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Quando finisce
una pandemia?
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26
ASTROFISICA EVOLUZIONE
26 Alchimia cosmica 56 Il motore umano
di Sanjana Curtis di Herman Pontzer
Nuove prove stanno chiarendo le origini degli elementi Gli studi sul metabolismo rivelano informazioni sorpren-
chimici più pesanti dell’universo
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237 denti su come bruciamo le calorie a ogni età, e su come la
collaborazione nella produzione del cibo e la sua condivi-
EPIDEMIOLOGIA sione siano stati essenziali per il successo di Homo sapiens
34 Quando finisce una pandemia?
FISICA QUANTISTICA
di Mauro Capocci
Non lo deciderà tanto la scomparsa dei casi, quanto la fi-
62 L’universo non è localmente reale
ne della percezione di emergenza nelle popolazioni e nel- di Daniel Garisto
le istituzioni, che, a seconda della scala a cui guardiamo, Esperimenti con fotoni entangled hanno svelato un pro-
arriverà in momenti diversi fondo mistero al centro della realtà
EVOLUZIONE ANTROPOLOGIA
42 Al di là dei geni 68 In dialogo con i morti
di David Pfennig di Piers Vitebsky
Gli organismi cambiano le caratteristiche fisiche in rispo- Una tradizione indigena mostra quanto sia importante, e
sta a fattori ambientali e questa flessibilità sembra avere fragile, la diversità religiosa
un ruolo importante nell’evoluzione
ESPLORAZIONE SPAZIALE
Illustrazione di Ron Miller
www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche
7 Editoriale
di Marco Cattaneo
8 In edicola
10 Intervista
Antiche presenze nelle tracce di Grotta Romanelli
di Anna Rita Longo
12 Made in Italy
La riabilitazione motoria si fa con i dati di Letizia Gabaglio
14 Il matematico impertinente
I numeri del frate di Piergiorgio Odifreddi
15 Scienza e filosofia
Predizioni e novità di Elena Castellani
16 Homo sapiens
Il più antico H. sapiens in Europa? di Giorgio Manzi
10
17 La finestra di Keplero
L’origine rapida della Luna di Amedeo Balbi
88 Coordinate
Gli Stati Uniti perdono anni di vita di Tanya Lewis
89 I bastioni di Orione
Sognando Wakanda di Michele Bellone
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90 La ceretta di Occam
Con le rughe bisogna farci pace di Beatrice Mautino
92 Rudi matematici
Su concessione del MiC - Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio
per le province di Brindisi e Lecce (grotta); fcafotodigital/iStock (spaghetti)
Scacchi elvetici acciambellati
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio
senza botto
docente di bioetica,
Rensselaer Polytechnic
Università della Institute
Pennsylvania
Telmo Pievani
Vinton Cerf
professore ordinario filosofia
Chief Internet Evangelist, delle scienze biologiche,
Google Università degli Studi di
George M. Church Padova
La pandemia non finirà con la scomparsa del virus direttore, Center for Carolyn Porco
Computational Genetics, leader, Cassini Imaging
ma quando non ne avvertiremo più la minaccia Harvard Medical School Science Team, e direttore,
Rita Colwell CICLOPS, Space Science
Institute
docente, Università del
Maryland a College Park e Vilayanur S.
numeri ci dicono che stiamo Ma allora, quando finisce una pandemia? Ramachandran
“I
Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health direttore, Center for Brain
avendo una crescita importante Già il 14 settembre 2022 Tedros Ghebreye- Richard Dawkins and Cognition, Università
della California a San Diego
delle persone in terapia inten- sus, direttore generale dell’Organizzazio- fondatore e presidente,
Lisa Randall
Richard Dawkins Foundation
siva e purtroppo delle persone decedute». ne mondiale della Sanità, aveva dichiara- Drew Endy docente di fisica, Harvard
University
Tre anni fa – ricordate? Era il 9 marzo 2020 to che la fine della pandemia era in vista. E docente di bioingegneria,
Carlo Alberto Redi
Stanford University
– con queste parole il presidente del Consi- allora bisogna ragionare sul significato che Ed Felten
docente di zoologia,
Università di Pavia
glio Giuseppe Conte annunciava che l’Ita- attribuiamo alla parola fine, come fa in que- direttore, Center for
Martin Rees
Information Technology
lia sarebbe entrata in lockdown. La pande- ste pagine Mauro Capocci. Che qualche me- Policy, Princeton University docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
mia da COVID-19 stava entrando nella sua se fa, in un articolo che abbiamo pubblicato Kaigham J. Gabriel Cambridge
prima, violenta ondata, con le conseguen- sul nostro sito, scriveva: «D’altra parte, nes- presidente e CEO, Charles
Stark Draper Laboratory
John Reganold
docente di scienza del suolo,
ze che conosciamo. suno ha ben chiaro quando potrebbe esse- Harold Garner Washington State University
Avrebbe dovuto terminare il 3 aprile, re dichiarata la fine della pandemia, e co- direttore, divisioni sistemi e Jeffrey D. Sachs
informatica medici, docente,
direttore, The Earth Institute,
ma per la gravità della situazione fu proro- me ha scritto nel 1989 Charles Rosenberg in Virginia Bioinformatics Columbia University
Institute, Virginia Tech
gato fino al 18 maggio. Se avete buona me- uno dei più citati articoli sull’argomento, “le Michael S. Gazzaniga
Eugenie C. Scott
Founding Executive Director,
moria, ricorderete anche che fin dall’inizio epidemie normalmente finiscono con un la- direttore, Sage Center for the National Center for Science
Study of Mind, Università
molti attendevano impazienti quella prima mento, non con un botto”». della California a Santa
Education
Terry Sejnowski
scadenza, genuinamente convinti che tre «Raggiungere l’obiettivo di eradica- Barbara
docente e direttore del
David Gross
settimane sarebbero bastate a risolvere il zione – zero nuovi casi per un determina- docente di fisica teorica,
Laboratorio di neurobiologia
computazionale, Salk
problema. Già allora, però, non ce n’erano
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to periodo di tempo – come momento per Università della California a Institute for Biological
Santa Barbara (premio Nobel Studies
le condizioni. L’Organizzazione mondiale la “fine della pandemia” appare illusorio», per la fisica 2004) Michael Shermer
della Sanità, infatti, ha stabilito da tempo scrive Capocci, ricordando che finora l’u- Danny Hillis editore, rivista «Skeptic»
co-presidente, Applied Michael Snyder
criteri stringenti per dichiarare conclusa nica malattia umana che siamo riusciti a Minds, LLC
docente di genetica, Stanford
un’emergenza epidemica: un’emergenza sconfiggere del tutto è il vaiolo. È istrutti- Daniel M. Kammen University School of Medicine
direttore, Renewable Giorgio Vallortigara
finisce, formalmente, dopo due periodi di vo, in questo senso, ricordare la storia del- and Appropriate Energy docente di neuroscienze,
incubazione completi in cui non si regi- la peste, che ancora ai giorni nostri fa regi- Laboratory, Università della direttore associato, Centre
California a Berkeley for Mind/Brain Sciences,
strano nuovi casi. strare qualche migliaio di casi all’anno, o Vinod Khosla Università di Trento
Tre anni dopo, SARS-CoV-2 è ancora quella della «Spagnola», che ha continuato Partner, Khosla Ventures Lene Vestergaard Hau
Christof Koch docente di fisica e fisica
qui. La diffusione del virus a livello globa- a contagiare, ma con numeri sempre me- presidente dell’Allen Institute applicata, Harvard University
le era tale, già allora, da rendere estrema- no preoccupanti, fino a quando non è stata for Brain Science di Seattle Michael E. Webber
Lawrence M. Krauss direttore associato, Center
mente improbabile una sua eradicazione soppiantata da altri ceppi influenzali. for International Energy
direttore, Origins Initiative,
& Environmental Policy,
totale, come abbiamo tristemente visto. Anche questa pandemia, dunque, non fi- Arizona State University
Università del Texas ad
Nel frattempo, però, il panorama è nirà con l’ultimo caso, ma quando per cit- Morten L. Kringelbach Austin
direttore, Hedonia: George M. Whitesides
cambiato. Dopo le prime violente onda- tadini e istituzioni terminerà la percezione TrygFonden Research Group, docente di chimica e
Università di Oxford e
te, grazie anche a una campagna vaccina- dell’emergenza. E la percezione è un fatto- Università di Aarhus
biochimica, Harvard
University
le globale senza precedenti – sia pure con re individuale e locale, che può essere cor- Steven Kyle Nathan Wolfe
considerevoli differenze tra diverse regio- relato all’azzeramento della mortalità in ec- docente di economia
applicata e management,
direttore, Global Viral
Forecasting Initiative
ni del mondo – le ultime varianti del virus cesso, o alla fine della pressione sui sistemi Cornell University
Anton Zeilinger
Robert S. Langer
hanno una minore aggressività, per quan- sanitari. Una pandemia, in altre parole, non docente di ottica quantistica,
docente, Massachusetts Università di Vienna
to siano più contagiose delle prime. Tanto finisce con la scomparsa del patogeno, ma Institute of Technology Jonathan Zittrain
che tutti i paesi hanno rimosso le restrizio- quando una società, in tutte le sue sfaccet- Lawrence Lessig docente di legge e computer
docente, Harvard Law School science, Harvard University
ni e l’obbligo di misure precauzionali. tature, non ne avverte più la minaccia.
www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola In edicola con «Le Scienze» di aprile
il Teorema egregium di Gauss, il nuovo volume
della collana Rivoluzioni matematiche
P I A N O D E L L’ O P E R A
1 - Teorema dell’equilibrio di Nash 12 - Teorema di Eulero
2 - Teorema di Pitagora 13 - Teorema del punto fisso
3 - Ultimo teorema di Fermat di Banach-Caccioppoli
4 - Teoremi di Euclide e primo libro 14 - Teorema dell’impossibilità di Arrow
degli Elementi 15 - Teorema di Lagrange
5 - Teorema fondamentale del calcolo o del valor medio
6 - Teorema di Talete sul fascio di rette 16 - Teorema di Bayes
7 - Teorema egregium di Gauss 17 - Teorema fondamentale dell’algebra
8 - Teorema del limite centrale 18 - Teorema di Abel-Ruffini
9 - Teorema di Noether 19 - Teorema di Cauchy-Kovalevskaja
10 - Teoremi dell’incompletezza di Gödel per le equazioni differenziali
11 - Teorema dei quattro colori 20 - Teorema di Perel’man-Poincaré
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avere i permessi dalla soprintendenza competente per l’avvio di guinus impennis), un uccello estinto che talvolta è definito «pin-
un nuovo progetto di ricerca, condotto con strumenti e criteri mo- guino boreale», anche se non è parente dei pinguini propriamente
derni. Dal 2015 le ricerche sono ripartite grazie al finanziamento detti, pur essendo simile nell’aspetto. Si tratta di un’ulteriore con-
da parte del progetto Grandi Scavi di Sapienza, in collaborazione ferma della presenza sul territorio di questo uccello, di cui Blanc
e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce.
con l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio aveva ritrovato alcune ossa, risalenti a 10.000-15.000 anni fa.
nazionale delle ricerche (IGAG-CNR) e studiosi delle università di
Ferrara, Torino, Milano Statale e Napoli «Federico II». Le vostre ultime scoperte hanno anche contribuito a chiarire da quanto
tempo la grotta è frequentata
Qual è la novità nell’impostazione di quest’ultima serie di scavi? Un tema importante da affrontare è stato definire l’età del co-
Abbiamo avvertito la necessità di un approccio moderno, che siddetto «complesso inferiore», dove erano stati trovati manufat-
oggi significa principalmente lavorare con un team multidisci- ti in calcare e resti animali molto antichi in un deposito sedimen-
plinare, perché Grotta Romanelli presenta elementi di interesse tario che sembrava geologicamente più recente, di 125.000 anni.
per molte categorie di studiosi, essendo allo stesso tempo un si- Con uno studio dettagliato, condotto insieme a geologi dell’IGAG-
to di interesse archeologico, geologico e paleontologico, ai quali si CNR e delle università di Torino e di Milano Statale, abbiamo po-
CHI È
RAFFAELE SARDELLA
Paleontologo, è professore ordinario al si focalizzano sulla ricostruzione di ecosistemi mostre, eventi culturali. Autore di numerose
Dipartimento di scienze della Terra e direttore del antichi, sulla biocronologia di grandi mammiferi pubblicazioni scientifiche, ha coordinato
Museo universitario di scienze della Terra (MUST) e sulla paleobiologia virtuale. È attivo nella importanti progetti di ricerca e ottenuto fondi per
alla «Sapienza» Università di Roma. Si occupa divulgazione scientifica, tramite la pubblicazione ricerche in Italia e all’estero. Dal 2015 coordina gli
principalmente di Quaternario. Le sue ricerche di libri e con l’organizzazione di conferenze, scavi del sito di Grotta Romanelli a Castro (LE).
Il sito preistorico
di Grotta Romanelli,
sulla costa salentina,
presso Castro, in
provincia di Lecce.
www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy Fondata da un atleta, Tecnobody produce
strumenti per riabilitare persone con problemi
locomotori dovuti a traumi o malattie
La riabilitazione motoria
si fa con i dati
C
he cosa fa un atleta che non riesce più a gareggiare co-
me prima, dopo aver dedicato tanto tempo e tanta fati-
ca alla sua disciplina? Stefano Marcandelli, campione
italiano di lancio del giavellotto a 17 anni, la domanda se l’è posta.
Quando un infortunio alla spalla non gli ha più consentito di rag-
giungere i risultati a cui era abituato, ha deciso di mettere a frut-
to quello che aveva imparato sulle piste di atletica e costruirsi così
una seconda vita. Lo sport lo ha portato ad appassionarsi all’anato-
mia del corpo umano, ai meccanismi che riescono a far funzionare
questa macchina eccezionale, e a come rimetterli in forma quan-
do qualcosa non funziona più come dovrebbe. Così è stato anche
per lui, quando ha dovuto sottoporsi alla riabilitazione e ha tocca-
to con mano la sua fragilità.
Una volta smesso di gareggiare, nel 1994, nel suo garage collega
per la prima volta una macchina per la riabilitazione a un compu-
ter. La rivoluzione digitale è agli albori: allenamento e riabilitazio-
ne sono affidati all’esperienza dei professionisti, non a misure og-
gettive delle performance, ma Marcandelli pensa che il futuro sia
proprio nei dati che si possono raccogliere e nella loro elaborazio-
ne. L’obiettivo è chiaro dal principio: creare strumenti che servano
prima di tutto per la riabilitazione di chi ha subito un infortunio,
ma anche per l’allenamento degli atleti. Sempre sotto la supervi-
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Un grande laboratorio
Nasce così a Bergamo Tecnobody, azienda che è uscita dal ga-
rage e oggi occupa una superficie di 10.000 metri quadrati dedi-
cati a ricerca, sviluppo e produzione dei sistemi. Cuore della sede
è il Dipartimento di R&D, dove i progetti prendono forma a parti-
re dalla collaborazione tra ingegneri meccanici, informatici, elet-
tronici, bioingegneri, fisioterapisti, medici e specialisti in scienze
motorie. Un grande laboratorio che si appoggia a una filiera lo-
cale di fornitori, mantenendo un forte legame col territorio. «Da
Bergamo però i prodotti Tecnobody raggiungono tutto il mondo:
li vendiamo in circa 1000 ospedali e centri di riabilitazione cine-
si e poi siamo presenti negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi, oltre
Cortesia Tecnobody (tutte le immagini)
LA SCHEDA - TECNOBODY
Atleti infortunati, persone re la velocità. È il sistema a capire che cosa vuole fare l’utente «leg-
sopravvissute a ictus o incidenti gendo» il suo movimento. Una soluzione che migliora la prestazio-
che hanno lasciato strascichi, ne di questi sistemi e ne aumenta la sicurezza. «Anche noi abbiamo
o affette da malattie croniche poi dovuto adattarci ai tempi di pandemia e farli fruttare: così ab-
degenerative: Tecnobody propone biamo creato un sistema tanto piccolo da essere contenuto in una
una varietà di soluzioni per i diversi scatola. I pazienti cronici che hanno bisogno di riabilitazione pos-
tipi di utenti, inclusi strumenti sono portarlo a casa», conclude Bonometti. «Il sistema è collegato
miniaturizzati per chi ha bisogno con il centro di riabilitazione, trasmette i dati e permette ai medi-
di utilizzarli a casa. ci di avere sotto controllo il paziente». Una soluzione che potrebbe
integrarsi con altri strumenti di teleconsulto e teleassistenza.
La ricerca viene svolta internamente ma anche grazie a colla-
borazioni con enti e università.
Una delle ultime è quella sulla
riabilitazione post COVID con-
dotta da un centro di riabilita-
zione dell’azienda bergamasca,
quello di Aosta, insieme all’U-
niversità degli Studi di Mila-
no. I risultati, che dimostrano
l’efficacia delle soluzioni Tec-
nobody, sono stati presentati
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all’American Congress of Re-
habilitation Medicine. L’impe-
gno sul fronte della ricerca e
dell’innovazione è testimonia-
to anche dalla partecipazione
di Tecnobody all’iniziativa Fit
versi sistemi che abbiamo messo a punto c’è poi quello per lo sgra- for Medical Robotics (Fit4MedRob), coordinata dal Consiglio na-
vio del peso, che permette a chi ha gravi problemi locomotori, do- zionale delle ricerche (CNR), che vede coinvolti anche dieci uni-
vuti per esempio a esiti di ictus o a malattie neurodegenerative, di versità e centri di ricerca e 11 IRCCS o centri clinici. L’azienda
camminare come se fosse immerso in acqua», spiega Bonometti. bergamasca è uno dei tre partner aziendali del progetto, che ha
«È regolabile e riesce a eliminare fino all’80 per cento del peso e, l’obiettivo di rivoluzionare gli attuali modelli riabilitativi e assi-
come tutti i nostri sistemi, permette di visualizzare in tempo reale stenziali per pazienti di tutte le età con funzioni motorie, senso-
ciò che si sta facendo e di archiviare e analizzare i dati». riali o cognitive ridotte o assenti. L’idea è sviluppare nuove tec-
nologie digitali bioniche e biorobotiche all’interno di paradigmi
L’intelligenza artificiale innovativi di cura in grado di sfruttare tali tecnologie in tutte le
Nel laboratorio di Tecnobody non potevano mancare le appli- fasi del percorso riabilitativo, dalla prevenzione fino all’assisten-
cazioni di intelligenza artificiale. «Uno degli ultimi brevetti che ab- za domiciliare in fase cronica. Nei prossimi anni, quindi, l’azien-
biamo ottenuto riguarda un’applicazione di questo genere, che da bergamasca sarà impegnata in studi clinici multicentrici sia per
permette di adattare la velocità dei tapis roulant al passo dell’uten- testare le sue tecnologie sia per svilupparne di nuove.
te, in modo da rendere l’esperienza sempre più simile a quello che Che cosa può fare un atleta che non riesce più a gareggiare co-
accade su strada», sottolinea Bonometti. Per intenderci, grazie a me vorrebbe? Si sceglie un’altra arena dove competere e inizia ad
questa innovazione possono essere aboliti i pulsanti sul display del allenarsi per una sfida diversa. A volte un infortunio è un’opportu-
tapis roulant che l’utente deve spingere per accelerare o diminui- nità di vedere le cose sotto un’altra prospettiva.
www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi
el 1644, scorrendo la lista dei nume- stabilito da Cataldi quasi due secoli prima. Per
Predizioni e novità
Quanto conta la novità di una predizione
nell’accettazione di una teoria?
www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi
l diavolo si nasconde nei dettagli, dicono. dell’articolo comparso ora sul «Journal of Hu-
a Luna rappresenta per molti versi miglianza nella composizione delle rocce ter-
terrestri e quella dei campioni lunari preleva- mostravano simulazioni precedenti. Questa è
ti dalle missioni Apollo. In particolare, le ab- senz’altro una possibilità interessante, che do-
bondanze di isotopi nel materiale lunare sono vrà essere investigata meglio da altri model-
praticamente identiche a quelle terrestri, cosa li teorici e confrontata con nuovi e migliori
che avvalora l’idea di un’origine comune. campioni lunari ottenuti dalle future missio-
Allo stesso tempo, però, la straordinaria so- ni spaziali.
www.lescienze.it Le Scienze 17
News
METEOROLOGIA
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jerbarber/iStock
www.lescienze.it Le Scienze 19
News
ASTRONOMIA
La parte più consistente dell’esperimento LHAASO – che sorge operatività, i ricercatori hanno cercato indizi di questi raggi gamma in
sul monte Haizi, nella provincia cinese di Sichuan – è composta cinque aree della Via Lattea, senza tuttavia misurare alcun eccesso
dal Kilometer Square Array, un insieme di oltre 5000 rivelatori per di eventi imputabile al decadimento delle particelle ipotetiche di
l’osservazione di raggi gamma (la radiazione elettromagnetica più materia oscura. Ciò ha portato a definire il nuovo limite inferiore alla vita
energetica) provenienti dalla Via Lattea e oltre. La rilevazione avviene media di queste particelle, che risulta superiore all’età dell’universo di
in modo indiretto, attraverso la ricerca di particelle secondarie prodotte centinaia di miliardi di anni: una stima che rende quindi molto remota
dall’interazione dei raggi gamma con le molecole dell’atmosfera. la possibilità di rilevare questo tipo di materia oscura attraverso i suoi
Uno degli obiettivi dell’esperimento è osservare raggi gamma prodotti prodotti di decadimento.
dal decadimento di particelle di materia oscura, la misteriosa forma Matteo Serra
con le previsioni del modello standard. della discrepanza è legata all’uso di criteri più creare mappe della materia
La presunta anomalia era legata a un compor- stringenti nell’analisi di eventi «spuri»: nelle oscura negli ammassi di
tamento non previsto dei leptoni, una famiglia di analisi precedenti, alcuni eventi erano stati iden- galassie e a ricostruire così la
particelle che include gli elettroni e i loro «cugi- tificati come elettroni ma probabilmente non lo loro formazione.
ni» più pesanti, i muoni. In particolare il princi- erano, generando così l’apparente anomalia. Emiliano Ricci
pio dell’universalità leptonica prevede che i de- Matteo Serra
www.lescienze.it Le Scienze 21
News
GENETICA
La nascita
Papà è più grande di mamma di nuovi geni
dal DNA
Stimata l’età media dei genitori negli ultimi 250.000 anni spazzatura
Un nuovo gene può nascere
da sequenze nucleotidiche
apparentemente inutilizzabili.
È successo più volte nella
nostra storia evolutiva,
portando a volte a innovazioni
fondamentali per il cervello
umano. Lo ha spiegato uno
studio pubblicato su «Nature
Ecology & Evolution» in cui
gli autori, il genetista Chuan-
Yun Li dell’Università di
Pechino, in Cina, e colleghi,
per la prima volta descrivono i
meccanismi che trasformano
un frammento di DNA che
non dà luogo a proteine in
un gene. Questi processi
coinvolgono mutazioni
a carico di elementi del
genoma chiamati U1, che
normalmente rendono l’RNA
messaggero (mRNA), che
deriva dalla trascrizione del
DNA all’interno del nucleo,
troppo «appiccicoso» per
poter uscire dal nucleo stesso
e raggiungere il citoplasma:
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in questo modo, l’mRNA non
viene tradotto in proteine,
che in effetti sono assemblate
L’età media a cui gli esseri umani hanno avu- ro di nuove mutazioni compreso tra 25 e 75, in nel citoplasma in organelli
to figli negli ultimi 250.000 anni è di 26,9 an- quantità dipendente anche dall’età dei genitori. chiamati ribosomi. Le
ni. I padri sono sempre stati più anziani (30,7 an- Per analizzare questa relazione, gli esperti han- mutazioni modificano gli U1
ni in media) rispetto alle madri (23,2 anni), ma il no costruito un modello apposito che usa come permettendo la «fuga» del
divario si sta riducendo da circa cinque millen- predittore dell’età parentale lo spettro delle mu- mRNA dal nucleo e la sintesi
ni, soprattutto a causa dell’età media sempre tazioni de novo dei figli (alterazioni genetiche in- delle proteine. Analizzando
più avanzata delle madri (attualmente 26,4 an- sorte in un membro della famiglia come risultato il genoma di scimpanzé ed
ni). A scoprirlo sono stati ricercatori dell’Univer- di una mutazione avvenuta in una cellula germi- esseri umani, i ricercatori
sità dell’Indiana, guidati dal genetista Matthew nale di uno dei suoi genitori o durante la prima hanno trovato 74 nuovi geni
Hahn, mentre studiavano il numero di mutazio- embriogenesi). Il modello è stato poi applicato ai comparsi grazie a mutazioni
ni trasmesse dai genitori ai figli. «Durante le ri- nostri antenati per determinare l’età del conce- negli U1, 45 dei quali solo
cerche sugli umani moderni – racconta Hahn – pimento negli ultimi 250.000 anni. Per Hahn «i nella nostra specie.
abbiamo notato che riuscivamo a stabilire l’età nostri genomi offrono una sorta di manoscritto Molti dei geni in questione
alla quale le persone hanno avuto figli in base al della storia evolutiva umana». controllano lo sviluppo
DigitalVision/Getty Images
tipo di mutazioni presenti nel DNA della prole». I risultati pubblicati su «Science Advances» cerebrale, per esempio
Esaminando migliaia di genomi, i ricerca- confermano il recente aumento dell’età paren- ENSG00000205704, che
tori hanno verificato che, quando i genitori in- tale e offrono una comprensione più dettagliata ha reso i cervelli umani più
vecchiano, cambiano in tipologia e frequenza le della demografia e delle condizioni biologiche e grandi e complessi.
mutazioni trasmesse alla generazione successi- sociali in cui hanno vissuto i nostri antenati. Martina Saporiti
va. Il genoma dei nuovi nati contiene un nume- Giulia Assogna
L’80 per cento del commercio mondiale viaggia via nave perché è
la via più economica, ma anche perché i mari non pongono osta-
coli al flusso delle merci. Nel 2020, però, questa seconda ragione
si è dimostrata poco fondata, quando una grande nave portacon-
tainer, incagliandosi, ha bloccato il canale di Suez per sei giorni,
con settimane di pesanti ricadute sul traffico navale globale. Per
questo Lincoln Pratson, economista della Duke University statu-
nitense, ha creato un modello che simula che cosa accadrebbe in
caso di blocco di uno o più degli 11 «colli di bottiglia» dei mari: Ca-
nale di Panama, stretto di Gibilterra, La Manica, Stretti danesi, Bo-
sforo, Canale di Suez, Stretto di Bab el Mandeb, Stretto di Hormuz,
Stretto di Malacca, Mar Cinese Meridionale, Mar Cinese Orientale.
«Abbiamo verificato che i danni economici sarebbe massimi
in caso di un blocco di Malacca o del Mar Cinese Meridionale, do-
ve passano merci per un valore superiore a 3800 e 4000 miliar-
di di dollari all’anno rispettivamente, mentre da tutte le rotte sen-
za colli di bottiglia transitano solo 1900 miliardi di dollari», spiega
Pratson nell’articolo pubblicato su «Communications in Tran-
sportation Research». E non è che un «collo di bottiglia» chiuso si
possa facilmente aggirare. «Si allungherebbero le rotte e si avreb-
be un grande aumento nelle spese di trasporto. Il traffico poi con-
fluirebbe in altri colli di bottiglia, aumentando il rischio di un ca-
tastrofico effetto domino. Certi blocchi, infine, taglierebbero fuori
intere nazioni, come quello in Danimarca, per le nazioni sul Balti-
co, o quello del Bosforo, per le nazioni sul Mar Nero».
Insomma, il traffico marittimo è appeso a «11 fili». Pratson spera
quindi che il suo modello serva a far aprire gli occhi su questa ri-
schiosa realtà e a creare piani di emergenza internazionali, pronti
nel caso che uno o più di quei fili si spezzino.
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Alex Saragosa
dell’Università di Padova e del Consiglio specie arboree, quanto a lungo la neve li ha antropogenico. La durata delle nevi invernali
nazionale delle ricerche a Bologna, guidato ricoperti. Campionando 572 serie di anelli in montagna è un fattore chiave nel modulare
da Marco Carrer e Michele Brunetti, che di crescita dai ginepri della Val Ventina, in i bacini idrici. Tra questi, il bacino del Po è
ricostruisce per la prima volta l’andamento Valtellina, a 2100-2400 metri di altezza, è una delle zone più sensibili d’Europa, come
delle nevi sulle Alpi negli ultimi secoli. stato quindi possibile ricostruire l’andamento ha mostrato per esempio la siccità del 2022.
Sapevamo già che lo spessore e la durata delle della copertura nevosa dal 1400 a oggi. Secondo gli autori, quindi, il costante calo
nevi alpine sono in sistematico calo negli ultimi Ne risulta che, sia pure con una notevole delle nevi potrebbe avere serie conseguenze
due decenni. Finora, però, non c’erano dati variabilità annuale, dal 1400 fino al 1900 la non solo sugli ecosistemi alpini ma sull’intera
sull’evoluzione delle nevi nei secoli passati. durata media delle nevi è stata circa costante, Val Padana, ed è necessario sviluppare con
I ricercatori hanno scoperto che è possibile intorno a 251 giorni all’anno. Dal 1900 è urgenza strategie di adattamento.
ricavarla dagli anelli di crescita del ginepro invece scesa sistematicamente, fino alla Massimo Sandal
www.lescienze.it Le Scienze 23
News
La nuova giovinezza
Come di Stromboli
mangiavano
Il vulcano dell’isola di Stromboli emette fontane
i primi animali di lava quasi continue, causate dal degassamento
della Terra del magma contenuto in una camera magmatica
relativamente vicina alla superficie. Sono picco-
I primi animali avevano le eruzioni spettacolari, ma in genere non peri-
evoluto due diverse strategie colose. Nell’estate 2019, però, si sono verificate
per nutrirsi, ma solo una ha due eruzioni più violente della media, seguite, a
conquistato il pianeta. Lo sorpresa, da due parossismi, ovvero eventi mol-
suggerisce l’analisi di alcuni to intensi, causati dall’intrusione di magma pro-
fossili della più antica fauna fondo nella camera del vulcano. Secondo Chia-
nota, quella di Ediacara, ra Maria Petrone, petrologa del Natural History
pubblicata su «Current Museum di Londra, quello che è accaduto po-
Biology» da Ilya Bobrovskiy, trebbe essere un brutto segno per l’isola dell’ar-
geobiologo della Research cipelago al largo della Sicilia: il vulcano si sareb-
School of Earth Sciences be «ringiovanito», avrebbe cioè aperto una via
dell’Australian National più diretta fra la camera superficiale e il magma
University a Canberra, e dai profondo.
suoi collaboratori. Questa Come spiegato su «Nature Communications»,
fauna è composta da creature a farlo sospettare è il confronto fra la struttu-
marine vissute 560 milioni di ra cristallina delle lave eruttate prima del 2019
anni fa, del tutto diverse da e quella dei due ultimi parossismi, che sembra
quelle moderne. meno mescolata con il magma superficiale, co-
Tracce biochimiche, e in me se fosse arrivata più direttamente alla bocca
particolare lipidi, preservati eruttiva. «Se è così, c’è da aspettarsi che le eru-
in alcuni fossili delle coste zioni diventino meno prevedibili e con episo-
del Mar Bianco, nell’area di più intensi di quelli a cui ci eravamo abituati»,
artica della Russia, hanno avverte la ricercatrice. (AlSa)
permesso di ricostruirne
il metabolismo. L’analisi
rivela che alcuni animali Se il campo magnetico disorienta gli uccelli migratori
dell’epoca di Ediacara,
come Kimberella, forse uno Gli uccelli migratori sanno sempre dove andare. Anzi, quasi sempre, visto che alcuni si perdono, come
dei primissimi molluschi, si Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
testimoniano gli inanellamenti (le applicazioni di un anello sulle zampe per poterli identificare in maniera
nutrivano brucando alghe univoca) di individui «vagabondi» trovati fuori dall’areale previsto. La colpa, si legge su «Scientific Reports»,
e batteri, con un sistema è delle perturbazioni del campo magnetico terrestre. Alcuni ricercatori dell’Università della California a Los
digerente analogo a quello Angeles hanno analizzato i dati di due milioni di catture di 152 specie di uccelli migratori in Nord America
degli invertebrati attuali. Altri negli ultimi sessant’anni, confrontandoli con le serie storiche dei disturbi geomagnetici e dell’attività
invece, come Dickinsonia solare, e dimostrando una forte correlazione, finora solo ipotizzata, tra gli uccelli in «vagabondaggio» e le
– un fossile enigmatico alterazioni del campo magnetico, soprattutto durante le migrazioni autunnali. Per Morgan Tingley, primo
simile a una sottile frittella autore, gli uccelli dispongono di strutture specializzate per interpretare il campo magnetico, ma «se questo
segmentata – non mostrano è disturbato, la mappa è distorta e gli uccelli vanno fuori rotta». Inaspettatamente, l’attività solare contrasta
tracce di digestione interna. il vagabondaggio, rendendo inutilizzabili i magnetorecettori. Il fenomeno può avere importanti conseguenze
Probabilmente, ipotizzano ecologiche: può aumentare i tassi di mortalità, portando gli animali in ambienti ostili, o essere casualmente
gli autori dello studio, non vantaggioso per specie che vivono in habitat ormai a rischio per effetto del cambiamento climatico. (GiAs)
avevano evoluto organi
interni ma assorbivano i
nutrienti con la superficie
FTiare/iStockphoto (uccelli migratori)
anatomica all’epoca
diffusa, ormai tuttavia quasi
scomparsa: persiste oggi
solo nei placozoi, minuscoli
animali marini estremamente
primitivi. (MaSa)
24 Le Scienze
Alcuni microrganismi Ondate di freddo in un
hanno una dieta virale mondo sempre più caldo Bere latte
ci ha fatto
Da predatori a prede. Uno studio pubblica- In un mondo con temperature medie sempre più
to sui «Proceedings of the National Academy elevate si potrebbe pensare che scompaiano gli
diventare
of Sciences», primo autore l’ecologo John De- eventi di freddo estremo. Invece non è così: non più grandi
Long dell’Università del Nebraska–Lincoln, ha solo aumenta l’intensità delle ondate di calo-
mostrato che i virus sono cibo per microbi. Gli re, ma qualche irruzione di aria fredda c’è anco- Secondo uno studio
scienziati già sapevano che occasionalmente al- ra, poiché il clima varia di più e si «estremizza». pubblicato sui «Proceedings
cuni microrganismi mangiano virus, ma mai Ciò era noto già dagli ultimi rapporti dell’Inter- of the National Academy
avrebbero pensato che una dieta esclusivamen- governmental Panel on Climate Change, ma uno of Sciences», fra 2000 e
te virale potesse fornire nutrienti sufficienti per studio pubblicato su «Science» da Judah Cohen, 7000 anni fa, in alcune zone
sopravvivere. del Massachusetts Institute of Technology, e col- del mondo, un aumento
Invece è così, hanno scoperto gli autori del- leghi, mostra come la cosa sia fisicamente spie- nell’assunzione del latte è
la ricerca, studiando in laboratorio le interazioni gabile su situazioni accadute nella realtà, facen- coinciso con un incremento
tra alcuni protozoi ciliati (gli Halteria e Parame- do riferimento agli Stati Uniti. delle dimensioni degli
cium bursaria) e Chlorovirus. I ciliati del genere Con dati osservati e modelli, i ricercatori mo- individui. Questo andamento
Halteria fanno scorpacciate di virus: ognuno ne strano come queste irruzioni fredde siano colle- è in controtendenza con
mangia dai 10.000 al milione ogni giorno, queste gate all’indebolimento del «vortice polare», un la generale diminuzione di
le stime, ottenendo tutto ciò che è necessario lo- flusso di aria che nella sua condizione normale massa corporea osservata
ro (lipidi, amminoacidi, acidi nucleici) per vivere confina l’aria fredda sul Polo Nord e che quando nei reperti umani risalenti al
e riprodursi. Al Paramecium, invece, i virus non si indebolisce permette discese di aria artica a la- periodo fra 15.000 e 10.000
bastano (la popolazione «allevata» in laboratorio titudini inferiori. L’articolo mostra che ci sono anni fa.
non è cresciuta mangiando solo Chlorovirus), a meccanismi fisici che legano questo fenomeno È stato ipotizzato che, alla
riprova del fatto che non tutti i ciliati sono virus- alla diminuzione della superficie ghiacciata nel nascita dell’agricoltura, i
ivori. DeLong sospetta che altri ciliati e flagellati circolo polare artico nei casi in cui, contempo- popoli che si muovevano
consumino abitualmente virus, ma poiché è dif- raneamente, vi sia un innevamento accentuato per esempio da est verso
ficile studiare microbi in natura, sarà molto com- della regione euro-asiatica settentrionale. Il qua- l’Europa, portando con sé
plicato capire quanto la virovory sia un fenome- dro è coerente e spiega queste irruzioni fredde specie non adattate ai nuovi
no diffuso. (MaSa) in un mondo sempre più caldo. (AnPa) climi e terreni, abbiano
avuto meno disponibilità di
cibo; da qui il calo di statura
Svelato il segreto delle rane di vetro media. Una delle strategie
adottate, secondo gli autori
Le rane di vetro sono anfibi notturni del genere del nuovo studio, diretto da
Hyalinobatrachium, originari delle foreste
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Jay T. Stock della Western
sudamericane. Devono il nome alla trasparenza dei University in Canada,
loro tessuti, che durante il giorno permette loro di sarebbe stata assumere
confondersi con le foglie delle piante. direttamente il latte, anziché
Questo tipo di mimetismo è usato perlopiù dai i prodotti trasformati, meno
vertebrati acquatici, ma è raro in quelli terrestri. ricchi dello zucchero lattosio.
Uno dei motivi è la presenza di globuli rossi nel In queste popolazioni, l’uso
loro sangue, praticamente impenetrabili dalla luce. di bere il latte ha favorito le
Una ricerca della Duke University, pubblicata su mutazioni genetiche che
«Science», ha perciò indagato come le rane di vetro permettono di digerirlo anche
della specie H. fleischmanni riescano a rendere il in età adulta. Il record fossile
loro corpo trasparente circa al 90 per cento. osservato nello studio – oltre
Per Carlos Taboada, primo autore, e colleghi 3500 scheletri risalenti a un
il segreto starebbe nella capacità dell’anfibio intervallo di tempo di oltre
di raccogliere quasi tutti i globuli rossi nel 25.000 anni e provenienti
fegato durante i periodi di inattività diurni. Col da 366 siti archeologici –
sopraggiungere della notte, quando il rischio di dimostra che l’aumento
predazione diminuisce e l’animale torna attivo, i di dimensioni corporee si
globuli ricominciano a circolare normalmente nel registra proprio in quelle
Salinger/iStockphoto
www.lescienze.it Le Scienze 25
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Alchimia
cosmica
Nuove prove stanno chiarendo le origini
degli elementi chimici più pesanti dell’universo
di Sanjana Curtis
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Sanjana Curtis è un’astrofisica nucleare
interessata all’origine degli elementi chimici e
all’astronomia multimessaggera. È ricercatrice post-
dottorato al Dipartimento di astronomia e astrofisica
dell’Università di Chicago.
T Circa metà della quantità di elementi più pesanti del ferro ha avuto ori-
gine in alcune delle più violente esplosioni del cosmo. Mentre l’univer-
so ribolle e nuove stelle e pianeti si formano da gas e polvere preesi-
stenti, questi elementi si fanno lentamente strada verso la Terra e altri
mondi. Dopo 3,7 miliardi di anni di evoluzione sul nostro pianeta, gli esseri umani e molte
altre specie ne hanno fatto parte integrante di sé, nei loro corpi e nelle loro vite.
Lo iodio, per esempio, è un componente degli ormoni neces- alla sua compagna: come risultato, due stelle di neutroni iniziaro-
sari per regolare lo sviluppo del cervello e il metabolismo. Il mi- no a orbitare l’una intorno all’altra. In una danza proseguita per
croplancton oceanico del gruppo Acantharea fa uso dello stronzio
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millenni, le stelle si avvicinarono a spirale, prima lentamente e poi
per creare complessi scheletri minerali. Il gallio è fondamentale sempre più rapidamente. Via via che si avvicinavano, le forze di
per i microchip dei nostri smartphone e dei nostri computer por- marea iniziavano a smembrarle, scagliando nello spazio materia
tatili. E gli specchi del telescopio spaziale James Webb sono rive- ricca di neutroni a velocità che rasentavano un terzo di quella del-
stiti d’oro, un elemento utilissimo per la sua natura non reattiva e la luce. Alla fine le stelle si fusero tra loro, inviando increspature
la capacità di riflettere la luce infrarossa (per non parlare della sua attraverso lo spazio-tempo e scatenando fuochi d’artificio cosmici
popolarità in gioielleria). sull’intero spettro elettromagnetico.
Già da tempo abbiamo un’idea generale di come si siano forma- Al momento dello schianto, sul nostro pianeta azzurro pallido,
ti questi elementi, ma per molti anni i dettagli sono stati confusi e che si trova in una zona tranquilla della Via Lattea, a circa 130 mi-
il dibattito è stato aspro. La situazione è cambiata di recente quan- lioni di anni luce di distanza, vivevano i dinosauri. Le increspatu-
do gli astronomi hanno osservato per la prima volta in azione la re nello spazio-tempo, chiamate onde gravitazionali, iniziarono a
sintesi di elementi pesanti. Questo fenomeno, secondo le prove farsi strada attraverso il cosmo, e nel tempo che impiegarono a co-
che abbiamo, procedette più o meno così. prire l’enorme distanza fino alla Terra la vita sul nostro pianeta è
Eoni fa, una stella con una massa più di dieci volte maggiore di cambiata in modo irriconoscibile. Nuove specie si sono evolute ed
quella del Sole morì in una spettacolare esplosione, dando vita a estinte, civiltà sono sorte e cadute, e gli esseri umani curiosi han-
uno degli oggetti più strani dell’universo: una stella di neutroni. no iniziato a scrutare il cielo, sviluppando strumenti che poteva-
Questa stella neonata era un residuo del nucleo stellare compres- no fare cose incredibili, come misurare minuscole distorsioni nello
so fino a una densità estrema, a cui la materia può assumere for- spazio-tempo. Alla fine le onde gravitazionali (che si muovono alla
me che non comprendiamo. La stella di neutroni si sarebbe potu- velocità della luce) e la luce generata dalla fusione hanno raggiun-
ta raffreddare per sempre nelle profondità dello spazio, e questa to la Terra insieme. Gli astrofisici hanno riconosciuto un bagliore
sarebbe stata la fine della sua storia. Ma le stelle più grandi si tro- distintivo che mostrava la presenza di nuovi elementi. L’umanità
vano, per la maggior parte, in sistemi binari insieme a una gemel- aveva appena assistito alla produzione di elementi pesanti.
la, e alla fine lo stesso destino toccato alla prima stella toccò anche In qualità di esperta di cataclismi cosmici, sono affascinata da-
www.lescienze.it Le Scienze 29
Come si formano
gli elementi pesanti
Quell’anello di platino o d’oro che alcuni di noi portano al dito racchiude un segreto che
è stato al centro di un mistero cosmico. Gli scienziati hanno setacciato la galassia per 3 Il processo r richiede nuclei di
capire da dove provengono questi cosiddetti elementi pesanti. Gli elementi più leggeri innesco, come quello del ferro,
– dall’elio, con i suoi due protoni per atomo, fino al ferro, che ha 26 protoni in ciascun l'elemento più pesante che può
formarsi con la fusione all'interno
nucleo – sono compresi più a fondo. Per la maggior parte si formano tramite la fusione delle stelle. Il nucleo di ferro
nucleare all’interno delle stelle. Ma abbiamo le idee meno chiare su che cosa accada do- ha inizialmente 26 protoni e di
po il ferro. L’oro, che ha 79 protoni in ogni atomo, non può formarsi in questo modo. Lo solito circa 30 neutroni. Quando
viene bombardato di neutroni
stesso vale per il platino, lo xenon, il radon e molti elementi delle terre rare.
liberi, il nucleo ne cattura molti
Da decenni si discute sulla provenienza di questi metalli pesanti e su come siano arriva- in pochi millisecondi.
ti sulla Terra. L’idea principale – il cosiddetto processo di cattura neutronica rapida inne-
scato da un evento cosmico estremamente violento – è descritta di seguito. Fino a tem-
pi recenti era una teoria senza alcun supporto osservativo. Tutto è cambiato alcuni anni Nucleo di ferro
fa, quando sono state rilevate le onde gravitazionali e, simultaneamente, la luce, da una (26 protoni, 30 neutroni)
collisione di stelle di neutroni. Questa luce conteneva le firme chimiche di elementi pe-
santi, offrendo così la prima prova a sostegno della teoria sulla loro provenienza. Ha for-
nito inoltre alcuni dettagli su come possa funzionare il processo. Neutrone Protone
libero
Neutroni
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Stella di neutroni
Nucleo d’oro
(79 protoni, 118 neutroni)
Particelle beta
6 Il risultato è un nuovo
elemento, in questo caso l’oro,
che ha 79 protoni.
Particelle beta
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Lattimer e Schramm ipotizzarono che quando una stella di gravitazionali e luce – che includeva «luce» radio, ottica, a raggi X
neutroni collide con un buco nero venga espulsa materia ricca e gamma – provenienti dalla stessa sorgente celeste.
di neutroni. Dal 1982 si è però preferito uno scenario che preve- Le onde gravitazionali rilevate da LIGO-Virgo hanno avuto ori-
de una collisione tra due stelle di neutroni. Mentre alcuni ricer- gine nello collisione di una coppia di stelle di neutroni a circa 130
catori lavoravano per capire come in queste collisioni si possano milioni di anni luce dalla Terra. Può sembrare una distanza enor-
sintetizzare nuovi elementi, altri cercavano di prevedere che tipo me, ma in realtà è relativamente poco per una sorgente di onde
di luce ci si possa aspettare di osservare da una fusione di stelle di gravitazionali. I dettagli del segnale, come il modo in cui la fre-
neutroni. Alcuni hanno ipotizzato un nesso tra le collisioni di stel- quenza e l’intensità delle onde variavano col tempo, hanno per-
le di neutroni e i lampi gamma, le esplosioni spaziali ricchissime di messo di stimare che ognuna delle due stelle di neutroni aveva
energia che emettono una raffica di raggi gamma. E dato che i nu- una massa compresa tra 1,17 e 1,6 volte quella del nostro Sole e un
clei prodotti nel processo r sarebbero instabili e subirebbero un raggio fra gli 11 e i 12 chilometri.
decadimento radioattivo, potrebbero riscaldare il materiale che Non appena è giunto il segnale dell’onda gravitazionale, gli
li circonda e alimentare un bagliore elettromagnetico che dareb- astronomi l’hanno studiato anche con i telescopi convenzionali.
be indizi sugli elementi prodotti. Nel 2010 Brian Metzger e i suoi La collaborazione tra LIGO e Virgo ha permesso di restringere la
collaboratori hanno introdotto il termine «chilonova» per indicare possibile posizione di GW170817 a una regione molto più piccola
questi bagliori (ipotizzati per la prima volta nel 1998) dopo aver ap- rispetto ai precedenti eventi di onde gravitazionali. All’incirca 1,7
purato che sarebbero circa 1000 volte più luminosi di un normale secondi dopo l’arrivo delle onde gravitazionali, i telescopi per rag-
lampo di luce del tipo chiamato nova. gi gamma Fermi-GBM e INTEGRAL hanno rilevato un fioco lam-
Nonostante questi attivi progressi
teorici, non ci sono state conferme di-
rette fino a pochi anni fa, quando una Decenni di progressi ci hanno dato la possibilità
serie notevole di osservazioni è riuscita
a scrutare il cuore di una fusione di stel- di indagare l’origine degli elementi pesanti
le di neutroni.
in modi che erano inaccessibili solo pochi anni fa
Sinfonia cosmica
Nel 2015 il Laser Interferometer Gra-
vitational-wave Observatory (LIGO), negli Stati Uniti, ha ottenu- po di raggi gamma della durata di appena un paio di secondi pro-
to un risultato straordinario: ha rilevato per la prima volta le onde veniente dalla stessa direzione di GW170817. Questa scoperta ha
gravitazionali. Erano state generate da due buchi neri che si avvi- dato il primo collegamento diretto tra fusioni di stelle di neutro-
cinavano tra loro a spirale e si fondevano l’uno nell’altro. L’even- ni e lampi gamma brevi. Ma non finisce qui. Le immagini scattate
to è stato indicato con la sigla GW150914. All’epoca ero dottoranda con il telescopio di un metro Henrietta Swopes, dell’Osservatorio
alla North Carolina State University; ricordo di aver visto l’annun- di Las Campanas, in Cile, hanno mostrato una nuova fonte di luce
cio insieme a tutto il Dipartimento di fisica nell’area comune del situata all’interno di NGC 4993, una galassia vecchia ma lumino-
nostro edificio e di aver provato un’enorme commozione. Cercai sa. Scindendo la luce nei suoi colori costituenti ed esaminandone
di imparare tutto quello che potevo su questa nuova finestra sul lo spettro, gli astronomi hanno concluso che il segnale era coeren-
nostro universo. Appresi che le fusioni di stelle di neutroni pro- te con l’idea che lì si stessero formando elementi pesanti. Stavamo
ducono meno energia di quelle di buchi neri e quindi sono più dif-
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guardando un’autentica chilonova.
ficili da rilevare. Ma io e altri ricercatori speravamo che presto lo Il modo in cui lo spettro della chilonova cambiava nel tem-
stesso esperimento sarebbe riuscito a osservarle. po era interessante. Le più corte tra le lunghezze d’onda della lu-
Passarono un paio d’anni: LIGO e l’analogo osservatorio Virgo, ce, quelle dalla parte dell’azzurro, raggiungevano presto il picco,
in Italia, rilevarono altre collisioni di buchi neri binari, ma le fusio- mentre le lunghezze d’onda verso il rosso, più lunghe, diventava-
ni di stelle di neutroni continuavano a sfuggirci. Poi, nell’autunno no predominanti in seguito. Questi picchi si possono spiegare con
2017, girarono voci secondo cui LIGO-Virgo aveva osservato per la la composizione e la velocità del materiale espulso nella fusione.
prima volta una collisione tra stelle di neutroni. Secondo queste Una chilonova azzurra può essere prodotta da materiale espulso
voci, oltre al segnale dell’onda gravitazionale gli astronomi aveva- in rapido movimento che sia costituito principalmente da elemen-
no rilevato un breve lampo di raggi gamma e qualcosa che somi- ti pesanti relativamente leggeri e tra cui non sono presenti i lan-
gliava molto a una chilonova. L’entusiasmo tra i fisici era enorme. tanidi, gli elementi metallici dal lantanio al lutezio, che sono alta-
Di lì a poco gli scienziati di LIGO e di vari telescopi in tutto il mente opachi alla luce azzurra. Una chilonova rossa, viceversa,
mondo annunciavano la rilevazione di un’onda gravitazionale, richiede materiale in espulsione lenta contenente molti elemen-
chiamata GW170817, e dei segnali elettromagnetici associati. Ri- ti pesanti, tra cui i lantanidi.
masi sbalordita dalla quantità di nuove conoscenze che queste os- In che modo la fusione genera questi componenti distinti? È
servazioni avevano già generato. Il giorno successivo su arXiv.org una domanda che ci porta in un territorio incerto, quello della teo-
– un sito web in cui i ricercatori possono pubblicare versioni preli- ria e delle simulazioni. Si sta ancora cercando di capire in che mo-
minari, non sottoposte a revisione, dei loro articoli – c’erano qua- do la collisione espella il materiale, di che cosa sia fatto quest’ul-
si 70 nuovi articoli su GW170817. L’evento manteneva la promessa timo e come si sviluppi la chilonova risultante. Gli spettri delle
dell’astronomia multimessaggera, la possibilità di osservare un fe- chilonove sono molto difficili da analizzare. Dato che il materia-
nomeno cosmico attraverso diversi «messaggeri» e di unire le in- le si muove velocemente, i segnali che corrispondono ai vari ele-
formazioni in modo da ottenere una comprensione più completa menti si confondono e si mischiano. Mancano anche dati atomici
dell’evento. Era la prima volta che gli astronomi osservavano onde affidabili per molti degli elementi più pesanti, e quindi è difficile
Rubi- Stron- Ittrio Zirco- Niobio Molib- Tc Rute- Rodio Palla- Argen- Cad- Indio Stagno Anti- Tellurio Iodio Xenon
do zio nio deno nio dio to mio monio
Fr Ra Rf Db Sg Bh Hs Mt Ds Rg Cn Nh Fl Mc Lv Ts Og
Lanta- Cerio Praseo- Neo- Pm Sama- Euro- Gado- Terbio Dispro- Olmio Erbio Tulio Itter- Lutezio
nio dimio dimio rio pio linio sio bio
prevedere quale sia l’aspetto delle loro firme spettrali. Finora l’u- stern University hanno già scoperto una chilonova insieme a un
nico rilevamento plausibile di un ben preciso elemento nello spet- lampo gamma lungo, una combinazione interessante che sugge-
Neutron-Capture Elements in the Early Galaxy, di Christopher Sneden e altri, in «Annual Review of Astronomy and Astrophysics», Vol. 46, 2008
tro della chilonova GW170817 è lo stronzio, il che è però sufficiente risce che le fusioni possano generare anche lampi di raggi gamma
per mostrare che il processo r ha avuto luogo. con curve di luce più lunghe.
La scoperta di questo singolare evento ha confermato decenni Per comprendere il processo r dovranno collaborare esperti
di previsioni teoriche. Gli astrofisici hanno finalmente stabilito un di diverse discipline: astronomi osservativi che studiano le stelle
nesso tra le fusioni di stelle di neutroni e i lampi gamma brevi. Lo vecchie e nuove, astronomi delle onde gravitazionali che misura-
spettro della chilonova mostra tracce di elementi pesanti, confer- no le distorsioni nello spazio-tempo, teorici nucleari che costrui-
mando che le fusioni di stelle di neutroni sono almeno uno dei siti scono modelli delle strutture nucleari e della materia all’interno
in cui si producono elementi con il processo r. delle stelle di neutroni, fisici nucleari sperimentali che studiano
Ma molto resta da capire e da scoprire. Il meccanismo che pro-
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le proprietà dei nuclei instabili ricchi di neutroni e astrofisici com-
duce i lampi gamma brevi nelle fusioni non è ancora chiaro. Inoltre putazionali che simulano eventi come le fusioni di stelle di neu-
le proprietà della materia espulsa in una fusione sono influenzate troni con equazioni la cui soluzione richiede mesi di elaborazione
in modi significativi dai neutrini. È necessario un attento monito- su alcuni dei più grandi computer del mondo.
raggio di queste particelle e delle loro interazioni nei modelli teori- Via via che gli strumenti esistenti per rilevare le onde gravi-
ci, ma ciò è anche molto arduo e spesso richiede una quantità proi- tazionali diventano sempre più sensibili, entreranno in funzio-
bitiva di potenza di calcolo. Inoltre, non sappiamo quale oggetto si ne nuovi telescopi per raccogliere la luce dei fenomeni transitori.
sia formato quando si sono fuse le stelle di neutroni. Potrebbe esse- Nuovi progetti, come la Facility for Rare Isotope Beams, inaugura-
re una nuova stella di neutroni, una stella di neutroni sulla via di di- ta nel maggio 2022 alla Michigan State University, misureranno le
ventare un buco nero, o un buco nero. Infine, anche se ora sappia- proprietà nucleari dei nuclei rari. Nuovi osservatori di onde gravi-
mo che le fusioni di stelle di neutroni possono ospitare il processo r, tazionali, come l’Einstein Telescope al suolo, sono attualmente in
non sono gli unici luoghi in cui ciò accade. fase di progettazione in Europa.
Le osservazioni di stelle molto vecchie contenenti elementi ri- Decenni di progressi in molti campi ci hanno portato alla pos-
sultanti dal processo r suggeriscono altre possibilità, tra cui le rare sibilità di indagare l’origine degli elementi pesanti in modi che
supernove e le collisioni di stelle di neutroni con buchi neri. Non erano inaccessibili solo pochi anni fa. Siamo finalmente pronti a
scopriremo l’origine degli elementi pesanti con un’unica osserva- mettere insieme tutti i pezzi. Ogni isotopo di ogni elemento della
zione, per quanto straordinaria. GW170817 è solo l’inizio. tavola periodica ha la potenzialità di dirci qualcosa sulla storia nu-
cleare dell’universo. Q
Nuove possibilità
Non possiamo aspettarci che tutte le chilonove abbiano lo stes-
PER APPROFONDIRE
so aspetto di quella associata a GW170817. Sospettiamo che si pre-
sentino in molte forme, ognuna con caratteristiche distintive, e ci La vita interiore delle stelle di neutroni. Moskowitz C., in «Le Scienze» n. 609,
aspettano molte sorprese. Di recente gli astronomi della Northwe- maggio 2019.
www.lescienze.it Le Scienze 33
EPIDEMIOLOGIA
Quando
finisce
una
pandemia?
Non lo deciderà tanto la scomparsa
dei casi, quanto la fine della percezione
di emergenza nelle popolazioni e nelle
istituzioni, che, a seconda della scala a cui
guardiamo, arriverà in momenti diversi
di Mauro Capocci
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Nicola Marfisi/AGF
Mauro Capocci, laureato in filosofia e dottore di ricerca in storia della scienza,
insegna storia della scienza e della medicina all’Università di Pisa, dove si
occupa soprattutto di storia delle scienze biomediche nell’età contemporanea. È
coautore fra l’altro del libro Le cellule della speranza (Codice Edizioni, 2014).
Q
u a n d o nel 1948 l’Orga-
nizzazione mondiale del-
la Sanità (OMS) ha adot-
tato la sua definizione di
salute, ha creato la tarta-
ruga per Achille: «Uno stato di completo be-
nessere fisico, sociale e mentale». Come per
Achille nel paradosso di Zenone, la tartaru-
ga sarà sempre un passo avanti, per quan-
ti progressi possa fare il Piè veloce: data la
complessità dell’organismo umano e del-
le sue relazioni con l’ambiente, il «comple-
to benessere» è un obiettivo poco realistico.
Ciò nonostante, mettiamo in atto numerose
strategie per avvicinarci a questo bersaglio
mobile, cercando di identificare e manipo-
lare i determinanti individuali e sociali del-
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
la salute.
Due piani si confrontano: la logica astratta delle definizioni e la sono state eliminate gran parte delle misure di contenimento che
realtà dai contorni molto sfumati, fatta di distribuzioni statistiche. hanno caratterizzato gli ultimi tre anni. Ma nessuno ha ancora uf-
Scegliere l’uno o l’altro piano, o un compromesso tra loro, è que- ficializzato il termine del fenomeno, né quali siano i criteri neces-
stione che va oltre i confini della scienza medica: è una decisione sari per decretarlo.
pienamente politica, che incrocia discipline diverse. La pandemia Nel 1989 lo statunitense Charles Rosenberg, storico della me-
da COVID-19 lo ha reso evidente nelle sue fasi più tragiche, che dicina (ora emerito) alla Harvard University, scrisse un articolo
hanno visto contrapposte le esigenze della salute a quelle dell’eco- citatissimo sulla diffusione dell’HIV/AIDS e su come questa e al-
nomia globale, ma la questione si ripropone anche in questi mesi tre epidemie globali possono essere considerate come lo svilup-
tra 2022 e 2023. A tre anni dalla dichiarazione di inizio dell’emer- po prevedibile di un dramma teatrale. Se l’inizio avviene con «una
genza internazionale, si susseguono dichiarazioni sulla «fine» del- apparizione iniziale e un riconoscimento graduale», la fine è più
la pandemia, sempre più vicina o addirittura raggiunta. sfumata, a piccoli passi (come l’Achille zenoniano) verso l’ago-
A fine dicembre 2022, il direttore della virologia dell’ospedale gnato ritorno alla normalità: «Le epidemie normalmente finisco-
universitario della Charité a Berlino ha parlato della «prima onda- no con un lamento, non con un botto». Più importante, per Ro-
ta endemica», intendendo in modo implicito che finalmente si era senberg, è osservare le differenze e le somiglianze tra il prima e
fuori dalla fase pandemica: i rischi sono ora decisamente minori, il dopo, riflettere su ciò che è cambiato in modo più o meno dura-
il numero e la gravità dei casi sono tali da non far ritenere più il turo. Il «ritorno» al prima, o il cambiamento di norme e compor-
COVID-19 qualcosa di fuori dall’ordinario. A settembre 2022 il di- tamenti, sono il finale drammaturgico dell’evento emergenziale,
rettore dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva affermato l’epilogo morale che permette il bilancio: che cosa abbiamo im-
che «la fine della pandemia è in vista» e ovunque, Cina compresa, parato, come abbiamo modificato i nostri comportamenti, cosa è
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rimasto uguale. Nel corso della pandemia da COVID, l’articolo di e dettagliata come mai prima. Conosciamo in tempo reale ciò che
Rosenberg è stato riletto in molti modi, anche in modo critico. succede in ogni parte del mondo; abbiamo cifre esatte, modelli e
Per esempio Samuel Cohn Jr., medievalista all’Università di Gla- previsioni; e lo spostamento del virus è quanto mai rapido. Cele-
sgow, in Scozia, ha messo in dubbio il «lamento» finale delle epide- brare l’estinzione dell’epidemia in ambito locale è senz’altro pos-
mie sul «Bulletin of the History of Medicine». In età moderna, nel sibile, ma rimane un livello più ampio su cui riflettere, e verso cui
lungo periodo di presenza della peste in Europa, in molti luoghi la sembra difficile fare una semplice estrapolazione.
Foto da Chicago Sun-Times/Chicago Daily News collection/
ni limitate: la peste non era più presente a Venezia, a Firenze o a ta eradicata del tutto: il vaiolo, la cui eliminazione è stata dichiara-
Milano, ma poteva ancora infuriare a poche centinaia di chilome- ta dalla trentatreesima Assemblea mondiale della sanità nel 1980,
tri, a Napoli o a Palermo. La fine dell’epidemia festeggiata dalla ba- tre anni dopo l’ultimo caso di infezione naturale registrato in So-
silica veneziana di Santa Maria della Salute, eretta a partire dal 1631, malia. Questo successo rappresentava il termine di uno sforzo glo-
era quindi un fenomeno locale. Mettere in prospettiva la «storia» bale di vaccinazione di massa e di sorveglianza sanitaria capillare
diventa dunque necessario, cogliendo differenze ed eventuali pat- durato decenni.
tern comuni, ma tenendo comunque presente che ora stiamo vi- Un altro esempio positivo – ma in ambito veterinario – è la
vendo «dentro» la pandemia, e ne abbiamo un’esperienza globale scomparsa della cosiddetta peste bovina. Questa malattia colpiva
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non solo bovini d’allevamento ma anche molte specie di ungula- ni e non. La storia delle tre pandemie da peste, molto documentata,
ti, tra cui bufali, antilopi e giraffe. In Africa è stata introdotta con è decisamente istruttiva. L’infezione da Yersinia pestis è dovuta a
ogni probabilità alla fine del XIX secolo, con l’importazione di ani- un batterio ospitato da una pulce (Xenopsylla cheopis) che ha come
mali destinati a sfamare le truppe italiane impegnate nelle guerre ospiti preferenziali i roditori, ma può anche contagiare altri anima-
coloniali. Come è facile immaginare, la malattia ha avuto un tragi- li, tra cui gli esseri umani. La peste trasmessa dalla pulce si mani-
co impatto sulle popolazioni, decimando gli animali sfruttati per festa di solito con i tipici bubboni scuri, e grazie a questi sintomi
l’alimentazione e, secondo alcuni studi, facilitando la diffusione di è possibile distinguerla da altre malattie epidemiche dell’antichità.
altre malattie umane. Secondo le stime, la carestia prodotta dalla Delle tre grandi pandemie di peste, la prima arrivò dall’Afri-
peste bovina uccise due terzi dei Masai della Tanzania e un terzo ca nel VI secolo e le fonti concordano sulla terribile devastazione
della popolazione etiope. Questa enorme minaccia è stata elimina- che portò in tutto il bacino del Mediterraneo, in particolare a Co-
ta grazie al vaccino sviluppato da Walter Plowright negli anni ses- stantinopoli, dove terminò con la città desolata dove «non vedevi
santa del XX secolo, e il successo è stato festeggiato nel 2011, a ot- più artefici al lavoro, non fondachi aperti, non traffico», secondo
to anni dall’ultimo caso registrato in Kenya. Nonostante il risultato, lo storico bizantino e testimone diretto Procopio da Cesarea. Que-
ancora nel 2018 la Food and Agriculture Organization (FAO, Orga- sta prima pandemia è durata circa due secoli; nell’area dell’Impe-
nizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura) dell’ONU e la World ro Romano e del Medio Oriente si sono succedute numerose on-
Organisation for Animal Health (WOAH, Organizzazione mondiale date, via via meno gravi in ragione di importanti cambiamenti. La
per la salute animale) scrivevano che «l’eradicazione non è la fine devastazione della peste rese le città meno popolate e quindi me-
della storia della peste bovina», perché potrebbero esistere serba- no esposte al contagio, e portò a un riequilibrio delle forze milita-
toi di infezioni nella fauna selvatica, e sicuramente il virus è ancora ri, influendo quindi sulle sorti delle strutture sociali e limitando i
conservato in numerosi laboratori per scopi di ricerca. contatti tra popolazioni: secondo le recenti analisi multidiscipli-
C’è quindi un dato in comune tra peste bovina e vaiolo: entram- nari di alcuni storici, la fine della pandemia coincise con la fine
be queste malattie virali sono state eliminate grazie a un vaccino. dell’antichità. Ma si sospetta anche che questa pandemia, come al-
Riguardo all’attuale pandemia, siamo
ancora molto lontani dalla meta «zero
COVID» e dall’eradicazione. I vaccini di- I casi caleranno lentamente con occasionali riprese,
sponibili – costosi e difficili da produrre
– si sono mostrati estremamente efficaci e la mortalità tornerà nella norma, ma a lungo,
nell’abbattere i sintomi e la gravità della
malattia, ma non forniscono la cosiddet-
da qualche parte, ci sarà ancora un focolaio attivo
ta immunità sterilizzante, che permet-
te di interrompere il contagio. È quin-
di probabile che la chiusura sarà poco spettacolare, e più vicina al tre nella storia, abbia agito da fattore selettivo e favorito i più resi-
«lamento» descritto da Rosenberg. I casi scenderanno lentamente, stenti all’infezione.
con occasionali riprese, e la mortalità tornerà nei parametri stori- La pandemia successiva arrivò sulle coste italiane nel 1347 e
ci, ma per lungo tempo da qualche parte nel mondo ci sarà ancora dall’anno successivo dilagò nel continente: la grande Peste Nera.
un focolaio attivo. Ciò che sancirà l’uscita dalla pandemia non sarà Durò, almeno in Europa, quattro secoli. Anche quando non era
l’assenza globale di nuove infezioni, ma la fine della percezione di presente in un’area, era una minaccia continua, un ospite atteso,
emergenza nelle popolazioni e nelle istituzioni.
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che si muoveva lungo strade note: le grandi vie di comunicazione
Per comprendere questo processo è necessario tenere presen- terrestri e soprattutto marittime. Non è un caso che l’ultimo epi-
ti dimensioni eterogenee e correlate, in cui si intrecciano raziona- sodio di notevole importanza scoppiò nel 1720 a Marsiglia, il più
lità e pratiche differenti. A seconda della scala a cui guardiamo, la importante porto francese del Mediterraneo. La fine della secon-
fine arriverà in momenti diversi. Nei singoli paesi – in particola- da pandemia in Europa occidentale – molto studiata dagli storici
re quelli dove i sistemi sanitari sono sufficientemente resistenti e i – è stata un progressivo allontanamento dalle zone più abitate. Di-
vaccini sono stati somministrati a una vasta percentuale della po- versi fattori hanno impedito il ripetersi di apocalissi come quelle
polazione – l’uscita dalla fase emergenziale può essere considerata descritte dalle cronache trecentesche che raccontano, nelle parole
vicina. Molti governi stanno allentando le restrizioni, in un ritor- del fiorentino Matteo Villani, «lo sterminio della generazione uma-
no più o meno lento ai comportamenti abituali, facendo attenzio- na». Si è ipotizzato per esempio che la progressiva sostituzione del
ne alla fragilità di alcune categorie e alla capacità dell’economia di ratto nero (Rattus rattus) con il ratto marrone delle fogne (Rattus
sopportare le limitazioni imposte negli ultimi anni. Se invece ci norvegicus), più resistente all’infezione, abbia avuto un ruolo im-
poniamo in una prospettiva più ampia, ci vorrà ancora più tem- portante. Numerosi indizi collegano alle due pandemie l’invasio-
po, poiché la globalizzazione degli ultimi decenni ha reso il piane- ne di due popolazioni geneticamente distinte di ratto nero, nel VI
ta un enorme sistema di vasi comunicanti. e poi nel XIV secolo, ma a partire dal Settecento il ratto marrone
è diventato più comune, marginalizzando il primo. La cronologia
Una storia istruttiva però non quadra del tutto, e sicuramente le misure di controllo (le
Va tuttavia considerata la variabile evolutiva, su cui l’azione quarantene e i miglioramenti delle pratiche igieniche) introdotte
umana non ha molte possibilità di incidere: come sappiamo, nuo- anche prima di conoscere il microrganismo patogeno e i suoi vet-
ve varianti potrebbero emergere e diventare dominanti, facen- tori hanno limitato la diffusione della malattia.
do ripartire il contagio in maniera preoccupante. Si tratta quindi Scomparsa dall’Europa, la peste rimase endemica nelle zone
di tenere insieme gli aspetti sociali con la bio-ecologia del patoge- più interne della Cina. Già nel 1855 riprese forza, e dallo Yunnan
no, cercando di considerare le interazioni tra i diversi attori uma- si spinse verso le colonie inglesi, raggiungendo l’India negli anni
All’indomani della seconda guerra mondiale, questo bambino a Parigi indossa un tutore alla gamba per poter camminare, a causa della paralisi
provocata dalla poliomielite.
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novanta del XIX secolo, in quella che è definita la terza pandemia epidemie, in cui locale e globale interagiscono per definire i livel-
di peste. Ma stavolta risparmiò sostanzialmente l’Europa, grazie a li di allarme e le risposte. Un focolaio epidemico può essere preoc-
una severissima sorveglianza sanitaria nei punti cruciali di passag- cupante per un solo paese, oppure richiedere misure di controllo
gio dei viaggiatori, per esempio nel Mar Rosso. Grazie all’apertu- internazionale, attivando sforzi di sorveglianza ben diversi. La li-
ra del Canale di Suez, in quel tratto convergevano le navi a vapore mitazione del contagio può segnare la fine «normativa» della pan-
dalle colonie europee in Oriente e i pellegrini che da tutto il mondo demia, ma ciò non impedisce che vi siano ancora trasmissione e
islamico andavano in pellegrinaggio alla Mecca. Era quindi il luogo mortalità. Nell’ultimo decennio, le epidemie di Ebola sono state di-
ideale per portare il contagio verso il Mediterraneo e l’Europa oc- chiarate di volta in volta emergenze internazionali di salute pub-
cidentale. Le potenze europee vi stabilirono un Consiglio di sani- blica, una definizione usata quando il contagio appare fuori con-
tà marittima e quarantenaria che di fatto commissariava il governo trollo e in grado di attraversare i confini nazionali. La capacità di
egiziano e l’Impero ottomano, decidendo le misure da far osserva- mettere in atto una risposta tempestiva ed efficace, con un siste-
re. Un approccio coloniale rafforzato dalle scoperte della microbio- ma sanitario capace di trattare adeguatamente gli infetti e traccia-
logia, con il medico svizzero Alexandre Yersin che nel 1894 aveva re i contatti nella popolazione, è quindi fondamentale per la fine di
finalmente identificato il batterio della peste. Pochi anni più tar- una pandemia, dopo che la dichiarazione «burocratica» del suo ini-
di, nel 1898, il medico e biologo francese Paul-Louis Simond aveva zio è il fischio d’avvio di una partita la cui durata è indefinita.
dimostrato che il batterio infetta la pulce dei ratti, avviando quel- Dinamiche bioevolutive possono però cogliere di sorpresa i si-
la che Christos Lynteris, uno storico ora all’Università di Saint An- stemi di sorveglianza, e trasformare una malattia «normale» come
drews, in Scozia, ha chiamato «guerra al ratto». l’influenza in un mostro da decine di milioni di morti. La terribile
Anche per la terza pandemia di peste è importante usare diver- «Spagnola», per esempio, è esplosa nella primavera 1918 con una
se prospettive per comprendere i processi in atto. L’OMS ha di- forma estremamente contagiosa. Nell’estate, una variante ha com-
chiarato la fine dell’emergenza nel 1960, quando si sono verifica- binato l’estrema capacità di diffusione con una fortissima patoge-
ti meno di 200 casi. La pandemia aveva causato oltre 10 milioni di nicità, così che dalla fine dell’estate si contarono decine di milio-
vittime, quasi tutte in Asia. In Europa
occidentale, invece, era rimasta estre-
mamente limitata. All’inizio del Nove- Anche quando le nuove infezioni cessano,
cento occasionali focolai sono stati subi-
to limitati (nei porti portoghesi e inglesi, le conseguenze mediche e sociali del contagio
e a Napoli). Ancora tra il settembre e il
novembre del 1945 ci fu una piccola epi-
possono permanere a lungo
demia a Taranto, che portò a 15 decessi
(quasi tutti per peste setticemica), e fu
tenuta sotto controllo grazie a una tempestiva e ampia campagna ni di decessi. La Spagnola tornò a fine inverno 1919 e poi nel 1920,
di derattizzazione e di uso del DDT contro la pulce. La malattia non con un conto finale che secondo le stime più alte ha raggiunto i 125
era più uno spauracchio incombente sulla popolazione e le misu- milioni di morti. Non è poi scomparsa grazie alle misure sanitarie,
re emergenziali sul territorio furono minime. Tuttavia era ancora poco efficaci, ma di nuovo grazie a meccanismi fisiologici: nel 1918
presente a livello istituzionale, dove non erano stati dimenticati i gran parte della popolazione mondiale era stata in contatto con
grandi flagelli epidemici del secolo precedente: colera, febbre gial- quello specifico ceppo virale. Il contagio è continuato, ma sempre
la e appunto la peste. I meccanismi di controllo sanitario interna-
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meno patogenico e con numeri sempre meno preoccupanti, fin-
zionale erano quindi ancora in atto. ché non è stato sostituito da ceppi influenzali diversi.
Yersinia pestis non è scomparsa: è endemica in popolazioni di Ciò è dimostrato anche da diversi studi che intrecciano storie lo-
animali selvatici in Nord America e in Asia, e ogni anno si registra cali e globali, che raccontano come già nel 1920 gli effetti dell’epi-
qualche caso. Fa eccezione il Madagascar, dove la peste è arrivata demia stagionale di influenza erano maggiori nei luoghi dove l’in-
dall’India nel 1898; se globalmente la pandemia è finita, nell’isola fluenza degli anni precedenti aveva fatto meno danni. Come scrive
solo nel XXI secolo ci sono stati almeno quattro episodi epidemi- lo storico Francesco Cutolo in L’Influenza spagnola del 1918-1919
ci con oltre 300 morti. Una serie di cambiamenti nelle condizioni (I.S.R.Pt Editore, 2020), in Toscana «i casi mortali si verificarono
di vita di gran parte della popolazione mondiale e la disponibilità di soprattutto nei centri meno colpiti dall’ondata dell’autunno 1918»,
farmaci efficaci e di strumenti di sorveglianza sanitaria rende tut- e in pochissime settimane furono eliminate tutte le misure adotta-
tavia estremamente improbabile il ripresentarsi di una pandemia. te, le stesse imposte nel biennio precedente. Nel lessico popolare,
e in assenza di cognizioni su evoluzione e struttura dei ceppi vira-
Ritorno alla normalità li, l’influenza del 1920 non era più la «Spagnola» ma «un’influenza
Nelle popolazioni, invece, la percezione della fine di un’epi- nostrana, abituale, attenuata». Il virus H1N1, responsabile della car-
demia non coincide necessariamente con la scomparsa della ma- neficina, non è però scomparso, riemergendo nel 1977 (la cosiddet-
lattia, ma piuttosto con la sua normalizzazione. Le storiche Erica ta «influenza russa») e poi nel 2009-2010 con la «suina». Rispetto
Charters, dell’Università di Oxford, e Kristin Heitman, libera pro- all’antenato del 1918, questi virus hanno fatto molti meno danni, in
fessionista e consulente dei National Institutes of Health statu- virtù di conoscenze mediche sempre più efficaci nel limitarne gli
nitensi, hanno evidenziato che il ritorno alla normalità era stato effetti, soprattutto grazie ai vaccini preparati ogni anno sfruttando
identificato già nel XVII secolo con l’azzeramento della mortalità i sistemi di sorveglianza internazionali.
in eccesso, una misura introdotta dall’epidemiologo inglese John Alla fine delle pandemie alcune cose tornano come prima.
Graunt per studiare l’andamento della peste. Ma l’avvento delle Quando Procopio nelle Istorie delle guerre persiane raccontava
istituzioni globali, come l’OMS, ha aggiunto nuove dimensioni alle della peste a Costantinopoli, si rammaricava del fatto che, nono-
medicina e i sistemi sanitari a farsene carico, sviluppando tratta- – con i numeri dell’epidemiologia e della sanità pubblica – le deci-
menti, tecnologie e prospettive etiche sul valore della vita umana. sioni politiche rilevanti. Nel mondo di oggi e del prossimo futuro,
Lo sviluppo di costosi reparti di terapia intensiva, delle macchi- iperconnesso e basato sulla conoscenza, è il feedback virtuoso tra
ne per aiutare la respirazione (fino ai «polmoni d’acciaio»), non- questi tre livelli che può portarci fuori da una pandemia e limitare
ché della medicina della riabilitazione sono anche le conseguenze l’impatto della successiva, qualunque forma essa prenderà. Q
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EVOLUZIONE
di David Pfennig
DEI GENI
AL DI LÀ
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David Pfennig
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David Pfennig è professore di biologia all’Università del North Carolina
a Chapel Hill. Ha scritto diversi libri di divulgazione scientifica sull’evoluzione
e ha pubblicato contributi rilevanti su numerose testate giornalistiche.
L’originale di questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo-aprile 2022
di «American Scientist». Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.
S
pesso si pensa che i geni dettino da soli le caratteristiche di un organismo,
ma i naturalisti sanno da tempo che l’ambiente in cui questo vive ne può
cambiare profondamente gli attributi. Vediamo tre esempi. Quando le tar-
tarughe dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) si riproducono, il
sesso della prole dipende dal punto in cui la femmina depone le uova.
Se lo fa in luoghi ombreggiati e freschi, dalla schiusa escono al successo riproduttivo differenziale, è necessaria perché si veri-
maschi; se invece le lascia in punti assolati e caldi, ne emergono fichi l’evoluzione per selezione naturale, il processo che porta ti-
femmine. Nel caso dei rospi della specie Spea multiplicata, inve- picamente i viventi ad avere caratteristiche adatte al loro ambien-
ce, è il cibo a determinare la forma che la prole prende e il modo te. Fino alla fine dei suoi giorni il naturalista si sforzò di trovare
in cui si comporta: se i girini mangiano soprattutto alghe e plan- una spiegazione di come si determini questa variazione. Poco pri-
cton, diventano onnivori socievoli dalla testa affusolata che nuo- ma di morire scrisse: «In biologia non c’è domanda più importante
tano con lentezza; se invece predano piccoli crostacei, diventa- che quella sulla natura e sulla causa della variabilità».
no carnivori solitari, possenti e veloci, dalla testa larga. Infine, le Ironicamente, quasi vent’anni prima che Darwin scrivesse que-
piante di ravanello selvatico, se sono attaccate dalla cavolaia mi- ste parole, un abate moravo quasi del tutto sconosciuto aveva pub-
nore, in poche ore aumentano drasticamente la produzione di so- blicato un breve saggio che trattava proprio di questo problema e
stanze difensive nelle foglie, sventando così nuovi attacchi dei
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offriva indicazioni importanti su come scaturisce la variazione dei
bruchi. tratti. In quel lavoro, Gregor Mendel dimostrava che i genitori tra-
In tutti e tre questi esempi, gli organismi sviluppano caratte- smettono alla prole dei vettori di informazione invisibili, che influi-
ristiche diverse (un «fenotipo» diverso) a seconda dei fattori am- scono in modo prevedibile sulle loro caratteristiche. Inizialmen-
bientali (temperatura, disponibilità alimentare, predatori) che te il trattato fu ignorato, ma poi richiamò l’attenzione del mondo
agiscono su di loro. Si tratta della cosiddetta plasticità fenotipica, scientifico attorno al 1900, quando nel giro di pochi mesi tre di-
cioè la variazione dei tratti fisici dovuta a influenze esterne e non versi scienziati, indipendentemente l’uno dall’altro, pubblicarono
a mutazioni genetiche. studi che confermavano le affermazioni di Mendel. Poco più tar-
Questa flessibilità dello sviluppo ha attratto molto interesse ne- di il biologo danese Wilhelm Johannsen diede un nome ai fattori
gli ultimi anni, perché è cruciale per gli sforzi volti a comprende- ereditari di Mendel: «geni». La disciplina che se ne occupa avreb-
re l’evoluzione della vita. Come mostrano le ricerche più recenti, be sperimentato una forte crescita nel XX secolo e presto avreb-
infatti, non solo quasi tutte le caratteristiche di un organismo de- be plasmato la visione dei processi evolutivi. Negli anni trenta e
rivano dall’interazione tra geni e fattori ambientali; ma le altera- quaranta del Novecento, le idee di Darwin si fusero con la geneti-
zioni fisiche indotte dall’ambiente sono a volte trasmesse alla pro- ca e con altre discipline, dando origine alla cosiddetta teoria sinte-
le; e talvolta la plasticità fenotipica accelera e altera l’evoluzione di tica dell’evoluzione, che ancora oggi è quella più accreditata. Oggi
una specie, e in alcuni casi può aver lasciato un’impronta indelebi- i geni sono considerati i fattori più influenti nel determinare le ca-
le nella storia della vita. ratteristiche espresse da un dato organismo, mentre l’ambiente è
Perché e fino a che punto gli esemplari di una stessa specie mo- spesso trascurato.
strino caratteristiche differenti fra loro è una delle domande fon- Tuttavia, come dimostrano gli esempi illustrati sopra, non sono
damentali della biologia. I primi due capitoli della famosa opera di i soli geni a stabilire le caratteristiche di un individuo. Quando Jo-
Charles Darwin L’origine delle specie si dedicano esclusivamente hannsen coniò il termine «gene», sviluppò contemporaneamente
alle cause di questa variabilità. Darwin riteneva cruciale chiarire anche i concetti di «genotipo» per indicare il corredo genetico di
questo punto. Aveva capito che la variazione, assieme all’eredità e un organismo e di «fenotipo» per il suo aspetto osservabile, cioè
sa secondo cui l’insieme dei tratti osservabili di un essere viven- plasticità aumentano la fitness evolutiva di un individuo (in prati-
te è principalmente il prodotto del suo genotipo? Questa domanda ca, il suo successo riproduttivo); un esempio è la reazione difensiva
mi tiene occupato ormai da trent’anni. La studio empiricamente del ravanello selvatico all’attacco della cavolaia minore.
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Nella tartaruga dalle orecchie rosse, il sesso della prole dipende dalla temperatura a cui si sviluppano gli embrioni nelle uova.
Gli ambienti naturali variano sia nel tempo che nello spazio. seguenti condizioni: 1) i vantaggi della plasticità fenotipica preval-
Inoltre, praticamente tutti gli organismi devono affrontare flut- gono sui costi; 2) esiste una variazione genetica tale da permettere
tuazioni ambientali nel corso della vita, per esempio quando sono varianti nei tratti osservabili; 3) l’organismo è esposto a condizioni
esposti a un cambio di stagione o si spostano in un habitat diver-
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ambientali mutevoli; 4) non esiste un tratto definito che funzioni
so. In generale questi cambiamenti comportano un rischio, per- in maniera ottimale in tutte le condizioni che un individuo si può
ché possono portare a un minore accordo tra fenotipo e ambiente. trovare ad affrontare; e 5) gli individui possono percepire in modo
Certo, la selezione naturale può riportare l’accordo a livelli miglio- affidabile i fattori ambientali rilevanti.
ri, ma solo da una generazione all’altra. Di conseguenza questa Le cose stanno davvero così per le specie che hanno evoluto un
«evoluzione adattativa» resta sempre indietro di almeno una ge- alto grado di plasticità? Ricercatrici e ricercatori studiano da de-
nerazione nel reagire a un ambiente che cambia in fretta. La pla- cenni i costi della plasticità fenotipica per gli organismi, ma in ge-
sticità fenotipica, invece, permette di modificare le caratteristiche nere non trovano alcun costo significativo. Quindi di solito i van-
all’interno della stessa generazione e quindi può tenere meglio il taggi di un fenotipo variabile sembrano prevalere sugli svantaggi
passo con cambiamenti ambientali rapidi. Presumibilmente que- (condizione 1). Inoltre, in un lavoro pionieristico degli anni sessan-
sto spiega perché si ritrovi ovunque. ta l’ecologo Anthony Bradshaw ha mostrato che genotipi diversi
differiscono tra loro soprattutto per le reazioni che rendono pos-
Evoluzione della plasticità sibili all’organismo di fronte alle influenze ambientali. Quindi di
Non tutte le specie sono altrettanto plasmabili, né lo sono tut- norma sembra esistere una variazione genetica tale da permettere
ti i tratti di una stessa specie. Alcuni sono più dipendenti dai fat- un fenotipo variabile (condizione 2).
tori ambientali e quindi riescono ad adattarsi meglio, mentre al- Per i tre punti rimanenti possiamo osservare più da vicino i ca-
tri lo sono meno. Inoltre le variazioni possono apparire in modo si di determinazione ambientale del sesso, una forma comune di
continuo oppure discreto (per gradi). Quali condizioni favorisco- plasticità nella quale l’ambiente in cui si sviluppa l’individuo ne
Juniors Bildarchiv/AGF
no un’alta o bassa plasticità, e che cosa ne decide la forma? stabilisce il sesso (come nel caso citato della temperatura che lo
Teorici dell’evoluzione come Samuel Scheiner, della National determina per le tartarughe). In base alla teoria delineata, que-
Science Foundation statunitense, hanno sviluppato modelli mate- sta forma di plasticità dovrebbe insorgere quando gli individui so-
matici per rispondere a queste domande. Secondo i loro risultati, no sottoposti a fattori ambientali mutevoli (condizione 3), quan-
si sviluppa un grado maggiore di plasticità quando si verificano le do l’ambiente in cui l’individuo si sviluppa incide in modo diverso
sulla fitness dei maschi e delle femmine (condizione 4) e quando Quando invece l’espressione del tratto è discontinua, gli spe-
gli individui sono in grado di percepire i fattori ambientali rilevan- cialisti parlano di polifenismo. Esempi di questa situazione sono la
ti (condizione 5). determinazione ambientale del sesso, le caste negli insetti sociali
Che le cose stiano davvero così è stato dimostrato in studi su
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o i cambiamenti stagionali di livrea. Il polifenismo si evolve proba-
diverse specie. Una è il gamberetto Gammarus duebeni, diffuso bilmente a partire da fenotipi con variabilità continua, quando la
Damian Pawlos/iStock (venere acchiappamosche); Dr P. Marazzi/AGF (fringuello delle Galapagos)
nelle paludi delle latitudini temperate. In questa specie il sesso è selezione naturale ne favorisce alcune distinte espressioni che so-
determinato dalla lunghezza delle giornate: i maschi emergono no adatte a specifiche condizioni ambientali.
preferibilmente nella fase iniziale della stagione degli accoppia- La selezione non può soltanto rafforzare la plasticità fenotipi-
menti, quando le giornate sono più corte, e le femmine preferibil- ca, ma anche ridurla. In questo caso i tratti si sviluppano in modo
mente in una fase più tardiva, quando ci sono più ore di luce. Per- da reagire meno alle alterazioni ambientali, a volte fino al punto
Grafico di Danilo Sossi; fonte: «American Scientist», Vol. 110, n. 2, 2022;
tanto i maschi appaiono prima e hanno più tempo per crescere; e in cui la variabilità scompare del tutto. Di solito si arriva a questo
per loro avere un corpo imponente è un vantaggio maggiore che punto quando una delle cinque condizioni citate che favoriscono
per le femmine. Dato quindi che i maschi beneficiano più delle la plasticità viene meno. Quando una caratteristica che prima era
femmine di una taglia maggiore, e che il gamberetto è in grado di plastica diventa fissa, si parla di assimilazione genetica.
registrare la lunghezza delle giornate, la determinazione ambien- Questo fenomeno fu dimostrato per la prima volta negli anni
tale del sesso è un adattamento vantaggioso per questa specie, il cinquanta dal genetista Conrad Waddington con esperimenti di
che presumibilmente spiega perché si sia affermata questa forma laboratorio. Da allora ne sono stati individuati numerosi esempi
di plasticità. nelle popolazioni in natura. Il grado di plasticità può quindi muta-
Quando la plasticità fenotipica è presente, può dar luogo a va- re con l’evoluzione.
riazioni nei tratti fisici che sono distribuite in modo continuo op- Da tempo i biologi cercano di capire come la plasticità fenoti-
pure discreto. Il primo caso è più comune e permette agli indivi- pica influenzi gli eventi evolutivi. Molti ritengono che, se anche
dui di adattare con precisione la reazione del proprio fenotipo alle la plasticità ha un ruolo, questo sia di impedimento. Infatti, se un
influenze ambientali. Per esempio, in presenza di predatori i girini solo genotipo può produrre fenotipi diversi in risposta a variazio-
di molte specie di rane sviluppano una coda più efficiente, che ne ni ambientali, c’è meno bisogno di operare modifiche genetiche
aumenta le probabilità di sopravvivenza. Maggiore è il rischio di per adattarsi a nuove circostanze. Quindi la plasticità, nell’opinio-
finire preda di un altro animale, più la coda diventa grande. ne prevalente, ridurrebbe la selezione diversificante e ostacole-
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FITNESS DIFFERENTE
Luce
e buio
La plasticità fenotipica
aumenta la fitness evolutiva
in un mondo che cambia.
Gli organismi con un
fenotipo fisso possono
avere una fitness più alta
di quelli con un fenotipo
plastico negli ambienti per
cui si sono specializzati
(per esempio una lucertola
scura in un ambiente poco
luminoso). Gli organismi
plastici però se la cavano
meglio quando le condizioni
ambientali cambiano. Dato
che un ambiente mutevole
è la regola piuttosto che
l’eccezione nella vita di
un organismo, in media i
fenotipi che variano con
plasticità sono avvantaggiati.
rebbe l’evoluzione. Altri esperti formulano invece l’ipotesi con- Una seconda possibilità è che la plasticità favorisca i processi
traria. La rinomata biologa evolutiva Mary Jane West-Eberhard, evolutivi, o li renda possibili, perché permette una gamma più am-
dello Smithsonian Tropical Research Institute, sostiene per esem- pia di reazioni. Per capire questo meccanismo è importante tenere
pio che «la maggior parte delle alterazioni evolutive del fenoti- presente che la maggior parte delle popolazioni in natura presen-
po iniziano con variazioni fisiche indotte dall’ambiente […] I ge- ta un’abbondante variazione genetica (cioè un pool genico molto
ni seguono l’evoluzione fenotipica, non ne sono necessariamente ampio) che di norma non si esprime nei fenotipi, perché i caratte-
i precursori». ri ereditari non sono tutti attivi allo stesso tempo. La parte inatti-
va e «nascosta» del pool genico può però diventare visibile quan-
Guadagnare tempo prezioso Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
do gli organismi sono sottoposti a condizioni insolite o stressanti,
Come fa la plasticità a lasciare la sua impronta sull’evoluzione? come un cambiamento ambientale, perché in questo caso alcu-
In primo luogo potrebbe promuovere la persistenza delle popola- ni geni prima dormienti si attivano e producono tratti insoliti. L’e-
zioni. Dato che migliora la fitness individuale in ambienti che mu- spressione fenotipica di questi geni è fondamentale perché la sele-
tano rapidamente, per un certo lasso di tempo dovrebbe impedi- zione naturale agisce sui fenotipi e non direttamente sui genotipi;
re che una popolazione sotto stress si estingua. A favore di questa può quindi selezionare solo quei fenotipi che vengono espressi, e
ipotesi c’è per esempio l’osservazione che le specie aviarie che di conseguenza i genotipi che ne sono alla base.
questo ambiente secco hanno sviluppato numerosi adattamenti, mentre le specie di Scaphiopus, se ricevono un’alimentazione car-
tra cui il fatto che i girini presentano una forma peculiare di plasti- nivora, crescono meno bene. Un ulteriore perfezionamento del-
cità: di solito, crescendo diventano onnivori con un corpo di for- la forma carnivora è emerso in quelle popolazioni di Spea bombi-
ma ovale, ma se mangiano carne (per esempio piccoli crostacei) si frons che producono soltanto carnivori: la loro forma carnivora si
trasformano in carnivori dalla corporatura possente, con una te- è dimostrata superiore a quelle di tutte le altre specie e popolazio-
sta grossa e un intestino corto. Dato che si sviluppano più rapida- ni di Spea bombifrons. Ora stiamo cercando di identificare i geni
mente rispetto all’altra forma, queste forme hanno più probabili- coinvolti in questi processi evolutivi.
tà di sfuggire dalle pozze in via di essiccamento prima che l’acqua I nostri lavori corroborano quindi la tesi secondo cui nelle po-
scompaia. Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
polazioni naturali l’evoluzione può essere promossa dalla plasti-
Per verificare se la variante carnivora emerga grazie a meccani- cità fenotipica. Anche molti altri gruppi di ricerca hanno trovato
smi evolutivi resi possibili dalla plasticità, con il mio gruppo di ri- prove a sostegno di questa idea. L’evoluzione guidata dalla plasti-
cerca abbiamo studiato diverse specie e popolazioni di rospi, che cità è documentata in organismi diversi che vanno dai batteri ai
rappresentavano vari stadi di evoluzione della forma carnivora. serpenti, ed è stata chiamata in causa anche per eventi evolutivi
Ci siamo concentrati su cinque specie e popolazioni: Scaphiopus importanti come lo sviluppo della pluricellularità. Insomma, po-
couchii e Scaphiopus holbrookii, che non esprimono una forma trebbe avere un ruolo decisivo nell’evoluzione.
Grafico di Danilo Sossi; fonte: «American Scientist», Vol. 110, n. 2, 2022
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D A L L A T E O R I A A L L A P R AT I C A
e continuò a praticare la stessa operazio-
ne per un totale di cinque generazioni.
Poi verificò se i discendenti sviluppava- Applicazioni della
no una coda più corta; non sorprenden-
temente, ciò non avvenne neanche in un plasticità fenotipica
singolo animale. Da questo esperimento e
dall’osservazione dettagliata dello svilup- 1) Previsione delle reazioni evolutive ai cambiamenti climatici
po embrionale lo scienziato concluse che Tenere conto della plasticità fenotipica è utile per capire quali specie traggono vantaggio dai mu-
il miglioramento di un organo nel corso tamenti ambientali antropogenici e quali no.
di diverse generazioni non derivava dal- 2) Ottimizzazione della produzione agricola
la somma di tutte le varie esperienze di vi- Nell’agricoltura commerciale è importante ridurre la plasticità per garantire che le varietà colti-
ta, bensì dalla somma dei fattori genetici vate producano raccolti abbondanti in modo uniforme anche in regioni diverse e con condizio-
vantaggiosi. Dopo il lavoro di Weismann, ni ambientali differenti.
l’idea che i tratti acquisiti si possano tra- 3) Ricerca sui difetti congeniti non ereditari, dovuti a fattori esterni (cosiddetti teratogeni)
smettere ereditariamente fu accantonata Si stima che tra il 2 e il 5 per cento dei neonati umani venga al mondo con malformazioni, e ano-
per lungo tempo. malie analoghe colpiscono numerose altre specie animali. Molte di queste anomalie sono scate-
Di recente però si stanno accumulando nate da fattori ambientali.
prove che le informazioni passino da una 4) Chiarimenti sulle cause evolutive delle patologie legate all’alimentazione
generazione alla successiva anche per via La plasticità fenotipica dovuta a un apporto alimentare variabile è molto diffusa negli esseri uma-
non genetica (cioè non tramite la sequen- ni e può portare all’obesità e a varie malattie a essa collegate. La forma più pericolosa è l’au-
za del DNA). Ciò riguarda anche tratti che mento eccessivo del cosiddetto grasso viscerale, immagazzinato nella cavità addominale. Alcuni
si sono modificati in risposta a fattori am- esperti sostengono che l’aumento di questa riserva di tessuto adiposo sia un adattamento favori-
bientali per via della plasticità. Spesso i to dalla selezione negli individui che hanno sofferto di malnutrizione nei primi anni di vita: così il
genitori dotano i propri gameti, e quindi la loro organismo cercherebbe di prevenire eventuali periodi di carenza nell’età adulta.
prole, di informazioni che hanno ricevuto 5) Ricerca sul cervello
dal mondo esterno. In risposta alle alterazioni ambientali il cervello può modificare i collegamenti sinaptici esistenti e
Uno dei meccanismi più studiati con crearne di nuovi. Questa cosiddetta neuroplasticità permette tra l’altro al tessuto nervoso di com-
cui lo fanno è la metilazione del DNA, in pensare lesioni o danni dovuti a malattie.
cui l’aggiunta di gruppi metile (CH3) in de-
terminati siti del DNA influisce sull’attivi-
tà dei geni lì presenti. La metilazione del DNA è spesso determina- che per integrare la plasticità nella biologia evoluzionistica occor-
ta da fattori ambientali come l’alimentazione o lo stress, ed è stato rerà un’importante estensione della teoria sintetica dell’evoluzio-
dimostrato che a volte viene ereditata per diverse generazioni, ne. Ma una revisione simile è davvero necessaria?
assieme alle alterazioni fenotipiche a essa collegate, senza che ci Rispondere non è facile. Per molti aspetti le tesi presentate so-
sia alcun cambiamento nella sequenza del DNA. Questa forma di pra rientrano senza problemi nella teoria dell’evoluzione attuale.
eredità tramite l’aggiunta di gruppi chimici al DNA è detta eredi- Mary Jane West-Eberhard, per esempio, sostiene che alla plasti-
tà epigenetica. cità fenotipica vada riconosciuta un’importanza centrale nell’evo-
Quando le cellule moltiplicano il proprio DNA prima di una di- luzione adattativa già nel quadro teorico attuale. Infatti l’adatta-
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visione cellulare, talvolta accade che gli enzimi responsabili co- mento evolutivo richiede la trasmissione, attraverso la selezione,
pino una metilazione dal filamento di DNA originario al nuovo di tratti fenotipici alterati; la selezione si basa sulla variazione fe-
filamento prodotto. Così le nuove cellule possono ereditare carat- notipica; e questa è causata da fattori sia genetici che ambienta-
teristiche che i progenitori hanno acquisito nel corso della vita at- li. Quindi la plasticità dei tratti osservabili (come reazione dei
traverso la plasticità fenotipica. A volte queste informazioni epige- processi dello sviluppo ai fattori ambientali) farebbe già parte da
netiche entrano anche nella linea germinale, come ha dimostrato molto tempo della teoria standard dell’evoluzione, anche se non è
per esempio un recente studio di Elizabeth O’Brien, del QIMR stata esplicitamente riconosciuta come tale.
Berghofer Medical Research Institute, in Australia: secondo i suoi Altri aspetti della plasticità però si adattano meno bene al qua-
risultati, le modifiche indotte da fattori ambientali nelle moleco- dro teorico esistente. Il primo da menzionare è la trasmissione al-
le di RNA nel cervello dei topi possono essere trasmesse alla linea la prole dei tratti acquisiti. A prima vista ciò non sembra violare i
germinale, e quindi ai discendenti. principi fondamentali della biologia evolutiva: la teoria di Darwin
Concludendo, si può affermare che i geni non sono gli unici fat- infatti non dice nulla circa i meccanismi della trasmissione eredi-
tori a trasmettere informazioni da una generazione alla successi- taria, perché il naturalista non conosceva l’esistenza dei geni (e ciò
va. Non sappiamo con che frequenza siano ereditati i tratti basa- nonostante elaborò una teoria che si è dimostrata sorprendente-
ti sulla plasticità fenotipica nelle popolazioni naturali, né quanto mente stabile di fronte ai rapidi progressi della conoscenza). Co-
questa eredità sia duratura; però sappiamo che avviene. Capire me ebbe a sottolineare il biologo evolutivo John Maynard Smith,
quando e come si verifica è di importanza cruciale per la biologia l’evoluzione adattativa di Darwin richiede solo che «simile derivi
evolutiva e per la ricerca medica. da simile», indipendentemente da come avvenga il processo ere-
Alcuni scienziati trovano però difficile integrare la plasticità fe- ditario. Però se oltre ai geni di un individuo è anche l’ambiente dei
notipica nel quadro teorico esistente. Biologi evolutivi come Ke- suoi progenitori a plasmarne il fenotipo (come quando i tratti ac-
vin Laland, dell’Università di St. Andrews, in Scozia, e Armin Moc- quisiti con le plasticità fenotipica sono trasmessi alla prole), allora
zek, dell’Università dell’Indiana a Bloomington, hanno proposto non possiamo più dare per scontato che lo sviluppo sia predeter-
minato dal genotipo. Eppure è questo il presupposto da cui parto- to, e quindi hanno le potenzialità per accelerare l’evoluzione. In un
no molti biologi evolutivi. mondo che cambia sempre più in fretta a causa dell’impatto uma-
In ogni caso, la plasticità fenotipica può migliorare la nostra no, questo aspetto potrebbe diventare sempre più importante.
comprensione dei meccanismi evolutivi aiutandoci a capire come Terzo: la plasticità contribuisce a spiegare la cosiddetta evolu-
i fattori ambientali generano e selezionano la variazione fenotipi- zione convergente, in cui diverse specie producono tratti simili in
ca. Ciò è illustrato dai seguenti tre punti. modo indipendente l’una dall’altra. In generale gli specialisti par-
tono dal presupposto che la convergenza avvenga quando la stes-
Novità, rapidità, convergenza Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
sa pressione selettiva agisce sulle mutazioni insorte in modo ca-
Primo: come dimostrano gli studi del mio gruppo di ricerca sui suale, selezionando tratti analoghi. Però gli organismi che vivono
rospi della specie Spea multiplicata, la plasticità fenotipica aiu- in ambienti equiparabili sviluppano spesso attributi simili trami-
ta a spiegare come emergono tratti nuovi e più complessi. Le in- te la plasticità fenotipica. Per esempio, molte specie di piante rea-
novazioni evolutive possono senz’altro derivare da mutazioni del giscono alla carenza di luce producendo foglie più larghe e mol-
genoma, ma i tratti che vengono espressi inizialmente per via del- ti animali sviluppano un intestino più corto se seguono una dieta
la plasticità hanno maggiori probabilità di portare a un progresso carnivora. Quando tratti come questi originati da fattori esterni
adattativo. Questi infatti, dato che emergono a causa di fattori am- vanno incontro a un’assimilazione genetica, si arriva all’evoluzio-
bientali, di norma sono espressi in contemporanea da tanti indi- ne convergente. In linea con questa ipotesi, negli organismi che
vidui e spesso migliorano l’adattamento all’ambiente in cui com- compiono questo tipo di evoluzione i tratti convergenti mostrano
paiono. Abbiamo prove sempre più numerose di organismi che spesso plasticità. Quindi l’evoluzione potrebbe avvenire spesso,
presentano tratti complessi, come le caste negli insetti sociali, sor- seppure non sempre, attraverso mutazioni genetiche che stabiliz-
ti originariamente come reazioni plastiche: in altre parole, abbia- zano le reazioni plastiche originali e le fissano nel genoma.
mo prove di un’evoluzione che è avvenuta ed è stata resa possibile Una comprensione più approfondita della plasticità fenotipi-
dalla plasticità fenotipica. ca avrà implicazioni per l’intera biologia. Per raggiungerla, però,
Secondo: la plasticità fenotipica aiuta a spiegare i cambiamen- le ricercatrici e i ricercatori dovranno affrontare due aspetti com-
ti evolutivi rapidi. Anche se in linea di principio le mutazioni ge- plessi dei sistemi biologici che spesso trascurano: il fatto che la
netiche sono in grado di produrre innovazioni rapide, non è mol- maggior parte dei tratti fenotipici è prodotta dall’interazione tra
to probabile che ciò avvenga: le mutazioni vantaggiose sono rare, geni e ambiente, e che la plasticità fenotipica è la regola e non l’ec-
all’inizio riguardano solo un singolo individuo e la sua prole, e di cezione. Prestare più attenzione a questo fenomeno spesso sotto-
Ardea/SPL/AGF
solito si diffondono con lentezza nella popolazione. I tratti defini- valutato promette di portarci conoscenze nuove di ampia portata,
ti dalla plasticità, al contrario, emergono contemporaneamente in non solo nella ricerca sull’evoluzione, ma anche in biomedicina e
molti organismi e sono spesso associati a un migliore adattamen- nella protezione della natura. Q
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L’IA
SCRIVE
DI SE
STESSA
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INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Un articolo scientifico
che ha come autore un algoritmo
solleva questioni etiche
le per trattare i problemi di salute mentale, e questa non era la mia plo arcobaleno? Entusiasta, ho contattato il responsabile del mio
prima sperimentazione con l’intelligenza artificiale o con GPT-3. gruppo di ricerca e gli ho chiesto se un paper completo scritto da
Eppure, i miei tentativi di completare l’articolo e di sottoporlo a GPT-3 era qualcosa a cui avremmo dovuto puntare. Lui, altrettan-
una rivista con peer review hanno aperto una serie di questioni to affascinato, ha accettato.
etiche e legali sulla pubblicazione, oltre a discussioni filosofiche
sull’essere un autore non umano. L’editoria accademica potrebbe Due semplici motivi
doversi adattare a un futuro di manoscritti guidati dall’intelligen- Alcune sforzi che coinvolgono GPT-3 permettono all’algorit-
za artificiale e il valore dei documenti di pubblicazione di un ricer- mo di produrre più risposte e di pubblicare solo gli estratti miglio-
catore umano potrebbe cambiare se qualcosa di non senziente può ri, più simili a quelli umani. Abbiamo deciso di dare al program-
prendersi il merito di una parte del suo lavoro. ma suggerimenti, invitandolo a creare sezioni per l’introduzione, i
GPT-3 è noto per la sua capacità di generare testi simili a quel- metodi, i risultati e la discussione, come si farebbe per un articolo
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EVOLUZIONE
IL MOTORE
UMANO
Gli studi sul metabolismo rivelano informazioni
sorprendenti su come bruciamo le calorie a ogni età, e su come
la collaborazione nella produzione del cibo e la sua condivisione
siano stati essenziali per il successo di Homo sapiens
di Herman Pontzer
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Illustrazione di
Eva Vázquez
E
e la festa era la versione statunitense di un
classico: un pasto condiviso a base di pizza e
pietanze da picnic, un po’ di parenti e amici
stretti nel rispetto delle regole COVID, una
bimba raggiante che soffiava sulle candeli-
ne di una torta abbondantemente glassata.
Dato che ogni giorno nel mondo circa 380.000 bambini e bambi-
ne compiono sette anni, senza dubbio lo stesso rito era ripetuto in
contemporanea da molte altre persone, in un coro globale di «Tan-
ti auguri a te» cantato dal primate più prolifico al mondo.
In una scena così genuina sembra improbabile che dilaghino le
infrazioni alle regole. Ma io, da antropologo evolutivo, non posso
non notare il palese disprezzo della nostra specie per l’ordine na-
turale. Quasi ogni aspetto della nostra vita segna un allontanamen-
to scandaloso ma spensierato dalle leggi che governano ogni altra
specie, e quella festa non faceva eccezione. A parte le verdure fre-
sche, nessun altro cibo era riconoscibile come prodotto della na-
tura. La torta era un amalgama di semi di graminacee polverizzati,
uova di gallina, latte vaccino e zucchero estratto dalle barbabieto-
le, il tutto sottoposto a trattamento termico. Per risalire alle mate-
rie prime di snack e bevande sarebbero occorsi anni di lavoro di un
chimico forense. La festa era un bengodi di calorie che gli anima-
li selvatici possono solo sognarsi, e la stavamo regalando a perso-
ne che non condividevano i nostri geni. Il tutto, poi, per festeggia-
re un oscuro allineamento astronomico della Terra. A sette anni i
mammiferi, se hanno la fortuna di essere ancora vivi, per lo più so-
no già nonni; Clara invece era ancora una bambina che dipendeva
da noi per ricevere cibo e riparo e a cui mancavano ancora anni per
raggiungere l’indipendenza.
Gli esseri umani non sono sempre stati così incuranti delle re-
gole. Veniamo da una buona famiglia. Le scimmie antropomorfe
viventi, i nostri parenti più stretti, sono primati educati che man-
giano frutta e foglie prese direttamente dalla pianta e ogni tan-
to sgranocchiano qualche insetto o piccolo animale. Come tutti i
mammiferi, imparano presto a difendersi da soli, si procurano cibo
da soli fin da quando sono svezzati e si guardano bene dal regalare
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quegli alimenti procuratisi con tanta fatica. I fossili risalenti agli al-
bori della stirpe umana, ai primi 4 milioni di anni dopo la nostra se-
parazione dalle altre scimmie antropomorfe, indicano che i nostri
antenati seguivano le stesse regole ecologiche.
Circa 2,5 milioni di anni fa le cose presero una piega inattesa. Le
antiche popolazioni del genere Homo scoprirono per caso un nuo-
vo modo di procurarsi da vivere, mai visto prima nella storia della
vita. Invece di specializzarsi come erbivori, carnivori od onnivori,
sperimentarono una strategia duplice: alcuni cacciavano, altri rac-
coglievano, e tutti condividevano il bottino. Questo approccio col-
laborativo premiava l’intelligenza, così nei millenni le dimensioni
del cervello iniziarono ad aumentare. I nostri antenati del Paleoliti-
co impararono a ricavare lame delicate da ciottoli tondi, a cacciare
grossa selvaggina e a cuocere il cibo. Costruirono focolari e case e
iniziarono a modificare il paesaggio, sviluppando una maestria nel
controllo dell’ambiente che avrebbe portato all’agricoltura.
Questi cambiamenti evolutivi hanno ripercussioni ancora ai
giorni nostri. La collaborazione nell’approvvigionamento alimen-
tare che spinse i nostri antenati cacciatori, raccoglitori e agricolto-
ri a sfidare regole ecologiche in vigore da tempo immemore non
fece cambiare solo quel che mangiamo, ma anche alcuni aspet-
ti fondamentali della nostra biologia, incluso il metabolismo. La
stessa serie inattesa di eventi che ci ha dato le torte di compleanno
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ha determinato il modo in cui le mangiamo, e il modo in cui usia- Herman Pontzer è professore di antropologia evolutiva
mo quelle calorie. alla Duke University e studia il modo in cui l’evoluzione
Visto quanto si parla di metabolismo nel mondo del fitness e del- ha plasmato la fisiologia e la salute umana.
le diete, si potrebbe pensare che a livello scientifico sia tutto chia- È l’autore di Brucia! La nuova scienza del metabolismo
per perdere peso e restare in salute (Mondadori, 2022).
ro. In realtà c’è un’imbarazzante carenza di certezze sulle calorie
che bruciamo ogni giorno e su come ci siamo evoluti per ottenerle.
Di recente, però, i miei colleghi e io abbiamo fatto importanti passi
avanti nel capire come il corpo usa l’energia, capovolgendo molto
del sapere comune su come cambia il fabbisogno energetico nella tutt’altro che facile. Serve un campione considerevole, con per-
vita di una persona. Inoltre, come abbiamo scoperto in una ricer- sone di ogni età, misurate con gli stessi metodi. Idealmente si do-
ca parallela, il nostro fabbisogno energetico è intrecciato con l’evo- vrebbero raccogliere misurazioni della spesa energetica diaria to-
luzione delle nostre strategie di produzione alimentare. Insieme, tale, cioè il calcolo completo delle calorie usate ogni giorno.
questi studi offrono l’immagine più nitida che abbiamo mai avuto La ricerca prova a misurare i tassi metabolici a riposo da oltre un
sul funzionamento interno del motore umano e spiegano come la secolo e ha trovato qualche prova che il metabolismo sia più rapi-
strategia che usiamo per procurarci, bruciare e condividere le calo- do nei bambini e più lento negli anziani. Ma il metabolismo a ripo-
rie è alla base dello straordinario successo della nostra specie. so rappresenta solo il 60 per cento circa delle calorie che bruciamo
nelle 24 ore e non include l’energia che spendiamo svolgendo at-
Bilanci energetici tività fisiche. I calcolatori di calorie on line sostengono di include-
Il nostro corpo è una meraviglia di caos coordinato. Ognuna dei re il costo energetico dell’attività fisica, ma in realtà non sono altro
37.000 miliardi di cellule che lo formano lavora sodo ogni secondo che una stima basata sul peso e sul livello di attività fisica dichiarati
di ogni giorno: raccoglie nutrienti, costruisce proteine ed esegue dall’utente. In assenza di prove solide si sono sviluppate idee colti-
la miriade di altri compiti necessari a mantenerci vivi. Tutto ciò ri- vate da imbonitori carismatici che vendono integratori metabolici
chiede energia. Il metabolismo è l’energia che consumiamo (o le e altri rimedi da strapazzo. Spesso si dice che il metabolismo acce-
calorie che bruciamo) ogni giorno. L’energia deriva dall’alimenta- lera con la pubertà e rallenta nella mezza età, in particolare con la
zione, perciò il metabolismo determina anche il nostro fabbisogno menopausa, e che negli uomini è più rapido che nelle donne. Nes-
energetico. Sono calorie in entrata e calorie in uscita. Spesso i bio- suna di queste affermazioni si fonda su dati scientifici.
logi evolutivi pensano al metabolismo come al bilancio energetico
di un organismo. I lavori essenziali per la vita, tra cui la crescita, la Un database del metabolismo
riproduzione e la manutenzione del corpo, richiedono energia. E Con i miei colleghi, abbiamo iniziato a colmare questa lacuna.
ogni organismo deve raggiungere il pareggio di bilancio. Nel 2014 John Speakman, un ricercatore che si occupa di meta-
Gli umani sono un esempio notevole di questa contabilità evo- bolismo all’Università di Aberdeen, in Scozia, e alla Chinese Aca-
lutiva. I tratti che ci distinguono dalle
altre scimmie antropomorfe, come l’e-
norme cervello, la grandezza dei bambi- Visto quanto si parla di metabolismo, si potrebbe
ni alla nascita e la vita lunga, sono tutte
cose che richiedono tanta energia. Com- pensare che a livello scientifico sia tutto chiaro, ma
pensiamo alcuni di questi costi riducen-
do la spesa per il sistema digerente, dato
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in realtà c’è un’imbarazzante carenza di certezze
che abbiamo sviluppato un tratto inte-
stinale più corto e un fegato più piccolo.
Ma abbiamo anche aumentato il tasso metabolico e l’entità totale demy of Sciences di Shenzhen, ha organizzato un progetto inter-
del nostro bilancio energetico. In rapporto alle dimensioni corpo- nazionale per realizzare un grande database del metabolismo. Il
ree, assumiamo e bruciamo più calorie al giorno di ogni altra scim- database – cosa fondamentale – si sarebbe concentrato sulla spesa
mia. Le nostre cellule si sono evolute per lavorare di più. energetica giornaliera misurata per una-due settimane con il me-
Il lavoro fatto dal nostro corpo cambia con l’avanzare dell’età: todo dell’acqua doppiamente marcata, una tecnica di tracciamen-
le attività delle cellule crescono e calano in una complessa coreo- to degli isotopi che misura l’anidride carbonica prodotta dal corpo
grafia che prosegue dalla crescita all’età adulta e alla senescenza. (e quindi le calorie bruciate). Questa tecnica è lo standard di rife-
Se riuscissimo a seguire questi cambiamenti del metabolismo po- rimento per misurare la spesa energetica, ma è costosa e richiede
tremmo capire meglio il lavoro che fanno le cellule a ciascuna età un laboratorio specializzato per le analisi degli isotopi. Per questo,
e anche i cambiamenti nel nostro fabbisogno calorico. Ma ottene- anche se la tecnica esiste da decenni, di solito gli studi che la usa-
re un resoconto chiaro e completo delle attività metaboliche lun- no sono di dimensioni ridotte. Sotto la guida di Speakman, il mio
go il corso della vita umana si è rivelato difficile. laboratorio si è unito a una decina di altri in tutto il mondo, che
È ovvio che gli adulti hanno bisogno di più calorie rispetto ai hanno messo insieme decenni di dati. Alla fine abbiamo raccolto
neonati: un corpo più grande ha più cellule al lavoro, quindi con- più di 6400 misurazioni su persone che andavano da neonati di
suma più energia. Sappiamo anche che gli anziani tendono a man- soli otto giorni a uomini e donne di oltre novant’anni.
giare meno, anche se spesso questo corrisponde a una perdita di Nel 2021, dopo anni di sforzi congiunti, abbiamo pubblicato il
peso corporeo, in particolare di massa muscolare. Però se voglia- primo studio esauriente sugli effetti dell’età e delle dimensioni
mo capire quanto siano attive le cellule e se il metabolismo acce- corporee sulla spesa energetica diaria. Come previsto, abbiamo ri-
leri o rallenti quando cresciamo e quando invecchiamo, dobbia- scontrato che i tassi metabolici aumentano con le dimensioni del
mo separare gli effetti dell’età e della dimensione corporea, cosa corpo: le persone più grosse bruciano più calorie. In particolare la
Misurare il metabolismo
Il primo studio esauriente circa gli effetti dell’età e delle dimensioni corporee sulla spesa energetica diaria ha capovolto buona parte delle idee più dif-
fuse sul metabolismo. I tassi metabolici aumentano al crescere delle dimensioni corporee, come previsto. Però non ci sono differenze sostanziali tra
uomini e donne, né c’è un declino con la mezza età. Queste sono solo alcune delle scoperte di questa ricerca.
Il miglior predittore del metabolismo è la massa magra. In generale, Il metabolismo sale alle stelle nel primo anno di vita. La spesa
quanto più un corpo è grande, tante più calorie brucia. energetica diaria rimane sorprendentemente fissa dai 20 ai 60 anni.
Linea di
regressione 100
10
75
massa magra (muscoli e altri organi) è il miglior singolo indicatore più lento, ma né gli uni né le altre registrano un aumento duran-
nella previsione della spesa energetica diaria. È un risultato sensa- te la pubertà.
to. Le cellule adipose non sono tanto attive quanto quelle del fega- La sorpresa maggiore è stata forse la stabilità del nostro meta-
to, del cervello o di altri tessuti e non contribuiscono molto al con- bolismo durante la mezza età. La spesa energetica diaria rimane
sumo giornaliero di energia. Cosa ancora più importante, dato che Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
sorprendentemente stabile dai 20 ai 60 anni. Non c’è un rallenta-
avevamo stabilito chiaramente la relazione tra massa corporea e mento con la mezza età, né un cambiamento con la menopausa.
tasso metabolico sulla scorta di migliaia di misurazioni, abbiamo L’aumento di peso che molti registrano in età adulta non si può im-
potuto finalmente verificare se in ciascuna età il metabolismo fos- putare a un calo del metabolismo. Da uomo sulla quarantina, ave-
se più rapido o più lento di quanto si sarebbe previsto sulla base vo un po’ creduto all’idea popolare per cui il metabolismo rallenta
Fonte: Pontzer, H. e altri, Daily Energy Expenditure through the Human Life Course,
in «Science», vol. 373, agosto 2021 (riferimento); ridisegnato da Jen Christiansen
della sola dimensione corporea. con l’età. Il mio corpo mi sembra decisamente diverso da com’era
I risultati sono stati una rivelazione, la prima mappa chiara dieci o vent’anni prima. Eppure, come in una caccia a uno Yeti me-
dell’andamento del metabolismo nel corso della vita umana. Ab- tabolico, quando andiamo a cercare non troviamo niente. Lo stesso
biamo scoperto che, dal punto di vista metabolico, i bambini na- vale per le tanto decantate differenze tra uomini e donne: le donne
scono come piccoli adulti, a riflettere il fatto che il loro sviluppo registrano in media una spesa energetica diaria più bassa, ma so-
è avvenuto nell’ambito del bilancio energetico della madre. Però lo perché tendenzialmente sono più piccole e hanno una percen-
nel primo anno di vita il metabolismo sale alle stelle, al punto che tuale maggiore del peso corporeo composta da tessuto adiposo. Se
a un anno i bambini bruciano il 50 per cento di energia in più ri- confrontiamo uomini e donne con lo stesso peso e la stessa percen-
spetto a quanto ci aspetteremmo in base alla dimensione del cor- tuale di grasso corporeo, la differenza nel metabolismo scompare.
po. Le loro cellule sono molto più attive che negli adulti, dato che Un declino del metabolismo con l’età effettivamente c’è, ma
lavorano sodo per permettere la crescita e lo sviluppo. Precedenti non si manifesta prima dei 60 anni. Dopo questa età, il metabo-
studi che misuravano la captazione di glucosio nel cervello duran- lismo rallenta circa del 7 per cento ogni dieci anni. A 90 anni, sia
te l’infanzia suggeriscono che in parte questo lavoro riguarda la gli uomini che le donne registrano in media una spesa energetica
crescita neurale e lo sviluppo delle sinapsi, ma di sicuro è rilevan- diaria del 20-25 per cento più bassa rispetto ai cinquantenni. Que-
te anche la maturazione di altri sistemi. Il metabolismo resta ele- sti dati tengono già conto della differenza in dimensioni e compo-
vato nell’infanzia e poi decelera lentamente durante l’adolescenza sizione del corpo. La perdita di peso in età avanzata, soprattutto
fino ad attestarsi sui livelli adulti attorno ai vent’anni. Nei maschi con la diminuzione della massa muscolare, accentua questa ridu-
il calo è più lento che nelle femmine, in linea con il loro sviluppo zione della spesa energetica. Come in tutte le fasce d’età, c’è co-
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munque una buona dosa di variabilità individuale. Mantenere un o scavano il terreno roccioso alla ricerca di tuberi selvatici. I cam-
metabolismo più giovanile e veloce in età avanzata è forse segno pi degli Hadza, costituiti da gruppetti di case di paglia nascoste tra
che una persona sta invecchiando bene, o forse è addirittura un gli alberi di acacia, sono animati tutto il giorno dai bambini, che si
fattore protettivo contro le malattie cardiache, la demenza e altri comportano come tutti i bambini del mondo: corrono, ridono, gio-
disturbi legati all’età. Ora possiamo iniziare a studiare questi col- cano… e aspettano che gli adulti tornino con il cibo.
legamenti. Con la guida della nostra mappa metabolica, ci si apre Abbiamo misurato i bilanci energetici degli Hadza con la tec-
tutto un nuovo mondo di ricerca. nica dell’acqua doppiamente marcata, che ci ha permesso di farci
Una cosa che è già evidente, però, è che un boccone di quella un’idea chiara delle calorie che uomini e donne assumono e spen-
torta di compleanno avrà effetti diversi su una bambina di sette dono ogni giorno. Ci siamo anche trascinati dietro, nella foresta,
anni, sul suo papà di mezza età e sulla sua anziana nonna. Il boc- strumenti portatili per la respirometria, un laboratorio metabo-
cone mangiato da Clara sarà probabilmente divorato dalle cellule lico contenuto in una valigetta, per misurare il costo energetico
impegnate ad alimentare il suo sviluppo. Il mio andrà forse a com- di varie attività necessarie per l’approvvigionamento alimenta-
pensare la manutenzione, la riparazione di tutti quei piccoli dan- re, come camminare, arrampicarsi, scavare alla ricerca di tuberi e
ni che si accumulano nel corso della giornata. Quanto alla nonna, spaccare il legno degli alberi. Inoltre abbiamo anni di osservazioni
le sue cellule anziane saranno magari lente a usare le calorie, im- accurate che registrano le ore dedicate ogni giorno ai diversi com-
magazzinandole piuttosto sotto forma di glicogeno o di grasso. Per piti e la quantità di cibo da questi procurata. Dopo oltre dieci an-
tutti noi, in effetti, la torta si trasforma in grasso se mangiamo più ni di lavoro, abbiamo un resoconto completo dell’economia ener-
calorie di quelle che bruciamo. getica degli Hadza: le calorie spese per procurarsi il cibo, le calorie
La nostra mappa sottolinea poi un grande paradosso della con- assunte, le proporzioni condivise e consumate.
dizione umana. Che nascano in un campo di cacciatori-raccoglito- Tom Kraft, dell’Università dello Utah, ha guidato il lavoro del
ri, in un villaggio agricolo o in una megalopoli industriale, i picco- nostro gruppo di ricerca nel confrontare i bilanci energetici degli
li umani hanno bisogno di tanto aiuto per potersi alimentare. Le Hadza con dati simili provenienti da altri gruppi umani e da altre
altre scimmie antropomorfe imparano a procurarsi il cibo da so- specie di scimmie antropomorfe. È stato un progetto mastodon-
le quando finisce l’allattamento, attorno ai tre o quattro anni. I no- tico, in cui abbiamo studiato attentamente vecchi resoconti etno-
stri piccoli, in termini di fabbisogno ali-
mentare, sono interamente dipendenti
da altre persone per anni e non diven- I risultati sono stati una rivelazione, la prima
tano autosufficienti fino all’adolescen-
za. Insomma, proprio quelli che hanno mappa chiara dell’andamento
il maggiore fabbisogno energetico sono
quelli meno in grado di cavarsela da so-
del metabolismo nel corso della vita umana
li. Non solo la nostra specie ha sviluppa-
to un tasso metabolico più rapido e un
maggiore fabbisogno energetico rispetto alle altre scimmie, ma grafici dedicati a gruppi di cacciatori-raccoglitori e di agricoltori e
ci troviamo anche a dover provvedere a ciascuno dei nostri costo- abbiamo spulciato gli studi di ecologia e le misurazioni fatte con la
si figli per più di dieci anni. Dove troviamo tutte queste calorie? tecnica dell’acqua doppiamente marcata sulle scimmie, per rico-
Di recente i miei colleghi e io abbiamo risolto anche questa parte struirne le economie di approvvigionamento alimentare. Però alla
dell’equazione energetica umana.
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fine quello che ne è emerso è una nuova comprensione delle fon-
damenta energetiche del successo della nostra specie. Finalmen-
Figli costosi te eravamo in grado di vedere da dove arrivavano tutte quelle calo-
La questione delle calorie è quella che incombe più minaccio- rie, quell’energia necessaria ad alimentare il costoso metabolismo
sa sulle comunità di cacciatori-raccoglitori e di agricoltori, dove la umano e a provvedere ai bambini incapaci di badare a se stessi.
vita quotidiana ruota attorno alla produzione alimentare. Per gran
parte della storia della nostra specie, come per la maggior parte Collaboratori intelligenti
delle altre specie, non esisteva nessuna carriera alternativa. Ogni Abbiamo scoperto che la peculiare strategia collaborativa usa-
bambino sapeva già che cosa avrebbe fatto una volta diventato ta dagli esseri umani per procurarsi il cibo, assieme all’ingegnosità
grande. Ancora a metà dell’Ottocento, più di metà della forza lavo- dei nostri cervelli e dei nostri strumenti, rende estremamente pro-
ro negli Stati Uniti era composta da contadini. duttive le attività di caccia e di raccolta. Persino nella savana secca
Negli ultimi dieci anni ho lavorato con alcuni colleghi per ca- e dura della Tanzania settentrionale, gli uomini e le donne Hadza
pire il bilancio calorico nella comunità degli Hadza, nella Tanza- si procurano in media tra le 500 e le 1000 chilocalorie di alimen-
nia settentrionale. Si tratta di una piccola popolazione di circa un ti all’ora. I resoconti etnografici relativi ad altri gruppi in varie par-
migliaio di individui, di cui circa la metà segue lo stile di vita tradi- ti del mondo suggeriscono che si tratta di ritmi tipici per i cacciato-
zionale dei cacciatori-raccoglitori, procurandosi il cibo nella sava- ri-raccoglitori. Cinque ore di caccia e raccolta possono produrre in
na. Nessun gruppo umano attualmente in vita è un modello per- modo affidabile tra le 3000 e le 5000 chilocalorie di alimenti, ab-
fetto del passato, ma popolazioni come gli Hadza, che continuano bastanza per soddisfare il fabbisogno giornaliero dell’adulto e per
a portare avanti queste tradizioni, offrono un esempio vivente del provvedere ai bambini che aspettano nel campo.
funzionamento di quei sistemi. Gli uomini passano la maggior È questa retroazione positiva che ha portato la specie umana
parte delle giornate a caccia con arco e frecce, oppure si dedicano a nuove altezze. La caccia e la raccolta sono così produttive che
a spaccare i rami cavi degli alberi per saccheggiare il miele dagli creano un surplus di energia. Queste calorie in più sono veicola-
alveari. Le donne raccolgono bacche e altri vegetali commestibili te ai figli, il che significa che questi possono dedicare più tempo a
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FISICA QUANTISTICA
L’universo non è
localmente reale
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di Daniel Garisto
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Daniel Garisto, giornalista scientifico freelance,
si occupa dei progressi della fisica e di altri campi
delle scienze naturali. Vive a New York.
Le prove disponibili mostrano invece che gli oggetti non sono «Gli esperimenti, a partire con i primi di Clauser per poi pro-
influenzati solo da quello che hanno attorno e che inoltre potreb- seguire con gli altri, dimostrano che questa roba non è mera filo-
bero non avere proprietà determinate prima che siano misurate. sofia ma qualcosa di reale; e come spesso capita con le cose reali,
Il che, naturalmente, è profondamente contrario alla nostra può essere utile», dice Charles Bennett, un eminente ricercatore
esperienza quotidiana. Come una volta lamentò Albert Einstein quantistico di IBM. «Ogni anno pensavo: “Forse è la volta buona”»,
con un amico: «Ma tu davvero credi che quando non la guardi la ricorda David Kaiser, fisico e storico del Massachusetts Institute
Luna non c’è?». Per dirlo alla Douglas Adams, la scomparsa del rea- of Technology. «E quest’anno [nel 2022, NdR] è arrivato. E stato
lismo locale ha fatto arrabbiare un sacco di persone ed è stata lar- commovente, e molto eccitante».
gamente vista come una mossa sbagliata. Il viaggio dai margini alle luci della ribalta è stato lungo. Dal
Il biasimo per questo bel risultato è ormai direttamente attribui- 1940 circa fino ancora agli anni novanta, questo tema è stato spes-
Athul Satheesh/500px/Getty Images (pagine precedenti)
to a tre fisici: John Clauser, Alain Aspect e Anton Zeilinger. I qua- so trattato come una questione filosofica, nel migliore dei casi, e
li si sono equamente divisi il premio Nobel per la fisica del 2022 come una pazzia nel peggiore. Molte riviste scientifiche rifiutava-
«per esperimenti con fotoni entangled che hanno confermato le no di pubblicare articoli sull’argomento e le posizioni accademi-
diseguaglianze di Bell e aperto la strada alla scienza dell’informa- che che si dedicavano a studi del genere erano quasi impossibi-
zione quantistica». (L’espressione «diseguaglianze di Bell» riman- li da ottenere. Nel 1985 il tutor di Popescu lo mise in guardia dal
da al pionieristico lavoro con cui il fisico nord-irlandese John Ste- conseguire un dottorato in questa materia. «Mi disse: “Guarda, se
wart Bell pose le fondamenta del premio Nobel 2022 nei primi lo fai ti divertirai per cinque anni e poi resterai disoccupato”», di-
anni sessanta.) I colleghi concordano sul fatto che il trio se l’è cer- ce Popescu.
cata, meritando questo giudizio per aver rovesciato la realtà come Oggi la scienza dell’informazione quantistica è uno dei settori
la conosciamo. «L’aspettavamo da un pezzo», dice Sandu Popescu, più attivi e vivaci di tutta la fisica. Collega la teoria generale della
fisico quantistico dell’Università di Bristol, nel Regno Unito. «Non relatività di Albert Einstein con la meccanica quantistica passan-
c’è il minimo dubbio, è un premio ben meritato.» do per il comportamento ancora misterioso dei buchi neri. Det-
John Stewart Bell: negli anni sessanta con il suo lavoro lo che Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen contestavano, e
ha innescato una rivoluzione silenziosa nella fisica quantistica. lo spiegarono in un emblematico articolo del 1935, erano le sco-
mode implicazioni della teoria per la realtà. Al centro della lo-
ta il progetto e le funzioni dei sensori quantistici, che sono usati ro analisi (spesso detta EPR dalle iniziali dei tre scienziati) c’è un
sempre più spesso per studiare di tutto, dai terremoti alla mate- esperimento mentale che intende evidenziare l’assurdità del-
ria oscura. E chiarisce la natura spesso sconcertante dell’entangle- la meccanica quantistica. L’obiettivo era mostrare come in certe
ment quantistico, un fenomeno chiave per la moderna scienza dei condizioni la teoria può andare in pezzi, o almeno fornire risultati
materiali e alla base del calcolo quantistico. «Alla fine, che cos’è insensati, in conflitto con i nostri assunti più profondi sulla realtà.
che rende “quantistico” un computer quantistico?», chiede reto- Una versione semplificata e modernizzata potrebbe essere
ricamente Nicole Yunger Halpern, fisica del National Institute of questa: due coppie di particelle sono inviate in direzioni diverse
Standards and Technology. «Una delle risposte più popolari è l’en- da una sorgente comune, dirette a due osservatori, Alice e Bob,
tanglement, e il motivo principale per cui capiamo l’entanglement che si trovano a due estremi opposti del sistema solare. La mec-
è il grandioso lavoro a cui hanno partecipato Bell e i tre vincito- canica quantistica dice che è impossibile conoscere lo spin – una
ri del premio Nobel. Senza questa comprensione dell’entangle- proprietà quantistica delle singole particelle – prima di misurarlo.
ment, probabilmente non saremmo in grado di realizzare compu- Quando Alice effettua la misurazione su una delle particelle, tro-
ter quantistici». va che ha spin «su», oppure «giù». Il suo risultato è casuale; eppu-
Peter Menzel/Science Source
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come i calzini: se il loro spin sia su o giù si determina solo all’atto mentre lavorava come fisico delle particelle al CERN di Ginevra.
della misurazione. È questo l’enigma chiave dell’EPR. Se le parti- Nel 1964 riscoprì nelle argomentazioni di von Neumann gli stessi
celle di Alice non hanno spin definito finché non si esegue la mi- difetti trovati da Hermann. Poi, in quello che resta un trionfo di ri-
surazione, allora come fanno (mentre superano di corsa Nettuno) gore argomentativo, Bell elaborò un teorema che tirò fuori la que-
a sapere che cosa faranno le particelle di Bob, che se ne stanno vo- stione delle variabili nascoste locali dalle secche della metafisica
lando via dal sistema solare in direzione opposta? Ogni volta che per portarla sul concreto terreno dell’esperimento.
Alice esegue una misurazione, è come se domandasse alle sue par- Tipicamente, le teorie a variabili nascoste locali e la meccani-
ticelle che cosa otterrebbe Bob se lanciasse una moneta: su o giù? ca quantistica prevedono risultati sperimentali indistinguibili. Ma
Le probabilità di prevedere correttamente questo risultato an- Bell capì che ci sono circostanze ben precise in cui può emerge-
che per 200 volte di seguito sono di 1 su 1060, che è un numero più re una discrepanza tra i due casi. Nei test detti «di Bell» (un evo-
grande di quello degli atomi del sistema solare. Eppure, malgrado luzione dell’esperimento mentale EPR), Alice e Bob ricevono an-
i miliardi di chilometri che separano le particelle delle coppie, la cora particelle accoppiate, ma adesso ciascuno di loro dispone di
meccanica quantistica dice che le particelle di Alice continueran- due diverse impostazioni per il suo rivelatore: A e a, e B e b. Si trat-
no a fare previsioni corrette, come se fossero collegate telepatica- ta di un ulteriore trucco, che serve per far deragliare l’apparente
mente a quelle di Bob. telepatia di Alice e Bob. Nelle teorie a variabili nascoste locali, una
Concepito per evidenziare l’incompletezza della meccanica particella non può sapere quale domanda viene posta all’altra. La
quantistica, l’EPR ha infine portato a risultati sperimentali che loro correlazione è stabilita in precedenza, segretamente, e non è
invece ne rafforzano gli aspetti più sbalorditivi. Secondo la mec- sensibile a successive modifiche delle impostazioni del rivelato-
canica quantistica, la natura non è localmente reale: le particelle re. Secondo la meccanica quantistica, invece, quando Alice e Bob
possono non avere certe proprietà (come spin su o spin giù) pri- adottano le stesse impostazioni (entrambe maiuscole, o entrambe
ma che siano misurate, e sembrano «parlare» fra loro a prescinde- minuscole), ogni particella «sa» qual è la domanda posta all’altra, e
re dalla distanza. (Dato che i risultati delle misurazione sono ca- le due particelle sono perfettamente correlate: sono sincronizza-
suali, queste correlazioni non possono
essere usate per comunicazioni più ve-
loci della luce.) La scienza dell’informazione quantistica è uno dei
I fisici che guardavano con scettici-
smo alla meccanica quantistica hanno settori più attivi e vivaci di tutta la fisica. Collega
proposto che l’enigma potesse essere
risolto con variabili nascoste: cioè fat-
la relatività generale con la meccanica quantistica
tori che esistono a qualche livello non
percepibile della realtà, al di sotto del li-
vello subatomico, e che contengono informazioni sullo stato futu- te in un modo di cui non può rendere conto nessuna teoria locale.
ro delle particelle. Questi ricercatori speravano che con qualche Sono, insomma, entangled.
teoria a variabili nascoste la natura potesse recuperare il realismo Misurare la correlazione tante volte, per molte coppie di parti-
locale negato dalla meccanica quantistica. «C’era da pensare che celle, dunque, potrebbe dimostrare quale delle due teorie sia cor-
le argomentazioni di Einstein, Podolsky e Rosen avrebbero imme- retta. Se la correlazione restasse al di sotto di un certo limite, rica-
diatamente dato il via a una rivoluzione, e che tutti si mettessero a vato dal teorema di Bell, ciò indicherebbe che esistono davvero
lavorare sulle variabili nascoste», dice Popescu.
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variabili nascoste; se fosse superiore al limite di Bell, allora regne-
L’«attacco» di Einstein alla meccanica quantistica, però, non ha rebbero incontrastate le sbalorditive asserzioni della meccanica
fatto presa fra i fisici, che nel complesso hanno accettato la mec- quantistica. Malgrado il suo potenziale valore per chiarire la natura
canica quantistica così com’è. Non era tanto un’adesione ben pon- della realtà, il teorema di Bell è rimasto per anni a languire, ignora-
derata a un’idea non locale della realtà quanto il desiderio di non to, in una rivista scientifica relativamente poco seguita.
pensarci troppo: un mettere la testa sotto la sabbia che in seguito
il fisico statunitense N. David Mermin ha sintetizzato nell’impera- Bell(o) e possibile
tivo: «Zitto e calcola». Fra i motivi di questo disinteresse c’è il fatto Nel 1967 uno studente della Columbia University di nome John
che uno scienziato assai stimato come John von Neumann aveva Clauser si imbatté per caso in una biblioteca nel lavoro di Bell e fu
pubblicato nel 1932 una dimostrazione matematica che esclude- affascinato dalla possibilità di dimostrare la correttezza delle teo-
va la validità delle teorie con variabili nascoste. Va detto anche che rie a variabili nascoste. La lettera con cui due anni più tardi Clau-
la dimostrazione di von Neumann venne confutata tre anni dopo ser chiese a Bell se qualcuno avesse già fatto il test fu una delle pri-
da una giovane matematica, Grete Hermann; ma all’epoca nessu- me reazioni suscitate dal lavoro dello stesso Bell.
no sembrò accorgersene. Dopo altri tre anni, con l’incoraggiamento di Bell, Clauser e il
Il problema del realismo non locale sarebbe poi rimasto in una suo studente Stuart Freedman eseguirono il primo test di Bell. Au-
sorta di limbo ancora per trent’anni, fino allo scossone di Bell. Fin torizzato dai suoi supervisori ma con scarsi finanziamenti, Clau-
dall’inizio della sua carriera, Bell era infastidito dall’ortodossia dei ser divenne abile nel «rovistare nei cassonetti», come ha raccon-
quanti e propendeva per le teorie a variabili nascoste. L’ispirazio- tato in una successiva intervista, per procurarsi gli strumenti
ne arrivò nel 1952, quando apprese che un fisico statunitense, Da- necessari, a volte restaurandoli con il nastro adesivo e aiutato da
vid Bohm, aveva formulato una valida interpretazione non loca- Freedman. Nell’apparato di Clauser – grande quanto un kayak, e
le a variabili nascoste della meccanica quantistica: proprio quello bisognoso di attente regolazioni manuali – coppie di fotoni erano
che von Neumann aveva sostenuto essere impossibile. inviate in direzioni opposte verso rivelatori in grado di rilevarne
Bell ci rimuginò sopra per anni, come progetto collaterale, lo stato di polarizzazione.
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In dialogo
con i morti
Una tradizione indigena mostra quanto
sia importante, e fragile, la diversità religiosa
di Piers Vitebsky
fotografie di Harsha Vadlamani
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Piers Vitebsky studia la religione e l’ecologia delle
popolazioni indigene di India e Siberia. È il capo emerito del
Dipartimento di antropologia e studi sulla Russia del nord
presso lo Scott Polar Research Institute all’Università di
Cambridge ed è autore di vari libri, tra cui Living without the
Dead (University of Chicago Press, 2017).
a meraviglia religiosa si
L
no così numerose che non potremo mai co-
noscerle tutte. Negli anni settanta, durante
il mio dottorato, ho cominciato a frequenta-
fonda sul mistero della
vita e della morte, e nel
mondo le interpretazio-
ni di questo mistero so-
mani in trance.
Circondati da persone che ballavano, suonavano, gridavano, che consolava le persone in lutto, allentava le tensioni generazio-
bevevano e ridevano, i sora vivi e morti trascorrevano ore e ore a nali e faceva prevalere il dibattito e il compromesso sul conflitto
spettegolare, piangere e discutere. ideologico. Queste saggezze indigene di tutto il mondo costitui-
Da giovane inglese armato di taccuino e registratore, non ave- scono un patrimonio spirituale a cui attingere man mano che i si-
vo mai immaginato niente del genere. Che cosa si dicevano i vivi stemi di credenze attuali si riducono sempre più a quelli egemoni.
e i morti? Che tipo di maga era la mia nuova amica Ononti, la scia- Inoltre ho imparato che le culture e le tradizioni spirituali indi-
mana che nell’oltretomba aveva un marito e dei figli spirituali, con gene sono strettamente adattate alle condizioni sociali e storiche
cui intratteneva un rapporto così intenso da mandare in frantumi locali, che agiscono come nicchie ecologiche specializzate. Que-
il suo matrimonio nel mondo dei vivi? Quale capacità le consenti- sta particolarità le rende più profonde, ma aumenta anche il ri-
va di rappresentare chi era stato amato dalla comunità, quando le schio che siano sradicate e svaniscano: è una perdita di quella che
persone in lutto abbracciavano il suo corpo rigido in trance, non chiamo «teodiversità», drammatica e potenzialmente irreversibile
potendo fare altrettanto con chi il proprio corpo non l’aveva più? come ogni perdita di biodiversità.
Che cosa sentiva quando «diventava» una persona defunta dopo Ero così impegnato a decodificare la visione del mondo dei so-
l’altra? E quale funzione aveva questa elaborata cerimonia? ra che in un primo momento non mi sono reso conto che una nuo-
Nel corso dei decenni successivi, le mie lunghe immersioni in va generazione di bambini sora, la prima scolarizzata e alfabetiz-
questa cultura hanno rivelato man mano una visione del mondo zata, si stava allontanando dalla propria religione ancestrale per
di complessità straordinaria, manifestata in uno tra i più elaborati avvicinarsi a sette cristiane o, in alcuni villaggi, induiste. I giova-
processi di lutto mai documentati. La religione sora che ho cono- ni sora, istruiti in una lingua diffusa a livello regionale, esprimeva-
sciuto dal vivo rappresentava non solo una tradizione spirituale, no disprezzo per l’«arretratezza» dei loro genitori e nonni, e spesso
ma anche un sofisticato sistema di psicoterapia e di norme sociali estendevano questo disprezzo anche a me in quanto simpatizzan-
Dopo la trance, Lokami e le persone in lutto e documentare, ha bisogno di ricerche specializzate ed è ancora in
siedono fuori dalla casa dove è avvenuto gran parte sconosciuta. La biologia ci insegna che in generale la di-
il rituale, e cuciono foglie di un albero versità delle forme permette l’adattabilità e la sopravvivenza. L’e-
di sal sacro, per produrre ciotole per un banchetto stinzione del pensiero tradizionale sora rappresenta la perdita di
sacrificale con pollo e riso. un’ulteriore specie di teodiversità, una grande risorsa per assicu-
rare il futuro di un pianeta rovinato da storie contestate, ambienti
te della religione antica. Oggi, quasi mezzo secolo dopo l’inizio del- degradati, governi irresponsabili e guerra perenne.
le mie ricerche, i riti funebri tradizionali sono stati in gran parte di- Nel nuovo millennio le mie ricerche hanno dovuto cambiare
menticati. Quasi tutti i sora defunti durante la pandemia di COVID completamente direzione. Se il mondo degli sciamani sora era ap-
hanno avuto un funerale cristiano o indù. pagante come avevo pensato, perché tanti giovani lo rifiutavano in
L’estinzione di massa che segna la nostra epoca riguarda anche modo così netto?
una perdita di diversità culturale e religiosa. Queste perdite simul- A riflettere su questo cambiamento sono anche gli stessi sora.
tanee derivano da una visione monocromatica del mondo che pre- Alcuni oggi mi chiedono appunti, fotografie e registrazioni audio
ferisce le soluzioni semplici e unitarie a quelle complesse e sfac- degli anni settanta come documenti storici di una cultura che non
cettate: piantagioni di monocolture, economie basate su singole hanno mai conosciuto in prima persona, ma che con la sua imma-
materie prime, un sistema finanziario globale, l’imposizione di lin- gine residua continua a definire la loro identità etnica. E per rispet-
gue maggioritarie nelle scuole e l’ascesa dei fondamentalismi reli- tare le ultime volontà del mio vecchio amico sora Monosi, un mo-
giosi. Alla luce di questi parallelismi, per i ricercatori è più urgente dernizzatore battista morto nel 2017, sto compilando un dizionario
che mai studiare la varietà del pensiero umano, soprattutto quel- della lingua sora per offrirlo ai giovani, molti dei quali parlano solo
la tra le minoranze etniche remote, che è difficile da raggiungere oriya, la lingua dominante nella regione.
www.lescienze.it Le Scienze 71
Un mondo cosciente ce mentre la sua anima scendeva nell’oltretomba. Così il suo corpo
A scuola, quando studiavo la lingua e la mitologia greche, ero restava «libero» per consentire a 10 o 20 abitanti del villaggio de-
affascinato dalle antiche divinità e dagli spiriti del paesaggio. Da funti di venire a parlare uno dopo l’altro, bevendo tutti vino di pal-
abitante dell’Europa moderna, circondato dal sistema di creden- ma in abbondanza attraverso la sua bocca e discutendo questioni
ze cristiano e da quello secolarizzato, mi chiedevo: come sareb- familiari, ciascuno col proprio caratteristico modo di parlare. Ho
be vivere in un mondo animista e credere che anche gli elemen- provato con vari trucchi a verificare fino a che punto gli sciamani
ti dell’ambiente, come alberi e fiumi, abbiano una coscienza simile guidassero consapevolmente queste conversazioni, ma restava-
a quella umana? Non potendo vivere con gli antichi greci, ho stu- no sempre nel personaggio. Nonostante decenni di studio, non ho
diato da antropologo, setacciando la letteratura in cerca delle cul- mai capito fino in fondo lo stato mentale di uno sciamano sora in
ture animistiche ancora esistenti. E ho trovato un resoconto sui trance, con la sua natura onirica, la sua concezione dell’oltretom-
sora risalente agli anni quaranta. Queste comunità adivasi viveva- ba che unisce la bellezza al terrore e l’aspetto teatrale delle identi-
no su monti coperti di foreste nell’est dell’India, alternando la col- tà assunte una dopo l’altra.
tivazione del miglio, di altre colture di sussistenza e del riso. Erano Mi chiedevo: come fa una popolazione a preoccuparsi tanto per
circa 400.000, parlavano una lingua della famiglia austroasiatica ciò che succede ai propri cari defunti? E che cosa la porta a esco-
– mentre nel resto dell’India predominano le lingue indoeuropee gitare questa particolare soluzione al problema della morte, cui si
e dravidiche – e in gran parte non profes- dedicano tutte le religioni? Mi sono reso
savano la religione indù. Nel gennaio 1975, conto che l’aspetto della morte più temu-
dopo un viaggio di tre giorni in bicicletta to dai sora non era tanto l’annientamen-
dalla capitale regionale e altri due giorni di to, quanto la separazione dai propri cari.
cammino lungo precari sentieri di monta- Secondo loro, chi moriva non si limitava a
gna, sono arrivato a Rajingtal, un villaggio scomparire, ma continuava a esistere e ad
sora con circa 600 abitanti. avere sensazioni, anche se in modi che non
Con me all’inizio i sora erano diffidenti. avrei mai immaginato. Il dolore di questa
Popolazione sora
Perché avrebbero dovuto accogliere uno separazione era sentito con la stessa forza
straniero proveniente da un paese lonta- dai vivi e dai morti. Questo legame recipro-
no, che non parlava nemmeno la loro lin- co era così intenso che i morti trasmette-
gua? Dopo due settimane sono riuscito a vano i sintomi di cui avevano sofferto es-
unirmi a un gruppo di uomini negli incon- si stessi, avvicinando il più possibile i vivi
tri in cui bevevano il succo leggermente a sé. Anzi, per i sora l’unica causa possibile
fermentato della cosiddetta palma a coda di di malattia e morte erano gli altri defunti:
pesce o palma da vino (Caryota urens). Alla il ricordo e il lutto erano letteralmente di-
fine, dopo qualche altra settimana di tenta- struttivi. Il dolore fisico e quello emotivo
tivi, sono stato invitato dal mio primo ami- La popolazione indigena sora vive non erano separati: ogni malattia ricorda-
co sora, Inama, a vivere con la sua famiglia. sui monti dell’India orientale (in rosso). va al malato il legame con una persona ca-
In seguito mi ha dato una casa a parte, ma Come molti altri popoli adivasi della regione, ra, che stava mangiando la sua anima per
temendo che mi sentissi solo ha mandato parla una lingua austroasiatica. attirarlo a sé.
suo figlio Paranto, un ragazzino, a tener- I vivi però volevano restare in vita. Rea-
mi compagnia. Spesso gli amici di Paranto lo raggiungevano a ca-
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givano a una malattia sacrificando un animale e offrendone l’ani-
sa per fermarsi a dormire. Le chiacchiere dei bambini mi permet- ma al defunto al posto della propria, e intraprendendo conversa-
tevano di imparare più in fretta la lingua sora, oltre a farmi sapere i zioni con la persona deceduta, che usava la voce dello sciamano
pettegolezzi del villaggio. per spiegare i propri sentimenti con ricchezza di dettagli. Vedia-
Il lavoro sul campo nell’antropologia è simile a quello di un de- mo per esempio Amboni, una ragazzina morta di lebbra qualche
tective: è fatto di caute conversazioni esplorative, di una ricerca giorno prima, che attraverso uno sciamano si rivolgeva a sua ma-
tenace di indizi, collegamenti e schemi, di false partenze e bellis- dre Rungkudi e a sua zia Sindi, ancora vive, in un modo che senza
simi momenti di illuminazione. Gli abitanti di Rajingtal mi rifor- dubbio puntava a esprimere i loro sensi di colpa:
nivano generosamente di cibo, acqua e legna da ardere, mentre
io partecipavo ai lavori e mi univo alle persone intorno a Onon- Amboni (che arriva dall’oltretomba, debolmente): Mamma, dove
ti, osservandola durante le trance e mentre addestrava le sue eredi sono i miei anelli d’oro per il naso?
designate, cioè l’adolescente Taranti e la bambina Lokami. (Nella Sindi: Devono essere bruciati nella pira, tesoro. Abbiamo cercato,
popolazione sora l’attività sciamanica era svolta soprattutto dalle ma non li abbiamo trovati.
donne, addestrate fin dall’infanzia.) Il mio obiettivo era imparare Amboni (con tono petulante): Perché non mi fai vedere i miei anel-
qualcosa non solo sui miei ospiti sora, ma anche da loro sulla con- li?
dizione umana. Sindi: Erano così piccoli. Se li avessi trovati ovviamente te li fa-
Mappa da Mapping Specialists
In seguito ho vissuto in altre comunità sora. Ogni villaggio ave- rei vedere. Oh, amore mio, tesoro, non provocare negli altri la tua
va alcuni sciamani, specializzati in una varietà di divinazioni, gua- stessa malattia. Vuoi dire che tua madre e tuo padre non hanno fat-
rigioni e riti funebri. Tra i migliori c’era Ononti, una donna anzia- to abbastanza sacrifici per te? Non ti hanno mai voltato le spalle e
na, piccola ed energica. Seduta a terra con le gambe divaricate, non si sono mai rifiutati di aiutarti, non credi?…
intonava un canto ritmico per invocare il marito spirituale e le Amboni (rivolgendosi alla madre che piange in silenzio): Mamma,
sciamane precedenti – «Stringiamoci la mano, nonne, lungo il per- eri terribile con me, mi sgridavi, mi chiamavi sfregiata, mi chia-
corso impossibile sulla corda» – e poi entrava in uno stato di tran- mavi lebbrosa. Dicevi: «Ormai sei grande, perché dovrei darti da
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non c’è una «natura» impersonale. Anzi, l’idea stessa di ambiente ce delle sciamane. Ormai avevo imparato a trascrivere e tradurre i
è completamente umanizzata attraverso le dinamiche delle trac- dialoghi tra vivi e morti, e avevo notato un’evoluzione nel loro to-
ce che le persone lasciano con i ricordi, in modo che gli sciamani no emotivo. Questi dialoghi servivano a trasformare l’affievolirsi
le possano elaborare. dei ricordi, disordinato e snervante, in un oblio sano e organizza-
Inoltre ho visto che l’oltretomba rifletteva e capovolgeva la ge-
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to. Le conversazioni con le persone appena defunte erano piene di
rarchia di potere di questo mondo. I miei amici sora vivevano al li- un’intensa angoscia, di amore e struggimento misti a colpa, per-
vello più basso di un regime feudale che li teneva costantemente ché i morti accusavano i vivi di averli trascurati, mentre i vivi si di-
in uno stato di povertà e umiliazione. Incapaci di leggere o parla- fendevano. Nel corso degli anni i toni si distendevano, entrambe
re in oriya, i sora erano costretti a comunicare con gli agenti di po- le parti esprimevano un dolore più attenuato e diventava più diffi-
lizia o i funzionari di lingua oriya attraverso una casta speciale di cile che il defunto fosse considerato causa di malattie o morte. Poi,
interpreti. I sora non avevano idea di che cosa si dicesse in nome quando da predatori si trasformavano in protettori, i morti davano
loro, né di che rispondessero gli ufficiali, ed erano facile preda di il proprio nome a un neonato tra i loro parenti vivi.
estorsioni, intimidazioni e truffe sistematiche. E infine – come ho scoperto seguendo le genealogie – quando
Si è scoperto che i mariti spirituali delle sciamane sora, i quali nessuno restava in vita a ricordarla, la persona defunta si trasfor-
permettevano loro di entrare in trance, erano a loro volta gli agen- mava in una farfalla: un ricordo che nessuno poteva più avere. So-
ti di polizia e funzionari governativi di etnie non adivasi nell’oltre- lo in quel momento arrivava davvero alla fine, al termine definiti-
tomba! Erano il corrispondente immaginario di quelle persone vo delle sofferenze sue e dei suoi cari.
che opprimevano i sora nel mondo dei vivi, ma in questa fantasia
erano addomesticati dalle sciamane con il matrimonio. Questi ma- Religioni globali
riti spirituali sapevano la lingua oriya quando «scrivevano» i nomi Negli anni ottanta le mie ricerche giovanili si erano ormai com-
degli antenati dei clienti delle sciamane. Padroneggiavano la tec- pletate e le avevo racchiuse nel mio primo libro sui sora, ma con-
nica misteriosa e potente della scrittura, ma non la usavano per tinuavo a fare visita ai miei amici. La tradizione sciamanica stava
perseguitare i sora, bensì per aprire un canale di comunicazione perdendo forza man mano che avanzavano le religioni di massa.
verso i loro antenati. Ma per i giovani sora ciò che io consideravo una perdita era inve-
Due anni dopo il mio primo incontro con Ononti, quando or- ce una liberazione. Missionari battisti canadesi avevano portato il
mai abitavo nel vicino villaggio di Sogad, sono diventato uno di cristianesimo alla popolazione locale già decenni prima, partendo
quegli assistenti funerari che cantavano per contribuire alle tran- da una prima base nelle pianure e creandone una seconda dall’al-
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re. Invece dei lunghi dialoghi attraverso gli sciamani, che rafforza-
vano il legame con i morti, oggi ci sono un breve funerale conclu-
sivo e un legame di tipo inedito, con una divinità nuova e distante,
e con suo figlio Gesù.
Se agli animisti un’interazione prolungata con i defunti dava
sollievo, i battisti sora preferiscono troncare ogni contatto. «Il ri-
cordo fa ammalare», mi ha detto semplicemente un giovane cri-
stiano. In effetti l’ideologia battista locale mira a tagliare del tut-
to i ponti non solo con i morti ma anche con la vecchia religione,
che – insistono i pastori sora – deve essere abbandonata comple-
tamente. E nonostante i giovani si sentano più liberi – man mano
che imparano a leggere e scrivere sia in sora sia in oriya e abban-
donano l’agricoltura di sussistenza e le usanze «primitive» per en-
trare nella competizione del mercato del lavoro – i sora più anzia-
ni, che serbano la visione del mondo tradizionale, hanno un altro
motivo per temere la morte: «Hai visto come parlo con i miei geni-
tori morti, ma dopo la mia morte i miei figli mi parleranno?».
Qualcuno può sentirsi in bilico tra queste due visioni del mon-
do. Il mio vecchio amico Inama è morto intorno al 1992. Suo figlio
Paranto, oggi adulto e convertito alla religione battista, ha scelto
per lui un funerale cristiano minimalista. Tuttavia Paranto, che
inizialmente era animista, non sapeva bene come affrontare il lut-
to per suo padre.
«Ho incontrato mio padre in sogno», mi ha detto qualche anno
dopo. «È stato come incontrarsi da svegli:
“Sei morto: da dove arrivi?”, gli ho chiesto.
“Non sono morto”, ha risposto mio padre. “Rimango, esisto ancora”.
Mi sono alzato e mi sono guardato in giro: era notte fonda, non c’era
nessuno! Ho pianto. Ero molto triste.
“Pensavo fossi morto!” ho detto. L’ho incontrato sulla strada verso il
suo posto preferito per bere. “Ehi! Dove vai?”.
“Sto facendo un giro”. Il suo aspetto era proprio uguale a quando
stava bene.
“Ma com’è che eri così malato e adesso sei guarito?” .
“È tutto a posto, adesso sto bene”.
Mi sono guardato in giro, non c’era nessuno. Non mi ha fatto del ma-
le. Abbiamo solo parlato e pianto insieme».
Con il suo sogno Paranto si è sentito rassicurato per le condizio-
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gico entrambi hanno la stessa funzione: offrono un percorso simi- sti dietro i resoconti semplicistici sulla modernizzazione: i giovani
le per uscire dall’isolamento e rafforzano l’impatto di scuole, stra- sora stanno ottenendo un’emancipazione politica ed economica,
de e posti di lavoro, coinvolgendo i sora più direttamente nel resto ma al tempo stesso pagano un alto prezzo psicologico per la perdi-
della società indiana. ta dei legami intimi con gli antenati e con il proprio ambiente. La
Queste nuove religioni sono più adeguate alle nuove circo- frattura fra Taranti e la sua amata famiglia spirituale e l’incapacità
stanze in cui si trovano i giovani sora. Da poco alfabetizzati, ab- di Paranto di parlare da sveglio con il padre morto non sono altro
bandonano i pendii coperti da foreste e colture di sussistenza per che momenti drammatici personali nell’ambito di un cambiamen-
scendere a valle e integrarsi nello Stato-nazione indiano, e più in to storico molto più ampio.
generale nel mondo globalizzato. La geografia del cristianesimo e È vero che oggi i sora sono meno sfruttati e impoveriti di pri-
quella dell’induismo non si basano sulle caratteristiche dell’am- ma. Ma sono anche più esposti al rischio di essere trascinati nel-
biente locale, bensì sull’Israele della Bibbia, dove nessun sora è le guerre culturali basate su ideologie depersonalizzate e deloca-
mai stato, o sui luoghi sacri del nazionalismo indù. Abbandonan- lizzate che stanno lacerando il mondo, in India come in Europa e
do i propri antenati e rivolgendosi a Gesù o a Krishna, i giovani so- in America. Le lacrime di Taranti per il suo mondo perduto, i tor-
ra più che convertirsi a nuove forme di religione si allontanano da menti teologici di Monosi e il sogno consolante di Paranto sono un
isolamento e povertà passati. monito per tutti noi. Q
La storia offre molti esempi di conversione dalle religioni loca-
li a quelle mondiali. In Europa questa transizione dal «paganesi-
PER APPROFONDIRE
mo» è durata molti secoli e non si è mai conclusa del tutto. La mia
vita con i sora mi ha mostrato lo sradicamento e il dolore nasco- Un progetto di vita. Comandulli C.S., in «Le Scienze» n. 647, giugno 2022.
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ESPLORAZIONE SPAZIALE
Gemini 16,
il primo allunaggio
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per la prima volta sulla Luna perfetto orario, le 19:18 UTC. L’astronauta
con il programma Apollo statunitense Pete Conrad è il primo essere
della NASA. Ma la storia sarebbe umano sulla Luna. Il comandante Conrad ha
potuta andare diversamente
compiuto una perfetta attività extraveicolare
superpotenze…
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Paolo Miniussi, appassionato del progetto Apollo, ha collaborato con quotidiani locali e ha scritto per diverse riviste di
astronomia e astronautica. Di professione informatico, nel tempo libero progetta e lancia missili amatoriali. Nel giugno 2019,
insieme ad altri dieci autori ha pubblicato Moon (Lisciani Editore), una raccolta di 11 storie dedicate all’epopea di Apollo 11.
Il suo racconto è intitolato Ritorno alla Luna. Il libro ha contato quattro ristampe e vanta la prefazione di Tito Stagno.
S
embra un racconto di fantascienza, ma non lo è. un valido concorrente di Apollo per le missioni di volo circumlu-
Non è nemmeno uno spoiler della serie dalle tin- nare e allunaggio.
te alternative For All Mankind. Ma sì, a un certo Un vettore Centaur sarebbe stato lanciato su un razzo Titan II:
punto della storia della NASA e dell’esplorazione questo sistema, razzo più vettore in testa, era molto più piccolo del
spaziale, con il programma Mercury in corso e il Saturn V. Inoltre la capsula Gemini in versione lunare avrebbe avu-
programma Gemini in fase di sviluppo, si arrivò to un peso di 3170 chilogrammi, 270 chilogrammi in più rispetto
alla possibilità di ottimizzare quanto più possi- alla versione per il rendez-vous. La differenza di peso consisteva
bile l’hardware delle capsule Gemini per far compiere loro il più in un navigatore inerziale di riserva e in una schermatura termica
ambizioso dei viaggi: andare sulla Luna, molto prima della fine de- aggiuntiva per il rientro in atmosfera terrestre più velocemente: 11
gli anni sessanta e soprattutto a un costo più basso. chilometri al secondo invece di 8.
Fino alla fine del programma Gemini, questo veicolo spaziale Questo approccio avrebbe portato uno statunitense attorno
fu considerato dal suo appaltatore, l’azienda McDonnell Aircraft, alla Luna per soli 60 milioni dollari in più rispetto al programma
e da alcuni gruppi all’interno della NASA, come un mezzo alter- base da 356 milioni. Un’alternativa ancora più aggressiva, un pro-
nativo per raggiungere la Luna. La capsula di rientro Gemini, più gramma di nove voli, fu preventivata per un costo di soli 8,5 milio-
piccola e leggera di quella della missione Apollo, avrebbe permes- ni in più rispetto al programma di base, proponendo il primo volo
so il lancio diretto di una missione sulla Luna con l’uso di un unico attorno alla Luna nel maggio 1964, invece che nel dicembre 1968,
vettore. Oppure, come strategia alternativa, il rendez-vous e l’at- come poi effettivamente avvenne con la missione Apollo 8. L’idea
tracco (docking) nello spazio dei componenti necessari lanciati da si insinuò nella mente di Chamberlin, che era anche uno dei primi
due piccoli razzi (Titan 3C, alto 42 metri o Saturn IB, alto 68 metri) membri dello Space Task Group della NASA, che si occupava dei
avrebbero reso persino non necessario lo sviluppo del Saturn V, programmi di volo spaziale con equipaggio. Nel settembre 1961 il
il gigantesco razzo alto circa 110 metri poi effettivamente usato gruppo propose un piano per usare una capsula Gemini per spe-
nelle missioni Apollo dirette sulla Luna. Compresa quella che il 20 dire due uomini sulla Luna e riportarli sulla Terra a un costo 20
luglio 1969, con la missione Apollo 11, portò per la prima volta un volte inferiore rispetto a quello del progetto Apollo.
essere umano sulla superficie del nostro satellite.
Dritti verso la Luna
Un valido concorrente La chiave di questa strategia era l’uso della tecnica del rendez-
Le versioni del programma Gemini pensate per lo sbarco luna- vous in orbita lunare e l’impiego di un modulo lunare nudo, mo-
re (anche come sistema di soccorso alle Apollo) furono svariate e noposto e con abitacolo «a vista», una sorta di bolla di vetro con
tutte elaborate quasi fino alla conclusione del programma origina- quattro zampe, molto diverso e molto più leggero del Lunar Ex-
le stesso. Eccone alcune: Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
cursion Module, o semplicemente Lunar Module (LEM o LM) im-
● Voli circumlunari con Gemini, propulsi (o spinti) mediante ma- piegato nel programma Apollo. Questa versione cabriolet del LEM
novra di attracco in orbita terrestre, dal vettore Centaur come avrebbe avuto una massa compresa tra 4373 e 3284 chilogrammi,
parte del piano originale del programma Mercury, il primo pro- a seconda del tipo di propellente usato dal modulo.
gramma spaziale statunitense a prevedere missioni con equipag- La massa totale da inserire in una traiettoria di fuga verso la
gio (agosto 1961); Luna sarebbe stata poco più di 13.000 chilogrammi, un quinto dei
● Allunaggio con Gemini, propulso, sempre in orbita terrestre da 68.000 chilogrammi previsti per l’approccio di allunaggio diretto
un razzo vettore Saturn C-3 alto 82 metri, in competizione con pensato per il programma Nova, all’epoca ancora il candidato idea-
Apollo e come parte del piano originale rivisto del programma le, e circa 3,5 volte in meno del programma Apollo. Per portare
Gemini (settembre 1961); nello spazio questo carico utile al posto di Nova si sarebbe usato
● Uso di Gemini, lanciata su un razzo Saturn V, come veicolo logi- un veicolo di lancio Saturn C-3. Le date dei voli Gemini sarebbe-
stico e di soccorso lunare (settembre 1962); ro state posticipate di un anno al fine di sviluppare un veicolo
● Gemini circumlunare, lanciata dal razzo Saturn IB, per sostituire spaziale più capace. Tuttavia, lanciando ogni 45 giorni anziché
i voli circumlunari Apollo poi cancellati (marzo 1964); ogni 60 giorni, Gemini avrebbe comunque portato uno statuni-
● In seguito all’incendio dell’Apollo 1, uso di Gemini B, lanciata su tense sulla Luna nel gennaio 1966 (si veda il box a p. 85).
un Saturn V, come veicolo di soccorso lunare (aprile 1967). Nei piani della NASA fu contemplata una serie di opzioni per
Alla nascita del progetto Gemini, originariamente denominato l’ottimizzazione del programma Gemini fino a portarlo alla versio-
Mercury Mark II, la NASA era già impegnata nel progetto Apollo e ne «Lunar». Furono effettuati ulteriori studi per l’elaborazione di
considerava Gemini un veicolo «transitorio» per testare le tecni- un programma che prevedesse l’ascensione diretta. A questo sco-
che di rendez-vous, attracco in orbita e attività extraveicolari. Era po si pensò di realizzare un veicolo, sempre nell’ambito di Gemini,
una sorta di banco di prova in attesa che le capsule Apollo fossero che incorporasse un lander lunare.
disponibili. Tuttavia James Chamberlin, ingegnere della NASA, e I sostenitori dell’approccio diretto verso la Luna asserivano
alcuni ingegneri di McDonnell Aircraft consideravano le Gemini che se l’obiettivo era far allunare due uomini, per quale motivo
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NASA
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se ne sarebbero dovuti spedire tre e lasciare così il terzo in orbi-
ta, in attesa del ritorno degli altri due? Con una capsula Gemini e
un vettore Saturn C5 (e/o Saturn V) non ci sarebbe stato bisogno
del rendez-vous lunare. McDonnell, l’azienda costruttrice delle
capsule Mercury e Gemini, fu incaricata di sviluppare lo studio,
che entusiasmò Jerome B. Wiesner, consulente scientifico dell’al-
lora presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy, ma NASA,
North American Aviation e tutti i soggetti coinvolti nello sviluppo
del modulo lunare Apollo manifestarono il proprio disappunto.
Toccò a James Webb, allora amministratore della NASA, la deci-
sione di sostenere con determinazione lo sviluppo del programma
Apollo. Il Gemini Lunar Lander avrebbe continuato comunque
a sopravvivere come progetto, pronto a prendere il posto dell’A-
pollo se quest’ultimo avesse incontrato problemi legati al budget e
all’affidabilità e alla sicurezza del mezzo stesso.
Nell’autunno 1962 la NASA chiese a Space Technology Labora-
tories e McDonnell di fare uno studio sull’uso delle Gemini come
«veicolo di logistica e soccorso lunare». Durato otto settimane, lo
studio esaminò la possibilità di poter far allunare due uomini di-
rettamente sulla superficie del nostro satellite naturale, indicando
le modifiche da apportare per adattare le navicelle Gemini. Ven-
nero stimati anche i costi supplementari per l’acquisto di veicoli
extra da destinare allo scopo. In quel periodo, però, il programma
Gemini aveva profondi problemi finanziari e di programmazione
e la questione non fu ulteriormente approfondita. Nella primave-
ra 1964 furono cancellate le missioni Saturn I/Apollo e fu studiato
l’uso di Saturn I per lanciare le Gemini attorno alla Luna.
Questa soluzione fu pensata principalmente per garantire una
transizione fra il programma Gemini e l’inizio dei voli Apollo/Sa-
turn IB in modo da battere i sovietici nella corsa alla Luna se il pro-
gramma Apollo avesse subito gravi ritardi.
Da Gemini ad Apollo
Sotto la pressione di Wernher Von Braun, una delle figure prin-
cipali nello sviluppo della missilistica, prima nella Germania na-
zista poi negli Stati Uniti, determinato a sviluppare il programma
Apollo, l’8 giugno la NASA emise precise istruzioni secondo cui
qualsiasi studio di missione circumlunare relativo all’uso di Gemi-
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Il Double Transtage consisteva in un primo Transtage non mo- Poi, nel febbraio 1967, sarebbe seguita una missione con equi-
dificato che avrebbe posizionato sé stesso e un secondo Transtage paggio in orbita terrestre. Una Gemini si sarebbe agganciata con
in un’orbita terrestre bassa. Il primo Transtage avrebbe gestito i un Double Transtage e il treno spaziale sarebbe stato spinto in or-
sistemi di navigazione e di manovra necessari per spostare il «con- bita alta. Ad aprile la sequenza si sarebbe ripetuta. Questa volta la
voglio lunare» sull’orbita di rendez-vous con la Gemini, che sareb- Gemini, spinta dal Transtage, avrebbe raggiunto l’orbita lunare.
be invece partita con Titan 2. Il secondo sarebbe stato equipaggia- Conrad riuscì a suscitare interesse nel Congresso degli Sta-
to con un dispositivo di aggancio del tipo usato nel razzo Agena. ti Uniti, ma Webb, l’amministratore della NASA, lo informò che
Successivamente, il primo Transtage sarebbe stato abbando- qualsiasi altro fondo che il Congresso avesse stanziato per un si-
nato e il secondo avrebbe avuto il compito d’inserire la Gemini in mile progetto sarebbe stato destinato al programma Apollo.
una traiettoria circumlunare. La missione così ideata, supponen- Dopo ulteriori polemiche interne, Conrad ottenne l’approvazio-
do che il via libera fosse arrivato nel settembre 1965, sarebbe par- ne per una missione con il razzo Agena sul suo volo Gemini 11 per
tita immediatamente dopo l’ultimo volo Gemini del programma testare la manovra in un’orbita record di 1570 chilometri (nella re-
Cortesia NASA
standard. Nel dicembre 1966 un razzo Titan III-C avrebbe portato altà la quota raggiunta fu di 1374 chilometri). Questo volo è l’unica
una capsula Gemini senza equipaggio su una traiettoria circumlu- traccia del tentativo di usare le Gemini per raggiungere la Luna.
nare a una velocità di rientro per testare lo scudo termico. L’uso delle Gemini come veicoli per raggiungere la Luna non
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LE FONTI
Foto da satellite
spia (a sinistra)
degli Stati Uniti
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del razzo sovietico
N1 sulla rampa di
lancio di Baikonur,
in Kazakhstan, nel
settembre 1968.
Accanto, il razzo N1,
un modello di studio
per condizioni reali,
per essere precisi,
sempre a Baikonur,
nel 1967. N1 era
National Reconnaissance Office (entrambe le immagini)
in fase di sviluppo
per portare l’Unione
Sovietica sulla Luna.
riguardò solo l’aspetto principale di eventuali aggiornamenti. Si con il veicolo in avaria e gli astronauti avrebbero dovuto fare una
pensò alle capsule Gemini come navicelle di salvataggio nel caso in passeggiata spaziale per il trasbordo. Più che hollywoodiano, mol-
cui una capsula Apollo con destinazione Luna avesse avuto avarie to rischioso.
in orbita lunare tali da richiedere una missione di soccorso. Questo La versione del Lunar Rescue Vehicle per il recupero di astro-
approccio riguardava anche la possibilità di recuperare gli astro- nauti dalla superficie, per quanto più semplice e realistica, fu a dir
nauti dalla superficie lunare se qualcosa fosse andato storto. poco profetica. Un lander lunare sarebbe stato lanciato nei pres-
Per lo scenario del recupero in orbita, oggi l’approccio appa- si del sito previsto di allunaggio prima che il luogo stesso venisse
rirebbe un po’ hollywoodiano. Ci sarebbe stato un rendez-vous raggiunto dalla missione con equipaggio. Il veicolo avrebbe anche
Gemini 1 Marzo 1963 Marzo 1964 Orbita terrestre senza equipaggio Orbita terrestre senza equipaggio
Gemini 2 Maggio 1963 Maggio 1964 Orbita terrestre con equipaggio Orbita terrestre con equipaggio
Gemini 3 Luglio 1963 Giugno 1964 Missione orbitale di 7 giorni Missione orbitale di 7 giorni
con equipaggio con equipaggio
Gemini 4 Settembre 1963 Agosto 1964 Missione orbitale di 7 giorni Missione orbitale di 7 giorni
con equipaggio con equipaggio
Gemini 5 Novembre 1963 Settembre 1964 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con veicolo Agena
Gemini 6 Gennaio 1964 Novembre 1964 Aggancio con veicolo Agena Missione orbitale di 14 giorni
con scimpanzè
Gemini 7 Marzo 1964 Dicembre 1964 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con veicolo Agena
Gemini 8 Maggio 1964 Febbraio 1965 Missione orbitale di 14 giorni con Aggancio con Centaur e
scimpanzè immissione in orbita terrestre alta
Gemini 9 Luglio 1964 Marzo 1965 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con Centaur e
immissione in orbita terrestre alta
Gemini 10 Settembre 1964 Maggio 1965 Aggancio con veicolo Agena Aggancio con LM
Gemini 11 Novembre 1964 Giugno 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con LM
e ascesa in orbita terrestre alta
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Gemini 12 Gennaio 1965 Luglio 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con LM
e ascesa in orbita terrestre alta
Gemini 13 Marzo 1965 Settembre 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con Centaur
e volo di avvicinamento alla Luna e immissione per sorvolo lunare
Gemini 14 Maggio 1965 Ottobre 1965 Aggancio con veicolo Centaur Aggancio con Centaur
e volo di avvicinamento alla Luna e immissione per sorvolo lunare
svolto il compito di rifugio, garantendo un’estensione dei supporti statunitense incombeva il serratissimo programma spaziale so-
vitali. Si progettò in teoria quello che con buona probabilità si farà vietico che aveva anticipato gli Stati Uniti su molte tappe (primo
per realizzare la prima missione umana su Marte, spedendo prima satellite nello spazio, primo uomo e prima donna nello spazio, pri-
i veicoli e l’hardware di supporto sul pianeta e successivamente ma passeggiata spaziale). Il timore che i sovietici arrivassero prima
Cortesia dell’autore
inviando gli astronauti. anche sulla Luna era plausibile ma, fortunatamente per gli statu-
Gli sforzi della NASA erano ovviamente orientati al raggiungi- nitensi, non del tutto concreto.
mento degli obiettivi ben prima della fine del decennio solenne- L’Unione Sovietica si stava preparando con un proprio vettore,
mente fissato dal presidente Kennedy. Sul programma spaziale l’N1, a raggiungere la Luna. La morte di Sergej Pavlovič Korolëv,
www.lescienze.it Le Scienze 85
Il sorgere della Terra
visto dalla Luna e fotografato
il 24 dicembre 1968 da Bill Anders,
astronauta della missione Apollo
8, la prima a portare esseri umani
attorno al nostro satellite. È una
delle immagini più significative
dell’esplorazione lunare.
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Cortesia NASA
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Coordinate Durante la pandemia l’aspettativa di vita è calata
un po’ ovunque, ma in alcuni luoghi poi si è ripresa.
Fra i paesi ricchi fanno eccezione gli Stati Uniti
Grafica di Amanda Montañez; fonti: Life Expectancy Changes since COVID-19, di Jonas Schöley e altri, in «Nature Human Behaviour»,
* Le stime per il 2021
84 Svizzera si basano
su dati provvisori 20–39
Norvegia
83 Svezia 40–59
pubblicato on line il 17 ottobre 2022 (dati per i paesi); Centers for Disease Control and Prevention (dati per razze ed etnie)
Ispanici† 60–79
82 Belgio –1,0
Danimarca † Gli ispanici possono
81 Belgio
Germania essere di qualsiasi razza; 0–19
tutte le altre categorie 80+
80 Grecia 0
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sono di non ispanici 20–39
Cile Bianchi 40–59
79
Scozia 60–79
78
Il Belgio è
77 –1,0 un paese la cui
Ripartizione aspettativa di vita
76 razziale/ è tornata ai livelli
etnica pre-COVID nel
75 Neri 2021.
Slovacchia
Ungheria Sesso
74
Le donne tendono a vivere più degli
73 uomini. Dal 2019 questo divario è
aumentato in molti dei paesi monitorati,
Gli effetti del Nativi americani/ ma più di tutti negli Stati Uniti.
72 COVID sull’aspettativa
Bulgaria nativi dell’Alaska
di vita sono stati indagati in 2015 2017 2019 2021
71 29 paesi che avevano condotto
Maggiore longevità
femminile (anni)
Sognando Wakanda
Il regno del film Black Panther propone un’idea di futuro
utopica ma plausibile, e ben distinta dal tecno-ottimismo
n avveniristico velivolo sorvola col- prattutto, nelle tre dimensioni dello sviluppo
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La ceretta di Occam di Beatrice Mautino
a rubrica di questo mese cade a ri- rebbe evaporata via. In questo modo la pelle si
salse – come quelle di ribes, di olive e cappe- ta per la pasta al pomodoro, che è diventata
ri e la salsa verde al prezzemolo – per condi- uno dei piatti più popolari della nostra cucina,
re carni o altro. Insieme a queste c’è una salsa e uno dei più conosciuti e apprezzati in tutto
col pomodoro trattato in modo simile a come il mondo.
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Rudi matematici Una scacchiera gigante porta a immaginare
un cavallo che salti solo in avanti, e un tavoliere
toroidale con caselle di più colori
il cavallo degli scacchi, lo Springer. Poi ha detto che potrebbe es- e 8, realizzando così un bel simulacro quadrettato di queste ciam-
sere divertente inventare uno Springer che possa però andare solo belline?»
in avanti, nel senso di due caselle avanti e una a destra o a sinistra, «Ma certo, Treccia! Vedrai che è proprio quello che ha in men-
anche se così ci vorrebbe una scacchiera più grande, o magari in- te, ci scommetto», dice Piotr, scuotendo tristemente la testa. «Non
finita. Poi gli si sono illuminati gli occhi guardando le ciambelline vedi che tornerebbe tutto? Se ne sta lì fermo, ma di sicuro, dentro
di Willisau, ha sibilato un “ecco!”, e se ne è andato alla scacchiera. quella sua maledetta testa ci sono torme di cavalli che galoppano
IL PROBLEMA DI FEBBRAIO
Un po’ Gatto, un po’ Pantera. Il mese scorso ci chiedevamo quante ge- elementi puri al 100 per cento, ibridi di rapporto 88-12. È facile verifica-
nerazioni servissero per avere un ibrido dotato del 56 per cento di carat- re che incrociando un 88P-12G con un gatto puro si ottiene, con buona
teristica Gatto e 44 per cento Pantera, ovviamente ipotizzando che due approssimazione, l’ibrido cercato 56G-44P, in Gen4. In termini più pre-
genitori puri (100 per cento Gatto o Pantera) generino un ibrido 50 per cisi, si può notare che, a partire da Gen0, sono necessari 16 progenitori,
cento G e 50 per cento P. Ci si accontentava di percentuali arrotondate ognuno dei quali contribuisca ovviamente per 1/16 di caratteristica pu-
all’intero più vicino, e si chiedeva di generalizzare la questione. ra: il risultato cercato è di fatto dato da (9/16 = 56,25 per cento)G e (7/16
Indicando come «Generazione 0» (o Gen0) quella iniziale delle spe- = 43,75 per cento)P.
cie pure, consideriamo gli ibridi possibili alle generazioni successive. La In generale, per determinare la «granularità di ibridazione» raggiungi-
Gen1 potrà avere elementi puri G e P, o solo ibridi 50G-50P. La Gen2, ol- bile, basta notare che all’ennesima generazione GenN ogni progenitore
tre agli elementi delle generazioni precedenti, potrà avere ibridi 75G-25P contribuisce in ragione 1/2N; essendo richiesta una precisione dell’1 per
o 75P-25G, ipotizzando come genitori un puro e un ibrido 50-50. Da cento, già in Gen7, che ha granularità 1/128, si può ottenere qualsiasi li-
questi meticci, in Gen3 si potranno ottenere, sempre incrociandoli con vello di ibridazione desiderato.
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sulla scacchiera-ciambella, facendo solo movimenti di due casel- solare Piotr: «Va bene, ammettiamolo pure, ma anche se fosse così,
le in avanti e una casella a destra o sinistra, e da questa galoppata dove sarebbe il problema?»
verrà fuori certamente un maledetto problema per noi.» «Come sarebbe a dire, “dove sarebbe il problema?”. Non ti ho
«Dai, non disperarti prima del tempo…», fa Alice, accompa- detto che voleva pure cambiare i colori delle scacchiere? Sono
gnando la frase con un paio di pacche consolatorie sulle spalle pronto a scommettere che ha già calcolato tutto: che ogni cavallo è
dell’amico. «Se anche stesse pensando una cosa folle come quel- limitato a una certa parte delle caselle della scacchiera toroidale, e
la cavalcata toroidale, ci vorrebbe una mente ancora più diabolica che si potrà dipingere la scacchiera in modo che ogni cavallo possa
della sua per tirarne fuori un problema, no?» muoversi solo su caselle dello stesso colore. Se ho ragione, dimmi:
Piotr scuote la testa ancora più energicamente: «Ah, sei un’illu- quanto tempo ci resta prima che quel torturatore, tra una boccata
sa, dottoressa Riddle! Quel demonio partorisce problemi più velo- di pipa e l’altra, venga a chiederci di quanti colori avremmo biso-
cemente di un esercito di conigli. Scommetto che avrà già scoper- gno per colorare una scacchiera così?»
to qualcosa di significativo, che so: che quei cavalli non possono Alice sospira, si appoggia stancamente alla spalliera della pan-
toccare tutte le 64 caselle del toro, così come gli alfieri sono rele- china, e mormora: «Non ha bisogno di venire qua. Mi sembra che
gati a percorrere solo mezza scacchiera nel gioco classico. Vedrai ormai i problemi sia in grado di trasmetterli per telepatia.»
se non è così, vedrai…» Pochi metri più il là, un sottile ghigno demoniaco increspa la
Alice strabuzza un po’ gli occhi, ma continua a cercare di con- bocca di Rudy.
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Per far fronte all’imprevedibilità dell’ambiente esterno, di organizzazione psicologica ha una sua propria com-
è necessario saper agire in modo flessibile e prendere plessità nella pianificazione, nel processo decisionale e
le decisioni tenendo conto perlomeno della situazione nel controllo esecutivo del comportamento. Ai suoi livelli
contingente, del contesto e dei propri obiettivi. In natu- più alti, come in certi mammiferi, permette di prevedere
ra, infatti, i vari organismi dispongono di diversi sistemi tra una gamma di azioni possibili quale avrà l’esito mi-
di controllo delle azioni e di monitoraggio degli esiti, dif- gliore e di sapere quello che si sta facendo.
ferenti a seconda delle specie, per affrontare le even- Tomasello passa in rassegna, seguendo l’ordine di com-
tualità consentite dai vincoli ecologici, sociali e cognitivi parsa evolutiva, l’agire finalizzato dei vertebrati, poi l’a-
di ciascuna di esse. Questi livelli di controllo del singo- gire intenzionale degli antichi mammiferi, quindi l’agi-
lo esemplare sulle proprie azioni non sono riconducibili re razionale delle grandi scimmie e l’agire socialmente
a una questione di complessità dei repertori comporta- normativo degli umani. Proprio il mondo culturale strut-
mentali. Di che cosa si tratta allora? Michael Tomasel- turato normativamente è la nostra peculiare nicchia
lo, attualmente alla Duke University e autore di opere esperienziale: rispetto agli altri animali possediamo
su temi di grande interesse, in questo suo ultimo sag- un’agentività collettiva molto sviluppata; non solo per-
gio propone un modello di evoluzione dell’azione con- seguiamo obiettivi congiunti, in virtù dei vantaggi che ne
trollata individualmente, negletta anche dalla psicologia derivano, ma abbiamo addirittura sviluppato e interio-
evoluzionistica. rizzato una spiccata propensione a conformarci ai mo- Dalle lucertole all’uomo
Il termine tecnico è agentività (in inglese agency) indivi- di di fare le cose del gruppo. Un libro ricco di spunti di di Michael Tomasello
duale e indica l’organizzazione psicologica che permet- riflessione. Raffaello Cortina, Milano, 2023,
te al singolo di prendere decisioni informate. Ogni forma Nicla Panciera pp. 216 (euro 19,00)
Quella della malaria è anche una storia italiana, sotto il le del Plasmodium, il protozoo che causa la malattia.
profilo epidemiologico e della ricerca scientifica. Lo rac- Ma forse il più geniale malariologo italiano è stato Bat-
conta in questo libro Gilberto Corbellini, docente di sto- tista Grassi, che dimostrò il ruolo delle zanzare Anophe-
ria della medicina e bioetica alla «Sapienza» Università les nella trasmissione del plasmodio. La scoperta non
di Roma. «Chi scrive non aveva inizialmente interes- gli fu riconosciuta per questioni di rivalità e invidie, tan-
se per la malaria», confessa l’autore, salvo poi appas- to che nel 1902 il premio Nobel per la fisiologia o la me-
sionarsi a una scienza diventata «un’impresa di profilo dicina andò al medico Ronald Ross, che aveva messo
internazionale estesa e articolata, dove si incrociava- in dubbio l’originalità delle ricerche dello scienziato ita-
no studi clinici, patologici, parassitologici, entomologici, liano. Anche Ross aveva scoperto che la malaria si tra-
farmacologici e sanitari». smette con punture di insetti, ma i suoi studi riguarda-
In Italia, nel 1887 la malaria era diffusa su un terzo della vano gli uccelli, non gli esseri umani.
penisola, i morti superavano i 20.000 all’anno e c’erano Grassi rimase amareggiato dalla vicenda e si ritirò dalle
circa due milioni di casi su una popolazione di 30 milio- scene. Ma aveva previsto tutto: parlava dell’ecosistema
ni di persone. Era un problema serio che richiese una ri- di trasmissione della malaria in Italia come di un «colos-
gorosa politica antimalarica: grazie a bonifiche, DDT e so coi piedi di creta», facile da abbattere perché nelle
chinino, dopo il 1952 nessuno morì più di malaria au- regioni temperate mancavano le condizioni ecologiche Storia della malaria
toctona e nel 1967 venne chiuso l’Istituto di malariolo- e sociali che invece lo avrebbero reso stabile ai tropici. in italia
gia «Ettore Marchiafava». E in effetti in Africa la malaria continua a non dare tre- di Gilberto Corbellini
Quest’ultimo è stato un illustre studioso di malaria, al gua, mentre in Italia è ormai un lontano ricordo. Carocci editore, Roma, 2022,
quale dobbiamo tra l’altro la descrizione del ciclo vita- Martina Saporiti pp. 344 (euro 29,00)
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L’esplorazione umana dello spazio è iniziata nel 1961, che è centrato il libro di Fred Scharmen, docente di de-
con il primo volo orbitale del cosmonauta sovietico Ju- sign urbano e architettura alla Morgan State University
rij Gagarin. Poi è proseguita con la conquista della Lu- di Baltimora, negli Stati Uniti. L’autore passa infatti in
na, da parte della missione statunitense Apollo 11, nel rassegna le principali visioni dello spazio, che, di vol-
1969. Adesso vede alcuni uomini e donne permanen- ta in volta, a seconda del contesto storico e culturale in
temente in orbita attorno alla Terra a bordo di stazioni cui queste visioni nascono, diventa territorio di conqui-
spaziali. L’idea che lo spazio potesse essere una nuo- sta e colonizzazione, oppure ambiente di esplorazione
va meta, non solo da esplorare ma anche da abitare, ha ed espansione pacifica, oppure ancora luogo da sfrut-
però origine molto tempo prima, verso la fine del XIX se- tare in quanto fonte di materie prime. Fra utopie e disto-
colo, quando in Russia nasce il «cosmismo», una cor- pie, citando personaggi noti e meno noti, l’autore offre
rente filosofica che vedeva nello spazio esterno al nostro un punto di vista originale – da architetto che si occupa
pianeta il luogo utopico in cui l’umanità avrebbe potu- anche di ideare ambienti abitabili in mondi futuri – sulla
to trasformarsi per raggiungere la perfezione e addirit- storia della vita nello spazio.
tura l’immortalità. Un’analisi critica importante proprio ora che i viaggi
Ma le idee su come raggiungere lo spazio, abitarlo e im- spaziali non sono più solo appannaggio delle agenzie
piegarne le risorse sono cambiate diverse volte nel cor- governative, ma anche di pochi ricchi imprenditori pri-
so dei circa 150 anni trascorsi da quelle prime riflessio- vati, i cui interessi non coincidono con quelli della collet- Mondi lontanissimi
ni. Ed è proprio sull’evoluzione di queste idee, espresse tività. Col rischio che lo spazio non sia più di tutti, ma di- di Fred Scharmen
talvolta in saggi scientifici, più spesso in racconti e ro- venti un nuovo terreno di conquista di alcuni privilegiati. Codice Edizioni, Torino, 2022,
manzi di fantascienza, altre volte in film e in illustrazioni, Emiliano Ricci pp. 268 (euro 24,00)
Spesso si dice che viviamo tempi straordinari per i mu- della Silicon Valley ha con l’età avanzata. Per esempio,
tamenti culturali, sociali e tecnici che negli ultimi decen- è verissimo che tenersi in contatto con i figli o i nipoti
ni hanno cambiato le nostre vite. Da una ventina d’anni lontani grazie a una videochiamata può limitare l’isola-
una delle più grandi trasformazioni è l’arrivo della rete, mento che spesso affligge le persone più anziane. Ma
contemporaneamente un’innovazione tecnologica, un quel pezzetto di tecnologia, come tutto quello che esce
punto di non ritorno per le interazioni sociali e una mo- dalle aziende digitali, è pensato soprattutto per chi è gio-
difica dell’orizzonte culturale. vane, ancora intriso di spirito rivoluzionario e con una
All’interno di questo processo, Massimo Mantellini si fame di nuovo non ancora appagata. Non sono pensate
concentra su un aspetto poco preso in considerazione per la goffaggine degli anziani le piccole icone presenti
da altri osservatori: per la prima volta nella storia dell’u- su schermi touch molto sensibili, oppure la complessi-
manità, alcuni milioni di persone stanno affrontando tà talvolta bizantina dei sistemi di sicurezza dei servizi di
l’ultima fase della propria esistenza in presenza della re- home banking. Ecco che c’è il rischio, ci dice Mantellini,
te, delle tecnologie digitali e di tutto ciò che questo com- che diventiamo dei «vecchigiovani»: persone in là con
porta. Mantellini, che da commentatore e blogger segue gli anni, ma che vogliono fortemente sentirsi ancora gio-
fin dagli albori l’evoluzione della rete concentrando- vani, al passo con i tempi. Con risultati e comportamenti
si soprattutto sugli aspetti umani e antropologici, è una che possono essere al limite del ridicolo. Qualcosa, pe- Invecchiare al tempo
di queste persone, ma non è un memoir quello che ha rò, potrebbe dover cambiare, perché almeno in Occi- della rete
consegnato alla stampa. dente il numero degli anziani è sicuramente maggiore di Massimo Mantellini
Lo scopo del libro è piuttosto porre alcune domande sul di quello dei giovani, e destinato a crescere. Einaudi, Torino, 2023,
rapporto che la rete e tutto il mondo attorno alla cultura Marco Boscolo pp. 144 (euro 12,00)
mi musei di storia
© Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, Biblioteca Universitaria di Bologna (girasole e
Tra di loro occupa un posto di rilievo contenute in tavole di piante, fiori, frutta, animali, strazione occupava un ruolo centrale nel-
il bolognese Ulisse Aldrovandi, celebra- commissionate da Aldrovandi. A destra del lo studio della natura. È questo l’aspetto
to nella sua città con due mostre paralle- rinoceronte, maschera di Yacatecuhtli, il dio messo primariamente in evidenza dall’al-
le pensate per i 500 anni dalla sua nascita. azteco dei mercanti, esposta al Museo Poggi. In tra mostra, ospitata allo science center della
La prima è ospitata nel Museo di Palazzo alto, un busto di Aldrovandi nello stesso museo. Fondazione Golinelli. Qui gli oggetti dell’e-
Poggi, parte dell’Istituto delle Scienze set- poca di Aldrovandi sono messi in dialogo
tecentesco creato da un altro illustre bo- con opere d’arte di Bartolomeo Passarotti,
lognese, Luigi Ferdinando Marsili. Qui, la Giacomo Balla e Mattia Moreni e con una
vita, le collezioni e l’attività di studio di Al- serie di exhibit interattivi e multimediali.
drovandi sono raccontate con una serie di Con le due mostre si esplora appieno
oggetti, molti dei quali visibili per la pri- il doppio ruolo di Aldrovandi nella storia
ma volta. È il caso per esempio del Codice culturale europea: da una parte precurso-
Cospi, uno dei soli 13 codici precolombia- re dell’indagine scientifica propriamen-
ni sopravvissuti al mondo, e di alcune delle te detta, dall’altra costruttore forse incon-
più antiche mappe del mondo conosciuto. sapevole di immaginari destinati a durare
Ma l’esposizione è impreziosita anche da nel tempo.
prestiti da altre accademie italiane. Marco Boscolo
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Prossimo numero
ad aprile
Nella caccia agli alieni, gli scienziati iniziano a battere strade nuo-
ve, cercando creature del tutto diverse da quelle terrestri, e am-
pliando così la gamma dei possibili luoghi abitabili nel cosmo e la
varietà di forme di vita immaginabili.
Sostanze eterne
di Gianluca Liva
I PFAS sono impalpabili, ma sono ovunque. Con le loro proprie-
tà sorprendenti, questi composti sono divenuti parte inscindibi-
le del nostro vivere quotidiano. Ma con la loro stabilità persistono
nell’ambiente per un tempo indefinibile e possono farci male. E
non sappiamo bene come controllarli o liberarcene.
La neurobiologia dell’amore
di Steven Phelps, Zoe Donaldson e Dev Manoli
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