimo andrebbero in crisi perfi-
fondità grandi masse di longevità del Baikal (25 rebbero la presenza di au- hanno rilevato l’esistenza no le fabbriche di tessuto che di-
A sinistra, il lago in sezione. L’attuale acque superficiali ossige- milioni di anni). Nel giu- tentici camini vulcanici, di diversi tipi di spugne, pendono da noi. In un momento
massima profondità è di 1637 nate. Così la vita conosce gno del 1990 una spedi- con sviluppo di alte tem- tipici di zone dal clima di crisi economica come questo, è
metri, ma è destinata ad aumentare. un vero e proprio sviluppo zione congiunta russo- perature. Sonde automa- ben più temperato. proprio il caso di farlo?». ■
Stefano Randa
Focus 51
 ✹
P R I S M A
■ Radiazioni
Una questione
di frequenza
Lla luce
e onde radio, le micro onde
che cuociono i cibi nel forno,
visibile, i raggi ultravioletti,
le radiazioni atomiche... sono
tutti esempi di campi elettroma-
gnetici, che permeano in misura
maggiore o minore lo spazio
in cui viviamo. Quasi la stessa
cosa, dunque. A cambiare è,
in effetti, soltanto la frequenza
con la quale le onde si
propagano. E l’energia delle
onde (o raggi) è tanto più alta
quanto è più alta la frequenza.
Dunque quando questa frequenza
è molto elevata le onde sono
pericolose. Le radiazioni ionizzanti
possono addirittura spezzare
legami chimici a livello
molecolare (per esempio nei
tessuti del corpo umano).
Ecco, qui a fianco, riunite in un
unico schema che le comprende,
tutte le radiazioni che ci
circondano e ci attraversano.
Focus 54
■ Cina
■ Onu
Hai clonato
un telefonino?
Condannato
a morte!
L’Italia “promossa” al
Consiglio di sicurezza
Quante sono le aree selvagge?
P ena di morte per
i pirati del telefonino. L’ Italia è tornata a far
parte del Consiglio di
A lato, l’ambasciatore
italiano all’Onu,
Mezzo pianeta Dove? In Cina. La notizia
è stata data qualche
giorno fa dal quotidiano
cinese in lingua inglese
sicurezza dell’Onu, e ci re-
sterà fino alla fine del
1996. Il Consiglio di sicu-
rezza è l’organo che si oc-
Francesco Paolo Fulci.
Sotto, una riunione del
Consiglio di sicurezza.
non ha più inquilini
“China Daily”. A dire il Un giovane cinese con cupa soltanto delle que-
vero, non c’è stata un telefono cellulare: stioni inerenti al manteni-
ancora una sentenza siamo a Shenz-hen. mento della pace, e ne
Un’altra immagine di specifica, ma sembra
deforestazione in Sri Lanka fanno parte 5 membri per-
che ci si potrebbe arrivare di Guangdong sono stati
presto. In effetti il proble- arrestati ben 330 pirati manenti (Usa, Russia, Ci-
Foresta Italperficie
52 per cento della su-
del nostro piane-
è disabitato: si tratta di
possono vivere indisturba-
te. Alcune specie hanno
perfino scelto la scomo-
le che superano i mille chi-
lometri quadrati. Al di sot-
to di questa dimensione, in-
ma della “clonazione”
dei cellulari (cioè del furto
del cellulare, e ottenuti
risarcimenti per circa un
na, Francia, e Gran Bre-
tagna, in pratica gli Stati
che hanno vinto la secon-
addio dei codici che ne consen- miliardo e mezzo di lire.
A fianco, e
90 milioni di chilometri dità, migrando da altri ha- fatti, l’influenza dell’uomo, tono il funzionamento, Addirittura, il vicesindaco da guerra mondiale) e 10
sotto, due quadrati che non hanno bitat, per sfuggire alla sfre- anche se presente solo ai con successive telefonate di Shenz-hen, a pochi membri a rotazione, scelti
immagini di mai subito trasformazioni nata competizione che si margini, si farebbe comun- abusive i cui costi chilometri da Hong Kong, dall’assemblea generale:
distruzione da parte dell’uomo. Nella crea tra gli organismi che que sentire. Il 24 per cento verranno attribuiti al s’è trovato la bolletta fra questi, appunto, è stata
della foresta maggior parte dei casi si abitano in aree a clima della Terra è in realtà solo “derubato”) è sentito di oltre 20 milioni di lire eletta l’Italia.
soprattutto nelle provincie per telefonate che aveva
pluviale tratta di ambienti inospita- temperato, o in quelle co- parzialmente selvatico: so- meridionali del Paese, invece fatto un hacker. Si tratta di un ritorno a
nel Borneo. li: rocce, vette munque più ricche di ele- no le foreste che subiscono dove i telefonini hanno La soluzione? Pene più brevissimo termine, visto
di montagne, menti nutritivi. tagli periodici di legname, o conosciuto un vero boom: severe, anche se non che il nostro Paese era sta-
ghiacciai, deser- Come è stato effettuato le zone destinate periodi- sia perché si tratta di ce ne dovrebbe essere to membro del Consiglio
ti. In ciascuno questo censimento? I ri- camente al pascolo. affascinanti status bisogno. «Solo applicando di sicurezza nel 1988. A fa- alla fine le più ragionevoli) per cento del totale. Più di
di essi vivono cercatori di Conservation Le regioni dove la per- symbol (proprio come da in modo estensivo norme re votare per l’Italia è stato al Mozambico (unico reale noi pagano soltanto sette
però comunità international, una associa- centuale di aree vergini si noi) sia perché consento- già esistenti arriveremo il nostro impegno negli ul- successo dell’Onu negli ul- Paesi (Stati Uniti, Giappo-
di piante e ani- zione ecologica americana, è drasticamente ridotta si no di non dipendere dalla a emettere sentenze timi anni in una dozzina di timi anni, a responsabilità ne, Germania, Francia,
mali perfetta- hanno analizzato le mappe trovano soprattutto nella vecchia e sovraffollata con pene che vanno aree turbolente del piane- italiana quasi totale). Da Gran Bretagna e Russia).
rete telefonica locale. Di dai 5 anni di reclusione
mente adattate della Terra, classificando le parte meridionale del con- fatto ogni giorno alla alla pena capitale», ta, dalla Somalia (dove le non trascurare nemmeno Ma entro due anni il no-
alle condizioni aree in base alla dimensio- tinente asiatico: nelle Filip- società che gestisce i ha dichiarato Liu Qinghai, linee di comportamento l’apporto in denaro al bi- stro contributo supererà
di vita più estre- ne e alla assenza di insedia- pine, in Indocina, in Sri telefonini arrivano circa vicepresidente dell’Alta suggerite dalla nostra di- lancio delle Nazioni Uni- quello russo, e sarà pari a
me, e che solo menti umani: vengono con- Lanka e in Thailandia, e in 400 reclami. Negli ultimi corte popolare di plomazia si sono rivelate te: 72 miliardi, pari al 4,29 quello inglese.
in quelle zone siderate selvagge solo quel- Madagascar. ■ due anni, nella provincia Guangdong.
NON IONIZZANTI IONIZZANTI
1 10 100 1 10 100 1 10 100 1 10 100 10 12
10 13
10 14
10 15
10 16
1017 1018 1019 1020 1021 1022
Hz Hz Hz KHz KHz KHz MHz MHz MHz GHz GHz GHz Hz Hz Hz Hz Hz Hz Hz Hz Hz Hz Hz
Bassissime frequenze
● (ELF) ●
Onde radio
● ●
Micro onde
●
Raggi infrarossi Luce visibile
●
Raggi ultravioletti
●
Raggi X Raggi gamma
Antenne paraboliche e I colori: le sole onde
forni a micro onde lavorano elettromagnetiche che
sulle stesse frequenze. l’occhio percepisce.
I programmi
radio e
tivù sono
trasmessi
a 1 milione
circa di Hz.
Il monitor di
un computer
emette onde
L’energia elettrica viene in a bassa Un cellulare genera
genere distribuita a frequenze frequenza. un campo magnetico
intorno ai 50 o 60 Hz. ad alta frequenza. Gli ultravioletti interferiscono direttamente con i tessuti.
Focus 55
✹ P R I S M A
Quando un pianeta si mette in posa
L a cosa cui tengono di
più è di non essere scam-
biati per illustratori di fan-
tascienza. «Noi dipingiamo
la realtà, basandoci solo su
dati astronomici», dicono.
Chi sono? Gli artisti spa-
ziali, che dipingono stelle
e pianeti partendo dalle
informazioni fornite da te-
lescopi e sonde. Sono una
cinquantina, al mondo, per
Le vite segrete
di Albert Einstein
di R. Highfield e P. Carter
Muzzio, 28 mila lire
A l più grande genio del no-
stro tempo, Albert Ein-
stein, sono state dedicate
numerose biografie. In gene-
re lo descrivono come un
uomo superiore alle passio-
ni, dedito alla causa della
conoscenza e della pace
mondiale. Vero o falso? Fal-
so, rispondono gli autori di
questo libro, che ricorrendo
a testimonianze d’archivio e
a interviste con familiari e
parenti di Einstein, lo de-
scrivono come un uomo dal
carattere forte ma impreve-
Focus 56
Realismo
cosmico
Tre quadri del più
noto pittore
spaziale moderno:
l’americano
Chesley
Bonestell.
A sinistra,
“Saturno visto da
Titano”. A destra,
“Eclisse di Sole
vista dalla Luna”
(dunque causata
dalla Terra), e
“Convoglio di
trattori lunari”.
Artisti spaziali: dove non arriva
la scienza arriva la fantasia
loro c’è anche una associa-
zione, la Iaaa, cioè Interna-
tional association of astro-
nomical artists, e fra loro
c’è anche qualche ex astro-
nauta, come l’americano
Alan Bean, che è stato sul-
la Luna, o il russo Alexei
Leonov, primo “pedone”
nello spazio. Dice Ron Mil-
ler, uno di loro: «La fun-
zione pratica dell’arte spa-
D A L E G G E R E
dibile, dell’inguaribile liber-
tino, del padre indifferente,
che non andò mai a trovare
il figlio rinchiuso per anni in
una clinica psichiatrica. Il li-
bro segue Einstein dalla gio-
vinezza alla morte, traccian-
done un ritratto sconcertan-
te ma molto umano.
ziale è quella di rendere
reali luoghi e oggetti che
sono necessariamente li-
mitati a una descrizione
astratta. In genere non è
possibile visualizzare un
posto con i dati forniti dagli
scienziati, ma è possibile
farlo al primo sguardo, con
la rappresentazione di un
artista». D’altra parte, que-
sti artisti effettuano un la-
Come riconoscere
il medico giusto
di I. Merli e M. Tatsos
Franco Angeli, 25 mila lire
I rene Merli e Maria Tatsos
sono redattrici del mensile
femminile “Vera”, e come
tali hanno una lunga con-
suetudine a spiegare al let-
tore l’aspetto pratico di mol-
te questioni. Ma in questo
libro vanno oltre: per poter
scegliere il medico giusto è
infatti necessario saperne di
più su una infinità di que-
stioni. Da come si forma (o
si dovrebbe formare) in Italia
uno specialista, alla norma-
tiva sui risarcimenti e sulle
procedure da seguire in ca-
voro di sintesi, raccoglien-
do il materiale su cui basa-
no le proprie ricostruzioni
da più fonti. «Ogni singolo
astronomo non può fornire
tutto ciò che occorre all’ ar-
tista. così da uno si può sco-
prire l’aspetto generale di
un paesaggio, da un altro i
tipi di rocce che si potreb-
bero vedere, da un altro il
colore del cielo, e così via».
so di errore da parte del sa-
nitario. Da come si svolgono
certi esami, a come avven-
gono molte visite. Un ma-
nuale, dunque, che oltre a
favorire la conoscenza del
medico da scegliere, favori-
sce anche la conoscenza
della propria salute.
Nel corso degli ultimi
anni l’arte spaziale si è no-
tevolmente raffinata. Ba-
sta guardare alle rappre-
sentazioni di Saturno: le
prime, ingenue, di Lucien
Rudaux, astronomo e pit-
tore francese d’anteguer-
ra; poi quelle di Chesley Bo-
nestell, californiano, primo
vero artista spaziale pro-
fessionista; adesso quelle
■ Elettricità
Pollicino
nel traffico
A Bologna è stata di-
chiarata guerra allo
smog e al rumore. L’ar-
ma più efficace dovrebbe
essere l’autobus elettrico
Pollicino, che entrerà in
funzione nel 1996, con
dieci esemplari (costo to-
tale 3 miliardi e 800 mi-
lioni). Con le sue otto ore
di autonomia, ottenute
grazie a 54 batterie al ni-
chel-cadmio, dovrebbe
garantire una discreta ef-
ficienza, oltre che un im-
di David Hardy. A provo-
care l’evoluzione è stato il
progresso della ricerca
scientifica. «In effetti i no-
stri concorrenti più perico-
losi sono proprio le sonde
spaziali, che sono in grado
di trasmettere immagini
dettagliate da altri corpi ce-
lesti», ammette Hardy.
«Marte ha perso i suoi ca-
nali, e il suo cielo da azzur-
ro è diventato rosa. Venere
ha perso i suoi oceani e le
sue giungle, per diventare
un pianeta ostile e sulfu-
reo, con vulcani e folgori.
Mercurio è oggi una spe-
A fianco,
l’autobus a
batteria
Pollicino.
Sotto, il
cruscotto.
Le batterie
sono nella
parte
anteriore
del bus.
cie di Luna». Che fare, al-
lora? «Si aggiornano le pit-
ture, e si sposta la nostra
attenzione più in là nel co-
smo, dove l’occhio dei sa-
telliti non è ancora arriva-
to», sorride Hardy. Eppure
ogni tanto qualche sogno
di pittore si avvera: «Quan-
do il primo astronauta mise
piede sul suolo lunare io
mi misi a piangere. Era un
evento che avevo atteso
per gran parte della mia vi-
ta», ha raccontato qualche
anno fa, prima di morire,
Chesley Bonestell. ■
Fabio Feminò
patto ecologico quasi nul-
lo. Tra le novità più inte-
ressanti (già sperimentate
all’estero) c’è il sistema di
recupero dell’energia: le
batterie, infatti, si ricari-
cano in discesa e durante
le frenate, aumentando
così la propria autonomia
di circa il 25 per cento.
■ Indagini
Interrogato, il Dna rispose...
Iè nmolto,
America se ne è parlato
di recente, perché
uno degli elementi più
sabilità penali o, più gene-
ralmente, giuridiche, è già
molto diffuso, anche da noi.
no di noi ha, all’interno di
ogni propria cellula, un co-
dice genetico del tutto unico
controversi nel processo a In sintesi, quella ricavabile e personale. Per analizzare
O. J. Simpson, accusato del- dall’esame del Dna di una questa impronta digitale so-
l’omicidio della moglie. Tut- persona è una impronta di- no stati messi a punto due
tavia l’uso dell’analisi del gitale assolutamente in- metodi diversi. Ecco i pregi
Dna per attribuire respon- confondibile, giacché ognu- e i difetti di entrambi.
Cos’è il Dna? I due test
L’abbiamo scritto più volte. La Entrambi i test vengono in
sigla indica infatti l’acido de- genere effettuati confrontan-
sossiribonucleico, una macro- do campioni di tessuto ritro-
molecola (se “sciolta” è lunga vati sul luogo del crimine
quasi due metri, pur trovando- con quelli dell’imputato. In
si all’interno di ogni cellula; genere, se c’è materiale a
pesa però solo 560 miliardesi- sufficienza, tecnici e investi-
mi di grammo) i cui tratti sono gatori preferiscono l’analisi
rappresentati dai singoli geni. secondo il RFLP (da Restric-
Campioni di Dna possono
essere ricavati da capelli, san-
tion fragment lenght
polymorphism) rispetto alla
gue, sperma, pelle, o qualsiasi
altro tipo di tessuto del corpo.
PCR (Polymerase chain reaction),
perché offre maggiori garanzie.
I DUE TEST A CONFRONTO
RFLP
Campione richiesto
E’ necessario più materiale. Per esempio
PCR
Basta un solo capello, oppure u-
diversi capelli oppure una macchia di san- na macchia di sangue grande
gue grande almeno come una moneta. come una capocchia di spillo.
Qualità del campione
E’ richiesta una buona Si possono usare anche
qualità. Per esempio campioni
un capello con la radice piuttosto
intatta. degradati.
Possibilità di errore
Le possibilità di identità casuale fra due Possibilità di identità casuale:
campioni sono di una su 1 miliardo. una su 100.
Accuratezza
Con la RFLP ogni sequenza di Dna viene confron- Con la PCR ogni sequenza di Dna
tata migliaia di volte. Ogni caratteristica del viene confrontata fino a 21 volte.
campione appare come una banda su una Tecnicamente si usa una striscia
pellicola a raggi X. La precisione è grandissima sulla quale alcuni punti mutano
perché vengono confrontate migliaia di sequenze. colore, indicando che il campione
ha certe caratteristiche. I punti
coincide non sono poi messi a confronto
coincide con quelli dell’altro campione.
coincide
non
coincide
Focus 57
✹ P R I S M A
■ Ecologia
I pneumatici
usati in aiuto
alle nostre
orecchie
S ono ingombranti, non
imputridiscono e se
vengono bruciati rilascia-
no fumi inquinanti. Come
si fa, allora, a disfarsi dei
pneumatici non riciclabili?
Una brillante soluzione è
stata proposta dalla so-
cietà Acial, di Parigi: sfrut-
tarli come materiale fo-
noassorbente lungo le
strade. Le proprietà della
gomma, infatti, consento-
no di assorbire l’85 per
cento dei suoni con fre-
quenza compresa tra 250
e 2000 Hertz (la frequenza
di un traffico intenso varia
in genere tra 250 e 700
Hertz). Per ottenere la
massima efficacia, i pneu-
matici vengono tagliati a
metà lungo il diametro e
collocati in speciali pan-
nelli di lamiera bucherel-
lata, realizzati proprio dal-
la Acial. Il pannello così
composto è stato premia-
to dal Conseil national du
bruit (consiglio nazionale
del rumore) come il miglior
prodotto insonorizzante
dell’anno. Le prime instal-
lazioni sono state realizza-
te sulla tangenziale di Pa-
rigi, all’altezza della Porte
de Chatillon, e nella città
di Cachan, per proteggere
una scuola materna dai ru-
mori di un cantiere.
Pannelli a base
di vecchie gomme.
Focus 58
Il centro ecologico
di Acquacalda,
nel Canton Ticino.
Una casa intelligente, che non fa male alla natura
Nel Duemila? Sole e legna
V ivere nella natura in ar-
monia, utilizzandone le
risorse senza danneggiar-
la. E’ la scommessa vinta
da Luigi Ferrari, ingegnere
agronomo di Lugano, e
fondatore del Centro eco-
logico uomo-natura di Ac-
quacalda, a cinque chilo-
metri dal passo del Luco-
magno, in Canton Ticino.
■ Udito
Pronto, c’è un otorino al telefono
A vete problemi di
udito? Per scoprirlo
non è necessario sotto-
porsi a una visita speciali-
stica, ma basta comporre
un numero telefonico di
Bellinzona, nella Svizzera
italiana (ne esistono altri
due, a Losanna e a
Lucerna, per i cittadini
di lingua francese e tede-
sca). Per eseguire il test
basta avere carta e
penna, e segnare quante
volte si riescono a udire
quattro suoni di differen-
te tonalità: si è guidati da
una voce femminile che
Una cittadella a misura d’
uomo, dove si vive nel to-
tale rispetto dell’ambiente
pur sfruttando le più avan-
zate risorse tecnologiche.
La storia del centro è re-
cente: dieci anni fa Ferrari
rilevò l’antica stazione di
posta dell’Acquacalda, a
1.768 metri di altezza, de-
ciso a trasformarla in un al-
spiega con chiarezza ogni
operazione, e che illustra
come dedurre, dal test
compiuto, il proprio
grado di sordità vera
o presunta. Chiamando
dall’Italia, il numero è:
0041/92/250200. «Dal
1987, anno in cui è partito
il test, sono state effettua-
te già più di 500 mila
chiamate», dice Lukas
Joller, uno dei responsa-
bili dell’Istituto autono
mo che assicura i due ter-
zi dei lavoratori svizzeri
contro gli incidenti sul
lavoro e le malattie pro-
bergo secondo rigorosi
principi di risparmio ener-
getico. Da albergo a cen-
tro per lo studio e la cono-
scenza dei problemi ener-
getico-ambientali il passo
è stato breve. Ferrari ha
progettato, insieme a e-
sperti del settore, un im-
pianto pilota a energia so-
lare, costato oltre 2 miliar-
fessionali. Naturalmente,
perché il test sia efficace,
infatti, è necessario che
non ci siano rumori di
fondo o interferenze.
di e mezzo di lire (che gli è
valso, lo scorso anno, il
Premio solare svizzero):
cinquanta metri quadrati
di pannelli e una caldaia a
legna a postcombustione,
che consente un recupero
di calore attraverso accu-
mulatori, forniscono acqua
calda per usi sanitari e per
riscaldamento. Inoltre l’a-
A sinistra,
l’impianto
automatico
per la diagnosi
a distanza
della sordità.
Più vicino alla natura
Sotto, Luigi Ferrari, ingegnere, all’ingresso
del Naturetum, il parco che circonda il centro
di Acquacalda: si coltivano piante medicinali.
ria calda proveniente dalle
cucine viene recuperata, e
200 metri quadrati di ve-
randa vetrata consentono
un notevole guadagno so-
lare “passivo”.
Ma Ferrari non si ferma
qui: «E’ nostra intenzione
sfruttare l’acqua del vicino
torrente per illuminare l’al-
bergo, con l’aiuto di una
piccola turbina». Le acque
usate, invece, sono già de-
purate con un processo
completamente biologico
e restituite al terreno. Ogni
cosa in effetti è pensata per
risparmiare energia: nella
grande veranda, per esem-
pio, in base alla tempera-
tura raggiunta e al fabbiso-
gno di calore all’interno, al-
cuni dispositivi automatici
aprono le ante della faccia-
ta interna e lasciano passa-
re, per convezione, l’aria
calda verso la sala.
Il grande impianto sola-
re, invece, produce circa 27
mila kilowatt l’anno, che
forniscono oltre il 65 per
cento del fabbisogno ter-
mico totale dell’albergo,
con un volume di acqua
calda per uso domestico di
5.500 litri e di tre mila per il
riscaldamento. «Quando
l’energia solare non basta,
un segnalatore luminoso in
cucina avvisa di accendere
la caldaia a legna, in grado
di fornire 70 kilowatt sup-
plementari», dice Luigi
Ferrari. ■ cranio di un australopiteco.
Mario Chiodetti
■ Internet
Occhi elettronici sul
boccione del caffè
L a nuova attrazione turisti-
ca di Cambridge, in In-
ghilterra, si trova in una stan-
eventualmente e-
vitare un viaggio
inutile lungo gli
zetta dell’università, ed è una antichi corridoi. Il
boccia di vetro piena di caffè “guaio” è comin-
caldo. Tutto è cominciato ciato quanto la
qualche mese fa, quando i ri- rete locale è stata
cercatori si sono stancati di
recarsi al distributore di caffè
collegata (annessi e connes-
si) con Internet, la rete mon-
Università di Cambridge:
ecco la caffettiera-cult,
le cui immagini stanno
(una boccia di vetro, appun- diale di computer. L’immagi- facendo il giro del mondo.
to) solo per trovarlo regolar- ne del distributore del caffè,
mente vuoto. Allora hanno infatti, ha avuto un successo mente, un paio di esperti d’
piazzato una videocamera fis- inatteso: in meno di un anno informatica di passaggio a
sa di fronte alla boccia e l’ ben 160 mila persone hanno Cambridge si sono addirittu-
hanno collegata alla rete lo- voluto dare, via computer, ra fermati al locale ufficio tu-
cale di computer, in modo un’occhiata al boccione, dap- ristico chiedendo di poter ve-
che chiunque potesse con- prima per curiosità, poi (pro- dere con i propri occhi la “fa-
trollare, dal proprio monitor, babilmente) per scommettere mosa” boccia che avevano vi-
il livello della bevanda ed sul livello del caffè. Recente- sitato via Internet!
■ Australopitechi
Erano “abili”, ma
a quattrozampe
G li antropologi consi-
derano gli australopi-
ché erano capaci di co-
struire attrezzi e, si è
techi, in particolare l’“ho-
mo habilis”, la specie che
sempre detto, di cammi-
nare in posizione eretta.
ha segnato il passaggio Su ciò un gruppo di an-
dagli ominidi pre-umani tropologi inglesi avanza Microfoto a luce polarizzata di un idrocarburo
agli ominidi umani, per- grossi dubbi: “abili” sì, so-
aromatico, l’acenaftene (formula chimica C12H10).
stengono, ma a quattro
zampe. I ricercatori hanno
messo a confronto l’ap- ■ Shampo & catrame
parato vestibolare (cioè
quella parte dell’orecchio
interno che consente di Cura la forfora, ma
stare in equilibrio) dell’
uomo di oggi, di fossili di
ominidi e di primati come
danneggia il polmone?
gorilla e scimpanzé. Ri-
sultato: il vestibolo degli
australopitechi è molto
più vicino a quello di go-
C apelli puliti a ogni
costo? Sì, ma non al
punto di rischiare il can-
varsi i capelli (anche una
sola volta) con tali sham-
po. In effetti era stata
rilla e scimpanzé. Il loro
equilibrio perciò era piut-
tosto precario: al massi-
cro. E’ quanto affermano
alcuni studiosi olandesi
dell’università di Maa-
scelta la marca di sham-
po nel quale il catrame
ha la massima concentra-
mo potevano scendere stricht che hanno pubbli- zione, mentre esistono
dagli alberi e fare qualche cato sulla rivista medica prodotti con concentra-
passo su due zampe.
Lancet uno studio sugli zioni assai inferiori. La
shampo antiforfora a pericolosità dei Pah è
base di catrame minerale. dimostrata soprattutto
Alcuni di questi conten- nei confronti del cancro
gono infatti idrocarburi al polmone. «Non affer-
policiclici aromatici, in miamo certo che questi
gergo Pah, e un metabo- shampo sono causa di
lita (cioè il risultato della cancro», hanno precisato
trasformazione nell’orga- gli studiosi. «Ma pensia-
nismo) dei Pah è stato ri- mo che a questo punto
Una ricostruzione, trovato nelle urine di un sarebbe bene porre un
sulla base dei fossili
ritrovati, del corpo e del gruppo di volontari che limite massimo ai Pah
avevano accettato di la- negli shampo stessi».
Focus 59
✹ P R I S M A
Adesso in cabina
rumore spegne rumore
Fmi inoaereo
a oggi chi viaggia in
aveva pochi siste-
per attutire il rumore
prodotto dal velivolo (e
non solo dai suoi motori):
una cuffia, un paio di tappi
o un paraorecchi. La Saab
(che in Svezia costruisce
■ Medicina
Occhi sani?
Spinaci e
cavoli verdi
M agari Braccio di
Ferro non era poi
così forte, ma doveva
certo vederci benissimo.
Viene dal prestigioso Ja-
ma (il “Journal of the a-
merican medical asso-
ciation) infatti la notizia
che nutrendosi in preva-
lenza di verdure a foglia
verde (e spinaci soprat-
tutto) si corrono minori
rischi di degenerazione
della retina. Si tratta di
Focus 60
aeroplani, oltre che auto)
ha invece inventato un di-
spositivo elettronico capace
annullare qualsiasi distur-
bo sonoro. Microfoni posti
in cabina rilevano i rumori
esterni, e trasmettono l’in-
formazione a una unità di
una malattia legata al-
l’invecchiamento che sol-
tanto negli Stati Uniti af-
fligge quasi 2 milioni di
persone. I rilievi del Ja-
ma partono da dati sta-
tistici. Si è infatti visto
che: 1, le verdure più
benefiche sono gli spi-
naci e il cavolo verde; 2,
mangiarne almeno due
volte alla settimana
comporta un abbassa-
mento della metà del ri-
schio di malattia; 3, as-
sumere ulteriori dosi di
vitamine A, C o E, già
presenti nelle verdure,
non serve a niente. Ma
perché gli spinaci fanno
bene alla vista? Questo
non è stato anco-
ra accertato. Ma
dovrebbe dipen-
dere dalla presen-
za dei carotenoi-
di, sostanze che
ostacolano l’azio-
ne negativa dei
radicali liberi nei
confronti delle cel-
lule, e proteggono
i vasi capillari.
Un piatto di
spinaci: non
solo ferro, ma
anche vitamine
A, C, ed E.
Due suoni uguali e contrari
si annullano a vicenda
Microfono e computer
Come funziona il “silenziatore”:
un microfono riceve il Onda di
cancellazione Immissione
suono dall’esterno e lo dell’onda di
invia a un computer, cancellazione
che lo analizza e
produce il suono Sensore della
contrario. centralina
Rumore
esterno
Centralina
di controllo
controllo centrale. Questa,
collegata ai motori (formi-
dabile fonte di rumore),
“di ritor-
no” viene immes-
sa in cabina attraverso spe-
coincidere con le valli e i
picchi dell’onda “di sop-
produce a sua volta un’on- ciali altoparlanti, e i due ru- pressione”. Risultato? Il si-
da sonora esattamente u- mori si sovrappongono e si lenzio. Il sistema è già in do-
guale a quella registrata, annullano a vicenda. I pic- tazione ai velivoli più pic-
ma contraria, o meglio sfa- chi e le valli dell’onda so- coli prodotti dalla Saab, i
sata di 180 gradi. L’onda nora originale vanno cioè a 340 e i 2000 a turboelica. ■
Quante specie ci sono ancora da scoprire?
Tipo Vertebrati Molluschi Insetti Alghe Aracnidi Virus
Conosciuti 45.000 70.000 950.000 40.000 75.000 5.000
50.000 200.000
da 8 a 10 da 200.000 da 750.000 circa
Sconosciuti milioni a 10 milioni a 1 milione 500.000
Tipo Anellidi Piante Protozoi Funghi Batteri Crostacei
Conosciuti 15.000 250.000 40.000 70.000 4.000 40.000
da 300.000 da 100.000 da 1 a 1,5 da 400.000 150.000
Sconosciuti da 500.000
a 1 milione a 500.000 a 200.000 milioni a 3 milioni
Gli esseri viventi che oggi a studiare le caratteristiche 100 milioni di piante e
conosciamo sono pochissi- e ad assegnare un nome animali. La maggior parte
mi, se confrontati con quelli soltanto di un milione e 600 abitano nelle foreste
che effettivamente vivono mila specie. Sul nostro tropicali: qui ogni specie
sulla Terra. Gli scienziati pianeta però, si stima vegetale ospita infatti fino
infatti sono riusciti finora che in realtà vivano oltre a 40 specie animali.
D O S S I E R

Il miracolo di
una foglia A PAG. 66
Un radiatore
sul ramo
A PAG. 68
Sole e
fotosintesi
A PAG. 70
Le foglie
artificiali
A PAG. 72
Così nasce
l’atmosfera

Che cosa c’è dentro? A cura di

Sopra, nell’illustrazione, l’interno di una Mariella Bussolati
foglia di frumento. A sinistra, la sezione
trasversale della foglia di una
pianta urticante, che cresce in laguna.

18 metri
quadri di
superficie
intrisa
d'acqua:
è la parete
“operativa”
di una foglia
di medie
dimensioni
U
na lamina verde sottile,
spessa un trentamillesi-
mo di metro, che ospita
sette miliardi di cellule.
Un nuovo materiale di rivestimen-
to? No. Si tratta semplicemente di
una foglia, anzi di una “foglia me-
dia”, anche se è frutto di una lun-
ghissima evoluzione. La prima in-
fatti comparve sulla Terra 400 mi-
Vegetali senza segreti
Sopra, Francesco Albergoni,
botanico. Ha messo a punto
un apparecchio che misura
l’attività di sintesi di una foglia.
C’è un
radiatore
sul ramo
lioni di anni fa, e aveva un’aspetto
molto simile a quello di una felce
attuale, poco più di un nastro fra-
stagliato. La sua sopravvivenza era
legata alla presenza, nell’aria, di
un elevato grado di umidità. Poi
si è evoluta, adattando la sua for-
ma e le sue funzioni in modo da
far fronte a qualsiasi condizione
ambientale.
«In realtà la foglia è la parte più
importante della pianta: il fusto, i
rami e le radici non sono altro che
appendici. Lo scopo principale di
queste parti, perfino negli alberi
più grandi, è quello di offrire una
struttura di sostegno alla foglia, af-
finché essa possa stare il più possi-
bile esposta all’aria», dice France-
sco Albergoni, docente di ecologia
all’università di Milano.
Non è certo un semplice orna-
mento, quindi. La foglia è invece
un laboratorio chimico che fun-
ziona a energia solare: dall’aria
preleva anidride carbonica e ac-
qua, e tramite la fotosintesi le tra-
sforma in zuccheri, la fonte di e-
nergia che mantiene in vita tutto l’
organismo. E’ importante quindi
che all’aria possa esporre la mag-
giore quantità possibile di superfi-
cie. «La foglia è come un radiato-
re: ha un’elevata superficie di
scambio che le serve per far circo-
lare intorno alle cellule quanta più
aria possibile. Prendiamo per e-
sempio una foglia di medie di-
mensioni, quella di mais. All’ap-
parenza occupa uno spazio di 50
centimetri quadrati, ma in realtà,
se si calcola la sua superficie “ope-
rativa” effettivamente esposta al-
l’aria, si deve moltiplicare questa
cifra per 36: un’area paragonabile
a una stanza di 18 metri quadri»,
continua Albergoni. Con quale
strategia ottiene questo risultato?
● Quando nasce una foglia, sul-
la pianta si forma una sorta di boz-
zolo: le cellule si dividono veloce-
mente e spingono in avanti quella
che diventerà la punta della lami-
na della foglia. Al termine di que-
sto periodo la foglia è completa,
ma non ha ancora raggiunto le di-
mensioni definitive. Ora le cellule
si devono distendere. Per l’intera
operazione la vite impiega 40 gior-
ni, una foglia di betulla due setti-
mane. A questo punto il labora-
torio chimico è già pronto.
● Anche la foglia ha una pelle.
Anzi due: l’epidermide superiore è
impermeabile ed è rivestita da una
cera protettiva, la cuticola, che mi-
nimizza le perdite di vapore ac-
queo (e infatti è molto abbondan-
te nelle piante che crescono in cli-
mi aridi). Quella inferiore, più sot-
tile, è ricoperta di peli ed è rico-
noscibile a colpo d’occhio: è co-
sparsa di pori, gli stomi, vere e pro-
prie porte che si aprono e chiudo-
no per regolare il flusso di aria al-
l’interno della foglia. Le piante che
hanno in natura scarsa disponibi-
lità di acqua ne hanno pochi: una
foglia di mais ne ha circa 7 mila
per centimetro quadrato. Quella
di un melo, che vive in regioni
temperate dove la pioggia non
manca, ne ha più di 30 mila.
● All’interno della foglia, subi-
to sotto l’epidermide superiore,
c’è uno strato di cellule disposte
come una palizzata: è la sede prin-
cipale del laboratorio chimico, nel-
la posizione migliore per ricevere
la luce del sole che proviene dal-
l’alto, mentre nella parte inferiore
è a contatto con il “magazzino”
che lo rifornisce d’aria, la materia
prima che deve essere trasformata.
Questo “magazzino” è il tessuto
lacunoso. I mattoni di cui è costi-
tuito, cioè le sue cellule, sembrano
disposti disordinatamente, ma non
per questo sono poco efficienti:
anzi, quanti più spazi vuoti ci sono
tra una cellula e l’altra, tanto più
aumenta la superficie esposta al-
l’aria. Risultato? Il laboratorio
funziona meglio e produce di più.
● Tra le cellule del “magazzi-
no” passano anche dei tubi: sono i
vasi conduttori. Al loro interno
scorrono l’acqua (che va dalle ra-
dici alle foglie) e la linfa (che com-
pie il percorso inverso).
Da vecchia cambia colore
P erché una foglia è verde?
Perché contiene la clorofilla, un
pigmento che assorbe la luce rossa
e blu, e riflette la luce azzurro-
verde cui è esposta. Su una foglia
ci possono anche essere macchie
gialle o rosse, dovute alla locale
assenza di clorofilla e alla presenza
di altri coloranti, ma in genere
il colore dominante è sempre lo
stesso. Almeno finché la foglia non
invecchia. Quando l’età avanza le
foglie acquistano invece colori che
Lo schema tridimensionale di una foglia,
vista dal basso. L’epidermide inferiore
è punteggiata dagli stomi, che fanno
entrare l’aria nel tessuto lacunoso.
La foglia è attraversata da un tubo:
è una nervatura. Al suo interno
scorrono acqua (nei vasi
xilematici) e linfa (nei vasi
floematici). Questi vasi
sono avvolti da
una doppia guaina
di cellule, che
li irrobustisce
e li protegge.
■
Qui a sinistra, le
foglie dell’acero
rosso: in autunno
diventano viola.
vanno dal giallo al rosso. La cloro-
filla infatti diminuisce e scompare
progressivamente, mentre i carote-
noidi (pigmenti arancioni) sono an-
cora abbondanti. Se, come avviene
nel faggio o nel pioppo, la foglia
contiene altri pigmenti, i tannini,
la sfumatura vira verso il giallo oro.
Nell’acero, un forte accumulo di
zuccheri provoca invece la forma-
zione di coloranti rossi, le antocia-
nine: si tratta degli stessi pigmenti
che la pianta utilizza per i fiori.
L’interno di una foglia: soprattutto aria
Nervatura
DOSSIER
Fino a 5 anni di vita
L e foglie hanno una vita
limitata. Quelle delle
con la diminuzione della
disponibilità dell’acqua.
piante dei nostri climi, Alle nostre latitudini, in-
che si spogliano a ogni
inverno, durano sette-ot-
fatti, mantenere le foglie
in inverno è uno spreco:
to mesi. Diverso è il caso
delle piante sempreverdi,
esse fanno consumare
energia alla pianta, e
che cambiano le foglie per di più non possono
progressivamente, duran-
te tutto l’anno. In questo
funzionare. Nella stagio-
ne fredda infatti l’acqua
caso ci sono campioni gela, le radici non riesco-
di longevità, come il pino
silvestre, le cui foglie arri-
no ad assorbirla dal
terreno né a inviarla alle
vano fino a cinque anni.
Perché cadono le foglie?
foglie, e il vaso capillare
che mette in comunica-
Per una serie di fattori
ambientali che si combi-
nano tra loro. Quando
zione le due parti, si
interrompe. Che succede
allora? Alla base del
le giornate si accorciano, picciolo c’è uno strato di
per esempio, la pianta
produce un ormone che
cellule che, al momento
opportuno, si ingrossano
segnala l’avvicinarsi del-
l’inverno, e scatena una
serie di reazioni, soprat-
e diventano gelatinose,
e non rimangono più
aderenti tra di loro. Basta
tutto se la variazione del- che la foglia si muova,
la durata del giorno coin- per un soffio di vento, e
cide con un abbassamen- le cellule si aprono, cedo-
to della temperatura e no e la fanno cadere.
Vasi floematici
Vasi xilematici
Epidermide
superiore
Tessuto
a palizzata
Tessuto
lacunoso
Epidermide inferiore
Stoma

La macchina
dei cloroplasti
Iscolilsvolge
processo della fotosintesi si
tutto all’interno di minu-
organi a loro volta contenuti
nella cellula vegetale: i cloropla-
sti. Al microscopio essi assomi-
gliano a lenticchie e ogni cellula
ne possiede in media 60-80.
Quando sono al lavoro i cloropla-
sti cambiano continuamente
forma, gonfiandosi e poi appiat-
tendosi. Come sono fatti? Ogni
cloroplasto è rivestito da una
membrana formata da proteine
e grassi, che lascia passare tutto
ciò che serve alle reazioni biochi-
miche. L’interno è uniformemen-
te riempito da una sostanza ricca
di proteine enzimatiche, che
servono per fissare l’anidride
carbonica prelevata dall’aria.
In questa sostanza galleggiano
però anche degli altri organelli, i
tilacoidi, simili a sandwich: i due
strati esterni contengono protei-
ne, mentre il “ripieno” è costitui-
to da grassi. I tilacoidi contengo-
no le unità fotosintetiche, e
all’interno di esse la clorofilla.
I cloroplasti hanno anche un pro-
prio sistema genetico: alcuni fila-
menti di Dna galleggiano infatti
al loro interno. A cosa servono?
Per permettere una riproduzione,
anche se non del tutto indipen-
dente da quella della cellula che
li contiene. Alcuni botanici pen-
sano che questo fenomeno ab-
bia un significato preciso: i cloro-
plasti sono in realtà degli ospiti
esterni, che hanno prolungato in-
definitamente la visita. In passa-
to (si parla di diverse centinaia di
milioni di anni fa), erano proba-
bilmente organismi indipendenti,
per esempio delle alghe unicellu-
lari, che vennero captati da altri
La fotosintesi è l’unica reazione biochimica che funziona a energia solare e produce zuccheri e proteine
E la foglia, spaventata, cambiò forma
S trette e allungate, a
forma di cuore, o di
padella, oppure frastagliate
come un pizzo raffinato. Le
forme delle foglie sono
veramente tante, ma in
realtà sono tutte variazioni
sullo stesso tema: un’
appendice verde, appiattita
ed espansa. «La forma
e le dimensioni delle foglie
potrebbero addirittura
essere state influenzate
in passato dalla necessità
di fare i conti con gli animali
erbivori, che di esse si
nutrono: le piante avrebbero
cioè stabilito alcune strate-
gie evolutive, che hanno
permesso di minimizzare
i danni di chi si nutriva
di loro», ipotizzano Valerie
Lavorano tutto l’anno, senza riposo Brown e John Lawton, due
Cellule in In alto, la sezione trasversale di una foglia biologi inglesi. Fino a oggi,
disordine di camelia. Sotto, quella di un ago di in effetti, si era sempre
pino. Sono entrambe piante sempreverdi. pensato che la forma dipen-
L’epidermide inferiore desse da fattori climatici,
di una foglia al illuminazione o latitudine.
microscopio. Nella Ma da quando esistono
parte alta della foto le foglie, esistono anche
ciò che appare animali che si nutrono di
quando l’epidermide esse. «Almeno mezzo milio-
viene sollevata: ne di insetti sono vegetaria-
il tessuto lacunoso. ni: il loro menu è basato
E’ costituito da grandi principalmente sulla cellulo-
cellule, disposte in sa, un polimero, cioè una
modo da creare lunga catena di molecole,
ampi spazi vuoti, di glucosio. E’ la molecola
all’interno dei quali di gran lunga più abbondan-
circola l’aria. te presente sulla Terra.
DOSSIER
Come si difendono le pian-
te? «In natura uno dei più
frequenti meccanismi è
l’imitazione: i cactus asso-
migliano ad animali aggres-
sivi, coperti di spine. Alcune
liane neozelandesi adottano
invece un’altra strategia:
i germogli appena nati sono
di colore marrone, tutti
avvolti su se stessi. In poche
parole sembrano secchi, chi In alto, un baco da seta
li mangerebbe? Infine ci divora una foglia di gelso.
sono piante che fanno finta
di essere già state oggetto
delle attenzioni di qualche
animale. La “Monstera
deliciosa”, una pianta
tropicale, ha sulla foglia
grandi buchi ovali. In questo
caso l’erbivoro preferisce
ripiegare su qualche altro
“piatto”, piuttosto che
avvicinarsi a una foglia
già in parte mangiata: si
potrebbe scatenare una Sopra, foglie di “Ginkgo biloba”.
pericolosa competizione Sotto, il fitto scopino di aghi
con il rivale», dicono i due di un germoglio di pino cembro.
ricercatori. «Dal punto di
vista di un insetto, poi, una
foglia larga fornisce uno
spazio dove vivere assai più
comodo di una foglia stret-
ta, che fornisce meno calo-
rie e costringe a salti acro-
batici una volta terminato
il pranzo. Non a caso sulle
piante che hanno foglie più
finemente suddivise ci sono
meno insetti erbivori».

La luce a pra nzo

organismi (per
esempio un pro- animali ha invece l’importante zione, costituito da una molecola zioni chimiche, in seguito alle qua-
tozoo). Esatta- compito di trasportare l’ossigeno. di clorofilla che per ragioni scono- li si cattura l’anidride carbonica
mente ciò che
accade all’inter- Come proiettili, questi elettroni sciute si comporta in modo parti- presente nell’aria, e si utilizza il
no della cellula sono a loro volta in grado di pro- colare. E’ infatti il punto in cui l’e- carbonio in essa presente per for-
animale, con vocare alterazioni in altre moleco- nergia degli elettroni si accumula, mare altre molecole. E la foglia, e
i mitocondri. le, trasferendo a esse l’energia ac- proprio come la buca nella quale la pianta crescono, liberando in-
quisita dalla luce. finiscono i birilli del bowling. vece ossigeno, a causa delle rea-
A sinistra, un zioni chimiche.
nastro di alga;

D 1 riore della foglia, attraversa l’e- 2 glio all’interno di piccoli orga- 3 gia viene utilizzata per far pas-
i tutta la radiazione so-
sotto, muschio.
lare che arriva ogni gior-
I punti verdi no sul nostro pianeta,
in trasparenza
sono cloroplasti. circa il 30 per cento vie-
ne riflesso verso lo spazio dalla su-
perficie della Terra, dalle nuvole e
dal pulviscolo che galleggia nell’a-
ria. Il 19 per cento rimane come
calore assorbito in atmosfera. Il
restante 51 per cento mantiene in
funzione il ciclo dell’acqua. Sol-
tanto una piccolissima parte dei
raggi del sole, lo 0,1 per cento, ven-
gono impiegati dagli organismi per
effettuare la fotosintesi», dice En-
zo Tiezzi, docente di chimica-fisica
presso l’università di Siena.
Eppure si tratta di un milione
di miliardi di chilocalorie quoti-
diane, che vengono utilizzate per
produrre la maggior parte della
biomassa che si trova sul nostro
pianeta: ogni anno si formano cir-
ca 170 miliardi di tonnellate di so-
stanza vegetale secca (vale a dire
non contando la percentuale di ac-
qua contenuta in ogni essere vi-
vente). In un solo metro quadrato
di bosco, con questa energia, le fo-
glie riescono a produrre circa 10
grammi di materiale al giorno.
Tutto ciò accade per un proces-
so chimico, la fotosintesi: si parte
da materie prime semplicissime e
abbondanti, come l’acqua e l’aria,
per trasformarle in molecole più
complesse. Soprattutto zuccheri,
che a loro volta rappresentano una
fonte di energia che può essere uti-
lizzata anche da altri organismi.
La fotosintesi opera in natura da
almeno due miliardi di anni. Ecco
le principali reazioni elettrochimi-
che che, all’interno della cellula,
la rendono possibile.
La luce colpisce la parte supe-
pidermide e arriva ai cloroplasti, ni contenuti a loro volta nei cloro- sare un elettrone da una molecola 5 zioni avvengono all’interno
contenuti all’interno di ogni singo- plasti, i tilacoidi: vedere riquadro a di clorofilla a un’altra: questo pro- della foglia. Per entrare nei cloro-
la cellula vegetale: qui si trovano le
molecole di clorofilla. L’energia
luminosa viene assorbita proprio
dalla clorofilla, che si “eccita”: gli
atomi degli elementi che la com-
pongono (fra gli altri azoto, idro-
geno, carbonio, magnesio) libera-
no cioè elettroni. La clorofilla è
una grossa molecola, che ha una
struttura molto simile a quella del-
l’emoglobina, che nel sangue degli
In realtà, nei cloroplasti (o me-
sinistra) gli elettroni attraversano
una struttura altamente organiz-
zata: l’unità fotosintetica. Questa
contiene circa 400 molecole di clo-
rofilla, pigmenti e proteine enzi-
matiche, ripartiti in due blocchi: il
“fotosistema 1” e il “fotosistema
2”. Il primo è stato ereditato dai
batteri, il secondo è invece tipico
delle piante. Tra i due sistemi è
posto un bersaglio: il centro di rea-
Nel centro di reazione l’ener-
Ma altre complesse trasforma-
cesso è chiamato di “separazione
di carica” in quanto crea un centro
con una carica elettrica positiva, e
un altro centro con carica elettrica
negativa. In successivi passaggi le
due cariche elettriche si separano
ulteriormente.
4 Il centro a carica positiva e
quello a carica negativa, a que-
sto punto, danno luogo alle rea-
plasti, l’anidride carbonica deve
superare in realtà una serie di osta-
coli. Le molecole giungono infatti
all’interno della foglia attraverso i
pori e gli stomi. Quindi devono en-
trare nella cellula: l’anidride car-
bonica, che era in forma di gas, si
concentra, si trasforma poi in li-
quido, attraversa la barriera, ed è
finalmente disponibile per essere
utilizzata dalla cellula. ■
Focus 69

Le foglie
Una molecola
sintetica,
copiata da
quella della
artificiali
clorofilla,
produce
elettricità
R
eplicare la fotosintesi in
laboratorio, per esempio
per produrre energia e-
lettrica a basso costo, uti-
lizzabile anche per impieghi indu-
striali. Un sogno da scienziato paz-
zo? «Non più, grazie ai risultati ot-
tenuti nel campo della chimica di
sintesi. La fotosintesi delle piante è
un procedimento di sintesi raffi-
nato: sfruttando le materie prime
più abbondanti in natura, come l’
acqua e la luce, riesce a creare pro-
dotti nei quali la materia ha un al-
to grado di organizzazione. Quali?
La frutta, il cotone e le fibre vege-
tali, la gomma e tutto quanto viene
prodotto dalle piante. Purtroppo
le macchine biologiche sono basa-
te su sistemi molecolari così com-
Acchiappa elettroni
Sopra, Vincenzo Balzani,
chimico. E’ il padre della
molecola che permette
la fotosintesi artificiale.
DOSSIER
Il modello
di base La finestra energetica
Una sezione
trasversale
della foglia U n pannello di vetro
che cattura l’ener-
l’energia contenuta
nella luce sotto forma
di tabacco,
fotografata
gia del sole, imitando
perfettamente le foglie.
di fotoni. Ogni fotone
provoca lo spostamento
in luce
polarizzata.
In verde, i
Potrà essere installato
su qualsiasi finestra
al posto dei soliti vetri,
di un elettrone, che si
muove all’interno di uno
strato di ossido di tita-
cloroplasti. e di giorno sarà anche
in grado di produrre
elettricità. Per ottenere
nio, un pigmento molto
diffuso (e poco costoso),
utilizzato nelle creme
questo risultato i ricer-
catori dell’Istituto fede-
solari e nei dentifrici.
Lo strato di ossido
rale svizzero di tecnolo-
gia di Losanna hanno
creato un particolare
di titanio a sua volta
trasferisce gli elettroni
a un sottilissimo strato
sandwich di vetro, che di ossido di stagno, che
ha capacità di condurre li fa allontanare, crean-
plessi da rendere quasi impossibi- zare molecole capaci di compiere corrente, e che si può do una corrente elettri-
le la loro ricostruzione. Noi ci sia- funzioni specifiche, come assorbi- inserire in un infisso ca. In questo modo
mo accontentati di mimare i mec- re la luce, trasferire energia, spo- normale. La luce pene- il pannello di vetro
canismi fondamentali della foto- stare singoli elettroni, e poi colle- tra nello strato superio- converte circa il sette
sintesi, in particolare per quanto gare queste molecole in modo op- re di vetro, si diffonde per cento della luce
riguarda la capacità di utilizzare portuno. attraverso un elettrolita ricevuta in energia elet-
la luce solare per sollecitare gli «Si trattava di giocare con le co- fluido costituito princi- trica, producendo circa
elettroni in una serie di molecole, struzioni Lego, ma da scienziati. palmente da iodio, e 150 watt per metro
e creare così una corrente elettri- Ci sono state non poche difficoltà: raggiunge uno strato quadro. Più o meno
ca», dice Vincenzo Balzani, chi- le “molecole antenna” ideali do- di colorante. Come come i pannelli solari
la clorofilla nelle piante, al silicio, che però non
mico dell’istituto Ciamician del- vevano essere in grado di assorbi- il colorante cattura sono trasparenti.
l’università di Bologna. re l’energia solare, ma anche man-
Durante la fotosintesi, la luce tenere per un certo tempo uno sta-
viene captata dalla clorofilla e l’e- to di eccitazione atomica, senza
nergia da essa fornita viene con- disperdere l’energia riscaldando-
vogliata, tramite il trasferimento si». Perché una molecola possa
degli elettroni, verso un centro di svolgere il ruolo di antenna che
reazione (vedi il servizio prece- capta l’energia della luce, è neces-
dente). Per creare una fotosintesi sario che le singole componenti
artificiale, era necessario sintetiz- non siano tutte uguali, e soprat-
Un albero di tutto che non siano disposte a caso.
1000 atomi Computer vegetali La molecola poi deve essere in
grado di convogliare l’energia cat- Copie dal vero
Qui accanto,
una elaborazione
al computer e,
sotto, una parte
A nche l’informati-
ca ha qualcosa
da imparare dalle
considerazione
è nata l’ipotesi
di un computer
turata, come fosse un imbuto, ver-
so un centro di reazione, dove le
cariche positive e negative si sepa- L’ aspetto è pressapo-
co quello di una
contenuta nel suolo, che
è a contatto con le radi-
piante. Negli ultimi molecolare: invece grande foglia di ninfea, ci, attraverso il sistema
del modello rano, e si crea una corrente elet- Sopra, una
tridimensionale anni, in molti centri che da chip di ma si tratta di un di vasi che attraversa tensostruttura
di ricerca europei
trica. «Abbiamo utilizzato allora apparecchio che serve l’intera pianta: alla fine
della molecola silicio, il nuovo che imita la
che capta e americani, si sta computer dovrebbe componenti metallici diversi, per a estrarre e depurare l’acqua evapora sulla foglia di “Ilex
l’energia, ideata tentando infatti essere costituito esempio rutenio e osmio, assem- l’acqua salata contenuta superficie delle foglie. cornuta” (a
dai chimici di ottenere da molecole, molto blandoli in modo che l’energia ve- nelle falde acquifere del «L’estrattore d’acqua destra). Sotto,
dell’istituto computer che più piccole degli nisse spinta in corridoi, senza pos- deserto australiano. funziona nello stesso Sergio Grijalva.
Ciamician. Ha funzionano e invisibili chip, che sibilità di ritorno. Queste strutture «Abbiamo analizzato i modo: l’acqua viene
la forma di memorizzano i dati reagiscono in modo sono chiamate dendrimeri e la lo- meccanismi che permet- trainata all’esterno lungo
un albero sfruttando il conte- intelligente a fasci ro struttura ramificata richiama in tono il drenaggio e il un vaso capillare, quan-
ramificato ed nuto energetico di luce opportuna- trasporto dei liquidi per do arriva in superficie
qualche modo quella degli albe- capillarità nelle strutture evapora, si libera del
è stata ottenuta e informativo della mente modulati. ri», continua Balzani.
montando luce: proprio come A seconda del tipo interne dei vegetali, e sale e viene quindi rac-
tra loro nel caso della foto- di molecole utilizza- La molecola-albero che consen- poi abbiamo copiato le colta per condensazio- per esempio, sono state
blocchi di sintesi clorofilliana. te e della sequenza te la fotosintesi artificiale ora esi- soluzioni tecniche ne. Ci capita di frequen- prese a modello per
molecole Questa nuova in cui vengono ste: è composta da 1.090 atomi e da adottate in natura», dice te di prendere ispirazio- realizzare un container
preesistenti. scienza si chiama “montate”, si potrà 46 ioni metallici. Grazie a essa è Sergio Grijalva, direttore ne dai modelli naturali che, giunto a destinazio-
fotochimica. così ottenere già possibile inviare elettricità in del Centro ricerche per trovare nuove solu- ne, si apre e diventa uno
Oltre alla fotosinte- la memorizzazione un circuito elettrico. «Ma il tra- dell’Istituto europeo di zioni tecniche», continua spazio espositivo. La
si, la fotografia e la di informazioni e guardo del futuro è ancora più am- design di Milano, dove, Grijalva. Oltre a imitazio- foglia di “Ilex cornuta”,
visione dimostrano lo svolgimento di in collaborazione con ni di funzione, come parente dell’agrifoglio,
bizioso: avvalendosi di questa pila Don Carson, dell’univer- quella del depuratore- è diventata invece una
altrettanto bene operazioni basate solare, scindere l’acqua in ossigeno
come i fotoni siano su contrapposizioni sità di Camberra, estrattore, vengono ef- tensostruttura in pvc,
in grado di apporta- logiche (si/no, e/o) e idrogeno, per poter utilizzare Australia, è stato messo fettuate anche imitazioni cità di resistenza anche una copertura tempora-
re energia e infor- caratteristiche quest’ultimo come combustibile, a punto il prototipo. Una strutturali. «Le foglie se hanno ampie superfi- nea aperta utilizzabile in
mazione. Da questa dei software. pulito e a basso costo». ■ foglia richiama l’acqua hanno un’elevata capa- ci. Le foglie di palma, fiere e convegni».
Luca Carra
Focus 71

L’atmosfera?
Da sempre
si affrontano
ossigeno
e anidride
carbonica
La prima e l’ultima
Sopra, una foglia di ontano,
appoggiata sopra a una felce.
Vive a pelo d’acqua
Sopra, le foglie della ninfea
Victoria amazonica.
Un tappeto compatto
Sopra, la lenticchia d’acqua.
Le prime piante vivevano solo
dove c’era abbondante umidità.
Focus 72
L’eterna lotta:
O2 contro CO2
D
ue miliardi di anni fa, e
cioè prima della com-
parsa delle alghe, la Ter-
ra era abitata solo dai
batteri. Dovevano arrivare gli or-
ganismi fotosintetici, perché l’at-
mosfera cambiasse: da quel mo-
mento si è via via arricchita di os-
sigeno libero, che in qualche mi-
lione di anni ha raggiunto l’attuale
equilibrio, occupando circa il 20
per cento del volume dell’aria.
L’ossigeno ha permesso l’evo-
luzione e la diversificazione di or-
ganismi complessi e multicellulari,
che lo utilizzano per vi-
vere. Se esistono gli ani-
mali, quindi, bisogna rin-
graziare i vegetali, arte-
fici del cambiamento at-
mosferico. E’ stata una
grande fatica? Per nulla.
L’ossigeno è un prodotto
secondario della fotosin-
tesi, e per la foglia è ma-
teriale di scarto: come
tutti i rifiuti è indesidera-
to, e quindi viene allon-
tanato il più presto pos-
sibile. Il piacere è stato ricambiato
dagli animali: respirando, essi li-
berano nell’aria anidride carboni-
ca, che invece per le piante è una
materia prima.
Fino a duecento anni fa, dun-
que, il sistema atmosferico della
Terra era relativamente equilibra-
to, perché la quantità di ossigeno
liberata con la fotosintesi, era pari
a quella utilizzata con la respira-
zione. Qualche lieve variazione
c’era stata poco dopo il Carboni-
fero, quando grandi estensioni di
foreste vennero coperte da detriti
di scisto e arenaria. I vegetali non
vennero decomposti e utilizzati da
altri organismi, fossilizzarono, e il
carbonio in essi contenuto venne
sottratto al ciclo degli elementi, di-
ventando carbone e petrolio. In
quel caso l’ossigeno ebbe la me-
glio sull’anidride carbonica.
Adesso la situazione si è ribal-
tata: con l’impiego dei combustibili
fossili, e quindi bruciando carbone
e petrolio, nell’aria viene liberata
più anidride carbonica di quanta
non possa essere utilizzata dalle
Il seme è
più longevo
A sinistra, il fior
di loto. I suoi
grandi semi
sono racchiusi
in un frutto
secco, a forma
di imbuto. La
pianta vive
nell’acqua, ma
i semi possono
resistere a
lungo anche in
ambiente ostile:
semi trovati in
Manciuria sono
germogliati
dopo più
di mille anni.
DOSSIER
piante. Per poter neutralizzare
questo nuovo squilibrio le piante
dovrebbero diventare più “effi-
cienti” nel prelevare l’anidride car-
bonica, per poter crescere di più.
In realtà i meccanismi che per-
mettono la fotosintesi sono molto
antichi, si basano su concentrazio-
ni basse del gas e non riusciranno a
cambiare in breve tempo. Per ri-
stabilire l’equilibrio resta dunque
un unica soluzione: aumentare il
numero delle foglie e delle piante
esistenti. ■
Depuratori
con le foglie
N egli uffici americani le
piante hanno sempre più
importanza. Non si tratta solo
di questioni estetiche (anche
se studi psicologici hanno
dimostrato che la gente lavora
e produce di più in presenza
di ambienti più simili a quelli
naturali). Le piante vengono
disposte in ogni stanza al
posto dei depuratori perché
filtrano l’aria e la ripuliscono
dagli inquinanti. Un clorofito,
per esempio, preserva dai dan-
ni provocati dalla formaldeide
contenuta nei mobili truciolari.
La beaucarnea invece è indica-
ta negli ambienti fumosi,
mentre il potus dorato elimina
le polveri sospese nell’aria.
Durante la giornata le piante
aprono gli stomi e, insieme con
l’anidride carbonica, entrano
nella foglia anche le altre
componenti dell’aria. Finiscono
sulla parete delle cellule del
tessuto lacunoso (vedi il dise-
gno nella prima doppia pagina
del dossier). Qui vengono
metabolizzate, cioè sono sotto-
poste all’azione di enzimi che
smantellano le molecole e
utilizzano le varie componenti
per forma re nuove sostanze,
oppure vengono isolate in com-
parti menti stagni, dove non
possono compiere danni.
? DOMANDE&RISPOSTE
Queste pagine sono a disposizione dei lettori. Poiché non è possibile
rispondere a tutti, daremo la preferenza alle domande di interesse più generale.
Le risposte sono preparate dalla redazione; nei casi in cui si è fatto ricorso
a un esperto, il suo nome è indicato. Non si danno risposte private. Scrivere a
FOCUS, Gruner und Jahr/Mondadori, Corso Monforte 54 - 20122 Milano.
Come è fatta la tela
del ragno saltatore?
Domanda posta da Antonio Brando di Lamezia (Cz).
N on tutti ragni tessono
la tela: una metà di lo-
ro non la fa e alcuni fab-
bricano un solo filo di se-
ta, che usano per ritrovare
la strada o per catturare
la preda. Tra quelli che
non tessono la tela ci sono
i ragni della famiglia dei
salticidi, detti anche salta-
tori, che catturano la pre-
da inseguendola e saltan-
dole addosso. Ne fanno
parte circa 2800 specie.
Sono lunghi non più di un
Il “Salticus sanguinolentus”, un ragno saltatore.
Che cosa è l’Ordine della giarrettiera?
Domanda posta da Gabriele Sacchini di Roma.
L’ Ordine della giarret-
tiera è ancora oggi il
più importante ordine ca-
valleresco inglese. Secon-
do la tradizione, fu istitui-
to nel 1348 dal re Edoardo
III, che pronunciò le pa-
role Honi soit qui mal y
pense (“vergogna a chi
pensa male”), poi inserite
nello stemma di quest’or-
dine, nel raccogliere una
giarrettiera caduta alla
contessa di Salisbury, sua
favorita. In realtà notizie
precise sulle origini dell’i-
stituzione non ce ne sono
(all’inizio si chiamava So-
cietà della giarrettiera) e
anche la data di nascita è
Focus 74
Che cosa genera
il freddo nel frigo?
Domanda posta da
Giuseppe Fallica di Palermo.
paio di centimetri, hanno
colori vivaci (per cui sono
Idoltofrigorifero sfrutta il fat-
che un gas evaporan-
assorbe calore e con-
detti anche ragni arlecchi- densandosi lo rilascia. Il
no) e il loro nome deriva gas utilizzato nei frigorife-
anche dal fatto che, all’e- ri (generalmente freon) si
poca dell’accoppiamento, trova in un circuito chiuso
per conquistare la femmi- composto da un compres-
na eseguono vere e pro- sore e un evaporatore: il
prie danze che possono compressore, che si trova
durare anche un’ora: sol- all’esterno della cella fri-
levano le zampe anteriori, gorifera, comprime il gas
roteano su se stessi, fan- fino a farlo diventare liqui-
no oscillare il corpo da u- do. Una volta liquido, il gas
na parte e dall’altra, gesti- viene pompato all’interno
colano con le zampe. del frigo in una serpentina
dai tubi sempre più larghi,
dove quindi la pressione
diminuisce sempre più,
permettendo al gas di eva-
porare. Evaporando, que-
sto assorbe calore dall’am-
biente chiuso del frigo, lo
porta all’esterno e qui lo
disperde per mezzo di un
radiatore. Quando all’in-
terno del frigo la tempera-
tura è di nuovo salita, un
termostato fa ripartire il
compressore e il ciclo si ri-
pete.
incerta: infatti, esistono
documenti sicuramente
del 1347 nei quali già si
parla di abiti guarniti con
le insegne dell’ordine. Ini-
zialmente ne facevano
parte il re, il principe ere-
ditario e 24 cavalieri, ma
nei decenni e nei secoli
successivi fu aperto dap-
prima anche alla regina e
alle mogli dei cavalieri e
poi ad altri componenti
della famiglia reale.
L’insegna dell’Ordine della
giarrettiera. I membri
dell’istituzione si
riuniscono nella cappella
di San Giorgio, a Londra.
20
19
COME FUNZIONA Il Quirinale,
residenza del capo dello Stato
I1.500
l Quirinale ha una
superficie di 18 ettari,
stanze e quasi
altrettante persone per
tenerle in ordine. Per
sorvegliarlo, invece, ci
sono 160 corazzieri. E
negli ultimi dieci anni è
stato invaso anche dalla
tecnologia: centraline
telefoniche a prova di
intercettazione, collega-
menti via satellite, com-
puter, fax. Questi ultimi
servono anche per
24 25
26 27
28 29
21
22
23
18 C 17
comunicare all’interno
dello stesso edificio. Pri-
ma del loro avvento,
viste le dimensioni del
complesso, per portare
un documento da un
ufficio all’altro poteva
passare anche mezz’ora.
C’è anche un eliporto.
Il Quirinale è sempre
stato una reggia sin da
quando, alla fine del Cin-
quecento, papa Gregorio
XIII lo fece costruire,
sfruttando anche edifici
30 31
32 33
34
16
15
La casa dei papi, re e presidenti
preesistenti. Ne fece
la residenza estiva estiva,
per sfuggire alla calura
di Roma e soprattutto alle
zanzare del Tevere. Il
colle del Quirinale, infatti,
è alto una sessantina di
metri sul livello del mare.
Per dare all’edificio
l’aspetto attuale ci vollero
due secoli di lavori, modi-
fiche e ampliamenti, con
il contributo di architetti
come Ferdinando Fuga
e Stefano Maderno.
35
36
14
13
L’ultimo papa, Pio IX,
lasciò il palazzo il 20 set-
tembre 1870, attraverso
un passaggio segreto.
L’ultimo re, Umberto II,
all’inizio di giugno del
1946. Quando il primo
presidente della Repubbli-
ca, Luigi Einaudi, vi entrò,
l’11 maggio del 1948, si
accorse che né papi né
re avevano mai ritenuto
utile portarci un solo libro.
A Ingresso dello scalone
d’onore
2
39 38
B A 1
3
4
5
12 9
11 10 7
8
6
B Uscita verso il cortile
C Scalone ovale
1 Sala dei marmi
14 Sala di Augusto
15 Sala degli ambascia-
tori
28 Sala delle dame
29 Sala delle api
30 Salottino don
2 Sale rosse 16 Sala di Ercole Chisciotte
3 Salone dei corazzieri 17 Sala degli scrigni 31 Sala dello zodiaco
4 Sala delle stagioni 18 Sala di Druso 32 Sala dei parati
5 Sala di rappresentanza 19 Studio del presidente piemontesi
6 Cappella paolina 20 Sala degli arazzi di Lilla 33 Cappella della SS.
7 Sala delle virtù 21 Sala napoleonica Annunziata
8 Sala del Carracci 22 Sala del Bronzino 34 Sala degli arazzi
9 Sala delle logge 23 Loggia d’onore 35 Sala degli specchi
10 Sala dei bussolanti 24 Sala della musica 36 Salone delle feste
11 sala del balcone 25 Sala della pace 37 Anticamera del salone
12 Salottino di S.Giovanni 26 Biblioteca del Piffetti delle feste
13 Sala gialla 27 Sala della vittoria 38 Galleria dei busti.
Focus 75
? DOMANDE&RISPOSTE
Come si forma il campo
magnetico terrestre?
Domanda posta da Renzo Fareri di Augusta (Siracusa).
Idellunmagnetismo terrestre è
fenomeno non ancora
tutto compreso e spie-
gato. L’ipotesi più accredi-
tata è che la parte fluida
del nucleo terrestre si muo-
va a causa della convezione
(spostamenti di materia
dovuti a differenze di tem-
perature) oppure a causa
della rotazione del piane-
ta: ciò formerebbe un cir-
cuito elettrico profondo in
corrispondenza dell’Equa-
tore, che a sua volta cree-
rebbe un campo magnetico
quasi allineato con l’asse di
rotazione, a somiglianza di
una barra calamitata, con
i poli in corrispondenza del
polo nord e del polo sud
magnetici. Altri movimen-
ti di fluidi, che avvengono a
profondità inferiore (nel
mantello), generano campi
secondari che influiscono
su quello principale. Se-
condo alcuni ricercatori
dell’università di Harvard,
i “fiumi di lava” principali,
cioè quelli del nucleo ester-
no, raggiungerebbero ve-
Come si fa una ricerca araldica?
Domanda posta da Liberato Caccavale di Poggibonsi (Siena).
P er ricostruire un albe-
ro genealogico si parte
dalla consultazione dell’a-
nagrafe del Comune, dal-
la quale è possibile risalire
fino a 70 anni fa. Per le ri-
cerche più antiche, bisogna
consultare gli archivi stori-
ci del Comune, dai quali è
possibile risalire fino al pe-
riodo 1860-1870. Parallela-
mente si possono fare ri-
cerche nei registri delle
parrocchie alle quali han-
no appartenuto i compo-
nenti della famiglia: questa
ricerca permette di identi-
ficare gli antenati fino alla
seconda metà del XVI se-
colo quando, per disposi-
zione del concilio di Tren-
Focus 76
locità pari a 30 chilometri
all’anno, e ogni loro varia-
zione si ripercuoterebbe
sul campo magnetico ter-
restre spostando i poli: in
passato è accaduto addirit-
tura che il polo nord sia di-
ventato il polo sud e vice-
versa. Un simile rovescia-
mento potrebbe essere in
corso proprio adesso, per-
ché da vari secoli si misura
un progressivo indeboli-
mento del campo magne-
tico principale.
Le linee di
forza del
campo
magnetico
terrestre:
l’ago della
bussola si
allinea sul
suo asse,
indicando
il polo nord
magnetico,
appena
spostato
rispetto
a quello POLO SUD
geografico. MAGNETICO
to, le parrocchie iniziaro-
no a registrare nascite, de-
cessi, matrimoni e battesi-
mi. Se nelle famiglia sono
esistiti titoli nobiliari, cer-
tamente risulterà da uno o
più di questi documenti. Se
si vuole risalire a epoche
ancora anteriori, bisogna
consultare gli archivi di
Stato, soprattutto i cosid-
detti “fondi notarili”, dove
sono conservati gli atti dei
notai: possono esservi re-
gistrati contratti nei quali
figurano nomi, titoli, pa-
rentele. Esistono organiz-
zazioni private che, a pa-
gamento, si incaricano di
fare queste ricerche. Una
curiosità: la Chiesa dei san-
Applicazioni di
magnetoterapia
a un paziente.
Che cos’è la magnetoterapia?
Domanda posta da Maurizio Giangrande di Lecce.
Lci peracampi
magnetoterapia usa
elettromagneti-
curare alcune pato-
logie. Si usa un apposito
apparecchio costituito da
un solenoide, cioè un av-
volgimento elettrico di
forma cilindrica percorso
dalla corrente, all’interno
del quale si genera un
campo elettromagnetico,
di frequenza che può va-
POLO NORD
MAGNETICO
T E
R R A
ti dell’ultimo giorno (i
mormoni) nella sede di
Salt Lake City (Stati Uni-
ti) possiede uno dei più va-
sti archivi genealogici del
mondo, su microfilm (nella
foto) e continuamente ag-
giornato, nel quale sono
registrate anche migliaia
di famiglie italiane.
riare da pochi Hertz a
qualche migliaio. Infatti,
a seconda del disturbo da
curare si usano frequenze
diverse: quelle basse sti-
molerebbero l’attività bio-
logica dei tessuti, mentre
le alte avrebbero effetto
analgesico. La magneto-
terapia è molto usata per
stimolare la formazione di
nuovo tessuto nelle frat-
COME SI DIVENTA...
REGISTA
A scuola
dai maestri
● Si può frequentare il
Centro sperimentale di ci-
nematografia, a Roma (tel.
06/722941). Durante il ter-
zo e ultimo anno, gli allievi
realizzano un film. C’è poi
la scuola di Ermanno Ol-
mi, a Bassano del Grappa
(tel. 0424/500007), che or-
ganizza incontri mensili. Il
Centro di formazione pro-
fessionale tecnica e cinete-
levisiva di Milano (tel. 02/
4048455) richiede il diplo-
ma di maturità: prevede
corsi per aiuto-regista (3 an-
ni), e per operatore di pro-
duzione (2 anni). La scuo-
la di cinema “Zelig” di
Bolzano (tel. 0471/977931)
organizza corsi di ripresa
e montaggio, integrati con
seminari di sceneggiatura
e conduzione degli attori.
Una preparazione soprat-
tutto teorica è quella del
Dipartimento di arte, mu-
sica e spettacolo dell’uni-
versità Bologna (tel. 051/
258657), che dura 4 anni.
Lo stesso vale per la Scuo-
la di specializzazione in co-
municazioni sociali dell’u-
niversità cattolica di Mila-
no (tel. 02/72342543), a cui
si accede dopo la laurea.
ture delle ossa, perché fa-
vorirebbe l’accumulo di
cariche elettriche positive
o negative in zone presta-
bilite dell’osso. La medi-
cina non ha ancora potuto
stabilire con certezza in
base a quali meccanismi
agisce la magnetoterapia
e, salvo il caso delle frat-
ture, se ha un’efficacia
reale su altri disturbi.
ZOOLOGO
Alla base le
scienze naturali
● Ci si può laureare con
una tesi in zoologia fre-
quentando scienze natura-
li o biologia: una laurea in
zoologia vera e propria, in-
fatti, non esiste. Chi è in-
teressato agli insetti può
laurearsi anche in agraria,
chi è interessato alle pato-
logie degli animali selvati-
ci può scegliere veterina-
ria. In quasi tutte le facoltà
di scienze ci sono dottora-
ti di ricerca post laurea (tre
o quattro posti) in biolo-
gia animale: durano tre an-
ni e vi si accede con un
concorso che dà diritto a
una borsa di studio. Ogni
università ha una specia-
lizzazione diversa. Siena:
molluschi; Torino: anfibi e
lepidotteri ; Roma La Sa-
pienza: roditori, crostacei,
coleotteri; Padova, Pisa,
Genova e Bari: zoologia
marina; Milano: cetacei;
Catania: ortotteri (caval-
lette). Un’altra via per ap-
profondire la zoologia è
quella di frequentare, co-
me volontari non retribui-
ti, un museo di storia na-
turale, affiancandosi a un
“conservatore”, cioè il re-
sponsabile scientifico.

Perché al tramonto
il cielo si colora di rosso?
Domanda posta da Davide Pia di San Giovanni Valdarno (Ar).
Acontengono
l tramonto i raggi sola-
ri, che inizialmente
tutti i colori,
devono attraversare un
tratto maggiore di bassa
atmosfera rispetto a quan-
do il Sole è alto sull’oriz-
zonte. Questa parte del-
l’atmosfera è però più ric-
ca di pulviscolo, fumi e
piccole gocce d’acqua, che
Il Sole all’imbrunire: per gli astronomi “tramonta”
quando il centro del disco tocca la linea dell’orizzonte.
Perché camminando
muoviamo le braccia?
Domanda posta da Andrea Corradini di Torino.
I l movimento delle brac-
cia ha una funzione di bi-
lanciamento. La loro oscil-
lazione è involontaria e fa sì
che il braccio destro si
muova in sincronia con la
gamba sinistra, e il braccio
sinistro con la gamba de-
stra. Questo riduce al mi-
nimo lo sbilanciamento del
corpo in un senso o nell’al-
tro e così l’apparato mu-
scolare può correggerlo più
facilmente. Inoltre, l’oscil-
lobo occipitale to dell’equi-
lobo frontale
cervelletto
Le parti principali del cervello:
il cervelletto è nella parte posteriore.
assorbono le componenti
della luce solare che han-
no lunghezza d’onda mi-
nore, come il blu e il vio-
letto, lasciando passare
quelle di lunghezza d’on-
da maggiore, come il ros-
so e l’ arancione. Soltanto
questi colori riescono
quindi a giungere fino ai
nostri occhi.
lazione delle braccia man-
tiene il baricentro del corpo
attorno alla propria posi-
zione di equilibrio e perciò
l’organismo spende meno
energia per muoversi. Nel-
la corsa, poi, lo slancio al-
ternato delle braccia aiuta
nel movimento trascinan-
do per inerzia tutto il cor-
po. A sincronizzare le con-
trazioni dei muscoli incari-
cati del movimento è il cer-
velletto, che presiede al
mantenimen-
librio e alla
coordinazione
dei movimen-
ti muscolari.
Infatti, se es-
so subisce le-
sioni, può in-
sorgere il di-
sturbo dell’a-
tassia, disor-
dine nello sta-
re eretti e nel
camminare.
Perché l’acqua
spegne il fuoco?
Domanda posta
da Alessandro Gussati
di Alatri (Fr).
Lesotermica
a combustione è una
reazione di ossidazione
(cioè che libera
energia). Perché avvenga,
devono essere presenti tre
componenti, che costitui-
scono il cosiddetto trian-
golo della combustione: il
combustibile, il comburen-
te (cioè la sostanza che for-
nisce l’ossigeno) e il calore.
L’eliminazione di uno di
questi impedisce la com-
bustione. L’acqua in parti-
colare spegne il fuoco per-
ché, trasformandosi in va-
pore, sottrae alla combu-
stione uno dei tre elementi,
il calore. Però, il legame
che nelle molecole d’acqua
unisce idrogeno e ossige-
no si spezza al di sopra di
1500-2000 gradi: a partire
da questa temperatura l’
acqua libera idrogeno, al-
tamente infiammabile, e
perciò non solo non spe-
gne l’incendio ma lo ali-
menta ancora di più.
Perché il 666 è il numero del diavolo?
Domanda posta da Giovanni Surani di Roma.
N ell’Apocalisse di S.
Giovanni (paragrafo
13, verso 18) si legge: «Chi
ha intendimento conti il
numero della bestia, poi-
ché è numero d’uo-
mo: e il suo numero
è 666». La bestia
sarebbe Satana o
l’Anticristo e l’o-
scurità del verso nei
secoli ha reso pos-
sibili le interpreta-
zioni più fantasiose.
Poiché in ebraico le
cifre si indicano con
le lettere, i primi
cristiani credettero
di vedere in quel
numero una combi-
nazione delle lette-
re-cifre che forma-
vano il nome di
“Nerone Cesare”,
l’imperatore che
diede inizio alla
persecuzione. Suc-
cessivamente que-
sto numero è stato
Come è nato lo stemma
della nostra Repubblica?
Domanda posta da Federica Siccardi di Imperia (Sv).
Lde ola,distemma italiano (stel-
ruota dentata, fron-
olivo e di quercia e
nastro con la scritta “Re-
pubblica Italiana”) nacque
in seguito a un concorso
bandito il 5 novembre del
1946, dopo che con il re-
ferendum del giugno pre-
cedente era stata scelta la
forma repubblicana dello
Stato. Nessuna delle pro-
poste arrivate da tutta Ita-
lia (346), tuttavia, soddi-
sfece i membri della com-
missione, che bandì un se-
condo concorso nel giugno
del 1947. Questa volta ar-
rivarono 197 proposte e fu
associato ai personaggi più
disparati, compreso Na-
poleone Bonaparte.
Negli anni scorsi, una
setta di fanatici supersti-
Lo stemma
ufficiale della
Repubblica.
Come per l’inno
nazionale,
è stato
proposto di
cambiarlo.
accolta quella di Paolo Pa-
schetto, nato a Torre Pel-
lice, docente all’Accade-
mia di belle arti di Roma e
disegnatore di francobolli
e banconote. Lo stesso Pa-
schetto aveva inviato al
precedente concorso la
proposta di un altro stem-
ma, che era stata giudicata
la migliore, anche se poi
non aveva vinto. Come
compenso, ricevette 50 mi-
la lire, corrispondenti a cir-
ca un milione di oggi. Lo
stemma fu adottato uffi-
cialmente dall’assemblea
costituente il 30 gennaio
del 1948.
ziosi americani ha propa-
lato la diceria che il nume-
ro andava identificato
niente di meno che con
una multinazionale pro-
duttrice di beni di
largo consumo. Mo-
tivo? Nel suo mar-
chio figurava il volto
di un vecchio barbu-
to e secondo i mem-
bri della setta nei ric-
cioli della barba era
nascosto proprio il
666. Per mettere fine
a quell’assurda pub-
blicità negativa si so-
no dovute muovere
perfino le gerarchie
cattoliche e l’azien-
da ha dovuto modi-
ficare il marchio.
L’Anticristo
è un mostro
A lato, la bestia dell’
Apocalisse, davanti
alla Vergine, in una
miniatura medievale.
Focus 77
 ☞ H I GDALL'H ITALIATE DALE MONDO
C H
Un nuovo fax
quattro-in-uno
I fax integrati dell’ultima gene-
razione, come il KX-F2400JT
della Panasonic, non si limitano a
ricevere e trasmettere documen-
ti ma sono anche telefono (con ri-
petizione automatica dei numeri e
funzione viva voce), segreteria te-
lefonica (con controllo a distanza
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personalizzato) e fotocopiatrice
ad alta risoluzione dotata anche
di taglierina automatica. E’ della
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Due pinne? Meglio una sola
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delle gambe, con la monopin-
na si nuota con il corpo fuori dal-
tori statunitensi, come sport fine a
se stesso o come integrazione alle
normali sedute di allenamento, al
tro, grafite e resine di grande ela-
sticità, il Fibra Hiperfin, venduto
negli Stati Uniti a 199 dollari, circa
l’acqua e c’è chi fa 50 metri in 14 fine di sollecitare muscoli impor- 300 mila lire, non è ancora impor-
secondi e 100 metri in 36. L’uso tanti come gli addominali, i glutei, tato in Italia. Per ulteriori infor-
della monopinna si sta diffonden- i lombari e il quadricipite della mazioni: Hyperfin, California, te-
do da qualche tempo tra i nuota- gamba. Composto di fibra di ve- lefono 001/619/634/06.29.

Piccolo, ma non gli manca niente

Scarponi sì, S intonizzazione completa-
mente automatica, schermo
nero e piatto, spegnimento auto-
matico e sleep timer sono solo
ma riciclati alcune delle caratteristiche di
questo piccolo ma pratico
14 pollici. Prodotto
C aratterizzate da un elevato
standard qualitativo e tecno-
logico, dal comfort e dall’eccezio-
dalla Akai (tel. 02/
57.60.50.26), costa
nale resistenza, le scarpe da mon-
A cura di Mariella Sandrin con M. Maggiore, A. Mazzucchelli, L. Valtorta, P. Volpato

435 mila lire. La

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sono realizzate anche con mate- video costa invece
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li per uomo (foto sotto) costano 485 mila lire .
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Torna il
telemetro!
D opo tanti anni durante i
quali il mercato delle
macchine fotografiche è sta-
to dominato dalle reflex, tor-
na il telemetro (come quello della
celebre Leica). La nuova Zeiss
Contax G1 è stata però aggiornata
con le ultime tecnologie elettroni-
che: dall’esposizione al flash, dalla
messa a fuoco all’avanzamento
della pellicola, tutto è automatico.
Ma le funzioni sono disinseribili
per chi desidera il completo con-
trollo della situazione. Corredata
di obiettivo da 45 millimetri, que-
sta macchina costa 3.650.000 li-
re. Gli obiettivi da 28 e 90 mm
un milione e mezzo e il super-
grandangolare da 16 mm circa 5
milioni. Per ulteriori informazio-
ni telefonare allo 011/81.441.
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aggiornato all’agosto 1994 e ogni
scheda presenta le principali
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Sport Box o Cargo Box. Il primo
può contenere fino a cinque
equipaggiamenti completi di sci
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doposci, per un volume di 290
litri), mentre il secondo, molto
apprezzato anche dagli agenti
di commercio per il trasporto
dei loro campionari, ha
un volume di 280 o di 380 litri.
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reddo, vento, pioggia e gelo
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l’inverno, a coloro che
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per rispondere al meglio
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alle esigenze degli
operatori professionali.
Ma può essere utilizzato
C ostituito da un’unità centrale in
grado di “dialogare” con le uten-
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chio è tra l’altro dotato da
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amano le due ruote. La Tucano
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sce ora a limitare questi “incon-
venienti” con una coperta im-
permeabile coprigambe già spe-
D ecisamente compatto (misura
15,5x27,3x21,8 cm) ma dalle
grandi prestazioni sonore, il mi-
garantiscono prestazioni audio al-
l’altezza di un impianto “full si-
ze”. La piastra di registrazione a
rimentata con successo in diver-
si Paesi nordici europei. Calda e cro FW 11 è dotato di un sinto- caricamento frontale può essere
facilissima da monta- nizzatore digitale a 24 preselezio- azionata manualmente o con un
re, consente di muo- ni, di controlli per i toni bassi, alti telecomando. Prodotto dalla Phi-
versi all’asciutto, evi- e il bilanciamento, e di casse acu- lips (tel. 02/33.10.48.39), questo
tando il ricorso a capi stiche Bass Reflex a due vie che Hi-fi costa circa 660 mila lire.
d’abbigliamento spe-
cifici e ai problemi di
vestizione e svestizio-
ne che comportano.
Per lo scooter è di-
sponibile con fodera
termica (90 mila lire)
o senza (67 mila lire),
per l’enduro solo con
fodera termica (103
mila lire).

Focus 80
Cultura
Pensiero

Un pollice di
debole
Uno scimpanzé:
è il nostro
parente più
stretto nel
regno animale.
La struttura
anatomica
del suo pollice
è pressoché
identica alla

differenza
nostra. Tuttavia
Solo l’uomo, lo muove in
modo limitato

tra tutti gli perché gli

impulsi che gli
arrivano dal
animali, ha cervello sono
molto minori.

un dito così
snodabile. Ed è quello
che svolge il ruolo
centrale nella sua vita
Piccolo

A
differenza delle altre pro-
ve, è l’esistenza del dito ma eroico
pollice ad avermi convin- Sopra,
to dell’esistenza di Dio». illustrazione
Lo scienziato inglese Isaac New- della fiaba
ton pensava che la natura, da sola, Pollicino, dei
non sarebbe mai riuscita a realiz- fratelli Grimm,
in un’edizione
zare un simile prodigio. Ancora del 1900. Il
oggi, infatti, senza il pollice, ope- protagonista,
razioni quotidiane come svitare un un bambino
barattolo, impugnare un martel- alto appena
lo, girare una chiave nella serra- un pollice, è
tura, avvicinare un bicchiere alle raffigurato nella
labbra, prendere un libro da uno mano di un orco.
scaffale, richiederebbero Nella foto grande,
sforzi inauditi. E invece ec- il confronto tra
una mano umana
co questo strumento perfet- e un progetto di
to e allo stesso tempo sem- mano robotica.
plicissimo: la sua caratteri-
stica è di essere opponibile
alle altre dita della mano, e
di consentire quindi una
presa a pinza o la stretta a
pugno. Solo l’uomo è dota-
to di uno strumento così so-
fisticato. «Anche altri mam-
miferi, come il tarsio (che è
un lemure) possiedono il
pollice opponibile», spiega
Mario Pestarino, docente di
biologia dello sviluppo al- Una marcia
l’università di Genova. «Ma è d’u-
so limitato: all’animale serve sol- in più
tanto per appendersi agli alberi. Il professor
Questo perché il tarsio muove le Pestarino,
falangi, mentre l’osso metacarpale, dell’università
di Genova: “Per
cioè quello che si trova alla base l’uomo il pollice
del pollice, sul palmo della mano, è una grande
non può ruotare, è fisso». conquista
Gli scimpanzé, i nostri più stret- evoluzionistica”.
ti parenti viventi, hanno addirittu-
▼

Focus 86
 Circa due milioni di anni fa la nostra
mano si è finalmente specializzata
ra il primo metacarpo mobile co-
▼
la posizione eretta, e con essa l’uso
Cure delicatissime
Un intervento chirurgico. Una
patologia diffusa consiste
Trapezio
nella formazione di noduli lungo
i tendini, che non scorrono
Falange più nelle guaine. Si asportano
lopithecus robustus che, contem- distale con brevi sedute ambulatoriali.

me il nostro. Oltre ad appendersi
ai rami, possono anche impugnare
un bastone per andare a stanare
le termiti nei loro nidi. Nell’uomo,
però, il pollice è più lungo, ha il
metacarpo più grande e tre mu-
scoli in più. «Muscoli e ossa a par-
te, la vera differenza tra il nostro
pollice e quello dei primati è in
realtà legata al cervello», aggiunge
Pestarino. «Esiste infatti una stret-
ta connessione tra mano e massa
cerebrale: la nostra, che ha un’area
associativa-motoria più grande ri-
spetto a quella degli scimpanzé, ci
ha consentito per esempio di im-
parare a usare le mani anche per
comunicare. Così, le relazioni con
il mondo esterno hanno poi favo-
rito quel processo di evoluzione
culturale che ha generato lo svi-
luppo dell’uomo».
Il nostro pollice dunque è il ri-
sultato dell’evoluzione: quattro
milioni di anni fa gli ominidi, scesi
dagli alberi perché spinti dall’esi-
genza di andare a procurarsi cibo
nella savana, hanno conquistato
della mano. Da allora sono segui-
te diverse tappe evolutive finché,
due milioni di anni fa, la mano si è
specializzata ed è comparso per la
prima volta il nostro pollice oppo-
nibile, tratto distintivo dei primi
veri uomini, Homo erectus e Ho-
mo habilis.
Il nostro rivale
più temibile?
L’australopiteco
Oggi tuttavia si affaccia anche
un’altra tesi, frutto degli studi del-
l’antropologo Randall Susman,
della State university di New
York. Susman, per spiegare l’ori-
gine del pollice, ha messo a con-
fronto le ossa metacarpali fossili
di diversi antenati. Com’era pre-
vedibile, Lucy, ossia l’Australo-
pithecus afarensis vissuto quattro
milioni di anni fa, aveva un pollice
del tutto scimmiesco, mentre l’Ho-
mo erectus presentava le tracce dei
famosi tre muscoli in più. La sor-
presa però è venuta dall’Austra-
poraneo dell’Homo erectus, pos- Falange
sedeva un cervello grande la metà, prossimale
era cioè un pre-ominide. Ebbene, Primo
alla prova del metacarpo, ha rive- metacarpale
lato una struttura e una muscola-
tura identica a quella umana. La cosiddetta “pinza pulpare”:
Che cosa ne deduce Randall Su- è una presa naturale e non
sman? Che tutti gli utensili ritro- dannosa per l’articolazione.
vati dagli archeologi e che risalgo-
no a due milioni di anni fa, da sem-
pre attribuiti agli ominidi, possono
invece esser stati fabbricati dagli
australopitechi. Anche se non era-
no abbastanza intelligenti per crea-
re oggetti originali, e probabil-
mente quindi li copiavano dal-
l’Homo erectus.
Quando poi, un milione di anni
fa, il clima sulla terra diventò im-
provvisamente molto arido, l’au-
stralopiteco, che era vegetariano,
non seppe adattarsi, come invece
fece l’Homo erectus (già carnivo-
ro), a un diverso regime alimenta-
re. E si estinse. Avere un buon pol-
lice, in quell’occasione, non poté La cosiddetta “pinza chiave”:
comunque essergli d’aiuto. ■ in questo tipo di presa, il pollice
Cristina Mochi è sottoposto a sforzo eccessivo.

Abductor
pollicis
(porzione obliqua)
Tre muscoli ci separano dalla scimmia
Abductor
pollicis
(porzione
trasversale)

Abductor pollicis
Atten ti alla chiave
Il modo in cui impugnamo ma anche di portare un piatto,
mettere un pentolino sul fuoco o
sta presa è molto meno utilizzata.
«Il pollice, insomma, non
che metta a riposo l’articolazio-
ne. Ci sono però anche le malfor-
e flexor molti oggetti di uso usare le forbici. «L’articolazione è perfetto per sua natura. Segno mazioni congenite, come la
pollicis brevis quotidiano mette sotto sforzo della base del pollice, composta che, nel corso dell’evoluzione, totale assenza del dito. Gli
Flexor il pollice. Che si ammala. dall’osso trapezio e dal primo è rimasto qualche dettaglio studi più recenti hanno rivelato Il mago del Problemi
pollicis metacarpale, è fatta in modo da strutturale da sistemare», quanto sia difficile riprodurne bisturi di tatto
brevis permettere al dito di muoversi conclude il professor Vespasiani. artificialmente le funzioni. «Nel Antonio Paolo Dario,

L
avori domestici, figli da
accudire, impiego fuori
casa. Le donne usano
troppo il pollice e lui si
ribella, ammalandosi. Oltre l’80
Opponens per cento della popolazione fem-
pollicis minile, superati i cinquant’anni,
Opponens soffre infatti di rizoartrosi, cioè
pollicis di un’artrosi dolorosissima alla
Abductor
pollicis brevis radice del pollice. Se trascurata,
Abductor diventa invalidante. In misura
pollicis brevis minore, questa malattia colpisce
anche gli uomini: soprattutto
cuochi, camerieri, sarti, giardinie-
ri. E tutti coloro che compiono
continuamente un movimento
Due mani a confronto: a sinistra quella umana, a destra quella di un gorilla. In entrambe il pollice è naturale ma dannoso per l’artico-
opponibile alle altre dita, cioè consente di impugnare gli oggetti. Ma esiste una differenza: l’uomo ha l’osso lazione, cioè la “pinza a chiave”,
metacarpale più grande e tre muscoli in più. Questo gli consente di eseguire movimenti più raffinati e precisi. quel tipo di prensione che con-
sente di maneggiare una chiave,
Focus 88
in tutte le direzioni», spiega
il professor Antonio Vespasiani,
primario del Centro di chirurgia
della mano dell’Istituto Gaetano
Pini di Milano. «Nella presa a
chiave, tuttavia, su questa artico-
lazione si scarica una tensione
molto forte: basti pensare che nel
sollevare un libro di un chilo, la
pressione che si esercita sui nodi
articolari equivale a dodici chili.
Questo, a lungo andare, crea un
effetto sublussante, cioè fa scivo-
lare il primo metacarpale fuori
asse rispetto al trapezio». Tutto
ciò non avviene invece con un
altro tipo di presa, la cosiddetta
“pinza pulpare”, quella con cui si
tiene in mano un ago. Purtroppo
però, nella vita quotidiana, que-
Altre malattie di questo dito
dipendono invece solo dall’uso
che ne facciamo. Una delle più
diffuse è stata ribattezzata dagli
americani “Mac Hand” (dalla
marca dei computer Apple):
è una tenosinovite, cioè
un’infiammazione dei tendini
del polso e delle loro guaine, che
colpisce soprattutto coloro che
impugnano ogni giorno per
molte ore consecutive il “mouse”
del computer (ma lo stesso
avviene alle mamme che tengono
in braccio i loro figli). Si tratta di
patologie fastidiose ma curabili:
con piccoli interventi chirurgici,
oppure, nel caso della rizoartrosi,
se diagnosticata tempestivamen-
te, con un “tutore” di gomma
campo della robotica, per
esempio, le mani fin qui realizzate
non sono neppure lontanamente
paragonabili a quelle umane»,
spiega Paolo Dario, bioingegnere
della scuola superiore
Sant’Anna di Pisa. «Il problema
da risolvere è il controllo
senso-motorio dell’arto: ancora
non sappiamo come avvenga,
perché noi muoviamo le mani
in modo inconscio, dopo averlo
imparato nei primi mesi di vita.
Per la mano robotica invece
servono proprio queste regole,
tradotte in un software».
Diverso è il caso delle protesi:
chi ha perso una mano, conosce
le regole necessarie per farla
funzionare. Gli manca però
Vespasiani, bioingegnere.
chirurgo: “Un “La mano
dito che può artificiale è priva
ancora evolversi”. di sensibilità”.
il collegamento tra il suo sistema
nervoso e l’arto artificiale. «E’
a questo che stiamo lavorando,
cioè a un collettore neurale»,
dice Dario. «Per il momento
tutto quello che si può fare è
sfruttare i segnali che arrivano
dal cervello alla massa muscolare
dell’avambraccio dell’amputato.
Questi segnali, rilevati da elettro-
di, vengono elaborati e poi inviati
alla protesi». Ma sono troppo
pochi, e quindi consentono
di muovere tutt’al più una
rudimentale pinza.
Focus 89

Lavorare,
scrivere,
sparare.
Il pollice
serve quasi
a tutto. Solo sui
tasti del pianoforte
diventa un ostacolo.
E se non ci fosse?
Q
uanto vale un dito polli-
ce? Secondo la legge ita-
liana, quello della mano
destra rappresenta il 30
per cento della capacità lavorativa
di una persona. Questo infatti è il
parametro stabilito dall’Inail, l’isti-
tuto nazionale per l’assicurazione
contro gli infortuni sul lavoro. Sti-
ma che scende al 25 per cento per il
pollice della mano sinistra, al 20
per l’indice e il medio, al 12 per il
mignolo. Il meno utile di tutti è l’a-
nulare: vale solo l’8 per cento.
Il primato del pollice era però
già noto agli antichi egizi che, co-
me è dimostrato da alcuni basso-
rilievi che risalgono a quattromila
anni fa, avevano l’usanza di ta-
gliare proprio quel dito ai prigio-
nieri di guerra, affinché non po-
tessero mai più impugnare un’ar-
ma. In compenso gli stessi, dive-
nuti schiavi, avrebbero sempre
potuto spingere l’aratro. La stessa
pratica venne ripresa da Giulio
Cesare, che durante le guerre gal-
liche fece tagliare il pollice a gran
parte dei prigionieri. Ma i romani
andavano oltre: amputavano il
pollice anche ai soldati che scap-
pavano di fronte al nemico. Così è
nato il termine poltron, che in lati-
no significa buono a nulla (da pol-
lex truncatus, pollice troncato).
● Il dito guerrafondaio
Ancora oggi, senza questo dito,
risulta molto difficile usare un’ar-
ma. Addirittura impossibile se si
tratta di una pistola, che deve es-
sere impugnata, e cioè appoggiata
sulla “V” formata da pollice e in-
dice (lo stesso discorso sull’impu-
gnatura vale per coltelli e arco).
Nella pistola il pollice ha anche il
compito di sganciare il caricatore e
di azionare la sicura, comandi che
infatti sono sempre posti sul lato
sinistro. E’, insomma, indispensa-
bile. Volendo sparare a tutti i costi,
si può riuscire tutt’al più con una
carabina, dove il pollice svolge so-
lo una funzione di sostegno.
● Chi spinge la penna?
Questo dito è un tale protago-
nista della nostra vita, che gli viene
affidato perfino qualche segreto
della nostra personalità. Lo svela
la scrittura. «La penna viene im-
pugnata tra pollice e indice, perché
è la prensione più funzionale alla
struttura muscolare della mano.
Un’impugnatura anomala, per
esempio con il pollice nascosto
dalle altre dita, è di per sé espres-
sione di alterazione», spiega lo psi-
coterapeuta Alberto Magni, della
scuola di grafologia Crotti di Mi-
lano. Di rado si tratta di un distur-
bo fisiologico: per lo più invece è la
spia di una particolare condizione
psicologica. «Nella scrittura il pol-
lice è il dito che spinge verso de-
stra. Quindi per noi rappresenta
l’estroversione, la fiducia nel fu-
turo, la capacità di socializzazio-
ne. Più il pollice è ben utilizzato,
più la grafia è scorrevole e rivela
queste caratteristiche della perso-
nalità», conclude Magni.
● Problemi musicali
C’è forse un solo settore in cui il
pollice non primeggia: quello del-
la musica per pianoforte. «Per suo-
nare bene bisogna saper rendere il
tocco di tutte le dita uguale per in-
tensità. E invece il pollice, per la
Presa d’acciaio
Una stretta di mano tra
uomo e robot. L’arto artificiale
è ancora molto rozzo: non si sa
come controllarne i movimenti.
sua struttura, produce suoni più
duri. Questo perché, mentre il mo-
vimento dall’alto in basso sulla ta-
stiera è naturale per tutte le altre
dita, per il pollice si rivela una co-
strizione. Il suo moto naturale sa-
rebbe da sinistra a destra e vice-
versa», spiega il pianista Michele
Campanella. Nel Settecento, per
ovviare a questo difetto, si usava
addirittura suonare con sole quat-
tro dita.«Dall’Ottocento in poi
prevale la tecnica formulata da
Muzio Clementi e sviluppata da
Chopin e Liszt. Si usano cioè tutte
e cinque le dita, ma la bravura del
pianista consiste nel riuscire a te-
nere sotto controllo il pollice “ri-
belle”», continua Campanella.
E’ avvantaggiato in questo sen-
so chi ha i pollici lunghi quasi
quanto le altre dita, come Arthur
Rubinstein o Sergej Rachmani-
nov. A loro riuscivano infatti be-
nissimo anche le ottave, che si pos-
sono considerare i momenti di
trionfo del pollice sulla tastiera:
sono due note uguali suonate a
un’ottava di distanza. Proibite ai
pollici corti e poco mansueti.
Nati per scrivere
La giusta impugnatura della penna è
tra pollice e indice: in questo modo
si sfrutta bene la struttura muscolare.
La mano competitiva
La presa di una palla è un movimento
naturale. Nella pallavolo il pollice
è invece sottoposto a traumi continui.
Caldo o freddo?
La presa di un bicchiere. Sui
polpastrelli si trovano le zone di
maggiore sensibilità della mano.
Ansia
prenatale?
Accanto, un
feto ai primi
mesi di vita
succhia già
il pollice.
A destra,
le impronte
digitali di un
ricercato:
restano uguali
tutta la vita.
Mondo pollice
Fin dall’antichità è stato in primo piano. Per
combattere, per misurare, per riconoscere i criminali.
N ella storia dell’uomo, e
nella sua vita quotidiana,
la presenza del dito pollice
è costante, e rilevante in una
serie di attività e di comporta-
menti. Vediamo i principali.
● Le impronte digitali
I nostri polpastrelli sono carat-
terizzati da solchi e rilievi, detti
“creste cutanee papillari”,
che combinati tra loro forma-
no disegni diversi per ciascun
individuo. «Tali figure, che
appaiono nel terzo mese di vi-
ta intrauterina, si mantengono
inalterati per tutto il resto del-
la nostra vita. Su questo prin-
cipio si basa la dattiloscopia,
cioè lo studio delle impronte
nelle indagini criminologiche»,
spiega Antonio d’Arienzo,
perito del Tribunale di Roma.
«L’impronta del pollice ha però
caratteristiche particolari:
in genere, per la posizione di
questo dito opposta a quella
delle altre, non viene mai rile-
vata per intero ma solo nella
sua porzione laterale. Tuttavia
quando c’è può dire molto.
Per esempio, se l’impronta
si trova sull’impugnatura di un
coltello, può rivelare se l’arma
è stata usata in funzione di di-
fesa o attacco. Nel primo caso
il pollice è in posizione avan-
zata rispetto alle altre dita, e
ciò indica che il colpo è stato
sferrato dal basso verso l’alto.
Nel secondo caso il pollice si
trova verso l’estremità poste-
riore del manico, il che signifi-
ca che il colpo è stato sferrato
dall’alto verso il basso».
● Antichissimi gesti
Gli antichi romani usavano
il pollice per esprimere la loro
opinione sulla sorte dei gladia-
tori nell’arena. Pollice com-
presso, cioè stretto nel pugno
dalle altre dita (e non alzato,
come molti credono) significa-
va che il gladiatore poteva es-
sere risparmiato. Pollice ver-
so, invece, significava morte.
Il pollice alzato, di origine nor-
damericana, indica che tutto
va bene, ma lo stesso gesto
diventa un insulto fallico pres-
so alcuni popoli mediterranei
(come i greci o i sardi). Anche
pollice e indice chiusi a forma-
re un anello possono avere
simbologie opposte: per lo più
indicano l’ok, il tutto-va-bene.
Ma presso i francesi l’anello
significa zero, e nell’Europa
sud-orientale viene inteso vol-
garmente come orifizio, e ser-
ve a scongiurare il malocchio.
● Troppo grosso?
Il criminologo Cesare Lombroso
sosteneva che possedere un
grande pollice fosse sinonimo
di predisposizione alla delin-
quenza. Ma il pollice grande
viene anche associato a
grandi attitudini cerebrali:
pare che Galileo, Cartesio,
Voltaire, ne fossero appunto
dotati. Secondo la chiroman-
zia, cioè l’insieme di regole
per la lettura della mano,
bisogna guardarsi da chi pos-
siede un pollice molto rigido
(come quello di Mussolini):
è indice di iracondia.
● Il dito in bocca
Nei primi sei mesi di vita i
bambini succhiano il
pollice per riprodurre
il piacere che provano
succhiando il latte
dal seno materno.
Dopo i sei mesi inve-
ce, lo stesso gesto pa-
re indichi il bisogno di ri-
cordare le prime settimane
di vita, come compensazio-
ne nei momenti di stanchezza
o frustrazione. L’istituto di
ricerche biologiche di Yamato,
in Giappone, ha formulato di
recente un’altra interpretazio-
ne: i bambini che succhiano
il pollice, sia di giorno che di
notte, lo fanno per compensare
una scarsa ossigenazione arte-
riosa. Esistono, tra l’altro, foto
intrauterine in cui si vede il feto
che già si succhia il pollice.
● Unità di misura
Risale all’antichità il sistema
di misurazione basato sulle
dita: gli egizi presero come
campione il dito medio,
che equivaleva a un dicianno-
vesimo dell’altezza di un
corpo umano ideale. I romani
invece si riferivano al pollice,
che corrispondeva a un
dodicesimo di piede. Ancor
oggi in Gran Bretagna e
Stati Uniti si usa il pollice
(inch), unità di misura
ereditata dall’antichità e
codificata nel 1878: equivale
a 2,54 centimetri.
Gesti
comuni
Tre segni
universali:
il pollice
alzato e
le dita ad
anello per
dire ok.
Pollice rivolto
alla bocca
per indicare
invece sete.
Focus 91
Salute FSSSS
TUM-TUM-TUM

S
crosci, gorgoglii, schioc-
chi, fischi e scricchiolii. Il
corpo umano, funzionan-
Il corpo parla anche
do fa rumore: il cuore ri-
pete ritmicamente i suoi tonfi, l’in- senza il nostro
testino e lo stomaco borbottano,
l’aria sibila nei bronchi e a ogni
movimento brusco le ossa fanno
assenso. E a volte
croc. Perché accade tutto ciò? Non
c’è un’unica spiegazione: ogni ru-
il fracasso si sente
more ha una storia a sé, diversa
origine e significato. dall’esterno: L’aria è nei polmoni
Qui sopra, gli alveoli polmonari. Le macchie
● I rumori del cuore
Il più studiato tra i suoni corpo-
che cosa vuol dire? più scure sono i vasi capillari. Le sferette
bianche sono invece globuli bianchi e rossi.
Il sangue nel cuore
Una porzione di valvola atrioventricolare:
rei è senz’altro il battito del cuore. regola il flusso del sangue e funziona come
Il rumore ritmico che tutti cono- una paratia stagna tra l’atrio e il ventricolo.

Le voci
scono dà la sensazione del pulsare
del muscolo cardiaco. In effetti,
quello che si sente non è la pulsa-
zione vera e propria: «La contra-
zione del miocardio di per sé è in-
fatti piuttosto silenziosa, come tut-
te le altre contrazioni muscolari. Il GLU-GLU-GLU
caratteristico tum-tum del cuore è
provocato, invece, dalla chiusura
di due valvole: quella mitrale, al-
l’inizio della sistole ventricolare, e

di dentro
quella aortica, all’inizio della dia-
stole. Anche le altre valvole car-
diache emettono suoni avvertibili,
ma più deboli», spiega Angelo Riz-
zi, cardiologo. I lembi della valvola
mitrale, che separa l’atrio sinistro
dal ventricolo sottostante, aderen-
do tra loro con l’aiuto dei muscoli
papillari circostanti, provocano in-
fatti il primo tono cardiaco. E’ un
suono breve, che dura appena 150 gorgoglio dei mulinelli che si crea- dilatano per ricevere l’aria inspira-
millisecondi, e basso, visto che non no se ci sono improvvise dilatazio- ta. In caso di polmonite, invece, il Lo stomaco è al lavoro
supera i 150 hertz di frequenza (in ni nell’aorta. Ma se il sangue scor- rumore degli alveoli, che sono bloc- Un gruppo di ghiandole secretrici dello
una conversazione normale la voce re normalmente non si ascolta al- cati, quasi non si sente e si avverte stomaco. Contengono cellule specializzate,
assume frequenze maggiori di due- cun rumore particolare». solo quello dell’aria che passa nei che producono acidi ed enzimi digestivi.
mila hertz). Il secondo tono indica I soffi cardiaci possono avere in- bronchi (e che di solito è coperto
che tutto il sangue è stato pompato tensità piuttosto elevate: un soffio dal suono degli alveoli). Il rumore
fuori dal ventricolo e che la valvo- da rigurgito raggiunge i 200 hertz dà quindi l’idea di quanto siano
la aortica si è chiusa, producendo di frequenza. Per misurarli è stata ostruite le cavità polmonari.
un suono ancora più breve e grave creata perfino una scala, che va da Anche senza strumenti, comun-
del primo (dura 100 millisecondi uno a sei (un “soffio sei” si sente que molte persone riescono a sen- CROC
▼

circa e ha sempre una frequenza anche allontanando il fonendo-

inferiore ai 120 hertz). Il rumore
del cuore è importantissimo, dal
punto di vista medico: un semplice
stetoscopio (o fonendoscopio) per-
mette a un orecchio esperto di in-
dividuare quasi tutti i difetti di fun-
zionamento del miocardio. «I più
importanti sono i cosiddetti soffi:
sono suoni caratteristici, e indicano
che il sangue sta incontrando un
ostacolo, oppure sta tornando in-
dietro, per esempio dal ventricolo
all’atrio.
Cosa si sente? Un rumore simi-
le a quello dell’acqua in un torren-
te pieno di grossi massi: è il san-
gue che scorre velocemente, for-
zando una valvola che non si apre
a sufficienza. Oppure si sente il
Focus 92
scopio dall’orecchio).
● Con e senza strumenti BLOB
Ma i suoni che si possono avver-
tire con un fonendoscopio, duran-
te una normale visita medica, sono
molti di più. C’è anzitutto il rumo-
re dell’aria che passa dalla trachea
ai polmoni: la membrana dello
strumento che trasmette le onde
sonore porta all’orecchio un vero
concerto. Il rumore più forte è da-
to dall’aprirsi e chiudersi dei 300
milioni di alveoli polmonari, le pic- Le ossa in movimento
colissime cavità dove i globuli ros- La capsula che avvolge un’articolazione e,
si ricevono ossigeno dall’aria. E’ in blu, la membrana sinoviale: contiene
per questo che il medico chiede un un lubrificante che facilita il movimento.
respiro profondo: deve sentire lo
scollamento di tutti gli alveoli che si Il cibo passa nell’intestino
Sopra, i villi intestinali. Assorbono le sostanze
nutritive dal cibo, che viene premuto Focus 93
contro di essi dalla muscolatura intestinale.
 Il rumo re P
enetrano attraverso organi e
Il fonendoscopio permette di udire rumori vasi sanguigni, vedono e cu-
rano. I suoni possono disin-
molto bassi, fino a 50 hertz di frequenza fiammare tessuti e individuare tu-
mori, l’importante è usare la giusta
lunghezza d’onda. In diagnostica
zoelettrici, cioè sono in grado di sui liquidi intra ed extra cellulari:
deformarsi se vengono sottoposti
a impulsi elettrici, e, viceversa, di
gli ultrasuoni mettono in vibrazione
le molecole, migliorando la per-
produrre elettricità se vengono
deformati. A questo scopo gli ap-
parecchi che emettono ultrasuoni
meabilità delle membrane. Ecco
perché le masse fibrose che si for-
mano nelle articolazioni a causa

l’intestino tenue, dove la musco-
I discorsi latura schiaccia contro i villi inte-
dell’addome stinali il liquido pastoso cui è già
A sinistra, Maria stato aggiunto il succo pancreatico
Teresa Bardella,
(circa un litro al giorno) e la bile
gastroenterologa.
“L’intestino e per emulsionare i grassi. E’ que-
sta la fase più rumorosa della di-
lo stomaco sono
i nostri organi gestione: lo stomaco borbotta per-
più rumorosi”. ché è pieno soprattutto d’aria,
mentre l’intestino deve spingere
Il fruscio in avanti il cibo, e si contrae velo-
di un feto cemente schiacciando le bolle di
Qui accanto,
gas che contiene.
«I suoni, comunque, si formano
Sabato Vassalli,
ginecologo. “Il più facilmente nelle zone larghe,
bimbo nuota nel il colon e lo stomaco. Tanta più
liquido amniotico aria, tanto più rumore. Il contenu-
e urta le pareti to gassoso del tubo digerente viene
dell’utero con soprattutto dall’esterno, ingerito
gambe e braccia”. mentre mangiamo o beviamo. So-
lo una piccola parte si forma a cau-
sa della digestione». I rumori ga-
tire il rumore del proprio battito strici, che superano frequenze di
▼
più preoccupante, l’artrosi. In que-
sto caso a provocare il rumore so-
no piccolissimi beccucci calcarei
che si sono formati sulla superfi-
cie dell’osso e che si scontrano e
sfregano durante i movimenti»,
chiarisce Alberto Marchetti, orto-
pedico degli Istituti clinici di per-
fezionamento di Milano. La carti-
lagine, invece, come i muscoli e il
sistema nervoso, non fa mai ru-
more: è un tessuto elastico, che si
deforma facilmente.
Tra le varie articolazioni, è par-
ticolarmente rumorosa quella tem-
poro-mandibolare. Il suono secco
della mandibola che rientra nella
sua sede è semplice da spiegare: è
dovuto a un lieve spostamento del-
l’osso rispetto al proprio asse. E’
infatti facile che la mandibola si
sposti leggermente rispetto all’os-
so temporale perché l’articolazio-
che gu arisce
e terapia, infatti, vengono impie-
gati ultrasuoni da uno a dieci mi-
lioni di hertz, lunghezze d’onda net-
tamente superiori a quelle udibili
dall’orecchio umano (al massimo
20 mila hertz). Sono gli ultra-
suoni a permettere esami, or-
Gli ultrasuoni si mai di routine, come l’eco-
grafia, utile a cercare cal-
impiegano per coli, cisti e carcinomi in
fegato, reni, pancreas
diagnosticare alcune e in molti al-
tri organi. In
malattie e per ginecologia,
l’ecografia
terapie rapide ha consentito di mettere
a punto i parametri di
e indolori. crescita fetale.
Come funzionano?
Gli ultrasuoni vengono emes-
si da cristalli che han-
no una proprietà par-
ticolare: sono pie-
usano soprattutto titanato di bario
o di piombozirconio: i cristalli vi-
brano alla stessa velocità con la
quale viene invertita la polarità
della corrente che viene loro ap-
plicata e, come tutti i corpi in vi-
brazione, generano suoni.
Il fascio di onde ultrasonore viene
diretto sulla pelle di chi si sotto-
pone a un’ecografia. Ogni volta
che gli ultrasuoni incontrano una
superficie di densità diversa (per
esempio un organo, o un tessuto
particolare), vengono in parte ri-
flessi. Le onde di ritorno sollecita-
no il cristallo che, funzionando an-
che da ricevente, genera nuovi im-
pulsi elettrici, trasformati dall’ap-
parecchio in segnali visualizzati su
uno schermo. Gli impulsi si susse-
guono a pochi millisecondi di di-
stanza l’uno dall’altro, permetten-
do la formazione, sul video, dell’e-
satto contorno dell’organo inda-
gato. Luci e ombre sono date dal
diverso assorbimento delle onde
sonore: un tendine infiammato,
di un’infiammazione si sciolgono
facilmente», spiegano i fisiatri de-
gli Istituti clinici di perfeziona-
mento. Oltre alla cura dell’artrosi e
delle tendiniti, gli ultrasuoni sono
molto utili in dermatologia, per
guarire alcune lesioni cutanee.
Inoltre, vengono impiegati per eli-
minare i calcoli renali e della co-
lecisti: li fanno esplodere.
Le sostanze solide, infatti, assor-
bono l’energia ultrasonora molto
più dei liquidi. Dunque, quando vie-
ne diretto un fascio di onde ad al-
ta frequenza sulla zona dove si tro-
va il calcolo, i tessuti circostanti
meno densi non subiscono danni,
mentre il “sassolino” si disgrega (l’
apparecchio che consente questo
risultato si chiama litotritore).
I suoni, infine, permettono un altro
importante esame, il cosiddetto
Doppler, usato per controllare il
flusso sanguigno. Gli apparecchi
per questo tipo di diagnosi sono
dotati di due cristalli: uno tra-
smette ultrasuoni, l’altro li riceve. Il

cardiaco normale o dell’aria che
passa attraverso le vie respirato-
rie. «Non tutti però hanno questa
sensibilità. Alcuni non avvertono
nemmeno le aritmie, cioè i battiti
irregolari del cuore. Chi invece
sente le pulsazioni riceve il suono
attraverso le arterie che salgono
alla testa e passano vicino all’or-
gano di Corti, nell’orecchio inter-
no. E’ la stessa cosa che accade per
la voce, che udiamo anche attra-
verso le ossa del cranio e quindi ci
sembra diversa da quella registra-
ta», dice Angelo Rizzi.
● Ranocchi nella pancia
L’apparato più rumoroso, dopo
quello cardiocircolatorio, è quello
digerente. Borbottii e sciacquii so-
no provocati dal contenuto di sto-
maco e intestino: una massa semi-
liquida, che comprende il cibo ri-
dotto in poltiglia, succhi gastrici e
aria. «E’ proprio l’unione di liqui-
do e aria a creare il tipico rumore
di una pancia che brontola».
Il motore di tutto è la peristalsi,
cioè la contrazione ritmica dei mu-
scoli che circondano il tubo dige-
rente e che servono a far procede-
re il cibo. E’ come se prendessimo
una camera d’aria piena d’acqua
e bolle di gas e la comprimessimo
con le mani: sentiremmo esatta-
mente gli stessi rumori che fa il no-
stro intestino», afferma Maria Te-
resa Bardella, gastroenterologa e
ricercatrice presso l’università di
Milano. Quattro ore dopo il pasto,
infatti, lo stomaco è completa-
mente vuoto: il cibo è entrato nel-
un migliaio di hertz, non sono con-
siderati un sintomo di malattia: so-
no solo una conseguenza della nor-
male attività intestinale. In alcuni
casi però possono essere più in-
tensi: la motilità intestinale può au-
mentare a causa di uno stress, per
esempio durante un esame uni-
versitario. Può succedere anche al-
le donne in alcune fasi del ciclo
mestruale, a causa delle variazioni
nel dosaggio ormonale. In queste
occasioni anche il borbottio au-
menta.
● Cigolii da giunture
Duecentosei ossa e sessantotto
articolazioni: è normale che fac-
ciano un po’ di rumore. Le giuntu-
re, però, sono fatte in modo da
scricchiolare il meno possibile. Per
favorire i loro movimenti, infatti,
sono circondate da un
lubrificante, il liquido
sinoviale. E, parados-
salmente, è proprio
quest’ultimo a con-
sentire indirettamente
uno dei suoni artico-
lari: il classico schioc-
co (detto “scroscio”)
che si sente piegando
le nocche delle dita.
«Nel liquido sinovia-
le si formano infatti
minuscole bollicine
d’aria che, flettendo
le dita, si schiacciano
e si disgregano pro-
ducendo il caratteristico croc. Il
suono di un ginocchio che si piega,
invece, ha spesso una causa molto
ne, che contiene anche un meni-
sco, è molto piccola, appena 4 o 5
millimetri di diametro. Il fenome-
no dell’osso che riprende la sua
posizione naturale spiega anche
molti altri scricchiolii delle giun-
ture. I rumori articolari, come
quelli gastrici, di solito non vengo-
no studiati dai medici (eccetto il
clic della mandibola, valutato con
un apposito esame, la vibrosono-
grafia). I suoni delle ossa, però,
hanno un significato preciso:
«Quando le giunture fanno rumo-
re vuol dire che l’artrosi ha già pro-
dotto la maggior parte dei danni.
Fortunatamente il corpo ci avvisa
prima, tramite il dolore, che i mo-
vimenti stanno diventando diffi-
coltosi». Insomma, quando l’osso
grida è già troppo tardi. ■ dal feto vengono
Raffaella Procenzano
Sopra, un feto quasi definitivamente
formato. Ha spesso il singhiozzo, e
i sussulti vengono avvertiti dalla madre.
Già prima di nascere facciamo baccano, facendo ginnastica ogni mattina
C i sono “rumori di den-
tro” che possono senti-
re solo le mamme: gli sciac-
quii del feto durante gli ul-
timi mesi di gravidanza. «I
movimenti del bambino
sono avvertibili a partire
dalla ventesima settima-
na di gestazione, ma il ru-
more vero e proprio è lie-
vissimo, come un fruscio.
Viene provocato dal liqui-
Se ci sei,
batti un colpo
A destra,
l’ecografia
dell’addome di
una donna in
attesa. Le onde
sonore riflesse
visualizzate
sullo schermo.
do amniotico che si muo-
ve a causa degli sposta-
menti del feto. Le mam-
Perché il bambino cambia
spesso posizione? Non si
sa: probabilmente ha bi-
me sentono questi movi- sogno di esercitare, an-
menti soprattutto attra- che se in uno spazio ri-
verso le deformazioni delle dotto, i muscoli e le strut-
pareti elastiche dell’ute- ture nervose che li guida-
ro, dato che il suono ha no. Dopo il settimo mese
un tono molto basso», di- di gravidanza, infatti, il
ce Sabato Vassalli, gine- cuore fetale accelera i
cologo dell’ospedale San battiti prima di ogni movi-
Giuseppe di Milano. mento: alcuni studiosi i-
per esempio, appare più scuro di fascio sonoro viene diretto verso
uno sano, perché è circondato da un’arteria e riflesso dai globuli ros-
molto liquido, che riflette meno gli si. Ma, poiché il sangue è in movi-
ultrasuoni. mento, l’onda sonora torna all’ap-
Il funzionamento degli apparecchi parecchio con frequenza legger-
per la terapia dell’artrosi al ginoc- mente diversa. La differenza tra le
chio o alla spalla è del tutto simi- frequenze è di qualche migliaio di
le. «L’azione curativa è provocata hertz, udibile dall’orecchio umano:
dall’effetto di risonanza delle onde l’apparecchio, così, permette di
sentire distintamente lo scorri-
mento del sangue e l’eventuale tur-
bolenza dovuta, per esempio, a un
restringimento del vaso. ■
potizzano che ciò sia se-
gno di una precisa volontà
di muoversi. «Il battito car-
celera o aumenta oltre le
150 pulsazioni al minuto,
è segno di sofferenza del
diaco, invece, non è av- bambino. Il battito cardia-
vertibile dalla madre. Può co è l’unico rumore fetale
ascoltarlo solo il medico. che si può ascoltare con
E’ un suono diverso da lo stetoscopio: altri movi-
quello dell’adulto: è più menti, come quelli respi-
veloce e non ha due tem- ratori (il bambino inspira
pi ben distinti. Viene con- ed espira regolarmente il L’onda che annienta
trollato fino al momento liquido tracheale) sono del Sopra, un litotritore: bombarda
del parto perché, se de- tutto silenziosi». i calcoli con ultrasuoni e
li fa esplodere, distruggendoli.

Focus 94
Avventura
Inseguono i cicloni per studiarli. Ma anche per il gusto di tuffar si nel più terribile fenomeno atmosferico

CACCIATORI DI TORNADO
La scala
giapponese
Tre affascinanti
immagini di un
tornado, riprese
in Oklahoma
dall’équipe del
professor Howard
Bluestein. La
forza dei tornado
viene indicata
secondo una scala
inventata da
Theodore Fujita,
della università
di Chicago. Si va
da F0 a F5, a
seconda della
velocità del vento.
F5 indica un
tornado il cui
vento soffia da
420 a 512 km
all’ora, e provoca
(secondo la
classificazione)
“danni incredibili”:
di fatto rade
al suolo gli edifici
e “porta via”
anche le macerie.

P
Agguato er spostarsi usano furgoni
al ciclone o pick up che, visti dall’e-
sterno, sembrano non
Due furgoni aver nulla di particolare.
dell’università Dentro, però, l’attrezzatura è com-
di Norman,
in Oklahoma, plessa: computer, antenne radar
impiegati per smontabili, una radio ricetrasmit-
“inseguire” tente, palloni sonda, un televisore
i tornado. e uno strano barile metallico, che si
Sopra, l’analisi chiama Toto, e pesa 180 chili. To-
del vortice in to significa “totable tornado ob-
avvicinamento, servatory”, ma è anche il nome del
con un radar cagnolino che, nel romanzo Il ma-
Doppler. go di Oz, si batte contro un torna-

▼
Una rete di
radar segue
i cicloni lungo
tutta la “Via
dei tornado”
do. E infatti Toto è un complesso
▼

di strumenti che viene posto sulla

traiettoria del ciclone, per com-
piere rilevazioni. Da chi? Dai cac-
ciatori di tornado, ovviamente.
Professori, studenti di meteorolo-
gia, spesso semplici appassionati:
negli Stati Uniti c’è addirittura una
rivista, per loro: si chiama Storm-
track e ha 600 abbonati.

● La strada dei cicloni

I cacciatori di tornado vengono
soprattutto dall’Iowa, dal Nebra-
ska, dal Kansas, dal Texas e dal-
l’Oklahoma, Stati che formano la
Tornado Alley, un corridoio lungo
quasi mille chilometri: qui i torna-
do sono più frequenti e se ne con-
tano almeno 300 all’anno, più che
in ogni altra parte del pianeta. E’
proprio a Norman, nell’Oklaho- Minuto per
ma, che ha sede il National severe minuto
storm laboratory (“laboratorio na- Sopra, la città
zionale per le perturbazioni inten- di Edmonton,
se”), cui la maggior parte dei cac- in Oklahoma,
ciatori fa capo. «Ci sono perfino colpita da un
persone che prendono le loro ferie tornado il 18
durante l’alta stagione dei tornado, marzo 1986. Nella
foto grande,
da marzo a fine maggio, e spen- lo stesso ciclone
dono migliaia di dollari in video- seguito da un
camere e benzina», spiega Ho- radar del servizio
ward Bluestein, 44 anni, docente meteorologico
all’università di Norman. «Gene- nazionale Usa.
ralmente la forza distruttrice di Il fronte della
questi vortici mette in fuga la gen- perturbazione è
te. Qui la maggior parte delle case indicato in rosso.
ha robuste cantine anticiclone. In- Il cerchio indica
il vortice mentre
vece i cacciatori di tornado sem- colpisce la città.
brano irretiti dalla loro magia.
Sfrecciano in auto come pazzi at-
traverso temporali e rovesci di
grandine, lungo strade dissemina-
te di rovine, soltanto per provare
il brivido di avvicinarsi il più pos-
sibile alla spirale della morte, dove Quanto durerà?
il vento rotante soffia fino a 500 5 secondi o 3 ore
chilometri all’ora». Il professor Howard
Bluestein segue la
● Un’incudine in cielo formazione di un
Che cos’è un tornado? Perché tornado: sullo sfondo la
si forma così di frequente nella classica “supercella”
parte centrale degli Usa? Fonda- dalla forma a incudine.
In primo piano i radar
mentalmente si tratta di una mas- Doppler (un’antenna
sa “vaporosa” a forma di imbuto, trasmette e l’altra
con venti che ruotano ad alta ve- riceve) che analizzano
locità intorno a un asse verticale, e la struttura interna
che parte da una nube tempora- della perturbazione.
▼

Focus 98
Gli strumenti più raffinati
per studiare il ciclone?
Un pallone e un barilotto
lesca. Perché si formi questo terri-
▼
bile vortice occorrono due condi-
zioni: la convergenza di masse d’a-
ria con differenti temperature e
umidità, e un impulso rotatorio.
Quest’ultimo deriva da forti venti
laterali che entrano nelle forma-
zioni nuvolose: si creano così forze
trasversali che fanno muovere a
Nascita del tornado
Una simulazione al computer. In
blu e verde l’aria fredda. In rosso
e giallo l’aria più calda. In basso
il suolo, in alto la quota di 2 km.
Temporali chilometrici
La rappresentazione in tre
dimensioni di una “supercella”,
dal terreno a 11 km di quota. In
verde aria fredda, in giallo calda.
Analizzare e prevedere
L’evoluzione di una “supercella”.
Le elaborazioni sono del Centro
analisi e previsione delle
perturbazioni, in Oklahoma.
Focus 100
spirale le colonne di aria calda in
ascesa (vedere il disegno a destra).
Il moto rotatorio inizia di solito
lentamente, poi la spirale si stringe
e prende velocità: proprio come
fa un pattinatore quando gira su
se stesso: più avvicina le braccia al
corpo, più aumenta velocità.
Tutto ciò avviene, all’inizio,
dentro a una nube scura e gigan-
tesca, con la forma di un’immensa
incudine. E’ lì, infatti, che si trova
la cosiddetta “supercella”, il nu-
cleo d’origine del ciclone. Una vol-
ta avviata la rotazione, poi, una
specie di ricciolo vorticoso si al-
lunga verso il basso, ingrossando-
si fino a toccare terra: qui cambia
colore, giacché funziona come un
immenso aspirapolvere e trascina
in alto sabbia, terriccio e oggetti
d’ogni genere.
L’imbuto si sposta sul terreno a
una cinquantina di chilometri al-
l’ora, accompagnato da piccoli
vortici laterali, ruggendo, rimbal-
zando, a tratti sollevandosi e a trat-
ti ricadendo: ne restano al suolo i
segni semicircolari che gli antichi
consideravano le impronte dei co-
lossali cavalli degli dei. La deva-
stazione provocata dipende dalla
tremenda velocità del vento, e dal
colossale risucchio provocato. Ma
a volte ci sono anche effetti curio-
si: nel 1955, nell’Illinois, un turbine
sollevò un’auto con quattro per-
sone a bordo, la trasportò per una
cinquantina di metri, e la depositò
sulla strada con gli occupanti illesi.
Nel 1974, nell’Indiana, una intera
casa fu ridotta in macerie, ma la
credenza della cucina fu sollevata
verso il cielo, e poi rimessa a posto
senza che neppure un piatto si
rompesse.
● Star da televisione
Oggi Howard Bluestein è il più
famoso studioso di tornado d’A-
merica. Come avvengono le sue
cacce? «Partiamo sempre dai bol-
lettini meteorologici. Le condizio-
ni ideali sono: nubi basse sospinte
da forti venti freddi, contempora-
neo aumento della temperatura al
suolo, temporali. Allora ci si mette
in marcia». A guidare i cacciatori
sono le informazioni dei centri me-
teorologici che coprono il 90 per
cento del territorio nazionale, e da
pochi anni impiegano radar parti-
colari (i Nexrad a effetto doppler),
Nasce così la furia del cielo
Itanoldinamiche
disegno illustra le
che por-
allo scatenarsi
fronti di correnti carat-
terizzati da una forte
differenza di tempe-
a determinare il sen-
so di rotazione. All’in-
terno della spirale si
di un tornado. E’ la ratura e di umidità. verifica una enorme
situazione tipica delle L’aria fredda pesante bassa pressione (che
regioni centro-occi- (frecce bianche) e può scendere a 875
dentali degli Usa, dove l’aria calda leggera millibar). Lo stesso
l’aria calda e umida (arancioni) conflui- principio di formazio-
proveniente dal golfo scono in un moto ne vale per le trombe
del Messico si scon- convettivo che par- marine. Queste sono
tra con strati sovra- tendo dal suolo crea però meno potenti (al
stanti di aria fredda, una serie di vortici massimo il vento soffi
che hanno origine con un andamento a 8O all’ora), perché
nelle Montagne Roc- a spirale, verso l’alto. sul mare si verificano
ciose. Fondamentale Le controcorrenti differenze di tempe-
è l’impatto fra due (verdi) contribuiscono ratura meno nette.
capaci di misurare intensità e di- stallato sul minibus. Spesso altri ri-
mensione di un uragano, oltre che cercatori ricorrono anche al Toto:
la velocità del vento e la sua dire- il barilotto di alluminio e acciaio
zione. Poi ci sono i bollettini delle viene scaricato e messo in posizio-
radio e delle tivù. «Le emittenti si ne, lungo il presunto tragitto del
fanno una concorrenza spietata: vortice. Bastano venti secondi per
ciascuna manda dietro al tornado attivare i suoi barografi (i registra-
le sue troupe, con tanto di radar e tori di pressione), le sonde che mi-
video, per trasmettere le immagini surano le scariche elettriche, i ter-
prima degli altri. E’ per questo che mometri e gli anemometri (molti
nei nostri furgoni c’è sempre un strumenti entrano in funzione au-
apparecchio tivù». tomaticamente).
Scopo dei cacciatori (almeno Poi i tecnici se la danno a gambe.
quelli scientifici) è quello di anda- «Ma a volte il tornado distrugge il
re il più vicino possibile al tornado, pallone sonda prima che abbia
studiarne il comportamento con il tempo di trasmettere, e nello stes-
radar, localizzare la supercella nel so tempo ignora il Toto, cambian-
classico nuvolone a forma di incu- do direzione e lasciandolo sul ter-
dine e liberare un pallone sonda reno come un oggetto inutile. E
dotato di una serie di sensori: il pal- noi dobbiamo aspettare un altro
lone rileva temperatura, umidità e ciclone. Il mestiere di cacciatore di
pressione atmosferica, trasmette i tornado è fatto anche di infinite
dati a un satellite e questo, a sua frustrazioni». ■
volta, li rimanda al computer in- Elizabeth Albani
Salute

Bisturi e ciccia L
La chirurgia ha trovato a chiamano “sindrome del-
lo yo-yo”. Si perde e si re-
cupera peso, più volte, ma
il rimedio contro la l’aumento è sempre mag-
giore del calo. Il fenomeno comin-
grande obesità. Basta cia spesso dopo la pubertà e porta
a un incremento progressivo del
peso, anche se ci sono fasi di di-
rimpicciolire lo stomaco o magramento legate a eventuali
diete. Alla fine, però, la situazione
“accorciare” diventa incontrollabile, e sembra
non esserci più rimedio, anche per-
l’intestino: il cibo passa più ché quando la percentuale
di sovrappeso è elevata le
diete non servono più: infat-
in fretta e non viene assorbito ti a un primo risultato spesso
soddisfacente (nei primi me-
si si può anche perdere il 30
per cento del sovrappeso, ri-
ducendo drasticamente l’ap-
porto calorico) fa spesso se-
guito un completo fallimen-
to a lungo termine. La spie-
gazione è semplice: il rapido
dimagrimento che consegue
alle diete irrazionali com-
L’importanza porta, in realtà, la perdita di un ec-
dell’età cesso di massa magra (visceri e
Il chirurgo muscoli), quella che brucia più ca-
Nicola Scopinaro: lorie. Il recupero avviene invece a
“Gli interventi vantaggio di una massa più grassa,
contro l’obesità rispetto a quella che si è persa.
sono sconsigliati Oggi il 5-6 per cento della po-
nelle persone polazione italiana è gravemente
troppo giovani obeso, cioè ha un peso corporeo
e in quelle
anziane”. che supera almeno del 40 per cen-
to il peso ideale (in realtà si può già
parlare “tecnicamente” di obesità
quando il peso è superiore del 20
per cento a quello ideale). «Quan-
do l’obesità è grave (addirittura
esistono “superobesi” il cui peso
supera del 125 per cento quello
ideale), all’incremento ponderale è
correlato un aumento significati-
vo della mortalità. Ci troviamo
cioè di fronte a una vera e propria
malattia», dice il professor Nicola
Scopinaro, della Clinica chirurgica
dell’università di Genova. «Anche
la chirurgia, allora, può fornire una
risposta efficace».
Presenza Scopinaro è l’inventore della
eccessiva “diversione biliopancreatica”, una
tecnica chirurgica a scopo dima-
A sinistra, due grante oggi eseguita in tutto il
chirurghi nel
corso di un mondo. Ma ci sono anche altri si-
intervento allo Col sovrappeso c’è rischio di ipertensione e tumori stemi d’intervento, e la scelta viene
stomaco. Nell’ in genere fatta in base alle condi-
● Problemi respiratori:
immagine grande,
il corpo di una M olte parti dell’organismo
vengono messe in pericolo
in caso di obesità. I danni
quando il corpo sopporta
per un periodo prolungato
un sensibile eccesso di peso,
anche il minimo sforzo può
diventare un problema per chi
zioni generali del paziente. Prima
di scegliere l’intervento, che nel
donna obesa sono particolarmente evidenti cresce il pericolo di ammalarsi è obeso. In particolare aumenta caso della diversione biliopan-
“termografato” per quanto riguarda il cuore di diabete, di aumento il pericolo di ammalarsi di in- creatica e altre operazioni è irre-
di fronte, di e il metabolismo. del colesterolo nel sangue sufficienza respiratoria (compli- versibile, bisogna valutare tutte le
fianco e di ● Apparato cardiovascolare: oppure di calcolosi renale. ce anche la situazione cardia- possibilità. «Sovrappesi del 70-80
schiena: i colori l’obesità comporta un maggior ● Tumori: nelle donne obese ca), la cui fase più grave viene
indicano gli per cento rispetto al peso ideale
accumuli di grasso rischio di arteriosclerosi, esiste un maggior rischio detta sindrome di Pickwick. richiedono certamente l’interven-
passando dal ipertensione e di insufficienza di ammalarsi di cancro della ● Patologie ortopediche: to. Ma anche un sovrappeso di so-
bianco ai colori venosa. Il cuore dell’obeso mammella o della mucosa il rischio di ammalarsi di lo il 50 per cento, se accompagna-
più scuri, va infatti più facilmente uterina, mentre per i maschi artrosi del ginocchio e della to a ipertensione o diabete, può
fino al nero. incontro a scompensi. occorre controllare soprattutto colonna vertebrale è
● Alterazioni metaboliche: la prostata. sensibilmente più alto. essere affrontato dalla chirurgia.
In generale, comunque, non deb-

▼
Focus 103
E per tutta la vita si assorbono solo 1800 calorie al giorno Le cause? Squilibri Per bloccare la fame basta
ormonali e sedentarietà davvero un palloncino?
bono essere operati i giovani che no che normalmente ha ridotti formaggio). La diversione bilio- superiore dello stomaco di una “ta-
▼

hanno meno di 14 anni e le perso-

ne con più di 60 anni».
● Una scorciatoia per il cibo
L’intervento per la diversione
biliopancreatica dura circa due ore.
Prima si asporta l’ultima parte del-
lo stomaco, poi la porzione di sto-
maco rimasta viene collegata di-
rettamente all’intestino tenue. In
questo modo si evita il passaggio
del cibo nel duodeno, cioè quella
parte in cui finiscono la bile e i suc-
chi del pancreas: questi vengono
invece condotti direttamente nel-
l’ultima parte dell’intestino tenue,
dove il loro assorbimento è molto
limitato perché ridotta è la porzio-
ne di intestino in cui questo avvie-
ne. In realtà, poiché la secrezione
biliopancreatica serve ad assorbire
i grassi e i farinacei (gli alimenti a
maggior contenuto calorico), l’as-
sorbimento di questi ultimi è limi-
tato. Invece, resta libero quello di
tutto ciò che non ingrassa, ed è in-
vece indispensabile per la buona
salute, come l’acqua, le proteine, i
sali minerali, le vitamine. «In que-
sto modo si ottiene un rapido di-
magramento, perché lo stomaco
rimpicciolito si svuota più rapida-
mente, e in una porzione di intesti-
compiti di assorbimento». Risulta-
to: l’appetito si riduce e si dimagri-
sce rapidamente perché si consu-
mano le riserve dell’organismo.
Nel tempo il risultato si mantiene,
perché l’individuo operato, pur
mangiando tutto ciò che desidera,
assorbe in misura ridottissima i ci-
bi a maggior contenuto calorico.
«Dopo la diversione biliopancrea-
tica l’assunzione di calorie rimane
invariata per tutta la vita, intorno a
un valore medio di 1800 per l’uo-
mo e 1600 per la donna: la persona
mangia ciò che vuole, ma “riceve”
solo una quantità fissa di calorie».
Le uniche precauzioni da prendere
consistono in una cura farmacolo-
gica contro l’ulcera (possibile nel
primo anno, specie nei fumatori)
e in un supplemento di vi-
tamina D (il “nuovo” in-
testino non assorbe la
provitamina da cui
essa deriva),
di ferro per le
donne in età
fertile e di
calcio (an-
che se in
realtà basta
quello con-
tenuto nel
pancreatica ha consentito di supe-
rare i problemi posti da un altro
intervento, il by-pass digiunoileale
(in cui il cibo supera anche l’inte-
stino tenue perché viene immesso
direttamente nell’ultimo tratto in-
testinale) legati alle complicazioni
metaboliche (carenze nutriziona-
li) e tecniche a esso collegate.
● Un taschino nello stomaco
Altri interventi possono risultare
utili nella lotta contro l’obesità, an-
che se i risultati a distanza sembra-
no meno soddisfacenti. I più prati-
cati sono la gastroplastica e il by-
pass gastrico. La gastroplastica, o
Vbg (vertical banded gastroplasty)
è stata inventata da Edward Ma-
son dell’università dello Iowa. L’o-
perazione, che dura
meno di un’ora, pre-
vede la creazione
nella parte
sca” longitudinale capace di con-
tenere solo 15-20 millilitri, con un Iunaumano?
l corpo
E’
perfetta
obeso sebbene mangi
solo cibi liquidi). L’obesità
è a volte dovuta anche ad
D iminuire la capienza
dello stomaco per
ridurre il senso di fame.
il normale flusso degli
elementi verso l’intesti-
no. In questo caso si può
piccolo foro in basso (circa 1 centi- bilancia e il suo altri fattori. Può essere Talvolta questo risultato anche verificare una vera
metro di diametro). Così si tenta peso dipende di origine endocrina, cioè si ottiene con un e propria occlusione
di ridurre l’introito alimentare: pur- dalla quantità dovuta a disturbi ormonali. semplice palloncino, che intestinale che deve
troppo dopo cinque anni in molti di calorie Alcune malattie come l’ viene posto e gonfiato essere trattata chirurgi-
casi, al dimagramento iniziale, se- assunte e da ipotiroidismo, la sindrome all’interno delle viscere camente: per questi
gue il recupero di una parte del pe- quelle utilizzate. di Cushing (un’affezione nel corso di un esame motivi (e anche a causa
so. L’operazione tuttavia è più La differenza che interessa il surrene e endoscopico (nella foto). di una efficacia piuttosto
semplice e meno rischiosa rispet- fra apporto e provoca uno sconvolgi- In base al grado di discussa a livello scienti-
to alla diversione biliopancreatica. consumo mento dell’equilibrio ormo- obesità il palloncino, in fico) oggi l’intervento con
calorico diventa nale) o anche alcune sin- materiale sintetico, viene il palloncino è stato pra-
La gastroplastica ha quasi sosti- grasso e il peso dromi ipogonadiche (carat- gonfiato e occupa una ticamente abbandonato
tuito anche il by-pass gastrico, che aumenta. L’obe- terizzate da inadeguato porzione più o meno am- negli Stati Uniti. Viene
ha un meccanismo d’azione simile. so, quindi, è quasi sempre sviluppo dei genitali e tur- pia della cavità gastrica. ancora praticato in
Lo stomaco viene dapprima ridot- una persona che mangia be endocrine) spesso sono Una volta ottenuto il Europa e in Italia.
to di volume e poi “saltato” con troppo oppure che (ma associate a un incremento risultato voluto, nel corso
un collegamento diretto con l’in- spesso le cause sono as- ponderale sostenuto. Per di un’altra endoscopia il
testino tenue. Di recente si è riu- sociate), in seguito a una il diabete non insulino-di- palloncino viene asporta-
sciti a ridurre il volume dello sto- vita sedentaria, consuma pendente, cioè quello che to. I pericoli legati a
maco con un anello di silicone po- troppo poco. L’ereditarietà si sviluppa in età matura, questa tecnica sono due:
sembra avere un ruolo non è ancora certo se sia da un lato la presenza
sto intorno al viscere. Ha il van- importante in questo mec- la malattia a causare l’ del palloncino può stimo-
taggio di non presentare problemi canismo: se cioè i genitori obesità o essa non rappre- lare negativamente la
operatori, bastano pochi minuti sono obesi anche la prole senti piuttosto una conse- mucosa gastrica e facili-
per fissarlo, e i suoi effetti sono to- tende a essere in guenza del sovrappeso, tare la comparsa di
talmente reversibili. Anche dopo sovrappeso, ma non c’è perché l’incremento del ulcere nella zona cui si
tre anni, quando viene tolta la fa- una spiegazione sicura per peso potrebbe squilibrare, appoggia. Dall’altro lato
scia in silicone, lo stomaco ripren- il fenomeno (nella foto, col tempo, i normali ritmi il palloncino può sgon-
de la sua forma. Così questo trat- esami medici a un adole- metabolici ed endocrini fiarsi e, passando attra-
tamento potrebbe diventare una scente, figlio di obesi, dell’organismo. verso il piloro, ostruire
valida alternativa per malati che
non intendono essere sottoposti
alla diversione biliopancreatica. ■
Ercole Frigg

Calcoli
complessi
A sinistra e Esofago
sotto, una L’INTERVENTO Stomaco IL NUTRIMENTO
persona A destra, la (dimensioni ridotte Ferro L’illustrazione
Fegato dopo l’intervento)
sottoposta a diversione Calcio mostra in quali
impedenzio biliopancreatica: Magnesio tratti dell’intestino
metria: lo stomaco (duodeno, tenue e
rilevando viene collegato Milza ileo) sono assorbite
il diverso all’intestino Condotto in misura maggiore
potenziale tenue, saltando della bile le varie sostanze
elettrico delle così il duodeno. Pancreas Glucosio nutritive. Se
cellule della Questo, che Galattosio nell’intestino tenue
massa magra porta i succhi Fruttosio non arrivano i
e di quella pancreatici Condotto Tiamina succhi pancreatici
grassa si può e biliari, viene dei succhi Riboflavina e la bile, si riduce
stabilire innestato del Piridossina l’assorbimento di
l’entità di sull’intestino pancreas Acido folico alcune vitamine, dei
ciascuna tenue a circa Acido ascorbico grassi, degli
delle 50 cm dall’inizio Proteine zuccheri provenienti
due parti. del colon. Grassi dai farinacei e
Tratto Colesterolo delle vitamine.
Condotto
per la bile alimentare
e i succhi (intestino
del pancreas tenue) Sali biliari
Cobolamina

Tratto comune
Colon
Intestino retto

Focus 105
Scienza

Semplice acqua
solida? No,
è una sostanza
dai mille volti:
ne esistono
tanti tipi che
gli scienziati Indagini sotto zero
hanno dovuto Un ricercatore alla base Usa
di McMurdo, in Antartide. Il foro
nel ghiaccio è stato scavato
numerarli per studiare la fauna marina.

E’
il camaleonte delle so-

C’è ghiaccio e ghiaccio

stanze chimiche. Allo
stato liquido crea fili di
molecole in continuo
rimescolamento, e allo stato solido
presenta una decina di aspetti di-
versi: cristalli esagonali, cubici,
romboedrici, o dalle geometrie an-
cora più complesse. Eppure non
si tratta di un elemento esotico
creato in laboratorio, ma della so-
stanza più diffusa sulla faccia della
Finestre Terra: l’acqua. Il suo camaleonti-
istoriate smo è una proprietà che gli scien-
Microfotografia ziati chiamano “allotropia”, ed è
di ghiaccio la stessa che permette al carbonio
“dendritico” di diventare diamante, carbone o
(con cristalli grafite, a seconda delle condizioni
ramificati) di temperatura e di pressione cui è
depositato sottoposto. L’acqua, però, è anco-
su un vetro. ra più eclettica: nella sua fase soli-
La forma dei da, infatti, si presenta addirittura in
cristalli dipende
anche dalla nove forme diverse, numerate dall’
temperatura: 1 all’8 e con in più il ghiaccio cubi-
tra i 5 e gli co che si forma a oltre 150 gradi
8 gradi sotto sotto zero. Dove si trovano? Alcu-
Gelidi zero, per ne, nelle profondità delle regioni
cristalli esempio, polari. Altre, invece, potremo in-
i cristalli contrarle solo sui pianeti esterni
Sopra, la crescono come
struttura del sistema solare, dove pressione
tubi a sei facce. e temperatura raggiungono valori
esagonale del
ghiaccio, estremi. Ma anche il ghiaccio nor-
ricostruita al male, o ghiaccio 1, è più sorpren-
computer (in dente di quello che si può pensare.
rosso gli atomi
di idrogeno,
La prima scoperta ● Ponti di idrogeno
in blu quelli «Nonostante la sua molecola
di ossigeno). Il chimico britannico Henry semplice, formata da un atomo di
Accanto, Cavendish. Nel ‘700 scoprì
cristalli di brina che l’acqua non era un ossigeno e due di idrogeno (H2O),
al microscopio elemento, ma un composto l’acqua è una delle sostanze più
elettronico. di ossigeno e di idrogeno. complicate che esistano. Questa
complessità è dovuta alla sua ca-
pacità di formare “ponti” tra una

▼
Focus 107

Un gioco
di pressioni
Il grafico illustra Tanti modi
in quali condizioni si
di essere
formano i diversi
ghiacci. L’1 è quello
che conosciamo. ghiaccio
Quello cubico non è
numerato perché si
forma a pressione
normale, al di sotto
dei -160°C. Per gli
altri, invece, sono
necessarie pressioni
altissime (il 4 e l’8
escono addirittura
dal grafico). Ciascun
ghiaccio presenta
cristalli diversi: il 2 e
il 4 sono romboedrici,
il 3, il 6 e il 9 sono GHIACCIO
tetragonali, il 7 e l’8 CUBICO
cubici, il 5 monoclino
(il suo cristallo -200° -150°
ha 28 molecole).
L’acqua è come un cristallo in libertà:
quasi identica al ghiaccio
molecola e l’altra: i cosiddetti le-
▼
gami idrogeno», afferma Davide
Bertolini, dell’Istituto di fisica ato-
mica e molecolare del Cnr, a Pisa.
«I due atomi di idrogeno cedono
parzialmente il proprio elettrone
all’ossigeno, assumendo così una
piccola carica positiva. Di conse-
guenza riescono a legarsi all’ossi-
geno di un’altra molecola (carico
negativamente), e a formare fila-
menti lunghi e stabili. Il fatto più
straordinario, però, è che se suc-
cede qualcosa a un capo del “fi-
lo”, l’informazione viene veloce-
mente trasmessa all’altro capo:
l’acqua è il messaggero della chi-
mica». Nell’acqua, dunque, si for-
mano e si distruggono continua-
mente moltissime strutture geo-
metriche, ed è proprio questa so-
miglianza con il gioco del meccano
a spiegare la variabilità dei ghiacci.
Ma cosa succede esattamente
quando l’acqua diventa solida? «I
ponti già formati diventano stabi-
li, e le molecole libere (cioè quelle
che non avevano nessun legame
con altre molecole) ne formano
altri, creando un reticolo cristalli-
no», dice il chimico britannico Do-
nald Eagland, dell’università di
Bradford. «La densità però dimi-
nuisce, il che spiega perché il
ghiaccio galleggia». Sembra infat-
ti che all’interno delle “gabbie”
geometriche presenti nell’acqua
trovino posto molte molecole li-
bere: al momento del congela-
mento, però, queste molecole in-
truse escono dalle gabbie ed en-
trano a far parte del cristallo.
Focus 108
GHIACCIO 5
GHIACCIO 2
3 rando che una soluzio-
GHIACCIO 1
-100° -50°
● Il mistero dell’acqua su-
perfredda
«Come per ogni altro liquido, se
si sottopone l’acqua a un raffred-
damento molto veloce si riesce a
mantenerla liquida anche fino a 30
gradi sotto zero», dice Bertolini.
«A quel punto, però, basta una vi-
brazione per far congelare l’intera
massa. In genere, un liquido viene
“colto di sorpresa” da questo con-
gelamento improvviso, e non fa in
tempo ad assumere la sua normale
struttura cristallina: diventa così
una massa amorfa, vetrosa. L’ac-
qua, invece, forma sempre ghiaccio
normale, perché, in un certo senso,
la struttura cristallina è già presen-
te nel liquido». Quindi l’acqua as-
somiglia al ghiaccio? «Sì, ma con
una stranezza inspiegabile: por-
tando il liquido al di sotto del pun-
to di congelamento, questa somi-
glianza dovrebbe aumentare, e in-
vece succede il contrario. Per esem-
pio, il calore specifico (cioè il calore
che serve per aumentare la tem-
peratura di un grado) dovrebbe av-
vicinarsi a quello del ghiaccio, che
è circa la metà di quello dell’acqua
normale. Invece aumenta enor-
memente». Come se l’acqua “su-
perfredda” fosse ancora un’altra
varietà di H2O, diversa sia dall’ac-
qua normale sia dai nove tipi di
ghiaccio.
● Una prigione per le bolle
Il raffreddamento rapido, tutta-
via, non è certo quello che avviene
nel frigorifero di casa. In questo
caso il processo è molto più len-
GHIACCIO 7
pressione (atm)
20000
GHIACCIO 6
15000
10000
ACQUA
LIQUIDA
5000
temperatura
0° 50° 100°
Messaggi chimici
Davide Bertolini,
del Cnr. «L’acqua
forma catene che
portano molti segnali.
Proprio come fanno
le fibre ottiche».
to, e il solido si forma a poco a po-
co: il congelamento si innesca sul-
la superficie dell’acqua e si propa-
ga all’interno finché non si ottiene
un cubetto di colore opalescente.
«L’aspetto del ghiaccio è legato al-
le bollicine d’aria al suo interno»,
spiega Franco Prodi, fisico dell’at-
mosfera del Consiglio nazionale
delle ricerche, a Bologna. «Quan-
do ghiaccia una bottiglia d’acqua
sul davanzale, per esempio, si nota
spesso la presenza di un nucleo
opalescente. Nel raffreddarsi, in-
fatti, l’acqua respinge l’aria in essa
contenuta. Ma nella fase finale le
bollicine non riescono più a sfug-
gire e rimangono imprigionate».
Altri tipi di ghiaccio sono me-
no schizzinosi. Basta una pressione
di qualche decina di atmosfere
(come quella nelle profondità
Ghiaccio
da bere
D issetarsi con
ghiaccio d’acqua
salata? Certo, gli
esquimesi lo fanno da
sempre. Purché, come
ben sanno i popoli del
circolo polare artico,
si tratti di ghiaccio sta-
gionato: dopo qualche
anno, infatti, un blocco
di ghiaccio lasciato
a “riposare” sulla ban-
chisa perde ogni trac-
cia di sale. Il fenome-
no si spiega conside-
ne di acqua e sale ha
un punto di congela-
mento tanto più basso
quanto maggiore è la
concentrazione di sale.
Nei punti dove la con-
centrazione è maggio-
re, quindi, il ghiaccio
salato si scioglie e il
sale scende per la for-
za di gravità, spostan-
do un po’ più in basso
lo strato a concentra-
zione maggiore. Il pro-
cesso, lento ma conti-
nuo, fa scendere il
sale sempre più in bas-
so, fino a depositarlo
sulla banchisa.
Speleologi
oceaniche) perché si formi un
ghiaccio pronto a incapsulare nel in bianco
suo reticolo molecole estranee, ge- Una grotta
neralmente di gas: nel sottosuolo di ghiaccio
dell’Antartide, per esempio, esi- sull’isola
di Ross, in
stono zone di ghiaccio letteral- Antartide:
mente imbevute di metano: un i ricercatori
metro cubo di quel ghiaccio può ne studiano
contenere fino a 175 metri cubi di l’ecosistema.
gas. E’ un fatto ben noto a chi ef-
fettua prospezioni petrolifere, per-
ché il calore della trivella, scio- Arcobaleni
gliendo il ghiaccio, può provocare
una rapidissima espansione del dal Polo sud
gas, con il rischio di esplosioni. In Antartide
La maggior parte del ghiaccio si studia la
esistente sul nostro pianeta, tutta- struttura del
ghiaccio facendo
via, è normale ghiaccio di tipo 1, e interferire le
senza gas. Quanto ce n’è in tutto? onde di luce che
Il 90 per cento si trova in Antarti- “rimbalzano” Ingegneri del superfreddo
de: una distesa di 13 milioni di chi- sulle facce Un’apparecchiatura per produrre bassissime temperature (-258°C),
lometri quadrati, con uno spessore del cristallo.
▼
installata presso la base americana di McMurdo, in Antartide.
Focus 109

Il ghiacciaio Moreno, in Patagonia. Nelle sue profondità il ghiaccio potrebbe mutare forma.
Neve e grandine nascono dal vapore,
catturando una particella per volta
medio di oltre un chilometro. Se
▼
Da Mercurio alle comete
Iponente
l ghiaccio è pratica-
mente l’unico com-
delle comete,
ed è stato individuato
su molti pianeti e sa-
telliti del sistema so-
lare. E’ presente addi-
rittura sull’infuocato
Mercurio. La notizia ri-
sale all’agosto del
1991, quando un ra-
diotelescopio individuò
una regione estrema-
mente riflettente al-
l’altezza del polo sud
di Mercurio. Sembrava
proprio ghiaccio, ma
molti astronomi erano
scettici: senza la pres-
sione atmosferica, in-
fatti, il ghiaccio si può
formare soltanto a
temperature inferiori a
160 sotto zero. Suc-
cessive osservazioni,
però, permisero di in-
dividuare con precisio-
ne la zona “sospetta”:
coincideva con il cra-
manto nevoso: la stabilità. I cri- stallo pur mante- tere Chao Meng Fu, il
mai colpito dalla luce
solare diretta e si trova
quindi a bassissima
temperatura.
Al di fuori del sistema
solare, gli astronomi
cercano il ghiaccio fa-
cendo osservazioni
spettroscopiche, cioè
osservando quali lun-
ghezze d’onda manca-
no nella luce di una
stella: se manca la ra-
diazione infrarossa pa-
ri a 3,1 milionesimi di
metro, significa che la
luce, prima di raggiun-
gere i telescopi, ha at-
traversato una nube
interstellare conte-
nente ghiaccio.
Osservazioni di questo
tipo, unite a tecniche
statistiche, hanno an-
che permesso di cal-
colare quanto ghiac-
cio esiste complessi-
vamente nello spazio:
da uno a dieci milio-
nesimi della massa to-

lo tagliassimo in blocchi, bastereb-
be per edificare una piramide alta
fino all’orbita dello shuttle.
La caratteristica più evidente di
questo ghiaccio è la fragilità, ma il
suo reticolo esagonale resiste alle
pressioni graduali: il legame idro-
geno, infatti, è più tenace sui lati
degli esagoni, e di conseguenza la
pressione tende a far scivolare i
cristalli l’uno sull’altro: lo strato,
insomma, si incurva senza spez-
zarsi. «Per sostenere un aereo C-
130 è sufficiente che il ghiaccio sia
spesso due o tre metri, purché la
temperatura non salga sopra i 10
gradi sotto zero», dice Ignazio Ta-
bacco, docente di geofisica appli-
cata all’università di Milano, di ri-
torno da una ricerca in Antartide.
Alle nostre latitudini, invece, il
ghiaccio naturale si incontra so-
prattutto quando cade dal cielo.
Come nasce?
● Neve e grandine
Un esperimento effettuato ne-
gli anni Ottanta in Bulgaria, al-
l’accademia delle scienze di Sofia,
ha messo in luce che la forma di un
cristallo di neve dipende diretta-
mente dalla temperatura e dalla
pressione di vapore. Gli scienziati
bulgari scoprirono che, in linea di
massima, i cristalli assumevano
una forma esagonale quando la ve-
locità di crescita era bassa (poco
vapore, freddo intenso), e che al-
trimenti tendevano a una forma
stellata o ramificata. Dalla forma
dei cristalli, tra l’altro, dipende
un’importante caratteristica del
Focus 110
stalli a stella, infatti, tendono ad nendo la loro forma cui fondo non viene tale dell’universo.
“agganciarsi” a vicenda e a for- sferica: si forma così
mare uno strato stabile, mentre un chicco poroso
quelli esagonali scivolano l’uno come la pomice. Quando il chicco tanto sopra le 20 mila atmosfere:
sull’altro rendendo più probabili diventa più pesante, però, comincia dalle analisi di laboratorio, co-
le valanghe. L’esperimento bulga- a “spiaccicare” le goccioline che munque, si sa che esso ha una
ro ripeteva in laboratorio quanto colpisce, accrescendosi a strati: struttura cubica e un’eccezionale
avviene nelle nubi. «I cristalli pos- questo è uno dei meccanismi di durezza, ma soprattutto una den-
sono essere aghetti, colonne, esa- formazione della grandine. sità pari a una volta e mezzo quel-
goni o esagoni ramificati, ma la lo- la del ghiaccio 1. In altre parole, al
ro forma dipende sempre dalla ● Cosa succederebbe se...? momento del congelamento non
temperatura e dalla velocità di sa- Perché si formino i ghiacci allo- si dilaterebbe come il ghiaccio nor-
lita della massa d’aria (che è lega- tropici, quelli numerati da 2 a 8, male, ma si contrarrebbe. E, sul-
ta alla pressione del vapore inter- sarebbero invece necessarie pres- l’acqua, anziché galleggiare an-
no alla nuvola)», spiega Prodi. «Il sioni almeno di 200 atmosfere (un drebbe a fondo come un sasso. Se
vapore passa allo stato solido, sen- pneumatico ha una pressione di 2 il ghiaccio normale avesse le pro-
za una fase liquida: i cristalli na- atmosfere), che potrebbero esiste- prietà del ghiaccio 7, dunque, d’in-
scono, crescono, e quando sono re solo sotto strati di 20 chilometri verno nessuna tubatura scoppie-
abbastanza pesanti cominciano a di ghiaccio. Ci sono quindi ben po- rebbe più, e probabilmente il Tita-
cadere». A questo punto, un certo che possibilità di studiare il ghiac- nic non sarebbe mai affondato.
numero di cristalli si può aggrega- cio 2 (il cui cristallo è romboedrico, Inoltre non esisterebbero più su-
re formando il fiocco di neve. Op- e che risulta più denso del ghiaccio perfici gelate: mari, laghi e fiumi,
pure la caduta viene interrotta da normale) al di fuori dei laboratori. infatti, congelerebbero dal basso
una nube piena di goccioline d’ac- Ancora più difficile sarebbe stu- in alto e non viceversa. ■
qua, che vengono catturate dal cri- diare il ghiaccio 7, che si forma sol- Mauro Gaffo
Per la chimica del corpo, acqua pietrificata
Lunaavitaserie
chimica della
comprende
infinita di
diretto contatto
con gli enzimi
(grosse molecole
bili, proprio come
quelle del ghiaccio.
Di quest’acqua “vi-
l’acqua “congela-
ta” svolga un ruolo
privilegiato nei pro-
reazioni, molte del- organiche che ser- cinale” si sono mi- cessi enzimatici:
le quali sembrano vono ad accelera- surate varie carat- forse quello di fun-
funzionare proprio re i processi chimi- teristiche fisiche, gere da ponte-ra-
grazie a uno spe- ci): le minuscole come la conducibi- dio tra gli enzimi e
cialissimo genere molecole dell’ac- lità elettrica, e si è le altre sostanze
di acqua “congela- qua, infatti, si at- scoperto che diffe- chimiche, trasmet-
ta”. Ghiaccio nel taccano a quelle riscono molto dalle tendo le informa-
corpo umano? Non degli enzimi con i proprietà dell’ac- zioni necessarie al-
proprio. Stiamo loro caratteristici qua normale. An- lo svolgimento ac- Il cristallo dell’enzima
parlando dell’ac- “legami idrogeno”, che per questo si celerato della rea- catalase, ingrandito
qua che si trova a e diventano immo- è ipotizzato che zione. 176.500 volte.
Economia

P
L’ultima riunione, er scriverlo tutto ci sono
a Marrakech volute 20 mila pagine,
Contadini (Marocco) per suddivise in 150 volumi.
preoccupati la firma del Gatt. Non si tratta che di un ac-
Contadini cordo commerciale, ma i suoi con-
giapponesi (a traenti sono più di cento e l’affare
destra) e svizzeri è proporzionato alla sua mole:
(sotto): due quattro mila miliardi di dollari
proteste contro il l’anno. Il Gatt (General agreement
Gatt. Il trattato
prevede on tariffs and trade, cioè Accordo
l’abolizione generale sulle tariffe e sul com-
progressiva dei mercio), regola infatti il commer-
sussidi erogati cio mondiale e a tanto ammonta il
agli agricoltori. valore delle merci che vengono
importate ed esportate ogni anno
tra quasi tutti Paesi della Terra.
Sono merci visibili, come i generi
Che cosa cambia alimentari, i prodotti di consumo,
i macchinari industriali, ma anche
con l’entrata prodotti “invisibili”, come le tele-
comunicazioni, perché anche le te-
lefonate o le trasmissioni televisive
in vigore del Gatt? si comprano e si vendono. I dodici
Paesi dell’Unione Europea sono i
Chi guadagna commercianti più attivi: contando
anche gli scambi che avvengono
tra loro, esportano e importano
e chi perde dopo ogni anno beni per 1500 miliardi di
un determinato
Paese, che ser-
vono a protegge-
re i prodotti lo-
cali, rendendo più
costosi quelli im-
portati. Insomma, il
Gatt serve a evitare le guerre com-
merciali. L’ultimo negoziato (chia-
mato Uruguay round, perché le
discussioni in massima parte si so-
no svolte in quel Paese) è durato
otto anni e ha ancora una volta ri-
dotto le tariffe doganali. Inoltre,
ha stabilito che dal gennaio 1995,
per far funzionare l’accordo, il
Gatt si deve trasformare in una ve-
ra e propria Organizzazione mon-
diale del commercio (Omc). Re-
golerà tutto: non solo i dazi su
merci come scarpe e frigoriferi, ma
anche gli scambi dei servizi e gli
investimenti internazionali, cioè il
movimento di soldi da un Paese
all’altro, che servono per creare
nuove industrie e nuovi servizi.
Il Gatt si basa su un principio
fondamentale: ogni Paese deve

▼
dollari. Gli americani scambiano
l’abolizione di con gli stranieri merci per 500 mi-
liardi all’anno. Come funziona?
Col pretesto
dell’igiene
dazi e dogane? Quali sono i vantaggi e gli svan-
taggi per i vari Paesi?
Per la prima volta l’accordo fu
Enrico
Colombatto,
docente

Merci senza frontiere

firmato nel 1947 da 23 Paesi e poi di economia
rinnovato periodicamente: ogni internazionale: “Ci
volta aumentava il numero degli sono Paesi che
aderenti e si estendeva a nuovi set- applicano norme
tori del commercio. Lo scopo? Re- sanitarie fasulle
golare e ridurre le imposte che si per bloccare
pagano su ogni merce alla frontie- l’importazione
ra quando si vuole introdurla in di alcune merci”.

Auto: l’ondata giapponese
Etarentro il Duemila, grazie al
Gatt, si potranno impor-
automobili senza tariffe
doganali e senza limiti di
quantità. Molto probabil-
mente, quindi, anche gli ita-
liani potranno comprare vet-
ture giapponesi a prezzi de-
cisamente inferiori a quelli
delle vetture costruite in Ita-
lia o in altri Paesi.
E’ già accaduto negli Stati
Uniti: non essendoci infatti
limiti alle importazioni, un’au-
to giapponese costa la metà
di quello che costa in Italia.
Per la nostra industria, inve-
ce, potrebbe essere un pro-
blema grave, perché il no-
stro mercato è fortemente
protetto: infatti le auto giap-
ponesi occupano oggi appe-
na il 4 per cento del mercato
italiano. Nel momento in cui
questo fosse liberalizzato, i
nipponici potrebbero “inva-
derci” e, con la loro concor-
renza, creare problemi a
un’industria co-
me la Fiat (nella
foto, una catena
di montaggio).
A meno che i
costruttori italia-
ni ed europei
non decidano di
far fronte comu-
ne alla concor-
renza abbassan-
do drasticamen-
te i prezzi delle
loro auto.
Tessuti: spenderemo meno
N ei negozi di ab-
bigliamento tro-
veremo sempre più
giacche, pantaloni,
pullover e bianche-
ria prodotti nei Pae-
si asiatici, dove lo
stipendio di un la-
voratore è più bas-
so: produrli costa
perciò meno e si
potranno vendere a
prezzi inferiori.
Il Gatt ha infatti
smantellato l’accordo Multifi-
bre, in vigore da anni, che fi-
nora aveva posto un limite al-
le esportazioni di queste mer-
ci dai parte dei Paesi in via di
sviluppo verso quelli indu-
strializzati. C’è chi dice che
molte aziende italiane saran-
no travolte dalla competizione.
Altri sostengono il contrario,
sempre che gli italiani punti-
no sui tessuti e sui capi di
abbigliamento di alta qualità
(nella foto, un reparto tinteg-
giatura di tessuti). Sono pro-
dotti che richiedono tecnolo-
gia e materiale avanzati, e i
Paesi asiatici non hanno, al-
meno per il momento gli stru-
menti e la preparazione ne-
cessari per batterli. C’è co-
munque chi è già corso ai ri-
pari: molte grandi industrie,
prevedendo quello che sa-
rebbe accaduto, hanno già
spostato le loro fabbriche, o
ne hanno creato di nuove,
proprio nei Paesi asiatici.
Elettrodomestici: forti sconti
Ftoririgoriferi, lavatrici, re-
gistratori, condiziona-
d’aria, macchine fo-
tografiche: tutti gli esper-
ti sono d’accordo, è que-
sto il settore in cui la
concorrenza tra i produt-
tori e tra i vari Paesi sarà
più accanita. Da esso,
quindi, il consumatore
potrà trarre i maggiori
vantaggi, grazie al dra-
stico calo dei prezzi (nel-
la foto, parti di frigorifero
prima del montaggio).
Useremo un televisore
coreano, un videoregi-
stratore di Taiwan o un
lettore di cd di Singapo-
re. Sarà così per tutti i
cosiddetti prodotti matu-
ri che, oltre agli elettro-
domestici, comprendono
molti altri oggetti per la
casa e di uso quotidiano:
non è prevedibile che
nelle loro caratteristiche
e nei metodi di produzio-
ne si verifichino in tempi
brevi trasformazioni tec-
nologiche radi-
cali. Perciò, nella
concorrenza vin-
cerà chi sarà in
grado di offrire il
prodotto miglio-
re e con il mag-
gior numero di
prestazioni a un
prezzo inferiore
rispetto a quello
degli altri fabbri-
canti.
Agricoltura: nuovi concorrenti
L’ Unione Europea e gli Sta-
ti Uniti, per proteggere le
proprie aziende agricole dal-
la concorrenza, le hanno
sempre aiutate con ricche
sovvenzioni. L’Uruguay round
ha detto basta: i sussidi do-
vranno essere drasticamente
ridotti. Questo vuol dire che
gli italiani potrebbero anche
mangiare mozzarelle ameri-
cane, perché se il latte stra-
niero costerà meno, si userà
quello. Oltre che a un calo
dei prezzi, assisteremo an-
che a una trasformazione
dell’agricoltura Se le arance
israeliane saranno buone e
costeranno meno, il mercato
offrirà quelle e i contadini
meridionali dovranno sce-
gliere: produrle allo stesso
prezzo o coltivare altri pro-
dotti. Per i contadini della
pianura padana non dovreb-
be esserci nessun problema,
perché sono già pronti ad af-
frontare le diminuzioni delle
sovvenzioni (nella foto, cam-
pi coltivati alla periferia di Mi-
lano). Ma per quelli del Sud,
che ricevono più sussidi, ci
saranno tempi duri. Inoltre in
Italia ci sono 3 milioni di a-
ziende agricole, molte delle
quali sono troppo piccole per
reggere la concorrenza, e
quindi dovranno sparire.
Banche: libertà di sportello
Icomunicazioni
l settore delle banche, del-
le assicurazioni, delle tele-
è quello che
foni: la compagnia americana
AT&T, per esempio, offre ai
suoi clienti una carta telefo-
si trasformerà maggiormen- nica con la quale possono
te. Finora non era regolato telefonare da tutto il mondo,
dal Gatt e ogni Paese impo- ma pagando le tariffe della
neva le restrizioni che voleva. AT&T, più basse di quelle del
Ora, una banca italiana, per Paese in cui si trovano. An-
esempio, potrà aprire una fi- che i capitali necessari per
liale in America. Ma sarà creare nuove iniziative po-
possibile anche il contrario: tranno spostarsi liberamen-
banche di tutti i Paesi po- te là dove si riterrà più con-
tranno aprire sportelli in Italia veniente. Perciò, anche le
e ognuna di esse per conqui- fabbriche italiane se vorran-
stare più clienti dovrà offrire no guadagnare di più saran-
più servizi, maggior efficienza no obbligate a trasferire i
e più sicurezza rispetto alla propri impianti altrove.
concorrenza (nella
foto, una banca te-
desca in Italia). Lo
stesso accadrà con
le polizze di assicu-
razione (che le com-
pagnie straniere
potranno vendere
in concorrenza con
quelle italiane), e
magari con i tele-

Focus 114 Focus 115

Tutelati i brevetti: non
si potrà più “copiare”
l’invenzione altrui
trattare tutti i partner commercia-
▼
li allo stesso modo. Se, per esem-
pio, gli Stati Uniti decidono di ap-
plicare sulle scarpe che importa-
no dall’Italia un dazio del 2 per
cento e per le scarpe questo è il
loro dazio più basso, lo stesso deve
essere applicato su tutte le scarpe
di importazione, anche quelle con-
golesi o coreane. «Entro il Due-
mila la pressione daziaria dovrà
attestarsi in media sul 3 per cento
del valore del bene scambiato»,
spiega Enrico Colombatto, do-
cente di Economia internazionale
all’università di Torino. «Inoltre,
non dovranno più esserci restri-
zioni sulla quantità di merci che si
possono importare in un Paese,
perché anche queste costituisco-
no un altro notevole ostacolo al
commercio internazionale».
Il commercio mondiale deve es-
sere sempre più libero. «L’espe-
rienza ha dimostrato che mante-
nendo le economie aperte si favo-
risce lo sviluppo e si aumenta a
lungo andare l’occupazione», spie-
ga Giampaolo Casadio, docente
di Organizzazioni economiche in-
ternazionali all’università di Bo-
logna. Infatti, se una merce ha un
prezzo competitivo, la si può ven-
dere dappertutto a un numero
maggiore di consumatori, anche
perché l’abolizione dei dazi ne farà
diminuire il prezzo. Questo com-
porterà un aumento della produ-
zione e quindi delle persone che
dovranno lavorare per produrla,
Ma la Cina resta fuori
Igrandi
l Gatt è stato firmato da ben
124 Paesi. Ma ci sono anche
assenti, come la Cina. Era
stata uno dei fondatori dell’
accordo, cinquant’anni fa. Ora
è esclusa per motivi politici e gli
americani sembrano inamovibili.
Nonostante rappresenti uno dei
mercati più importanti del mondo,
non può rientrare. L’ex Unione
Sovietica, invece, è stata rappre-
sentata inizialmente dalla Russia
e poi, mano a mano, dalle singo-
le repubbliche. La loro partecipa-
zione è comunque, per ora, più
politica che tecnica. Si chiude
un occhio sulla loro situazione
economica, in attesa che le
condizioni migliorino. Lo scettro
del comando è tenuto dall’Unione
Europea e dagli Stati Uniti. Tutto
Il dizionario
del Gatt
● Contingente: limite alla quan-
tità di merci che può essere im-
portata nei singoli Paesi.
● Sovvenzione: finanziamento in
aiuto alle imprese dato a fondo
perduto o sotto forma di prestito
vantaggioso.
● Ostacolo tecnico: caratteristi-
che, in genere igienico-sanitarie o
di sicurezza, che devono essere ri-
spettate dai prodotti importabili.
● Clausola sociale: disposizio-
ne che impegna i membri del Gatt
a tenere conto delle particolari si-
tuazioni sociali di alcuni Paesi trop-
po danneggiati dal passaggio al
mercato libero.
● Protezionismo: politica econo-
mica che protegge i prodotti na-
zionali dalla concorrenza straniera.
● Liberismo: dottrina economica
che sostiene il principio del libero
scambio delle merci e affida al
mercato il compito di regolare l’at-
tività economica.
cioè dell’occupazione. Si calcola,
per esempio, che con l’aumento
delle proprie esportazioni le im-
prese italiane, e quelli che vi lavo-
rano, potrebbero guadagnare da
10 a 12 miliardi di dollari in più
l’anno, quelle europee da 80 a100
miliardi di dollari, le americane da
20 a 30 miliardi, le giapponesi e i
quelle dei Paesi in via di sviluppo
100 miliardi di dollari. ■
Chiara Sandrucci
dipende da loro, e i Paesi in via
di sviluppo non gradiscono questa
supremazia. Soprattutto nell’
ultimo negoziato si sono sentiti
tagliati fuori. La Francia, invece,
può ritenersi soddisfatta. Alla fine,
ha persino scavalcato l’Unione
Europea: ha ottenuto che
i prodotti agricoli e gli audiovisivi
siano, almeno in parte, ancora
sovvenzionati (nella foto, proteste
francesi contro il Gatt).
Scienza

Dieci anni per conquistare

Marte. E alla guida del
progetto c’è un italiano

I NUMERI
DI MARTE
E’ il quarto pianeta
del sistema solare.
Ricco di crateri, ampi
canyon, pianure
alluvionali, letti di fiumi
asciutti, Marte appare
di colore rossastro
a causa delle estese
zone desertiche. Ecco
i suoi dati essenziali:
diametro 6787 km
(metà di quello Il fuoristrada in miniatura per il pianeta deserto
terrestre), distanza Un “rover”, robot mobile di progettazione russa, viene
media dal Sole 228 sperimentato nella desertica Death Valley, in California.
milioni di km, durata
del giorno 24 h 37 min,
durata dell’anno 687

Eccoci!
giorni, gravità 0,38 g,
atmosfera rarefatta
composta soprattutto
da anidride carbonica,
temperatura media
-54 gradi centigradi.

Accanto, il progetto della

stazione spaziale da usare come
base per il balzo su Marte.
Sotto, astronauti in piscina

S
sperimentano il montaggio. i chiama Mars surveyor,
“indagatore di Marte”,
ed è il nuovo progetto
con cui la Nasa intende
conquistare il pianeta rosso. An-
che per far dimenticare l’insucces-
so del Mars observer, la sonda
smarritasi il 21 agosto 1993 nelle
vicinanze del pianeta stesso. A
quell’epoca, commentando il falli-
Un progetto sfumato mento, il planetologo americano
William Hartmann si era detto
Queste quattro molto pessimista sul futuro del
immagini programma spaziale. «Marte con-
illustrano un serverà i suoi segreti ancora per
sogno, quello parecchi anni», aveva dichiarato.
della conquista
umana di Marte. Pochi mesi dopo, invece, si è di
Il progetto, nuovo aperta una vera e propria
pianificato dalla corsa, che vede in competizione
Nasa in ogni Stati Uniti, Europa, Russia e
dettaglio (data Giappone. La Nasa progetta di e-
prevista: 2019), splorare la superficie marziana con
attualmente Sopra, il sistema di riciclaggio una squadra di microrobot di nuo-
è sostituito per il modulo abitato. Accanto, va concezione. La Russia ha in ca-
da progetti di l’astronauta Sue Eley sta
esplorazione provando la doccia progettata lendario due missioni, nel 1996 e
nel 1998. Sempre nel 1998 partirà
anche una sonda giapponese, e nel
2003 sarà il turno della prima na-
vicella europea.
Tutti contro tutti, allora? No. La
corsa a Marte nasce nel nome del-
la collaborazione: in uno storico
incontro avvenuto a Wiesbaden,
in Germania, nel maggio 1993, le
principali agenzie spaziali si sono
accordate per coordinare tutte le
spedizioni, e a questo scopo hanno
fondato l’International Mars ex-
ploration working group (Imewg),
diretto dall’italiano Marcello Co-
radini (l’intervista è all’interno del
servizio). Così, dopo trent’anni di
anarchia e di esperimenti doppio-
ne, tecnici e scienziati sono final-
mente riusciti a organizzare i sin-
goli progetti nazionali in un quadro
comune, pur lasciando a ciascuna
agenzia spaziale la propria auto-
nomia. Come risultato, oggi sono
in fase di studio o di realizzazione
avanzata ben quattro progetti: se i
fondi non verranno a mancare,

▼
robotica. per l’assenza di gravità.
Focus 119
I robot esploratori
vedranno cieli rosati, e
antichi fiumi asciutti
presto i cieli marziani conosceran-
▼
no un insolito affollamento.
● L’assalto dei microrobot
«Sarà un viaggio nel domani»,
aveva detto nel 1989 il presidente
Bush, mentre annunciava con en-
fasi che il primo uomo su Marte
sarebbe stato un americano. Co-
gliendo l’occasione, la Nasa ave-
va presentato il programma Ares:
400 miliardi di dollari per portare
il primo astronauta su Marte nel
2019. Si trattava di un piano am-
biziosissimo, condannato fin dal-
l’inizio a crollare sotto il proprio
peso: prevedeva addirittura la co-
struzione di una stazione spazia-
le, da utilizzare come base per l’as-
semblaggio in orbita dell’astrona-
ve vera e propria. Dopo la boccia-
tura del Congresso Usa, la Nasa
nel 1993 ha presentato un proget-
to otto volte meno costoso. «Man-
ca però ancora la volontà politica
di realizzarlo», dice Alan Ladwig,
consulente della Nasa. «La verità è
che quando l’Unione Sovietica si è
sbriciolata, i nostri programmi spa-
ziali hanno perso la loro più forte
spinta psicologica». Missioni uma-
ne, insomma, non sono più in ca-
lendario, ma questo non significa
che gli Stati Uniti abbiano rinun-
ciato a Marte. Infatti l’anno scorso
è stata avviata ufficialmente pro-
prio la missione Mars surveyor,
che prevede una completa esplo-
razione di Marte nel giro di dieci
anni. Le date dei lanci, stabilite in
accordo con il gruppo di coordi-
namento diretto da Marcello Co-
radini, sono però condizionate an-
che da questioni di dinamica pla-
netaria: bisogna sfruttare i periodi
in cui la Terra e Marte sono dalla
stessa parte del Sole, e questo ac-
cade solo una volta ogni 780 gior-
ni. Anche nelle condizioni più fa-
vorevoli, tra l’altro, la distanza tra
i due pianeti varia da 54 a 97 mi-
lioni di chilometri a causa dell’or-
bita fortemente ellittica di Marte:
così il percorso della sonda deve
essere ricalcolato ogni volta e il
viaggio può durare da 7 a 11 mesi.
L’esplorazione americana avrà
come protagonisti alcuni minuscoli
robot semoventi battezzati path-
finder, “apripista”, che il Jet pro-
pulsion laboratory sta realizzando
proprio in questi mesi. Li descrive
Donna Shirley, capo dell’équipe
▼
Focus 120
Antichi anelli?
Atro nche Marte aveva
uno o più anelli, quat-
miliardi di anni fa. Lo
sostiene il planetologo
Distese
americano Bob Crad-
di sassi dock, del National air
Il paesaggio and space museum: «Le anche ciò fosse avvenu-
roccioso e arido due lune di Marte, Pho- to, le orbite oggi dovreb-
della regione bos e Deimos, sono gli bero essere fortemente
marziana ultimi resti di un anello di ellittiche, invece sono
chiamata detriti, sassi e polvere, quasi circolari», dice
Chryse Planitia formatosi quando Marte Craddock. Ecco perché
(a una latitudine fu colpito da un immenso preferisce l’ipotesi dell’
equivalente asteroide, del diametro impatto primordiale, du-
a quella dei di circa 2 mila chilome- rante il quale sarebbero
nostri tropici). tri». Phobos (nella foto) state scagliate nel cielo
e Deimos, infatti, sono rosa di Marte rocce
La foto è stata
scattata satelliti diversi da ogni di ogni dimensione, che
nel 1976, altro: piccoli, di forma avrebbero poi formato
dalla sonda irregolare e simili a sem- l’anello e infine sarebbe-
americana plici pezzi di roccia, tanto ro ricadute a una a una
Viking 1. da far pensare ad aste- sulla superficie. Prove
roidi catturati dalla gra- concrete? «L’unico modo
vità marziana. «A questa per averne sarebbe quel-
ipotesi si possono fare lo di prelevare campioni
due obiezioni. Primo: è di roccia da Phobos e
Il padre di tutti i vulcani molto improbabile che Deimos». Se Craddock
Il Mons Olympus, noto anticamente come Nix Olympica, visto dall’orbita. ben due asteroidi siano è nel giusto, infatti, essi
arrivati con la giusta dovrebbero avere la
E’ il vulcano più grande del sistema solare: 600 chilometri di base
e 25 chilometri di altezza. Come struttura è simile ai vulcani hawaiiani. angolazione e la giusta stessa composizione
velocità. Secondo: se della roccia marziana.
Giganteschi canyon La prossima tappa
Un canalone profondo da 5 a 8 chilometri e largo
Marte visto dalla Terra: appare come
circa cento, nella Valles Marineris. La foto il quarto corpo celeste più luminoso,
è un collage di immagini scattate dall’orbita. dopo il Sole, la Luna e Venere.
Cronache marziane: il pianeta rosso nella fantascienza
D a quando la fantascienza
è nata, Marte è stato uno
dei suoi scenari preferiti. Po-
marziani erano comparsi in
veste di invasori nella “Guerra
dei mondi” (1898) di Herbert
le si descrive un mondo rego-
lato dall’etica cristiana anzi-
ché dal darwinismo. Nel 1950
stessi miti: in “Marziani, an-
date a casa” (1955), Fredric
Brown descrive una buffone-
Negli ultimi anni Marte è tor-
nato di moda, grazie anche ai
progetti della Nasa. I titoli più
co dopo l’inizio del secolo George Wells. Nel 1934, in Marte viene visitato dal poeta sca invasione della Terra da recenti sono “Sabbie rosse”
esce “John Carter di Marte” “Un’odissea marziana”, Stan- della fantascienza, Ray Brad- parte di fastidiosissimi ma in- (1992) di Jack Williamson,
(1912) di Edgar Rice Burrou- ley G. Weinbaum descrive il bury. Con le sue “Cronache nocui omini verdi, mentre in “Marte in fuga” (1993) di Greg
ghs (l’autore di Tarzan), che più bizzarro marziano di tutti i marziane”, Bradbury dà origi- “Straniero in terra straniera” Bear e l’ultima fatica dell’an-
racconta la storia di un terre- tempi: un animale la cui strut- ne a un mito ancora attuale, (1961), Robert Heinlein si af- ziano Arthur Clarke: “The A sinistra, e in alto,
stre proiettato in sogno su un tura molecolare è basata sul quello di un Marte popolato fida alle parole di Valentine Snows of Olympus” (1994, an- copertine di riviste di
Marte barbarico, tra princi- silicio anziché sul carbonio. dai timidi superstiti di una ci- Michael Smith (un terrestre e- cora inedito in Italia), un libro il- fantascienza marziana.
pesse che depongono uova e Altrettanto singolare è “Lon- viltà morente. Qualche anno ducato dai marziani) per criti- lustrato nel quale Clarke de- A lato, i marziani
bellicosi indigeni dalla pelle tano dal pianeta silenzioso” più tardi, però, la fantascien- care le storture e i pregiudizi scrive la trasformazione di Mar- di H. G. Wells. Sopra,
rossa. Qualche anno prima i (1938) di C. S. Lewis, nel qua- za comincia a demolire i suoi della nostra civiltà. te in un pianeta abitabile. un film del 1966.
Focus 121
Un robot a sei ruote
studierà le rocce marziane
con laser e lanciaraggi
responsabile dell’esperimento:
▼
«Sono alti 30 centimetri, lunghi
una settantina e completamente
coperti di pannelli solari. Il loro
peso supera appena i dieci chili, e
per muoversi hanno sei ruote mo-
trici, che permetteranno anche
qualche piccola arrampicata».
Il costo del prototipo è di circa
25 milioni di dollari, ma i pathfin-
der potrebbero diventare i futuri
protagonisti dell’esplorazione pla-
netaria, nonostante le loro presta-
zioni ancora limitate. Di notte, in-
fatti, si “addormentano” per man-
canza di energia, e anche in pieno
sole possono arrivare al massimo a
500 metri dal modulo di atterrag-
gio, muovendosi a passo di luma-
ca. «Eppure soltanto vent’anni fa
sarebbe stato impossibile realizza-
re motori e componenti elettroni-
che così miniaturizzati», dice Don-
na Shirley.
Per gli spostamenti, gli ingegne-
ri del Massachusetts institute of
technology e del Jet propulsion la-
boratory hanno sviluppato un si-
stema inedito e semplicissimo: al
sorgere del sole il robot riceve dal-
la Terra i dati sulla destinazione
prevista per la giornata, dopodi-
ché comincia a muoversi.
Cinque laser proiettano davan-
ti a lui altrettanti piani verticali di
luce, che mettono in evidenza ca-
vità e rilievi: di fronte a un buco o
a una barriera troppo alta, il path-
finder inizia automaticamente ad
aggirare l’ostacolo. Se non fallisce,
torna indietro. «Nel caso invece
La tartaruga di metallo con i pannelli solari
Una rappresentazione del “pathfinder”, il microrobot esploratore.
Accanto a lui il “lander”, che l’ha trasportato e che lo controlla.
Focus 122
che riesca a raggiungere la desti-
nazione, estroflette un’asta che
emette particelle alfa (nuclei di
elio), e analizza la composizione
della roccia registrando le radia-
zioni di rimbalzo», spiega la re-
sponsabile dell’esperimento.
Se tutto andrà bene, i successivi
lanci del programma Surveyor
(quello del 1996 prevede solo un
Orbiter) porteranno su Marte, in-
sieme con i microrobot, anche
strumenti scientifici di concezione
completamente nuova: per esem-
pio, una microcamera progettata
da scienziati cechi per individuare
la presenza di microfossili.
● E i russi? Ci metteranno il
razzo
Tra gli altri protagonisti della
corsa a Marte il principale è la
Russia, che ha in corso una mis-
sione in due fasi (Mars 96 e Mars
98), nella quale è presente anche
l’Italia. «I russi pagano il lanciato-
re e tutti i sistemi e sottosistemi
per far vivere la sonda, ma nel ca-
rico sono presenti strumenti di va-
ri Paesi europei», spiega Andrea
Carusi, planetologo dell’Istituto di
astrofisica spaziale del Cnr, a Ro-
ma. «Noi per esempio abbiamo
realizzato uno spettrometro per lo
studio dell’atmosfera, e uno spet-
troscopio per l’analisi del terreno,
di cui l’Italia ha progettato il ca-
nale per la luce visibile e la Francia
il canale per l’infrarosso».
Questi strumenti analizzeranno
l’atmosfera marziana, valutandone
▼
L’incontro - Marcello Coradini
Il planetologo Marcello Coradini: è stato lui a proporre il concetto
di esplorazione interplanetaria coordinata a livello mondiale.
Il signor
Marte
Il suo obiettivo? Mettere d’accordo tutte
le potenze spaziali, e riunire risorse
e competenze per esplorare il sistema
solare. A partire proprio da Marte.
S
i ritorna su Marte, con le
agenzie spaziali di tutto
il mondo per la prima
volta insieme nella rea-
lizzazione di un obiettivo comune.
E alla guida del progetto c’è un
italiano: Marcello Coradini, presi-
dente dell’Imewg, International
Mars exploration working group
(gruppo di studio internazionale
per l’esplorazione di Marte). Co-
me mai proprio un italiano è stato
scelto per questo importante inca-
rico? Perché è il responsabile dei
programmi di esplorazione del si-
stema solare dell’Agenzia spaziale
europea (Esa). Ma anche perché
Coradini viene in un certo senso
considerato “l’inventore” di questa
nuova formula di esplorazione
spaziale, che permetterà di realiz-
zare un progetto impensabile per
le singole agenzie.
Come e quando nasce que-
sta collaborazione tra le agen-
zie spaziali dei diversi Paesi?
Il 10 maggio 1993, gran parte
delle agenzie spaziali di tutto il
mondo (11 per l’esattezza, tra cui
l’Agenzia spaziale europea, la Na-
sa, l’Istituto giapponese per lo spa-
zio, l’Agenzia spaziale russa e
quelle dei maggiori Paesi europei)
si sono riunite a Wiesbaden, in
Germania. Insieme hanno costi-
tuito l’Imewg, con lo scopo di at-
tuare una strategia comune per l’e-
splorazione robotica e, in un futu-
ro ancora lontano, umana del pia-
neta Marte. E’ già in programma
una fitta serie di sonde e di satelli-
ti, che entro dieci anni porterà al-
l’installazione su Marte del più im-
portante network di stazioni scien-
tifiche mai ospitato da un pianeta
extraterrestre.
Quando si prevede verrà a
costare complessivamente
questo network?
Su tutto il periodo della missio-
ne, che va dal 1996 al 2003, circa un
miliardo di dollari da dividere al
50 per cento tra Stati Uniti ed Eu-
ropa. Più i lanci russi e giapponese,
dei quali ancora non si conoscono
i costi.
Eppure si dice che Marte è il
pianeta più esplorato del Si-
stema solare, anche più della
Luna. Perché tornarci?
Il pianeta rosso, per la relativa
vicinanza e le forti similitudini con
la Terra, ha da sempre esercitato
un fascino particolare su noi “ter-
restri”, anche alimentato da sug-
gestioni quali la possibile esistenza
di vita extraterrestre. Dal punto di
vista strettamente scientifico, una
delle ragioni del nostro interesse
per questo pianeta è la sua com-
plessità geologica, simile in molti
aspetti a quella terrestre. I grandi
vulcani e gli immensi canyon di-
mostrano una passata attività tet-
tonica e vulcanica piuttosto soste-
nuta, e la sua superficie appare
modellata profondamente dal ven-
to e dall’acqua. Inoltre è ormai ac-
certato che su Marte fosse presen-
te una atmosfera attiva molto si-
mile a quella terrestre, con tanto di
variazioni climatiche stagionali e
secolari. Marte è quindi l’unico
pianeta del Sistema solare, oltre
alla Terra, che abbia sperimentato
la presenza contemporanea delle
tre fasi della materia, liquida, soli-
da e gassosa. Spiegare, per esem-
pio, la parziale scomparsa dell’at-
mosfera può essere estremamente
istruttivo.
E’ possibile che Marte ospi-
ti, o abbia ospitato, forme di
vita simili alla nostra?
Da quello che sappiamo, la ri-
sposta è no. Le immagini prese dal
Viking che avevano suggerito que-
ste ipotesi si sono poi rivelate un
semplice gioco di ombre. E io, nel
1976, ho partecipato direttamen-
te all’analisi e alla successiva
“smentita” di quelle immagini.
Tuttavia, se Marte ha avuto una
stabilità climatica abbastanza lun-
ga (almeno qualche milione di an-
ni), e, come si ritiene, se l’acqua
era presente allo stato liquido in
superficie, allora diventa interes-
sante capire perché non si siano
sviluppate forme di vita, neanche
rudimentali. Non escludo comun-
que che semplici composti biolo-
gici, o anche alcune molecole or-
ganiche, possano essere presenti.
Magari in qualche “nicchia” eco-
logica sufficientemente umida, e
protetta dall’effetto di sterilizza-
zione provocato dalla radiazione
ultravioletta: i luoghi più probabi-
li sono le regioni polari e prepola-
ri, deve è presente terriccio misto
ad acqua ghiacciata.
Il progetto Marte è molto
ambizioso. Non esiste il rischio
che un eventuale fallimento
pregiudichi per sempre ogni
programma di esplorazione?
L’Imewg è in fondo un mosaico
di progetti, coordinati scientifica-
mente e tecnologicamente in un
unico disegno, ma indipendenti tra
loro sia come finanziamenti sia co-
me gestione. L’ipotesi che fallisca-
no tutti è quindi bassissima.
Diplomatico
cosmico
Accanto e sopra,
Marcello
Coradini nei
suoi uffici
all’Agenzia
spaziale
europea
(Esa), a Parigi.
Quali saranno le ricadute
tecnologiche dell’ impresa?
L’esplorazione su Marte con-
sentirà di sperimentare nuove tec-
niche di elaborazione e compres-
sione dei dati, e una elettronica di
base assolutamente competitiva.
Ma anche di sviluppare una nuova
generazione di componenti robo-
tiche. Inoltre, ed è un risultato di
cui vorrei sottolineare l’importan-
za, faciliterà lo scambio di tecno-
logie che, per ragioni quali il se-
greto industriale e la classificazio-
ne militare, sarebbero altrimenti
inaccessibili. Su questa base, in fu-
turo potrà nascere una vera unità
internazionale: se l’Agenzia spa-
ziale mondiale è una foresta, con
l’International Mars exploration
working group abbiamo piantato i
primi alberi. ■
Ersilia Vaudo
Focus 123
Un mistero Cronaca di una missione possibile
da risolvere: O ggi saremmo
perfettamente in L’atterraggio 6
La permanenza
Sono previsti 500 giorni di

dov’è finita grado di inviare un

equipaggio umano
GRAVITA’ ARTIFICIALE 5 Aprile 2010: usando
un paracadute,
permanenza, durante i quali
gli astronauti non riceveranno
su Marte, e farlo aiuto dalla Terra: perfino un
il modulo sfrutta
l’acqua? ritornare sano
e salvo», dice Robert
la tenue atmosfera
di Marte per
messaggio richiede 20 minuti.

Zubrin, del gruppo rallentare la

Astronautica della discesa sul pianeta.
anche la temperatura, la pressione,
▼

Martin Marietta. E
le variazioni stagionali, e in gene- per dimostrarlo ha
rale la meteorologia. proposto un piano da
Che cosa potremmo scoprire? 50 miliardi di dollari, CAVO
«Per esempio, dov’è finita tutta che somiglia molto
l’acqua di Marte», risponde Caru- all’attuale progetto Catturati
si. «Siamo quasi sicuri che in pas-
sato ce ne fosse in quantità. Lo di-
della Nasa (la
differenza principale 4 da Marte
è che, secondo la Il modulo rallenta
mostrano i numerosi solchi sulla Nasa, gli astronauti per entrare in orbita
superficie del pianeta (niente a che ROTAZIONE
dovrebbero intorno a Marte.
vedere con i famosi canali scoper- soggiornare in un
ti dall’astronomo italiano Giovanni modulo in orbita).
Schiaparelli nell’Ottocento) che Ecco, nel disegno
hanno tutta l’apparenza di fiumi a piena pagina, tutti
asciutti, con tanto di affluenti. Inol- i dettagli della
tre Marte è chiaramente diviso in proposta. Verrà mai
due regioni, separate da una scar- realizzata? Forse sì,
ma soltanto se
pata alta un paio di chilometri che
ricorda un immenso gradino. Per
cambierà l’attuale Sei mesi nel vuoto 7
ora è soltanto una ipotesi, ma la
clima politico,
ostile allo spazio. 3 Durante i sei mesi del
Il rientro
regione più bassa potrebbe essere viaggio, il terzo stadio
e il modulo sono uniti
▼

un antico oceano». Nell’ottobre 2011

da un cavo lungo un i pianeti sono
Velocità di fuga km: la rotazione della di nuovo allineati.
Verso Marte: le tappe 2 Viene attivato
il terzo stadio, che
struttura produce una
gravità artificiale.
Per il rientro viene
impiegato un
“veicolo di decollo”
Lti, piùasciuto,
corsa a Marte ha cono-
nei decenni passa-
sconfitte che vittorie.
28 maggio 1971 - La Mars 3
atterra regolarmente
il 2 dicembre, ma perde
permette al modulo
di sfuggire all’
inviato su Marte
separatamente.
attrazione terrestre.
Grappoli di Mariner americani contatto 20 secondi dopo. Destinazione Marte.
negli anni Sessanta, e di 30 maggio 1971 - Mariner 9:
Mars sovietici negli anni Set- in orbita dal 13 novembre
tanta, sono andati perduti. 1971 al 27 ottobre 1972.
Ma ci sono stati anche 25 luglio 1973 - Mars 5:
successi, parziali o totali. tuttora in orbita intorno
a Marte.
1 novembre 1962 - Parte 20 agosto 1975 - Viking 1:
dalla base di Tjuratan, nel in orbita dal 19 giugno 1976,
Kazakistan, la prima sonda atterra il 20 luglio e mantie- Un intreccio
per Marte, Mars 1. Arriva a
190 mila chilometri dal pia-
ne i contatti con la base
fino al novembre 1982. 8 Arrivo
di orbite
In genere, per
neta , poi perde il contat- 9 settembre 1975 - Viking 2: sulla Terra
to con la base. Attualmente
è in orbita intorno al Sole.
in orbita dal 7 agosto, atterra
il 3 settembre e mantiene
1 Verso la Terra
In orbita gli astronauti salgono
il calcolo della
traiettoria,
si segue un
28 novembre 1964 - Mariner i contatti con la base fino sul veicolo di rientro, inviato percorso “a
4: la prima missione riuscita. all’aprile 1978. Decollo dalla Terra, che contiene bassa energia”:
La sonda arriva a 10 mila 12 luglio 1988 - Phobos 2 Ottobre 2009: Marte nuovi moduli di sopravvivenza. il lancio, cioè
chilometri da Marte e (sovietico, nell’illustrazione e Terra sono allineati. Sole avviene nella
trasmette 21 fotografie. sotto): raggiunge l’orbita di Due stadi del razzo stessa direzione
24 febbraio 1969 - Dopo un Marte, ma interrompe le comu- vengono sfruttati per in cui si muove
volo di 127 giorni, la Mariner nicazioni prima di atterrare. portare in un’orbita la Terra, per
Arrivo
6 sorvola l’equatore di Marte 25 settembre 1992 - Mars bassa un equipaggio su sfruttarne la
e invia 76 fotografie. observer: costata 800 Partenza Marte
di sei persone. dalla Terra spinta. Lo
27 marzo 1969 - Mariner 7: milioni di dollari, il 21 stesso avviene
trasmette 126 fotografie agosto 1993 perde contatto per il viaggio
dell’emisfero meridionale con la base. di ritorno.
di Marte.
19 maggio 1971 - Mars 2: Partenza
da Marte
il 27 novembre il suolo
di Marte viene toccato per
la prima volta da un oggetto
di fabbricazione umana. Il
modulo di atterraggio, però,
si schianta nell’impatto.

Focus 124
Anche un satellite italiano La vita? Cerchiamola sottoterra
volerà nei cieli di Marte A ll’inizio del seco-
lo fu bandito a
degli esperimenti
effettuati delle son-
notare Cristiano Co-
smovici, dell’Istituto
Parigi il premio Guz- de Viking, dal 1976 di fisica dello spazio
man: chi fosse riu- in poi. Per mezzo di del Cnr: in simili
● Meteorologi
▼

scito a stabilire la uno strumento chia- condizioni, nessun

dall’Europa prima comunicazio- mato gascromato- genere di vita micro-
L’Italia è presente ne con esseri extra- grafo, per esempio, scopica sopravvive-
anche nel program- terrestri avrebbe si è tentato di rile- rebbe in superficie.
ma dell’Agenzia spa- vinto l’astronomica vare la presenza di Insomma, se su
ziale europea, che ha cifra (per quei tem- un elemento che si Marte esiste qualco-
fissato il suo primo pi) di 100 mila fran- trova in ogni tipo di sa di vivo, andrà cer-
lancio nel 2003. «La chi. Venne escluso sostanza organica cato sottoterra.
missione si chiama però il pianeta Mar- terrestre, il
te, perché agli orga- carbonio: il ri-
Intermarsnet, e pre- nizzatori sembrava sultato è stato
vede la costituzione troppo facile pren- totalmente ne-
di una rete meteoro- dere contatto con i gativo. Le ana-
logica e sismologica marziani. Si sbaglia- lisi, però, sono
formata da almeno vano. Sembra inve- state effettua-
quattro stazioni fisse, ce che su Marte non te in una zona
realizzate grazie al esistano nemmeno desertica e
contributo di nume- forme di vita ele- bombardata
rosi Paesi, e da un sa- mentari come i bat- dai raggi ultra-
teri o le alghe. Que- violetti del Sole,
tellite di comunica- sta è la conclusione come ha fatto Il modulo del Viking (1976).
zione», dicono all’E-
sa. La spesa prevista
è di 500 milioni di Terra, suggerendoci per
dollari, ma la decisio-
ne ufficiale non verrà
Appuntamenti futuri esempio come comportar-
ci (e come non comportar-
presa prima del 1996. Ecco il calendario delle missioni previste ci) nei confronti del nostro
Nel frattempo, il sa- nei prossimi dieci anni. stesso pianeta». Ben pochi,
tellite per le comuni- invece, ripropongono il so-
cazioni è già stato 1996 - Global surveyor (Usa) gno dello spazio come
Una foto scattata dalla sonda Viking: nubi su - Mars 96 (Russia)
ideato da un’azienda Marte. Del suo clima, però, si sa ancora poco. 1998 - Seconda missione surveyor (Usa)
nuova frontiera, e quindi
italiana, l’Alenia spa- - Mars 98 (Russia) di una missione umana su
zio. «Il nostro progetto ha riscosso al pianeta gran parte della sua at- - Mars togheter (Russia-Usa) Marte. «Facciamo un ra-
un’approvazione unanime, e po- mosfera, superando il debole cam- - Planet B (Giappone) gionamento economico»,
trebbe essere impiegato anche per po magnetico marziano. 2001 - Terza missione surveyor (Usa) dice Carusi. «Attualmen-
coordinare le telecomunicazioni 2003 - Quarta missione surveyor (Usa) te mandare su Marte un
dei “lander” (i moduli di atterrag- ● Gli uomini? Troppo pesanti - Missione Intermarsnet (Europa) chilogrammo di carico co-
gio) americani: dal 2001 in poi, in- Esiste anche un ultimo progetto, 2005 - Quinta missione surveyor (Usa) sta circa un miliardo, e un
fatti, la Nasa prevede di installare che ha un significato politico oltre equipaggio di quattro per-
16 stazioni fisse sulla superficie di che scientifico: la missione con- sone, con i viveri, l’aria, le
Marte», dice Giuseppe Virilio, vi- giunta Usa-Russia “Mars toge- dolente anche per gli Usa. «Che attrezzature di sopravvivenza e i
cedirettore di Alenia spazio. ther”, prevista per il 1998. Recen- senso ha spendere tanti soldi per sistemi di sicurezza arriva a pesare
Poche notizie arrivano invece temente, però, alcuni rappresen- uno studio scientifico astratto?», circa una tonnellata: totale, mille
dall’Oriente: sembra certo che nel tanti del governo russo hanno an- chiedono insistentemente politici, miliardi. Con la stessa cifra si pos-
1998 una sonda giapponese, bat- nunciato che la missione dovrà amministratori e contribuenti. sono lanciare quattro sonde robo-
tezzata Planet-B, verrà lanciata essere rinviata al prossimo millen- Una risposta viene da John Rum- tizzate, che svolgerebbero un la-
verso Marte, e che avrà il compito nio. «Non abbiamo abbastanza ri- mel, del quartier generale della voro altrettanto buono». Così è
di studiare gli effetti del vento so- sorse per finanziare due progetti Nasa, a Washington: «Studiare probabile che entro il prossimo de-
lare sul pianeta rosso. Si suppone, contemporaneamente», avrebbe Marte può fornire preziosi indizi cennio le sabbie del pianeta rosso
infatti, che possa essere stato pro- dichiarato un diplomatico russo sul funzionamento dei pianeti. E siano segnate da impronte. Ma sol-
prio il flusso di particelle cariche alla rivista Science. questo può dare nuova luce alle tanto di ruote e cingoli. ■
provenienti dal Sole a strappare I finanziamenti sono un punto conoscenze che abbiamo della Mauro Gaffo

Canali, piramidi e altre illusioni

Q uando nel 1993 la Nasa
riferì che la sonda Mars
observer si era perduta a un
passo dalla meta, alcuni in-
sinuarono che avesse men-
tito. «E’ tuttora in funzione»,
dissero, «ma la Nasa non
vuole pubblicare le fotogra-
fie che ha scattato». Certi
del complotto erano astro-
nomi come Tom van Flan-
dern, della Yale university,
cartografi come Erol Torun,
della Defense mapping a-
gency, e politici come David
Webb, della commissione
presso un altopiano, appa-
rentemente modellate a for-
ma di volto umano. «Sono
abitato, o che lo sia stato in
passato. Eppure tutte le pre-
cedenti “prove” sono sem-
bre per aver trovato le “pro-
ve” dell’esistenza di vegeta-
zione su Marte. Poiché nella
spaziale presidenziale. solo giochi di luci», rispose pre cadute. A lungo, per e- luce riflessa dal pianeta
Su che cosa basavano que- Gerald Soffen, responsabile sempio, si era creduto che le mancava una lunghezza
sta certezza? scientifico della mis- strutture osservate nel 1877 d’onda, molto vicina a quel-
Su alcune fo- sione. Col tempo, pe- da Giovanni Schiaparelli (nel- la assorbita dai licheni, ne
to scattate nel rò, le file dei credenti la foto) fossero canali artifi- dedusse che la superficie
1976 dalla si ingrossarono. Il fal- ciali. Invece erano semplici doveva essere simile alla
sonda Viking limento del Mars ob- illusioni ottiche, come hanno steppa siberiana. Otto anni
1, che mostra- server è servito a da- dimostrato le foto. Nel 1957, dopo, però, si scoprì che
vano strutture re nuova linfa alla leg- poi, l’astronomo americano quell’assorbimento avveniva
piramidali, genda che Marte sia W. M. Sinton divenne cele- nella nostra atmosfera.

Focus 126
 Gruner und Jahr-Mondadori SpA.
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© Gruner und Jahr - Mondadori SpA. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati.
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