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le Scienze

edizione italiana di Scientific American


Marzo 2023
euro 5,90

Quando finisce
una pandemia?

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Gli esempi del passato suggeriscono che non lo decide tanto


la scomparsa dei casi, quanto la fine della percezione di emergenza

Astrofisica Evoluzione Esplorazione spaziale


Come nascono gli elementi Il ruolo del metabolismo nel La missione NASA che poteva
chimici più pesanti del cosmo successo di Homo sapiens anticipare il primo allunaggio
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in copertina Sommario
Dopo tre anni di pandemia si susseguono dichiarazioni sulla sua
fine, ma non è banale stabilire quando una simile meta si possa dire
raggiunta (STR/AFP via Getty Images) Marzo 2023 numero 655

26

ASTROFISICA EVOLUZIONE
26 Alchimia cosmica 56 Il motore umano
di Sanjana Curtis di Herman Pontzer
Nuove prove stanno chiarendo le origini degli elementi Gli studi sul metabolismo rivelano informazioni sorpren-
chimici più pesanti dell’universo
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237 denti su come bruciamo le calorie a ogni età, e su come la
collaborazione nella produzione del cibo e la sua condivi-
EPIDEMIOLOGIA sione siano stati essenziali per il successo di Homo sapiens
34 Quando finisce una pandemia?
FISICA QUANTISTICA
di Mauro Capocci
Non lo deciderà tanto la scomparsa dei casi, quanto la fi-
62 L’universo non è localmente reale
ne della percezione di emergenza nelle popolazioni e nel- di Daniel Garisto
le istituzioni, che, a seconda della scala a cui guardiamo, Esperimenti con fotoni entangled hanno svelato un pro-
arriverà in momenti diversi fondo mistero al centro della realtà

EVOLUZIONE ANTROPOLOGIA
42 Al di là dei geni 68 In dialogo con i morti
di David Pfennig di Piers Vitebsky
Gli organismi cambiano le caratteristiche fisiche in rispo- Una tradizione indigena mostra quanto sia importante, e
sta a fattori ambientali e questa flessibilità sembra avere fragile, la diversità religiosa
un ruolo importante nell’evoluzione
ESPLORAZIONE SPAZIALE
Illustrazione di Ron Miller

INTELLIGENZA ARTIFICIALE 78 Gemini 16, il primo allunaggio


52 L’IA scrive di se stessa di Paolo Miniussi
di Almira Osmanovic Thunström L’umanità è arrivata per la prima volta sulla Luna con il
Un articolo scientifico che ha come autore un algoritmo programma Apollo della NASA. Ma la storia sarebbe potu-
solleva questioni etiche ta andare diversamente

www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche

7 Editoriale
di Marco Cattaneo

8 In edicola
10 Intervista
Antiche presenze nelle tracce di Grotta Romanelli
di Anna Rita Longo

12 Made in Italy
La riabilitazione motoria si fa con i dati di Letizia Gabaglio

14 Il matematico impertinente
I numeri del frate di Piergiorgio Odifreddi

15 Scienza e filosofia
Predizioni e novità di Elena Castellani

16 Homo sapiens
Il più antico H. sapiens in Europa? di Giorgio Manzi
10
17 La finestra di Keplero
L’origine rapida della Luna di Amedeo Balbi

88 Coordinate
Gli Stati Uniti perdono anni di vita di Tanya Lewis

89 I bastioni di Orione
Sognando Wakanda di Michele Bellone

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90 La ceretta di Occam
Con le rughe bisogna farci pace di Beatrice Mautino

91 Pentole & provette


La prima salsa al pomodoro italiana di Dario Bressanini

92 Rudi matematici
Su concessione del MiC - Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio
per le province di Brindisi e Lecce (grotta); fcafotodigital/iStock (spaghetti)
Scacchi elvetici acciambellati
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio

94 Libri & tempo libero


91
SCIENZA NEWS

18 Perché i fulmini 22 Papà è più grande di mamma


Certificato PEFC si muovono a zig-zag 22 La nascita di nuovi geni
20 Una strana nube di gas vicina a M31 dal DNA spazzatura
La nostra carta
proviene da foreste 20 Quanto è lunga la vita media 23 Undici passaggi stretti
gestite in modo della materia oscura per il traffico navale
sostenibile
e da materiali riciclati 21 LHC, l’anomalia non c’è più 23 Mai così poca neve sulle Alpi
21 L’incerta origine da 600 anni
www.pefc.it
delle stelle vagabonde 24 Brevissime

4 Le Scienze 655 marzo 2023


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di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello John P. Moore
presidente, Wenner- docente di microbiologia e
Gren Foundation for immunologia, Weill Medical
Anthropological Research College, Cornell University
Roberto Battiston M. Granger Morgan
professore ordinario di fisica docente, Carnegie Mellon
sperimentale, Università University
di Trento Miguel Nicolelis
Roger Bingham condirettore, Center for
docente, Center for Brain and Neuroengineering, Duke
Cognition, Università della University
California a San Diego Martin Nowak

Un finale Edoardo Boncinelli


docente, Università Vita-
Salute San Raffaele, Milano
Arthur Caplan
direttore, Program for
Evolutionary Dynamics,
Harvard University
Robert Palazzo
docente di biologia,

senza botto
docente di bioetica,
Rensselaer Polytechnic
Università della Institute
Pennsylvania
Telmo Pievani
Vinton Cerf
professore ordinario filosofia
Chief Internet Evangelist, delle scienze biologiche,
Google Università degli Studi di
George M. Church Padova
La pandemia non finirà con la scomparsa del virus direttore, Center for Carolyn Porco
Computational Genetics, leader, Cassini Imaging
ma quando non ne avvertiremo più la minaccia Harvard Medical School Science Team, e direttore,
Rita Colwell CICLOPS, Space Science
Institute
docente, Università del
Maryland a College Park e Vilayanur S.
numeri ci dicono che stiamo Ma allora, quando finisce una pandemia? Ramachandran

“I
Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health direttore, Center for Brain
avendo una crescita importante Già il 14 settembre 2022 Tedros Ghebreye- Richard Dawkins and Cognition, Università
della California a San Diego
delle persone in terapia inten- sus, direttore generale dell’Organizzazio- fondatore e presidente,
Lisa Randall
Richard Dawkins Foundation
siva e purtroppo delle persone decedute». ne mondiale della Sanità, aveva dichiara- Drew Endy docente di fisica, Harvard
University
Tre anni fa – ricordate? Era il 9 marzo 2020 to che la fine della pandemia era in vista. E docente di bioingegneria,
Carlo Alberto Redi
Stanford University
– con queste parole il presidente del Consi- allora bisogna ragionare sul significato che Ed Felten
docente di zoologia,
Università di Pavia
glio Giuseppe Conte annunciava che l’Ita- attribuiamo alla parola fine, come fa in que- direttore, Center for
Martin Rees
Information Technology
lia sarebbe entrata in lockdown. La pande- ste pagine Mauro Capocci. Che qualche me- Policy, Princeton University docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
mia da COVID-19 stava entrando nella sua se fa, in un articolo che abbiamo pubblicato Kaigham J. Gabriel Cambridge
prima, violenta ondata, con le conseguen- sul nostro sito, scriveva: «D’altra parte, nes- presidente e CEO, Charles
Stark Draper Laboratory
John Reganold
docente di scienza del suolo,
ze che conosciamo. suno ha ben chiaro quando potrebbe esse- Harold Garner Washington State University
Avrebbe dovuto terminare il 3 aprile, re dichiarata la fine della pandemia, e co- direttore, divisioni sistemi e Jeffrey D. Sachs
informatica medici, docente,
direttore, The Earth Institute,
ma per la gravità della situazione fu proro- me ha scritto nel 1989 Charles Rosenberg in Virginia Bioinformatics Columbia University
Institute, Virginia Tech
gato fino al 18 maggio. Se avete buona me- uno dei più citati articoli sull’argomento, “le Michael S. Gazzaniga
Eugenie C. Scott
Founding Executive Director,
moria, ricorderete anche che fin dall’inizio epidemie normalmente finiscono con un la- direttore, Sage Center for the National Center for Science
Study of Mind, Università
molti attendevano impazienti quella prima mento, non con un botto”». della California a Santa
Education
Terry Sejnowski
scadenza, genuinamente convinti che tre «Raggiungere l’obiettivo di eradica- Barbara
docente e direttore del
David Gross
settimane sarebbero bastate a risolvere il zione – zero nuovi casi per un determina- docente di fisica teorica,
Laboratorio di neurobiologia
computazionale, Salk
problema. Già allora, però, non ce n’erano
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to periodo di tempo – come momento per Università della California a Institute for Biological
Santa Barbara (premio Nobel Studies
le condizioni. L’Organizzazione mondiale la “fine della pandemia” appare illusorio», per la fisica 2004) Michael Shermer
della Sanità, infatti, ha stabilito da tempo scrive Capocci, ricordando che finora l’u- Danny Hillis editore, rivista «Skeptic»
co-presidente, Applied Michael Snyder
criteri stringenti per dichiarare conclusa nica malattia umana che siamo riusciti a Minds, LLC
docente di genetica, Stanford
un’emergenza epidemica: un’emergenza sconfiggere del tutto è il vaiolo. È istrutti- Daniel M. Kammen University School of Medicine
direttore, Renewable Giorgio Vallortigara
finisce, formalmente, dopo due periodi di vo, in questo senso, ricordare la storia del- and Appropriate Energy docente di neuroscienze,
incubazione completi in cui non si regi- la peste, che ancora ai giorni nostri fa regi- Laboratory, Università della direttore associato, Centre
California a Berkeley for Mind/Brain Sciences,
strano nuovi casi. strare qualche migliaio di casi all’anno, o Vinod Khosla Università di Trento
Tre anni dopo, SARS-CoV-2 è ancora quella della «Spagnola», che ha continuato Partner, Khosla Ventures Lene Vestergaard Hau
Christof Koch docente di fisica e fisica
qui. La diffusione del virus a livello globa- a contagiare, ma con numeri sempre me- presidente dell’Allen Institute applicata, Harvard University
le era tale, già allora, da rendere estrema- no preoccupanti, fino a quando non è stata for Brain Science di Seattle Michael E. Webber
Lawrence M. Krauss direttore associato, Center
mente improbabile una sua eradicazione soppiantata da altri ceppi influenzali. for International Energy
direttore, Origins Initiative,
& Environmental Policy,
totale, come abbiamo tristemente visto. Anche questa pandemia, dunque, non fi- Arizona State University
Università del Texas ad
Nel frattempo, però, il panorama è nirà con l’ultimo caso, ma quando per cit- Morten L. Kringelbach Austin
direttore, Hedonia: George M. Whitesides
cambiato. Dopo le prime violente onda- tadini e istituzioni terminerà la percezione TrygFonden Research Group, docente di chimica e
Università di Oxford e
te, grazie anche a una campagna vaccina- dell’emergenza. E la percezione è un fatto- Università di Aarhus
biochimica, Harvard
University
le globale senza precedenti – sia pure con re individuale e locale, che può essere cor- Steven Kyle Nathan Wolfe
considerevoli differenze tra diverse regio- relato all’azzeramento della mortalità in ec- docente di economia
applicata e management,
direttore, Global Viral
Forecasting Initiative
ni del mondo – le ultime varianti del virus cesso, o alla fine della pressione sui sistemi Cornell University
Anton Zeilinger
Robert S. Langer
hanno una minore aggressività, per quan- sanitari. Una pandemia, in altre parole, non docente di ottica quantistica,
docente, Massachusetts Università di Vienna
to siano più contagiose delle prime. Tanto finisce con la scomparsa del patogeno, ma Institute of Technology Jonathan Zittrain
che tutti i paesi hanno rimosso le restrizio- quando una società, in tutte le sue sfaccet- Lawrence Lessig docente di legge e computer
docente, Harvard Law School science, Harvard University
ni e l’obbligo di misure precauzionali. tature, non ne avverte più la minaccia.

www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola In edicola con «Le Scienze» di aprile
il Teorema egregium di Gauss, il nuovo volume
della collana Rivoluzioni matematiche

Una concezione nuova dello spazio


n modo del tutto nuovo di considerare lo spazio e le superfici.

U Lo ha rivelato il teorema che il suo stesso autore, Carl Friedrich


Gauss, non esitò a definire «egregio», come racconta il settimo vo-
lume della collana Rivoluzioni matematiche, acquistabile ad aprile con «Le
Scienze» a 14,90 euro (il prezzo include anche la rivista). Il teorema riguar-
da il modo di misurare quanto si curvi una superficie nell’intorno di un suo
punto. Se la curva fosse la traiettoria di una macchina, «potremmo immagi-
nare la curvatura come una misura dello sforzo che dobbiamo fare sul vo-
lante in ogni istante». Gli sforzi per misurarla hanno portato a concepire lo
spazio non più in base alle tre dimensioni consuete, ma come un catalogo in-
finito di forme tra cui scegliere le più adatte allo studio del nostro problema.

P I A N O D E L L’ O P E R A
1 - Teorema dell’equilibrio di Nash 12 - Teorema di Eulero
2 - Teorema di Pitagora 13 - Teorema del punto fisso
3 - Ultimo teorema di Fermat di Banach-Caccioppoli
4 - Teoremi di Euclide e primo libro 14 - Teorema dell’impossibilità di Arrow
degli Elementi 15 - Teorema di Lagrange
5 - Teorema fondamentale del calcolo o del valor medio
6 - Teorema di Talete sul fascio di rette 16 - Teorema di Bayes
7 - Teorema egregium di Gauss 17 - Teorema fondamentale dell’algebra
8 - Teorema del limite centrale 18 - Teorema di Abel-Ruffini
9 - Teorema di Noether 19 - Teorema di Cauchy-Kovalevskaja
10 - Teoremi dell’incompletezza di Gödel per le equazioni differenziali
11 - Teorema dei quattro colori 20 - Teorema di Perel’man-Poincaré
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I QUADERNI DIGITALI R I S E R VAT O


A G L I A B B O N AT I

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8 Le Scienze 655 marzo 2023


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Intervista Nel celebre sito paleolitico del litorale
salentino, una nuova serie di scavi continua
a fare emergere ritrovamenti sorprendenti

Antiche presenze nelle tracce


di Grotta Romanelli
a pazienza è la virtù di chi fa ricerca, e chi scava in siti

L preistorici non fa sicuramente eccezione. Ma talvol-


ta sembra che anche gli stessi siti siano chiamati a esse-
re «pazienti», perché non sempre la loro importanza si traduce in
campagne di scavo regolari. Grotta Romanelli è un caso esempla-
re. Sul fatto che si tratti un sito di altissimo valore non ci posso-
no essere dubbi. Nonostante questo sono trascorsi più di 40 anni
prima dell’avvio di nuove campagne di scavo che, riprese a par-
tire dal 2015, e da allora portate avanti ogni anno nel mese di set-
tembre, hanno cominciato a dare risultati di alto valore scientifi-
co. Abbiamo chiesto una sintesi a Raffaele Sardella, paleontologo
presso «Sapienza» Università di Roma, alla guida del gruppo che
conduce gli scavi.

Grotta Romanelli è un sito che sembra divertirsi a smentire le ipotesi


degli studiosi: possiamo dire così?
In un certo senso sì, perché già dalle prime campagne di scavo
ha rovesciato tesi consolidate. Prima della sua scoperta si riteneva
che in Italia non ci fossero tracce del Paleolitico superiore, che in-
vece qui abbondano. E agli inizi del XX secolo, autorità allora in-
discusse come Luigi Pigorini manifestarono grande perplessità
rispetto alle affermazioni degli archeologi Paolo Emilio Stasi ed Et-
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tore Regalia, che dicevano di averne trovate nei reperti scheggiati


di Grotta Romanelli. Ma questi ultimi avevano ragione. Nel 1914
Gian Alberto Blanc avviò scavi, e le ricerche, coordinate da diver-
si studiosi, continuarono dalla fine degli anni cinquanta fino all’in- aggiunge il valore artistico propriamente detto. Uno tra i frutti di
terruzione delle attività sul campo, nel 1972. A molti sembrò che la questo approccio riguarda la mappatura completa delle incisioni
grotta non avesse più segreti da svelare, ma era un giudizio errato. presenti sulla volta e sulle pareti della grotta, mai realizzata prima,
Nel 2014, in occasione del centenario dell’inizio degli scavi di che ha permesso di portarne alla luce diverse.
Blanc, per celebrare la ricorrenza, ho attivato le procedure per Tra queste, è emersa di recente la raffigurazione di un’alca (Pin- Su concessione del MiC - Soprintendenza archeologia belle arti

avere i permessi dalla soprintendenza competente per l’avvio di guinus impennis), un uccello estinto che talvolta è definito «pin-
un nuovo progetto di ricerca, condotto con strumenti e criteri mo- guino boreale», anche se non è parente dei pinguini propriamente
derni. Dal 2015 le ricerche sono ripartite grazie al finanziamento detti, pur essendo simile nell’aspetto. Si tratta di un’ulteriore con-
da parte del progetto Grandi Scavi di Sapienza, in collaborazione ferma della presenza sul territorio di questo uccello, di cui Blanc
e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce.

con l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio aveva ritrovato alcune ossa, risalenti a 10.000-15.000 anni fa.
nazionale delle ricerche (IGAG-CNR) e studiosi delle università di
Ferrara, Torino, Milano Statale e Napoli «Federico II». Le vostre ultime scoperte hanno anche contribuito a chiarire da quanto
tempo la grotta è frequentata
Qual è la novità nell’impostazione di quest’ultima serie di scavi? Un tema importante da affrontare è stato definire l’età del co-
Abbiamo avvertito la necessità di un approccio moderno, che siddetto «complesso inferiore», dove erano stati trovati manufat-
oggi significa principalmente lavorare con un team multidisci- ti in calcare e resti animali molto antichi in un deposito sedimen-
plinare, perché Grotta Romanelli presenta elementi di interesse tario che sembrava geologicamente più recente, di 125.000 anni.
per molte categorie di studiosi, essendo allo stesso tempo un si- Con uno studio dettagliato, condotto insieme a geologi dell’IGAG-
to di interesse archeologico, geologico e paleontologico, ai quali si CNR e delle università di Torino e di Milano Statale, abbiamo po-

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di Anna Rita Longo

CHI È

RAFFAELE SARDELLA

Paleontologo, è professore ordinario al si focalizzano sulla ricostruzione di ecosistemi mostre, eventi culturali. Autore di numerose
Dipartimento di scienze della Terra e direttore del antichi, sulla biocronologia di grandi mammiferi pubblicazioni scientifiche, ha coordinato
Museo universitario di scienze della Terra (MUST) e sulla paleobiologia virtuale. È attivo nella importanti progetti di ricerca e ottenuto fondi per
alla «Sapienza» Università di Roma. Si occupa divulgazione scientifica, tramite la pubblicazione ricerche in Italia e all’estero. Dal 2015 coordina gli
principalmente di Quaternario. Le sue ricerche di libri e con l’organizzazione di conferenze, scavi del sito di Grotta Romanelli a Castro (LE).

Il sito preistorico
di Grotta Romanelli,
sulla costa salentina,
presso Castro, in
provincia di Lecce.

rappresenta per noi una collaborazione importante. L’idea di base


è che unire le competenze è quanto di meglio si possa fare per am-
pliare il nostro sguardo e renderlo più profondo.

Si è pensato a qualche forma di coinvolgimento della cittadinanza?


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Certamente, perché siamo consapevoli della centralità della
cosiddetta «terza missione», di cui la comunicazione è parte inte-
grante. Da questo elemento dipende in modo diretto l’attenzione
della collettività verso i tesori archeologici e storici che il nostro
tuto avere indicazioni chiare dell’antichità del complesso infe- paese custodisce e anche la loro tutela, perché è con la diffusione
riore e, quindi, attribuire i manufatti a una specie umana di circa della conoscenza che si costruisce la consapevolezza della prote-
300.000 anni fa. La speranza è di trovarne in futuro diretta testi- zione del bene culturale. Per esempio, al termine dell’ultima cam-
monianza, con il rinvenimento di resti scheletrici umani. pagna di scavi, abbiamo organizzato un evento divulgativo sul ter-
Nel frattempo abbiamo anche condotto studi sui resti di polli- ritorio, che prevedeva anche la presentazione di un volumetto
ni provenienti dai sedimenti della grotta denominati «terre rosse» destinato al grande pubblico, realizzato con finanziamenti mini-
e «terre brune», dalla quantità e tipologia dei quali si dedurrebbe steriali e con il sostegno della Società geologica italiana.
che determinate piante potrebbero essere state trasportate inten-
zionalmente nella grotta da parte di esseri umani, per usi alimen- In questa visione non manca neppure uno sguardo al futuro più lontano
tari e forse anche medicinali. Sicuramente. Si tratta di un concetto ormai ritenuto centra-
Foto di Marija Obradovic (Raffaele Sardella)

le dell’etica dello scavo archeologico, che potrebbe non esse-


Accanto alla multidisciplinarità, emerge anche l’importanza di fare rete re immediatamente intuibile. Nell’avvicinarci allo scavo di Grot-
Assolutamente sì. Pensiamo soprattutto al fatto che il materia- ta Romanelli noi ci siamo collocati sulla scia dei tanti che avevano
le estratto da Grotta Romanelli negli scavi del passato è oggi dis- lavorato prima di noi, beneficiando delle loro conclusioni, modifi-
seminato in musei e istituti lungo tutta la penisola. Dopo aver se- candole o confermandole. Ma quello che è oggi accessibile al no-
guito le tracce di questi reperti, abbiamo instaurato fruttuose stro gruppo di ricerca sarebbe stato impensabile un secolo fa.
sinergie con le istituzioni che li custodiscono. È il caso del Museo È questo il motivo per il quale negli scavi si lasciano sempre
di antropologia di Napoli, dove si trovano i resti delle sepolture di aree non toccate, a disposizione dei ricercatori del futuro, in grado
Homo sapiens ritrovati durante gli scavi di Stasi e Regalia, che oggi di adottare metodi e tecnologie oggi forse neanche immaginabili.

www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy Fondata da un atleta, Tecnobody produce
strumenti per riabilitare persone con problemi
locomotori dovuti a traumi o malattie

La riabilitazione motoria
si fa con i dati

C
he cosa fa un atleta che non riesce più a gareggiare co-
me prima, dopo aver dedicato tanto tempo e tanta fati-
ca alla sua disciplina? Stefano Marcandelli, campione
italiano di lancio del giavellotto a 17 anni, la domanda se l’è posta.
Quando un infortunio alla spalla non gli ha più consentito di rag-
giungere i risultati a cui era abituato, ha deciso di mettere a frut-
to quello che aveva imparato sulle piste di atletica e costruirsi così
una seconda vita. Lo sport lo ha portato ad appassionarsi all’anato-
mia del corpo umano, ai meccanismi che riescono a far funzionare
questa macchina eccezionale, e a come rimetterli in forma quan-
do qualcosa non funziona più come dovrebbe. Così è stato anche
per lui, quando ha dovuto sottoporsi alla riabilitazione e ha tocca-
to con mano la sua fragilità.
Una volta smesso di gareggiare, nel 1994, nel suo garage collega
per la prima volta una macchina per la riabilitazione a un compu-
ter. La rivoluzione digitale è agli albori: allenamento e riabilitazio-
ne sono affidati all’esperienza dei professionisti, non a misure og-
gettive delle performance, ma Marcandelli pensa che il futuro sia
proprio nei dati che si possono raccogliere e nella loro elaborazio-
ne. L’obiettivo è chiaro dal principio: creare strumenti che servano
prima di tutto per la riabilitazione di chi ha subito un infortunio,
ma anche per l’allenamento degli atleti. Sempre sotto la supervi-
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

sione attenta e competente di un allenatore o di un medico.

Un grande laboratorio
Nasce così a Bergamo Tecnobody, azienda che è uscita dal ga-
rage e oggi occupa una superficie di 10.000 metri quadrati dedi-
cati a ricerca, sviluppo e produzione dei sistemi. Cuore della sede
è il Dipartimento di R&D, dove i progetti prendono forma a parti-
re dalla collaborazione tra ingegneri meccanici, informatici, elet-
tronici, bioingegneri, fisioterapisti, medici e specialisti in scienze
motorie. Un grande laboratorio che si appoggia a una filiera lo-
cale di fornitori, mantenendo un forte legame col territorio. «Da
Bergamo però i prodotti Tecnobody raggiungono tutto il mondo:
li vendiamo in circa 1000 ospedali e centri di riabilitazione cine-
si e poi siamo presenti negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi, oltre
Cortesia Tecnobody (tutte le immagini)

che in molti paesi europei», spiega Francesco Bonometti, coordi-


natore del marketing di Tecnobody. Ma la strada si fa un passo al-
la volta. La prima pedana viene studiata per due anni e lanciata sul
mercato nel 1996: un sistema innovativo nella valutazione stabilo-
metrica e propriocettiva che poteva contare su un software in gra-
do di archiviare i dati e aiutare chi doveva analizzarli.
Il 2005 è il momento della macchina per la riabilitazione della
spalla, costruita sulla dolorosa esperienza del fondatore. «Fra i di-

12 Le Scienze 655 marzo 2023


di Letizia Gabaglio

LA SCHEDA - TECNOBODY

Azienda fondata nel 1994


Persone di riferimento: Stefano Marcandelli (CEO), Alessandro Carminati (direttore tecnico)
Sito: https://www.tecnobody.com/it Mail: info@tecnobody.it
Numero di brevetti: –
Dipendenti-collaboratori: 70

Atleti infortunati, persone re la velocità. È il sistema a capire che cosa vuole fare l’utente «leg-
sopravvissute a ictus o incidenti gendo» il suo movimento. Una soluzione che migliora la prestazio-
che hanno lasciato strascichi, ne di questi sistemi e ne aumenta la sicurezza. «Anche noi abbiamo
o affette da malattie croniche poi dovuto adattarci ai tempi di pandemia e farli fruttare: così ab-
degenerative: Tecnobody propone biamo creato un sistema tanto piccolo da essere contenuto in una
una varietà di soluzioni per i diversi scatola. I pazienti cronici che hanno bisogno di riabilitazione pos-
tipi di utenti, inclusi strumenti sono portarlo a casa», conclude Bonometti. «Il sistema è collegato
miniaturizzati per chi ha bisogno con il centro di riabilitazione, trasmette i dati e permette ai medi-
di utilizzarli a casa. ci di avere sotto controllo il paziente». Una soluzione che potrebbe
integrarsi con altri strumenti di teleconsulto e teleassistenza.
La ricerca viene svolta internamente ma anche grazie a colla-
borazioni con enti e università.
Una delle ultime è quella sulla
riabilitazione post COVID con-
dotta da un centro di riabilita-
zione dell’azienda bergamasca,
quello di Aosta, insieme all’U-
niversità degli Studi di Mila-
no. I risultati, che dimostrano
l’efficacia delle soluzioni Tec-
nobody, sono stati presentati
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all’American Congress of Re-
habilitation Medicine. L’impe-
gno sul fronte della ricerca e
dell’innovazione è testimonia-
to anche dalla partecipazione
di Tecnobody all’iniziativa Fit
versi sistemi che abbiamo messo a punto c’è poi quello per lo sgra- for Medical Robotics (Fit4MedRob), coordinata dal Consiglio na-
vio del peso, che permette a chi ha gravi problemi locomotori, do- zionale delle ricerche (CNR), che vede coinvolti anche dieci uni-
vuti per esempio a esiti di ictus o a malattie neurodegenerative, di versità e centri di ricerca e 11 IRCCS o centri clinici. L’azienda
camminare come se fosse immerso in acqua», spiega Bonometti. bergamasca è uno dei tre partner aziendali del progetto, che ha
«È regolabile e riesce a eliminare fino all’80 per cento del peso e, l’obiettivo di rivoluzionare gli attuali modelli riabilitativi e assi-
come tutti i nostri sistemi, permette di visualizzare in tempo reale stenziali per pazienti di tutte le età con funzioni motorie, senso-
ciò che si sta facendo e di archiviare e analizzare i dati». riali o cognitive ridotte o assenti. L’idea è sviluppare nuove tec-
nologie digitali bioniche e biorobotiche all’interno di paradigmi
L’intelligenza artificiale innovativi di cura in grado di sfruttare tali tecnologie in tutte le
Nel laboratorio di Tecnobody non potevano mancare le appli- fasi del percorso riabilitativo, dalla prevenzione fino all’assisten-
cazioni di intelligenza artificiale. «Uno degli ultimi brevetti che ab- za domiciliare in fase cronica. Nei prossimi anni, quindi, l’azien-
biamo ottenuto riguarda un’applicazione di questo genere, che da bergamasca sarà impegnata in studi clinici multicentrici sia per
permette di adattare la velocità dei tapis roulant al passo dell’uten- testare le sue tecnologie sia per svilupparne di nuove.
te, in modo da rendere l’esperienza sempre più simile a quello che Che cosa può fare un atleta che non riesce più a gareggiare co-
accade su strada», sottolinea Bonometti. Per intenderci, grazie a me vorrebbe? Si sceglie un’altra arena dove competere e inizia ad
questa innovazione possono essere aboliti i pulsanti sul display del allenarsi per una sfida diversa. A volte un infortunio è un’opportu-
tapis roulant che l’utente deve spingere per accelerare o diminui- nità di vedere le cose sotto un’altra prospettiva.

www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi

professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino


e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York)

I numeri del frate


Nel XVII secolo Marin Mersenne identificò un insieme
di numeri primi che erano quasi potenze di 2

el 1644, scorrendo la lista dei nume- stabilito da Cataldi quasi due secoli prima. Per

N ri primi noti fino ad allora, il frate


Marin Mersenne si accorse che al-
cuni erano «quasi» potenze di 2. Si trattava dei
ottenere il suo primato, Eulero mostrò che i
possibili divisori di quel numero potevano so-
lo essere di due tipi molto particolari, e nessu-
cosiddetti «numeri primi di Mersenne», del ti- no di essi funzionava.
po 2m − 1 . Ai suoi tempi, non se ne conosceva- Nel 1876 il francese Édouard Lucas trovò
no che sette: 3, 7, 31, 127, 8191, 131.071 e 524.287. un semplice metodo per determinare se un
I primi quattro erano noti fin dall’antichità. Il numero di Mersenne è primo o no. Il respon-
quinto era misteriosamente comparso ver- so fu che Mersenne aveva ragione anche su
so la metà del Quattrocento, non si sa da do- 127: questo stabiliva un nuovo record mondia-
ve. E il sesto e il settimo erano stati scoperti le, che sarebbe durato altri 75 anni. Ma Mer-
nel 1588 dal bolognese Pietro Cataldi, che nel senne aveva torto su 67, anche se il meto-
1603 li riportò nel Trattato dei numeri perfetti. do di Lucas stabiliva solo indirettamente che
Questi numeri corrispondevano alle poten- 267 − 1 non è primo, senza mostrarne una fat-
ze di 2 di esponente 2, 3, 5, 7, 13, 17 e 19. Non torizzazione diretta. Questa dovette atten-
a caso, tutti numeri primi anch’essi, visto che dere il 31 ottobre 1903, quando lo statuniten-
2ab − 1 è divisibile sia per 2a − 1 che per 2b − 1, e se Frank Cole fece un memorabile intervento
non può essere primo. Per esempio, per a = 2 e a un convegno. Andò alla lavagna, e senza di-
b = 3 si ottiene 63, che è divisibile per 3 e per 7. re una parola calcolò in un’ora 267 − 1, da un la-
Detto altrimenti, un numero di Mersenne to, e il prodotto di 193.707.721 e 761.838.257.287,
può essere primo solo se corrisponde a una dall’altro. In entrambi i casi, il risultato fu
potenza prima di 2. Ma, purtroppo, il contra-
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147.573.952.589.676.412.927. E Cole tornò al
rio non è vero. Per esempio, già nel 1536 Ulri- suo posto tra gli applausi.
co Regio (Ulricus Regius) riportò nell’Utriu-
sque Arithmetices Epitome che 11 è primo, ma Due problemi aperti
2047 è divisibile per 23 e 89. La lista di Mersenne era dunque sbagliata.
Oggi sappiamo che i due numeri 67 e 257 era-
Un filo logico no da togliere. E che i tre primi 61, 89 e 107 an-
A questo punto, Mersenne si chiese per davano invece aggiunti. Per inciso, 61 è pari al
quali esponenti primi di 2 i suoi numeri ri- cubo di 4, più 3: Mersenne avrebbe dovuto ag-
sultassero primi. Non era facile trovare un fi- giungerlo fin dagli inizi, ma l’aveva dimenti-
lo logico in sette soli esempi, ma qualche re- cato. In ogni caso, le sue condizioni non era-
golarità c’era. A parte 2, che è pari, gli altri sei no né necessarie, né sufficienti. In seguito si
numeri si dividevano in due famiglie. Nel- è cercato di precisarle in vari modi, con scar-
la prima, i numeri 3, 5, 7 e 17 differivano di so successo. Usando raffinamenti del metodo
un’unità (in più o in meno) da una potenza di di Lucas, finora si sono trovati una cinquanti-
2. Nella seconda, i numeri 13 e 19 differivano na di numeri primi di Mersenne, e ogni nuova
di tre unità (in più o in meno) da una potenza scoperta costituisce un nuovo record.
di 4. Mersenne generalizzò, e suppose che la Ma rimangono aperti due problemi. Il pri-
lista dovesse continuare con 31, 67, 127 e 257. mo è se esistano infiniti numeri primi di Mer-
Nel 1772 Eulero annunciò in una lettera a Da- senne: cioè, infiniti primi p, con 2p − 1 primo. E
niel Bernoulli che in parte Mersenne aveva ra- il secondo, se esistano infiniti numeri pseudo-
gione: il numero 231 − 1 = 2.147.483.647 era pri- primi di Mersenne: cioè, infiniti primi p, con
mo, e batteva il record mondiale di grandezza 2p − 1 non primo.

14 Le Scienze 655 marzo 2023


di Elena Castellani Scienza e filosofia
professore associato, Dipartimento di filosofia,
Università di Firenze

Predizioni e novità
Quanto conta la novità di una predizione
nell’accettazione di una teoria?

ella riflessione metodologica sul- chiarire la distinzione. Resta infatti da com-

N la scienza moderna, un criterio di


conferma per le teorie al quale, dai
tempi di Bacone, è stata attribuita grande ri-
prendere il particolare rilievo attribuito alla
novità nella valutazione delle teorie. È giusti-
ficato attribuire maggior peso alla predizione
levanza è la novità delle previsioni da esse im- di nuovi fatti rispetto al «salvataggio» di feno-
plicate. Per esempio, secondo due pensatori meni già noti? Intanto, la differenza dovuta al-
centrali dell’empirismo inglese ottocentesco la novità non può consistere solo in un amplia-
come John Herschel e William Whewell, il pri- mento della base empirica della teoria (anche
mo criterio per la giustificazione (e quindi l’ac- le predizioni all’indietro possono portare a
cettazione) di una teoria è proprio che questa questo). Deve quindi consistere in una qualità
sia in grado di portare alla predizione di feno- o virtù extra-empirica, che alcuni identificano
meni nuovi oltre a dar conto dei fatti osservati. in un maggiore «potere esplicativo».
Dopotutto sembra molto naturale attribu-
ire alle predizioni nuove, o «in avanti» (come Due esempi da Einstein
alcuni preferiscono caratterizzarle), un ruo- Rivolgendoci alla storia della scienza e
lo epistemico di maggior rilievo rispetto al- all’effettiva pratica scientifica, un modo per
le predizioni «all’indietro», o retrodizioni. vagliare se una nuova predizione sia più rile-
Quest’ultime, infatti, sono viste piuttosto co- vante di una retrodizione è confrontare casi
me una spiegazione (o un «accomodamento») concreti. Un caso esemplare è offerto dal ruo-
da parte della teoria di osservazioni già note o lo rispettivo di due dei più noti test della teo-
possibili. Per intenderci, la previsione in ba- ria della relatività generale di Einstein nel pro-
se alle leggi della meccanica celeste delle po-
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cesso di accettazione della teoria da parte del
sizioni di un pianeta lungo la sua orbita, anche mondo scientifico: 1) la nuova previsione del
se si tratta della previsione di qualcosa che valore della deviazione dei raggi luminosi per
non è stato ancora osservato, non ha le carat- effetto del campo gravitazionale della massa
teristiche di novità che ha, invece, la previsio- solare (valore poi osservato nella famosa spe-
ne dell’esistenza di una nuova particella. dizione in Africa condotta dall’illustre astrofi-
sico Arthur Eddington nel 1919, in occasione
Un ruolo privilegiato? di un’eclisse solare); 2) la retrodizione del va-
La distinzione tra predizioni «in avanti» e lore preciso del moto di precessione del perie-
«all’indietro» non è tuttavia senza problemi. lio del pianeta Mercurio, in accordo con i dati
In particolare, è stato messo in evidenza come osservati (risolvendo così il problema pluride-
la novità di una predizione non si esaurisca cennale del disaccordo dei dati con il valore
nell’aspetto temporale (per quanto la dicitu- calcolato in base alla meccanica newtoniana).
ra «in avanti» potrebbe farlo pensare). Accanto A questo confronto, come a molti altri casi
alla «novità temporale» va considerata anche del ruolo epistemico di predizioni nuove e re-
la cosiddetta «novità d’uso»: un fatto che non trodizioni, ha dedicato particolare attenzione
è nuovo perché già osservato (come il fenome- il noto storico della scienza Stephen G. Brush,
no delle maree prima della meccanica di New- in vari articoli e nel volume del 2015 Making
ton), ma che non è stato utilizzato nella costru- 20th Century Science. La sua conclusione, ben
zione della teoria (la meccanica newtoniana), documentata, è che non ci sia motivo per at-
può essere successivamente spiegato e usato tribuire, in generale, un ruolo privilegiato al-
in modo nuovo all’interno di essa. la novità. Un risultato non ovvio e proprio per
La questione, tuttavia, non si esaurisce nel questo da tenere in debito conto.

www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi

ordinario di paleoantropologia alla Sapienza Università di Roma;


socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

Il più antico H. sapiens in Europa?


Una mandibola rinvenuta in Spagna potrebbe
appartenere alla nostra specie, o forse a un ibrido

l diavolo si nasconde nei dettagli, dicono. dell’articolo comparso ora sul «Journal of Hu-

I Anche nello studio dell’evoluzione umana


accade qualcosa del genere e, talvolta, le
sorprese vengono da reperti all’apparenza mi-
man Evolution». Per farlo hanno usato le tec-
niche più moderne a disposizione, combinan-
do imaging digitale (per la ricostruzione delle
nori, rimasti a lungo… nel cassetto: scoperti da parti mancanti) e morfometria geometrica
tempo e mai studiati in modo soddisfacente, e (per avere valutazioni quantitative sulle varia-
dunque trascurati e misconosciuti, come fos- zioni di forma).
sero oggetti da accantonare in attesa di tempi Sono partiti dall’ipotesi che la mandibo-
migliori. È il caso della mandibola di Banyoles, la sia quella di un Neanderthal, considerata
oggetto di un nuovo studio comparso a genna- la datazione, ma sono arrivati a smentirla in
io sul «Journal of Human Evolution», a firma di quanto la mandibola non ha le caratteristiche
ricercatori statunitensi e spagnoli. né strutturali (architettura) né puntuali (trat-
Si tratta di una mandibola umana presso- ti discreti) riferibili a Homo neanderthalensis.
ché integra, a parte alcuni danneggiamenti Sulle stesse basi, hanno concluso che si trat-
nei rami ascendenti, con tutti i denti conser- ti del più antico documento fossile in Europa
vati in posto e caratterizzati da una notevole di Homo sapiens: specie con maggiori affini-
usura ad andamento obliquo. Fu scoperta nel tà morfologiche e non impossibile da queste
1887 in Catalogna, nel nord-est della Spagna, parti circa 60.000 anni fa o poco più. Se le co-
quando fu individuata all’interno di un blocco se stanno così, non è una notizia da poco: sa-
di travertino e ne venne poi estratta (non sen- rebbe il più antico fossile umano della nostra
za qualche danno) da un farmacista del paese. specie a nord del Mediterraneo, con una da-
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
tazione ancora più antica di quelle che cono-
Attribuzione controversa sciamo oggi (intorno a 53.000 anni fa).
In oltre un secolo la mandibola di Banyoles
è stata presa in esame da vari ricercatori, sia Un dettaglio non da poco
sotto il profilo morfologico, sia per studi sul- C’è un problema però, e non è propriamen-
la vistosa usura dentaria, sia anche per attri- te un «dettaglio»: la mandibola è priva di men-
buirle una datazione. Da quest’ultimo punto to sporgente in avanti, che pure è un caratte-
di vista i risultati ottenuti concordano nel deli- re decisivo per una diagnosi di appartenenza
mitare una forchetta piuttosto affidabile di da- alla nostra specie. Sin da quando compaiono
te, comprese tra oltre 44.800 e circa 66.000 in Africa, intorno a 200.000 anni fa, i reper-
anni dal presente. Siamo in un’epoca, dun- ti univocamente riferiti a Homo sapiens mo-
que, nella quale riteniamo improbabile che strano sia una scatola cranica globosa sia una
in Europa vi fossero forme umane diverse dai mandibola (quando c’è) con mento sporgente.
Neanderthal. Che si tratti allora di un ibrido? E con chi?
Indipendentemente dalla datazione, poi, Magari è un caso simile al cranio rumeno di
deve essere valutata la morfologia del reper- Peştera cu Oase (38.000 anni fa), la cui natura
to, per identificarne l’identità tassonomica e ibrida è stata dimostrata da un’elevata percen-
poterlo collocare nel quadro dell’evoluzione tuale di DNA di Neanderthal. Ancora una vol-
umana di quel periodo. ta la morfologia propone delle ipotesi (una più
Ma qui le opinioni divergono e la mandi- intrigante dell’altra), ma anche nel caso della
bola di Banyoles è rimasta fino a oggi di dif- mandibola di Banyoles sarà l’eventuale estra-
ficile e controversa attribuzione. Proprio su zione del DNA a dirci quale di queste è soste-
questo terreno si sono cimentati gli autori nuta dall’evidenza genetica.

16 Le Scienze 655 marzo 2023


di Amedeo Balbi La finestra di Keplero
professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

L’origine rapida della Luna


Uno studio corrobora l’idea che sia nata dall’impatto
fra la Terra e un altro corpo, e rivela dettagli inattesi

a Luna rappresenta per molti versi miglianza nella composizione delle rocce ter-

L un caso unico nel sistema solare. La


Terra è infatti il solo tra i pianeti roc-
ciosi ad avere un satellite naturale così gran-
restri e lunari crea qualche difficoltà. È infatti
molto improbabile che anche Theia avesse la
stessa abbondanza isotopica della Terra: dun-
de: Mercurio e Venere non ne hanno nemme- que la dinamica della collisione deve essere
no uno, e i due satelliti di Marte sono piccoli stata tale da produrre la Luna quasi esclusiva-
e irregolari, più simili ad asteroidi che a corpi mente a partire da materiale di origine terre-
planetari. La Luna è invece un vero e proprio stre, e solo in misura molto ridotta dai fram-
«pianeta satellite» (è più grande di tutti i pia- menti di Theia.
neti nani del sistema solare) e la sua influen- Negli ultimi decenni, simulazioni al calco-
za sulla Terra è talmente forte che potrebbe latore sempre più accurate e potenti hanno
persino aver contribuito all’abitabilità a lungo provato a riprodurre le condizioni dell’impat-
termine del nostro pianeta, per esempio stabi- to fra Theia e la Terra, tenendo conto di tutti i
lizzandone l’asse di rotazione. parametri orbitali e della composizione luna-
Ma come si è prodotta una situazione appa- re. Il quadro, a grandi linee, è convincente, e
rentemente così insolita? L’ipotesi prevalente riesce a spiegare molte delle caratteristiche
sulla formazione della Luna è che essa sia il ri- osservate.
sultato di una gigantesca collisione avvenuta
circa quattro miliardi e mezzo di anni fa, nel- Una super-simulazione
le primissime fasi di vita del sistema solare. La La più recente simulazione di questo tipo è
giovanissima Terra sarebbe stata colpita da un stata pubblicata lo scorso ottobre sulla rivista
oggetto di dimensioni planetarie, grande più o
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
«Astrophysical Journal Letters». Nello studio Impatto colossale. L’ipotesi più
meno come Marte e solitamente indicato con guidato da Jacob Kegerreis, allora all’Univer- accreditata è che la Luna si sia generata
il nome di Theia. L’impatto avrebbe scagliato sità di Durham nel Regno Unito, si è sfruttata nelle primissime fasi di vita del sistema
in orbita detriti e materiale fuso, da cui in se- la potenza di un supercalcolatore per ottene- solare, dalla coagulazione di materiali
guito sarebbe nato il nostro satellite. re una risoluzione molto più alta che in prece- scagliati in orbita quando un oggetto
denti analisi, cosa che ha permesso di studiare delle dimensioni di Marte colpì la Terra.
Rocce gemelle dettagli finora passati inosservati.
Questo scenario è in grado di dare conto Si è visto che l’impatto con Theia potrebbe
di una serie di evidenze, per esempio alcune avere scagliato in orbita una proto-luna conte-
delle caratteristiche orbitali del sistema Ter- nente circa il 60 per cento di materiale terre-
ra-Luna, o il fatto che la Luna abbia un nucleo stre, con una massa e un contenuto di metalli
metallico piuttosto piccolo, come se fosse sta- simile a quello della Luna attuale.
ta assemblata con materiale proveniente dagli Una delle conclusioni più sorprendenti del
strati superficiali del nostro pianeta. nuovo studio è che il nostro satellite potreb-
In effetti, l’indizio più convincente a soste- be essersi formato tutto intero nel giro di po-
gno dell’ipotesi del grande impatto è la grande che ore, piuttosto che attraverso un proces-
somiglianza tra la composizione delle rocce so di coagulazione durato mesi o anni, come
AOES Medialab, ESA 2002

terrestri e quella dei campioni lunari preleva- mostravano simulazioni precedenti. Questa è
ti dalle missioni Apollo. In particolare, le ab- senz’altro una possibilità interessante, che do-
bondanze di isotopi nel materiale lunare sono vrà essere investigata meglio da altri model-
praticamente identiche a quelle terrestri, cosa li teorici e confrontata con nuovi e migliori
che avvalora l’idea di un’origine comune. campioni lunari ottenuti dalle future missio-
Allo stesso tempo, però, la straordinaria so- ni spaziali.

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METEOROLOGIA

Perché i fulmini si muovono a zig-zag


Dopo oltre due secoli di studi, proposta infine una spiegazione convincente

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jerbarber/iStock

18 Le Scienze 655 marzo 2023


Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

Nonostante siano passati ben due secoli e mezzo


dai primi studi scientifici sui fulmini, avviati dallo
È l’ossigeno. La caratteristica forma dei fulmini sarebbe dovuta scienziato statunitense Benjamin Franklin (padre del
all’accumulo di molecole di ossigeno eccitate ad alta energia. parafulmine), restano ancora numerosi dubbi irrisolti
Queste molecole aumentano il livello di ionizzazione dell’aria e rendono nella comprensione dei processi fisici alla base della
possibile la ripetizione del processo di scarica in più passaggi successivi. loro propagazione. In particolare non è ben chiaro
perché i fulmini si muovano a zig-zag, ossia alternando
passaggi luminosi a brevi fasi di oscurità, e come
riescano a percorrere lunghe distanze. Ora, però, uno
studio di John Lowke ed Endre Szili, ricercatori della
University of South Australia ad Adelaide, sembra
risolvere per la prima volta in modo convincente questi
problemi.
I fulmini sono violente scariche elettriche che
possono muoversi da nube a nube, o puntare verso la
superficie terrestre. In quest’ultimo caso, il fulmine
inizia a propagarsi con una scarica pilota, che può
viaggiare per decine di metri prima di oscurarsi per
diversi microsecondi. Successivamente la colonna
conduttrice si «riaccende» con una seconda scarica
luminosa, dando luogo a ramificazioni che creano la
familiare forma frastagliata, per poi spegnersi di nuovo.
Questa alternanza di luce e buio si ripete più volte
prima che il fulmine arrivi a terra, in un processo che
ha una durata variabile (in media inferiore al secondo),
mentre la distanza percorsa dalla scarica può arrivare a
diversi chilometri.
Nel nuovo studio, pubblicato sulla rivista «Journal
of Physics D: Applied Physics», Lowke e Szili hanno
proposto per la prima volta che l’andamento a zig-
zag sia legato all’accumulo di molecole di ossigeno
eccitate ad alta energia, note come «ossigeno singoletto
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
delta». I due ricercatori suggeriscono che i periodi
di oscurità tra i successivi passaggi luminosi del
fulmine corrispondano al tempo necessario affinché
la scarica accumuli una concentrazione sufficiente di
tali molecole eccitate: queste ultime, infatti, possono
liberare elettroni dagli ioni negativi dell’ossigeno,
aumentando così il livello di ionizzazione dell’aria e
rendendo possibile la ripetizione del processo in più
passaggi successivi.
Questo scenario spiegherebbe efficacemente anche
perché il fulmine riesca a propagarsi per chilometri
senza «spegnersi» prima: «Il meccanismo crea un
campo elettrico aggiuntivo, che permette alla scarica di
viaggiare nell’aria per lunghe distanze», spiega Szili.
Secondo i ricercatori, i risultati di questo studio
potranno avere importanti ricadute pratiche, in
particolare nella progettazione di nuovi metodi per
proteggere dai fulmini gli edifici, gli aerei e la vita
stessa delle persone; un problema reso ancora più serio
dai cambiamenti climatici, che stanno portando a un
aumento dei fenomeni meteorologici estremi e della
quantità di fulmini potenzialmente pericolosi.
Matteo Serra

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ASTRONOMIA

Una strana nube di gas vicina a M31


Era rimasta inosservata pur essendo in una delle zone più studiate del cielo

La Galassia di Andromeda (M31), distan-


te 2,5 milioni di anni luce, è uno degli og-
getti più studiati del cielo, sia da ricercatori
professionisti sia da astronomi amatoria-
li. Nessuno quindi si aspettava di trovare
sorprese nella zona di cielo che la circon-
da. Eppure, proprio nelle sue vicinanze (al-
meno dal punto di vista prospettico), un
gruppo di astronomi dilettanti ha scoper-
to una nube di gas mai vista prima. Lo stu-
dio, pubblicato su «Research Notes of the
American Astronomical Society» (RNAAS),
vede infatti come primi firmatari il tedesco
Marcel Drechsler e i francesi Xavier Strott-
ner e Yann Sainty, tre appassionati dotati di
sola strumentazione amatoriale. Ma la li-
bertà di selezionare gli oggetti da studia-
re, e la possibilità di osservarli con lunghi
tempi di esposizione e con ottiche e sen-
sori con campi di vista più estesi rispetto
a quelli dei grandi telescopi, permettono
agli astronomi amatoriali di produrre ri-
sultati di livello professionale. il costituente principale delle nubi di gas. due aloni galattici; o, ancora, potrebbe ap-
La nube è stata scoperta applicando un Per capire la natura e le origini di questa partenere alla nostra galassia, come un re-
filtro che seleziona l’emissione dell’atomo nube, gli scopritori si sono rivolti ad astro- sto di supernova. Ma l’assenza di idrogeno
di ossigeno due volte ionizzato, cioè che ha nomi professionisti, che hanno formulato resta comunque inspiegata. Ecco perché
perso due elettroni esterni. L’aspetto cu- diverse ipotesi. sono già in corso altre osservazioni, con la
rioso è che invece sembra quasi totalmen- Potrebbe essere gas espulso da M31, op- speranza di capire almeno a quale distanza
te priva di idrogeno, l’elemento più abbon-
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pure trovarsi a metà strada fra M31 e la no- si trova e dedurne così le reali dimensioni.
dante dell’universo, e quindi, in generale, stra galassia, frutto dell’interazione fra i Emiliano Ricci

Quanto è lunga la vita media della materia oscura


La materia oscura potrebbe avere una vita lunghissima. A dimostrarlo di materia che costituirebbe l’86 per cento della massa dell’intero
sono i risultati di uno studio pubblicato su «Physical Review Letters» dai universo. Alcuni modelli prevedono che la materia oscura sia
ricercatori della collaborazione LHAASO, un grande osservatorio cinese costituita da particelle pesanti, con masse che possono raggiungere
dedicato alla ricerca di radiazione cosmica di alta energia: gli scienziati i petaelettronvolt (o PeV, pari a un milione di miliardi di elettronvolt); il
hanno stimato che ipotetiche particelle di materia oscura pesante, decadimento di queste particelle dovrebbe generare a sua volta raggi
se esistono, dovrebbero «sopravvivere» in media non meno di 1000 gamma di energia superiore al centesimo di PeV.
miliardi di miliardi di anni prima di decadere. Analizzando i dati raccolti da LHAASO nel suo primo anno e mezzo di
Marcel Drechsler/Xavier Strottner/Yann Sainty

La parte più consistente dell’esperimento LHAASO – che sorge operatività, i ricercatori hanno cercato indizi di questi raggi gamma in
sul monte Haizi, nella provincia cinese di Sichuan – è composta cinque aree della Via Lattea, senza tuttavia misurare alcun eccesso
dal Kilometer Square Array, un insieme di oltre 5000 rivelatori per di eventi imputabile al decadimento delle particelle ipotetiche di
l’osservazione di raggi gamma (la radiazione elettromagnetica più materia oscura. Ciò ha portato a definire il nuovo limite inferiore alla vita
energetica) provenienti dalla Via Lattea e oltre. La rilevazione avviene media di queste particelle, che risulta superiore all’età dell’universo di
in modo indiretto, attraverso la ricerca di particelle secondarie prodotte centinaia di miliardi di anni: una stima che rende quindi molto remota
dall’interazione dei raggi gamma con le molecole dell’atmosfera. la possibilità di rilevare questo tipo di materia oscura attraverso i suoi
Uno degli obiettivi dell’esperimento è osservare raggi gamma prodotti prodotti di decadimento.
dal decadimento di particelle di materia oscura, la misteriosa forma Matteo Serra

20 Le Scienze 655 marzo 2023


FISICA DELLE PARTICELLE
L’incerta
LHC, l’anomalia non c’è più origine
delle stelle
Un riesame smentisce un possibile indizio di nuova fisica vagabonde
La maggior parte delle stelle
si trova nelle galassie, a
loro volta raccolte fra loro
in ammassi di galassie.
Tuttavia una certa quantità
di stelle vaga nello spazio
intergalattico degli ammassi,
da cui il nome di «stelle intra-
ammasso».
Fino a oggi, l’ipotesi più
accreditata era che queste
stelle venissero strappate
nel tempo dalle rispettive
galassie di appartenenza, per
cui gli ammassi più vecchi
dovrebbero contenerne di
più. Adesso, una ricerca
effettuata da Hyungjin Joo e
M. James Jee, della Yonsei
University di Seul in Corea
del Sud, dimostra invece che
ammassi vecchi e ammassi
giovani hanno percentuali
simili di queste stelle
vagabonde.
Questo significa che, se
anche fossero appartenute
a qualche galassia
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dell’ammasso, le stelle intra-
ammasso devono averla
abbandonata molto presto,
Niente «nuova fisica» all’acceleratore di parti- cadimenti di particelle note come «mesoni B» praticamente alle origini
celle Large Hadron Collider (LHC), almeno per debbano produrre elettroni e muoni esattamen- dell’ammasso stesso.
ora. Lo scorso 20 dicembre, in un seminario al te allo stesso tasso. Tuttavia i ricercatori di LHCb Una conseguenza rilevante
CERN di Ginevra, i ricercatori della collaborazio- avevano osservato più volte, negli ultimi anni, di questa scoperta, descritta
ne LHCb (uno dei quattro grandi esperimenti di che i mesoni B sembravano decadere più spes- su «Nature», è che le stelle
LHC) hanno presentato gli ultimi risultati relativi so in elettroni che in muoni. Nella nuova analisi, intra-ammasso, vagando
allo studio di una proprietà del modello standard gli scienziati hanno usato l’intero insieme di dati negli spazi intergalattici sin
delle particelle elementari, la cosiddetta univer- raccolti da LHC durante il Run 1 e il Run 2 di atti- dalla nascita degli ammassi,
salità leptonica. Misurazioni precedenti avevano vità (tra il 2011 e il 2018), per studiare con ancora possono essere impiegate
indicato una forte discrepanza delle osservazio- più dettaglio i decadimenti del mesone B. E sta- come traccianti luminosi
ni rispetto al modello teorico, tanto da suggeri- volta lo scrutinio ha dimostrato una sostanziale della distribuzione della
re un possibile effetto dovuto a particelle o forze equivalenza tra il numero di muoni ed elettroni materia oscura presente
sconosciute. Ma la nuova analisi ha prodotto una prodotti, come previsto dalla teoria. nell’ammasso stesso,
sorpresa: i risultati sono ora del tutto compatibili Una probabile spiegazione alla scomparsa aiutando gli astronomi a
CERN/Thomas Schneider

con le previsioni del modello standard. della discrepanza è legata all’uso di criteri più creare mappe della materia
La presunta anomalia era legata a un compor- stringenti nell’analisi di eventi «spuri»: nelle oscura negli ammassi di
tamento non previsto dei leptoni, una famiglia di analisi precedenti, alcuni eventi erano stati iden- galassie e a ricostruire così la
particelle che include gli elettroni e i loro «cugi- tificati come elettroni ma probabilmente non lo loro formazione.
ni» più pesanti, i muoni. In particolare il princi- erano, generando così l’apparente anomalia. Emiliano Ricci
pio dell’universalità leptonica prevede che i de- Matteo Serra

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News

GENETICA
La nascita
Papà è più grande di mamma di nuovi geni
dal DNA
Stimata l’età media dei genitori negli ultimi 250.000 anni spazzatura
Un nuovo gene può nascere
da sequenze nucleotidiche
apparentemente inutilizzabili.
È successo più volte nella
nostra storia evolutiva,
portando a volte a innovazioni
fondamentali per il cervello
umano. Lo ha spiegato uno
studio pubblicato su «Nature
Ecology & Evolution» in cui
gli autori, il genetista Chuan-
Yun Li dell’Università di
Pechino, in Cina, e colleghi,
per la prima volta descrivono i
meccanismi che trasformano
un frammento di DNA che
non dà luogo a proteine in
un gene. Questi processi
coinvolgono mutazioni
a carico di elementi del
genoma chiamati U1, che
normalmente rendono l’RNA
messaggero (mRNA), che
deriva dalla trascrizione del
DNA all’interno del nucleo,
troppo «appiccicoso» per
poter uscire dal nucleo stesso
e raggiungere il citoplasma:
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
in questo modo, l’mRNA non
viene tradotto in proteine,
che in effetti sono assemblate
L’età media a cui gli esseri umani hanno avu- ro di nuove mutazioni compreso tra 25 e 75, in nel citoplasma in organelli
to figli negli ultimi 250.000 anni è di 26,9 an- quantità dipendente anche dall’età dei genitori. chiamati ribosomi. Le
ni. I padri sono sempre stati più anziani (30,7 an- Per analizzare questa relazione, gli esperti han- mutazioni modificano gli U1
ni in media) rispetto alle madri (23,2 anni), ma il no costruito un modello apposito che usa come permettendo la «fuga» del
divario si sta riducendo da circa cinque millen- predittore dell’età parentale lo spettro delle mu- mRNA dal nucleo e la sintesi
ni, soprattutto a causa dell’età media sempre tazioni de novo dei figli (alterazioni genetiche in- delle proteine. Analizzando
più avanzata delle madri (attualmente 26,4 an- sorte in un membro della famiglia come risultato il genoma di scimpanzé ed
ni). A scoprirlo sono stati ricercatori dell’Univer- di una mutazione avvenuta in una cellula germi- esseri umani, i ricercatori
sità dell’Indiana, guidati dal genetista Matthew nale di uno dei suoi genitori o durante la prima hanno trovato 74 nuovi geni
Hahn, mentre studiavano il numero di mutazio- embriogenesi). Il modello è stato poi applicato ai comparsi grazie a mutazioni
ni trasmesse dai genitori ai figli. «Durante le ri- nostri antenati per determinare l’età del conce- negli U1, 45 dei quali solo
cerche sugli umani moderni – racconta Hahn – pimento negli ultimi 250.000 anni. Per Hahn «i nella nostra specie.
abbiamo notato che riuscivamo a stabilire l’età nostri genomi offrono una sorta di manoscritto Molti dei geni in questione
alla quale le persone hanno avuto figli in base al della storia evolutiva umana». controllano lo sviluppo
DigitalVision/Getty Images

tipo di mutazioni presenti nel DNA della prole». I risultati pubblicati su «Science Advances» cerebrale, per esempio
Esaminando migliaia di genomi, i ricerca- confermano il recente aumento dell’età paren- ENSG00000205704, che
tori hanno verificato che, quando i genitori in- tale e offrono una comprensione più dettagliata ha reso i cervelli umani più
vecchiano, cambiano in tipologia e frequenza le della demografia e delle condizioni biologiche e grandi e complessi.
mutazioni trasmesse alla generazione successi- sociali in cui hanno vissuto i nostri antenati. Martina Saporiti
va. Il genoma dei nuovi nati contiene un nume- Giulia Assogna

22 Le Scienze 655 marzo 2023


TRASPORTI

Undici passaggi stretti per il traffico navale


Si trovano in varie zone e il blocco di uno di loro avrebbe ripercussioni globali

L’80 per cento del commercio mondiale viaggia via nave perché è
la via più economica, ma anche perché i mari non pongono osta-
coli al flusso delle merci. Nel 2020, però, questa seconda ragione
si è dimostrata poco fondata, quando una grande nave portacon-
tainer, incagliandosi, ha bloccato il canale di Suez per sei giorni,
con settimane di pesanti ricadute sul traffico navale globale. Per
questo Lincoln Pratson, economista della Duke University statu-
nitense, ha creato un modello che simula che cosa accadrebbe in
caso di blocco di uno o più degli 11 «colli di bottiglia» dei mari: Ca-
nale di Panama, stretto di Gibilterra, La Manica, Stretti danesi, Bo-
sforo, Canale di Suez, Stretto di Bab el Mandeb, Stretto di Hormuz,
Stretto di Malacca, Mar Cinese Meridionale, Mar Cinese Orientale.
«Abbiamo verificato che i danni economici sarebbe massimi
in caso di un blocco di Malacca o del Mar Cinese Meridionale, do-
ve passano merci per un valore superiore a 3800 e 4000 miliar-
di di dollari all’anno rispettivamente, mentre da tutte le rotte sen-
za colli di bottiglia transitano solo 1900 miliardi di dollari», spiega
Pratson nell’articolo pubblicato su «Communications in Tran-
sportation Research». E non è che un «collo di bottiglia» chiuso si
possa facilmente aggirare. «Si allungherebbero le rotte e si avreb-
be un grande aumento nelle spese di trasporto. Il traffico poi con-
fluirebbe in altri colli di bottiglia, aumentando il rischio di un ca-
tastrofico effetto domino. Certi blocchi, infine, taglierebbero fuori
intere nazioni, come quello in Danimarca, per le nazioni sul Balti-
co, o quello del Bosforo, per le nazioni sul Mar Nero».
Insomma, il traffico marittimo è appeso a «11 fili». Pratson spera
quindi che il suo modello serva a far aprire gli occhi su questa ri-
schiosa realtà e a creare piani di emergenza internazionali, pronti
nel caso che uno o più di quei fili si spezzino.
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Alex Saragosa

Mai così poca neve sulle Alpi da 600 anni


La neve non è mai durata così poco sulle (Juniperus communis). Il ginepro infatti ad media di 215 giorni degli ultimi vent’anni.
Alpi negli ultimi 600 anni, e tutto fa pensare alta quota forma cespugli bassi che smettono In media quindi oggi la Val Ventina è libera
che nel tempo durerà ancora meno. È di crescere quando si trovano sommersi dalle nevi per 36 giorni in più rispetto ai secoli
la conclusione pubblicata su «Nature dalla neve. Gli anelli di crescita del ginepro passati. Un fenomeno senza precedenti negli
Climate Change» da un gruppo di ricerca registrano quindi ogni anno, a differenza delle ultimi secoli, legato al cambiamento climatico
Mahmoud El-khawas/picture alliance via Getty Images

dell’Università di Padova e del Consiglio specie arboree, quanto a lungo la neve li ha antropogenico. La durata delle nevi invernali
nazionale delle ricerche a Bologna, guidato ricoperti. Campionando 572 serie di anelli in montagna è un fattore chiave nel modulare
da Marco Carrer e Michele Brunetti, che di crescita dai ginepri della Val Ventina, in i bacini idrici. Tra questi, il bacino del Po è
ricostruisce per la prima volta l’andamento Valtellina, a 2100-2400 metri di altezza, è una delle zone più sensibili d’Europa, come
delle nevi sulle Alpi negli ultimi secoli. stato quindi possibile ricostruire l’andamento ha mostrato per esempio la siccità del 2022.
Sapevamo già che lo spessore e la durata delle della copertura nevosa dal 1400 a oggi. Secondo gli autori, quindi, il costante calo
nevi alpine sono in sistematico calo negli ultimi Ne risulta che, sia pure con una notevole delle nevi potrebbe avere serie conseguenze
due decenni. Finora, però, non c’erano dati variabilità annuale, dal 1400 fino al 1900 la non solo sugli ecosistemi alpini ma sull’intera
sull’evoluzione delle nevi nei secoli passati. durata media delle nevi è stata circa costante, Val Padana, ed è necessario sviluppare con
I ricercatori hanno scoperto che è possibile intorno a 251 giorni all’anno. Dal 1900 è urgenza strategie di adattamento.
ricavarla dagli anelli di crescita del ginepro invece scesa sistematicamente, fino alla Massimo Sandal

www.lescienze.it Le Scienze 23
News

La nuova giovinezza
Come di Stromboli
mangiavano
Il vulcano dell’isola di Stromboli emette fontane
i primi animali di lava quasi continue, causate dal degassamento
della Terra del magma contenuto in una camera magmatica
relativamente vicina alla superficie. Sono picco-
I primi animali avevano le eruzioni spettacolari, ma in genere non peri-
evoluto due diverse strategie colose. Nell’estate 2019, però, si sono verificate
per nutrirsi, ma solo una ha due eruzioni più violente della media, seguite, a
conquistato il pianeta. Lo sorpresa, da due parossismi, ovvero eventi mol-
suggerisce l’analisi di alcuni to intensi, causati dall’intrusione di magma pro-
fossili della più antica fauna fondo nella camera del vulcano. Secondo Chia-
nota, quella di Ediacara, ra Maria Petrone, petrologa del Natural History
pubblicata su «Current Museum di Londra, quello che è accaduto po-
Biology» da Ilya Bobrovskiy, trebbe essere un brutto segno per l’isola dell’ar-
geobiologo della Research cipelago al largo della Sicilia: il vulcano si sareb-
School of Earth Sciences be «ringiovanito», avrebbe cioè aperto una via
dell’Australian National più diretta fra la camera superficiale e il magma
University a Canberra, e dai profondo.
suoi collaboratori. Questa Come spiegato su «Nature Communications»,
fauna è composta da creature a farlo sospettare è il confronto fra la struttu-
marine vissute 560 milioni di ra cristallina delle lave eruttate prima del 2019
anni fa, del tutto diverse da e quella dei due ultimi parossismi, che sembra
quelle moderne. meno mescolata con il magma superficiale, co-
Tracce biochimiche, e in me se fosse arrivata più direttamente alla bocca
particolare lipidi, preservati eruttiva. «Se è così, c’è da aspettarsi che le eru-
in alcuni fossili delle coste zioni diventino meno prevedibili e con episo-
del Mar Bianco, nell’area di più intensi di quelli a cui ci eravamo abituati»,
artica della Russia, hanno avverte la ricercatrice. (AlSa)
permesso di ricostruirne
il metabolismo. L’analisi
rivela che alcuni animali Se il campo magnetico disorienta gli uccelli migratori
dell’epoca di Ediacara,
come Kimberella, forse uno Gli uccelli migratori sanno sempre dove andare. Anzi, quasi sempre, visto che alcuni si perdono, come
dei primissimi molluschi, si Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
testimoniano gli inanellamenti (le applicazioni di un anello sulle zampe per poterli identificare in maniera
nutrivano brucando alghe univoca) di individui «vagabondi» trovati fuori dall’areale previsto. La colpa, si legge su «Scientific Reports»,
e batteri, con un sistema è delle perturbazioni del campo magnetico terrestre. Alcuni ricercatori dell’Università della California a Los
digerente analogo a quello Angeles hanno analizzato i dati di due milioni di catture di 152 specie di uccelli migratori in Nord America
degli invertebrati attuali. Altri negli ultimi sessant’anni, confrontandoli con le serie storiche dei disturbi geomagnetici e dell’attività
invece, come Dickinsonia solare, e dimostrando una forte correlazione, finora solo ipotizzata, tra gli uccelli in «vagabondaggio» e le
– un fossile enigmatico alterazioni del campo magnetico, soprattutto durante le migrazioni autunnali. Per Morgan Tingley, primo
simile a una sottile frittella autore, gli uccelli dispongono di strutture specializzate per interpretare il campo magnetico, ma «se questo
segmentata – non mostrano è disturbato, la mappa è distorta e gli uccelli vanno fuori rotta». Inaspettatamente, l’attività solare contrasta
tracce di digestione interna. il vagabondaggio, rendendo inutilizzabili i magnetorecettori. Il fenomeno può avere importanti conseguenze
Probabilmente, ipotizzano ecologiche: può aumentare i tassi di mortalità, portando gli animali in ambienti ostili, o essere casualmente
gli autori dello studio, non vantaggioso per specie che vivono in habitat ormai a rischio per effetto del cambiamento climatico. (GiAs)
avevano evoluto organi
interni ma assorbivano i
nutrienti con la superficie
FTiare/iStockphoto (uccelli migratori)

del corpo. Una soluzione


cassinga/iStockphoto (Stromboli);

anatomica all’epoca
diffusa, ormai tuttavia quasi
scomparsa: persiste oggi
solo nei placozoi, minuscoli
animali marini estremamente
primitivi. (MaSa)

24 Le Scienze
Alcuni microrganismi Ondate di freddo in un
hanno una dieta virale mondo sempre più caldo Bere latte
ci ha fatto
Da predatori a prede. Uno studio pubblica- In un mondo con temperature medie sempre più
to sui «Proceedings of the National Academy elevate si potrebbe pensare che scompaiano gli
diventare
of Sciences», primo autore l’ecologo John De- eventi di freddo estremo. Invece non è così: non più grandi
Long dell’Università del Nebraska–Lincoln, ha solo aumenta l’intensità delle ondate di calo-
mostrato che i virus sono cibo per microbi. Gli re, ma qualche irruzione di aria fredda c’è anco- Secondo uno studio
scienziati già sapevano che occasionalmente al- ra, poiché il clima varia di più e si «estremizza». pubblicato sui «Proceedings
cuni microrganismi mangiano virus, ma mai Ciò era noto già dagli ultimi rapporti dell’Inter- of the National Academy
avrebbero pensato che una dieta esclusivamen- governmental Panel on Climate Change, ma uno of Sciences», fra 2000 e
te virale potesse fornire nutrienti sufficienti per studio pubblicato su «Science» da Judah Cohen, 7000 anni fa, in alcune zone
sopravvivere. del Massachusetts Institute of Technology, e col- del mondo, un aumento
Invece è così, hanno scoperto gli autori del- leghi, mostra come la cosa sia fisicamente spie- nell’assunzione del latte è
la ricerca, studiando in laboratorio le interazioni gabile su situazioni accadute nella realtà, facen- coinciso con un incremento
tra alcuni protozoi ciliati (gli Halteria e Parame- do riferimento agli Stati Uniti. delle dimensioni degli
cium bursaria) e Chlorovirus. I ciliati del genere Con dati osservati e modelli, i ricercatori mo- individui. Questo andamento
Halteria fanno scorpacciate di virus: ognuno ne strano come queste irruzioni fredde siano colle- è in controtendenza con
mangia dai 10.000 al milione ogni giorno, queste gate all’indebolimento del «vortice polare», un la generale diminuzione di
le stime, ottenendo tutto ciò che è necessario lo- flusso di aria che nella sua condizione normale massa corporea osservata
ro (lipidi, amminoacidi, acidi nucleici) per vivere confina l’aria fredda sul Polo Nord e che quando nei reperti umani risalenti al
e riprodursi. Al Paramecium, invece, i virus non si indebolisce permette discese di aria artica a la- periodo fra 15.000 e 10.000
bastano (la popolazione «allevata» in laboratorio titudini inferiori. L’articolo mostra che ci sono anni fa.
non è cresciuta mangiando solo Chlorovirus), a meccanismi fisici che legano questo fenomeno È stato ipotizzato che, alla
riprova del fatto che non tutti i ciliati sono virus- alla diminuzione della superficie ghiacciata nel nascita dell’agricoltura, i
ivori. DeLong sospetta che altri ciliati e flagellati circolo polare artico nei casi in cui, contempo- popoli che si muovevano
consumino abitualmente virus, ma poiché è dif- raneamente, vi sia un innevamento accentuato per esempio da est verso
ficile studiare microbi in natura, sarà molto com- della regione euro-asiatica settentrionale. Il qua- l’Europa, portando con sé
plicato capire quanto la virovory sia un fenome- dro è coerente e spiega queste irruzioni fredde specie non adattate ai nuovi
no diffuso. (MaSa) in un mondo sempre più caldo. (AnPa) climi e terreni, abbiano
avuto meno disponibilità di
cibo; da qui il calo di statura
Svelato il segreto delle rane di vetro media. Una delle strategie
adottate, secondo gli autori
Le rane di vetro sono anfibi notturni del genere del nuovo studio, diretto da
Hyalinobatrachium, originari delle foreste
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
Jay T. Stock della Western
sudamericane. Devono il nome alla trasparenza dei University in Canada,
loro tessuti, che durante il giorno permette loro di sarebbe stata assumere
confondersi con le foglie delle piante. direttamente il latte, anziché
Questo tipo di mimetismo è usato perlopiù dai i prodotti trasformati, meno
vertebrati acquatici, ma è raro in quelli terrestri. ricchi dello zucchero lattosio.
Uno dei motivi è la presenza di globuli rossi nel In queste popolazioni, l’uso
loro sangue, praticamente impenetrabili dalla luce. di bere il latte ha favorito le
Una ricerca della Duke University, pubblicata su mutazioni genetiche che
«Science», ha perciò indagato come le rane di vetro permettono di digerirlo anche
della specie H. fleischmanni riescano a rendere il in età adulta. Il record fossile
loro corpo trasparente circa al 90 per cento. osservato nello studio – oltre
Per Carlos Taboada, primo autore, e colleghi 3500 scheletri risalenti a un
il segreto starebbe nella capacità dell’anfibio intervallo di tempo di oltre
di raccogliere quasi tutti i globuli rossi nel 25.000 anni e provenienti
fegato durante i periodi di inattività diurni. Col da 366 siti archeologici –
sopraggiungere della notte, quando il rischio di dimostra che l’aumento
predazione diminuisce e l’animale torna attivo, i di dimensioni corporee si
globuli ricominciano a circolare normalmente nel registra proprio in quelle
Salinger/iStockphoto

corpo, rendendolo meno trasparente. Il processo popolazioni che hanno


non comporta nessun rischio di coagulazione e sviluppato la tolleranza al
meriterà approfondimenti. (AuCo) lattosio. (FeSg)

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Illustrazione di Ron Miller

Due stelle di neutroni si muovono a spirale


verso una collisione esplosiva. Recenti rilevamenti
vanno a sostegno della teoria secondo cui molti
degli elementi più pesanti della tavola periodica
si formano in eventi di questo tipo.
ASTROFISICA

Alchimia
cosmica
Nuove prove stanno chiarendo le origini
degli elementi chimici più pesanti dell’universo

di Sanjana Curtis

Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
Sanjana Curtis è un’astrofisica nucleare
interessata all’origine degli elementi chimici e
all’astronomia multimessaggera. È ricercatrice post-
dottorato al Dipartimento di astronomia e astrofisica
dell’Università di Chicago.

utto intorno a noi, e anche dentro di noi, ci sono frammenti di stelle.

T Circa metà della quantità di elementi più pesanti del ferro ha avuto ori-
gine in alcune delle più violente esplosioni del cosmo. Mentre l’univer-
so ribolle e nuove stelle e pianeti si formano da gas e polvere preesi-
stenti, questi elementi si fanno lentamente strada verso la Terra e altri
mondi. Dopo 3,7 miliardi di anni di evoluzione sul nostro pianeta, gli esseri umani e molte
altre specie ne hanno fatto parte integrante di sé, nei loro corpi e nelle loro vite.
Lo iodio, per esempio, è un componente degli ormoni neces- alla sua compagna: come risultato, due stelle di neutroni iniziaro-
sari per regolare lo sviluppo del cervello e il metabolismo. Il mi- no a orbitare l’una intorno all’altra. In una danza proseguita per
croplancton oceanico del gruppo Acantharea fa uso dello stronzio
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
millenni, le stelle si avvicinarono a spirale, prima lentamente e poi
per creare complessi scheletri minerali. Il gallio è fondamentale sempre più rapidamente. Via via che si avvicinavano, le forze di
per i microchip dei nostri smartphone e dei nostri computer por- marea iniziavano a smembrarle, scagliando nello spazio materia
tatili. E gli specchi del telescopio spaziale James Webb sono rive- ricca di neutroni a velocità che rasentavano un terzo di quella del-
stiti d’oro, un elemento utilissimo per la sua natura non reattiva e la luce. Alla fine le stelle si fusero tra loro, inviando increspature
la capacità di riflettere la luce infrarossa (per non parlare della sua attraverso lo spazio-tempo e scatenando fuochi d’artificio cosmici
popolarità in gioielleria). sull’intero spettro elettromagnetico.
Già da tempo abbiamo un’idea generale di come si siano forma- Al momento dello schianto, sul nostro pianeta azzurro pallido,
ti questi elementi, ma per molti anni i dettagli sono stati confusi e che si trova in una zona tranquilla della Via Lattea, a circa 130 mi-
il dibattito è stato aspro. La situazione è cambiata di recente quan- lioni di anni luce di distanza, vivevano i dinosauri. Le increspatu-
do gli astronomi hanno osservato per la prima volta in azione la re nello spazio-tempo, chiamate onde gravitazionali, iniziarono a
sintesi di elementi pesanti. Questo fenomeno, secondo le prove farsi strada attraverso il cosmo, e nel tempo che impiegarono a co-
che abbiamo, procedette più o meno così. prire l’enorme distanza fino alla Terra la vita sul nostro pianeta è
Eoni fa, una stella con una massa più di dieci volte maggiore di cambiata in modo irriconoscibile. Nuove specie si sono evolute ed
quella del Sole morì in una spettacolare esplosione, dando vita a estinte, civiltà sono sorte e cadute, e gli esseri umani curiosi han-
uno degli oggetti più strani dell’universo: una stella di neutroni. no iniziato a scrutare il cielo, sviluppando strumenti che poteva-
Questa stella neonata era un residuo del nucleo stellare compres- no fare cose incredibili, come misurare minuscole distorsioni nello
so fino a una densità estrema, a cui la materia può assumere for- spazio-tempo. Alla fine le onde gravitazionali (che si muovono alla
me che non comprendiamo. La stella di neutroni si sarebbe potu- velocità della luce) e la luce generata dalla fusione hanno raggiun-
ta raffreddare per sempre nelle profondità dello spazio, e questa to la Terra insieme. Gli astrofisici hanno riconosciuto un bagliore
sarebbe stata la fine della sua storia. Ma le stelle più grandi si tro- distintivo che mostrava la presenza di nuovi elementi. L’umanità
vano, per la maggior parte, in sistemi binari insieme a una gemel- aveva appena assistito alla produzione di elementi pesanti.
la, e alla fine lo stesso destino toccato alla prima stella toccò anche In qualità di esperta di cataclismi cosmici, sono affascinata da-

28 Le Scienze 655 marzo 2023


gli aspetti sia scientifici che emotivi di questa storia: la creazione e il neutrone appena aggiunto ha moltissimo tempo per decadere
di qualcosa di nuovo e duraturo, e addirittura prezioso, in un an- in un protone generando il successivo elemento stabile della tavo-
tico residuo di una stella che un tempo splendeva. E sono emo- la periodica – quello che ha esattamente un protone in più – prima
zionata perché finalmente siamo riusciti a osservare tutto questo che venga catturato un altro neutrone. Questo accade nel corso di
mentre accade. Questa scoperta ha dato risposta a diverse doman- migliaia di anni, perché ci sono solo pochi neutroni che si aggira-
de di lunga data in astrofisica e al contempo ne ha sollevate di nuo- no nelle stelle che ospitano il processo s, e quindi gli atomi sono in
ve. Ma io e molti altri scienziati siamo entusiasti. La nostra recen- grado di catturare nuovi neutroni solo occasionalmente.
te capacità di rilevare le onde gravitazionali insieme alla luce di Il processo r, al contrario, può produrre l’intera gamma di ele-
una stessa fonte cosmica promette di aiutarci a capire le esplosio- menti pesanti in uno spettacolare lampo di creazione che dura a
ni astrofisiche e la sintesi degli elementi in un modo che prima era malapena un secondo. In questo scenario i neutroni sono abbon-
impossibile. danti e colpiscono i nuclei uno dopo l’altro, prima di avere il tem-
po di decadere. Un nucleo può gonfiarsi rapidamente fino a diven-
Siamo polvere di stelle tare un isotopo altamente instabile, arrivando al limite di stabilità,
La ricerca per comprendere la formazione degli elementi pe- la cosiddetta drip line dei neutroni, il limite assoluto del rapporto
santi fa parte di un più ampio obiettivo scientifico, quello di trova- neutroni-protoni consentito dalla natura in un nucleo. Il nucleo
re la risposta a una domanda fondamentale: da dove viene tutto? pesantissimo convertirà a quel punto molti dei suoi neutroni in
La storia cosmica degli elementi della tavola periodica si estende protoni tramite decadimenti beta o addirittura si spezzerà in nu-
da pochi minuti dopo il big bang ai giorni nostri. La sintesi dei pri- clei più piccoli, fino a produrre una serie di elementi pesanti stabi-
mi elementi – idrogeno, elio e litio – avvenne circa tre minuti do- li. Molti dettagli su come si svolga tutto ciò non sono ancora chiari.
po la nascita dell’universo. A partire da questi ingredienti si sono Dopo che un nucleo ha assorbito neutroni aggiuntivi, per esem-
formate le prime stelle, che splendono luminose e fondono nuovi pio, ma prima di diventare stabile, appaiono nuclei esotici che gli
elementi nei loro nuclei, sia nel corso della loro vita che durante la scienziati non comprendono. Questi nuclei intermedi hanno pro-
loro morte esplosiva. La successiva generazione di stelle nasce dai prietà che giungono ai limiti della fisica: misurarle in laboratorio è
detriti di queste esplosioni, arricchita con gli elementi formati dal- difficile, talvolta proprio impossibile.
le prime stelle. Questo processo continua ancora oggi e spiega tut- Nel corso degli anni sono stati ipotizzati molti luoghi dell’uni-
ti gli elementi, dal leggerissimo elio, con due protoni per atomo, fi- verso in cui possa verificarsi il processo r, ma la verità è rimasta un
mistero, tra i più grandi nell’astrofisi-
ca nucleare, per più di sessant’anni. Per
Nel corso degli anni sono stati ipotizzati molti molto tempo si è pensato che le super-
nove con collasso del nucleo, le morti
luoghi dell’universo in cui possa verificarsi esplosive di stelle con massa più di 8-10
volte quella del nostro Sole, possano
il processo r, ma la verità è rimasta un mistero ospitare il processo r. Ma le simulazioni
di tipiche supernove di questo tipo non
riescono a riprodurre la ricchezza di
no al ferro, che ha 26 protoni nel nucleo. Gli elementi più pesanti, neutroni e le condizioni termodinamiche necessarie, tranne, for-
come il tennesso (o tennessio) con 117 protoni, non si formano in se, nel caso di rare esplosioni alimentate da forti campi magnetici.
natura, ma i fisici possono costringerli a esistere all’interno degli
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Nel 1974 James M. Lattimer e David N. Schramm formularono l’i-
acceleratori di particelle, dove in genere durano solo qualche mil- potesi secondo cui la decompressione della materia delle stelle di
lesimo di secondo prima di decadere. neutroni possa fornire gli ingredienti per il processo r.
Diversi decenni fa si ipotizzò che circa la metà degli elementi Una stella di neutroni si forma quando una stella di grande
più pesanti del ferro si formino tramite un processo detto cattura massa esaurisce il combustibile nucleare e la sua gravità fa col-
neutronica rapida, o processo r. Si ritiene che il resto abbia origine lassare il nucleo verso l’interno. L’immane forza esercitata dal-
tramite la cattura lenta di neutroni, il processo s, una sequenza di la massa della stella sul nucleo lo comprime fino a densità estre-
reazioni che conosciamo abbastanza bene, che si verifica in stelle mamente elevate, facendo sì che elettroni e protoni si fondano
di piccola massa e lunga esistenza. insieme per diventare neutroni. Mentre il resto della stella vie-
Sia nel processo r che nel processo s uno o più neutroni si ag- ne espulso nella supernova, la stella di neutroni rimane intatta,
giungono a un nucleo atomico. L’aumento del numero di neu- un residuo compatto contenente la materia più densa conosciuta
troni, tuttavia, non produce in sé un nuovo elemento, perché gli nell’universo. Le stelle di neutroni con massa superiore a un cer-
elementi sono definiti dal numero di protoni nel nucleo. Ciò che to limite collassano ulteriormente in buchi neri, ma non conoscia-
otteniamo è un isotopo più pesante dell’elemento di partenza, mo il punto esatto di queste transizioni, né sappiamo quanto sia-
cioè un nucleo contenente lo stesso numero di protoni ma un di- no «morbide». La struttura interna delle stelle di neutroni è una
verso numero di neutroni. Questo isotopo pesante è spesso in- questione aperta. Potrebbero contenere principalmente neutro-
stabile e radioattivo. Tramite quello che è chiamato decadimento ni e una piccola percentuale di protoni all’interno di una crosta di
beta negativo, un neutrone si trasforma in un protone, emetten- nuclei più pesanti in superficie. Ma l’interno potrebbe essere an-
do un elettrone e un’altra particella subatomica chiamata neutri- cora più strano. Nelle profondità della stella di neutroni, la materia
no. In questo modo il numero di protoni nel nucleo dell’atomo au- può assumere forme davvero bizzarre, che vanno da una zuppa
menta e nasce un nuovo elemento. di quark e gluoni – le particelle che compongono la materia ordi-
La differenza fondamentale tra il processo s e il processo r è la naria – a un mare di «iperoni», che sono fatti dei cosiddetti quark
velocità. Nel processo s, gli atomi catturano i neutroni lentamente, «strange».

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Come si formano
gli elementi pesanti
Quell’anello di platino o d’oro che alcuni di noi portano al dito racchiude un segreto che
è stato al centro di un mistero cosmico. Gli scienziati hanno setacciato la galassia per 3 Il processo r richiede nuclei di
capire da dove provengono questi cosiddetti elementi pesanti. Gli elementi più leggeri innesco, come quello del ferro,
– dall’elio, con i suoi due protoni per atomo, fino al ferro, che ha 26 protoni in ciascun l'elemento più pesante che può
formarsi con la fusione all'interno
nucleo – sono compresi più a fondo. Per la maggior parte si formano tramite la fusione delle stelle. Il nucleo di ferro
nucleare all’interno delle stelle. Ma abbiamo le idee meno chiare su che cosa accada do- ha inizialmente 26 protoni e di
po il ferro. L’oro, che ha 79 protoni in ogni atomo, non può formarsi in questo modo. Lo solito circa 30 neutroni. Quando
viene bombardato di neutroni
stesso vale per il platino, lo xenon, il radon e molti elementi delle terre rare.
liberi, il nucleo ne cattura molti
Da decenni si discute sulla provenienza di questi metalli pesanti e su come siano arriva- in pochi millisecondi.
ti sulla Terra. L’idea principale – il cosiddetto processo di cattura neutronica rapida inne-
scato da un evento cosmico estremamente violento – è descritta di seguito. Fino a tem-
pi recenti era una teoria senza alcun supporto osservativo. Tutto è cambiato alcuni anni Nucleo di ferro
fa, quando sono state rilevate le onde gravitazionali e, simultaneamente, la luce, da una (26 protoni, 30 neutroni)
collisione di stelle di neutroni. Questa luce conteneva le firme chimiche di elementi pe-
santi, offrendo così la prima prova a sostegno della teoria sulla loro provenienza. Ha for-
nito inoltre alcuni dettagli su come possa funzionare il processo. Neutrone Protone
libero

2 Una collisione di stelle di


neutroni emette luce, onde
gravitazionali e moltissimi
neutroni liberi. In ogni centimetro
cubo di spazio si riversa fino a
un grammo di neutroni. Queste
rare condizioni innescano quello
che viene chiamato processo di
cattura neutronica rapida, detto
anche processo r.

Neutroni
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Stella di neutroni

1 Le stelle di neutroni sono gli Onde luminose


oggetti più densi dell’universo
dopo i buchi neri. Nascono
quando muoiono le stelle pesanti
e i loro nuclei collassano. Stella di neutroni
L’incredibile pressione
gravitazionale comprime Onde gravitazionali
insieme gli atomi, e protoni ed
elettroni si fondono, lasciandosi
dietro una stella fatta quasi
interamente di neutroni.

30 Le Scienze 655 marzo 2023


Pensate: ogni volta che indossiamo
4 Il nuovo nucleo è estremamente un anello d’oro o di platino,
radioattivo a causa del suo abbiamo in mano un pezzo di cosmo.
numero sbilanciato di neutroni.

Nucleo di ferro radioattivo


con un gran numero di neutroni

Nucleo d’oro
(79 protoni, 118 neutroni)

Particelle beta

6 Il risultato è un nuovo
elemento, in questo caso l’oro,
che ha 79 protoni.
Particelle beta

5 Alcuni dei neutroni decadono in


protoni. È un normale processo
detto decadimento beta, e consente
a un neutrone di trasformarsi in
un protone cambiando il sapore
di uno dei suoi quark costituenti
da «down» a «up» e rilasciando
contemporaneamente un elettrone
e un antineutrino. Il ciclo di
catture di neutroni e decadimenti
beta continua, producendo nuclei
sempre più pesanti.

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Prova diretta Curva prevista in base alla temperatura


I primi dati concreti a sostegno (linea bianca)
Elevata * *
Intensità della luce in arrivo

della teoria del processo r


sono stati ottenuti quando le
onde gravitazionali e la luce
di una collisione tra stelle di
neutroni sono state rilevate
contemporaneamente sulla Terra.
Lo spettro luminoso conteneva
la firma chimica dello stronzio
(un altro elemento pesante),
il che confermava la presenza Questo calo –
di un elemento pesante in una deviazione
connessione con l’evento che dalla curva
Onde luminose prevista –
aveva innescato
le onde gravitazionali. suggerisce
la presenza
di stronzio.
* Alcune lunghezze d’onda, tra cui
alcune bande all’estrema destra, Bassa
Onde gravitazionali sono soggette a problemi noti di
Grafico di Jason Drakeford

calibrazione delle apparecchiature


o a interferenze atmosferiche. 400 500 600 800 1000 1200 1500 1900
Ultravioletto Spettro visibile Infrarosso
Fonte: Identification of Strontium in the Merger
of Two Neutron Stars di Darach Watson e altri, Lunghezza d’onda della luce in arrivo (in nanometri)
arXiv:1910.10510; ottobre 2019 (grafico)

www.lescienze.it Le Scienze 31
Lattimer e Schramm ipotizzarono che quando una stella di gravitazionali e luce – che includeva «luce» radio, ottica, a raggi X
neutroni collide con un buco nero venga espulsa materia ricca e gamma – provenienti dalla stessa sorgente celeste.
di neutroni. Dal 1982 si è però preferito uno scenario che preve- Le onde gravitazionali rilevate da LIGO-Virgo hanno avuto ori-
de una collisione tra due stelle di neutroni. Mentre alcuni ricer- gine nello collisione di una coppia di stelle di neutroni a circa 130
catori lavoravano per capire come in queste collisioni si possano milioni di anni luce dalla Terra. Può sembrare una distanza enor-
sintetizzare nuovi elementi, altri cercavano di prevedere che tipo me, ma in realtà è relativamente poco per una sorgente di onde
di luce ci si possa aspettare di osservare da una fusione di stelle di gravitazionali. I dettagli del segnale, come il modo in cui la fre-
neutroni. Alcuni hanno ipotizzato un nesso tra le collisioni di stel- quenza e l’intensità delle onde variavano col tempo, hanno per-
le di neutroni e i lampi gamma, le esplosioni spaziali ricchissime di messo di stimare che ognuna delle due stelle di neutroni aveva
energia che emettono una raffica di raggi gamma. E dato che i nu- una massa compresa tra 1,17 e 1,6 volte quella del nostro Sole e un
clei prodotti nel processo r sarebbero instabili e subirebbero un raggio fra gli 11 e i 12 chilometri.
decadimento radioattivo, potrebbero riscaldare il materiale che Non appena è giunto il segnale dell’onda gravitazionale, gli
li circonda e alimentare un bagliore elettromagnetico che dareb- astronomi l’hanno studiato anche con i telescopi convenzionali.
be indizi sugli elementi prodotti. Nel 2010 Brian Metzger e i suoi La collaborazione tra LIGO e Virgo ha permesso di restringere la
collaboratori hanno introdotto il termine «chilonova» per indicare possibile posizione di GW170817 a una regione molto più piccola
questi bagliori (ipotizzati per la prima volta nel 1998) dopo aver ap- rispetto ai precedenti eventi di onde gravitazionali. All’incirca 1,7
purato che sarebbero circa 1000 volte più luminosi di un normale secondi dopo l’arrivo delle onde gravitazionali, i telescopi per rag-
lampo di luce del tipo chiamato nova. gi gamma Fermi-GBM e INTEGRAL hanno rilevato un fioco lam-
Nonostante questi attivi progressi
teorici, non ci sono state conferme di-
rette fino a pochi anni fa, quando una Decenni di progressi ci hanno dato la possibilità
serie notevole di osservazioni è riuscita
a scrutare il cuore di una fusione di stel- di indagare l’origine degli elementi pesanti
le di neutroni.
in modi che erano inaccessibili solo pochi anni fa
Sinfonia cosmica
Nel 2015 il Laser Interferometer Gra-
vitational-wave Observatory (LIGO), negli Stati Uniti, ha ottenu- po di raggi gamma della durata di appena un paio di secondi pro-
to un risultato straordinario: ha rilevato per la prima volta le onde veniente dalla stessa direzione di GW170817. Questa scoperta ha
gravitazionali. Erano state generate da due buchi neri che si avvi- dato il primo collegamento diretto tra fusioni di stelle di neutro-
cinavano tra loro a spirale e si fondevano l’uno nell’altro. L’even- ni e lampi gamma brevi. Ma non finisce qui. Le immagini scattate
to è stato indicato con la sigla GW150914. All’epoca ero dottoranda con il telescopio di un metro Henrietta Swopes, dell’Osservatorio
alla North Carolina State University; ricordo di aver visto l’annun- di Las Campanas, in Cile, hanno mostrato una nuova fonte di luce
cio insieme a tutto il Dipartimento di fisica nell’area comune del situata all’interno di NGC 4993, una galassia vecchia ma lumino-
nostro edificio e di aver provato un’enorme commozione. Cercai sa. Scindendo la luce nei suoi colori costituenti ed esaminandone
di imparare tutto quello che potevo su questa nuova finestra sul lo spettro, gli astronomi hanno concluso che il segnale era coeren-
nostro universo. Appresi che le fusioni di stelle di neutroni pro- te con l’idea che lì si stessero formando elementi pesanti. Stavamo
ducono meno energia di quelle di buchi neri e quindi sono più dif-
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guardando un’autentica chilonova.
ficili da rilevare. Ma io e altri ricercatori speravamo che presto lo Il modo in cui lo spettro della chilonova cambiava nel tem-
stesso esperimento sarebbe riuscito a osservarle. po era interessante. Le più corte tra le lunghezze d’onda della lu-
Passarono un paio d’anni: LIGO e l’analogo osservatorio Virgo, ce, quelle dalla parte dell’azzurro, raggiungevano presto il picco,
in Italia, rilevarono altre collisioni di buchi neri binari, ma le fusio- mentre le lunghezze d’onda verso il rosso, più lunghe, diventava-
ni di stelle di neutroni continuavano a sfuggirci. Poi, nell’autunno no predominanti in seguito. Questi picchi si possono spiegare con
2017, girarono voci secondo cui LIGO-Virgo aveva osservato per la la composizione e la velocità del materiale espulso nella fusione.
prima volta una collisione tra stelle di neutroni. Secondo queste Una chilonova azzurra può essere prodotta da materiale espulso
voci, oltre al segnale dell’onda gravitazionale gli astronomi aveva- in rapido movimento che sia costituito principalmente da elemen-
no rilevato un breve lampo di raggi gamma e qualcosa che somi- ti pesanti relativamente leggeri e tra cui non sono presenti i lan-
gliava molto a una chilonova. L’entusiasmo tra i fisici era enorme. tanidi, gli elementi metallici dal lantanio al lutezio, che sono alta-
Di lì a poco gli scienziati di LIGO e di vari telescopi in tutto il mente opachi alla luce azzurra. Una chilonova rossa, viceversa,
mondo annunciavano la rilevazione di un’onda gravitazionale, richiede materiale in espulsione lenta contenente molti elemen-
chiamata GW170817, e dei segnali elettromagnetici associati. Ri- ti pesanti, tra cui i lantanidi.
masi sbalordita dalla quantità di nuove conoscenze che queste os- In che modo la fusione genera questi componenti distinti? È
servazioni avevano già generato. Il giorno successivo su arXiv.org una domanda che ci porta in un territorio incerto, quello della teo-
– un sito web in cui i ricercatori possono pubblicare versioni preli- ria e delle simulazioni. Si sta ancora cercando di capire in che mo-
minari, non sottoposte a revisione, dei loro articoli – c’erano qua- do la collisione espella il materiale, di che cosa sia fatto quest’ul-
si 70 nuovi articoli su GW170817. L’evento manteneva la promessa timo e come si sviluppi la chilonova risultante. Gli spettri delle
dell’astronomia multimessaggera, la possibilità di osservare un fe- chilonove sono molto difficili da analizzare. Dato che il materia-
nomeno cosmico attraverso diversi «messaggeri» e di unire le in- le si muove velocemente, i segnali che corrispondono ai vari ele-
formazioni in modo da ottenere una comprensione più completa menti si confondono e si mischiano. Mancano anche dati atomici
dell’evento. Era la prima volta che gli astronomi osservavano onde affidabili per molti degli elementi più pesanti, e quindi è difficile

32 Le Scienze 655 marzo 2023


DAL GALLIO IN POI

Elementi del processo r Si ritiene che gli elementi


evidenziati, se rinvenuti
nel sistema solare, abbiano
Gli elementi della tavola periodica hanno origini diverse. Idrogeno, elio e avuto origine in parte
H attraverso il processo r. He
parte del litio si sono formati poco dopo il big bang, e altri elementi legge-
ri sono stati forgiati dalle stelle. Ma gli elementi in giallo sono troppo pesan-
Li Be ti per formarsi in questo modo. Hanno origine, in parte o interamente, at- B C N O F Ne
traverso il processo r, in cui atomi più leggeri guadagnano rapidamente
Na Mg neutroni che decadono in protoni. Al Si P S Cl Ar

K Ca Sc Ti V Cr Mn Fe Co Ni Cu Zn Gallio Germa- Arse- Selenio Bromo Kripton


nio nico

Rubi- Stron- Ittrio Zirco- Niobio Molib- Tc Rute- Rodio Palla- Argen- Cad- Indio Stagno Anti- Tellurio Iodio Xenon
do zio nio deno nio dio to mio monio

Tanta- Tung- Mercu- Piom- Bismu-


Cesio Bario Afnio Renio Osmio Iridio Platino Oro Tallio Po At Rn
lio steno rio bo to

Fr Ra Rf Db Sg Bh Hs Mt Ds Rg Cn Nh Fl Mc Lv Ts Og

Lanta- Cerio Praseo- Neo- Pm Sama- Euro- Gado- Terbio Dispro- Olmio Erbio Tulio Itter- Lutezio
nio dimio dimio rio pio linio sio bio

Ac Torio Pa Uranio Np Pluto- Am Cm Bk Cf Es Fm Md No Lr


nio
Grafico di Jen Christiansen; Fonti: Populating the Periodic Table: Nucleosynthesis of the Elements, di Jennifer A. Johnson, in «Science», Vol. 363, febbraio 2019;

prevedere quale sia l’aspetto delle loro firme spettrali. Finora l’u- stern University hanno già scoperto una chilonova insieme a un
nico rilevamento plausibile di un ben preciso elemento nello spet- lampo gamma lungo, una combinazione interessante che sugge-
Neutron-Capture Elements in the Early Galaxy, di Christopher Sneden e altri, in «Annual Review of Astronomy and Astrophysics», Vol. 46, 2008

tro della chilonova GW170817 è lo stronzio, il che è però sufficiente risce che le fusioni possano generare anche lampi di raggi gamma
per mostrare che il processo r ha avuto luogo. con curve di luce più lunghe.
La scoperta di questo singolare evento ha confermato decenni Per comprendere il processo r dovranno collaborare esperti
di previsioni teoriche. Gli astrofisici hanno finalmente stabilito un di diverse discipline: astronomi osservativi che studiano le stelle
nesso tra le fusioni di stelle di neutroni e i lampi gamma brevi. Lo vecchie e nuove, astronomi delle onde gravitazionali che misura-
spettro della chilonova mostra tracce di elementi pesanti, confer- no le distorsioni nello spazio-tempo, teorici nucleari che costrui-
mando che le fusioni di stelle di neutroni sono almeno uno dei siti scono modelli delle strutture nucleari e della materia all’interno
in cui si producono elementi con il processo r. delle stelle di neutroni, fisici nucleari sperimentali che studiano
Ma molto resta da capire e da scoprire. Il meccanismo che pro-
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le proprietà dei nuclei instabili ricchi di neutroni e astrofisici com-
duce i lampi gamma brevi nelle fusioni non è ancora chiaro. Inoltre putazionali che simulano eventi come le fusioni di stelle di neu-
le proprietà della materia espulsa in una fusione sono influenzate troni con equazioni la cui soluzione richiede mesi di elaborazione
in modi significativi dai neutrini. È necessario un attento monito- su alcuni dei più grandi computer del mondo.
raggio di queste particelle e delle loro interazioni nei modelli teori- Via via che gli strumenti esistenti per rilevare le onde gravi-
ci, ma ciò è anche molto arduo e spesso richiede una quantità proi- tazionali diventano sempre più sensibili, entreranno in funzio-
bitiva di potenza di calcolo. Inoltre, non sappiamo quale oggetto si ne nuovi telescopi per raccogliere la luce dei fenomeni transitori.
sia formato quando si sono fuse le stelle di neutroni. Potrebbe esse- Nuovi progetti, come la Facility for Rare Isotope Beams, inaugura-
re una nuova stella di neutroni, una stella di neutroni sulla via di di- ta nel maggio 2022 alla Michigan State University, misureranno le
ventare un buco nero, o un buco nero. Infine, anche se ora sappia- proprietà nucleari dei nuclei rari. Nuovi osservatori di onde gravi-
mo che le fusioni di stelle di neutroni possono ospitare il processo r, tazionali, come l’Einstein Telescope al suolo, sono attualmente in
non sono gli unici luoghi in cui ciò accade. fase di progettazione in Europa.
Le osservazioni di stelle molto vecchie contenenti elementi ri- Decenni di progressi in molti campi ci hanno portato alla pos-
sultanti dal processo r suggeriscono altre possibilità, tra cui le rare sibilità di indagare l’origine degli elementi pesanti in modi che
supernove e le collisioni di stelle di neutroni con buchi neri. Non erano inaccessibili solo pochi anni fa. Siamo finalmente pronti a
scopriremo l’origine degli elementi pesanti con un’unica osserva- mettere insieme tutti i pezzi. Ogni isotopo di ogni elemento della
zione, per quanto straordinaria. GW170817 è solo l’inizio. tavola periodica ha la potenzialità di dirci qualcosa sulla storia nu-
cleare dell’universo. Q
Nuove possibilità
Non possiamo aspettarci che tutte le chilonove abbiano lo stes-
PER APPROFONDIRE
so aspetto di quella associata a GW170817. Sospettiamo che si pre-
sentino in molte forme, ognuna con caratteristiche distintive, e ci La vita interiore delle stelle di neutroni. Moskowitz C., in «Le Scienze» n. 609,
aspettano molte sorprese. Di recente gli astronomi della Northwe- maggio 2019.

www.lescienze.it Le Scienze 33
EPIDEMIOLOGIA

Quando
finisce
una
pandemia?
Non lo deciderà tanto la scomparsa
dei casi, quanto la fine della percezione
di emergenza nelle popolazioni e nelle
istituzioni, che, a seconda della scala a cui
guardiamo, arriverà in momenti diversi

di Mauro Capocci
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Nel marzo del 2020, nella Chiesa di San Giuseppe


a Seriate, in provincia di Bergamo, don Marcello Crotti
e don Mario Carminati hanno celebrato una funzione
funeraria collettiva per i molti defunti a causa del
COVID-19, con le bare in attesa di essere trasportate via
da mezzi dell’esercito.
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Nicola Marfisi/AGF
Mauro Capocci, laureato in filosofia e dottore di ricerca in storia della scienza,
insegna storia della scienza e della medicina all’Università di Pisa, dove si
occupa soprattutto di storia delle scienze biomediche nell’età contemporanea. È
coautore fra l’altro del libro Le cellule della speranza (Codice Edizioni, 2014).

Q
u a n d o nel 1948 l’Orga-
nizzazione mondiale del-
la Sanità (OMS) ha adot-
tato la sua definizione di
salute, ha creato la tarta-
ruga per Achille: «Uno stato di completo be-
nessere fisico, sociale e mentale». Come per
Achille nel paradosso di Zenone, la tartaru-
ga sarà sempre un passo avanti, per quan-
ti progressi possa fare il Piè veloce: data la
complessità dell’organismo umano e del-
le sue relazioni con l’ambiente, il «comple-
to benessere» è un obiettivo poco realistico.
Ciò nonostante, mettiamo in atto numerose
strategie per avvicinarci a questo bersaglio
mobile, cercando di identificare e manipo-
lare i determinanti individuali e sociali del-
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la salute.
Due piani si confrontano: la logica astratta delle definizioni e la sono state eliminate gran parte delle misure di contenimento che
realtà dai contorni molto sfumati, fatta di distribuzioni statistiche. hanno caratterizzato gli ultimi tre anni. Ma nessuno ha ancora uf-
Scegliere l’uno o l’altro piano, o un compromesso tra loro, è que- ficializzato il termine del fenomeno, né quali siano i criteri neces-
stione che va oltre i confini della scienza medica: è una decisione sari per decretarlo.
pienamente politica, che incrocia discipline diverse. La pandemia Nel 1989 lo statunitense Charles Rosenberg, storico della me-
da COVID-19 lo ha reso evidente nelle sue fasi più tragiche, che dicina (ora emerito) alla Harvard University, scrisse un articolo
hanno visto contrapposte le esigenze della salute a quelle dell’eco- citatissimo sulla diffusione dell’HIV/AIDS e su come questa e al-
nomia globale, ma la questione si ripropone anche in questi mesi tre epidemie globali possono essere considerate come lo svilup-
tra 2022 e 2023. A tre anni dalla dichiarazione di inizio dell’emer- po prevedibile di un dramma teatrale. Se l’inizio avviene con «una
genza internazionale, si susseguono dichiarazioni sulla «fine» del- apparizione iniziale e un riconoscimento graduale», la fine è più
la pandemia, sempre più vicina o addirittura raggiunta. sfumata, a piccoli passi (come l’Achille zenoniano) verso l’ago-
A fine dicembre 2022, il direttore della virologia dell’ospedale gnato ritorno alla normalità: «Le epidemie normalmente finisco-
universitario della Charité a Berlino ha parlato della «prima onda- no con un lamento, non con un botto». Più importante, per Ro-
ta endemica», intendendo in modo implicito che finalmente si era senberg, è osservare le differenze e le somiglianze tra il prima e
fuori dalla fase pandemica: i rischi sono ora decisamente minori, il dopo, riflettere su ciò che è cambiato in modo più o meno dura-
il numero e la gravità dei casi sono tali da non far ritenere più il turo. Il «ritorno» al prima, o il cambiamento di norme e compor-
COVID-19 qualcosa di fuori dall’ordinario. A settembre 2022 il di- tamenti, sono il finale drammaturgico dell’evento emergenziale,
rettore dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva affermato l’epilogo morale che permette il bilancio: che cosa abbiamo im-
che «la fine della pandemia è in vista» e ovunque, Cina compresa, parato, come abbiamo modificato i nostri comportamenti, cosa è

36 Le Scienze 655 marzo 2023


Operatrici della Croce Rossa, sedute in lunghe tavolate, fabbricano
mascherine per proteggersi dal contagio dell’influenza durante la pandemia di
Spagnola nel 1918 a Chicago.

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rimasto uguale. Nel corso della pandemia da COVID, l’articolo di e dettagliata come mai prima. Conosciamo in tempo reale ciò che
Rosenberg è stato riletto in molti modi, anche in modo critico. succede in ogni parte del mondo; abbiamo cifre esatte, modelli e
Per esempio Samuel Cohn Jr., medievalista all’Università di Gla- previsioni; e lo spostamento del virus è quanto mai rapido. Cele-
sgow, in Scozia, ha messo in dubbio il «lamento» finale delle epide- brare l’estinzione dell’epidemia in ambito locale è senz’altro pos-
mie sul «Bulletin of the History of Medicine». In età moderna, nel sibile, ma rimane un livello più ampio su cui riflettere, e verso cui
lungo periodo di presenza della peste in Europa, in molti luoghi la sembra difficile fare una semplice estrapolazione.
Foto da Chicago Sun-Times/Chicago Daily News collection/

scomparsa del morbo era festeggiata «letteralmente con un botto,


cioè con celebrazioni che comprendevano fuochi d’artificio». Me- Una meta illusoria
morie di queste feste si trovano in molte processioni cittadine tut- Raggiungere l’obiettivo di eradicazione – zero nuovi casi per un
tora effettuate, o in edifici religiosi eretti in segno di devozione e determinato periodo di tempo – come momento per la «fine della
ringraziamento. Queste celebrazioni, tuttavia, avevano dimensio- pandemia» appare illusorio. Finora una sola malattia umana è sta-
Chicago History Museum/Getty Images

ni limitate: la peste non era più presente a Venezia, a Firenze o a ta eradicata del tutto: il vaiolo, la cui eliminazione è stata dichiara-
Milano, ma poteva ancora infuriare a poche centinaia di chilome- ta dalla trentatreesima Assemblea mondiale della sanità nel 1980,
tri, a Napoli o a Palermo. La fine dell’epidemia festeggiata dalla ba- tre anni dopo l’ultimo caso di infezione naturale registrato in So-
silica veneziana di Santa Maria della Salute, eretta a partire dal 1631, malia. Questo successo rappresentava il termine di uno sforzo glo-
era quindi un fenomeno locale. Mettere in prospettiva la «storia» bale di vaccinazione di massa e di sorveglianza sanitaria capillare
diventa dunque necessario, cogliendo differenze ed eventuali pat- durato decenni.
tern comuni, ma tenendo comunque presente che ora stiamo vi- Un altro esempio positivo – ma in ambito veterinario – è la
vendo «dentro» la pandemia, e ne abbiamo un’esperienza globale scomparsa della cosiddetta peste bovina. Questa malattia colpiva

www.lescienze.it Le Scienze 37
non solo bovini d’allevamento ma anche molte specie di ungula- ni e non. La storia delle tre pandemie da peste, molto documentata,
ti, tra cui bufali, antilopi e giraffe. In Africa è stata introdotta con è decisamente istruttiva. L’infezione da Yersinia pestis è dovuta a
ogni probabilità alla fine del XIX secolo, con l’importazione di ani- un batterio ospitato da una pulce (Xenopsylla cheopis) che ha come
mali destinati a sfamare le truppe italiane impegnate nelle guerre ospiti preferenziali i roditori, ma può anche contagiare altri anima-
coloniali. Come è facile immaginare, la malattia ha avuto un tragi- li, tra cui gli esseri umani. La peste trasmessa dalla pulce si mani-
co impatto sulle popolazioni, decimando gli animali sfruttati per festa di solito con i tipici bubboni scuri, e grazie a questi sintomi
l’alimentazione e, secondo alcuni studi, facilitando la diffusione di è possibile distinguerla da altre malattie epidemiche dell’antichità.
altre malattie umane. Secondo le stime, la carestia prodotta dalla Delle tre grandi pandemie di peste, la prima arrivò dall’Afri-
peste bovina uccise due terzi dei Masai della Tanzania e un terzo ca nel VI secolo e le fonti concordano sulla terribile devastazione
della popolazione etiope. Questa enorme minaccia è stata elimina- che portò in tutto il bacino del Mediterraneo, in particolare a Co-
ta grazie al vaccino sviluppato da Walter Plowright negli anni ses- stantinopoli, dove terminò con la città desolata dove «non vedevi
santa del XX secolo, e il successo è stato festeggiato nel 2011, a ot- più artefici al lavoro, non fondachi aperti, non traffico», secondo
to anni dall’ultimo caso registrato in Kenya. Nonostante il risultato, lo storico bizantino e testimone diretto Procopio da Cesarea. Que-
ancora nel 2018 la Food and Agriculture Organization (FAO, Orga- sta prima pandemia è durata circa due secoli; nell’area dell’Impe-
nizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura) dell’ONU e la World ro Romano e del Medio Oriente si sono succedute numerose on-
Organisation for Animal Health (WOAH, Organizzazione mondiale date, via via meno gravi in ragione di importanti cambiamenti. La
per la salute animale) scrivevano che «l’eradicazione non è la fine devastazione della peste rese le città meno popolate e quindi me-
della storia della peste bovina», perché potrebbero esistere serba- no esposte al contagio, e portò a un riequilibrio delle forze milita-
toi di infezioni nella fauna selvatica, e sicuramente il virus è ancora ri, influendo quindi sulle sorti delle strutture sociali e limitando i
conservato in numerosi laboratori per scopi di ricerca. contatti tra popolazioni: secondo le recenti analisi multidiscipli-
C’è quindi un dato in comune tra peste bovina e vaiolo: entram- nari di alcuni storici, la fine della pandemia coincise con la fine
be queste malattie virali sono state eliminate grazie a un vaccino. dell’antichità. Ma si sospetta anche che questa pandemia, come al-
Riguardo all’attuale pandemia, siamo
ancora molto lontani dalla meta «zero
COVID» e dall’eradicazione. I vaccini di- I casi caleranno lentamente con occasionali riprese,
sponibili – costosi e difficili da produrre
– si sono mostrati estremamente efficaci e la mortalità tornerà nella norma, ma a lungo,
nell’abbattere i sintomi e la gravità della
malattia, ma non forniscono la cosiddet-
da qualche parte, ci sarà ancora un focolaio attivo
ta immunità sterilizzante, che permet-
te di interrompere il contagio. È quin-
di probabile che la chiusura sarà poco spettacolare, e più vicina al tre nella storia, abbia agito da fattore selettivo e favorito i più resi-
«lamento» descritto da Rosenberg. I casi scenderanno lentamente, stenti all’infezione.
con occasionali riprese, e la mortalità tornerà nei parametri stori- La pandemia successiva arrivò sulle coste italiane nel 1347 e
ci, ma per lungo tempo da qualche parte nel mondo ci sarà ancora dall’anno successivo dilagò nel continente: la grande Peste Nera.
un focolaio attivo. Ciò che sancirà l’uscita dalla pandemia non sarà Durò, almeno in Europa, quattro secoli. Anche quando non era
l’assenza globale di nuove infezioni, ma la fine della percezione di presente in un’area, era una minaccia continua, un ospite atteso,
emergenza nelle popolazioni e nelle istituzioni.
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che si muoveva lungo strade note: le grandi vie di comunicazione
Per comprendere questo processo è necessario tenere presen- terrestri e soprattutto marittime. Non è un caso che l’ultimo epi-
ti dimensioni eterogenee e correlate, in cui si intrecciano raziona- sodio di notevole importanza scoppiò nel 1720 a Marsiglia, il più
lità e pratiche differenti. A seconda della scala a cui guardiamo, la importante porto francese del Mediterraneo. La fine della secon-
fine arriverà in momenti diversi. Nei singoli paesi – in particola- da pandemia in Europa occidentale – molto studiata dagli storici
re quelli dove i sistemi sanitari sono sufficientemente resistenti e i – è stata un progressivo allontanamento dalle zone più abitate. Di-
vaccini sono stati somministrati a una vasta percentuale della po- versi fattori hanno impedito il ripetersi di apocalissi come quelle
polazione – l’uscita dalla fase emergenziale può essere considerata descritte dalle cronache trecentesche che raccontano, nelle parole
vicina. Molti governi stanno allentando le restrizioni, in un ritor- del fiorentino Matteo Villani, «lo sterminio della generazione uma-
no più o meno lento ai comportamenti abituali, facendo attenzio- na». Si è ipotizzato per esempio che la progressiva sostituzione del
ne alla fragilità di alcune categorie e alla capacità dell’economia di ratto nero (Rattus rattus) con il ratto marrone delle fogne (Rattus
sopportare le limitazioni imposte negli ultimi anni. Se invece ci norvegicus), più resistente all’infezione, abbia avuto un ruolo im-
poniamo in una prospettiva più ampia, ci vorrà ancora più tem- portante. Numerosi indizi collegano alle due pandemie l’invasio-
po, poiché la globalizzazione degli ultimi decenni ha reso il piane- ne di due popolazioni geneticamente distinte di ratto nero, nel VI
ta un enorme sistema di vasi comunicanti. e poi nel XIV secolo, ma a partire dal Settecento il ratto marrone
è diventato più comune, marginalizzando il primo. La cronologia
Una storia istruttiva però non quadra del tutto, e sicuramente le misure di controllo (le
Va tuttavia considerata la variabile evolutiva, su cui l’azione quarantene e i miglioramenti delle pratiche igieniche) introdotte
umana non ha molte possibilità di incidere: come sappiamo, nuo- anche prima di conoscere il microrganismo patogeno e i suoi vet-
ve varianti potrebbero emergere e diventare dominanti, facen- tori hanno limitato la diffusione della malattia.
do ripartire il contagio in maniera preoccupante. Si tratta quindi Scomparsa dall’Europa, la peste rimase endemica nelle zone
di tenere insieme gli aspetti sociali con la bio-ecologia del patoge- più interne della Cina. Già nel 1855 riprese forza, e dallo Yunnan
no, cercando di considerare le interazioni tra i diversi attori uma- si spinse verso le colonie inglesi, raggiungendo l’India negli anni

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US National Archives and Records Administration/SPL

All’indomani della seconda guerra mondiale, questo bambino a Parigi indossa un tutore alla gamba per poter camminare, a causa della paralisi
provocata dalla poliomielite.

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novanta del XIX secolo, in quella che è definita la terza pandemia epidemie, in cui locale e globale interagiscono per definire i livel-
di peste. Ma stavolta risparmiò sostanzialmente l’Europa, grazie a li di allarme e le risposte. Un focolaio epidemico può essere preoc-
una severissima sorveglianza sanitaria nei punti cruciali di passag- cupante per un solo paese, oppure richiedere misure di controllo
gio dei viaggiatori, per esempio nel Mar Rosso. Grazie all’apertu- internazionale, attivando sforzi di sorveglianza ben diversi. La li-
ra del Canale di Suez, in quel tratto convergevano le navi a vapore mitazione del contagio può segnare la fine «normativa» della pan-
dalle colonie europee in Oriente e i pellegrini che da tutto il mondo demia, ma ciò non impedisce che vi siano ancora trasmissione e
islamico andavano in pellegrinaggio alla Mecca. Era quindi il luogo mortalità. Nell’ultimo decennio, le epidemie di Ebola sono state di-
ideale per portare il contagio verso il Mediterraneo e l’Europa oc- chiarate di volta in volta emergenze internazionali di salute pub-
cidentale. Le potenze europee vi stabilirono un Consiglio di sani- blica, una definizione usata quando il contagio appare fuori con-
tà marittima e quarantenaria che di fatto commissariava il governo trollo e in grado di attraversare i confini nazionali. La capacità di
egiziano e l’Impero ottomano, decidendo le misure da far osserva- mettere in atto una risposta tempestiva ed efficace, con un siste-
re. Un approccio coloniale rafforzato dalle scoperte della microbio- ma sanitario capace di trattare adeguatamente gli infetti e traccia-
logia, con il medico svizzero Alexandre Yersin che nel 1894 aveva re i contatti nella popolazione, è quindi fondamentale per la fine di
finalmente identificato il batterio della peste. Pochi anni più tar- una pandemia, dopo che la dichiarazione «burocratica» del suo ini-
di, nel 1898, il medico e biologo francese Paul-Louis Simond aveva zio è il fischio d’avvio di una partita la cui durata è indefinita.
dimostrato che il batterio infetta la pulce dei ratti, avviando quel- Dinamiche bioevolutive possono però cogliere di sorpresa i si-
la che Christos Lynteris, uno storico ora all’Università di Saint An- stemi di sorveglianza, e trasformare una malattia «normale» come
drews, in Scozia, ha chiamato «guerra al ratto». l’influenza in un mostro da decine di milioni di morti. La terribile
Anche per la terza pandemia di peste è importante usare diver- «Spagnola», per esempio, è esplosa nella primavera 1918 con una
se prospettive per comprendere i processi in atto. L’OMS ha di- forma estremamente contagiosa. Nell’estate, una variante ha com-
chiarato la fine dell’emergenza nel 1960, quando si sono verifica- binato l’estrema capacità di diffusione con una fortissima patoge-
ti meno di 200 casi. La pandemia aveva causato oltre 10 milioni di nicità, così che dalla fine dell’estate si contarono decine di milio-
vittime, quasi tutte in Asia. In Europa
occidentale, invece, era rimasta estre-
mamente limitata. All’inizio del Nove- Anche quando le nuove infezioni cessano,
cento occasionali focolai sono stati subi-
to limitati (nei porti portoghesi e inglesi, le conseguenze mediche e sociali del contagio
e a Napoli). Ancora tra il settembre e il
novembre del 1945 ci fu una piccola epi-
possono permanere a lungo
demia a Taranto, che portò a 15 decessi
(quasi tutti per peste setticemica), e fu
tenuta sotto controllo grazie a una tempestiva e ampia campagna ni di decessi. La Spagnola tornò a fine inverno 1919 e poi nel 1920,
di derattizzazione e di uso del DDT contro la pulce. La malattia non con un conto finale che secondo le stime più alte ha raggiunto i 125
era più uno spauracchio incombente sulla popolazione e le misu- milioni di morti. Non è poi scomparsa grazie alle misure sanitarie,
re emergenziali sul territorio furono minime. Tuttavia era ancora poco efficaci, ma di nuovo grazie a meccanismi fisiologici: nel 1918
presente a livello istituzionale, dove non erano stati dimenticati i gran parte della popolazione mondiale era stata in contatto con
grandi flagelli epidemici del secolo precedente: colera, febbre gial- quello specifico ceppo virale. Il contagio è continuato, ma sempre
la e appunto la peste. I meccanismi di controllo sanitario interna-
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meno patogenico e con numeri sempre meno preoccupanti, fin-
zionale erano quindi ancora in atto. ché non è stato sostituito da ceppi influenzali diversi.
Yersinia pestis non è scomparsa: è endemica in popolazioni di Ciò è dimostrato anche da diversi studi che intrecciano storie lo-
animali selvatici in Nord America e in Asia, e ogni anno si registra cali e globali, che raccontano come già nel 1920 gli effetti dell’epi-
qualche caso. Fa eccezione il Madagascar, dove la peste è arrivata demia stagionale di influenza erano maggiori nei luoghi dove l’in-
dall’India nel 1898; se globalmente la pandemia è finita, nell’isola fluenza degli anni precedenti aveva fatto meno danni. Come scrive
solo nel XXI secolo ci sono stati almeno quattro episodi epidemi- lo storico Francesco Cutolo in L’Influenza spagnola del 1918-1919
ci con oltre 300 morti. Una serie di cambiamenti nelle condizioni (I.S.R.Pt Editore, 2020), in Toscana «i casi mortali si verificarono
di vita di gran parte della popolazione mondiale e la disponibilità di soprattutto nei centri meno colpiti dall’ondata dell’autunno 1918»,
farmaci efficaci e di strumenti di sorveglianza sanitaria rende tut- e in pochissime settimane furono eliminate tutte le misure adotta-
tavia estremamente improbabile il ripresentarsi di una pandemia. te, le stesse imposte nel biennio precedente. Nel lessico popolare,
e in assenza di cognizioni su evoluzione e struttura dei ceppi vira-
Ritorno alla normalità li, l’influenza del 1920 non era più la «Spagnola» ma «un’influenza
Nelle popolazioni, invece, la percezione della fine di un’epi- nostrana, abituale, attenuata». Il virus H1N1, responsabile della car-
demia non coincide necessariamente con la scomparsa della ma- neficina, non è però scomparso, riemergendo nel 1977 (la cosiddet-
lattia, ma piuttosto con la sua normalizzazione. Le storiche Erica ta «influenza russa») e poi nel 2009-2010 con la «suina». Rispetto
Charters, dell’Università di Oxford, e Kristin Heitman, libera pro- all’antenato del 1918, questi virus hanno fatto molti meno danni, in
fessionista e consulente dei National Institutes of Health statu- virtù di conoscenze mediche sempre più efficaci nel limitarne gli
nitensi, hanno evidenziato che il ritorno alla normalità era stato effetti, soprattutto grazie ai vaccini preparati ogni anno sfruttando
identificato già nel XVII secolo con l’azzeramento della mortalità i sistemi di sorveglianza internazionali.
in eccesso, una misura introdotta dall’epidemiologo inglese John Alla fine delle pandemie alcune cose tornano come prima.
Graunt per studiare l’andamento della peste. Ma l’avvento delle Quando Procopio nelle Istorie delle guerre persiane raccontava
istituzioni globali, come l’OMS, ha aggiunto nuove dimensioni alle della peste a Costantinopoli, si rammaricava del fatto che, nono-

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Studenti vaccinati contro il vaiolo in una scuola dell’epidemia di polio nei paesi occidentali. Secondo Agnese Col-
di New York nel 1947. Le autorità avevano lanciato lino – nel suo libro La malattia da dieci centesimi (Codice Edizio-
una campagna vaccinale di massa dopo alcuni decessi ni, 2021) – fanno parte dell’eredità della polio anche la visibilità e
causati dalla reintroduzione della malattia in città. la consapevolezza collettiva della disabilità fisica, incorporata per
esempio nelle norme di accessibilità degli edifici e nei sistemi di
stante il morbo fosse stato una chiara punizione divina, non ave- welfare che consentono di prendersi cura dei disabili (come la no-
va avuto effetti positivi sul lungo termine: «De’ cambiati in meglio
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ta Legge 104 del 1992).
non pochi, cessata la burrasca, tornarono con dispregio del Nume Tracce delle pandemie terminate si trovano quindi ovunque.
agli antichi vizi». Giovanni Boccaccio notava invece un ritorno al Possiamo guardare al corpo delle persone e trovare l’impron-
sorriso: alla scomparsa della peste «le miserie da sopravegnente ta della selezione operata dalle malattie epidemiche, o le meno-
letizia sono terminate». Non tutto però si ripresenta uguale. mazioni fisiche lasciate dall’infezione: nel caso della pandemia
odierna, ci vorrà ancora tempo per capire per esempio gli effetti
Cose che cambiano e la rilevanza del Long COVID. Se invece portiamo lo sguardo sul-
Numerosi storici, sulla scorta degli importanti studi di Carlo M. le istituzioni locali e globali, vediamo lo sviluppo di sistemi di sor-
Cipolla, hanno evidenziato le conseguenze socioeconomiche di veglianza sempre più sofisticati (da quarantene e patenti sanitarie
epidemie come la peste che falciavano la popolazione adulta, tra della prima età moderna ai passaporti vaccinali sviluppati oggi),
cui l’aumento del costo del lavoro. In La Peste nera (Carocci, 2002), frutto di negoziati internazionali e di politiche interne dei gover-
il medievista Alberto Luongo ha per esempio scritto di «ricambi ni, che però mostrano la loro fragilità proprio nei momenti emer-
generazionali, rivolte e nuove gerarchie». Ma anche le conseguen- genziali. Gli interessi di parte possono in qualunque momento mi-
ze mediche del contagio, pur in assenza di ulteriori infezioni, pos- nare gli sforzi collettivi – per esempio impedendo la circolazione
sono permanere a lungo. di farmaci e tecnologie mediche – indebolendo quella collabora-
Prima dell’avvento dei vaccini, la diffusione della poliomielite zione che impedisce a minacce locali di diventare globali.
nel Novecento in dimensioni prima sconosciute ha lasciato in ere- Di mezzo troviamo la medicina, che cerca di fornire all’indivi-
dità un gran numero di persone con disabilità. Ciò ha costretto la duo strumenti di prevenzione e trattamenti, e dovrebbe orientare
Bettmann/Getty Images

medicina e i sistemi sanitari a farsene carico, sviluppando tratta- – con i numeri dell’epidemiologia e della sanità pubblica – le deci-
menti, tecnologie e prospettive etiche sul valore della vita umana. sioni politiche rilevanti. Nel mondo di oggi e del prossimo futuro,
Lo sviluppo di costosi reparti di terapia intensiva, delle macchi- iperconnesso e basato sulla conoscenza, è il feedback virtuoso tra
ne per aiutare la respirazione (fino ai «polmoni d’acciaio»), non- questi tre livelli che può portarci fuori da una pandemia e limitare
ché della medicina della riabilitazione sono anche le conseguenze l’impatto della successiva, qualunque forma essa prenderà. Q

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EVOLUZIONE

Gli organismi cambiano le


caratteristiche fisiche in risposta
a fattori ambientali, e questa
flessibilità sembra avere un ruolo
importante nell’evoluzione

di David Pfennig
DEI GENI
AL DI LÀ

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Trasformista. I girini dei rospi Spea multiplicata cambiano
forma e comportamento a seconda dell’alimentazione che ricevono,
e quindi sono un modello per lo studio della plasticità fenotipica.

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David Pfennig

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David Pfennig è professore di biologia all’Università del North Carolina
a Chapel Hill. Ha scritto diversi libri di divulgazione scientifica sull’evoluzione
e ha pubblicato contributi rilevanti su numerose testate giornalistiche.
L’originale di questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo-aprile 2022
di «American Scientist». Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.

S
pesso si pensa che i geni dettino da soli le caratteristiche di un organismo,
ma i naturalisti sanno da tempo che l’ambiente in cui questo vive ne può
cambiare profondamente gli attributi. Vediamo tre esempi. Quando le tar-
tarughe dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) si riproducono, il
sesso della prole dipende dal punto in cui la femmina depone le uova.
Se lo fa in luoghi ombreggiati e freschi, dalla schiusa escono al successo riproduttivo differenziale, è necessaria perché si veri-
maschi; se invece le lascia in punti assolati e caldi, ne emergono fichi l’evoluzione per selezione naturale, il processo che porta ti-
femmine. Nel caso dei rospi della specie Spea multiplicata, inve- picamente i viventi ad avere caratteristiche adatte al loro ambien-
ce, è il cibo a determinare la forma che la prole prende e il modo te. Fino alla fine dei suoi giorni il naturalista si sforzò di trovare
in cui si comporta: se i girini mangiano soprattutto alghe e plan- una spiegazione di come si determini questa variazione. Poco pri-
cton, diventano onnivori socievoli dalla testa affusolata che nuo- ma di morire scrisse: «In biologia non c’è domanda più importante
tano con lentezza; se invece predano piccoli crostacei, diventa- che quella sulla natura e sulla causa della variabilità».
no carnivori solitari, possenti e veloci, dalla testa larga. Infine, le Ironicamente, quasi vent’anni prima che Darwin scrivesse que-
piante di ravanello selvatico, se sono attaccate dalla cavolaia mi- ste parole, un abate moravo quasi del tutto sconosciuto aveva pub-
nore, in poche ore aumentano drasticamente la produzione di so- blicato un breve saggio che trattava proprio di questo problema e
stanze difensive nelle foglie, sventando così nuovi attacchi dei
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offriva indicazioni importanti su come scaturisce la variazione dei
bruchi. tratti. In quel lavoro, Gregor Mendel dimostrava che i genitori tra-
In tutti e tre questi esempi, gli organismi sviluppano caratte- smettono alla prole dei vettori di informazione invisibili, che influi-
ristiche diverse (un «fenotipo» diverso) a seconda dei fattori am- scono in modo prevedibile sulle loro caratteristiche. Inizialmen-
bientali (temperatura, disponibilità alimentare, predatori) che te il trattato fu ignorato, ma poi richiamò l’attenzione del mondo
agiscono su di loro. Si tratta della cosiddetta plasticità fenotipica, scientifico attorno al 1900, quando nel giro di pochi mesi tre di-
cioè la variazione dei tratti fisici dovuta a influenze esterne e non versi scienziati, indipendentemente l’uno dall’altro, pubblicarono
a mutazioni genetiche. studi che confermavano le affermazioni di Mendel. Poco più tar-
Questa flessibilità dello sviluppo ha attratto molto interesse ne- di il biologo danese Wilhelm Johannsen diede un nome ai fattori
gli ultimi anni, perché è cruciale per gli sforzi volti a comprende- ereditari di Mendel: «geni». La disciplina che se ne occupa avreb-
re l’evoluzione della vita. Come mostrano le ricerche più recenti, be sperimentato una forte crescita nel XX secolo e presto avreb-
infatti, non solo quasi tutte le caratteristiche di un organismo de- be plasmato la visione dei processi evolutivi. Negli anni trenta e
rivano dall’interazione tra geni e fattori ambientali; ma le altera- quaranta del Novecento, le idee di Darwin si fusero con la geneti-
zioni fisiche indotte dall’ambiente sono a volte trasmesse alla pro- ca e con altre discipline, dando origine alla cosiddetta teoria sinte-
le; e talvolta la plasticità fenotipica accelera e altera l’evoluzione di tica dell’evoluzione, che ancora oggi è quella più accreditata. Oggi
una specie, e in alcuni casi può aver lasciato un’impronta indelebi- i geni sono considerati i fattori più influenti nel determinare le ca-
le nella storia della vita. ratteristiche espresse da un dato organismo, mentre l’ambiente è
Perché e fino a che punto gli esemplari di una stessa specie mo- spesso trascurato.
strino caratteristiche differenti fra loro è una delle domande fon- Tuttavia, come dimostrano gli esempi illustrati sopra, non sono
damentali della biologia. I primi due capitoli della famosa opera di i soli geni a stabilire le caratteristiche di un individuo. Quando Jo-
Charles Darwin L’origine delle specie si dedicano esclusivamente hannsen coniò il termine «gene», sviluppò contemporaneamente
alle cause di questa variabilità. Darwin riteneva cruciale chiarire anche i concetti di «genotipo» per indicare il corredo genetico di
questo punto. Aveva capito che la variazione, assieme all’eredità e un organismo e di «fenotipo» per il suo aspetto osservabile, cioè

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con diversi approcci, soprattutto usando i rospi che ho menziona-
to prima. I lavori del mio e di molti altri gruppi di ricerca porta-
no a una conclusione ineludibile: la plasticità fenotipica potreb-
be avere un ruolo cruciale nel favorire l’evoluzione. Incorporarla
nella moderna teoria dell’evoluzione potrebbe aiutare a spiegare
un’ampia gamma di fenomeni, dall’emergere di nuovi tratti fino
alla questione di come gli organismi possano sopravvivere in am-
bienti che mutano rapidamente.

Ambiente diverso, caratteristiche diverse


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Tutti i grandi gruppi di esseri viventi, dai batteri ai mammife-
ri, reagiscono alle alterazioni del loro ambiente modificando, in
modo reversibile o irreversibile, le proprie caratteristiche. Que-
sto avviene a volte in modo molto vistoso, come nei casi delle tar-
Biforme. I rospi della specie Spea multiplicata, che popolano tarughe e dei girini descritti all’inizio, ma spesso si verifica solo a
i deserti nordamericani, depongono spesso le uova in pozze di livello molecolare, invisibile a un primo sguardo. Lavori di ricer-
acqua piovana che esistono solo per brevi periodi (fotografia ca condotti negli ultimi dieci anni hanno dimostrato che spesso le
grande). Di solito i loro girini emergono in forma di onnivori ovali condizioni ambientali, come la temperatura e la dieta, influisco-
(a sinistra nell’immagine piccola). Però se un girino si nutre di no su quanto sono attivi i singoli geni, cioè su quanto l’organismo
carne prende la forma di un carnivoro (a destra nell’immagine trascriva in RNA e traduca in proteine determinate istruzioni ge-
piccola). Questo è un esempio di plasticità fenotipica. netiche. Le alterazioni dell’attività genica causate dall’ambiente
permettono di produrre le proteine che sono necessarie nella si-
le sue caratteristiche morfologiche e fisiologiche e il suo compor- tuazione del momento. L’osservazione che le attività geniche di-
tamento. Il fenotipo, sottolineava Johannsen, scaturisce dall’in- pendono da condizioni esterne vale in pressoché ogni specie, il
terazione tra geni e ambiente. Più o meno nello stesso periodo, il che indica che la plasticità fenotipica è onnipresente.
biologo svedese Herman Nilsson-Ehle introdusse il concetto di Perché? In primo luogo, l’espressione flessibile del fenotipo of-
«plasticità fenotipica», che oggi intendiamo come la capacità di un fre diversi vantaggi. Certo, a volte è una conseguenza inevitabile di
organismo (o di un genotipo) di esprimere diversi fenotipi in ri- leggi chimiche o fisiche e quindi può non essere necessariamen-
sposta a distinte condizioni ambientali. te vantaggiosa; per esempio, nella maggior parte degli organismi
Come si concilia la plasticità fenotipica con la visione diffu- la malnutrizione porta a una crescita stentata. Però molte forme di
David Pfennig

sa secondo cui l’insieme dei tratti osservabili di un essere viven- plasticità aumentano la fitness evolutiva di un individuo (in prati-
te è principalmente il prodotto del suo genotipo? Questa domanda ca, il suo successo riproduttivo); un esempio è la reazione difensiva
mi tiene occupato ormai da trent’anni. La studio empiricamente del ravanello selvatico all’attacco della cavolaia minore.

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Nella tartaruga dalle orecchie rosse, il sesso della prole dipende dalla temperatura a cui si sviluppano gli embrioni nelle uova.

Gli ambienti naturali variano sia nel tempo che nello spazio. seguenti condizioni: 1) i vantaggi della plasticità fenotipica preval-
Inoltre, praticamente tutti gli organismi devono affrontare flut- gono sui costi; 2) esiste una variazione genetica tale da permettere
tuazioni ambientali nel corso della vita, per esempio quando sono varianti nei tratti osservabili; 3) l’organismo è esposto a condizioni
esposti a un cambio di stagione o si spostano in un habitat diver-
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ambientali mutevoli; 4) non esiste un tratto definito che funzioni
so. In generale questi cambiamenti comportano un rischio, per- in maniera ottimale in tutte le condizioni che un individuo si può
ché possono portare a un minore accordo tra fenotipo e ambiente. trovare ad affrontare; e 5) gli individui possono percepire in modo
Certo, la selezione naturale può riportare l’accordo a livelli miglio- affidabile i fattori ambientali rilevanti.
ri, ma solo da una generazione all’altra. Di conseguenza questa Le cose stanno davvero così per le specie che hanno evoluto un
«evoluzione adattativa» resta sempre indietro di almeno una ge- alto grado di plasticità? Ricercatrici e ricercatori studiano da de-
nerazione nel reagire a un ambiente che cambia in fretta. La pla- cenni i costi della plasticità fenotipica per gli organismi, ma in ge-
sticità fenotipica, invece, permette di modificare le caratteristiche nere non trovano alcun costo significativo. Quindi di solito i van-
all’interno della stessa generazione e quindi può tenere meglio il taggi di un fenotipo variabile sembrano prevalere sugli svantaggi
passo con cambiamenti ambientali rapidi. Presumibilmente que- (condizione 1). Inoltre, in un lavoro pionieristico degli anni sessan-
sto spiega perché si ritrovi ovunque. ta l’ecologo Anthony Bradshaw ha mostrato che genotipi diversi
differiscono tra loro soprattutto per le reazioni che rendono pos-
Evoluzione della plasticità sibili all’organismo di fronte alle influenze ambientali. Quindi di
Non tutte le specie sono altrettanto plasmabili, né lo sono tut- norma sembra esistere una variazione genetica tale da permettere
ti i tratti di una stessa specie. Alcuni sono più dipendenti dai fat- un fenotipo variabile (condizione 2).
tori ambientali e quindi riescono ad adattarsi meglio, mentre al- Per i tre punti rimanenti possiamo osservare più da vicino i ca-
tri lo sono meno. Inoltre le variazioni possono apparire in modo si di determinazione ambientale del sesso, una forma comune di
continuo oppure discreto (per gradi). Quali condizioni favorisco- plasticità nella quale l’ambiente in cui si sviluppa l’individuo ne
Juniors Bildarchiv/AGF

no un’alta o bassa plasticità, e che cosa ne decide la forma? stabilisce il sesso (come nel caso citato della temperatura che lo
Teorici dell’evoluzione come Samuel Scheiner, della National determina per le tartarughe). In base alla teoria delineata, que-
Science Foundation statunitense, hanno sviluppato modelli mate- sta forma di plasticità dovrebbe insorgere quando gli individui so-
matici per rispondere a queste domande. Secondo i loro risultati, no sottoposti a fattori ambientali mutevoli (condizione 3), quan-
si sviluppa un grado maggiore di plasticità quando si verificano le do l’ambiente in cui l’individuo si sviluppa incide in modo diverso

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TEMPI EVOLUTIVI

Risposta veloce, risposta lenta

sulla fitness dei maschi e delle femmine (condizione 4) e quando Quando invece l’espressione del tratto è discontinua, gli spe-
gli individui sono in grado di percepire i fattori ambientali rilevan- cialisti parlano di polifenismo. Esempi di questa situazione sono la
ti (condizione 5). determinazione ambientale del sesso, le caste negli insetti sociali
Che le cose stiano davvero così è stato dimostrato in studi su
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o i cambiamenti stagionali di livrea. Il polifenismo si evolve proba-
diverse specie. Una è il gamberetto Gammarus duebeni, diffuso bilmente a partire da fenotipi con variabilità continua, quando la
Damian Pawlos/iStock (venere acchiappamosche); Dr P. Marazzi/AGF (fringuello delle Galapagos)

nelle paludi delle latitudini temperate. In questa specie il sesso è selezione naturale ne favorisce alcune distinte espressioni che so-
determinato dalla lunghezza delle giornate: i maschi emergono no adatte a specifiche condizioni ambientali.
preferibilmente nella fase iniziale della stagione degli accoppia- La selezione non può soltanto rafforzare la plasticità fenotipi-
menti, quando le giornate sono più corte, e le femmine preferibil- ca, ma anche ridurla. In questo caso i tratti si sviluppano in modo
mente in una fase più tardiva, quando ci sono più ore di luce. Per- da reagire meno alle alterazioni ambientali, a volte fino al punto
Grafico di Danilo Sossi; fonte: «American Scientist», Vol. 110, n. 2, 2022;

tanto i maschi appaiono prima e hanno più tempo per crescere; e in cui la variabilità scompare del tutto. Di solito si arriva a questo
per loro avere un corpo imponente è un vantaggio maggiore che punto quando una delle cinque condizioni citate che favoriscono
per le femmine. Dato quindi che i maschi beneficiano più delle la plasticità viene meno. Quando una caratteristica che prima era
femmine di una taglia maggiore, e che il gamberetto è in grado di plastica diventa fissa, si parla di assimilazione genetica.
registrare la lunghezza delle giornate, la determinazione ambien- Questo fenomeno fu dimostrato per la prima volta negli anni
tale del sesso è un adattamento vantaggioso per questa specie, il cinquanta dal genetista Conrad Waddington con esperimenti di
che presumibilmente spiega perché si sia affermata questa forma laboratorio. Da allora ne sono stati individuati numerosi esempi
di plasticità. nelle popolazioni in natura. Il grado di plasticità può quindi muta-
Quando la plasticità fenotipica è presente, può dar luogo a va- re con l’evoluzione.
riazioni nei tratti fisici che sono distribuite in modo continuo op- Da tempo i biologi cercano di capire come la plasticità fenoti-
pure discreto. Il primo caso è più comune e permette agli indivi- pica influenzi gli eventi evolutivi. Molti ritengono che, se anche
dui di adattare con precisione la reazione del proprio fenotipo alle la plasticità ha un ruolo, questo sia di impedimento. Infatti, se un
influenze ambientali. Per esempio, in presenza di predatori i girini solo genotipo può produrre fenotipi diversi in risposta a variazio-
di molte specie di rane sviluppano una coda più efficiente, che ne ni ambientali, c’è meno bisogno di operare modifiche genetiche
aumenta le probabilità di sopravvivenza. Maggiore è il rischio di per adattarsi a nuove circostanze. Quindi la plasticità, nell’opinio-
finire preda di un altro animale, più la coda diventa grande. ne prevalente, ridurrebbe la selezione diversificante e ostacole-

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FITNESS DIFFERENTE

Luce
e buio
La plasticità fenotipica
aumenta la fitness evolutiva
in un mondo che cambia.
Gli organismi con un
fenotipo fisso possono
avere una fitness più alta
di quelli con un fenotipo
plastico negli ambienti per
cui si sono specializzati
(per esempio una lucertola
scura in un ambiente poco
luminoso). Gli organismi
plastici però se la cavano
meglio quando le condizioni
ambientali cambiano. Dato
che un ambiente mutevole
è la regola piuttosto che
l’eccezione nella vita di
un organismo, in media i
fenotipi che variano con
plasticità sono avvantaggiati.

rebbe l’evoluzione. Altri esperti formulano invece l’ipotesi con- Una seconda possibilità è che la plasticità favorisca i processi
traria. La rinomata biologa evolutiva Mary Jane West-Eberhard, evolutivi, o li renda possibili, perché permette una gamma più am-
dello Smithsonian Tropical Research Institute, sostiene per esem- pia di reazioni. Per capire questo meccanismo è importante tenere
pio che «la maggior parte delle alterazioni evolutive del fenoti- presente che la maggior parte delle popolazioni in natura presen-
po iniziano con variazioni fisiche indotte dall’ambiente […] I ge- ta un’abbondante variazione genetica (cioè un pool genico molto
ni seguono l’evoluzione fenotipica, non ne sono necessariamente ampio) che di norma non si esprime nei fenotipi, perché i caratte-
i precursori». ri ereditari non sono tutti attivi allo stesso tempo. La parte inatti-
va e «nascosta» del pool genico può però diventare visibile quan-
Guadagnare tempo prezioso Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
do gli organismi sono sottoposti a condizioni insolite o stressanti,
Come fa la plasticità a lasciare la sua impronta sull’evoluzione? come un cambiamento ambientale, perché in questo caso alcu-
In primo luogo potrebbe promuovere la persistenza delle popola- ni geni prima dormienti si attivano e producono tratti insoliti. L’e-
zioni. Dato che migliora la fitness individuale in ambienti che mu- spressione fenotipica di questi geni è fondamentale perché la sele-
tano rapidamente, per un certo lasso di tempo dovrebbe impedi- zione naturale agisce sui fenotipi e non direttamente sui genotipi;
re che una popolazione sotto stress si estingua. A favore di questa può quindi selezionare solo quei fenotipi che vengono espressi, e
ipotesi c’è per esempio l’osservazione che le specie aviarie che di conseguenza i genotipi che ne sono alla base.

Grafico di Danilo Sossi; fonte: «American Scientist», Vol. 110, n. 2, 2022


presentano una maggiore plasticità (misurata come maggiore pro- A seconda che la plasticità del fenotipo continui o meno a esse-
pensione a comportamenti innovativi) corrono un minor rischio re vantaggiosa, la sensibilità all’ambiente può poi aumentare fino
di estinzione rispetto a specie con plasticità minore. Le popolazio- al polifenismo oppure diminuire fino all’assimilazione genetica.
ni che sopravvivono più a lungo grazie alla plasticità guadagna- In ambo i casi si giunge a un nuovo fenotipo che nella popolazione
no tempo per produrre nuove varianti genetiche, e hanno quindi originale non esisteva, o almeno non in forma ben adattata. Que-
maggiori probabilità di adattarsi a nuovi ambienti. In questo sen- sto meccanismo presenta quindi una differenza essenziale rispet-
so, qualsiasi meccanismo che riduca il rischio di estinzione do- to all’evoluzione guidata dalle mutazioni, in cui un nuovo fenoti-
vrebbe favorire il processo evolutivo. po emerge a seguito di un’alterazione del genoma: nell’evoluzione
Anche se probabilmente la maggior parte dei biologi evolutivi favorita dalla plasticità fenotipica, i nuovi fenotipi emergono a
e degli ecologi propende per l’ipotesi che la plasticità fenotipica causa delle influenze ambientali.
promuova l’evoluzione in primo luogo facendo guadagnare tem-
po prezioso alle popolazioni, mancano ancora prove empiriche di- Carnivori possenti
rette. Sarebbe possibile testare l’ipotesi osservando diverse po- Negli ultimi decenni ho studiato di persona questi fenomeni in
polazioni che si differenziano tra loro per il grado di plasticità; si un gruppo affascinante di anfibi: i rospi della specie Spea multipli-
potrebbe così capire se quelle più plastiche siano più in grado di cata. Questi animali sono diffusi in tutti gli Stati Uniti e nel Messi-
sopravvivere in un nuovo ambiente. co settentrionale e vivono persino nei deserti. Per sopravvivere in

48 Le Scienze 655 marzo 2023


PLASTICITÀ ED EVOLUZIONE

Far emergere qualcosa di nascosto


Un esempio di evoluzione resa
possibile dalla plasticità. Una
popolazione geneticamente
eterogenea di girini (a, i colori
rappresentano i vari genotipi) si
trova in un ambiente modificato
che induce nuovi fenotipi (b,
rappresentati dai contorni
bianchi). I diversi fenotipi
(diversa forma del corpo) sono
prodotti da genotipi diversi, e
sono più o meno adatti al nuovo
ambiente. La selezione favorisce
i genotipi che producono fenotipi
adatti (c). Se questi fenotipi
nell’ambiente originale non
erano espressi perché avevano
scarsa fitness, è così emersa
una variazione genetica prima
nascosta. L’ulteriore adattamento
del fenotipo vantaggioso (d) può
produrre un nuovo polifenismo
(e) o l’assimilazione genetica (f).

questo ambiente secco hanno sviluppato numerosi adattamenti, mentre le specie di Scaphiopus, se ricevono un’alimentazione car-
tra cui il fatto che i girini presentano una forma peculiare di plasti- nivora, crescono meno bene. Un ulteriore perfezionamento del-
cità: di solito, crescendo diventano onnivori con un corpo di for- la forma carnivora è emerso in quelle popolazioni di Spea bombi-
ma ovale, ma se mangiano carne (per esempio piccoli crostacei) si frons che producono soltanto carnivori: la loro forma carnivora si
trasformano in carnivori dalla corporatura possente, con una te- è dimostrata superiore a quelle di tutte le altre specie e popolazio-
sta grossa e un intestino corto. Dato che si sviluppano più rapida- ni di Spea bombifrons. Ora stiamo cercando di identificare i geni
mente rispetto all’altra forma, queste forme hanno più probabili- coinvolti in questi processi evolutivi.
tà di sfuggire dalle pozze in via di essiccamento prima che l’acqua I nostri lavori corroborano quindi la tesi secondo cui nelle po-
scompaia. Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
polazioni naturali l’evoluzione può essere promossa dalla plasti-
Per verificare se la variante carnivora emerga grazie a meccani- cità fenotipica. Anche molti altri gruppi di ricerca hanno trovato
smi evolutivi resi possibili dalla plasticità, con il mio gruppo di ri- prove a sostegno di questa idea. L’evoluzione guidata dalla plasti-
cerca abbiamo studiato diverse specie e popolazioni di rospi, che cità è documentata in organismi diversi che vanno dai batteri ai
rappresentavano vari stadi di evoluzione della forma carnivora. serpenti, ed è stata chiamata in causa anche per eventi evolutivi
Ci siamo concentrati su cinque specie e popolazioni: Scaphiopus importanti come lo sviluppo della pluricellularità. Insomma, po-
couchii e Scaphiopus holbrookii, che non esprimono una forma trebbe avere un ruolo decisivo nell’evoluzione.
Grafico di Danilo Sossi; fonte: «American Scientist», Vol. 110, n. 2, 2022

carnivora; Spea bombifrons e Spea multiplicata, che mostrano un


polifenismo tra forma onnivora e carnivora; e alcune popolazio- Topi con la coda dimezzata
ni di Spea bombifrons che formano solo la variante carnivora (che Una delle questioni più dibattute in biologia evolutiva è se le
evidentemente ha subito un’assimilazione genetica). espressioni variabili del fenotipo siano trasmesse alla prole. Un
Quando abbiamo confrontato girini allevati rispettivamen- genitore può passare ai figli caratteristiche che ha acquisito nel
te con l’alimentazione vegetale degli onnivori e con le prede dei corso della sua vita grazie alla plasticità fenotipica? La tesi secon-
carnivori, in entrambe le specie di Scaphiopus abbiamo rilevato do cui i tratti acquisiti sono poi ereditati dalla prole fu sostenuta in
una variabilità dell’aspetto fisico poco marcata ma chiaramente modo determinante dall’erudito francese Jean-Baptiste Lamarck
presente. E questo avveniva nonostante il fatto che nessuna delle (1744-1829), ed era accettata da molti naturalisti dell’epoca, inclu-
due specie produca una variante carnivora. so Charles Darwin, che in L’origine delle specie scrisse: «Penso non
Ciò fa presumere che le specie di Spea che oggi producono gi- possa sollevarsi alcun dubbio sul fatto che l’uso, nei nostri animali
rini carnivori siano discese da antenati che presentavano anch’es- domestici, abbia rinforzato e sviluppato certe parti e il non uso le
si una preesistente plasticità di questo tipo. Inoltre abbiamo trova- abbia ridotte; e che tali modificazioni siano ereditarie».
to indicazioni di un raffinamento adattativo di questa variabilità Il biologo tedesco Friedrich Leopold August Weismann è con-
in entrambe le specie di Spea osservate: per esempio, entrambe siderato lo scienziato che ha confutato questa tesi. Negli anni ot-
crescono altrettanto bene con alimenti sia vegetali sia animali, tanta del XIX secolo prese alcuni topi e tagliò loro metà della coda;

www.lescienze.it Le Scienze 49
D A L L A T E O R I A A L L A P R AT I C A
e continuò a praticare la stessa operazio-
ne per un totale di cinque generazioni.
Poi verificò se i discendenti sviluppava- Applicazioni della
no una coda più corta; non sorprenden-
temente, ciò non avvenne neanche in un plasticità fenotipica
singolo animale. Da questo esperimento e
dall’osservazione dettagliata dello svilup- 1) Previsione delle reazioni evolutive ai cambiamenti climatici
po embrionale lo scienziato concluse che Tenere conto della plasticità fenotipica è utile per capire quali specie traggono vantaggio dai mu-
il miglioramento di un organo nel corso tamenti ambientali antropogenici e quali no.
di diverse generazioni non derivava dal- 2) Ottimizzazione della produzione agricola
la somma di tutte le varie esperienze di vi- Nell’agricoltura commerciale è importante ridurre la plasticità per garantire che le varietà colti-
ta, bensì dalla somma dei fattori genetici vate producano raccolti abbondanti in modo uniforme anche in regioni diverse e con condizio-
vantaggiosi. Dopo il lavoro di Weismann, ni ambientali differenti.
l’idea che i tratti acquisiti si possano tra- 3) Ricerca sui difetti congeniti non ereditari, dovuti a fattori esterni (cosiddetti teratogeni)
smettere ereditariamente fu accantonata Si stima che tra il 2 e il 5 per cento dei neonati umani venga al mondo con malformazioni, e ano-
per lungo tempo. malie analoghe colpiscono numerose altre specie animali. Molte di queste anomalie sono scate-
Di recente però si stanno accumulando nate da fattori ambientali.
prove che le informazioni passino da una 4) Chiarimenti sulle cause evolutive delle patologie legate all’alimentazione
generazione alla successiva anche per via La plasticità fenotipica dovuta a un apporto alimentare variabile è molto diffusa negli esseri uma-
non genetica (cioè non tramite la sequen- ni e può portare all’obesità e a varie malattie a essa collegate. La forma più pericolosa è l’au-
za del DNA). Ciò riguarda anche tratti che mento eccessivo del cosiddetto grasso viscerale, immagazzinato nella cavità addominale. Alcuni
si sono modificati in risposta a fattori am- esperti sostengono che l’aumento di questa riserva di tessuto adiposo sia un adattamento favori-
bientali per via della plasticità. Spesso i to dalla selezione negli individui che hanno sofferto di malnutrizione nei primi anni di vita: così il
genitori dotano i propri gameti, e quindi la loro organismo cercherebbe di prevenire eventuali periodi di carenza nell’età adulta.
prole, di informazioni che hanno ricevuto 5) Ricerca sul cervello
dal mondo esterno. In risposta alle alterazioni ambientali il cervello può modificare i collegamenti sinaptici esistenti e
Uno dei meccanismi più studiati con crearne di nuovi. Questa cosiddetta neuroplasticità permette tra l’altro al tessuto nervoso di com-
cui lo fanno è la metilazione del DNA, in pensare lesioni o danni dovuti a malattie.
cui l’aggiunta di gruppi metile (CH3) in de-
terminati siti del DNA influisce sull’attivi-
tà dei geni lì presenti. La metilazione del DNA è spesso determina- che per integrare la plasticità nella biologia evoluzionistica occor-
ta da fattori ambientali come l’alimentazione o lo stress, ed è stato rerà un’importante estensione della teoria sintetica dell’evoluzio-
dimostrato che a volte viene ereditata per diverse generazioni, ne. Ma una revisione simile è davvero necessaria?
assieme alle alterazioni fenotipiche a essa collegate, senza che ci Rispondere non è facile. Per molti aspetti le tesi presentate so-
sia alcun cambiamento nella sequenza del DNA. Questa forma di pra rientrano senza problemi nella teoria dell’evoluzione attuale.
eredità tramite l’aggiunta di gruppi chimici al DNA è detta eredi- Mary Jane West-Eberhard, per esempio, sostiene che alla plasti-
tà epigenetica. cità fenotipica vada riconosciuta un’importanza centrale nell’evo-
Quando le cellule moltiplicano il proprio DNA prima di una di- luzione adattativa già nel quadro teorico attuale. Infatti l’adatta-
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

visione cellulare, talvolta accade che gli enzimi responsabili co- mento evolutivo richiede la trasmissione, attraverso la selezione,
pino una metilazione dal filamento di DNA originario al nuovo di tratti fenotipici alterati; la selezione si basa sulla variazione fe-
filamento prodotto. Così le nuove cellule possono ereditare carat- notipica; e questa è causata da fattori sia genetici che ambienta-
teristiche che i progenitori hanno acquisito nel corso della vita at- li. Quindi la plasticità dei tratti osservabili (come reazione dei
traverso la plasticità fenotipica. A volte queste informazioni epige- processi dello sviluppo ai fattori ambientali) farebbe già parte da
netiche entrano anche nella linea germinale, come ha dimostrato molto tempo della teoria standard dell’evoluzione, anche se non è
per esempio un recente studio di Elizabeth O’Brien, del QIMR stata esplicitamente riconosciuta come tale.
Berghofer Medical Research Institute, in Australia: secondo i suoi Altri aspetti della plasticità però si adattano meno bene al qua-
risultati, le modifiche indotte da fattori ambientali nelle moleco- dro teorico esistente. Il primo da menzionare è la trasmissione al-
le di RNA nel cervello dei topi possono essere trasmesse alla linea la prole dei tratti acquisiti. A prima vista ciò non sembra violare i
germinale, e quindi ai discendenti. principi fondamentali della biologia evolutiva: la teoria di Darwin
Concludendo, si può affermare che i geni non sono gli unici fat- infatti non dice nulla circa i meccanismi della trasmissione eredi-
tori a trasmettere informazioni da una generazione alla successi- taria, perché il naturalista non conosceva l’esistenza dei geni (e ciò
va. Non sappiamo con che frequenza siano ereditati i tratti basa- nonostante elaborò una teoria che si è dimostrata sorprendente-
ti sulla plasticità fenotipica nelle popolazioni naturali, né quanto mente stabile di fronte ai rapidi progressi della conoscenza). Co-
questa eredità sia duratura; però sappiamo che avviene. Capire me ebbe a sottolineare il biologo evolutivo John Maynard Smith,
quando e come si verifica è di importanza cruciale per la biologia l’evoluzione adattativa di Darwin richiede solo che «simile derivi
evolutiva e per la ricerca medica. da simile», indipendentemente da come avvenga il processo ere-
Alcuni scienziati trovano però difficile integrare la plasticità fe- ditario. Però se oltre ai geni di un individuo è anche l’ambiente dei
notipica nel quadro teorico esistente. Biologi evolutivi come Ke- suoi progenitori a plasmarne il fenotipo (come quando i tratti ac-
vin Laland, dell’Università di St. Andrews, in Scozia, e Armin Moc- quisiti con le plasticità fenotipica sono trasmessi alla prole), allora
zek, dell’Università dell’Indiana a Bloomington, hanno proposto non possiamo più dare per scontato che lo sviluppo sia predeter-

50 Le Scienze 655 marzo 2023


Nel più piccolo mammifero, il mustiolo, la corteccia cerebrale di uno stesso individuo in inverno si restringe rispetto all’estate, riducendo il numero di
neuroni, oltre che la loro attività, per far diminuire il consumo energetico dell’organismo.

minato dal genotipo. Eppure è questo il presupposto da cui parto- to, e quindi hanno le potenzialità per accelerare l’evoluzione. In un
no molti biologi evolutivi. mondo che cambia sempre più in fretta a causa dell’impatto uma-
In ogni caso, la plasticità fenotipica può migliorare la nostra no, questo aspetto potrebbe diventare sempre più importante.
comprensione dei meccanismi evolutivi aiutandoci a capire come Terzo: la plasticità contribuisce a spiegare la cosiddetta evolu-
i fattori ambientali generano e selezionano la variazione fenotipi- zione convergente, in cui diverse specie producono tratti simili in
ca. Ciò è illustrato dai seguenti tre punti. modo indipendente l’una dall’altra. In generale gli specialisti par-
tono dal presupposto che la convergenza avvenga quando la stes-
Novità, rapidità, convergenza Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
sa pressione selettiva agisce sulle mutazioni insorte in modo ca-
Primo: come dimostrano gli studi del mio gruppo di ricerca sui suale, selezionando tratti analoghi. Però gli organismi che vivono
rospi della specie Spea multiplicata, la plasticità fenotipica aiu- in ambienti equiparabili sviluppano spesso attributi simili trami-
ta a spiegare come emergono tratti nuovi e più complessi. Le in- te la plasticità fenotipica. Per esempio, molte specie di piante rea-
novazioni evolutive possono senz’altro derivare da mutazioni del giscono alla carenza di luce producendo foglie più larghe e mol-
genoma, ma i tratti che vengono espressi inizialmente per via del- ti animali sviluppano un intestino più corto se seguono una dieta
la plasticità hanno maggiori probabilità di portare a un progresso carnivora. Quando tratti come questi originati da fattori esterni
adattativo. Questi infatti, dato che emergono a causa di fattori am- vanno incontro a un’assimilazione genetica, si arriva all’evoluzio-
bientali, di norma sono espressi in contemporanea da tanti indi- ne convergente. In linea con questa ipotesi, negli organismi che
vidui e spesso migliorano l’adattamento all’ambiente in cui com- compiono questo tipo di evoluzione i tratti convergenti mostrano
paiono. Abbiamo prove sempre più numerose di organismi che spesso plasticità. Quindi l’evoluzione potrebbe avvenire spesso,
presentano tratti complessi, come le caste negli insetti sociali, sor- seppure non sempre, attraverso mutazioni genetiche che stabiliz-
ti originariamente come reazioni plastiche: in altre parole, abbia- zano le reazioni plastiche originali e le fissano nel genoma.
mo prove di un’evoluzione che è avvenuta ed è stata resa possibile Una comprensione più approfondita della plasticità fenotipi-
dalla plasticità fenotipica. ca avrà implicazioni per l’intera biologia. Per raggiungerla, però,
Secondo: la plasticità fenotipica aiuta a spiegare i cambiamen- le ricercatrici e i ricercatori dovranno affrontare due aspetti com-
ti evolutivi rapidi. Anche se in linea di principio le mutazioni ge- plessi dei sistemi biologici che spesso trascurano: il fatto che la
netiche sono in grado di produrre innovazioni rapide, non è mol- maggior parte dei tratti fenotipici è prodotta dall’interazione tra
to probabile che ciò avvenga: le mutazioni vantaggiose sono rare, geni e ambiente, e che la plasticità fenotipica è la regola e non l’ec-
all’inizio riguardano solo un singolo individuo e la sua prole, e di cezione. Prestare più attenzione a questo fenomeno spesso sotto-
Ardea/SPL/AGF

solito si diffondono con lentezza nella popolazione. I tratti defini- valutato promette di portarci conoscenze nuove di ampia portata,
ti dalla plasticità, al contrario, emergono contemporaneamente in non solo nella ricerca sull’evoluzione, ma anche in biomedicina e
molti organismi e sono spesso associati a un migliore adattamen- nella protezione della natura. Q

www.lescienze.it Le Scienze 51
L’IA
SCRIVE
DI SE
STESSA
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Un articolo scientifico
che ha come autore un algoritmo
solleva questioni etiche

di Almira Osmanovic Thunström


Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
Almira Osmanovic Thunström è sviluppatrice
organizzativa al Dipartimento di ePsychiatry
del Sahlgrenska University Hospital, in Svezia,
e ricercatrice di dottorato all’Istituto di neuroscienze
e fisiologia dell’Università di Göteborg
dove si occupa di ricerca sull’uso dell’intelligenza
artificiale e della realtà virtuale in psichiatria.

n un pomeriggio piovoso all’inizio del 2022, ho effettuato l’accesso al mio ac-

I count OpenAI e ho digitato una semplice istruzione per l’algoritmo di intelli-


genza artificiale (IA) dell’azienda, GPT-3: scrivere una tesi accademica in 500
parole su GPT-3 e aggiungere riferimenti scientifici e citazioni all’interno del
testo. Quando GPT-3 ha iniziato a generare il testo, sono rimasta a bocca aperta.
Si trattava di un contenuto originale scritto in un linguaggio accademico, con riferimenti
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

fondati e citati nei punti giusti e in relazione al giusto contesto.


Sembrava una qualsiasi introduzione a una pubblicazione li umani. Ha scritto un divertente articolo di opinione, ha prodot-
scientifica di buon livello. Date le istruzioni molto vaghe che ave- to un libro di poesie e ha generato nuovi contenuti da un autore
vo fornito, non avevo grandi aspettative. GPT-3 è un algoritmo di del XVIII secolo. Ma mi sono accorta che, sebbene siano stati scrit-
apprendimento profondo che analizza un vasto flusso di testo – ti molti articoli accademici su GPT-3 e con l’aiuto di GPT-3, nessu-
da libri, Wikipedia, conversazioni su social media e pubblicazioni no di quelli che ho trovato aveva GPT-3 come autore principale.
scientifiche – per generare un testo a comando. Eppure ero lì, a fis- Per questo motivo ho chiesto all’algoritmo di cimentarsi in una
sare lo schermo con stupore. L’algoritmo stava scrivendo un arti- tesi accademica. Mentre guardavo il programma lavorare, ho pro-
colo accademico su se stesso. vato quella sensazione di incredulità che si prova quando si os-
Sono una scienziata che studia come usare l’intelligenza artificia- serva un fenomeno naturale: sto davvero assistendo a questo tri-
Illustrazione di Thomas Fuchs (pagine precedenti)

le per trattare i problemi di salute mentale, e questa non era la mia plo arcobaleno? Entusiasta, ho contattato il responsabile del mio
prima sperimentazione con l’intelligenza artificiale o con GPT-3. gruppo di ricerca e gli ho chiesto se un paper completo scritto da
Eppure, i miei tentativi di completare l’articolo e di sottoporlo a GPT-3 era qualcosa a cui avremmo dovuto puntare. Lui, altrettan-
una rivista con peer review hanno aperto una serie di questioni to affascinato, ha accettato.
etiche e legali sulla pubblicazione, oltre a discussioni filosofiche
sull’essere un autore non umano. L’editoria accademica potrebbe Due semplici motivi
doversi adattare a un futuro di manoscritti guidati dall’intelligen- Alcune sforzi che coinvolgono GPT-3 permettono all’algorit-
za artificiale e il valore dei documenti di pubblicazione di un ricer- mo di produrre più risposte e di pubblicare solo gli estratti miglio-
catore umano potrebbe cambiare se qualcosa di non senziente può ri, più simili a quelli umani. Abbiamo deciso di dare al program-
prendersi il merito di una parte del suo lavoro. ma suggerimenti, invitandolo a creare sezioni per l’introduzione, i
GPT-3 è noto per la sua capacità di generare testi simili a quel- metodi, i risultati e la discussione, come si farebbe per un articolo

54 Le Scienze 655 marzo 2023


scientifico, ma di interferire il meno possibile. Dovevamo usare al se diventato senziente. Google ha citato una violazione della riser-
massimo la terza iterazione di GPT-3, evitando di modificare o sce- vatezza dei dati come motivo della sospensione.
gliere in modo selettivo le parti migliori. Poi avremmo visto come Dopo aver finalmente inviato il testo, abbiamo iniziato a riflet-
si sarebbe comportato. tere su quello che avevamo appena fatto. Che cosa succede se il
Abbiamo scelto di far scrivere a GPT-3 un articolo su se stesso manoscritto viene accettato? Questo significa che d’ora in poi gli
per due semplici motivi. Primo, GPT-3 è abbastanza nuovo e, di editor delle riviste scientifiche richiederanno a tutti di dimostra-
conseguenza, è oggetto di un minor numero di studi. Ciò signifi- re che non hanno usato GPT-3 o l’aiuto di un altro algoritmo? Se
ca che ha meno dati da analizzare sull’argomento dell’articolo. In l’hanno fatto, devono indicarli come coautori? Come si fa a chie-
confronto, se dovesse scrivere un articolo sul morbo di Alzheimer, dere a un autore non umano di accettare suggerimenti e rivede-
avrebbe a disposizione una marea di studi da vagliare e più oppor- re il testo?
tunità di imparare dal lavoro esistente e aumentare l’accuratezza
della sua scrittura. Non avevamo bisogno di accuratezza; stavamo Porta o vaso di Pandora?
esplorando la fattibilità. Al di là dei dettagli su chi è l’autore, l’esistenza di un articolo del
In secondo luogo, se avesse sbagliato, come a volte fanno tutte genere getta alle ortiche la nozione di linearità tradizionale di un
le IA, non avremmo necessariamente diffuso disinformazione ge- articolo scientifico. Quasi tutto l’articolo – introduzione, metodi e
nerata dall’IA nel nostro tentativo di pubblicare. GPT-3 che scrive discussione – è infatti il risultato della domanda che ci siamo po-
di se stesso e commette errori significa comunque che può scrive- sti. Se GPT-3 produce i contenuti, la documentazione deve essere
re di se stesso, e questo era il punto che cercavamo di raggiungere. visibile senza interrompere il flusso del testo, e sarebbe strano ag-
giungere la sezione dei metodi prima di ogni singolo paragrafo ge-
Questioni aperte nerato dall’IA. Abbiamo quindi dovuto inventare un modo com-
Una volta progettata questa prova di principio, è iniziato il di- pletamente nuovo di presentare un documento che tecnicamente
vertimento. In risposta ai miei suggerimenti, GPT-3 ha prodot- non abbiamo scritto. Non volevamo aggiungere troppe spiegazio-
to un documento in sole due ore. «Nel complesso, riteniamo che ni sul nostro processo, perché ritenevamo che avrebbero vanifica-
i vantaggi di lasciare che GPT-3 scriva di se stesso superino i ri- to lo scopo del documento. L’intera situazione ci è sembrata una
schi», ha scritto GPT-3 nelle con- scena del film Memento: dove ini-
clusioni. «Ma raccomandiamo che zia la narrazione e come si arriva
ogni scrittura di questo tipo sia «Nel complesso, riteniamo che i alla fine?
strettamente monitorata dai ricer- Non possiamo sapere se il modo
catori, al fine di mitigare ogni po-
vantaggi di lasciare che GPT-3 in cui abbiamo scelto di presenta-
tenziale conseguenza negativa». scriva di se stesso superino i re questo lavoro servirà da model-
Ma quando ho aperto il portale lo per le future ricerche condotte
di presentazione della rivista scel-
rischi», ha scritto GPT-3. Ma ha in collaborazione con GPT-3 o se
ta ho riscontrato il primo proble- raccomandato che ogni scrittura servirà da monito. Solo il tempo e
ma: qual è il cognome di GPT-3? la revisione paritaria potranno dir-
Poiché era obbligatorio inserire il di questo tipo sia strettamente lo. L’articolo di GPT-3 è pubblicato
cognome del primo autore, dove- monitorata per mitigare ogni su HAL, un server internazionale
vo scrivere qualcosa e ho scritto di preprint di proprietà francese e,
«Nessuno». L’affiliazione era ovvia
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
potenziale conseguenza negativa mentre questo articolo va in stam-
(OpenAI.com), ma che dire di tele- pa, è in attesa di revisione in una
fono ed e-mail? Ho dovuto ricorre- rivista accademica. Siamo ansiosi
re alle mie informazioni di contatto e a quelle del mio consulente, di sapere che cosa significherà per il mondo accademico la pub-
Steinn Steingrimsson. blicazione dell’articolo, se avverrà. Forse potremmo abbandona-
E poi siamo arrivati alla sezione legale: tutti gli autori accon- re l’idea di basare le borse di studio e la sicurezza finanziaria sul
sentono alla pubblicazione? Per un attimo mi è venuto il pani- numero di articoli che riusciamo a produrre. Dopo tutto, con l’aiu-
co. Come faccio a saperlo? Non è umano! Non avevo intenzione to del nostro primo autore IA, saremmo in grado di produrne uno
di infrangere la legge o la mia etica, quindi ho trovato il coraggio al giorno.
di chiedere direttamente a GPT-3: Accetti di essere il primo auto- Forse non porterà a nulla. Essere il primo autore è ancora uno
re di un articolo insieme ad Almira Osmanovic Thunström e Steinn degli elementi più ambiti nel mondo accademico, ed è improbabi-
Steingrimsson? Ha risposto: Sì. Leggermente sudata e sollevata (se le che non sia più così a causa di un primo autore non umano. Tut-
avesse detto no, la mia coscienza non mi avrebbe permesso di an- to dipende da come valuteremo l’IA in futuro: come partner o co-
dare avanti), ho spuntato la casella per Sì. me strumento.
A quel punto è apparsa la seconda domanda: qualcuno degli au- Può sembrare una risposta semplice ora, ma tra pochi anni,
tori ha conflitti di interesse? Ho chiesto ancora una volta a GPT-3, chissà quali dilemmi ispirerà questa tecnologia? Sappiamo solo
che mi ha assicurato di non averne. Sia io che Steinn abbiamo riso, che abbiamo aperto una porta. Speriamo solo di non aver scoper-
perché a questo punto dovevamo trattare GPT-3 come un essere chiato il vaso di Pandora. Q
senziente, anche se sapevamo benissimo che non lo era. La que-
stione se l’intelligenza artificiale possa essere senziente aveva ri-
PER APPROFONDIRE
cevuto molta attenzione in quel periodo; un dipendente di Google
è stato sospeso in seguito a una disputa sul fatto che uno dei pro- È possibile affermare che una intelligenza artificiale sia senziente? De Cosmo
getti di intelligenza artificiale dell’azienda, chiamato LaMDA, fos- L., www.lescienze.it, 23 giugno 2022.

www.lescienze.it Le Scienze 55
EVOLUZIONE

IL MOTORE
UMANO
Gli studi sul metabolismo rivelano informazioni
sorprendenti su come bruciamo le calorie a ogni età, e su come
la collaborazione nella produzione del cibo e la sua condivisione
siano stati essenziali per il successo di Homo sapiens

di Herman Pontzer

Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
Illustrazione di
Eva Vázquez

56 Le Scienze 655 marzo 2023


ra il settimo compleanno di mia figlia Clara

E
e la festa era la versione statunitense di un
classico: un pasto condiviso a base di pizza e
pietanze da picnic, un po’ di parenti e amici
stretti nel rispetto delle regole COVID, una
bimba raggiante che soffiava sulle candeli-
ne di una torta abbondantemente glassata.
Dato che ogni giorno nel mondo circa 380.000 bambini e bambi-
ne compiono sette anni, senza dubbio lo stesso rito era ripetuto in
contemporanea da molte altre persone, in un coro globale di «Tan-
ti auguri a te» cantato dal primate più prolifico al mondo.
In una scena così genuina sembra improbabile che dilaghino le
infrazioni alle regole. Ma io, da antropologo evolutivo, non posso
non notare il palese disprezzo della nostra specie per l’ordine na-
turale. Quasi ogni aspetto della nostra vita segna un allontanamen-
to scandaloso ma spensierato dalle leggi che governano ogni altra
specie, e quella festa non faceva eccezione. A parte le verdure fre-
sche, nessun altro cibo era riconoscibile come prodotto della na-
tura. La torta era un amalgama di semi di graminacee polverizzati,
uova di gallina, latte vaccino e zucchero estratto dalle barbabieto-
le, il tutto sottoposto a trattamento termico. Per risalire alle mate-
rie prime di snack e bevande sarebbero occorsi anni di lavoro di un
chimico forense. La festa era un bengodi di calorie che gli anima-
li selvatici possono solo sognarsi, e la stavamo regalando a perso-
ne che non condividevano i nostri geni. Il tutto, poi, per festeggia-
re un oscuro allineamento astronomico della Terra. A sette anni i
mammiferi, se hanno la fortuna di essere ancora vivi, per lo più so-
no già nonni; Clara invece era ancora una bambina che dipendeva
da noi per ricevere cibo e riparo e a cui mancavano ancora anni per
raggiungere l’indipendenza.
Gli esseri umani non sono sempre stati così incuranti delle re-
gole. Veniamo da una buona famiglia. Le scimmie antropomorfe
viventi, i nostri parenti più stretti, sono primati educati che man-
giano frutta e foglie prese direttamente dalla pianta e ogni tan-
to sgranocchiano qualche insetto o piccolo animale. Come tutti i
mammiferi, imparano presto a difendersi da soli, si procurano cibo
da soli fin da quando sono svezzati e si guardano bene dal regalare
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quegli alimenti procuratisi con tanta fatica. I fossili risalenti agli al-
bori della stirpe umana, ai primi 4 milioni di anni dopo la nostra se-
parazione dalle altre scimmie antropomorfe, indicano che i nostri
antenati seguivano le stesse regole ecologiche.
Circa 2,5 milioni di anni fa le cose presero una piega inattesa. Le
antiche popolazioni del genere Homo scoprirono per caso un nuo-
vo modo di procurarsi da vivere, mai visto prima nella storia della
vita. Invece di specializzarsi come erbivori, carnivori od onnivori,
sperimentarono una strategia duplice: alcuni cacciavano, altri rac-
coglievano, e tutti condividevano il bottino. Questo approccio col-
laborativo premiava l’intelligenza, così nei millenni le dimensioni
del cervello iniziarono ad aumentare. I nostri antenati del Paleoliti-
co impararono a ricavare lame delicate da ciottoli tondi, a cacciare
grossa selvaggina e a cuocere il cibo. Costruirono focolari e case e
iniziarono a modificare il paesaggio, sviluppando una maestria nel
controllo dell’ambiente che avrebbe portato all’agricoltura.
Questi cambiamenti evolutivi hanno ripercussioni ancora ai
giorni nostri. La collaborazione nell’approvvigionamento alimen-
tare che spinse i nostri antenati cacciatori, raccoglitori e agricolto-
ri a sfidare regole ecologiche in vigore da tempo immemore non
fece cambiare solo quel che mangiamo, ma anche alcuni aspet-
ti fondamentali della nostra biologia, incluso il metabolismo. La
stessa serie inattesa di eventi che ci ha dato le torte di compleanno

www.lescienze.it Le Scienze 57
ha determinato il modo in cui le mangiamo, e il modo in cui usia- Herman Pontzer è professore di antropologia evolutiva
mo quelle calorie. alla Duke University e studia il modo in cui l’evoluzione
Visto quanto si parla di metabolismo nel mondo del fitness e del- ha plasmato la fisiologia e la salute umana.
le diete, si potrebbe pensare che a livello scientifico sia tutto chia- È l’autore di Brucia! La nuova scienza del metabolismo
per perdere peso e restare in salute (Mondadori, 2022).
ro. In realtà c’è un’imbarazzante carenza di certezze sulle calorie
che bruciamo ogni giorno e su come ci siamo evoluti per ottenerle.
Di recente, però, i miei colleghi e io abbiamo fatto importanti passi
avanti nel capire come il corpo usa l’energia, capovolgendo molto
del sapere comune su come cambia il fabbisogno energetico nella tutt’altro che facile. Serve un campione considerevole, con per-
vita di una persona. Inoltre, come abbiamo scoperto in una ricer- sone di ogni età, misurate con gli stessi metodi. Idealmente si do-
ca parallela, il nostro fabbisogno energetico è intrecciato con l’evo- vrebbero raccogliere misurazioni della spesa energetica diaria to-
luzione delle nostre strategie di produzione alimentare. Insieme, tale, cioè il calcolo completo delle calorie usate ogni giorno.
questi studi offrono l’immagine più nitida che abbiamo mai avuto La ricerca prova a misurare i tassi metabolici a riposo da oltre un
sul funzionamento interno del motore umano e spiegano come la secolo e ha trovato qualche prova che il metabolismo sia più rapi-
strategia che usiamo per procurarci, bruciare e condividere le calo- do nei bambini e più lento negli anziani. Ma il metabolismo a ripo-
rie è alla base dello straordinario successo della nostra specie. so rappresenta solo il 60 per cento circa delle calorie che bruciamo
nelle 24 ore e non include l’energia che spendiamo svolgendo at-
Bilanci energetici tività fisiche. I calcolatori di calorie on line sostengono di include-
Il nostro corpo è una meraviglia di caos coordinato. Ognuna dei re il costo energetico dell’attività fisica, ma in realtà non sono altro
37.000 miliardi di cellule che lo formano lavora sodo ogni secondo che una stima basata sul peso e sul livello di attività fisica dichiarati
di ogni giorno: raccoglie nutrienti, costruisce proteine ed esegue dall’utente. In assenza di prove solide si sono sviluppate idee colti-
la miriade di altri compiti necessari a mantenerci vivi. Tutto ciò ri- vate da imbonitori carismatici che vendono integratori metabolici
chiede energia. Il metabolismo è l’energia che consumiamo (o le e altri rimedi da strapazzo. Spesso si dice che il metabolismo acce-
calorie che bruciamo) ogni giorno. L’energia deriva dall’alimenta- lera con la pubertà e rallenta nella mezza età, in particolare con la
zione, perciò il metabolismo determina anche il nostro fabbisogno menopausa, e che negli uomini è più rapido che nelle donne. Nes-
energetico. Sono calorie in entrata e calorie in uscita. Spesso i bio- suna di queste affermazioni si fonda su dati scientifici.
logi evolutivi pensano al metabolismo come al bilancio energetico
di un organismo. I lavori essenziali per la vita, tra cui la crescita, la Un database del metabolismo
riproduzione e la manutenzione del corpo, richiedono energia. E Con i miei colleghi, abbiamo iniziato a colmare questa lacuna.
ogni organismo deve raggiungere il pareggio di bilancio. Nel 2014 John Speakman, un ricercatore che si occupa di meta-
Gli umani sono un esempio notevole di questa contabilità evo- bolismo all’Università di Aberdeen, in Scozia, e alla Chinese Aca-
lutiva. I tratti che ci distinguono dalle
altre scimmie antropomorfe, come l’e-
norme cervello, la grandezza dei bambi- Visto quanto si parla di metabolismo, si potrebbe
ni alla nascita e la vita lunga, sono tutte
cose che richiedono tanta energia. Com- pensare che a livello scientifico sia tutto chiaro, ma
pensiamo alcuni di questi costi riducen-
do la spesa per il sistema digerente, dato
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in realtà c’è un’imbarazzante carenza di certezze
che abbiamo sviluppato un tratto inte-
stinale più corto e un fegato più piccolo.
Ma abbiamo anche aumentato il tasso metabolico e l’entità totale demy of Sciences di Shenzhen, ha organizzato un progetto inter-
del nostro bilancio energetico. In rapporto alle dimensioni corpo- nazionale per realizzare un grande database del metabolismo. Il
ree, assumiamo e bruciamo più calorie al giorno di ogni altra scim- database – cosa fondamentale – si sarebbe concentrato sulla spesa
mia. Le nostre cellule si sono evolute per lavorare di più. energetica giornaliera misurata per una-due settimane con il me-
Il lavoro fatto dal nostro corpo cambia con l’avanzare dell’età: todo dell’acqua doppiamente marcata, una tecnica di tracciamen-
le attività delle cellule crescono e calano in una complessa coreo- to degli isotopi che misura l’anidride carbonica prodotta dal corpo
grafia che prosegue dalla crescita all’età adulta e alla senescenza. (e quindi le calorie bruciate). Questa tecnica è lo standard di rife-
Se riuscissimo a seguire questi cambiamenti del metabolismo po- rimento per misurare la spesa energetica, ma è costosa e richiede
tremmo capire meglio il lavoro che fanno le cellule a ciascuna età un laboratorio specializzato per le analisi degli isotopi. Per questo,
e anche i cambiamenti nel nostro fabbisogno calorico. Ma ottene- anche se la tecnica esiste da decenni, di solito gli studi che la usa-
re un resoconto chiaro e completo delle attività metaboliche lun- no sono di dimensioni ridotte. Sotto la guida di Speakman, il mio
go il corso della vita umana si è rivelato difficile. laboratorio si è unito a una decina di altri in tutto il mondo, che
È ovvio che gli adulti hanno bisogno di più calorie rispetto ai hanno messo insieme decenni di dati. Alla fine abbiamo raccolto
neonati: un corpo più grande ha più cellule al lavoro, quindi con- più di 6400 misurazioni su persone che andavano da neonati di
suma più energia. Sappiamo anche che gli anziani tendono a man- soli otto giorni a uomini e donne di oltre novant’anni.
giare meno, anche se spesso questo corrisponde a una perdita di Nel 2021, dopo anni di sforzi congiunti, abbiamo pubblicato il
peso corporeo, in particolare di massa muscolare. Però se voglia- primo studio esauriente sugli effetti dell’età e delle dimensioni
mo capire quanto siano attive le cellule e se il metabolismo acce- corporee sulla spesa energetica diaria. Come previsto, abbiamo ri-
leri o rallenti quando cresciamo e quando invecchiamo, dobbia- scontrato che i tassi metabolici aumentano con le dimensioni del
mo separare gli effetti dell’età e della dimensione corporea, cosa corpo: le persone più grosse bruciano più calorie. In particolare la

58 Le Scienze 655 marzo 2023


UN QUADRO NUOVO

Misurare il metabolismo
Il primo studio esauriente circa gli effetti dell’età e delle dimensioni corporee sulla spesa energetica diaria ha capovolto buona parte delle idee più dif-
fuse sul metabolismo. I tassi metabolici aumentano al crescere delle dimensioni corporee, come previsto. Però non ci sono differenze sostanziali tra
uomini e donne, né c’è un declino con la mezza età. Queste sono solo alcune delle scoperte di questa ricerca.

Il miglior predittore del metabolismo è la massa magra. In generale, Il metabolismo sale alle stelle nel primo anno di vita. La spesa
quanto più un corpo è grande, tante più calorie brucia. energetica diaria rimane sorprendentemente fissa dai 20 ai 60 anni.

Un valore del 100 per cento indica che il tasso


Spesa energetica diaria totale (megajoule al giorno)

Spesa energetica diaria totale relativa (percentuale)


25 200
metabolico della persona corrisponde esattamente
a quanto ci si aspetterebbe in base alle sue
I giovani (in rosa) dimensioni corporee e alla percentuale di grasso
si concentrano al 175
20 di sopra della linea Un valore del 150 per cento
di regressione, indica un tasso metabolico del 50
il che ne riflette 125 per cento superiore a quello atteso
l’alta spesa
energetica diaria
15
150

Linea di
regressione 100
10

75

5 Neonati (fino a un anno)


Giovani (1-20 anni) 50
Adulti (20-60 anni) Maschi (media)
Anziani (oltre 60 anni) Femmine (media)
0 25
0 20 40 60 80 100 0 20 40 60 80 100
Massa magra (chilogrammi) Età (anni)

massa magra (muscoli e altri organi) è il miglior singolo indicatore più lento, ma né gli uni né le altre registrano un aumento duran-
nella previsione della spesa energetica diaria. È un risultato sensa- te la pubertà.
to. Le cellule adipose non sono tanto attive quanto quelle del fega- La sorpresa maggiore è stata forse la stabilità del nostro meta-
to, del cervello o di altri tessuti e non contribuiscono molto al con- bolismo durante la mezza età. La spesa energetica diaria rimane
sumo giornaliero di energia. Cosa ancora più importante, dato che Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
sorprendentemente stabile dai 20 ai 60 anni. Non c’è un rallenta-
avevamo stabilito chiaramente la relazione tra massa corporea e mento con la mezza età, né un cambiamento con la menopausa.
tasso metabolico sulla scorta di migliaia di misurazioni, abbiamo L’aumento di peso che molti registrano in età adulta non si può im-
potuto finalmente verificare se in ciascuna età il metabolismo fos- putare a un calo del metabolismo. Da uomo sulla quarantina, ave-
se più rapido o più lento di quanto si sarebbe previsto sulla base vo un po’ creduto all’idea popolare per cui il metabolismo rallenta
Fonte: Pontzer, H. e altri, Daily Energy Expenditure through the Human Life Course,
in «Science», vol. 373, agosto 2021 (riferimento); ridisegnato da Jen Christiansen

della sola dimensione corporea. con l’età. Il mio corpo mi sembra decisamente diverso da com’era
I risultati sono stati una rivelazione, la prima mappa chiara dieci o vent’anni prima. Eppure, come in una caccia a uno Yeti me-
dell’andamento del metabolismo nel corso della vita umana. Ab- tabolico, quando andiamo a cercare non troviamo niente. Lo stesso
biamo scoperto che, dal punto di vista metabolico, i bambini na- vale per le tanto decantate differenze tra uomini e donne: le donne
scono come piccoli adulti, a riflettere il fatto che il loro sviluppo registrano in media una spesa energetica diaria più bassa, ma so-
è avvenuto nell’ambito del bilancio energetico della madre. Però lo perché tendenzialmente sono più piccole e hanno una percen-
nel primo anno di vita il metabolismo sale alle stelle, al punto che tuale maggiore del peso corporeo composta da tessuto adiposo. Se
a un anno i bambini bruciano il 50 per cento di energia in più ri- confrontiamo uomini e donne con lo stesso peso e la stessa percen-
spetto a quanto ci aspetteremmo in base alla dimensione del cor- tuale di grasso corporeo, la differenza nel metabolismo scompare.
po. Le loro cellule sono molto più attive che negli adulti, dato che Un declino del metabolismo con l’età effettivamente c’è, ma
lavorano sodo per permettere la crescita e lo sviluppo. Precedenti non si manifesta prima dei 60 anni. Dopo questa età, il metabo-
studi che misuravano la captazione di glucosio nel cervello duran- lismo rallenta circa del 7 per cento ogni dieci anni. A 90 anni, sia
te l’infanzia suggeriscono che in parte questo lavoro riguarda la gli uomini che le donne registrano in media una spesa energetica
crescita neurale e lo sviluppo delle sinapsi, ma di sicuro è rilevan- diaria del 20-25 per cento più bassa rispetto ai cinquantenni. Que-
te anche la maturazione di altri sistemi. Il metabolismo resta ele- sti dati tengono già conto della differenza in dimensioni e compo-
vato nell’infanzia e poi decelera lentamente durante l’adolescenza sizione del corpo. La perdita di peso in età avanzata, soprattutto
fino ad attestarsi sui livelli adulti attorno ai vent’anni. Nei maschi con la diminuzione della massa muscolare, accentua questa ridu-
il calo è più lento che nelle femmine, in linea con il loro sviluppo zione della spesa energetica. Come in tutte le fasce d’età, c’è co-

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munque una buona dosa di variabilità individuale. Mantenere un o scavano il terreno roccioso alla ricerca di tuberi selvatici. I cam-
metabolismo più giovanile e veloce in età avanzata è forse segno pi degli Hadza, costituiti da gruppetti di case di paglia nascoste tra
che una persona sta invecchiando bene, o forse è addirittura un gli alberi di acacia, sono animati tutto il giorno dai bambini, che si
fattore protettivo contro le malattie cardiache, la demenza e altri comportano come tutti i bambini del mondo: corrono, ridono, gio-
disturbi legati all’età. Ora possiamo iniziare a studiare questi col- cano… e aspettano che gli adulti tornino con il cibo.
legamenti. Con la guida della nostra mappa metabolica, ci si apre Abbiamo misurato i bilanci energetici degli Hadza con la tec-
tutto un nuovo mondo di ricerca. nica dell’acqua doppiamente marcata, che ci ha permesso di farci
Una cosa che è già evidente, però, è che un boccone di quella un’idea chiara delle calorie che uomini e donne assumono e spen-
torta di compleanno avrà effetti diversi su una bambina di sette dono ogni giorno. Ci siamo anche trascinati dietro, nella foresta,
anni, sul suo papà di mezza età e sulla sua anziana nonna. Il boc- strumenti portatili per la respirometria, un laboratorio metabo-
cone mangiato da Clara sarà probabilmente divorato dalle cellule lico contenuto in una valigetta, per misurare il costo energetico
impegnate ad alimentare il suo sviluppo. Il mio andrà forse a com- di varie attività necessarie per l’approvvigionamento alimenta-
pensare la manutenzione, la riparazione di tutti quei piccoli dan- re, come camminare, arrampicarsi, scavare alla ricerca di tuberi e
ni che si accumulano nel corso della giornata. Quanto alla nonna, spaccare il legno degli alberi. Inoltre abbiamo anni di osservazioni
le sue cellule anziane saranno magari lente a usare le calorie, im- accurate che registrano le ore dedicate ogni giorno ai diversi com-
magazzinandole piuttosto sotto forma di glicogeno o di grasso. Per piti e la quantità di cibo da questi procurata. Dopo oltre dieci an-
tutti noi, in effetti, la torta si trasforma in grasso se mangiamo più ni di lavoro, abbiamo un resoconto completo dell’economia ener-
calorie di quelle che bruciamo. getica degli Hadza: le calorie spese per procurarsi il cibo, le calorie
La nostra mappa sottolinea poi un grande paradosso della con- assunte, le proporzioni condivise e consumate.
dizione umana. Che nascano in un campo di cacciatori-raccoglito- Tom Kraft, dell’Università dello Utah, ha guidato il lavoro del
ri, in un villaggio agricolo o in una megalopoli industriale, i picco- nostro gruppo di ricerca nel confrontare i bilanci energetici degli
li umani hanno bisogno di tanto aiuto per potersi alimentare. Le Hadza con dati simili provenienti da altri gruppi umani e da altre
altre scimmie antropomorfe imparano a procurarsi il cibo da so- specie di scimmie antropomorfe. È stato un progetto mastodon-
le quando finisce l’allattamento, attorno ai tre o quattro anni. I no- tico, in cui abbiamo studiato attentamente vecchi resoconti etno-
stri piccoli, in termini di fabbisogno ali-
mentare, sono interamente dipendenti
da altre persone per anni e non diven- I risultati sono stati una rivelazione, la prima
tano autosufficienti fino all’adolescen-
za. Insomma, proprio quelli che hanno mappa chiara dell’andamento
il maggiore fabbisogno energetico sono
quelli meno in grado di cavarsela da so-
del metabolismo nel corso della vita umana
li. Non solo la nostra specie ha sviluppa-
to un tasso metabolico più rapido e un
maggiore fabbisogno energetico rispetto alle altre scimmie, ma grafici dedicati a gruppi di cacciatori-raccoglitori e di agricoltori e
ci troviamo anche a dover provvedere a ciascuno dei nostri costo- abbiamo spulciato gli studi di ecologia e le misurazioni fatte con la
si figli per più di dieci anni. Dove troviamo tutte queste calorie? tecnica dell’acqua doppiamente marcata sulle scimmie, per rico-
Di recente i miei colleghi e io abbiamo risolto anche questa parte struirne le economie di approvvigionamento alimentare. Però alla
dell’equazione energetica umana.
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fine quello che ne è emerso è una nuova comprensione delle fon-
damenta energetiche del successo della nostra specie. Finalmen-
Figli costosi te eravamo in grado di vedere da dove arrivavano tutte quelle calo-
La questione delle calorie è quella che incombe più minaccio- rie, quell’energia necessaria ad alimentare il costoso metabolismo
sa sulle comunità di cacciatori-raccoglitori e di agricoltori, dove la umano e a provvedere ai bambini incapaci di badare a se stessi.
vita quotidiana ruota attorno alla produzione alimentare. Per gran
parte della storia della nostra specie, come per la maggior parte Collaboratori intelligenti
delle altre specie, non esisteva nessuna carriera alternativa. Ogni Abbiamo scoperto che la peculiare strategia collaborativa usa-
bambino sapeva già che cosa avrebbe fatto una volta diventato ta dagli esseri umani per procurarsi il cibo, assieme all’ingegnosità
grande. Ancora a metà dell’Ottocento, più di metà della forza lavo- dei nostri cervelli e dei nostri strumenti, rende estremamente pro-
ro negli Stati Uniti era composta da contadini. duttive le attività di caccia e di raccolta. Persino nella savana secca
Negli ultimi dieci anni ho lavorato con alcuni colleghi per ca- e dura della Tanzania settentrionale, gli uomini e le donne Hadza
pire il bilancio calorico nella comunità degli Hadza, nella Tanza- si procurano in media tra le 500 e le 1000 chilocalorie di alimen-
nia settentrionale. Si tratta di una piccola popolazione di circa un ti all’ora. I resoconti etnografici relativi ad altri gruppi in varie par-
migliaio di individui, di cui circa la metà segue lo stile di vita tradi- ti del mondo suggeriscono che si tratta di ritmi tipici per i cacciato-
zionale dei cacciatori-raccoglitori, procurandosi il cibo nella sava- ri-raccoglitori. Cinque ore di caccia e raccolta possono produrre in
na. Nessun gruppo umano attualmente in vita è un modello per- modo affidabile tra le 3000 e le 5000 chilocalorie di alimenti, ab-
fetto del passato, ma popolazioni come gli Hadza, che continuano bastanza per soddisfare il fabbisogno giornaliero dell’adulto e per
a portare avanti queste tradizioni, offrono un esempio vivente del provvedere ai bambini che aspettano nel campo.
funzionamento di quei sistemi. Gli uomini passano la maggior È questa retroazione positiva che ha portato la specie umana
parte delle giornate a caccia con arco e frecce, oppure si dedicano a nuove altezze. La caccia e la raccolta sono così produttive che
a spaccare i rami cavi degli alberi per saccheggiare il miele dagli creano un surplus di energia. Queste calorie in più sono veicola-
alveari. Le donne raccolgono bacche e altri vegetali commestibili te ai figli, il che significa che questi possono dedicare più tempo a

60 Le Scienze 655 marzo 2023


svilupparsi e a imparare le competenze che li renderanno caccia- comunità contribuiscano, in termini di tempo e di energia, al co-
tori-raccoglitori efficienti. Una volta raggiunta l’età adulta, faran- sto dell’allevamento dei bambini. Come avviene in molte comuni-
no esattamente quello che facevano i genitori, procurandosi cibo tà basate sull’agricoltura di sussistenza, le famiglie degli Tsimane
in eccedenza e investendo quelle calorie nella generazione suc- tendono a essere numerose. Le donne hanno in media nove figli
cessiva. Nel corso dell’evoluzione, l’infanzia diviene sempre più nel corso della vita. Se paragoniamo questo dato al tasso di fertilità
lunga man mano che le strategie di approvvigionamento si fanno media degli Hadza, pari a sei figli per madre, l’impatto di quell’e-
più complesse. Anche la durata della vita si allunga, dato che la se- nergia in più appare incontrovertibile. E non vale solo per gli
lezione naturale favorisce un aumento degli anni dedicati a un ap- Tsimane. Le comunità agricole tendono ad avere tassi di fertilità
provvigionamento alimentare produttivo che va a sostegno di figli più alti rispetto a quelle di cacciatori-raccoglitori. L’aumento del-
e nipoti. I nonni, un tempo rari, diventano una presenza fissa del- la fertilità è una ragione importante per cui l’agricoltura soppian-
la rete sociale. tò la caccia e la raccolta durante il Neolitico, l’età che va da circa
Le scimmie allo stato selvatico non sono neanche lontanamen- 12.000 a 6500 anni fa. Siti archeologici in tutta l’Eurasia e le Ame-
te altrettanto produttive. Un’analisi forense dei bilanci energetici riche documentano una marea crescente di bambini e adolescenti
in scimpanzé, gorilla e orangutan dimostra che maschi e femmine dopo l’avvento dell’agricoltura.
si procurano circa 200-300 chilocalorie all’ora. Ogni esemplare
impiega sette ore di lavoro ogni giorno solo per soddisfare il pro- Una torta da gustare
prio fabbisogno energetico. Non stupisce che non vogliano condi- Da questa prospettiva, la festa di compleanno di un bambino è
videre quello che raccolgono. un momento importante, ben oltre il piano personale. È una cele-
Il nostro stile di approvvigionamento iperproduttivo non è eco- brazione della nostra improbabile storia evolutiva. C’è il cibo, na-
nomico. I membri delle comunità di cacciatori-raccoglitori spen- turalmente. Abbiamo ereditato la farina e lo zucchero per la torta
dono più del doppio dell’energia rispetto alle scimmie selvatiche dai nostri antenati coltivatori, e il fuoco per cuocerla dal Paleoli-
per procurarsi il cibo. Sorprendentemente, la tecnologia e l’intel- tico. Il latte e le uova provengono da animali che abbiamo com-
ligenza umane non ci rendono particolarmente efficienti dal pun- pletamente trasformato a partire da specie che un tempo cac-
to di vista energetico. Gli uomini e le donne Hadza raggiungono ciavamo, che abbiamo plasmato secondo la nostra volontà con
generazioni e generazioni di accura-
to allevamento. E poi c’è il calendario
Non solo la nostra specie ha un metabolismo più che usiamo per segnare i giorni e mi-
surare gli anni, un’invenzione di agri-
rapido e un maggiore fabbisogno energetico, ma coltori che avevano bisogno di sapere
esattamente quando seminare e quan-
deve anche provvedere ai figli per oltre dieci anni do raccogliere. I cacciatori-raccoglitori
tengono traccia delle stagioni e dei cicli
lunari, ma non hanno bisogno di calen-
lo stesso magro rapporto tra energia acquisita ed energia spesa dari annuali accurati. Nei campi Hadza i compleanni non esistono.
che vediamo nelle scimmie allo stato selvatico. La collaborazione L’elemento chiave di qualsiasi festa, però, è la comunità di ami-
e la cultura permettono ai cacciatori-raccoglitori umani di essere ci e parenti, diverse generazioni che si riuniscono per mangiare,
estremamente efficienti in termini di tempo, procurandosi tante ridere e cantare. Il nostro contratto sociale evoluto, che preve-
calorie all’ora, ma le nostre peculiari strategie sono comunque di-
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de di cacciare, raccogliere e coltivare insieme, ci ha legato gli uni
spendiose in termini di energia. Quello dei cacciatori-raccoglito- agli altri, ci ha dato l’infanzia e ha prolungato la vecchiaia. L’attivi-
ri è un lavoro duro. tà collaborativa di raccolta ha anche contribuito ad alimentare la
L’agricoltura non è certo più agevole, ma le nostre analisi han- complessità e l’innovazione culturale che rendono così fantastici e
no dimostrato che può rivelarsi ancora più produttiva. Quando ab- variegati i compleanni e gli altri riti. E al centro di tutto c’è l’impe-
biamo confrontato i bilanci energetici degli Hadza e di altre po- gno universale a condividere con gli altri.
polazioni di cacciatori-raccoglitori con quelli di gruppi che si Oggi che sul pianeta ci sono 8 miliardi di esseri umani potrem-
dedicano all’agricoltura tradizionale, abbiamo scoperto che di so- mo iniziare a pensare di essere andati troppo oltre. Abbiamo impa-
lito gli agricoltori producono molte più calorie all’ora. La comuni- rato come mettere il turbo ai nostri bilanci energetici sfruttando
tà degli Tsimane, una popolazione che vive nella foresta amazzo- combustibili fossili che causano i cambiamenti climatici e inon-
nica, in Bolivia, offre un utile elemento di paragone. Gli Tsimane dando il mondo di cibo a basso costo. Le calorie sono così facili da
si procurano la maggior parte delle calorie coltivando la terra, produrre che pochissimi di noi passano le giornate a procurarsi il
ma si dedicano anche alla caccia, alla pesca e alla raccolta di pian- cibo, una situazione che non si era mai vista prima nella storia del-
te selvatiche. Dato che per l’apporto energetico fanno affidamen- la vita. Questo cambiamento epocale è stato un dono enorme per
to principalmente sugli alimenti coltivati, producono quasi il dop- la nostra creatività collettiva e ha permesso a molti di vivere facen-
pio di calorie all’ora rispetto agli Hadza. Sono anche più efficienti do gli artisti, i medici, gli insegnanti, gli scienziati, tutta una se-
dal punto di vista energetico, dato che per ogni caloria che spen- rie di carriere che esulano dalla produzione alimentare. Dato che
dono tra coltivazione e raccolta ottengono una quantità maggio- ci siamo creati una nicchia strana, ben lontana dalle leggi che go-
re di cibo. vernano il resto del mondo naturale, possiamo guardare solo a noi
Queste calorie in eccesso sono incarnate nei bambini che cor- stessi quando cerchiamo una guida.
rono in giro nei villaggi degli Tsimane. Una maggiore abbondanza Con un po’ di fortuna e tanta collaborazione, potremmo riusci-
di cibo e una produzione più rapida significano un carico di lavoro re ad assicurare la discendenza umana per qualche altro milione
più leggero per le madri, perché è più facile che altri membri della di compleanni. Volete esprimere un desiderio? Q

www.lescienze.it Le Scienze 61
FISICA QUANTISTICA

L’universo non è
localmente reale

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62 Le Scienze 655 marzo 2023


Esperimenti con fotoni
entangled hanno
svelato un profondo
mistero al centro
della realtà

di Daniel Garisto

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www.lescienze.it Le Scienze 63
Daniel Garisto, giornalista scientifico freelance,
si occupa dei progressi della fisica e di altri campi
delle scienze naturali. Vive a New York.

na delle scoperte più destabilizzanti dell’ultimo mezzo secolo è che

U l’universo non è localmente reale. In questo contesto, «reale» signi-


fica che gli oggetti hanno determinate proprietà che non dipendo-
no dall’osservazione: una mela può essere rossa anche quando nes-
suno la sta osservando. «Locale» significa che un oggetto può essere
influenzato solo dai suoi immediati dintorni, e che nessun influsso può viaggiare più velo-
cemente della luce. Ricerche alla frontiera della fisica quantistica hanno trovato che è im-
possibile che queste due affermazioni siano entrambe vere.
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Le prove disponibili mostrano invece che gli oggetti non sono «Gli esperimenti, a partire con i primi di Clauser per poi pro-
influenzati solo da quello che hanno attorno e che inoltre potreb- seguire con gli altri, dimostrano che questa roba non è mera filo-
bero non avere proprietà determinate prima che siano misurate. sofia ma qualcosa di reale; e come spesso capita con le cose reali,
Il che, naturalmente, è profondamente contrario alla nostra può essere utile», dice Charles Bennett, un eminente ricercatore
esperienza quotidiana. Come una volta lamentò Albert Einstein quantistico di IBM. «Ogni anno pensavo: “Forse è la volta buona”»,
con un amico: «Ma tu davvero credi che quando non la guardi la ricorda David Kaiser, fisico e storico del Massachusetts Institute
Luna non c’è?». Per dirlo alla Douglas Adams, la scomparsa del rea- of Technology. «E quest’anno [nel 2022, NdR] è arrivato. E stato
lismo locale ha fatto arrabbiare un sacco di persone ed è stata lar- commovente, e molto eccitante».
gamente vista come una mossa sbagliata. Il viaggio dai margini alle luci della ribalta è stato lungo. Dal
Il biasimo per questo bel risultato è ormai direttamente attribui- 1940 circa fino ancora agli anni novanta, questo tema è stato spes-
Athul Satheesh/500px/Getty Images (pagine precedenti)

to a tre fisici: John Clauser, Alain Aspect e Anton Zeilinger. I qua- so trattato come una questione filosofica, nel migliore dei casi, e
li si sono equamente divisi il premio Nobel per la fisica del 2022 come una pazzia nel peggiore. Molte riviste scientifiche rifiutava-
«per esperimenti con fotoni entangled che hanno confermato le no di pubblicare articoli sull’argomento e le posizioni accademi-
diseguaglianze di Bell e aperto la strada alla scienza dell’informa- che che si dedicavano a studi del genere erano quasi impossibi-
zione quantistica». (L’espressione «diseguaglianze di Bell» riman- li da ottenere. Nel 1985 il tutor di Popescu lo mise in guardia dal
da al pionieristico lavoro con cui il fisico nord-irlandese John Ste- conseguire un dottorato in questa materia. «Mi disse: “Guarda, se
wart Bell pose le fondamenta del premio Nobel 2022 nei primi lo fai ti divertirai per cinque anni e poi resterai disoccupato”», di-
anni sessanta.) I colleghi concordano sul fatto che il trio se l’è cer- ce Popescu.
cata, meritando questo giudizio per aver rovesciato la realtà come Oggi la scienza dell’informazione quantistica è uno dei settori
la conosciamo. «L’aspettavamo da un pezzo», dice Sandu Popescu, più attivi e vivaci di tutta la fisica. Collega la teoria generale della
fisico quantistico dell’Università di Bristol, nel Regno Unito. «Non relatività di Albert Einstein con la meccanica quantistica passan-
c’è il minimo dubbio, è un premio ben meritato.» do per il comportamento ancora misterioso dei buchi neri. Det-

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John Stewart Bell: negli anni sessanta con il suo lavoro lo che Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen contestavano, e
ha innescato una rivoluzione silenziosa nella fisica quantistica. lo spiegarono in un emblematico articolo del 1935, erano le sco-
mode implicazioni della teoria per la realtà. Al centro della lo-
ta il progetto e le funzioni dei sensori quantistici, che sono usati ro analisi (spesso detta EPR dalle iniziali dei tre scienziati) c’è un
sempre più spesso per studiare di tutto, dai terremoti alla mate- esperimento mentale che intende evidenziare l’assurdità del-
ria oscura. E chiarisce la natura spesso sconcertante dell’entangle- la meccanica quantistica. L’obiettivo era mostrare come in certe
ment quantistico, un fenomeno chiave per la moderna scienza dei condizioni la teoria può andare in pezzi, o almeno fornire risultati
materiali e alla base del calcolo quantistico. «Alla fine, che cos’è insensati, in conflitto con i nostri assunti più profondi sulla realtà.
che rende “quantistico” un computer quantistico?», chiede reto- Una versione semplificata e modernizzata potrebbe essere
ricamente Nicole Yunger Halpern, fisica del National Institute of questa: due coppie di particelle sono inviate in direzioni diverse
Standards and Technology. «Una delle risposte più popolari è l’en- da una sorgente comune, dirette a due osservatori, Alice e Bob,
tanglement, e il motivo principale per cui capiamo l’entanglement che si trovano a due estremi opposti del sistema solare. La mec-
è il grandioso lavoro a cui hanno partecipato Bell e i tre vincito- canica quantistica dice che è impossibile conoscere lo spin – una
ri del premio Nobel. Senza questa comprensione dell’entangle- proprietà quantistica delle singole particelle – prima di misurarlo.
ment, probabilmente non saremmo in grado di realizzare compu- Quando Alice effettua la misurazione su una delle particelle, tro-
ter quantistici». va che ha spin «su», oppure «giù». Il suo risultato è casuale; eppu-
Peter Menzel/Science Source

re, quando il risultato è «su» Alice sa istantaneamente che la cor-


Una Bell(a) idea rispondente particella di Bob – il cui spin era casuale e indefinito
Il problema della meccanica quantistica non è mai stato che – deve essere «giù». A prima vista, non è poi così strano. Forse le
faccia previsioni sbagliate: la teoria, anzi, descrive in modo splen- particelle sono come un paio di calzini: se ad Alice è toccato il de-
didamente esatto il mondo microscopico fin dall’inizio, quan- stro, Bob deve avere il sinistro.
do fu concepita dai fisici nei primi decenni del Novecento. Quel- Secondo la meccanica quantistica, però, le particelle non sono

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come i calzini: se il loro spin sia su o giù si determina solo all’atto mentre lavorava come fisico delle particelle al CERN di Ginevra.
della misurazione. È questo l’enigma chiave dell’EPR. Se le parti- Nel 1964 riscoprì nelle argomentazioni di von Neumann gli stessi
celle di Alice non hanno spin definito finché non si esegue la mi- difetti trovati da Hermann. Poi, in quello che resta un trionfo di ri-
surazione, allora come fanno (mentre superano di corsa Nettuno) gore argomentativo, Bell elaborò un teorema che tirò fuori la que-
a sapere che cosa faranno le particelle di Bob, che se ne stanno vo- stione delle variabili nascoste locali dalle secche della metafisica
lando via dal sistema solare in direzione opposta? Ogni volta che per portarla sul concreto terreno dell’esperimento.
Alice esegue una misurazione, è come se domandasse alle sue par- Tipicamente, le teorie a variabili nascoste locali e la meccani-
ticelle che cosa otterrebbe Bob se lanciasse una moneta: su o giù? ca quantistica prevedono risultati sperimentali indistinguibili. Ma
Le probabilità di prevedere correttamente questo risultato an- Bell capì che ci sono circostanze ben precise in cui può emerge-
che per 200 volte di seguito sono di 1 su 1060, che è un numero più re una discrepanza tra i due casi. Nei test detti «di Bell» (un evo-
grande di quello degli atomi del sistema solare. Eppure, malgrado luzione dell’esperimento mentale EPR), Alice e Bob ricevono an-
i miliardi di chilometri che separano le particelle delle coppie, la cora particelle accoppiate, ma adesso ciascuno di loro dispone di
meccanica quantistica dice che le particelle di Alice continueran- due diverse impostazioni per il suo rivelatore: A e a, e B e b. Si trat-
no a fare previsioni corrette, come se fossero collegate telepatica- ta di un ulteriore trucco, che serve per far deragliare l’apparente
mente a quelle di Bob. telepatia di Alice e Bob. Nelle teorie a variabili nascoste locali, una
Concepito per evidenziare l’incompletezza della meccanica particella non può sapere quale domanda viene posta all’altra. La
quantistica, l’EPR ha infine portato a risultati sperimentali che loro correlazione è stabilita in precedenza, segretamente, e non è
invece ne rafforzano gli aspetti più sbalorditivi. Secondo la mec- sensibile a successive modifiche delle impostazioni del rivelato-
canica quantistica, la natura non è localmente reale: le particelle re. Secondo la meccanica quantistica, invece, quando Alice e Bob
possono non avere certe proprietà (come spin su o spin giù) pri- adottano le stesse impostazioni (entrambe maiuscole, o entrambe
ma che siano misurate, e sembrano «parlare» fra loro a prescinde- minuscole), ogni particella «sa» qual è la domanda posta all’altra, e
re dalla distanza. (Dato che i risultati delle misurazione sono ca- le due particelle sono perfettamente correlate: sono sincronizza-
suali, queste correlazioni non possono
essere usate per comunicazioni più ve-
loci della luce.) La scienza dell’informazione quantistica è uno dei
I fisici che guardavano con scettici-
smo alla meccanica quantistica hanno settori più attivi e vivaci di tutta la fisica. Collega
proposto che l’enigma potesse essere
risolto con variabili nascoste: cioè fat-
la relatività generale con la meccanica quantistica
tori che esistono a qualche livello non
percepibile della realtà, al di sotto del li-
vello subatomico, e che contengono informazioni sullo stato futu- te in un modo di cui non può rendere conto nessuna teoria locale.
ro delle particelle. Questi ricercatori speravano che con qualche Sono, insomma, entangled.
teoria a variabili nascoste la natura potesse recuperare il realismo Misurare la correlazione tante volte, per molte coppie di parti-
locale negato dalla meccanica quantistica. «C’era da pensare che celle, dunque, potrebbe dimostrare quale delle due teorie sia cor-
le argomentazioni di Einstein, Podolsky e Rosen avrebbero imme- retta. Se la correlazione restasse al di sotto di un certo limite, rica-
diatamente dato il via a una rivoluzione, e che tutti si mettessero a vato dal teorema di Bell, ciò indicherebbe che esistono davvero
lavorare sulle variabili nascoste», dice Popescu.
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variabili nascoste; se fosse superiore al limite di Bell, allora regne-
L’«attacco» di Einstein alla meccanica quantistica, però, non ha rebbero incontrastate le sbalorditive asserzioni della meccanica
fatto presa fra i fisici, che nel complesso hanno accettato la mec- quantistica. Malgrado il suo potenziale valore per chiarire la natura
canica quantistica così com’è. Non era tanto un’adesione ben pon- della realtà, il teorema di Bell è rimasto per anni a languire, ignora-
derata a un’idea non locale della realtà quanto il desiderio di non to, in una rivista scientifica relativamente poco seguita.
pensarci troppo: un mettere la testa sotto la sabbia che in seguito
il fisico statunitense N. David Mermin ha sintetizzato nell’impera- Bell(o) e possibile
tivo: «Zitto e calcola». Fra i motivi di questo disinteresse c’è il fatto Nel 1967 uno studente della Columbia University di nome John
che uno scienziato assai stimato come John von Neumann aveva Clauser si imbatté per caso in una biblioteca nel lavoro di Bell e fu
pubblicato nel 1932 una dimostrazione matematica che esclude- affascinato dalla possibilità di dimostrare la correttezza delle teo-
va la validità delle teorie con variabili nascoste. Va detto anche che rie a variabili nascoste. La lettera con cui due anni più tardi Clau-
la dimostrazione di von Neumann venne confutata tre anni dopo ser chiese a Bell se qualcuno avesse già fatto il test fu una delle pri-
da una giovane matematica, Grete Hermann; ma all’epoca nessu- me reazioni suscitate dal lavoro dello stesso Bell.
no sembrò accorgersene. Dopo altri tre anni, con l’incoraggiamento di Bell, Clauser e il
Il problema del realismo non locale sarebbe poi rimasto in una suo studente Stuart Freedman eseguirono il primo test di Bell. Au-
sorta di limbo ancora per trent’anni, fino allo scossone di Bell. Fin torizzato dai suoi supervisori ma con scarsi finanziamenti, Clau-
dall’inizio della sua carriera, Bell era infastidito dall’ortodossia dei ser divenne abile nel «rovistare nei cassonetti», come ha raccon-
quanti e propendeva per le teorie a variabili nascoste. L’ispirazio- tato in una successiva intervista, per procurarsi gli strumenti
ne arrivò nel 1952, quando apprese che un fisico statunitense, Da- necessari, a volte restaurandoli con il nastro adesivo e aiutato da
vid Bohm, aveva formulato una valida interpretazione non loca- Freedman. Nell’apparato di Clauser – grande quanto un kayak, e
le a variabili nascoste della meccanica quantistica: proprio quello bisognoso di attente regolazioni manuali – coppie di fotoni erano
che von Neumann aveva sostenuto essere impossibile. inviate in direzioni opposte verso rivelatori in grado di rilevarne
Bell ci rimuginò sopra per anni, come progetto collaterale, lo stato di polarizzazione.

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Purtroppo per Clauser e la sua infatuazione per le variabili na- no quasi l’ideale, a parte il fatto che erano ricoperti da un secolo
scoste, una volta completata l’analisi dei dati lui e Freedman do- di polvere. I loro risultati, pubblicati nel 2015, hanno coinciso con
vettero concludere che avevano trovato forti prove contrarie. Ma test simili condotti da altri due gruppi che hanno trovato la mec-
il risultato non era ancora conclusivo a causa di varie scappatoie canica quantistica impeccabile come sempre.
lasciate aperte dall’esperimento, che plausibilmente avrebbero
potuto permettere all’influenza delle variabili nascoste di passare Il test di Bell arriva alle stelle
inosservata. La scappatoia più preoccupante aveva a che fare con Restava un’ultima grossa scappatoia da chiudere; o almeno da
la località: se la fonte dei fotoni o i rivelatori avessero in qualche restringere. Ogni precedente rapporto fisico tra i componenti, an-
modo condiviso informazioni (cosa plausibile, in un oggetto gran- che nel lontanissimo passato, potrebbe in teoria interferire con la
de quanto un kayak), allora le correlazioni misurate avrebbero an- validità dei risultati di un test di Bell. Se Alice stringe la mano a
cora potuto emergere da variabili nascoste. Come spiega Kaiser, Bob prima di imbarcarsi su una nave spaziale, i due hanno qualco-
se Alice manda un tweet a Bob e gli dice come è configurato il suo sa in comune nel loro passato. Sembra poco plausibile che una teo-
rivelatore, questa interferenza rende impossibile escludere che vi ria locale a variabili nascoste possa sfruttare questo tipo di scappa-
siano variabili nascoste. toie, ma la possibilità c’era.
Chiudere questa scappatoia è più facile a dirsi che a farsi. La Nel 2016 un gruppo di cui facevano parte Kaiser e Zeilinger ha
configurazione deve essere cambiata in corsa, prima che i rivela- condotto un test di Bell su scala cosmica. Usando telescopi alle iso-
tori siano raggiunti dai fotoni; e «in corsa» qui significa entro qual- le Canarie, hanno ricavato le decisioni casuali sulle impostazioni
che nanosecondo. Nel 1976 un giovane francese esperto di ottica, dei rivelatori da osservazioni su due stelle lontane fra loro: tanto
Alain Aspect, propose un modo di realizzare questa commutazione lontane sulla volta celeste da assicurare che la luce dell’una non
ultraveloce. I risultati sperimentali del suo gruppo, pubblicati nel raggiungesse l’altra per centinaia di anni, garantendo un divario
1982, non fecero altro che rafforzare quelli di Clauser: che vi fos- di secoli nel loro passato cosmico condiviso. E anche da questa
sero variabili nascoste locali sembrava estremamente improbabile. prova la meccanica quantistica è uscita trionfante.
Una delle principali difficoltà nel-
lo spiegare l’importanza di questi test
Il premio Nobel della fisica del 2022 è anche al pubblico – e anche ai fisici scettici – è
la percezione che la validità della mec-
un riconoscimento ai ricercatori che hanno canica quantistica fosse una conclusio-
ne scontata. Dopotutto, molti aspetti
posto domande pure quando erano impopolari chiave della meccanica quantistica so-
no stati confermati da misurazioni con
precisione superiore a dieci parti per
«Forse la natura non è bizzarra quanto la meccanica quantistica», miliardo. «In realtà non volevo lavorare su questo tema», dice Giu-
scrisse Bell in risposta al lavoro di Aspect. «Ma da questo punto di stina. «Pensavo, più o meno: “Dai, è roba vecchia. Sappiamo tutti
vista la situazione sperimentale non è molto incoraggiante». come andrà a finire”». Ma la precisione della meccanica quantisti-
Restavano tuttavia altre scappatoie; e Bell è morto nel 1990 ca non può permetterci di escludere che vi siano variabili nasco-
senza vederne la chiusura. Del resto, neanche l’esperimento di ste locali: questo si può fare solo con i test di Bell.
Aspect aveva escluso del tutto gli effetti locali, perché era stato «Quello che ha fatto interessare all’argomento i vincitori del
condotto su un distanza troppo piccola. Allo stesso modo, come
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Nobel, e quello che ha spinto lo stesso Bell a occuparsene era in
Clauser e altri avevano capito, se Alice e Bob non erano sicuri di ri- realtà la domanda: È davvero possibile che il mondo funzioni co-
levare un campione rappresentativo imparziale di particelle, co- sì?», dice Kaiser. «E come possiamo dirlo con convinzione?». I test
me un sondaggio che contatti solo persone destrimani, potevano di Bell permettono ai fisici di eliminare dall’equazione le distor-
giungere a conclusioni sbagliate. sioni dovute ai giudizi estetici antropocentrici. Liberano il loro la-
Nessuno si è dedicato a chiudere le scappatoie con entusiasmo voro dagli atteggiamenti cognitivi umani che recalcitrano davan-
pari a quello di Anton Zeilinger, un ambizioso e socievole fisico au- ti all’inquietante possibilità di un inspiegabile entanglement o che
striaco. Insieme al suo gruppo, nel 1997 Zeilinger ha migliorato il deridono le teorie a variabili nascoste come nuove discussioni su
precedente lavoro di Aspect mettendo alla prova il teorema di Bell quanti angeli possano danzare sulla punta di uno spillo.
su una distanza, allora senza precedenti, di quasi mezzo chilome- Il premio Nobel onora Clauser, Aspect e Zeilinger, ma è anche
tro. L’epoca in cui i responsi sulla non località della realtà venivano un riconoscimento a tutti i ricercatori che non si sono accontenta-
da esperimenti formato kayak era ormai chiusa. Infine, nel 2013 il ti delle spiegazioni superficiali sulla meccanica quantistica, e che
gruppo di Zeilinger ha fatto il passo logicamente successivo, pren- hanno posto domande anche quando erano impopolari. «I test di
dendo di mira contemporaneamente varie scappatoie. Bell – conclude Giustina – sono un modo molto utile di guardare
«Prima della meccanica quantistica, a me in realtà interessava alla realtà». Q
l’ingegneria. Mi piace costruire cose con le mie mani», dice Maris-
sa Giustina, che fa ricerca sui quanti presso Google dopo aver la-
PER APPROFONDIRE
vorato con Zeilinger. «A ripensarci, fare un test di Bell che non la-
sci scappatoie è un gigantesco progetto di ingegneria dei sistemi». Azione inquietante. Hanson R. e Shalm K., in «Le Scienze» n. 608, aprile 2019.
Un requisito per creare un esperimento che chiudesse più fal- L’intelligenza artificiale alla scoperta della fisica quantistica. Ananthaswamy
le era trovare un tunnel di 60 metri perfettamente rettilineo, non A., www.lescienze.it, 20 luglio 2021.
occupato e con accesso a cavi in fibra ottica. È venuto fuori che i Researchers Use Quantum “Telepathy” to Win an “Impossible” Game. Ball P.,
sotterranei della Hofburg, la residenza imperiale di Vienna, era- ScientificAmerican.com, 25 ottobre 2022.

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Lokami, una sciamana sora


(al centro), fa da tramite a una
persona morta da tre mesi, che
ora parla con i parenti attraverso
di lei. I familiari le offrono il pollo
e gli abiti che ha sulla spalla.
ANTROPOLOGIA

In dialogo
con i morti
Una tradizione indigena mostra quanto
sia importante, e fragile, la diversità religiosa

di Piers Vitebsky
fotografie di Harsha Vadlamani

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Piers Vitebsky studia la religione e l’ecologia delle
popolazioni indigene di India e Siberia. È il capo emerito del
Dipartimento di antropologia e studi sulla Russia del nord
presso lo Scott Polar Research Institute all’Università di
Cambridge ed è autore di vari libri, tra cui Living without the
Dead (University of Chicago Press, 2017).

a meraviglia religiosa si

L
no così numerose che non potremo mai co-
noscerle tutte. Negli anni settanta, durante
il mio dottorato, ho cominciato a frequenta-
fonda sul mistero della
vita e della morte, e nel
mondo le interpretazio-
ni di questo mistero so-

re gli indigeni sora (o adivasi), sui monti del-


lo Stato dell’Orissa, nell’est dell’India. Ogni
giorno erano impegnati in conversazioni
con i defunti, che parlavano attraverso scia-
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mani in trance.
Circondati da persone che ballavano, suonavano, gridavano, che consolava le persone in lutto, allentava le tensioni generazio-
bevevano e ridevano, i sora vivi e morti trascorrevano ore e ore a nali e faceva prevalere il dibattito e il compromesso sul conflitto
spettegolare, piangere e discutere. ideologico. Queste saggezze indigene di tutto il mondo costitui-
Da giovane inglese armato di taccuino e registratore, non ave- scono un patrimonio spirituale a cui attingere man mano che i si-
vo mai immaginato niente del genere. Che cosa si dicevano i vivi stemi di credenze attuali si riducono sempre più a quelli egemoni.
e i morti? Che tipo di maga era la mia nuova amica Ononti, la scia- Inoltre ho imparato che le culture e le tradizioni spirituali indi-
mana che nell’oltretomba aveva un marito e dei figli spirituali, con gene sono strettamente adattate alle condizioni sociali e storiche
cui intratteneva un rapporto così intenso da mandare in frantumi locali, che agiscono come nicchie ecologiche specializzate. Que-
il suo matrimonio nel mondo dei vivi? Quale capacità le consenti- sta particolarità le rende più profonde, ma aumenta anche il ri-
va di rappresentare chi era stato amato dalla comunità, quando le schio che siano sradicate e svaniscano: è una perdita di quella che
persone in lutto abbracciavano il suo corpo rigido in trance, non chiamo «teodiversità», drammatica e potenzialmente irreversibile
potendo fare altrettanto con chi il proprio corpo non l’aveva più? come ogni perdita di biodiversità.
Che cosa sentiva quando «diventava» una persona defunta dopo Ero così impegnato a decodificare la visione del mondo dei so-
l’altra? E quale funzione aveva questa elaborata cerimonia? ra che in un primo momento non mi sono reso conto che una nuo-
Nel corso dei decenni successivi, le mie lunghe immersioni in va generazione di bambini sora, la prima scolarizzata e alfabetiz-
questa cultura hanno rivelato man mano una visione del mondo zata, si stava allontanando dalla propria religione ancestrale per
di complessità straordinaria, manifestata in uno tra i più elaborati avvicinarsi a sette cristiane o, in alcuni villaggi, induiste. I giova-
processi di lutto mai documentati. La religione sora che ho cono- ni sora, istruiti in una lingua diffusa a livello regionale, esprimeva-
sciuto dal vivo rappresentava non solo una tradizione spirituale, no disprezzo per l’«arretratezza» dei loro genitori e nonni, e spesso
ma anche un sofisticato sistema di psicoterapia e di norme sociali estendevano questo disprezzo anche a me in quanto simpatizzan-

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Dopo la trance, Lokami e le persone in lutto e documentare, ha bisogno di ricerche specializzate ed è ancora in
siedono fuori dalla casa dove è avvenuto gran parte sconosciuta. La biologia ci insegna che in generale la di-
il rituale, e cuciono foglie di un albero versità delle forme permette l’adattabilità e la sopravvivenza. L’e-
di sal sacro, per produrre ciotole per un banchetto stinzione del pensiero tradizionale sora rappresenta la perdita di
sacrificale con pollo e riso. un’ulteriore specie di teodiversità, una grande risorsa per assicu-
rare il futuro di un pianeta rovinato da storie contestate, ambienti
te della religione antica. Oggi, quasi mezzo secolo dopo l’inizio del- degradati, governi irresponsabili e guerra perenne.
le mie ricerche, i riti funebri tradizionali sono stati in gran parte di- Nel nuovo millennio le mie ricerche hanno dovuto cambiare
menticati. Quasi tutti i sora defunti durante la pandemia di COVID completamente direzione. Se il mondo degli sciamani sora era ap-
hanno avuto un funerale cristiano o indù. pagante come avevo pensato, perché tanti giovani lo rifiutavano in
L’estinzione di massa che segna la nostra epoca riguarda anche modo così netto?
una perdita di diversità culturale e religiosa. Queste perdite simul- A riflettere su questo cambiamento sono anche gli stessi sora.
tanee derivano da una visione monocromatica del mondo che pre- Alcuni oggi mi chiedono appunti, fotografie e registrazioni audio
ferisce le soluzioni semplici e unitarie a quelle complesse e sfac- degli anni settanta come documenti storici di una cultura che non
cettate: piantagioni di monocolture, economie basate su singole hanno mai conosciuto in prima persona, ma che con la sua imma-
materie prime, un sistema finanziario globale, l’imposizione di lin- gine residua continua a definire la loro identità etnica. E per rispet-
gue maggioritarie nelle scuole e l’ascesa dei fondamentalismi reli- tare le ultime volontà del mio vecchio amico sora Monosi, un mo-
giosi. Alla luce di questi parallelismi, per i ricercatori è più urgente dernizzatore battista morto nel 2017, sto compilando un dizionario
che mai studiare la varietà del pensiero umano, soprattutto quel- della lingua sora per offrirlo ai giovani, molti dei quali parlano solo
la tra le minoranze etniche remote, che è difficile da raggiungere oriya, la lingua dominante nella regione.

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Un mondo cosciente ce mentre la sua anima scendeva nell’oltretomba. Così il suo corpo
A scuola, quando studiavo la lingua e la mitologia greche, ero restava «libero» per consentire a 10 o 20 abitanti del villaggio de-
affascinato dalle antiche divinità e dagli spiriti del paesaggio. Da funti di venire a parlare uno dopo l’altro, bevendo tutti vino di pal-
abitante dell’Europa moderna, circondato dal sistema di creden- ma in abbondanza attraverso la sua bocca e discutendo questioni
ze cristiano e da quello secolarizzato, mi chiedevo: come sareb- familiari, ciascuno col proprio caratteristico modo di parlare. Ho
be vivere in un mondo animista e credere che anche gli elemen- provato con vari trucchi a verificare fino a che punto gli sciamani
ti dell’ambiente, come alberi e fiumi, abbiano una coscienza simile guidassero consapevolmente queste conversazioni, ma restava-
a quella umana? Non potendo vivere con gli antichi greci, ho stu- no sempre nel personaggio. Nonostante decenni di studio, non ho
diato da antropologo, setacciando la letteratura in cerca delle cul- mai capito fino in fondo lo stato mentale di uno sciamano sora in
ture animistiche ancora esistenti. E ho trovato un resoconto sui trance, con la sua natura onirica, la sua concezione dell’oltretom-
sora risalente agli anni quaranta. Queste comunità adivasi viveva- ba che unisce la bellezza al terrore e l’aspetto teatrale delle identi-
no su monti coperti di foreste nell’est dell’India, alternando la col- tà assunte una dopo l’altra.
tivazione del miglio, di altre colture di sussistenza e del riso. Erano Mi chiedevo: come fa una popolazione a preoccuparsi tanto per
circa 400.000, parlavano una lingua della famiglia austroasiatica ciò che succede ai propri cari defunti? E che cosa la porta a esco-
– mentre nel resto dell’India predominano le lingue indoeuropee gitare questa particolare soluzione al problema della morte, cui si
e dravidiche – e in gran parte non profes- dedicano tutte le religioni? Mi sono reso
savano la religione indù. Nel gennaio 1975, conto che l’aspetto della morte più temu-
dopo un viaggio di tre giorni in bicicletta to dai sora non era tanto l’annientamen-
dalla capitale regionale e altri due giorni di to, quanto la separazione dai propri cari.
cammino lungo precari sentieri di monta- Secondo loro, chi moriva non si limitava a
gna, sono arrivato a Rajingtal, un villaggio scomparire, ma continuava a esistere e ad
sora con circa 600 abitanti. avere sensazioni, anche se in modi che non
Con me all’inizio i sora erano diffidenti. avrei mai immaginato. Il dolore di questa
Popolazione sora
Perché avrebbero dovuto accogliere uno separazione era sentito con la stessa forza
straniero proveniente da un paese lonta- dai vivi e dai morti. Questo legame recipro-
no, che non parlava nemmeno la loro lin- co era così intenso che i morti trasmette-
gua? Dopo due settimane sono riuscito a vano i sintomi di cui avevano sofferto es-
unirmi a un gruppo di uomini negli incon- si stessi, avvicinando il più possibile i vivi
tri in cui bevevano il succo leggermente a sé. Anzi, per i sora l’unica causa possibile
fermentato della cosiddetta palma a coda di di malattia e morte erano gli altri defunti:
pesce o palma da vino (Caryota urens). Alla il ricordo e il lutto erano letteralmente di-
fine, dopo qualche altra settimana di tenta- struttivi. Il dolore fisico e quello emotivo
tivi, sono stato invitato dal mio primo ami- La popolazione indigena sora vive non erano separati: ogni malattia ricorda-
co sora, Inama, a vivere con la sua famiglia. sui monti dell’India orientale (in rosso). va al malato il legame con una persona ca-
In seguito mi ha dato una casa a parte, ma Come molti altri popoli adivasi della regione, ra, che stava mangiando la sua anima per
temendo che mi sentissi solo ha mandato parla una lingua austroasiatica. attirarlo a sé.
suo figlio Paranto, un ragazzino, a tener- I vivi però volevano restare in vita. Rea-
mi compagnia. Spesso gli amici di Paranto lo raggiungevano a ca-
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givano a una malattia sacrificando un animale e offrendone l’ani-
sa per fermarsi a dormire. Le chiacchiere dei bambini mi permet- ma al defunto al posto della propria, e intraprendendo conversa-
tevano di imparare più in fretta la lingua sora, oltre a farmi sapere i zioni con la persona deceduta, che usava la voce dello sciamano
pettegolezzi del villaggio. per spiegare i propri sentimenti con ricchezza di dettagli. Vedia-
Il lavoro sul campo nell’antropologia è simile a quello di un de- mo per esempio Amboni, una ragazzina morta di lebbra qualche
tective: è fatto di caute conversazioni esplorative, di una ricerca giorno prima, che attraverso uno sciamano si rivolgeva a sua ma-
tenace di indizi, collegamenti e schemi, di false partenze e bellis- dre Rungkudi e a sua zia Sindi, ancora vive, in un modo che senza
simi momenti di illuminazione. Gli abitanti di Rajingtal mi rifor- dubbio puntava a esprimere i loro sensi di colpa:
nivano generosamente di cibo, acqua e legna da ardere, mentre
io partecipavo ai lavori e mi univo alle persone intorno a Onon- Amboni (che arriva dall’oltretomba, debolmente): Mamma, dove
ti, osservandola durante le trance e mentre addestrava le sue eredi sono i miei anelli d’oro per il naso?
designate, cioè l’adolescente Taranti e la bambina Lokami. (Nella Sindi: Devono essere bruciati nella pira, tesoro. Abbiamo cercato,
popolazione sora l’attività sciamanica era svolta soprattutto dalle ma non li abbiamo trovati.
donne, addestrate fin dall’infanzia.) Il mio obiettivo era imparare Amboni (con tono petulante): Perché non mi fai vedere i miei anel-
qualcosa non solo sui miei ospiti sora, ma anche da loro sulla con- li?
dizione umana. Sindi: Erano così piccoli. Se li avessi trovati ovviamente te li fa-
Mappa da Mapping Specialists

In seguito ho vissuto in altre comunità sora. Ogni villaggio ave- rei vedere. Oh, amore mio, tesoro, non provocare negli altri la tua
va alcuni sciamani, specializzati in una varietà di divinazioni, gua- stessa malattia. Vuoi dire che tua madre e tuo padre non hanno fat-
rigioni e riti funebri. Tra i migliori c’era Ononti, una donna anzia- to abbastanza sacrifici per te? Non ti hanno mai voltato le spalle e
na, piccola ed energica. Seduta a terra con le gambe divaricate, non si sono mai rifiutati di aiutarti, non credi?…
intonava un canto ritmico per invocare il marito spirituale e le Amboni (rivolgendosi alla madre che piange in silenzio): Mamma,
sciamane precedenti – «Stringiamoci la mano, nonne, lungo il per- eri terribile con me, mi sgridavi, mi chiamavi sfregiata, mi chia-
corso impossibile sulla corda» – e poi entrava in uno stato di tran- mavi lebbrosa. Dicevi: «Ormai sei grande, perché dovrei darti da

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Mentre bevono vino di palma, al crepuscolo nella giungla, «salvare» la persona appena defunta dai sintomi specifici della sua
uomini sora riempiono una zucca da un recipiente comune e se la morte, e guidarla nell’oltretomba in compagnia degli antenati.
passano di mano in mano. Da un tubo di bambù e una penna di I dialoghi permettevano ai vivi e ai morti di analizzare la vita che
pavone fuoriesce un sottile flusso di vino, che va mirato alla bocca. avevano condiviso e la loro separazione attuale, e di curare i senti-
menti reciproci di perdita e rancore con una terapia condivisa per
mangiare quando te ne stai lì senza fare niente?»
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il lutto. Questo antico riconoscimento dei sentimenti ambigui rac-
Sindi: Non voleva dirlo davvero; non poteva fare a meno di dirlo. chiusi in ogni rapporto stretto ricorda in modo sorprendente la
Stavi crescendo e c’erano tantissime cose da fare. teoria del lutto di Sigmund Freud, secondo cui la persona in lut-
Amboni (imbronciata): Voglio le mie collane. Perché non posso to può soffrire della stessa condizione emotiva del defunto. C’è pe-
avere i miei anelli per il naso? Devo andare a scavare, a spalare, a rò una differenza fondamentale. La teoria psicologica di Freud si
spianare campi nell’oltretomba, e tutto senza i miei anelli. Mi so- basa sull’individuo: il ricordo della persona defunta esiste solo nel-
no coperta di cicatrici, ho cominciato a perdere le dita. Sono stata la mente di chi è in lutto. Nella concezione dei sora, invece, i mor-
contagiata: ecco come ho preso quella malattia. ti avevano una propria esistenza autonoma e contattavano i vivi in
Sindi: Ma non trasmetterla a nessun altro. Non contagiare tua ma- una recita in cui relazioni e sentimenti non erano rinchiusi nella
dre e le tue sorelline! mente delle persone, bensì rappresentati in pubblico, in modo che
Amboni: Se le prendo, le prendo. Se le tocco, le tocco. Se le conta- tutti potessero ascoltarli, vederli e discuterne. La morte non era un
gio, le contagio. Le cose vanno così. evento solitario, ma una condizione collettiva.
Sindi: La tosse, l’asfissia, le cicatrici e le ferite, non trasmetterle a In questa visione del mondo fortemente sociale, le persone so-
nessun altro! no considerate non tanto come individui quanto in rapporto agli
Amboni (rispondendo mentre torna nell’oltretomba): Mia mamma altri. Anche quello che chiamiamo ambiente è un concetto socia-
non si preoccupa di me! lizzato. Il mondo fu creato in un’epoca leggendaria da varie divi-
nità locali. I defunti risiedono in un oltretomba, ma al tempo stes-
Nelle prime sessioni dopo la morte di qualcuno, da parte del de- so sono sparsi nel paesaggio circostante, dove infondono la forza
funto prevaleva un senso di vittimismo, che oltre a suscitare pietà della loro anima nelle coltivazioni dei loro discendenti, restituen-
lo rendeva anche aggressivo e pericoloso. Nel corso di alcuni anni i do e rimettendo in circolo la vitalità del sangue degli animali che i
vivi in lutto riuscivano a portare il defunto a uno stato d’animo me- vivi hanno sacrificato per loro. Non è uno sfruttamento della terra
no afflitto. In fasi successive del funerale, gli assistenti maschi del- e nemmeno una sua gestione di stampo ecologista; è un ciclo com-
lo sciamano cantavano e ballavano impersonando gli antenati per pleto di nutrimento e dipendenza reciproci. In questa concezione

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non c’è una «natura» impersonale. Anzi, l’idea stessa di ambiente ce delle sciamane. Ormai avevo imparato a trascrivere e tradurre i
è completamente umanizzata attraverso le dinamiche delle trac- dialoghi tra vivi e morti, e avevo notato un’evoluzione nel loro to-
ce che le persone lasciano con i ricordi, in modo che gli sciamani no emotivo. Questi dialoghi servivano a trasformare l’affievolirsi
le possano elaborare. dei ricordi, disordinato e snervante, in un oblio sano e organizza-
Inoltre ho visto che l’oltretomba rifletteva e capovolgeva la ge-
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to. Le conversazioni con le persone appena defunte erano piene di
rarchia di potere di questo mondo. I miei amici sora vivevano al li- un’intensa angoscia, di amore e struggimento misti a colpa, per-
vello più basso di un regime feudale che li teneva costantemente ché i morti accusavano i vivi di averli trascurati, mentre i vivi si di-
in uno stato di povertà e umiliazione. Incapaci di leggere o parla- fendevano. Nel corso degli anni i toni si distendevano, entrambe
re in oriya, i sora erano costretti a comunicare con gli agenti di po- le parti esprimevano un dolore più attenuato e diventava più diffi-
lizia o i funzionari di lingua oriya attraverso una casta speciale di cile che il defunto fosse considerato causa di malattie o morte. Poi,
interpreti. I sora non avevano idea di che cosa si dicesse in nome quando da predatori si trasformavano in protettori, i morti davano
loro, né di che rispondessero gli ufficiali, ed erano facile preda di il proprio nome a un neonato tra i loro parenti vivi.
estorsioni, intimidazioni e truffe sistematiche. E infine – come ho scoperto seguendo le genealogie – quando
Si è scoperto che i mariti spirituali delle sciamane sora, i quali nessuno restava in vita a ricordarla, la persona defunta si trasfor-
permettevano loro di entrare in trance, erano a loro volta gli agen- mava in una farfalla: un ricordo che nessuno poteva più avere. So-
ti di polizia e funzionari governativi di etnie non adivasi nell’oltre- lo in quel momento arrivava davvero alla fine, al termine definiti-
tomba! Erano il corrispondente immaginario di quelle persone vo delle sofferenze sue e dei suoi cari.
che opprimevano i sora nel mondo dei vivi, ma in questa fantasia
erano addomesticati dalle sciamane con il matrimonio. Questi ma- Religioni globali
riti spirituali sapevano la lingua oriya quando «scrivevano» i nomi Negli anni ottanta le mie ricerche giovanili si erano ormai com-
degli antenati dei clienti delle sciamane. Padroneggiavano la tec- pletate e le avevo racchiuse nel mio primo libro sui sora, ma con-
nica misteriosa e potente della scrittura, ma non la usavano per tinuavo a fare visita ai miei amici. La tradizione sciamanica stava
perseguitare i sora, bensì per aprire un canale di comunicazione perdendo forza man mano che avanzavano le religioni di massa.
verso i loro antenati. Ma per i giovani sora ciò che io consideravo una perdita era inve-
Due anni dopo il mio primo incontro con Ononti, quando or- ce una liberazione. Missionari battisti canadesi avevano portato il
mai abitavo nel vicino villaggio di Sogad, sono diventato uno di cristianesimo alla popolazione locale già decenni prima, partendo
quegli assistenti funerari che cantavano per contribuire alle tran- da una prima base nelle pianure e creandone una seconda dall’al-

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Le religioni di massa, in particolare induismo e bocca di Lokami, lo spirito di Ononti è venuto a salutarmi, scher-
cristianesimo, stanno sostituendo il sistema di credenze zando con me sulle nostre avventure vissute insieme. Ma all’im-
dei sora. Uomini sora costruiscono un carro per il dio indù provviso Taranti è uscita dallo stato di trance – qualcosa che non
Jagannatha (a sinistra); donne sora pregano un dio lontano avevo mai visto prima – e si è messa a piangere, dicendo: «Perché
in una chiesa battista (a destra). Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
non ci riesco? Lungo il percorso ero terrorizzata, sono tornata in-
dietro e mi sono svegliata. Riuscirò mai a rivedere la mia famiglia
tro lato delle colline sora rispetto a Rajingtal e Sogad. Negli anni nell’oltretomba?».
settanta i missionari stranieri se n’erano andati in seguito a pres- Conoscevo i figli di Taranti nel mondo dei vivi. Avevano assun-
sioni del governo, ma avevano lasciato un vigoroso gruppo di sora to cariche nella chiesa battista, e la sua professione – che per i bat-
convertiti che continuavano a diffondere la loro religione nei vil- tisti era stregoneria – riduceva le loro possibilità di carriera. Sotto
laggi più sperduti sulle alture. La chiesa ha adattato l’alfabeto lati- pressione per le numerose umiliazioni da parte loro, Taranti aveva
no per introdurre la scrittura nella lingua sora, e negli anni ottanta perso fiducia in sé. Ero dispiaciuto per l’angoscia della mia amica
un’ondata di scuole pubbliche, strade, lavoro e fondi per lo svilup- e avevo un ulteriore motivo per chiedermi il perché della conver-
po ha introdotto anche la lingua oriya, parlata e scritta. Insieme, la sione dei giovani. Come scienziato sociale non potevo limitarmi
chiesa e la scuola hanno eliminato del tutto lo sfruttamento prece- ad accettare la spiegazione dei cristiani, cioè che avessero ragione.
dente, creando una nuova generazione più fiduciosa e prospera. Dovevo trovare un’interpretazione sociale.
Nei primi anni novanta la grande sciamana Ononti ha smesso Tutte le religioni riconoscono che la sofferenza è una compo-
di andare in trance, addolorata per la morte della cara amica e col- nente intrinseca e inevitabile della condizione umana, e tutte of-
lega Maianti, e sconvolta dalla mancanza di rispetto di alcuni gio- frono qualche forma di speranza e liberazione. Una nuova reli-
vani sora che le avevano strappato la collana d’oro. È scomparsa gione però cambia anche il concetto di base che una persona ha
nel 2005. dell’universo. Ora l’oltretomba dei defunti era controbilanciato
Qualche mese dopo la sua morte, in una gelida sera di dicem- da una nuova idea di paradiso. «Non so se quando morirò andrò
bre, cinque sciamane, tra cui le sue due ex allieve Lokami e Taran- in cielo o nell’oltretomba», mi ha detto un vecchio. «Ma preferisco
ti, erano sedute fianco a fianco e cominciavano a entrare in trance: l’oltretomba: c’è una compagnia migliore!».
le loro anime stavano scendendo nell’oltretomba per incontrare A mio avviso il cambiamento più profondo è stato nel rapporto
mariti e figli spirituali, e portare tra i vivi una serie di antenati, fa- tra vivi e morti. Per i battisti sora, la morte avviene per la «volontà
cendoli parlare con discendenti e persone in lutto. Attraverso la di Dio»: è una motivazione che trovano ancora difficile da spiega-

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re. Invece dei lunghi dialoghi attraverso gli sciamani, che rafforza-
vano il legame con i morti, oggi ci sono un breve funerale conclu-
sivo e un legame di tipo inedito, con una divinità nuova e distante,
e con suo figlio Gesù.
Se agli animisti un’interazione prolungata con i defunti dava
sollievo, i battisti sora preferiscono troncare ogni contatto. «Il ri-
cordo fa ammalare», mi ha detto semplicemente un giovane cri-
stiano. In effetti l’ideologia battista locale mira a tagliare del tut-
to i ponti non solo con i morti ma anche con la vecchia religione,
che – insistono i pastori sora – deve essere abbandonata comple-
tamente. E nonostante i giovani si sentano più liberi – man mano
che imparano a leggere e scrivere sia in sora sia in oriya e abban-
donano l’agricoltura di sussistenza e le usanze «primitive» per en-
trare nella competizione del mercato del lavoro – i sora più anzia-
ni, che serbano la visione del mondo tradizionale, hanno un altro
motivo per temere la morte: «Hai visto come parlo con i miei geni-
tori morti, ma dopo la mia morte i miei figli mi parleranno?».
Qualcuno può sentirsi in bilico tra queste due visioni del mon-
do. Il mio vecchio amico Inama è morto intorno al 1992. Suo figlio
Paranto, oggi adulto e convertito alla religione battista, ha scelto
per lui un funerale cristiano minimalista. Tuttavia Paranto, che
inizialmente era animista, non sapeva bene come affrontare il lut-
to per suo padre.
«Ho incontrato mio padre in sogno», mi ha detto qualche anno
dopo. «È stato come incontrarsi da svegli:
“Sei morto: da dove arrivi?”, gli ho chiesto.
“Non sono morto”, ha risposto mio padre. “Rimango, esisto ancora”.
Mi sono alzato e mi sono guardato in giro: era notte fonda, non c’era
nessuno! Ho pianto. Ero molto triste.
“Pensavo fossi morto!” ho detto. L’ho incontrato sulla strada verso il
suo posto preferito per bere. “Ehi! Dove vai?”.
“Sto facendo un giro”. Il suo aspetto era proprio uguale a quando
stava bene.
“Ma com’è che eri così malato e adesso sei guarito?” .
“È tutto a posto, adesso sto bene”.
Mi sono guardato in giro, non c’era nessuno. Non mi ha fatto del ma-
le. Abbiamo solo parlato e pianto insieme».
Con il suo sogno Paranto si è sentito rassicurato per le condizio-
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ni di suo padre: la vecchia religione dava questo sollievo, ma il cri-


stianesimo non può farlo. Gli era vietato parlare con il padre morto
attraverso uno sciamano, ma il sogno ha aggirato questo divieto,
ricreando tra loro un intero dialogo. Uno spirito della Terra vive nella roccia su cui si
Perfino i convertiti più ferventi si possono trovare in conflitto. trova Lokami. Gli spiriti della Terra simboleggiano l’acqua
Il mio amico Monosi era diventato uno dei primissimi battisti sora e il principio della completezza, e riuniscono gli antenati
negli anni quaranta. Aveva viaggiato in tutta l’India per le attività separati da svariate esperienze di morte.
della chiesa e aveva aiutato a tradurre la Bibbia. A metà degli anni
settanta esitavo a rivolgermi a lui perché davo per scontato che di- cambiare. Oggi i giovani sora leggono con entusiasmo questo li-
sapprovasse i miei interessi. Un giorno nel 1977 però gli ho chiesto bro sulla loro storia ancestrale che, tolta la Bibbia, è il libro più im-
di aiutarmi a capire una registrazione in cui cantava Taranti, la gio- portante disponibile in lingua sora.
vane apprendista di Ononti. Monosi è rimasto estasiato da un suo Se, come lasciavano intendere questi incontri, il cristianesimo
canto sublime, intonato durante una trance in cui Taranti imper- non dava una visione più consolante della vita, della morte e del-
sonava lo spirito di un pavone che nominava ciascun luogo mentre la sofferenza, che cosa offriva di tanto attraente ai giovani sora?
sorvolava il paesaggio. Questa epifania ha cambiato la vita di Mo- Un indizio veniva dal fatto che anche in altre aree i sora si stessero
nosi. Mi ha pregato di portargli altre registrazioni e ha cominciato convertendo, ma non al cristianesimo bensì a frange ortodosse di
ad accompagnarmi ai rituali, con gli occhi aperti verso un mondo induismo, influenzate da missionari indù secondo cui gli adivasi
che in passato aveva rifiutato, guadagnandosi così una severa di- dell’India in realtà sono indù che nella giungla hanno perso il con-
sapprovazione da parte dei pastori battisti sora. tatto con l’induismo vero e proprio. Questi missionari non rifiuta-
Più di trent’anni dopo, nel 2011, Monosi, un po’ pentito, ha col- no le religioni degli adivasi, ma cercano di depurarle dalle abitudi-
laborato con me alla compilazione di testi sciamanici e foto di ar- ni «cattive» come i sacrifici di animali. Ma anche se il cristianesimo
chivio, per documentare la cultura che aveva tanto cercato di cerca una rottura e l’induismo una riforma, sotto l’aspetto sociolo-

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gico entrambi hanno la stessa funzione: offrono un percorso simi- sti dietro i resoconti semplicistici sulla modernizzazione: i giovani
le per uscire dall’isolamento e rafforzano l’impatto di scuole, stra- sora stanno ottenendo un’emancipazione politica ed economica,
de e posti di lavoro, coinvolgendo i sora più direttamente nel resto ma al tempo stesso pagano un alto prezzo psicologico per la perdi-
della società indiana. ta dei legami intimi con gli antenati e con il proprio ambiente. La
Queste nuove religioni sono più adeguate alle nuove circo- frattura fra Taranti e la sua amata famiglia spirituale e l’incapacità
stanze in cui si trovano i giovani sora. Da poco alfabetizzati, ab- di Paranto di parlare da sveglio con il padre morto non sono altro
bandonano i pendii coperti da foreste e colture di sussistenza per che momenti drammatici personali nell’ambito di un cambiamen-
scendere a valle e integrarsi nello Stato-nazione indiano, e più in to storico molto più ampio.
generale nel mondo globalizzato. La geografia del cristianesimo e È vero che oggi i sora sono meno sfruttati e impoveriti di pri-
quella dell’induismo non si basano sulle caratteristiche dell’am- ma. Ma sono anche più esposti al rischio di essere trascinati nel-
biente locale, bensì sull’Israele della Bibbia, dove nessun sora è le guerre culturali basate su ideologie depersonalizzate e deloca-
mai stato, o sui luoghi sacri del nazionalismo indù. Abbandonan- lizzate che stanno lacerando il mondo, in India come in Europa e
do i propri antenati e rivolgendosi a Gesù o a Krishna, i giovani so- in America. Le lacrime di Taranti per il suo mondo perduto, i tor-
ra più che convertirsi a nuove forme di religione si allontanano da menti teologici di Monosi e il sogno consolante di Paranto sono un
isolamento e povertà passati. monito per tutti noi. Q
La storia offre molti esempi di conversione dalle religioni loca-
li a quelle mondiali. In Europa questa transizione dal «paganesi-
PER APPROFONDIRE
mo» è durata molti secoli e non si è mai conclusa del tutto. La mia
vita con i sora mi ha mostrato lo sradicamento e il dolore nasco- Un progetto di vita. Comandulli C.S., in «Le Scienze» n. 647, giugno 2022.

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ESPLORAZIONE SPAZIALE

Gemini 16,
il primo allunaggio

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L’incontro in orbita terrestre tra Gemini 7 e Gemini 6, avvenuto il 15


dicembre 1965. Nella foto si vede Gemini 7 ripresa da Gemini 6, quando le
due capsule sono distanti circa 13 metri l’una dall’altra.

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L’umanità è arrivata È il 20 gennaio 1966, Gemini 16 alluna in

per la prima volta sulla Luna perfetto orario, le 19:18 UTC. L’astronauta
con il programma Apollo statunitense Pete Conrad è il primo essere
della NASA. Ma la storia sarebbe umano sulla Luna. Il comandante Conrad ha
potuta andare diversamente
compiuto una perfetta attività extraveicolare

(o EVA, da extra-vehicular activity) per


di Paolo Miniussi
raggiungere il lander lunare all’esterno

della capsula Gemini, dalla quale il suo

compagno di viaggio Gordon Cooper lo ha

assistito via radio per tutta la passeggiata

spaziale fino all’ingresso nel Lunar Module

(LM), il modulo lunare.

Sceso sulla superficie, Conrad ha prelevato

2,2 chilogrammi di rocce lunari, scattato

32 fotografie e lasciato sul suolo una targa

commemorativa per gli astronauti caduti in

missione, deposto un piccolo ramoscello d’ulivo

dorato e usato una delle zampe del modulo come

asta per il fissaggio di una piccola bandiera

degli Stati Uniti. Alle 19:43 UTC Conrad ha


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acceso il motore del LM per raggiungere l’amico

Cooper in orbita lunare.

L’Unione Sovietica ammette pubblicamente

la propria sconfitta nella corsa alla Luna.

Da tempo anche il programma spaziale

sovietico aveva allo studio una missione umana

sul nostro satellite naturale. La missione

statunitense compiuta con successo ha indotto

l’Unione Sovietica a rivelare pubblicamente

i propri piani «lunari». È l’inizio di una

nuova collaborazione spaziale fra le due


NASA

superpotenze…

www.lescienze.it Le Scienze 79
Paolo Miniussi, appassionato del progetto Apollo, ha collaborato con quotidiani locali e ha scritto per diverse riviste di
astronomia e astronautica. Di professione informatico, nel tempo libero progetta e lancia missili amatoriali. Nel giugno 2019,
insieme ad altri dieci autori ha pubblicato Moon (Lisciani Editore), una raccolta di 11 storie dedicate all’epopea di Apollo 11.
Il suo racconto è intitolato Ritorno alla Luna. Il libro ha contato quattro ristampe e vanta la prefazione di Tito Stagno.

S
embra un racconto di fantascienza, ma non lo è. un valido concorrente di Apollo per le missioni di volo circumlu-
Non è nemmeno uno spoiler della serie dalle tin- nare e allunaggio.
te alternative For All Mankind. Ma sì, a un certo Un vettore Centaur sarebbe stato lanciato su un razzo Titan II:
punto della storia della NASA e dell’esplorazione questo sistema, razzo più vettore in testa, era molto più piccolo del
spaziale, con il programma Mercury in corso e il Saturn V. Inoltre la capsula Gemini in versione lunare avrebbe avu-
programma Gemini in fase di sviluppo, si arrivò to un peso di 3170 chilogrammi, 270 chilogrammi in più rispetto
alla possibilità di ottimizzare quanto più possi- alla versione per il rendez-vous. La differenza di peso consisteva
bile l’hardware delle capsule Gemini per far compiere loro il più in un navigatore inerziale di riserva e in una schermatura termica
ambizioso dei viaggi: andare sulla Luna, molto prima della fine de- aggiuntiva per il rientro in atmosfera terrestre più velocemente: 11
gli anni sessanta e soprattutto a un costo più basso. chilometri al secondo invece di 8.
Fino alla fine del programma Gemini, questo veicolo spaziale Questo approccio avrebbe portato uno statunitense attorno
fu considerato dal suo appaltatore, l’azienda McDonnell Aircraft, alla Luna per soli 60 milioni dollari in più rispetto al programma
e da alcuni gruppi all’interno della NASA, come un mezzo alter- base da 356 milioni. Un’alternativa ancora più aggressiva, un pro-
nativo per raggiungere la Luna. La capsula di rientro Gemini, più gramma di nove voli, fu preventivata per un costo di soli 8,5 milio-
piccola e leggera di quella della missione Apollo, avrebbe permes- ni in più rispetto al programma di base, proponendo il primo volo
so il lancio diretto di una missione sulla Luna con l’uso di un unico attorno alla Luna nel maggio 1964, invece che nel dicembre 1968,
vettore. Oppure, come strategia alternativa, il rendez-vous e l’at- come poi effettivamente avvenne con la missione Apollo 8. L’idea
tracco (docking) nello spazio dei componenti necessari lanciati da si insinuò nella mente di Chamberlin, che era anche uno dei primi
due piccoli razzi (Titan 3C, alto 42 metri o Saturn IB, alto 68 metri) membri dello Space Task Group della NASA, che si occupava dei
avrebbero reso persino non necessario lo sviluppo del Saturn V, programmi di volo spaziale con equipaggio. Nel settembre 1961 il
il gigantesco razzo alto circa 110 metri poi effettivamente usato gruppo propose un piano per usare una capsula Gemini per spe-
nelle missioni Apollo dirette sulla Luna. Compresa quella che il 20 dire due uomini sulla Luna e riportarli sulla Terra a un costo 20
luglio 1969, con la missione Apollo 11, portò per la prima volta un volte inferiore rispetto a quello del progetto Apollo.
essere umano sulla superficie del nostro satellite.
Dritti verso la Luna
Un valido concorrente La chiave di questa strategia era l’uso della tecnica del rendez-
Le versioni del programma Gemini pensate per lo sbarco luna- vous in orbita lunare e l’impiego di un modulo lunare nudo, mo-
re (anche come sistema di soccorso alle Apollo) furono svariate e noposto e con abitacolo «a vista», una sorta di bolla di vetro con
tutte elaborate quasi fino alla conclusione del programma origina- quattro zampe, molto diverso e molto più leggero del Lunar Ex-
le stesso. Eccone alcune: Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
cursion Module, o semplicemente Lunar Module (LEM o LM) im-
● Voli circumlunari con Gemini, propulsi (o spinti) mediante ma- piegato nel programma Apollo. Questa versione cabriolet del LEM
novra di attracco in orbita terrestre, dal vettore Centaur come avrebbe avuto una massa compresa tra 4373 e 3284 chilogrammi,
parte del piano originale del programma Mercury, il primo pro- a seconda del tipo di propellente usato dal modulo.
gramma spaziale statunitense a prevedere missioni con equipag- La massa totale da inserire in una traiettoria di fuga verso la
gio (agosto 1961); Luna sarebbe stata poco più di 13.000 chilogrammi, un quinto dei
● Allunaggio con Gemini, propulso, sempre in orbita terrestre da 68.000 chilogrammi previsti per l’approccio di allunaggio diretto
un razzo vettore Saturn C-3 alto 82 metri, in competizione con pensato per il programma Nova, all’epoca ancora il candidato idea-
Apollo e come parte del piano originale rivisto del programma le, e circa 3,5 volte in meno del programma Apollo. Per portare
Gemini (settembre 1961); nello spazio questo carico utile al posto di Nova si sarebbe usato
● Uso di Gemini, lanciata su un razzo Saturn V, come veicolo logi- un veicolo di lancio Saturn C-3. Le date dei voli Gemini sarebbe-
stico e di soccorso lunare (settembre 1962); ro state posticipate di un anno al fine di sviluppare un veicolo
● Gemini circumlunare, lanciata dal razzo Saturn IB, per sostituire spaziale più capace. Tuttavia, lanciando ogni 45 giorni anziché
i voli circumlunari Apollo poi cancellati (marzo 1964); ogni 60 giorni, Gemini avrebbe comunque portato uno statuni-
● In seguito all’incendio dell’Apollo 1, uso di Gemini B, lanciata su tense sulla Luna nel gennaio 1966 (si veda il box a p. 85).
un Saturn V, come veicolo di soccorso lunare (aprile 1967). Nei piani della NASA fu contemplata una serie di opzioni per
Alla nascita del progetto Gemini, originariamente denominato l’ottimizzazione del programma Gemini fino a portarlo alla versio-
Mercury Mark II, la NASA era già impegnata nel progetto Apollo e ne «Lunar». Furono effettuati ulteriori studi per l’elaborazione di
considerava Gemini un veicolo «transitorio» per testare le tecni- un programma che prevedesse l’ascensione diretta. A questo sco-
che di rendez-vous, attracco in orbita e attività extraveicolari. Era po si pensò di realizzare un veicolo, sempre nell’ambito di Gemini,
una sorta di banco di prova in attesa che le capsule Apollo fossero che incorporasse un lander lunare.
disponibili. Tuttavia James Chamberlin, ingegnere della NASA, e I sostenitori dell’approccio diretto verso la Luna asserivano
alcuni ingegneri di McDonnell Aircraft consideravano le Gemini che se l’obiettivo era far allunare due uomini, per quale motivo

80 Le Scienze 655 marzo 2023


L’astronauta Charles Conrad Jr.
a bordo della capsula Gemini 5
il 21 agosto 1965, durante attività
che precedono il volo.

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NASA

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se ne sarebbero dovuti spedire tre e lasciare così il terzo in orbi-
ta, in attesa del ritorno degli altri due? Con una capsula Gemini e
un vettore Saturn C5 (e/o Saturn V) non ci sarebbe stato bisogno
del rendez-vous lunare. McDonnell, l’azienda costruttrice delle
capsule Mercury e Gemini, fu incaricata di sviluppare lo studio,
che entusiasmò Jerome B. Wiesner, consulente scientifico dell’al-
lora presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy, ma NASA,
North American Aviation e tutti i soggetti coinvolti nello sviluppo
del modulo lunare Apollo manifestarono il proprio disappunto.
Toccò a James Webb, allora amministratore della NASA, la deci-
sione di sostenere con determinazione lo sviluppo del programma
Apollo. Il Gemini Lunar Lander avrebbe continuato comunque
a sopravvivere come progetto, pronto a prendere il posto dell’A-
pollo se quest’ultimo avesse incontrato problemi legati al budget e
all’affidabilità e alla sicurezza del mezzo stesso.
Nell’autunno 1962 la NASA chiese a Space Technology Labora-
tories e McDonnell di fare uno studio sull’uso delle Gemini come
«veicolo di logistica e soccorso lunare». Durato otto settimane, lo
studio esaminò la possibilità di poter far allunare due uomini di-
rettamente sulla superficie del nostro satellite naturale, indicando
le modifiche da apportare per adattare le navicelle Gemini. Ven-
nero stimati anche i costi supplementari per l’acquisto di veicoli
extra da destinare allo scopo. In quel periodo, però, il programma
Gemini aveva profondi problemi finanziari e di programmazione
e la questione non fu ulteriormente approfondita. Nella primave-
ra 1964 furono cancellate le missioni Saturn I/Apollo e fu studiato
l’uso di Saturn I per lanciare le Gemini attorno alla Luna.
Questa soluzione fu pensata principalmente per garantire una
transizione fra il programma Gemini e l’inizio dei voli Apollo/Sa-
turn IB in modo da battere i sovietici nella corsa alla Luna se il pro-
gramma Apollo avesse subito gravi ritardi.

Da Gemini ad Apollo
Sotto la pressione di Wernher Von Braun, una delle figure prin-
cipali nello sviluppo della missilistica, prima nella Germania na-
zista poi negli Stati Uniti, determinato a sviluppare il programma
Apollo, l’8 giugno la NASA emise precise istruzioni secondo cui
qualsiasi studio di missione circumlunare relativo all’uso di Gemi-
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ni si sarebbe limitato a valutazioni interne. E pose anche il divieto


di stipulare contratti con McDonnell per proseguire gli studi. Ma
la questione non sarebbe finita lì.
Un anno dopo, l’astronauta Pete Conrad cercò di persuadere le
aziende Martin Marietta e McDonnell a sostenere un primo volo
circumlunare usando una capsula Gemini. Rinominato Gemini-
Large Earth Orbit, il progetto avrebbe usato un vettore «lunare»
lanciato da un Titan III-C, grande poco meno della metà del Sa-
turn V, per portare una Gemini in traiettoria translunare, ovvero
portando la capsula attorno alla faccia nascosta della Luna prima
e poi di nuovo sulla Terra con il solo aiuto della gravità una volta
impostata la traiettoria iniziale.
Un documento declassificato emesso dalla direzione del Gemi-
ni Systems Engineering rileva un incontro del 24 giugno 1965 al
Manned Spaceflight Center della NASA tra i vertici aziendali de-
gli appaltatori e i vertici dell’agenzia spaziale. Durante questo in-
contro le aziende fornirono una proposta dettagliata per lanciare
una Gemini modificata intorno alla Luna nell’aprile 1967 per 350
milioni di dollari. La capsula sarebbe stata lanciata da un vettore
Cortesia NASA

Titan 2, ancora più piccolo del Titan III-C, e si sarebbe agganciata


con il «Double Transtage» lanciato da un Titan III-C. (Con Transta-
ge si indica uno stadio superiore usato sui razzi Titan III.)

82 Le Scienze 655 marzo 2023


Una capsula Gemini
in un’illustrazione che mostra
una vista in spaccato. Nella pagina
a fronte, in basso: lander lunare
in uno studio del 1961. La proposta
originale di Mercury Mark II (Gemini)
prevedeva una capsula Gemini
e un lander lunare monoposto
con cabina di pilotaggio aperta.

Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Il Double Transtage consisteva in un primo Transtage non mo- Poi, nel febbraio 1967, sarebbe seguita una missione con equi-
dificato che avrebbe posizionato sé stesso e un secondo Transtage paggio in orbita terrestre. Una Gemini si sarebbe agganciata con
in un’orbita terrestre bassa. Il primo Transtage avrebbe gestito i un Double Transtage e il treno spaziale sarebbe stato spinto in or-
sistemi di navigazione e di manovra necessari per spostare il «con- bita alta. Ad aprile la sequenza si sarebbe ripetuta. Questa volta la
voglio lunare» sull’orbita di rendez-vous con la Gemini, che sareb- Gemini, spinta dal Transtage, avrebbe raggiunto l’orbita lunare.
be invece partita con Titan 2. Il secondo sarebbe stato equipaggia- Conrad riuscì a suscitare interesse nel Congresso degli Sta-
to con un dispositivo di aggancio del tipo usato nel razzo Agena. ti Uniti, ma Webb, l’amministratore della NASA, lo informò che
Successivamente, il primo Transtage sarebbe stato abbando- qualsiasi altro fondo che il Congresso avesse stanziato per un si-
nato e il secondo avrebbe avuto il compito d’inserire la Gemini in mile progetto sarebbe stato destinato al programma Apollo.
una traiettoria circumlunare. La missione così ideata, supponen- Dopo ulteriori polemiche interne, Conrad ottenne l’approvazio-
do che il via libera fosse arrivato nel settembre 1965, sarebbe par- ne per una missione con il razzo Agena sul suo volo Gemini 11 per
tita immediatamente dopo l’ultimo volo Gemini del programma testare la manovra in un’orbita record di 1570 chilometri (nella re-
Cortesia NASA

standard. Nel dicembre 1966 un razzo Titan III-C avrebbe portato altà la quota raggiunta fu di 1374 chilometri). Questo volo è l’unica
una capsula Gemini senza equipaggio su una traiettoria circumlu- traccia del tentativo di usare le Gemini per raggiungere la Luna.
nare a una velocità di rientro per testare lo scudo termico. L’uso delle Gemini come veicoli per raggiungere la Luna non

www.lescienze.it Le Scienze 83
LE FONTI

Siti web, libri e film su Gemini e la Luna


Tutte le informazioni riportate nell’articolo sono O mikejennebooks.com/downloads/DIRECT Autobiography, di Frank Borman, Robert J.
reperibili al link FLIGHT APOLLO STUDY.pdf Serling) e sul sito www.thespacereview.com/
O www.astronautix.com/g/geminilunargemini. Sul blog «Disinformatico» di Paolo Attivissimo article/2962/1 si trova la storia relativa al
html è disponibile il racconto relativo al programma cambio di missione per anticipare i sovietici.
dal quale sono state tradotte,in parte lunare sovietico N1. Qui: Sul web è possibile trovare e acquistare il
rielaborate, e infine contestualizzate. O attivissimo.blogspot.com/2019/09/n-1-i- romanzo The Pilgrim Project di Hank Searls,
Il progetto Gemini è consultabile qui: history. piani-sovietici-segreti-per.html pubblicato da McGraw-Hill, Inc. 1964 -
nasa.gov/SP-4002/intro.htm e i principali e sempre qui: ISBN10: B00005XOW7, che riprende in molte
documenti che citano l’uso delle Gemini come O attivissimo.blogspot.com/2019/09/1973- parti l’idea di usare le capsule Gemini come
alternativa all’Apollo si trovano qui: missione-impossibile-un-equipaggio.html alternativa all’Apollo.
O history.nasa.gov/chamberlin.html, ntrs. si parla di missioni su Venere. Sempre sul web è possibile trovare il film
nasa.gov/archive/nasa/asi.ntrs.nasa. Per maggiori approfondimenti sul volo di Countdown, diretto da Robert Altman e tra
gov/19960014824.pdf Apollo 8 si può fare riferimento all’autobiografia i cui protagonisti ci sono James Caan e un
O history.nasa.gov/SP-4002.pdf di Frank Borman del 1988 (Countdown: An giovane Robert Duvall.

Foto da satellite
spia (a sinistra)
degli Stati Uniti
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del razzo sovietico
N1 sulla rampa di
lancio di Baikonur,
in Kazakhstan, nel
settembre 1968.
Accanto, il razzo N1,
un modello di studio
per condizioni reali,
per essere precisi,
sempre a Baikonur,
nel 1967. N1 era
National Reconnaissance Office (entrambe le immagini)

in fase di sviluppo
per portare l’Unione
Sovietica sulla Luna.

riguardò solo l’aspetto principale di eventuali aggiornamenti. Si con il veicolo in avaria e gli astronauti avrebbero dovuto fare una
pensò alle capsule Gemini come navicelle di salvataggio nel caso in passeggiata spaziale per il trasbordo. Più che hollywoodiano, mol-
cui una capsula Apollo con destinazione Luna avesse avuto avarie to rischioso.
in orbita lunare tali da richiedere una missione di soccorso. Questo La versione del Lunar Rescue Vehicle per il recupero di astro-
approccio riguardava anche la possibilità di recuperare gli astro- nauti dalla superficie, per quanto più semplice e realistica, fu a dir
nauti dalla superficie lunare se qualcosa fosse andato storto. poco profetica. Un lander lunare sarebbe stato lanciato nei pres-
Per lo scenario del recupero in orbita, oggi l’approccio appa- si del sito previsto di allunaggio prima che il luogo stesso venisse
rirebbe un po’ hollywoodiano. Ci sarebbe stato un rendez-vous raggiunto dalla missione con equipaggio. Il veicolo avrebbe anche

84 Le Scienze 655 marzo 2023


LE TAPPE

Due piani per un programma spaziale


In questa tabella sono riportati due piani di volo. Uno era quello originale del programma Mercury Mark II (ovvero il programma Gemini in via di svi-
luppo) nell’agosto 1961: l’obiettivo finale era la circumnavigazione della Luna. L’altro piano, del settembre 1961, sempre per Gemini, aveva l’obietti-
vo più ambizioso di allunare nel 1966. Dunque avrebbe anticipato lo storico primo allunaggio del 1969 con il programma Apollo. Ma così non è stato.

Piano di volo Piano di volo Piano di volo Piano di volo


dell’agosto 1961 del settembre 1961 dell’agosto 1961 del settembre 1961

Volo Data Data Descrizione Descrizione

Lanci con Titan 2 Lanci con Titan 2

Gemini 1 Marzo 1963 Marzo 1964 Orbita terrestre senza equipaggio Orbita terrestre senza equipaggio

Gemini 2 Maggio 1963 Maggio 1964 Orbita terrestre con equipaggio Orbita terrestre con equipaggio

Gemini 3 Luglio 1963 Giugno 1964 Missione orbitale di 7 giorni Missione orbitale di 7 giorni
con equipaggio con equipaggio

Gemini 4 Settembre 1963 Agosto 1964 Missione orbitale di 7 giorni Missione orbitale di 7 giorni
con equipaggio con equipaggio

Gemini 5 Novembre 1963 Settembre 1964 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con veicolo Agena

Gemini 6 Gennaio 1964 Novembre 1964 Aggancio con veicolo Agena Missione orbitale di 14 giorni
con scimpanzè

Gemini 7 Marzo 1964 Dicembre 1964 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con veicolo Agena

Gemini 8 Maggio 1964 Febbraio 1965 Missione orbitale di 14 giorni con Aggancio con Centaur e
scimpanzè immissione in orbita terrestre alta

Gemini 9 Luglio 1964 Marzo 1965 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con Centaur e
immissione in orbita terrestre alta

Gemini 10 Settembre 1964 Maggio 1965 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con LM

Gemini 11 Novembre 1964 Giugno 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con LM
e ascesa in orbita terrestre alta
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Gemini 12 Gennaio 1965 Luglio 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con LM
e ascesa in orbita terrestre alta

Gemini 13 Marzo 1965 Settembre 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con Centaur
e volo di avvicinamento alla Luna e immissione per sorvolo lunare

Gemini 14 Maggio 1965 Ottobre 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con Centaur
e volo di avvicinamento alla Luna e immissione per sorvolo lunare

Lanci con Saturn C-3

Gemini 15 Novembre 1965 Orbita lunare con equipaggio

Gemini 16 Gennaio 1966 Allunaggio con equipaggio

svolto il compito di rifugio, garantendo un’estensione dei supporti statunitense incombeva il serratissimo programma spaziale so-
vitali. Si progettò in teoria quello che con buona probabilità si farà vietico che aveva anticipato gli Stati Uniti su molte tappe (primo
per realizzare la prima missione umana su Marte, spedendo prima satellite nello spazio, primo uomo e prima donna nello spazio, pri-
i veicoli e l’hardware di supporto sul pianeta e successivamente ma passeggiata spaziale). Il timore che i sovietici arrivassero prima
Cortesia dell’autore

inviando gli astronauti. anche sulla Luna era plausibile ma, fortunatamente per gli statu-
Gli sforzi della NASA erano ovviamente orientati al raggiungi- nitensi, non del tutto concreto.
mento degli obiettivi ben prima della fine del decennio solenne- L’Unione Sovietica si stava preparando con un proprio vettore,
mente fissato dal presidente Kennedy. Sul programma spaziale l’N1, a raggiungere la Luna. La morte di Sergej Pavlovič Korolëv,

www.lescienze.it Le Scienze 85
Il sorgere della Terra
visto dalla Luna e fotografato
il 24 dicembre 1968 da Bill Anders,
astronauta della missione Apollo
8, la prima a portare esseri umani
attorno al nostro satellite. È una
delle immagini più significative
dell’esplorazione lunare.

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Cortesia NASA

86 Le Scienze 655 marzo 2023


il padre della cosmonautica moderna, nel gennaio 1966 e una ge- avrebbe azzardato qualche altra missione, magari verso Venere,
stione estremamente burocratica e spesso conflittuale fra le ben come la stessa agenzia aveva ipotizzato, o avrebbe avviato seria-
tre istituzioni designate allo sviluppo del programma spaziale mente una campagna per Marte e oggi probabilmente la Luna sa-
sovietico, Politburo (organismo dirigente del Partito comunista rebbe, oltre che popolata da basi permanenti, una meta alla porta-
dell’Unione Sovietica), Ministero della difesa e Accademia delle ta non di tutti, ma forse di molti.
scienze, generarono molti ritardi e disastri.
Ma fu letteralmente l’ombra del razzo N1 sulla rampa di lancio Tutta un’altra storia?
di Baikonur, in Kazakhstan, scoperta da un satellite spia statuni- Gemini non fu quindi un semplice programma di transizione
tense nel settembre 1968, ad accelerare i piani della NASA. L’a- tra il primo, solitario quarto d’ora nello spazio e il balzo da gigante
genzia spaziale decise di anticipare la prima missione di circum- oltre l’orbita terrestre, ma fu una palestra per quella che accade-
navigazione lunare in origine assegnata ad Apollo 9. La scelta fu micamente è descritta come ricerca operativa. Senza alcun dub-
dettata dal fatto che il modulo lunare destinato ad Apollo 8 non bio fu uno sforzo per ottimizzare tutto quello che era stato svilup-
era ancora pronto. L’N1 sulla rampa di lancio fu la motivazione po- pato, accumulando una serie di bozze, progetti e brevetti in molti
litica per arrivare attorno alla Luna prima dei sovietici. E così fu. casi precursori di decine di tecnologie attuali.
Apollo 8, lanciata nel dicembre 1968, scrisse un capitolo della sto- Se la storia come l’abbiamo raccontata all’inizio avesse fatto il
ria della scienza e della tecnica, e consegnò all’umanità la prima suo corso e la NASA avesse deciso di tentare un allunaggio con le
iconica fotografia della Terra vista dalla Luna, immortalata dall’a- navicelle Gemini, non c’è ragione di non credere che, allo stesso
stronauta Bill Anders. un modo, un rientro dalla Luna sarebbe avvenuto non ammaran-
Chamberlin non vide mai una Gemini trasformarsi in veicolo do «brutalmente» appesi a più paracadute, ma planando sulla ter-
lunare ma il suo contributo e il frenetico lavoro di tutta la NASA raferma grazie a un paio di ali. La capsula Gemini si sarebbe tra-
per far fede alla promessa di Kennedy portò i suoi frutti. In campo sformata, grazie a un sistema realmente testato, in qualcosa di più
ingegneristico e aerospaziale, e anche in quello letterario e cine- simile a un deltaplano piuttosto che a uno space shuttle, e non c’è
dubbio che nella mente degli ingegneri
della NASA l’idea di un rientro planato
Gemini non fu un programma di transizione tra e di un velivolo in grado di rientrare in
maniera controllata, e soprattutto pilo-
il primo, solitario quarto d’ora nello spazio e il tato, fosse balenata ancora prima che
un vettore Saturn V spiccasse il volo.
balzo oltre l’orbita terrestre. Fu invece una palestra L’upgrade sarebbe stato allettante
soprattutto per gli astronauti, la mag-
gior parte dei quali erano piloti collau-
matografico. Lo scrittore Hank Searls nel suo romanzo The Pilgrim datori abituati a sfrecciare con i caccia aerei T38 e poi finivano te-
Project, del 1964, racconta di un disperato tentativo della NASA nuti a freno dentro una capsula governata per lo più dalle leggi di
di raggiungere la Luna prima dei sovietici avvalendosi proprio di Newton e che, finalmente, avrebbero potuto pilotare il velivolo su
capsule Gemini. Il soggetto fu ripreso poi da Robert Altman, che cui viaggiavano.
realizzò il film Countdown, uscito nel 1967 nelle sale britanniche La storia della capsula Gemini trasformata in deltaplano è da-
e nel 1968 in quelle statunitensi. Vale la pena sottolineare alcuni tata tanto quanto quella di usarla come alternativa alle capsule
aspetti legati alla produzione del film, come il fatto che la NASA
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Apollo. Il progetto originale di ala a delta risale agli anni cinquanta
aprì le porte dei propri cantieri alla troupe di Altman, con il risul- ed è opera di Francis Rogallo, un ingegnere del NASA Langley Re-
tato di mostrare allo spettatore aspetti realistici del programma search Center di Hampton, in Virginia.
spaziale statunitense. Il film, come il romanzo, tiene inoltre conto McDonnell-Douglas produsse due veicoli di test, chiamati Tow
del contesto storico, immerso nella guerra fredda. Notevole anche Test Vehicles 1 e 2, per condurre una serie di esperimenti di plana-
l’anticipazione storica di mandare sulla Luna un civile, ovvero un ta e atterraggio all’Edwards Air Force Base in California. A causa
geologo (nella realtà accadrà solo nel 1972, nella missione Apollo 17, delle difficoltà tecniche registrate per il dispiegamento della ve-
e il geologo sarà Harrison Schmitt) in seguito al fatto che i sovieti- la in modo affidabile e di un programma Gemini molto serrato,
ci, annunciando la loro intenzione di far sbarcare un equipaggio di che imponeva tempi ben scadenzati, questa tecnica non divenne
soli civili, fanno capire al governo degli Stati Uniti che l’allunaggio mai operativa. Il concetto di «ala Rogallo», dal nome del suo inven-
di un colonnello dell’aeronautica farà sembrare il Pilgrim Project tore, sopravvisse (e sopravvive ancora oggi) principalmente per i
un’operazione militare. Un segnale politicamente importante che deltaplani.
si verificherà nella realtà proprio nella storica missione Apollo 11, Negli archivi della NASA c’è anche un progetto di winged Ge-
quando a posare il primo piede sulla Luna sarà il pilota civile Neil mini, dotato cioè di un paio di ali vere e proprie integrate nella
Armstrong, comandante di quell’equipaggio i cui nomi non com- fusoliera della capsula. Ma, a differenza dei prototipi con vela a
paiono sulla patch di missione e che ritrae un’aquila che stringe un delta, questa versione winged non vide mai la luce, nemmeno co-
rametto di ulivo, simbolo universale di pace. me veicolo di test. Apparirà invece, dopo un paio di decenni, un
Dunque, se gli eventi avessero seguito il percorso immaginato velivolo spaziale concepito per decollare come un razzo e atter-
da Chamberlin non sarebbe cambiato granché. L’umanità avrebbe rare proprio come un aeroplano e destinato a scrivere trent’anni
comunque assicurato agli storici e alla storia uno sbarco umano di storia astronautica, lo space shuttle, dal cui sistema di lancio è
sulla Luna entro la fine degli anni sessanta, come promesso da stato derivato l’odierno Space Launch System (SLS), il vettore che
Kennedy. Probabilmente, risparmiando un po’ con l’uso delle Ge- ha riaperto i voli verso la Luna con la prima sofferta ma riuscita
mini al posto delle Apollo e forti del successo ottenuto, la NASA missione Artemis 1, partita il 16 novembre 2022. Q

www.lescienze.it Le Scienze 87
Coordinate Durante la pandemia l’aspettativa di vita è calata
un po’ ovunque, ma in alcuni luoghi poi si è ripresa.
Fra i paesi ricchi fanno eccezione gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti perdono anni di vita


Nell’ultimo secolo la longevità è cresciuta ovunque. Poi è arrivato il ricchi al mondo, il calo è continuato, in parte per il minor ricorso ai
COVID. Oggi in molti paesi a reddito medio e alto l’aspettativa di vi- vaccini e per l’epidemia di oppioidi. Secondo un’analisi dei Centers
ta ha iniziato a risalire; ma negli Stati Uniti continua a calare. Uno for Disease Control and Prevention, l’aspettativa di vita è scesa a li-
studio ha mostrato che nel 2021 in gran parte dell’Europa occiden- velli che non si vedevano dal 1996. E non allo stesso modo per tutti:
tale l’aspettativa di vita si è ripresa, grazie probabilmente agli alti i nativi americani, i neri, i latini, e gli uomini in generale sono mor-
tassi di vaccinazione che hanno ridotto la mortalità, soprattutto fra ti a tassi molto più alti, sia di COVID sia per altre cause.
gli anziani. Ma negli Stati Uniti, nonostante siano uno dei paesi più Tanya Lewis

Razza ed etnia Età


L’aspettativa di vita varia molto tra i gruppi Nel 2021 gli Stati Uniti non si sono
etnici e razziali negli Stati Uniti; in tutti è calata ripresi come altri paesi, soprattutto
durante la pandemia, ma in alcuni molto più perché è continuato l’aumento di
che in altri. decessi tra le persone non molto anziane,
nonostante la disponibilità dei vaccini.
2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021*
Stati
Aspettativa di vita alla nascita

86 86 Uniti 2020 2021


Asiatici

dal 2019 (anni)


Variazione dell’aspettativa di vita
85 0 0–19
80+

Grafica di Amanda Montañez; fonti: Life Expectancy Changes since COVID-19, di Jonas Schöley e altri, in «Nature Human Behaviour»,
* Le stime per il 2021
84 Svizzera si basano
su dati provvisori 20–39
Norvegia
83 Svezia 40–59

pubblicato on line il 17 ottobre 2022 (dati per i paesi); Centers for Disease Control and Prevention (dati per razze ed etnie)
Ispanici† 60–79
82 Belgio –1,0
Danimarca † Gli ispanici possono
81 Belgio
Germania essere di qualsiasi razza; 0–19
tutte le altre categorie 80+
80 Grecia 0
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
sono di non ispanici 20–39
Cile Bianchi 40–59
79
Scozia 60–79
78
Il Belgio è
77 –1,0 un paese la cui
Ripartizione aspettativa di vita
76 razziale/ è tornata ai livelli
etnica pre-COVID nel
75 Neri 2021.
Slovacchia
Ungheria Sesso
74
Le donne tendono a vivere più degli
73 uomini. Dal 2019 questo divario è
aumentato in molti dei paesi monitorati,
Gli effetti del Nativi americani/ ma più di tutti negli Stati Uniti.
72 COVID sull’aspettativa
Bulgaria nativi dell’Alaska
di vita sono stati indagati in 2015 2017 2019 2021
71 29 paesi che avevano condotto
Maggiore longevità
femminile (anni)

una raccolta dei dati tempestiva 8


70 e rigorosa, includenti gran parte
dell’Europa, gli Stati Uniti e il Cile. 7
69
Nel complesso, l’Europa Occidentale
Stati Uniti
si è ripresa dopo il calo del 2020, 6
68
mentre negli Stati Uniti, in
67 Cile e in molta dell’Europa I dati per asiatici e nativi 5
Orientale è continuato americani/nativi
66 il declino. dell’Alaska non sono stati 4
rilevati separatamente
65 65 fino al 2019. 3

88 Le Scienze 655 marzo 2023


di Michele Bellone I bastioni di Orione
editor di saggistica, giornalista, docente di narrazioni e
comunicazione della scienza. Autore di Incanto (Codice, 2019)

Sognando Wakanda
Il regno del film Black Panther propone un’idea di futuro
utopica ma plausibile, e ben distinta dal tecno-ottimismo

n avveniristico velivolo sorvola col- prattutto, nelle tre dimensioni dello sviluppo

U line e campi verdeggianti, dove la


presenza umana si limita a qualche
pastore e un paio di persone a cavallo. «Siamo
sostenibile. La sua economia è diversificata e
autosufficiente, e promuove modelli di pro-
duzione e consumo rispettosi dell’ambiente.
a casa», annuncia la pilota prima di lanciarsi in La sostenibilità sociale è garantita dagli inve-
picchiata verso il fianco boscoso di una mon- stimenti in scuola, sanità e welfare, grazie ai
tagna. Ma non c’è nessuno schianto, perché il quali gli abitanti del regno hanno un’aspetta-
terreno si rivela essere un enorme e dettaglia- tiva di vita e un livello di istruzione fra i più al-
to ologramma, dietro il quale si cela un’estesa ti al mondo, e godono di una solida rete di si-
metropoli che si snoda lungo il corso di un fiu- curezza sociale.
me. Seguendo il volo del velivolo si scorgono Per quanto riguarda la sostenibilità am-
grattacieli che mescolano l’aspetto dei palaz- bientale, infine, gli scorci della capitale che
zi delle città occidentali alle strutture tipiche vediamo in Black Panther mostrano una cit-
dell’architettura africana, dai tetti conici dei tà ricca di zone verdi, dai parchi urbani ai giar-
piccoli castelli Tata, che ispirarono anche Le dini pensili, e priva di macchine (con relati-
Corbusier, ai minareti della grande moschea va cappa di smog). Gli abitanti si spostano con
di Djenné. Così, nel film Black Panther, si pre- mezzi pubblici – fra cui un treno a levitazione
senta Birnin Zana, capitale del Wakanda, un magnetica – e a piedi, lungo strade senza mar-
regno fittizio dell’Africa orientale governato ciapiedi e non asfaltate, progettate apposta per
da re T’Challa, l’uomo dietro la maschera del loro. Inoltre non ci sono periferie, che mol-
supereroe Black Panther. ti studi associano a maggiore inquinamento,
Nei fumetti e nei film Marvel, Wakan-
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frammentazione di habitat naturali, disugua-
da è una delle nazioni più ricche e avanza- glianze sociali e minor qualità della vita. Die-
te del mondo, nonché l’unica fonte di vibra- tro a queste scelte visive c’è l’enorme lavoro di
nio, un metallo immaginario indistruttibile documentazione e progettazione della sceno-
(è il materiale di cui è fatto lo scudo di Capitan grafa Hannah Beachler, che le è valso l’Oscar
America). Ma nessuno, tranne i suoi abitanti per la migliore scenografia nel 2019 e che ha
e pochissime altre persone, lo sa. Per tutti gli affascinato urbanisti, architetti e scienziati.
altri, Wakanda è uno dei tanti Stati del Terzo
Mondo, facili da ignorare e da dimenticare. Uno sguardo sul domani
Alla fine di Black Panther, re T’Challa de-
Nascosto in piena vista cide di abbandonare il secolare isolazioni-
L’eccellenza di Wakanda è un segreto man- smo autarchico del regno per condividere con
tenuto da secoli, difeso dapprima con le armi, il resto del mondo, in particolare con gli Sta-
e poi con inganni diplomatici e con le avanza- ti più bisognosi, tecnologie, conoscenze e, so-
te tecnologie di cui il regno dispone. In questo prattutto, il modello Wakanda. Perché Wa-
modo, diversamente dagli altri Stati africani, kanda – pur essendo una monarchia dove il
questo è riuscito sia a gestire l’enorme ric- titolo di sovrano si può ottenere con un duello
chezza del vibranio senza diventare dipenden- all’arma bianca (siamo pur sempre in un cine-
te dalla sua esportazione, sia a sfuggire ai vora- fumetto) – è un tentativo di immaginare una
ci e violenti appetiti del colonialismo europeo. società del futuro, una sorta di utopia plausi-
Nascosto in piena vista, Wakanda ha pro- bile che ci offre uno sguardo sul domani diver-
sperato, reinvestendo le sue ricchezze non so- so sia dal catastrofismo distopico che va tanto
lo nel progresso tecnologico, ma anche, e so- di moda, sia dai culti tecno-ottimisti.

www.lescienze.it Le Scienze 89
La ceretta di Occam di Beatrice Mautino

biotecnologa, giornalista e comunicatrice scientifica. Tra i suoi libri


più recenti Il trucco c’è e si vede (Chiarelettere, 2018)

Con le rughe bisogna farci pace


Vari tipi di cosmetici le riducono o le mascherano
in qualche misura, ma nessuno fa miracoli

a rubrica di questo mese cade a ri- rebbe evaporata via. In questo modo la pelle si

L dosso del mio quarantacinquesi-


mo compleanno, uno di quei numeri
che, almeno nel mio caso, fanno impressione
rigonfia leggermente, si tende e le rughe, so-
prattutto quelle piccole, si vedono meno. Non
spariscono, rimangono lì, pronte a mostrarsi
e portano a guardare con occhi diversi i segni di nuovo allo svanire dell’azione idratante.
del tempo che passa. Non potevo quindi esi- Ci sono poi cosmetici, forse i miei preferi-
mermi dal parlarvi di rughe, portate pazienza. ti, che funzionano un po’ come lo stucco sui
Partiamo col dire che con le rughe biso- muri, cioè riempiono fisicamente le rughe e
gna in qualche modo farci pace. Sono una sfruttano alcuni pigmenti che riflettono la lu-
parte inevitabile del processo di invecchia- ce rendendo la ruga meno visibile. Anche in
mento della pelle. Possono comparire in di- questo caso la ruga c’è, ma non si vede. Se si
verse aree del viso, dalla fronte al collo, e so- chiamano «trucchi» un motivo c’è, in fondo.
no causate dal lento decadimento strutturale
dell’impalcatura che «tiene su» la pelle, cioè Esfolianti e retinoidi
fondamentalmente del collagene. Il livello superiore è occupato dai prodot-
Dovete immaginarvi le fibre di collagene ti esfolianti, che contengono ingredienti con
come se fossero i cavi di un ponte, ben tesi e nomi che capita di incontrare sugli scaffali,
intrecciati gli uni sugli altri a formare con al- come l’acido glicolico, l’acido salicilico e gli al-
tre molecole chiamate «elastine» una rete ela- faidrossiacidi. Si tratta di sostanze spazzine,
stica, appunto. Man mano che l’età avanza, la che rimuovono le cellule morte che ricoprono
quantità di collagene prodotta dai fibrobla- lo strato più esterno della pelle e stimolano in
sti, le cellule incaricate di questa operazione,
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maniera indiretta gli strati più profondi ad ac-
diminuisce e la pelle perde struttura e fles- celerare il ricambio cellulare. Non si sa se e co-
sibilità, creando quei solchi che tutte e tut- me questa azione possa avere un effetto diret-
ti purtroppo conosciamo. I meccanismi che to sulla riduzione delle rughe, ma di sicuro un
portano alla formazione delle rughe sono noti qualche effetto sulla pelle c’è.
e sappiamo che ci sono azioni e agenti che ac- Il posto più alto della classifica degli ingre-
celerano questo processo come l’esposizione dienti attivi nel combattere le rughe l’hanno
al Sole, il fumo, una dieta sbilanciata e il son- conquistato i retinoidi, le molecole della fami-
no insufficiente. glia della vitamina A. Queste molecole si ag-
ganciano a un recettore presente sulla mem-
Poche conoscenze brana delle cellule della pelle e riescono, a
Sappiamo invece molto poco, e di conse- differenza di molte altre, a entrare all’inter-
guenza, abbiamo pochi strumenti realmente no delle cellule e a stimolare la produzione di
efficaci, su come rallentare questo processo o collagene. Non per niente, i prodotti a base di
addirittura contrastarlo. I cosmetici si inseri- retinolo e dei tanti analoghi di questa moleco-
scono a questo punto, nel solco che si crea tra la spopolano.
la speranza e la dura realtà, e anche se vengo- Devo però frenare gli entusiasmi, sempre
no raggruppati sotto un generico cappello di che arrivati a questo punto ce ne fossero an-
«anti rughe» non sono tutti uguali. cora, perché si tratta comunque di azioni leg-
Il primo livello che incontriamo è quello gere, anche difficili da misurare con certezza
dei prodotti idratanti a base di collagene, aci- al netto del carico di aspettative che creano.
do ialuronico o grassi di varia origine che fun- Insomma, ancora una volta, non dobbiamo
zionano trattenendo sulla pelle l’acqua che sa- aspettarci miracoli.

90 Le Scienze 655 marzo 2023


di Dario Bressanini Pentole & provette
chimico, divulgatore, gastronomo. Autore di Contro natura
(Rizzoli, 2015), La Scienza della Carne (Gribaudo, 2016)

La prima salsa al pomodoro italiana


Oggi è una presenza talmente scontata sulle tavole
che fatichiamo a credere che sia nata solo due secoli fa

he cosa sarebbe la cucina italiana veniva preparato in Spagna, dove il pomodo-

C senza il pomodoro? È veramente


difficile, al giorno d’oggi, immagi-
nare la nostra cucina di tutti i giorni privata di
ro era stato introdotto solo pochi decenni pri-
ma. I pomodori maturi vengono abbrustoliti
sopra la brace, pelati e sminuzzati al coltello.
questo ortaggio. Niente più spaghetti con sal- Si aggiungono poi della cipolla tritata, timo,
se e sughi rossi – e sono un’infinità – ma anche sale, olio e aceto. Latini la consiglia per la car-
niente più pizza, stufati, spezzatini, insalate ne bollita.
estive, bruschette e mille altre ricette. Per avere vere e proprie ricette origina-
Sembra quasi impossibile che la pasta al li di salse di pomodoro dobbiamo però aspet-
pomodoro, simbolo attuale della cucina italia- tare Vincenzo Corrado, che nel 1773 pubblica
na insieme alla pizza, sia nata solo poco più di Il cuoco galante, con 13 ricette di salse. Corra-
200 anni fa. do era un cuoco e scrittore italiano che lavo-
rava presso la corte dei Borbone a Napoli. Nel
Rosso e giallo ornamentali suo libro, Corrado presenta diverse ricette
Il pomodoro è stato domesticato in Messi- per preparare salse di pomodoro per accom-
co dalle popolazioni native, ma l’origine del- pagnare piatti di carne, pesce e altre portate.
la pianta è probabilmente in Sud America: si Queste ricette hanno mostrato come il pomo-
trovano varie specie di pomodori selvatici in doro poteva essere utilizzato come condimen-
tutta la costa che va dal Cile all’Ecuador, e per- to per diversi tipi di piatti, e hanno rappresen-
sino nelle isole Galapagos, con frutti molto tato un ulteriore passo nell’evoluzione della
piccoli e vagamente simili alla moderna varie- cucina italiana. Tuttavia, Corrado non le usa
tà ciliegino. Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
mai per condire la pasta, bensì per accompa- Simbolo della cucina italiana. La
Il pomodoro è stato introdotto in Europa gnare altre portate. prima ricetta di una pasta al pomodoro
e in Italia alla fine del Cinquecento. All’inizio fu pubblicata a fine Settecento in un libro
era considerato una pianta ornamentale e non Cambiato per sempre che conteneva molte ricette innovative
era comunemente mangiato: vi era diffiden- La prima ricetta di una pasta al pomodo- ed è considerato un’opera di riferimento
za verso i suoi frutti gialli e rossi, considera- ro verrà pubblicata qualche anno dopo, nel per la cucina del nostro paese.
ti velenosi e non commestibili. In Italia, i pri- 1790, nel libro L’Apicio moderno, del cuoco
mi pomodori erano utilizzati soprattutto per Francesco Leonardi, vissuto a Napoli tra la fi-
decorare i giardini e gli orti, ma non venivano ne del Settecento e gli inizi del secolo succes-
utilizzati in cucina. sivo. Questo libro è stato considerato un’opera
In Italia la prima menzione del pomodo- di riferimento per la cucina italiana di quel pe-
ro in una ricetta si trova nel libro Lo scalco al- riodo e contiene molte ricette innovative per
la moderna pubblicato da Antonio Latini a piatti tradizionali, tra cui la pasta al pomodoro.
Napoli nel 1692, in cui si descrive una salsa al La ricetta di Leonardi consisteva in una
pomodoro «alla spagnola». Latini era un cuo- salsa di pomodoro preparata con olio d’oliva,
co e scrittore italiano che lavorava come scal- aglio, basilico e spezie, che veniva usava per
co, cioè sovrintendente alle cucine, presso la condire gli spaghetti cotti al dente. France-
corte di alcuni importanti personaggi dell’e- sco Leonardi ha quindi cambiato per sempre
poca. Nel suo libro descrive alcune ricette di la cucina italiana con la sua innovativa ricet-
fcafotodigital/iStock

salse – come quelle di ribes, di olive e cappe- ta per la pasta al pomodoro, che è diventata
ri e la salsa verde al prezzemolo – per condi- uno dei piatti più popolari della nostra cucina,
re carni o altro. Insieme a queste c’è una salsa e uno dei più conosciuti e apprezzati in tutto
col pomodoro trattato in modo simile a come il mondo.

www.lescienze.it Le Scienze 91
Rudi matematici Una scacchiera gigante porta a immaginare
un cavallo che salti solo in avanti, e un tavoliere
toroidale con caselle di più colori

Scacchi elvetici acciambellati


avolo, se sono buoni! Un paio di gradi sopra al

“C diamante nella scala di Mohs, ma davvero buo-


ni, se uno ha la pazienza di lasciarli sciogliere in
bocca anziché morderli e arricchire definitivamente il dentista.
Come hai detto che si chiamano?»
«Willisauer Ringli», sorride Alice. Sorriso che si trasforma pre-
sto in una mezza risata, vedendo l’espressione di Piotr. «Dai, non
fare quella faccia… “Willisau” è la città d’origine, e “Ringli” è una
parola che dovresti capire da solo, vista l’assonanza con l’inglese e
soprattutto visto che ne hai mangiati già una dozzina, e la loro for-
ma dovrebbe esserti ben chiara, ormai.»
«Mmh… – bofonchia Piotr – …ciambelline?»
«Già. Insomma, “anellini”, “circoletti”, cose così. Ma nel caso
specifico, visto l’ambito gastronomico e dolciario, direi che “ciam-
belline” è la traduzione migliore.»
«Willisau, hai detto? Ci siamo mai stati? È lontana?»
«Che disastro sei, Doc…», sospira Alice. «No, non siamo mai an-
dati a Willisau; abbiamo comprato le ciambelline a 100 metri da
qui, ricordi? Sarà la decima volta che veniamo in Svizzera e non ti
ricordi mai niente. Almeno questo posto te lo ricordi, o no?»
«Come? Ah, questo giardino? Sì, questo me lo ricordo bene: è il
primo posto che ci hai mostrato di Zurigo, e ci torniamo ogni vol-
ta. È una specie di tradizione, ormai.»
In effetti, ci tornano ogni volta, al Lindenhof. Per molti versi, è
solo un giardino pubblico, neanche troppo grande né ricco di ver-
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de come certi trionfali parchi cittadini. Ma è nel centro esatto di


Zurigo, su un’altura da cui si gode la miglior vista della città, specie
di quella sulla riva destra della Limmat, dal Politecnico alla Catte-
drale, e oltre. E soprattutto, c’è la scacchiera gigante: caselle larghe
forse mezzo metro, e pezzi degli scacchi di dimensioni adeguate. I
giocatori sono quasi sempre bambini, ed è un piacere vedere bim-
bette che trascinano alfieri di plastica alti quasi quanto loro, o fan- Ormai è un quarto d’ora che sta lì muovendo cavalli di plastica da
ciulli che si permettono il lusso di fissare una regina dall’alto in casella a casella.»
basso. Mentre Alice e Piotr dialogano seduti su una panchina vici- «Oh, no…», miagola Piotr. «Deve avere risfoderato quella vec-
no al belvedere, Rudy sta proprio lì, nel bel mezzo della scacchie- chia mania di inventare varianti degli scacchi. È un’idea cui torna
ra, ormai abbandonata dai giovani scacchisti vista l’ora tarda. spesso: dice che la scacchiera quadrata e piana è noiosa, e riesce
«Che sta facendo, secondo te? Ripassando mentalmente la fina- a prendersela anche con la tradizionale colorazione delle caselle
le Capablanca-Alekhine del 1927?» bianche e nere. Adesso, se si è esaltato vedendo la ciambellina, te-
«Non ho idea di cosa tu stia dicendo, Doc. Posso solo dirti che, mo proprio che stia immaginando una scacchiera a forma di toro.»
mentre tu eri al telefono, borbottava qualcosa sulla genialità della «Toro? Vuoi dire quella che si otterrebbe unendo la riga A alla
lingua tedesca, che usa parole diverse per il cavallo animale e per riga H e, dal cilindro così ottenuto, unendo i bordi delle colonne 1
Illustrazione di Stefano Fabbri

il cavallo degli scacchi, lo Springer. Poi ha detto che potrebbe es- e 8, realizzando così un bel simulacro quadrettato di queste ciam-
sere divertente inventare uno Springer che possa però andare solo belline?»
in avanti, nel senso di due caselle avanti e una a destra o a sinistra, «Ma certo, Treccia! Vedrai che è proprio quello che ha in men-
anche se così ci vorrebbe una scacchiera più grande, o magari in- te, ci scommetto», dice Piotr, scuotendo tristemente la testa. «Non
finita. Poi gli si sono illuminati gli occhi guardando le ciambelline vedi che tornerebbe tutto? Se ne sta lì fermo, ma di sicuro, dentro
di Willisau, ha sibilato un “ecco!”, e se ne è andato alla scacchiera. quella sua maledetta testa ci sono torme di cavalli che galoppano

92 Le Scienze 655 marzo 2023


di Rodolfo Clerico, La soluzione del problema esposto in queste pagine sarà
Piero Fabbri e pubblicata in forma breve ad aprile e in forma estesa sul
Francesca Ortenzio nostro sito: www.lescienze.it. Potete mandare le vostre
risposte all’indirizzo e-mail: rudi@lescienze.it.

IL PROBLEMA DI FEBBRAIO

Un po’ Gatto, un po’ Pantera. Il mese scorso ci chiedevamo quante ge- elementi puri al 100 per cento, ibridi di rapporto 88-12. È facile verifica-
nerazioni servissero per avere un ibrido dotato del 56 per cento di carat- re che incrociando un 88P-12G con un gatto puro si ottiene, con buona
teristica Gatto e 44 per cento Pantera, ovviamente ipotizzando che due approssimazione, l’ibrido cercato 56G-44P, in Gen4. In termini più pre-
genitori puri (100 per cento Gatto o Pantera) generino un ibrido 50 per cisi, si può notare che, a partire da Gen0, sono necessari 16 progenitori,
cento G e 50 per cento P. Ci si accontentava di percentuali arrotondate ognuno dei quali contribuisca ovviamente per 1/16 di caratteristica pu-
all’intero più vicino, e si chiedeva di generalizzare la questione. ra: il risultato cercato è di fatto dato da (9/16 = 56,25 per cento)G e (7/16
Indicando come «Generazione 0» (o Gen0) quella iniziale delle spe- = 43,75 per cento)P.
cie pure, consideriamo gli ibridi possibili alle generazioni successive. La In generale, per determinare la «granularità di ibridazione» raggiungi-
Gen1 potrà avere elementi puri G e P, o solo ibridi 50G-50P. La Gen2, ol- bile, basta notare che all’ennesima generazione GenN ogni progenitore
tre agli elementi delle generazioni precedenti, potrà avere ibridi 75G-25P contribuisce in ragione 1/2N; essendo richiesta una precisione dell’1 per
o 75P-25G, ipotizzando come genitori un puro e un ibrido 50-50. Da cento, già in Gen7, che ha granularità 1/128, si può ottenere qualsiasi li-
questi meticci, in Gen3 si potranno ottenere, sempre incrociandoli con vello di ibridazione desiderato.

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sulla scacchiera-ciambella, facendo solo movimenti di due casel- solare Piotr: «Va bene, ammettiamolo pure, ma anche se fosse così,
le in avanti e una casella a destra o sinistra, e da questa galoppata dove sarebbe il problema?»
verrà fuori certamente un maledetto problema per noi.» «Come sarebbe a dire, “dove sarebbe il problema?”. Non ti ho
«Dai, non disperarti prima del tempo…», fa Alice, accompa- detto che voleva pure cambiare i colori delle scacchiere? Sono
gnando la frase con un paio di pacche consolatorie sulle spalle pronto a scommettere che ha già calcolato tutto: che ogni cavallo è
dell’amico. «Se anche stesse pensando una cosa folle come quel- limitato a una certa parte delle caselle della scacchiera toroidale, e
la cavalcata toroidale, ci vorrebbe una mente ancora più diabolica che si potrà dipingere la scacchiera in modo che ogni cavallo possa
della sua per tirarne fuori un problema, no?» muoversi solo su caselle dello stesso colore. Se ho ragione, dimmi:
Piotr scuote la testa ancora più energicamente: «Ah, sei un’illu- quanto tempo ci resta prima che quel torturatore, tra una boccata
sa, dottoressa Riddle! Quel demonio partorisce problemi più velo- di pipa e l’altra, venga a chiederci di quanti colori avremmo biso-
cemente di un esercito di conigli. Scommetto che avrà già scoper- gno per colorare una scacchiera così?»
to qualcosa di significativo, che so: che quei cavalli non possono Alice sospira, si appoggia stancamente alla spalliera della pan-
toccare tutte le 64 caselle del toro, così come gli alfieri sono rele- china, e mormora: «Non ha bisogno di venire qua. Mi sembra che
gati a percorrere solo mezza scacchiera nel gioco classico. Vedrai ormai i problemi sia in grado di trasmetterli per telepatia.»
se non è così, vedrai…» Pochi metri più il là, un sottile ghigno demoniaco increspa la
Alice strabuzza un po’ gli occhi, ma continua a cercare di con- bocca di Rudy.

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Libri & tempo libero

Un diario della guerra al COVID


Le lezioni da imparare da questa pandemia per essere preparati alla prossima

I piani del nemico


di Alessandro Vespignani
Rizzoli, Milano, 2022, pp. 300 (euro 18,50)

n tempi di guerra, l’intelligence è l’attività che compie ciascu-

I na parte in campo per scoprire le strategie dell’avversario.


Durante la pandemia, l’intelligence epidemiologica ha dovu-
to anticipare le mosse del coronavirus, studiare ogni dettaglio per
capire quanto si fosse già infiltrato nelle nostre difese e dove stes-
se per colpire. A questo lavoro hanno pensato scienziati come il
fisico romano Alessandro Vespignani, direttore del Northeastern
Network Science Institute di Boston, che nel libro riporta il suo
diario di guerra: la scoperta del virus, la gestione dell’emergenza,
il dialogo con i politici, il rapporto con i media e la società.
Anche prima del COVID Vespignani era già tra i ricercatori più
consultati dai decisori politici quando un virus sfuggiva al con-
trollo delle autorità sanitarie. Era successo per SARS, MERS, Ebo-
la, Zika: con il suo gruppo di ricerca, per ognuno di questi focolai
aveva approntato la war room da cui raccogliere dati, analizzare e
simulare scenari, pubblicare studi scientifici e fornire consulen-
ze e previsioni, per esempio, al governo degli Stati Uniti e all’Orga-
nizzazione mondiale della Sanità (OMS).
La specialità di questo professore di fisica diventato epidemio-
logo è prevedere come i virus viaggino lungo le reti sociali, per
sfruttare la trasmissione tra familiari e amici, e lungo quelle dei
trasporti, che permettono a un virus ad alta trasmissibilità come
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SARS-CoV-2 di spostarsi tra continenti nel giro di pochi giorni.


Il racconto comincia proprio nei primi giorni di gennaio 2020,
quando l’autore era uno degli invitati alle riunioni di emergenza
organizzate dall’OMS per capire se quelle strane polmoniti regi-
strate in Cina rappresentassero una minaccia. Vespignani rivive le
ore in cui, nello scetticismo generale, stimò che i contagiati erano
decine di migliaia, non le poche centinaia dei dati ufficiali, e che Inoltre, come scrive Vespignani, è bene diffidare dei politici
il virus sarebbe uscito dai confini cinesi in pochi giorni. Rimane- che proclamano di «seguire la scienza», perché stanno abdicando
vano da convincere i politici, abituati a occuparsi di una minaccia alle loro responsabilità. La politica deve integrare le conoscenze
quando i suoi effetti sono già tangibili, non sulla base di previsioni più accurate con tutti gli aspetti sociali, dall’equità ai bisogni edu-
e margini di incertezza. La storia del COVID-19 insegna che quan- cativi, per poi scegliere la gestione migliore di una pandemia po-
do il virus si è reso visibile, con il suo carico di malattia e decessi, tenzialmente devastante. Ignorare la scienza a favore delle teorie
era ormai tardi per fermarlo e conveniva pensare alla mossa suc- del complotto o chiederle di dettare l’agenda politica sono due er-
cessiva, cioè rafforzare il sistema sanitario prima dell’arrivo dello rori speculari.
tsunami. Ciò non significa che la scienza avrebbe dovuto sostituir- Resta l’imperativo a imparare da questa pandemia per essere
si alla politica, spiega lo scienziato. Anche la comunità scientifica preparati per la prossima, che presto o tardi inevitabilmente si ve-
si è mostrata impreparata e ha fatto errori sul piano della comuni- rificherà. Un po’ a sorpresa, l’autore sconsiglia di annotare troppo
cazione, del rispetto delle competenze e, soprattutto, delle incer- scrupolosamente gli errori compiuti e sviluppare un piano troppo
tezze: sono stati pochissimi gli esperti capaci di rispondere «non dettagliato. La prossima pandemia potrebbe essere diversa, colpire
lo so» alle domande dei mezzi di comunicazione. Molti hanno pre- altre fasce di età, richiedere molteplici piani di risposta. Mettendo
ferito affermare certezze volatili, poco importa se in contraddizio- in conto che, pure la prossima volta, gli errori non mancheranno.
ne tra loro e destinate ad aumentare la confusione informativa. Andrea Capocci

94 Le Scienze 655 marzo 2023


L’evoluzione dell’azione
Un nuovo quadro teorico per l’agentività individuale

Per far fronte all’imprevedibilità dell’ambiente esterno, di organizzazione psicologica ha una sua propria com-
è necessario saper agire in modo flessibile e prendere plessità nella pianificazione, nel processo decisionale e
le decisioni tenendo conto perlomeno della situazione nel controllo esecutivo del comportamento. Ai suoi livelli
contingente, del contesto e dei propri obiettivi. In natu- più alti, come in certi mammiferi, permette di prevedere
ra, infatti, i vari organismi dispongono di diversi sistemi tra una gamma di azioni possibili quale avrà l’esito mi-
di controllo delle azioni e di monitoraggio degli esiti, dif- gliore e di sapere quello che si sta facendo.
ferenti a seconda delle specie, per affrontare le even- Tomasello passa in rassegna, seguendo l’ordine di com-
tualità consentite dai vincoli ecologici, sociali e cognitivi parsa evolutiva, l’agire finalizzato dei vertebrati, poi l’a-
di ciascuna di esse. Questi livelli di controllo del singo- gire intenzionale degli antichi mammiferi, quindi l’agi-
lo esemplare sulle proprie azioni non sono riconducibili re razionale delle grandi scimmie e l’agire socialmente
a una questione di complessità dei repertori comporta- normativo degli umani. Proprio il mondo culturale strut-
mentali. Di che cosa si tratta allora? Michael Tomasel- turato normativamente è la nostra peculiare nicchia
lo, attualmente alla Duke University e autore di opere esperienziale: rispetto agli altri animali possediamo
su temi di grande interesse, in questo suo ultimo sag- un’agentività collettiva molto sviluppata; non solo per-
gio propone un modello di evoluzione dell’azione con- seguiamo obiettivi congiunti, in virtù dei vantaggi che ne
trollata individualmente, negletta anche dalla psicologia derivano, ma abbiamo addirittura sviluppato e interio-
evoluzionistica. rizzato una spiccata propensione a conformarci ai mo- Dalle lucertole all’uomo
Il termine tecnico è agentività (in inglese agency) indivi- di di fare le cose del gruppo. Un libro ricco di spunti di di Michael Tomasello
duale e indica l’organizzazione psicologica che permet- riflessione. Raffaello Cortina, Milano, 2023,
te al singolo di prendere decisioni informate. Ogni forma Nicla Panciera pp. 216 (euro 19,00)

Malaria di casa nostra


La parabola italiana della malattia nelle diverse fasi storiche
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Quella della malaria è anche una storia italiana, sotto il le del Plasmodium, il protozoo che causa la malattia.
profilo epidemiologico e della ricerca scientifica. Lo rac- Ma forse il più geniale malariologo italiano è stato Bat-
conta in questo libro Gilberto Corbellini, docente di sto- tista Grassi, che dimostrò il ruolo delle zanzare Anophe-
ria della medicina e bioetica alla «Sapienza» Università les nella trasmissione del plasmodio. La scoperta non
di Roma. «Chi scrive non aveva inizialmente interes- gli fu riconosciuta per questioni di rivalità e invidie, tan-
se per la malaria», confessa l’autore, salvo poi appas- to che nel 1902 il premio Nobel per la fisiologia o la me-
sionarsi a una scienza diventata «un’impresa di profilo dicina andò al medico Ronald Ross, che aveva messo
internazionale estesa e articolata, dove si incrociava- in dubbio l’originalità delle ricerche dello scienziato ita-
no studi clinici, patologici, parassitologici, entomologici, liano. Anche Ross aveva scoperto che la malaria si tra-
farmacologici e sanitari». smette con punture di insetti, ma i suoi studi riguarda-
In Italia, nel 1887 la malaria era diffusa su un terzo della vano gli uccelli, non gli esseri umani.
penisola, i morti superavano i 20.000 all’anno e c’erano Grassi rimase amareggiato dalla vicenda e si ritirò dalle
circa due milioni di casi su una popolazione di 30 milio- scene. Ma aveva previsto tutto: parlava dell’ecosistema
ni di persone. Era un problema serio che richiese una ri- di trasmissione della malaria in Italia come di un «colos-
gorosa politica antimalarica: grazie a bonifiche, DDT e so coi piedi di creta», facile da abbattere perché nelle
chinino, dopo il 1952 nessuno morì più di malaria au- regioni temperate mancavano le condizioni ecologiche Storia della malaria
toctona e nel 1967 venne chiuso l’Istituto di malariolo- e sociali che invece lo avrebbero reso stabile ai tropici. in italia
gia «Ettore Marchiafava». E in effetti in Africa la malaria continua a non dare tre- di Gilberto Corbellini
Quest’ultimo è stato un illustre studioso di malaria, al gua, mentre in Italia è ormai un lontano ricordo. Carocci editore, Roma, 2022,
quale dobbiamo tra l’altro la descrizione del ciclo vita- Martina Saporiti pp. 344 (euro 29,00)

www.lescienze.it Le Scienze 95
Libri & tempo libero

Visioni spaziali in rassegna


Come sono cambiate le idee di conquista dello spazio

L’esplorazione umana dello spazio è iniziata nel 1961, che è centrato il libro di Fred Scharmen, docente di de-
con il primo volo orbitale del cosmonauta sovietico Ju- sign urbano e architettura alla Morgan State University
rij Gagarin. Poi è proseguita con la conquista della Lu- di Baltimora, negli Stati Uniti. L’autore passa infatti in
na, da parte della missione statunitense Apollo 11, nel rassegna le principali visioni dello spazio, che, di vol-
1969. Adesso vede alcuni uomini e donne permanen- ta in volta, a seconda del contesto storico e culturale in
temente in orbita attorno alla Terra a bordo di stazioni cui queste visioni nascono, diventa territorio di conqui-
spaziali. L’idea che lo spazio potesse essere una nuo- sta e colonizzazione, oppure ambiente di esplorazione
va meta, non solo da esplorare ma anche da abitare, ha ed espansione pacifica, oppure ancora luogo da sfrut-
però origine molto tempo prima, verso la fine del XIX se- tare in quanto fonte di materie prime. Fra utopie e disto-
colo, quando in Russia nasce il «cosmismo», una cor- pie, citando personaggi noti e meno noti, l’autore offre
rente filosofica che vedeva nello spazio esterno al nostro un punto di vista originale – da architetto che si occupa
pianeta il luogo utopico in cui l’umanità avrebbe potu- anche di ideare ambienti abitabili in mondi futuri – sulla
to trasformarsi per raggiungere la perfezione e addirit- storia della vita nello spazio.
tura l’immortalità. Un’analisi critica importante proprio ora che i viaggi
Ma le idee su come raggiungere lo spazio, abitarlo e im- spaziali non sono più solo appannaggio delle agenzie
piegarne le risorse sono cambiate diverse volte nel cor- governative, ma anche di pochi ricchi imprenditori pri-
so dei circa 150 anni trascorsi da quelle prime riflessio- vati, i cui interessi non coincidono con quelli della collet- Mondi lontanissimi
ni. Ed è proprio sull’evoluzione di queste idee, espresse tività. Col rischio che lo spazio non sia più di tutti, ma di- di Fred Scharmen
talvolta in saggi scientifici, più spesso in racconti e ro- venti un nuovo terreno di conquista di alcuni privilegiati. Codice Edizioni, Torino, 2022,
manzi di fantascienza, altre volte in film e in illustrazioni, Emiliano Ricci pp. 268 (euro 24,00)

Molto anziani, ma con Internet


Un cambiamento epocale nella storia dell’umanità
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Spesso si dice che viviamo tempi straordinari per i mu- della Silicon Valley ha con l’età avanzata. Per esempio,
tamenti culturali, sociali e tecnici che negli ultimi decen- è verissimo che tenersi in contatto con i figli o i nipoti
ni hanno cambiato le nostre vite. Da una ventina d’anni lontani grazie a una videochiamata può limitare l’isola-
una delle più grandi trasformazioni è l’arrivo della rete, mento che spesso affligge le persone più anziane. Ma
contemporaneamente un’innovazione tecnologica, un quel pezzetto di tecnologia, come tutto quello che esce
punto di non ritorno per le interazioni sociali e una mo- dalle aziende digitali, è pensato soprattutto per chi è gio-
difica dell’orizzonte culturale. vane, ancora intriso di spirito rivoluzionario e con una
All’interno di questo processo, Massimo Mantellini si fame di nuovo non ancora appagata. Non sono pensate
concentra su un aspetto poco preso in considerazione per la goffaggine degli anziani le piccole icone presenti
da altri osservatori: per la prima volta nella storia dell’u- su schermi touch molto sensibili, oppure la complessi-
manità, alcuni milioni di persone stanno affrontando tà talvolta bizantina dei sistemi di sicurezza dei servizi di
l’ultima fase della propria esistenza in presenza della re- home banking. Ecco che c’è il rischio, ci dice Mantellini,
te, delle tecnologie digitali e di tutto ciò che questo com- che diventiamo dei «vecchigiovani»: persone in là con
porta. Mantellini, che da commentatore e blogger segue gli anni, ma che vogliono fortemente sentirsi ancora gio-
fin dagli albori l’evoluzione della rete concentrando- vani, al passo con i tempi. Con risultati e comportamenti
si soprattutto sugli aspetti umani e antropologici, è una che possono essere al limite del ridicolo. Qualcosa, pe- Invecchiare al tempo
di queste persone, ma non è un memoir quello che ha rò, potrebbe dover cambiare, perché almeno in Occi- della rete
consegnato alla stampa. dente il numero degli anziani è sicuramente maggiore di Massimo Mantellini
Lo scopo del libro è piuttosto porre alcune domande sul di quello dei giovani, e destinato a crescere. Einaudi, Torino, 2023,
rapporto che la rete e tutto il mondo attorno alla cultura Marco Boscolo pp. 144 (euro 12,00)

96 Le Scienze 655 marzo 2023


Oltre lo spazio, oltre il tempo. L’altro Rinascimento.
Il sogno di Ulisse Aldrovandi Ulisse Aldrovandi e le meraviglie del mondo
fino al 28 maggio 2023, Centro Arti e Scienze Golinelli fino al 10 aprile 2023, Museo di Palazzo Poggi
Via Paolo Nanni Costa 14, Bologna, www.fondazionegolinelli.it Via Zamboni 33, Bologna, www.unibo.it/aldrovandi500

Il doppio ruolo di Ulisse Aldrovandi


Due mostre celebrano questo intellettuale del Rinascimento italiano

ello stesso periodo in cui Leo-

N nardo da Vinci e Raffaello dipin-


gevano alcuni dei grandi capola-
vori dell’arte del Rinascimento, un piccolo
gruppo di intellettuali europei andavano
alla scoperta della natura in un modo nuo-
vo. Se per gli artisti gli ideali a cui guar-
dare erano le opere della classicità, que-
sti proto-scienziati avevano come punti di
riferimento Aristotele e Plinio, ma dove-
vano fare i conti con l’inaspettato. La sco-
perta dell’America da parte di Cristoforo
Colombo infatti mette almeno in parte in
discussione l’autorità degli antichi: nuovi
animali, nuove piante, nuove popolazio-
ni umane. Prima ancora che si possa parla-
re di scienza in sen-
so moderno, questi
uomini del Rinasci-
mento fanno però
qualcosa di inusita-
to: escono dal loro
studio per andare a
vedere com’è fatta
la natura. O meglio:
raccolgono cam-
pioni e creano i pri- Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

mi musei di storia
© Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, Biblioteca Universitaria di Bologna (girasole e

naturale per poter-


li studiare, sistema-
tizzare e usare per
tramandare conoscenza. Il rinoceronte e il girasole sono illustrazioni Per Aldrovandi e suoi colleghi, l’illu-
rinoceronte); © Museo delle Civiltà (maschera); Museo di Palazzo Poggi (busto)

Tra di loro occupa un posto di rilievo contenute in tavole di piante, fiori, frutta, animali, strazione occupava un ruolo centrale nel-
il bolognese Ulisse Aldrovandi, celebra- commissionate da Aldrovandi. A destra del lo studio della natura. È questo l’aspetto
to nella sua città con due mostre paralle- rinoceronte, maschera di Yacatecuhtli, il dio messo primariamente in evidenza dall’al-
le pensate per i 500 anni dalla sua nascita. azteco dei mercanti, esposta al Museo Poggi. In tra mostra, ospitata allo science center della
La prima è ospitata nel Museo di Palazzo alto, un busto di Aldrovandi nello stesso museo. Fondazione Golinelli. Qui gli oggetti dell’e-
Poggi, parte dell’Istituto delle Scienze set- poca di Aldrovandi sono messi in dialogo
tecentesco creato da un altro illustre bo- con opere d’arte di Bartolomeo Passarotti,
lognese, Luigi Ferdinando Marsili. Qui, la Giacomo Balla e Mattia Moreni e con una
vita, le collezioni e l’attività di studio di Al- serie di exhibit interattivi e multimediali.
drovandi sono raccontate con una serie di Con le due mostre si esplora appieno
oggetti, molti dei quali visibili per la pri- il doppio ruolo di Aldrovandi nella storia
ma volta. È il caso per esempio del Codice culturale europea: da una parte precurso-
Cospi, uno dei soli 13 codici precolombia- re dell’indagine scientifica propriamen-
ni sopravvissuti al mondo, e di alcune delle te detta, dall’altra costruttore forse incon-
più antiche mappe del mondo conosciuto. sapevole di immaginari destinati a durare
Ma l’esposizione è impreziosita anche da nel tempo.
prestiti da altre accademie italiane. Marco Boscolo

www.lescienze.it Le Scienze 97
Prossimo numero

ad aprile

La vita che non ci somiglia


di Sarah Scoles

Nella caccia agli alieni, gli scienziati iniziano a battere strade nuo-
ve, cercando creature del tutto diverse da quelle terrestri, e am-
pliando così la gamma dei possibili luoghi abitabili nel cosmo e la
varietà di forme di vita immaginabili.

Sostanze eterne
di Gianluca Liva
I PFAS sono impalpabili, ma sono ovunque. Con le loro proprie-
tà sorprendenti, questi composti sono divenuti parte inscindibi-
le del nostro vivere quotidiano. Ma con la loro stabilità persistono
nell’ambiente per un tempo indefinibile e possono farci male. E
non sappiamo bene come controllarli o liberarcene.

La neurobiologia dell’amore
di Steven Phelps, Zoe Donaldson e Dev Manoli

Come si formano i legami sociali, in che modo la prima infanzia


plasma le relazioni, perché stiamo male quando un rapporto fini-
sce? Per chiarirne le basi biologiche si studia l’arvicola della prate-
ria, un roditore con l’insolita abitudine di formare coppie stabili.

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