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le Scienze

edizione italiana di Scientific American


Aprile 2023
euro 5,90

Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

La vita come
non la conosciamo
RIVISTA MENSILE - NUMERO 656 - 28 MARZO 2023
POSTE ITALIANE SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003
CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - ROMA
SVIZZERA CHF 15,00

Una nuova iniziativa finanziata dalla NASA


ricerca creature extraterrestri che non somigliano a quelle terrestri

Inchiesta Astronomia Medicina


L’impatto dei composti PFAS Sciami di satelliti minacciano I controversi test genetici
su ambiente e salute la visione del cielo stellato per avere bimbi più sani
Novità
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Uno dei contributi


più importanti
alla scienza del XXI secolo

Un algoritmo
può davvero
farci trovare l’amore?

Editore indipendente dal 1981


www.raffaellocortina.it
in copertina Sommario
Una nuova iniziativa finanziata dalla NASA prova a immaginare
e cercare organismi alieni basati su biochimiche diverse
da quella a noi familiare (Illustrazione di William Hand) Aprile 2023 numero 656

76
GENETICA
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Salti
inaspettati
di Veronique
Greenwood
Un gene originario
dei serpenti ha
ripetutamente saltato
la barriera della
specie ed è finito in
rane di tutto il mondo.
Ora si cerca di capire
perché sia accaduto
in Madagascar molto
più spesso che altrove

ASTROBIOLOGIA ARCHEOLOGIA
26 La vita come non la conosciamo 58 Il cielo in una pergamena
di Sarah Scoles di Victor Gysembergh e Emanuel Zingg
Gli scienziati stanno abbandonando le idee tradizionali Una tecnica di analisi detta imaging multispettrale ha fat-
e hanno cominciato a cercare creature extraterrestri che to emergere, nascosti sotto il testo di un manoscritto me-
non somigliano a quelle terrestri dievale, frammenti del più antico catalogo stellare

INQUINAMENTO NEUROSCIENZE

34 PFAS, un marchio eterno 64 Sogni premonitori del Parkinson


di Gianluca Liva di Diana Kwon
Questi composti chimici sono resistenti, persistono Agire i propri sogni è uno dei segnali più precoci della ma-
nell’ambiente per un tempo indefinibile, possono avere lattia di Parkinson
pesanti impatti sulla salute. E si trovano in tanti oggetti di
uso quotidiano C U LT U R A
72 Cambiare il linguaggio
ETOLOGIA
del cambiamento climatico
44 La neurobiologia dell’amore di Susan Joy Hassol
di Steven Phelps, Zoe Donaldson e Dev Manoli Scegliere parole e storie che coinvolgano le priorità delle
Le arvicole della prateria offrono nuovi indizi sul modo in persone può stimolare la volontà necessaria ad applicare
cui si instaurano i legami sociali le soluzioni per il clima

MEDICINA ASTRONOMIA
50 I controversi test per avere 82 Una minaccia esistenziale
bimbi più sani per l’astronomia
di Max Kozlov di Rebecca Boyle
Alcune aziende offrono test che classificano gli embrioni Gli sciami sempre più numerosi di satelliti lanciati in or-
in base al futuro rischio di sviluppare malattie comples- bita stanno oscurando le stelle, e cresce il timore che nes-
Fahmi Bhs

se come schizofrenia o cardiopatie. Ma si dibatte quanto suno si adopererà per fermarli e salvare la più antica del-
queste analisi siano affidabili ed etiche le scienze

www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche

7 Editoriale
di Marco Cattaneo
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8 In edicola
10 Intervista
Leggere il clima passato nel profondo dell’Antartide
di Jacopo Pasotti

12 Made in Italy
Indagare con il suono le profondità degli oceani
di Letizia Gabaglio

14 Il matematico impertinente
Variazioni sulle costanti di Piergiorgio Odifreddi

15 Scienza e filosofia
Il peso della vita di Telmo Pievani

16 Homo sapiens
10 Uno sguardo nel bianco di Giorgio Manzi

17 La finestra di Keplero
Sei galassie troppo giovani di Amedeo Balbi

88 Coordinate
La scienza del verde di primavera di Clara Moskowitz

89 I bastioni di Orione
Chi legge fantascienza e fantasy di Michele Bellone

90 La ceretta di Occam
Ultravioletti sull’unghia di Beatrice Mautino

91 Pentole & provette


Creme all’uovo di Dario Bressanini

92 Rudi matematici
Arcieri senza frecce
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio Cortesia Giuditta Celli (neve); LauriPatterson/iStock (Crème brûlée)

91 94 Libri & tempo libero


SCIENZA NEWS

18 Piante aliene alla conquista 22 Freschi capelli


Certificato PEFC delle montagne 22 Negli ultimi decenni
20 La minaccia degli asteroidi il pene umano
La nostra carta indistruttibili si è fatto più grande
proviene da foreste
gestite in modo 20 Scoperta una nuova forma 23 L’alba degli strumenti
sostenibile
e da materiali riciclati di ghiaccio in pietra
21 Energia oscura dai buchi neri 23 Il grande freddo che plasmò
www.pefc.it
21 Webb a caccia delle prime stelle l’attuale gradiente di biodiversità
dell’universo 24 Brevissime

4 Le Scienze 656 aprile 2023


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di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello John P. Moore
presidente, Wenner- docente di microbiologia e
Gren Foundation for immunologia, Weill Medical
Anthropological Research College, Cornell University
Roberto Battiston M. Granger Morgan
professore ordinario di fisica docente, Carnegie Mellon
sperimentale, Università University
di Trento Miguel Nicolelis
Roger Bingham condirettore, Center for
docente, Center for Brain and Neuroengineering, Duke
Cognition, Università della University
California a San Diego Martin Nowak

Incontri ravvicinati Edoardo Boncinelli


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docente, Università Vita-


Salute San Raffaele, Milano
Arthur Caplan
direttore, Program for
Evolutionary Dynamics,
Harvard University
Robert Palazzo
docente di biologia,

e forse inaspettati
docente di bioetica,
Rensselaer Polytechnic
Università della Institute
Pennsylvania
Telmo Pievani
Vinton Cerf
professore ordinario filosofia
Chief Internet Evangelist, delle scienze biologiche,
Google Università degli Studi di
George M. Church Padova
Non è affatto detto che in un altro angolo direttore, Center for Carolyn Porco
Computational Genetics, leader, Cassini Imaging
dell’universo la vita si sia evoluta come sulla Terra Harvard Medical School Science Team, e direttore,
Rita Colwell CICLOPS, Space Science
Institute
docente, Università del
Maryland a College Park e Vilayanur S.
on so se avete presenti gli alie- Tanto più che non sappiamo ancora co- Ramachandran

N
Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health direttore, Center for Brain
ni. Il cinema e la letteratura di me abbia avuto origine (anche se un re- Richard Dawkins and Cognition, Università
della California a San Diego
fantascienza ne hanno prodot- cente lavoro di Ada Yonath, premio No- fondatore e presidente,
Lisa Randall
Richard Dawkins Foundation
ti a migliaia. Dai piccoli uomini verdi degli bel per la chimica nel 2009, e colleghi ha Drew Endy docente di fisica, Harvard
University
anni cinquanta, ispirati dall’età dell’oro de- compiuto un grande passo avanti nella ri- docente di bioingegneria,
Carlo Alberto Redi
Stanford University
gli avvistamenti di extraterrestri, ne è pas- costruzione di un RNA capace di produr- Ed Felten
docente di zoologia,
Università di Pavia
sata di acqua sotto i ponti. Così, di getto, re proteine). Ma non c’è accordo nemme- direttore, Center for
Martin Rees
Information Technology
viene in mente l’ineguagliabile dolcezza no su che cosa sia, a partire dalla domanda Policy, Princeton University docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
di E.T., l’evanescenza delle figure dalla te- cruciale che si pose Erwin Schrödinger Kaigham J. Gabriel Cambridge
sta enorme che scendono dall’astronave di nel suo formidabile libro Che cos’è la vita? presidente e CEO, Charles
Stark Draper Laboratory
John Reganold
docente di scienza del suolo,
Incontri ravvicinati del terzo tipo, i leggia- «Un buon tentativo di definizione – scri- Harold Garner Washington State University
dri abitanti di Pandora, il magico pianeta di ve Sarah Scoles – è stato formulato nel 2011 direttore, divisioni sistemi e Jeffrey D. Sachs
informatica medici, docente,
direttore, The Earth Institute,
Avatar. E i mostruosi xenomorfi di Alien, dal genetista Edward Trifonov, che l’ha Virginia Bioinformatics Columbia University
Institute, Virginia Tech
che hanno tolto il sonno a una generazione sintetizzata nell’espressione “autoripro- Michael S. Gazzaniga
Eugenie C. Scott
Founding Executive Director,
di adolescenti. La mia. duzione con variazioni”». Secondo un’al- direttore, Sage Center for the National Center for Science
Study of Mind, Università
Se la fantasia degli autori si è sbizzarrita tra formula, elaborata negli anni novanta della California a Santa
Education
Terry Sejnowski
nel creare le forme più improbabili, è pu- dalla NASA, la vita «è un sistema chimi- Barbara
docente e direttore del
David Gross
re vero che spesso non hanno potuto fare co autosostentante capace di evoluzione docente di fisica teorica,
Laboratorio di neurobiologia
computazionale, Salk
a meno di ispirarsi agli esseri viventi che darwiniana». Università della California a Institute for Biological
Santa Barbara (premio Nobel Studies
popolano l’unico pianeta abitato di nostra Un sistema chimico, dunque, ma non per la fisica 2004) Michael Shermer
conoscenza. D’altra parte anche qui, tra le dotato di una chimica specifica. Se la vita Danny Hillis editore, rivista «Skeptic»
co-presidente, Applied Michael Snyder
infinite forme bellissime di Darwin, il be- sulla Terra è basata sul DNA, non possia- Minds, LLC
docente di genetica, Stanford
stiario contempla creature inquietanti co- mo dare per scontato che su pianeti lon- Daniel M. Kammen University School of Medicine
direttore, Renewable Giorgio Vallortigara
me i limuli, o strane come l’ornitorinco. La tani l’evoluzione abbia portato a molecole and Appropriate Energy docente di neuroscienze,
cui biologia ha voluto che diventasse un analoghe. Anzi, in laboratorio sono già sta- Laboratory, Università della direttore associato, Centre
California a Berkeley for Mind/Brain Sciences,
mammifero che depone le uova, secerne ti prodotti acidi nucleici con basi diverse Vinod Khosla Università di Trento
il latte come fosse sudore, produce veleno, da quelle A, C, G e T che «contengono tutte Partner, Khosla Ventures Lene Vestergaard Hau
Christof Koch docente di fisica e fisica
ha le zampe palmate da uccello acquatico le informazioni necessarie per creare noi, presidente dell’Allen Institute applicata, Harvard University
e la coda da castoro. Una specie di puzzle, gli scoiattoli e gli anemoni di mare», scrive for Brain Science di Seattle Michael E. Webber
Lawrence M. Krauss direttore associato, Center
per di più con dieci cromosomi sessuali. ancora Scoles. for International Energy
direttore, Origins Initiative,
& Environmental Policy,
La biologia, dicevamo. È proprio lei il Secondo Stuart Bartlett, ricercatore al Arizona State University
Università del Texas ad
problema più serio della ricerca di vita ex- California Institute of Technology, «non Morten L. Kringelbach Austin
direttore, Hedonia: George M. Whitesides
traterrestre, come racconta Sarah Scoles si sta cercando davvero la vita (life) [...] ma TrygFonden Research Group, docente di chimica e
Università di Oxford e
in La vita come non la conosciamo, a pa- la “vyta” (lyfe)», vale a dire qualsiasi siste- Università di Aarhus
biochimica, Harvard
University
gina 26. Quando ne inseguiamo le trac- ma che dissipi energia, sfrutti reazioni chi- Steven Kyle Nathan Wolfe
ce chimiche nell’universo, pensiamo agli miche autosufficienti per fare copie di sé, docente di economia
applicata e management,
direttore, Global Viral
Forecasting Initiative
spettri di molecole che qui da noi sono as- mantenga le condizioni interne al mutare Cornell University
Anton Zeilinger
Robert S. Langer
sociate all’attività biologica. Ma non è scrit- delle condizioni esterne e acquisisca infor- docente di ottica quantistica,
docente, Massachusetts Università di Vienna
to da nessuna parte che in un altro angolo mazioni sull’ambiente per sopravvivere. Se Institute of Technology Jonathan Zittrain
dell’universo la vita si sia evoluta come ha mai incontreremo gli alieni, insomma, non Lawrence Lessig docente di legge e computer
docente, Harvard Law School science, Harvard University
fatto sulla Terra. è detto che li riconosceremo facilmente.

www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola In edicola con «Le Scienze» di maggio
il Teorema del limite centrale, il nuovo volume
della collana Rivoluzioni matematiche

Un pilastro della statistica Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

all’attendibilità dei sondaggi all’efficacia dei vaccini, dalla lumi-

D nosità delle stelle alle fluttuazioni azionarie. Sono innumerevoli


i campi d’applicazione del teorema del limite centrale, come rac-
conta l’ottavo volume della collana Rivoluzioni matematiche, acquistabile a
maggio con «Le Scienze» a 14,90 euro (il prezzo include anche la rivista).
Il teorema dice che, quando i dati che osserviamo sono influenzati da tan-
ti piccoli effetti casuali indipendenti, la loro distribuzione sarà all’incirca una
curva gaussiana, o normale. E ciò permette di stabilire un valore attendibi-
le per un parametro d’interesse, come il valore atteso, e il relativo intervallo
di fiducia. Insieme al teorema dimostrato da Bernoulli e noto oggi come leg-
ge dei grandi numeri, questo teorema è alla base della statistica inferenziale.

P I A N O D E L L’ O P E R A
1 - Teorema dell’equilibrio di Nash 12 - Teorema di Eulero
2 - Teorema di Pitagora 13 - Teorema del punto fisso
3 - Ultimo teorema di Fermat di Banach-Caccioppoli
4 - Teoremi di Euclide e primo libro 14 - Teorema dell’impossibilità di Arrow
degli Elementi 15 - Teorema di Lagrange
5 - Teorema fondamentale del calcolo o del valor medio
6 - Teorema di Talete sul fascio di rette 16 - Teorema di Bayes
7 - Teorema egregium di Gauss 17 - Teorema fondamentale dell’algebra
8 - Teorema del limite centrale 18 - Teorema di Abel-Ruffini
9 - Teorema di Noether 19 - Teorema di Cauchy-Kovalevskaja
10 - Teoremi dell’incompletezza di Gödel per le equazioni differenziali
11 - Teorema dei quattro colori 20 - Teorema di Perel’man-Poincaré

I QUADERNI DIGITALI R I S E R VAT O


A G L I A B B O N AT I

Temi di frontiera Per tutti gli abbonati

e di attualità è on line il sito


www.ilmioabbonamento.gedi.it
dove è possibile acquistare
Per approfondire temi di frontiera o di attualità sono disponibili i vo- i prodotti in uscita con
lumi digitali della collana I quaderni de Le Scienze. In formato PDF Le Scienze allo stesso prezzo
interattivo, scaricabile e stampabile, ogni quaderno raccoglie alcu- dell’edicola.
ni dei migliori articoli, italiani e internazionali, pubblicati nelle edi- Registrandosi sul sito inoltre
zioni cartacea e on line della rivista su un argomento specifico. Per è possibile usufruire di sconti
acquistare i quaderni basta collegarsi alla pagina web https://www. sugli abbonamenti del Gruppo
lescienze.it/plus/edicola/collane/quaderni.jsp. GEDI e grandi opportunità
Gli argomenti trattati finora riguardano, fra l’altro, COVID-19, buchi anche per l’acquisto di collane.
neri, virus, dinosauri, esopianeti, interfacce uomo-macchina, im- Rimane sempre attivo il nostro
patto del riscaldamento globale sui poli, materia oscura, coscienza, Servizio Clienti al numero
Neanderthal, intelligenza artificiale, intelligenza animale, disinfor- 0864.256266 dal lunedì
mazione, le specie umane estinte e le frontiere estreme della fisica. al venerdì dalle 9-18.

8 Le Scienze 656 aprile 2023


Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237
Intervista Un progetto europeo estrarrà ghiacci fino a quasi
tre chilometri di profondità per ricostruire
un milione e mezzo di anni di variazioni climatiche

Leggere il clima passato Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

nel profondo dell’Antartide


olitaria e appoggiata su una calotta di ghiaccio che po-

S trebbe coprire l’intera catena alpina, la base italo-fran-


cese Concordia è il punto di partenza di una nuova sfida
scientifica: estrarre un cilindro di ghiaccio che consenta di com-
prendere il clima terrestre fino a 1,5 milioni di anni fa. Non lonta-
no dalla base, infatti, è attivo Beyond EPICA – Oldest Ice: un pro-
getto europeo che coinvolge 12 nazioni, cominciato nel 2019 e che
si concluderà nel 2026. A capo del progetto c’è l’Istituto di scienze
polari del Consiglio nazionale delle ricerche.
Estrarre una carota di ghiaccio di quasi tre chilometri è allo
stesso tempo delicato e complesso, visto che si svolge in un am-
biente estremo, senza eguali sul nostro pianeta. Nella tensostrut-
tura dove opera il perforatore, Giuditta Celli, glaciologa e dot-
toranda dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha un compito
importante, da cui dipende la ricerca futura di paleoclimatologi,
chimici, glaciologi che avranno il compito di svelare le variazioni
climatiche fin quasi alle origini del genere Homo.

Come è il paesaggio che circonda la base in cui si trova?


Sono in mezzo al nulla, un deserto di ghiaccio. Ci sono solo il
bianco della neve e l’azzurro del cielo. Siamo a 3300 metri di al-
titudine, si sente la mancanza di ossigeno. Muovere le casse di te sul paleoclima, il clima passato della Terra. Sarebbe il ghiaccio
ghiaccio è faticoso. La temperatura fuori dalla base è di -35 °C, ma più antico mai studiato. Queste informazioni miglioreranno an-
con il vento si possono raggiungere i -48 °C. Siamo in mezzo al pla- cora i modelli climatici attuali. E questo, a sua volta, ci serve per
teau antartico, a 1000 chilometri dalla costa, e qui si giunge solo in comprendere meglio la crisi climatica di oggi.
aeroplano e solo se il tempo lo consente. Siamo in molti e la gestio-
ne di una struttura del genere è tutt’altro che facile. Un progetto ambizioso, ma servono così tanti anni per realizzarlo?
Certo: il nostro obiettivo è estrarre una carota di ghiaccio lun-
Però dicembre lo avete passato in un campo esterno, dove state effet- ga 2800 metri. Per ora siamo arrivati a circa 800 metri. Il proces-
tuando la perforazione so è molto lento: in un’ora di perforazione estraiamo tre metri di
Sì, eravamo in 12, di cui un medico, e stavamo in tende. C’era carota.
poi un container che funziona da cucina e punto di ritrovo. Il fred-
do era una costante: anche se c’erano stufe alimentate a gasolio, E lei, in particolare, di che cosa si occupa?
il vento riesce sempre a entrare, caldo non fa. A parte una breve Io sono una cosiddetta logger. Il mio lavoro segue l’attività del
pausa per festeggiare il Capodanno, il personale è rimasto al cam- driller, che maneggia il carotiere [lo strumento che preleva la ca-
po per più di un mese. rota di ghiaccio, NdR]. È una attività importante ed estremamen-
te delicata. La carota appena estratta va stesa su un tavolo, ripu-
Qual è l’obiettivo del progetto? lita dal liquido di perforazione e dopo comincia il vero lavoro di
Beyond EPICA fa seguito al progetto internazionale EPICA. La logging: ovvero una misurazione al millimetro per conoscere con
perforazione completata negli anni novanta sempre qui, anche se esattezza la profondità raggiunta, informazione fondamentale per
allora si chiamava Dome C, raggiunse 3000 metri di profondità e chi poi dovrà stimare la datazione dei vari livelli di ghiaccio che il
la carota di ghiaccio estratta rivelò il clima terrestre degli ultimi carotiere estrae nella sua discesa. Gli scienziati che studieranno la
800.000 anni. Con Beyond EPICA speriamo di andare oltre: di ar- carota nei laboratori in Europa dovranno sapere con precisione a
rivare a 1,5 milioni di anni fa, e rispondere a molte domande aper- che profondità era il pezzo di ghiaccio che hanno in mano. Devo

10 Le Scienze 656 aprile 2023


di Jacopo Pasotti

CHI È

GIUDITTA CELLI

È dottoranda in scienze polari all’Università per gli ambienti polari e la scelta di iniziare un Chimica glaciologa, ora è logger nel progetto
Ca’ Foscari di Venezia. Laureata in chimica dottorato in collaborazione anche con l’Istituto Beyond EPICA. I suoi studi si concentrano sulla
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

a Firenze, dopo aver lavorato in laboratori di italiano di scienze polari del Consiglio nazionale fotochimica del mercurio e dello iodio nella neve
analisi ambientale ha speso un anno nella base delle ricerche. È seguito un periodo nella base superficiale e nelle carote di ghiaccio del progetto
Concordia nel 2019. Da qui è scaturita la passione artica Dirigibile Italia, a Ny-Ålesund in Norvegia. East Antarctica International Ice Sheet Traverse.

Freddo estremo. È stata anche alla base artica Dirigibile Italia, nelle isole Svalbard, nel
Fuori dalla base Mare glaciale artico. Che cosa faceva lì?
Concordia la Dopo l’anno trascorso qui a Concordia nel 2019, sono stata nel-
temperatura è di la base artica l’inverno passato. Là ero a sostegno della parte tecni-
-35 °C, che arrivano ca, mi occupavo di controllare gli strumenti, cambiare i filtri per
a -48 °C col vento. il campionamento dell’aria. Ma è così diverso che non mi senti-
rei neppure di paragonare Artico e Antartide. Lì ci sono animali,
anche annotarne l’orientazione, per lo studio dei cristalli di ghiac- le volpi, le renne, gli orsi, e si vedevano le aurore boreali. Poi lì è
cio. La carota va tagliata, fotografata, preparata per la spedizione. più internazionale, ci sono voli ogni settimana. E fa meno freddo!
Bisogna evitare di perderne anche un solo centimetro.
Poi dicono che la scienza è noiosa
Un lavoro di precisione Essere nella base italo-francese è un’esperienza culturale uni-
Assolutamente: nel maneggiare le carote serve una grande at- ca. Siamo circa in 70. Certo, in un ambiente così ristretto ti senti il
tenzione. Dopo il taglio bisogna mettere le carote in sacchetti spe- dovere di essere sempre socievole, anche se a me piace avere tem-
ciali, catalogarle e fare in modo che in seguito nessuno possa con- po per me stessa. Qui la privacy non esiste, condividi la stanza con
fondersi. Non è per nulla facile: a -40 °C le dita si congelano, perdi altri, insomma sei sempre con qualcuno. Ogni tanto sento la man-
sensibilità, e c’è il rischio che ti scivoli di mano la carota, che è fra- canza di uno spazio mio, dove nascondermi. Ma sono orgogliosa di
gilissima. Potrebbe cadere, frantumarsi. Nel maneggiare un og- far parte di un progetto così grande, così importante a livello eu-
getto così importante sento una grande responsabilità, talvolta ropeo e poi sicuramente a livello mondiale. Ed è una soddisfazio-
mette ansia. ne anche vedere che quello che stavamo facendo funzionava, che
il carotiere estraeva le carote, e comunque aver imparato qualco-
Dita che si congelano, carotieri affilati: l’incidente non è sempre in ag- sa di nuovo. Sono molto soddisfatta di avere imparato tutto questo
guato? e di vedere che lo facevo bene. La gioia della prima carota di ghiac-
Cortesia Giuditta Celli (tutte le foto)

Non siamo mandati allo sbaraglio: il Programma nazionale di cio che abbiamo estratto è stata una grande emozione.
ricerche in Antartide (PNRA) e l’ENEA richiedono una formazio-
ne specifica per le spedizioni polari. La formazione dura due set- Comunque, per un lavoro come il suo bisogna amare il freddo, vero?
timane, con esercitazioni di pronto soccorso, sicurezza, e perfi- Il freddo non è la mia passione, anche se io qui ho già passato
no diversi giorni spesi con le guide alpine sul Monte Bianco, dove un anno intero, nel 2019. Ogni tanto mi manca il bosco, l’odore de-
ci esercitiamo con manovre di soccorso e con l’ambiente di ghiac- gli alberi e della terra umida. Ma amo il mio lavoro. Dimenticavo:
ciaio. potrà sembrare strano ma mi mancano i gelati.

www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy Con i suoi sensori e i sistemi di trasmissione
con onde acustiche, Wsense riesce a raccogliere
e inviare a terra dati cruciali per monitorare i mari

Indagare con il suono Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

le profondità degli oceani


l 70 per cento del nostro pianeta ci è praticamente sconosciu-

I to: le informazioni che abbiamo delle profondità marine sono


poche e imprecise. Dati che però sarebbero preziosi per poter
meglio affrontare questioni epocali, come il cambiamento clima-
tico, la crisi energetica, i disastri naturali. Il problema principale è
come trasportare sulla terraferma le rilevazioni che vengono fatte
laggiù, visto che il wi-fi non funziona sott’acqua.
«Ecco perché era necessario cambiare punto di vista, proprio
quello che abbiamo voluto fare quando abbiamo deciso di fondare
Wsense», spiega Chiara Petrioli, amministratrice di Wsense, spin-
off nato dalle ricerche condotte da lei e altri ricercatori della «Sa-
pienza» Università di Roma. «Quando ho deciso di occuparmi di
ricerca fondamentale volevo dare il mio contributo alla risoluzio-
ne di problemi complessi, occuparmi di ambiti dove la tecnologia
non aveva ancora dato un contributo innovativo», continua l’inge-
gnera informatica, direttrice di tre laboratori all’ateneo romano.
«Da sempre mi sono occupata di Internet of Things, cioè dei siste-
mi di comunicazione fra oggetti, e ho collaborato per molti anni
con i migliori centri di ricerca al mondo, fra cui il Massachusetts
Institute of Technology statunitense. Mi sono resa conto così che
anche questi istituti, punto di riferimento mondiale per la tecno-
logia e l’oceanografia, avevano affrontato il problema della comu-
nicazione ma senza arrivare a risultati soddisfacenti, che solo reti
adattive potevano rendere possibili». Dopo anni di lavoro all’este-
ro, Petrioli nel 2001 torna a Roma e decide di sviluppare una tec-
nologia per costruire una internet wireless sottomarina efficiente. sori ma puntiamo ad arrivare a 50», spiega Petrioli. «Possiamo
quindi intercettare la gran parte delle informazioni che sono dal-
Una varietà di collaborazioni le profondità marine, processarle, comprimerle e trasmetterle alla
Come? Con le onde acustiche (mimando cioè la comunicazione terraferma, garantendo sicurezza». I dati sono mandati al cliente o
dei delfini, senza però interferire con essa), grazie alle quali è pos- archiviati nel cloud di Wsense a cui il cliente può accedere in ogni Cortesia Wsense (tutte le foto in questa pagina e nella pagina a fronte)

sibile trasportare in tempo reale informazioni fondamentali per il momento per controllare la situazione, anche attraverso le imma-
monitoraggio subacqueo, come la qualità dell’acqua, i rumori, le gini scattate fino a 1000 metri di profondità. Un limite che già nel
correnti. Dati cruciali per chi fa acquacoltura, per esempio, ma an- 2023 Petrioli pensa di superare per arrivare a 3000 metri.
che per le aziende di trasporto marino, per chi governa i porti, per Per capire l’importanza dei dati che la tecnologia Wsense rie-
chi si occupa di monitoraggio ambientale, per le aziende energe- sce a registrare e trasportare basta dare un’occhiata ad alcuni dei
tiche o di difesa. Come dimostra la lista di clienti ed enti con cui progetti in cui l’azienda è coinvolta. Come Smart Bay Santa Tere-
Wsense collabora dal punto di vista scientifico, che vanno da Leo- sa, un laboratorio naturale guidato da ricercatori dell’ENEA che
nardo a Saipem, da ENI a Terna, dal National Oceanography Cen- vuole studiare gli ecosistemi presenti nella baia vicino al porto di
tre britannico all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia La Spezia per sviluppare strategie di mitigazione e conservazione
(INGV) e all’ENEA, dai mitilicoltori italiani agli acquacoltori nor- dell’ambiente. Un progetto promosso da ENEA, Consiglio nazio-
vegesi. nale delle ricerche e INGV, Comune di Lerici, Scuola di mare san-
«I nostri sensori sono stati sviluppati in modo da garantire l’in- ta Teresa e Cooperativa mitilicoltori associati, possibile grazie ai
teroperabilità, sono cioè compatibili con sistemi di diverse azien- sensori Wsense.
de: oggi garantiamo l’integrazione con 15 famiglie diverse di sen- Sempre insieme all’INGV, l’azienda monitora l’ambiente mari-

12 Le Scienze 656 aprile 2023


di Letizia Gabaglio

LA SCHEDA - WSENSE
I dati raccolti da Wsense
sono essenziali in numerosi Azienda con attività commerciale avviata nel 2017
ambiti, per esempio per chi fa Persone di riferimento: Chiara Petrioli (CEO), Salvatore Sardo (Presidente del CdA)
acquacoltura, ma anche per le
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Sito: https://wsense.it/ Mail: wsense@wsense.it


aziende di trasporto marino, per chi
governa i porti, per chi si occupa Numero di brevetti: –
di monitoraggio ambientale, per le Dipendenti-collaboratori: 50
aziende energetiche o di difesa.

no nei pressi di Panarea, una delle isole Eolie vicino a Strombo- A dieci anni dalla nascita dell’idea imprenditoriale e a cinque
li e Vulcano. «Si tratta di un fondale particolarmente difficile da anni dal primo assunto, Wsense è arrivata a vincere a Davos l’Oce-
studiare perché le emissioni vulcaniche formano bolle che osta- an Data Challenge del World Economic Forum, il riconoscimento
colano la comunicazione, ma i nostri sistemi riescono a supera- per l’impresa più innovativa al mondo nella raccolta e gestione dei
re questo ostacolo», sottolinea Petrioli. «E per la prima volta è pos- dati per la protezione dell’ambiente oceanico. E a essere ricono-
sibile monitorare quello che avviene in tempo reale con sistemi sciuta dalla Commissione Europea come una delle cinque tecnolo-
che non richiedono un cablaggio, che sarebbe difficilmente im- gie europee in grado di rivoluzionare come osserviamo il pianeta.
plementabile». Nel 2022 l’azienda ha chiuso un primo round di finanziamen-
La tecnologia messa a punto da Wsense permette la sorveglian- to di oltre 4 milioni di euro e prevede un round di serie A entro
za di siti particolarmente fragili, come l’area archeologica som- il 2023, con l’obiettivo di promuovere l’espansione internaziona-
mersa di Porto Egnazia in Puglia, dove grazie alle telecamere e a le. L’interesse degli investitori si basa sull’innovatività del sistema
sonde multiparametriche si studiano gli effetti del cambiamento proposto da Petrioli e dal peso sempre crescente della cosiddet-
climatico sui reperti archeologici. Ma anche di portare l’Internet ta blue economy, quella parte di green economy che promuove lo
degli abissi dove le condizioni ambientali rendono impossibile l’u- sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente marino, facendo leva
so del cablaggio, come nel mare norvegese dove l’azienda di Pe- sull’innovazione tecnologica. In questo scenario, l’Internet degli
trioli, con la sua controllata locale, è già presente con reti di mo- abissi ha un rilievo enorme in diversi e molteplici settori tanto che
nitoraggio della qualità dell’acqua e delle correnti per l’industria il suo impatto economico è stimato in 3,5 miliardi di dollari, con
dell’acquacoltura e sta effettuando il monitoraggio anche in zone una previsione di incremento annuo del 22 per cento fino al 2027.
polari, a nord della penisola scandinava. E Wsense è in prima fila per cogliere queste opportunità.

www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi

professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino


e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York)

Variazioni sulle costanti Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Circa un secolo fa, un misconosciuto matematico


spagnolo estese la nozione di derivata ai numeri interi

e derivate misurano il tasso di cam- ne posta uguale a 0, e ne segue che la derivata

L biamento. E poiché tutto ciò che è co-


stante non cambia, le derivate delle
costanti sono tutte nulle. Peccato, perché que-
seconda di qualunque numero primo è nulla.
Ma 0 e 1 sono gli unici interi che abbiano de-
rivata uguale a 0. Mentre i numeri primi sono
sto sembra impedire l’uso dei metodi dell’ana- gli unici interi che abbiano derivata uguale a 1.
lisi matematica nello studio dell’aritmetica. Sembra tutto molto banale, finché non ci si
O almeno, sembrava impedirlo fino al 1911, comincia a fare domande solo apparentemen-
quando il misconosciuto matematico spagno- te innocue. Anzitutto, la derivata di un intero
lo José Shelly pubblicò Una questione della te- non può mai essere uguale a 2. Infatti, è ugua-
oria dei numeri, in cui la nozione di derivata le a 1 per i numeri primi, ed è maggiore di 2
analitica di una funzione reale veniva estesa per i numeri con almeno due fattori primi.
alla nozione di derivata aritmetica di un nu-
mero intero. Tutt’altro che banale
L’idea di Shelly era un vero uovo di Colom- Un caso semplice è il prodotto pq di due nu-
bo, e si basava sulla decomposizione in fatto- meri primi p e q. In tal caso, per definizione, la
ri primi dei numeri interi. Basta infatti por- derivata è pari alla somma p + q. E se entram-
re le derivate dei numeri primi uguali a 1, ed bi i primi sono dispari, cioè diversi da 2, la lo-
estendere la definizione ai prodotti di nume- ro somma è pari: ciò significa che la derivata
ri mediante un analogo della formula di Lei- di un intero può prendere qualche valore pa-
bniz per la derivata del prodotto di funzio- ri. Ma può prenderli tutti, a parte ovviamente
ni. Più precisamente, basta definire D(p) = 1 e 2? Sì, se è vera la congettura di Goldbach: cioè,
D(mn) = mD(n) + nD(m). se ogni numero pari maggiore di 2 è uguale al-
la somma di due numeri primi.
Domande all’apparenza innocue Un altro caso semplice è quello del doppio
In base a queste definizioni, la derivata del 2p di un numero primo p. In tal caso, sempre
prodotto di due primi è uguale alla loro som- per definizione, la derivata è pari alla somma
ma. E la derivata di una potenza di un nume- p + 2: ciò significa che la derivata può prende-
ro primo è l’analogo della derivata di un mo- re infiniti valori dispari. Ma non può prender-
nomio. Per esempio, la derivata di p3 è 3p2 . li tutti: per esempio, il valore 3 è impossibile.
Più in generale, la derivata di un intero è Quanto alla derivata seconda, può essere
pari al prodotto del numero stesso per la som- uguale a 1. Infatti, così accade per il doppio del
ma degli inversi dei suoi fattori primi, ciascu- numero primo p, quando anche p + 2 è primo.
no moltiplicato per il corrispondente espo- Ma succede infinite volte? La risposta è affer-
nente. Per esempio, la derivata di 200 è 380: mativa, se è vera la congettura dei numeri pri-
cioè, 200 per la somma di 3/2 e 2/5. mi gemelli: cioè, se esistono infiniti numeri
Gli unici numeri che sono uguali alla pro- primi p, tali che anche p + 2 è primo.
pria derivata sono i numeri primi elevati a se Il legame tra alcuni ovvi problemi sulla de-
stessi: 4, 27, 3125, e così via. In questo conte- rivata aritmetica e due famose congetture di
sto, la funzione pp è dunque un analogo di ex teoria dei numeri mostra che l’argomento non
nell’analisi. è affatto banale, come poteva invece sembra-
Gli unici numeri interi che non si possono re a prima vista. E infatti è stato ampiamente
derivare in base alle regole precedenti sono 0 studiato, come prova il volume di 300 pagine
e 1, perché non sono decomponibili in fatto- La derivata aritmetica (Hoepli, 2013) di Gior-
ri primi. Per convenzione la loro derivata vie- gio Balzarotti e Paolo Lava.

14 Le Scienze 656 aprile 2023


di Telmo Pievani Scienza e filosofia
professore ordinario di filosofia delle scienze biologiche
dell’Università degli Studi di Padova

Il peso della vita Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Dai calcoli delle biomasse totali di vari gruppi di viventi


emergono numeri strabilianti, con qualche ironia

l Weizmann Institute di Rehovot, in po dell’ecologo Rodolfo Dirzo alla Stanford

A Israele, lavora un biologo che ha de-


ciso di pesare tutto. Si chiama Ron
Milo e per lui esiste, almeno scientificamen-
University aveva già calcolato che l’abbondan-
za delle popolazioni di invertebrati stava ca-
lando di oltre un terzo, il che è molto preoccu-
te, solo ciò che si può mettere sopra il piatto pante, al punto da coniare un inquietante ma
di una gigantesca bilancia virtuale. Anni fa era necessario neologismo: defaunazione dell’An-
riuscito a misurare, con buona approssima- tropocene. Avere una stima complessiva del-
zione, la biomassa terrestre, cioè l’insieme di la biomassa assoluta è dunque utile anche per
tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta, verificare i dati sulla conservazione.
dai microbi alle piante, dagli insetti alle bale- Il gruppo di Milo ha messo insieme migliaia
nottere. Al netto dell’acqua, era uscito un fan- di valutazioni sull’abbondanza degli artropodi
ta-numero strabiliante: 1,1 teratonnellate, cioè terrestri, di tutti i gruppi e habitat, provenien-
1100 miliardi di tonnellate. ti da circa 500 siti in ogni parte del mondo. Pa-
Nel 2021 lo stesso Milo aveva stupito tutti re che nel suolo ce ne siano dieci miliardi di
scoprendo che la «massa antropogenica», cioè miliardi, il 95 per cento dei quali sono acari
la quantità degli oggetti solidi inanimati pro- (una sventura per gli allergici) e collemboli. I
dotti dall’umanità e oggi in uso, nel 2020 ave- terreni contengono qualcosa come 200 milio-
va eguagliato proprio quel peso. ni di tonnellate di biomassa, sempre al netto
Detto altrimenti, si era chiesto: quanto pe- dell’acqua; vi contribuiscono le termiti con il
sano tutti gli oggetti del mondo? Spulciando 40 per cento e le formiche per il 10 per cento.
nella letteratura scientifica, analizzando mi- Milo ammette comunque che sono stime an-
gliaia di inventari, raccogliendo i dati dai ri- cora molto approssimative. E ancor più lo è il
levamenti a distanza e dalle modellizzazio- calcolo degli artropodi che vivono al di sopra
ni ambientali, aveva notato che gli artefatti del suolo.
umani agli inizi del Novecento valevano il tre Un acaro del suolo. Insieme
per cento rispetto al peso degli esseri viventi. Un dominio illusorio ai collemboli, gli acari costituiscono
Dopo 12 decenni li avevano eguagliati, con La scommessa dei ricercatori del Weizmann il 95 per cento dei dieci miliardi di
un’accelerazione spaventosa (a base di matto- Institute è che al momento esistano in totale, miliardi di artropodi che vivono nel suolo
ni, sabbie, cementi, asfalti e plastiche) nel se- sotto e sopra il suolo, circa 300 milioni di ton- secondo le stime più recenti.
condo dopoguerra. Mille e 100 miliardi di ton- nellate di artropodi, con un margine di varia-
nellate (con un margine di errore del sei per zione possibile tra 100 e 500. Per dare un’i-
cento) è dunque la dimensione dell’immane dea comparativa, parliamo di una massa pari
flusso materiale che sta alla base del sistema a quella di tutta l’umanità e tutto il bestiame
socioeconomico globale, di quel metabolismo messi assieme, o se preferite equivalente a
attraverso cui l’umanità incessantemente tra- quella di tutti i vermi. I mammiferi selvatici ri-
sforma in prodotti ed energia le materie prime masti, al confronto, pesano un decimo.
Dennis Kunkel Microscopy/SPL/AGF

presenti in natura. Ma se gli artropodi terrestri ci sembrano


tanti, quelli marini, dominati dai crostacei,
Miliardi di miliardi di artropodi sono dieci volte di più, e tutti i microbi insie-
Ora Milo è tornato alla biomassa e in un me fanno 100 volte di più. L’ironia è che den-
articolo pubblicato a febbraio su «Science tro questa immensa biodiversità, che stiamo
Advances» ha affinato la sua pesatura degli in- distruggendo e che conosciamo solo in mini-
setti, che insieme agli altri artropodi sono un ma parte, noi continuiamo a pensare di esse-
architrave degli ecosistemi terrestri. Il grup- re i dominatori.

www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi

ordinario di paleoantropologia alla Sapienza Università di Roma;


socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

Uno sguardo nel bianco Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Attorno alla parte chiara dei nostri occhi


ruotano caratteristiche assai umane e positive

avevo ascoltato quasi di sfuggita, linea si mosse l’ipotesi di Michael Tomasello

L’ ma mi aveva incuriosito. Fu quan-


do quel mio collega mi parlò di una
delle caratteristiche più «umane» del corpo:
e colleghi (ancora «Journal of Human Evolu-
tion», 2007), detta the cooperative eye hypothe-
sis, in base a cui «gli occhi di tipo umano si sa-
il bianco degli occhi. Sì, si stava riferendo alla rebbero evoluti nel contesto di pressioni per
parte del bulbo oculare che si chiama sclera e migliorare le capacità comunicative» necessa-
che vediamo ai margini dell’iride, cioè intorno rie nelle interazioni sociali cooperative.
a quella pallina colorata che caratterizza ognu- Un sistema di comunicazione silenziosa, in-
no di noi e si muove col nostro sguardo, ren- somma, che può essere fondamentale in inte-
dendo talvolta intellegibili le nostre intenzioni razioni fra individui che agiscono insieme per
o, addirittura, i nostri sentimenti. un obiettivo comune e dove l’una/o segue lo
Proviamo ad andare più a fondo. Si trova sguardo dell’altra/o. Si integra con questa la
scritto un po’ dappertutto che la sclera è una self-domestication hypothesis, ben descritta
membrana fibrosa opalescente, composta di da Brian Hare (su «Annual Review of Psycho-
tre strati, con fasci di tessuto connettivo e fibre logy», 2017), in base a cui si ritiene che gli esse-
di collagene intrecciate. In continuità ante- ri umani mostrino tratti di una «sindrome» os-
riormente con la cornea, è una struttura elasti- servata in animali domestici, che implica una
ca, di sostegno e protezione, che riveste gran propensione alla pro-socialità (comunicazio-
parte dell’occhio; come un vero e proprio gu- ne cooperativa, condivisione, solidarietà, in-
scio sferico, ne costituisce la parte più esterna tegrazione e assistenza), per cui il bianco della
e spessa (fino a 2 millimetri). sclera oculare avrebbe un ruolo significativo.
La sua presenza è ben visibile nell’occhio
umano, ma non in altri mammiferi, primati Interazioni complesse
non umani inclusi, per quanto un recente ar- Se allarghiamo l’orizzonte, non possiamo
ticolo («Journal of Human Evolution», marzo che fare riferimento alla «teoria della mente»,
2023) abbia contestato che si tratti di un tratto che si riferisce alla capacità di attribuire stati
esclusivo della nostra specie, essendo occasio- mentali al prossimo, distinguendo i propri da-
nalmente presente negli scimpanzé e in qual- gli altrui. Formulata da D. Premack e G. Wo-
che altro mammifero. odruff (su «Behavioral and Brain Sciences»,
1978), è ritenuta da molti fondamentale per ca-
Quasi esclusiva pire ogni interazione sociale. È come se ognu-
Fra i primi ad accorgersi di questa (qua- no di noi avesse in mente questa «teoria della
si) esclusività umana furono due ricercato- mente», e sarebbe proprio la decifrazione dei
ri dell’Institute of Technology di Tokyo – H. pensieri e delle intenzioni degli altri che tra-
Kobayashi e S. Kohshima – che, in un artico- spare dal movimento degli occhi, ben visibili
lo pubblicato su «Nature» nel 1997, scriveva- grazie per l’appunto alla presenza della sclera,
no: abbiamo «una sclera bianca ampiamente a favorire queste complesse interazioni.
esposta che circonda l’iride […] nel contorno Insomma, sembra di poter dire che, intorno
dell’occhio, che a sua volta è allungato oriz- a quel po’ di bianco che c’è al margine dei no-
zontalmente». Suggerivano che potesse esse- stri occhi – che siano azzurri o verdi, castani o
re un adattamento funzionale sia a estendere il bruni o neri – ruota una serie di caratteristiche
campo visivo (con una maggiore mobilità oriz- molto umane; e alcune molto positive.
zontale dell’occhio) sia a rilevare la direzione Possiamo concludere, dunque, con un: gra-
dello sguardo di un altro individuo. Su questa zie sclera!

16 Le Scienze 656 aprile 2023


di Amedeo Balbi La finestra di Keplero
professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

Sei galassie troppo giovani Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Rilevate dal telescopio spaziale Webb, sono in conflitto


con i modelli teorici e la loro età è oggetto di dibattito

no degli obiettivi principali del tele- galassie in questione non è stata ottenuta at-

U scopio spaziale James Webb è quel-


lo di spingere lo sguardo verso i con-
fini dell’universo osservabile, catturando la
traverso una misurazione diretta dello spo-
stamento delle loro linee spettrali. Gli autori
dello studio hanno invece usato una tecnica
luce delle prime stelle e galassie e provando a indiretta, basata sulla quantità di luce emessa
capire meglio come si sono formate. I primi ri- in diverse bande della radiazione elettroma-
sultati in questo senso stanno già riservando gnetica, e sul raffronto con il colore atteso per
qualche sorpresa. oggetti di quel tipo. Semplificando, potrem-
In uno studio pubblicato sul numero di mo dire che le sei galassie sono più rosse e più
«Nature» del 22 febbraio, un gruppo di astro- grandi rispetto a quanto dovremmo aspettarci
nomi ha analizzato i primi dati ottenuti nel vi- da galassie appena nate, che dovrebbero con-
cino infrarosso dallo strumento NIRCam del tenere soprattutto stelle giovani e blu.
telescopio, e ha scoperto quelle che sembra-
no sei galassie con una massa simile alla no- Imparare qualcosa di nuovo
stra Via Lattea, che esistevano già quando l’u- La procedura utilizzata dà risultati affidabi-
niverso aveva solo tra i 500 e i 700 milioni di li in condizioni standard, ma è anche soggetta
anni, ovvero circa il tre per cento della sua età a possibili incertezze ed errori. E bisogna sem-
attuale. La cosa è piuttosto inaspettata: secon- pre essere cauti nel trarre conclusioni trop-
do i modelli teorici, infatti, a quei tempi la for- po drastiche, soprattutto quando sembrano
mazione delle galassie doveva essere appena sconvolgere le previsioni. È possibile ipotiz-
iniziata, e aver prodotto solo oggetti ancora zare interpretazioni alternative, per esempio
relativamente piccoli e giovani. I sei oggetti che i modelli applicabili nell’universo attua-
osservati, invece, sembrano galassie grandi e le non funzionino altrettanto bene in quel-
NASA/ESA/CSA/I. Labbe (Swinburne University of Technology). Processamento dell’immagine:

mature, con una massa decine di volte supe- le epoche. Non è dunque escluso che ulterio- Nel cosmo bambino, per ora.
riore alle attese. Secondo gli autori dello stu- ri analisi dimostrino che le sei galassie siano Immagini delle sei galassie osservate dal
G. Brammer (Niels Bohr Institute’s Cosmic Dawn Center dell’ Università di Copenaghen)

dio, questo risultato è in forte tensione con la in realtà meno lontane nel passato di quan- James Webb Space Telescope
maggior parte delle previsioni basate sul mo- to sembri attualmente. Sarà lo stesso James e che esistevano già quando l’universo
dello cosmologico standard, e potrebbe rimet- Webb Space Telescope a chiarire come stan- aveva tra i 500 e i 700 milioni di anni
tere in discussione ciò che pensiamo di aver no le cose, osservando nel prossimo futuro gli di età, il tre per cento della sua età
capito sulla nascita delle galassie. spettri dei sei candidati. In un modo o nell’al- attuale. Ma questa datazione in futuro
tro, impareremo qualcosa di nuovo. potrebbe essere rivista con conseguente
Tecnica indiretta Da questo punto di vista, può essere illumi- aumento dell’età delle galassie.
Lo studio è certamente interessante, ma le nante e istruttivo consultare il file contenen-
sue conclusioni non sono affatto definitive. te l’intero processo di peer review dell’artico-
Un dettaglio tecnico cruciale, infatti, riguar- lo, con gli scambi di commenti tra gli autori e
da il modo in cui è stata attribuita un’età ai sei i revisori anonimi: una possibilità che da qual-
oggetti. Gli astronomi l’hanno dedotta dal lo- che mese è offerta dai giornali del gruppo
ro redshift, ovvero lo spostamento verso il ros- «Nature», e che dà a chiunque l’opportuni-
so causato dall’espansione dell’universo, che tà di sbirciare dietro le quinte della ricerca.
è direttamente legato alla distanza di un og- Il file con l’intero processo di peer review si
getto da noi e quindi alla sua età: redshift più può raggiungere dalla pagina web dello stu-
grandi corrispondono a distanze maggiori e dio pubblicato su «Nature» a questo indiriz-
pertanto a epoche più remote. zo: https://www.nature.com/articles/s41586-
Tuttavia, l’attribuzione del redshift alle sei 023-05786-2.

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News

AMBIENTE

Piante aliene alla conquista delle montagne Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

La biodiversità vegetale ad alta quota sta cambiando in tutto il mondo


Oleh_Slobodeniuk/Getty Images

18 Le Scienze 656 aprile 2023


Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

Numerose specie «aliene» di piante stanno scalando


gli ecosistemi delle montagne di tutto il mondo a ritmo
Strade di casa nostra. Una lingua di asfalto risale una zona nei dintorni sostenuto. È il risultato a cui giunge un ampio gruppo
delle Dolomiti. Le strade favoriscono l’introduzione di specie vegetali intercontinentale, guidato da Evelin Iseli e Jake M.
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

estranee agli ecosistemi che attraversano. Un altro fattore che favorisce Alexander dell’ETH di Zurigo, in uno studio pubblicato
l’invasione di piante aliene è il cambiamento climatico. da «Nature Ecology & Evolution».
Assistiamo a un rimescolamento di specie inedito
nella storia del pianeta: trasporti e commerci su scala
globale introducono ormai da secoli piante e animali
da un ambiente o addirittura da un continente all’altro,
mettendo in crisi gli equilibri degli ecosistemi in cui
sbarcano. Gli ambienti montani però finora avevano
subito meno di altri l’impatto delle invasioni di specie
non native. In parte perché scarsamente popolati e
sfruttati dall’uomo, e quindi con meno occasioni per
introdurre nuove specie; e anche perché le specie
capaci di vivere ad altitudini elevate sono relativamente
poche. Ma con il rapido cambiamento climatico e
l’aumento delle attività e infrastrutture umane ad alta
quota le cose stanno cambiando in fretta.
Capire come procede questa invasione ecologica
ha richiesto, tra il 2007 e il 2017, di scandagliare la
biodiversità vegetale lungo le strade che percorrono 11
catene montuose in cinque continenti, dalla Norvegia
all’Australia. I dati – 15.000 osservazioni circa su 616
specie – mostrano che il numero di specie invasive è
aumentato in media dell’1,6 per cento all’anno, anche
se all’interno di questa media c’è una ampia variabilità
tra le diverse regioni analizzate. In quasi tutti i casi col
tempo le nuove arrivate si sono espanse verso l’alto.
Non è solo un effetto del riscaldamento globale, che
sta inducendo tutte le specie a spostarsi ad altitudini
più elevate e quindi più fresche. Le piante «aliene»
infatti salgono a grande velocità, guadagnando in
media anche dieci metri all’anno, mentre quelle native
arrancano verso le vette a 2,8 metri all’anno. Questo
perché, argomentano i ricercatori, le specie estranee
non hanno ancora raggiunto un equilibrio col resto
dell’ecosistema, e si espandono occupando le nicchie
ecologiche disponibili. Non a caso specie introdotte
più di recente, e che hanno avuto quindi meno tempo
per espandersi, spesso sono confinate a una fascia più
ristretta di altitudini.
Lo studio si è concentrato sulle piante che crescono
vicino alle strade. Sono zone particolari: strisce sottili
ad alto impatto umano in cui è facile che vengano
introdotte specie estranee. Non sempre poi queste
riescono a colonizzare le zone più selvatiche; per
il momento è un fenomeno che è stato osservato
soprattutto alle altitudini più elevate. Monitorare
le specie non native che compaiono lungo le vie di
comunicazione può essere utile, però, per individuare
possibili minacce future agli ecosistemi montani e
intervenire in tempo.
Massimo Sandal

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News

ASTRONOMIA

La minaccia degli asteroidi indistruttibili


Una scoperta inattesa sottolinea un pericolo potenziale per il nostro pianeta
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Il rischio che un asteroide possa trovarsi


in rotta di collisione con il nostro pianeta è
molto basso. Tuttavia, da tempo si stanno
studiando tecniche per evitare eventuali
impatti, per esempio deviando l’asteroide
dalla propria traiettoria, come è stato fat-
to dalla missione DART della NASA, che lo
scorso settembre ha impattato Dimorphos,
satellite dell’asteroide Didymos, modifi-
candone l’orbita attorno a Didymos stesso.
Ora uno studio sulla composizione di alcu-
ni asteroidi apre nuovi scenari.
Un gruppo di ricercatori guidato da
Fred Jourdan, della Curtin University a
Bentley, in Australia, ha studiato alcune
particelle di polvere dell’asteroide Itoka-
wa (foto), che è stato oggetto di studio del-
la sonda Hayabusa 1, dell’agenzia spaziale
giapponese JAXA. La missione è riuscita
nel compito di riportare a terra una piccola
quantità di materiale raccolto dalla super-
ficie dell’asteroide. Analizzandolo con va-
rie tecniche, Jourdan e colleghi hanno sco- la forza di gravità. Secondo gli autori del- ti fa ipotizzare che siano anche molto più
perto che Itokawa ha un’età superiore a 4,2 lo studio pubblicato sui «Proceedings of numerosi del previsto. Se la minaccia per
miliardi di anni, confrontabile con l’età del the National Academy of Sciences», que- la Terra dovesse arrivare da un asteroide di
sistema solare. sto implica che, a differenza degli asteroidi questo tipo, secondo Jourdan e colleghi un
Una scoperta inattesa per un asteroide monolitici, i «rubble pile» siano particolar- impatto cinetico come quello di DART po-
appartenente alla categoria «rubble pile» mente resistenti agli impatti: si deformano, trebbe non bastare. Sarà quindi necessario
(cumulo di macerie), costituito da detriti ma non si distruggono. studiare altre strategie di difesa.
di rocce e ghiaccio tenuti assieme solo dal- Questa loro capacità di assorbire gli ur- Emiliano Ricci

Scoperta una nuova forma di ghiaccio


Il mosaico delle «forme dell’acqua» si arricchisce di un nuovo inatteso ghiaccio non cristallino ben distinte, una ad alta densità e l’altra a bassa
tassello. Un gruppo di ricerca guidato da Christoph Salzmann dello densità.
University College London ha dimostrato l’esistenza di un nuovo tipo di Molti ricercatori del settore dubitavano che potessero esistere altre fasi
ghiaccio «amorfo» (cioè privo di una struttura cristallina ordinata), che dell’acqua con caratteristiche intermedie, tuttavia il nuovo studio di
assomiglia all’acqua liquida più di ogni altra forma di ghiaccio nota. La Salzmann e colleghi rimescola le carte. I ricercatori hanno applicato
scoperta è stata pubblicata su «Science». una tecnica nota come ball milling per scuotere una quantità di
Cortesia JAXA via European Southern Observatory

Nonostante l’acqua sia la molecola fondamentale alla base della vita nel ghiaccio ordinario insieme a sfere d’acciaio, all’interno di un contenitore
nostro pianeta, resta ancora molto da capire sulle sue caratteristiche raffreddato a -200 °C: gli urti hanno distrutto completamente la struttura
chimiche e fisiche, non prive di numerose peculiarità e anomalie. Per cristallina del ghiaccio, creando una nuova forma amorfa di ghiaccio
esempio, la densità dell’acqua è maggiore di quella del ghiaccio (che con una densità simile a quella dell’acqua liquida.
per questo motivo galleggia sull’acqua), mentre la maggior parte delle Il prossimo passo sarà capire se anche questo tipo di ghiaccio amorfo
sostanze è più densa allo stato solido rispetto a quello liquido. possiede una fase liquida e se può esistere in natura: secondo i
Un’altra caratteristica bizzarra dell’acqua è che può esistere in due ricercatori, non si può escludere che il nuovo ghiaccio sia presente nel
fasi liquide molto diverse in termini di viscosità e densità. A questi due nostro sistema solare, per esempio in alcune delle lune ghiacciate dei
liquidi, come è stato dimostrato sperimentalmente negli ultimi decenni, pianeti Giove e Saturno.
corrispondono altrettante fasi solide amorfe, ovvero due forme di Matteo Serra

20 Le Scienze 656 aprile 2023


COSMOLOGIA
Webb
Energia oscura dai buchi neri a caccia delle
prime stelle
Un’ipotesi affascinante al centro di due studi recenti dell’universo
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Nel 1944, citando uno studio


del 1926 dell’astronomo
olandese Jan Oort, il tedesco
Walter Baade introdusse
una classificazione delle
stelle basata sulla loro
composizione chimica.
Le stelle di Popolazione I,
più giovani, sono ricche
di elementi più pesanti di
idrogeno ed elio, mentre
quelle di Popolazione
II, più vecchie, ne sono
relativamente povere.
Alcuni decenni dopo venne
introdotto il concetto di
Popolazione III: quella della
prima generazione di stelle,
composte esclusivamente da
idrogeno ed elio primordiali.
Finora nessuno strumento ha
mai rilevato la luce di queste
stelle che, secondo i modelli
teorici, dovevano essere
gigantesche e con masse
che potevano arrivare anche
a 100.000 volte quella del
Sole. Ma ora, analizzando
i dati raccolti dal James
Webb Space Telescope,
un gruppo guidato da Xin
L’origine dell’energia oscura, la misteriosa for- da non essere spiegabile con il solo assorbimen- Wang, dell’Accademia
ma di energia responsabile dell’espansione ac- to di materia, o come effetto di eventi di fusio- cinese delle scienze di
celerata dell’universo, potrebbe nascondersi nei ne tra galassie. Nel secondo studio, gli scienziati Pechino, ha annunciato
buchi neri supermassicci al centro delle galassie. hanno così avanzato un’ipotesi ispirata a un’idea in un articolo proposto a
L’affascinante ipotesi è al centro di una ricerca proposta per la prima volta nel 1966 dal fisico so- «Nature» di aver osservato,
pubblicata in due studi sulle riviste «The Astro- vietico Erast Gliner: se i buchi neri fossero costi- in una galassia distante oltre
physical Journal» e «The Astrophysical Journal tuiti dalla cosiddetta «energia del vuoto» – una 13 miliardi di anni luce, un
Letters» da un gruppo di ricerca internaziona- forma di energia di natura quantistica che rap- segnale considerato tipico di
le, guidato da Duncan Farrah dell’Università del- presenta uno dei candidati all’energia oscura – queste stelle, quello del raro
le Hawaii. quest’ultima fornirebbe il contributo necessario isotopo elio-2, abbondante
I ricercatori sono partiti dall’obiettivo ambi- a spiegare la crescita in massa dei buchi neri su- nell’universo primordiale.
zioso di ricostruire l’evoluzione dei buchi neri permassicci. Inoltre, secondo i calcoli dei ricer- Occorreranno osservazioni
centrali di un gran numero di galassie in un arco catori, il risultato sarebbe coerente con la quan- di conferma, tuttavia i
di tempo di nove miliardi di anni. Per farlo, Far- tità di energia oscura misurata nell’universo. cosmologi sono certi che,
rah e colleghi hanno preso in considerazione un Il duplice studio ha acceso un dibattito nella grazie al James Webb Space
ClaudioVentrella/iStock

campione ampio e omogeneo di buchi neri su- comunità scientifica: non tutti gli esperti, infatti, Telescope, l’annuncio della
permassicci di età diverse, appartenenti a gran- concordano sulla plausibilità dell’ipotesi, sotto- loro scoperta definitiva sia
di galassie ellittiche. Il primo studio, in partico- lineando la necessità di una verifica con test co- imminente.
lare, ha evidenziato che la massa dei buchi neri smologici e osservativi più solidi. Emiliano Ricci
aumenta nel corso del tempo di una quantità tale Matteo Serra

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News

BIOLOGIA
Negli ultimi
Freschi capelli decenni il pene
umano si è
Soprattutto quelli ricci, ottimizzano la termoregolazione fatto più grande
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Uno studio che ha come


primo autore Federico
Belladelli dell’IRCCS
Ospedale «San Raffaele»
di Milano, ed effettuato in
collaborazione con altri
centri italiani e statunitensi,
ha scoperto che negli ultimi
trent’anni le dimensioni
medie del pene umano sono
aumentate di circa il 24 per
cento. Ma non sembra essere
una buona notizia.
La ricerca pubblicata su
«World Journal of Men’s
Health» – che ha esaminato
i dati di 75 studi pubblicati
tra il 1942 e il 2021, relativi
a un campione complessivo
di 55.671 uomini di tutto il
mondo – si inserisce infatti
nel filone di studi che cerca
di spiegare i cambiamenti
della fertilità maschile
degli ultimi anni, come la
diminuzione del numero di
spermatozoi. Secondo gli
autori sono numerosi i fattori
che possono aver influito
sulla fisiologia maschile e tra
questi si trovano interferenti
Gli esseri umani sono mammiferi strani. Lascia- di capelli lisci, mossi e ricci in stanze dove po- endocrini come i pesticidi
mo perdere il bipedismo e le teste eccezional- tevano variare temperatura, radiazione sola- o i prodotti per l’igiene
mente grandi (per citare due delle stranezze), ma re, umidità e vento, e hanno misurato gli scam- personale e casalinga, che
che dire della pelliccia? Sul corpo abbiamo per- bi di calore. Scoprendo che i capelli ostacolano la hanno un impatto diretto sul
so quasi tutti i peli, ma sulla testa siamo pieni di perdita di calore (quindi in teoria complicano la nostro sistema endocrino.
capelli. E visto che sino a oggi non si sapeva be- termoregolazione), ma al contempo riducono la Il cambiamento è stato
ne a che cosa servissero, un team di ricerca co- quantità di radiazione assorbita e quindi mini- osservato solo per il pene
ordinato da George Havenith, direttore dell’En- mizzano la quantità di sudore perso per raffred- in fase di erezione, e non
vironmental Ergonomics Research Centre darsi. Questo scambio, poi, ha un’efficienza mas- a riposo, e questo sembra
all’Università di Loughborough, nel Regno Uni- sima con i capelli ricci. corroborare l’ipotesi che
to, ha deciso di effettuare un esperimento avan- Il sudore è la chiave di tutto. Gli esseri uma- sia dovuto a un impatto
zando una spiegazione evolutiva. ni si sono evoluti in condizioni ambientali du- di qualche tipo sui livelli
I risultati, in attesa di peer review, sono pub- re: tanto Sole, poca acqua. «In queste circostan- ormonali maschili. Bisognerà
blicati sul sito di preprint bioRxiv. L’ipotesi veri- ze, l’evoluzione avrebbe favorito adattamenti però approfondire meglio
ficata dal gruppo di Havenith, che in passato al- per evitare la disidratazione», scrivono gli autori. le potenziali cause del
CoffeeAndMilk/iStock

cuni studi avevano corroborato e altri smentito, Quindi i capelli, soprattutto quelli ricci, avreb- fenomeno, anche in base
era quella della termoregolazione: i capelli aiuta- bero assicurato agli umani più resistenza: pote- alla variabilità riscontrata nei
no a bilanciare in modo ottimale il calore assor- vano camminare e correre per più tempo prima diversi continenti.
bito e quello perso dalla testa. I ricercatori han- di aver bisogno di bere per reidratarsi. Mattia Maccarone
no messo manichini termici dotati di parrucche Martina Saporiti

22 Le Scienze 656 aprile 2023


PALEOANTROPOLOGIA

L’alba degli strumenti in pietra


La prima industria litica pare più antica e diffusa, e forse non esclusiva di Homo
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Dal sito archeologico Nyayanga, nel Kenya occidentale, emergo-


no alcuni dei più antichi strumenti in pietra mai trovati, che antici-
pano di alcune centinaia di migliaia di anni la comparsa dell’indu-
stria litica olduvaiana, datata finora intorno ai 2,6 milioni di anni
fa (gli strumenti olduvaiani furono i primi di uso diffuso e persi-
stente, dopo qualche sporadica testimonianza di semplici stru-
menti più antichi). Insieme a ciottoli lavorati e schegge, ricercato-
ri del Queens College di New York e dello Smithsonian Institute di
Washington DC, a capo di un’ampia collaborazione internazionale
che include due archeologhe della «Sapienza» Università di Roma,
hanno trovato due molari attribuiti a un antico parente della no-
stra specie, Paranthropus. Sono i più antichi fossili di Paranthro-
pus, e riaprono il dibattito su quale ominino sia stato l’artefice dei
primi strumenti in pietra. «A lungo si è ipotizzato che solo Homo
fabbricasse strumenti in pietra. I resti di Paranthropus associati a
questi manufatti riaprono il dibattito», dice Richard Potts, paleo-
antropologo e autore senior dello studio pubblicato su «Science».
L’analisi dei modelli di usura su oltre 330 manufatti e 1776 os-
sa di animali ha permesso agli autori di capire che questi strumen-
ti erano usati per macellare animali, come antilopi e ippopotami,
e pestare materiali vegetali. Combinando poi diverse tecniche di
datazione, i ricercatori sono riusciti a far risalire questi strumenti
a un periodo compreso fra i 2,6 e i 3 milioni di anni fa, anticipando
le più antiche testimonianze dell’industria litica olduvaiana e al-
largando di centinaia di chilometri l’area di fabbricazione precoce
di questi oggetti, prima concentrata in Etiopia. Secondo gli autori,
quindi, la nuova ipotesi da vagliare è che, nello stesso periodo e in
una vasta area, più lignaggi di ominini fossero in grado di fabbri-
care i primi strumenti dell’industria olduvaiana.
Enrico Nicosia

Il grande freddo che plasmò l’attuale gradiente di biodiversità


L’attuale e diffusa tendenza alla migrazione e presenti all’interno della colonna d’acqua. clima terrestre. Tuttavia per diverso tempo
della biodiversità verso latitudini maggiori, Triton copre 40 milioni di anni e contiene esso rimase sfumato, tanto che il picco di
in risposta al cambiamento climatico, non le informazioni raccolte dall’International biodiversità dei foraminiferi, fino a 20 milioni di
è un fenomeno nuovo. Nel passato si è Ocean Drilling Program in oltre mezzo anni fa, si osservava a latitudini più elevate.
verificata più volte, e in direzioni opposte, secolo di spedizioni, per un totale di quasi Tuttavia, due milioni di anni più tardi, il
Cortesia T.W. Plummer, J.S. Oliver, and E. M. Finestone,

l’ultima delle quali contribuì a instaurare il 500.000 occorrenze. I ricercatori delle primato era già passato alle latitudini tropicali.
moderno gradiente latitudinale, per il quale la università britanniche di Oxford, Leeds e Infine, all’incirca 15 milioni di anni fa, il
gradiente divenne ben marcato in risposta a
Homa Peninsula Paleoanthropology Project

biodiversità del pianeta aumenta spostandosi Bristol, coordinati dalla paleobiologa Erin
dai poli all’Equatore. Saupe, hanno incrociato le variazioni nel un ulteriore raffreddamento del pianeta.
A suggerirlo è una serie di studi pubblicati tempo e nello spazio del numero di specie L’abbondanza di nicchie ecologiche all’interno
su «Nature», basati sul colossale database di foraminiferi con le oscillazioni di alcuni della colonna d’acqua delle regioni tropicali
Triton dedicato ai foraminiferi planctonici del parametri ambientali come la temperatura promosse maggiori tassi di speciazione
Cenozoico. superficiale e la salinità degli oceani. rispetto alle latitudini più elevate, dove invece
Dai resti del guscio mineralizzato che protegge Secondo i loro risultati, il moderno gradiente si registrò l’estinzione di molte popolazioni
questi organismi unicellulari è possibile latitudinale iniziò a delinearsi circa 34 milioni regionali di specie.
desumere le condizioni ambientali passate di anni fa, in risposta a un irrigidimento del Davide Michielin

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News

L’eruzione di Tonga
Sinapsi scalda il pianeta
superveloci
L’eruzione del vulcano Hunga Tonga dello scorso
per tenerci anno è stata la più esplosiva dai tempi dell’eru-
in equilibrio zione del Piñatubo nel 1991. In questi casi solita-
mente ci si aspetta una temporanea diminuzio-
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L’apparato vestibolare ne della temperatura media globale per via delle


consente all’essere umano polveri sulfuree emesse dal vulcano. Ma Hun-
e a molti altri animali di ga Tonga ha emesso in stratosfera solo 0,42 me-
mantenere l’equilibrio gatonnellate di anidride solforosa (SO2), circa
in ogni momento grazie un cinquantesimo di ciò che emise Piñatubo, e
a un rapido sistema di ben 146 megatonnellate di vapore acqueo, la più
trasmissione sinaptica unico grande perturbazione di vapore mai osservata
nel suo genere, ma finora si nell’era satellitare. Quale sarà l’impatto di questo
ignorava il meccanismo alla vapore acqueo (un potente gas serra) sulle tem-
base di questa efficienza. perature medie globali?
Secondo un articolo Uno studio sul tema è stato pubblicato su «Na-
pubblicato sui «Proceedings ture Climate Change» da Stuart Jenkins dell’Uni-
of the National Academy versità di Oxford e collaboratori, che usano da-
of Sciences», le peculiarità ti osservativi e modelli di trasferimento radiativo
sinaptiche di questa e di clima. I risultati mostrano come il rischio di
trasmissione superveloce avere un anno (nei prossimi cinque) con tempe-
chiamata «non-quantale», ratura maggiore di 1,5 °C rispetto all’epoca prein-
presente nell’orecchio dustriale sia aumentato del 7 per cento a causa di
interno, sono rese possibili questa eruzione, che stavolta quindi non ci aiu-
da una struttura a forma ta a contenere il riscaldamento globale ma lo am-
di calice che avvolge le plifica. Tuttavia la perturbazione si esaurirà pre-
cellule ciliate che rilevano sto; nel lungo periodo ciò che conterà, ancora
i movimenti. Il calice una volta, saranno le nostre emissioni. (AnPa)
vestibolare permette alle
sinapsi elettriche di queste
cellule di evitare il ritardo I geni che hanno fatto grandi le balene
di 0,5 millisecondi – tipico
della trasmissione sinaptica Alcuni ricercatori dell’Universidade Estadual de Campinas, in Brasile, hanno individuato quattro geni
chimica che rilascia coinvolti nello sviluppo di dimensioni giganti in capodogli, megattere e balene, chiarendo, inoltre, il loro
pacchetti di molecole di ruolo nel controllare gli svantaggi biologici delle grandi dimensioni. Nello studio pubblicato su «Scientific
neurotrasmettitori, chiamati Reports», Mariana Nery, biologa e coordinatrice della ricerca, e colleghi hanno effettuato un’analisi evolutiva
anche «quanti» – grazie su alcuni geni associati all’ormone della crescita e all’aumento delle dimensioni corporee in animali terrestri.
alla creazione di un doppio Valutando questi geni in 19 specie di cetacei, alcune in grado di superare i dieci metri di lunghezza, hanno
potenziale elettrico tra la trovato una selezione positiva per GHSR e IGFBP7, legati all’ormone della crescita, e per i geni NCAPG e
cellula ciliata e il suo calice. PLAG1, coinvolti nell’aumento delle dimensioni corporee. Secondo gli autori, questi geni controllerebbero
Da qui il segnale viene anche gli effetti negativi legati alle grandi dimensioni, come l’aumento del rischio di tumori. Il gene GHSR,
inviato al cervello sfruttando infatti, regola diversi aspetti del ciclo cellulare, mentre IGFBP7 agisce come soppressore di diversi tipi di MR1805/iStock (balena); Maxar/ Getty Images (Hunga Tonga)

una velocità iniziale tumori. Insieme, questi geni avrebbero contribuito a rendere i cetacei, evolutisi a partire da piccoli antenati
maggiore e ottenendo terrestri di circa 50 milioni di anni fa, gli attuali giganti del mare. (EnNi)
quindi una risposta più
rapida.
Anche se i dettagli del
meccanismo non sono
ancora del tutto chiari, lo
studio di Robert Raphael
della Rice University di
Houston e colleghi, negli
Stati Uniti, risponde a una
serie di quesiti aperti da
circa 30 anni. (MaMa)

24 Le Scienze
Il vaiolo esiste Una convivenza agevole tra
da quattro millenni i parantropi e i primi Homo Gli incerti
ritratti
Il Variola virus, l’agente patogeno del vaiolo uma- L’ominino Paranthropus boisei e i primi espo-
no, sembra essere più antico di quanto sugge- nenti del genere Homo erano adattati ad ambien-
degli animali
rissero studi precedenti, che erano in contrasto ti differenti, e questo ne permise la coesistenza estinti
con testimonianze storiche della sua presenza in Africa orientale tra 2 e 1,4 milioni di anni fa.
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nell’antichità. Lo indicano ricercatori dell’IRCCS Lo mostra uno studio condotto da Tyler Faith Quanto possiamo fidarci
«Eugenio Medea» e dell’Università degli Studi di dell’Università dello Utah e colleghi, pubblicato delle ricostruzioni artistiche
Milano che, tracciando l’evoluzione del virus, sul «Journal of Human Evolution». di animali estinti? I
hanno stimato la sua comparsa intorno a 3800 Gli antropologi dibattono da tempo su che tessuti molli, la pelliccia,
anni fa. Lo studio, pubblicato su «Microbial Ge- cosa abbia consentito a parantropi e primi Ho- il piumaggio e i colori si
nomics», ha confrontato ceppi del virus moderni mo di convivere a lungo in Africa, senza che uno preservano molto raramente
e storici, risalenti all’era dei vichinghi. dei due gruppi prevalesse sull’altro. Per fare lu- nei fossili, e gli artisti
Le analisi genetiche hanno rivelato che tut- ce sul tema, gli autori della ricerca sono risaliti tentano quindi di indovinarli
ti i ceppi discendono da un unico antenato, al tipo di ambiente in cui questi ominini viveva- partendo dal confronto
chiarendo inoltre come alcune componenti ge- no, ricorrendo all’analisi delle faune fossili a es- con animali esistenti e da
netiche del virus di epoca vichinga siano sta- si associati. È emerso che, mentre i primi Homo considerazioni biologiche.
te mantenute fino al XVIII secolo. Per datare la popolavano una grande varietà di ambienti, i pa- Non è chiaro però, anche
comparsa del virus, Diego Forni, bioinformatico rantropi erano molto più selettivi e specializza- così, quanto l’arte rispecchi
e primo autore dello studio, e colleghi hanno ap- ti nell’impiego di determinate risorse alimentari. la realtà.
plicato un modello matematico in grado di valu- In particolare, i risultati dello studio, incrociati A febbraio 2023 il noto
tarne la velocità di evoluzione. La comparsa del con i dati sulla composizione isotopica dei resti paleontologo italiano Andrea
Variola virus è stata così stimata intorno ai 3800 di Paranthropus, suggeriscono che questo si nu- Cau ha condotto un piccolo
anni fa, oltre 2000 anni prima di quanto dimo- trisse di vegetali poco diffusi, come quelli tipici esperimento, del tutto
strato in precedenza. I risultati supportano quin- degli ambienti fluviali. informale ma illuminante,
di l’ipotesi che il vaiolo sia stato il responsabile di La conclusione a cui sono giunti gli studiosi è sul suo blog scientifico,
cicatrici sospette rinvenute su alcune mummie quindi che la competizione per le risorse tra Ho- Theropoda. Una dozzina
egizie, confermando che il virus era diffuso già al mo e parantropo non doveva essere particolar- di giovani paleoartisti si è
tempo dei faraoni. (EnNi) mente intensa. (AnDG) offerta di ricostruire «alla
cieca», cioè senza sapere a
che specie appartenesse,
La Grande Moria e la veloce ripresa un cranio di un mammifero
esistente scelto da Cau.
Al termine dell’estinzione di massa del Permiano- Le ricostruzioni sono
Triassico di 252 milioni di anni fa – detta Grande state poi confrontate
Moria poiché fu la più vasta estinzione nella storia con l’animale reale (il
del pianeta – la vita nei mari si riprese molto Dendrolagus matschiei,
più in fretta di quanto si credesse. Lo sostiene o canguro arboricolo di
uno studio coordinato dal paleontologo Xu Dai Huon), valutando 16
dell’Università della Borgogna e pubblicato su caratteristiche assenti
«Science». I ricercatori descrivono il Guiyang nelle ossa come il colore
Biota, un’associazione faunistica marina rinvenuta della pelliccia, la forma
da Xu nel 2015 vicino all’omonima città cinese. del naso o la presenza di
Oltre all’eccezionale stato di conservazione, il criniera. Le ricostruzioni
valore del Guiyang Biota dipende dalla sua età, hanno sbagliato dal 40
immediatamente posteriore all’estinzione, in cui fu all’80 per cento dei dettagli,
annientato l’80 per cento delle specie marine. anche quando avevano
Secondo altri studi, il danno agli ecosistemi fu così correttamente identificato
grave che per tornare ai livelli pre-estinzione ci l’animale come un piccolo
sarebbero voluti almeno 10 milioni di anni. Ora la marsupiale.
caratterizzazione del Guiyang Biota mette in dubbio È poco più di un gioco, per
RICHARD JONES/SPL/AGF

questa congettura: la descrizione di almeno 12 ora. Che tuttavia ci avverte


classi e 19 ordini di organismi, tra cui una fauna su quanto sia difficile
ittica e di crostacei ben diversificata, suggerisce dedurre correttamente
l’instaurazione di una complessa rete trofica dopo l’aspetto di una specie del
appena un milione di anni dall’estinzione. (DaMi) passato. (MaSa)

www.lescienze.it Le Scienze 25
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Illustrazione di William Hand
ASTROBIOLOGIA

La vita
come non
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la conosciamo
Gli scienziati stanno abbandonando
le idee tradizionali e hanno cominciato
a cercare creature extraterrestri
che non somigliano a quelle terrestri

di Sarah Scoles

La vita su altri pianeti


potrebbe non somigliare a nessun essere
di quelli che conosciamo sulla Terra. Inizialmente
potrebbe essere irriconoscibile persino
per gli scienziati che la cercano.
Sarah Scoles è una giornalista scientifica che risiede in Colorado; collabora con «WIRED
Science», è nella redazione di «Popular Science» e autrice dei libri Making Contact: Jill
Tarter and the Search for Extraterrestrial Intelligence (Pegasus Books, 2017) e They Are
Already Here: UFO Culture and Why We See Saucers (Pegasus Books, 2020).

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S
arah Stewart Johnson era al secondo anno di università quando si è trovata
per la prima volta sul vulcano Mauna Kea, nelle Hawaii. La superficie di lava
secca era tutt’altra cosa rispetto alle montagne erose e ricoperte di alberi del
suo Stato natale, il Kentucky. Johnson si allontanò dagli altri giovani ricerca-
tori con i quali si trovava e si diresse verso una lontana cresta che si dirama-
va dalla vetta di 4200 metri. Mentre guardava in basso, spostò una pietra con la punta dello
stivale. Rimase sorpresa nel vedere che sotto viveva una minuscola felce, germogliata dalla
cenere e dai coni di cenere vulcanica. «Sembrava che rappresentasse tutti noi, rannicchiati
sotto quella roccia, esistenti a dispetto delle probabilità», commenta Johnson.
La vera illuminazione che ebbe, però, non era sulla resisten- mamente, potranno sorprenderci», dice. «E se questo valesse per
za della vita sulla Terra o sulle difficoltà dell’essere umani: era su- qualsiasi forma di vita?».
gli alieni. Anche se un paesaggio ha un aspetto strano e inospi- Se le riflessioni di Johnson sono corrette, l’attuale obiettivo del-
tale secondo i parametri umani, può darsi che altre forme di vita la caccia agli alieni – la ricerca di forme di vita come quelle che
lo trovino confortevole. Questo pensiero amplia i possibili luo- conosciamo – potrebbe non funzionare per trovare la biologia
ghi abitabili nel cosmo e la varietà della vita immaginabile al di là dell’altrove. «C’è una vecchia massima secondo cui, se uno perde
dell’atmosfera terrestre. «Fu durante quel viaggio che per me ha le chiavi di notte, il primo posto in cui guardare è sotto il lampio-
cominciato ad avere un senso l’idea di cercare la vita nell’univer- ne», dice Johnson, che ora è professoressa associata alla George-
so», ricorda Johnson. town University. Se vogliamo trovare la vita, la prima cosa che cer-
Successivamente Johnson è diventata una professionista chiamo è l’unico modo in cui sappiamo che la vita può esistere: in
dell’osservazione. Come postdoc in astronomia alla Harvard posti non molto diversi dalla Terra, con una chimica non molto di-
University negli anni a cavallo del 2010, ha studiato i modi in cui gli versa da quella dei terrestri.
astronomi possono usare il sequenziamento genetico – la rilevazio- Gran parte della ricerca astrobiologica prevede la ricerca di
ne e l’identificazione di DNA e RNA – per trovare prove della pre- «biofirme» chimiche, cioè molecole o combinazioni di molecole
senza di alieni. Johnson ha trovato affascinante questo indirizzo di che possono indicare la presenza della vita. Ma poiché non è pos-
ricerca (il futuro «progetto genoma» dedicato agli alieni!), ma le ha sibile affermare con certezza che la vita extraterrestre debba so-
anche dato da pensare: e se la vita extraterrestre non fosse dotata di migliare, dal punto di vista chimico, a quella della Terra, cercan-
DNA, di RNA, né di altri acidi nucleici? E se le loro cellule riceves- do queste firme potrebbero sfuggirci esseri che pure sono in bella
sero istruzioni in qualche altro modo biochimico? evidenza. «Come possiamo andare oltre?», chiede Johnson. «Co-
Johnson ha espresso questo tipo di pensieri eretici in testi con me facciamo a prendere in considerazione qualcosa di veramen-
uno stile troppo lirico e filosofico per le riviste scientifiche. Le sue te alieno?» I metodi scientifici, ritiene, devono essere più aperti a
riflessioni si sarebbero poi trasformate nel testo divulgativo The forme di vita basati su una diversa biochimica: la vita come non la
Sirens of Mars del 2020 (in italiano Marte. L’ultima frontiera, Sper- conosciamo. O, per indicarla con un acronimo recente, «LAWDKI»
ling & Kupfer, 2021). Nelle pagine di questo libro esamina l’idea (life as we don’t know it).
che gli altri pianeti siano veramente «altri», e quindi che i loro abi- Ora Johnson ha la possibilità di capire come si possa studia-
tanti possano essere molto diversi, a un livello fondamentale e chi- re questo tipo di vita sconosciuta, in qualità di principal investi-
mico, da qualsiasi cosa del nostro mondo. «Persino i luoghi che ci gator di una nuova iniziativa finanziata dalla NASA, chiamata
sembrano familiari, come Marte, che riteniamo di conoscere inti- Laboratory for Agnostic Biosignatures (LAB). La ricerca del LAB

28 Le Scienze 656 aprile 2023


non dà per scontato che gli extraterrestri abbiano una biochimi- creare noi, gli scoiattoli e gli anemoni di mare. Il DNA può repli-
ca specifica e quindi non cerca firme biologiche specifiche. Il LAB carsi, e i DNA di organismi diversi (quando si vogliono molto be-
mira a trovare marcatori più fondamentali di quelli biologici: trac- ne) possono mescolarsi e fondersi in modo da formare un nuovo
ce di complessità (molecole disposte in modi articolati che diffi- organismo che può replicarsi a sua volta. Se la biologia di altre par-
cilmente si raggiungerebbero senza qualche tipo di intervento ti dell’universo si basasse su queste stesse strutture chimiche, sa-
biologico) e di squilibrio, come per esempio concentrazioni ina- rebbe la vita come la conosciamo.
spettate di molecole su altri pianeti o lune. Questi sono indizi di Si assume che qualsiasi forma di vita abbia bisogno di un modo
forme di vita diversa da quella che conosciamo. per tramandare le istruzioni biologiche, le cui variazioni possono
Forse, un giorno, se il LAB riuscirà nel suo intento, diventeran- contribuire all’evoluzione delle specie nel tempo. Ma è concepibi-
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no qualcosa di più di semplici indizi. Questi segnali potrebbero le che gli alieni non codifichino queste istruzioni con le stesse mo-
aiutarci a rispondere a una delle domande più antiche dell’umani- lecole nostre o nella stessa forma. Per esempio, a partire dagli anni
tà – «Siamo soli?» – e mostrarci che non abbiamo niente di specia- novanta alcuni ricercatori della Northwestern University hanno
le, neppure nella nostra base biologica. creato gli SNA, acidi nucleici sferici.
La vita aliena potrebbe per esempio avere un codice genetico
Vita, astrovita o vyta con basi diverse. In uno studio del 2019 della Foundation for Ap-
Parte della difficoltà nella ricerca della vita di qualsiasi tipo è plied Molecular Evolution, finanziato dalla NASA, è stato prodot-
che gli scienziati non sono d’accordo su come la vita abbia avuto to un DNA sintetico che faceva uso delle quattro basi classiche e
inizio, e neppure su che cosa sia la vita. Un buon tentativo di defi- di quattro nuove: P, Z, B e S. I ricercatori hanno anche alterato la
nizione è stato formulato nel 2011 dal genetista Edward Trifonov, parte del filamento del codice genetico, creando lo XNA – dove X
che ha raccolto più di 100 interpretazioni della parola «vita» e le significa che va bene qualsiasi cosa – che usa una molecola come
ha condensate in un’idea generale: è «autoriproduzione con varia- il cicloesene (CeNA) o un glicole (GNA), anziché il desossiribosio.
zioni». La NASA aveva formulato una definizione operativa simile Alcuni scienziati propongono da tempo che invece di usare come
anni prima, a metà degli anni novanta, e la usa ancora per proget- base il carbonio, come accade in tutte queste molecole, la vita alie-
tare studi di astrobiologia. La vita, secondo questa formulazio- na potrebbe usare il silicio, un elemento funzionalmente simile, il
ne, «è un sistema chimico autosostentante capace di evoluzione che significa che non avrebbe affatto acidi nucleici ma altre mole-
darwiniana». cole che forse svolgono lo stesso ruolo. Se riusciamo a creare tan-
te alternative nella nostra mente e nei nostri laboratori, l’universo
Vita: Si autoriproduce con variazioni non dovrebbe essere ancora più creativo e abile?

DNA sintetico con otto tipi di basi


B A
Vita: Si autoriproduce con variazioni C
P
DNA sintetico con otto tipi di basi

S T
Z G
Nessuna di queste definizioni classiche richiede una chimica
specifica. Sulla Terra, naturalmente, la vita si basa sul DNA: l’a-
cido desossiribonucleico. Il DNA è costituito da due filamenti in- È per questo motivo che secondo uno dei ricercatori del LAB,
trecciati, ciascuno formato da un’alternanza di zuccheri e fosfati. Leroy Cronin, dell’Università di Glasgow, non si dovrebbe neppu-
A ogni zucchero è legata una base azotata: A (adenina), G (guani- re parlare di «biologia» al di fuori della Terra. «La biologia è unica»,
na), C (citosina) o T (timina). Insieme, le basi e gli zuccheri-fosfa- proclama. RNA, DNA, proteine, amminoacidi tipici? «Li trovere-
ti formano i nucleotidi; il DNA stesso è un acido nucleico. L’RNA mo solo sulla Terra». Ritiene che un giorno si dirà invece: «Stiamo
è simile a un DNA, ma ha un singolo filamento: tra le altre cose, cercando “astrovita”». (Il termine «LAWDKI» deve ancora prende-
aiuta a tradurre le istruzioni del DNA nella produzione effettiva re piede.)
di proteine. Stuart Bartlett, ricercatore al California Institute of Technology
e non affiliato con il LAB, concorda con questa critica linguistica.
DNA Nella ricerca di forme di vita esotiche non si sta cercando davvero
A
la vita (life), sostiene Bartlett, ma la «vyta» (lyfe), un termine propo-
C sto in un articolo del 2020 di cui è coautore, apparso curiosamen-
te sulla rivista «Life». «La vyta – spiega l’articolo – è definita come
qualsiasi sistema che soddisfi tutti e quattro i processi dello stato
DNA vivente». Questo significa che dissipa energia (per esempio man-
Grafiche di Jen Christiansen

T giando e digerendo), sfrutta reazioni chimiche autosufficienti per


Filamento di desossiribosio G fare copie di sé a ritmo esponenziale, mantiene le condizioni in-
terne al mutare delle condizioni esterne e acquisisce informazioni
sull’ambiente che poi usa per sopravvivere. «La vita – invece, con-
Le semplici lettere di una sequenza genetica, allineate in un or- tinua l’articolo – è definita come l’istanza di vyta che conosciamo
dine ben preciso, contengono tutte le informazioni necessarie per sulla Terra».

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Vyta: Soddisfa i quattro i processi dello stato vivente Sutherland, chimico al Medical Research Council Laboratory of
Molecular Biology, è condirettore di un gruppo chiamato Simons
Dissipa energia Si riproduce attraverso reazioni Collaboration on the Origins of Life, che amalgama idee preesi-
chimiche che si autosostentano stenti su come sia apparso prima l’uno o l’altro sottosistema: la ge-
netica o le prime forme di metabolismo. Ma Sutherland ammette
che, a essere sincero, non capisce come sia iniziata la biologia; non
lo capisce nessuno.
E fino a quando non sapremo di più su come possano essere an-
Vyta: Soddisfa i quattro i processi dello stato vivente date le cose sulla Terra primordiale, sostiene Sutherland, non c’è
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modo di stimare quanto possano essere diffusi eventuali extrater-


Mantiene le condizioni interne Usa informazioni sull’ambiente
restri. Non importa che ci siano milioni di milioni di stelle in mi-
per sopravvivere
liardi di galassie: se gli eventi che hanno portato alla vita sono in-
credibilmente rari, anche questo enorme numero di sistemi solari
potrebbe non essere sufficiente, dal punto di vista statistico, per
giungere all’abiogenesi e quindi ad altri esseri viventi.

Bio-agnostico
Nel primo numero della rivista accademica «Astrobiology»,
Sebbene distinto da quello del LAB, il lavoro di Bartlett emer- più di vent’anni fa, c’era un articolo di Kenneth Nealson e Pame-
ge dalla stessa passione: «Quella transizione misteriosa e opaca la Conrad intitolato A Non-Earthcentric Approach to Life Detec-
tra cose come la fisica e la chimica che comprendiamo abbastan- tion (Un approccio non terracentrico al rilevamento della vita). Ma
za bene – dice – e la biologia, che è ancora avvolta nel mistero». Co- adottare un approccio non terracentrico non è facile per il nostro
me faccia la vita a diventare tale è forse la questione più centrale cervello, che si è formato in questo ambiente. Siamo notoriamen-
dell’astrobiologia. te incapaci di visualizzare quello che non ci è familiare. «Per noi è
Cercare di capire come è emersa la biologia sul pianeta che co- una delle cose più difficili, come immaginare un colore che non
nosciamo meglio è di pertinenza degli studi sull’«origine della vi- abbiamo mai visto», afferma Johnson.
ta». Ci sono due ipotesi principali su come certi grumi di chimica Quindi gli astrobiologi finiscono spesso per cercare alieni che
siano diventati grumi di biologia, la cosiddetta abiogenesi. Secon- somigliano alla vita terrestre. Agli astronomi piace considerare
do una, l’RNA sarebbe nato in grado di fare copie di se stesso, per- l’ossigeno nell’atmosfera di un esopianeta come un potenziale in-
ché è proprio quello che sa fare, e sarebbe stato anche in grado di dicatore di vita, perché noi lo respiriamo, tuttavia un pianeta può
catalizzare altre reazioni chimiche. Nel corso del tempo questa ca- riempirsi di questo gas in modi che non sono legati alla vita. Su
pacità di replicarsi ha portato a esseri la cui composizione si ba- Marte, i ricercatori si sono entusiasmati per sbuffi di metano, che
sava su questo tipo di codice genetico. L’approccio «prima il me- è una molecola organica, e per il rilascio di gas dopo che nel suolo
tabolismo», invece, postula che certe reazioni chimiche si siano era stata iniettata una soluzione di quelle che per noi sulla Terra
organizzate in modo autosostentante. Queste comunità composi- sono sostanze nutrienti, il che forse indicava la presenza di qual-
te e le loro reazioni chimiche sono diventate sempre più comples- che forma di metabolismo. Inventano espressioni come «zona Ric-
se, fino a far emergere il nostro codice genetico. cioli d’oro» (Goldilocks zone) per indicare le regioni attorno alle
stelle in cui sui pianeti può essere presente acqua allo stato liqui-
Abiogenesi do, il che vorrebbe dire che quello che è adatto alla vita sulla Terra
sarebbe adatto ovunque.
Ipotesi «prima la genetica» Anche quando gli scienziati scoprono forme di biologia a loro
sconosciute, tendono a metterle in relazione con qualcosa di fami-
liare. Per esempio, quando Antonie van Leeuwenhoek vide orga-
Vita nismi unicellulari attraverso la lente composita del suo microsco-
pio nel XVII secolo, li chiamò «animalcules», cioè piccoli animali,
cosa che non sono.
Molecole Molecole RNA Cicli
Heather Graham, che lavora presso il Goddard Space Flight
semplici complesse metabolici
Abiogenesi Center della NASA ed è vice principal invesigator del LAB, vede la
scoperta di van Leeuwenhoek come un esempio di successo nel-
Ipotesi «prima il metabolismo» la ricerca di LAWDKI, qui vicino a noi. Lo stesso vale per la sco-
perta degli archaea, un dominio di antichi organismi unicellulari
riconosciuto per la prima volta negli anni settanta. «Se riformu-
Vita liamo queste scoperte come casi di biofirme agnostiche, allora ci
rendiamo conto che è una cosa che si fa già da un po’», commen-
ta Graham.
Molecole Cicli Molecole RNA Intorno al 2016 Johnson ha cominciato a lavorare con loro, tro-
semplici metabolici complesse vandoci degli scettici che la pensavano come lei e che volevano
sondare le tenebre. Nel corso di un seminario su invito organiz-
zato dalla NASA riguardo alle firme biologiche, Johnson si è ritro-
Queste due ipotesi principali non si escludono a vicenda. John vata a tavola con ricercatori come Graham per cercare di capire

30 Le Scienze 656 aprile 2023


E se la vita extraterrestre non fosse dotata di DNA,
di RNA né di altri acidi nucleici? E se le sue cellule ricevessero
istruzioni in qualche altro modo biochimico?

come usare la complessità in qualità di indizio alternativo di feno- struttura reticolare ordinata nel posto in cui si trovano ora – e in-
meni biologici. Per dirla in termini macroscopici, l’idea è che se dizi di biologia.
osservassimo una flotta di 747 su Marte, pur non sapendo da do- I due tipi di materiali possono sembrare esteriormente simili
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ve provengono sapremmo che è poco probabile che siano casuali. perché sono entrambi molto ordinati. Ma il gruppo di ricerca in-
Qualcuno o qualcosa li ha creati. tende dimostrare che i modelli geochimici, che simulano il modo
Dopo questo incontro Johnson e i suoi colleghi hanno avanza- in cui l’acqua satura di composti chimici li fa precipitare, preve-
to una proposta dell’ultimo minuto per sviluppare uno strumen- dono il tipo di cristalli abiotici trovati lì. Kidd Creek, per esempio,
to per la NASA, con l’obiettivo di trovare e misurare molecole le ne ha un suo tipo specifico: la kiddcreekite, un composto di rame,
cui forme si incastrano fisicamente, come una serratura e la sua stagno, tungsteno e zolfo che cristallizza dall’acqua. Questi stes-
chiave, perché questo accade di rado in insiemi casuali di compo- si modelli, però, non sono in grado di prevedere le strutture biolo-
sti chimici, mentre compare in tutte le cellule viventi. L’idea del- giche, che si formano secondo forze e regole diverse. Se risultasse
lo strumento, però, non fu selezionata. «È stato allora che ci siamo vero, i modelli potrebbero rivelarsi utili se applicati a condizioni
resi conto: “Bene, dobbiamo fare un passo indietro e ripartire a un geochimiche aliene per prevedere i minerali che si formano na-
livello molto più fondamentale”», spiega Graham. turalmente. Qualsiasi altra cosa venisse trovata, si pensa, potreb-
La stessa agenzia spaziale ha dato loro la possibilità di farlo, lan- be essere viva.
ciando di lì a poco un bando per «Consorzi interdisciplinari per Johnson sta tornando ai giorni del suo postdoc e ai sequenzia-
la ricerca astrobiologica», con cui prometteva molti anni di finan- tori genetici la cui utilità allora metteva in dubbio. Il gruppo, tut-
ziamenti per approfondire le idee che Johnson e colleghi avevano tavia, ha trovato un modo per renderli più agnostici. I ricercato-
discusso in quel pranzo. Serviva però una squadra più numerosa, ri hanno in programma di usare questi strumenti per studiare il
così hanno contattato planetologi, biologi, chimici, informatici, numero di punti sulla superficie di una cellula in cui possono at-
matematici e ingegneri, alcuni già impegnati a fondo negli studi taccarsi le molecole, in modo analogo ai punti in cui gli anticor-
sullo spazio, mentre altri, ricorda Johnson, stavano «appena ini- pi si attaccano alle cellule. «Avevamo un’ipotesi secondo la qua-
ziando a considerare le implicazioni astrobiologiche del loro lavo- le ci sarebbero più siti di legame su qualcosa di complicato come
ro». Era particolarmente importante farlo in quel momento, per- una cellula che su una piccola particella», come un granello di pol-
ché si stavano progettando strumenti per rilevare forme di vita vere non vivo, dice Johnson. Qualcosa di vivo, detto in altre paro-
in punti del sistema solare come le lune Europa, Encelado e Tita- le, dovrebbe avere più posti che funzionano come una serratura
no, più esotiche della maggior parte dei mondi visitati fino ad allo- per una chiave.
ra. «La maggior parte di questi altri luoghi a cui stiamo iniziando a Per mettere alla prova questa idea, generano un gruppo casua-
pensare come obiettivi per l’astrobiologia sono davvero bizzarri e le di frammenti di DNA e lo inviano verso una cellula. Alcuni fram-
nuovi», afferma Johnson. Se stiamo andando in un posto bizzarro menti si legheranno all’esterno della cellula. Successivamente ri-
e nuovo, possiamo aspettarci bizzarre e nuove forme di vita che si muovono e raccolgono i frammenti legati, catturano quelli non
agita invisibile fuori dalla luce del lampione. legati e li rimandano nuovamente alla cellula bersaglio, ripeten-
La loro proposta è stata convincente: quella tavolata, con varie do il processo per diversi cicli. Poi osservano che cosa è rimasto al-
aggiunte, è divenuta il LAB. Adesso questo progetto, una coalizio- la fine: quale percentuale si è agganciata e quale è ancora libera. In
ne diffusa di scienziati più che un singolo laboratorio fisico, è atti- questo modo è possibile confrontare le chiavi entrate nella serra-
vo da alcuni anni. I ricercatori mirano a scoprire come fattori qua- tura della cellula con quelle attaccate a qualcosa come una parti-
li la complessità di una superficie, le concentrazioni anomale di cella di polvere.
elementi e il trasferimento di energia – come per esempio il movi-
mento degli elettroni tra gli atomi – possano rivelare la vita come Test «chiave e serratura»
nessuno la conosce.

Lavoro di laboratorio Flusso di frammenti


di DNA
La ricerca del LAB è un insieme di lavoro sul campo, progetti di
laboratorio e calcoli. Uno dei progetti è una visita prevista alla mi-
niera canadese di Kidd Creek, che scende fino a quasi 3000 me- Sitoedi
Test «chiave legame
serratura»
sulla membrana Cellula
tri di profondità. La sua fossa a cielo aperto sembra una cava che si cellulare
estende verso il settimo cerchio dell’inferno. A quelle profondità,
circa 2,7 miliardi di anni fa, c’era un fondo oceanico che ribolliva di
attività vulcanica e ha lasciato dietro di sé minerali a base di solfu-
ri. Le condizioni non sono troppo diverse da quelle che gli astro-
nomi credono di poter trovare su un «mondo oceanico» come Eu- Verrà esaminata anche un’altra differenza fondamentale che,
ropa. La speranza è che in questa miniera sia possibile esaminare si sospetta, distingue la vita dalla non vita: quello che non è vivo
le differenze tra i minerali che si sono formati per cristallizzazio- tende a essere in una sorta di equilibrio con il proprio ambiente.
ne – quando gli atomi in una soluzione precipitano e formano una Al contrario, qualcosa che è vivo fa uso di energia per mantene-

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re una differenza rispetto a ciò che lo circonda, ipotizza il membro loro ambiente. «Le cellule più grandi saranno via via più diverse
del LAB Peter Girguis, della Harvard University. «Usiamo energia dall’ambiente», afferma Kempes.
per mantenerci letteralmente separati dall’ambiente, definendo i La proporzione di cellule delle varie dimensioni tende a segui-
nostri confini», dice. Per fare un esempio, quando un ramo fa par- re una relazione nota come legge di potenza: un numero enor-
te di un albero, è vivo ed è diverso, dotato di un confine, rispetto al me di oggetti più piccoli seguito da una ripida diminuzione man
suo ambiente. Se allontaniamo questo componente vivo dalla sua mano che le cellule diventano più grandi. Quindi, se avessimo
fonte di energia, cioè spezziamo il ramo, muore e smette di usare un campione extraterrestre e vi osservassimo queste stesse re-
energia. «Nel giro di poco tempo si disintegra e diventa indistin- lazioni matematiche – cose piccole che somigliano all’ambiente
guibile dall’ambiente», osserva Girguis. «In altre parole, raggiun- circostante e cose sempre più grandi che gli somigliano sempre
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ge letteralmente un equilibrio». meno, con molte delle prime e poche delle seconde – tutto que-
sto potrebbe indicare un sistema biologico. E non servirebbe sa-
pere in anticipo che aspetto hanno dal punto di vista chimico
l’«ambiente» o la «biologia».

VivoVivo
- Non vivo Non vivo
Legge di potenza

Legge di potenza
Lo squilibrio della vita dovrebbe manifestarsi come una diffe-
renza chimica tra un organismo e l’ambiente che lo circonda, in-
dipendentemente da quello di cui sono fatti l’ambiente o la vita.
«Posso esaminare una zona, ottenere un mappa e dire: “Mostra-
mi la distribuzione del potassio”», spiega Girguis. Se compaiono
chiazze di concentrazioni di potassio, che punteggiano l’immagi-
ne solo in certi punti, allora forse abbiamo a che fare con fenome- Cronin, una sorta di eretico all’interno di questo gruppo ere-
ni biologici. tico, ha un’idea tutta sua per distinguere tra vita e non vita. È l’i-
Il lavoro di Girguis al LAB si intreccia con un altro pilastro del- deatore della cosiddetta teoria dell’assemblaggio, un «modo per
la ricerca del gruppo: un concetto chiamato frazionamento chi- identificare se qualcosa è complesso senza sapere nulla della sua
mico, ovvero il modo in cui la vita usa di preferenza alcuni ele- origine», spiega. Più una molecola è complessa, più è probabile
menti e isotopi e ne ignora altri. Un sottogruppo che indaga su che derivi da un processo vivente.
questa idea, guidato da Christopher House, della Pennsylvania Può sembrare un bias nel contesto dell’agnosticismo, ma in ge-
State University, può usare i dati rilevati abitualmente dagli stru- nerale tutti ammettono che la vita deriva, come dice Sutherland,
menti spaziali per scoprire la composizione di un pianeta o di una «dalla complessificazione della materia». All’inizio ci fu il big bang
luna. «Se comprendiamo le regole fondamentali sull’inclusione o e si formò l’idrogeno, l’elemento più semplice. Poi venne l’elio.
l’esclusione di elementi e isotopi, possiamo immaginare un nuo- Molto più tardi giunsero le molecole organiche, conglomerati di
vo ecosistema che si comporta ancora secondo regole simili, ma in atomi di carbonio con altri elementi attaccati. A un certo punto
cui gli elementi e gli isotopi sono del tutto diversi», afferma House. quelle molecole organiche si unirono per formare un sistema au-
Può fornire a chi studia la mancanza di equilibrio un punto di par- tosufficiente e autoreplicante. Alla fine questo sistema ha comin-
tenza per i tipi di strutture su cui concentrarsi quando producono ciato a costruire l’equivalente biologico dei 747 (e poi anche i 747
le mappe punteggiate. veri e propri).
All’interno del gruppo di House alcuni ricercatori postdoc Nella teoria dell’assemblaggio, la complessità delle molecole si
stanno studiando i sedimenti lasciati da organismi antichi nell’Au- può quantificare con il loro «numero di assemblaggio molecola-
stralia occidentale. Guardando questi campioni di roccia cerca- re». È semplicemente un numero intero che indica quanti elemen-
no di scovare strutture che mostrino su quali elementi o isotopi si ti costitutivi è necessario che si leghino insieme e in quali quantità
concentravano le prime forme di vita sulla Terra. «Speriamo di po- per formare una molecola. Il gruppo usa come esempio la paro-
ter iniziare a generalizzare», conclude House. la «abracadabra» (magia!). Per fare questa magia dobbiamo prima
Il gruppo informatico del LAB, co-guidato da Chris Kempes, sommare tra loro una a e una b. A questa ab possiamo sommare
del Santa Fe Institute, si occupa di questa generalizzazione. La r. Ad abr sommiamo un’altra a ottenendo così abra. Poi uniamo
ricerca di Kempes si concentra sulle cosiddette leggi di scala: in una c, poi una a e poi una d, fino ad avere abracad. E ad abracad,
questo ambito si tratta dello studio di come i fenomeni chimici possiamo aggiungere l’abra che abbiamo già creato. Sono sette
all’interno di una cellula variano in modo prevedibile in funzio- passaggi per creare abracadabra, il cui numero di assemblaggio
ne delle sue dimensioni e di come la proporzione di cellule di di- molecolare è quindi appunto sette. Il gruppo ipotizza che a un nu-
mensioni diverse segue un andamento specifico. Con il LAB, nel mero più alto corrisponda una molecola con una «impronta digi-
2021 Kempes, House, Graham e i loro collaboratori hanno pubbli- tale» più complicata su uno spettrometro di massa, uno strumento
cato sul «Bulletin of Mathematical Biology» un articolo a propo- che distingue i componenti di un campione in base alla loro massa
sito di come si possano applicare ai batteri queste leggi di scala. e carica elettrica per identificare di che cosa è fatto. Una molecola
Per esempio, se riordiniamo un campione di materiale biologico complessa mostrerebbe picchi di energia più distinti, in parte per-
in base alle dimensioni dei componenti, emergono certe differen- ché è composta da molti legami. E questi picchi sono un indicato-
ze. La chimica delle cellule più piccole somiglia molto a quella del re approssimativo del suo numero di assemblaggio.

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Teoria dell’assemblaggio dovuto alla vita o, viceversa, che possa produrre un falso positi-
vo», dice, come per esempio se c’è un oceano che ribolle.
1 a + b ab Il numero Da molti punti di vista, dice Meadows, la ricerca di firme bio-
abr di assemblaggio logiche agnostiche è il modo migliore per considerare simili con-
2 ab + r
molecolare dizioni cosmiche. «Bisogna capire un ambiente in modo perfetto
abr + a abr a per questo esempio
3 per poter dire che in quell’ambiente si verifica qualcosa di anoma-
è sette
Teoria dell’assemblaggio lo, qualcosa che non è un processo planetario», dice. Ma questa va-
4 abr a +c abr ac
riante della caccia agli alieni è agli inizi. «Penso che stiano solo av-
5 abr ac + a abr aca viando il discorso», dice. «Penso che ciò che fa il LAB in particolare
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sia uno sforzo pionieristico per rendere scientifico il concetto».


6 abr aca + d abr acad
In ogni caso, Meadows non è sicura di quanto sia probabile la
7 abr acad + abr a a b r a c a d a br a LAWDKI. «La domanda è: “L’ambiente su un pianeta extrasolare
[di tipo terrestre] sarà tanto diverso che le soluzioni saranno as-
sai diverse?”», si chiede Meadows. Se le condizioni sono simili e
Cronin afferma che grazie alla spettrometria di massa è in gra- i composti chimici sono simili, è ragionevole pensare che la vita
do di misurare la complessità di una molecola senza neppure sa- stessa sarà simile. «Ci aspettiamo di vedere fenomeni scientifici si-
pere di che molecola si tratta. Se questa tecnica indica che la com- mili se questi ambienti sono simili, ma certo si può prevedere che
plessità della molecola supera una certa soglia, probabilmente ha ci saranno anche cose che ci sorprenderanno». È per tutti questi
avuto origine in un processo biologico. motivi che Meadows, il cui lavoro riguarda soprattutto gli esopia-
In ogni caso, però, lo deve dimostrare. Tramite il LAB, la NASA neti, lavora con il LAB, le cui ricerche per ora si concentrano sul
gli ha fornito campioni in doppio cieco di materiali di ognuno sistema solare, in modo da riunire i loro due mondi.
dei quali deve decidere se sia biologico o meno. Il materiale pro- Entro la fine dei finanziamenti al LAB, il gruppo prevede di svi-
viene, tra l’altro, dallo spazio, da giacimenti di fossili e sedimen- luppare strumenti che aiuteranno i veicoli spaziali a notare forme
ti di baie. Uno dei campioni proveniva dal meteorite Murchison, di vita bizzarre e nuove vicine a noi. «Siamo concentrati sull’obiet-
un macigno del peso di un quintale, pieno di composti organici. tivo finale: come usare questi metodi e tecniche, e svilupparli per
«Pensavano che la tecnica avrebbe fallito perché Murchison è pro- farli diventare strumenti per le missioni», afferma Johnson.
babilmente uno dei materiali interstellari più complessi», com- Non possono però esistere dati raccolti da un singolo strumen-
menta. Invece il metodo ha avuto successo: «In sostanza dice che to che siano in grado di dire in modo affidabile che qualcosa è «vi-
Murchison è un po’ strano, ma è morto». ta». Quindi il gruppo lavora a insiemi di dispositivi, provenienti da
Un altro campione conteneva fossili di 14 milioni di anni fa, for- tutte le loro aree di interesse, che funzionino congiuntamente in
mati dalla biologia ma destinati a far sì che il metodo li consideras- ambienti diversi, per esempio mondi ricoperti di liquidi o deserti
se «morti» a causa della loro età. «La nostra tecnica ha scoperto ab- rocciosi. Graham sta raccogliendo campioni che i sottogruppi del
bastanza facilmente che erano di origine vivente», dice Cronin. I LAB possono sottoporre a test l’uno dopo l’altro per vedere come
suoi risultati sono apparsi su «Nature Communications» nel 2021 si combinano i diversi risultati. Potrebbero cercare, per esempio,
e hanno contribuito a convincere i colleghi di Cronin che la sua li- molecole con numeri di assemblaggio elevati, concentrate in aree
nea di ricerca era valida. «In realtà nella squadra [del LAB] ci sono delimitate e dotate di un aspetto diverso dal loro ambiente.
molte persone scettiche», dice. Anche se questi approcci, collettivamente, scopriranno qual-
cosa, è improbabile che forniscano una risposta definitiva alla do-
Scoperti gli alieni? manda «Siamo soli?». Probabilmente ci daranno un «Forse», alme-
C’è molto scetticismo anche al di fuori del LAB. Alcuni scien- no per un po’. Questa incertezza potrà deludere chi vorrebbe titoli
ziati mettono in dubbio la necessità di cercare forme di vita a nove colonne «Scoperti gli alieni!», invece di «Scoperti gli alieni?
sconosciuta quando abbiamo ancora fatto poco per trovare la vi- Ricontrolliamo tra dieci anni».
ta extraterrestre così come la conosciamo. «Penso che ci sia ancora «Capisco questa frustrazione – commenta Johnson – perché io
molto da esplorare prima di rivolgerci alla vita che non conoscia- stessa sono una persona irrequieta». L’irrequietezza si riferisce
mo», afferma Martina Preiner dell’Istituto olandese per la ricerca in parte alla sua stessa mortalità, alla fine del tempo in cui è fuori
marina e dell’Università di Utrecht. equilibrio con il suo ambiente, alla scomparsa della sua comples-
Tuttavia, anche tra i ricercatori di astrobiologia della vecchia sità, della sua rilevabilità e capacità di rilevare. «Abbiamo vite effi-
scuola, in cerca di firme simili a quelle terrestri sugli esopianeti, mere», dice. «Abbiamo un mondo destinato a finire. Abbiamo una
l’approccio del LAB ha un certo sostegno. Victoria Meadows, della stella destinata a morire. Abbiamo questo istante incredibile. Ec-
Washington State University, riflette da vent’anni su segnali eso- coci qui: esseri vivi e senzienti su questo pianeta». Tutto perché, a
tici di questo tipo. In questo lasso di tempo ha visto il settore mo- un certo punto, la vita ha avuto inizio.
dificarsi, e complicarsi, se vogliamo. Gli scienziati sono passati dal Potrebbe essere successo decine o centinaia o migliaia o milio-
pensare «se rileviamo ossigeno su un pianeta, abbiamo fatto cen- ni o miliardi di altre volte su altri pianeti. O forse è successo solo
tro» al pensare «non è possibile fare centro». «Penso che ciò che il qui. «È proprio una cosa straordinaria che voglio sapere sull’uni-
mio gruppo ha contribuito a fornire e la direzione in cui si è evo- verso prima di morire», conclude Johnson. Q

luto il settore sia questa idea che le firme biologiche devono esse-
re interpretate nel contesto del loro ambiente», afferma Meadows.
PER APPROFONDIRE
Occorre capire le condizioni di un pianeta e quelle della sua stella,
fino a poter capire che cosa possa significare l’ossigeno. «Può dar- La ricerca di forme di vita extraterrestri. Sagan C., in «Le Scienze» n. 316,
si che l’ambiente stesso possa confermare l’idea che l’ossigeno sia dicembre 1994.

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Campioni con acque di transito contenenti PFAS nel laboratorio di analisi delle acque
dell’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto a Mestre.

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INQUINAMENTO

PFAS,
un marchio eterno
Questi composti sono resistenti, persistono nell’ambiente
per un tempo indefinibile, possono avere pesanti impatti sulla salute.
E si trovano in tanti oggetti di uso quotidiano
Foto Stefano Schirato

di Gianluca Liva

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Gianluca Liva è giornalista scientifico freelance. Si occupa di attualità, impatto e
politiche ambientali, storia della scienza. È tra i fondatori di RADAR Magazine.

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e sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono una parte inscindibile

L del nostro vivere quotidiano. Ci permettono di ottenere materiali dalle


proprietà sorprendenti, impermeabili all’acqua e ai grassi, resistenti alle
alte temperature, antiaderenti. I PFAS persistono nell’ambiente per un
tempo indefinibile e li usiamo dappertutto: abiti, saponi, strumenti sani-
tari, batterie, automobili, scioline, cartoni della pizza, bicchieri in carta riciclabile, padel-
le, cosmetici, telefoni, elettrodomestici, involucri alimentari, vernici, finestre, biciclette.
I PFAS sono impalpabili, non li vediamo ma sono ovunque. A caratteristiche. Ne sono stati prodotti di vari tipi, alcuni noti, al-
poco a poco ci sono sfuggiti di mano e si sono diffusi anche là do- tri pressoché sconosciuti. I PFAS di maggiore diffusione sono l’a-
ve non avremmo voluto. Li troviamo nella pioggia, nell’acqua che cido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansolfonico
beviamo, nel cibo che mangiamo, nel sangue dell’autore di que- (PFOS). Il primo viene usato, per esempio, come rivestimento per
sto articolo e di chi lo sta leggendo. Si è scoperto, troppo tardi, che carta o capi d’abbigliamento (il famigerato gore-tex), il secondo co-
i PFAS possono farci del male, che non siamo capaci di liberarcene me componente chiave di schiume antincendio, polimeri fluoru-
e che sono diventati un velo che si è adagiato per sempre sul no- rati, vernici o impregnanti per arredi. Nel corso degli anni la loro
stro pianeta. È per questo motivo che si sono guadagnati l’appella- onnipresenza li ha resi scontati, come una componente naturale
tivo di forever chemicals, composti chimici eterni. degli spazi e degli oggetti di cui ci circondiamo. Per alcuni decen-
ni ci siamo dimenticati di loro e abbiamo rinunciato, di fatto, ad ap-
Scoperti per caso profondire le proprietà di questo gruppo di composti chimici.
L’invenzione delle sostanze perfluorurate è avvenuta per ca- Questo disinteresse indolente è perdurato fino a quando, a ca-
so. Nel 1938 Roy Plunkett, chimico della DuPont, in New Jersey, vallo tra il XX e il XXI secolo, in varie parti del mondo si è iniziato
stava lavorando a un nuovo refrigerante per frigoriferi quando, a a sospettare che qualcosa non stesse andando per il verso giusto.
sorpresa, si ritrovò tra le mani un composto mai visto, scivoloso, Era la seconda metà degli anni novanta quando Wilbur Tennant,
insolubile. Si trattava del politetrafluoroetilene (PTFE), pochi an- un allevatore residente in prossimità degli impianti dell’azienda
ni dopo messo in commercio con il nome Teflon™. Gli oggetti ri- DuPont a Parkersburg, in West Virginia, vide morire senza un’ap-
vestiti con PTFE sopportavano le altissime temperature, risulta- parente ragione le vacche del suo pascolo. Fu la scintilla che die-
vano essere idrorepellenti e antiaderenti. Da quel momento in poi de il via al lavoro pionieristico dall’avvocato Robert Bilott, e ai pro-
fu un fiorire di nuove sostanze e, dalla metà degli anni cinquan- cessi che fecero conoscere al grande pubblico i problemi legati a
ta dello scorso secolo, la famiglia dei PFAS si è allargata a dismisu- una sostanza come il PFOA. Nel 2006 un’indagine sulle sostanze
ra, con nuovi composti, impieghi e applicazioni. La loro diffusio- perfluorate nei fiumi europei portò alla luce la presenza fuori mi-
ne è stata inarrestabile, grazie alla serie di vantaggi dati dalle loro sura di PFAS in alcuni insospettabili corsi d’acqua. I casi di inqui-

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Prelievo di campioni di acqua trattata del lago Michigan, negli Stati Uniti, in un laboratorio dell’impianto di trattamento delle acque a Wilmette, in
Illinois. L’analisi dei campioni ha rilevato livelli estremamente elevati di sostanze PFAS.

namento esteso ed esposizione umana emersero uno dopo l’altro, Zurigo e una delle figure centrali che hanno portato alla defini-
a riprova di una diffusione ubiquitaria. Cittadini e cittadine delle zione di PFAS proposta dell’Organizzazione per la cooperazio-
zone in cui si registravano (e si registrano) livelli macroscopici di ne e lo sviluppo economico (OCSE). Wang ricorda che «uno dei
contaminazione si riunirono in comitati e associazioni che da al- primi tentativi di fornire una definizione adeguata di PFAS risa-
lora hanno svolto un lavoro fondamentale, come nel caso del di- le al 2011 ed è stata proposta da un gruppo di ricerca guidato da
sastro provocato dell’azienda MITENI in Veneto. Presero il via Robert Buck, chimico ai tempi impiegato presso DuPont de Ne-
i processi per disastro ambientale e molti dei documenti coperti mours. Nel suo fondamentale lavoro, Buck descriveva i PFAS co-
dal segreto aziendale divennero pubblici. È così, pian piano, che me composti alifatici altamente fluorurati con uno o più atomi di
Erin Hooley/Chicago Tribune/Tribune News Service via Getty Images

si è scoperchiato un vaso di pandora che alcuni avevano deciso di carbonio (C) in cui tutti i sostituenti dell’idrogeno sono sostitui-
tenere sigillato per decenni ed è cominciato un percorso di ricer- ti da atomi di fluoro (F) e contengono il gruppo perfluoroalchili-
ca sui PFAS pubblico e a tutto campo. Per comprendere l’entità di co CnF2n+1».
questo ritardo – e la conseguente rinuncia a un ragionevole princi- Di recente, invece, è stato il gruppo di ricerca guidato dallo
pio di precauzione – basti sapere che ancora oggi la nomenclatura stesso Wang a dare una nuova descrizione di che cosa sia una so-
delle sostanze per- e polifluoroalchiliche è sfuggente e variabile. stanza per- e polifluoroalchilica. I PFAS sono intesi come sostan-
La scienza pubblica rincorre con affanno la scienza in funzione ze fluorurate che contengono almeno un atomo di carbonio meti-
privata e, per il momento, non è ancora del tutto chiaro che cosa lico o metilenico completamente fluorurato (senza alcun atomo di
sia da considerarsi un PFAS e che cosa no. idrogeno, cloro, bromo, iodio). Vale a dire che, con poche eccezio-
ni, qualsiasi sostanza con almeno un gruppo metilico perfluoru-
Che cosa intendiamo per PFAS rato (-CF3) o un gruppo metilenico perfluorurato (-CF2–) è da con-
«La comunità scientifica ha dovuto affrontare un lungo viag- siderarsi PFAS. La questione della nomenclatura non è un mero
gio per rendersi conto del numero di sostanze che si possono con- dettaglio formale riservato al mondo della chimica pura. In base a
siderare PFAS. Ma il viaggio è ben lontano dal concludersi», rac- essa, il numero di sostanze varia di molto, con conseguenze imma-
conta Zhanyun Wang, ricercatore capo al Politecnico federale di ginabili sui processi regolatori.

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«Agli albori si conoscevano pochissimi PFAS. Via via, nel tem- primi studi che evidenziavano il fatto che il PFOA potesse intera-
po, questo insieme è cresciuto numericamente», spiega Wang. gire con l’albumina nel sangue risale al 1956. In seguito, nel 1961
«Nel 2015 l’Agenzia svedese per i composti chimici ne aveva elen- DuPont iniziò a «interessarsi» dei possibili effetti del PFOA sulla
cati circa 3000. Pochi anni più tardi l’OCSE ne numerava poco salute umana. In quell’anno, il dipartimento di tossicologia dell’a-
più di 4700. L’Environmental Protection Agency (EPA), negli Stati zienda confermò che il C8/PFOA era tossico per gli animali. Do-
Uniti, considera PFAS oltre 14.000 sostanze diverse. Altre defini- rothy Hood, allora capo del dipartimento, avvertì la dirigenza che
zioni fanno sì che i PFAS siano decine di migliaia di composti. Se- la sostanza doveva essere «maneggiata con estrema cautela», poi-
condo le banche dati di PubChem i PFAS potrebbero essere più di ché aveva riscontrato un ingrossamento del fegato nei ratti e nei
6 milioni. Ma il vero punto è un altro: di fronte a questi numeri ab- conigli esposti al C8.
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normi, la scienza pubblica conosce nel profondo le caratteristiche Negli anni settanta già si intravedeva un quadro inquietante.
di, forse, qualche decina di sostanze. Le restanti ci sono del tutto Un’altra azienda, la 3M, era a conoscenza che i PFAS si potevano
ignote, ma ciò nonostante molte di esse sono in commercio», di- accumulare nel sangue e nel 1973 uno studio di DuPont evidenziò
chiara il ricercatore. danni al fegato dovuti all’esposizione ai PFAS che rivestono gli im-
Le cose si complicano se si tiene anche conto della differenza ballaggi alimentari. Nel 1975 la 3M era stata informata che i PFAS si
tra PFAS a catena lunga (come PFOS e PFOA) e PFAS a catena cor- bioaccumulavano nei campioni di sangue umano presi in esame.
ta (i PFAS «di nuova generazione»). Di solito, i composti con cate- Nel 1981 3M e DuPont spostarono di reparto le lavoratrici dopo che
ne carboniose fino a cinque atomi sono considerati a catena corta, alcuni studi interni sugli animali avevano rivelato che i PFAS dan-
mentre i composti con più di sei atomi di carbonio sono a cate- neggiano lo sviluppo degli occhi nei feti. Nel 1989 uno studio del-
na lunga. Tuttavia, i criteri per stabilire questa differenza varia- la 3M aveva già evidenziato una maggiore incidenza tumorale tra i
no a seconda del tipo di classe di sostanze. Gli acidi perfluoroal- lavoratori addetti alla produzione di PFAS.
chilici carbossilici (PFCA) con otto o più atomi di carbonio sono All’inizio del XXI secolo era ormai chiaro che i PFAS sono o
definiti a catena lunga, mentre per gli acidi perfluorosolfonici si degradano in composti chimici persistenti, e in molti casi bio-
(PFSA) basterebbe avere sei o più atomi di carbonio per rientra- accumulabili, che fanno parte della miscela di composti che ci
re in quella categoria. Per altre classi di sostanze per- e polifluo- circonda. È da quando è stato impossibile trattenere queste in-
roalchiliche, come gli acidi carbossili-
ci perfluoropolieteri (PFECA) oppure
gli acidi perfluoroalchil etere solfoni- All’inizio del XXI secolo era ormai chiaro che
ci (PFESA), non c’è ancora un vero cri-
terio di separazione. Come vedremo in i PFAS sono o si degradano in sostanze chimiche
seguito in questo articolo, si tratta di
una diversità con pesanti risvolti sulla
persistenti, e in molti casi bioaccumulabili
regolamentazione. Quello che è certo è
che il termine «PFAS» è ampio, generi-
co e non specifico, non indica se un composto sia dannoso o me- formazioni in contesti esclusivamente privati che la ricerca sul
no, però comunica soltanto che i composti sotto questo termine rapporto tra PFAS e salute è cominciata e non si è più fermata. Al
condividono alcune caratteristiche. A maggior ragione, è diffici- momento, ci sono forti indizi che la presenza di PFAS nell’organi-
lissimo inquadrare i PFAS nell’universo di sostanze che conoscia- smo possa comportare un rischio più elevato di malattie della ti-
mo e che usiamo. roide, tumore ai reni, tumore ai testicoli, aumento dei livelli di co-
Ci sono stati alcuni tentativi. Nel 2020, 22 inventari di composti lesterolo, ridotto sviluppo del feto, danni al fegato, ritardo nello
chimici provenienti da 19 paesi del mondo sono stati analizzati per sviluppo delle ghiandole mammarie, minore efficacia delle vacci-
ottenere una prima panoramica completa delle sostanze presenti nazioni. È molto difficile dimostrare una relazione netta tra espo-
sul mercato, come primo passo essenziale verso una comprensio- sizione a una specifica sostanza e insorgenza di una malattia, co-
ne globale dell’inquinamento chimico. Oltre 350.000 sostanze e me può avvenire nel caso di esposizione più o meno prolungata
miscele di sostanze sono state registrate per la produzione e l’uso, all’amianto.
un numero fino a tre volte superiore a quello stimato in preceden- I PFAS sono potenzialmente presenti nel sangue della quasi to-
za e con differenze significative tra nazioni e regioni. Un dato de- talità della popolazione mondiale: i ricercatori li hanno trovati nel-
gno di nota è che l’identità di molte sostanze rimane sconosciuta le più remote popolazioni in Oceania oppure nel sangue degli Inu-
al pubblico, perché coperta da segreto industriale (oltre 50.000) it, popolazione indigena dell’Artico che vive tra Stati Uniti, Canada
o descritta in modo ambiguo (fino a 70.000). Tra queste, ci sono e Groenlandia. I PFAS agiscono come interferenti endocrini, gra-
i composti organofluorurati, una parte di quel cocktail di sostan- zie alla loro spiccata propensione a legarsi all’albumina, la più ab-
ze a cui l’umanità è esposta ogni giorno e che, a seconda dei casi e bondante proteina del plasma sanguigno.
delle situazioni, può fare ammalare. «L’albumina che abbiamo nel sangue è una proteina di tra-
sporto. Quando il corpo produce ormoni, questi devono viaggia-
L’impatto sulla salute re, per esempio, dall’ipofisi al fegato, al pancreas o alle ghiando-
È bene chiarirlo subito: benché la scienza a uso pubblico ab- le surrenali», spiega Jamie DeWitt, professoressa di farmacologia
bia prodotto numerosi risultati soltanto negli ultimi 20-25 anni, e tossicologia alla Brody School of Medicine della East Carolina
i primi indizi sulle possibili conseguenze per la salute dei PFAS University, negli Stati Uniti, nonché una delle figure più rilevan-
risalgono a molto tempo prima e nel corso del XX secolo alcune ti nella ricerca sugli effetti immunotossicologici dei PFAS. «Gli or-
aziende erano già in possesso di tutti gli elementi che sancivano moni si legano all’albumina e talvolta ad altre proteine plasma-
la pericolosità delle sostanze per- e polifluoroalchiliche. Uno dei tiche per essere trasportati fino al punto in cui devono arrivare.

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David Pintens/Belga Mag/AFP via Getty Images

Un passaggio del trattamento di rifiuti


contenenti sostanze PFAS presso l’azienda
Indaver di Anversa, in Belgio.

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Quindi l’albumina è quasi come un sistema di taxi nel nostro cor- rischi per la salute, poiché – a differenza dei PFAS a catena lun-
po», riassume la ricercatrice. ga – non si bioaccumulano. È così che PFOA e PFOS hanno cedu-
«Ci sono diversi motivi per cui le proteine si attaccano e si stac- to il passo a prodotti come GenX oppure cC6O4. Nonostante i pro-
cano. Molte di esse hanno a che fare con l’affinità o con il gradi- clami aziendali, però, i problemi sono emersi anche con i PFAS di
mento della proteina da parte di una sostanza. Nel nostro organi- nuova generazione.
smo ci sono proteine che hanno una certa dimensione, una certa
forma o una certa carica, positiva e negativa. E tutto questo de- Sostituzioni deplorevoli
termina la capacità di aderire a qualcosa come l’albumina. Quan- I PFAS a catena corta rientrano nelle sostanze che, in gergo, si
do una sostanza come il PFOA si lega all’albumina, occupa il po- chiamano regrettable substitutions, traducibile come «sostituzio-
sto che sarebbe stato riservato, per esempio, a un ormone. Questo ni deplorevoli». In altre parole, ci si trova davanti per l’ennesima
è uno dei motivi per cui i PFAS sono identificati come composti volta alla stra-abusata e stra-citata pratica gattopardesca del «cam-
chimici che alterano il sistema endocrino. Di conseguenza, il cor- biare tutto per non cambiare niente». «I PFAS a catena corta ven-
po potrebbe modificare la quantità di ormoni che produce perché gono eliminati dall’organismo più rapidamente. Beviamo acqua e,
vede o percepisce che non ce ne sono abbastanza o che ce ne so- per esempio, gli acidi perfluoroalchilici C4 (PFAA), o PFPA o PFPS,
no troppi. In sintesi: i PFAS confondono e alterano questi mecca- passano attraverso il corpo e quindi non è più un problema accu-
nismi con tutte le conseguenze che sospettiamo esserci», conclu- mularne i livelli per lungo tempo. Tuttavia, il loro ingresso nell’or-
de DeWitt. ganismo è continuo. Ma, in generale, la preoccupazione maggiore
Una recente analisi condotta dal Nordic Council of Ministers è la persistenza nell’ambiente: non se ne vanno», chiarisce Martin
(il forum intergovernativo dei paesi del Nord Europa) ha stima- Scheringer, professore dell’Istituto di biogeochimica e dinamica
to quali possano essere le ricadute economiche derivate dagli im- degli inquinanti del Politecnico federale di Zurigo. «Il bioaccumu-
patti dei PFAS sulla salute. Secondo lo studio, intitolato The cost of lo può essere minore rispetto ai PFAS a catena lunga, ma i PFAS
inaction (il costo dell’inazione), in Europa la spesa sanitaria annua a catena corta entrano regolarmente nell’organismo a causa della
come conseguenza dell’esposizione ai PFAS si aggira tra i 52 e gli loro massiccia diffusione. Si spostano con estrema facilità. Riman-
84 miliardi di euro. Si tratta di costi che non sono compensati da gono stabili. Più li si usa e più aumentano. In molte parti del mon-
chi inquina, ma sono sostenuti dal sistema sanitario e dai contri- do i PFAS sono addirittura nella pioggia. Eliminarli è impossibile.
buenti. La bonifica su aree vaste è del tutto al di fuori delle nostre possibi-
Di fronte ai sempre più numerosi indizi di pericolosità dei PFAS lità», continua Scheringer.
a catena lunga, in alcune parti del mondo si è intervenuti per vie- Più ci si addentra nell’universo dei PFAS e più i problemi au-
Jim West/SPL/AGF

tarne l’impiego. Le aziende produttrici di questi composti hanno mentano. Per evitare la loro dispersione nell’ambiente si ricor-
sostituito i prodotti a catena lunga con loro omologhi a catena cor- re a sistemi come i filtri a carboni attivi. Quando questi filtri sono
ta. Secondo quanto dichiarato ripetutamente dalle industrie pro- esausti, però, il problema si ripresenta. Per essere inceneriti ser-
duttrici, questi nuovi PFAS a catena corta non comporterebbero vono temperature che quasi nessun inceneritore può raggiunge-

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Un cartello avverte di non mangiare pesce pescato nelle acque di questo laghetto nell’area metropolitana di Detroit, negli Stati Uniti, a causa
dell’inquinamento da PFAS (a fronte); sopra, prelievi di terreno fortemente inquinato dalle stesse sostanze nella base militare di Katterbach, in Germania.

re. Spesso il risultato è che i PFAS introdotti in un inceneritore si nea a livello mondiale, cosa che per ora è impossibile. D’altronde
disperdono in aria e si diffondono sempre di più. I prodotti che li siamo ancora nel mezzo di un cammino incerto, in cui tra le spin-
contengono e che a un certo punto smettiamo di usare giacciono te che ci fanno avanzare (o indietreggiare) si celano anche gli inte-
nelle discariche di tutto il mondo. Il percolato penetra il terreno, i ressi privati.
PFAS si spostano, entrano nelle falde e viaggiano ancora. Gli im-
pianti che producevano sostanze ora vietate in Europa o negli Sta- Quando inquinare conviene
ti Uniti sono trasferiti in altre nazioni dove questa produzione non Spesso le autorità pubbliche cercano di applicare il princi-
è ancora regolamentata. Un esempio è quello di MITENI, fabbrica pio della deterrenza per evitare che le aziende inquinino. Questo
italiana al centro di uno scandalo che ha riguardato la contamina- principio, riassunto in breve, indica che se le autorità regolatorie
zione delle acque che servivano 350.000 persone. La società in- applicano una sanzione sufficientemente alta e sufficientemen-
diana Viva Lifesciences Private Limited ha acquistato la fabbrica. te probabile, le imprese saranno poco propense a inquinare, spa-
I macchinari sono stati smontati, trasportati e reinstallati in India, ventate dalle conseguenze che dovrebbero affrontare. Nel caso
dove proseguiranno le loro attività di sempre. Il problema si spo- dei PFAS, il principio di deterrenza non ha funzionato perché le
sta, ma non si elimina mai. aziende riescono a minare in maniera molto efficace la capacità di
Negli anni ci sono stati diversi tentativi di stabilire limiti per infliggere la sanzione da parte delle autorità.
la presenza di PFAS in acque superficiali, sotterranee, nel suolo È il caso, per esempio, della DuPont, negli Stati Uniti, respon-
e nell’aria. La questione della concentrazione di sostanza in va- sabile di un noto caso di inquinamento diffuso. Nel febbraio 2017
rie matrici è stata spesso usata dalle aziende per minimizzare la DuPont ha risolto un contenzioso, per un importo di 670 milioni
pericolosità dei PFAS con cui siamo a contatto ogni giorno. Per- di dollari, che riguardava le emissioni dello stabilimento di produ-
ché preoccuparsi così tanto dal momento che la presenza di PFAS zione in West Virginia. «Anche se i consiglieri di amministrazione
nell’acqua che beviamo è di qualche microgrammo? Le nuove li- della società avessero previsto l’ammontare esatto della pena, l’i-
Daniel Karmann/picture alliance via Getty Images

nee guida proposte dall’EPA negli Stati Uniti indicano chiaramen- potesi di essere scoperti era remota e la pena era bassa: continuare
te come i limiti da adottare debbano essere il più possibile vicini a inquinare era più conveniente», chiarisce Luigi Zingales, econo-
allo zero, poiché un numero sempre maggiore di studi sta dimo- mista, professore alla Booth School of Business dell’Università di
strando che questi composti possono essere tossici anche in con- Chicago e autore dello studio intitolato Is pollution value-maximi-
centrazioni molto basse. In Europa, la direttiva sulle acque pota- zing? The DuPont case (L’inquinamento è un valore massimizzan-
bili raccomanda un valore limite di 0,500 microgrammi per litro te? Il caso DuPont), pubblicato insieme al suo collega Roy Shapira.
per la somma totale di PFAS. Zingales illustra come «uno dei fattori fondamentali è il fatto
Al contempo, sono sempre di più le spinte per una regolamen- che la prima decisione di continuare a inquinare è stata coscien-
tazione su produzione, uso ed emissione nell’ambiente dei PFAS. te, e venne presa nel 1984, quando i vertici della società erano già a
Si tratta di iniziative lodevoli ma di sicuro non risolutive. Una re- conoscenza della tossicità e della dispersione in ambiente delle so-
golamentazione sui PFAS dovrebbe avvenire in maniera omoge- stanze prodotte. La “punizione” cominciò a intravedersi negli an-

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ni duemila, per poi manifestarsi nel concreto solo nel 2015-2016. quelli che sono gli usi essenziali e quelli non essenziali dei PFAS.
Quindi c’è un ritardo enorme che è il risultato di una intensa atti- Si tratta, però, di un ragionamento che mette in forte crisi quelle
vità di lobbying della società stessa. È quello che si definisce un “ri- che sono le personali inclinazioni al consumo di ogni essere uma-
tardo endogeno”; le imprese si adoperano per aumentare questo no. Che cosa riteniamo «essenziale»? Uno strato impermeabile
ritardo e minare il meccanismo di deterrenza. Quindi è questo il sulla nostra cravatta oppure uno strumento per la dialisi? Un bic-
vero problema: l’azienda controlla la maggior parte delle informa- chiere in carta riciclata che sia anche idrorepellente? Oppure una
zioni e la loro diffusione». batteria al litio che possa durare a lungo?
Le aziende riescono a diluire i tempi addirittura molto prima Le alternative all’uso di PFAS ci sono per una quantità sempre
che un caso di inquinamento venga soltanto ipotizzato. È estrema- più numerosa di prodotti, come nel caso dei rivestimenti a base di
mente difficile avere a disposizione gli standard analitici dei PFAS, silicone per i capi d’abbigliamento. Nel 2019 un gruppo interna-
ovvero una sostanza di riferimento, di elevata purezza, necessaria zionale di ricercatori, figure multidisciplinari di spicco nella ricer-
per procedere ad analisi e misurazioni sui territori. È il caso, per ca su queste sostanze, ha proposto di eliminare gradualmente l’u-
esempio, dello standard del cC6O4 prodotto da Solvay, negato per so dei PFAS in base a quanto questi offrano proprietà necessarie
anni e soltanto di recente fornito in quantità che, a detta di molti per la salute e la sicurezza. Il gruppo ha proposto di dividere i pro-
ricercatori, sono ridicole. dotti in tre categorie: non essenziali, sostituibili, essenziali. Si trat-
terebbe di rivoluzionare un meccanismo di produzione, vendita
Essenziali o no? e impiego che è ormai permeato ovunque. Come se non bastasse,
Di fronte alla vastità dell’universo dei PFAS e alle enormi diffi- c’è anche una questione di differente consapevolezza del proble-
coltà nel cogliere il senso profondo di ogni aspetto legato a queste ma tra diverse aree del mondo. In Africa gli studi sull’inquinamen-
sostanze, si è proposto di bandire l’intera classe dei composti per- to da PFAS si contano sulle dita di una mano. Poco si sa di come
e polifluoroalchilici. Si tratta di una proposta che, già oggi, appa- si stia affrontando il problema in Medio Oriente. In America La-
re irrealizzabile. Una decisione del genere dovrebbe essere con- tina la ricerca sui PFAS è recentissima, come nel caso dello studio
divisa da qualsiasi nazione del mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, sul sangue di 252 donne brasiliane in gravidanza che ha analizza-
passando per l’India. Ci sono paesi che non hanno nemmeno rati- to la presenza di 13 diversi composti perfluorati. La ricerca ha di-
ficato la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici per- mostrato una forte associazione tra presenza di PFAS e ridotto svi-
sistenti. Altri lo hanno fatto con un ritardo senza giustificazioni, luppo del feto.
Luigi Narici/AGF

come chi ha firmato nel 2001 e ha ratificato soltanto a luglio 2022, «In America Latina ci sono ancora enormi lacune di dati su
più di un ventennio dopo. Il senso di una regolamentazione mol- un problema che, per il momento, ha avuto attenzione soltanto
to stringente e dal respiro globale servirebbe a individuare, infine, nel cosiddetto mondo occidentale», puntualizza la professores-

42 Le Scienze 656 aprile 2023


perdonabili rispetto ad alcuni principi di base della tossicologia.
Per altri sembra che «l’OMS abbia semplicemente scelto di ignora-
re gli ultimi vent’anni di ricerca».
In Giappone, il Ministero dell’ambiente ha vietato la produzio-
ne, l’importazione e l’uso di 56 composti affini al PFOA. A febbra-
io 2023 la European Chemical Agency (ECHA) ha reso pubblica la
proposta per una forte restrizione nella produzione, commercia-
lizzazione e uso dei PFAS nel continente. La proposta – avanzata
da Danimarca, Germania, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia – riguar-
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da circa 10.000 sostanze e costituirebbe «uno dei più grandi divie-


ti sui composti chimici mai adottati in Europa». Sono due gli sce-
nari che potrebbero presentarsi: un divieto senza deroghe con un
periodo di transizione di 18 mesi oppure un divieto con deroghe fi-
no a 5 o addirittura 12 anni, per consentire ai produttori di trovare
alternative. Il bando, se approvato, potrebbe entrare in vigore nel
2026 o nel 2027.
Per i produttori, una decisione simile avrebbe un impatto enor-
me su molti beni di uso quotidiano, perché non esistono alternati-
ve per qualsiasi cosa che contenga PFAS. È per questo che le indu-
strie si sono radunate in sodalizi come FluoroProducts and PFAS
for Europe (FPP4EU) per portare avanti le proprie posizioni nel
corso di un dibattito che durerà mesi, probabilmente anni. Dall’al-
tra parte, associazioni come Health and Environment Alliance
(HEAL) – la principale organizzazione europea che unisce le realtà
che si occupano di salute e ambiente a livello europeo – hanno ap-
prezzato la proposta, perché permetterebbe di ridurre le emissio-
ni di PFAS alla radice.
In generale, le iniziative per limitare o regolamentare con se-
rietà un’ulteriore diffusione dei PFAS non mancano, benché que-
ste avvengano in maniera disomogenea e quasi mai su scala glo-
bale. Inoltre bisogna ancora capire se queste iniziative avranno
Donne del movimento «Mamme no PFAS» nel bosco a ridosso qualche tipo di successo oppure no.
della MITENI, l’azienda di Trissino, in Veneto, visibile sullo sfondo. I
macchinari sono stati smontati, trasportati e reinstallati in India. Eredità dell’Antropocene
Per il momento l’umanità cammina con passo incerto in un uni-
sa Marília Cristina Oliveira Souza, del Laboratorio di tossicologia verso chimico esplorato soltanto in minima parte. Le decisioni sui
analitica dell’Università di São Paulo, in Brasile, e una delle poche PFAS influenzeranno la storia ambientale umana su larga scala.
scienziate che si occupano di questi temi in Sud America. Olivei- Le sostanze per- e polifluoroalchiliche, infatti, possono già esse-
ra Souza spiega come «in America Latina solo pochi laboratori sia- re considerate un’eredità dell’Antropocene, pronta a essere conse-
no dotati di un’adeguata capacità analitica, la maggior parte di essi gnata agli esseri umani di domani.
si trovano in due-tre nazioni. I programmi di ricerca incentrati su Forse, tra secoli, gli archeologi del futuro scaveranno il terreno
questi composti sono pochissimi, fino a qualche anno fa non esi- e si troveranno dinanzi a misteriosi reperti, che potranno datare
stevano nemmeno». grazie all’analisi della presenza o meno di PFAS. Ed è così che capi-
Ovunque, le opportunità di fare ricerca e imporre limiti per la ranno che un oggetto risale a quella bizzarra epoca compresa tra il
presenza di PFAS nelle matrici ambientali dipendono direttamen- XX e il XXI secolo. In un futuro prossimo, invece, l’umanità di og-
te dalle risorse presenti sul posto, come le strumentazioni capaci gi dovrà accettare il fatto che i PFAS sono uno dei motori di un’e-
di garantire limiti di quantificazione e rilevabilità molto bassi. Nel conomia circolare deviata e pericolosa. Il cerchio si chiude e non
giugno 2022 l’EPA aveva indicato come limiti per PFOA e PFOS ri- si spezza mai. I PFAS sono ormai parte dei nostri destini, e lo sa-
spettivamente 0,004 parti per trilione (ppt) e 0,02 ppt, ovvero due ranno per sempre. Q

limiti che tendono allo «zero tecnico», una sorta limite ideale. Al-
la fine dello stesso anno l’Organizzazione mondiale della Sanità Questa inchiesta fa parte del «Forever Pollution Project»,
(OMS) ha pubblicato, per la prima volta, la bozza di quelle che po- realizzato da Le Monde (Francia), NDR, WDR e Süddeutsche
trebbero essere le linee guida per la presenza nell’acqua potabile Zeitung (Germania), RADAR Magazine e Le Scienze (Italia), The
di PFOA e PFOS. L’OMS ha proposto limiti per l’acqua potabile di Investigative Desk e NRC (Paesi Bassi) con il sostegno finanziario di
100 ppt per entrambi i composti. La bozza ha scatenato l’indigna- Journalismfund.eu e Investigative Journalism for Europe (IJ4EU);
zione di numerosi scienziati coinvolti nella ricerca sui PFAS. ulteriormente indagato e pubblicato da Knack (Belgio), Denik
L’OMS, secondo le critiche, ha respinto in maniera arbitraria Referendum (Cechia), Politiken (Danimarca), YLE (Finlandia),
centinaia di studi, pubblicati negli anni, che rendono evidenti i Reporters United (Grecia), SRF (Svizzera), Datadista / el Diario.es
problemi legati alla presenza di PFAS nell’organismo. Alcuni han- (Spagna), Watershed Investigations / The Guardian (Regno Unito); e
no fatto notare come la bozza di documento contenga errori im- sostenuto da Arena for Journalism in Europe.

www.lescienze.it Le Scienze 43
ETOLOGIA

La neurobiologia
dell’amore
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Le arvicole della prateria offrono nuovi indizi sul modo


in cui si instaurano i legami sociali

di Steven Phelps, Zoe Donaldson


e Dev Manoli

L’arvicola della prateria si distingue dalla maggior parte degli altri


roditori perché sceglie un unico partner con cui condividere la tana
e crescere i cuccioli. Questo legame monogamo può durare tutta la vita.

44 Le Scienze 656 aprile 2023


L’
arvicola della prateria è un piccolo rodi-
tore che vive nel Midwest degli Stati Uniti
ed è famoso perché forma coppie stabili e
durature, una tendenza rara tra i mammi-
feri. Queste coppie hanno un legame for-
te, condividono la tana e collaborano all’al-
levamento dei cuccioli. In laboratorio, gli
esemplari già legati a un partner in una coppia monogama sono
disposti a faticare per raggiungerlo. Le arvicole della prateria esi-
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biscono anche una sorta di empatia nei confronti del partner, sono
stressate quando il compagno è stressato e si consolano a vicenda
con il contatto fisico. Come ha messo chiaramente in evidenza la
pandemia, i legami sociali di questo tipo sono essenziali al benes-
sere anche per gli esseri umani. La ricerca guarda allora a questi
roditori diversi dal solito per capire l’impatto profondo delle rela-
zioni sociali sulla salute.
Sfruttando i progressi biomedici degli ultimi decenni, alcuni ri-
cercatori sono riusciti a osservare i neuroni durante la loro attivi-
tà. Hanno potuto manipolare l’attività dei geni con estrema pre-
cisione e in questo modo hanno esaminato le funzioni di singoli
geni in determinate regioni cerebrali. Lavorando con le arvicole
della prateria, un po’ alla volta gli scienziati stanno arrivando a ca-
pire meglio come si formano i legami, come le prime fasi della vi-
ta plasmano le relazioni e perché stiamo male quando un rappor-
to arriva al capolinea.
Certo, le arvicole della prateria non sono gli esseri umani, per-
ciò tutte queste nuove informazioni fanno sorgere una domanda.
Com’è possibile che un piccolo roditore dal pelo ispido, un po’ più
piccolo di una pallina da tennis e spesso scambiato per una talpa,
un topo o un ratto sia diventato la nostra controfigura per capi-
re come funzionano i palpiti dell’amore e i dolori della fine di una
storia? La risposta ci dice molto non solo sul modo in cui la scienza
fa progressi, ma anche sul nostro cuore di umani.

Primi indizi
Negli ultimi due milioni di anni, enormi strati di
ghiaccio hanno limato il paesaggio dell’Illinois cen-
trale, negli Stati Uniti, come un’enorme mola, ren-
dendolo piatto e uniforme. Oggi qui i campi di
mais si stendono fino all’orizzonte, ma tra un
campo e l’altro si incastrano ancora fram-
menti della prateria che un tempo copriva
tutta la zona. Durante un autunno di quasi
cinquant’anni fa Lowell Getz, che all’epoca
era un giovane ecologo all’Università dell’Il-
linois, doveva controllare le trappole nascoste
tra l’erba e il trifoglio e notò che una delle specie
di roditori che catturava, l’arvicola della prateria, si
comportava diversamente dalle altre: nelle trappo-
le finivano insieme, ripetutamente, specifiche coppie di
maschi e femmine. Negli anni settanta, la zoologa Devra Klei-
man aveva stimato che fossero monogame solo il 3 per cento cir-
ca delle specie di mammiferi. I dati raccolti da Getz e dai suoi stu-
denti suggerivano che l’arvicola della prateria fosse tra queste.
Getz non era l’unico a ipotizzare che il piccolo roditore fos-
se monogamo, ma il suo lavoro attirò l’attenzione di una collega,
di Aubrey M. Kelly

l’endocrinologa comportamentale Sue Carter, e i loro due grup-


pi di ricerca iniziarono a documentare insieme tutta la gamma dei
Fotografia

comportamenti sociali delle arvicole e degli ormoni corrispon-


denti, sia in laboratorio che in natura. Tramite studi condotti ne-

www.lescienze.it Le Scienze 45
gli anni ottanta e novanta, scoprirono che il maschio e la femmina Steven Phelps è direttore del Center for Brain, Behavior
condividono la tana, allevano i cuccioli e difendono il territorio in- and Evolution all’Università del Texas ad Austin.
sieme. Il laboratorio di Carter sviluppò un semplice test compor- Studia i roditori con comportamenti sociali insoliti
tamentale per determinare il «partner preferito» di un’arvicola: si per capire come i comportamenti complessi sorgano
dall’interazione tra cervello, geni e ambiente.
legava il partner abituale in un piccolo spazio vuoto e un esempla-
re estraneo in un altro spazio simile e poi si permetteva all’arvico- Zoe Donaldson è una neuroscienziata
la di scegliere tra i due. Le arvicole della prateria che fanno parte comportamentale dell’Università di Colorado a Boulder.
di una coppia stabile preferiscono andare ad abbracciare il com- Usa vettori di terapia genica e tecnologie neurali
pagno. Il legame monogamo, che può durare tutta la vita, emerge avanzate per capire come le specie formino legami
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dopo un accoppiamento scandalosamente lungo. di coppia stabili, come questi legami influiscano
Getz attribuì l’evoluzione del legame stabile tra le arvicole del- sul cervello e come si superino le perdite.
la prateria alla scarsa densità di risorse alimentari nel loro ambien-
Dev Manoli è uno psichiatra dell’Università
te uniformemente piatto ed erboso, che avrebbe portato alla di- della California a San Francisco. Il suo laboratorio è stato
spersione degli esemplari su un territorio molto ampio. In queste pionieristico nell’uso di CRISPR per manipolare
condizioni, i maschi non avrebbero potuto far affidamento sulla i genomi delle arvicole, allo scopo di capire come
possibilità di corteggiare diverse femmine, come invece avviene il cervello codifichi l’attaccamento e come questi
in altre specie di roditori, perciò sarebbe stato più sensato accasar- processi siano alterati nei disturbi neuropsichiatrici.
si con una compagna fissa e difendere una tana condivisa. Le fem-
mine ci guadagnavano un compagno che le aiutava con le cure pa-
rentali e nel tenere lontani gli intrusi. Il gruppo di Carter scoprì I risultati andavano a sostegno dell’idea che le differenze nella
che l’ossitocina, un ormone noto da tempo per il suo ruolo di re- distribuzione dei recettori potessero spiegare la diversità di com-
golatore nel parto, nella lattazione e nelle cure materne, era essen- portamento tra le arvicole promiscue e quelle monogame. Però
ziale per la formazione dei legami di coppia. Ben presto anche un per capire esattamente come i recettori degli ormoni plasmano
altro ormone correlato, la vasopressina, si rivelò cruciale nel suo la formazione di legami stabili i ricercatori dovevano manipolare
ruolo di regolatore nella formazione di legami tra le arvicole del- i geni che li codificano. Gli strumenti per questo tipo di lavoro sa-
la prateria. rebbero arrivati da una fonte inaspettata.

Risposte ormonali Nuovi strumenti, nuove rivelazioni


L’ossitocina, la vasopressina e altri ormoni strettamente corre- Alla fine degli anni sessanta, prima ancora che gli ecologi ini-
lati sono onnipresenti in natura. Sono stati rilevati in quasi tutte le ziassero a porsi domande sulla vita sociale delle arvicole della pra-
specie animali esaminate. Però se sono presenti in una gamma co- teria, alcuni virologi fecero una scoperta che in seguito avreb-
sì ampia di specie, molte delle quali non monogame, significa che be portato allo sviluppo di un nuovo strumento per lo studio dei
la loro presenza da sola non è certo sufficiente a spingere una spe- geni, del cervello e del comportamento. I ricercatori in questio-
cie a formare legami di coppia stabili. Allora che ruolo hanno nel ne stavano esaminando il DNA di un gruppo di virus che causa-
plasmare i legami sociali? no il raffreddore comune, gli adenovirus, quando scoprirono che i
La risposta sta nel modo in cui gli ormoni causano cambiamen- campioni erano contaminati da particelle simil-virali che denomi-
ti a livello cerebrale. Gli ormoni sono minuscoli composti chimi- narono virus adeno-associati (AAV, dall’inglese adeno-associated
ci; nel caso della vasopressina e dell’ossitocina, si tratta di piccole viruses). Mentre i virus per riprodursi hanno bisogno di una cellu-
proteine chiamate peptidi. Gli ormoni influiscono sulle funzioni la, gli AAV per moltiplicarsi hanno bisogno sia di una cellula che di
delle cellule del corpo legandosi a grosse proteine chiamate recet- un adenovirus co-infettante. Sono parassiti di parassiti. Se un AAV
tori, la cui forma e carica elettrica interagiscono con un ormone entra in una cellula umana in assenza di un adenovirus, rimane
particolare. Quando un ormone si lega al suo recettore causa un semplicemente lì in attesa finché non ne arriva uno.
cambiamento nella forma di quest’ultimo, il che scatena altri cam- Il fatto che un AAV possa entrare in una cellula e viverci in pa-
biamenti all’interno della cellula. ce lo rende un ottimo vettore per trasferire DNA all’interno del-
Dato che l’ossitocina e la vasopressina sono presenti in molte la cellula per modificarne il funzionamento. Negli anni novanta si
specie ma promuovono i legami stabili solo in alcune, sembrava iniziarono a ingegnerizzare gli AAV per apportare piccole modifi-
plausibile che ci fossero differenze di distribuzione dei recettori che ai neuroni di ratti e topi, allo scopo di comprenderne il funzio-
tra le varie specie. Negli anni novanta Tom Insel, dei National In- namento. Presto noi scienziati scoprimmo che gli strumenti svi-
stitutes of Health, e i suoi colleghi scoprirono che le arvicole della luppati in questo contesto funzionavano altrettanto bene anche
prateria e le loro cugine monogame, le arvicole delle pinete, han- sulle arvicole. Per studiare il ruolo degli ormoni nei legami di cop-
no recettori di ossitocina e vasopressina in aree cerebrali diverse pia, Larry Young, della Emory University, e i suoi colleghi usarono
rispetto alle cugine più promiscue, che sono le arvicole dei pra- gli AAV per inserire una copia aggiuntiva del gene per i recettori
ti e le arvicole montane. Le arvicole monogame hanno un gran- di vasopressina nel pallidum ventrale delle arvicole dei prati. Con
de numero di recettori di questi ormoni nel nucleo accumbens e l’aumentare della densità dei recettori di vasopressina in quella
nel pallidum ventrale, due strutture che fanno parte del sistema regione cerebrale, queste arvicole di solito solitarie e promiscue
di gratificazione del cervello, mentre quelle promiscue sono prive diventavano più propense a limitarsi a un singolo partner. Que-
o quasi di recettori in quelle aree. Si tratta delle stesse regioni ce- sto lavoro dimostrò che l’abbondanza di recettori di vasopressina
rebrali che i neuroscienziati studiano da molto tempo nel contesto nel sistema di gratificazione del cervello spiegava almeno in par-
dell’abuso di stupefacenti. Non ci volle molto prima che i titoli dei te le differenze comportamentali tra le arvicole monogame e quel-
giornali annunciassero che l’amore dava dipendenza. le promiscue.

46 Le Scienze 656 aprile 2023


COME FANNO LE ARVICOLE

Formare legami
Studi sull’arvicola della prateria, che è monogama, e su quella dei prati, che è promiscua, hanno gettato luce sui meccanismi neurobiologici della for-
mazione di legami affettivi. Questi lavori hanno identificato ormoni e rispettivi recettori che plasmano i contatti sociali, nonché regioni cerebrali e spe-
cifici circuiti neurali coinvolti nell’attaccamento.

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Caso di studio 1 Vasopressina


La vasopressina, un ormone
regolatore nella formazione di legami
Recettore
stabili nell’arvicola della prateria, della
è presente anche nell’arvicola vasopressina
dei prati. Però la prima specie,
a differenza della seconda, presenta
recettori di questo ormone in
abbondanza nella regione cerebrale
chiamata pallidum ventrale. Quando
Pallidum ventrale
i ricercatori hanno aggiunto un’altra
copia del gene per i recettori
di vasopressina al pallidum
ventrale delle arvicole dei prati,
questi roditori solitamente
solitari e promiscui sono
diventati più propensi a
scegliersi un partner fisso.

Caso di studio 2
Corteccia
La corteccia prefrontale (CP) influisce
prefrontale
sul sistema di gratificazione tramite il
collegamento con il nucleo accumbens Nucleo
(NA). Attivando sperimentalmente la CP accumbens
di un’arvicola della prateria quando si
trovava nei pressi di un potenziale partner,
si induceva una preferenza per quel
partner. Un altro studio ha mostrato che
i neuroni del sistema di gratificazione nel
NA si attivano poco prima che
un animale si avvicini a
un partner. Il numero
di neuroni che
rispondono a un
partner aumenta
via via che il legame
diventa più solido.

Caso di studio 3
L’ossitocina è un ormone che da Gene del recettore Gene non presente
tempo è considerato cruciale per la dell’ossitocina
formazione di legami nelle arvicole Ossitocina
Recettore
della prateria e anche negli esseri Recettore dell’ossitocina
umani. Sorprendentemente, le dell’ossitocina non presente
arvicole geneticamente modificate in
modo che fossero prive di recettori
per l’ossitocina non mostravano
alcuna compromissione della
Grafica di Mesa Schumacher

capacità di legarsi a un partner. I


ricercatori non sanno ancora come
facciano le arvicole a creare legami
in assenza di recettori dell’ossitocina,
ma è possibile che compensino con
altri geni o con altri percorsi neurali.

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Gli AAV hanno anche permesso ai ricercatori di osservare la Al di là dell’ossitocina e della vasopressina
formazione dei legami di coppia in tempo reale. Quando la scienza La scoperta che il recettore dell’ossitocina non è strettamente
ha creato una nuova proteina fotoattivata in grado di alterare l’at- necessario alla formazione di legami di coppia stabili nelle arvico-
tività elettrica dei neuroni, i neurobiologi hanno usato un AAV per le dimostra che, per quanto importanti, i geni che codificano per
introdurla nella corteccia prefrontale, una regione cerebrale che l’ossitocina, la vasopressina e i rispettivi recettori non formano da
influisce sul sistema di gratificazione attraverso il contatto con il soli il quadro completo. Nel XXI secolo altri strumenti aiutano la
nucleo accumbens. Elizabeth Amadei, Robert Liu e colleghi al- ricerca a colmare le lacune nella nostra conoscenza riguardo a co-
la Emory University hanno dimostrato che quando un’arvicola si me si formano i legami sociali e anche a come modificano le con-
trovava nei pressi di un potenziale partner era sufficiente attiva- nessioni nel cervello.
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re questi neuroni per generare una preferenza per quel partner. Il lavoro di sequenziamento genetico degli ultimi dieci an-
Un altro gruppo di ricercatori, guidato da uno degli autori di que- ni ha permesso di quantificare con precisione i geni attivi in cia-
sto articolo (Donaldson), ha usato gli AAV per introdurre nel cer- scuna regione cerebrale. Questo approccio, che prevede la ricer-
vello delle arvicole una proteina che si illumina quando un neuro- ca di geni e altre sequenze di DNA associate a certi comportamenti
ne è attivo. Usando minuscoli microscopi montati sulla testa degli nell’intero genoma (wide-genome), non è privo di difficoltà, ma of-
animali, i ricercatori hanno potuto osservare quello che avveniva fre una visione «imparziale», nel senso che va al di là del gruppetto
nel cervello delle arvicole mentre formavano un legame di coppia. di elementi che i ricercatori già considerano importanti nella for-
In questo modo gli scienziati hanno scoperto che i neuroni dedi- mazione dei legami sociali.
cati alla gratificazione nel nucleo accumbens si attivano poco pri- Uno di questi studi ha esaminato l’attività genica nelle varie re-
ma che l’animale si avvicini al potenziale partner. È interessante gioni cerebrali durante la formazione di legami e ha scoperto che
notare, inoltre, che il numero di neuroni che si attivano in rispo- la maggior parte delle differenze tra le arvicole della prateria (mo-
sta a un partner aumenta con il passare del tempo, via via che il le- nogame) e quelle dei prati (promiscue) era evidente già prima che
game si consolida. gli animali iniziassero a formare legami, come se il loro cervello
L’arrivo della tecnologia di editing del DNA chiamata CRISPR, fosse già predisposto a quello specifico comportamento sociale.
una decina di anni fa, ha dato ai ricercatori nuove e inedite possi- Dopo che le arvicole si erano accoppiate diverse volte, si attivava
bilità di controllo sui geni e sui loro effetti. CRISPR è un acronimo un sottoinsieme di geni particolarmente importanti per l’appren-
che sta per clustered regularly interspaced short palindromic repe- dimento e la memoria, con una modifica delle connessioni cere-
ats (brevi ripetizioni palindrome raggrup-
pate e separate a intervalli regolari) e la tec-
nica funziona come un bisturi molecolare La tecnologia di editing del DNA chiamata
che permette di praticare incisioni sul DNA.
Modificare i genomi con CRISPR è com- CRISPR ha rivoluzionato quello che credevamo
plesso e costoso, però questa tecnologia ha
rivoluzionato anche quello che credevamo
di sapere sull’ormone dell’amore, l’ossitocina
di sapere sull’ossitocina, il cosiddetto ormo-
ne dell’amore.
Decenni di ricerca indicano che l’ossitocina è coinvolta nella brali che corrisponde a quella che ci si può aspettare quando un
formazione dei legami di coppia nelle arvicole della prateria. Inol- animale che prima era da solo inizia una relazione con un partner
tre diversi studi suggeriscono che la sua azione nel sistema di gra- specifico. Un altro studio ha osservato che quando il legame di-
tificazione contribuisca a plasmare i legami di coppia anche negli venta stabile si attivano specifici geni nel sistema di gratificazione
esseri umani. Di conseguenza, quando uno degli autori di questo del cervello. Questi cambiamenti si annullano quando il legame è
articolo (Manoli), assieme ad alcuni colleghi, ha provato a usare rotto da una separazione prolungata.
CRISPR per eliminare il gene che codifica per i recettori dell’ossi- Come i nuovi metodi di sequenziamento genetico hanno offer-
tocina negli embrioni di arvicola della prateria, sembrava che l’e- to nuove prospettive sul DNA e sul suo funzionamento, anche altri
sperimento dovesse dare grandi risultati. Ci aspettavamo che le progressi avvenuti parallelamente nello studio microscopico dei
arvicole geneticamente modificate esibissero una capacità ridotta tessuti biologici hanno ampliato la nostra conoscenza del cervello.
di formare legami di coppia stabili. Invece, incredibilmente, le ar- Storicamente, per studiare la microanatomia di un tessuto i ricer-
vicole della prateria completamente prive di recettori dell’ossito- catori dovevano prelevare un campione sottile da analizzare. Og-
cina sceglievano un compagno stabile con la stessa facilità con cui gi invece possiamo rendere trasparenti i tessuti, il che permette
lo facevano le loro simili non modificate geneticamente. ai ricercatori di ottenere immagini di tutto il cervello senza la ne-
Come è possibile? Onestamente, non lo sappiamo ancora. Un’i- cessità di tagliarlo fisicamente. Come gli studi su tutto il genoma,
dea è che, durante lo sviluppo, altri geni oppure altri percor- anche questo approccio allo studio del cervello ci offre una visio-
si neurali compensino naturalmente la mancanza di recettori di ne imparziale. Esaminando i cervelli resi trasparenti alla ricerca
ossitocina. Sappiamo già che la formazione dei legami di coppia è di una proteina prodotta in risposta all’attività neurale, uno degli
influenzata anche da molti altri geni, non solo dall’ossitocina, dal- autori di questo articolo (Phelps), assieme a Pavel Osten, all’epoca
la vasopressina e dai rispettivi recettori. L’uso di CRISPR ci ha ri- al Cold Spring Harbor Laboratory, e ad altri colleghi, ha realizza-
velato che quello che credevamo un brano musicale scritto per un to la prima mappa completa delle regioni cerebrali che si attivano
piccolo ensemble è in realtà una sinfonia. Trascrivere questo nuo- mentre le arvicole della prateria passano dall’accoppiamento alla
vo componimento musicale più complesso ci permetterà di ap- formazione di un legame stabile. I risultati confermano quelli di
profondire le nostre conoscenze sull’attaccamento e sui meccani- lavori precedenti, in cui si ipotizzava che la formazione del legame
smi alla sua base. di coppia coinvolgesse il sistema di gratificazione ma anche molte

48 Le Scienze 656 aprile 2023


altre regioni cerebrali, e dimostrano che, tanto nei maschi quan- punti di vista, per esempio) per formare la sensazione complessa
to nelle femmine, l’attività neurale segue un percorso noto per la dell’innamoramento. Questa ipotesi implica che l’amore romanti-
sua importanza nella risposta sessuale. Questo percorso neurale si co abbia al suo centro un nucleo emotivo simile a quello vissuto da
collega a quasi 70 aree cerebrali distinte e suscita una tempesta di altri animali, ma arricchito dalla visione complessa che abbiamo
attività in cui le connessioni del cervello si modificano per acco- di noi stessi e dei nostri partner più significativi.
gliere il legame di coppia. E, come aveva ipotizzato Sue Carter de- Studi sugli esseri umani ispirati dai risultati sulle arvicole della
cenni fa, sembra che sia proprio il sesso a guidare questa modifi- prateria favoriscono il confronto tra le due specie. L’amore è così
ca delle connessioni. essenziale all’esperienza umana che da tempo i ricercatori ritene-
Quando il legame si è sviluppato, l’attività neurale si concentra vano che dovesse per forza avere una base biologica nella cortec-
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in un circuito molto più piccolo. Prendono vita le connessioni tra cia cerebrale, che si ritiene sia il centro del pensiero. Questa parte
l’amigdala e l’ipotalamo, due regioni essenziali all’apprendimento del cervello si è considerevolmente ampliata durante l’evoluzione
emotivo e al rilascio di ormoni. È stato dimostrato che le stesse con- dei primati, il che suggerisce che abbia avuto un ruolo importan-
nessioni plasmano i legami sociali non sessuali nelle cavie di labo- te nel successo del nostro ramo sull’albero genealogico dei mam-
ratorio e questi nuovi risultati suggeriscono che ci sia un mecca- miferi. Gli studi sulle arvicole della prateria, però, hanno spinto i
nismo comune per l’attaccamento sociale, che vale in entrambe le neuropsicologi a studiare le strutture più antiche che fanno parte
specie e in entrambi i tipi di legame. Insieme, questi approcci im- dei sistemi di gratificazione coinvolti nella formazione del legame
parziali promettono di offrirci un catalogo completo dei geni e del- di coppia in questi roditori. In uno studio, i ricercatori hanno chie-
le regioni cerebrali che permettono la formazione e il perdurare di sto a volontari che avevano un rapporto di coppia stabile di valu-
un legame o che ne causano la successiva scomparsa. tare quanto si sentissero innamorati del partner e hanno scoper-
to che i valori scelti permettevano di prevedere con accuratezza
Dalle arvicole agli esseri umani l’afflusso di sangue al sistema di ricompensa del cervello quando
A metà del XX secolo, lo psicologo britannico John Bowlby e la vedevano un’immagine del partner. Allo stesso modo, quando un
psicologa canadese-statunitense Mary Ainsworth si basarono sul- essere umano tiene per mano il partner, si attiva il nucleo accum-
le scoperte dell’etologia per suggerire che il bisogno di amore di un bens, una delle regioni cerebrali che nelle arvicole della prateria
bambino era parte fondamentale della biologia umana. Bowlby so- presentano recettori dell’ossitocina e della vasopressina.
stenne che l’attaccamento rappresentava un sistema neurale evo- Anche quello che sappiamo della regolazione ormonale degli
affetti umani sembra corrispondere a quel-
lo che sappiamo della formazione di lega-
La scienza spera di riuscire a capire abbastanza mi di coppia nelle arvicole della prateria.
Gli esseri umani ricevono una scarica di
bene i legami umani, un giorno, ossitocina in risposta a una carezza o a un
orgasmo. Però si tratta di un ormone ver-
da poter intervenire quando causano dolore satile: aumenta bruscamente anche quan-
do guardiamo negli occhi un tenero cuccio-
letto.
lutivo specializzato, cioè un meccanismo di adattamento evolutivo La scienza spera di riuscire a capire abbastanza bene i legami
del cervello che ci aiuta a farci strada nell’infanzia creando un lega- umani, un giorno, da poter intervenire quando causano dolore,
me con chi si prende cura di noi. Pur considerata radicale all’epoca, per esempio per ridurre i danni della solitudine cronica o per ren-
la teoria di Bowlby e Ainsworth è stata ampliata da altri in seguito dere un po’ meno straziante il dolore di un lutto. Finora i farmaci
per spiegare non solo le cure parentali, ma anche l’amicizia, le rela- ideati per imitare il funzionamento dell’ossitocina e della vasopres-
zioni romantiche e il dolore della perdita delle stesse. sina non sono stati all’altezza del potenziale terapeutico atteso. Ed
I legami formati dalle arvicole della prateria e i meccanismi al- è evidente che non abbiamo ancora capito a fondo neanche i mec-
la base della loro formazione offrono un esempio concreto di co- canismi alla base dei legami delle arvicole della prateria.
me può essere fatto un sistema neurale evolutivo di questo gene- Per capire davvero i legami sociali e le loro conseguenze, è ne-
re. Osserviamo che questi legami si basano sull’associazione di cessaria una scienza abbastanza ampia e complessa da includere
determinati segnali attribuiti al potenziale partner con il senti- ecologia, evoluzione, neuroscienze e genetica molecolare, disci-
mento del desiderio. La gratificazione spinge le arvicole a stare vi- pline che offrono tutte, ognuna a modo suo, una visione comple-
cine tra loro, strette strette. Ci sono geni pronti a guidare le con- mentare su come e perché si formano i legami sociali. Serve una
nessioni cerebrali verso l’apprendimento dell’identità del nuovo ricerca di base. Gli stessi progressi tecnologici che hanno fat-
partner, geni che sembrano servire a stabilizzare il legame e ge- to dell’arvicola della prateria un animale così interessante per lo
ni che sovrintendono all’esperienza della perdita di una relazione. studio dell’attaccamento aprono vie di studio su altre specie, per
Per fare tutto questo devono sfruttare, in modi che non compren- esempio sulle cure parentali nelle rane velenose e sulle conversa-
diamo ancora fino in fondo, la capacità di memoria e di emozione zioni tra i pipistrelli della frutta. Le conoscenze ottenute da que-
del cervello. sti studi hanno valore di per sé, ma quello che scopriamo potrebbe
Ciò non significa che le arvicole vivano il legame di coppia esat- anche cambiarci la vita, un giorno. Nuove specie e nuovi strumen-
tamente come gli esseri umani vivono l’amore. I neuropsicologi ti ci danno nuove prospettive sulla vita, e anche sull’amore. Q
sono partiti dal quadro ottenuto dalla ricerca sulle arvicole della
prateria e hanno ipotizzato che i centri dedicati alle emozioni e al-
PER APPROFONDIRE
la gratificazione interagiscano con altre regioni cerebrali (regioni
che promuovono l’empatia e la capacità di vedere le cose da altri Meglio in due. Blake, E., in «Le Scienze» n. 555, novembre 2014.

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MEDICINA

I controversi test per


avere bimbi più sani
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Alcune aziende offrono test che classificano gli embrioni in base


al futuro rischio di sviluppare malattie complesse come schizofrenia
o cardiopatie. Ma si dibatte quanto queste analisi siano affidabili ed etiche

di Max Kozlov
Pascal Goetgheluck/AGF

Un embrione di otto cellule (al centro)


prodotto per la fecondazione in vitro è tenuto fermo
con una pipetta per prelevarne una cellula,
da analizzare per cercare anomalie genetiche.

www.lescienze.it Le Scienze 51
Max Kozlov scrive per «Nature» da Washington.

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“H
a gli occhi di sua madre», inizia la pubblicità, «ma eredi-
terà anche la diagnosi di cancro del seno?». La voce soave
del video promuove i servizi della Genomic Prediction,
una società statunitense che sostiene di poter aiutare i
futuri genitori a rispondere a questa domanda analizzan-
do il DNA degli embrioni durante il trattamento di procreazione assistita. Per Nathan Treff,
responsabile scientifico dell’azienda, è una missione personale. A 24 anni gli è stato diagno-
sticato il diabete di tipo 1, malattia che ha fatto perdere una gamba a suo nonno. Se le cose
andassero a modo suo, nessuno nascerebbe con un elevato rischio di questa malattia.
La sua azienda, con sede a North Brunswick, nel New Jersey, ning per varie condizioni, tra cui alcuni tumori, disturbi cardiaci,
offre test basati su un decennio di ricerche sui «punteggi di rischio diabete e schizofrenia. Secondo Treff, solo poche centinaia di per-
poligenico», che calcolano la probabilità di contrarre una malat- sone lo hanno fatto. Ma se l’esperienza con altre forme di PGT è in-
tia sulla base dei contributi genetici di centinaia, migliaia o addi- dicativa, l’uso del PGT-P potrebbe salire alle stelle: negli Stati Uniti
rittura milioni di variazioni di singole lettere del DNA nel genoma. la percentuale di cicli di FIV che includono le forme più consoli-
Genomic Prediction e altre aziende hanno usato questi pun- date di PGT è aumentata dal 13 per cento nel 2014 al 27 per cen-
teggi per testare gli embrioni generati dalla fecondazione in vitro to nel 2016.
(FIV), consentendo ai futuri genitori di scegliere quelli a minor ri- Molti vedono con preoccupazione le possibilità offerte dal
schio di malattie come il diabete o alcuni tipi di cancro. Un cofon- PGT-P: i bioeticisti sono da tempo diffidenti nei confronti dei ten-
datore di Genomic Prediction ha fatto poi la controversa dichia- tativi di eliminare malattie e disabilità dal corredo genetico uma-
razione che un giorno potremmo essere in grado di selezionare no, e l’alto costo dei test potrebbe inasprire ulteriormente le disu-
anche tratti non legati alle malattie, come l’intelligenza. guaglianze sanitarie.
I test genetici preimpianto (PGT, pre-implantation genetic te- I ricercatori temono anche che, nella maggior parte dei casi, le
sting) per le malattie genetiche rare e le anomalie cromosomiche conoscenze genomiche alla base di questi test siano troppo deboli
sono diventati una pratica comune nell’industria della feconda- per prevedere in modo significativo il rischio di malattia di un em-
zione in vitro, che fattura 14 miliardi di dollari. Ma i test per le con- brione in via di sviluppo. I punteggi di rischio poligenico si presta-
dizioni poligeniche (spesso indicati come PGT-P) sono molto più no quindi a interpretazioni errate e gli utenti potrebbero essere
recenti, e c’è solo una piccola manciata di aziende che li vendo- fuorviati dalle informazioni che ricevono. Genomic Prediction af-
no in pochi paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Brasile [non in Italia, ferma comunque di offrire consulenza genetica ai clienti.
N.d.R.], dove per lo più non sono regolamentati. Secondo Laura Hercher, consulente genetica al Sarah Lawren-
Negli Stati Uniti, chi si sottopone a fecondazione in vitro può ce College di Bronxville, nello Stato di New York, ci sono già indi-
chiedere ai medici di ordinare un PGT-P, che promette uno scree- cazioni che persone non sterili potrebbero ricorrere alla feconda-

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Embrione umano di tre giorni. Lo strato esterno lo gene difettoso, come la fibrosi cistica. Anche questi test compor-
è stato perforato per accedere alle cellule all’interno tano problemi etici e pratici, ma non sono così controversi come il
(colorate) per eseguire lo screening genetico. PGT-P.
Il PGT-P sfrutta decenni di studi genomici volti a identificare i
zione in vitro al solo scopo di approfittare dei test, esponendosi a fattori genetici che contribuiscono a molte malattie comuni. Indi-
rischi per la salute in cambio di una ricompensa che, nella miglio- viduare le radici precise del diabete, della schizofrenia, delle ma-
re delle ipotesi, è ipotetica. Treff non vede alcun problema nel fat- lattie cardiache e di una serie di altre malattie si è rivelato tutta-
to che persone altrimenti sane scelgano di sottoporsi ai test, ma via terribilmente difficile. La maggior parte delle malattie è infatti
Hercher afferma che «non si dovrebbero iperstimolare le ovaie considerata poligenica, cioè legata a molti geni diversi, che intera-
per poter usare test mediocri per scegliere tra gli embrioni». giscono tra loro e con l’ambiente in modi complessi.
Jared Robins, direttore esecutivo della American Society for La raccolta di dati sul genoma e sulla salute di centinaia o mi-
Reproductive Medicine (ASRM) di Washington, che rappresen- gliaia di persone, in genere nell’ambito di progetti di biobanking
ta le cliniche della fertilità e i ricercatori, è d’accordo. L’ASRM sta [grandi raccolte di campioni biologici associati ai dati personali
esaminando la tecnologia e non ha ancora preso una posizione uf- e sanitari dei donatori, N.d.R.], ha permesso ai ricercatori di con-
ficiale sui test. Ma, dice, «si tratta di una tecnologia non ancora frontare le sottili differenze nel DNA tra le persone che hanno o
pronta per il grande pubblico». meno una data patologia; usando modelli di intelligenza artificia-
Dr Yorgos Nikas/SPL/AGF

le, si individuano quindi le variazioni di lettere del DNA, chiamate


Leggere il rischio polimorfismi a singolo nucleotide (SNP), che sono più diffuse nel
Louise Brown, la prima bambina concepita con la fecondazione gruppo colpito dalla malattia.
in vitro, è nata nel 1978, e da allora i ricercatori hanno sviluppato Un SNP da solo potrebbe fare una differenza trascurabile nel ri-
test che esaminano gli embrioni per individuare anomalie cromo- schio di sviluppare il diabete ma, sommando gli effetti di molte di
somiche e alcune malattie monogeniche, cioè causate da un singo- queste varianti (da decine a milioni), si può ottenere un modello

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che valuta il rischio. I ricercatori possono poi verificare quanto sia- gravidanza e Genomic Prediction calcola un punteggio comples-
no predittivi i loro modelli esaminando i genomi e le condizioni sivo di salute per ogni embrione (si veda il box a fronte). Il punteg-
di salute di persone che non erano incluse nella popolazione ori- gio tiene conto del rischio di ogni malattia, ponderato sulla base di
ginale, per vedere se chi ottiene un punteggio elevato ha davvero quanti anni la malattia potrebbe togliere alla vita futura dell’em-
maggiori probabilità di avere una determinata malattia. brione, e include anche una ripartizione dei rischi per ciascuna
Per esempio uno studio del 2018 ha addestrato un modello per malattia, spiega Treff.
individuare gli SNP predittivi di malattia coronarica, usando i da- Nelle sue simulazioni, la società afferma che i suoi test posso-
ti genomici di quasi 61.000 persone con questa malattia e di cir- no ridurre del 72 per cento il rischio di scegliere un embrione che
ca 123.000 che non l’avevano. Dopo aver testato il modello su un in seguito svilupperà il diabete di tipo 1. Ma questa percentuale
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gruppo separato di quasi 290.000 persone presenti nella UK Bio- presuppone che la coppia simulata stia scegliendo tra cinque em-
bank (la biobanca del Regno Unito), è emerso che chi otteneva un brioni vitali, abbia un’ascendenza europea e una storia familiare di
punteggio nei percentili più alti correva, in media, un rischio di malattia. Per la maggior parte delle persone, che non hanno una
ammalarsi più che triplo rispetto al resto della popolazione. Il Ser- predisposizione genetica al diabete di tipo 1, le probabilità che un
vizio sanitario nazionale del Regno Unito sta sperimentando que- figlio se ne ammali sono minime. Optando per questo test, ridur-
sti punteggi come metodo per identificare gli adulti ad alto rischio rebbero solo leggermente il rischio di qualcosa che è già molto im-
di sviluppare malattie cardiache. L’idea è che i medici possano probabile, dice Hercher.
raccomandare cambiamenti dello stile di vita e screening abitua- Altri genetisti sostengono che il PGT-P non ha un potere pre-
li a chi presenta alti punteggi di rischio. dittivo adeguato per ridurre significativamente il rischio di malat-
Ma i ricercatori devono ancora fare i conti con i limiti di questi tia per molte condizioni. Secondo Visscher, coautore di un artico-
punteggi, afferma Peter Visscher, genetista quantitativo dell’Uni- lo del 2021 che illustrava i problemi del PGT-P, uno dei motivi è
versità del Queensland a Brisbane, in Australia, che è stato un pio- che gli embrioni dei fratelli sono molto più simili tra loro di quan-
niere dei metodi alla base dei punteggi di rischio poligenico. Un to lo siano embrioni non imparentati, quindi la differenza di ri-
problema è che la variazione genetica può spie-
gare solo una parte del rischio totale: anche fat-
tori ambientali, come la dieta o la qualità dell’a- La maggior parte delle persone non ha una
ria, danno un contributo importante. Inoltre,
poiché i punteggi sono semplicemente correlati predisposizione genetica al diabete di tipo 1,
alla presenza di una patologia, è difficile stabili-
re se riflettano davvero i geni che contribuiscono
le probabilità che un loro figlio se ne ammali
alla malattia o se rivelino qualcosa di più ampio sono minime e il test ridurrebbe solo di poco
sul gruppo di persone colpite da quella patologia.
I punteggi potrebbero anche essere fuorvian- il rischio di una cosa già molto improbabile
ti perché i dati su cui si basano mancano di di-
versità etnica e geografica: i punteggi in gene-
re sono prodotti e convalidati usando informazioni biomediche di schio tra due embrioni degli stessi genitori non sarà mai così evi-
persone con ascendenza europea, in raccolte di dati come la UK dente come per due adulti non imparentati. E poiché un singolo
Biobank, il che limita la loro applicabilità a persone di altre etnie. ciclo di fecondazione in vitro produce in genere solo tre o quattro
Per tutti questi motivi, secondo Visscher, i punteggi non sono embrioni vitali, i test sono meno utili che se le persone avessero,
ancora pronti per un uso clinico diffuso per alcuno scopo, e tanto per esempio, 20 embrioni tra cui scegliere, afferma Gabriel Láza-
meno per selezionare un embrione. ro-Muñoz, bioeticista della Harvard Medical School di Boston, in
Massachusetts. Treff riconosce la fondatezza di queste preoccupa-
Utilità discussa zioni, ma osserva che qualsiasi riduzione del rischio – per quanto
La procedura del PGT-P inizia come qualsiasi altro test genetico piccola – è abbastanza significativa da giustificare l’uso del PGT-P,
preimpianto: i medici prelevano un piccolo campione da un em- e che non sarebbe etico se chi fornisce i servizi di riproduzione
brione di pochi giorni e ne sequenziano il DNA. Quindi, usando le assistita non offrisse il test.
informazioni ricavate dagli studi sui rischi poligenici, trovano le Francesca Forzano, genetista clinica al Guy’s and St. Thomas’
varianti che sono correlate alla probabilità di sviluppare in futu- NHS Foundation Trust di Londra, ribatte che non sarebbe etico
ro una determinata malattia. Sequenziare il DNA di un embrione offrire un test se non si hanno prove chiare dei suoi benefici nelle
composto solo da poche centinaia di cellule non è facile. I ricerca- condizioni del mondo reale. «Un conto è quando non si hanno al-
tori di MyOme, un’azienda di Menlo Park, in California, hanno svi- tre opzioni, come quando si offre a un bambino molto malato un
luppato una tecnica in grado di ricostruire l’intero genoma di que- intervento off-label, cioè per una condizione che esula dalle indi-
sti embrioni con precisione quasi totale, con l’aiuto delle sequenze cazioni per cui è stato autorizzato. Ma in questo caso non c’è alcu-
genomiche di entrambi i genitori. Secondo il suo cofondatore Mat- na indicazione», afferma Forzano, che presiede il Comitato per le
thew Rabinowitz, MyOme sta creando un proprio test di screening policy professionali e pubbliche della Società europea di genetica
embrionale per le condizioni poligeniche e sta studiando come i umana a Vienna, e che nel 2021 è stata coautrice, sullo «European
clienti e i medici ne interpretano e usano i risultati. Journal of Human Genetics», di un commento che si schierava
Genomic Prediction offre già uno screening per la schizofrenia, contro il PGT-P. Treff afferma di aver pubblicato prove dell’effica-
quattro malattie cardiache, cinque tipi di cancro e il diabete di tipo cia dei test (nel 2020 su «Genes»); MyOme e Orchid (un terzo for-
1 e di tipo 2. Le cliniche di fecondazione in vitro cercano di gene- nitore di PGT-P, con sede a San Francisco, in California) non han-
rare più embrioni per aumentare le probabilità di successo della no risposto alle richieste di dichiarazioni sull’etica dei loro test.

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METODO DI CALCOLO

Dare un punteggio agli embrioni


Alcune aziende stanno vendendo test genetici per gli embrioni generati dalla fecondazione in vitro che, secondo loro, possono identificare un em-
brione con minor rischio di sviluppare comuni malattie, come il diabete e alcuni tipi di cancro. Il metodo si basa sul sequenziamento del genoma
dell’embrione e sul confronto con i dati esistenti sui fattori di rischio genetico nelle popolazioni adulte.

Genetica e rischio Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

I ricercatori hanno scoperto legami tra le singole una malattia. Per farlo, hanno confrontato i dati relativi
variazioni delle lettere del DNA, chiamate polimorfismi al genoma e alla salute di migliaia di persone con o senza
a singolo nucleotide (SNP), e il rischio di avere varie malattie.
Gruppo di controllo Sequenze di DNA SNP Gruppo con malattia

G C T A G T G C T T G T

CONFRONTO
G C T A G T G C T T G T

G C T A G T G C T T G T
Si esamina il genoma Combinando le informazioni su tutti gli SNP
alla ricerca di SNP si ottiene una previsione della probabilità
correlati al rischio di sviluppare una malattia.
di malattia.
Rischio Rischio Rischio
più basso medio più elevato

Controllo
per età, sesso
SNP e ascendenza
non collegato
alla malattia
SNP –3 –2 –1 0 1 2 3
collegato Punteggio di rischio genetico
alla malattia

Calcolo dei punteggi


Una società, Genomic Prediction, utilizza questo metodo per
aiutare i clienti a identificare gli embrioni con un basso rischio di
Campionamento dell’embrione sviluppare 12 disturbi, tra cui il diabete e alcuni tipi di cancro. Il
Per applicare queste informazioni a un embrione, i medici punteggio complessivo di ciascun embrione viene calcolato
prelevano alcune cellule da embrioni di circa 5 giorni. combinando il rischio di ciascuna malattia e ponderandolo in
Estraggono e sequenziano il DNA e cercano gli SNP. base al suo effetto sull’aspettativa di vita. Un punteggio di salute
più alto suggerisce un rischio complessivo più basso.
Sequenziare il DNA
DIABETE DI TIPO 1

INFARTO

CANCRO DEL SENO

CANCRO DELLA PROSTATA

SCHIZOFRENIA

e identificare gli SNP


EMBRIONE 1

Cellula
campione
Rischio (%)

EMBRIONE 1 - Punteggio complessivo di salute: -0,3


Grafico Danilo Sossi; fonte: Genomic Prediction

Sequenziare il DNA
DIABETE DI TIPO 1

INFARTO

CANCRO DEL SENO

CANCRO DELLA PROSTATA

SCHIZOFRENIA

e identificare gli SNP


EMBRIONE 2

Cellula
campione
Rischio (%)

EMBRIONE 2 - Punteggio complessivo di salute: 1,2

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Una lunga strada da percorrere
Secondo Hercher, dimostrare che questi test funzionano come
dovrebbero sarà un compito lungo e quanto mai difficile. Per con-
validarli correttamente, bisognerebbe seguire le persone nate in
seguito a questi test per vedere quante sviluppano le condizioni
esaminate dal PGT-P, e confrontarle con le persone che non hanno
ricevuto questo esame. Ma poiché molte di queste condizioni in-
sorgono in fasi avanzate della vita e sono relativamente rare, que-
sti studi dovrebbero coinvolgere migliaia di persone e seguirle per
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l’intera vita, dice Hercher.


In assenza di dati da simili studi longitudinali, i ricercatori han-
no stimato i potenziali benefici dello screening PGT-P valutan-
do retrospettivamente gruppi di adulti e verificando che impatto
avrebbe avuto condurre i test su di loro. Per esempio nel 2019 Shai
Carmi, genetista statistico alla Hebrew University di Gerusalem-
me, e i suoi colleghi hanno creato genomi virtuali di embrioni si-
mulati, mescolando insieme le sequenze di DNA di coppie di uo-
mini e donne generate a caso. Hanno poi previsto la statura che gli
embrioni simulati avrebbero raggiunto in età adulta, usando pun-
teggi di rischio poligenico. Se i genitori ipotetici avessero avuto
cinque embrioni tra cui scegliere, avrebbero potuto aspettarsi di
guadagnare solo circa 2,5 centimetri di altezza e 2,5 punti di QI ri-
spetto alla media, hanno riferito i ricercatori su «Cell» .
Usando un metodo simile, i ricercatori di Genomic Prediction
hanno applicato i loro punteggi di rischio poligenico a 40.000 in-
dividui in tarda età della UK Biobank, di cui era disponibile l’a-
namnesi medica e genetica, e li hanno inseriti in gruppi di non
più di dieci persone. Confrontando l’individuo con il punteggio
più alto di ciascun gruppo con il resto, hanno scoperto che il loro
test avrebbe ridotto il rischio di scegliere un embrione che aveva
un’alta probabilità di sviluppare quasi tutte le 20 malattie conside-
rate, e avrebbe aumentato la speranza di vita di un periodo com-
preso fra un giorno e un mese per la maggior parte delle condizio-
ni testate [al momento della scrittura di questo articolo lo studio
era stato postato su un server di preprint ed è poi stato pubblica-
to su «Scientific Reports», N.d.R.]. I ricercatori non hanno trova-
to prove che la selezione contro una delle 20 malattie aumentas- che insorgono più tardi nella vita, come le malattie cardiache. «È
se la probabilità di svilupparne un’altra (un fenomeno noto come un momento unico in cui si può fermare il meccanismo ora inval-
pleiotropia antagonista, per cui un gene controlla più di un trat- so, per cui la suscettibilità alle malattie viene trasferita da una ge-
to). Tuttavia, non hanno cercato effetti su altre malattie al di fuo- nerazione all’altra», afferma Rabinowitz.
ri delle 20 indagate. Carmi ritiene che i risultati siano promettenti, Alcuni specialisti temono però che pensare agli embrioni in
ma vorrebbe che l’analisi fosse replicata utilizzando altri database termini di punteggi di salute possa aumentare lo stigma verso al-
genomici più diversificati. cune condizioni, soprattutto quelle che riguardano la salute men-
Secondo Leila Jamal, bioeticista al National Cancer Institute tale. Per ora Genomic Prediction offre solo un test che ha a che
statunitense a Bethesda, una debolezza significativa dell’uso di fare con la salute mentale, quello per la schizofrenia, ma il cofon-
queste analisi retrospettive è che è difficile prevedere quali condi- datore dell’azienda, Stephen Hsu, ha lasciato intendere che gli pia-
zioni saranno problematiche quando i bambini sottoposti a scree- cerebbe vedere test per l’intelligenza.
ning con PGT-P raggiungeranno la vecchiaia. «Il panorama delle Lázaro-Muñoz sottolinea che, per alcune persone affette da un
terapie disponibili sta cambiando così in fretta», afferma l’esper- disturbo mentale, questa condizione costituisce una parte mol-
ta, aggiungendo che solo cinquant’anni fa sia la medicina sia l’am- to più fondamentale della propria identità rispetto a chi ha, per
biente in cui viviamo erano molto diversi. esempio, un cancro o una malattia cardiaca. Ciò significa che l’e-
Anche la scienza alla base dei punteggi poligenici è progredita liminazione degli embrioni a rischio di malattie mentali potrebbe
rapidamente negli ultimi cinque anni, il che potrebbe presto ren- inasprire lo stigma. «Questo ci avvicina a una situazione in cui le
dere i metodi attuali obsoleti o, peggio, errati, afferma Forzano. persone restringono la loro idea di che cosa sia accettabile in un
Nonostante i suoi limiti, i ricercatori sostengono che ci sono bambino», dice Hercher.
L SOUCI/BSIP/SPL/AGF

modi in cui il PGT-P potrebbe essere utile. Eseguirlo su chi ha una La ricerca del «bambino perfetto» potrebbe poi indurre alcune
storia familiare di malattie che tendono a essere diagnosticate in persone a sottoporsi a cicli di FIV non necessari, sostiene Norbert
giovane età, come il diabete di tipo 1, potrebbe essere vantaggioso, Gleicher, fondatore e direttore del Center for Human Reproduc-
afferma Hercher. Questo perché si ritiene che i fattori ambientali tion, una clinica di FIV di New York. I tassi di successo della FIV
abbiano un’influenza minore su queste malattie rispetto a quelle sono già bassi: solo circa il 25-40 per cento dei cicli porta alla na-

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La fecondazione in vitro potrebbe essere scelta ciazioni dei malati e con le aziende per stabilire standard circa le
da coppie sane che non ne avrebbero bisogno, solo per informazioni date ai consumatori e ai medici su questi test.
poter eseguire test genetici dai vantaggi incerti. Hercher sostiene che sarebbe più a suo agio se queste discus-
sioni si concentrassero specificamente sulle persone ad alto ri-
scita di un bambino vivo, a seconda dell’età della persona incinta. schio di una particolare malattia. «Un dibattito più sano darebbe
Gleicher teme che il PGT-P porterà inevitabilmente a scartare em- molto meno l’idea che si voglia costruire un bambino migliore, e
brioni altrimenti sani, perché le persone non saranno soddisfatte sarebbe molto più mirato e specifico». A suo parere, organizzazio-
dei loro punteggi e opteranno per ulteriori cicli. «La prima regola ni professionali come l’ASRM possono svolgere un ruolo impor-
in medicina è “non nuocere”, non “ottenere un piccolo beneficio, tante nel definire le aspettative delle aziende e dei medici che of-
ammesso che ci sia”», afferma. frono il PGT-P.
Un po’ di potere, a ben vedere, è anche nelle mani dei consu-
Lacune e divieti matori. Hercher implora chi discute sull’uso del PGT-P di consi-
La regolamentazione del PGT varia tra i diversi paesi. Negli derare con attenzione le proprie intenzioni circa l’uso del test. La
Stati Uniti il PGT – come la maggior parte degli altri test geneti- gravidanza è già un periodo carico di inquietudini, dice. Se l’ac-
ci venduti direttamente al consumatore – non è soggetto all’atten- cesso al PGT-P continuerà a espandersi, Hercher si chiede se la
to esame e alla valutazione della Food and Drug Administration. sua esistenza cambierà la percezione della genitorialità. Teme che
Questi test sono regolamentati in modo molto più rigoroso nel Re- le persone avranno la concreta possibilità di «acquistare» i tratti
gno Unito, dove la Human Fertilisation and Embryology Autho- desiderabili, «allontanandoci dalla mentalità per cui non poniamo
rity (HFEA) ha dichiarato che possono essere usati solo per evita- condizioni riguardo ai nostri figli e spingendoci invece verso una
re «gravi malattie ereditarie». Nel Regno Unito il PGT-P è illegale e mentalità consumistica». Q
la HFEA ha osservato che non esiste un consenso scientifico sul-
la sua validità. La versione originale di questo articolo è stata pubblicata
Per gli Stati Uniti e gli altri paesi con un approccio permissivo, su «Nature», Vol. 609, 22 settembre 2022.
Lázaro-Muñoz afferma che sarà importante lavorare con le asso- Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.

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ARCHEOLOGIA

Il cielo in
una pergamena
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Una tecnica di analisi detta imaging multispettrale


ha fatto emergere, nascosti sotto il testo di un manoscritto medievale,
frammenti del più antico catalogo stellare

di Victor Gysembergh e Emanuel Zingg

“C
he caldo!», dice il monaco, alzando brevemente lo sguardo da
una pila di pagine di libri davanti a sé. «Almeno ho la fortuna
di starmene relativamente al fresco tra gli spessi muri della bi-
blioteca del monastero, mentre le rocce nude ardono sotto il
sole cocente», continua, uscendo dalla penombra e sbattendo
le palpebre, lasciando vagare lo sguardo verso l’esterno attraverso una piccola apertura af-
facciata su un paesaggio desertico. Si aggiusta la veste, prende un altro foglio di pergame-
na dalla pila, immerge la spugna in una ciotola di latte e riprende a cancellare il testo. «In-
chiostro marrone chiaro e niente vernice», si rallegra. «Così potrò procedere rapidamente
e non dovrò nemmeno raschiare i residui di inchiostro con la pietra pomice». E, un po’ alla Per gentile concessione della Museum of the Bible Collection

volta, procede a cancellare il foglio successivo.


© Museum of the Bible, 2021 (CC-BY-SA 4.0, 2022)

Sotto il testo marrone scuro in siriaco del foglio 53v


del Codex Climaci Rescriptus si distinguono a occhio nudo, oltre alle lettere
della pagina seguente in trasparenza, lievi tracce di alcune lettere del testo
sottostante, insufficienti a decifrare il brano.

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È più o meno così che venivano riciclati i materiali di scrittura Victor Gysembergh è ricercatore del CNRS presso
in un monastero ortodosso orientale nel Medioevo. Ricavata di so- il centro Léon-Robin dell’Università della Sorbona, a Parigi.
lito da pelli di pecora o di capra, la pergamena era ben più costo-
sa e resistente della carta, che si stava diffondendo nel Mediterra- Emanuel Zingg è ricercatore post-doc
presso il centro Léon-Robin
neo orientale, o del papiro egiziano. Dalla pelle di un animale era
dell’Università della Sorbona, a Parigi.
possibile ricavare al massimo otto pagine fronte-retro di un libro
piuttosto piccolo, l’equivalente di 16 pagine di un libro moderno.
E dunque, soprattutto per ragioni economiche, i supporti di scrit-
tura provenienti da vecchi manoscritti erano molto ricercati per
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prendere appunti, fare esercizi di scrittura o produrre nuovi libri.


L’inchiostro veniva lavato o grattato via, quindi la pagina veniva
nuovamente tagliata e vi si tracciavano linee, per adattarla al nuo- Sulle tracce di Agnes Smith Lewis
vo libro e al nuovo testo che avrebbe ospitato. Una pagina ricicla- La risposta si trova nella prima monografia dedicata a questo
ta in questo modo è chiamata «palinsesto», dal greco palin psên, palinsesto, pubblicata nel 1909 dalla linguista di origine scozze-
«grattare di nuovo». se Agnes Smith Lewis. Insieme alla sorella gemella Margaret Dun-
Dalla fine del XIX secolo, gli storici cercano di decifrare le deci- lop Gibson, a sua volta una linguista, Smith Lewis viaggiò molto.
ne di palinsesti rinvenuti e di ritrovare al loro interno antichi testi Ispirate dalle ricerche condotte nel monastero di Santa Cateri-
scomparsi. In alcuni casi queste ricerche hanno condotto alla sco- na dal teologo inglese James Rendel Harris alla fine degli anni ot-
perta di veri e propri tesori. Insieme ai nostri colleghi, di recente tanta dell’Ottocento, le sorelle ormai cinquantenni avevano a loro
ci siamo imbattuti in un simile tesoro dopo aver studiato attenta- volta effettuato diverse spedizioni verso la stessa meta e realizza-
mente i frammenti di un manoscritto medievale proveniente dal to lastre fotografiche con immagini di alcuni palinsesti. «Ci han-
monastero di Santa Caterina nel Sinai, nell’attuale Egitto. Contro no spianato la strada», racconta Damianos Kasotakis, un membro
ogni previsione, il testo ci ha condotti nel cielo stellato della Gre- del team di Mike Phelps che ha studiato la storia dei primi visi-
cia del II secolo a.C. tatori occidentali del monastero. Durante uno di questi viaggi in
Egitto, presso il porto da cui stava per ripartire per tornare a casa,
Nel deserto del Sinai Smith Lewis reperì un misterioso palinsesto, che si rivelò essere
In un’epoca imprecisata, tra il IX e l’XI secolo, un testo in siria- parte del manoscritto della Scala del Paradiso. Per una felice coin-
co antico, una lingua simile all’arabo diffusa in Siria nell’antichi- cidenza, un’altra parte del palinsesto le era pervenuta poco prima
tà, fu copiato su pergamena riciclata. Il testo è la traduzione di una da Berlino, grazie a uno sconosciuto.
guida ascetica per i monaci, scritta originariamente in greco an- Dunque, in circostanze inspiegabili, alcune parti del libro ave-
tico e intitolata La scala del paradiso. Si pensa vano lasciato il monastero ed erano state messe
che il suo autore, Giovanni Climaco, sia vissu- Durante un in vendita in Egitto e a Berlino tra l’Ottocento
to all’inizio del VII secolo nel monastero di San- e il Novecento. Smith Lewis entrò così in pos-
ta Caterina. Non è possibile sapere con certez- viaggio in Egitto, sesso di tutte le pagine del libro tranne quelle
za se il riciclo della pergamena e la copiatura la linguista Agnes rimaste nel monastero (di cui non era a cono-
del testo in siriaco antico siano avvenuti nello scenza, perché erano chiuse in una stanza con
stesso monastero. Quel che è certo, però, è che Smith Lewis altri manoscritti danneggiati). Nella sua mono-
questo palinsesto apparteneva, come molti al- grafia, in cui diede al manoscritto il nome lati-
tri libri riscritti, alla ricchissima biblioteca di
acquisì un no di Codex Climaci Rescriptus («manoscrit-
questo isolato e immenso monastero, che si sta- misterioso to di Climaco riscritto [su altri testi]»), Smith
glia su un deserto roccioso come una fortezza. Lewis descrisse e decifrò i testi cancellati che
Anche oggi, come nell’antichità, monaci prove- palinsesto aveva identificato. I testi, pur essendo tutti rela-
nienti da diverse regioni linguistiche orientali tivi alla religione cristiana, erano di una diver-
convivono in questo luogo che, nel tempo, ha raccolto un’incom- sità sorprendente, il che sollevava interrogativi sulla loro circola-
parabile collezione di testi in lingue raramente attestate e non più zione nella tarda antichità e nel Medioevo: frammenti di Vangeli,
parlate: il greco antico su tutte, ma anche l’arabo, il siriaco antico, estratti di Atti degli apostoli e di lettere, un salmo, un frammento
l’armeno, il georgiano e persino l’albanese caucasico, una lingua di omelia, brani di un lezionario… Alcuni in aramaico biblico, altri
attestata soltanto in un frammento di palinsesto scoperto e deci- in greco. Alcuni fogli, tuttavia, erano troppo sbiaditi per essere de-
frato solo pochi anni fa. cifrati a occhio nudo.
Per quasi vent’anni lo statunitense Mike Phelps, direttore ese- Le due sorelle donarono le pagine raccolte al Westminster
cutivo della Early Manuscripts Electronic Library, e il suo team College di Cambridge, nel Regno Unito. Oggi questi documen-
hanno fotografato questi e altri palinsesti a Vienna, Roma, Berli- ti si trovano a Washington, presso il Museum of the Bible, che li
no e in altri luoghi con speciali apparecchi fotografici multispet- ha acquisiti nel 2012; da allora si è deciso di riportare in vita il te-
trali, elaborando poi le immagini e salvandole in un database per sto cancellato rimasto indecifrato. In precedenza, vari tentativi
rendere accessibile questo patrimonio e preservarlo per le gene- di imaging multispettrale non avevano dato risultati, ma grazie
razioni future. Proprio durante una campagna presso il monaste- ai progressi tecnici degli ultimi anni, in particolare nell’elabora-
ro di Santa Caterina, il team ha potuto esaminare alcuni fogli della zione delle immagini, i due team incaricati di produrre un insie-
traduzione in siriaco antico della Scala del Paradiso. Questi fogli, me di immagini multispettrali (quello di Mike Phelps e il Lazarus
tuttavia, non erano più rilegati e rappresentavano solo una piccola Project, guidato da Gregory Heyworth dell’Università di Roche-
parte dell’insieme. Dov’erano finiti gli altri? ster negli Stati Uniti) speravano di ottenere risultati migliori.

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LA TECNICA

L’imaging multispettrale
applicato ai palinsesti
Le tracce d’inchiostro che permangono su un manoscritto
riciclato non hanno le stesse proprietà ottiche della
pergamena. Ad alcune lunghezze d’onda, per esempio,
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la pergamena è fluorescente, mentre le tracce di


inchiostro non lo sono, quindi l’illuminazione a queste
lunghezze d’onda aumenta il contrasto tra i due elementi.
È anche possibile che l’inchiostro cancellato abbia
precedentemente intaccato il foglio, cosa che si può
vedere esaminando la luce che lo attraversa. Lo scopo
dell’elaborazione di immagini multispettrali è quello di
esaltare queste differenze combinando i diversi «strati» di
colore (chiamati «bande») di un’immagine per migliorare
la visibilità delle lettere e dei diagrammi che appaiono
cancellati. Le bande sono raccolte usando diverse
lunghezze d’onda della luce con diverse modalità di
imaging (luce riflessa o trasmessa, luce fluorescente, e via
dicendo).
Anzitutto, le immagini sono calibrate attraverso misure
effettuate su alcuni target di riferimento (foglio bianco,
nero, colorato…). Quindi vengono combinate, applicando
una serie di metodi di elaborazione sviluppati in altri
progetti di imaging di palinsesti. Un metodo spesso
utile per i filologi è la creazione di immagini a falsi colori
inserendo bande multispettrali nei canali rosso, verde e
blu di un’immagine a colori. Le caratteristiche di queste
immagini vengono poi distinte per colore e contrasto,
migliorando spesso la visibilità del testo cancellato.
Nelle aree più difficili, dove il testo è stato completamente
cancellato, le combinazioni di bande vengono
determinate in base alle loro statistiche spettrali
congiunte. Tra i metodi statistici usati, l’analisi delle
componenti principali consiste nel combinare le bande
dell’immagine originale e trasformarle in un insieme
equivalente di nuove bande non correlate tra loro (le
«componenti principali»). Queste nuove bande sono
classificate in base alla variabilità del contrasto (misurata
tramite la varianza statistica di ciascuna banda): le prime
bande presentano la massima gamma di contrasto (per
esempio, tra pergamena e inchiostro nero). Le successive
hanno un contrasto minore, che spesso migliora la
visibilità dei caratteri sbiaditi di debole intensità. In
Per gentile concessione della Museum of the Bible Collection

generale, generare immagini pseudocromatiche grazie a


queste bande facilita la lettura dei caratteri poco visibili.
© Museum of the Bible, 2021 (CC-BY-SA 4.0, 2022)

Questo lavoro richiede la stretta collaborazione tra


i ricercatori che si occupano della trascrizione e gli
specialisti di imaging che si occupano dell’elaborazione.
Si tratta di un’attività iterativa, in cui il feedback dei
ricercatori alimenta le elaborazioni successive. È grazie
Dettaglio del foglio 53v, del Codex Climaci Rescriptus (in alto). L’analisi a questo approccio che siamo riusciti a decifrare per la
multispettrale di questa immagine (al centro), condotta da Keith Knox, ha permesso prima volta alcune pagine del Codex Climaci Rescriptus.
la comparsa del testo greco in rosso sotto al testo siriaco in nero. Nell’ultima linea Roger Easton
−−ε , che ha condotto i ricercatori sulle
dell’immagine in basso è visibile la sequenza μ° ν Membro del team incaricato del trattamento delle
tracce di un testo di astronomia. immagini, Rochester Institute of Technology, New York

www.lescienze.it Le Scienze 61
Dall’astronomia ai testi biblici
Il Museum of the Bible affidò lo studio del testo cancellato a
Peter Williams, specialista di tradizioni antiche del Nuovo Te-
stamento e direttore del centro di studi biblici Tyndale House di
Cambridge, nel Regno Unito. Williams riunì un gruppo di deci-
fratori composto da colleghi ma anche da studenti, che ebbero
un ruolo decisivo nell’avanzamento del progetto. Jamie Klair, al-
lora studente all’Università di Cambridge, ebbe la sorpresa di tro-
vare in modo del tutto casuale, nello strato di scrittura cancellato,
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dei testi astronomici. In parallelo allo studio dei testi biblici emer-
si su altre pagine del palinsesto, Williams e i suoi studenti iniziaro-
no a decifrare un testo inaspettato, che li colse impreparati. Keith
Knox, membro del team di elaborazione delle immagini di Mike
Phelps, ricorda con piacere l’esperienza. «Il progetto del Codex
Climaci Rescriptus era diverso da tutti gli altri», ci ha detto di re-
cente. «A renderlo eccezionale è il fatto che, dopo la campagna di
imaging, vari scienziati, studenti e filologi si sono reincontrati a
Cambridge per una settimana di lavoro intensivo. Raramente ab-
biamo l’opportunità di lavorare così a stretto contatto con gli stu-
diosi e di seguire i risultati del loro lavoro in tempo reale».
Il gruppo di lavoro di Cambridge sapeva che, per eseguire la
copia della Scala del Paradiso di Giovanni Climaco, erano stati
riciclati diversi manoscritti. Una volta compreso che alcuni di es-
si non erano testi biblici, riconobbero subito, accanto al foglio su
cui Jamie Klair aveva individuato un testo astronomico, una copia
di grande valore, riccamente illustrata, del più famoso poema an-
tico sulle costellazioni: i Fenomeni di Arato di Soli. Composto nel
III secolo a.C. sulla base di un modello in prosa redatto circa un se-
colo prima dall’astronomo greco Eudosso di Cnido, il poema forni-
sce una descrizione del cielo stellato in modo talmente chiaro ed
esemplare da renderlo un classico, tradotto e commentato più vol-
te fino alla fine del Medioevo.
Nel testo venuto alla luce, la poesia di Arato era intercalata da za eguali in tutta la letteratura antica, che fungeva da commento
altri due testi. Uno di questi era un commento al poema, estrat- astronomico ai Fenomeni di Arato. Dopo l’emozione iniziale, Peter
to da un manuale di mitologia astrale intitolato Catasterismi, e at- Williams iniziò a cercare collaboratori esperti di testi astronomi-
tribuito al direttore della biblioteca di Alessandria, Eratostene di ci antichi, entrando così in contatto con noi. Abbiamo subito pen-
Cirene. Per questo testo che, come il poema di Arato, era già noto sato a Ipparco di Nicea (l’odierna Iznik, in Turchia). L’ astronomo
attraverso altri manoscritti, le critiche moderne hanno fornito un greco, attivo nel II secolo a.C., è noto tra l’altro per avere scoperto
valido aiuto, consentendo di leggere o interpretare nella loro inte- la precessione degli equinozi. Oggi sappiamo che questa lenta de-
rezza i caratteri cancellati nella copia del Codex Climaci Rescrip- riva della volta celeste in un periodo di circa 26.000 anni è dovuta
tus. Al contrario, le pagine che contenevano il secondo testo tar- al cambio di direzione dell’asse di rotazione terrestre, simile all’as-
davano a rivelare i loro segreti. se di una trottola. Ipparco ignorava il meccanismo responsabile di
questa deriva, ma riuscì a determinare la lunghezza del ciclo, se-
Un catalogo stellare? condo quanto riportato dall’astronomo alessandrino Claudio To-
All’inizio del 2021, durante un periodo di lockdown nel Regno lomeo, che ne riportò testimonianza circa 300 anni più tardi nel
Unito a causa della pandemia di COVID-19, Peter Williams ha rico- suo Almagesto. La descrizione di Ipparco, la più antica conosciu-
nosciuto tra le pagine misteriose alcune coordinate astronomiche. ta, si basava su misurazioni astronomiche a occhio nudo, succes-
−−
«Quando ho capito che la sequenza μ° ν ε significava “55 gradi”, ho sivamente utilizzate per compilare il primo catalogo di stelle con
provato un’emozione incredibile», ci ha confidato. «Era diversa da coordinate numeriche. Per vari secoli, storici e astronomi hanno
tutto ciò che avevamo visto fino ad allora nel manoscritto». Peter cercato i resti di questo catalogo avvolto nel mistero. Se la nostra
Williams sapeva che gli antichi greci scrivevano i numeri in lette- ipotesi era corretta, avremmo avuto davanti a noi gli unici fram-
re (la lettera ν rappresentava la decina 50, e la lettera ε rappresen- menti conosciuti nella loro lingua originale, il greco!
tava l’unità 5, secondo l’ordine alfabetico), ma era comunque ne- L’ipotesi rimaneva da confermare. Le coordinate del palinsesto
Wolfgang Kaehler/Getty Images

cessaria un’ulteriore riflessione, trovandosi in un contesto in cui erano diverse da quelle indicate nel catalogo stellare interamen-
non si prevedeva di trovare dei numeri. La barra sopra a νε non era te conservato, fornito da Tolomeo nel suo Almagesto. Il loro auto-
altro che un segno che indicava le lettere indicanti dei numeri, e il re non poteva quindi essere Tolomeo. Tenendo conto della deriva
grafema μ° , poco comune, era un’abbreviazione della parola «gra- degli astri dovuta alla precessione degli equinozi, abbiamo stima-
do» (μοι̂ρα in greco; il piccolo cerchio sopra μ rappresenta la se- to che le misure registrate nel palinsesto possano risalire all’in-
conda lettera della parola). circa al III o al II secolo a.C., un periodo compatibile con Ipparco.
Presto gli studiosi capirono che si trattava di un testo sen- Armati di pazienza e partendo dall’ipotesi che fosse lui l’autore,

62 Le Scienze 656 aprile 2023


Fu uno studente a riconoscere
in modo del tutto casuale
dei testi astronomici sullo strato
cancellato della pagina

re senza alcuna ambiguità la versione latina. Non c’erano più dub-


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bi: avevamo davanti agli occhi un frammento dell’ambito catalogo


stellare di Ipparco.
Abbiamo quindi reperito le coordinate di 15 stelle contenute
nel catalogo, sia nella versione originale greca sia nella traduzione
latina, un numero sufficiente per confrontarci con gli osservatori
astronomici dell’antica Grecia. Accostando questa serie di coordi-
nate a quella pubblicata da Tolomeo nel suo Almagesto, per esem-
pio, possiamo affermare con certezza che Tolomeo abbia usato il
catalogo di Ipparco in modo selettivo, basandosi anche su altre
fonti di dati, tra cui forse le sue stesse osservazioni. Inoltre, questa
scoperta solleva una serie di domande affascinanti che ci auguria-
mo possano essere esplorate, con o senza di noi.

Ipparco in primo piano


Quali strumenti usò Ipparco per osservare le stelle fisse? Le
fonti antiche parlano della diottra, uno strumento di osservazio-
ne collocato su una base fissa. Tuttavia, nel XIX secolo l’astrono-
mo Jean-Baptiste Delambre suggerì che Ipparco potesse aver usa-
to una sfera armillare, i cui elementi riproducono il movimento
delle stelle e del Sole intorno alla Terra. Dall’antichità al XVI seco-
lo, molti astronomi si sono affidati a questo strumento, unito a un
sistema di avvistamento, per determinare le coordinate delle stel-
le. Anche Ipparco?
Il monastero di Santa Caterina, nella regione In secondo luogo, che cosa spinse Ipparco a dedicarsi a que-
del Sinai nell’odierno Egitto, dove ha riposato per secoli, sto lungo lavoro? È possibile che il progetto del catalogo stellare
all’insaputa di tutti, il celebre catalogo stellare sia nato dalla sua intenzione di commentare i Fenomeni di Arato, o
dell’astronomo greco Ipparco di Nicea. che l’astronomo abbia voluto verificare e caratterizzare la preces-
sione degli equinozi o il moto delle stelle. Il catalogo sarebbe inol-
avevamo ora elementi sufficienti per decifrare alcuni dei passaggi tre potuto servire sia per realizzare globi celesti sia per studiare i
ancora ignoti. E più decifravamo le coordinate stellari, più erava- movimenti delle cosiddette stelle fisse.
mo in grado di affinare la datazione del cielo osservato. Infine, sia- Infine, questo progetto era di notevole portata. Quanto tempo
mo riusciti a restringere la datazione al II secolo, escludendo così richiese? Ipparco lo realizzò da solo o con l’aiuto di collaboratori
altri possibili autori, tra cui Eratostene di Cirene. o schiavi? Ebbe accesso alle raccolte di osservazioni dei suoi pre-
decessori, come Aristille e Timocari? Era sostenuto da istituzioni
Un indizio in latino o mecenati? I numerosi secoli che separano il catalogo di Ippar-
Un altro importante sviluppo ci ha aiutato a decifrare il testo. co dal suo recupero da parte di Tolomeo sollevano anche altre do-
Nell’VIII secolo d.C., nel nord del regno dei Franchi, probabilmen- mande: sono stati compilati altri cataloghi stellari in questo inter-
te presso l’abbazia di Corbie, uno o più studiosi avevano tradotto vallo di tempo?
in latino un manoscritto molto simile a quello trovato nel Codex Per il momento, forse la domanda più scottante è se possano
Climaci Rescriptus, contenente i Fenomeni di Arato accompagnati emergere in futuro altri frammenti del catalogo di Ipparco. Attual-
dal commento mitologico e dall’inizio del commento astronomi- mente non siamo in grado di rispondere a questa domanda, ma
co, ovvero le coordinate delle stelle delle prime tre costellazioni speriamo di sì. Alcune pagine del Codex Climaci Rescriptus non
(il Drago e le due Orse). Tuttavia, la traduzione è scritta in un la- hanno ancora svelato i loro segreti e altre pagine del manoscritto
tino molto irregolare, che riflette l’uso della lingua in un’epoca e astronomico originale potrebbero essere state riciclate in altri pa-
in una regione in cui era già morta, ma non era ancora stata rico- linsesti. Oltre ad aprire nuove prospettive sulla storia dell’astrono-
dificata dai protagonisti del Rinascimento carolingio. Così, per le mia, questa scoperta illustra il grande valore dell’applicazione dei
tre costellazioni, questa versione latina, nota come Aratus lati- metodi di imaging multispettrale allo studio dei palinsesti e dei
nus, conteneva coordinate difficili da capire, tanto da non poter- manoscritti danneggiati. Questo approccio, che ha già dimostrato
le confrontare con l’originale greco. Confrontando i frammenti la sua validità, è stato finora applicato solo a una minima parte di
del palinsesto con le coordinate dell’Aratus latinus, siamo riusci- tutti i manoscritti interessati. E questo ci fa pensare che ci attenda-
ti a decifrare in modo più chiaro il testo cancellato e a comprende- no nuove grandi scoperte. Q

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NEUROSCIENZE

Sogni
premonitori
del Parkinson
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Agire i propri sogni


è uno dei segnali
più precoci della malattia
di Parkinson
di Deena So’Oteh
Illustrazione

di Diana Kwon
Diana Kwon è giornalista freelance con base a Berlino,
e si occupa di salute e di scienze della vita.

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lan Alda era in fuga per salvarsi. Ma l’attore, celebre per il ruolo nella se-

A rie televisiva M*A*S*H, non era sul set: la minaccia era reale, o perlome-
no così sembrava. Perciò, quando Alda ha visto un sacco di patate da-
vanti a sé, lo ha afferrato e scaraventato contro l’aggressore. Un attimo
dopo la scena era cambiata; ora era nella sua camera da letto, stordito
dal sonno, e il sacco di patate era un cuscino che aveva appena scagliato contro la moglie.
Agire i propri sogni è il segno di un disturbo che avviene nel-
la fase REM del sonno, quella con movimenti oculari rapidi. Il di-
sturbo, chiamato RBD (REM sleep Behavior Disorder), o disturbo
di epidemiologici fanno pensare che i sogni agiti possano predire
con una probabilità superiore all’80 per cento lo sviluppo di una
malattia neurodegenerativa nella vita futura del paziente. E po-
comportamentale del sonno REM, riguarda secondo le stime dallo trebbero anche essere il primo segno di una simile malattia, che si
0,5 all’1,25 per cento della popolazione ed è riportato più comune- manifesta in media dai 10 ai 15 anni dopo la comparsa di questo di-
mente negli anziani, in particolare di sesso maschile. Oltre a esse- sturbo onirico.
re rischioso per le persone immerse nel sogno e per i loro partner, Una delle malattie più comuni legate all’RBD è la malattia di
l’RBD potrebbe essere il presagio di malattie neurodegenerative, e Parkinson, caratterizzata essenzialmente da una perdita progres-
in particolare delle sinucleinopatie, cioè quei disturbi in cui la pro- siva del controllo motorio. Un altro disturbo è la demenza da cor-
teina _-sinucleina forma aggregati tossici nel cervello. pi di Lewy, in cui nel cervello si formano piccoli aggregati di _-
Non tutti i comportamenti notturni sono RBD. Per esempio sinucleina, i cosiddetti corpi di Lewy appunto, che alterano il
il sonnambulismo e il sonniloquio, più frequenti nell’infanzia e movimento e le facoltà cognitive. Un terzo tipo di sinucleinopa-
nell’adolescenza, si verificano nel sonno non-REM. Questa diffe- tia – l’atrofia multisistemica – interferisce con il movimento e con
renza è chiaramente riconoscibile nel laboratorio del sonno, dove funzioni involontarie come la digestione. L’RBD è uno dei più effi-
i medici possono monitorare gli stadi del sonno stesso per vede- caci fattori predittivi di una futura sinucleinopatia, più predittivo
re quando una persona si muove. L’RBD, poi, non è sempre asso- di altri marcatori precoci come la stitichezza cronica e la riduzione
ciato a una sinucleinopatia: possono scatenarlo anche particolari della sensibilità olfattiva.
farmaci, come gli antidepressivi, o può essere conseguenza di al- Le descrizioni di sogni agiti in persone col Parkinson sono an-
tri disturbi quali la narcolessia o un tumore del tronco cerebrale. tiche come il riconoscimento della malattia stessa. Nella descri-
Quando l’RBD avviene in assenza di queste spiegazioni alter- zione originaria di James Parkinson, An Essay on the Shaking Palsy
native, la probabilità di una futura malattia è elevata. Alcuni stu- (saggio sulla paralisi agitante), pubblicata nel 1817, l’autore scrive-

66 Le Scienze 656 aprile 2023


L’attore Alan Alda
è impegnato a far crescere nel
pubblico la consapevolezza
dei primi sintomi con cui può
mostrarsi il Parkinson,
affinché chi ne è affetto possa
iniziare prima a gestirlo.
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Jesse Dittmar/Redux

www.lescienze.it Le Scienze 67
va: «Nel sonno si verificano movimenti tremuli degli arti, che au- aggressivi nel sonno, che stridevano apertamente con la loro na-
mentano fino a svegliare il paziente, accompagnati spesso da gran- tura pacifica da svegli; rispecchiavano così la documentazione di
de agitazione e allarme». Eppure, malgrado resoconti simili siano Jouvet sui felini, di norma amichevoli, che nel sonno diventavano
continuati nei due secoli successivi, il legame tra i sogni e la malat- aggressivi. Un paziente raccontò, per esempio, di aver sognato un
tia è rimasto oscuro; al punto che Alda dovette convincere il pro- motociclista che cercava di investirlo sulla statale. Lui si era vol-
prio neurologo a eseguire su di lui una scansione cerebrale alla ri- tato per scalciare via la moto, e si era svegliato sentendo la moglie
cerca di un eventuale Parkinson, dopo essere venuto a conoscenza che diceva «che diavolo mi stai facendo?», perché il marito la stava
di questo legame leggendo un articolo giornalistico del 2015. prendendo a calci. Un altro paziente raccontò che stava spezzando
Le scansioni confermarono il suo sospetto: era affetto dal il collo a un cervo, e che si era svegliato con le braccia avvinghiate
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Parkinson. Decise di condividere la propria esperienza pubblica- alla testa della consorte.
mente, «perché ho pensato che chiunque avesse un qualsiasi sin- Per verificare se questi comportamenti bizzarri fossero, co-
tomo, anche se non rientrava tra quelli tradizionali, avrebbe po- me per i gatti di Jouvet, il riflesso di un danno al tronco cerebra-
tuto avvantaggiarsi nel gestire la natura progressiva di questa le, Schenck e colleghi hanno tenuto sotto controllo questi pazienti
malattia», racconta. «Prima la aggredisci, penso io, maggiori sono per vedere se nel tempo avrebbero sviluppato una malattia cere-
le probabilità di ritardare i sintomi». brale. Nel 1996 hanno riferito che, in un gruppo di 29 persone con
Negli ultimi anni sono cresciute la consapevolezza dell’RBD e la RBD, tutti maschi ultracinquantenni, 11 avevano sviluppato una
comprensione di come questo disturbo sia legato alle sinucleino- malattia neurodegenerativa, in media 13 anni dopo la comparsa
patie. Lo studio di questo legame sta suggerendo idee per interve- dell’RBD. Nel 2013 avevano sviluppato una malattia neurodege-
nire precocemente. E questi progressi contribuiscono a compren- nerativa 21 di questi pazienti, ossia oltre l’80 per cento [sui 26 che
dere sempre meglio la cosiddetta fase prodromica del Parkinson e ancora erano seguiti dai ricercatori, mentre tre erano usciti dallo
di altri disturbi neurodegenerativi, ossia quel periodo in cui com- studio, N.d.R.], e la patologia più comune era il Parkinson.
paiono segni preliminari ma non è ancora stata stilata una diagno- Studi successivi hanno confermato questo legame: su 1280 pa-
si definitiva. Tra i primi indizi del Parkinson «l’RBD è speciale», so- zienti di 24 centri in varie parti nel mondo, il 74 per cento delle
stiene la neurologa Daniella Berg, della
Clinica universitaria dello Schleswig-Hol-
stein, in Germania. «È il miglior marcato- Nelle persone con disturbo comportamentale
re prodromico di cui disponiamo».
del sonno REM, i freni che di regola
Mollare il freno
Ray Merrell, un 66enne che risiede nel
ci immobilizzano mentre sogniamo sono disattivati
New Jersey, ha cominciato ad agire i pro-
pri sogni una quindicina di anni fa. I suoi
paesaggi onirici erano diventati ricchi di azione, come «qualcosa persone con RBD ha ricevuto entro 12 anni una diagnosi di malat-
che vedi alla tv», ricorda. Si ritrovava spesso a inseguire o essere tia neurodegenerativa. Talvolta l’RBD si manifesta decenni prima
inseguito da una persona, un animale o qualcos’altro. Nel mondo di altri sintomi neurologici, anche se il ritardo medio oscilla intor-
reale Merrell si dimenava, scalciava e saltava fuori dal letto; e alcu- no ai dieci anni. Quando la messa in atto dei sogni avviene insie-
ni suoi violenti comportamenti notturni avevano provocato lesio- me ad altri sintomi precoci di sinucleinopatie, i pazienti tendono a
ni a se stesso e alla moglie. sviluppare la malattia neurodegenerativa più rapidamente.
Nelle persone con RBD i freni che di regola ci immobilizzano Sulle prime molti ricercatori espressero scetticismo su questo
nel sonno REM – lo stadio più legato all’attività onirica – sono di- legame, ricorda Bradley Boeve, professore di neurologia alla Mayo
sattivati. Per inciso, i sogni avvengono anche nel sonno non-REM, Clinic di Rochester, nel Minnesota. «I revisori ci restituivano gli
ma nella fase REM sono più lunghi, più vividi e più bizzarri. studi affermando che fosse un’emerita sciocchezza», ricorda. Ma
Negli anni cinquanta e sessanta il neuroscienziato francese Mi- la connessione tra l’RBD e la sinucleinopatia è ormai accreditata:
chel Jouvet condusse una serie di esperimenti che rivelavano fino «Credo che sia quasi vangelo».
a che punto fossero caotici i movimenti liberi nel sonno REM. Le- Alcuni scienziati sospettano che l’RBD sia causato da un’aggre-
sionando parti del tronco cerebrale dei gatti, Jouvet aveva inibito gazione di sinucleina, con conseguente neurodegenerazione, nel-
la paralisi muscolare che avviene in molte specie durante il sonno le aree del tronco cerebrale che ci immobilizzano nel sonno REM.
REM. I felini sottoposti alla procedura si comportavano in modo Nella sua forma normale, la proteina è coinvolta nel funzionamen-
normale quando erano svegli; da addormentati, però, diventavano to dei neuroni; ma quando è «mal ripiegata» in una configurazione
insolitamente vivaci, manifestando scoppi di attività: si aggiravano atipica, può formare aggregati tossici. Le autopsie hanno rivelato
furtivamente, «facevano la pasta» con le zampe, mordevano, gio- che oltre il 90 per cento delle persone con RBD muore con segni di
cavano e facevano grooming. Malgrado questo comportamento, accumulo di sinucleina nel cervello. Non esistono metodi consoli-
molto simile a quello dello stato di veglia, i gatti rimanevano pro- dati per cercare gli aggregati di sinucleina nel cervello delle perso-
fondamente addormentati. Jouvet osservò inoltre che le azioni nel ne in vita, ma gli scienziati l’hanno cercata in altre parti del corpo.
sonno di questi animali erano spesso dissimili dalle loro abitudi- Per esempio Alejandro Iranzo, neurologo della Hospital Clinic di
ni da svegli. Felini che erano «sempre molto amichevoli da svegli», Barcellona, e colleghi hanno rivelato una sinucleina mal ripiegata
scriveva, nel sonno REM si comportavano con aggressività. nel liquido cerebrospinale del 90 per cento dei pazienti con RBD.
Sul finire degli anni ottanta Carlos Schenck, psichiatra dell’U- Come manifestazione precoce del Parkinson e di malattie affini,
niversità del Minnesota, e colleghi pubblicarono i primi casi clini- l’RBD può aiutare gli scienziati a rivelare come la sinucleina tos-
ci di RBD. I pazienti descrivevano sogni violenti e comportamenti sica si diffonde nel corpo e nel cervello. Stanno accumulandosi le

68 Le Scienze 656 aprile 2023


FISIOLOGIA
menti in sogno dei propri pazienti parkinsoniani do-
po aver osservato uno schema insolito: benché da sve-
I cicli dei sogni glie queste persone avessero problemi di movimento,
i partner riferivano che nel sonno questi deficit scom-
Quando ci addormentiamo, nel cervello si succedono stadi differenti, ciascuno parivano. Un paziente, che Arnulf ricorda vividamen-
con un tipico schema di attività cerebrale. Nel sonno con movimenti oculari rapidi, te, stava sognando coccodrilli nel laboratorio del son-
o sonno REM, le onde cerebrali somigliano a quelle del cervello in stato di veglia, no quando sollevò un pesante ripiano del comodino
rappresentando sogni vividi. I muscoli di norma sono immobilizzati, per evitare di sopra la propria testa gridando «Coccodrillo! Cocco-
farci male eseguendo i movimenti che sogniamo. Ma nell’RBD, o disturbo com- drillo!» nella stanza vuota; da sveglio, costui stentava a
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portamentale del sonno REM, i meccanismi che ci paralizzano in questa fase sono sollevare gli oggetti e a parlare.
disattivati, probabilmente per un danno al tronco cerebrale. Incuriositi da queste osservazioni, Arnulf e colleghi
stilarono un elenco dei comportamenti esibiti dalle
Il disturbo comportamentale del sonno REM (RBD)
persone durante il sonno REM. L’elenco – accresciu-
si verifica durante questi intervalli (in rosso) tosi negli ultimi 15 anni sino a includere centinaia di
ore di filmati di dormienti che agivano i propri sogni e
centinaia di racconti di sogni – ha permesso ad Arnulf
Stato
di veglia di svelare caratteristiche inattese dei sogni RBD e ri-
cavare informazioni su alcune questioni fondamentali
relative al come e perché sogniamo.
Stadi del sonno
(esempio generale)

REM
Merrell, Alda e molte altre persone con un RBD vi-
vono spesso sogni in cui affrontano il pericolo. In uno
Stadio 1 studio diretto da Arnulf i ricercatori hanno riscontrato
che il 60 per cento delle persone con RBD riferiva so-
Stadio 2 gni con qualche forma di minaccia, e il 75 per cento di
esse affrontava l’assalitore invece di fuggire. Le perso-
ne che riferiscono con più frequenza sogni inquietanti
Stadio 3 sono anche quelle più a rischio di sviluppare il Parkin-
son. «È da manuale che le persone con un RBD viva-
Tempo trascorso (ore): 1 2 3 4 5 6 7 8 no sogni violenti nei quali sono sulla difensiva», spiega
Yo-El Ju, professoressa di neurologia alla Washington
University a St. Louis. Ma se tutto ciò sia attribuibile a
distorsioni del ricordo – tendiamo a ricordare i sogni
prove che, perlomeno in alcuni pazienti, la malattia potrebbe ini- più violenti perché sono più memorabili – rimane una questione
ziare nell’intestino, e diffondersi risalendo attraverso le strutture aperta, aggiunge.
inferiori del cervello, come il tronco encefalico, fino a raggiunge- Il gruppo di Arnulf ha poi riscontrato che una percentuale
re le regioni superiori che influenzano il movimento e le funzioni significativa dei sogni RBD non sono violenti. In uno studio, il 18
cognitive. Una probabile via di risalita è il nervo vago, un fascio di per cento dei pazienti volava, cantava, danzava, rideva, insegnava
Grafica di Jen Christiansen; fonte: Across the Consciousness Continuum – From Unresponsive Wakefulness
to Sleep, di Christine Blume e altri, in «Frontiers in Human Neuroscience», Vol. 9, marzo 2015 (riferimento)

fibre nervose che collega il cervello ai principali organi. Aggregati o eseguiva altre attività pacifiche. In un altro studio con 52 pazien-
di sinucleina iniettati nell’intestino dei topi possono infatti diffon- ti RBD, i ricercatori sono andati alla scoperta di lievi variazioni
dersi al cervello tramite questo nervo; e nell’uomo almeno uno delle espressioni facciali nel sonno: metà delle persone sorrideva
studio epidemiologico ha dimostrato che resecare il vago, una pro- e un terzo rideva soprattutto nel sonno REM, a suggerire che i so-
cedura impiegata talvolta nel trattamento delle ulcere gastriche gni RBD sono forse più positivi di quanto si descrivesse in prece-
croniche, riduce il successivo rischio di Parkinson. denza. Arnulf ipotizza che i sogni violenti siano riferiti più spesso
Secondo alcuni ricercatori esistono due sottotipi di Parkinson: perché i comportamenti aggressivi hanno più probabilità di sve-
il tipo di origine intestinale e quello di origine cerebrale. L’RBD è gliare l’autore del sogno o il suo partner. «Sono convinta che nei
altamente predittivo del Parkinson, spiega Per Borghammer, pro- pazienti con RBD la finestra sia aperta sull’attività onirica, ma che i
fessore di medicina clinica all’Università di Aarhus, in Danimar- loro sogni non siano differenti dai nostri», commenta Arnulf.
ca; ma non vale il viceversa: solo un terzo dei parkinsoniani ha un La scoperta che i pazienti con RBD mostrano in sogno una
RBD prima di sviluppare i sintomi motori. Le persone con RBD gamma variegata di emozioni ha convinto Arnulf che ciò che i ri-
hanno un Parkinson di origine intestinale, ipotizza Borghammer, cercatori stanno apprendendo sui loro sogni valga anche per la
e in genere presentano sintomi come la stitichezza molto prima popolazione generale. Il suo gruppo ha scoperto, per esempio,
del declino motorio e cognitivo. Ma in due terzi dei pazienti, quel- che una piccola percentuale di persone con RBD era incapace di
li con origine cerebrale, l’RBD può comparire più tardi dei proble- ricordare i propri sogni pur agendo comportamenti di tipo onirico
mi motori, o non comparire mai. nel sonno, come a suggerire che le persone che si dichiarano non
sognatrici potrebbero in realtà sognare.
Il teatro dei sogni Un mistero dell’RBD è se le persone stiano agendo i propri so-
Un danno al tronco cerebrale influenza forse anche il contenu- gni tal quali o se i loro movimenti ne stiano modificando la trama,
to dei sogni e le azioni delle persone in sogno? Isabelle Arnulf, stu- dice Birgit Högl, professoressa di neurologia e medicina del sonno
diosa del sonno e professoressa di neurologia all’Università della alla Clinica universitaria di Innsbruck, in Austria.
Sorbona, a Parigi, ha maturato un vivo interesse per i comporta- Quanto alla domanda che incuriosì in partenza Arnulf – per-

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DUE SOTTOTIPI

Dove inizia il Parkinson?


I neurologi hanno considerato per decenni il Parkinson essenzialmen- possa avere inizio nel tratto gastrointestinale, e l’idea ha guadagnato
te come una malattia causata dalla perdita progressiva di neuroni nel- consensi negli ultimi anni. Secondo alcuni ricercatori esistono due sot-
la substantia nigra, una regione cerebrale coinvolta nel movimento. Nei totipi di Parkinson: il primo ha origine nell’intestino (a sinistra) e il secon-
primi anni 2000 il neuroanatomista Heiko Braak, dell’Università di Ulm, do nel cervello (a destra). In questa visione, l’RBD precede il Parkinson
in Germania, ha proposto con i colleghi la teoria che questo disturbo quando la malattia inizia nell’intestino e poi raggiunge il cervello.
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Nell’intestino Nel cervello


Secondo questo modello, aggregati tossici della proteina alfa-sinucleina iniziano In questo modello l’alfa-sinucleina si accumula nell’amigdala,
ad accumularsi nell’intestino, dopodiché risalgono lungo le grandi fibre nervose nella substantia nigra e in altre parti del cervello, agendo sulle
coinvolte nel controllo del battito cardiaco, della digestione e di altre funzioni emozioni, sul movimento e sulle funzioni cognitive, per poi
corporee. Infine si diffondono nel tronco cerebrale, causando l’RBD, e anni dopo discendere attraverso il tronco cerebrale. Perciò in questi
raggiungono le regioni superiori del cervello, compromettendo il movimento, i casi l’RBD si sviluppa dopo la comparsa dei sintomi più
processi cognitivi e altre funzioni. caratteristici del Parkinson.

Substantia nigra
Amigdala (nei gangli basali)

Cuore
Le connessioni
simpatiche
con il cuore sono ridotte.
Il locus coeruleus
nel tronco
cerebrale è
associato con l’RBD

Ganglio
stellato

Ganglio celiaco

Via simpatica
Il sistema nervoso
simpatico è formato

Heterogeneity, di Daniela Berg e altri, in «Nature Reviews Neurology», Vol. 17, aprile 2021 (riferimento)
Grafica di Now Medical Studios; fonte: Prodromal Parkinson Disease Subtypes - Key to Understanding
da fasci di fibre nervose,
come i gangli stellato e
celiaco, che raggiungono
molteplici organi.
Controlla la risposta
«lotta o fuggi».

Via vagale
Il nervo vago controlla Intestino crasso
le funzioni corporee nello stato e intestino tenue
di riposo. È la principale La stitichezza
via nervosa che collega è un primo segno
l’intestino al cervello. della malattia.

ché in alcuni pazienti i deficit motori caratteristici del Parkinson Risultati come questi suggeriscono che nelle persone con RBD
sembrano scomparire nel sonno – il lavoro di altri gruppi ha sug- il movimento sia generato da un circuito motorio che aggira i
gerito una risposta. Il neurologo e psichiatra Geert Mayer, già al- gangli basali. «Ciò rivela che, qualsiasi cosa avvenga nel Parkin-
la Hephata Clinic in Germania, in uno studio del 2015 ha rivela- son riguardo al movimento, questa non accade da addormentati»,
to con i suoi colleghi che nei pazienti con RBD i gangli basali – le commenta Ronald Postuma, professore di neurologia alla McGill
strutture motorie situate alla base del cervello in cui nei parkin- University.
soniani avviene la neurodegenerazione – erano silenti durante la Questi risultati aprono uno spiraglio, inoltre, a un’attraente
messa in atto dei sogni; ma altre regioni cerebrali coinvolte nel- prospettiva terapeutica: «E se riuscissimo a imitare lo stato moto-
la generazione del movimento, come per esempio la corteccia rio che ha la persona nel sonno, qualunque esso sia, mantenendo-
motoria, erano attive. la però sveglia?».

70 Le Scienze 656 aprile 2023


Intervenire presto Nel 2021 il NAPS ha ricevuto una sovvenzione di 35 milioni di
Merrell aveva agito sogni per anni prima di capire che, forse, dollari dai National Institutes of Health per il proprio lavoro, che
era il segno di un problema più grande. Tutto era iniziato in un sarà svolto in otto sedi degli Stati Uniti e in una nel Canada. In un
momento difficile sul lavoro, e lui stesso aveva liquidato le pro- lavoro parallelo, Högl e altri ricercatori in Europa stanno radu-
prie occasionali sfuriate nel sonno come effetto dello stress lavo- nando una schiera di pazienti di molteplici centri nel continente
rativo. Una sera, nel bel mezzo di un sogno, l’uomo si lanciò contro per futuri studi clinici. Wolfgang Oertel, neurologo della Philipps-
lo spigolo del comodino, lacerandosi la pelle ed evitando solo per Universität di Marburgo, in Germania, che è coinvolto nel pro-
un pelo di fratturarsi lo sterno. Aver rischiato seriamente di farmi getto europeo, è ottimista circa il futuro delle persone con RBD.
male «mi indusse a pensare che avrei fatto meglio ad approfondire Confida che, fra le decine di farmaci che potrebbero modificare il
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la questione», ricorda Merrell. decorso del Parkinson e che attualmente sono in sperimentazio-
Quando nel 2011 gli fu diagnosticato l’RBD, il suo medico ac- ne clinica, perlomeno alcuni saranno presto disponibili. «Dico ai
cennò al rischio di sviluppare in futuro altri disturbi, ma «non mi miei pazienti: “Siete arrivati al momento giusto”», commenta Oer-
diede certezze né altri consigli», racconta Merrell. Quando però si tel. «Sarete tra i primi a ricevere i farmaci giusti».
mise a fare ricerche on line scoprì molti studi su pazienti con RBD Högl è stato poi coinvolto in un altro attivo campo d’indagine:
che più avanti nella vita avevano sviluppato una malattia neuro- trovare il modo per caratterizzare meglio l’RBD. In collaborazio-
degenerativa. «Più indagavo – aggiunge – e più mi rendevo conto: ne con Ambra Stefani, della Clinica universitaria di Innsbruck,
“Diavolo, questo ha implicazioni davvero serie!”». e con altri colleghi, Högl ha misurato l’attività muscolare duran-
I trattamenti oggi disponibili per il Parkinson e per le altre si- te il sonno in persone con RBD. Gli studiosi si augurano che que-
nucleinopatie possono solo gestire i sintomi, ma non rallenta- sto lavoro non solo li aiuti a semplificare la diagnosi dell’RBD, ma
re o bloccare la neurodegenerazione che ne è alla base. «La noti- dia anche una mano ai medici a rivelare questo disturbo del sonno
zia peggiore che mi capita di dare come medico del sonno è dire a ancora prima, nel cosiddetto RBD prodromico, in cui i sogni po-
qualcuno che ha l’RBD», confessa Ju. trebbero non essere agiti in modo palese, oppure in quelle perso-
ne che possono avere l’RBD ma manife-
stare soltanto lievi movimenti, difficili
L’RBD, essendo in tanti casi uno stadio molto da rivelare. Il loro lavoro suggerisce che
i comportamenti elaborati e violenti os-
precoce del Parkinson, offre una finestra entro cui servati nell’RBD siano «solo la punta
dell’iceberg», dice Högl. Potrebbero per
le terapie hanno più probabilità di funzionare esempio verificarsi in una notte ma non
nella successiva. Viceversa, aggiunge,
lievi contrazioni nei muscoli delle ma-
Sono tuttavia in fase di sviluppo diverse nuove terapie per il ni o di altre parti del corpo sembrano essere molto più frequen-
Parkinson e per altre sinucleinopatie, e molti neurologi ritengo- ti, e paiono un segno più stabile perché si manifestano centinaia
no che un intervento precoce potrebbe essere decisivo. «Il campo di volte nella notte.
del Parkinson, in particolare, è costellato di sperimentazioni clini- Per ora non esistono cure per guarire dall’RBD né dal Parkin-
che fallite», dice Ju. «Nel momento in cui i pazienti manifestano la son, ma ciò non significa che i pazienti siano impotenti. Una mo-
malattia, probabilmente è già troppo tardi per intervenire: trop- le crescente di prove indica che l’esercizio fisico, da moderato a in-
pe cellule sono morte». Andare a ritroso e indagare questi tratta- tenso, contribuisce a migliorare i sintomi sia motori sia cognitivi
menti in apparenza falliti nei pazienti con RBD potrebbe rivelarsi del Parkinson, e molti neurologi già consigliano questa attività fi-
più efficace, aggiunge Ju, perché l’RBD, quale stadio molto preco- sica ai pazienti con RBD. «Le prove raccolte fanno pensare che i
ce della malattia, offre una finestra entro cui le terapie hanno più vantaggi dell’esercizio fisico non siano meramente sintomatici»,
probabilità di funzionare. «Molti considerano l’RBD un po’ come spiega il neurologo Michael Howell, dell’Università del Minneso-
l’eccesso di colesterolo», dice Boeve. «Se i livelli lipidici sono ele- ta. «A quanto pare, l’attività fisica aiuta a proteggere le cellule del
vati, aumentano il rischio di infarto e di ictus; se si riesce a modifi- cervello».
care questo processo fisiopatologico, si può ridurre il rischio o ri- Alda e Merrell hanno seguito quel consiglio alla lettera. In ag-
tardarne l’insorgenza». giunta ai farmaci, Alda si è dato a una terapia per il Parkinson basa-
Ju, Postuma e Boeve dirigono insieme il North American Pro- ta sull’esercizio fisico. Anche Merrell ha integrato un’attività fisica
dromal Synucleinopathy (NAPS) Consortium, varato nel 2018. regolare nella sua routine, dedicandosi a giorni alterni a una cam-
I ricercatori del NAPS intendono individuare i marcatori clinici minata di diversi chilometri; in più, è coinvolto nella ricerca clini-
e biologici con i mezzi più svariati, inclusi gli screening genetici, ca ed è uno dei partecipanti al NAPS. Questo suo contributo lo fa
le scansioni cerebrali, gli esami del sangue e del liquido cerebro- sentire più forte, perché si augura di contribuire alla scoperta di te-
spinale. I ricercatori si augurano che questi marcatori arrivino un rapie neuroprotettive efficaci. «È sempre esistito qualcuno che ha
giorno a indicare come e quando una persona con RBD sviluppe- fatto il primo passo in altre malattie o disturbi, permettendo i trial
rà più avanti nella vita una malattia neurodegenerativa; e di qua- clinici e le terapie di cui disponiamo oggi», commenta Merrell. «Mi
le malattia si ammalerà. Idealmente, questi biomarcatori dovreb- è capitato di essere reclutato per questo, e accetto la sfida». Q

bero aiutare gli scienziati a identificare i pazienti con RBD a cui


somministrare terapie sperimentali mirate all’_-sinucleina anni
PER APPROFONDIRE
prima della comparsa dei sintomi invalidanti. L’obiettivo finale del
NAPS, spiega Ju, «è, in sostanza, predisporre trial clinici per trat- Il Parkinson ha origine dall’intestino? Kwon D., www.lescienze.it, 26 maggio
tamenti protettivi». 2018.

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C U LT U R A

Scegliere
parole e storie
che coinvolgano le priorità
delle persone può stimolare
la volontà necessaria
ad applicare le soluzioni
per il clima

di Susan Joy Hassol


l cambiamento climatico scon- formazione ben finanziata dal settore dei

I
volge già la vita di miliardi di combustibili fossili, concepita per confon-
persone: ciò che prima era ri- dere le idee ed essere fuorviante.
tenuto un problema futuro sta Capire il gergo può essere difficile, ma
imperversando qui e ora. Que- è ancora peggio l’uso di termini familia-
sta realtà ha contribuito a con- ri che in un contesto scientifico assumono
vincere gran parte delle perso- un significato completamente diverso. Per
ne che per limitare i danni dobbiamo agire. esempio, di solito la gente usa il termine
Ma non si sta affrontando l’urgenza del- «positivo» per dire «buono» e «negativo»
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la crisi con la dovuta velocità. La transi- per dire «cattivo». Per i climatologi inve-
zione all’energia pulita appena iniziata è ce questi due termini significano rispetti-
troppo lenta per poter evitare i peggiori ef- vamente «in aumento» e «in diminuzione».
fetti del cambiamento climatico. Ad agosto Quindi se la temperatura ha una tenden-
2022, dopo molti ritardi, il governo degli za positiva vuol dire che sta crescendo: in
Stati Uniti ha intrapreso un’azione appro- un periodo di riscaldamento globale è una
vando l’Inflation Reduction Act, ma ser- brutta notizia. Gli scienziati inoltre parlano
vono molti altri progressi e questa misura di emissioni negative, che evocano l’inqui-
è ostacolata dalle contrapposizioni politi- namento, quando invece indicano la rimo-
che. La spaccatura tra le fazioni è dovuta zione dell’anidride carbonica dall’aria, cioè
soprattutto all’impressione dei conserva- qualcosa di buono. Sarebbe più chiaro se
tori che le soluzioni al cambiamento cli- chiamassimo questa attività rimozione, as-
matico comportino un’intrusione del go- sorbimento o abbattimento della CO2.
verno, che controllerebbe le scelte delle Le percezioni possono essere influenza-
persone e imporrebbe loro sacrifici. Le ri- te dalle parole che usiamo. In genere il ter-
cerche dimostrano che lo scetticismo dei mine «naturale» si riferisce a ciò che avvie-
repubblicani sul cambiamento climatico ne senza un intervento umano. Ma molti
si può attribuire in gran parte a un conflit- eventi che chiamiamo disastri naturali –
to tra valori ideologici e soluzioni spesso come piogge torrenziali e uragani più for-
discusse, in particolare le norme gover- ti, che portano a gravi alluvioni, o caldo e
native. Uno studio del 2019 pubblicato su siccità estremi che intensificano gli incen-
«Climatic Change» ha rilevato che la pola- di – non sono più del tutto naturali. Scon-
rizzazione politica e ideologica sul cambia- volgendo il clima e costruendo in luoghi
mento climatico è molto forte negli Stati vulnerabili, l’umanità sta generando disa-
Uniti e in altri paesi di lingua inglese. stri innaturali. Il termine «naturale» si può
Una cosa che possiamo fare tutti per af- usare anche in altri modi: nel 2021 scienziati
frontare questo stallo è modificare il lin- della Yale University hanno scoperto che gli
guaggio e i messaggi relativi al cambia- statunitensi associano il gas naturale all’i-
mento climatico. Le parole che usiamo e dea di «pulito» e il metano a quella di «inqui-
le storie che raccontiamo sono importanti. namento», anche se il gas naturale è costitu-
Trasformando il modo in cui parliamo del ito quasi interamente da metano.
cambiamento climatico, possiamo coinvol- Il linguaggio che usiamo per descrive-
gere le persone e creare la volontà politica re le soluzioni per il clima può aggrava-
necessaria per mettere in pratica interven- re la spaccatura culturale. Termini come
ti abbastanza forti da affrontare la crisi con «regolare», «vietare», «tagliare», «impor-
la dovuta urgenza. re» e «tasse» sono impopolari, soprattutto
tra i conservatori. Forse la gente sarebbe
Le parole contano più disposta a sostenere soluzioni descrit-
Per ispirare la gente dobbiamo raccon- te con termini come «innovazione», «im-
tare una storia non di sacrificio e privazio- prenditorialità», «ingegno», «mercato» e
ne, bensì di opportunità e miglioramen- «concorrenza nella corsa globale per l’e-
to della nostra vita, salute e prosperità, nergia». Il fatto che la prima politica clima-
una storia di progresso umano in un’epoca tica rilevante negli Stati Uniti si chiami In-
post-combustibili fossili. flation Reduction Act è un altro esempio di
Nel presentare questa storia ci troviamo quanto sia importante la scelta delle paro-
di fronte a problemi linguistici, alcuni dei le. Proprio questo nome ha contribuito a
quali derivano da comportamenti in buo- ottenere il sostegno essenziale del senato-
na fede, come la tendenza degli scienziati a re Joe Manchin, della West Virginia: il suo
usare il proprio gergo e a pensare che i fat- voto era stato in bilico. Inoltre il nome po-
ti parlino da sé. Altri invece sono intenzio- trebbe aver reso più accettabile la norma
nali e insidiosi, come la campagna di disin- ai molti cittadini statunitensi che, pur es-

Le Scienze 73
sendo preoccupati per il cambiamento cli- Susan Joy Hassol dirige Climate Communication, un progetto di divulgazione
matico, non lo considerano una priorità ri- no profit. È stata premiata per la sua attività di comunicatrice, analista e autrice
spetto all’inflazione e all’economia. nel settore del cambiamento climatico, e da oltre trent’anni rende accessibili
Ci sono anche altre espressioni che, se questioni complesse a decisori politici e al pubblico.
modificate, possono contribuire a miglio-
rare l’informazione e reindirizzare il di-
battito sul clima. Anziché di gas serra, il pubblico significa solo un’impressione. ro avrebbe ridotto del 75 per cento il valo-
possiamo parlare di «inquinamento che in- E sa che, sempre per il pubblico, il termi- re dell’immobile, e il suo rumore avrebbe
trappola il calore». Questo termine fa risal- ne «incertezza» è sinonimo di «ignoranza», provocato il cancro.
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tare il meccanismo di base del cambiamen- anche se gli scienziati lo usano per indica- Un modo di contrastare la disinforma-
to climatico di origine umana, e la parola re una gamma di risultati possibili. Così i zione consiste nel giocare d’anticipo «vac-
«inquinamento» ha un’accezione negativa sostenitori dei combustibili fossili ripeto- cinando» il pubblico, cioè promuovendo
che in questo contesto è giusta. «Cambia- no all’infinito: «Il cambiamento climatico è un’informazione precisa e aiutando la gen-
mento climatico» è ormai un’espressione solo una teoria. C’è molta incertezza». te a riconoscere le tecniche di disinforma-
diffusa, ma ciò che stiamo vivendo si po- Via via che la crisi climatica ha avuto ri- zione. Secondo quanto rilevato dai ricer-
trebbe definire più precisamente «sconvol- percussioni sempre più forti sulla nostra catori, i messaggi preventivi che spiegano
gimento climatico di origine umana». Pur- vita, negarne l’esistenza è diventato sem- queste tecniche e mettono in risalto le in-
troppo sono corretti anche termini come pre più difficile. Ecco perché chi intende formazioni corrette possono prevenire i
«crisi climatica» ed «emergenza climatica». mantenere lo status quo ha cambiato tat- malintesi. È fondamentale evidenziare che
Nelle zone costiere, sempre più spes- tica, passando dalla negazione della clima- il costo dell’energia rinnovabile è crollato,
so con l’alta marea l’acqua sommerge le tologia a strategie come la deviazione: per tanto da renderla più economica di quella
strade, anche quando non piove. È un fe- esempio, portarci a pensare alla nostra im- inquinante. Nell’ultimo decennio i prezzi
nomeno dai costi enormi: città come Mia- pronta di carbonio personale, invece di dell’energia solare e delle batterie sono di-
mi spendono centinaia di milioni di dollari esaminare l’enorme responsabilità delle minuiti di circa il 90 per cento, ed è calato
in sistemi per pompare l’acqua. Eppure gli grandi aziende petrolifere e del gas nel ri- molto anche il costo dell’energia eolica.
esperti parlano di nuisance flooding, lette- tardare la lotta al cambiamento climatico. Si sono ottenuti buoni progressi anche
ralmente «alluvione fastidiosa»: un termine Inoltre seminano dubbi, diffondendo leg- nella gestione di fonti variabili come Sole e
che sottovaluta molto le sue conseguenze gende e bugie sulle soluzioni, che sareb- vento, oltre che nello stoccaggio dell’ener-
sul piano umano ed economico. Potrebbe bero troppo costose e inaffidabili. Nel 2019 gia così prodotta. Non aspettiamo un mira-
essere più efficace definirlo «alluvione sen- Donald Trump, rivolgendosi a una folla, colo energetico: ne abbiamo già avuto uno.
za pioggia» o «ricorrente». Analogamente, ha detto che la costruzione di un «mulino La seconda grande sfida, spesso legata
via via che si alza il livello del mare e gli ura- a vento» da qualche parte vicino a casa lo- alla prima, riguarda le impressioni diffu-
gani diventano sempre più forti, negli Sta-
ti Uniti si comincia a invocare una «ritirata
organizzata» dalle coste. Ma questa espres- Parole migliori per spiegare la scienza
sione fa pensare a una resa. Come han-
no detto dei generali, non ci ritiriamo mai:
TERMINE SIGNIFICATO SCELTA MIGLIORE
avanziamo in un’altra direzione. Sarebbe SCIENTIFICO PER IL PUBBLICO
più positivo esortare a un «trasferimento
proattivo» in zone più elevate e sicure.

Affrontare le sfide
La scelta delle parole fa parte di una più
ampia serie di sfide in campo comunicati-
vo che dobbiamo affrontare per creare la
volontà politica necessaria per un inter-
vento rapido contro la crisi climatica. Pos-
siamo dividere queste sfide in tre catego-
rie: disinformazione, impressioni sbagliate
e tendenza a etichettare il cambiamento
climatico come una questione ambientale.
Partiamo dalla disinformazione.
L’industria dei combustibili fossili e chi
sta ai suoi ordini hanno organizzato una
campagna di disinformazione ben finan-
ziata e di lunga durata, che sfrutta la confu-
sione sul linguaggio relativo al clima. Chi
ha ideato questa campagna sa che il ter-
mine «teoria» per gli scienziati indica un’i-
dea con una base scientifica solida, ma per

74 Le Scienze 656 aprile 2023


se ma sbagliate sullo sconvolgimento cli- fumo degli incendi e altri aspetti del meteo
matico e sulla sua percezione nel pubblico. Come parlare sempre più estremo. La prossima volta che
Una ricerca pubblicata nel 2022 su «Natu- volete parlare dello sconvolgimento clima-
re Communications» ha rilevato che negli del cambiamento tico con una persona, considerate le sue
Stati Uniti una quota di popolazione com- priorità e usatele come punto di partenza.
presa tra il 66 e l’80 per cento sostiene le climatico Come accade in genere con la buona co-
politiche per la lotta al cambiamento cli- municazione, il successo dipende da come
matico, ma le stesse persone pensano che 1. Comunicare sul piano personale riusciamo a fare leva sui valori, ottenere fi-
a sostenerle sia solo tra il 37 e il 43 per cen- 2. Appellarsi alle priorità delle persone ducia e trovare un terreno comune.
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to: la comunità di cittadini preoccupati per 3. Connettersi ai valori Se sapete che qualcuno, per la propria
il clima è una maggioranza, ma crede di es- appartenenza a un gruppo, tende a rifiu-
4. Trovare un terreno comune
sere una minoranza. Inoltre i ricercatori tare l’idea del cambiamento climatico di
5. Fare riferimento al qui e ora
hanno scoperto che, anche se i sostenitori origine umana, invece di sbattere la testa
delle politiche per limitare il cambiamen- 6. Concentrarsi sul meteo estremo contro una porta principale sbarrata cer-
to climatico sono il doppio rispetto ai loro 7. Promuovere l’energia pulita cate una porta laterale. Per esempio, a qua-
oppositori, gli statunitensi hanno erronea- 8. Mettere in evidenza il risparmio si tutti piace l’energia pulita, e per buoni
mente l’impressione opposta. Questa con- 9. Far notare l’urgenza di un intervento
motivi: offre aria e acqua pulite, sicurezza
vinzione sbagliata sulla società riduce la energetica, costi minori, più posti di lavo-
10. Mostrare dove l’azione dà risultati
disponibilità a parlare dell’argomento e di- ro e altri vantaggi. Così, anche senza chia-
minuisce la motivazione e la pressione po- 11. Evidenziare la nostra scelta del futuro mare in causa il cambiamento climatico
litica per l’adozione di misure per il clima. ci sono molti motivi per sostenere l’ener-
Un modo di reagire consiste nel parlare di gia pulita. Uno studio pubblicato nel 2015
più del cambiamento climatico con fami- za. Possiamo raccontare storie che non de- su «Nature Climate Change» ha rilevato
liari, amici, colleghi e leader nel settore scrivano sventure e privazioni, ma i molti che in 24 paesi gli interventi contro il cam-
pubblico e in quello privato. Ognuno di noi vantaggi che otterremo passando all’ener- biamento climatico erano motivati da altri
può contribuire a questa soluzione. gia pulita e proteggendo la natura. Dobbia- vantaggi, soprattutto lo sviluppo economi-
Un’altra impressione sbagliata, ma sem- mo creare un’immagine di quel mondo mi- co e la salute delle comunità. Uno studio
pre più diffusa, è che sia troppo tardi per gliore – alimentato da energia rinnovabile, pubblicato nel 2022 su «Nature Energy»
agire, che la catastrofe climatica globale sia con città più vivibili e adatte al traffico pe- ha confrontato tre categorie di vantag-
inevitabile. Un motivo può essere la ten- donale – e illustrare come e dove si vedono gi dell’energia rinnovabile – risparmio
denza dei media a dedicare più spazio ai di- già miglioramenti. Sotto l’aspetto psicolo- sui costi, spinta all’economia e riduzione
sastri che alle soluzioni, e questo può por- gico è importante sapere che non partiamo del cambiamento climatico – e ha scoper-
tare molti alla disperazione o al fatalismo. ora: ci siamo già avviati. to che il risparmio sui costi era quella più
Secondo uno studio pubblicato nel 2021 La terza sfida è che lo sconvolgimento condivisa tra tutti i gruppi politici.
su «The Lancet», è una tendenza che col- climatico è confinato da anni nella catego- Servirà un sostegno adeguato della so-
pisce soprattutto i giovani: l’84 per cento ria delle questioni ambientali. Secondo un cietà per realizzare i cambiamenti neces-
si dichiara preoccupato e il 75 per cento af- sondaggio Gallup del 2021, negli Stati Uni- sari a evitare le conseguenze più gravi del-
ferma che il futuro è spaventoso. Se la gen- ti solo il 41 per cento della popolazione si lo sconvolgimento climatico prima che il
te è convinta che siamo condannati e non considera ambientalista. E le questioni am- mondo superi troppi livelli di allarme. Se-
ci sia più niente da fare, perché dovrebbe bientali, soprattutto il cambiamento clima- condo una ricerca pubblicata nel 2018 su
provare? È indispensabile comunicare con tico, sono ormai così polarizzate politica- «Science», i cambiamenti sociali di ampia
chiarezza che non è troppo tardi per evita- mente che alcune persone si oppongono a portata richiedono l’impegno attivo del 25
re le conseguenze peggiori. Dobbiamo agi- qualsiasi dibattito sull’argomento. per cento circa della popolazione. In meri-
re con urgenza perché ogni ritardo rende il In realtà a ognuno interessa un certo to al clima gli Stati Uniti si stanno rapida-
futuro più caldo e costoso. Ogni frazione di aspetto che risente dell’emergenza clima- mente avvicinando a quella soglia. Ricer-
grado conta, come ogni azione. L’attivista tica. Si tratta di persone religiose? Lo scon- catori della Yale University e della George
Greta Thunberg ha espresso questa idea in volgimento climatico danneggia il crea- Mason University hanno rilevato che ver-
modo molto efficace: «Quando comincia- to e colpisce in modo particolare i «fratelli so fine 2021 un terzo degli statunitensi era-
mo ad agire, la speranza è dappertutto». più piccoli». Sono appassionati di pesca? Il no preoccupati per la crisi climatica e per
Secondo uno studio del 2019 di ricer- cambiamento climatico riscalda i fiumi, la maggior parte erano disposti ad agire.
catori della Yale University e della Geor- riducendo l’habitat delle specie di acqua Affrontare le sfide della comunicazione
ge Mason University, chi ha una speranza fredda come salmoni e trote. Vanno a scia- sul clima potrebbe aiutarci a trovare una
costruttiva (contrariamente alla speran- re? Il riscaldamento riduce le possibilità di volontà politica sufficiente per scongiura-
za passiva, per esempio di chi pensa: «Dio fare sport sulla neve. Tutti hanno bisogno re i peggiori effetti del cambiamento cli-
ci salverà») ha più probabilità di agire e so- di mangiare, e il cambiamento climatico matico prima che sia troppo tardi. La gen-
stenere politiche contro il cambiamen- ha ripercussioni su alcuni nostri prodotti te deve realizzare quanto sia impellente la
to climatico. Suscitare la speranza porta preferiti, come caffè e cioccolato, oltre che scelta che dobbiamo fare tra un futuro leg-
a stimolare una sensazione di efficacia, a su colture di base essenziali, tra cui mais e germente più caldo e una catastrofe glo-
credere che quanto facciamo come perso- frumento. Molte persone soffrono per l’au- bale. E deve capire che saranno le scelte di
ne e società possa davvero fare la differen- mento di calore e umidità in estate, per il oggi a determinare il nostro destino. Q

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GENETICA

Salti
inaspettati
Fahmi Bhs

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Un gene originario dei serpenti La scoperta di un hot-spot in cui


il trasferimento genico orizzontale
ha ripetutamente saltato la barriera è particolarmente attivo richiama
di specie ed è finito in rane di tutto l’attenzione sul possibile ruolo
dei parassiti e dell’ecologia
il mondo. Ora si cerca di capire in cambiamenti di questo tipo.
perché sia accaduto in Madagascar
molto più spesso che altrove

di Veronique Greenwood

www.lescienze.it Le Scienze 77
Veronique Greenwood è giornalista scientifica e saggista.
I suoi lavori sono stati pubblicati su «The New York Times
Magazine», «Discover», «Aeon» e altre pubblicazioni.

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ppollaiata su una foglia nella foresta pluviale, la piccola rana mantella

A dorata nasconde un segreto. Condivide questo segreto con la rana dal-


la lingua a forchetta, la rana delle canne e una miriade di altre rane nelle
colline e nelle foreste del Madagascar, oltre che con i boa e altri serpen-
ti che le predano. Su questa isola, dove vivono molte specie animali che
non sono presenti altrove, di recente alcuni genetisti hanno fatto una scoperta sorpren-
dente: nel genoma delle rane c’è un gene, BovB, che sembra provenire dai serpenti.
Dopo aver analizzato i genomi di rane e serpenti di tutto il mon- Quando i geni vagano
do, in un articolo pubblicato su «Molecular Biology and Evolu- Il trasferimento orizzontale è comune nei batteri. I brulicanti
tion» gli scienziati hanno dimostrato che questo gene è passato organismi unicellulari che popolano quasi ogni angolo del piane-
in qualche modo dai serpenti alle rane almeno 50 volte in tutto il ta raccolgono geni dall’ambiente con la stessa facilità con cui una
pianeta. Ma in Madagascar si è inserito nelle rane con una promi- spazzola raccoglie i peli del gatto. Questo è uno dei motivi per cui
scuità sorprendente: si trova nel 91 per cento delle specie di rane la resistenza batterica agli antibiotici è molto diffusa: i geni pro-
campionate. Qualcosa sembra rendere il Madagascar un luogo ec- tettivi si trasmettono facilmente e la selezione naturale fa sì che
cezionalmente favorevole alla mobilità del gene. i batteri resistenti superino i loro vicini e trasmettano i loro geni
Quando Atsushi Kurabayashi, professore associato del Naga- alla generazione successiva. I batteri si scambiano i geni così fa-
hama Institute of Bio-Science and Technology in Giappone e au- cilmente che alcuni scienziati hanno addirittura proposto che i
tore senior del nuovo lavoro, ha visto per la prima volta la versio- batteri formino una rete di vita correlata piuttosto che un albero
ne serpentesca del gene nelle rane è rimasto perplesso. Ha chiesto genealogico ramificato.
spiegazioni a un collega specializzato in genomica, il quale ha su- Invece, le cellule di organismi eucarioti come gli esseri umani,
bito esclamato: «Deve trattarsi di trasferimento orizzontale!», cioè le rane e i serpenti sono diverse. Il nucleo delle loro cellule sem-
il passaggio di un gene da una specie all’altra, in contrasto con l’e- bra di solito una fortezza per proteggere il genoma. Il DNA è accu-
redità verticale dei geni, che va da un genitore a un figlio. ratamente arrotolato e conservato nella biblioteca della cittadella,
Quella esclamazione ha portato Kurabayashi sulle tracce di un con gli enzimi che richiamano solo i geni da esaminare in un de-
fenomeno che una volta era ritenuto estremamente raro, sebbene terminato momento. La cellula è dotata di dispositivi di sicurezza
il miglioramento del sequenziamento dei genomi abbia fatto riva- per prevenire i danni al DNA e per ripararne l’usura. Se il genoma
lutare ai biologi questa opinione. E il nuovo studio, che dimostra è come un manoscritto miniato di inestimabile valore, i suoi bi-
che il trasferimento orizzontale di geni può essere più probabile in bliotecari portano le spade.
alcuni luoghi che in altri, complica ulteriormente la storia. Sugge- Eppure, nella letteratura scientifica continuano a compari-
risce che, nel cercare spiegazioni per i trasferimenti orizzontali, i re esempi di trasferimenti genici orizzontali che coinvolgono gli
ricercatori potrebbero dover guardare oltre i semplici meccanismi eucarioti. Aringhe e osmeridi, pesci non imparentati tra loro che
genetici, ai contesti ecologici in cui vivono le specie. Gli scienziati nuotano nelle acque gelide dell’Oceano Artico, dell’Oceano Paci-
faticano ancora a capire quanto siano comuni o rari i trasferimenti fico settentrionale e dell’Oceano Atlantico settentrionale, hanno
orizzontali negli organismi complessi, ma alcune aree, come il Ma- esattamente lo stesso gene per una proteina che impedisce al lo-
dagascar, potrebbero esserne i punti caldi (hot-spot). ro sangue di congelarsi; probabilmente è passato dalle aringhe

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le piante molto tempo fa, hanno scritto Jinling Huang,
Un punto caldo per della Eastern Carolina University, e colleghi in un arti-
colo del 2022.
i trasferimenti genici Ci sono ragioni molto chiare per cui l’evoluzione ha
sorriso ad alcuni di questi improbabili trasferimenti. I
Una recente indagine sui trasferimenti genici orizzontali tra rettili e anfibi ha pesci con il gene non congelano. Gli enzimi digestivi dei
rilevato che si verificano molto più spesso in Madagascar che in altre regioni. nematodi permettono loro di estrarre più energia dalle
cellule delle piante che mangiano. Grazie a un gruppo
di enzimi ricevuti dai batteri, le alghe rosse che vivono
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Trasferimenti orizzontali per regione nelle sorgenti calde studiate dal biologo evolutivo De-
Il numero di trasferimenti genici identificati tra le specie bashish Bhattacharya e dalla sua studentessa Julia Van
avvenuti negli ultimi 50 milioni di anni. Etten, della Rutgers University, possono sopravvivere
al contatto con sostanze che altrimenti le ucciderebbe-
ro. Se un gene aumenta la sopravvivenza, non ci vuole
1 molto prima che i discendenti del primo organismo che
lo ha acquisito prendano il sopravvento.
2 5
2 Non tutti questi geni erranti, però, comportano ne-
cessariamente un vantaggio. BovB è un noto trasposo-
1 ne, cioè un frammento di materiale genetico incline a
0 saltare di posizione nel genoma in modo casuale. In un
3 certo senso, i suoi salti dai serpenti alle rane in Madaga-
14
5 scar, comunque siano avvenuti, sono solo salti bizzarra-
mente più grandi del solito. Inoltre, sebbene i trasposo-
Madagascar ni possano avere effetti profondi sui genomi, BovB non
è un gene con una funzione nel senso tradizionale del
termine: è solo un frammento di DNA che fa copie di se
Come il gene BovB ha fatto il salto stesso. Kurabayashi osserva che, sebbene non si possa
La somiglianza dei geni BovB tra le specie suggerisce come il gene possa essersi escludere che le rane abbiano beneficiato di BovB, è più
trasferito da una all’altra. probabile che BovB persista grazie al suo successo ag-
gressivo nell’autoduplicazione. Questo potrebbe aiuta-
re a spiegare perché quando gli eucarioti si ritrovano
Somiglianza di sequenza di BovB con materiale genetico di altri organismi, spesso sono
coinvolti trasposoni come BovB.
99% 96%
Per quanto possa sembrare strano che gli eucarioti
ricevano geni dai batteri, ancora più strano è il fatto che
gli esempi di trasferimento genico orizzontale nella di-
rezione opposta sono molto più rari. Per qualche moti-
Specie Pulce Specie vo, i batteri non vogliono i nostri geni. I geni eucarioti-
di serpenti penetrante di rana
ci hanno caratteristiche strutturali che non li rendono
affatto perfetti per i batteri, ma potrebbero contribuire
anche altri fattori.
96% «Forse gli eucarioti non hanno i geni che interessano
96% 99% ai batteri», ha dichiarato Patrick Keeling, biologo dell’U-
97%
niversità della British Columbia che studia i trasferi-
menti orizzontali.

Diventare virali
Specie Specie Nematode Altre specie A differenza dei batteri, i virus hanno una vera e
di serpenti di rana di rane
propria abilità nel prelevare geni dai loro ospiti euca-
rioti. I virus, in particolare quelli chiamati retrovirus,
hanno gli strumenti per entrare nelle cellule e nei nu-
agli osmeridi. Laurie Graham, biologa molecolare della Queen’s clei dell’ospite e sono maestri nell’inserire materiale genetico nel
University, in Canada, e i suoi colleghi hanno pubblicato questa genoma dell’ospite. Fino all’8 per cento del genoma umano è costi-
Merrill Sherman/Quanta Magazine

osservazione nel 2021; le loro scoperte erano così controintuitive tuito da resti di retrovirus, frammenti di infezioni avvenute molto
che Graham ha avuto difficoltà a pubblicare lo studio. tempo fa nella storia della nostra specie.
Allo stesso modo, il biologo evolutivo Etienne G.J. Danchin e A volte il trasferimento avviene anche in senso inverso. In un
i suoi colleghi dell’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, articolo pubblicato su «Nature Microbiology» a dicembre 2021,
l’alimentazione e l’ambiente in Francia stanno studiando una se- Keeling, il suo collaboratore Nicholas Irwin, dell’Università di Ox-
rie di enzimi che i vermi nematodi hanno preso dai batteri. E ol- ford, e i loro colleghi hanno condotto la prima analisi completa dei
tre 100 famiglie di geni sembrano essere passate dai microbi al- trasferimenti genici orizzontali tra 201 eucarioti e 108.842 virus.

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I ricercatori sospettano che la versione del gene BovB presente nei boa (al centro) e in altri serpenti del
Madagascar possa essere particolarmente abile nell’effettuare trasferimenti orizzontali. Le rane Hyperolius
marmoratus (a sinistra) e Mantella aurantiaca (a destra) sono due delle specie che hanno ricevuto il gene.

Gli scienziati hanno trovato prove di oltre 6700 trasferimenti di queste cellule sono potenzialmente vulnerabili ai virus presenti
geni, con trasferimenti da ospite a virus circa due volte più comu- nell’ambiente, che potrebbero insinuarsi nei geni.
ni rispetto a quelli da virus a ospite. Gli autori dello studio han- Anche con le creature più grandi potrebbe essere più facile di
no concluso che i trasferimenti genici orizzontali sono stati i prin- quanto si pensi. Attualmente si tratta ancora di un’idea speculati-
cipali motori dell’evoluzione da entrambe le parti: i virus hanno va, ma «il tratto riproduttivo è pieno di microbi e virus», ha detto
usato spesso geni eucarioti per diventare più efficaci nell’infetta- Danchin. «Sappiamo che alcuni virus infettano in modo specifico
re i loro ospiti, mentre gli eucarioti hanno talvolta usato elementi il tratto riproduttivo».
dei geni virali per creare nuove caratteristiche o per regolare il lo- Keeling suggerisce che forse, per comprendere il mistero dei
ro metabolismo in modi nuovi. trasferimenti orizzontali dei geni, dovremmo considerarli come
Risultati come questi hanno convinto alcuni biologi che alme- conseguenze ecologiche dei comportamenti di un organismo,
no alcuni trasferimenti genici orizzontali possono essere facilita- dei suoi vicini e del suo ambiente. Se un gene trasferito orizzon-
ti dai virus. Se i virus sono in grado di prelevare geni dai loro ospiti talmente conferisce qualche vantaggio in termini di sopravviven-
e di lasciarsi dietro frammenti del loro genoma, sembra possibi- za, è probabile che dipenda dallo scenario specifico in cui si trova
le che a volte possano anche traghettare i geni dell’ultimo ospite il destinatario del gene: un mare ghiacciato, una sorgente calda,
che hanno infettato, o addirittura di un ospite di generazioni pre- una pianta ospite appetitosa con difese resistenti. «Sono così lega-
cedenti, e trasmetterli a un nuovo ospite. ti all’ecologia in cui si trova quella cosa, ma l’ecologia cambia», ha
Il coinvolgimento dei virus potrebbe anche aiutare a risol- ipotizzato. Con un cambiamento sbagliato dell’ambiente, il gene
vere un altro enigma sui trasferimenti orizzontali negli eucario- trasferito «non è più vantaggioso e viene perso».
ti. Affinché i trasferimenti avvengano, i geni che viaggiano devo-
no superare una serie di ostacoli. Anzitutto devono passare dalla Indizi ecologici
specie donatrice alla nuova specie ospite. Poi devono entrare nel I trasferimenti orizzontali di geni negli eucarioti potrebbero
nucleo e insediarsi nel genoma dell’ospite. Ma non basta entrare avvenire continuamente: nello stagno del vostro giardino, nel ter-
nel genoma di una cellula qualsiasi: nelle creature multicellula- reno sotto i vostri piedi, negli animali, negli insetti e nelle piante
ri come le rane e le aringhe, un gene non è trasmesso alla proge- che compongono l’ecosistema. «Credo che ci siano molti più tra-
nie dell’animale a meno che non riesca a intrufolarsi in una cellula sferimenti di quanti ne conosciamo», ha detto Bhattacharya. «Solo
EcoPic/iStock (rana a sinistra)

germinale, ovvero uno spermatozoo o un ovulo. che non li vediamo perché vengono spazzati via».
I virus potrebbero rendere più probabile questa serie di even- Per verificare quanto sia comune che le rane abbiano il gene
ti. In organismi piccoli come il nematode, ha affermato Danchin, il BovB dei serpenti, il gruppo di Kurabayashi ha chiesto a colleghi
tratto riproduttivo e le sue cellule germinali non sono lontani dal campioni di rane da tutto il mondo per sequenziarne il DNA. In
tratto intestinale, dove i virus ingeriti con il cibo possono deposi- questo modo gli scienziati hanno scoperto che su 149 specie, 50
tarsi. Poiché le rane rilasciano le uova e lo sperma in mare aperto, sono portatrici di BovB. Le 32 rane del Madagascar analizzate co-

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stituivano meno di un quarto di tutte le specie campionate, ma 29 scrivono come potrebbero essersi verificati questi trasferimenti
di esse erano portatrici del gene del serpente: una netta maggio- orizzontali. Senza una selezione che preservi le sequenze di DNA,
ranza di tutti i trasferimenti trovati nel mondo. Inoltre, almeno su lunghi periodi di tempo queste stesse sequenze tendono a mu-
due dei lignaggi di rane hanno acquisito BovB solo dopo che i loro tare e a confondersi, cancellando le prove molecolari di un trasfe-
antenati migrarono dall’Africa al Madagascar. rimento. E se nel trasferimento è coinvolto un virus, quest’ultimo
L’aspetto più interessante del lavoro, ha detto Graham, «è che potrebbe lasciare poche prove, ha detto Graham. I ricercatori po-
dimostra che il tasso di trasferimento non è uniforme. Varia mol- trebbero quindi aver bisogno di cogliere un salto genetico in fla-
to tra le regioni geografiche». Se un maggior numero di studi aves- grante per sapere come sta avvenendo.
se come obiettivo l’esame del trasferimento di geni nel mondo, ve- Bhattacharya è nelle prime fasi di un progetto che mira proprio
rificando se i trasferimenti siano avvenuti a ritmi diversi in luoghi a questo. Nelle sorgenti calde di Lemonade Creek, nel Parco na-
diversi, quello che scopriremmo potrebbe sorprenderci. Forse la zionale di Yellowstone, negli Stati Uniti, lui e i suoi colleghi sono
geografia conta più di quanto ci si possa aspettare. alla ricerca di segni di trasferimenti che potrebbero essere anco-
C’è qualcosa nell’ambiente del Madagascar che lo rende un ra in corso. Stanno studiando il DNA delle alghe rosse che hanno
punto caldo per i trasferimenti genici? Nessuno lo sa. Kurabayashi acquisito geni dai batteri che vivono nelle sorgenti, geni che pre-
dice che lui e il suo gruppo sospettano principalmente che il gene sentano solo piccole differenze rispetto agli originali. «Non stia-
BovB dei serpenti del Madagascar si differenzi dalle versioni di al- mo parlando di milioni di anni fa», ha detto Bhattacharya. «Stiamo
tre parti del mondo per il fatto di essere un po’ più abile nel pene- parlando di DNA altamente simile, che coesiste in due diversi do-
trare in un nuovo ospite. mini di vita, nello stesso ambiente».
Cordier Sylvain/AGF (boa); Werner Layer/AGF (rana a destra)

Ma anche l’abbondanza di parassiti sull’isola potrebbe essere Se gli scienziati scopriranno che le alghe delle sorgenti vici-
un fattore che contribuisce. Per esempio, «in Madagascar ci sono ne sono prive di questi geni trasferiti, allora potrebbero essere
molte sanguisughe», ha detto Miguel Vences, erpetologo al Poli- testimoni dell’inizio di un cambiamento genetico che si sposta
tecnico di Braunschweig, in Germania, e autore del nuovo lavo- verso l’esterno attraverso le alghe, da una sorgente vicina all’altra.
ro. «Se vi doveste trovare nella foresta pluviale, le notereste». Que- E ogni nuova sorgente calda potrebbe essere un’isola sull’orlo di
ste creature succhiasangue si nutrono di molti tipi di animali, tra una trasformazione. Q
cui rane e serpenti, e non disdegnano di assaggiare gli esseri uma-
ni. Vences e i suoi colleghi ipotizzano che le sanguisughe possa- L’originale di questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre
no portare sangue contenente il gene del serpente che salta nelle 2022 da QuantaMagazine.org, una pubblicazione editoriale
rane, o forse il gene in questione è già presente nel genoma della indipendente on line promossa dalla Fondazione Simons
sanguisuga a causa di precedenti contatti con i serpenti. Poi forse per migliorare la comprensione pubblica della scienza.
un virus non identificato fa il resto. Traduzione ed editing a cura di «Le Scienze».
Purtroppo non è facile provare o confutare gli scenari che de- Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.

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ASTRONOMIA

Una minaccia
esistenziale
per l’astronomia
Gli sciami sempre più numerosi di satelliti in orbita stanno
oscurando le stelle, e cresce il timore che nessuno
si adopererà per fermarli e salvare la più antica delle scienze

di Rebecca Boyle
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I satelliti Starlink hanno prodotto


19 scie luminose in questa immagine
ripresa nel novembre 2019 dal Víctor
M. Blanco Telescope di 4 metri, al Cerro
Tololo Inter-American Observatory, in
Cile. Queste scie minacciano il futuro
dell’astronomia terrestre.
Rebecca Boyle è una giornalista freelance
pluripremiata residente in Colorado. Il suo prossimo
libro, Walking with the Moon: Uncovering the Secrets
It Holds to Our Past and Our Future (Random House),
esplorerà le relazioni tra la Terra e la Luna nella storia.

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L’
astronoma Rachel Street era spaventata, dopo una recente riunione
di pianificazione dell’Osservatorio Vera C. Rubin. Il nuovo telescopio,
in costruzione in Cile, fotograferà l’intero cielo ogni tre notti con una
potenza di osservazione sufficiente a vedere una pallina da golf alla
distanza della Luna.
Il suo progetto principale, la Legacy Survey of Space and Time astronomi sostengono che, se non controllate, le costellazioni
(LSST), mapperà la galassia, farà un inventario degli oggetti del si- satellitari metteranno a rischio non solo il futuro dell’Osservato-
stema solare ed esplorerà misteriosi lampi, esplosioni e segnali rio Rubin ma quasi tutte le campagne di osservazione dell’univer-
lampeggianti in tutto l’universo. so in luce visibile.
Ma il telescopio potrebbe non raggiungere mai i suoi obiettivi Secondo Jonathan McDowell, astronomo che si occupa di satel-
se il cielo si riempirà di false stelle. I nuovi sciami di costellazio- liti allo Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambrid-
ni di satelliti, come Starlink di SpaceX, minacciano di mettere in ge in Massachusetts, «la situazione va da pessima a terribile», a se-
ombra i veri oggetti celesti che catturano l’interesse degli astrono- conda del numero di satelliti che verranno lanciati nei prossimi
mi, quelli che l’umanità ha ammirato e su cui ha meditato per tut- anni e della loro luminosità. «Alcune migliaia di satelliti sono una
ta la storia. seccatura, ma centinaia di migliaia sono una minaccia esistenziale
«Più partecipo a riunioni su questo argomento, in cui si spie- per l’astronomia terrestre».
ga l’impatto che tutto questo avrà, più mi spaventa il pensiero di I responsabili dei progetti dei telescopi stanno riscrivendo i
come potrà andare avanti l’astronomia», dice Street, astronoma programmi di pianificazione delle osservazioni per evitare i nuo-
dell’Osservatorio di Las Cumbres in California. Quando un altro vi sciami di satelliti, ma questo compito, già poco pratico, divente-
astronomo ha parlato di rivedere il programma di attività del te- rà impossibile man mano che il numero di veicoli spaziali in orbi-
lescopio per anticipare le osservazioni, Street è stata presa da un ta terrestre bassa continuerà ad aumentare. Gli astronomi stanno
senso di inquietudine: i suoi colleghi suggerivano di fare osserva- cercando di scrivere software che eliminino le striature luminose
zioni basilari in anticipo, perché dopo avrebbe potuto essere trop- dei satelliti dalle immagini a tutto campo del cielo. Ma anche que-
po tardi. «Questo mi ha fatto correre un brivido lungo la schiena», sto sarà inutile se arriveranno in orbita i più recenti satelliti previ-
ricorda Street. sti, che sono così luminosi da minacciare i componenti elettronici
Mentre l’orbita terrestre bassa si riempie di costellazioni di sa- fondamentali delle fotocamere dei telescopi. E chi studia una va-
telliti per le telecomunicazioni, gli astronomi stanno studiando rietà di fenomeni che va dalle collisioni di buchi neri agli asteroidi
CTIO (pagine precedenti)

come fare il loro lavoro quando molti oggetti cosmici saranno pra- vicini alla Terra teme che il suo lavoro diventi impossibile.
ticamente oscurati dai pannelli solari scintillanti e dai bip radio Gli astronomi parlano degli sciami di satelliti in termini sempre
dei satelliti. Recenti rapporti del team dell’Osservatorio Rubin e più inquietanti. «Come diceva Chicken Little [il pollo protagonista
dall’agenzia di controllo statunitense U.S. Government Accounta- dell’omonimo film d’animazione statunitense, N.d.R.], il cielo sta
bility Office dipingono un quadro terribile in cui l’astronomia, la cadendo. Ma invece di una ghianda [quella che era caduta sul pol-
più antica delle scienze, si trova sotto una minaccia diretta. Gli lo, convinto di essere stato colpito da un «pezzo di cielo», N.d.R.],

84 Le Scienze 656 aprile 2023


credo che stavolta sia davvero il cielo a stare “cadendo”», afferma do un’analisi scritta principalmente da Tyson e diffusa lo scorso
Anthony Tyson, astronomo all’Università della California a Davis agosto dal gruppo di ricerca dell’Osservatorio Rubin.
e direttore scientifico dell’Osservatorio Rubin. Quanto al lanciare Un altro rapporto, preparato dal Government Accountabili-
l’allarme, «sarebbe davvero ora. Anzi, potrei dire che è quasi trop- ty Office (GAO) statunitense e inviato al Congresso il 29 settem-
po tardi». bre, ha rilevato che le costellazioni di satelliti potrebbero danneg-
giare l’astronomia e causare impatti ambientali quando ricadono
Costellazioni artificiali nell’atmosfera terrestre. «Con l’aumento dei satelliti [in orbita ter-
Il primo satellite artificiale mandato in orbita fu lo Sputnik 1, restre bassa], quasi tutti gli ambiti dell’astronomia ottica potreb-
lanciato dall’Unione Sovietica nell’ottobre del 1957. Oggi ce ne bero essere influenzati negativamente», ha scritto il GAO. E in un
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sono oltre 5400 in orbita in ogni momento attorno alla Terra, e successivo rapporto pubblicato il 2 novembre, ha chiesto che la
più della metà appartiene a società o agenzie statunitensi, secon- Federal Communications Commission (FCC, che regola le comu-
do una banca dati gestita dalla Union of Concerned Scientists. La nicazioni satellitari negli Stati Uniti) conduca studi più approfon-
maggior parte dei satelliti si trova in orbita terrestre bassa, ovvero diti sugli effetti ambientali delle grandi costellazioni di satelliti e
in una zona inferiore ai 2000 chilometri di quota, dove i satelliti, riconsideri gli standard richiesti per autorizzarle. Ma molti astro-
compresa la Stazione spaziale internazionale, compiono un’orbita nomi temono che queste regole non potranno arrivare abbastanza
completa all’incirca ogni ora e mezza. in fretta, o non saranno abbastanza stringenti, per salvare l’astro-
A partire da maggio 2019, SpaceX ha iniziato a popolare questi nomia terrestre.
piani orbitali con centinaia di satelliti della costellazione Starlink, Il primo e più importante fornitore di questi sciami di satelliti è
progettati per diffondere Internet e il servizio di telefonia cellula- SpaceX, che finora è anche l’unica azienda a collaborare pubblica-
re in tutto il mondo. mente con gli astronomi per cercare di oscurare i suoi satelliti. L’a-
A dicembre 2022, stando all’opera di tracciamento di McDo- zienda ha creato DarkSat, un satellite più scuro che assorbe la lu-
well, 3268 dei satelliti totali in orbita intorno alla Terra (più della ce, e rivestimenti antiriflesso per i pannelli solari (SpaceX non ha
metà) erano Starlink. I veicoli spaziali vengono lanciati in gruppi risposto a una nostra richiesta di commento). Tra SpaceX e altre
società, come il fornitore di satelliti bri-
tannico OneWeb e la società cinese Ga-
«È come se stessimo guidando lungo una strada laxy Space, sono attualmente in orbita
più di 4000 satelliti progettati per for-
e guardando attraverso il parabrezza vedessimo nire una copertura di rete tramite co-
stellazioni. Secondo i permessi deposi-
un’auto in arrivo con gli abbaglianti accesi» tati presso le due principali agenzie di
telecomunicazioni del mondo – la FCC
degli Stati Uniti e l’Unione internazio-
e orbitano intorno alla Terra riuniti nelle cosiddette costellazioni, nale delle telecomunicazioni (ITU, International Telecommunica-
in modo da poter lavorare insieme. Sia il numero dei satelliti sia tion Union) – nei prossimi anni è previsto il lancio di altri 431.713
la loro luminosità pongono problemi all’astronomia. Questi veico- satelliti in 16 costellazioni.
li sono visibili soprattutto subito dopo il lancio e possono essere Le società di sistemi satellitari sottolineano che quasi un terzo
visti scintillare nel cielo del crepuscolo come un piccolo treno ab- della popolazione mondiale – circa 2,9 miliardi di persone, secon-
bagliante. Nelle fotocamere digitali dei telescopi, appaiono come do un rapporto ITU del 2021 – non ha ancora mai usato Internet. Le
scie luminose che impediscono di osservare le stelle e gli oggetti costellazioni di satelliti per le comunicazioni potrebbero cambia-
astronomici e sovraespongono l’intero campo visivo. «È come se re questa situazione. Ma la luce della costellazione Starlink, da so-
stessimo guidando lungo una strada e guardando attraverso il pa- la, aggiungerà strie ad almeno il 30 per cento delle immagini rea-
rabrezza vedessimo un’auto in arrivo con gli abbaglianti accesi», lizzate dall’Osservatorio Rubin. Se arriveranno in orbita 400.000
esemplifica Tyson. «Si perdono molte informazioni, non solo sul satelliti, ogni immagine scattata nelle prime ore della sera avrà
punto in cui ci sono i fari ma su tutto quel che c’è fuori, e inoltre una stria. La costellazione OneWeb orbiterà a un’altezza maggio-
abbiamo gli occhi abbagliati». re rispetto alle altre, quindi sarà visibile per tutta la notte. (Anche
Tra i progetti di astronomia terrestre l’Osservatorio Rubin, OneWeb non ha risposto alla richiesta di un commento.) E anche
costato 700 milioni di dollari, è minacciato in modo particolare. se i programmi software possono cancellare i satelliti per recupe-
L’avvio del telescopio è previsto per il 2024 e per allora decine rare i pixel che circondano le strisce luminose, gli errori nei da-
di migliaia di satelliti, Starlink e altri, potrebbero essere in orbita ti sui chip di rilevamento della luce rappresenteranno comunque
intorno alla Terra. La Legacy Survey of Space and Time prevista un problema. «Gli operatori dei satelliti [in orbita terrestre bas-
dall’osservatorio utilizzerà un telescopio di 8,4 metri combinato sa] rappresenteranno una minaccia significativa per la missione
con una fotocamera digitale da 3,2 gigapixel, la più grande mai co- principale [dell’Osservatorio Rubin]: la scoperta dell’inaspettato»,
struita, per catturare 1000 immagini del cielo ogni notte per un conclude il rapporto dell’Osservatorio Rubin.
decennio. Ogni immagine coprirà 9,6 gradi quadrati di cielo, pa-
ri a circa 40 volte l’area della Luna piena. Il telescopio è destinato Evitare o cancellare
a trovare oggetti vicini alla Terra nuovi e potenzialmente minac- Gli astronomi e almeno un’azienda privata stanno lavorando a
ciosi, nonché eventi transitori come le supernove, e magari anche un software in grado di eliminare alcune delle scie dei satelliti, o
cose a cui finora nessuno ha pensato, come dice Tyson. Ma que- di modificare la posizione su cui punta il telescopio, così da evi-
ste osservazioni potrebbero essere «significativamente degradate tarle. Ma farlo è difficile, fra l’altro, perché i satelliti si muovono e
dal ritmo allarmante» del dispiegamento di nuovi satelliti, secon- perché il loro aspetto cambia con i vari filtri colorati con cui è con-

www.lescienze.it Le Scienze 85
dotta l’osservazione. Meredith Rawls, dell’Università di Washing- mesi dopo, quando ha dispiegato la sua schiera di antenne di 64,4
ton, lavora in un gruppo che invierà avvisi per i nuovi fenomeni metri quadrati in grado di comunicare con i telefoni cellulari sulla
che l’Osservatorio Rubin cattura nel cielo notturno, che potreb- Terra, BlueWalker 3 è diventato uno degli oggetti più luminosi nel
bero raggiungere i 10 milioni di avvisi per notte. Il software – di- cielo notturno, superando in luminosità oltre il 99 per cento delle
ce – dovrebbe filtrarli e contattare automaticamente la comunità stelle visibili a occhio nudo.
astronomica mondiale solo per gli eventi significativi, come aste- AST SpaceMobile intende lanciare nei prossimi anni 168 satelli-
roidi o supernove. ti ancora più grandi, chiamati BlueBird. Un portavoce dell’azienda
«Con le striature, si possono ottenere piccoli e strani segnali ha dichiarato che i test di BlueWalker 3 aiuteranno gli ingegneri a
che il nostro software riterrà essere un potenziale oggetto o una valutare i materiali del satellite e a giudicare la sua luminosità, ag-
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supernova, finendo per segnalarli. Ma in realtà sarà solo un satel- giungendo che l’azienda sta collaborando attivamente con esper-
lite», spiega l’esperta. «Questo causerà più falsi positivi di quan- ti del settore e con la NASA per mitigare i problemi di luminosità.
to avremmo desiderato. Allora iniziamo a cercare di indovinare: AST SpaceMobile sta valutando materiali antiriflesso e modifiche
quanti? Saranno cinque a notte o 500? Non lo sappiamo». alle operazioni per rendere i satelliti meno luminosi.
Rawls ha lavorato a un progetto che forniva all’algoritmo di I satelliti BlueBird saranno molti di meno rispetto ad altre co-
programmazione dell’Osservatorio le posizioni note dei satelli- stellazioni, ma potrebbero porre un problema di tipo diverso. Al-
ti, e ha scoperto che, se gli operatori del telescopio sanno dove si cuni telescopi potrebbero essere in grado di evitare i luminosis-
trovano i satelliti, l’algoritmo può puntare il telescopio altrove per simi BlueBird, allo stesso modo in cui le telecamere di alcuni
evitarli. Ma questo richiedeva uno sforzo tale da rischiare di bloc- telescopi sono progettate per evitare oggetti luminosi come i pia-
care l’intera serie di osservazioni, hanno scoperto Rawls e colle- neti o la Luna. Ma se ce ne saranno centinaia saranno più diffici-
ghi, che intendono presentare i loro risultati ad «Astrophysical li da evitare, e un satellite brillante che attraversa il campo di una
Journal Letters». fotocamera digitale durante una lunga esposizione potrebbe bru-
Meg Schwamb, astrofisica alla Queen’s University di Belfast, è ciare i suoi sensibili componenti elettronici.
l’astronoma che ha proposto di antici-
pare gli studi al crepuscolo dell’Osser-
vatorio Rubin all’inizio dei suoi dieci «C’è una questione culturale più profonda:
anni di vita, prima che le costellazioni
satellitari li rendano impossibili. Il cre- spetta a Elon Musk il diritto di controllare
puscolo è il momento in cui gli aste-
roidi vicini alla Terra possono essere
quel che vediamo nel cielo notturno?»
individuati facilmente e in cui l’Osser-
vatorio Rubin potrebbe rilevarne molti
di nuovi. La meteora di Čeljabinsk per esempio, che ha sconvolto «È chiaro che la tecnologia c’è. Se si vuole distruggere il cielo
tutti quando è esplosa sopra la Russia, nel 2013, è arrivata da una notturno, si può», dice McDowell. «Se accadrà o meno dipenderà
direzione simile a quella del Sole, ed è proprio il tipo di oggetto dai dettagli delle scelte di queste aziende, e dai dettagli del conte-
per la cui rilevazione è stato progettato l’Osservatorio Rubin. Ma sto normativo. Dovremmo quindi discutere se sia accettabile».
le osservazioni parzialmente illuminate dal Sole saranno più dif- Il ritmo della costruzione e del lancio dei satelliti, però, è molto
ficili, perché in quel momento i pannelli solari delle costellazioni più rapido di quello della ricerca astronomica, per non parlare del
satellitari saranno illuminati. processo per arrivare a una regolamentazione. «Tutti sono sempre
più allarmati. Non sappiamo bene come muoverci, perché gli at-
Un cambio di prospettiva tori sono tanti», dice Aparna Venkatesan, cosmologa all’Universi-
«Non avrei mai pensato, come astronomo, di spingere per fare tà di San Francisco che studia anche astronomia culturale. «Il po-
qualcosa in anticipo perché non sappiamo quale sarà poi la situa- tere e lo slancio nell’azione sono molto squilibrati. Gli astronomi
zione con i satelliti», ha detto Schwamb. Più spesso, gli astronomi tendono a muoversi con molta lentezza e attenzione, a convocare
prevedono di prolungare il periodo d’attività dei loro osservato- conferenze e riunioni, e a quel punto è stato lanciato qualche altro
ri e di proporre nuove campagne negli anni successivi. Invertire migliaio di satelliti».
quest’ordine, assicurandosi invece di riuscire a portare a termine Diversi astronomi sostengono che nuove regole della Federal
un po’ di ricerca di base prima che l’osservatorio sia accecato dalla Communications Commission statunitense non sarebbero suffi-
luce, è contrario al modo in cui molti scienziati pianificano il loro cienti. Gli astronomi hanno collaborato con il Comitato delle Na-
lavoro o la loro stessa carriera. Schwamb paragona le costellazioni zioni Unite per l’uso pacifico dello spazio extra-atmosferico (CO-
di satelliti a pubblicità orbitali e sostiene che l’umanità deve capire PUOS, Committee on the Peaceful Uses of Outer Space), che ha
come controllarle e che cosa vogliamo che facciano. «Se non fosse tenuto una riunione sugli sciami di satelliti nella primavera del
Starlink ma la Coca-Cola, ci andrebbe bene?», ha chiesto. «C’è an- 2022, ma il processo avanza a rilento. Secondo McDowell, se il CO-
che una questione culturale più profonda: Elon Musk ha diritto a PUOS considera la protezione del cielo notturno parte della sua
controllare quel che vediamo nel cielo notturno?». missione, allora gli Stati membri potranno essere incoraggiati a
Gli astronomi riconoscono che SpaceX ha provato svariati meto- usare i propri quadri normativi nazionali per stabilire regole sul
di per oscurare i suoi satelliti, che però restano tuttora visibili; e al- numero di satelliti luminosi che possono essere lanciati e sulle lo-
tri fornitori non stanno adottando analoghe strategie di mitigazio- ro posizioni.
ne. Inoltre i nuovi satelliti Starlink e quelli prodotti da altre aziende Molti astronomi sperano che il settore possa salvarsi se gli ope-
sono molto più grandi e luminosi. A settembre l’azienda AST Spa- ratori di costellazioni satellitari alla fine si ritireranno perché non
ceMobile ha lanciato un prototipo, chiamato BlueWalker 3. Due avranno abbastanza clienti iscritti ai loro servizi Internet. Oppu-

86 Le Scienze 656 aprile 2023


Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

I satelliti in una costellazione, come quella qui illustrata, orbitano in formazione collettiva per operare insieme.

re le aziende potrebbero collaborare per rallentare i lanci al fine dice. «Ma, in un certo senso, chiunque in qualche momento rivol-
di evitare i detriti spaziali, che limiterebbero l’accesso di tutti allo ga lo sguardo verso l’alto è una parte interessata a questo proble-
spazio. Ma la dura verità è che a questo punto non c’è molto che si ma. E questo lo rende una vera sfida».
possa fare per fermare il continuo lancio di costellazioni di satelliti I membri della comunità astronomica non hanno un’opinione
e dei loro pannelli solari che riflettono il Sole. monolitica sulla questione e hanno espresso diversi livelli di con-
sapevolezza e di allarme per le costellazioni satellitari. L’entità dei
Brillamenti e humor nero timori dipende anche da quanto si sa sui satelliti e dal proprio in-
Gli astronomi hanno persino fatto ricorso a una sorta di umori- teresse specifico, incluso quali sono gli osservatori a rischio, di-
smo macabro circa i prossimi anni. Diversi hanno sottolineato un ce McDowell. «Se la vostra ricerca è come quella dell’Osservatorio
episodio avvenuto a febbraio 2022, quando alcuni satelliti Starlink Rubin, allora sì, probabilmente il cielo sta cadendo. Se la vostra ri-
si trovavano in un’orbita bassa da cui si preparavano a raggiunge- cerca è nella spettroscopia a campo stretto [che studia la luce del-
re le loro quote permanenti. Un brillamento solare ha raggiunto le stelle], non è così ovvio che il cielo stia cadendo; ma comunque
la Terra e ha scatenato una tempesta di plasma negli strati più al- non lo si può escludere», ha detto.
ti dell’atmosfera, causando un eccesso di resistenza atmosferica e L’allarme si concentra sul futuro prossimo e, sebbene molti sia-
interferenze radio; 40 satelliti sono caduti a terra, bruciando. Alla no preoccupati, nessuno sa ancora quanto sarà grave la situazio-
domanda su che cosa possano fare gli astronomi per prepararsi al- ne, né quanto durerà il problema. Quanto sta avvenendo potreb-
la crescente flottiglia di satelliti, più di uno ha scherzato: «Aspetta- be semplicemente rivelarsi un’anticipazione di ciò che accadrà
re il massimo solare», quando si prevede che l’attività del Sole au- nel cosmo in generale. Cosmologi come Tyson discutono sul de-
menterà e causerà altre tempeste di questo tipo. stino ultimo dell’universo. Uno scenario verosimile è quello di un
Al di là degli aggiustamenti dei software o di una tempesta geo- «grande congelamento», in cui tutta la materia viene spinta co-
magnetica che metta fuori uso i satelliti, un modo per prevenire la sì lontano che le stelle si esauriscono e si estinguono. Poiché l’u-
contaminazione totale delle immagini osservate è modificare fisi- niverso si espande di continuo, accelerato dalla misteriosa forza
camente il veicolo spaziale. Gli oggetti meno luminosi sono più fa- chiamata energia oscura, il cosmo finirà per diventare invisibile
cili da cancellare per i software, e quote orbitali più basse obblighe- dalla Terra. Se a quel punto saranno rimasti esseri umani, dovran-
rebbero i satelliti a mantenere velocità più elevate per non cadere no fare a meno del cielo stellato come mezzo per comprendere l’u-
sulla Terra, facendoli restare meno a lungo nel campo visivo. Gli niverso, e se stessi. «Questa è una versione di quella situazione»,
operatori dell’Osservatorio Rubin sperano che le aziende private dice Tyson riferendosi alle costellazioni satellitari. «Presto il cielo
Jacques Dayan/Alamy Stock Photo

costruiscano satelliti meno riflettenti e li collochino in orbite più sarà dominato visivamente da questi satelliti anziché dalle stelle, e
basse, ma queste decisioni spetterebbero alle aziende; non ci sono ciò accadrà a prescindere dal fatto che si viva in città o in campa-
leggi che le obblighino a farlo. Secondo Rawls, le aziende dovreb- gna. Ci aspetta un futuro in cui il cielo scintillerà incessantemen-
bero contattare gli astronomi e spiegare gli obiettivi dei loro pro- te, ovunque, per effetto di tutti questi satelliti». Q
getti e i loro potenziali impatti sull’astronomia. «Sarebbe un po’ co-
me quando in una città si vuole costruire una nuova pista ciclabile,
PER APPROFONDIRE
e ci vogliono tre anni perché si devono tenere 700 incontri con le
parti interessate. Mi piacerebbe che fosse così anche per lo spazio», Aggressione in orbita. Finkbeiner A., in «Le Scienze» n. 629, gennaio 2021.

www.lescienze.it Le Scienze 87
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di Michele Bellone I bastioni di Orione
editor di saggistica, giornalista, docente di narrazioni e
comunicazione della scienza. Autore di Incanto (Codice, 2019)

Chi legge fantascienza e fantasy Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Un sondaggio on line ha esplorato la percezione


e l’accettazione della scienza da parte di questi lettori

i è parlato molto, e l’ho fatto spesso te: l’età media è di 42 anni, sono grandi letto-

S anch’io in questa rubrica, di come la


fantascienza – e in buona parte an-
che il fantasy – si nutra di elementi scientifi-
ri (in media cinque libri al mese), più dell’80
per cento ha una laurea e, cosa non scontata,
le donne sono il 54 per cento. La maggior par-
ci e tecnologici che poi rielabora in modi più te ritiene che leggere o guardare storie di que-
o meno fantasiosi. Da queste rielaborazio- sti generi renda più aperti a nuove idee, faccia
ni nascono mondi immaginari, riflessioni sul diventare la scienza più credibile e aiuti a rela-
rapporto dell’essere umano con la tecnologia zionarsi a essa. E questo nonostante gli scien-
o l’ambiente, storie avventurose e tante altre ziati della fantascienza siano spesso percepiti
forme di esplorazione narrativa. come meno credibili e comprensibili di quelli
Ma se la fantascienza e il fantasy sono in- reali. Forse perché non importa quanto siano
fluenzati dalla scienza, cosa possiamo dire del verosimili, ma quanto sappiano essere coin-
contrario? Sappiamo, per esempio, che la rap- volgenti nella loro ricerca della conoscenza.
presentazione di tecnologie futuristiche ha È anche interessante notare che il son-
influenzato lo sviluppo di nuovi strumenti e daggio si rivolge agli appassionati sia di fan-
la loro accettazione nella società, o che è gra- tascienza sia di fantasy. Potrei parlare a lun-
zie ad autori come Asimov o Clarke che mol- go di quanto il confine fra questi due generi
te persone hanno scelto di studiare astrofisica sia molto più labile di quanto si pensi, ma per
o ingegneria spaziale. Sappiamo che la fan- ora voglio sottolineare che dal sondaggio di
tascienza va a braccetto con la divulgazione Menadue e Jacups non emerge alcuna corre-
scientifica in Cina, e che ha ispirato miliarda- lazione fra la preferenza per l’uno o l’altro ge-
ri come Musk e Bezos; anche se, come raccon- nere e una maggiore o minore attitudine verso
tavo ad aprile 2022 su queste pagine, abbiano la scienza e i suoi risultati; poco importa che
dimostrato di non averla capita fino in fondo. si parli di astronavi o draghi, di magia o di tec-
nologia, l’interesse per la scienza non cambia.
L’interesse non cambia
Un’analisi dei principali database di libri Un approccio affascinante
e articoli accademici, pubblicata nel 2017 da Certo, il concetto di interesse, o attitudine,
Christopher Menadue e Karen Cheer della Ja- nei confronti della scienza è definito in ma-
mes Cook University australiana, ha rivela- niera molto semplicistica dalle domande, che
to un ampio uso della fantascienza in due di- vertono sul «credere» nella scienza, sul com-
rezioni principali: come strumento culturale prenderla o sull’essere aperti a nuove idee.
di comprensione delle conseguenze scientifi- Anche un appassionato di ufologia o un anti-
che, morali e sociali delle nuove tecnologie; e darwinista potrebbero rispondere positiva-
come metodo pedagogico di apprendimento e mente a domande del genere.
insegnamento. In un altro studio, Menadue ha Ciò non toglie però che, al netto dei limiti
esplorato, con Susan Jacups, la percezione e di questo genere di studi, ricerche come quel-
l’accettazione della scienza tra gli appassionati le di Menadue e colleghi tentano di analizzare
di fantascienza e fantasy, con un sondaggio nella maniera più obiettiva ed empirica pos-
diffuso on line fra i gruppi di appassionati e, in sibile il rapporto fra il genere fantastico e la
particolare, sulle pagine social della Science scienza, e offrono molti spunti di riflessione.
Fiction and Fantasy Writers of America. Un approccio affascinante, che ci dice molto
Poco più di 900 persone hanno risposto e su come si alimenta il nostro immaginario col-
già l’analisi di questo campione è interessan- lettivo e come esso, a sua volta, alimenta noi.

www.lescienze.it Le Scienze 89
La ceretta di Occam di Beatrice Mautino

biotecnologa, giornalista e comunicatrice scientifica. Tra i suoi libri


più recenti Il trucco c’è e si vede (Chiarelettere, 2018)

Ultravioletti sull’unghia Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

L’uso di questi raggi per smalti porta a un rischio,


proprio come nei casi di esposizione a UV in altri contesti

inizio anno, la rivista «Nature Com- utilizzano gli smalti semipermanenti sono po-

A munications» ha pubblicato uno stu-


dio condotto da un gruppo di ricerca
dell’Università di San Diego in California, ri-
chi, ma quei pochi non sembrano rilevare un
aumento degno di nota del rischio di svilup-
pare un tumore della pelle in chi si espone oc-
preso da molti giornali e diffuso con preoccu- casionalmente alle lampade UV per gli smalti.
pazione sui social network, nel quale si inda- D’altronde, i tempi di esposizione sono bre-
ga l’effetto cancerogeno delle lampade a luce vi e generalmente ben distanziati nel tempo.
ultravioletta che si usano per far polimeriz- Infatti, per quanto la patente di cancerogeno
zare gli smalti semipermanenti. Riassumen- data a un agente sia qualcosa di assoluto che o
do al massimo, gli smalti per le unghie si pos- c’è o non c’è, il rischio legato all’esposizione a
sono dividere in due grandi categorie. I primi quell’agente dipende da molti fattori che par-
a essere stati introdotti sul mercato e tuttora i tono dal rischio individuale legato alla nostra
più diffusi sono gli smalti a base di polimeri di genetica e arrivano alle dosi e ai tempi di espo-
nitrocellulosa che si depositano sull’unghia in sizione. Questo non significa che il rischio
seguito all’evaporazione del solvente. La se- non ci sia se ci si espone poco. Potrebbe esser-
conda categoria, quella dei semipermanen- ci ma essere troppo piccolo per essere misu-
ti, è molto più recente ed è formata da smalti rato o, magari, potrebbe essere rilevante solo
a base acrilica nei quali i polimeri si formano per una certa fascia della popolazione partico-
all’interno del liquido una volta steso e sot- larmente predisposta.
toposto a una luce ultravioletta, che innesca
una reazione radicalica che porta alla forma- Una conferma
zione di uno strato molto resistente che rico- Lo studio pubblicato a inizio anno aveva
pre l’unghia. l’obiettivo di indagare non tanto la canceroge-
La resistenza e la durata di questi ultimi nicità dei raggi ultravioletti emessi da queste
smalti li hanno fatti diventare molto richiesti lampade ma un possibile modus operandi.
nei saloni per la manicure e negli ultimi an- Gli scienziati hanno sottoposto colture di
ni si è registrata una crescita anche del setto- cellule umane e murine a queste lampade, ri-
re del fai da te, con un aumento delle vendite levando un aumento del tasso di mutazioni
al dettaglio sia degli smalti sia delle lampade. al DNA, ma anche danni alle strutture inter-
ne delle cellule fino ad arrivare alla morte di
Pochi studi un terzo delle cellule inizialmente presenti. Si
Vista la sempre maggiore diffusione di que- tratta di studi in vitro, quindi da prendere con
sti prodotti non stupisce l’interesse dei ricer- tutte le pinze del caso. Le cellule in coltura so-
catori per gli effetti sulla salute di queste pra- no più vulnerabili delle cellule presenti nei
tiche. Sapevamo già da diverso tempo, infatti, tessuti della nostra mano, non hanno lo spes-
che i raggi ultravioletti emessi dal Sole o dal- so strato esterno proteico che le protegge dai
le lampade abbronzanti sono cancerogeni, in- danni ambientali.
seriti nella lista dei «cancerogeni certi» stilata Quindi questi risultati non devono né stu-
dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul pire né allarmare, tuttavia ci confermano che
cancro. Non sappiamo, però, se l’esposizione i raggi ultravioletti, a prescindere dalla fon-
per pochi minuti una o due volte al mese du- te, sono un pericolo. Come gestirlo per abbas-
rante la manicure possa rappresentare un ri- sare il rischio sta a noi che li utilizziamo, per
schio concreto per la salute. A oggi, gli studi esempio ricorrendo una crema per la prote-
epidemiologici effettuati sulle persone che zione solare.

90 Le Scienze 656 aprile 2023


di Dario Bressanini Pentole & provette
chimico, divulgatore, gastronomo. Autore di Contro natura
(Rizzoli, 2015), La Scienza della Carne (Gribaudo, 2016)

Creme all’uovo Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Ce ne sono tipi diversi per proporzioni degli ingredienti


e consistenza, ma tutte vanno cotte senza fretta

n pasticceria le preparazioni che sfruttano riscaldamento, in queste preparazioni è me-

I il fenomeno della coagulazione del tuorlo,


o dell’uovo intero, sono tantissime. A volte
hanno la consistenza di una crema, più vicina
glio procedere con temperature più basse e
tempi più lunghi, in modo da avere sotto con-
trollo il grado di coagulazione e accorgersi per
a un liquido, come la crema inglese; altre volte tempo se siamo pericolosamente vicini alla
ce l’hanno più vicina a quella di un solido, co- sovracoagulazione. Ricordate che le reazioni
me la crema catalana. Nel mondo anglosasso- chimiche una volta innescate non si fermano
ne tutte queste preparazioni sono classificate subito, anche se togliamo dal fuoco o dal forno
con il termine custard, che possiamo tradur- la nostra preparazione. A seconda degli ingre-
re con «creme all’uovo», anche se nella ter- dienti aggiunti al tuorlo o alla miscela di tuorlo
minologia italiana spesso non sono chiamate e albume, le temperature di coagulazione va-
creme. Una custard è una miscela di uova in- riano tra gli 80 e gli 85 °C e questa temperatu-
tere o tuorli con latte o panna, zucchero e aro- ra, tranne rare eccezioni come la crema pastic-
matizzanti vari, da non confondere con i budi- cera, non deve essere mai superata. Più è bassa
ni dove è presente anche l’amido come agente la temperatura e più a lungo bisogna cuocere.
gelificante. Le proporzioni di uova, latte e zuc- Cotture troppo veloci a temperature ele-
chero possono essere diversissime, così come vate sono sconsigliate perché impediscono la
il rapporto tra latte e panna. completa denaturazione delle proteine, che
Sono tutte coagulate dal calore: le protei- quindi non possono esprimere appieno il loro
ne prima si denaturano e poi si aggregano for- potenziale gelificante.
mando una sorta di reticolo tridimensionale
che intrappola e immobilizza le molecole d’ac- L’effetto del forno Crème brûlée. Tante preparazioni
qua. Più riscaldiamo, più le proteine si legano Le creme da forno, quali per esempio la sfruttano la coagulazione dell’uovo, o del
tra loro e più il reticolo si infittisce e si irrigidi- crème brûlée o il crème caramel, gelificano del solo tuorlo, raggiungendo consistenze
sce, sino a quando l’acqua non riesce più a es- tutto poiché rimangono indisturbate durante diverse, a volte più liquide, come
sere trattenuta e viene letteralmente strizzata la cottura, spesso a temperature moderate. Il la crema inglese, e altre volte più solide,
fuori, più o meno come accade strizzando un liquido da gelificare è messo in forno in stam- come questa crème brûlée.
panno bagnato. Ovviamente a questo punto il pi appositi. Per evitare una cottura troppo ra-
dolce o la crema possono essere gettati diret- pida della crema a diretto contatto con le pa-
tamente nella spazzatura. reti del contenitore si utilizza un bagnomaria,
coprendo tra un mezzo e due terzi dell’altezza
Rischio poltiglia dei recipienti con acqua calda. Questa agisce
Il controllo della temperatura è cruciale da isolante proteggendo le pareti della prepa-
per tutte le preparazioni a base di uova, e ave- razione da una coagulazione troppo rapida.
re un termometro in cucina può fare la diffe- Le creme da forno sono a loro volta classi-
renza tra un’ottima crema inglese e una poz- ficabili in due sottocategorie: quelle di consi-
za di liquido in cui galleggiano grumi d’uovo stenza abbastanza solida da potersi reggere
dal sapore di frittata. Meno tuorli e albumi so- autonomamente senza un contenitore, co-
no presenti, più delicato e fragile sarà il pro- me il crème caramel, e quelle che invece sono
LauriPatterson/iStock

dotto coagulato, perché le proteine sono più troppo morbide e vanno consumate diretta-
diluite e hanno più difficoltà a legare insieme mente dentro il recipiente di cottura, come la
la massa liquida. crema catalana. La differenza è dovuta alla di-
Poiché la coagulazione è influenzata sia dal- versa percentuale di tuorli, o uova intere, nei
le temperature raggiunte sia dalla durata del due tipi di preparazioni.

www.lescienze.it Le Scienze 91
Rudi matematici Alice detesta ogni tipo di arma, così Rudy idea
una sfida di tiro con l’arco in cui il bersaglio non va
centrato con i dardi, ma con i calcoli

Arcieri senza frecce Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

C
he cosa è quell’oggetto di colore bianco, nero, azzur-
ro, rosso, giallo, con un sacco di verde tutto intorno?
La risposta è facile: un bersaglio per il tiro con l’arco. I
cinque colori sono quelli che individuano gli anelli concentrici –
a due a due – dei punteggi, dal bianco che attribuisce uno o due
punti fino al glorioso giallo, centro del bersaglio, che ne dispen-
sa nove o dieci. Il «verde tutto intorno» è invece il colore neces-
sario al paesaggio, dato da un prato assai vasto e lontanissimo dai
normali percorsi degli esseri umani, soprattutto quando gli arcieri
coinvolti sono assai poco affidabili, come i nostri eroi.
«Beh, il Capo mi sembra abbastanza migliorato, dall’ultima vol-
ta che l’ho visto tirare», dice Alice a Piotr, mentre osservano la de-
cente volée piazzata nel bersaglio da Rudy. Piotr annuisce, con lo
sguardo fisso sulle tre frecce ben piantate sulle aree rosse e gialle
della targa distante 18 metri: «Oh sì; è migliorato parecchio. E tieni
conto che siamo passati al bersaglio da 40 centimetri: l’ultima vol-
ta che sei venuta a vederci tiravamo ancora su quello da 60.»
«A cosa si deve il miglioramento? Archi nuovi, frecce bilancia-
te, lezioni teoriche, dure sessioni di allenamento?»
«Mi piacerebbe attribuirmi un po’ di merito come coach, ma te-
mo che la verità sia un’altra. Comunque, no: gli archi sono sempre
le carcasse di legno vecchie di mezzo secolo, le frecce quelle più a
buon mercato; le mie lezioni di tecnica a mezza via tra il relaxed
method americano e i principi del kyudo giapponese sono servite
quanto un salvagente a un alpinista, e “allenamento” è un vocabo-
lo assente dal nostro dizionario. L’ho solo convinto a posare la pipa
accesa almeno nei tre minuti che servono per scoccare una volée.
Non so se esserne orgoglioso o disperarmi.»
L’oggetto della conversazione si volta, posa l’arco, raccoglie la
pipa, sbuffa una frettolosa nuvoletta di fumo e finalmente inter-
viene: «Avete finito di parlarmi letteralmente alle spalle? Capi-
sco che quando maneggio archi e frecce non sia salutare starmi di
fronte, ma c’è comunque modo e modo…»
«Suvvia, Capo!», gorgheggia Alice. «Perché ti lamenti? Non
facevamo altro che apprezzare i tuoi progressi nell’antica arte
dell’arco. Se continuerai così, presto potrai battere Doc, che in ef-
fetti ha l’aria sempre più corrucciata.»
«Solo perché queste piccole parentesi arcieristiche sono la sua
unica speranza di rifarsi un po’ delle birre che perde quando par- «Oh, questa è un’informazione interessante…», rimugina Rudy.
liamo di matematica. Ma io sono generoso, non ho intenzione di «E che ne diresti se, oltre a concederti la mira di Artemide, ti sfi-
insidiare questo suo piccolo primato: mi accontenterei di battere dassi a una gara di tiro con l’arco senza che tu debba neppure sfio-
Illustrazione di Stefano Fabbri

te, al tiro con l’arco.» rare una freccia?»


Alice sgrana educatamente gli occhi: «Vedo che l’aria aperta ti A Piotr cadono stancamente le braccia: «Ecco, lo sapevo. Finita
fa venir voglia di scherzare, Rudy. Odio tutte le armi e quasi tut- l’ora d’aria, siamo già di nuovo in mezzo alla matematica.»
ti gli sport, dovresti saperlo. Non competerei al tiro con l’arco nep- Rudy fa finta di non sentire, o forse non sente davvero: «Comin-
pure se fossi brava come Artemide, che a dar retta alla mitologia ciamo con le premesse. Hai un bersaglio perfettamente circolare,
poteva colpire con una freccia qualsiasi bersaglio desiderasse.» appoggiato su un battifreccia di dimensioni opportune.»

92 Le Scienze 656 aprile 2023


di Rodolfo Clerico, La soluzione del problema esposto in queste pagine sarà
Piero Fabbri e pubblicata in forma breve a maggio e in forma estesa sul
Francesca Ortenzio nostro sito: www.lescienze.it. Potete mandare le vostre
risposte all’indirizzo e-mail: rudi@lescienze.it.

IL PROBLEMA DI MARZO
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Solo con molta fantasia si potrebbe chiamare quello del mese scorso Essendo la scacchiera toroidale, si nota subito che, partendo da (0,0) e
«un problema di scacchi». Si immaginava infatti una scacchiera toroi- imponendo che l’atterraggio sia sempre verso destra, le mosse formano
dale, ottenibile unendo a cilindro le righe A e H e poi chiudendo il to- il circuito (0,0), (2,1), (4,2), (6,3), (0,4), (2,5), (4,6), (6,7), (0,0), ovvero
ro unendo le colonne 1 e 8: gli unici pezzi considerati erano i cavalli, sulle otto caselle di tipo (2k, k). Se si decide di partire dalla cella (0,2) si
con il vincolo che questi potevano muoversi solo facendo la loro mossa ottiene analogamente il circuito delle celle di tipo (2k, k+2), e si nota che
in avanti, ovvero avanzando di due caselle per poi atterrare spostando- questo ciclo è parente del primo, perché raggiungibile con i pezzi che at-
si di una casella a destra o a sinistra. In questa strana paranoia scacchi- terrano a sinistra anziché a destra: in sostanza, sono circuiti dello stesso
stica, si domandava quanti colori fossero necessari per colorare la scac- percorso, quindi dovranno essere dello stesso colore. Si ottiene lo stesso
chiera se si vuole che questi strani cavalli si muovano sempre su caselle risultato con le caselle di tipo (2k, 2k+4) e (2k, 2k+6). In totale saranno
dello stesso colore. coinvolte 16 caselle, che dovranno essere colorate con lo stesso colore:
Cambiamo il metodo di identificazione delle caselle, riconducendoci a e si nota che un cavallo posto inizialmente su una di queste caselle non
un piano cartesiano e segnando le caselle come coppie ordinate del tipo potrà mai saltare al di fuori di queste.
(i, j), con i due indici che variano da 0 a 7: in pratica, la casella A1 diven- Il metodo è ripetibile, e si vede facilmente che si generano percorsi chiu-
ta (0,0) e la H8 (7,7). Il cavallo che avanza atterrando a sinistra si muo- si e impermeabili l’uno all’altro partendo dalle caselle (0,1), (1,0), (1,1).
ve pertanto da (i, j) a (i+2, j-1), mentre se atterrasse a destra arrivereb- Sono pertanto necessari e sufficienti 4 colori per colorare la scacchiera
be a (i+2, j+1). come richiesto.

rai centrare il punto-bersaglio usando il minor numero possibile


di frecce, e…»
«…e allora non vedo dove stia la gara: tu scegli il punto e io lo
centro in un amen: gara finita!»
«Aspetta un momento: è vero che ho detto che io scelgo il pun-
to prima che tu tiri, ma non ho mai detto che te lo avrei comuni-
cato prima che tu abbia scoccato la tua prima freccia. Tu sei libera
di tirare la freccia dove vuoi, anche fuori dal bersaglio, e solo do-
po io parlerò. Ovviamente non ti dirò la posizione del punto-ber-
saglio, ma solo la distanza tra esso e il punto dove si è conficcata la
tua freccia.»
«Ah, capisco…», dice Alice. «Così in effetti sembra meno sem-
plice.»
«… e comincia a far capolino la matematica, nevvero?», chiosa
Piotr.
«Niente piagnistei: siamo ancora nel caso facile, no? Tu prose-
guirai con i lanci, tirando una seconda freccia, e così via, finché
non capirai quale sia esattamente il punto prescelto e lo colpirai,
finendo il tuo turno. Poi tireremo io e Doc, e ovviamente vincerà
chi usa meno frecce.»
«E questo sarebbe il caso facile?»
«Beh, l’espansione mi pare ovvia, no? Immagina che i misterio-
si punti-bersaglio diventino due, o tre, o anche più. Certo, occor-
re anche qualche precisazione aggiuntiva. Tanto per cominciare,
«Che cosa diavolo è un battifreccia?» quando comunicherò la distanza dopo ogni lancio di freccia, l’avrò
«Semplicemente il supporto dove sistemare il foglio di carta misurata rispetto al punto-bersaglio più vicino, ma non dirò qua-
che fa da bersaglio, no? Quello che ferma le frecce, e che di soli- le questo sia: non dirò insomma qualcosa tipo “tre centimetri dal
to è ben più grosso del bersaglio stesso, per sicurezza. Allora, di- punto B”, ma solo la distanza. Analogamente, se annuncerò “ze-
ciamo che io scelgo un certo numero di punti sul bersaglio. Oh, ro!”, significherà che un punto-bersaglio è stato colpito, e quindi
per “punti” intendo proprio punti euclidei, sia ben chiaro: il pun- scompare dal gioco, come non fosse mai esistito. Che cosa ne dite?
teggio classico delle gare non c’entra niente. Per fare le cose faci- Avete già in mente una strategia?»
li, diciamo che scelgo un punto solo. Tu hai a disposizione tutte «Non so cosa ne pensi Alice – fa Piotr – ma di certo io da domani
le frecce che vuoi e sei brava come Artemide. Ovviamente, vor- appendo l’arco al chiodo e passo al wrestling.»

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Quando la scienza è diplomazia


Le comunità scientifiche hanno strumenti per migliorare le relazioni tra gli Stati Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Ragione di Stato, ragione di scienza


di Giacomo Destro
Codice edizioni, Torino, 2023, pp. 208 (euro 18,00)

i fronte alla catastrofe climatica globale, le risposte non

D possono che essere globali. È necessaria quindi una


scienza che sappia attraversare frontiere e parlare a
tutti i governi, capace di assumere prospettive quanto più ampie
possibile. Si tratta, in altri termini, di intrecciare scienza e arti di-
plomatiche. Da diversi anni, ma non tantissimi, ci si è iniziati a in-
terrogare sul ruolo che la scienza può avere nell’avviare e miglio-
rare la cooperazione tra nazioni, superando barriere politiche e
bucando le «bolle» di influenza delle potenze internazionali.
In questo bel volume, Giacomo Destro spiega al pubblico di
non addetti che cosa sia in pratica la diplomazia scientifica, con
esempi tratti dalla storia del Novecento. Sotto l’ombrello di que-
sta denominazione troviamo infatti pratiche note e nuovi compi-
ti. L’interazione diplomatica a fini scientifici ha illustri preceden-
ti, come per esempio la fondazione di una serie di enti nell’Europa
uscita in macerie dalla seconda guerra mondiale. L’esempio più
famoso è probabilmente il CERN di Ginevra, un prodotto europeo
ma situato in un paese neutrale e frequentato da ricercatori di tut-
to il mondo. Il CERN non è solo una megastruttura che consente
ricerche d’avanguardia, ma anche un luogo politico dove intorno
a un tavolo si siedono emissari di governi di tutto il mondo, e insie-
me agli scienziati decidono budget e sviluppi futuri. È un caso di
cooperazione pacifica internazionale, in cui scienza e diplomazia
vanno a braccetto. Prima per prendere le decisioni fondanti e con-
vincere la comunità internazionale, poi di volta in volta per condi-
videre le strutture aldilà delle appartenenze nazionali e politiche,
e poi per gestire i risultati della ricerca. Si evidenziano così i tre
pilastri della science diplomacy: scienza nella diplomazia, diplo-
mazia per la scienza, scienza per la diplomazia. Cioè, tutti i diver- all’Illuminismo, di fronte all’emergere di nuove potenze globali
si modi in cui i due mondi si sovrappongono e interagiscono, e che non possiamo ignorare che altre società hanno storie diverse, con
questo godibilissimo testo analizza con attenzione. accenti ben diversi sul significato della vita umana, sulle relazio-
Nella scorrevole narrazione c’è molta attenzione anche all’etica ni tra individui e comunità, e su quelle tra la nostra specie e l’am-
della ricerca scientifica, che in nome della realpolitik è stata spes- biente. È quindi possibile regolare globalmente l’impresa scienti-
so messa in secondo piano, se non ignorata. È il caso degli scien- fica, gestendola nell’interesse di tutta l’umanità? È una questione
ziati artefici di crimini durante la seconda guerra mondiale, accol- fondamentale per il futuro, in cui le sfide da affrontare richiedono
ti con cura (e in silenzio) dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, una scala di ragionamento e azione oltre i confini nazionali.
per le loro competenze di ricerca. Tra questi il giapponese Ishii L’azione diplomatica è centrale, e le comunità scientifiche –
Shirō, responsabile della morte di circa mezzo milione di persone transnazionali più di altre – sono un ottimo esempio di come la cir-
in esperimenti di guerra batteriologica, che poté continuare una colazione delle informazioni e delle persone possa essere positi-
carriera accademica contrattando l’impunità con gli Stati Uniti. va per lo sviluppo culturale. Auspicando tuttavia una trasparenza
L’aspetto etico è tuttavia fondamentale, perché la globalizza- che non ha avuto in un passato fatto di spie e rivalità, ma che per
zione della scienza mette a confronto sistemi culturali che pos- salvaguardare il futuro non può che passare da luoghi di negoziato
sono essere molto lontani. Se la «modernità» è stata spesso iden- aperti e agire nell’interesse di tutti.
tificata con i valori occidentali che grosso modo facciamo risalire Mauro Capocci

94 Le Scienze 656 aprile 2023


Settant’anni di fisica nucleare
Una veterana dirigente dell’INFN ne ripercorre i successi Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

Questa è la storia di un ente di ricerca nato accanto in un’epoca storica molto particolare. Le leggi razziali
all’accademia ma che ha saputo integrarsi alla perfe- del 1938 e poi la guerra avevano infatti mutilato la ricer-
zione con il sistema universitario italiano; che è partito ca fisica italiana, privandola dei suoi talenti e soprattutto
con l’ambizione di condividere il sapere e di progettare dei due apripista che avevano reso grande il nostro pae-
i più grandi esperimenti della scienza da quel momen- se rispettivamente nello studio dei costituenti del nucleo
to in poi, e lo ha fatto senza perdere un colpo. E soprat- atomico e nella ricerca sui raggi cosmici: Enrico Fermi
tutto che nel 1951 ha messo nero su bianco l’intenzio- (a Roma a capo dei cosiddetti ragazzi di via Panisper-
ne di lavorare a una ricerca di pace, senza commistione na) e Bruno Rossi (che aveva la sua scuola tra Padova
con gli studi sull’atomo a uso militare. Millenovecento- e Firenze). Ma due grandi fisici ci erano rimasti: Edoar-
cinquantuno significa settant’anni fa, o poco più: più o do Amaldi e Gilberto Bernardini. Si doveva ripartire da lì
meno il tempo di vita di Lucia Votano, che in queste pa- e dalla ricerca fondamentale.
gine racconta così la storia pubblica dell’Istituto nazio- E da lì si riparte e non solo in Italia: nel 1953 nasce infat-
nale di fisica nucleare (INFN) e la propria storia privata, ti il CERN, dove oggi lavorano in armonia circa 12.000
di bambina nata di fronte al mare a Villa San Giovanni, scienziati da tutto il mondo. Mentre qui, più o meno
in Calabria, per poi trasferirsi a Roma da studentessa at- nello stesso momento, nascono i Laboratori nazionali
tratta dall’eccellenza della fisica italiana. di Frascati, dove troviamo di nuovo la giovane Votano,
La storia dell’INFN è indubbiamente una storia di suc- pronta a dedicare la vita allo studio dei neutrini, e a di- Una storia di successo
cesso scientifico e gestionale, e vale la pena riconosce- ventare la prima presidente donna del Laboratori nazio- di Lucia Votano
re i suoi momenti chiave. A partire dalla sua fondazione, nali del Gran Sasso e dirigente (oggi emerita) dell’INFN. Di Renzo editore, Roma, 2022,
che avviene in seno al Consiglio nazionale delle ricerche Silvia Bencivelli pp. 184 (euro 15,00)

Storie dei nostri antenati


I segni della preistoria restano oggi nell’ambiente e in noi

Per il famoso scrittore Juan José Millás, uno dei due au- che a spazi della vita quotidiana. Le tracce dell’attuali-
tori di questo libro, tutto ha avuto inizio con quella che tà della preistoria sono infatti ovunque, e i due autori le
ha definito «visita ai nonni», nel sito archeologico spa- rendono lo spunto per soffermarsi su questioni centrali
gnolo di Atapuerca, durante la quale ha avuto modo di della nostra storia evolutiva, dalla domesticazione al bi-
entrare in contatto con il mondo della preistoria. Un pri- pedismo, dalle meraviglie della bioingegneria che si na-
mo incontro che si sarebbe presto trasformato in un’os- scondono nel nostro corpo ai grandi misteri relativi a in-
sessione, nutrita di letture accumulate con il desiderio vecchiamento e morte.
di saperne sempre di più. Nel celebre sito, infatti, Millás Non si trascura neppure di rovesciare alcuni diffu-
ha compreso con chiarezza che la distanza che sembra si miti pseudoscientifici (per esempio, quello secon-
separarci dalla preistoria è niente rispetto a quel che an- do cui la longevità degli esseri umani sarebbe aumen-
cora ce la rende estremamente vicina e attuale. tata nel tempo) oppure il confronto con aspetti a tratti
Il fortunato incontro col celebre paleoantropologo Juan inquietanti della storia evolutiva delle specie.
Luis Arsuaga e con il suo talento nella divulgazione ha Se l’impressione di Millás è quella di essersi «paleonto-
avuto come frutto la scrittura di questo libro dalla forma logizzato» in seguito a questo viaggio intellettuale nel-
La vita spiegata
ibrida e difficilmente definibile, in parte romanzo e in la preistoria, non è difficile pensare che al lettore del li-
da un sapiens
parte saggio, con qualche sconfinamento nel memoir. bro possa accadere lo stesso, soprattutto se si tratta del
a un Neanderthal
Millás racconta, per esempio, di essersi fin da bambi- primo contatto con gli studi su un passato di cui la realtà di Juan José Millás
no identificato più con il cugino estinto Neanderthal che che abbiamo attorno porta ancora ben impressi i segni, e Juan Luis Arsuaga
con i sapiens, ai quali danno voce i racconti affascinanti così come li portiamo anche noi. Rizzoli, Milano, 2022,
di Arsuaga, che partono dalla visita a un sito oppure an- Anna Rita Longo pp. 228 (euro 13,00)

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Libri & tempo libero

La scoperta delle nostre difese


Perché il sistema immunitario ci è sfuggito per millenni Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

La storia della scoperta della «memoria del nemico», angoscia e crisi economiche sono i microbi. E poco do-
la capacità del nostro sistema immunitario di ricorda- po che il nostro corpo ne conserva memoria, ricorda e
re i patogeni con cui è venuto in contatto, non ha un distingue con precisione i diversi invasori e tiene pronte
solo protagonista o punto di svolta. È una storia corale le armi usate per sconfiggerli», scrive D’Amico.
con protagonisti medici, chimici, zoologi, che si è com- Quella memoria che un tempo era chiamata «non ritor-
piuta a piccoli passi. Non solo per la complessità della no» e che Pasteur (che pure ne sapeva di microbi, a lui
materia, ma anche perché ogni nuova scoperta è sta- dobbiamo il vaccino anti-rabbico) spiegava con la teo-
ta ostacolata da chi continuava a credere nella dottrina ria che: «I microbi, dopo il contagio naturale o con un
degli spiriti e degli umori di Ippocrate. In questo senso, vaccino, si moltiplicano nutrendosi di varie sostanze del
la scoperta dell’immunità e, ancor prima, quella del ne- corpo. Tra queste, alcune si esauriscono e quando il mi-
mico (virus e batteri), è la storia della nascita e dell’affer- crobo ritorna non sopravvive».
marsi del metodo scientifico in medicina. Furono gli studi di fine Ottocento sui bacilli della dif-
Lo racconta il ricercatore e divulgatore scientifico Arnal- terite e del tetano a introdurre il concetto di immunità
do D’Amico nel libro La memoria del nemico. Perché ci acquisita. Quella indotta con vaccini ha salvato milioni
sono voluti duemila anni per scoprire il sistema immuni- di vite, ma alcuni nemici resistono. Per malaria o AIDS,
tario. Un saggio dalle tinte noir, perché la storia dell’im- per esempio, mancano ancora vaccini che diano una
munologia poggia sui cadaveri dei milioni di morti per soluzione davvero risolutiva, e tante persone senza ac- La memoria del nemico
peste, vaiolo, tifo, colera. «Le grandi epidemie che han- cesso alle cure continuano a morire: le sfide dell’immu- di Arnaldo D’Amico
no flagellato il mondo antico sono state il drammatico nologia proseguono. Il Saggiatore, Milano, 2023,
stimolo a capire che i nemici che più seminano morte, Martina Saporiti pp. 324 (euro 24,00)

Un vademecum sul mondo


Un quadro per affrontare a ragion veduta i problemi odierni

Il precedente libro di Vaclav Smil era una raccolta di Nei suoi sette capitoli, rispetto ai 71 del volume prece-
brevi saggi che tracciavano un percorso lungo l’avan- dente, questo libro offre uno sguardo non troppo pro-
zamento tecnologico dell’umanità. Facevano perno su fondo, né troppo superficiale su come funzionano alcu-
numeri e dati forniti dalla scienza per mostrare come ni aspetti fondamentali della nostra società.
il nostro sguardo sulle cose del mondo sia spesso im- Chi legge scopre, così, che ogni anno consumiamo 370
preciso e deformato da moltissimi fattori. Laddove quel- milioni di tonnellate di plastica, 150 milioni di ammonia-
lo era variegato e aneddotico, questo nuovo libro è ben ca, quasi 2 miliardi di tonnellate di acciaio e 4,5 di ce-
definito nello scopo e negli argomenti scelti. L’idea è di mento. Fare i conti, per esempio, serve a comprendere
fornire una specie di vademecum per comprendere come la produzione di cibo non sia oggi possibile sen-
che cosa sta succedendo nel mondo. Perché dai tem- za il carbonio fossile, che se vogliamo che i 3 miliardi
pi dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, che poteva più poveri della popolazione mondiale abbiano acces-
fregiarsi di aver racchiuso in pochi volumi tutto lo scibile so a un miglior tenore di vita bisognerà che consumino
umano, la complessità del mondo è aumentata in mo- più energia, e che la smaterializzazione del digitale non
do esponenziale. Gli scienziati sono, parole di Smil, de- sarà in grado di risolvere i problemi materiali del mondo,
gli «scavatori» che carotano sempre più in profondità, come trasportare le merci. Smil fa da guida dall’alto del
ma che peccano nello sguardo all’orizzonte. mezzo secolo passato a studiare e fare ricerca, mante- Come funziona
Se le cose stanno così per persone istruite che affronta- nendosi equidistante da posizioni catastrofiste e tecno- davvero il mondo
no temi complicati, pensiamo a come deve essere diffi- ottimiste, entrambe ritenute inutili per capire come fun- di Vaclav Smil
cile riuscire a prendere decisioni sensate – ancor prima ziona davvero il mondo. Einaudi, Torino, 2023,
che corrette o giuste – per chi amministra e governa. Marco Boscolo pp. 440 (euro 19,50)

96 Le Scienze 656 aprile 2023


Il seme della scienza
Museo botanico dell’Università di Padova
via Orto Botanico 15, Padova
https://www.musei.unipd.it/it/botanico

Tanto più grazioso e allegro


Così Goethe definì l’Orto botanico di Padova, da cui ora è scaturito un museo
Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

el 1786 Johann Wolfgang von Goe-

N the visita Padova. Più che dalla città e


dall’università è però colpito dall’Orto
botanico, che definisce «tanto più grazioso e al-
legro». Qui approfondisce le proprie teorie sull’e-
voluzione delle piante che troveranno sistema-
zione qualche anno più tardi, nel 1790, nel saggio
La metamorfosi delle piante. A colpirlo è l’esem-
plare di palma nana o di San Pietro che oggi pos-
siamo ancora ammirare nella sua serra ottagona-
le e che è la pianta più antica della collezione.
Lo scrigno di sapere che tanto ha impressiona-
to l’intellettuale tedesco si era già arricchito nel
2014 con le serre del Giardino della biodiversità
e da oggi è affiancato da un vero e proprio nuovo
museo. La collezione che vi è custodita è impres-
sionante: 800.000 esemplari di piante, alghe,
funghi e licheni essiccati, 16.000 provette con se-
mi di specie alimentari, medicinali e ornamen-
tali, la serie di tavole didattiche ottocentesche, i
modelli di funghi e le sezioni di legni. E ci sareb-
be da aggiungere che per l’occasione si è anche
ampliata la biblioteca, con l’aggiunta dei testi pro-
venienti dalla Biblioteca medica «Vincenzo Pina-
li» antica: un matrimonio che evidenzia lo stretto
legame che esiste tra botanica e medicina fin dal
Rinascimento.
Il percorso di visita ripercorre le tappe fonda-
mentali della storia dell’Orto, a partire dalla sua
fondazione nel 1545 fino al 1786. Da qui si prose-
gue con la collezione di erbari che racconta la fit-
ta rete di scambi di piante e semi. Agli exsiccata si
accostano anche le illustrazioni botaniche e ana-
Cortesia Museo botanico dell’Università di Padova (tutte le immagini, 4)

tomiche che hanno fatto la storia della botanica e


della medicina in alcuni dei più preziosi volumi
della Biblioteca. Il percorso prosegue in una spe-
zieria di fine Settecento, con la strumentazione
originale, e in un’aula di fine Ottocento, dove gli
studenti del passato si esercitavano sulle collezio-
ni botaniche didattiche. Disegno della mandragora da
Il film Goethe. La vita delle foglie di Denis Brot- De herbarum virtutibus di Pseudo
to ripercorre il viaggio dello scrittore nel 1786 e Apuleio (in alto a sinistra); erbario
immagina come sarebbe un fantascientifico ri- realizzato nel Seicento dal capo
torno del tedesco nella Padova di oggi. La visita si giardiniere dell’Orto, Giovanni
conclude con un gioco finale, in cui siamo invitati Macchion (in alto a destra); parte
a indovinare le piante introdotte per la prima vol- dell’Orto botanico visto dall’alto (in
ta in Italia e i botanici padovani a cui ancora oggi mezzo); una varietà di peperoncini
sono dedicati interi generi di piante. da Primi de stirpium historia di
Marco Boscolo Leonhard Fuchs (in basso).

www.lescienze.it Le Scienze 97
Prossimo numero

a maggio

Brodo primordiale
di Clara Moskowitz

Nuovi esperimenti con acceleratori di particelle possono ricreare


Copia di 4e5c0e237ec3ee530029ad99406d1237

l’universo delle origini, quando era un miscuglio di particelle fon-


damentali, in modo più preciso che mai. E ci avvicinano sempre di
più a svelare i segreti dei costituenti di base della materia.

I ghiacciai alpini sono in crisi


di Giovanni Baccolo, Cristian Ferrari

Dagli anni ottanta ormai i ghiacciai delle Alpi arretrano con deci-
sione e ogni anno che passa sono più numerosi i ghiacciai che non
si limitano a perdere massa, ma scompaiono. Sono effetti del ri-
scaldamento globale e potrebbero avere ripercussioni drammati-
che non solo sull’ambiente, ma anche sulla società.

Il long COVID e il cervello


di Stephani Sutherland

Milioni di persone continuano a soffrire anche molto tempo do-


po essere state infettate dal coronavirus SARS-CoV-2. Ora la ricer-
ca scientifica sta iniziando a scoprire cause neurologiche per i lo-
ro sintomi.

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Consiglio di amministrazione kinson; Daniele Gewurz: La vita come non la cono-
Accertamento
Corrado Corradi (presidente), sciamo; Lorenzo Lilli: Cambiare il linguaggio del
Markus Bossle (vice presidente), cambiamento climatico; a cura della redazione: I diffusione stampa
Gabriele Acquistapace, David Blancato, controversi test per avere bimbi più sani, Salti ina- certificato n. 9207
Diane Frances Mc Garvey (consiglieri) spettati, Una minaccia esistenziale per l’astronomia. del 08/03/2023

98 Le Scienze 656 aprile 2023


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