Sei sulla pagina 1di 100

le Scienze

edizione italiana di Scientific American


Settembre 2021
euro 5,90
RIVISTA MENSILE - NUMERO 637 - 27 AGOSTO 2021
POSTE ITALIANE SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003
CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - ROMA

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Fisica Neuroscienze Riscaldamento globale


Tecnologie per acceleratori Elaborata una mappa Le rocce che potrebbero
di particelle ancora più potenti delle esperienze coscienti risolvere il problema del clima
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
in copertina Sommario
L’applicazione dell’intelligenza artificiale allo studio
delle proteine potrebbe rivoluzionare le scienze della vita
e la medicina (Illustrazione di Sara Gironi Carnevale) Settembre 2021 numero 637

62
CAMBIAMENTO
C L I M AT I C O
Le rocce
dell’Oman
e la cattura
del carbonio
di Douglas Fox
Un insolito
affioramento
dall’interno della
Terra può risolvere
il problema del clima
mondiale?

BIOCHIMICA BIOLOGIA

28 Una nuova versione della vita 56 La sete dell’umanità


di Rowan Jacobsen di Asher Y. Rosinger
In natura le proteine fanno di tutto per noi. Ora la scien- Nel plasmare la nostra evoluzione e la nostra storia, l’ac-
za ha imparato a crearne di artificiali, un’impresa che ci ha qua ha svolto sempre ruoli cruciali
dato un nuovo vaccino contro COVID-19 e che potrebbe
rivoluzionare la biologia CLIMA
72 Difendere il suolo e salvare il pianeta
FISICA
di Jo Handelsman
38 Gli acceleratori del futuro L’adozione di pratiche agricole che trattengono o aumen-
di Chandrashekhar Joshi tano il contenuto di carbonio nel suolo limiterebbe sia l’e-
Per raggiungere la prossima frontiera della fisica fonda-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

rosione sia il cambiamento climatico


mentale è necessario progettare acceleratori di particelle
più potenti che mai SCIENZE DELLA TERRA
76 Le nuove vite di Copernicus
NEUROSCIENZE
di Leonardo De Cosmo
46 Il cervello elettrico Il più grande programma di osservazione del nostro pia-
di Christof Koch neta festeggia vent’anni e si rinnova. In arrivo nuovi satel-
Elettrodi che stimolano il tessuto nervoso rivelano la map- liti e nuove strategie per distribuire servizi
pa cerebrale delle esperienze coscienti
COGNIZIONE ANIMALE
MICROBIOLOGIA 84 I salti dei delfini
52 Fossili viventi e la mente umana
di Jennifer Frazer di Kelly Jaakkola
Juerg M. Matter

Dopo aver passato 100 milioni di anni intrappolati nei se- Studiando le preferenze nel senso di rotazione di questi
dimenti oceanici, alcuni microrganismi si sono risvegliati animali marini, è stata scoperta una stranezza della nostra
e hanno ripreso a moltiplicarsi percezione

www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche

7 Editoriale
di Marco Cattaneo

8 In edicola

10 Intervista
La scienza dei dati fa bene alla nostra salute
di Simona Regina

12 Made in Italy
Rendere più efficiente la ricerca farmacologica
di Letizia Gabaglio

10 14 Il matematico impertinente
Una lettura poco aurea di Piergiorgio Odifreddi

15 Scienza e filosofia
Mappatura bibliometrica di Elena Castellani

16 Homo sapiens
La scalata al potere della cultura di Giorgio Manzi

17 La finestra di Keplero
Giganti rosse per Hubble di Amedeo Balbi

88 Coordinate
Contare gli uccelli di Clara Moskowitz
12
89 I bastioni di Orione
Previsioni e profezie di Michele Bellone

Travel Wild/iStockphoto (New York); Cortesia InSimili (cellula cancro); gerenme/iStock (maccheroni)
90 La ceretta di Occam
Una bella spalmata di microbi di Beatrice Mautino

91 Pentole & provette


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Pasta italiana e grano straniero di Dario Bressanini

92 Rudi matematici
Probabilità al cubo
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio

91 94 Libri & tempo libero

SCIENZA NEWS

18 La carestia importata in Europa 21 Pianeti vaganti 23 Gli amici, una preziosa eredità
20 Fusioni fra buchi neri e stelle nella Via Lattea per le iene
di neutroni 21 La fosfina di Venere può venire 25 I segreti del broccolo romanesco
20 In cerca di asimmetrie dai vulcani 25 Prove di arte dei Neanderthal
con le molecole radioattive 23 I metanogeni più antichi 26 Brevissime

4 Le Scienze 637 settembre 2021


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello M. Granger Morgan
presidente, Wenner- docente, Carnegie Mellon
Gren Foundation for University
Anthropological Research Miguel Nicolelis
Roberto Battiston condirettore, Center for
professore ordinario di fisica Neuroengineering, Duke
sperimentale, Università University
di Trento Martin Nowak
Roger Bingham direttore, Program for
docente, Center for Brain and Evolutionary Dynamics,
Cognition, Università della Harvard University
California a San Diego Robert Palazzo

L’alba di una nuova era


Edoardo Boncinelli docente di biologia,
docente, Università Vita- Rensselaer Polytechnic
Salute San Raffaele, Milano Institute
Arthur Caplan Telmo Pievani
docente di bioetica, professore ordinario filosofia

per la biologia Università della


Pennsylvania
Vinton Cerf
Chief Internet Evangelist,
delle scienze biologiche,
Università degli Studi di
Padova
Carolyn Porco
leader, Cassini Imaging
Google
George M. Church Science Team, e direttore,
CICLOPS, Space Science
direttore, Center for
I programmi di intelligenza artificiale Computational Genetics,
Institute
Vilayanur S.
Harvard Medical School
stanno rivoluzionando lo studio delle proteine Rita Colwell
Ramachandran
direttore, Center for Brain
docente, Università del and Cognition, Università
Maryland a College Park e della California a San Diego
Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health Lisa Randall
a rivoluzione è iniziata d’estate. E fondamentale delle tecnologie di imaging.

L Richard Dawkins docente di fisica, Harvard


University
precisamente il 22 luglio, quando i Il guaio è che fino all’arrivo di Alphafold fondatore e presidente,
Richard Dawkins Foundation Carlo Alberto Redi
ricercatori di DeepMind – una so- ci volevano mesi, o anni, per ricostruire la Drew Endy docente di zoologia,
Università di Pavia
cietà con sede a Londra e legata a Google – struttura di una o due proteine, mentre og- docente di bioingegneria,
Martin Rees
Stanford University
e dello European Bioinformatics Institute di gi questo prodigioso strumento ad appren- Ed Felten docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
Cambridge hanno depositato in un databa- dimento automatico ci impiega ore, quando direttore, Center for Cambridge
Information Technology
se pubblico la struttura di quasi tutte le pro- non addirittura pochi minuti. Policy, Princeton University John Reganold
docente di scienza del suolo,
teine umane e di una ventina di organismi I primi segnali di questa rivoluzione Kaigham J. Gabriel Washington State University
presidente e CEO, Charles
modello, dal topo al verme Caenorhabdi- erano nell’aria dal novembre 2020, quan- Stark Draper Laboratory Jeffrey D. Sachs
direttore, The Earth Institute,
tis elegans, dalla drosofila al parassita della do AlphaFold ha vinto una sfida – la Criti- Harold Garner Columbia University
direttore, divisioni sistemi e
malaria (Plasmodium falciparum). In tota- cal Assessment of Structure Prediction, in informatica medici, docente, Eugenie C. Scott
Virginia Bioinformatics Founding Executive Director,
le le strutture proteiche individuate grazie cui bisogna cercare di individuare le strut- Institute, Virginia Tech National Center for Science
Education
ad AlphaFold, un programma di intelligen- ture di proteine già conosciute ma ancora Michael S. Gazzaniga
Terry Sejnowski
direttore, Sage Center for the
za artificiale, sono 365.000, ed entro la fine non rese pubbliche – contro un centinaio Study of Mind, Università docente e direttore del
Laboratorio di neurobiologia
dell’anno potrebbero arrivare a 130 milioni, di altri gruppi di ricerca. Ma l’annuncio di della California a Santa
Barbara computazionale, Salk
Institute for Biological
circa la metà di tutte le proteine conosciute. fine luglio ha sconvolto la biologia. Non so- David Gross Studies
docente di fisica teorica,
Come racconta anche Rowan Jacobsen lo per la rapidità con cui le strutture ven- Università della California a
Michael Shermer
editore, rivista «Skeptic»
a p. 28, prevedere la struttura delle pro- gono risolte. Ma anche perché, da una par- Santa Barbara (premio Nobel
per la fisica 2004) Michael Snyder
teine è stato uno dei grandi enigmi del- te, AlphaFold genera anche una misura Danny Hillis docente di genetica, Stanford
University School of Medicine
la biologia fin dalla scoperta della doppia dell’incertezza delle sue previsioni, offren- co-presidente, Applied
Minds, LLC Giorgio Vallortigara
elica del DNA, nel 1953. Queste molecole, do agli scienziati uno strumento prezioso Daniel M. Kammen docente di neuroscienze,
direttore associato, Centre
prodotte sulla base dell’informazione ge- per valutarne l’affidabilità e per perfezio- direttore, Renewable
and Appropriate Energy for Mind/Brain Sciences,
netica contenuta nell’mRNA, sono respon- narne i risultati. E, dall’altra, a metà luglio Laboratory, Università della Università di Trento
California a Berkeley Lene Vestergaard Hau
sabili di una vastissima gamma di funzio- DeepMind ha rilasciato il codice sorgente Vinod Khosla docente di fisica e fisica
ni negli esseri viventi. Per assolverle, però,
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
dell’ultima versione di AlphaFold, con una Partner, Khosla Ventures applicata, Harvard University
Christof Koch Michael E. Webber
non è sufficiente che siano costituite dalla dettagliata descrizione di come è stato svi- presidente dell’Allen Institute direttore associato, Center
for International Energy
corretta sequenza di amminoacidi. Devo- luppato, rendendolo disponibile a tutta la for Brain Science di Seattle
& Environmental Policy,
Lawrence M. Krauss
no anche assumere una specifica forma tri- comunità scientifica. direttore, Origins Initiative,
Università del Texas ad
Austin
dimensionale, che raggiungono spontane- «Capire come funziona il ripiegamen- Arizona State University Steven Weinberg
Morten L. Kringelbach
amente e che «determina la funzione della to delle proteine – scrive Jacobsen – ci per- direttore, Hedonia:
direttore, gruppo di ricerca
teorica, Dipartimento di
proteina: a che cosa reagisce, a che cosa si metterebbe di progettare una nuova classe TrygFonden Research Group, fisica, University del Texas
Università di Oxford e ad Austin (premio Nobel per
lega, che cosa può fare». di farmaci in grado di bloccare o sostituire Università di Aarhus la fisica 1979)
Steven Kyle George M. Whitesides
Per scoprire i meccanismi del ripiega- le proteine sbagliate, come pure di esplora-
docente di economia docente di chimica e
mento delle proteine, fin dagli anni sessanta re l’eziologia di malattie come Alzheimer, applicata e management, biochimica, Harvard
Cornell University University
i biologi strutturali hanno sviluppato diver- Parkinson, Huntington e fibrosi cistica, Robert S. Langer Nathan Wolfe
si metodi. Uno consiste nel mettere insie- che sono collegate a proteine ripiegate in docente, Massachusetts direttore, Global Viral
Institute of Technology Forecasting Initiative
me le strutture delle proteine per studiare modo errato». È questo che ha scatenato Lawrence Lessig Anton Zeilinger
le forze fisiche sottostanti. Un altro cerca di l’entusiasmo degli esperti. Anche se è solo docente, Harvard Law School docente di ottica quantistica,
John P. Moore Università di Vienna
prevedere le forme facendo confronti con un primo passo, uno strumento così poten- docente di microbiologia e Jonathan Zittrain
proteine correlate, usando la storia evoluti- te può farci svelare molti segreti della fab- immunologia, Weill Medical docente di legge e computer
College, Cornell University science, Harvard University
va di un organismo. E poi c’è stato il ruolo brica della vita.

www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola A richiesta a ottobre Il cacciatore di comete,
il libro in cui Paolo Ferri racconta vent’anni di
emozioni alla guida della missione Rosetta

Diario di un’avventura nello spazio

S
egni celesti. Annunciatrici di sventu- to e guidato le sonde verso la loro meta. Fino al
re. Fenomeni meteorologici. Le co- momento clou in cui per la prima volta, «nelle
mete hanno sempre inquietato e af- profondità dello spazio interplanetario, a più
fascinato l’umanità. E il fascino non è svanito di settecento milioni di chilometri di distanza
quando sono state correttamente identifica- dalla Terra», un veicolo umano è atterrato su
te come corpi celesti in orbita intorno al So- una cometa, e per giorni ha inviato a terra un
le. Perché restano corpi unici, custodi di in- flusso di immagini e di dati.
formazioni essenziali sugli albori del sistema Appena dopo, «era un giorno di novembre
solare. Perciò l’Agenzia spaziale europea ha come tanti a Darmstadt, nella Germania cen-
chiamato Rosetta – come la famosa stele che tro-meridionale, con quel clima continenta-
permise di decifrare i geroglifici – la missione le che produceva una coltre di nubi, o meglio
che è andata a studiare le comete da vicino per di nebbia alta, che rendeva tutto grigio e cu-
carpirne le informazioni sui primordi del no- po ininterrottamente, per mesi e mesi». Quan-
stro sistema planetario. do Ferri, accingendosi a una nuova giorna-
Paolo Ferri, il fisico italiano che ha guida- ta di lavoro, si fermò «assalito da una specie
to l’intera missione dal 1996 al 2016, racconta di depressione improvvisa. Mi domandavo:
questa «avventura nello spazio profondo» in Il ma adesso dove la trovo la forza, la motivazio-
cacciatore di comete, libro allegato a richiesta a ne per ritornare al lavoro di tutti i giorni? Qua-
«Le Scienze» di ottobre. le progetto futuro, quale missione spaziale tra
«C’era molto lavoro da fare, e non aveva- quelle in corso o in preparazione mi potrebbe
mo idea di come farlo», ricorda Ferri. Eppure portare a sfide tecnologiche e scientifiche pa-
il modo si è trovato, e con grande successo, co- ragonabili a quelle appena raggiunte con Ro-
me emerge pagina dopo pagina in questo dia- setta?».
rio in prima persona, avvincente e ricco di Nessuna, si rispose. Allora decise che dove-
colpi di scena, che fa rivivere a chi legge gli va raccontare al più presto questa avventura.
entusiasmi e le trepidazioni di chi ha progetta- Così è nato questo libro.

COLLANA PARADOSSI DELLA SCIENZA R I S E R VAT O


A G L I A B B O N AT I

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Chi rade Per tutti gli abbonati

il barbiere? è on line il sito


www.ilmioabbonamento.gedi.it
dove è possibile acquistare
«In un villaggio vi è un barbiere il quale rade tutti e soli i prodotti in uscita con
gli uomini che non si radono da soli. Chi rade il barbie- Le Scienze allo stesso prezzo
re?» Potrebbe sembrare un innocente indovinello per dell’edicola.
trascorrere un po’ di tempo con gli amici, invece quello Registrandosi sul sito inoltre
appena citato è un paradosso enunciato nel 1918 dal è possibile usufruire di sconti
britannico Bertrand Russell, celebre filosofo, logico e sugli abbonamenti del Gruppo
matematico, nell’ambito di un più corposo programma GEDI e grandi opportunità
di studio. Per sapere come il barbiere di Russell po- anche per l’acquisto di collane.
trà risolvere il suo problema di rasatura, basta leggere il Rimane sempre attivo il nostro
volume della collana Paradossi della scienza, che può Servizio Clienti al numero
essere acquistato con «Le Scienze» di ottobre a 14,90 0864.256266 dal lunedì
euro (il prezzo include anche la rivista). al venerdì dalle 9-18.

8 Le Scienze 637 settembre 2021


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Intervista Francesca Dominici illustra come big data,
intelligenza artificiale e statistica
possano aiutare a gestire la salute pubblica

La scienza dei dati


fa bene alla nostra salute
rofessione: data scientist. Per Francesca Dominici la pas-

P sione per la matematica è nata sui banchi di scuola. Poi,


lavorando con i numeri, la biostatistica italiana che diri-
ge la Harvard Data Science Initiative, e sabato 4 settembre è ospi-
te del CICAP Fest, ha maturato sempre più la consapevolezza che
i numeri non sono solo belli, ma utili: «La statistica può contribu-
ire a risolvere problemi concreti. I dati possono supportare infatti
i nostri processi decisionali e aiutarci ad affrontare sfide comples-
se, come la tutela della salute pubblica».

Lei proprio usando enormi quantità di dati ha misurato gli effetti dell’in-
quinamento atmosferico sulla salute, tanto da indirizzare le decisioni
dell’Environmental Protection Agency statunitense.
Questo per me è motivo di grande soddisfazione. Di fatto abbia-
mo analizzato il rischio che il particolato sottile rappresenta per
la salute umana combinando informazioni provenienti da fonti di-
verse. Abbiamo integrato set di dati sociosanitari del 95 per cen-
to della popolazione statunitense over 65 – storia clinica, età, ge-
nere, etnia, residenza – con i dati rilevati da satelliti e stazioni di
monitoraggio ambientale utili per associare a ciascun individuo
l’esposizione giornaliera, nel corso degli ultimi vent’anni, all’in-
quinamento atmosferico. E abbiamo sviluppato modelli statistici
per stimare l’aumento del rischio di mortalità e ospedalizzazione
per incrementi anche minimi del livello di PM 2,5.

Questo è un esempio di come la scienza dei dati possa fornire prove ed


evidenze utili a indirizzare le politiche sanitarie?
Sì. Negli Stati Uniti sono considerati sicuri livelli inferiori a 12
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

microgrammi per metro cubo di particolato sottile. Ma con i nostri fetti abbiamo riscontrato un’aumentata mortalità per COVID nelle
studi abbiamo riscontrato che anche livelli inferiori a questa «so- aree geografiche con maggiore inquinamento atmosferico.
glia di sicurezza» sono associati a un maggiore rischio di mortali-
tà. E così, proprio in nome dell’evidenza scientifica, l’amministra- Questa pandemia ha messo in evidenza anche tra i non addetti ai lavo-
zione Biden ha dichiarato l’intenzione di riconsiderare tale soglia. ri l’importanza dei dati. Proprio per questo, non crede che bisognerebbe
migliorare il dialogo tra scienza e politica affinché le scelte politiche si-
A proposito di particolato sottile, con il suo gruppo ha scoperto, come il- ano sempre più basate sull’evidenza?
lustrato sulla rivista «Science Advances», una correlazione tra inquina- Ritengo che questo possa essere considerato il silver lining, l’a-
Travel Wild/iStockphoto (New York)

mento dell’aria e mortalità per COVID-19. spetto positivo di questa pandemia. Questa crisi ha fatto chiara-
È noto che l’esposizione al particolato sottile nuoce alla salute: mente emergere l’importanza della scienza e dei dati. Del resto,
penetra nei polmoni, causa infiammazioni, ha effetti negativi sul senza dati non c’è scienza. Oggi abbiamo la tecnologia per costru-
sistema cardiovascolare e può causare morte prematura. Allora ire grandi e complesse banche dati e una straordinaria capacità
quando è scoppiata la pandemia ci siamo chiesti: se SARS-CoV-2 computazionale per gestirli. Nel giro di qualche ora, per esempio,
attacca le vie respiratorie, chi ha già i polmoni e potenzialmente riusciamo ad analizzare miliardi di dati sanitari e da questi possia-
anche il sistema cardiovascolare compromessi a causa della catti- mo estrarre informazioni preziose per pianificare interventi con-
va qualità dell’aria, è più vulnerabile in caso di contagio? E in ef- creti a tutela della salute pubblica.

10 Le Scienze 637 settembre 2021


di Simona Regina

CHI È

FRANCESCA DOMINICI

Laurea in statistica alla «Sapienza» Università Health. Coordina un gruppo interdisciplinare Eletta membro della National Academy
di Roma e dottorato all’Università di Padova, è impegnato nello sviluppo di metodi statistici of Medicine e dell’International Society of
codirettrice della Harvard Data Science Initiative per l’analisi di dati complessi nell’ambito della Mathematical Statistics, per Thomson Reuters
e docente di biostatistica, popolazione e data salute ambientale, del cambiamento climatico è tra i top scientist nella sua disciplina: nell’1
science all’Harvard T.H. Chan School of Public e delle policy sanitarie. per cento dei più citati a livello mondiale.

Per strada a New York. Dominici e


colleghi hanno scoperto una correlazione tra
inquinamento dell’aria e mortalità da COVID-19.

fatti uno strumento fondamentale anche per affrontare la crisi climati-


ca. Ci fa qualche esempio?
I dati hanno un ruolo centrale per individuare le politiche am-
bientali che possono contribuire meglio a mitigare l’impatto dei
cambiamenti climatici. Possono cioè indicare prove a sostegno di
eventuali strategie che si intendono adottare. Per esempio se si
vuole ridurre al minimo l’esposizione agli inquinanti atmosferici
nelle aree urbane, è possibile analizzare e prevedere gli effetti di
una decisione che punti a rivoluzionare il traffico cittadino sosti-
tuendo i mezzi di trasporto pubblico a gasolio con mezzi elettrici.
Inoltre la scienza dei dati può aiutarci a individuare le aree geogra-
fiche più vulnerabili e più esposte alle conseguenze negative dei
cambiamenti climatici (ondate di calore, siccità e così via) al fine di
pianificare interventi mirati per tutelare le popolazioni a rischio.
Sono solo alcuni esempi, perché non c’è ambito che non possa gio-
varsi della data science.

Se i dati possono fare la differenza in qualsiasi ambito, acquisire com-


petenze digitali diventa strategico. In quest’ottica è nata l’Harvard Da-
ta Science Initiative?
Sì, l’Harvard Data Science Initiative è nata per rispondere a un
grande interesse da parte degli studenti ma anche perché abbia-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
mo una responsabilità morale. Noi educhiamo la nuova genera-
In effetti abbiamo a disposizione una mole di dati mai avuta prima che, zione di leader e nel nuovo mondo, in cui tutto è digitalizzato, sa-
interpretati, possono supportare le decisioni umane. Tutto questo solle- per gestire e analizzare i dati che abbiamo a disposizione e che noi
va questioni etiche: quali le più urgenti secondo lei? stessi produciamo è imprescindibile per poter risolvere proble-
Ce ne sono diverse. Equità, privacy… Pensando alla data scien- mi sociali complessi. Ma bisogna saperli usare in modo etico e re-
ce applicata alla salute, per esempio ad algoritmi di intelligenza sponsabile. Noi vogliamo dunque contribuire a questa rivoluzio-
artificiale sviluppati per diagnosticare malattie, è fondamentale ne formando data scientist consapevoli della responsabilità etica e
che i dati usati per addestrare il sistema siano rappresentativi del- morale del proprio lavoro.
Cortesia Francesca Dominici (Dominici)

la popolazione.
Si pensi a un modello di intelligenza artificiale per diagnostica- Si corre il rischio che le donne rimangano ai margini di questa rivoluzio-
re il melanoma della pelle: se l’algoritmo viene addestrato su da- ne digitale che sta cambiando il mondo: che fare?
ti della popolazione bianca e poi viene applicato anche sulla po- Questa è la sfida più difficile che dobbiamo affrontare, perché
polazione afroamericana, inevitabilmente non produrrà risultati purtroppo c’è ancora un forte pregiudizio di genere che limita
affidabili. l’accesso delle donne a questo campo. È stato dimostrato che la di-
versità nei gruppi è fondamentale, eppure sono ancora per lo più
Big data e intelligenza artificiale stanno rivoluzionando la ricerca bio- gli uomini a sviluppare algoritmi. È evidente quindi che c’è ancora
medica e la gestione della salute, ma non solo. La scienza dei dati è in- tanto da fare, negli Stati Uniti come in Italia.

www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy InSimili ricrea in laboratorio un ambiente simile
ai tessuti umani, per consentire sperimentazioni
dei farmaci più rapide, efficaci ed economiche

Rendere più efficiente


la ricerca farmacologica
iù di dieci anni di lavoro. Tanto è necessario per portare

P un nuovo farmaco sul mercato: un percorso delicato che


si articola in diverse fasi, prima in laboratorio e poi con
i pazienti. Lungo il tragitto da 10.000 candidati si arriva a un solo
composto che, se tutto andrà come previsto, verrà approvato per
l’uso negli esseri umani. Un processo che costa circa 2,8 miliardi di
euro e la cui diseconomia è spesso portata come argomento a giu-
stificazione del prezzo dei farmaci.
«La scarsa efficacia di questo processo è attribuibile soprattut-
to all’enorme divario tra l’ambiente di sperimentazione tipico del-
le piattaforme sperimentali precliniche e la complessità della fi-
siologia del corpo umano in cui il farmaco dovrà effettivamente
agire», spiega Stefania Rapino, docente associata di chimica fisi-
ca all’Università di Bologna e fondatrice di InSimili. «Esiste quin-
di un ingente bisogno di sistemi che permettano una sperimenta-
zione preclinica più affidabile e accurata». Esattamente quello che
si propone di fare lo spin-off universitario fondato da lei e da altri
ricercatori.
La fase del percorso in cui avviene la maggiore selezione del-
le molecole è quella preclinica: per capire quale candidato farma-
co sia il migliore si usano colture cellulari in contenitori di plasti-
ca, nei cosiddetti studi in vitro, e poi modelli animali di malattia,
nei cosiddetti studi in vivo. A questa prima fase sopravvivono so-
lo 20 composti su 10.000, che quindi passano a essere testati sugli Cellule di cancro della cervice osservate
esseri umani, nella cosiddetta fase clinica della sperimentazione. in microscopia a fluorescenza confocale.
Ma qui ci troviamo di nuovo di fronte a un muro: in ambito onco-
logico, per esempio, di questi 20 solo uno diventerà davvero un che lavorano sui cosiddetti organoidi, organi riprodotti in labora-
farmaco approvato.
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
torio a partire da cellule umane, sane o malate, così che – di nuo-
«Noi studiamo da anni il microambiente cellulare con tecni- vo – i farmaci possano essere provati in un ambiente che somiglia
che basate sulla microscopia a scansione», dice Rapino. «Sulla base di più a quello del corpo umano. Ma rispetto alla tecnologia de-
delle competenze acquisite ci siamo detti che potevamo cercare di gli organoidi, quella messa a punto dai ricercatori dell’Università
riprodurre quell’ambiente per eseguire test di laboratorio più effi- di Bologna è più semplice e più facile da utilizzare, anche nel bre-
caci ed efficienti. Portando quindi un notevole vantaggio nei pro- ve termine.
cessi di selezione dei farmaci». Intervenire nelle prime fasi, infat- «Il nostro brevetto ci permette di sviluppare un prodotto diret-
ti, consentirebbe di selezionare in maniera migliore le molecole tamente integrabile nei comuni contenitori per colture cellulari,
e portare avanti solo quelle con maggiore probabilità di successo. consentendo l’implementazione immediata da parte di aziende e
istituti di ricerca», sottolinea la ricercatrice. Il prodotto finale, in-
Un’idea più semplice fatti, mima alcune caratteristiche fondamentali dei tessuti umani
La soluzione di InSimili è un dispositivo che rende più veloce all’interno delle plastiche usate per la sperimentazione in labora-
ed efficace il processo di selezione del farmaco tramite la creazio- torio, superando le limitazioni dei modelli di sperimentazione tra-
ne, nella plastica di laboratorio, di un ambiente simile ai tessuti del dizionali in vitro e in vivo. InSimili porterà sul mercato un prodot-
Cortesia InSimili

corpo umano e quindi vicino a quello in cui il farmaco si troverà to dall’alto contenuto tecnologico che si propone di rivoluzionare
ad agire. Un’idea innovativa per cercare di risolvere un problema la sperimentazione preclinica del farmaco, limitando il numero di
a cui in tanti si stanno applicando. Per esempio i gruppi di ricerca farmaci selezionati erroneamente e dunque rendendo il processo

12 Le Scienze 637 settembre 2021


di Letizia Gabaglio

LA SCHEDA - INSIMILI

Azienda fondata nel 2021


Persone di riferimento: Stefania Rapino (CEO)
Sito: www.insimili.com Mail: info@insimili.com
Numero di brevetti: n.d.
Un passaggio della coltura in Dipendenti-collaboratori: 5
vitro delle cellule in laboratorio.

più veloce ed efficace. «È un’idea su cui abbiamo cominciato a la- tane da noi. Ma da una parte gli uffici che si occupano di valoriz-
vorare circa sei anni fa e che ora piano piano sta diventando realtà,
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
zare nuove idee nate in Ateneo, che ci hanno aiutato a deposita-
grazie anche alla possibilità di seguire un percorso di accelerazio- re il brevetto e a fondare lo spin-off, e dall’altra questo programma
ne della Fondazione Golinelli», spiega Rapino. di accelerazione, ci hanno permesso e permetteranno in futuro di
Dopo aver vinto la Start Cup Competition Emilia-Romagna nel acquisire competenze, aprendoci strade verso nuove prospetti-
2019, infatti, l’idea dei ricercatori bolognesi ha partecipato insie- ve», spiega Rapino.
me a circa un centinaio di altre alla prima edizione di I-Tech In- Alla fine del percorso i ricercatori dell’Università di Bologna
novation 2021, una call lanciata dall’azienda CRIF e da Fondazio- potranno affrontare la sfida di portare il loro prodotto sul mercato
ne Golinelli. Una selezione impegnativa che ha visto la vittoria di dove i naturali clienti saranno aziende farmaceutiche, organizza-
tre start-up fra cui InSimili, che ora verrà coinvolta in un program- zioni di ricerca a contratto, centri biotech e istituti di ricerca.
ma di accelerazione di G-Factor, l’incubatore-acceleratore di Fon- «L’adozione del nostro prodotto permetterà un ingente rispar-
Cortesia © Università di Bologna

dazione Golinelli rivolto a realtà imprenditoriali emergenti. Nei mio di tempo e denaro per i pazienti e per le aziende che dipendo-
prossimi mesi il gruppo di InSimili intraprenderà un percorso di no fortemente dai risultati del processo di selezione e sviluppo di
supporto allo sviluppo del proprio modello di business, della du- nuovi farmaci», conclude Rapino. L’obiettivo è ambizioso: concor-
rata di sette mesi, costruito sulle specificità e necessità concrete rere a far sì che in futuro i farmaci siano sviluppati in meno tem-
del progetto. po e quindi con meno investimenti ma siano più efficaci, così che
«Siamo molto contenti perché il nostro gruppo è formato da arrivino prima ai pazienti, costino meno ma producano un effet-
scienziati e le ragioni e le dinamiche del business erano molto lon- to migliore.

www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi

professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino


e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York)

Una lettura poco aurea


Il codice da Vinci di Dan Brown è un esempio delle tante
leggende che circolano sulla sezione aurea

l codice da Vinci (2003) di Dan Brown è delle femmine e lo si divide per quello dei ma-

I stato forse il primo grande successo edi-


toriale del nuovo secolo, con 80 milioni
di copie vendute. Uno dei suoi temi è il lega-
schi si ottiene sempre lo stesso numero, phi».
Detta così la cosa è senza senso, perché in un
alveare le femmine sono una regina (feconda)
me tra la sezione aurea, la successione di Fibo- e molte migliaia di operaie (sterili), a fronte di
nacci e Leonardo, il tutto aggrovigliato in una poche centinaia di fuchi maschi.
matassa di fatti e finzioni che può essere inte-
ressante dipanare, per esemplificare il modo Illusioni ubiquitarie
in cui i mezzi di comunicazione (non solo i ro- Ma poiché i fuchi derivano da un uovo non
manzi, ma anche e soprattutto i giornali, la te- fecondato e hanno solo una madre, mentre le
levisione e il cinema) pasticciano e distorcono api femmine derivano da un uovo feconda-
la scienza e la matematica. to e hanno sia una madre che un padre, suc-
L’annodamento più denso sta nel capitolo cede che i numeri di Fibonacci corrispondano
20, nel quale il protagonista Robert Langdon alle api che si trovano nei vari livelli dell’albe-
riassume una delle lezioni sul simbolismo ro genealogico di un fuco. Ora, a ogni livel-
nell’arte da lui tenute ad Harvard. Anzitutto, lo dell’albero i numeri dei maschi e delle fem-
ripete più volte che il numero phi, cioè la se- mine sono sempre due numeri consecutivi di
zione aurea, è uguale a 1,618, apparentemente Fibonacci, e dunque il rapporto tra femmine
ignaro del fatto che la sezione aurea è irrazio- e maschi tende a phi. Ma le api femmine con-
nale; probabilmente, anzi, il primo irrazionale siderate nell’albero genealogico sono ovvia-
scoperto dai greci. Dunque non può avere uno mente tutte fertili, mentre negli alveari suc-
sviluppo decimale finito, e quella citata non è cede il contrario: le femmine sono tutte sterili,
che una sua approssimazione. eccetto la regina.
Tornando al cadavere iniziale del libro, es-
Fibonacci e le api so porta incisa sul ventre la stella pitagorica e
In particolare, se la sezione aurea non fosse ha le gambe e le braccia aperte, a imitazione
irrazionale avrebbe poco senso il seguito della dell’Uomo vitruviano di Leonardo. Nella lezio-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
lezione, nella quale il professore spiega imper- ne Langdon dice che la stella pitagorica «è l’e-
territo: «Il numero phi derivava dalla sequen- strema espressione della proporzione divina»,
za di Fibonacci, una progressione famosa non e qui ha ragione. Ma aggiunge che «Leonar-
solo perché la somma di due termini adiacen- do fu il primo a mostrare che il corpo umano è
ti era uguale al termine successivo, ma perché letteralmente costituito di elementi che stan-
il quoziente di due numeri adiacenti tendeva no fra loro in rapporto di phi», e qui ha torto:
sorprendentemente al valore 1,618». Qui la de- se non altro perché non esiste il corpo umano,
finizione della successione di Fibonacci è cor- e ciascuno è proporzionato a modo suo.
retta, e i suoi primi termini 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13 e Ma nemmeno l’uomo vitruviano di Leonar-
21 sono scritti in ordine sparso sul pavimento do è in proporzione aurea, nonostante le leg-
vicino al cadavere da cui prende l’avvio il ro- gende al proposito, ulteriormente alimentate
manzo. Ma non è vero che i rapporti fra i ter- da Dan Brown. Leggende che derivano dall’il-
mini consecutivi della successione tendono a lusione di trovare la sezione aurea dovunque,
1,618. Tendono piuttosto al valore corretto di dalla facciata del Partenone alla spirale del
phi, con approssimazioni sempre migliori. Nautilus, quando di solito non si tratta che di
Subito dopo Langdon continua dicendo: vaghe approssimazioni, ancora più imprecise
«Se in un qualsiasi alveare si prende il numero del famigerato valore di 1,618.

14 Le Scienze 637 settembre 2021


di Elena Castellani Scienza e filosofia
professore associato, Dipartimento di filosofia,
Università di Firenze

Mappatura bibliometrica
Metodi statistici per macro-analisi
sulla filosofia della scienza?

ltimamente sta prendendo sempre con la filosofia della scienza o quali tipologie

U più piede l’uso della statistica per


monitorare e valutare la struttu-
ra, l’evoluzione e l’impatto della filosofia del-
di filosofi della scienza suscitino maggiore in-
teresse presso gli scienziati.
Sono questioni che potrebbero essere af-
la scienza. Oggi, con le molteplici banche da- frontate anche con metodi qualitativi, sulla
ti disponibili sulle citazioni di pubblicazioni base per esempio di interviste mirate; ma per
scientifiche (libri e articoli), è diventato pos- gli autori si tratterebbe comunque di un ap-
sibile un tipo d’analisi a grande scala impen- proccio limitato, rispetto a quello quantitativo
sabile fino a poco tempo fa. Per quanto si pos- basato sulla mole di dati bibliometrici a dispo-
sa essere ragionevolmente prudenti riguardo sizione. Solo analisi di tipo bibliometrico, se-
all’efficacia degli strumenti bibliometrici, in condo loro, permettono davvero di mettere in
particolare se applicati ad analisi di tipo con- luce la macro-struttura delle relazioni che in-
cettuale o sociologico, si tratta senz’altro di un tercorrono tra la filosofia della scienza e le al-
campo d’indagine interessante. Grazie a stru- tre discipline.
menti inediti, si aprono nuove prospettive per
studi sulla filosofia della scienza nel suo com- Analisi più fini
plesso, nei suoi rapporti con le altre discipline In un certo senso si può dire che, in que-
e nelle sue articolazioni interne. sto tipo di studi, i dati bibliometrici assumo-
no il ruolo dei «dati empirici» sulla base dei
Una macro-struttura delle relazioni quali vagliare una riflessione di secondo livel-
La maggior parte degli articoli pubblicati in lo sulla filosofia della scienza. Nella fattispe-
questa direzione mira a mettere in evidenza la cie, per quanto riguarda il lavoro sopra cita-
macro-struttura delle relazioni che la filosofia to, i risultati ottenuti con i metodi quantitativi
della scienza intrattiene con determinati cam- bibliometrici sono, per gli autori, dati empi-
pi disciplinari, alcuni molto vicini come la sto- rici da tenere in debito conto in ogni discus-
ria della scienza o l’epistemologia, altri più di- sione sull’utilità o meno della filosofia della
stanti come le scienze «dure». scienza per la scienza. Sulla base di questi dati,
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Un esempio è l’articolo The visibility of phi- per esempio, risulta che la visibilità del setto-
losophy of science in the sciences, 1980-2018, re della filosofia della scienza in ambito scien-
pubblicato nel 2020 da autori canadesi e fran- tifico è andata crescendo (e anche in quale mi-
cesi (Khelfaoui, Gingras, Lemoine e Pradeu). sura). Un altro risultato significativo è che, a
Come dice il titolo, l’articolo è dedicato al- differenza di quello che succede per diversi
lo studio della rilevanza della filosofia della settori filosofici, per la filosofia della scienza
scienza per la scienza: un tema controverso e quasi la metà delle citazioni proviene da pub-
al centro di animate discussioni tra scienzia- blicazioni di natura non filosofica.
ti e filosofi (si vedano le rubriche di settembre e Perché questi dati possano dire qualcosa di
novembre 2016) proprio sulla base del numero più che una semplice visualizzazione di risul-
di citazioni di lavori di filosofi della scienza in tati statistici, ci vorrebbero analisi più fini, do-
articoli di scienziati. In questo modo, secon- ve il fattore numerico venga integrato con in-
do gli autori, si può ottenere una valutazione formazioni sui contenuti e sui contesti. Manca
precisa del grado di apertura delle varie disci- ancora una riflessione capace d’integrare dav-
pline scientifiche a temi specialistici trattati vero, fin dall’inizio, l’aspetto quantitativo con
dai filosofi della scienza, e si può trovare una un’analisi concettuale ragionata. Auspicabil-
risposta su quali scienze abbiano più legami mente, è solo di una questione di tempo.

www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi

ordinario di paleoantropologia alla Sapienza Università di Roma;


socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

La scalata al potere della cultura


Quanto pesino i geni e quanto la cultura nell’evoluzione
umana è dibattuto, ma sembra che i ruoli si siano ribaltati

ffermare che «la cultura aiuta gli es- di flusso, pongono la questione della cosiddet-

A seri umani ad adattarsi all’ambien-


te meglio e più velocemente del-
la genetica» sembra un po’ come la scoperta
ta «transizione evolutiva umana».
L’idea fu proposta per la prima volta nel
1995 e si basa sul fatto che in natura osser-
dell’acqua calda, ma vediamo meglio. Lo affer- viamo transizioni evolutive, fondate su uno
mano e si propongono di argomentarlo due ri- spostamento dalla selezione operante su in-
cercatori della Università del Maine, Timothy dividui (fra loro competitivi) a una diversa
Waring e Zachary Wood, in un articolo pub- modalità di selezione che agisce su gruppi ben
blicato sugli autorevoli «Proceedings of the integrati; basti pensare ai diversi esempi di so-
Royal Society (B)». cietà animali, nel mondo degli insetti come in
I due partono dal presupposto che la cultu- quello dei mammiferi. La cosa comporta, fra i
ra è un fattore tanto importante quanto (a lo- vari effetti, nuove ripartizioni dei compiti, la
ro giudizio) sottovalutato nelle ricerche sull’e- perdita della piena autonomia individuale, l’e-
voluzione umana. La cultura sarebbe invece mergere di nuove forme di comunicazione.
un meccanismo di adattamento più poten-
te dell’eredità genetica, per almeno un paio Geni irrilevanti?
di ragioni. In primo luogo è più veloce. Men- Questo si osserva in effetti fra gli uma-
tre il patrimonio genetico è tramandato solo ni, dove abbiamo prove come la cooperazio-
una volta per generazione, l’eredità cultura- ne fra individui che non sono parenti, o una
le può essere trasmessa un numero impreci- complessa divisione del lavoro all’interno
sato di volte; così, inoltre, è acquisita in fretta del gruppo. Si tratta di chiarire meglio, allo-
e aggiornata di frequente. In secondo luogo, ra, i rispettivi ruoli della genetica e della cul-
la trasmissione culturale è anche più flessibi- tura nella transizione evolutiva umana. Nel-
le ed estesa di quella genetica. Non essendo li- la storia umana, osservano Waring e Wood,
mitata all’informazione che proviene dai ge- le differenze fra le due modalità di evoluzione
nitori, si diffonde (almeno potenzialmente) in (biologica e culturale) hanno comportato un
tutta la comunità di riferimento: dagli adulti ai crescente predominio di tecnologie e pratiche
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
più giovani, come fra coetanei di tutte le età. culturali a livello di gruppo sulla decrescente
influenza dei tratti genetici. Inoltre, i dati di-
Chi guida le danze sponibili suggeriscono che questa tendenza è
Fin qui, mi pare, niente di nuovo. Tut- ancora in corso, anzi in accelerazione.
to molto interessante e ben argomentato, ma Qui i due calano l’asso: ipotizzano che, a
nulla di sorprendente, non abbastanza, mi lungo termine, la cultura continuerà ad accre-
sembra, da meritare l’autorevole ribalta inter- scere il proprio peso nell’influenzare l’evolu-
nazionale assicurata dalla rivista della Royal zione umana, finché i geni non diventeranno
Society britannica. D’altra parte, però, è anche strutture secondarie, che contengono modelli
vero che non tutti la pensano a questo modo e di progettazione biologica ma che alla fine so-
c’è chi ha sostenuto (viene in mente l’evergre- no governati dalla cultura.
en di Richard Dawkins, Il gene egoista, del lon- Insomma, concludono, se forse è vero (o
tano 1976) che siano i geni a guidare le danze e è stato vero) che i geni tengono la cultura al
a tenere la cultura come al guinzaglio. guinzaglio, è altrettanto vero che la cultura li
Ma Waring e Wood si spingono oltre e, in sta trascinando fuori strada.
base a un’estesa rassegna della letteratura e Sta ora a noi, esseri umani dell’Antropoce-
attraverso l’elaborazione di alcuni diagrammi ne, indicare (e seguire) la retta via.

16 Le Scienze 637 settembre 2021


di Amedeo Balbi La finestra di Keplero
professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

Giganti rosse per Hubble


Queste stelle potrebbero aiutare a risolvere la tensione
sui valori misurati per il tasso di espansione del cosmo

che ritmo si espande l’universo? tecnica ha dato risultati sistematicamente più

A All’inizio del XXI secolo i cosmo-


logi pensavano di avere finalmen-
te la risposta a un problema che si trascinava
bassi della tecnica diretta basata sulle misura-
zioni di distanza. Col tempo, e con l’aggiunta
di nuovi dati, il disaccordo non si è attenua-
da quando, nel 1929, Edwin Hubble aveva sco- to: al contrario, è cresciuto al punto da essere
perto la legge che porta il suo nome e che le- considerato una «tensione».
ga la velocità di allontanamento delle galassie
alla loro distanza. Il fattore di proporzionalità A favore del modello cosmologico
che compare nella legge, ovvero la costante di La tensione nelle misure di H0 ha portato
Hubble, indicata come H0, è appunto una mi- molti cosmologi teorici a ipotizzare che fosse
sura della velocità con cui punti distanti dello necessario modificare il modello cosmologi-
spazio si separano fra loro. Nel 2001 un grup- co standard per spiegare l’origine della discre-
po di astronomi guidati da Wendy Freedman, panza. D’altra parte, è del tutto possibile che la
dell’Università di Chicago, usando i dati del te- differenza nelle misure non vada attribuita a
lescopio spaziale Hubble, aveva ottenuto una un modello cosmologico da rivedere, o addi-
misura estremamente precisa di H0: punti di- rittura a nuova fisica, ma semplicemente a er-
stanti 1 megaparsec (ovvero circa 3,3 milioni rori sperimentali. Una nuova analisi effettuata
di anni luce) si allontanano a 72 chilometri al proprio da Wendy Freedman e in pubblicazio-
secondo. ne su «The Astrophysical Journal» (https://ar-
xiv.org/abs/2106.15656) sembra dare ragione
Due metodi per una costante a chi pensa che non sia necessario modificare
Il discorso sembrava più o meno chiuso lì. (o addirittura abbandonare) il modello cosmo- Indicatore di distanza.
Negli anni successivi, però, misurazioni di H0 logico standard. La gigante rossa L2 Puppis, a 209 anni
ottenute con metodi differenti hanno inizia- Freedman, studiosa che è tra i massimi luce da noi. L’uso di queste stelle
to a dare risultati discordanti. In breve, ci sono esperti nell’uso delle Cefeidi come indicato- come indicatori di distanza fornisce
due tecniche principali per determinare la co- ri di distanza, ha pensato di fare un controllo misure della costante di Hubble più
stante di Hubble. indipendente delle tecniche dirette (incluse vicine a quelle ottenute con i metodi
La prima consiste nel misurare la distan-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
le sue stesse misurazioni precedenti) usando indiretti, come l’osservazione
za di oggetti astrofisici e, simultaneamente, un altro tipo di stella, le giganti rosse. Anche della radiazione cosmica di fondo.
la loro velocità di allontanamento dalla no- queste stelle possono essere usate come indi-
stra galassia, ottenendo così una misura diret- catori di distanza, ma per farlo è richiesta una
ta di H0. È la tecnica usata proprio dal gruppo complessa procedura di calibrazione. Dopo
di Freedman nel 2001. Questa tecnica richie- aver perfezionato questa procedura negli ulti-
de però l’uso di sorgenti di riferimento di cui mi anni, Freedman ha concluso che l’uso delle
si possa stabilire con una certa sicurezza la di- giganti rosse come indicatori di distanza for-
stanza: le più usate sono alcune stelle varia- nisca misure di H0 più vicine a quelle ottenute
Cortesia ESO/Digitized Sky Survey 2

bili chiamate Cefeidi o, in tempi più recenti, con i metodi indiretti. Dunque, probabilmen-
un tipo particolare di supernove. La secon- te il modello cosmologico regge, e saranno le
da tecnica è più indiretta, e usa l’osservazione misurazioni basate sulle Cefeidi a dover esse-
della radiazione cosmica di fondo (il residuo re migliorate, in futuro. Le cose, in un modo o
elettromagnetico del big bang) per derivare nell’altro, si chiariranno con nuovi dati, come
il valore dei vari parametri fisici del model- quelli che potrebbero arrivare con la messa in
lo cosmologico standard, tra cui, appunto, la orbita del James Webb Space Telescope, pre-
costante di Hubble. Negli ultimi anni, questa vista per la fine di quest’anno.

www.lescienze.it Le Scienze 17
News

CLIMA

La carestia importata in Europa


Sono a rischio le produzioni agricole di alcuni dei nostri maggiori fornitori

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Silvio Avila/AFP via Getty Images

18 Le Scienze 637 settembre 2021


Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

Ogni anno l’Europa importa circa 30-35 milioni di


tonnellate di soia (ne produce meno di un milione),
Raccolta della soia. Mietitrebbia all’opera nello Stato di Rio Grande do soprattutto per farne mangime animale. Entro metà
Sul in Brasile. Il paese è il maggior produttore mondiale di soia e quest’anno secolo, senza un freno deciso alle emissioni di gas
il raccolto dovrebbe toccare un record, crescendo dell’otto per cento serra, il 60 per cento di queste importazioni potrebbe
sull’anno scorso, ma il futuro è minacciato dal cambiamento climatico. essere a rischio a causa dell’aumento della siccità nei
paesi produttori, Brasile in primis. È facile immaginare
le drammatiche ricadute economiche sul settore
dell’allevamento. E purtroppo non si tratta solo della
soia: l’intera industria agroalimentare europea è
vulnerabile al cambiamento climatico al di fuori dei
confini del continente. Oggi, appena l’1 per cento
delle importazioni agricole europee proviene da
paesi a rischio di siccità elevato o molto elevato; ma
arriveremo al 44 per cento entro il 2050 se le emissioni
di gas serra continueranno a salire, determinando
un aumento del 25-35 per cento nella gravità delle
siccità in importanti paesi esportatori come Brasile,
Indonesia, Vietnam, Thailandia, India e Turchia.
Le stime sono state pubblicate su «Nature
Communications» da un gruppo coordinato
dall’ingegnere idraulico Ertug Ercin della Vrije
Universiteit Amsterdam, direttore della società
di ricerca e consulenza R2Water, che si occupa di
quantificare il valore economico e sociale dell’acqua.
La previsione è modellata su uno scenario climatico
abbastanza critico, che nel linguaggio degli esperti
dell’Intergovernmental Panel on Climate Change si
chiama Representative Concentration Pathways 6: la
concentrazione dei gas serra in atmosfera raddoppierà
entro il 2060 rispetto ai livelli preindustriali, per
poi diminuire, mantenendosi però sopra i livelli
attuali, portando a un incremento di temperatura
di 3-4 °C entro fine secolo. Anche essendo ottimisti,
ovvero contenendo il riscaldamento sotto i 2 °C,
rischieremo comunque di perdere il 40 per cento delle
importazioni agricole. Tra queste alcuni dei prodotti
che più consumiamo: caffè (a rischio il 44 per cento
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
delle importazioni, sempre nello scenario peggiore
considerato); cacao (28 per cento); olio di palma (61 per
cento); zucchero di canna (73 per cento). Potremmo
importare anche meno olive, sebbene per queste
l’Europa non dipenda dal mercato estero, mentre non
avremo problemi per semi di girasole e mais.
«Investimenti mirati ad aumentare la resilienza alla
siccità e ottimizzare la gestione delle risorse idriche
per assicurare un uso sostenibile, efficiente ed
equo dell’acqua potrebbero ridurre la vulnerabilità
dell’economia europea alla siccità oltre confine»,
scrivono i ricercatori. Che suggeriscono anche di
iniziare a puntare su prodotti agricoli alternativi e
aumentare le importazioni da paesi che avranno meno
problemi di disponibilità idrica, come Russia, Nigeria,
Perù, Ecuador, Uganda, Kenya.
Martina Saporiti

www.lescienze.it Le Scienze 19
News

ASTRONOMIA

Fusioni fra buchi neri e stelle di neutroni


Era la sorgente di onde gravitazionali che ancora sfuggiva alle osservazioni

Dal 2015 a oggi gli interferometri gravita-


zionali LIGO, negli Stati Uniti, e Virgo, in
Italia, hanno rilevato oltre 50 segnali ori-
ginati dal passaggio di onde gravitazio-
nali, frutto di fusioni di due buchi neri (la
maggior parte) o di due stelle di neutroni.
All’appello mancava solo un terzo tipo di
sorgente: la fusione fra un buco nero e una
stella di neutroni. Questo fino a gennaio
2020, quando LIGO e Virgo ne hanno os-
servate due nel giro di dieci giorni. Si trat-
ta degli eventi GW200105 e GW200115; il
primo frutto della fusione, avvenuta a 900
milioni di anni luce di distanza, di un bu-
co nero di 8,9 masse solari con una stella
di neutroni di 1,9 masse solari, e il secondo
generato dalla fusione avvenuta 1 miliardo
di anni fa fra un buco nero e una stella di
neutroni rispettivamente di 5,7 e 1,5 mas-
se solari.
Con queste osservazioni, descritte su
«The Astrophysical Journal Letters» dal-
le collaborazioni LIGO, Virgo e KAGRA, binari di oggetti compatti misti come quel- so stellare. Maggiori informazioni si po-
in Giappone, si è completata la casistica li osservati sono due. La prima prevede tranno avere nel caso in cui un evento si-
dei sistemi binari osservabili. In realtà, al- che due stelle massicce siano già in origine mile produca anche un’emissione di luce,
tri due eventi osservati in precedenza sem- appartenenti a un sistema binario e che poi non osservata nei casi citati, forse perché i
brano prodotti da fusioni fra un buco nero evolvano in buco nero e stella di neutroni; buchi neri hanno inghiottito le compagne
e una stella di neutroni, ma non al livello di la seconda ipotizza invece che due ogget- senza dare loro il tempo di brillare un’ulti-
confidenza raggiunto da questi ultimi. Le ti compatti si trovino a interagire fra loro ma volta disgregandosi.
ipotesi su come possano formarsi sistemi in un ambiente denso, come un ammas- Emiliano Ricci

In cerca di asimmetrie con le molecole radioattive

Cortesia Deborah Ferguson (UT Austin), Bhavesh Khamesra (Georgia Tech),


Le rotture spontanee di simmetria di alcune leggi fisiche hanno giocato
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
monofluoruro di radio, da loro stessi prodotte con un metodo sviluppato
un ruolo decisivo nel plasmare l’evoluzione dell’universo. Ma mentre ad hoc. La scelta del radio non è stata fatta in modo casuale, poiché
alcune di queste rotture sono state ormai ben comprese e verificate si tratta di un elemento radioattivo pesante, il cui nucleo presenta una
dagli scienziati, ce ne sono altre la cui origine resta un mistero. Prima distribuzione non uniforme di neutroni e protoni: entrambe queste
fra tutte, l’asimmetria tra materia e antimateria: nonostante il big bang condizioni sono necessarie per poter indagare più facilmente piccoli
ne abbia prodotto uguali quantità, oggi nell’universo è presente quasi effetti nucleari.
esclusivamente materia, mentre l’antimateria è scomparsa. In particolare, gli scienziati hanno prodotto molecole contenenti diversi
L’enigma è ancora lontano da una soluzione, ma ora un gruppo di isotopi (nuclei di uno stesso elemento che differiscono tra loro per il
ricerca guidato da Silviu-Marian Udrescu, del Massachusetts Institute numero di neutroni) del radio, riuscendo a misurare con tecniche di
of Technology di Boston, ha pubblicato su «Physical Review Letters» spettroscopia laser le sottili differenze tra i livelli energetici nucleari degli
Karan Jani (Vanderbilt University)

uno studio che apre una direzione interessante: alcune molecole stessi isotopi. Quest’ultimo risultato dimostra la fattibilità di esperimenti
radioattive potrebbero essere sfruttate come sonde per verificare di questo tipo per osservare piccole variazioni strutturali nei nuclei: in
l’esistenza di piccole variazioni nella forma e nella dimensione dei questo caso la causa delle differenze era nota (il diverso numero di
nuclei atomici, variazioni che potrebbero a loro volta essere la spia della neutroni dei nuclei), ma il prossimo passo potrebbe essere proprio la
violazione di una simmetria fondamentale. verifica di eventuali effetti generati da violazioni di simmetria.
Nel loro esperimento, Udrescu e colleghi hanno usato molecole di Matteo Serra

20 Le Scienze 637 settembre 2021


PLANETOLOGIA
La fosfina
Pianeti vaganti nella Via Lattea di Venere
può venire
Un nuovo metodo d’osservazione rivela questi corpi elusivi dai vulcani
Uno studio guidato da
Ngoc Truong, della Cornell
University di New York,
analizza le origini della
fosfina su Venere. La ricerca
esplora l’ipotesi che la
fosfina, osservata per la
prima volta l’anno scorso
nell’atmosfera del pianeta,
sia una firma geologica
(non biologica, come
ipotizzato) del passato di
Venere, segnale di fenomeni
vulcanici esplosivi.
Il composto chimico
verrebbe prodotto dai
vulcani e poi riversato
nell’atmosfera: partendo
dal mantello profondo
del pianeta sotto forma
di fosfuro, raggiunge la
superficie come polvere
grazie ad attività vulcaniche
esplosive, per reagire
con l’acido solforico
atmosferico e formare
infine la fosfina. I fenomeni
studiati dai ricercatori
spiegherebbero l’efficiente
produzione di fosfina alla
base dell’impronta chimica
Non tutti i pianeti hanno la buona sorte di or- Royal Astronomical Society», McDonald e col- osservata, permettendo di
bitare attorno a una stella. Alcuni – noti con le leghi hanno analizzato con nuove tecniche i da- scartare altre possibili fonti
espressioni inglesi free-floating, vaganti, o ro- ti raccolti dal telescopio orbitante Kepler (che da per il composto chimico.
gue planets, pianeti nomadi – vagano da soli nel-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
solo ha scoperto oltre 2500 esopianeti) punta- Ma non è tutto: l’analisi
lo spazio interstellare. La caccia a questo tipo di to verso la «finestra di Baade» – così chiamata in permette di tracciare
oggetti – che possono essere stati espulsi dal si- onore dell’astronomo tedesco Walter Baade, che un identikit dell’attività
stema planetario di origine a causa di interazio- la scoprì – una regione in direzione del centro vulcanica del pianeta e
ni con altri pianeti, oppure possono essere stel- della Via Lattea relativamente libera da polveri, ipotizzare che stia vivendo
le mancate, troppo poco massicce per innescare attraverso cui si può osservare in profondità nel una fase di vulcanismo
le reazioni termonucleari – è complessa, perché bulbo galattico. Dei 27 segnali individuati come attivo.
le possibilità di osservazioni dirette sono molto microlensing gravitazionale causati da pianeti – Diverse osservazioni sulla
limitate. Ecco perché il gruppo guidato da Iain quindi con durate tipiche comprese fra un’ora e composizione atmosferica di
McDonald, all’Università di Manchester nel Re- alcuni giorni – 22 erano già noti, per cui si tratta Venere, ottenute da missioni
gno Unito, ha impiegato una tecnica indiretta: il di conferme (ma anche della prova che la tecnica spaziali, confermerebbero
Cortesia NASA/JPL-Caltech

microlensing gravitazionale, un fenomeno pre- funziona), mentre 5 sono nuove scoperte. Ma c’è le conclusioni dello studio,
visto dalla teoria della relatività generale e con- di più. Perché, fra questi 5 nuovi eventi, i 4 più illustrate sui «Proceedings
sistente nella focalizzazione gravitazionale della brevi sembrano causati da pianeti di massa simi- of the National Academy of
luce di una stella nel momento in cui un pianeta le a quella della Terra. Nella Via Lattea quindi va- Sciences».
le passa davanti. gano anche Terre solitarie. Giulia Fabriani
Come descritto su «Monthly Notices of the Emiliano Ricci

www.lescienze.it Le Scienze 21
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
News

PALEONTOLOGIA
Gli amici,
I metanogeni più antichi una preziosa
eredità
Sono fossili di archaea e risalgono a oltre tre miliardi di anni fa per le iene
Il numero di «Science»
del 16 luglio è dedicato
al «Mother’s clan»: in
copertina c’è un piccolo
di iena maculata (Crocuta
crocuta), sullo sfondo la
sua mamma. Leggendo
lo studio a cui si riferisce il
titolo, coordinato dal biologo
Erol Akçay dell’Università
della Pennsylvania, si
capisce tutto.
Nelle società matriarcali
delle iene, in cui quindi
comandano le femmine,
i cuccioli hanno le stesse
relazioni sociali delle
madri. Le «imparano»,
passivamente o per
imitazione, nei primi due
anni di vita che trascorrono
in famiglia, e le mantengono
da grandi. Un’eredità che
contribuisce alla stabilità
dei clan.
L’idea che le reti sociali di
alcune specie siano un
prodotto ereditario non è
nuova, ma per la prima
volta è stata verificata
e confermata con dati
Gli strati profondi della Terra non smettono di ganismi coinvolti nel ciclo del metano, rara testi- raccolti sul campo: 74.000
restituirci frammenti di storia. Nella Barberton monianza di archaea ben conservati nelle rocce interazioni tra iene osservate
Greenstone Belt, in Sudafrica, vicino al confine sottomarine, risalenti al periodo in cui la vita in 27 anni di studi effettuati
con esSwatini e Mozambico, dove affiorano al-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
emerse per la prima volta. L’interazione dell’ac- in Kenya. Più le femmine
cune delle rocce sedimentarie più antiche del qua di mare più fredda con i fluidi idroterma- sono alte in gerarchia,
pianeta, ricercatori dell’Università di Bologna e li sotterranei più caldi ha prodotto un ambien- inoltre, più i loro figli hanno
colleghi hanno scoperto microrganismi fossili fi- te chimico molto ricco e complesso che ha fatto reti sociali simili a quelle
lamentosi risalenti a 3,42 miliardi di anni fa. I mi- sviluppare microhabitat multipli. delle madri, e questo
crofossili, rinvenuti in due sottili strati di roccia, La scoperta, pubblicata su «Science Advan- aumenta le probabilità di
hanno un nucleo centrale distinto e una guaina ces», amplia le frontiere degli ambienti poten- sopravvivenza future dei
esterna ricca di carbonio: una struttura simile a zialmente abitabili sulla Terra primitiva e ha im- cuccioli. «Un po’ come
quella delle cellule moderne. Le analisi hanno ri- plicazioni notevoli anche per l’astrobiologia e accade nelle società
levato negli organismi la presenza di molti ele- la ricerca di forme di vita su altri pianeti, come umane» commenta Akçay.
menti indispensabili per la vita, in particolare il Marte, dove sono esistiti ambienti simili. Come «Anche noi ereditiamo la
nichel, in concentrazione paragonabile a quella ha spiegato Barbara Cavalazzi, prima autrice nostra cerchia sociale, e
rilevata in alcuni archaea, organismi unicellula- dell’articolo, «gli habitat sub-superficiali, riscal- molti studi provano che
ri generalmente estremofili che vivono in condi- dati dall’attività vulcanica, potrebbero aver ospi- questo ha una profonda
zioni difficili, come l’assenza di ossigeno. tato alcuni dei primi ecosistemi microbici del influenza sul nostro futuro».
SPL/AGF

Secondo gli autori, gli organismi scoperti sa- nostro pianeta». Martina Saporiti
rebbero i più antichi fossili conosciuti di micror- Giulia Assogna

www.lescienze.it Le Scienze 23
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
News

GENETICA

I segreti del broccolo romanesco


La forma frattale di questo vegetale è dovuta all’attività di tre geni specifici

Il sapore potrà forse risultare divisivo, ma la curiosità per la sua


forma mette proprio tutti d’accordo. Il broccolo romanesco (Bras-
sica oleracea var. botrytis) ha una struttura a frattale con omotetia
interna, vale a dire che le infiorescenze edibili hanno la stessa ge-
ometria che si ripete identica a diverse scale. La forma è piramida-
le, con piccole rosette disposte a spirale che riproducono la forma
principale e si ripetono con regolarità. Ognuna di queste è a sua
volta composta da altre rosette più piccole che si rincorrono ver-
so l’apice. Ma come riesce la pianta a raggiungere una forma tan-
to complessa?
Il mistero è stato svelato su «Science» da una collaborazione
internazionale guidata da Eugenio Azpeitia del Centro naziona-
le per la ricerca scientifica di Lione: il broccolo romanesco è un
fiore mancato. La dimostrazione, tra biologia e matematica, indica
che il meccanismo molecolare che ne determina la forma coinvol-
ge tre geni in tessuti specifici. I primi due bloccano lo sviluppo del
fiore nel meristema apicale, il tessuto responsabile della crescita
della pianta, innescando una reazione a catena che lo trasforma in
un gambo senza foglie da cui si producono steli; il terzo gene, in-
vece, determina la formazione dei piccoli coni. In questo modo la
struttura floreale è bloccata e gli steli continuano a moltiplicarsi
quasi all’infinito. I meristemi non riescono a formare i fiori ma
mantengono la «memoria» del loro passaggio transitorio allo sta-
to floreale. Per scoprirlo, i ricercatori hanno usato simulazioni in
3D ed esperimenti in vivo su Arabidopsis thaliana, specie model-
lo per gli studi vegetali, indotta a sviluppare infiorescenze analo-
ghe a quelle del broccolo romanesco. La condizione derivata è sta-
ta quella dell’autosimilarità (o autosomiglianza), caratterizzata da
singole parti simili al tutto.
Giulia Assogna

Prove di arte dei Neanderthal


Da decenni si discute delle capacità mentali
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Per esempio in grotte abitate da Neanderthal un cervo gigante, lisciate e intagliate a formare
dei Neanderthal, e fra queste quella di in Italia, Croazia e Spagna sono stati scoperti figurine astratte, in apparenza per il solo gusto
produrre arte, cioè ornamenti, oggetti o figure in passato artigli d’aquila lavorati per essere di farlo. La datazione ha rivelato che quel
senza una necessità pratica immediata, ma appesi come gioielli o decorazioni: in genere cervo è morto 51.000 anni fa, prima dell’arrivo
che richiedono immaginazione, creatività e risalgono al periodo di incontro con i sapiens, dei sapiens in Europa centrale.
fine abilità manuale. L’impressione era che ma quelli in Croazia, il cui uso artistico è però «Non possiamo escludere una precocissima
questo genere di attività fosse un’esclusiva contestato, hanno 130.000 anni. influenza culturale della nostra specie anche
di Homo sapiens, che «fa arte» almeno da Più recentemente, linee colorate e segni di in questo caso, ma sembra improbabile e
75.000 anni, mentre i Neanderthal avrebbero mani scoperti su pareti di grotte spagnole comunque le abilità cognitive e manuali
cominciato a produrne per imitazione solo sono stati fatti risalire a 65.000 anni fa, ma la necessarie per realizzare queste piccole
dopo aver incontrato i nostri antenati, intorno datazione precisa di pitture rupestri è difficile. opere d’arte indicano una mente Neanderthal
a 50.000 anni fa. Una ricerca su «Nature Come conferma dell’esistenza di «artisti complessa, curiosa e agile, in grado di
Ecology and Evolution», però, sembra Neanderthal» arriva ora la scoperta effettuata arricchire con innovazioni la propria cultura»,
FoodCollection/AGF

dimostrare una capacità artistica autonoma da Dirk Leder, archeologo del Servizio beni dice Leder. Una mente non poi così diversa
dei Neanderthal, confermando altri indizi culturali della Bassa Sassonia, in una grotta dalla nostra, insomma.
raccolti negli anni scorsi. dei Monti Harz, in Germania: ossa del piede di Alex Saragosa

www.lescienze.it Le Scienze 25
News

L’occhio degli uccelli


Simulata la per il campo magnetico
corsa degli
Da tempo si è capito che molti uccelli migratori
spermatozoi sono in grado di ricorrere al magnetismo terre-
verso l’ovocita stre per orientarsi, ma la natura di questa bus-
sola non è chiara. Henrik Mouritsen, dell’Uni-
Simulata al computer la versità di Oldenburg in Germania, aveva già
corsa degli spermatozoi di dimostrato che nei pettirossi questa capacità si
mammifero verso l’ovocita. riduce al buio, e che la percezione del magneti-
Questa tecnica migliora smo attiva nel loro cervello la corteccia visiva, il
l’identificazione dei fattori che indica l’occhio come la sede di questo «se-
ottimali per la riuscita della sto senso». Ora, come scrive su «Nature», Mou-
fecondazione, a partire ritsen pensa di aver compreso il meccanismo
dalle specie minacciate alla base della sensibilità magnetica: nella reti-
di estinzione. Lo indica na dei pettirossi il criptocromo 4, molecola fo-
lo studio pubblicato su tosensibile, colpito dalla luce si lega alla flavi-
«PLOS Computational na-adenina-dinucleotide, producendo il radicale
Biology» da ricercatori del CRY4-FADH*, che innesca poi il segnale nervo-
Leibniz Institute for Zoo so verso il cervello. L’attività di CRY4-FADH* è
and Wildlife Research, influenzata dai campi magnetici, anche deboli,
coordinati da Karin Müller, e cresce o diminuisce a seconda dell’allineamen-
e dell’Humboldt-Universität to della molecola con le linee del campo, grazie a
di Berlino. un meccanismo quantistico.
In molti mammiferi, «I pettirossi potrebbero quindi vedere il ma-
esseri umani compresi, gnetismo terrestre come aree più scure o più
gli spermatozoi prima di chiare dell’immagine, e capire così in che dire-
raggiungere la cellula uovo zione volino. Non è però escluso che altre spe-
devono superare diversi cie usino meccanismi di percezione diversi», di-
ostacoli e molti non riescono ce Mouritsen. (AlSa)
nell’impresa. Tuttavia, i
meccanismi alla base della
loro sopravvivenza, e quindi Un’aria più pulita fa bene anche alla produzione agricola
del successo riproduttivo,
sono in gran parte Negli ultimi decenni, in Occidente è stata rilevata una diminuzione di inquinamento atmosferico a seguito di
sconosciuti. leggi ambientali promulgate per limitare i danni alla salute. Ma anche l’agricoltura ne ha beneficiato, come
Simulando la corsa di hanno mostrato David Lobell, della Stanford University, e Jennifer Burney, dell’Università della California a
spermatozoi di bovini, gli San Diego, in uno studio pubblicato su «Environmental Research Letters».
autori hanno scoperto Con dati ad alta risoluzione, sia satellitari che al suolo, questi ricercatori hanno analizzato la produzione
alcuni aspetti essenziali al agricola e l’andamento di quattro inquinanti importanti nei bassi strati dell’atmosfera (ozono, polveri fini,
loro successo riproduttivo, biossido di zolfo e biossido di azoto) nelle zone maggiormente produttive degli Stati Uniti dal 1999 a oggi. Da
come la velocità e la stabilità
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
tempo si sa che alcuni inquinanti ad alta concentrazione sono tossici per le piante, ma i risultati sono stati
nei movimenti, la capacità sorprendenti. Lobell e Burney hanno scoperto che il miglioramento della qualità dell’aria ha contribuito per
di nuotare contro il flusso circa il 20 per cento all’incremento che c’è stato nei raccolti di mais e soia. Ma c’è di più. L’alta risoluzione sharply_done/iStockphoto (anatre); MvH/iStock (campo di mais)

di muco delle secrezioni spaziale dei dati ha permesso di rilevare anche variazioni a piccola scala, come nei terreni circostanti le
cervicali e di allinearsi alle centrali elettriche a carbone: in quelle zone è stata evidenziata una chiara crescita dei raccolti via via che ci
pareti epiteliali del tratto si allontana dalle centrali. (AnPa)
genitale femminile. Sono
tutti aspetti utili, tra l’altro,
a proteggere le specie
selvatiche minacciate di
estinzione, contribuendo
a riconoscerne i problemi
riproduttivi e a superarli
grazie al ricorso alle
tecniche di riproduzione
assistita. (DaPa)

26 Le Scienze
I bambini del Bangladesh Non tutte le cellule tumorali
e la resistenza agli antibiotici modello sono uguali A caccia
di stelle
Il problema dei batteri resistenti agli antibiotici è Le cellule tumorali umane coltivate in piastre
noto ormai da molti anni, ma finora non sembra da laboratorio sono tra i modelli di ricerca più
di antimateria
aver creato grande allarme al di fuori degli ospe- diffusi per comprendere la biologia del can- nel cosmo
dali. Ora però una ricerca pubblicata su «Open cro e sviluppare nuovi trattamenti. Uno studio
Forum Infectious Diseases» da Mohammod Chi- guidato da Patrick Cahan, della Johns Hopkins In natura l’antimateria
sti, dell’International Centre for Diarrhoeal Di- University di Baltimora, pubblicato su «Genome si osserva solo nei raggi
sease Research in Bangladesh, avverte che i Medicine», ha rivelato però che queste cellule cosmici, tipicamente
patogeni resistenti si stanno diffondendo mol- sono geneticamente molto diverse rispetto alle sotto forma di positroni
to. Nell’ospedale del Bangladesh dove Chisti la- loro fonti umane; lo sono molto più di altri mo- e antiprotoni, prodotti da
vora, ormai il 77 per cento dei bambini ricoverati delli di ricerca, come topi e ratti geneticamente sorgenti astrofisiche di alta
per polmonite non è più infettato da batteri con- modificati (GM), xenotrapianti di tumori umani energia. L’osservazione
sueti, come streptococchi o stafilococchi, con- nei roditori, e modelli di cancro tridimensionali in tempi recenti (ancora
tro cui ci sono terapie, ma da batteri anomali, co- chiamati tumoroidi, ottenuti da cellule tumorali. non confermata da una
me Pseudomonas, resistenti agli antibiotici e per I ricercatori hanno confrontato le sequenze pubblicazione peer
questo 17 volte più letali degli altri. di RNA di questi modelli con quelle di 657 linee reviewed) di nuclei
«La ragione è la libera vendita di antibiotici, cellulari tumorali custodite nel Cancer Geno- di antielio da parte
che li fa spesso assumere in modo errato e per me Atlas usando l’applicazione CancerCellNet, dell’esperimento AMS-
malattie contro cui non servono», spiega Chisti. per stabilire il grado di corrispondenza. In que- 2 a bordo della Stazione
«Ciò ha moltiplicato i batteri resistenti, che ora, sto modo hanno scoperto che l’espressione del- Spaziale Internazionale
diffusi dalla mancanza di acqua pulita e fognatu- l’RNA nei topi GM e nei tumoroidi è più simile in (ISS) ha quindi catturato
re, sono arrivati a infettare i più piccoli nelle ca- 4 tipi di tumore su 5, inclusi i tumori al seno, ai l’attenzione di astrofisici
se. Se non si regolamenterà l’uso degli antibio- polmoni e alle ovaie. Questo sembra dovuto al- e cosmologi, perché i
tici e non se ne introdurranno di nuovi contro i le profonde differenze tra l’ambiente naturale di meccanismi di produzione
patogeni resistenti, è inevitabile la diffusione di una cellula umana e una coltura di laboratorio, di nuclei di antielio –
queste varianti dal Bangladesh al resto del mon- che induce cambiamenti genetici nelle linee cel- composti da due antiprotoni
do, creando una pandemia più lenta ma non me- lulari. Un’informazione molto preziosa per valu- e da uno o due antineutroni
no pericolosa del COVID-19». (AlSa) tare l’attendibilità dei diversi modelli. (EuMe) – non sono facilmente
ipotizzabili, se non
invocando l’esistenza di
Hawking aveva ragione sull’orizzonte dei buchi neri stelle di antimateria.
Partendo da questa
Stephen Hawking aveva ragione sui buchi neri, ipotesi, un gruppo guidato
suo principale oggetto di studio. Grazie alle onde da Simon Dupourqué,
gravitazionali è stato confermato per la prima volta dell’Università di Tolosa III-
sperimentalmente il suo teorema in base a cui l’area Paul Sabatier in Francia,
dell’orizzonte degli eventi – il limite oltre cui nulla ha analizzato le sorgenti
riesce a sfuggire all’abbraccio gravitazionale di un di raggi gamma osservate
buco nero, luce compresa – può solo ingrandirsi. dal Large Area Telescope
I risultati sono illustrati su «Physical Review Letters»
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
(LAT) montato a bordo del
da ricercatori del Kavli Institute for Astrophysics telescopio orbitante Fermi
and Space Research del Massachusetts Institute of per indagare sui casi ancora
Technology, guidati da Maximiliano Isi. inspiegabili. Il risultato è che
Analizzando il segnale delle onde gravitazionali 14 sorgenti sono potenziali
rilevato nel 2015 ed emesso da due buchi neri antistelle, ma gli autori stessi
unitisi fino a generare un terzo buco nero, i dello studio, pubblicato su
ricercatori hanno calcolato l’area dell’orizzonte «Physical Review D», sono
degli eventi del buco nero finale. Hanno, così, scettici e ipotizzano sorgenti
dimostrato che è più grande della somma delle aree meno esotiche. Anche
di partenza: 367.000 chilometri quadrati contro perché non è ovvio come
235.000. Per gli autori, la conferma della teoria stelle di antimateria possano
di Hawking sui buchi neri, laboratori naturali per formarsi e sopravvivere in
brightstars/iStock

provare a mettere d’accordo relatività generale e un universo di materia. Non


meccanica quantistica, aiuterà a testare i limiti della resta che attendere nuove
nostra comprensione del cosmo. (DaPa) osservazioni. (EmRi)

www.lescienze.it Le Scienze 27
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

28 Le Scienze 637 settembre 2021


Il nuovo vaccino contro COVID-19, di cui si vede qui un modello
tridimensionale, è stato costruito attorno a una nanoparticella proteica
artificiale e progettato per scatenare una protezione immunitaria forte.

BIOCHIMICA

Una nuova
versione
della
vita
In natura le proteine fanno di tutto per noi.
Ora la scienza ha imparato a crearne di artificiali,
un’impresa che ci ha dato un nuovo vaccino contro COVID-19
e che potrebbe rivoluzionare la biologia

di Rowan Jacobsen
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Fotografie di Timothy Archibald

n venerdì sera dell’aprile 2020, a tarda ora, Lexi Walls era da sola

U
www.lescienze.it
nel suo laboratorio della Washington State University ad aspettare
nervosamente i risultati dell’esperimento più importante della sua
vita. La giovane ricercatrice, una biologa strutturale esperta di co-
ronavirus, aveva passato tre mesi a lavorare giorno e notte per svi-
luppare un nuovo genere di vaccino contro il patogeno che devastava il mondo.

Le Scienze 29
Rowan Jacobsen è un giornalista e ha scritto diversi libri, tra cui Shadows on the Gulf (Bloomsbury,
2011) e Truffle Hound (Bloomsbury, 2021). Tra i suoi molti articoli, su «Le Scienze» sono apparsi
La cellula invulnerabile (ottobre 2019) e Fantasmi di fiori (aprile 2019). Nel 2017-2018
è stato Knight Science Journalism Fellow al Massachusetts Institute of Technology.

Sperava che il suo approccio, in caso di successo, potesse non sono rimasti in piedi tutta la notte per analizzarla. La ricercatrice
solo domare COVID-19 ma anche rivoluzionare il campo della vac- dice di aver avuto una sensazione di straordinaria concentrazione:
cinologia, permettendo all’umanità di imboccare la strada che «Ci siamo detti: “Bene, sappiamo che cosa fare”», racconta. «“Met-
porta a sconfiggere malattie infettive che vanno dall’influenza tiamoci al lavoro”.»
all’HIV.
A differenza di qualsiasi altro vaccino usato fino ad allora, quel- ome gli altri coronavirus, SARS-CoV-2 ha l’aspetto di una
lo sviluppato da Walls non era derivato da componenti disponi-
bili in natura, ma era fatto di microscopiche proteine artificiali
progettate al computer; la loro creazione segnava l’inizio di uno
C palla coperta di punte proteiche (dette spinule o spike) .
Ogni punta termina in un grumo di amminoacidi, chia-
mato RBD (dall’inglese receptor-binding domain, cioè dominio
straordinario salto in avanti nella capacità umana di riprogettare che lega il recettore), che per allineamento e cariche atomiche si
la biologia. accoppia perfettamente a una proteina presente sulla superficie
Le proteine sono complesse nanomacchine che interagendo delle cellule umane. La proteina virale si attacca al recettore co-
continuamente tra loro svolgono la maggior parte delle attività me una navicella spaziale che attracca sulla superficie di un pia-
negli esseri viventi: digeriscono il cibo, combattono gli invasori, neta e il virus sfrutta questo collegamento per entrare nella cellu-
riparano i danni, percepiscono l’ambiente circostante, trasmetto- la e replicarsi.
no messaggi, esercitano forze, aiutano a formare pensieri e si re- A causa di questo suo ruolo pericoloso, l’RBD è il bersaglio
plicano. Sono fatte di lunghe catene lineari di molecole più sem- principale per gli anticorpi del sistema immunitario. Anche que-
plici chiamate amminoacidi, contorte e ripiegate in strutture sti sono proteine, prodotte dal corpo per legarsi all’RBD e render-
tridimensionali estremamente complesse. La loro forma, quasi un lo inattivo. Però le cellule specializzate hanno bisogno di tempo
origami, dipende dall’ordine e dal numero dei diversi amminoaci- per produrre abbastanza anticorpi efficaci e intanto il virus riesce
di che le compongono, ciascuno dei quali esercita specifiche forze spesso a fare danni considerevoli.
di attrazione e di repulsione. Queste interazioni hanno una com- I vaccini contro COVID-19 di prima generazione, compresi
plessità così grande e avvengono su una scala così piccola (una quelli a mRNA che hanno avuto un ruolo così decisivo nella lot-
cellula in media contiene 42 milioni di proteine) che finora non ta alla pandemia, funzionano introducendo nel corpo la proteina
siamo riusciti a capire le regole in base a cui le proteine si contor- spike senza il resto del coronavirus in forma attiva, in modo che
cono, spontaneamente e in modo sempre uguale, per trasformar- il sistema immunitario possa imparare a riconoscere l’RBD e a di-
si da catene lineari in oggetti tridimensionali. Molti esperti davano spiegare le proprie truppe per colpirlo. Però a volte l’RBD è co-
per scontato che non ci saremmo mai riusciti. perto da altre parti della proteina spike, che lo nascondono agli
Ma nuove scoperte e nuovi progressi dell’intelligenza artificia- anticorpi che dovrebbero riconoscerlo, e questo affievolisce la
le stanno aiutando o costringendo le proteine a rivelare i loro se- risposta immunitaria. Inoltre una proteina spike da sola non so-
greti. Oggi la ricerca è impegnata a forgiare strumenti biochimici miglia a un virus naturale e non sempre scatena una reazione ab-
che potrebbero trasformare il mondo. Con quegli strumenti po- bastanza forte, a meno che non si usi una dose sufficientemente
tremo usare le proteine per costruire nanobot che combattano le grande di vaccino. Una dose più grande, però, aumenta il costo del
malattie infettive in un combattimento a livello di singole particel- vaccino e può scatenare effetti collaterali.
le, che inviino segnali in tutto il corpo, che smantellino molecole Anche se i vaccini contro COVID-19 hanno avuto successo,
tossiche portandole via come minuscoli carri attrezzi o ancora che molti esperti vedono l’inoculazione di preparati basati sulle pro-
assorbano la luce per trasformarla in energia. Potremo plasmare la
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
teine naturali come una tecnologia temporanea. «È sempre più
biologia in base a uno scopo. evidente che introdurre solo proteine naturali o stabilizzate non
Walls lavora sul fronte più avanzato di questa ricerca. Si è dot- è sufficiente», dice Rino Rappuoli, chief scientist e direttore del re-
torata a dicembre 2019 con una tesi sulla struttura dei coronavi- parto sviluppo vaccini del gigante farmaceutico britannico Glaxo-
rus, entrando a far parte di quello che all’epoca era un gruppo SmithKline. Oggi la maggior parte dei vaccini, da quelli praticati
molto ristretto. «Erano cinque anni che cercavo di convincere le nell’infanzia a quelli antinfluenzali fatti dagli adulti, usa proteine
persone che i coronavirus erano importanti», racconta. «Alla di- naturali di questo tipo, che i vaccinologi chiamano immunogeni;
scussione della tesi, ho iniziato dicendo: “Intendo spiegare per- GSK ne produce molti. «Dobbiamo progettare immunogeni che sia-
ché questa famiglia di virus ha il potenziale di causare una pande- no migliori delle molecole naturali», dice Rappuoli.
mia, una pandemia per la quale non siamo preparati”. Purtroppo Walls e Veesler avevano un’idea. E se, invece che tutta la protei-
quell’ipotesi è diventata realtà». na spike, si presentasse al sistema immunitario solo la punta del-
Quando, a fine dicembre 2019, dalla città cinese di Wuhan so- l’RBD, che così non avrebbe dove nascondersi? «Volevamo met-
no iniziate ad arrivare voci su una nuova, misteriosa polmonite, tere in luce la parte essenziale – spiega Walls – e dire al sistema
Walls ha subito sospettato che si trattasse di un coronavirus. Il immunitario: “Ehi, è a questa che devi reagire!”».
10 gennaio 2020 la sequenza genetica di SARS-CoV-2 è stata re- Il primo ostacolo per realizzare quell’idea era che la biologia
sa pubblica al mondo. Walls e il biochimico David Veesler, diretto- non produce RBD isolati in natura e il segmento, da solo, sareb-
re del laboratorio dove lei lavora alla Washington State University, be stato troppo piccolo e insolito per attirare l’attenzione del siste-

30 Le Scienze 637 settembre 2021


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Le sviluppatrici di vaccini Lexi Walls (a sinistra) e Brooke Fiala (a destra) hanno usato proteine
appositamente plasmate per produrre un promettente nuovo vaccino contro COVID-19. Il loro preparato mostra alle
cellule del sistema immunitario una parte vulnerabile del virus SARS-CoV-2, provocando un forte effetto neutralizzante.

www.lescienze.it Le Scienze 31
ma immunitario. Ma Walls e Veesler conoscevano qualcuno che zio spettrale. Era arrivato il momento. Walls ha acceso lo strumen-
poteva aiutarli a risolvere il problema. A pochi passi dal loro labo- to che serviva a rilevare e contare gli anticorpi legati alle particelle
ratorio c’era uno dei centri di ricerca sulla progettazione di pro- virali e, trattenendo il fiato, ha guardato i numeri.
teine più innovativi al mondo, l’Institute for Protein Design (IPD) Alcuni topi avevano ricevuto una dose ridotta di proteina spike
della Washington State University. Quell’istituto aveva studiato semplice ed erano un fallimento totale: nessun effetto sugli pseu-
abbastanza il ripiegamento delle proteine da riuscire a costruire dovirus. I topi vaccinati con una dose maggiore di proteina spike
qualche centinaio di catene proteiche molto piccole e semplici (di- mostravano anticorpi con un moderato effetto neutralizzante, si-
verse da qualsiasi proteina mai esistita in un organismo vivente) mile a quello prodotto da altri vaccini. Invece nei topi che aveva-
che si ripiegavano in forme costanti con funzioni prevedibili. no ricevuto il vaccino a nanoparticelle lo pseudovirus era stato so-
Nel 2019 un gruppo di ricerca dell’IPD guidato dal biochimico praffatto: gli anticorpi lo avevano schiacciato e avevano un effetto
Neil King aveva progettato due piccolissime proteine con inter- neutralizzante pari a dieci volte quello della dose più grande del
facce complementari che, se mescolate in soluzione, si univano preparato con proteina spike. L’ampiezza dell’effetto si mantene-
autonomamente e si assemblavano in nanoparticelle. Queste pal- va anche nei topi in cui era stata iniettata solo una dose minuscola
line avevano dimensioni simili a quelle di un virus e si potevano del vaccino a nanoparticelle. La ricercatrice aveva davanti agli oc-
modificare a piacere cambiando semplicemente il codice geneti- chi qualcosa che poteva diventare un vaccino economico, stabile
co. Quando i ricercatori le hanno rivestite con 20 proteine spike e ultrapotente.
del virus respiratorio sinciziale, che è la seconda causa di mortali- Walls ha inviato subito un messaggio di testo a Veesler, scritto
tà infantile nel mondo, hanno scatenato una risposta immunitaria tutto in maiuscole: «LO STANNO NEUTRALIZZANDO!».
notevole nei primi test. Veesler ha risposto immediatamente: «Hai tra le mani la prossi-
Perché non usare una nanoparticella del genere, si sono chiesti ma generazione di vaccini contro il coronavirus!».
Walls e Veesler, come nucleo di un vaccino contro SARS-CoV-2, Ma era solo il primo di vari test che il vaccino doveva superare.
rivestendola solo con gli RBD invece
che con la proteina spike intera? Per di
più, la nanoparticella a base proteica La rivoluzione genetica degli ultimi decenni
sarebbe stata più rapida ed economica
da produrre rispetto ai vaccini che usa- è stata una vera trasformazione, ma al suo centro
no un virus morto o indebolito. Sareb-
be anche stata stabile a temperatura
c’è sempre stato un mistero: le proteine
ambiente e facile da distribuire, al con-
trario dei fragili vaccini a mRNA, che
devono essere conservati a bassissima temperatura. I ricercatori dovevano poi dimostrare che il potenziale vaccino of-
Walls si è messa in contatto con l’IPD e ha collaborato con Bro- frisse protezione dal virus vivo nei topi, nei primati non umani e,
oke Fiala, specialista di nanoparticelle e già collaboratrice di King; infine, negli esseri umani. Le nanoparticelle sono entrate nell’ulti-
insieme hanno realizzato il prototipo di una nanoparticella sferica ma fase di sperimentazione all’inizio del 2021. Però quel momen-
che trasporta 60 copie dell’RBD. Le due ricercatrici hanno anche to, emblema di quanto sia potente la tecnica di progettazione di
provato a fare qualcosa di radicalmente nuovo: invece di fonde- proteine, era già un successo: il segno più evidente mai visto che
re gli RBD sulla superficie della nanoparticelle, li hanno attacca- stava finalmente diventando realtà una tecnologia che a lungo era
ti a corte catene di amminoacidi, come se fossero mini-aquiloni. In stata fuori portata. Stavamo imparando a modellare l’argilla viven-
questo modo gli RBD avevano un po’ di gioco e il sistema immuni- te di cui tutti noi siamo fatti.
tario avrebbe potuto studiarli meglio da ogni angolazione e pro-
durre anticorpi per attaccarli in molti punti diversi. a rivoluzione genetica degli ultimi decenni è stata una ve-
Però nessuno sapeva se sarebbe successo davvero. Così quel
venerdì di aprile dello scorso anno, mentre aspettava i risulta-
ti, Walls teneva le dita incrociate. Tre settimane prima, lei e i suoi
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
L ra trasformazione, ma al suo centro c’è sempre stato un
mistero: le proteine. Un gene è semplicemente il codice
per produrre una singola proteina. Dentro quel gene, un set di tre
colleghi avevano inoculato il vaccino a nanoparticelle in alcuni nucleotidi del DNA, rappresentati da lettere, produce un ammino-
topi. Altri topi erano stati vaccinati con la proteina spike sempli- acido e un’altra tripletta codifica un altro amminoacido. Ci sono in
ce, come si fa negli altri vaccini. Poi i ricercatori avevano preleva- totale 20 amminoacidi che la cellula può usare come mattoni per
to sangue ai topi e vi avevano mescolato particelle di pseudovirus costruire le proteine, ciascuno con una forma e una funzione spe-
SARS-CoV-2, una versione artificiale del virus incapace di repli- cifiche. Alcuni sono più flessibili di altri, alcuni hanno una carica
carsi che si può usare in laboratorio con maggiore sicurezza. L’i- positiva e altri una carica negativa, alcuni sono attratti dall’acqua
dea era verificare se i topi variamente vaccinati avessero sviluppa- e altri la rifuggono.
to anticorpi in grado di individuare e neutralizzare lo pseudovirus. Le nostre cellule producono di continuo nuove proteine se-
Gli anticorpi hanno bisogno di tempo per attivarsi ed è per que- guendo esattamente l’ordine di amminoacidi dettato dal nostro
sto che Walls quel venerdì sera ha dovuto aspettare fino a tarda genoma e ogni proteina prende da sola la forma giusta. La forma,
ora. Mai e poi mai sarebbe tornata a casa senza risposta, per poi assieme alle cariche degli atomi sulle parti che rimangono espo-
dover restare con il dubbio per tutto il fine settimana. I suoi colle- ste, determina la funzione della proteina: a che cosa reagisce, a
ghi le avevano augurato buona fortuna via via che uscivano. Poco che cosa si lega, che cosa può fare. Quando diciamo che una per-
prima di andarsene, Veesler le aveva chiesto di contattarlo non ap- sona «ha il gene dei capelli rossi», significa che ha le istruzioni
pena avesse avuto i risultati. che portano a un particolare tipo di pigmento. Quando diciamo
Ormai fuori era scesa la notte e nel laboratorio c’era un silen- che una donna «ha un gene che causa il cancro al seno», significa

32 Le Scienze 637 settembre 2021


BERSAGLIO VITALE
fibrosi cistica, che sono collegate a pro-
teine ripiegate in modo errato.
Svelare una debolezza del virus Purtroppo le proteine sono così pic-
cole che è quasi impossibile sapere che
SARS-CoV-2 tiene ben nascoste le sue vulnerabilità. I vaccini attuali introducono nel corpo una ver- cosa succede nel loro mondo in minia-
sione libera della proteina spike, con l’obiettivo di innescare la produzione di anticorpi. Ma spesso tura, anche usando potenti microsco-
il frammento importante della catena proteica, l’RBD che si lega alle cellule, rimane nascosto nelle pi. Non sappiamo esattamente come
pieghe del resto della proteina, e per il sistema immunitario è difficile individuarlo e sviluppare anti- tutte le proteine si ripieghino nel mo-
corpi contro di esso. Ora gli scienziati che progettano i vaccini sono riusciti a isolare l’RBD e a legar- do corretto, né tanto meno che cosa
lo a una nanoparticella artificiale. Sembra che questa tecnica generi una risposta anticorpale forte. succede quando non lo fanno. Ci pos-
sono volere 120.000 dollari e un anno
La parte RBD (in rosso) della
proteina spike rimane nascosta di tempo per realizzare un’immagine
SARS-CoV-2 nelle pieghe della catena proteica ad alta risoluzione di una sola proteina
Proteina
spike finché non trova un recettore su con un’attrezzatura specializzata. At-
una cellula (in viola). A quel punto tualmente conosciamo la struttura di
si allunga e si lega alla cellula.
appena lo 0,1 per cento delle proteine,
per tutte le altre tiriamo a indovinare.
È per questo che al centro della rivo-
luzione genetica c’è ancora un miste-
ro: alcune sequenze genetiche sono as-
sociate a effetti fisici e mentali, ma non
sappiamo perché. Ci manca una stele
di Rosetta delle strutture proteiche per
Se si inietta la proteina spike intera nei topi si ottiene Cellule Anticorpi tradurre tra il punto di partenza che
una risposta moderata dalle cellule del sistema immunitario immunitarie sono i geni e il punto di arrivo che sono
che producono gli anticorpi.
le funzioni nel corpo.
Proteina spike In teoria dovrebbe essere possibi-
le prevedere la struttura finale di una
proteina a partire dalla sua sequen-
za genetica, un obiettivo così crucia-
le per la nostra conoscenza che nel
2005 la rivista «Science» lo ha inclu-
Nel nuovo vaccino, l’RBD è fissato a una nanoparticella artificiale
so nella lista delle più importanti do-
autoassemblante con un legame allentato. L’RBD è più esposto,
perciò gli anticorpi si generano più facilmente. mande scientifiche ancora senza ri-
sposta che ha pubblicato nell’edizione
RBD
Nanoparticella del suo 125esimo anniversario. Ma in
realtà questo è stato possibile solo per
pochissime proteine estremamente
semplici. Per esempio si sa che per co-
struire un’elica semplice (una struttura
simile a una molla, comune nelle pro-
Legame teine e utile a dare stabilità) si possono
usare amminoacidi come leucina, ala-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Anticorpi nina e acido glutammico, che hanno
neutralizzanti
anti-RBD la giusta curvatura e la giusta comple-
mentarità per formare eliche regolari
e generare legami stabili con l’ammi-
noacido presente sulla spira superiore
o inferiore. Se si vuole aggiungere una
piega nella molla si può usare una pro-
lina, che non forma il legame tra spire e
permette al resto dell’elica di piegarsi.
Biologi strutturali come David Ba-
Illustrazione di Falconieri Visuals

che ha una mutazione in un gene che fa sì che quella proteina sia ker, fondatore dell’IPD (a cui Walls e Veesler si sono rivolti per ot-
prodotta con un amminoacido sbagliato e che questo ne altera il tenere le nanoparticelle) sono riusciti a dedurre alcune di queste
funzionamento in un modo che può portare al cancro. regole di base. Il gruppo di ricerca di Baker ha riunito queste istru-
Capire come funziona il ripiegamento delle proteine ci permet- zioni in un programma informatico chiamato Rosetta, che ha lo
terebbe di progettare una nuova classe di farmaci in grado di bloc- scopo di prevedere la struttura delle proteine, e lo ha usato per ot-
care o sostituire le proteine sbagliate, come pure di esplorare l’e- tenere un certo numero di proteine non molto grandi, in genere
ziologia di malattie come Alzheimer, Parkinson, Huntington e di poche decine di amminoacidi. Alcuni dei successi così ottenuti

www.lescienze.it Le Scienze 33
hanno mostrato un grande potenziale: microscopiche «nanogab- proteine. Su quelle più semplici aveva messo praticamente ogni
bie» che potrebbero essere usate per trasportare i farmaci nel cor- singolo atomo al posto giusto, ma i risultati più notevoli sono sta-
po, o rivelatori molecolari che segnalano quando trovano speci- ti quelli su alcune proteine particolarmente complesse che aveva-
fiche combinazioni di amminoacidi sulla superficie delle cellule no lasciato senza parole la maggior parte degli altri gruppi. Su una
per indicare che sono cellule tumorali. molecola in particolare, nessun altro gruppo ha ottenuto più di 20
Però le proteine più importanti negli esseri viventi sono molto punti; DeepMind ne ha ottenuti quasi 90.
più grandi di così. Contengono migliaia di amminoacidi, ciascuno Moult è rimasto sbalordito dai risultati. «Ho dedicato buona
dei quali interagisce anche con una dozzina di altri amminoacidi, parte della mia carriera a questo – afferma – ma non avrei mai pen-
a volte formando legami forti come quelli del diamante, altre vol- sato che saremmo arrivati a questo livello di accuratezza atomica».
te respingendosi a vicenda, e tutte queste interazioni si modifica- La cosa più notevole, continua, è l’indicazione che DeepMind ab-
no in base alla vicinanza. Di conseguenza le possibilità raggiungo- bia rilevato regole di base finora ignote. «Non si limita a riconosce-
no rapidamente numeri astronomici e per lungo tempo neanche re pattern. In qualche modo alieno, la macchina “capisce” la fisica
le menti più brillanti né i supercomputer sono riusciti a dipana- e riesce a calcolare come si disporranno gli atomi di ciascun singo-
re le formule che determinano la struttura finale delle proteine. lo schema di amminoacidi».
Frustrati da questo problema, nel 1994 alcuni biologi compu- «È stato uno shock», conferma il biologo strutturale Moham-
tazionali pensarono che una piccola competizione amichevole med AlQuraishi, della Columbia University, uno dei partecipanti
avrebbe potuto portare progressi. Guidati da John Moult, dell’U- al CASP. «Non mi sarei mai aspettato di vedere un progresso scien-
niversità del Maryland, lanciarono una gara chiamata CASP (Cri- tifico così rapido in vita mia». AlQuraishi si aspetta che questa ri-
tical Assessment of Structure Prediction). Moult ottenne le speci- voluzione cambi profondamente le scienze biologiche.
fiche dettagliate di proteine che erano state identificate di recente Il gruppo di ricerca di DeepMind dovrebbe pubblicare
ma non ancora rese pubbliche e ne inviò le sequenze genetiche a quest’anno i metodi di lavoro, con dettagli sul funzionamento
diversi gruppi di ricerca in vari laboratori, che poi proposero le lo- del sistema [la pubblicazione è avvenuta il 15 luglio su «Nature»;
ro idee sull’aspetto finale che avrebbero dovuto avere le proteine NdR]. Alcuni aspetti potrebbero rimanere imperscrutabili (l’intel-
in questione. ligenza artificiale rileva relazioni tenui che sono difficili da spie-
Le previsioni furono valutate in
base alla somiglianza alla struttu-
ra della proteina reale, calcolando la DeepMind, il sistema di intelligenza artificiale
percentuale di molecole che si trova-
vano nella posizione giusta. Chi in- di Google, ha surclassato i concorrenti in una gara
dovinava l’architettura di base pote-
va fare 50 punti, chi indovinava gli
di previsione sulla struttura finale di proteine
angoli e i legami tra le parti principa-
li poteva arrivare a 70 e chi riusciva a
definire correttamente i minuscoli filamenti molecolari che spun- gare sotto forma di regole), ma almeno le linee generali a questo
tano come capelli dalle proteine si meritava 90 punti e oltre. punto sono note.
Da allora Moult ha ripetuto la gara ogni due anni. A lungo an- Per prevedere gli effetti che gli amminoacidi avranno gli uni
che i gruppi migliori non riuscivano a fare molto più che tirare a sugli altri, i programmatori hanno usato una tecnica chiamata «at-
indovinare. Nel 2012, l’anno in cui aprì i battenti l’istituto di Ba- tenzione», che è responsabile dei recenti progressi nell’accuratez-
ker, i gruppi migliori che partecipavano al CASP raggiungevano za della traduzione automatica tra lingue diverse. Come le pro-
in media poco più che 20 punti e non c’erano stati miglioramen- teine, una lingua è una stringa di informazioni apparentemente
ti da dieci anni. «Ci sono stati momenti, dopo alcune edizioni del lineare che si ripiega su se stessa per produrre significato. Una pa-
CASP, in cui guardavo i risultati e mi disperavo», racconta Moult. rola come «ne» può ricavare il proprio significato da una parola
«Pensavo: “È una presa in giro. Perché lo facciamo ancora?”». Al- usata in una frase diversa. («A lungo non riuscivo a capire l’intel-
cune nuove scoperte portarono a un miglioramento in occasio-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
ligenza artificiale. Poi, dopo aver letto molto, alla fine ne ho capito
ne del CASP11, quando i gruppi migliori raggiunsero una media il senso.») Quando comunichiamo, ci muoviamo continuamente
di quasi 30 punti, e un altro lieve miglioramento al CASP12, fino avanti e indietro lungo la stringa, facendo attenzione a un gruppo
a circa 40 punti. di parole per capire che cosa significa un’altra parola nel contesto.
Poi arrivò il CASP13, nel 2018. I gruppi migliori, primo fra tutti Quando abbiamo capito quel pezzo di significato, ci possiamo spo-
l’istituto di Baker, migliorarono ancora, raggiungendo una media stare a un altro passaggio e possiamo capire quelle parole alla luce
di quasi 50 punti, ma furono surclassati da un nuovo partecipante: delle nuove informazioni.
il sistema di intelligenza artificiale (IA) di Google, DeepMind, che DeepMind fa una cosa simile con le proteine, concentrando
aveva stracciato il campione mondiale di Go nel 2017. L’IA ottenne l’attenzione su un gruppetto di amminoacidi e cercando di capi-
un punteggio medio di circa 57 punti per proteina. re più cose possibili su come interagiscono tra loro. Alcune coppie
Quel risultato fece sobbalzare i laboratori di progettazione del- di amminoacidi, per esempio, sembrano essere il prodotto di una
le proteine in tutto il mondo, ma alla fine si sarebbe rivelato so- coevoluzione, il che indica che hanno un legame tra loro e ne limi-
lo una prova generale per il 2020, quando DeepMind è riuscito a ta le posizioni possibili all’interno della proteina. DeepMind usa
produrre previsioni azzeccatissime. «Mi sono detto: “Non può es- questa informazione per andare in un’altra porzione della protei-
sere vero. Aspettiamo la prossima”», racconta Moult. «Invece con- na e analizzarla alla luce di quello che sa sul primo gruppo di am-
tinuavano a essere giuste». minoacidi. Analizza con numerose iterazioni le diverse porzioni
DeepMind ha ottenuto un punteggio medio di 92 su tutte le della proteina e alla fine usa tutte queste informazioni per costrui-

34 Le Scienze 637 settembre 2021


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Per bloccare un virus, Longxing Cao, dell’Institute for Protein Design, ha sviluppato piccole proteine
artificiali chiamate mini-leganti, che si appiccicano alla parte del coronavirus che si legherebbe alle cellule e la disattivano.
I mini-leganti si potrebbero spruzzare nel naso per prevenire il contagio.

www.lescienze.it Le Scienze 35
re una nuvola tridimensionale di punti che rappresenta le relazio- perfezione all’RBD di un virus. Dato che non hanno parti in ec-
ni tra tutti gli atomi che costituiscono ciascun amminoacido. In cesso, si legano meglio; inoltre sono abbastanza leggere da poter-
pratica tratta il ripiegamento delle proteine come una nuova lin- le somministrare con una spruzzata nel naso invece che con un’i-
gua aliena da decifrare. niezione nel braccio. Niente più aghi…
Via via che gli altri laboratori riprendono le tecniche di Deep- Il sogno di Baker era progettare un farmaco, più che un vacci-
Mind e la capacità di prevedere correttamente la forma delle pro- no: uno spray nasale da poter usare al primo segno di contagio (o
teine diventa più diffusa, il lungo processo per tentativi ed erro- anche prima, come prevenzione quotidiana) per riempire il naso
ri con cui si cerca di far piegare una proteina reale come si pensa di una nuvola di mini-leganti che rivestano gli RBD delle particel-
che dovrebbe piegarsi diventerà molto più rapido, afferma AlQu- le virali prima che possano legarsi a qualsiasi altra cosa. Doveva
raishi. «Si propagherà ovunque», aggiunge. «Renderà la progetta- avere una validità lunga come quella di un sacchetto di lenticchie
zione di proteine molto più efficace». secche e doveva poter essere riformulato per ogni nuovo patoge-
Ma il gruppo di DeepMind non si occupa di scienza applicata, no e consegnato rapidamente a sanitari, docenti e tutti gli altri che
quindi l’intelligenza artificiale non passerà il tempo a produrre lavorano in prima linea, come una sorta di sistema immunitario
modelli su richiesta per costruire proteine complesse. Il suo con- per la civiltà progettato da esperti.
tributo maggiore sarà indiretto. «Il loro lavoro getta luce sul pote- Per realizzare il mini-legante, Longxing Cao, il ricercatore post-
re delle proteine e sul brillante futuro della progettazione di pro- dottorato del laboratorio di Baker che ha guidato il progetto, ha
teine nuove», afferma la biochimica Frances Arnold del California esplorato la struttura dell’RBD del virus, confrontandola con la
Institute of Technology, che nel 2018
ha ricevuto il premio Nobel per la chi-
mica per aver migliorato le prestazioni Un vaccino facile da produrre e che offre protezione
delle proteine naturali con un metodo
chiamato evoluzione diretta. «Però non da virus mutanti che potrebbero emergere
hanno risolto il problema di progettare
o programmare le proteine per risolve-
è la soluzione di cui forse il mondo ha bisogno
re i problemi che hanno le persone».
Quel lavoro dovrà essere fatto da per-
sone come Arnold e Baker, che cercano di usare le tecniche di Deep- raccolta di piccole proteine già progettate dall’istituto, alla ricer-
Mind per aumentare le capacità dei rispettivi laboratori di plasma- ca di forme complementari. Come un arrampicatore su una pa-
re le proteine. «È un grande passo avanti», commenta Baker, il cui rete di roccia particolarmente difficile, il mini-legante doveva es-
gruppo è arrivato di nuovo secondo nella competizione, a grande sere abbastanza piccolo da infilarsi nella fenditura in cui si trova
distanza dal vincitore. «Credo che permetterà di far funzionare an- l’RBD e doveva avere la forma giusta per trovare gli appigli adat-
cora meglio quello che già funziona». ti nei punti giusti. Cao ha catalogato i punti in cui gli amminoaci-
di dell’RBD creavano aree con cariche elettriche positive, aree con
desso le persone hanno un grosso problema, per usare cariche elettriche negative e aree idrofobiche (che rifuggono l’ac-

A le parole di Arnold, un problema che sta sconvolgendo il


mondo. Si tratta di COVID-19. Quando la malattia è emer-
sa, Baker e altri ricercatori del suo laboratorio hanno cercato so-
qua). Poi ha progettato mini-leganti che avessero più aree comple-
mentari possibili e, con il programma Rosetta, ha testato milioni
di possibilità.
luzioni nelle proteine. Hanno inserito la sequenza genetica del Le forme migliori erano quelle composte da tre eliche legate tra
coronavirus in Rosetta, il loro programma informatico per pre- loro da brevi catene di amminoacidi, come una fila di salsicce. Cia-
vedere la struttura delle proteine, per produrne un modello tridi- scun mini-legante era lungo circa 60 amminoacidi, cioè meno di
mensionale, che poi hanno studiato a fondo alla ricerca di debo- un decimo rispetto a un anticorpo e un ventesimo rispetto alle di-
lezze, come piloti ribelli che progettino un assalto alla Morte Nera mensioni della proteina spike di un coronavirus.
nella saga di Guerre stellari. Come ha fatto anche Walls, si sono Poi, naturalmente, Cao doveva trasferire la sua proteina da Ro-
concentrati sull’RBD della proteina spike, ma invece di produrre
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
setta al mondo reale. Al contrario di quanto si potrebbe pensare,
un vaccino che innescasse la produzione di anticorpi, Baker vo- quel processo è stato assai semplice. È possibile stampare il DNA
leva provare a costruire anticorpi migliori. Voleva una proteina il (le A, C, G e T del codice genetico) a pochissimo prezzo usando di-
cui unico scopo fosse quello di intrappolare l’RBD, come una mi- spositivi simili a stampanti a getto d’inchiostro. Cao ha stampato
croscopica striscia di Velcro. filamenti di DNA con la sequenza del suo mini-legante e li ha in-
Per quanto straordinari, gli anticorpi non sono perfetti. Il corpo seriti in cellule di lievito, che come animali programmabili hanno
non è in grado di progettare in anticipo un anticorpo apposito per iniziato a produrre quelle piccole catene proteiche assieme alle lo-
un patogeno che non ha mai visto, perciò ne produce molte ver- ro proteine solite. Poi le ha raccolte e le ha messe alla prova.
sioni diverse. Quando arriva un nuovo invasore, le cellule del si- Il mini-legante migliore si legava al virus in modo sei volte più
stema immunitario producono tante copie dell’anticorpo che si le- efficiente rispetto ai migliori anticorpi noti e in effetti meglio di
ga meglio a quel patogeno, ma non sempre il legame è abbastanza qualsiasi molecola nota sul pianeta, dato che formava decine di le-
stretto da fermare l’attacco. Inoltre gli anticorpi naturali sono pro- gami forti con l’RBD. Era straordinariamente stabile, ed era faci-
teine abbastanza grandi, che non sempre riescono ad avvicinarsi le da spruzzare. I criceti a cui è stato somministrato sono diventati
all’RBD del virus con la parte giusta. immuni a COVID-19. «Ero davvero emozionato – racconta Cao –
È qui che entrano in scena i «mini-leganti», come li chiama Ba- ma non del tutto sorpreso». I ricercatori contano di avviare la spe-
ker. Si tratta di piccole proteine artificiali che si possono proget- rimentazione clinica sui mini-leganti nella seconda metà del 2021;
tare amminoacido per amminoacido in modo che si adattino alla intanto molti laboratori in tutto il mondo studiano anche altri mo-

36 Le Scienze 637 settembre 2021


di in cui le mini-proteine potrebbero aiutare il corpo a funzionare trettanto buoni. A gennaio di quest’anno sono state avviate le pri-
o a combattere le malattie. me sperimentazioni cliniche su questo vaccino nello Stato di Wa-
Anche se questa tecnologia è stata accolta con molto ottimi- shington e in Corea del Sud.
smo, alcuni ricercatori che si occupano di biosicurezza hanno Mentre queste sperimentazioni erano già in corso, però, il virus
espresso preoccupazione per il fatto che sarebbe possibile pro- ha generato una nuova ondata di varianti in grado di eludere alcu-
gettare proteine a scopi nefasti. I prioni, per esempio, che causano ni degli anticorpi attivati dalla prima generazione di vaccini. Così
il morbo della «mucca pazza» e altre malattie neurodegenerative, Walls si è rimessa al lavoro per progettare una nanoparticella nuo-
sono proteine ripiegate in modo errato che a loro volta causano il va e ancora migliore. Invece di tante copie solo dell’RBD di SARS-
ripiegamento errato di altre proteine, dando il via a una reazione CoV-2, questa versione aveva un mosaico di quattro RBD diversi:
a catena letale e trasmissibile, e si possono somministrare via ae- alcuni di SARS-CoV-2, alcuni del virus originale della SARS che si
rosol. La Convenzione sulle armi biologiche, firmata praticamen- era diffuso all’inizio degli anni 2000 e alcuni di altri due corona-
te da tutte le nazioni, vieta lo sviluppo e l’uso di armi biologiche virus. Questo ampio spettro di RBD ha provocato una risposta an-
basate su patogeni, ma nessuno ha mai pensato di estenderla per ticorpale forte contro tutti i coronavirus testati, anche le varianti
coprire proteine che non hanno mai fatto parte di un organismo. più sfuggenti.
«È una preoccupazione seria – conferma Filippa Lentzos, esper- Un vaccino che è efficace in piccole dosi, che è facile ed eco-
ta di biosicurezza del King’s College di Londra – perché le potenzia- nomico da produrre, che non deve essere refrigerato e che offre
li armi biologiche future non useranno necessariamente patogeni protezione contro una serie di virus mutanti, inclusi quelli che
potrebbero emergere in futuro, è forse
proprio la soluzione di cui il mondo ha
In generale, la capacità di progettare nanomacchine bisogno. Questi vantaggi hanno attirato
l’attenzione dei pesi massimi del mondo
su scala atomica potrebbe trasformare la lotta a dei vaccini, incluso Rappuoli. «È fuor di
dubbio – afferma il ricercatore di GSK –
qualsiasi malattia in un’esercitazione di ingegneria che al nostro sistema immunitario piac-
ciano le nanoparticelle: sono l’opzione
migliore che abbiamo». In un commen-
per farci stare male». Le mini-proteine artificiali potrebbero rien- to sulla rivista «Cell», Rappuoli ha previsto che queste molecole
trare o meno sotto il controllo della convenzione, aggiunge, «per- progettate a tavolino inaugureranno una nuova era per i vaccini:
ciò il loro status legale è una questione importante». «Da qui, l’unico limite è il cielo».
Ma le mini-proteine artificiali sono anche una minaccia estre- E le possibilità non si esauriscono con i vaccini. In questa nuo-
mamente improbabile, continua Lentzos, e si collocano molto in va era degli amminoacidi, la capacità di progettare intelligente-
basso nell’elenco delle cose che la preoccupano: «Se vuoi fare dan- mente nanomacchine su scala atomica potrebbe trasformare la
ni, perché usare qualcosa di così sofisticato e complesso come la lotta a qualsiasi malattia in un’esercitazione di ingegneria. «Quan-
progettazione di proteine? Ci sono tantissime cose più accessibili do affrontiamo problemi che coinvolgono proteine di qualche ti-
in natura che si possono usare». Le tossine e i patogeni naturali so- po, dobbiamo tenerlo a mente», afferma Walls. «Dobbiamo guar-
no pronti e si trovano dappertutto. Se davvero si vuole fare male a dare la proteina e ricordarci che possiamo mettere a punto una
qualcuno, ci sono modi più semplici. soluzione. Ogni giorno ci sono nuovi successi».
Alcuni di questi successi arriveranno in aree diverse dalla me-
l momento, i tipi utili di proteine ex novo attirano sempre dicina, per esempio la scienza dei materiali. L’IPD ha inventa-

A più energie ed esperienza nella comunità scientifica ed è


possibile che presto le troveremo negli ospedali vicini a
noi. Quando gran parte dei quasi 8 miliardi di persone al mondo è
to proteine che si autoassemblano in microscopiche griglie a ni-
do d’ape che attirano la deposizione di minerali, un nuovo modo
di produrre superconduttori e batterie efficienti. Un altro proget-
ancora in attesa di un vaccino contro COVID-19, la nanoparticella to prevede di plasmare proteine in grado di raccogliere l’energia
di Walls sembra un candidato promettente.
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
della luce, come fanno le proteine della fotosintesi nelle piante, e
Dopo aver avuto successo nel neutralizzare lo pseudovirus nelle convertirla in elettricità e combustibile.
cellule di topo, la grande prova successiva per quel vaccino è stata Via via, con l’aumento degli strumenti disponibili in questa era
quella contro il vero coronavirus. Per la sperimentazione Walls ha degli amminoacidi, le proteine naturali che usiamo attualmente
dovuto spedire i topi all’Università del North Carolina e più preci- (per esempio l’insulina per le persone diabetiche) potranno sem-
samente al laboratorio di Ralph S. Baric, uno dei più illustri ricerca- brarci arcaiche quanto le pietre affilate che usavano i nostri ante-
tori che studiano i coronavirus. La sua struttura ha il livello di bio- nati nell’Età della pietra. In questa analogia anche le proteine arti-
sicurezza necessario per lavorare con il virus vivo. Baric e colleghi ficiali di cui disponiamo oggi, per quanto entusiasmanti, non sono
vedono molti candidati vaccini, quindi a giugno 2020 Walls è stata altro che meridiane e ruote di carro. Quello che potremo avere a
felice di ricevere da loro una e-mail incoraggiante: il vaccino a na- disposizione in un futuro pieno di molecole progettate su misura è
noparticelle aveva un potere neutralizzante smisurato, superiore a inimmaginabile. Ma, proprio come le nuove proteine, prima o poi
qualsiasi altra cosa avessero sperimentato. quel futuro con tutte le sue caratteristiche si dispiegherà con ele-
«Tutto è andato meglio di quanto sperassimo», commenta Walls. ganza e prenderà la forma giusta. Q
Quando sono stati esposti al virus reale, i topi sono rimasti in salu-
te. «Completamente protetti. Nessun segno di malattia». Tra l’altro,
PER APPROFONDIRE
in seguito Walls ha scoperto che poteva ridurre la già piccola dose
di altre nove volte, aggiungere un richiamo e ottenere risultati al- L’ingegneria della vita. Baker D. e altri, in «Le Scienze» n. 456, agosto 2006.

www.lescienze.it Le Scienze 37
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
FISICA

Per raggiungere la prossima frontiera


della fisica fondamentale è necessario progettare
acceleratori di particelle più potenti che mai

di Chandrashekhar Joshi

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Illustrazione di Peter e Maria Hoey

www.lescienze.it Le Scienze 39
Chandrashekhar Joshi è distinguished professor
di ingegneria elettrica all’Università della California a Los
Angeles, dove dirige il gruppo laser-plasma.
Ha ricevuto il premio James Clerk Maxwell dell’American
Physical Society per la fisica del plasma.

ll’inizio del Novecento si sapeva poco sui componenti che formano il

A nostro mondo fisico. Alla fine dello stesso secolo erano stati scoperti
non solo tutti gli elementi che sono alla base di tutta la materia che os-
serviamo, ma anche numerose particelle ancora più fondamentali che
compongono il cosmo, il nostro pianeta e noi stessi. Lo strumento da
ringraziare per questa rivoluzione è l’acceleratore di particelle.
L’apice dei risultati dovuti agli acceleratori di particelle è giun-
to nel 2012, quando il Large Hadron Collider (LHC) ha rilevato il
bosone di Higgs, a cui si dava la caccia da tempo. LHC è un anello
tri e dovrebbe costare più di 10 miliardi di dollari, un impegno co-
sì oneroso che nessun paese finora si è dichiarato disposto a ospi-
tare l’acceleratore.
di accelerazione lungo 27 chilometri del CERN, vicino a Ginevra, Nel frattempo ci sono piani per incrementare l’energia di LHC
che fa collidere due fasci di protoni, ciascuno con un’energia di fino a 27 TeV nella galleria esistente, aumentando la potenza dei
7000 miliardi di elettronvolt (7 TeV). È il dispositivo scientifico più magneti superconduttori utilizzati per guidare i protoni. Il CERN
grande, più complesso e probabilmente più costoso mai costrui- propone inoltre un collisore elettroni-positroni e protoni-proto-
to. Il bosone di Higgs è stato l’ultimo tassello della teoria dominan- ni di 100 chilometri di circonferenza detto Future Circular Colli-
te in fisica delle particelle, il cosiddetto modello standard. Eppu- der. Una macchina del genere potrebbe raggiungere l’energia mai
re, nei quasi dieci anni trascorsi da quella scoperta non è emersa vista di 100 TeV nelle collisioni protone-protone. Il costo di que-
nessun’altra particella, da questa macchina né da alcun altro acce- sto progetto, però, probabilmente uguaglierà o supererà quello di
leratore al mondo. ILC. Addirittura, se si deciderà di costruirlo, i lavori non potran-
Abbiamo trovato tutte le particelle che ci sono da trovare? È no iniziare fino a quando LHC non cesserà le operazioni, vale a di-
improbabile. Il modello standard della fisica delle particelle non re dopo il 2035.
spiega la materia oscura, le cui invisibili particelle sono abbon-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Ma queste macchine gigantesche e costose non sono le uniche
dantissime nell’universo. Un’apprezzata estensione del modello possibilità. Fin dagli anni ottanta i fisici hanno sviluppato idee al-
standard chiamata supersimmetria prevede che ci siano molte più ternative per i collisori, tra cui una nota come acceleratore al pla-
particelle di quelle che conosciamo. Inoltre i fisici hanno altre pro- sma, che sembra molto promettente per la realizzazione di un col-
fonde domande ancora prive di risposta, tra cui: ci sono ulterio- lisore alla scala del TeV che potrebbe essere più compatto e molto
ri dimensioni spaziali? Perché c’è un grande squilibrio tra materia più economico delle macchine basate sull’attuale tecnologia.
e antimateria nell’universo osservabile? Per risolvere questi enig-
mi, probabilmente avremo bisogno di un collisore di particelle più Lo zoo delle particelle
potente di quelli che abbiamo oggi. La storia degli acceleratori di particelle inizia nel 1897 al Ca-
Molti scienziati sono a favore del progetto dell’International vendish Laboratory dell’Università di Cambridge. Lì J.J. Thomson
Linear Collider (ILC), un acceleratore lineare che produrrà ener- creò la prima versione di un acceleratore di particelle usando un
gie di collisione di 250 miliardi di elettronvolt (250 GeV). Sebbe- tubo a raggi catodici da tavolo, come quelli usati nella maggior
ne non sia potente quanto LHC, ILC farebbe collidere gli elettroni parte dei televisori prima degli schermi piatti. Scoprì così una par-
con le loro controparti di antimateria, i positroni, entrambe parti- ticella carica negativamente: l’elettrone.
celle fondamentali che dovrebbero produrre dati molto più puliti Presto i fisici identificarono gli altri due ingredienti degli atomi,
rispetto alle collisioni protone-protone di LHC. Sfortunatamente, protoni e neutroni, usando particelle radioattive come proiettili
il progetto di ILC richiede una struttura lunga circa 20 chilome- per bombardare gli atomi. E negli anni trenta arrivò il primo acce-

40 Le Scienze 637 settembre 2021


Un ricercatore collauda un prototipo di acceleratore L’ABC degli acceleratori
al plasma alla Facility for Advanced Accelerator Gli acceleratori sono di due forme: circolari (sincrotrone) o li-
Experimental Tests (FACET) presso lo SLAC National neari (linac). In entrambi i tipi, onde radio o microonde accelerano
Accelerator Laboratory, in California. le particelle fin quasi alla velocità della luce. In LHC, per esempio,
due fasci di protoni che sfrecciano in direzioni opposte attraver-
leratore di particelle circolare, un dispositivo delle dimensioni di sano ripetutamente le sezioni delle cosiddette cavità a radiofre-
un palmo chiamato ciclotrone, inventato da Ernest Lawrence, in quenza che si trovano lungo l’anello. Le onde radio all’interno di
grado di accelerare i protoni fino a circa 80 chilovolt. Successiva- queste cavità generano campi elettrici che oscillano tra valori po-
mente la tecnologia degli acceleratori si è evoluta rapidamente e sitivi e negativi per far sì che i protoni, dotati di carica positiva, ri-
si è riusciti ad aumentare l’energia delle particelle cariche che ve- cevano sempre una spinta in avanti. In questo modo si accelera-
nivano accelerate per sondare il nucleo atomico. Questi progres- no i protoni e si trasferisce loro energia. Una volta che le particelle
si hanno portato alla scoperta di uno zoo composto da centinaia hanno acquisito energia sufficiente, le «lenti» magnetiche focaliz-
di particelle subnucleari, inaugurando l’era della fisica delle al- zano i fasci di protoni in diversi punti di collisione ben precisi lun-
te energie basata sugli acceleratori. Via via che, nell’ultimo quar- go l’anello. Quando collidono, producono densità di energia eleva-
to del secolo scorso, l’energia dei fasci degli acceleratori aumenta-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
tissime, il che fa nascere nuove particelle di massa maggiore.
va rapidamente, è stato dimostrato che le particelle dello zoo sono Tuttavia, quando le particelle cariche percorrono una circon-
costituite da appena 17 particelle fondamentali previste dal mo- ferenza emettono «radiazione di sincrotrone». Per un dato raggio
dello standard. Con l’eccezione del bosone di Higgs, erano state dell’anello, questa perdita di energia è molto minore per particelle
scoperte tutte negli esperimenti con gli acceleratori entro la fine più pesanti come i protoni: è il motivo per cui LHC è un collisore di
Brad Plummer e SLAC National Accelerator Laboratory

degli anni novanta. Con la comparsa finale del bosone di Higgs al- protoni. Per gli elettroni, invece, la perdita è troppo alta, in partico-
l’LHC, il modello standard diventava il coronamento della moder- lare all’aumentare dell’energia; quindi i futuri acceleratori in cui si
na fisica delle particelle. intende far collidere elettroni e positroni devono essere collisori li-
Oltre a essere strumenti di scoperta scientifica fra i più utili in neari oppure devono avere un raggio molto grande, che minimizza
tutta la storia umana, gli acceleratori hanno trovato innumerevo- la curvatura e quindi la radiazione emessa dagli elettroni.
li applicazioni in medicina e nella vita quotidiana. Sono usati per La dimensione di un acceleratore per una data energia del fa-
la tomografia computerizzata, per le radiografie e per la radiote- scio dipende in ultima analisi da quanta potenza a radiofrequen-
rapia dei tumori maligni. Sono vitali nella sterilizzazione degli ali- za si può immettere nella struttura, prima che l’impianto elettri-
menti e per generare gli isotopi radioattivi usati in moltissimi test co venga meno. Negli acceleratori tradizionali si usava il rame per
e terapie. Sono la base dei laser a elettroni liberi a raggi X, usati da costruire questa struttura accelerante; la soglia di rottura faceva sì
migliaia di scienziati e ingegneri per effettuare ricerche all’avan- che l’energia massima che si poteva immettere per ogni metro fos-
guardia in ambito fisico e biologico. se compresa tra 20 e 50 milioni di elettronvolt (MeV). I ricercatori

www.lescienze.it Le Scienze 41
SCENARI FUTURI

La prossima generazione di acceleratori


La maggior parte degli acceleratori di particelle costruiti fino a oggi usa on- sto un successore chiamato International Linear Collider. Questo progetto
de radio o microonde per creare campi elettrici che accelerano le par- può però essere grande e costoso in misura proibitiva. Per raggiungere i li-
ticelle cariche e poi le fanno collidere, provocando impatti che possono velli di energia necessari per nuove scoperte, potrebbero servire tecnolo-
dare origine a nuove particelle. La macchina più avanzata di questo ti- gie esotiche, come un concetto chiamato accelerazione al plasma a cam-
po è il Large Hadron Collider del CERN, e alcuni fisici ne hanno propo- po di scia.

IL LEADER ATTUALE: LARGE HADRON COLLIDER (LHC)


Questo anello di 27 chilometri, il più grande e potente acceleratore di particelle mai costruito, fa collidere protoni a energie fino a 14.000 miliardi di elettronvolt (14
TeV). Situato nel sottosuolo vicino a Ginevra, questo impianto da 4,75 miliardi di dollari ospita quattro esperimenti in diversi siti di collisione. Il maggior successo
di LHC è stato la scoperta del bosone di Higgs nel 2012. Per ottenere ulteriori scoperte, è stato proposto di aumentare l’energia dell’acceleratore a 27 TeV,
aumentando l’intensità dei suoi magneti superconduttori.

CMS
ALICE

Percorso dei protoni


Percorso degli ioni

8,5 chilometri
Protosincrotrone

ATLAS Rivelatore di particelle LHCb


Superprotosincrotrone

UN’IPOTESI: INTERNATIONAL LINEAR COLLIDER (ILC)


Questo progetto per un acceleratore lineare farebbe collidere gli elettroni con le loro controparti di antimateria, i positroni. La struttura, della lunghezza di 20
chilometri, funzionerebbe a un livello di energia più basso (250 gigaelettronvolt) rispetto a LHC, ma produrrebbe dati più puliti. Il suo costo è però stato stimato
intorno ai 10 miliardi di dollari e finora nessun paese ha accettato di ospitarlo.

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Linac principale Anelli di smorzamento Linac principale

Percorso degli elettroni


Percorso dei positroni

0 5 15 20 chilometri

42 Le Scienze 637 settembre 2021


Plasma

Un impulso iniziale «trainante» di


laser o elettroni si sposta attraverso Elettroni
un plasma, spingendo verso
l’esterno gli elettroni del plasma. Guaina di elettroni
Una volta che l’impulso di guida
è passato, il plasma, ora privo di
elettroni, è carico positivamente
e richiama verso di sé gli elettroni
spostati, che accorrono verso Impulso di coda Impulso trainante
l’asse, lo superano e poi vengono
attratti di nuovo indietro, creando
un campo elettrico oscillante nella
scia. Quando un secondo gruppo
di elettroni di «coda» percorre
il plasma, il campo elettrico lo
Bolla di ioni
accelera.

Plasma

Ottiche interstadio

Modulo di
acceleratore
al plasma
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Driver

UNA VISIONE PER IL FUTURO: ACCELERATORE AL PLASMA A CAMPO DI SCIA


L’accelerazione al plasma offre la prospettiva di una maggiore potenza a un costo
inferiore rispetto a quello degli acceleratori tradizionali. Una futura macchina basata
sul plasma potrebbe collegare qualcosa come 50 stadi di accelerazione in linea
Illustrazione di Nick Bockelman

retta per accelerare gli elettroni 1000 o addirittura 10.000 volte più velocemente
degli acceleratori convenzionali, arrivando così in teoria a collisioni da 1 TeV. L’intera Anello di
macchina non ha bisogno che di pochi chilometri di lunghezza, il che la rende smorzamento
notevolmente più compatta rispetto ai dispositivi precedenti. La tecnologia al plasma
ha fatto molta strada, ma sono necessari ulteriori sviluppi per poter realizzare
l’obiettivo di un acceleratore su questa scala.

www.lescienze.it Le Scienze 43
hanno sperimentato nuovi tipi di strutture per gli acceleratori che Quando un’imbarcazione si muove in avanti, sposta l’acqua, che
funzionano a frequenze più elevate, aumentando così la soglia di finisce dietro lo scafo e forma una scia. Allo stesso modo, un im-
tolleranza elettrica; hanno anche aumentato l’intensità dei cam- pulso laser estremamente focalizzato e di intensità elevatissima
pi acceleranti all’interno di cavità superconduttrici che ora sono che si muove in un plasma alla velocità della luce può generare
abitualmente usate sia nei sincrotroni sia nei linac. Questi passi una scia relativistica (cioè una scia che a sua volta si propaga quasi
avanti sono importanti e saranno quasi certamente realizzati pri- alla velocità della luce) esercitando la pressione di radiazione e al-
ma che eventuali cambi di paradigma rendano obsolete le attuali lontanando gli elettroni del plasma dalla sua traiettoria. Se, invece
ottime tecnologie di accelerazione. di un impulso laser, viene inviato nel plasma un fascio di elettro-
Prima o poi, però, potranno essere necessarie altre strategie. ni ad alta energia e carica elevata, la carica negativa degli elettro-
Nel 1982 il programma del Department of Energy statunitense ni allontana per repulsione coulombiana gli elettroni del plasma.
sulla fisica delle alte energie avviò un’iniziativa limitata per stu- Gli ioni del plasma, più pesanti e carichi positivamente, rimango-
diare modi completamente nuovi per accelerare le particelle cari- no stazionari. Dopo il passaggio dell’impulso, gli elettroni espulsi
che. Questo programma ha poi generato molte idee, tre delle quali sono attratti verso gli ioni dalla forza tra le rispettive cariche nega-
sembrano particolarmente promettenti. tive e positive. Gli elettroni si muovono così velocemente da supe-
La prima è la cosiddetta accelerazione a due fasci. Questo meto- rare gli ioni e subire poi di nuovo un’attrazione all’indietro, produ-
do usa un impulso di elettroni relativamente economico ma a ca- cendo una scia oscillante. Per via della separazione fra elettroni e
rica molto alta per generare radiazioni a frequenza elevata in una ioni del plasma, all’interno di questa scia c’è un campo elettrico.
cavità, in seguito trasferisce questa radiazione in una seconda ca- Se un secondo gruppo di elettroni «in coda» segue il primo im-
vità per accelerare un impulso secondario di elettroni. Questa pulso «trainante», gli elettroni del gruppo che segue possono ac-
idea è in corso di sperimentazione al CERN su una macchina chia- quisire energia dalla scia, più o meno allo stesso modo in cui un
mata Compact LInear Collider (CLIC).
Un’altra idea è far collidere i muo-
ni, che sono cugini degli elettroni, ma Lo sviluppo della tecnologia al plasma
molto più pesanti. Per via della massa
più grande li si può accelerare in una per gli acceleratori è una grande sfida scientifica
traiettoria circolare senza perdere tan-
ta energia sotto forma di radiazione di
e ingegneristica per il nostro secolo
sincrotrone quanto nel caso degli elet-
troni. Il rovescio della medaglia è che i
muoni sono particelle instabili, con una vita media di due milio- gruppo di elettroni viene accelerato dall’onda a radiofrequenza in
nesimi di secondo. Sono prodotti nel decadimento di particel- un acceleratore convenzionale. Se nel gruppo di coda ci sono elet-
le chiamate pioni, che a loro volta devono essere generate con la troni a sufficienza, possono assorbire dalla scia tanta energia da
collisione fra un intenso fascio di protoni e un bersaglio speciale. smorzare il campo elettrico. Ora tutti gli elettroni nel fascio di co-
Nessuno ha mai costruito un acceleratore di muoni, ma tra chi si da osservano un campo in accelerazione costante e guadagnano
occupa di acceleratori ci sono sostenitori convinti di questa idea. energia alla stessa velocità, riducendo così la dispersione di ener-
Infine, c’è l’accelerazione basata sul plasma. L’idea nacque ne- gia del raggio.
gli anni settanta con John M. Dawson, dell’Università della Ca- Il vantaggio principale di un acceleratore al plasma rispetto ad
lifornia a Los Angeles (UCLA), che propose di usare una scia di altri metodi è che i campi elettrici in una scia di plasma possono
plasma prodotta da un intenso impulso laser o da un gruppo di raggiungere facilmente intensità 1000 volte più grandi di quelli
elettroni per accelerare un secondo gruppo di particelle 1000 nelle tradizionali cavità a radiofrequenza. Inoltre il gruppo in co-
o addirittura 10.000 volte più rapidamente degli accelerato- da può estrarre una percentuale molto significativa dell’energia
ri convenzionali: è il cosiddetto acceleratore al plasma a campo che il fascio trainante trasferisce alla scia. Questi effetti rendono
di scia (plasma wakefield accelerator). Ha generato molto entu- un collisore basato sulla scia di plasma potenzialmente più com-
siasmo poiché prospettava la possibilità di miniaturizzare queste
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
patto ed economico rispetto ai collisori convenzionali.
macchine gigantesche, un po’ come l’elettronica miniaturizzata
basata sui circuiti integrati a partire dagli anni sessanta. Il futuro del plasma
Negli ultimi vent’anni gli acceleratori al plasma a campo di
Il quarto stato della materia scia, basati su laser o su elettroni, hanno compiuto enormi pro-
Molti hanno familiarità con tre stati della materia: solido, liqui- gressi. La mia squadra alla UCLA ha condotto esperimenti su pro-
do e gassoso. Il plasma è spesso considerato il quarto stato della totipi insieme ai fisici dello SLAC National Accelerator Laboratory
materia. Sebbene sia relativamente raro nella nostra esperienza presso la loro Facility for Advanced Accelerator Experimental
quotidiana, è lo stato della materia più comune nell’universo. Se- Tests (FACET) a Menlo Park, in California. Abbiamo iniettato sia
condo alcune stime, più del 99 per cento di tutta la materia visibi- i gruppi di elettroni trainanti sia quelli di coda con un’energia ini-
le nel cosmo è allo stato di plasma: le stelle, per esempio, sono fat- ziale di 20 GeV e abbiamo scoperto che gli elettroni di coda gua-
te di plasma. Un plasma è in sostanza un gas ionizzato con uguale dagnavano fino a 9 GeV dopo aver viaggiato per 1,3 metri di pla-
densità di elettroni e ioni. Gli scienziati possono facilmente forma- sma. Abbiamo anche ottenuto un guadagno di 4 GeV in un gruppo
re plasma in laboratorio facendo passare l’elettricità attraverso un di positroni usando solo un metro di plasma in un esperimento su
gas come in una comune lampada fluorescente. un prototipo. Vari altri laboratori nel mondo hanno usato scie gui-
Un acceleratore al plasma sfrutta una scia analoga a quella che date dal laser per produrre nei pacchetti di elettroni guadagni di
possiamo osservare dietro a un motoscafo o un aereo a reazione. energia dell’ordine di molti GeV.

44 Le Scienze 637 settembre 2021


Elettroni e positroni accelerati
dal plasma collidono in questa simulazione
del nuovo metodo di accelerazione.

L’obiettivo finale della ricerca sugli acceleratori al plasma è rea- mente potremmo recuperare in parte questa potenza, ma è un
lizzare un acceleratore lineare che faccia collidere fasci stretta- compito tutt’altro che semplice.
mente collimati di elettroni e positroni, o di elettroni ed elettro- E sebbene siano stati compiuti progressi sostanziali per la tec-
ni, con un’energia totale superiore a 1 TeV. Per realizzare questa nologia necessaria per gli elettroni in un collisore lineare a base
impresa dovremo probabilmente collegare in serie circa 50 singo- di plasma, l’accelerazione dei positroni è ancora agli inizi. Molto
li stadi di acceleratore di plasma, in cui ogni stadio aggiunge un’e- probabilmente sarà necessario un decennio di ricerca scientifica
nergia di 10 GeV. di base per portare i positroni allo stesso punto che abbiamo rag-
Allineare e sincronizzare i fasci trainanti e di coda attraver- giunto con gli elettroni. In alternativa, potremmo far collidere gli
so tanti stadi di acceleratori al plasma per giungere alla collisione elettroni con elettroni, o anche con protoni, usando per uno o en-
con la precisione desiderata rappresenta però una sfida enorme. trambi i fasci di elettroni un acceleratore basato sulla scia al pla-
Il raggio tipico della scia è inferiore a un millimetro e gli scienzia- sma. Un’altra idea allo studio al CERN è la modulazione di un pac-
ti devono iniettare gli elettroni di coda con una precisione infe- chetto di protoni della lunghezza di molti centimetri facendolo
riore al micrometro. Devono sincronizzare i tempi tra l’impulso passare attraverso una colonna di plasma e usando la scia di pla-
trainante e il fascio di coda a meno di un centomillesimo di mi- sma che lo accompagna per accelerare un gruppo di elettroni.
liardesimo di secondo. Eventuali disallineamenti porterebbero a Il futuro degli acceleratori al plasma è incerto ma entusiasman-
un degrado della qualità del fascio e a una perdita di energia non- te. Sembra possibile che entro un decennio, usando le apparec-
ché di carica causata dall’oscillazione degli elettroni attorno all’as- chiature per il laser e i fasci di elettroni esistenti, sarà possibile co-
se della scia nel plasma. Questa perdita si manifesta sotto forma di struire acceleratori al plasma da 10 GeV che non occupano più di
emissione di raggi X duri, nota come emissione di betatrone, e po- un grande tavolo, per varie applicazioni scientifiche e commercia-
ne un limite alla quantità di energia che possiamo ottenere da un li. Ma anche con questo risultato saremmo ancora molto lontani
acceleratore al plasma. dalla realizzazione di un collisore lineare a base di plasma capace
Anche altri ostacoli tecnici impediscono di trasformare imme- di nuove scoperte fisiche. Pur avendo compiuto spettacolari pro-
diatamente questa idea in un collisore. Per esempio, il dato princi-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
gressi sperimentali nella ricerca sugli acceleratori di plasma, i pa-
pale che misura la bontà di un collisore di particelle è la luminosi- rametri del fascio ottenuti fino a oggi non sono ancora quelli di cui
tà, che in sostanza indica quante particelle è possibile concentrare avremmo bisogno anche solo per il fascio di elettroni di un futu-
F. Tsung, W. An/U.C.L.A. e SLAC National Accelerator Laboratory

attraverso un dato spazio in un dato tempo. La luminosità molti- ro collisore elettroni-positroni che operi alle frontiere delle ener-
plicata per la sezione d’urto – che dà la probabilità che due parti- gie possibili. Tuttavia, dato che le prospettive per l’International
celle collidano – ci dice quante collisioni al secondo di un partico- Linear Collider e il Future Circular Collider sono ancora incerte,
lare tipo è probabile osservare a una data energia. La luminosità la scelta migliore potrebbe essere continuare a perfezionare una
desiderata per un collisore lineare elettrone-positrone da 1 TeV è tecnologia esotica che offra risparmi su dimensioni e costi. Lo svi-
di 1034 cm–2 s–1. Raggiungere questa luminosità richiederebbe che luppo della tecnologia del plasma è una grande sfida scientifica e
i fasci in collisione abbiano una potenza media di 20 megawatt cia- ingegneristica per il nostro secolo e offre ai ricercatori una splen-
scuno: 1010 particelle per gruppo a una frequenza di ripetizione di dida strada lungo cui accettare rischi, essere creativi e risolvere
10 chilohertz, con una dimensione del fascio nel punto di collisio- problemi affascinanti, e quindi la possibilità entusiasmante di sco-
ne di qualche decina di miliardesimo di metro. Per capire quanto prire nuovi aspetti fondamentali della natura. Q
sia difficile, pensiamo solo al fabbisogno medio di energia. Se an-
che si riuscisse a trasferire energia dal fascio trainante a quello di
PER APPROFONDIRE
coda con un’efficienza del 50 per cento, nelle due sottili colonne
di plasma rimarrebbero indietro 20 megawatt di potenza. Ideal- Il senso dei grandi acceleratori. Capocci A., in «Le Scienze» n. 614, ottobre 2019.

www.lescienze.it Le Scienze 45
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Christof Koch è chief scientist di MindScope all’Allen
Institute di Seattle, e della Tiny Blue Dot Foundation a
Santa Monica, negli Stati Uniti, ed è autore di Sentirsi vivi.
La natura soggettiva della coscienza, Cortina, 2021.

NEUROSCIENZE

Il cervello
elettrico
Elettrodi che stimolano il tessuto nervoso rivelano
la mappa cerebrale delle esperienze coscienti

di Christof Koch

Considerate le seguenti esperienze:


• State andando verso una tempesta che è un paio di chilometri davanti a voi, e dovete
superare una collina. Vi domandate: «Come faccio ad andare oltre, ad attraversarla?».
• Vedete dei puntini bianchi su uno sfondo nero, come se steste guardando in alto e vedendo
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

le stelle di notte.
• Guardate dall’alto voi stessi sdraiati nel letto, ma vedete solo le gambe e la parte inferiore
del tronco.

Potrebbero sembrare specifici eventi ricavati dal vasto univer- dell’attività cosciente, con scoperte a volte paradossali. Gli stu-
so di percezioni, sensazioni, ricordi, pensieri e sogni che costitui- di rivelano che le aree coinvolte nella percezione cosciente han-
scono il nostro flusso di coscienza quotidiano. In realtà, ciascu- no poca attinenza con il pensiero, la pianificazione e altre funzio-
na di queste percezioni è stata evocata stimolando direttamente ni cognitive superiori. Ora i neuroingegneri si stanno prodigando
Illustrazione di Zara Picken

il cervello con un elettrodo. Come intuì il poeta statunitense Walt per tradurre queste concezioni in tecnologie capaci di sostituire
Whitman nella poesia Canto il corpo elettrico, questi aneddoti il- le funzioni cognitive perdute e, in un futuro più distante, di po-
lustrano l’intima relazione tra il corpo e lo spirito che lo anima. Il tenziare le nostre capacità sensoriali, cognitive o mnemoniche.
cervello e la mente cosciente sono inesorabilmente legati, come le Per esempio, una recente interfaccia cervello-macchina fornisce
due facce di una medaglia. a persone che hanno del tutto perso la vista una limitata capaci-
Studi clinici recenti hanno svelato alcune leggi e regolarità tà di percepire la luce. Ma questi strumenti rivelano anche quanto

www.lescienze.it Le Scienze 47
«Il mio piede
La persona sinistro si è spostato «Vedo una stella
ride e dice di a destra e la in alto a destra.
«aver provato sensazione è Era una stella
un benessere risalita su, fino blu e argento»
interiore» al polpaccio» «Sento un
formicolio
«Una gran bella alla gamba»
sensazione; molto «Ho appena
erotica! Manco riesco, avuto l’impulso di
uhm, mi sono sentito stringere le dita.
bene. Non posso Si sono chiuse
spiegare. Uhm, da sole»
mi sta mettendo
in imbarazzo!»

«Una sensazione
Il paziente pulsatile soprattutto
descrive a sinistra nel petto,
una sensazione ma anche nel
emotiva negativa, braccio sinistro»
apparentemente
localizzata
nel petto

Il paziente
descrive
una sensazione
di paura

«Su di giri,
La paziente calmo…
dice che eccitato
si sentiva sessualmente»
stordita

Arresto
della parola

«Ho come la
sensazione di girare
Il paziente non
in tondo. Ogni cosa
riesce a ripetere
è ferma e io mi sto
«se arriva lei,
muovendo. Mi
io me ne vado»
provoca un senso
Il paziente di nausea»
of the human brain, da Kieran C.R. Fox e altri, in «Nature Human Behaviour»,
architecture predicts the effects elicited by intracranial electrical stimulation
Illustrazione di AXS Biomedical Animation Studio. Fonte: Intrinsic network

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
descrive una
sensazione
di nervosa
aspettativa
«Ha un odore
strano.
Sgradevole,
come smalto
per le unghie»

«Ti sei appena


«Per essere a trasformato in
questa temperatura, qualcun altro. Il tuo
appena un po’ più volto ha subìto una
sensibile. Quasi come metamorfosi. Il tuo naso
se fossi a una è diventato floscio;
temperatura si è spostato a sinistra.
Vol. 4, luglio 2020

più fredda» Non è un


bel vedere»
LA MAPPA DELLE SENSAZIONI
sia difficile restituire pienamente a una persona la vi-
sta o l’udito, ed evidenziano ancora di più gli ostacoli
Dove vivono le esperienze che ci separano da quei potenziamenti fantascientifi-
ci che ci permetterebbero di accedere al cervello co-
nel cervello me se fosse l’hard disk di un computer.

Un atlante pubblicato l’estate scorsa ha raccolto i resoconti verbali di persone epilet- Elettricità animale
tiche le cui aree corticali erano state stimolate con elettrodi durante un intervento chi- I sistemi nervosi funzionano gestendo un flusso
rurgico. Ciò che provavano e che percepivano variava secondo la regione cerebrale sti- di correnti elettriche che attraversano reti ultraden-
molata. Tutti i 1537 punti in cui è stata applicata la corrente in questi 67 pazienti sono se e iperconnesse di elementi di commutazione. Ne-
stati mappati su un modello digitale del cervello, una cui versione semplificata è illu- gli ultimi due secoli e mezzo innumerevoli medici e
strata qui. Quando erano stimolati in questi punti, i pazienti raccontavano le esperien- scienziati hanno lavorato per capire come fanno, a co-
ze che percepivano. minciare dal medico italiano Luigi Galvani, che sul fi-
nire del Settecento collegò una rana appena uccisa a
un lungo filo metallico. Puntando il filo al cielo duran-
te un temporale, fece sì che la sua zampa scattasse e
Colori della mente si contraesse a ogni lampo. Gli studi di Galvani rivela-
La stimolazione è stata applicata vano che le fibre nervose trasmettono «elettricità ani-
«Non riuscivo in vari circuiti e regioni cerebrali. male», che non è differente per natura dall’«elettricità
a muovere troppo atmosferica» scoperta da Benjamin Franklin nei
(le dita); avevo perso
il movimento.
suoi esperimenti con l’aquilone a Filadelfia nel 1752.
Somatomotorio
Sentivo la mano Nel 1802 Giovanni Aldini, nipote di Galvani, duran-
che stringeva un po’, te un evento pubblico stimolò elettricamente il cer-
ma il pollice Visivo vello messo a nudo di un prigioniero decapitato. Una
era fuori uso»
mascella tremò. Un occhio si aprì. Lo spettacolo for-
Attenzione dorsale se contribuì a ispirare a Mary Shelley la scrittura di
Frankenstein, il suo classico romanzo gotico.
«Avevo la
Salienza Studi successivi sugli animali dimostrarono poi
sensazione che che l’eccitazione di particolari regioni cerebrali in-
le mie braccia si
muovessero, ma non nesca movimenti in muscoli e arti specifici. Queste
Frontoparietale
era vero. Percepivo indagini portarono alla scoperta, negli anni settan-
dei movimenti da una ta dell’Ottocento, della corteccia motoria. Nel 1874 il
parte all’altra, Limbico
come galleggiando
medico statunitense Robert Bartholow eseguì la pri-
nell’aria» ma stimolazione diretta di una paziente cosciente.
Di default Fu un atto pionieristico, offuscato però da una con-
troversia etica, dato che causò dolore alla paziente e
probabilmente ne accelerò la morte. La stimolazione
Punti di stimolazione elettrica intracranica (iES, da intracranial Electrical
I ricercatori hanno collocato Stimulation) fu perfezionata nei decenni successivi.
decine di elettrodi sulla E divenne parte dell’armamentario dei neurochirur-
superficie della corteccia
ghi grazie al lavoro pionieristico di Wilder Penfield,
cerebrale, accedendo
del Montreal Neurological Institute, che fra gli anni
attraverso un’apertura
nel cranio.
trenta e cinquanta del Novecento la usò per tracciare
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
la mappa delle aree corticali che presiedono a funzio-
ni motorie o sensoriali.
In alcune persone affette da epilessia i farmaci non
controllano a dovere il numero o la gravità delle cri-
si. In questi casi si può ricorrere alla neurochirurgia
se gli attacchi scaturiscono da una zona ristretta del-
la corteccia – lo strato più esterno del cervello, coin-
volto nella percezione, nel controllo motorio, nel lin-
guaggio, nel ragionamento e in altre funzioni – o di
strutture strettamente correlate, come l’ippocam-
po. L’ipereccitabilità incontrollata nasce da circuiti
locali difettosi, e può crescere fino ad avviluppare il
resto del cervello. Decidere quanto tessuto cerebra-
le rimuovere è un dilemma: se ne asporti troppo po-
co, le crisi potrebbero continuare; se ne togli troppo,
il paziente può perdere la capacità di parlare, di ve-
dere o di camminare. I chirurghi devono evitare aree

www.lescienze.it Le Scienze 49
della corteccia essenziali nel comportamento quotidiano, come la ti dalla iES possono essere ben localizzati. La capacità di risposta
corteccia primaria uditiva, visiva, somatosensoriale o motoria, e le può variare, da totale a nulla, nello spazio di pochi millimetri, o tra
regioni che controllano la comprensione e la produzione del lin- i due lati di un solco sulla superficie corticale.
guaggio, aree conosciute come corteccia eloquente. Il team di Parvizi ha scoperto che gli elettrodi nelle aree senso-
Per individuare il tessuto che deve essere preservato si utiliz- riali e motorie avevano molta più probabilità di essere reattivi di
za l’iES. I neurochirurghi impiantano elettrodi a forma di disco quelli nelle aree della corteccia responsabili di funzioni cognitive
all’interno del cranio sotto la dura madre, la resistente membrana superiori. Da metà a due terzi degli elettrodi sulle regioni cortica-
di consistenza simile al cuoio che protegge il cervello, oppure in- li visive e tattili (somatosensoriali) attivavano percezioni coscien-
seriscono elettrodi aghiformi nella materia grigia del cervello per ti; per contro, non più di un elettrodo su cinque nella corteccia
sondare la sua funzione. Una volta identificato il punto focale da prefrontale anteromediale e laterale, coinvolte in processi mentali
cui nasce la crisi e rimossi gli elettrodi, i chirurghi asportano que- superiori, suscitava qualche sensazione. In altre parole gli elettro-
sto tessuto con un’operazione, e il paziente viene in genere libera- di nella corteccia posteriore, in aree responsabili delle esperien-
to dalle crisi. ze sensoriali, avevano più probabilità di essere attivi di quelli col-
Un uso differente dell’iES è la stimolazione elettrica cronica, locati nelle aree frontali, formate da regioni corticali importanti
per cui gli elettrodi sono lasciati in sede in modo permanente. De- per attività cognitive come il pensiero, la pianificazione, il ragio-
licati impulsi di corrente inviati attraverso gli elettrodi possono namento morale, la presa di decisioni e l’intelligenza.
controllare i tremori e la rigidità della malattia di Parkinson (la tec- Pur rilevanti per il pensiero, quindi, queste regioni hanno poco
nica è chiamata stimolazione cerebrale profonda) o ridurre l’inci- a che vedere con la coscienza. In effetti, già da un secolo i neuro-
denza e la gravità delle crisi epilettiche. Sperimentazioni cliniche chirurghi hanno osservato che, a condizione di risparmiare la cor-
pilota stanno valutando l’uso di simili elettrodi impiantati come teccia eloquente, è possibile asportare grandi aree della cortec-
dispositivi protesici che permettano alle persone con menomazio- cia prefrontale senza causare chiari deficit nel flusso di coscienza
ni visive di orientarsi, e come terapia del disturbo ossessivo-com- quotidiano dei pazienti. Queste regioni di corteccia non eloquen-
pulsivo e della depressione.

Scosse a luci rosse


I pazienti riferivano esperienze evocate
A luglio 2020 la rivista «Nature Human
Behaviour» ha pubblicato un atlante che dall’elettrodo, come la visione di volti distorti
evidenziava le sedi nella corteccia che, se
stimolate con elettrodi, evocavano espe-
simili a quelli dei dipinti di Salvador Dalì
rienze coscienti, come quelle della tempe-
sta e del corpo scollegato citate all’inizio.
Guidato da Josef Parvizi, professore di neurologia alla Stanford te possono modulare la coscienza, ma non sono, in linea di massi-
University School of Medicine, il team di clinici ha raccolto i da- ma, la sede da cui essa sembra scaturire. Il privilegio appartiene a
ti su 67 persone epilettiche. I ricercatori hanno registrato l’attivi- regioni più posteriori, come i lobi parietale, temporale e occipita-
tà elettrica in oltre 1500 punti della corteccia, principalmente con le. Resta un mistero per quale ragione il substrato fisico delle no-
elettrodi sotto la dura madre. Hanno riprodotto le registrazioni di stre esperienze mentali sia nella parte posteriore e non in quella
quei punti su un modello digitale del cervello, per poter confron- frontale del cervello.
tare i dati di cervelli differenti (la configurazione di creste e di val-
li che dà al cervello l’aspetto di una gigantesca noce differisce da Vedere o non vedere
persona a persona). Il team ricercava elettrodi «sensibili» che av- Applicare l’iES alla corteccia visiva stimola sensazioni ottiche
viassero una sensazione visiva oppure tattile, o la contrazione di conosciute come fosfeni, brevi lampi simili a fulmini che si abbat-
un muscolo, o che alterassero l’uso della parola. Se, una volta sti- tono su una landa buia. Questa osservazione è la fonte di un sogno
molato, il paziente non provava nulla, l’elettrodo era contrasse- a lungo coltivato: un dispositivo protesico che restituisca la vista,
gnato come non reattivo.
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
almeno in parte, alle persone cieche. Milioni di persone al mondo
I pazienti hanno riferito una varietà di esperienze soggettive vivono con deficit in entrambi gli occhi, causati dalla retinite pig-
evocate dall’elettrodo: punti lampeggianti per un attimo, simili a mentosa, dalla degenerazione maculare legata all’invecchiamento
stelle di luce; volti distorti, come quelli nei dipinti di Salvador Dalí; o da un glaucoma, un’infezione, un tumore o un trauma.
sensazioni corporee come formicolio, solletico, bruciore, pulsa- Medici, scienziati e ingegneri si dedicano alle protesi visive
zione, o le cosiddette esperienze fuori dal corpo; paura, inquietu- fin dagli anni sessanta, ma solo di recente sono riusciti a mette-
dine, eccitazione sessuale, allegria; il desiderio di muovere un ar- re a punto tecnologie adeguate per aiutare le persone cieche. Un
to; la determinazione a perseverare davanti a un’indefinita grande esempio notevole è il dispositivo Orion, sviluppato dalla Second
sfida. Il semplice solleticare il tessuto neurale con una minusco- Sight Medical Products di Los Angeles. Una minuscola videoca-
la scarica elettrica bastava a evocare queste sensazioni. Durante la mera montata su occhiali converte le immagini in impulsi e li tra-
stimolazione placebo (senza l’uso di corrente), i pazienti non pro- smette in wireless per attivare 60 elettrodi collocati sulla corteccia
vavano alcuna sensazione. visiva. Le poche persone a cui è stato impiantato questo dispositi-
Pur essendo sicura ed efficace, l’iES è al contempo grezza. Gli vo sperimentale nel cervello percepiscono nuvole di puntini, che
elettrodi a bassa impedenza hanno un’area compresa tra 6 e 10 permettono loro di orientarsi. «È ancora una meraviglia ogni volta
millimetri quadrati e trasmettono fino a 10 milliampere di corren- che l’accendo», riferisce un partecipante allo studio. «Dal non ve-
te tra elettrodi adiacenti, sufficienti a modulare l’eccitabilità di un dere per nulla al vedere d’improvviso piccoli guizzi di luce in mo-
milione di cellule nervose, o anche più. Eppure, gli effetti indot- vimento e rendersi conto che significano qualcosa. È incredibile

50 Le Scienze 637 settembre 2021


avere di nuovo un barlume di visione funzionale». Orion miglio- nenti biologici malfunzionanti – occhi od orecchie difettosi, me-
ra significativamente la qualità della vita di persone che prima vi- morie lacunose – con sostituti elettronici superiori. Questo otti-
vevano nel buio più profondo; permette loro di attraversare tran- mismo trascura il fatto che tutto ciò richiede la trapanazione del
quillamente la strada o di localizzare una porta; non restituisce, cranio. In generale tradurre le conoscenze scientifiche in terapie
però, la capacità di riconoscere figure, forme o lettere. concrete richiede decenni, più che anni, e sono convinto che nes-
Di recente un team dell’Università della California a Los An- suno di questi progressi si realizzerà mentre io sarò ancora in vita
geles e del Baylor College of Medicine di Houston, coordinato dal (al momento in cui scrivo ho 64 anni).
neurochirurgo Daniel Yoshor, è riuscito in questa impresa e l’ha Gli ostacoli «più semplici» da superare sulla via verso un simile
descritta sulla rivista «Cell». Stimolando punti vicini nella cortec- futuro utopico (o forse distopico) sono tecnologici: come leggere e
cia visiva, gli studiosi hanno prodotto fosfeni che apparivano vi- scrivere nei circuiti elettrici del cervello in modo affidabile, rapido
cini, dimostrando così che l’ambiente visivo è riprodotto in modo e delicato. Il dispositivo di Neuralink rappresenta la migliore tec-
regolare sulla superficie della corteccia visiva. Questa osservazio- nologia attuale, e di certo si perfezionerà nelle versioni future. Ma
ne ha generato l’erronea convinzione che i singoli fosfeni siano si- c’è ancora molta strada da fare prima di identificare quali neuroni,
mili ai pixel sullo schermo di un computer; ossia, se si stimolasse fra i 50.000 o più inclusi in un granello di materia cerebrale gran-
simultaneamente una serie di punti in forma di croce sulla super- de come un seme di quinoa, siano coinvolti in una data percezione
ficie corticale, il soggetto dovrebbe vedere punti che formano una o azione. Solo quando lo sapremo potremo limitare la stimolazione
croce. Ma non è quello che succede. elettrica a quei neuroni, senza disturbare i cavi in uscita delle cel-
Stimolare più punti dà esiti imprevedibili. In un partecipante la lule vicine. Che Parvizi e i suoi colleghi non siano riusciti a solleci-
stimolazione simultanea di cinque elettrodi, ciascuno associato a tare percezioni coscienti in più della metà dei punti stimolati rive-
un fosfene distinto, ha provocato l’illuminazione di due grandi fo- la che ci mancano strumenti capaci di evocare in modo affidabile
sfeni, che non si sono fusi in una lettera né in una qualsiasi altra una qualsiasi sensazione tramite la stimolazione elettrica, e ancor
forma coerente. Tuttavia, se il ricercatore scaglionava nel tempo meno una sensazione molto specifica.
Ancora più ardui sono gli ostacoli chi-
rurgici e regolatori: i dispositivi protesi-
Regioni cerebrali importanti per il pensiero, per ci dovranno poter essere impiantati di rou-
tine e in modo sicuro, perforando il duro
il ragionamento morale o per l’intelligenza non cranio, nella materia grigia sottostante,
minimizzando il rischio di infezioni, emor-
sembrano la sede da cui scaturisce la coscienza ragie e crisi epilettiche. Inoltre i componen-
ti elettronici devono funzionare per anni in
quell’ambiente caldo, umido e ricco di sa-
l’attivazione degli elettrodi, il soggetto identificava delle forme. Lo li che è un tessuto biologico, un contesto operativo per nulla ot-
scaglionamento rifletteva il ritardo necessario a tracciare la forma timale. Nessuno vorrebbe che il proprio dispositivo protesico si
di una lettera, come se il ricercatore stesse delineando una lettera corroda o si blocchi, l’equivalente di una schermata blu d’erro-
sulla mano del soggetto o su un pezzo di carta. In questa modalità re di Windows. Perciò gli impianti neurali rimarranno una solu-
più dinamica, i soggetti con l’impianto la cui visione era impedita zione estrema per le persone con gravi deficit sensoriali o motori.
potevano identificare uno stimolo riconoscendo una Z, una N, una Man mano che supereranno i trial clinici, alcuni dispositivi neu-
V e una W, distinguendo rapidamente un movimento verso l’alto roprotesici aiuteranno le persone con gravi deficit visivi a vedere
da uno verso il basso, o discriminando sequenze di lettere. e quelle con disabilità fisiche a eseguire azioni come guidare una
Vedere la forma di una singola lettera non è esattamente come sedia a rotelle col pensiero, come la scimmia che giocava a Pong
vedere un magnifico tramonto su un mare che ha il colore del vi- con la mente. Per tutti gli altri, difficilmente i benefici di un inter-
no di Omero, ma è pur sempre un progresso. Non sappiamo anco- vento chirurgico così invasivo prevarranno sui costi.
ra perché scaglionare nel tempo la stimolazione migliori la perce- Ma il vero Everest da scalare è capire come un chilogrammo e
zione, e ciò rivela la nostra scarsa conoscenza del funzionamento
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
pochi etti di materia cerebrale eccitabile sia responsabile della vi-
dei circuiti corticali. sione, del movimento e della sofferenza. È vero, il substrato fisico
del paradiso e dell’inferno ha le proprie radici in segnali bioelettri-
Uno sguardo al futuro ci che obbediscono alle leggi naturali. Ma questo fatto ci dice ben
Il progresso tecnologico delle cosiddette interfacce cervello- poco su come un migliaio di miliardi di segnali elettrici che si ac-
macchina sembra procedere a passo spedito. Ad aprile la Neura- cendono ogni secondo, diffondendosi in reti formate da decine di
link, una società di Elon Musk, ha diffuso un incredibile video che miliardi di cellule eterogenee, formano un’immagine, un suono o
mostrava una scimmia giocare al videogioco Pong senza alcun un’emozione.
controller. Ci riusciva grazie a due piccoli chip impiantati nella La stimolazione cerebrale intracranica mette in luce il miracolo
corteccia motoria sinistra e in quella destra. Ciascun chip ha 1024 quotidiano dell’acqua del cervello che si tramuta nel vino della co-
elettrodi filiformi che registrano il chiacchiericcio di singoli neu- scienza. Ma resta la domanda: che cosa del cervello – la materia at-
roni. Collettivamente, essi trasmettono l’intenzione della scim- tiva più complessa dell’universo conosciuto – tramuta l’attività di
mia di muovere rapidamente la racchetta su o giù per lo schermo 86 miliardi di neuroni nella sensazione stessa della vita? Q
per rispedire la pallina sul lato opposto. Tutto avveniva in modali-
tà wireless; nessun componente elettronico né fili penzolanti pro-
PER APPROFONDIRE
trudevano dalla testa della scimmia. Molti ritengono che presto
per i chirurghi sarà prassi comune rimpiazzare o aggirare compo- Che cos’è la coscienza? Koch C., in «Le Scienze» n. 601, settembre 2018.

www.lescienze.it Le Scienze 51
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Illustrazione di Chris Gash
MICROBIOLOGIA

FOSSILI
VIVENTI
Dopo aver passato 100 milioni di anni
intrappolati nei sedimenti oceanici,
alcuni microrganismi si sono risvegliati
e hanno ripreso a moltiplicarsi
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

di Jennifer Frazer

Le Scienze 53
Jennifer Frazer, giornalista scientifica premiata con
l’AAAS Science Journalism Award, scriveva il blog The
Artful Amoeba per «Scientific American». È laureata
in biologia, fitopatologia e giornalismo scientifico.

el 2010 ricercatori dell’Integrated Ocean Drilling Program (IODP, un

N programma di ricerca internazionale) hanno navigato nel vortice ocea-


nico del Sud Pacifico, un grande sistema di circolazione le cui acque
sono un deserto marino, desolato quasi quanto i posti più aridi sulla
Terra. Vicino al suo centro si trovano il polo oceanico dell’inaccessi-
bilità (che i fan di H.P. Lovecraft conoscono come dimora del tentacolato Cthulhu) e l’isola
dei rifiuti del Sud Pacifico, dove si accumulano microplastiche. A volte gli umani più vicini
a questo punto sono gli astronauti che lo sorvolano sulla Stazione spaziale internazionale.
Anche se attorno scorrono le correnti oceaniche, al suo interno dello strato carbonifero (che furono depositati sulla terraferma tra
le acque rimangono ferme. Vi entrano solo poche sostanze nutri- i 12 e i 16 milioni di anni fa ma furono poi sommersi dall’oceano)
tive e la vita si mantiene a fatica. Qui ci vuole almeno un milione ha rilevato che in effetti questi microbi rianimati crescevano, ma
di anni perché sul fondale si depositi un metro di «neve» marina, con molta lentezza: i loro tempi di raddoppiamento andavano da
quel miscuglio di cadaveri, escrementi e polvere che trasferisce qualche mese fino a 100 anni, che sono tra i tempi più lunghi mai
l’energia dagli strati superiori delle acque, pieni di luce, alle pro- misurati direttamente.
fondità degli oceani. Questa regione è la zona acquatica meno pro- Invece nel nuovo studio, pubblicato a luglio 2020 su «Nature
duttiva del pianeta. Communications», fino al 99 per cento dei microrganismi che
In queste acque il gruppo di ricerca dell’IODP ha calato chilo- sono stati alimentati si sono «risvegliati» in fretta, hanno man-
metri di tubatura da una torre di perforazione alta più di 60 metri. giato e si sono messi al lavoro da bravi batteri. In 68 giorni erano
Dodici propulsori tenevano ferma la piattaforma sul mare agitato. aumentati di numero anche di 10.000 volte, raddoppiando ogni
Quando il tubo ha raggiunto il fondale, una trivella ha scavato in cinque giorni circa. La loro progenie conteneva isotopi di carbo-
diversi punti nello strato di roccia sedimentaria pelagica e fanghi nio e di azoto appositamente marcati, che le cellule potevano aver
di nanofossili calcarei, fino a una profondità di 75 metri. ottenuto solo nutrendosi delle sostanze messe a loro disposizione
Quando i carotaggi sono stati riportati in superficie, i tubi con-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
dai ricercatori.
tenevano fino a 100 milioni di anni di storia terrestre. Il gruppo di Vale la pena di fermarsi a riflettere sul significato di questi ri-
ricerca voleva sapere quanto a lungo e in quale stato i microrgani- sultati. Il 70 per cento della superficie terrestre è ricoperto di sedi-
smi intrappolati all’interno potessero sopravvivere in un frigorife- menti marini e i microrganismi presenti al loro interno rappresen-
ro oceanico quasi del tutto vuoto. Come previsto, i campioni non tano fino a metà di tutta la biomassa microbica del pianeta. In que-
contenevano molte cellule batteriche: solo tra le 100 e le 3000 per sto esperimento, cellule che forse si erano depositate in fondo agli
centimetro cubo, cioè tra 10 e 10 milioni di volte meno di quante oceani quando nell’acqua nuotavano ancora i plesiosauri si sono
se ne trovano a profondità simili in acque più produttive. risvegliate e moltiplicate. Sono passati quattro periodi geologici,
Quando i ricercatori hanno alimentato quelle cellule in labora- ma questi microrganismi, protetti dai raggi cosmici grazie a una
torio, però, è successo qualcosa di inatteso. Cento milioni di anni spessa coltre di acqua e sedimenti, sono sopravvissuti. Quando
di inedia potevano aver trasformato quelle cellule in microrgani- qualcuno li ha tirati su e ha offerto loro da mangiare, hanno ripre-
smi zombie, vivi ma incapaci di crescere, oppure in grado di cre- so a vivere come se nulla fosse accaduto.
scere solo a un ritmo non misurabile dagli esseri umani. All’inizio In un certo senso, in effetti, non era accaduto nulla. Se ci sem-
degli anni Duemila alcuni ricercatori erano riusciti a far crescere bra già passata un’infinità di tempo dall’inizio della pandemia, im-
in coltura batteri isolati in sedimenti marini la cui età arrivava a 35 maginate come sarebbe restare al buio a fare la fame per 100 mi-
milioni di anni, ma l’esperimento non era progettato per valutare lioni di anni. I sedimenti sono densi, con una consistenza simile a
come crescessero. Nel 2017 uno studio su microrganismi anaerobi quella di una torta al cioccolato senza farina, e si stima che presen-

54 Le Scienze 637 settembre 2021


La nave da perforazione JOIDES Resolution originale, e quindi molto più giovani. Però la riproduzione è di-
ha raccolto sedimenti dal fondo nelle profondità al di spendiosa e, in quelle condizioni, è probabile che avvenga solo di
sotto del vortice oceanico del Sud Pacifico. rado. Considerata la situazione nel suo insieme (gli spazi esigui,
l’assenza di spore e la rapida rianimazione), gli autori dell’articolo
tino pori di 0,02 micrometri. Considerato che un tipico batterio è apparso su «Nature Communications» ritengono che i microrga-
largo diversi micrometri, si capisce quanto sia difficile per questi nismi presenti nei sedimenti impoveriti siano rimasti vivi ma inat-
microrganismi migrare alla ricerca di cibo o anche solo sperare tivi per tutto il tempo.
che qualche nutriente arrivi a loro per caso. Gli scienziati accarezzano da tempo l’idea che singoli batteri
Alcuni batteri, molti dei quali sono anaerobi, formano struttu- possano sopravvivere senza riprodursi per molti milioni di anni.
re chiamate endospore, che sono fortificate e metabolicamente (Se lo facciano davvero rimarrà incerto finché non avremo tec-
inattive, apparentemente allo scopo di permettere ai batteri stessi niche per datare direttamente i microrganismi e non solo i sedi-
di sopravvivere in condizioni difficili. Spesso si è ipotizzato che le menti.) Qualche anno fa, quando ho scritto di batteri rianimati dal
spore possano rappresentare un veicolo attraverso cui batteri di carbone del Paleozoico sul blog che tenevo per «Scientific Ame-
ere remote giungono fino a noi. Però quando i ricercatori hanno rican», ipotizzavo che in certe condizioni, estremamente ristret-
analizzato il DNA delle cellule presenti nei sedimenti di questa re-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
te ma forse frequenti, i batteri possano di fatto essere immortali.
gione, hanno scoperto che i batteri sporigeni erano quasi assenti. Certo, sembra che il passare del tempo abbia un costo: le cellule
In verità, la maggior parte dei microrganismi riportati in attività più antiche trovate nei sedimenti marini risalenti al Cretaceo si
erano batteri aerobi. moltiplicavano a velocità circa dimezzata rispetto alle loro cugine
Una scoperta ancora più sorprendente è stata quella di una più vivaci che erano rimaste lì «solo» per qualche milione di anni.
fiorente popolazione di batteri fotosintetici trovata all’interno di Eppure, sono sempre di più le prove che il pianeta su cui ci trovia-
un campione dopo 557 giorni di incubazione. Questi cianobatteri, mo sia pieno di fossili viventi che sono letteralmente ciò che im-
chiamati Chroococcidiopsis, hanno la fama di riuscire a sopravvi- plica il loro nome: sia fossili sia viventi.
vere così bene che se ne sta considerando l’uso per terraformare Gli appassionati di dinosauri (e, diciamo la verità, chi di noi
Marte. Oltre a poter vivere sotto rocce traslucide in ambienti ari- non lo è?) hanno musei pieni di ossa, denti e impronte. Gli amanti
Arito Sakaguchi, Iodp and Tamu

di, freddi, salati e pieni di radiazioni, hanno l’insolita capacità di delle piante hanno foreste pietrificate e fossili di fronde. Però gli
sfruttare la luce rossa. Come abbia fatto questo microrganismo appassionati di microrganismi hanno qualcosa di ancora più bello:
fotosintetico a riprodursi nel buio della camera di incubazione ri- i nostri dinosauri sono ancora vivi. Q
mane un mistero.
Certo, anche se i sedimenti in cui le cellule erano intrappola-
PER APPROFONDIRE
te risalgono fino a 100 milioni di anni fa, la loro età resta ancora
incerta. Alcune potrebbero essere discendenti della comunità Le più antiche tracce di vita. Simpson S., in «Le Scienze» n. 417, maggio 2003.

www.lescienze.it Le Scienze 55
BIOLOGIA

La sete dell’
Nel plasmare la nostra
evoluzione e la nostra storia,
l’acqua ha svolto sempre
ruoli cruciali
di Asher Y. Rosinger

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
umanità

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Asher Y. Rosinger è uno studioso di biologia umana alla
Pennsylvania State University. Si occupa della variabilità
umana nell’assunzione di acqua e della sua relazione
con le risorse ambientali, la salute e il rischio di malattie.

S
tavamo facendo un’escursione nell’Amazzonia boliviana, madidi di sudo-
re, coperti dalla testa ai piedi dagli abiti protettivi contro gli insetti. Proce-
devamo scansando radici, rampicanti e formiche giganti e tenendo a mala-
pena testa ai nugoli di zanzare. Insieme al mio assistente di ricerca locale,
Dino Nate, e alla mia compagna, Kelly Rosinger, seguivo Julio, uno dei miei
amici Tsimane’ e nostra guida per quel giorno.
Gli Tsimane’ sono un gruppo di raccoglitori-orticoltori che vi- sugli ambienti in cui vivevano per garantirsi l’accesso all’acqua.
vono in questa regione calda e umida. Alle nostre spalle il figlio di Prendiamo la storica città romana di Caesarea, oggi in Israele.
Julio, di appena tre anni, saltellava allegro per la giungla senza sof- All’epoca della sua costruzione, oltre 2000 anni fa, la regione non
frire minimamente il caldo e gli insetti, pur non indossando alcun aveva fonti naturali d’acqua dolce sufficienti a sostentare una
abito protettivo, facendomi vergognare delle mie fatiche e del mio città. Data l’importanza geografica del luogo per il loro dominio
sudore. coloniale, i romani ricorsero al lavoro di estrazione degli schiavi
Ci fermammo di fronte a quello che sembrava un alberello, e per costruire una serie di acquedotti che trasportavano l’acqua da
che invece si rivelò un grande rampicante. Julio ci spiegò che gli sorgenti distanti fino a 16 chilometri. Questo sistema forniva circa
Tsimane’ ricorrono a questa pianta quando si trovano nella foresta 145 litri d’acqua pro capite al giorno a 50.000 persone.
vergine e hanno bisogno di acqua. Iniziò quindi a colpire la pianta Oggi le città impiegano ampie reti di distribuzione per eroga-
su tutti i lati con il machete, scagliando via schegge di corteccia a re acqua potabile ai propri abitanti, con notevoli progressi per la
ogni colpo. Nell’arco di un paio di minuti aveva staccato un pezzo salute pubblica. Quando l’acqua abbonda, ci dimentichiamo di
di pianta lungo circa un metro, da cui cominciò a sgorgare l’acqua. quanto sia importante; quando invece scarseggia non riusciamo
Julio lo mise sopra la bocca e si dissetò per qualche secondo, per a pensare ad altro. Ci basta venire a sapere della chiusura di un
poi offrirmela. Disposi la borraccia sotto alla pianta e ne raccolsi impianto o di un caso di contaminazione per farci prendere dalla
un bicchiere. Aveva un buon sapore: leggera, un po’ calcarea, qua- paura di rimanere a secco.
si frizzante. Senza un apporto idrico adeguato le nostre funzioni fisiche e
Per le mie ricerche sul campo, avevo chiesto a Julio e ad altri cognitive si deteriorano, e la mancanza totale di acqua provoca
Tsimane’ come si procurassero l’acqua potabile in luoghi diver- la morte nell’arco di qualche giorno. In questo senso, gli umani
si: a casa, nei campi, sul fiume o nella foresta. Julio mi spiegò che dipendono dall’acqua più di molti altri mammiferi. Recenti stu-
solo due tipi di piante vengono usate per l’acqua; le altre non ne
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
di hanno chiarito da dove derivano le nostre necessità idriche, e
danno o sono nocive. Tuttavia, quando mi indicò queste ultime, come ci siamo adattati per spegnere una simile sete, mostrando
non riuscivo a distinguerle dalle altre. Le piante rampicanti sono come l’acqua, al pari del cibo, abbia condizionato profondamente Pagine precedenti: I am a photographer and an artist/Getty Images

una fonte nascosta di acqua. Le osservazioni di Julio sollevano una l’evoluzione umana.
questione centrale nell’adattamento umano: in che modo la nostra
storia evolutiva ha plasmato le strategie con cui riusciamo a soddi- Il ruolo della sudorazione
sfare le nostre necessità idriche, soprattutto in ambienti senza un Per capire come l’acqua abbia plasmato il corso della nostra
accesso diretto a fonti d’acqua pulita? evoluzione, dobbiamo fare un passo indietro fino a un capitolo
Qui nella foresta ci trovavamo in un ambiente relativamente fondamentale della preistoria. Nel periodo compreso tra circa 3 e
ricco d’acqua, ma anche quando ci allontanavamo dai ruscelli Ju- 2 milioni di anni fa, il clima dell’Africa, in cui ebbe inizio l’evolu-
lio sapeva esattamente dove e come procurarsela. Gli esseri umani zione degli ominini (i membri della famiglia umana), divenne più
non sono i soli a tenere traccia delle fonti d’acqua naturali: molti secco. In questo intervallo di tempo il genere primitivo di ominini
animali creano mappe mentali delle zone in cui vivono per ricor- Australopithecus lasciò spazio al nostro genere, Homo. Nel corso
darsi dove si trovano le risorse fondamentali. Alcuni arrivano ad di questa transizione, le proporzioni del corpo mutarono: mentre
alterare i loro habitat per procurarsi l’acqua. Ma l’uomo si distin- gli australopitechi erano bassi e corpulenti, Homo aveva una cor-
gue per le misure ancora più estreme che intraprende. poratura più alta e slanciata, con una superficie corporea più este-
Nel corso della storia i popoli sono intervenuti in modo drastico sa. Questi cambiamenti ridussero l’esposizione dei nostri antenati

58 Le Scienze 637 settembre 2021


Wheeler, della John Moores University di
Liverpool.
Le ghiandole sudoripare svolgono un
ruolo chiave nella nostra storia. I mammi-
feri ne hanno tre tipi: apocrine, sebacee ed
eccrine. Le ghiandole eccrine impiegano
l’acqua e gli elettroliti nelle cellule per
produrre sudore, e gli umani ne hanno più
di qualsiasi altro primate. Un recente stu-
dio guidato da Daniel Aldea, dell’Univer-
sità della Pennsylvania, ha riscontrato che
l’abbondanza di ghiandole sudoripare ec-
crine potrebbe essere dovuta a mutazioni
ripetute del gene Engrailed-1. In ambienti
relativamente secchi simili a quelli in cui
si sono evoluti i primi ominini, l’evapora-
zione del sudore rinfresca la pelle e i vasi
sanguigni, e ciò a sua volta raffredda l’in-
terno del corpo.
Dotati di questo potente sistema di raf-
freddamento, i primi esseri umani poteva-
no permettersi di essere più attivi di altri
primati. Secondo alcuni ricercatori, la cac-
cia per sfinimento (che consiste nell’in-
seguire una preda fino al suo surriscalda-
mento) potrebbe essere stata una strategia
importante per i nostri antenati, che non
avrebbero potuto applicarla se non aves-
sero avuto i mezzi per evitare il proprio
surriscaldamento.
Tuttavia, questa maggiore capacità di
sudare ha un effetto collaterale, in quan-
to aumenta il rischio di disidratazione. Di
recente Martin Hora, dell’Università Ca-
rolina di Praga, e i suoi collaboratori han-
no dimostrato che Homo erectus avrebbe
potuto cacciare per sfinimento per circa
cinque ore nel caldo della savana pri-
ma di perdere il 10 per cento della massa
corporea. Negli umani, una simile perdita
per disidratazione è in genere la soglia ol-
tre cui si ha un grave rischio di problemi
fisiologici e cognitivi, o addirittura di mor-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
te. Al di là di questo limite, bere diventa
difficile ed è necessario ripristinare l’idra-
Un ragazzo Tsimane’ beve acqua da una pianta rampicante nell’Amazzonia boliviana. tazione per via endovenosa.
La nostra vulnerabilità alla disidrata-
alle radiazioni solari e ne aumentarono l’esposizione al vento, mi- zione comporta una dipendenza da fonti esterne d’acqua maggio-
gliorando la loro capacità di disperdere il calore e la loro efficienza re rispetto ai nostri cugini primati, e ben superiore a quella di ani-
idrica. mali adattati al deserto come le pecore, i cammelli e le capre, che
Questa transizione nella struttura corporea si accompagnò ad possono perdere dal 20 al 40 per cento dell’acqua senza rischiare
altri adattamenti fondamentali. Con la trasformazione delle fore- di morire. Questi animali hanno un compartimento aggiuntivo
ste in praterie dovuta al cambiamento climatico, e con la miglio- nell’apparato digerente chiamato prestomaco, che può accumula-
re capacità degli ominini di spostarsi su due gambe in ambienti re acqua come riserva interna contro la disidratazione.
aperti, si verificarono anche la perdita del pelo corporeo e lo In realtà, i mammiferi che vivono nei deserti presentano vari
sviluppo di un maggior numero di ghiandole sudoripare. Questi meccanismi di adattamento alla scarsità d’acqua. Alcuni di questi
adattamenti aumentarono la capacità dei nostri antenati di disper- tratti riguardano il funzionamento dei reni, che mantengono l’e-
Matthieu Paley

dere il calore in eccesso e dunque di mantenere una temperatura quilibrio idrico e salino del corpo. I mammiferi hanno reni di di-
corporea più sicura durante gli spostamenti, come hanno dimo- mensioni e forme diverse, e con essi cambia la capacità di concen-
strato Nina Jablonski, della Pennsylvania State University, e Peter trare l’urina e dunque di conservare l’acqua corporea. Per esempio

www.lescienze.it Le Scienze 59
Chaetodipus penicillatus, un roditore del de-
serto, può vivere senza acqua per mesi, grazie
anche alla capacità dei suoi reni di concentrare
l’urina a livelli estremi. Gli umani ci riescono
fino a un certo punto. Quando perdiamo ampie
quantità d’acqua per la sudorazione, una rete
complessa di ormoni e circuiti neurali indica ai
reni di conservare l’acqua concentrando l’uri-
na. Ma la nostra capacità limitata in questo sen-
so implica che non possiamo rimanere senz’ac-
qua per un periodo di tempo minimamente
paragonabile a quello del roditore del deserto.
E non possiamo nemmeno creare riserve
d’acqua all’interno del corpo. Il cammello del
deserto può bere e accumulare acqua suffi-
ciente per sopravvivere settimane. Ma se noi
umani beviamo troppi liquidi la nostra produ-
zione di urina aumenta. La dimensione del no-
stro apparato digerente e la velocità con cui si
svuota lo stomaco limitano la nostra capacità di
reidratarci. Peggio ancora, bere troppa acqua
troppo in fretta può provocare uno squilibrio
elettrolitico e causare iponatremia (livelli trop-
po bassi di sodio nel sangue), un evento poten- I mammiferi del deserto come i cammelli dispongono di vari meccanismi
zialmente letale tanto quanto la disidratazione, di adattamento alla scarsità d’acqua.
se non di più.
Anche in condizioni favorevoli, e con cibo e acqua prontamen- la frutta, forniscono fino al 50 per cento del loro introito idrico
te disponibili, le persone in genere impiegano almeno 24 ore per totale. Anche i giapponesi adulti assumono circa la metà dell’ap-
recuperare del tutto le perdite idriche causate da un’attività fisica porto idrico dal cibo che mangiano. Altri popoli ricorrono a stra-
intensa. Dobbiamo quindi trovare un equilibrio nel modo in cui tegie alimentari diverse per soddisfare le proprie esigenze idriche.
disperdiamo e ripristiniamo l’acqua nel nostro organismo. I Daasanach, una comunità di pastori del Kenya settentrionale,
consumano grandi quantità di latte, composto per l’87 per cento
Spegnere la sete di acqua, e succhiano radici ricche d’acqua.
C’è un motivo preciso per cui ho chiesto a Julio di parlarmi Anche gli scimpanzé, i nostri cugini più prossimi tra i primati,
delle fonti «occulte» di acqua consumate dagli Tsimane’, come mettono in atto alcuni adattamenti alimentari e comportamenta-
le piante rampicanti. Una sera dopo cena, a un paio di settimane li per procurarsi l’acqua; per esempio leccano le rocce bagnate e
dall’inizio della mia prima missione sul campo in Bolivia nel 2009, usano foglie come spugne per raccogliere l’acqua. Jill Pruetz, pri-
la fame e la sete mi spinsero a divorare un’enorme papaya. Il suc- matologa della Texas State University, ha scoperto che in ambienti
co mi colava lungo il mento mentre mangiavo il frutto maturo. In molto caldi come le savane di Fongoli, in Senegal, gli scimpanzé
quel momento non ci pensai troppo, ma poco dopo aver varcato la cercano rifugio in grotte fresche e sono più attivi di notte, per ri-
zanzariera della mia tenda per trascorrere la notte il mio errore si durre lo stress termico e conservare l’acqua corporea. Tuttavia,
manifestò con chiarezza. nel complesso i primati non umani assumono la maggior parte
Nella foresta amazzonica boliviana, l’umidità notturna può dell’acqua da frutti, foglie e altri alimenti.
raggiungere il 100 per cento. Ogni sera, prima di andare a letto,
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Come hanno dimostrato studi recenti di Herman Pontzer e col-
rimanevo in mutande e avvolgevo i miei abiti in sacchetti di pla- leghi della Duke University statunitense, l’evoluzione ha portato
stica richiudibili per non ritrovarli fradici al mattino. Circa un’ora gli esseri umani a usare una quantità nettamente minore di acqua
dopo essermi disteso nella speranza che un soffio d’aria venisse a rispetto agli scimpanzé e ad altre scimmie, nonostante la nostra
rinfrescarmi, provai una sensazione inquietante: dovevo urina- maggiore capacità di sudare. Ma la nostra maggiore dipendenza
re. Consapevole dello sforzo che avrei dovuto fare per rivestirmi, dall’acqua che beviamo rispetto a quella ricavata dagli alimen-
urinare, ripiegare e mettere via di nuovo i miei abiti, maledissi la ti implica che dobbiamo sforzarci di più per mantenerci idratati.
decisione di mangiare quella papaya. Quella notte dovetti ripetere L’esatta quantità d’acqua che è salubre assumere per l’organismo
l’operazione più volte. Iniziai a riflettere sul contenuto d’acqua di cambia da una popolazione all’altra e da una persona all’altra.
quel frutto; circa tre bicchieri, come poi scoprii. Non c’era da me- Al momento esistono due linee guida sull’apporto idrico, che
ravigliarsi del fatto che dovessi urinare. comprende l’acqua proveniente dal cibo. La U.S. National Aca-
La flessibilità della nostra alimentazione è forse la nostra mi- demy of Medicine raccomanda l’assunzione di 3,7 litri al giorno
Mlenny /Getty Images

gliore difesa contro la disidratazione. Come scoprii sulla mia pelle per gli uomini e 2,7 litri al giorno per le donne, con un aumento
in quella torrida notte, la quantità d’acqua presente nei cibi con- rispettivamente di 300 e 700 millilitri per le donne in gravidanza
tribuisce al nostro apporto idrico totale. Negli Stati Uniti, circa il o in allattamento. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare
20 per cento dell’acqua che una persona ingerisce deriva dal cibo, consiglia invece 2,5 litri d’acqua al giorno per gli uomini e 2 litri
ma i miei studi sugli Tsimane’ mostrarono come i cibi, compresa per le donne, con gli stessi incrementi in gravidanza e in allatta-

60 Le Scienze 637 settembre 2021


mento. In genere gli uomini necessitano di più acqua rispetto alle discendenti di madri ben idratate, arrivano a un maggiore livello
donne perché il loro corpo è mediamente più grande e muscoloso. di disidratazione (l’urina e il sangue sono più concentrati) prima di
Queste non sono regole ferree. Si tratta di raccomandazioni sentire la sete e cercare acqua. Queste scoperte dimostrano come
calcolate sui valori medi delle popolazioni in base a rilevamenti e la soglia di sensibilità alla disidratazione di un individuo si defini-
studi in regioni specifiche. L’obiettivo è di rispondere alla maggior sca nell’utero materno.
parte delle esigenze idriche di persone sane e moderatamente at- Di conseguenza, le informazioni sull’idratazione ricevute du-
tive che vivono in ambienti temperati e spesso climatizzati. Alcu- rante lo sviluppo possono determinare quando le persone perce-
ne persone potrebbero avere bisogno di più o meno acqua in base piscono il senso di sete, e quanta acqua berranno nell’arco della
a diversi fattori, dalle abitudini di vita al clima, dal livello di attività vita. In un certo senso, queste esperienze precoci predispongono
fisica all’età. i discendenti alla quantità d’acqua presente nel loro ambiente. Se
In realtà, il consumo di acqua varia parecchio anche in luoghi una donna in gravidanza si trova in un ambiente con scarse risor-
relativamente sicuri per quanto riguarda l’approvvigionamento se idriche ed è cronicamente disidratata, il suo bambino potrà
idrico, come gli Stati Uniti. La maggior parte degli uomini consu- bere meno nel corso della sua vita; questo tratto è adattativo nei
ma tra 1,2 e 6,3 litri d’acqua al giorno, mentre le donne vanno da 1 luoghi in cui l’acqua è difficile da reperire. Saranno comunque ne-
a 5,1 litri. Nel corso dell’evoluzione umana è probabile che anche cessari molti altri studi per testare questa teoria.
l’apporto di acqua assunta dai nostri antenati variasse notevol-
mente a seconda del livello di attività fisica, della temperatura e Una questione di pulizia
dell’esposizione al vento e alle radiazioni solari, oltre che alle di- Le esperienze nelle prime fasi di vita possono determinare
mensioni corporee e alla disponibilità di acqua. quanto beviamo senza che ce ne rendiamo conto, ma trovare fonti
Eppure, può anche succedere che due persone di età e con- sicure di acqua è qualcosa che impariamo a fare in modo attivo.
dizioni fisiche analoghe che vivono nello stesso ambiente con- Mentre la mia scoperta degli effetti idratanti della papaya è stata
del tutto casuale, gli Tsimane’ vanno intenzio-
nalmente alla ricerca di cibi ricchi d’acqua. In
un ambiente privo di acqua pulita, l’abitudine
di mangiare anziché bere più acqua potrebbe
proteggerci dall’esposizione ai patogeni. Iil
mio studio ha infatti riscontrato che gli Tsima-
ne’ che ricavavano più acqua dai cibi e dai
frutti, come la papaya, avevano meno proba-
bilità di soffrire di diarrea.
Molte società hanno sviluppato tradizioni
alimentari che comprendono bevande fer-
mentate poco alcoliche, che possono diventa-
re fonti essenziali di idratazione in quanto la
fermentazione uccide i batteri (al contrario,
le bevande con un elevato contenuto alcolico
aumentano la produzione di urina e impove-
riscono le scorte d’acqua del corpo). Come
altre popolazioni amazzoniche, gli Tsimane’
consumano una bevanda fermentata chiama-
ta chicha, prodotta con yucca o cassava. Per
gli uomini Tsimane’, il consumo di chicha fer-
mentata è stato associato a minori probabilità
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
di disidratazione.
Assumere quantità sufficienti di acqua è
Gli acquedotti trasportavano l’acqua da sorgenti lontane fino all’antica città di Caesarea. una delle sfide più antiche e pressanti dell’u-
manità. Non sorprende, dunque, che la nostra
sumino quantità d’acqua nettamente diverse e siano entrambe mente mappi le fonti d’acqua, che si tratti della piazzola di sosta
in salute, almeno nel breve periodo. Questa variabilità potrebbe di un’autostrada, di una sorgente nel deserto o di una pianta nella
dipendere da esperienze di vita molto precoci. Gli esseri umani giungla. Mentre guardavo Julio intento a tagliare la pianta, anche
attraversano un periodo particolarmente sensibile durante lo svi- suo figlio lo osservava, e imparava a localizzare questa importan-
luppo fetale, che condiziona varie funzioni fisiologiche, tra cui il te fonte d’acqua. Ho così avuto un barlume di come questa abili-
modo in cui il corpo mantiene l’equilibrio idrico. Già all’interno tà sia tramandata da una generazione all’altra. Nel farlo, mi sono
dell’utero e durante l’allattamento le madri trasmettono ai figli reso conto di come essere coperti di sudore e trovare il modo di
indicazioni sull’ambiente nutrizionale, che possono influire sulle rimpiazzare l’acqua che abbiamo disperso costituisca una parte
Marie Liss /Getty Images

necessità idriche della prole. importante di ciò che ci rende umani. Q


Alcuni studi sperimentali hanno dimostrato come una penuria
d’acqua nei ratti e nelle pecore in gravidanza provochi cambia-
PER APPROFONDIRE
menti significativi nel modo in cui i loro discendenti percepisco-
no la disidratazione. I figli di madri deprivate di acqua, rispetto ai La nuda verità. Jablonski N., in «Le Scienze» n. 500, aprile 2010.

www.lescienze.it Le Scienze 61
C A M B I A M E N T O C L I M AT I C O

LE ROCCE DELL’
E LA CATTURA
DEL CARBONIO

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
OMAN
Un insolito affioramento dall’interno della Terra
può risolvere il problema del clima mondiale?

di Douglas Fox

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

In Oman affiorano montagne di roccia del mantello che


normalmente si trovano molti chilometri sotto terra, e interagiscono
con l’aria trasformando l’anidride carbonica in pietra.
Douglas Fox vive in California e scrive su temi come
climatologia, geologia e biologia. È l’autore dell’articolo
L’estremo sopravvissuto, pubblicato a giugno 2020,
su piccole forme di vita dell’Antartico simili a insetti.

l Wadi Lawayni è una valle desertica sperduta tra i monti Al Hajar, nell’interno

I dell’Oman, a est dell’Arabia Saudita. I visitatori ci arrivano seguendo una strada


desolata e polverosa, che si riduce a solchi di pneumatici attraverso un deposito
ghiaioso. In questa regione può capitare che l’acqua sotterranea sgorghi in piccole
pozze dal colore bluastro, sature di sali alcalini e a volte così piene di idrogeno gas-
soso che il liquido, quando esce da un pozzo, è spumeggiante come lo champagne.
Punteggiata qua e là da cespugli spinosi, la valle è delimitata da
pinnacoli erosi di pietra marrone sbiadita, che si innalzano verso
il cielo per centinaia di metri. La roccia è un’anomalia di minerali
che sulla superficie terrestre sono chimicamente instabili. Potreb-
be essersi formata a decine di chilometri di profondità, nel man-
tello – lo strato intermedio del nostro pianeta, mai visto diretta-
mente dagli esseri umani– molto più in basso di qualsiasi pozzo
petrolifero o miniera di diamanti. La roccia fu spinta in superficie
da un evento casuale della tettonica a placche circa 80 milioni di
anni fa, e adesso che è esposta alle intemperie sta subendo un de-
cadimento geochimico ricco di calore nascosto e gas.
Peter Kelemen crede che questa stranezza geologica possa aiu-
tare l’umanità a cambiare il corso dell’emergenza climatica. Mi ha
presentato questa idea in un pomeriggio del gennaio 2018, mentre
eravamo seduti su sedie da campeggio nel Wadi Lawayni, all’om-
bra bucherellata di un albero di acacia rinsecchito. Sotto un ten-
done parasole a un centinaio di metri c’era un laboratorio di for-
tuna all’aperto, con tavoli, reagenti chimici e uno scanner con cui
esaminare campioni di roccia.
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Kelemen, oggi sessantacinquenne, è un geologo del Lamont-


Doherty Earth Observatory della Columbia University, con i ca-
pelli grigi cortissimi e abbronzato per il lavoro all’aperto che svol-
ge da decenni. La ghiaia ai nostri piedi era cosparsa di palline
coriacee composte da sterco di cammello. Kelemen si è avvicina-
to alla parete dietro di noi, formata dalla roccia del mantello detta
peridotite, marroncina e segnata dagli agenti atmosferici. Quando
l’acqua piovana percola dalle crepe nella roccia, porta con sé ossi-
geno e anidride carbonica disciolti dall’aria. Acqua e gas reagisco-
no con la roccia formando vene solide di nuovi minerali che, come
radici di alberi, scavano sempre più in profondità nella pietra. Sul-
la roccia si incrociavano queste vene color bianco panna. Kelemen
ne ha indicata una larga un centimetro, composta da carbonato di
magnesio, dicendo: «È circa al 50 per cento CO2». Quando l’ho toc-
cata con un sasso, ha emesso un suono come di vetro.
Kelemen e colleghi stimano che le rocce del mantello affiorate

64 Le Scienze 637 settembre 2021


in Oman assorbano e pietrifichino ogni anno fino a 100.000 ton- Per far materializzare questa visione bisognerebbe costruire
nellate di CO2: si tratta circa di un grammo di gas serra per metro un’ampia infrastruttura globale di macchinari che estraggano CO2
cubo di roccia. «Se si moltiplica quel valore per un milione» – co- dall’atmosfera e la iniettino in pozzi scavati nella roccia del man-
sa che secondo Kelemen è fattibile, con qualche intervento inge- tello: una specie di immagine speculare dell’infrastruttura attuale
gneristico — «si arriva a un miliardo di tonnellate di CO2 per chi- con cui si estraggono i combustibili fossili, che una volta bruciati
lometro cubo di roccia all’anno», spiega. E l’Oman, con i suoi circa emettono CO2 nell’aria. Kelemen immagina l’Oman come il cuore
15.000 chilometri cubi, ha roccia in abbondanza. Il piano di Kele- pulsante di questa nuova, enorme industria.
men prevede di accelerare le reazioni naturali trivellando il terre- Le possibilità di successo di questa contro-infrastruttura di-
no per alcuni chilometri, dove le rocce sono più calde, e pomparvi penderanno dalle indagini in corso in Oman. Mentre chiacchiera-
acqua di mare satura di CO2 estratta dall’aria. vamo sotto l’albero, il gruppo di ricerca di Kelemen si preparava a
Dalla superficie terrestre emergono affioramenti simili in Ala- trapanare in profondità il terreno del Wadi Lawayni per estrarre
ska, Canada, California, Nuova Zelanda, Giappone e altri luoghi. una carota di roccia lunga 400 metri e studiare le reazioni chimi-
Kelemen stima che in tutto il mondo, Oman compreso, queste roc- che in corso sotto di noi. In lontananza si sentiva il rombo di una
ce possano immagazzinare da 60.000 a 600.000 miliardi di ton- macchina che scavava una fossa in preparazione al carotaggio.
nellate di CO2: da 25 a 250 volte la quantità immessa in atmosfe- Le scoperte, pubblicate nel 2019 e nel 2020, hanno svelato con
ra dall’umanità a partire dal 1850. Kelemen sostiene che sfruttare chiarezza una possibile strada per rafforzare le reazioni. Era pre-
Pagine precedenti: Juerg M. Matter;

quel deposito roccioso potrebbe avere un impatto enorme. Nel visto che a fine maggio di quest’anno arrivasse nel Wadi Lawayni
2019 un rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Chan- un nuovo gruppo di addetti per eseguire il primo test al mondo di
questa pagina: Peter Kelemen

ge ha concluso che non è possibile limitare il riscaldamento globa- iniezione e mineralizzazione di CO2 in profondità, nella roccia del
le a 1,5 °C – un livello che generalmente si ritiene possa evitare ef- mantello. Se quell’esperimento avrà successo, potrebbe essere il
fetti catastrofici – a meno di riuscire in qualche modo a eliminare primo passo per trasformare l’Oman, o addirittura tutta la Peniso-
dall’atmosfera tra 100 e 1000 miliardi di tonnellate di CO2 entro il la Arabica, in un grande centro industriale per la gestione dell’e-
2100. Se questo processo comincerà entro il 2050, significherà to- mergenza climatica.
gliere tra 2 e 20 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno.
Reazioni rapide
È da decenni che gli scienziati parlano di bilanciare le emissio-
ni di gas serra catturando CO2 contenuta nell’aria e pompando-
la nel terreno. Secondo studi sempre più numerosi, però, il biso-
gno di queste «emissioni di carbonio negative» è ormai diventato
impellente. Gli scienziati hanno proposto varie strategie. Ripian-
tando le foreste o fertilizzando l’oceano si stimolerebbe la crescita
rispettivamente degli alberi o del fitoplancton, che assorbono na-
turalmente CO2 con la fotosintesi. Una migliore gestione dei ter-
reni agricoli permetterebbe loro, dopo il raccolto, di trattenere
maggiormente la CO2 assorbita dalle colture. Le attrezzature per
la «cattura del carbonio» potrebbero filtrare CO2 dalle ciminiere di
centrali elettriche o fabbriche, e in tutto il mondo migliaia di mac-
chinari per la «cattura diretta dall’aria» potrebbero estrarla dall’at-
mosfera, giorno e notte.
Una volta catturata, la CO2 deve essere stoccata definitivamen-
te. Qualche tentativo è già cominciato. Nel giacimento di gas di
Sleipner, al largo della costa norvegese, la CO2 che emerge insie-
me con il gas naturale è iniettata di nuovo nelle rocce sedimen-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
tarie – depositi granulosi come l’arenaria – in un serbatoio che si
trova un chilometro sotto il fondo marino. Questo progetto, co-
minciato nel 1996, permette di stoccare circa un milione di ton-
nellate di CO2 all’anno. Il problema di queste operazioni è che la
CO2 reagisce in misura minima con le rocce sedimentarie: in gran
parte percola tra i pori della roccia e quindi alcuni scienziati temo-
no che gradualmente possa uscire di nuovo.
Kelemen ha trascorso gli anni novanta seguendo una linea di-
versa di ricerca scientifica: si è accampato per settimane nelle valli
sperdute dell’Oman, dette wadi o uadi, ha mappato condotti fossi-
lizzati che un tempo portavano il magma dagli strati del mantel-
lo, più profondi e caldi, verso la superficie, dove si solidificava for-

La peridotite scura è diffusa tra le rocce


del mantello. Reagisce con l’anidride carbonica atmosferica
disciolta nell’acqua piovana che percola tra le crepe,
formando vene bianche di carbonati.

www.lescienze.it Le Scienze 65
mando rocce di basalto: una pietra dura, densa e scura che inoltre ne stava solidificando spontaneamente da 10.000 a 100.000 ton-
costituisce gran parte della crosta oceanica. Ma nel 2004 Kelemen nellate di CO2 all’anno, equivalenti alle emissioni annuali da 2000
si è trasferito dalla Woods Hole Oceanographic Institution nel e 20.000 auto statunitensi. Questa quantità sarebbe irrilevante
Massachusetts al Lamont-Doherty, dove ha conosciuto il geochi- nella lotta al cambiamento climatico, ma li ha portati a chiedersi se
mico Juerg M. Matter (oggi all’Università di Southampton, nel Re- si potesse accelerare il processo abbastanza da fare una differenza
gno Unito) e il fisico Klaus S. Lackner (oggi direttore del Center for percepibile su scala mondiale.
Negative Carbon Emissions all’Arizona State University). Lackner I due ricercatori sono tornati in Oman in ognuno dei quattro
e Matter indagavano sulla possibilità di iniettare CO2 nelle rocce anni successivi. Hanno prelevato campioni di acqua dai pozzi per
ricche di magnesio e calcio, che sono chimicamente più reattive monitorare le reazioni chimiche che avvengono quando l’acqua si
delle rocce sedimentarie e in breve tempo avrebbero convertito il sposta sottoterra. I risultati hanno suggerito che, quando la piog-
gas in minerali solidi, con un processo detto carbonatazione. gia penetra nelle crepe del terreno la CO2 disciolta nell’acqua pio-
In Oman le peridotiti, le rocce originarie del mantello, conten- vana si lega agli atomi di magnesio, formando vene di carbonato
gono alte percentuali di magnesio e calcio in due minerali molto di magnesio, fino a esaurire velocemente la piccola quantità di gas
diffusi: olivina e pirosseno. Queste rocce sono attraversate da ve- presente nell’acqua. Nel frattempo il calcio della stessa peridotite,
ne di carbonato, quindi è evidente che in passato abbiano assorbi- la roccia proveniente dal mantello, si scioglie e mentre migra si ac-
to CO2. Vari ricercatori però avevano dato per scontato che ci fos- cumula nell’acqua. I due scienziati avevano ipotizzato che alla fine
sero voluti milioni di anni. Kelemen non aveva mai dedicato molta quest’acqua ricca di calcio riemergesse in sorgenti come quella di
attenzione allo smaltimento del carbonio, eppure non era convin- Khafifah. Qui reagisce con la CO2 dell’aria per formare le pellico-
to che le reazioni fossero così lente. Quando lavorava in Oman, nel- le di calcite viste da Kelemen, oltre al travertino, una roccia di cal-
la valle di Khafifah, spesso era passato accanto a una sorgente alca- cite che forma enormi terrazze simili a pietre da guado, sparse in
lina, dove l’acqua che emergeva dal terreno gorgogliando era così tutta la regione.
satura di calcio da reagire continuamente con la CO2 nell’aria, for- Kelemen e Matter non sapevano ancora in che misura si potes-
mando sulla superficie delle pozze uno strato sottilissimo, liscio e se accelerare questo processo. Dovevano essere determinanti la
perlaceo di calcite, un minerale di carbonato. Kelemen si era ac-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
profondità e la velocità di circolazione dell’acqua. Per dare una ri-
corto che, quando il vento o la pioggia spezzavano la pellicola di sposta bisognava scendere sotto la superficie.
calcite, nel giro di 24 ore se ne formava un’altra. «Per un geologo
– commenta – qualcosa che avviene in un giorno è supersonico». Acqua profonda
Questa reazione veloce in superficie l’ha portato a chiedersi se In un pomeriggio caldo e senza nuvole, nel gennaio 2018, ho
anche sottoterra le vene si potessero formare più rapidamente di osservato Kelemen e Matter mentre davano uno sguardo cruciale
Douglas Fox (a sinistra); Juerg M. Matter (a destra)

quanto ipotizzato. Quando nel 2007 si è recato di nuovo in Oman, dentro le rocce del Wadi Lawayni. Otto cammelli brucavano arbu-
con i suoi studenti ha raccolto pezzi delle vene di carbonato. Al ri- sti senza fare caso al rombo stridente della trivella montata sul re-
torno hanno provveduto alla datazione dei minerali. «Pensavo tro di un grosso veicolo da cantiere, che girava trapanando il suolo
che queste vene avessero 90 milioni di anni – ammette Kelemen – della valle.
mentre erano tutte sotto i 50.000». Alcune avevano solo 6000 an- Un cavo aveva già estratto dal foro 9 metri di carota. Le sue se-
ni. In Oman le rocce del mantello non solo avevano assorbito CO2 zioni, ciascuna lunga un paio di metri e larga come una mazza da
in un passato lontano, ma lo stavano ancora facendo, forse 10.000 baseball, sono state disposte su tavoli pieghevoli per essere esami-
volte più velocemente di quanto avesse immaginato Kelemen. nate da sei scienziati. «Nei primi metri c’è molto movimento», ha
Durante un altro viaggio, nel 2008, Kelemen e Matter hanno commentato Kelemen spostandosi da un tavolo all’altro. Il colore
calcolato che i minerali costituissero circa l’1 per cento del volume della roccia cambiava in modo percepibile, perfino con queste va-
della roccia vicina alla superficie. Vorrebbe dire che tutta la regio- riazioni di profondità relativamente piccole.

66 Le Scienze 637 settembre 2021


Un trapano cavo perfora lentamente la roccia
del mantello (a sinistra), creando una carota.
I ricercatori dispongono le sezioni dall’alto al basso
(a destra) per vedere fino a che profondità penetra
l’acqua e quanta CO2 è mineralizzata.

che si erano formate quando la CO2 si era legata al magnesio e al


calcio. Verso la superficie quelle vene erano larghe circa un dito,
ma già a 10 metri di profondità erano rare e sottili: l’acqua scen-
dendo doveva aver perso anche CO2.
Con il proseguire della trivellazione nei giorni successivi, gli
operai riponevano le carote di pietra in cassette per fare spazio a
decine di nuovi segmenti che riempivano i tavoli, proprio come in
un mercatino dell’usato. Le rocce prelevate a 400 metri di profon-
dità erano ancora attraversate da sottili vene di serpentino, a con-
fermare che l’acqua era percolata almeno fino a quel livello.
Nei tre anni successivi le analisi sono proseguite nei laborato-
ri degli scienziati, per determinare a che velocità le rocce reagis-
sero con CO2 e acqua. Nel 2020 e a inizio 2021 ho parlato varie vol-
te con Matter, che era colpito da una tendenza osservata in tutte le
carote: «Nelle vene o nelle fratture a oltre 100 metri di profondità –
diceva – non si trovano minerali di carbonato.» Per qualche moti-
vo la CO2 non scendeva più in basso nelle rocce.
Analisi recenti pubblicate dal gruppo indicano una possibi-
le spiegazione. In uno studio del 2019 Kelemen e colleghi, tra cui
Matter e Amelia Paukert Vankeuren, ex studentessa di Matter og-
gi alla California State University a Sacramento, hanno stimato
che l’acqua sotterranea nei 50 metri superiori del carotaggio vi
fosse arrivata tra 4 e 40 anni prima; era acqua piovana filtrata fi-
no a quel livello. Nelle rocce sottostanti, invece, l’acqua si trova-
va sottoterra da almeno 20.000 anni. Per un articolo pubblicato
nel 2020, Matter e il suo collaboratore Gérard Lods dell’Università
di Montpellier, in Francia, hanno misurato la velocità a cui l’acqua
si sposta nella roccia, pompando acqua tra due profondi fori di tri-
vellazione distanti tra loro 15 metri. Hanno scoperto che nei 100
metri più in alto gli spostamenti avvenivano con relativa facilità,
mentre al di sotto la permeabilità era 1000 volte inferiore.
Nell’insieme queste osservazioni dimostrano che in Oman la
velocità della carbonatazione è limitata da un forte vincolo: l’ac-
qua piovana non scende a profondità superiori a un centinaio di
metri. E in Oman le rocce del mantello hanno in media uno spes-
sore intorno ai 3 chilometri. «Significa – spiega Matter – che più in
profondità c’è un potenziale straordinario per la carbonatazione»,
Quando le rocce del mantello erano ancora in profondità, dove-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
se l’acqua in un modo o nell’altro riesce a scendere fin lì e a circola-
vano essere color verde scuro a causa di olivina e pirosseno, mine- re rapidamente tra le rocce, in modo da offrire un approvvigiona-
rali ricchi di magnesio e calcio, formati a temperature sopra i 1300 mento costante di CO2.
gradi e in completa assenza di ossigeno, acqua e CO2. Ma quando i Per superare questo collo di bottiglia, i macchinari per la cat-
movimenti tettonici e l’erosione portarono le rocce in superficie, i tura diretta dall’aria, dotati di ventole per attirare l’aria verso as-
minerali avevano già subito ondate di reazioni chimiche. I metri di sorbenti chimici, ne estrarrebbero la CO2 per poi concentrarla.
roccia più in alto avevano sfumature arancioni, prova del fatto che Tramite altri dispositivi il gas sarebbe pressurizzato e inviato giù
negli strati più vicini alla superficie l’ossigeno portato dall’acqua si lungo un foro di trivellazione. A una profondità tra 1000 e 3000
era legato al ferro dei minerali, sostanzialmente facendo arruggini- metri il gas sarebbe miscelato con acqua (iniettata attraverso un
re la roccia. Qualche metro più in giù questi colori scomparivano, tubo a parte) e l’acqua con la CO2 disciolta sarebbe liberata nelle
Mappa di Mapping Specialists

perché l’ossigeno disciolto si era esaurito nell’acqua percolata fino rocce del mantello circostanti. L’acqua filtrerebbe attraverso i pori
a quel punto. A questa altezza la roccia grigia era disseminata di in- della roccia, raggiungendo infine un secondo foro, a una distanza
numerevoli vene sottilissime color turchese di un minerale detto fino a 1000 metri, che funzionerebbe come una ciminiera nell’al-
serpentino, che si forma quando le molecole d’acqua si legano agli tra direzione. L’acqua, ormai priva di CO2, tornerebbe in superfi-
atomi di magnesio e ferro. Tra l’altro, questo processo produce l’i- cie, dove potrebbe ricevere altro gas concentrato.
drogeno gassoso effervescente dell’acqua sotterranea. A una profondità di 3 chilometri le rocce hanno una temperatu-
Quello sfondo era attraversato da vene bianche di carbonato, ra intorno ai 100 gradi. Quel calore accelererebbe le reazioni, che

www.lescienze.it Le Scienze 67
generando a loro volta altro calore contribuirebbero a far circolare
l’acqua riscaldata, riportandola su per le ciminiere.
Nel 2020 Kelemen e Paukert Vankeuren hanno pubblicato cal-
coli secondo cui pompare a una profondità di 3 chilometri acqua
con una concentrazione di CO2 relativamente alta potrebbe ren-
dere migliaia di volte più veloce la mineralizzazione. A quel rit-
mo un singolo pozzo di iniezione potrebbe catturare fino a 50.000
tonnellate di CO2 all’anno – una quantità di gas analoga a quella
assorbita naturalmente in tutto l’Oman – sotto un terreno grande
circa come nove campi da calcio. In dieci anni quel pozzo potreb-
be catturare mezzo milione di tonnellate di CO2.
Gli scienziati che estraevano le carote nel Wadi Lawayni non
hanno cercato di iniettare CO2 nelle rocce del mantello. Alcuni an-
ni prima, però, in Islanda un gruppo di ricercatori aveva provato a
iniettarla in un diverso tipo di roccia, simile al mantello dal punto
di vista chimico. Il successo di quel progetto ha aperto la strada a
ciò che sta per accadere in Oman.

Il fattore della fratturazione


Centinaia di chilometri sotto l’Oceano Atlantico settentriona-
le, tra Groenlandia e Norvegia, c’è un punto caldo nel mantello. Il
calore che sale dal nucleo terrestre ammorbidisce la roccia. Que-
sto magma «parzialmente fuso» galleggia e sale fino al fondo mari-
no attraverso crepe. Per 50 milioni di anni si è solidificato forman-
do basalto, una roccia derivata dal mantello che è tra i principali
componenti della crosta terrestre. Questo altopiano di basalto si
è innalzato sempre di più sopra il fondo marino fino a emerge-
re dall’oceano, formando l’attuale Islanda. La roccia grigio-nera
è densa e punteggiata di piccole bolle. Contiene meno magnesio
e calcio della roccia madre, ma comunque di più rispetto a molte
rocce della superficie terrestre.
Nel 2005 Matter, Lackner e Wallace Broecker del Lamont- a 500 chilogrammi di CO2, a fronte di circa 170 chilogrammi per
Doherty erano ormai convinti che questi basalti offrissero una una tonnellata di basalto.
buona possibilità di mineralizzare CO2. Broecker (deceduto nel Eppure non tutti credono che le rocce del mantello – o perfi-
2019) ha collaborato con la società islandese Reykjavik Energy no i basati – siano la soluzione perfetta. Secondo Christopher Za-
per dare il via a un esperimento di iniezione di CO2, detto Carbfix, hasky, idrogeologo dell’Università del Wisconsin a Madison, no-
presso la centrale geotermica di Hellisheidi. A partire dal 2012 al- nostante la CO2 iniettata nelle rocce sedimentarie possa migrare,
cuni macchinari hanno separato CO2 e solfuro di idrogeno gassoso il suo stoccaggio è comunque sicuro perché potenti forze capilla-
– prodotti naturali dei siti geotermici – dagli scarichi della centra- ri la rinchiudono nei piccoli spazi tra i granuli di minerale. Anche
le e li hanno iniettati nel basalto attraverso pozzi a una profondità se la roccia soprastante dovesse fratturarsi, una perdita di gas sa-
tra 400 e 800 metri. rebbe improbabile.
Nel corso di otto mesi gli ingegneri hanno iniettato circa 250 Zahasky però vede comunque un vantaggio importante nel-
tonnellate di CO2. Il monitoraggio nei pozzi vicini ha dimostrato lo stoccare la CO2 in basalti e rocce del mantello: sostiene che «è
che, nel giro di due anni, per il 95 per cento era stata immagazzi-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
più facile da vendere e spiegare alle persone», una considerazione
nata nei carbonati. Da allora il progetto, tuttora in corso, ha per- significativa visto che i progetti su grande scala con ogni probabi-
messo di stoccare circa 10.000 tonnellate di CO2 all’anno. Nel 2019 lità richiedono un forte sostegno pubblico. E in alcune regioni co-
Carbfix si è trasformato in una società indipendente, con l’obiet- me Oman, India e Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti, basal-
tivo di stoccare nel basalto un miliardo di tonnellate di CO2 entro ti o rocce del mantello potrebbero essere più abbondanti rispetto
il 2030. ai depositi sedimentari adatti. Per risolvere il problema del carbo-
Matter, che ha contribuito a dirigere l’esperimento, conside- nio, commenta Zahasky, «bisogna davvero provare di tutto».
ra i suoi risultati una decisa conferma. All’inizio, racconta, «la co- Con le rocce del mantello, spiega Zahasky, la difficoltà è che
munità della cattura del carbonio ci prendeva per pazzi» perché hanno assai meno spazio nei pori rispetto alle rocce sedimenta-
si credeva che i basalti non fossero abbastanza porosi da lasciar rie. «Servono più pozzi – aggiunge – per distribuire i fluidi in mo-
circolare l’acqua. Da allora anche un altro gruppo, al Pacific do più uniforme nella zona sotto la superficie». Kelemen affronta
Northwest National Laboratory a Richland, negli Stati Uniti, ha questo problema da anni. E crede che si possa risolvere: se l’inie-
mineralizzato CO2 in rocce basaltiche, con il progetto Wallula Ba- zione si esegue correttamente, le reazioni chimiche stesse potreb-
salt Pilot Demonstration. bero fratturare la roccia, permettendo all’acqua di attraversarla.
Peter Kelemen

Le rocce del mantello potrebbero essere più potenti dei basal- Quando ero in Oman Kelemen mi ha portato in uno stretto de-
ti perché contengono il triplo di magnesio reattivo e calcio. Una posito ghiaioso. Ci siamo fermati accanto a una roccia tondeggian-
tonnellata di peridotite del mantello potrebbe far solidificare fino te delle dimensioni di un’auto e piena di vene di carbonato. Bloc-

68 Le Scienze 637 settembre 2021


Juerg Matter (a sinistra) analizza acqua sotterranea così re un miliardo di tonnellate di CO2 nei minerali di carbonato po-
satura di calcio che reagisce con la CO2 dell’aria, formando trebbe far crescere il volume della roccia anche di un decimo di
sulla superficie pellicole di calcite color bianco perlaceo (sopra). chilometro cubo, corrispondente a circa 35 volte l’Empire Sta-
La calcite si può accumulare anche sulla superficie delle rocce. te Building. Se quell’espansione fosse distribuita nelle rocce che
si trovano sotto 300 chilometri quadrati di terreno – come in uno
chi di roccia grandi come mattoni, una volta erano vicini tra loro, degli scenari di Kelemen – allora è concepibile che ogni anno mi-
erano stati separati e spinti disordinatamente dall’intrusione delle neralizzare un miliardo di tonnellate di CO2 possa provocare un
vene, come un edificio fatiscente in cui la malta tra i mattoni si sia innalzamento del terreno fino a 30 centimetri.
espansa all’eccesso. «Quando guardo questo affioramento riesco Iniettare solo un milione di tonnellate di CO2 all’anno in 300
quasi a sentirlo esplodere», ha detto Kelemen. chilometri quadrati limiterebbe questo sollevamento a meno di
Questa «esplosione» metaforica è avvenuta al rallentatore, un millimetro l’anno: sarebbe minore di quello che in molte zone
mentre le rocce erano ancora sottoterra. Quando la CO2 si lega a avviene per natura a causa delle forze tettoniche. L’espansione di-
magnesio o calcio per formare minerali di carbonato, aggiunge venta problematica solo se l’entità dell’iniezione è davvero enor-
massa. Il nuovo materiale occupa un volume dal 20 al 60 per cen- me. Secondo Kelemen, per affrontare questa difficoltà in Oman
to maggiore dei minerali precedenti. Secondo i modelli di Kele- qualunque iniezione nell’ordine delle gigatonnellate dovrebbe
men, crescendo questi carbonati possono esercitare una pressio- avvenire vicino alle coste del Golfo dell’Oman, dove gli ingegne-
ne fino a 2900 atmosfere sulla roccia circostante, spaccandola. La ri potrebbero effettuare le trivellazioni in diagonale, nelle rocce
conversione chimica delle rocce del mantello, spiega Kelemen,
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
del mantello sotto il fondo marino poco profondo. È probabile che
dovrebbe fratturarle naturalmente, provocando crepe sempre più un eventuale rigonfiamento avvenga sul fondo e che non abbia ef-
profonde e larghe, scoprendo nuove superfici reattive e permet- fetti negativi. E il sito offrirebbe acqua di mare in abbondanza per
tendo un ulteriore sgocciolamento di acqua e CO2. contenere la CO2 concentrata: un aspetto importante, dato che in
Matter e Robert Sohn, geofisico alla Woods Hole, hanno sco- questo paese desertico l’acqua sotterranea tende a scarseggiare.
perto prove di questa fratturazione in due viaggi nel Wadi La- Naturalmente, prima che le rocce del mantello possano comin-
wayni nel 2019 e 2020. Hanno calato idrofoni in vari fori rimasti ciare a ridurre in misura sensibile le emissioni di CO2 bisogna ri-
dopo la trivellazione, pieni di acqua e circondati da sismometri. spondere ad alcune domande. Se ne occuperà uno studio che sta
Nell’arco di un mese hanno registrato centinaia di microterremo- prendendo il via.
ti, molto più deboli di quanto percepibile da una persona. «Se c’è
una fratturazione da reazione – spiega Sohn – genera questi segna- Il costo della conquista
li molto caratteristici.» E aggiunge che i dati «ne erano pieni». Av- Un’azienda con sede in Oman, 44.01 (che prende il nome dal pe-
verte però che i risultati sono compatibili con la fratturazione da so molecolare medio della CO2) è stata autorizzata dal governo a
reazione, ma non ne sono ancora la prova. effettuare il primo test pilota al mondo di carbonatazione nelle
Juerg M. Matter

Anche se gli ingegneri riuscissero a capire come controllare e rocce del mantello. L’azienda prevedeva di iniziare a spostare at-
sfruttare l’espansione e la fratturazione, dovrebbero considerare trezzature nel Wadi Lawayni a maggio o giugno 2021. Qualche set-
conseguenze indesiderate. Secondo stime approssimative, stocca- timana dopo, 44.01 avrebbe cominciato a iniettare acqua dolce

www.lescienze.it Le Scienze 69
contenente CO2 e un tracciante chimico inerte in un foro di trivel- ma di iniettarla. Jennifer Wilcox, collaboratrice di Kelemen e at-
lazione non lontano da quello che ho osservato nel 2018. I ricer- tualmente principale assistente vicesegretaria degli Stati Uniti per
catori avrebbero controllato i livelli di tracciante, CO2 e minera- l’energia fossile, insieme con il suo dottorando Noah McQueen,
li disciolti in un secondo foro, distante un centinaio di metri, per dell’Università della Pennsylvania, ha messo a punto un sistema
determinare a che velocità si sposta l’acqua nella roccia in mez- per valutare il costo complessivo di cattura e compressione del-
zo e quanta CO2 se ne estrae. Kelemen e Matter sono consulenti la CO2, inclusi gli stipendi degli operatori e le spese di costruzione
di questa azienda. Se questo esperimento dimostrerà che la CO2 si e manutenzione delle attrezzature per vent’anni. I loro dati indi-
sta mineralizzando rapidamente – cosa che Talal Hasan, il fonda- cano che il costo andrebbe da 120 a 220 dollari circa per tonnel-
tore di 44.01, dovrebbe sapere entro qualche mese – l’azienda pre- lata di CO2 eliminata dall’atmosfera. La cattura diretta dall’aria ha
vede di cominciare nel 2022 la sua prima operazione commerciale un notevole dispendio energetico, e «se si sceglie di usare i com-
di iniezione. Userebbe acqua dolce, o magari acqua di scarico trat- bustibili fossili – spiega Wilcox – bisogna pensare al costo di ge-
tata, per portare ogni anno 10.000 tonnellate di gas in un singolo stione dell’ulteriore carbonio» prodotto. È una tecnologia ancora
pozzo, con la speranza di arrivare fino a 100.000 tonnellate l’anno. giovane, commenta Ajay Gambhir, esperto di economia climati-
L’azienda prevede inoltre di dare il via a un secondo test pilota vi- ca all’Imperial College di Londra, e l’innovazione potrebbe abbat-
cino alla costa, usando acqua di mare. tere i costi. Se il macchinario segue la stessa traiettoria delle turbi-
Hasan, un imprenditore, immagina 44.01 come un’azienda di ne eoliche nell’ultimo decennio, potrebbe costare circa un quarto
carbonatazione che venderà i propri servizi a società come la sviz- rispetto a oggi. Ma Gambhir aggiunge che «non possiamo saperlo
zera Climeworks o Carbon Engineering, con sede in British Co- con certezza finché non sarà adottato su larga scala».
lumbia, che in Oman userebbero i loro macchinari per la cattura Probabilmente molti responsabili delle emissioni di gas ser-
diretta dall’aria. Da qualunque punto sulla Terra sia emessa nell’a- ra non saranno disposti a pagare cattura dall’aria e carbonatazio-
ria, l’anidride carbonica circola nel pianeta e quindi il gas si può ne finché i governi non imporranno un prezzo per le emissioni.
catturare e smaltire dovunque sia più como-
do farlo. L’Oman potrebbe diventare un grande
centro globale. L’Oman è ricco di terreno arido e vuoto,
Hasan pensa che in futuro 44.01 riuscirà a
mineralizzare 1,3 miliardi di tonnellate di CO2 che potrebbe accogliere una fiorente industria
all’anno nelle formazioni di roccia del mantello
in Oman. Quella cifra avrebbe un impatto signi-
delle emissioni negative di carbonio
ficativo sulla quantità di CO2 – tra 2 e 20 miliardi
di tonnellate – che ogni anno bisognerà elimina-
re dall’atmosfera per limitare il riscaldamento a un massimo di 1,5 Secondo Gregory Nemet, ricercatore sulle politiche energetiche
gradi. Oggi 44.01 è l’unica azienda che cerca di iniettare CO2 nel- all’Università del Wisconsin a Madison, anche se le carbon tax og-
le rocce del mantello, ma un rapporto della statunitense National gi in vigore nei paesi industrializzati di solito sono inferiori a 50
Academy of Sciences del 2019 indica che in tutto il mondo le for- dollari per tonnellata di CO2, in California uno standard per i com-
mazioni rocciose di quel tipo potrebbero permettere di stoccare ol- bustibili a base di carbonio sta portando le aziende a spendere fino
tre 10 miliardi di tonnellate all’anno. Un ulteriore contributo arri- a 200 dollari per tonnellata in crediti di carbonio, ed è probabile
verebbe dalle operazioni con il basalto, come quella di Carbfix. che col tempo i prezzi aumenteranno. Quella cifra apre la possi-
Per stoccare un miliardo di tonnellate di CO2 all’anno in Oman bilità che un’azienda di mineralizzazione, come 44.01, collabo-
servirebbe un’infrastruttura gigantesca. Kelemen ha calcolato ri con un’impresa attiva nella cattura diretta dall’aria per avviare
che, se il gas avesse una concentrazione 440 volte più elevata di una piccola operazione congiunta. Dato che sempre più governi
quella naturale nell’acqua di mare – cosa che si può fare facilmen- fissano prezzi per il carbonio, la domanda di questi servizi potreb-
te con gli attuali macchinari di cattura dall’aria – sarebbero neces- be crescere. «Non è necessario arrivare alle gigatonnellate entro
sari 5000 pozzi di iniezione. Insieme pomperebbero un totale di il 2025», spiega Nemet. «Serve una serie di strutture sempre più
23 chilometri cubi d’acqua ogni anno, circa il 4 per cento del flus-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
grandi da cui imparare, per migliorare e ridurre i costi nel tempo».
so del Mississippi. L’entità di una simile operazione può sembra- Non è solo per le rocce che l’Oman è un luogo interessante; ha
re sconvolgente, ma l’emergenza climatica richiede un interven- una florida industria dei combustibili fossili con esperienza nella
to drastico. E questa operazione sarebbe ancora piuttosto modesta gestione dei gas pressurizzati ed è esposto tutto l’anno a una luce
rispetto all’infrastruttura per l’estrazione dei combustibili fossili. solare intensa. Secondo i calcoli di McQueen, per catturare un mi-
Nei soli Stati Uniti, i pozzi di petrolio e gas sono oltre un milione. liardo di tonnellate di gas ogni anno servirebbe un’energia tra 700
Naturalmente l’umanità dovrebbe sfruttare l’occasione di passare e 1300 miliardi di chilowattora. Questa energia potrebbe proveni-
all’energia rinnovabile, invece di ritenersi autorizzata ad aumen- re da impianti solari che occuperebbero una superficie tra 300 e
tare ancora le emissioni di carbonio. 600 chilometri quadrati, cioè non oltre lo 0,2 per cento del ter-
Un fattore fondamentale saranno i costi. In Islanda Carbfix sta ritorio dell’Oman, secondo formule standard basate sull’intensità
mineralizzando CO2 per circa 25 dollari per tonnellata (44.01 non della luce solare.
pubblica stime ufficiali dei costi). Questo dato è in linea con la fa- L’Oman è famoso anche per le sue coste spettacolari, i canyon,
scia di prezzo di strategie come la riforestazione e la gestione dei le fortezze medievali e le moschee, che attirano milioni di turisti.
terreni agricoli, che stoccano il carbonio in modo meno perma- E ospita una popolazione beduina che migra a ogni stagione. Que-
nente, secondo un rapporto pubblicato nel 2018 da un gruppo in- sto patrimonio fragile deve essere protetto ma il paese, come l’in-
ternazionale di scienziati su «Environmental Research Letters». tera Penisola Arabica, è ricco di terreno arido e vuoto, che potreb-
La vera sfida consiste nel catturare e concentrare la CO2 pri- be accogliere una fiorente industria delle emissioni negative.

70 Le Scienze 637 settembre 2021


Muscat, la capitale dell’Oman, è servita da un grande porto. «ogni singolo atomo di magnesio e ogni singolo atomo di calcio si
Catturare miliardi di tonnellate di CO2 atmosferica e concentrarla legano alla CO2 formando carbonati».
in acqua pompandola sottoterra, dove si mineralizza, Queste rocce inizialmente erano costituite dagli stessi minera-
richiederebbe un’ampia infrastruttura industriale. li del mantello diffusi anche altrove. Ma reagirono con CO2 e ac-
qua in un momento precedente, quando erano sepolte in profon-
Gli scienziati hanno visioni diverse su come usare le rocce del dità e quindi molto calde. (Acqua e CO2 provenivano da una zona
mantello. Alcuni per esempio propongono di estrarle, frantumar- di subduzione profonda nelle vicinanze, dove i sedimenti dell’oce-
le per aumentarne la superficie e spargerle su migliaia di chilome- ano erano cotti a pressione mentre affondavano nel mantello.) In
tri quadrati di deserto, dove assorbirebbero CO2 naturalmente. base ad analisi geochimiche pubblicate nel 2020, Kelemen ritiene
Ogni anno si potrebbero raccogliere e cuocere per estrarne CO2, e che le rocce, quando mineralizzarono la CO2, avessero una tem-
poi spargerle di nuovo. La CO2 andrebbe smaltita – probabilmen- peratura di 250 gradi – abbastanza alta da completare la frattura-
te iniettata in altre formazioni rocciose – o usata come materia pri- zione da reazione – così ogni frammento di roccia riuscì a reagire.
ma per produrre plastica o combustibili sintetici. In alternativa la Oggi molte rocce del mantello in Oman sono altrettanto calde,
roccia potrebbe essere sparsa sui terreni agricoli e lasciata lì, do- ma si trovano 5 o 6 chilometri sotto la superficie. Per raggiunger-
ve assorbirebbe CO2 e potenzialmente migliorerebbe la qualità le – spiega Hasan – servirebbe una trivellazione più sofisticata che
del suolo. In ogni caso estrazione, frantumazione e trasporto del- potrebbe avere senso sotto l’aspetto economico, se gli studi pilota
la pietra potrebbero deturpare il paesaggio e consumare moltis- daranno buoni risultati.
sima energia. Almeno in Oman, la modesta proposta di Kelemen L’industria delle emissioni negative è appena nata: si trova al
– scavare 5000 pozzi di iniezione – potrebbe apparire meno estre-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
punto in cui era il settore petrolifero a metà Ottocento, quando era
ma. I pozzi potrebbero essere scavati lungo le parti di costa che poca cosa rispetto alla potente industria dell’olio di balena. I primi
ospitano già attività industriali, e non avrebbero un impatto visi- pozzi di petrolio erano profondi solo pochi metri. Via via le azien-
vo maggiore di quello di una centrale eolica costiera. Gli impianti de hanno cercato tesori più grandi e nascosti più in profondità. E
solari potrebbero essere installati in lotti selezionati attentamen- questo è stato possibile grazie a una migliore tecnologia di scavo,
te nell’entroterra. allo sviluppo dell’infrastruttura globale per prelevare, trasportare
Intanto Kelemen sostiene che si accontenta di vedere un primo e vendere il prodotto prezioso, e a un disperato bisogno crescente
passo: il test sul campo nel Wadi Lawayni. Il suo è stato un viaggio di trovarne ancora. Un giorno queste stesse forze potrebbero por-
lungo, da una curiosità distaccata nei primi anni Duemila all’entu- tare l’umanità a scendere sempre più in basso alla ricerca di un’al-
siasmo sfrenato di oggi. Si sta già portando avanti, chiedendosi co- tra risorsa: le rocce calde per solidificare CO2. L’Oman, un paese
me si potrebbe ridurre l’impronta fisica della carbonatazione. Nel che ha guadagnato miliardi di dollari vendendo al mondo idrocar-
2018, una sera mi ha guidato nella risalita di un canyon. Alla luce buri sepolti, con una transizione ingegnosa potrebbe guadagnare
fioca del crepuscolo si è fermato e ha indicato un pinnacolo ros- altri miliardi seppellendo di nuovo quello stesso carbonio. Q
Vincent Fournier

siccio alla nostra destra. «Questa montagna contiene un miliardo


di tonnellate di CO2», ha dichiarato. In tutto l’Oman le vene di car-
PER APPROFONDIRE
bonato costituiscono solo l’1 per cento del volume delle rocce su-
perficiali, ma in questa piccola montagna, ha aggiunto Kelemen, Ripulire l’aria dal carbonio. Lackner K.S., in «Le Scienze» n. 505, settembre 2010.

www.lescienze.it Le Scienze 71
CLIMA

Difendere
il suolo
e salvare
il pianeta
L’adozione di pratiche agricole
che trattengono o aumentano il contenuto
di carbonio nel suolo limiterebbe sia l’erosione
sia il cambiamento climatico
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

di Jo Handelsman Illustrazione di Chiara Vercesi


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
L
Jo Handelsman dirige il Winsconsin Institute for Discovery dell’Università del Winsconsin
a Madison, ed è stata tra i consiglieri scientifici del presidente Barack Obama.
È l’autrice del libro A World Without Soil, di prossima uscita per Yale University Press.

a «conca di polvere» (Dust Bowl) in cui si tra- ture degli Stati Uniti ha rilevato che nel paese la perdita di suolo è
sformò una gran parte delle pianure meridionali degli Stati Uni- in media dieci volte più rapida della sua produzione, e che in Stati
ti negli anni trenta illustra con chiarezza le rovinose conseguenze come Iowa, New Mexico e Nevada l’erosione è ancora più veloce.
della degradazione del suolo. Decenni di pratiche agricole aveva- In alcune parti dell’Africa e dell’Asia, poi, l’erosione del suolo su-
no spogliato le Grandi Pianure (Great Plains) della loro millena- pera il tasso di ripristino anche di 100 volte.
ria fertilità, rendendole vulnerabili a una prolungata siccità. Venti E sta peggiorando. I forti temporali sono una delle cause decisi-
devastanti sollevavano pennacchi di polvere dal terreno, lascian- ve dell’erosione, dato che trascinano le particelle disaggregate del
dosi dietro un’aria soffocante e carica di particelle, e un paesaggio suolo in torrenti e fiumi. Molte parti del mondo, fra cui il Midwest
desolato. Migliaia di persone morirono di fame o malattie polmo- statunitense, hanno visto un forte aumento della frequenza e del-
nari; altri migrarono a ovest in cerca di cibo, lavoro e aria pulita. la forza dei temporali, e la tendenza probabilmente accelererà an-
Oggi siamo nuovamente di fronte alla possibilità di un’estre- cora con il peggioramento del cambiamento climatico. Ai tassi di
ma erosione del suolo, ma questa volta la minaccia è intensificata erosione attuali, alcuni dei terreni agricoli più produttivi del mon-
dal cambiamento climatico. Le due cose insieme creano un dupli- do perderanno lo strato superficiale del suolo nel corso di qualche
ce rischio senza precedenti, per la produzione di cibo e per la sa- decennio, diventando inutili per la produzione di cibo, proprio
lute del pianeta; e gli agricoltori possono essere partner essenziali quando la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di perso-
per scongiurarne le catastrofiche conseguenze. Adottando prati- ne. Addirittura il suolo decisamente ricco dell’Iowa è già stato de-
che già disponibili, l’erosione e il cambiamento climatico posso- vastato al punto che in varie località di tutto lo Stato il sottosuolo
no essere mitigati immettendo una maggior quantità di carbonio è esposto sulla superficie del terreno. Ma c’è un principio genera-
nel suolo. le che vale la pena considerare: l’erosione è ridotta dall’accumulo
La fissazione fotosintetica del carbonio rimuove anidride carbo- di carbonio nel suolo.
nica dall’aria e la incorpora in materiale vegetale che poi può re-
stare immagazzinato nel suolo. Il processo riduce i gas serra at- Cambiare pratiche
mosferici e rallenta l’erosione del suolo, perché lo arricchisce di Stoccare carbonio nei suoli agricoli era l’obiettivo dell’iniziati-
composti organici di cui si nutrono microbi che producono sostan- va «4 per 1000» per la sicurezza alimentare e climatica proposta
ze adesive, che a loro volta aggregano le particelle del suolo in zol- dalla Francia nel 2015 durante i colloqui di Parigi sul clima. La pro-
le meno vulnerabili all’azione del vento e dell’acqua. L’amministra- posta sosteneva che incrementare il tenore in carbonio dei suoli
zione Biden ha l’opportunità di scongiurare entrambe le crisi con dello 0,4 per cento all’anno in tutto il mondo avrebbe compensa-
opportune scelte di politica agricola nel paese e una politica inter- to le emissioni future. Solo 29 paesi hanno firmato l’accordo, e fra
nazionale che ripristini il ruolo di guida degli Stati Uniti nella lotta essi non c’erano gli Stati Uniti. La proposta riguardava tutti i suo-
al cambiamento climatico. La riduzione delle emissioni di gas ser- li della Terra, e questo le dava un carattere di irrealizzabile peti-
ra è l’elemento centrale della maggior parte dei piani che puntano zione di principio che ha respinto parecchi potenziali firmatari.
a rallentare l’emergenza climatica. Meno attenzione è stata rivolta Dunque l’iniziativa 4 per 1000 va riformulata in termini realisti-
allo stoccaggio nel suolo del carbonio atmosferico. ci, concentrandosi per cominciare esclusivamente dai suoli agri-
coli. Ora che Joe Biden sta ristabilendo il ruolo di guida degli Stati
Una perdita che peggiora Uniti sulle politiche climatiche globali, arrivare a un’ampia ratifica
Il suolo è il massimo serbatoio terrestre di carbonio: ne contie- di una proposta per l’aumento del contenuto di carbonio nei suoli
ne tre volte di più dell’intera atmosfera e offre una vasto deposito dovrebbe essere fra le prime voci della sua agenda.
in cui immagazzinarne ancora, con immense capacità non sfrut-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Per realizzare questi obiettivi relativi al carbonio nei suoli, a be-
tate. Dalla nascita dell’agricoltura, la produzione alimentare ha ri- neficio sia del clima sia dei suoli stessi, gli Stati Uniti dovrebbero
mosso circa metà del carbonio un tempo contenuto nei suoli agri- adottare pratiche agricole diverse dalle attuali. Un passo impor-
coli, 133 miliardi di tonnellate, e il tasso di impoverimento è salito tante è ridurre l’aratura, che provoca erosione frantumando le
in modo drammatico negli ultimi due secoli, lasciando un grosso grandi zolle e distruggendo la struttura del suolo che previene il
vuoto da riempire. Ripristinare questa riserva di carbonio imma- distacco e lo spostamento delle particelle. L’alternativa – la semi-
gazzinerebbe l’equivalente di quasi un quinto del carbonio atmo- na su sodo, o diretta (no-tillage) – prevede di interrare i semi di-
sferico, riportando la concentrazione dei gas serra quasi ai livelli rettamente nelle stoppie del raccolto precedente invece di arare
precedenti alla rivoluzione industriale e rendendo il suolo meno il terreno dopo il raccolto e poi di nuovo prima della semina per
vulnerabile all’erosione. Ma bisogna essere realistici: riportare nel spargere i semi nei solchi. La riduzione sostanziale dell’erosione
suolo 133 miliardi di tonnellate di carbonio non è una prospettiva con i metodi no-tillage risale agli anni settanta, tuttavia sono sta-
di breve termine. Lavorare in questa direzione, però, può essere il ti adottati solo su un terzo della superficie coltivata degli Stati Uni-
fulcro di un piano ben articolato per affrontare sia l’erosione dei ti. Un’altra pratica efficace è piantare colture di copertura (cover-
suoli sia il cambiamento climatico. crop): specie che arricchiscono il terreno fra il raccolto autunnale
Gli agricoltori sanno che il suolo non è più una risorsa rinnova- e la semina primaverile della coltura principale. La coltura di co-
bile. Molte aziende agricole, ormai, semplicemente ne stanno re- pertura consolida il terreno e previene la rimozione dei fertili stra-
stando senza. Nel 2018, un censimento del Department of Agricul- ti superficiali da parte di venti invernali e piogge primaverili.

74 Le Scienze 637 settembre 2021


Il suolo coltivato può essere stabilizzato alternando le coltiva- mite processi ad alta intensità di combustibili fossili. Ma lo stoc-
zioni con fasce di piante perenni delle praterie, le stesse specie a caggio del carbonio può essere accompagnato dalla conservazio-
cui si devono i vasti suoli del Midwest che hanno prodotto cibo in ne dell’azoto nel materiale vegetale, riducendo il fabbisogno di
abbondanza da quando i coloni di origine europea migrarono ver- azoto delle successive colture. Un bisogno che inoltre può essere
so il centro degli Stati Uniti, nel XIX secolo. Queste piante peren- soddisfatto dalla fissazione biologica dell’azoto, operata da batteri
ni hanno sistemi radicali molto sviluppati, che nutrono il suolo. Le del terreno che non richiedono combustibili fossili per produrre
radici del panico verga (Panicum virgatum), per esempio, possono fertilizzanti azotati.
arrivare a poco più di 4 metri di profondità e rendono conto della Abbiamo i mezzi per fermare la perdita di suolo e mitigare le
metà della biomassa della pianta alla fine della stagione, costituen- emissioni di gas serra, ma servono politiche che mettano gli agri-
do una riserva che permette al panico di germogliare di nuovo coltori nelle condizioni di adottare le nuove pratiche. La maggior
in primavera. Il mais, invece, ha radici superficiali, in cui alla fi- parte delle aziende agricole sopravvive con margini di profitto fra-
ne della stagione di crescita, dopo che la pianta ha riempito di car- gili: mentre gli abitanti degli Stati Uniti godono di una disponibilità
bonio i semi, resta soltanto una quantità trascurabile di biomassa. di cibo che è fra le più economiche, sicure e abbondanti del mon-
Sostituendo appena il 10 per cento di una coltivazione di mais con do, gli agricoltori ricevono appena 15 centesimi per ogni dollaro
piante della prateria strategicamente disposte, l’erosione si riduce speso per acquistare cibo, e tra il 2013 e il 2018 il reddito agricolo
del 95 per cento. Analogamente, il rimboschimento riduce l’ero- netto è caduto di quasi il 50 per cento. Il Department of Agricul-
sione grazie alle profonde radici degli alberi che ancorano e arric- ture prevede che metà delle aziende agricole statunitensi chiude-
chiscono il suolo. Tutte queste pratiche di protezione del suolo ac- rà in perdita il 2021. Molte resistono solo grazie al reddito di uno
celerano lo stoccaggio del carbonio e riducono l’accumulo di gas dei familiari che lavora altrove. E le difficoltà finanziarie spingo-
serra in atmosfera. no molte aziende alla chiusura, il che è evidente nella perdita della
Un altro modo per incrementare la cattura del carbonio è un metà delle fattorie produttrici di latte tra il 2001 e il 2019.
metodo per il pascolo di bovini che stimola la crescita delle pian- Per aumentare i margini di profitto dell’agricoltura e ridurre
te. L’allevamento rigenerativo intensivo riproduce gli effetti del- sia l’erosione dei suoli sia le emissioni nette di gas serra, l’Ammi-
le mandrie di bisonti che un tempo si spostavano sulle pianure del nistrazione Biden dovrebbe ristrutturare le polizze assicurative
agricole in modo da ridurre il premio da pa-
gare per le terre in cui il carbonio è gestito in
L’allevamento rigenerativo intensivo riproduce modo sostenibile. È una strategia che si auto-
finanzierebbe nel giro di qualche anno, per-
gli effetti delle mandrie di bisonti che ché anche un modesto aumento del tenore
in carbonio del suolo riduce la vulnerabilità
un tempo si spostavano sulle pianure del Nord a siccità e inondazioni e dunque la probabili-
America, contribuendo alla formazione tà che le assicurazioni debbano pagarne i dan-
ni. L’amministrazione potrebbe poi costruire
di suoli tra i più fertili del nostro pianeta un’alleanza tra le principali parti interessate –
agricoltori, dettaglianti alimentari, consuma-
tori, comunità indigene, aziende alimentari e
Nord America, contribuendo alla formazione di suoli tra i più fer- gruppi ambientalisti – per realizzare certificazioni e strategie di
tili del nostro pianeta. I regimi di allevamento rigenerativo inclu- marketing per il cibo etichettato come prodotto in condizioni che
dono frequenti spostamenti del bestiame – anche più volte nella promuovono lo stoccaggio del carbonio.
stessa giornata – verso nuovi pascoli, impedendo così agli anima- Sull’etichetta potrebbe essere scritto qualcosa come «Prodotto
li di brucare la vegetazione troppo a fondo. Le piante restanti si ri- dagli Eroi del Carbonio», riconoscendo l’eroismo degli agricoltori
prendono e tornano a crescere più rapidamente di quelle ridotte che danno a milioni di persone la possibilità di nutrirsi, e che così
ai minimi termini, e questo permette loro una maggiore attività aggiungerebbero alla lista dei propri meriti la protezione del pia-
fotosintetica nella successiva stagione di crescita, e un maggiore
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
neta. Le multinazionali della distribuzione potrebbero richiedere
accumulo di carbonio. Secondo le stime di alcuni ricercatori, l’al- l’adozione di queste pratiche ai loro fornitori, come è già avvenu-
levamento rigenerativo incrementa la fissazione fotosintetica del to per altre pratiche rivolte al rispetto degli animali e dell’ambien-
carbonio in misura sufficiente a compensare la maggior parte dei te. Gli attuali sussidi all’agricoltura potrebbero essere reindirizzati
gas serra emessi dalla produzione di carne bovina. a compensare sia la produzione di cibo sia il carbonio immagazzi-
nato nel produrlo.
Un marchio per i suoli che difendono il clima Con la «conca di polvere» degli anni trenta, gli Stati Uniti han-
Prima o poi il suolo toccherà il massimo della sua capacità di no già vissuto l’impatto di un’estrema degradazione dei suoli. Pos-
contenere carbonio. Ma dover affrontare un problema del genere siamo scongiurare un’analoga devastazione dei suoli agricoli sta-
sarebbe bello: significherebbe avere suoli pieni di carbonio, quin- tunitensi cambiando le pratiche agricole, e in più questo darebbe
di sani e resistenti all’erosione. E quando si arriverà a saturare la benefici per il clima. La posta in gioco è troppo alta per ignorare il
capacità di trattenere il carbonio nei suoli di tutto il mondo, pro- suolo. Q

babilmente le strategie di riduzione delle emissioni di gas serra sa-


ranno più avanzate.
PER APPROFONDIRE
I critici dell’iniziativa 4 per mille sostengono che i benefici
dell’immissione del carbonio nel suolo sarebbero cancellati dal No-Till: la rivoluzione silenziosa. Huggins D.R. e Reganold J.P., in «Le Scienze»
maggior fabbisogno di fertilizzanti azotati, che sono prodotti tra- n. 481, settembre 2008.

www.lescienze.it Le Scienze 75
SCIENZE DELLA TERRA

Le nuove vite di
Include dati modificati di Copernicus Sentinel (2019-20), processati da ESA, CC BY-SA 3.0 IGO

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

76 Le Scienze 637 settembre 2021


Copernicus Il più grande programma
di osservazione del nostro pianeta
festeggia vent’anni e si rinnova.
In arrivo nuovi satelliti e nuove
strategie per distribuire servizi

di Leonardo De Cosmo

ndefinite chiazze di colore e lu-

I ce: così ci appare da vicino una


tela impressionista. Ma ecco che,
indietreggiando un po’, le mac-
chie si tramutano in forme ed
emergono ai nostri occhi meravigliose nin-
fee e straordinari papaveri. La percezione
visiva dipende molto dalla distanza dello
sguardo e il punto di vista è fondamenta-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
le. Nell’arte così come nella scienza. Cam-
biamenti climatici, evoluzione delle fore-
ste, innalzamento dei livelli degli oceani e
inquinamento globale sarebbero quasi im-
possibili da studiare se non ci allontanassi-
mo dal nostro pianeta.

Patchwork australe. Immagine del mosaico


di campi coltivati nella Wheatbelt, regione
del sud-ovest dell’Australia, ottenuta dal satellite
Copernicus Sentinel-2.

www.lescienze.it Le Scienze 77
Il 24 ottobre 1946 una fotocamera analogica a bordo di un razzo Leonardo De Cosmo è giornalista scientifico, comunicatore
V2 – un missile balistico usato dai tedeschi durante le ultime fasi e co-fondatore di DiScienza. Scrive di scienza e tecnologia.
della seconda guerra mondiale – scattava la prima foto della Terra
dallo spazio. Il missile era stato requisito dagli Stati Uniti al termi-
ne del conflitto, nel 1945, e lo scatto, ottenuto da poco più di 100
chilometri di quota, era sgranato. Vi si riconoscevano alcune for-
mazioni nuvolose e poco altro, ma era stata segnata una tappa fon-
damentale per la storia spaziale. Da allora lo spazio si è popolato di
satelliti di ogni tipo e oggi qualche centinaio di satelliti civili sono
in orbita con il solo scopo di guardare in basso.
In questa schiera spiccano le «sentinelle», le componenti chia-
ve di Copernicus, il più rilevante progetto per l’osservazione della
Terra: un programma tutto europeo nato vent’anni fa che non è so-
lo una sfida scientifica ma è anche una fondamentale infrastruttu-
ra realizzata per supportare la nascita di nuovi servizi per i cittadini
e fornire la base per lo sviluppo di un’economia spaziale. A vent’an-
ni dalla nascita, per Copernicus è tempo di bilanci e revisioni. Ma
non solo: per l’Europa nasce l’esigenza di dar vita a una nuova serie
di satelliti con prestazioni migliori e capaci di colmare alcuni vuoti;
per l’Italia c’è la consapevolezza di dover trasformare le strategie di
organizzazione interna puntando su un rinnovato coordinamento
tra istituzioni, imprese e utenti finali.

Da Baveno allo spazio


Tutto ha inizio nell’ottobre 1998 in un hotel sulle rive del La-
go Maggiore, lì dove la costa rientra a formare un piccolo golfo
che ospita le splendide Isole Borromee. Ci sono praticamente tut-
ti i maggiori rappresentanti delle politiche spaziali europee e do-
po lunghi dialoghi trovano l’accordo per gettare le fondamenta di
un ambizioso progetto per lo studio della Terra. Una dichiarazio-
ne di intenti che ha preso il nome di «manifesto di Baveno». Pochi
punti programmatici che rappresenteranno poi la base dell’accor-
do che nel giugno 2001, a Göteborg, in Svezia, porterà alla nasci-
ta di Copernicus. Oggi Copernicus, il cui nome iniziale era Global
Monitoring for Environment and Security (GMES), è un vasto pro-
gramma coordinato e gestito dalla Commissione Europea ed è at-
tuato in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (ESA), che
ha la responsabilità per la componente spaziale, e l’Organizzazio- In preparazione. Sentinel-1 B nell’ultima fase
ne europea per l’esercizio dei satelliti meteorologici (EUMETSAT). di assemblaggio nella sede di Roma di Thales
Raccoglie dati in arrivo da satelliti e da sistemi di misurazione ter- Alenia Space. Il satellite è stato lanciato nel 2016
restri, aerei e marittimi che sono elaborati in servizi utili per isti- dalla Guyana Francese, in Sud America.
tuzioni, imprese e organizzazioni internazionali che aiutino a «mi-
gliorare la qualità della vita dei cittadini europei», come riporta il zioni del livello dei mari. Il programma prevede complessivamen-
manifesto. Il tutto in modo libero e gratuito.
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
te una quindicina di satelliti che si alterneranno per garantire una
Il cuore del programma sono i satelliti Sentinel (le sentinelle), copertura costante di dati almeno fino al 2035. A oggi sono in or-
una serie di missioni pensate per rispondere a esigenze specifiche. bita le prime otto sentinelle e sostanzialmente si può dire che Co-
La prima, Sentinel-1A, è stata lanciata nel 2014 con lo scopo prin- pernicus sia pienamente operativo.
cipale di monitorare i ghiacci, le zone artiche e i movimenti della
superficie terrestre e dare sostegno in caso di disastri ambientali Riferimento mondiale
o umanitari. Il suo radar ad apertura sintetica, che garantisce ope- «Copernicus ha cambiato il contesto dell’osservazione del-
ratività anche di notte o con copertura nuvolosa, ha permesso per la Terra e del telerilevamento a livello mondiale», commenta Si-
esempio di misurare rapidamente l’entità dei danni del terremoto monetta Cheli, responsabile per strategia, programma e coor-
che ha colpito la zona di Amatrice nell’agosto 2016. dinamento dell’osservazione della Terra per l’ESA. Otto satelliti
Molte delle prime sei missioni Sentinel hanno spedito in orbi- operativi in orbita che inviano ogni giorno a Terra quasi 300 te-
Cortesia Thales Alenia Space

ta coppie di satelliti identici (identificando le coppie anche con rabyte di dati (l’equivalente di oltre 70 milioni di foto da 12 mega-
lettere, per esempio Sentinel-2A e 2B ) in modo da garantire una pixel oppure di 150.000 ore di video in HD), 150.000 utenti regi-
maggiore frequenza di osservazione dello stesso punto della Ter- strati e sei servizi diversi: potrebbero bastare queste cifre, ma è
ra. Ultima in ordine di tempo – lanciata a novembre 2020 con un difficile quantificarne l’importanza con i numeri. Copernicus
Falcon 9 di SpaceX – è stata la missione Sentinel-6, un radar alti- non è una semplice missione spaziale ma un programma artico-
metro per misurare la topografia delle superfici marine e le varia- lato che punta soprattutto a produrre servizi utili al benessere dei

78 Le Scienze 637 settembre 2021


COMPONENTI CHIAVE DI COPERNICUS

Sentinelle per la Terra


I Sentinel sono il nucleo principale dei satelliti di Copernicus che si arricchirà presto con sei nuove missioni Expansion. Un importante ruolo all’interno
di Copernicus arriva anche dalle cosiddette Contributing Missions, tra cui gli italiani COSMO-SkyMed e a breve anche PRISMA.

Sentinel-1
Data lancio: 1A nel 2014; 1B nel 2016; 1C e 1D da definire
Payload: Radar ad apertura sintetica in banda C
Obiettivo: Monitoraggio h24 dei ghiacci e dei movimenti delle superfici
terrestri

Sentinel-2
Data lancio: 2A nel 2015; 2B nel 2017; 2C e 2D da definire
Payload: Multispettrale su 13 canali nel visibile e infrarosso
Obiettivo: Monitoraggio della vegetazione, del suolo, delle
acque interne e delle aree costiere

Sentinel-3
Data lancio: 3A nel 2016; 3B nel 2018;
3C e 3D da definire
Payload: Radiometro per la temperatura superficiale
marina e terrestre e rilevatore cromatico
Obiettivo: Mappatura della superficie marina e misura di
temperatura e colore della superficie terrestre e marina

Sentinel-4
Data lancio: 4A nel 2023 (a bordo del satellite meteo
MTG-S1); 4B da definire
Payload: Spettrometro ultravioletto/visibile/vicino infrarosso
Obiettivo: Fornire dati sulla composizione
atmosferica e la qualità dell’aria

Sentinel 5P (Precursore)
Data lancio: nel 2017
Payload: Spettrometro ultravioletto/visibile/infrarosso
Obiettivo: Misurare parametri atmosferici
e testare le tecnologie per Sentinel-5

Sentinel-6 Sentinel-5
Data lancio: 6A nel 2020; 6B nel 2025 Data lancio: 5A e 5B da definire (a bordo di satelliti MetOp-SG)
Payload: Radar altimetro Payload: Spettrometro ultravioletto/visibile/infrarosso
Obiettivo: Misurare il cambiamento del livello dei mari Obiettivo: Monitorare l’inquinamento atmosferico

cittadini, all’ambiente e all’economia, nonché a rafforzare lo spiri- utenti, ossia istituzioni e aziende, il compito di usarla popolando-
to comunitario, come sottolineava nel 2018 Johann-Dietrich Wör-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
la di veicoli e servizi di trasporto. I dati offerti sono liberi e aperti
ner, all’epoca direttore generale dell’ESA, durante l’evento orga- (free and open), quindi tutti possono usarli liberamente. «C’è un’e-
nizzato per celebrare i vent’anni dall’incontro dei padri fondatori norme varietà di impiego – spiega Cheli – da parte sia di un gran
al Grand Hotel di Baveno: «Riassume il nostro approccio per uno numero di piccole e medie imprese sia di colossi mondiali del digi-
spazio unito in Europa e, viceversa, un’Europa unita nello spazio». tale, e anche di istituzioni per le politiche agricole, fino alla Food
Con 6,7 miliardi di euro investiti finora, ripartiti tra Commissio- and Agriculture Organization (FAO). I numeri dicono che il settore
Cortesia ESA (illustrazione Terra e profili dei satelliti)

ne europea (67 per cento) ed ESA (33 per cento), le aspettative so- dei servizi legati all’osservazione della Terra è in enorme crescita,
no grandi e secondo le stime più caute si prevedeva inizialmen- del 12 per cento all’anno». In questi anni Copernicus ha sperimen-
te un ritorno di circa 30 miliardi entro il 2030. Ma dopo il lancio tato un’importante trasformazione: «Siamo passati – prosegue
nel 2018 del Data and Information Access Services (DIAS), il nuo- Cheli – da una prima fase che possiamo definire di validazione
vo sistema per la distribuzione dei dati, le stime sono cresciute fi- di tematiche applicative, in cui l’ESA dimostrava l’utilità del dato
no a ipotizzare benefici compresi tra 67 e 131 miliardi entro il 2035. satellitare, per esempio per monitorare l’evoluzione delle foreste
La ricchezza di Copernicus è nei dati: l’obiettivo è trasformare o l’innalzamento dei mari, in collaborazione con gli scienziati, a
l’enorme flusso di informazioni raccolte quotidianamente in ap- una seconda fase di uso dei dati in applicazioni concrete».
plicazioni e servizi. Usando una metafora terrestre, la missione Oggi il programma è uno dei maggiori riferimenti mondiali per
Copernicus può essere immaginata come una grande rete auto- chi opera nel settore, eppure, il potenziale di Copernicus è anco-
stradale che garantisce possibilità di transito e collegamenti. Agli ra poco sfruttato.

www.lescienze.it Le Scienze 79
I Sentinel si rinnovano hanno l’obiettivo di colmare i vuoti che le sentinelle lanciate fino-
Nel frattempo Copernicus guarda già al futuro, e lo fa prepa- ra non erano in grado di coprire.
rando il rinnovo del parco macchine. Della quindicina di satelli- La missione Copernicus Imaging Microwave Radiometer, o
ti previsti nel piano iniziale ne sono già operativi la metà, mentre CIMR, è stata pensata per rispondere a esigenze differenti: «Pro-
i restanti sono in fase di produzione e saranno lanciati nei prossi- babilmente è la missione più impegnativa dal punto di vista tec-
mi cinque anni circa. Intanto nel 2019, durante la riunione annua- nico e tecnologico, perché ha a bordo un strumento radiometri-
le tra i rappresentanti governativi delle nazioni che fanno parte co multi-banda di nuova generazione e un riflettore che una volta
dell’ESA, è stato dato il via libera a una nuova famiglia di sentinel- dispiegato ha un diametro di oltre 7 metri sostenuto da un lungo
le. Sei serie di satelliti che si aggiungono alle precedenti «per al- braccio meccanico», precisa Sergio Gerosa, program director di
largare ulteriormente le capacità del programma Copernicus e ri- CIMR. «Strumento e riflettore – aggiunge – ruotano costantemen-
spondere alle necessità delle politiche europee», aveva spiegato te rispetto alla piattaforma del satellite, per garantire la scansio-
Guido Levrini, responsabile ESA del segmento spaziale di Coper- ne conica della superficie terrestre». A differenza delle tradizionali
nicus, poco prima della loro approvazione. In attesa di trovare in parabole monoblocco, fatte in materiali compatti come alluminio
futuro una loro numerazione Sentinel, per ora le sei missioni so- o fibra di carbonio, quella di CIMR può essere definita eterea: è in-
no definite come Sentinels Expansion (fino a poco tempo fa era- fatti una parabola leggerissima, di circa 100 chilogrammi, costitui-
no denominate Copernicus High Priority Candidates). «La riunio- ta da una sottilissima zanzariera in molibdeno e oro, a sua volta so-
ne del 2019 ha confermato quanto Copernicus sia considerato di stenuta da una rete realizzata con materiali innovativi. La parabo-
grande interesse strategico per tutti i paesi europei, tanto da aver la intercetta le radiazioni elettromagnetiche solari riflesse dalle
ricevuto un finanziamento maggiore rispetto a quanto richiesto superfici oceaniche e dai ghiacci polari, inviando i dati relativi al-
inizialmente. Un miliardo e 800 milioni di euro solo per dare il via la loro salinità e concentrazione al radiometro di bordo, uno stru-
a queste nuove missioni, permetterci nel 2020 di gestire la proce- mento del satellite che è sostanzialmente un termometro che mi-
dura di selezione delle aziende e firma-
re i relativi contratti industriali», sotto-
linea Cheli. Copernicus vuole andare oltre il lancio di satelliti
La realizzazione di due di queste
nuove missioni se l’è aggiudicata l’in- con prestazioni notevoli: vuole migliorare la vita dei
dustria italiana. Parliamo di CIMR, la
nuova sentinella che avrà il compito di
cittadini e contribuire a una new space economy
misurare temperature e salinità della
superficie dei mari e la concentrazione
del ghiaccio marino, e di ROSE-L, con un radar capace di monito- sura la temperatura della superficie osservata in quel momento
rare soprattutto la subsidenza, cioè lenti movimenti del terreno, con una risoluzione di circa 4 chilometri e un’accuratezza che può
e l’umidità del suolo. Entrambe le missioni sono state affidate al- arrivare a 0,2 gradi Celsius.
la componente italiana di Thales Alenia Space, una joint venture Altra grande sfida tecnologica di CIMR è nei sistemi di elabora-
tra la francese Thales e l’italiana Leonardo, nel ruolo di appaltato- zione dei dati in tempo reale. Le frequenze usate per le misurazio-
re principale (prime contractor), per una cifra complessiva di qua- ni delle temperature sono particolarmente sporche perché mol-
si un miliardo di euro che prevede la realizzazione di due satelliti te sorgenti artificiali, per esempio le comunicazioni 5G, i radar
per missione, con l’opzione per un terzo. costieri e le comunicazioni di trasmissione video (video broadca-
Come specificato nel suo acronimo Radar Observing System sting), possono creare forti disturbi, fino a falsare completamente
for Europe in L band, ROSE-L è un radar che sfrutta una speciale le osservazioni. «Problematiche – sottolinea Fabrizio Impagnatiel-
tecnica in banda L, cioè analizza la superficie terrestre utilizzan- lo, chief engineer di CIMR e project design authority dei sistemi di
do una specifica porzione (banda) di onde radio particolarmente osservazione di Thales Alenia Space – che richiedono lo sviluppo
efficaci per lo studio dei cambiamenti climatici. E in particolare di algoritmi innovativi nonché la possibilità che parte dei dispo-
per lo stato di salute dei ghiacci, perché queste frequenze permet-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
sitivi possa essere del tutto riprogrammata anche in volo. È mol-
tono di identificare anche la presenza di fratture e rotture in atto to difficile prevedere oggi lo scenario di inquinamento elettro-
ma invisibili in superficie. A rendere possibile tutto questo è la sua magnetico che potremmo avere a partire dal momento del lancio,
antenna, una grande barra di 11 metri capace di osservare il terri- previsto nel 2028, e nei successivi anni della vita operativa in orbi-
torio con strisciate larghe 260 chilometri e una risoluzione che ar- ta, almeno fino al 2040-2045».
riva fino a 50 metri. Quando entrambi i satelliti ROSE-L saranno
operativi potranno riprendere ogni punto della Terra con una fre- A caccia di spettri
quenza media di circa sei giorni. Altra missione delle Sentinels Expansion in cui c’è un im-
«ROSE-L sarà complementare a Sentinel-1, altra missione ra- portante ruolo italiano è CHIME (Copernicus Hyperspectral
dar ma che osserva in un’altra banda dello spettro elettromagneti- Imaging Mission), una famiglia di satelliti che avrà a bordo uno
co, la cosiddetta banda C», precisano Francesca Spataro e Antonio spettrometro, cioè uno strumento che analizza la luce che riceve,
Bauleo, rispettivamente ROSE-L program director e chief engine- in grado di osservare la Terra in una forma nuova: tramite più di
er di Thales Alenia Space. «Insieme – proseguono – daranno infor- 200 colori, nel cosiddetto iperspettrale. «Questa tecnologia è uno
mazioni preziose per capire i cambiamenti in atto. ROSE-L, come dei nostri cavalli di battaglia», spiega Enrico Suetta, responsabile
in generale tutte le nuove sei Sentinels Expansion, è pensata per ricerca e sviluppo tecnologie elettro-ottiche e spaziali di Leonar-
rispondere alle richieste emergenti su servizi aggiuntivi rispetto do, l’azienda che in collaborazione con la tedesca OHB realizzerà
alle precedenti missioni». In altre parole, tutte le nuove missioni lo strumento principale del satellite, il cui appaltatore principale è

80 Le Scienze 637 settembre 2021


Occhio sui mari. Sentinel-6 ha un radar altimetro per misurare le variazioni del livello dei mari e la topografia delle superfici marine.

Thales Alenia Space Francia. L’accordo siglato a fine 2020 dall’ESA tivo». Lanciato nel marzo 2019, PRISMA è un progetto interamen-
con l’azienda franco-italiana Thales Alenia Space prevede la rea- te italiano, sotto il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana
lizzazione e la produzione di due satelliti, per un importo com- (ASI) e, come espresso dal suo acronimo PRecursore IperSpettrale
plessivo di 455 milioni di euro. «L’iperspettrale è ancora poco noto della Missione Applicativa, ha l’obiettivo di testare le potenzialità
ma ha grandissime potenzialità – prosegue – perché permette non di questa tecnologia e di migliorarle. Lo spettrometro di PRISMA è
solo di scattare una fotografia bidimensionale ma anche di render- stato realizzato da Leonardo e permette di analizzare la luce rifles-
la in qualche modo tridimensionale. All’immagine ottica tradizio- sa dalla superficie terrestre dividendola in 240 bande diverse che
nale possiamo associare una sorta di rilievo formato da tanti stra- vanno dal visibile al vicino infrarosso. «Un grande avanzamento
ti corrispondenti alle varie frequenze della luce riflessa da quello se consideriamo che gli attuali spettrometri satellitari, quelli det-
che osserviamo. Un cubo che informa anche sulla composizione ti multispettrali, riescono a distinguere poche decine di bande».
chimico-fisica di quello che sto guardando. La tecnologia iper- Nonostante certe differenze, gli strumenti di CHIME e PRISMA
spettrale è quindi in grado di riconoscere le sostanze contenute offrono prestazioni molto simili: osservazione dello stesso inter-
nella scena inquadrata: per esempio non osserva solo una nube vallo di spettri (dall’ottico al vicino infrarosso), oltre 200 bande
sopra una determinata area interessata da un incendio, ci dice an-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
differenti e una risoluzione a terra di circa 30 metri. «La differen-
che se al suo interno ci sono gas tossici, e quali sono». za – aggiunge Suetta – sarà la frequenza di rivisita, ossia il tempo
Osservazioni di questo tipo permettono di fare un enorme trascorso tra un passaggio e l’altro sopra lo stesso punto del pia-
passo avanti rispetto alle cosiddette osservazioni multispettra- neta. Quello di PRISMA è di un paio di settimane, invece CHIME,
li, ovvero in più bande dello spettro elettromagnetico simulta- che prevede il lancio di due satelliti identici attivi contemporanea-
neamente, per esempio quelle effettuate dalle Sentinel-2, perché mente, avrà passaggi più ravvicinati, circa ogni sei giorni».
ampliano notevolmente la quantità e la qualità delle informazio-
ni contenute nelle immagini. Dati utilissimi in una grande varie- La nuova strada italiana
tà di applicazioni: dal settore agricolo, per esempio identificando Ma Copernicus ha ambizioni che vanno ben oltre il lancio di
con precisione le tipologie di piantagioni presenti in quel terreno, satelliti con prestazioni notevoli: il programma vuole migliorare
lo stato di salute delle piante oppure lo stato vegetativo, al monito- la vita dei cittadini e contribuire a far nascere una new space eco-
raggio degli inquinanti in mare, come perdite di petrolio, al rico- nomy, una nuova economia dello spazio. E qui emergono forse le
noscimento dei primi segnali di fioriture di microalghe ancora in- difficoltà maggiori, soprattutto se si focalizza lo sguardo sull’Italia.
ESA/ATG medialab

visibili all’occhio umano. Per capirlo basta leggere le considerazioni finali del Piano Stra-
«Nell’iperspettrale – precisa Suetta – l’Italia è leader a livello tegico Space Economy, definito nel 2016 dal Ministero dello svilup-
mondiale. Ora stiamo lavorando a CHIME ma in orbita abbiamo po economico: «Il posizionamento nazionale complessivo sul pro-
PRISMA, in questo momento l’unico satellite iperspettrale opera- gramma Copernicus che emerge dai precedenti paragrafi non è

www.lescienze.it Le Scienze 81
soddisfacente né sembra poter migliorare nei prossimi anni, in as-
senza di una forte azione correttiva». Analizzando gli aspetti del
ritorno economico il rapporto sottolinea che «l’Italia mostra un
significativo sotto ritorno, con un valore di beneficio di poco in-
feriore all’8 per cento a fronte di un contributo del 14 per cento,
il Regno Unito si avvicina molto alle condizioni di giusto ritorno,
mentre la Francia risulta notevolmente sovra ritornata». In altre
parole, al di là degli sforzi fatti, l’Italia non è stata in grado di sfrut-
tare i servizi prodotti da Copernicus.
«Quel rapporto ha messo in chiaro che la partecipazione ai ser-
vizi era poco efficace da parte dell’Italia», spiega Andrea Taramel-
li, delegato della presidenza del Consiglio dei ministri allo User
forum europeo e coordinatore dello User forum nazionale, in cui
si raccolgono le istanze delle tante comunità di utenti interessate
ai servizi. Per Taramelli, una delle cause di questa scarsa efficien-
za era imputabile soprattutto alla frammentazione delle istituzio-
ni nell’uso dei dati e delle informazioni derivanti da Copernicus.
Da quel rapporto è emersa la volontà di creare un sistema virtuoso
che mettesse l’utente, inteso come istituzioni o aziende, al centro
di tutto. Un’idea messa in pratica con due azioni: da un lato la crea-
zione di una cabina di regia per lo spazio, la formalizzazione nel
2018 della legge per il coordinamento della politica spaziale e ae-
rospaziale e il funzionamento dell’ASI e uno strumento per coor- Un mare di sabbia. Le dune del deserto Rub’ al-Khali, nella Penisola
dinare le azioni di governo con lo strumento Mirror Copernicus; Arabica, riprese dal satellite Sentinel 2-A.
dall’altro mettere insieme gli utenti e
convincerli a dar vita al Forum naziona-
le degli utenti Copernicus. Valorizzare i dati è il mantra dell’ultimo decennio,
«Sulla frammentazione del sistema
istituzionale nella gestione dei servi- perché i bit sono il carburante anche della space
zi di osservazione della Terra si potreb-
bero fare tanti esempi, come l’investi-
economy. Parlare solo di satelliti diventa riduttivo
mento del Ministero dell’ambiente per
il Geoportale nazionale, la creazione
del SISTRI, cioè il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiu- dal controllo dei satelliti alla gestione dei dati, fino alla produzio-
ti, o gli investimenti da parte del Ministero delle politiche agricole, ne di servizi. In questo variegato panorama del cosiddetto down-
alimentari e forestali per creare il SIAN, il sistema per la gestione stream, il nostro paese riveste un ruolo di rilievo, in particola-
dei rimborsi agricoli», precisa Taramelli. «Tutti progetti separati re tramite Telespazio e la sua controllata e-GEOS, che al Centro
tra loro, che non dialogano e spesso sono sovrapponibili in nume- spaziale di Matera acquisisce ed elabora i dati delle missioni Sen-
rose informazioni. Ma in questi ultimi cinque anni è stato attuato tinel-1 e 2, e fornisce servizi fondamentali: «Il nostro fiore all’oc-
un cambio di passo notevole grazie al lavoro dello User Forum na- chiello è il servizio di emergency attivo 24 ore su 24, che in caso di

Include dati modificati di Copernicus Sentinel (2016), processati da ESA, CC BY-SA 3.0 IGO
zionale che ha portato al lancio del programma Mirror Coperni- disastri ambientali o calamità di ogni genere fornisce immediata-
cus del Ministero dello sviluppo economico, un piano di coordi- mente mappe, analisi, immagini e dati per facilitare le operazio-
namento nazionale delle utenze istituzionali finanziato con 400 ni di soccorso», spiega Paolo Minciacchi, amministratore delega-
milioni di euro ed entrato in fase operativa da dicembre 2020».
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
to di e-GEOS.
In particolare, Mirror Copernicus punta a promuovere lo svi- Nel complesso Copernicus offre sei servizi: quattro per il mo-
luppo dei servizi geospaziali basati su Copernicus, rafforzando il nitoraggio ambientale (atmosfera, ambiente marino, territorio e
posizionamento italiano nel settore. Il piano è focalizzato soprat- cambiamenti climatici), uno per la sorveglianza marittima e del-
tutto nel favorire l’incontro tra domanda e offerta. Uno dei pri- le frontiere, e infine quello per la gestione delle emergenze. «È
mi passi è stato il lancio del Copernicus Market Place, un proget- evidente che ci sono già ricadute sociali, ma nel settore delle ap-
to che mira a fornire alle organizzazioni istituzionali e alle aziende plicazioni di geoinformazione e dei servizi è necessaria una cabi-
del settore privato servizi geospaziali su misura per le loro esigen- na di regia unica a livello europeo», sottolinea Minciacchi. «Come
ze operative, e ad aggregare le richieste degli utenti istituzionali. operatori del mercato sia istituzionale che commerciale – prose-
gue – possiamo dire che nei servizi downstream vediamo troppa
Passare agli utenti frammentazione. Per esempio, il mercato è molto dinamico e so-
Valorizzare i dati è il mantra dell’ultimo decennio, perché i bit no proposti molti bandi per lo sviluppo di molte applicazioni, ma
sono il carburante anche dell’economia dello spazio. Parlare al- spesso si tratta di gare di piccole dimensioni e limitate nel tempo,
lora solo di satelliti diventa riduttivo, soprattutto non si dà il giu- mentre per fornire servizi stabili ed efficienti servirebbe una mag-
sto valore all’altra metà del programma, forse la più critica. Si trat- giore resilienza del mercato».
ta di tutto quello che è ben piantato a terra, ovvero una varietà di Finora buona parte delle risorse di Copernicus è stata investita
aziende e infrastrutture che hanno un gran numero di funzioni, nelle sfide scientifiche e nello sviluppo tecnologico, ma secondo

82 Le Scienze 637 settembre 2021


COME FUNZIONA

Dai dati ai servizi per la società


Copernicus è il più grande programma di osservazione della Terra i cui dati sono ottenuti da una rete di strumenti che si trovano a terra, in mare,
nell’atmosfera e nello spazio. Poiché sono globali e continuativi, i dati satellitari sono considerati il cuore del programma. Le informazioni in arrivo
vengono elaborate quasi in tempo reale e usate per fornire servizi ai vari attori della società civile.

l’amministratore delegato di e-GEOS è ora di ricalibrare gli sforzi: memente più piccoli. Eppure, nonostante i suoi limiti, CORINE
Cortesia Cortesia Copernicus C3S, CAMS, CEMS/ECMWF; fonte https://atmosphere.copernicus.eu/sites/default/

più risorse al settore delle applicazioni e del downstream per mi- continua a essere il prodotto più usato dagli addetti del settore
gliorare l’analisi dei dati e il loro uso da parte degli utenti. «Fino- perché permette di effettuare analisi su un lungo periodo storico e
ra il driver è stato lo sviluppo di nuove tecnologie, assolutamente confrontare la situazione tra paesi diversi. Anche se ha molti limi-
fondamentale, ora però bisogna concentrarsi sui benefici econo- ti, continua a essere uno standard condiviso da tutti».
files/2018-03/ECMWF%20Copernicus%20Infographics%20A5_FINAL-Copernicus%20system_0.jpg

mici e sociali che se ne possono ottenere. Ora i dati ci sono, rendia- CORINE non è altro che uno dei numerosi esempi concreti a
moli fruibili agli utenti». conferma di uno dei pilastri del marketing: il successo di un pro-
dotto non poggia sui vantaggi tecnologici, funziona se garantisce
Questione di punti di vista fiducia. Vinta buona parte della sfida scientifica e tecnologica, ora
Ma chi sono alla fine questi utenti? Per quanto riguarda l’Italia per Copernicus c’è da vincere quella delle applicazioni. Un puzzle
parliamo di un gruppo molto eterogeneo formato soprattutto da
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
in cui bisogna far combaciare l’offerta con la domanda. Da un lato
istituzioni pubbliche di ogni settore, dall’ambiente ai beni cultu- fiumi di bit che possono essere trasformati in servizi di ogni tipo,
rali, e aziende di varie dimensioni, da società multiservizi a dina- dall’altro aziende e istituzioni piene di volontà ma anche diffidenti
miche start-up. Nella nuova strategia italiana sarà il Forum nazio- ed esigenti: «La sfida delle azioni di Mirror Copernicus è collegare
nale degli utenti Copernicus a raccoglierne le istanze. nel modo giusto i due versanti», conclude Taramelli. «Un proposi-
«Anche con le migliori intenzioni, realizzare servizi davvero to innovativo anche paragonato al resto d’Europa. Il vero proble-
utili non è facile», avverte Michele Munafò, responsabile del Ser- ma sarà implementarlo rapidamente».
vizio per il sistema informativo nazionale ambientale dell’Istituto A vent’anni dalla sua nascita, Copernicus insegna che per in-
superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), la figu- novare non basta sviluppare tecnologie. Lo spazio è di sicuro un
ra incaricata di raccogliere o coordinare le esigenze della comuni- punto di vista privilegiato, ma per trasformare queste osservazio-
tà di tecnici e ricercatori che vorrebbero implementare le tecnolo- ni in benefici per tutti non basta allontanarsi come per un quadro
gie satellitari nel lavoro della tutela ambientale. Esemplificativo è impressionista. È necessario usare gli occhi nel giusto modo. Q
il caso di CORINE Land Cover, un progetto nato nel 1985 per il mo-
nitoraggio dello stato del territorio europeo e che è stato continua-
PER APPROFONDIRE
mente aggiornato fino a oggi. «Ora – spiega Munafò – potrebbe es-
sere visto come un programma superato, nasceva con mappe con Guarda che Terra! Tatem A.J., Goetz S.J. e Hay S.I., in «Le Scienze» n. 490,
scale di 1 a 100.000 quando adesso possiamo avere dettagli enor- giugno 2009.

www.lescienze.it Le Scienze 83
COGNIZIONE ANIMALE

I salti
dei delfini
e la mente
umana
Studiando le preferenze nel senso
di rotazione di questi animali, si è scoperta
una stranezza della nostra percezione

di Kelly Jaakkola
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Destra o sinistra?
Osservatori diversi si trovavano in disaccordo nell’interpretare
la rotazione tridimensionale di un delfino.

84 Le Scienze
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Kelly Jaakkola è psicologa cognitiva e studia
i mammiferi marini. Dirige la ricerca al Dolphin Research
Center di Grassy Key, in Florida.

G
li esseri umani non si muovono in modo simmetrico. La maggior par-
te di noi preferisce – ottenendo così risultati migliori – usare una ma-
no invece che l’altra, stare in equilibrio su una gamba invece che
sull’altra e, quando esegue rotazioni (per esempio in esercizi di gin-
nastica, balli o tuffi), girare in un senso invece che nell’altro.
Neanche il cervello funziona in modo simmetrico. Nella psi- Poiché tipi di preferenza diversi possono derivare da cause dif-
cologia popolare è diffusa da tempo una versione di questa idea ferenti, studiare molti tipi di comportamenti diversi, tra tanti ani-
secondo cui a volte nelle persone predomina l’emisfero cere- mali differenti, può aiutarci a capire meglio la lateralizzazione
brale sinistro (analitico) o destro (creativo). E anche se la versio- emisferica e la sua evoluzione.
ne popolare di questo concetto si basa su dati discutibili, l’idea
di fondo, cioè il funzionamento asimmetrico del cervello (detto Un nuovo senso della rotazione
lateralizzazione emisferica o lateralità), è ormai assodata. Negli es- Qui le cose cominciano a farsi complicate. Per fare confronti tra
seri umani, per esempio, il linguaggio è in genere elaborato nell’e- animali diversi dobbiamo considerare che le varie specie possono
misfero sinistro e le informazioni spaziali in quello destro. differire nella struttura fisica e nel modo di muoversi. Per esem-
Poiché ciascun lato del cervello controlla un lato distinto del pio, se l’animale cammina eretto (come gli esseri umani e gli uc-
corpo, studiare i comportamenti asimmetrici può farci compren-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
celli), l’asse longitudinale del corpo è verticale, mentre se proce-
dere le funzioni cerebrali asimmetriche. E conducendo questi stu- de a quattro zampe l’asse è orizzontale. Di conseguenza, «girarsi»
di negli animali potremmo capire meglio l’evoluzione cerebrale. può comportare movimenti molto diversi. Per un animale a quat- Pagine precedenti: Ww Pics Universal Image Group e Getty Images

tro zampe, girarsi vuol dire inclinare l’asse longitudinale del cor-
Se le mani non ci sono po da una parte o dall’altra. Per un animale bipede significa invece
Il tipo di lateralità più noto è senza dubbio la dominanza di una ruotare intorno a questo asse, che si mantiene dritto. E un delfi-
mano e di un arto, che è stata studiata negli animali osservando, no, che si muove in uno spazio tridimensionale, può girarsi in en-
per esempio, quale mano usano le scimmie per afferrare un ogget- trambi i modi.
to, o con quale zampa i cani spingono il cibo fuori da un contenito- Quando abbiamo cominciato a studiare la lateralità nei delfini
re. Ma che si può fare se un animale non ha mani né zampe? Come abbiamo fatto attenzione a separare questi due diversi modi di gi-
studiare la lateralità in un animale come un delfino? rarsi. Ma ci siamo trovati di fronte a un altro problema: i nostri ri-
Si è scoperto che esistono vari tipi di asimmetrie comporta- cercatori continuavano a trovarsi in disaccordo su cosa si potesse
mentali, riguardanti non solo gli arti, come la dominanza di una considerare una rotazione «verso destra» (o «verso sinistra»). Dopo
mano o di un piede, ma anche le prestazioni sensoriali, che in di- molte discussioni, anche animate, abbiamo capito di esserci im-
versi compiti possono variare a seconda dell’occhio (o del campo battuti in una stranezza della percezione umana: a quanto pare, gli
visivo) usato, e le rotazioni, in cui si preferisce girare in un senso esseri umani interpretano il senso di rotazione in modi opposti a
invece che nell’altro. seconda di come è orientato l’animale.

86 Le Scienze 637 settembre 2021


Studiare i comportamenti asimmetrici dei delfini disteso orientato lungo l’asse longitudinale dell’animale e rivolto
ha messo in evidenza che serviva un nuovo sistema verso la sua testa, le dita piegate di quella mano indicano il senso
di codifica per il senso di rotazione. di rotazione. Così facendo siamo riusciti a codificare in modo rapi-
do e inequivocabile i comportamenti di rotazione di ogni animale,
Per capire che cosa si intende, provate a fare così: per prima cosa a prescindere da quali siano il suo orientamento o la direzione del
alzatevi e giratevi «verso destra». Poi sdraiatevi a faccia in giù e ro- suo movimento.
tolatevi «verso destra». Se siete come la maggioranza delle perso-
ne, stando in verticale avete spostato indietro la spalla destra, men- I vantaggi di una prospettiva nuova
tre in orizzontale l’avete spostata in avanti. Quindi avete eseguito Alcuni lavori scientifici precedenti avevano sostenuto che i del-
esattamente la rotazione opposta. (E se ve lo state chiedendo, no, fini presentino forti asimmetrie comportamentali verso destra,
non potete aggirare l’ostacolo parlando di senso orario/antiorario simili al destrismo umano, e quindi abbiano un emisfero sinistro
invece che di destra/sinistra. Se negli esempi qui sopra sostituite specializzato nell’azione. Ma dato che nei sistemi di codifica pre-
«verso destra» con «in senso orario» ottenete gli stessi risultati.) cedenti il termine «destra» non aveva sempre lo stesso significato,
In precedenza, quasi tutti gli studi scientifici sulla lateralità del- non era chiaro se questa tesi fosse corretta.
le rotazioni si erano occupati di una sola specie con un solo orien- Per verificarla, abbiamo esaminato diversi tipi di asimmetrie
tamento, per esempio un essere umano che si gira (verticale) o comportamentali in un gruppo di 26 delfini, chiedendoci per
una balena che emerge dall’acqua (orizzontale), quindi il proble- esempio: «In che direzione nuotano quando vanno in giro in una
ma non si era mai presentato. Ma così, in realtà, le ricerche pubbli- laguna?», «Con quale lato del corpo toccano gli oggetti?», e «In che
cate avevano usato sistemi di codifica opposti per i vari animali, a direzione girano se emergono dall’acqua e si inclinano da un la-
seconda del loro orientamento: una rotazione in cui il lato destro to?» Facendo in modo di distinguere i vari tipi di movimento e
dell’animale si muoveva in avanti di solito era classificata come ri-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
usando il nostro sistema di codifica inequivocabile, RiFS/LeFS,
volta verso sinistra/in senso antiorario negli studi su esseri uma- abbiamo scoperto che – contrariamente a quanto sostenuto in
ni e uccelli non in volo, ma verso destra/in senso orario negli studi precedenza – i delfini in realtà non hanno un’asimmetria genera-
su delfini e balene. È ovvio però che, se vogliamo osservare la late- le verso destra.
ralità delle rotazioni in una serie di specie diverse, dobbiamo met- Spesso si crede che il progresso scientifico avvenga quando im-
terci d’accordo sul senso di una rotazione. Serviva quindi un nuo- pariamo qualcosa di nuovo che prima non sapevamo. Un altro tipo
vo sistema di codifica. di progresso scientifico avviene quando ci accorgiamo che c’è un
Il sistema che abbiamo ideato si ispira in realtà alla «regola della problema nel modo in cui abbiamo sempre guardato qualcosa. In
Tony Wu Nature Picture Library e Alamy

mano destra» dell’elettromagnetismo, che molti di noi hanno im- questi casi, trovare una prospettiva diversa può permettere di ve-
parato nei corsi di fisica alle scuole superiori o all’università. Se- dere la situazione più chiaramente. E, come ha osservato lo scrit-
condo questa regola, se si punta il pollice destro nella direzione tore di fantascienza Isaac Asimov, «l’espressione più emozionante
in cui una corrente elettrica scorre attraverso un cavo, la curva che si possa sentire nella scienza, quella che preannuncia nuove
delle dita indica la direzione del campo magnetico che circonda scoperte, non è “Eureka!”, ma “È strano…”» Q
quel cavo. Abbiamo adottato il criterio generale di questo modello
schematico per creare il sistema di codifica con la rotazione lungo
PER APPROFONDIRE
il dito destro (RiFS), contrapposta alla rotazione lungo il dito sini-
stro (LeFS). In questo sistema, quando chi codifica tiene il pollice Inganni nel mondo animale. King B.J., in «Le Scienze» n. 615, novembre 2019.

www.lescienze.it Le Scienze 87
Stima
dimensione
Coordinate popolazione
globale

1 miliardo

Numero stimato di uccelli (miliardi) La dimensione


del cerchio indica
0 2 4 6 il numero di specie di
Passero uccelli con dimensioni
domestico di popolazione
che cadono
1,6 miliardi Intervallo di nell’intervallo 900 milioni
incertezza indicato
0 2 4 6
Storno
comune Numero di specie
1,3 miliardi Dimensione popolazione globale
0 2 4 6 4 800 milioni
Più di un miliardo
Gavina
americana
1,2 miliardi
0 2 4 6
Rondine 700 milioni
comune
1,1 miliardi
8
Questi uccelli sono le sole specie aviarie al mondo che si pensa contino più di un miliardo di 500 milioni–1 miliardo
esemplari globalmente. Le stime delle loro abbondanze compaiono sopra (mostrate come linee
nere), lungo una scala con l’incertezza di queste stime (mostrata in arancione). L’intervallo di
incertezza riflette la difficoltà relativa a ottenere dati per ciascuna specie; per esempio, quelle 600 milioni
con una distribuzione geografica più estesa tendono a essere più difficili da contare.

Contare gli uccelli 13


250 milioni–500 milioni
500 milioni
Ci sono molte specie rare di questi animali
e relativamente poche specie comuni 37

Grafica di Jen Christiansen (diagramma) e Liz Wahid (uccelli); Fonte: Global abundance estimates for 9,700 bird species,
100 milioni–250 milioni
Per lungo tempo, il confronto tra le dimensioni relative delle popolazioni del-
le specie aviarie è sembrato un compito impossibile. Troppe specie sempli-

di Corey T. Callaghan, Shinichi Nakagawa e William K. Cornwell, in «PNAS», Vol. 118, 25 maggio 2021 (dati)
cemente non hanno conteggi affidabili. Di recente, però, la citizen science ha 400 milioni
permesso ai ricercatori di ottenere stime globali per l’abbondanza di 9700 78
50 milioni–100 milioni
specie, circa il 92 per cento di tutti gli uccelli sulla Terra. I biologi Corey T.
Callaghan, Shinichi Nakagawa e William K. Cornwell, dell’Università del 190
New South Wales, in Australia, hanno messo insieme dati scientifici su 724 25 milioni–50 milioni
specie ben studiate con conteggi ottenuti dalla app eBird, con cui da ogni
300 milioni
parte del mondo si possono inviare segnalazioni di avvistamenti. I ricercato- 436
ri hanno usato un algoritmo per estrapolare stime per le specie nel loro cam-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

pione. I risultati, pubblicati sui «Proceedings of the National Academy of


Sciences», confermano un andamento comune tra gli animali: nel glo-
bo ci sono molte specie con piccole popolazioni isolate in habitat di 563
nicchia e relativamente poche specie che sono riuscite a espander- 200 milioni
si su un territorio ampio e a far crescere la loro popolazione fino a
centinaia di milioni o di miliardi di esemplari. Questi dati potreb-
737
bero aiutare gli sforzi per la conservazione. «Il prossimo passo è
capire quali specie sono rare perché Madre Natura le ha fat-
te così e quali sono rare perché noi umani abbiamo man-
dato tutto all’aria», afferma Callaghan. 100 milioni
1434
Clara Moskowitz

Si stima che 1180 specie (il 12 per cento di tutte le 9700) abbiano
1178 1 milione
popolazioni con meno di 5000 esemplari (area tratteggiata).
Questo include specie come il kiwi maculato maggiore (377 esemplari) 0
e il coda a ventaglio dell’isola Malaita (meno di 100 esemplari).

5022
88 Le Scienze
di Michele Bellone I bastioni di Orione
editor di saggistica, giornalista, docente di narrazioni e
comunicazione della scienza. Autore di Incanto (Codice, 2019).

Previsioni e profezie
Spesso la fantascienza non punta a prevedere il futuro,
ma ne immagina uno in cui riversare paure e speranze

l 24 settembre uscirà in anteprima impatto sull’umanità può essere ridotto. E an-

I Foundation, la serie tratta dal ciclo del-


la Fondazione di Isaac Asimov. Un’ope-
ra fondamentale per la fantascienza (e non
che qui c’è di mezzo una visione molto prag-
matica della religione: Asimov s’inventa un
culto della scienza usato per assoggettare pia-
solo), difficile da adattare al formato televi- neti rivali, sfruttandone l’ignoranza tecno-
sivo e centrata su un’idea portante: la psico- scientifica; Scalzi crea una serie di profezie
storia, che Asimov descrisse come «la scienza costruite a tavolino come strumento di mar-
del comportamento umano ridotto a equazio- keting e propaganda (tema che purtroppo ab-
ni matematiche». Grazie a essa, Hari Seldon, il bandona nel terzo romanzo, dopo averlo svi-
matematico che l’ha elaborata, riesce a predi- luppato bene nel secondo).
re il crollo dell’Impero Galattico, e anche a for-
mulare un piano per ridurre drasticamente la Stili molto diversi
durata della successiva era di barbarie. Simili nell’idea di fondo, i due cicli sono
molto diversi sia dal punto di vista stilistico
Imperi in crisi sia per l’approccio ai temi scientifici. Scalzi,
L’idea di una scienza capace di prevedere infatti, racconta una scienza molto più reali-
il futuro fu suggerita ad Asimov dal suo edi- stica, che deve fare i conti con l’incertezza, i
tor, John W. Campbell, che aveva una visione tempi lunghi della ricerca, le rigidità accade-
estremamente positivista della scienza. Asi- miche, le incomprensioni fra esperti di disci-
mov si ispirò alla teoria cinetica dei gas per pline diverse. Riesce addirittura a rendere la
modellare la psicostoria che, nelle prime sto- peer review uno snodo narrativo di una certa
rie del ciclo, pubblicate all’inizio degli anni importanza. E, soprattutto, le sue previsioni
quaranta, permette di predire con grande pre- non sono profezie ammantate di scientificità.
cisione non solo le crisi ma anche le loro so- Dati e modelli sono strumenti che supportano
luzioni, fino a 300 anni nel futuro. Poi però, l’azione politica ma non possono sostituirla. E
nel 1945, introdusse il personaggio del Mulo, per fare previsioni storico-sociali non basta la
un cigno nero non previsto da Seldon che ri- matematica, ma serve un approccio multidi-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
schia di mandare in fumo il suo piano. Quando sciplinare, come suggeriscono diversi artico-
riprese il ciclo negli anni ottanta, Asimov ave- li di uno speciale di «Science» del 2017 dedi-
va maturato una visione diversa dei proces- cato alle previsioni e che peraltro cita Asimov
si storici, forse influenzato anche dall’emer- nell’introduzione.
gere della teoria del caos. Nei nuovi romanzi, Sia chiaro, Asimov era figlio del suo tempo
l’ottimistico determinismo della psicostoria ma non era un ingenuo. Sapeva che la psico-
si sgretolò ulteriormente e la trama prese al- storia era un efficace strumento narrativo e al
tre direzioni. tempo stesso un sogno illusorio. Ha scelto un
Ho ripensato al ciclo della Fondazione leg- futuro da raccontare nel quale la scienza gio-
gendo la trilogia dell’Interdipendenza di John ca un ruolo forte e positivo. Cosa che in fondo
Scalzi, recentemente conclusasi con L’ultima fa anche Scalzi, pur usando un approccio più
imperatrice (Fanucci, 2021). Anche qui c’è un realistico, e marcando la differenza fra le scel-
impero galattico alle prese con una crisi che te politiche e la conoscenza scientifica. Questo
ne determinerà la fine. Anche qui il tracollo – perché, nella maggior parte dei casi, la fanta-
di natura fisica, invece che socio-politica co- scienza non punta a predire il futuro. Ma a im-
me nel ciclo della Fondazione – è inevitabile maginarne uno in cui si riversano paure o spe-
ma, grazie a una previsione scientifica, il suo ranze rispetto al presente in cui viviamo.

www.lescienze.it Le Scienze 89
La ceretta di Occam di Beatrice Mautino

biotecnologa, giornalista e comunicatrice scientifica. Tra i suoi libri


più recenti Il trucco c’è e si vede (Chiarelettere, 2018)

Una bella spalmata di microbi


I prodotti per modificare la popolazione microbica della
pelle stanno scompigliando il mondo della cosmetica

l primo a occuparsene è stato Antoni van visi a livello internazionale e che stabiliscono,

I Leeuwenhoek, usando uno dei suoi mi-


croscopi per confrontare le popolazioni
di microrganismi provenienti da campioni di
per esempio, che un cosmetico debba essere
sicuro anche sul piano microbiologico e deb-
ba avere esclusivamente o prevalentemente
saliva e feci di persone diverse e annotando- funzioni di pulizia o estetiche.
si le differenze. Oggi, tre secoli dopo, sappia- Potete quindi immaginare come la gestione
mo che quello che viene chiamato microbio- di batteri vivi o di sostanze che possono altera-
ta è specifico per ognuno di noi, ed è costituito re la popolazione microbica del nostro organi-
da miliardi di miliardi di cellule microbiche smo possa aver messo in difficoltà sia il setto-
ospitate dal nostro organismo, soprattutto nel re tecnico sia quello regolatorio dei cosmetici.
tratto gastrointestinale, ma non solo. Trovia- Per esempio, come facciamo a essere sicu-
mo miliardi di microrganismi anche sulla pel- ri che i microrganismi presenti nei probiotici
le. Gli studi accumulatisi negli anni ci hanno non alterino la sicurezza o la stabilità del pro-
mostrato che questa truppa di batteri e lieviti dotto? Come si conciliano i limiti stabiliti per
ci serve, vive in simbiosi con noi, trova le pro- le contaminazioni microbiche con la presenza
prie regole interne e subisce l’influenza di ciò di microrganismi? Possiamo considerarli co-
che mangiamo, dell’ambiente in cui viviamo e smetici o serve una classe nuova?
di quello che ci spalmiamo addosso.
Non stupisce quindi che, in seguito al suc- Domande e risposte
cesso dei prodotti alimentari che agiscono sul Nel 2018 a Tokyo, in Giappone, al meeting
microbiota intestinale, siano iniziati a spunta- annuale della International Cooperation on
re prodotti cosmetici che vantano effetti sul Cosmetics Regulation, è stato stilato un elen-
microbiota della pelle. co di domande e si è istituito un gruppo di la-
Fra questi possiamo trovare, in ordine cre- voro congiunto con l’obiettivo di trovare le ri-
scente di frequenza: i probiotici, cioè i prodot- sposte. A distanza di tre anni, a inizio 2021, il
ti che contengono microrganismi; i prebiotici, gruppo di lavoro ha pubblicato un primo rap-
cioè quelli che «danno da mangiare» al micro- porto: una trentina di pagine nelle quali non
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
biota; e i postbiotici, cioè i prodotti che con- troviamo conclusioni, ma un tentativo di da-
tengono, per esempio, frullati chiamati «li- re una struttura condivisa a un mondo relati-
sati» di batteri o il risultato di un processo di vamente nuovo sia sulle definizioni, che sono
fermentazione. sempre il primo passo, sia sulla possibile rego-
lamentazione del settore.
Una vera rivoluzione Quello che farà il gruppo di lavoro nei pros-
In un mondo relativamente statico come simi anni sarà indagare la componente mi-
quello della cosmetica, quella del microbio- crobiologica e stabilire criteri comuni per
ta è stata ed è una vera e propria rivoluzio- distinguere la carica batterica introdotta in-
ne. Le aziende che producono creme e truc- tenzionalmente da quella legata alle conta-
chi fanno molta ricerca e investono molto per minazioni. Tutto questo senza mai parlare di
inventare nuove formule, trovare ingredienti efficacia, perché su quel fronte la questione
più performanti e imballaggi che permettano, è ancora molto aperta anche sul piano scien-
per esempio, di impattare meno sull’ambien- tifico e ci vorrà ancora molto lavoro per chia-
te. Si tratta di una ricerca importante, ma che rire come stanno davvero le cose. Ancora una
è svolta all’interno di un perimetro ben defi- volta, nel mondo dei cosmetici, il mercato e la
nito e normato da leggi e regolamenti condi- moda arrivano prima e segnano la strada.

90 Le Scienze 637 settembre 2021


di Dario Bressanini Pentole & provette
chimico, divulgatore, gastronomo. Autore di Contro natura
(Rizzoli, 2015), La Scienza della Carne (Gribaudo, 2016)

Pasta italiana e grano straniero


La pasta di qualità che esigiamo oggi richiede grano
ricco di glutine, che l’Italia non produce a sufficienza

n Germania dal 1516 esiste una norma – gli anni sessanta del secolo scorso, e ora è co-

I il Reinheitsgebot, il decreto sulla purez-


za della birra, che regolamenta in modo
stringente la produzione della birra tedesca,
mune mangiare pasta con un livello proteico
medio di almeno il 12-13 per cento, e non è in-
frequente trovare, tra la pasta di qualità, valo-
che può essere ottenuta solo da quattro in- ri anche più alti. D’altronde una pasta di bas-
gredienti: acqua, malto, luppolo e lievito (che sa qualità la riconosciamo subito guardando
nel testo originale non era presente in quanto l’acqua di cottura: se la cosiddetta maglia glu-
scoperto solo in seguito). È raro che alimenti tinica che si estende in tutto l’impasto non è
e bevande siano sottoposti a regolamentazio- abbastanza tenace, durante la cottura uscirà
ni così stringenti, e di solito capita quando in troppo amido, rendendo l’acqua bianca e tor-
una nazione rivestono un ruolo economico, bida e lasciando la pasta più collosa e scotta.
culturale e anche identitario importante. Co-
me la birra in Germania, o la pasta in Italia. Nel Primi a produrre e consumare
nostro paese la legge n. 580 del 1967 stabili- L’Italia è al primo posto nel mondo tra i pa-
sce che la pasta secca si possa produrre solo ed esi produttori di pasta, ma anche per il suo
esclusivamente con grano duro e acqua. Nien- consumo: circa 25 chilogrammi pro capite
te altro. In particolare, e a differenza di altre ogni anno. Ma se per fare della buona pasta
nazioni, non è ammesso l’utilizzo del grano te- serve un ottimo grano duro, il tasto dolente è
nero, che riserviamo per pane, pizza, dolci e che l’Italia non è mai stata autosufficiente nel-
altro. Il grano tenero è più estensibile e meno la produzione. Oggi importiamo il 30-40 per
tenace del grano duro, il cui contenuto protei- cento del fabbisogno, soprattutto da Austra-
co elevato è più adatto a sostenere in cottura lia, Messico, Francia, Stati Uniti e Canada. E lo Limpida o torbida. Una pasta di
la struttura dei nostri spaghetti e maccheroni. importiamo anche perché circa il 30 per cento qualità scadente, fatta con grano a basso
del grano duro prodotto in Italia non è di qua- contenuto di glutine, durante la cottura
Il gusto è cambiato lità sufficientemente elevata per gli standard lascia fuoriuscire troppo amido
La percentuale di glutine contenuto – la attuali (cioè ha un contenuto proteico inferio- rendendo l’acqua bianca e torbida.
proteina principale – è cruciale per la tenu- re al 12 per cento). È necessario quindi misce-
ta in cottura del piatto più diffuso in Italia, e
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
larlo con grano straniero di qualità superiore,
la legge fissa al 10,5 per cento la percentuale pagato sui mercati anche il 15 per cento in più
minima di proteine presenti affinché il pro- di quello italiano. Questo non ci deve stupire
dotto si possa legalmente chiamare pasta. Al però: la pasta di qualità italiana è sempre stata
di sotto, la qualità lascia proprio a desidera- prodotta utilizzando grano straniero, special-
re. La pasta è un piatto povero nato per sfama- mente la famosa varietà Taganrog, importata
re più che per soddisfare palati raffinati, e per con le navi provenienti da Russia e Ucraina di-
questo all’epoca si poteva perdonare una te- rette verso i porti di Napoli e Livorno. La buo-
nuta in cottura non proprio perfetta in favo- na notizia è che alla fine dell’Ottocento impor-
re del suo ottimo potere saziante. Ricorderete tavamo il 70 per cento del grano duro, mentre
forse nel film Un americano a Roma del 1954, oggi, grazie all’aumento delle rese e al miglio-
per la regia di Steno, un Alberto Sordi che in- ramento genetico, questa percentuale si è ri-
terpreta Nando Moriconi gettarsi su un enor- dotta al 30 per cento.
me piatto di spaghetti al grido di «Maccarone La prossima volta che cucinate la pasta,
gerenme/iStock

m’hai provocato e io ti distruggo adesso, io me dunque, controllate l’opacità dell’acqua di cot-


te magno!». tura e date un’occhiata al contenuto proteico
Ma il gusto degli italiani è cambiato da- segnato sulla confezione.

www.lescienze.it Le Scienze 91
Rudi matematici Pur favorito da una moneta truccata, il banco
può comunque andare in bancarotta.
La probabilità dipende dalla sua dotazione iniziale...

Probabilità al cubo
vete presente quelle giornate magiche di settembre?

A Quelle che sono assolutamente perfette, sia che abbiate


deciso per la spiaggia sia per i sentieri montani, e addi-
rittura restano stupende anche se le ammirate mentre siete al la-
voro o semplicemente a casa, perché l’aria è tersa, la temperatura
giusta, lo spirito in pace e il pezzetto di pianeta che abitate si mo-
stra con il suo abito più bello? Rovinare giornate come queste è
più che un errore, è un delitto. Per fortuna, rovinarle è quasi im-
possibile. Purtroppo, solo «quasi».
Teste chine sui laptop. Dita che danzano sulle tastiere. Sbuf-
fi nervosi di pipa nell’aria. Mani che viaggiano avanti e indietro
da una ciotola di salatini a bocche ormai sfigurate dalle smorfie
di concentrazione, e comunque ben sorvegliate (le mani, tutte e
quattro) da una gatta preoccupata che quegli strani artigli umani
dotati di pollice opponibile non facciano errori e finiscano nella
ciotola di crocchette posta vicino – decisamente troppo vicino –
ai salatini.
Alice, appena rientrata, osserva la scena e giustamente si intri-
stisce. Lancia uno sguardo malinconico verso il tramonto rosso e
glorioso che si intravede dalla finestra, si concede un sospiro, e
tenta perfino una battuta di spirito: «Allora, ci siamo quasi, alla di-
mostrazione algoritmica dell’Ipotesi di Riemann?»
Difficile traslitterare il suono che riceve in risposta: «umpf» po-
trebbe essere un buon tentativo. Comunque, la trecciuta fanciulla
in risposta ne riceve ben due, quasi simultanei.
«Capito. Una birra di consolazione, allora?»
Altro doppio «umpf» in risposta, vagamente assertivo.
«Li prenderò per due “sì”. Così almeno avrete la bocca occupata
e non correrò il rischio che mi spieghiate cosa state combinando.»
Piotr riesce ad alzare mezzo sguardo oltre lo schermo e ad ac-
cennare un quarto di sorriso. «Ciao, Treccia. No, niente Rie-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

mann… ti direi anche cosa stiamo facendo, ma non vorrei farti sentitamente per aver lasciato in pace il mio. Comunque, chi vin-
passare il buonumore. So per certo che, in verità, tu non vuoi sa- ce? Il banco o il pollo?»
pere cosa stiamo facendo.» «Purtroppo il banco, molto spesso. A noi interessano le vinci-
«Bleah», confermano la voce e la smorfia di Alice. «Sempre alla te del pollo, ma quelle sono piuttosto rare. Appena un po’ più fre-
ricerca di qualche stramaledettissima probabilità, allora.» quenti dello scavare bitcoin in giardino, ma comunque pochine.»
«A dire il vero – precisa Piotr – questa volta le probabilità le co- «Non ho nessuna speranza di convincervi a mollare tutto e a ve-
nosciamo benissimo. Sappiamo anche come andrà a finire il gio- nir fuori, vero? Va bene, eccovi le birre, accompagnate da tutto il
co, ma stiamo cercando di fare andare le cose come nessuno se lo mio disprezzo. Vi concedo di riassumermi l’abominevole proble-
aspetta.» ma che vi tiene lontani dalla più bella luce crepuscolare dell’anno,
«Non sono sicura di voler sapere altro.» a patto che Rudy non cominci dicendo “è molto semplice”. Non lo
Illustrazione di Stefano Fabbri

«Te lo diremo lo stesso, Alice», ghigna Rudy. «Tanto per comin- sopporto, soprattutto quando si parla di probabilità.»
ciare, sappi che non stiamo impegnando nessun organismo a ba- «Beh, tutto nasce dal fatto che di solito io tengo il banco, e le re-
se di carbonio, per una volta: solo stolide intelligenze a base di sili- gole che mi invento tendono a favorirlo. Stavolta il vantaggio del
cio. I nostri laptop stanno giocando, ciascuno contro se stesso, un banco è chiaro e palese, ma sono interessato a che il banco perda,
mucchio di partite. Noi ci limitiamo a registrare l’andamento.» almeno un po’, almeno dopo un certo tempo. È molto semplice.»
«Insomma, state rendendo schizofrenici i computer. Ringrazio «Ti avevo chiesto di non dirlo!»

92 Le Scienze 637 settembre 2021


di Rodolfo Clerico, La soluzione del problema esposto in queste pagine sarà
Piero Fabbri e pubblicata in forma breve a ottobre e in forma estesa sul
Francesca Ortenzio nostro sito: www.lescienze.it. Potete mandare le vostre
risposte all’indirizzo e-mail: rudi@lescienze.it.

IL PROBLEMA DI AGOSTO

La fantomatica pasticceria visitata il mese scorso da Doc ha la perversa la pasticceria usasse vassoi da un solo pasticcino il problema non avreb-
abitudine di vendere pasticcini solo in tre tipi di vassoi, da 6, 9 e 20 ele- be senso, perché tutti gli interi soddisfano l’equazione n≡0 (mod 1). È in-
menti, e si rifiuta di consegnare vassoi che non siano a pieno carico. Il somma sufficiente trovare coppie (y, z) tali che i minimi valori esprimibi-
proprietario asserisce che, «oltre un certo numero» di pasticcini ordina- li come 9y + 20z siano pari, (mod 6), a 1, 2, 3, 4 e 5. I multipli di 9 sono
ti, il suo negozio sarà in grado di ottemperare in maniera precisa e senza alternativamente uguali a 0 e 3 (mod 6) e i valori minimi sono uguali a 0
sprechi a ogni ordine dei clienti. Doc, per puro dispetto, calcola e ordina e 9. I multipli di 20 (mod 6) sono ciclicamente uguali a 0, 2 e 4 e i valori
proprio quel «certo numero» di pasticcini, insomma il numero più gran- minimi sono 0, 20 e 40. Mancano solo i valori 1 e 5, facilmente ottenibi-
de che non si riesce a sistemare perfettamente in un set di vassoi da 6, 9 li: il primo sommando (sempre in mod 6) 3 e 4, e il secondo sommando
o 20 completamente riempiti. 2 e 3. Imponendo i valori minimi, si trova che per n≡1 (mod 6) il valore
Un’ordinazione «ben soddisfatta» dal pasticciere si può esprimere co- minimo che soddisfa l’equazione è 49, mentre per n≡5 (mod 6) è 29; ne
me 6x + 9y + 20z. È utile usare l’aritmetica modulare in base 6, consi- segue che il massimo numero di pasticcini non confezionabile sui tre tipi
derando che il vassoio più piccolo, governato dalla x, garantisce la sod- di vassoi è quello per cui vale n≡1 (mod 6) immediatamente preceden-
disfazione di tutti i valori n≡0 (mod 6): a titolo di esempio, si noti che se te a 49, ovvero 43.

revoli restando senza centesimi, insomma andando in bancarotta.


Devi avere almeno un centesimo, per giocare.»
«Beh, certo, per k piccoli, può forse capitare. Mi pare possibile,
ma poco probabile.»
«Già, infatti le nostre macchine stanno macinando numeri con
pochissime vittorie per il pollo. Quello che davvero ci interessa è il
valore minimo di k per cui il banco abbia una probabilità maggio-
re di 0,5 di non andare in bancarotta.»
«Voi mi volete male! Questa è la probabilità di una probabilità!»
«Beh, no. Non facciamo confusione: le probabilità le hai tutte.
Qui stiamo cercando un numero, intero e determinato, di centesi-
mi, per il quale… eccetera eccetera.»
«E state simulando partite al computer?»
«Qui, devi prendertela con Doc: gli ho fatto vedere come calco-
lare il valore (con solo un piccolo aiuto da parte di un foglio di cal-
colo), ma lui non era convinto, e così abbiamo deciso di far parti-
re le simulazioni.»
«Vuoi dire che stai facendo tritare numeri per ore a due macchi-
ne innocenti solo per dar retta a Doc?»
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
«Uh, non esattamente. Ho anche un secondo scopo, e volevo
«Hai detto che non dovevo cominciare l’esposizione con quella verificarlo.»
frase. Io l’ho usata per finirla.» «Non ti fidi dei tuoi calcoli?»
«Non t’arrabbiare, Alice. Rudy ha ragione, almeno in prima bat- «Mi rifiuto di rispondere. Voglio verificarlo, punto.»
tuta: è solo il caro vecchio lancio di moneta, testa o croce, ma con «E quale sarebbe questo scopo misterioso?»
una moneta truccata. Il banco ha una probabilità 0,501 (ossia, un «È molto... no, in realtà non lo è per nulla. Supponi che il banco
millesimo più della parità) di vincere, e il pollo ha le restanti 0,499. parta con esattamente i k centesimi che abbiamo appena calcola-
Tutto chiaro, sin qui?» to. Può comunque andare in bancarotta, naturalmente.»
«Beh, riesco ancora a capire la differenza tra 500 e 501. Tu, «Certo. Conosco persone così sfortunate che…»
piuttosto, non hai ancora capito la differenza altrettanto elemen- «Appunto. Viene allora spontaneo chiedersi quando sia più
tare tra un onesto inventore di giochi e il figuro con cui continui probabile che il banco vada in bancarotta. Dopo quante giocate?
a giocare, direi. Ma tagliamo corto… devo scommettere qualcosa? Supponi si cominci a giocare alla mezzanotte del primo gennaio,
Punto sul banco.» ventiquattro ore al giorno, con una giocata all’ora: qual è il mo-
«Va bene. Ma il punto non è proprio questo. Ogni giocata è al- mento di massima probabilità di bancarotta per il banco?»
la pari, ovvero se vince il banco, il pollo paga un centesimo; se vin- «Ho capito bene? State cercando la probabilità di una probabi-
ce il pollo, il banco paga un centesimo. Però il banco comincia il lità di una probabilità? Una probabilità al cubo? Che io vi spacchi
gioco con k centesimi, e potrebbe infilare una serie di lanci sfavo- quelle due teste quadre, mi pare lineare, a questo punto.»

www.lescienze.it Le Scienze 93
Libri & tempo libero

Il nostro rapporto con le malattie infettive


L’impatto dei patogeni sulla storia dell’umanità, tra scienza, economia e politica

La danza della peste


di Charles Kenny
Bollati Boringhieri, Torino, 2021, pp. 288 (euro 24,00)

ei paesi ricchi, la pandemia ci ha preso alla sprovvista,

N per una miopia ottimista che chiudeva le grandi stra-


gi delle malattie infettive tra i ricordi delle generazioni
precedenti. I campanelli d’allarme che dagli anni novanta del No-
vecento hanno suonato più volte non sono serviti a preparare né i
singoli cittadini né le istituzioni di molti stati a un evento di questa
portata. Sarebbe bastata un po’ di consapevolezza storica per capi-
re che non si trattava di «se», ma di «quando»: dopo aver scampato
varie influenze (suine e aviarie) e altri coronavirus (SARS e MERS),
a fine 2019 siamo stati costretti a fare i conti con i fantasmi delle
pestilenze. Se non in mortalità, almeno in termini di impatto sulla
socialità, la politica e l’economia.
Il libro ha proprio questo scopo: illuminare quali possano esse-
re gli impatti delle malattie infettive e che cosa abbiamo fatto per
limitarne gli effetti, guardando alla storia dell’umanità. Un rac-
conto che non si limita ad andare indietro fino all’antichità: si in-
terseca infatti con l’evoluzione della nostra specie, dal momento
che le malattie infettive hanno lasciato più di un segno nel nostro
genoma, fin da quando i sapiens ancora non solcavano le savane
africane. La selezione darwiniana ha fatto il suo lavoro nei millen-
ni, mutando contemporaneamente patogeni e ospiti, in una cor-
sa agli armamenti visibile, per esempio, in molti adattamenti che
conferiscono resistenza alle forme gravi di malaria, o alle stragi di
nativi in America e in Oceania compiute da patogeni a cui il loro
sistema immunitario non era stato esposto. Genetica e selezione
naturale però non bastano, e siamo stati noi umani a elaborare le
strategie per moltiplicarci in maniera maggiore, e poi prolunga-
re l’aspettativa di vita. Maggiore igiene, soprattutto, prima ancora
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

che si sapesse nulla dei germi, per tentare di tamponare gli effet-
ti della globalizzazione commerciale che insieme a seta, spezie e ha molti pregi e qualche difetto. Perpetua qualche luogo comune
schiavi scambiava anche malattie. La medicina fu comunque len- che la storiografia negli ultimi decenni ha sfatato, ma questa man-
ta nel contribuire a simili miglioramenti: fu necessario allontanar- canza è bilanciata dalla capacità di uscire dal semplice ambito del-
si dall’umoralismo e scoprire con fortuna e fatica le proprietà di al- la storia della medicina per avvicinarsi alle scienze sociali a tutto
cune piante, per poter evolvere verso la medicina contemporanea tondo, analizzando e spiegando quanto sia necessario – per affron-
basata su biochimica e fisiologia. tare le malattie infettive – pensare allo stile di vita, all’economia, ai
Il libro è molto efficace nell’evitare di seguire una semplice cro- modelli politici ed economici che vogliamo accettare.
nologia, argomentando di volta in volta quali diversi fattori abbia- Una conclusione fondamentale cui si arriva è che nessuno può
no plasmato il nostro rapporto con le malattie infettive intreccian- difendersi da solo: non solo in termini di geografia e trasporti, ma
do fili narrativi diversi: molta economia e tanta attenzione a come anche di cooperazione interdisciplinare. Epidemiologia o virolo-
i contagi abbiano impatti sociali molto profondi, non limitati al- gia da sole possono poco contro malattie emergenti dovute alla
le statistiche della clinica. Molto spazio è dato anche alle vaccina- deforestazione (come Ebola), e lo sviluppo economico deve tener
zioni, strumento fondamentale che ha portato alla scomparsa del conto degli aspetti sanitari. La salute è necessariamente globale e,
vaiolo e ha radicalmente ridotto tante altre malattie, tra cui la po- come le malattie, non conosce confini.
lio. Scritto in modo decisamente accessibile, il volume di Kenny Mauro Capocci

94 Le Scienze 637 settembre 2021


Grandi menti dimenticate
Vicende di innovatori il cui contributo è passato sotto silenzio

Si può avere una mente brillante e dare un contribu- re si traduce non solo in questo enorme carico menta-
to essenziale a un settore disciplinare o a un’innovazio- le, ma anche in disparità salariale e, naturalmente, nel
ne importante senza salire agli onori della cronaca. Può ridimensionamento del suo contributo scientifico. È un
succedere per motivi diversi, legati a singole motivazioni simile percorso che porterà alla mancata assegnazione
o complessi intrecci di fattori, che non è sempre facile del premio Nobel a Jocelyn Bell per la scoperta delle
dipanare. Per esempio, si può rimanere «nell’ombra», pulsar, che ha giustamente fatto molto discutere.
per adoperare la terminologia scelta dalle autrici del li- Altre volte il problema è rappresentato dalla gestione di
bro, esperte di comunicazione della scienza con per- un brevetto e da un intreccio di circostanze, come nel
corsi diversi e complementari, per motivi legati al gene- caso di Antonio Meucci. Altre volte ancora si arriva indi-
re. Non è un caso se molte delle storie raccontate sono pendentemente a una grande scoperta legata al nome
di donne, ostacolate dal patriarcato strutturale nella so- di un altro, come per Alfred Russel Wallace, la cui figura
cietà, che subordinava i loro interessi scientifici e cultu- oggi è spesso strumentalmente travisata dagli antidar-
rali alle occupazioni domestiche, permettendo con mol- winisti. Leggendo le storie, raccontate in modo appas-
ta più facilità agli uomini di ricevere riconoscimenti. sionante e curato sul piano della scrittura e della ricerca
«La mia vita domestica – scrive la brillante astronoma delle fonti, si ha modo di riflettere sul fatto che la scien-
Williamina Paton Fleming, di cui si racconta la storia – za è un’opera collettiva, portata avanti da una nutrita co-
è necessariamente diversa da quella di altri funzionari munità di persone, e che l’idea del genio isolato è ingan- Geni nell’ombra
dell’università, giacché il governo della casa grava tutto nevole, perché per ogni figura esaltata ce ne sono molte di Milly Barba e Debora Serra
sulle mie spalle, insieme alla preoccupazione di reperi- altre «nell’ombra», spesso non meno importanti. Codice Edizioni, Torino, 2021,
re i mezzi per far fronte ai suoi costi.» Il divario di gene- Anna Rita Longo pp. 268 (euro 17,00)

Scrivere di scienza oggi


Istruzioni e riflessioni per aspiranti giornalisti scientifici

Un po’ guida pratica e un po’ saggio, il libro è frutto un giornalismo specializzato tutto particolare, il cui ruo-
dell’esperienza di Nico Pitrelli come direttore del Master lo – storicamente marginale nei media italiani – secon-
di comunicazione della scienza della SISSA di Trieste, il do Pitrelli ha bisogno di essere ripensato e ridefinito alla
primo e più autorevole corso di formazione per giornali-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
luce delle grandi trasformazioni in corso sia nel siste-
sti scientifici d’Italia, oltre che di una riflessione sul rap- ma dei media in generale sia nella stessa comunicazio-
porto tra scienza, società e comunicazione che impe- ne della scienza.
gna l’autore da anni. Essere giornalisti scientifici oggi richiede sì nuove com-
I capitoli centrali del libro costituiscono infatti un vero petenze e specializzazioni, ma va al di là di una funzio-
e proprio manuale di istruzioni per chi si accosta alla ne di interpreti dei risultati scientifici o di «cani da guar-
carriera di giornalista scientifico, che raccoglie strumen- dia» contro il dilagare di informazioni approssimative o
ti indispensabili per un corretto racconto della scienza e spettacolarizzate e di false notizie. Comporta invece an-
dei suoi risultati, dall’interpretazione di un articolo scien- che – forse soprattutto – uno sguardo critico e indipen-
tifico alla valutazione delle fonti, dalla trattazione dei da- dente, capace di costruire sintesi tra le esigenze e gli
ti alle varie tecniche e formati narrativi, senza trascurare obiettivi, non sempre coincidenti, della comunità scien-
le strategie per «sopravvivere e prosperare da freelan- tifica e della società civile. E richiede quindi l’acquisi-
ce», che rappresentano ormai la stragrande maggioran- zione di un orizzonte politico, la consapevolezza che il
za delle figure professionali del settore. ruolo e le responsabilità dei giornalisti scientifici «non Il giornalismo scientifico
Di interesse più ampio sono invece i capitoli dedica- hanno solo a che vedere con il lavoro degli scienziati ma di Nico Pitrelli
ti alla funzione del giornalismo scientifico, in cui l’auto- riguardano la natura della società che vogliamo vivere». Carocci, Roma, 2021,
re si concentra sull’utilità sociale e il valore aggiunto di Claudia Di Giorgio pp. 128 (euro 12,00)

www.lescienze.it Le Scienze 95
Libri & tempo libero

Botanica per il futuro


Le piante suggeriscono soluzioni ai problemi dell’umanità

Nel suo libro di esordio di due anni fa, Barbara Mazzolai ni preziose in questo senso, aiutandoci a trovare un si-
accompagnava il lettore in un settore di confine, quello stema di limitazione dei danni. Oppure si può studiare
della robotica ispirata alle piante. La natura geniale rac- come il popolo Khasi, nell’India nord-orientale, sfrutta
contava quello che la stessa autrice e un manipolo di al- le reazioni delle radici aeree di Ficus elastica a tatto (tig-
tri ricercatori curiosi e creativi hanno realizzato: i primi motropismo) e stimoli chimici (chemotropismo) per far
plantoidi, robot ispirati al mondo vegetale. Oggi Mazzo- sì che questi alberi si sviluppino come desiderato, con
lai sposta maggiormente l’accento sulle piante, metten- strutture architettoniche utili, come i ponti. Proprio da
do in fila una carrellata di storie botaniche sorprendenti. queste fascinazioni è nato il nuovo progetto di Mazzo-
E, questo è l’intento esplicito di Mazzolai in queste pagi- lai, che mostra come lei e il suo gruppo guardino al fu-
ne, guardando proprio alla natura, e alle piante in par- turo radicandosi nella botanica: si chiama Roker e sarà
ticolare, potremo ancora trovare soluzioni ai problemi un robot capace di crescere sulla base degli stimoli am-
che minacciano oggi l’umanità, a cominciare dalle con- bientali ricevuti e dell’interazione con l’uomo.
seguenze del cambiamento climatico. Un altro messaggio che arriva forte è la necessità di
Da questo punto di vista, le piante tutte sembrano vit- continuare a studiare il mondo vegetale, fonte di ispira-
time di un paradosso: da loro deriva il carbone che ha zione per la tecnologia del futuro, ma anche elemento
permesso di iniziare la Rivoluzione industriale da cui è imprescindibile per la vita. In fondo, la piante sono ap- Il futuro raccontato
nata la crisi climatica, ma sempre loro sono il miglior si- parse sulla Terra ben prima di noi e senza di loro, e la lo- dalle piante
stema per la cattura dell’anidride carbonica in eccesso ro invenzione della fotosintesi, non ci sarebbero mai sta- di Barbara Mazzolai
nell’atmosfera. Così, studiare il modo di fare rete delle te le condizioni per la nostra comparsa. Longanesi, Milano, 2021,
piante in simbiosi con i funghi potrebbe darci indicazio- Marco Boscolo pp. 224 (euro 18,00)

In giardino il clima è diverso


Il riscaldamento globale nelle testimonianze di un giardiniere

Questo libro avrebbe anche potuto chiamarsi «un giar- za, in cui l’autore invita a usare i giardini come una pa-
diniere alle prese con i cambiamenti climatici», ma Pa- lestra. «Un giardino non è natura», ammonisce. Ovvero,
olo Pejrone, architetto paesaggista e progettista di giar- non azzardiamoci a pensare che tramite le nostre scelte
dini di fama internazionale, preferisce esplicitare il
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
casalinghe in fatto di piante potremo arginare le conse-
«dubbio», quello che oggi assale il giardiniere. Pejrone guenze del riscaldamento globale, che richiede decisio-
in queste pagine affronta le questioni con sicurezza ma ni a livelli del tutto diversi. Quello che possiamo fare nei
senza sicumera, facendo della necessità di adattamen- nostri giardini è allenare la familiarità con il mondo ve-
to – forse imparata dalle piante stesse – e della capacità getale, la nostra sensibilità e il coinvolgimento, e questo
di cambiare idea quando necessario la propria cifra sti- certo può aiutare a cambiare alcune cose, che però in
listica. Non aspettatevi un libro di divulgazione scientifi- parte sono ormai irreversibili. Meglio adattarsi dunque
ca però: anche se l’approccio di Pejrone è chiaramen- per non venire sconfitti del tutto.
te evidence based, quel che troverete qui è soprattutto Il ruolo degli alberi, la scomparsa di specie tipiche, la
una preziosa e ragionata testimonianza. comparsa di specie migranti, l’entrata della macchia
Lo sguardo di Pejrone non è prezioso solo per l’inne- mediterranea nella pianura padana piemontese: Pejro-
gabile competenza ma anche per il suo periodo di at- ne descrive tutto questo con intelligenza, arguzia e po-
tività, lungo abbastanza da aver visto con i propri oc- esia. Il volume si struttura infatti in brevissimi capitoli,
chi le conseguenze del cambiamento climatico, quasi un corrispondente in prosa di haiku giapponesi I dubbi del giardiniere
specialmente nelle colline piemontesi, dove vive e cu- con i quali condivide la capacità evocativa, i temi natu- di Paolo Pejrone
ra personalmente il giardino del Bramafam di Revello. ralistici ma anche la lettura a più livelli. Einaudi, Torino, 2021,
Questo è un libro sull’adattamento e sulla sopravviven- Federica Sgorbissa pp. 192 (euro 17,00)

96 Le Scienze 637 settembre 2021


Trieste Next
dal 24 al 26 settembre
a Trieste e in streaming sui canali digitali della manifestazione
www.triestenext.it

Trieste Next per un benessere sostenibile


La scienza per la sostenibilità è il tema della decima edizione della manifestazione

Q
uella di Trieste Next è una ker- festival, evoca probabilmente scenari con- analisi e il loro essere elemento imprescin-
messe che fin dal nome ha sem- flittuali che sarebbe forse bene evitare, è dibile per lo sviluppo dell’intelligenza arti-
pre guardato al futuro, e c’è però fuori di dubbio che per rispondere al- ficiale. Senza dimenticare i problemi che la
molto bisogno in questo momento di pro- le domande di questa doppia crisi, sanita- società dei big data porta con sé, come ri-
gettare più di un futuro. La nostra socie- ria e ambientale, non si possa prescindere corda da anni uno degli ospiti dell’evento
tà sta ancora facendo i conti a fatica con la dalla scienza. A volte ispirandosi diretta- triestino: Viktor Mayer-Schonberger, pro-
pandemia di COVID-19 e sullo sfondo c’è mente a essa, come fa da anni un’altra ospi- fessore di internet governance and regu-
una crisi climatica che morde ogni gior- te, Barbara Mazzolai, biologa dedita alla lation all’Università di Oxford, nel Regno
no di più. Verrebbe allora da scrivere che costruzione di robot – i plantoidi – ispira- Unito. Oppure senza dimenticare anche il
quello scelto per questa decima edizio- ti alle piante nel comportamento; che po- rapporto tra genetica e ambiente, che ogni
ne era l’unico tema possibile: Take Care. trebbero rivelarsi alleati fondamentali, per giorno capiamo essere più complesso, co-
La scienza per il benessere sostenibile. Da esempio nell’effettuare analisi dell’inqui- me ricorda l’intervento di Alberto Piazza,
una parte l’accento sul rimettere in ordi- namento dei suoli. autore di un fortunato libro dal titolo Ge-
ne, garantendo salute e per quanto possi- Trieste Next si apre il 24 settembre con netica e destino in finale al Premio Galileo
bile serenità di fronte alle sfide della salute; uno dei sei eventi italiani della Notte eu- di Padova.
dall’altra la necessità sempre meno riman- ropea dei ricercatori e prosegue con oltre Tra i partner, quest’anno c’è particolare
dabile di intraprendere azioni che rendano 100 eventi, con 200 ospiti e altrettanti la- curiosità per INAIL che, in collaborazione
l’attività umana sempre meno impattante. boratori e incontri per le scuole. Tra i temi con l’Istituto italiano di tecnologia, presen-
Se Armati di scienza, titolo del libro più proposti, c’è da sottolineare l’interesse del- terà una innovativa mano robotica.
recente di Elena Cattaneo, tra gli ospiti del la manifestazione per l’uso dei dati, la loro Marco Boscolo

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Immagini della scorsa edizione di Trieste Next, tenutasi nel pieno


rispetto delle norme anti COVID-19, proprio come quella di quest’anno.
Cortesia Trieste Next (tutte le foto, 3)

www.lescienze.it
Prossimo numero

a ottobre

Non proprio stelle


di Katelyn Allers

Onnipresenti nello spazio, le nane brune sono oggetti fiochi e


compatti che somigliano per certi aspetti alle stelle e per altri ai
pianeti. Il loro studio approfondito potrebbe aiutare a risolvere
misteri su entrambi.

Nuove scoperte sull’Alzheimer


di Jason Ulrich e David M. Holtzman

Demoralizzati dai fallimenti delle nuove terapie, molti ricercatori


impegnati nello studio del morbo di Alzheimer si sono concentrati
su bersagli differenti. E potrebbero averne individuati alcuni di
promettenti in cellule immunitarie del cervello: le cellule della
microglia.

Perché gli animali giocano?


di Caitlin O’Connell

Giocare affina la forma fisica e le capacità cognitive e permette


agli animali sociali di sviluppare le abilità necessarie a sopravvi-
vere e a riprodursi. E in tutto questo noi esseri umani non faccia-
mo eccezione.

LE SCIENZE S.p.A. Responsabile del trattamento dati


Il responsabile del trattamento dei dati raccolti
Notizie, manoscritti, fotografie, e altri materiali
redazionali inviati spontaneamente al giornale
Sede legale: Via Cristoforo Colombo 90, in banche dati di uso redazionale è il direttore non verranno restituiti.
00147 ROMA. responsabile a cui è possibile rivolgersi
scrivendo a privacy@lescienze.it per i diritti In conformità alle disposizioni contenute nell’articolo 2
Redazione: tel. 06 49823181 previsti dal Regolamento (UE) 2016/679 sulla comma 2 del «Codice Deontologico relativo al trattamento
Via Cristoforo Colombo 90, 00147 Roma protezione dei dati personali. dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica ai
sensi dell’Allegato A del Codice in materia di protezione dei
e-mail: redazione@lescienze.it Registrazione del Tribunale di Milano n. 48/70 dati personali ex d.lgs. 30 giugno 2003 n.196», Le Scienze
www.lescienze.it del 5 febbraio 1970. S.p.A. rende noto che presso la sede di Via Cristoforo Colom-
Direttore responsabile bo, 90, 00147, Roma esistono banche dati di uso redazionale.
Rivista mensile, pubblicata da Le Scienze S.p.A. Per completezza, si precisa che l’interessato, ai fini dell’eser-
Marco Cattaneo Printed in Italy - agosto 2021 cizio dei diritti riconosciuti dall’articolo 7 e seguenti del d.
Redazione Copyright © 2021 by Le Scienze S.p.A. lgs.196/03 - tra cui, a mero titolo esemplificativo, il diritto di
Giovanni Sabato, Cinzia Sgheri, ISSN 2499-0590 ottenere la conferma dell’esistenza di dati, la indicazione
Giovanni Spataro, delle modalità di trattamento, la rettifica o l’integrazione dei
Tutti i diritti sono riservati. dati, la cancellazione ed il diritto di opporsi in tutto od in
Giovanna Salvini (caposervizio grafico), Nessuna parte della rivista può essere riprodotta, parte al relativo utilizzo - potrà accedere alle suddette ban-
Andrea Mattone (grafico) rielaborata o diffusa senza autorizzazione scritta che dati rivolgendosi al Responsabile del trattamento dei
Collaborazione redazionale
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

dell’editore. Si collabora alla rivista solo su invito dati contenuti nell’archivio sopraindicato presso la Redazio-
Folco Claudi, Gianbruno Guerrerio e non si accettano articoli non richiesti. ne di Le Scienze, Via Cristoforo Colombo, 90, 00147 Roma.
Segreteria di redazione:
ABBONAMENTI E ARRETRATI Illustrazione di Mark Ross (nana bruna); Joachim Schmeisser (elefanti)
Andrea Lignani Marchesani SCIENTIFIC
Progetto grafico: Giovanna Salvini
GEDI Distribuzione S.p.A.
AMERICAN Per informazioni sulla sottoscrizione di abbonamenti
Referente per la pubblicità e sulla richiesta di arretrati telefonare
Editor in Chief al numero 0864.256266 o scrivere a
A. Manzoni & C. S.p.A. Laura Helmut abbonamenti@gedidistribuzione.it o
agente Marta Bisin (tel. 02 57494231, 348 9320514) arretrati@gedidistribuzione.it
President
e-mail mbisin@manzoni.it Fax 02.26681986.
Dean Sanderson
Pubblicità: Executive Vice President Italia
A. Manzoni & C. S.p.A. Michael Florek abb. annuale € 42,00
Via Nervesa 21, 20139, Milano, abb. biennale € 80,00
Hanno collaborato a questo numero abb. triennale € 106,00
telefono: (02) 574941 copia arretrata € 9,90
Per le traduzioni: Silvia Baldi: La sete dell’umani- Estero
Stampa tà; Francesca Bernardis: Una nuova versione abb. annuale € 79,00
Puntoweb, Via Variante di Cancelliera, snc,
della vita; Silvio Ferraresi: Il cervello elettrico;
00040 Ariccia (RM).
Daniele Gewurz: Gli acceleratori del futuro;
Accertamento
Consiglio di amministrazione Lorenzo Lilli: Le rocce dell’Oman e la cattura del
Corrado Corradi (presidente), Michael Keith carbonio, I salti dei delfini e la mente umana; diffusione stampa
Florek (vice presidente), Gabriele Acquistapace, Alfredo Tutino: Difendere il suolo e salvare il pia- certificato
David Blancato, Markus Bossle neta. n. 8885 del 05/05/2021

98 Le Scienze 637 settembre 2021


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

e e e
e e e
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Potrebbero piacerti anche