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le Scienze

edizione italiana di Scientific American


Dicembre 2021
euro 5,90

L’universo invisibile
I risultati di un esperimento
potrebbero far vacillare
le fondamenta della fisica
e suggerire l’esistenza
di nuove forze e particelle

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RIVISTA MENSILE - NUMERO 640 - 27 NOVEMBRE 2021
POSTE ITALIANE SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003
CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - ROMA

Dossier Sostenibilità Medicina


Il corpo contro se stesso: Ridurre lo spreco alimentare La storia lunga e intricata
nuove idee sull’autoimmunità per abbattere le emissioni dei vaccini a mRNA
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in copertina Sommario
Il comportamento anomalo dei muoni, particelle elementari cugine
degli elettroni, nell’esperimento Muon g-2 potrebbe indicare l’esistenza
di particelle e forze finora sconosciute (Illustrazione di Maria Corte) Dicembre 2021 numero 640

70

FISICA DELLE PARTICELLE


52 L’inizio dell’autoimmunità
26 L’universo invisibile di Stephani Sutherland
di Marcela Carena Nuove ricerche indicano che gli organi sotto stress po-
Una discrepanza tra la teoria e gli esperimenti sui muoni trebbero attirare attivamente gli attacchi del sistema im-
dà indizi su possibili nuove particelle e forze fisiche munitario

MEDICINA
58 Donne a rischio
34 L’intricata storia dei vaccini a mRNA di Melinda Wenner Moyer
di Elie Dolgin
In quasi quattro casi su cinque le malattie autoimmuni ri-
Centinaia di ricercatori lavoravano a questi vaccini già da guardano le donne. Le cause potrebbero includere gli or-
decenni quando la pandemia da coronavirus ha portato a moni sessuali, i geni e perfino i batteri intestinali
una svolta
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SPECIALE AUTOIMMUNITÀ
63 Limitare i danni
di Marla Broadfoot
44 Il corpo contro se stesso Per fermare le malattie autoimmuni, invece di bloccare
di Josh Fischman tutto il sistema di difesa del corpo, gli scienziati provano a
Milioni di persone si ammalano a causa del proprio stes- usare terapie più mirate
so sistema immunitario deputato alla loro difesa. Sul per-
ché accade, e su come evitarlo, oggi emergono nuove idee AMBIENTE

70 Pericolo di fuga
47 Tradimento sul fronte interno di Anna Kuchment
di Maria Konnikova Tecnologie emergenti sono in grado di localizzare con
Sintomi invalidanti, accertamenti inconcludenti, cure esattezza le emissioni di metano. Resta da vedere se le
inefficaci, medici che non ascoltano: il viaggio di una per- aziende produttrici di gas e petrolio e gli enti regolatori re-
sona nel mondo delle malattie autoimmuni agiranno di conseguenza

49 Malattie autoimmuni: le cifre SOSTENIBILITÀ

Testo di Maddie Bender, grafiche di Jen Christiansen, ricerche 80 Più cibo, meno sprechi
Foto di Nick Simonite

di Miriam Quick di Chad Frischmann e Mamta Mehra


Circa 80 patologie possono essere descritte come disturbi Tagliando le tante perdite lungo tutta la filiera alimentare
autoimmuni, anche se le definizioni stanno ancora cam- si sfamerebbero molte più persone e si abbatterebbero le
biando emissioni di CO2

www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche

7 Editoriale
di Marco Cattaneo

8 In edicola

10 Intervista
Un allarme per il ghiacciaio che crolla di Jacopo Pasotti

12 Made in Italy
Riabilitare il cervello con giochi seri
e lenti prismatiche di Letizia Gabaglio

14 Il matematico impertinente
10 L’alveare ben temperato di Piergiorgio Odifreddi

15 Scienza e filosofia
Un decalogo per comunicare di Telmo Pievani

16 Homo sapiens
Una lezione da imparare di Giorgio Manzi

17 La finestra di Keplero
Quando il disordine è da Nobel di Amedeo Balbi

88 Coordinate
Sempre più a secco di Clara Moskowitz

89 I bastioni di Orione
12
La sociologia del Trono di Spade di Michele Bellone

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90 La ceretta di Occam

Tim Graham/Getty Images (ghiacciaio Eiger); cortesia Restorative Neurotechnologies (tablet);


La fine del Far West dei tatuaggi di Beatrice Mautino

91 Pentole & provette


Si fa presto a dire aceto balsamico di Dario Bressanini

92 Rudi matematici
Cannibali natalizi
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio

94 Libri & tempo libero


91
Serena Campanini/AGF (aceto balsamico)

SCIENZA NEWS

18 Gli arrivi in America 21 Senza la materia oscura 23 Gemelli


prima di Colombo 21 Nei nuovi campioni la Luna uguali in tutto
20 La scomparsa dell’atmosfera è più vulcanica 23 I tanti trucchi genetici
di Plutone 22 Quanto è diventata calda la città dei tumori
20 Nuovo record di precisione 22 Più piogge intense per eludere il sistema immunitario
per il tempo di vita del neutrone con il riscaldamento globale 24 Brevissime

4 Le Scienze 640 dicembre 2021


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Francesco Sauro Il continente buio


Caverne, grotte e misteri sotterranei
Alla scoperta del mondo sotto i nostri piedi
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di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello John P. Moore
presidente, Wenner- docente di microbiologia e
Gren Foundation for immunologia, Weill Medical
Anthropological Research College, Cornell University
Roberto Battiston M. Granger Morgan
professore ordinario di fisica docente, Carnegie Mellon
sperimentale, Università University
di Trento Miguel Nicolelis
Roger Bingham condirettore, Center for
docente, Center for Brain and Neuroengineering, Duke
Cognition, Università della University
California a San Diego Martin Nowak

I frutti meravigliosi Edoardo Boncinelli


docente, Università Vita-
Salute San Raffaele, Milano
Arthur Caplan
direttore, Program for
Evolutionary Dynamics,
Harvard University
Robert Palazzo
docente di biologia,

di un lavoro ostinato
docente di bioetica,
Rensselaer Polytechnic
Università della Institute
Pennsylvania
Telmo Pievani
Vinton Cerf
professore ordinario filosofia
Chief Internet Evangelist, delle scienze biologiche,
Google Università degli Studi di
George M. Church Padova
Il successo dei vaccini a mRNA è arrivato dopo direttore, Center for Carolyn Porco
Computational Genetics, leader, Cassini Imaging
decenni di studi e determinazione nei momenti difficili Harvard Medical School Science Team, e direttore,
Rita Colwell CICLOPS, Space Science
Institute
docente, Università del
Maryland a College Park e Vilayanur S.
ome si fa a fidarsi di un tetizzare proteine dall’mRNA sommini- Ramachandran

“C
Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health direttore, Center for Brain
vaccino sviluppato in me- strato, forse era possibile “usare l’RNA Richard Dawkins and Cognition, Università
della California a San Diego
no di un anno saltando come farmaco”». O magari sfruttarlo per fondatore e presidente,
Lisa Randall
Richard Dawkins Foundation
intere fasi di sperimentazione, quando di produrre un vaccino, come è accaduto con Drew Endy docente di fisica, Harvard
University
norma ci vogliono 8-10 anni?». Era uno de- SARS-CoV-2. All’epoca però l’idea di Ma- docente di bioingegneria,
Carlo Alberto Redi
Stanford University
gli argomenti più popolari, lo scorso anno, lone non ebbe grande successo, perché la Ed Felten
docente di zoologia,
Università di Pavia
quando la Food and Drug Administration molecola dell’RNA messaggero fu conside- direttore, Center for
Martin Rees
Information Technology
prima e l’Agenzia europea del farmaco poi rata troppo instabile e costosa. Policy, Princeton University docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
hanno autorizzato per uso emergenziale i Già nei primi anni novanta altri ricer- Kaigham J. Gabriel Cambridge
primi vaccini anti-COVID. Tanto che anco- catori ottennero significativi risultati in presidente e CEO, Charles
Stark Draper Laboratory
John Reganold
docente di scienza del suolo,
ra oggi c’è chi parla di vaccino sperimenta- esperimenti di laboratorio, ma i fondi ne- Harold Garner Washington State University
le, anche dopo la somministrazione di ol- cessari per ottimizzare la tecnologia era- direttore, divisioni sistemi e Jeffrey D. Sachs
informatica medici, docente,
direttore, The Earth Institute,
tre 7,5 miliardi di dosi. no troppo elevati, e molti ripiegarono sulla Virginia Bioinformatics Columbia University
Institute, Virginia Tech
Ora, su queste pagine abbiamo già spie- tecnologia a DNA, grazie alla quale furono Michael S. Gazzaniga
Eugenie C. Scott
Founding Executive Director,
gato come la rapidità nello sviluppo dei sviluppati diversi vaccini per uso veterina- direttore, Sage Center for the National Center for Science
Study of Mind, Università
vaccini abbia consentito di arrivare a quel rio. Fino a quasi tutto il primo decennio di della California a Santa
Education
Terry Sejnowski
risultato. Nessuna fase è stata saltata, ma questo secolo, le aziende che avevano ini- Barbara
docente e direttore del
David Gross
alcune sono state svolte in parallelo, com- ziato a lavorare sull’mRNA dirottarono i lo- docente di fisica teorica,
Laboratorio di neurobiologia
computazionale, Salk
primendo i tempi per affrontare la pande- ro investimenti su altri settori. Rimasero in Università della California a Institute for Biological
Santa Barbara (premio Nobel Studies
mia. In particolare, l’urgenza e la diffusio-
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pochi a occuparsene, principalmente per per la fisica 2004) Michael Shermer
ne del virus hanno reso molto più rapida sviluppare terapie in campo oncologico. Danny Hillis editore, rivista «Skeptic»
co-presidente, Applied Michael Snyder
la procedura di reclutamento dei volonta- Tra loro, Uğur Şahin e sua moglie, l’immu- Minds, LLC
docente di genetica, Stanford
ri per la sperimentazione, che in genere ri- nologa Özlem Türeci, che nel 2008 avreb- Daniel M. Kammen University School of Medicine
direttore, Renewable Giorgio Vallortigara
chiede molti mesi, quando non anni. bero fondato BioNTech. and Appropriate Energy docente di neuroscienze,
Non avevamo mai detto, invece, che per Da allora la ricerca è progredita tra alti e Laboratory, Università della direttore associato, Centre
California a Berkeley for Mind/Brain Sciences,
i vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Mo- bassi, tra la necessità di modificare uno dei Vinod Khosla Università di Trento
derna non ci è voluto un anno, ma una tren- nucleotidi dell’mRNA e lo sviluppo delle Partner, Khosla Ventures Lene Vestergaard Hau
Christof Koch docente di fisica e fisica
tina. La loro storia, lunga e accidentata, è nanoparticelle lipidiche che lo proteggono presidente dell’Allen Institute applicata, Harvard University
cominciata nel 1987, quando Robert Malo- e lo portano all’interno delle cellule. Così, for Brain Science di Seattle Michael E. Webber
Lawrence M. Krauss direttore associato, Center
ne, studente di dottorato al Salk Institute all’inizio del 2020 Moderna aveva in fase di for International Energy
direttore, Origins Initiative,
& Environmental Policy,
for Biological Studies di La Jolla, fece un sperimentazione sull’uomo nove candida- Arizona State University
Università del Texas ad
esperimento di cui oggi raccogliamo i frut- ti vaccini a mRNA per malattie infettive. E Morten L. Kringelbach Austin
direttore, Hedonia: George M. Whitesides
ti. «Miscelò filamenti di RNA messaggero quando è arrivato SARS-CoV-2 la tecnolo- TrygFonden Research Group, docente di chimica e
Università di Oxford e
con gocce di grasso – scrive Elie Dolgin a gia era pronta, tanto che la società «è stata Università di Aarhus
biochimica, Harvard
University
p. 34 – per ottenere una sorta di minestro- in grado di produrre un prototipo di vacci- Steven Kyle Nathan Wolfe
ne molecolare. Le cellule umane immerse no appena qualche giorno dopo la pubbli- docente di economia
applicata e management,
direttore, Global Viral
Forecasting Initiative
in quella zuppa genetica assorbirono l’mR- cazione on line del genoma del virus». Cornell University
Anton Zeilinger
Robert S. Langer
NA e iniziarono a sintetizzare le proteine in Ecco dunque chiarito come il succes- docente di ottica quantistica,
docente, Massachusetts Università di Vienna
esso codificate.» so dei vaccini a mRNA contro SARS-CoV-2 Institute of Technology Jonathan Zittrain
Di lì a poco, Malone fu folgorato dall’i- non sia un caso, ma il risultato di decenni Lawrence Lessig docente di legge e computer
docente, Harvard Law School science, Harvard University
dea che «se le cellule erano in grado di sin- di ostinato lavoro. È la scienza, bellezza.

www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola In edicola con «Le Scienze» di gennaio
Il paradosso di Cantor, il nuovo volume
della collana Paradossi della scienza

Un insieme che non può esserlo


insieme di tutti gli insiemi non è un insieme. Da qui scaturisce il

L’ paradosso di Cantor. Che in realtà più che un paradosso è un’an-


tinomia, ovvero un’autentica contraddizione, che ha costretto a
cambiare i principi della teoria degli insiemi. All’enigma è dedicato il volu-
me della collana Paradossi della scienza, che può essere acquistato con «Le
Scienze» di gennaio a 14,90 euro (il prezzo include anche la rivista). Il para-
dosso è presentato nel suo contesto storico e insieme ad altre antinomie rela-
tive alla teoria degli insiemi, inclusa quella, dirompente, di Bertrand Russell.

P I A N O D E L L’ O P E R A
1 - Paradosso del mentitore 11 - I paradossi della conoscenza
2 - Paradosso dei compleanni 12 - Il paradosso di Cantor
3 - Achille e la tartaruga 13 - Il paradosso dell’onnipotenza
4 - Il gatto di Schrödinger 14 - Il paradosso dell’asta nel fienile
5 - Il paradosso dei gemelli 15 - I paradossi della democrazia
6 - I paradossi del futuro 16 - I paradossi dell’informatica
7 - Il paradosso dell’albergo 17 - Il dilemma del prigioniero
di Hilbert 18 - Il paradosso del sorite
8 - Il paradosso del nonno 19 - I paradossi del divenire
9 - Il paradosso del barbiere 20 - I paradossi della credenza
10 - Il paradosso di Olbers razionale

E R R ATA C O R R I G E

Il libro Rosso di sera è disponibile a dicembre, mentre Il mondo secondo la


fisica lo era a novembre, al contrario di quanto annunciato a novembre.

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I QUADERNI R I S E R VAT O
A G L I A B B O N AT I

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8 Le Scienze 640 dicembre 2021


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Intervista Emanuele Marchetti usa gli infrasuoni come
sistema di allerta per il pericolo legato ai crolli
dei ghiacciai, già causa di molte tragedie

Un allarme
per il ghiacciaio che crolla
ntorno a noi il mondo naturale produce suoni e rumori che

I non possiamo percepire. A produrli sono processi quali le on-


de marine, le eruzioni, il vento, e perfino le meteoriti. Qualun-
que oggetto che provochi lente oscillazioni dell’aria può generare
i cosiddetti infrasuoni. Anche le nostre attività lo fanno: esplosio-
ni, ventilatori e macchinari a bassa velocità producono infrasuoni.
Il mondo animale li usa per comunicare, anche su lunghe distan-
ze, come fanno balene, rinoceronti ed elefanti. Emanuele Mar-
chetti, del Dipartimento di scienze della Terra dell’Università di
Firenze, li impiega invece come strumento di allerta per il perico-
lo legato ai crolli dei ghiacciai.

In che modo i ghiacciai possono essere pericolosi?


Alcuni ghiacciai alpini sono soggetti a crolli in corrisponden-
za delle variazioni di pendio. Il pericolo dipende poi direttamente
dalla velocità della parte frontale del ghiacciaio. I crolli, legati al-
la normale evoluzione della massa di ghiaccio, sono generalmen-
te di piccole dimensioni e interessano le aree nelle vicinanze della
fronte. Tuttavia, crolli di maggiore dimensione possono investire
aree molto più ampie e avere effetti drammatici su centri abitati o
sulle infrastrutture anche a distanze di diversi chilometri, in parti-
colare quando la caduta del ghiaccio mette in moto masse di neve
o di detrito. Per esempio, nel caso del ghiacciaio del monte Eiger,
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in Svizzera, un crollo di grosse dimensioni (100.000 metri cubi),


analogo a quello del 1990, potrebbe investire la stazione ferrovia-
ria Eigergletscher a 2300 metri sul livello del mare, da cui transi-
tano circa 5000 visitatori ogni giorno.

E ovviamente non è un pericolo solo per le regioni alpine.


Nelle Alpi questi crolli hanno prodotto negli anni numero-
se tragedie, culminate con le 88 vittime del collasso del ghiaccia- da elastica nell’atmosfera, simile al suono ma con frequenza più
io Allalin, in Svizzera, del 1965. Il problema però è diffuso a scala bassa e quindi non percettibile dagli esseri umani, che si propa-
globale e interessa tutti i ghiacciai montani. Gli eventi più tragi- ga nell’aria come un’onda sismica si propaga nel terreno. Questo
ci e drammatici sono avvenuti nelle Ande peruviane nel 1962 e nel segnale può essere registrato anche a grande distanza (fino a mol-
Tim Graham/Getty Images (ghiacciaio Eiger)

1970, quando crolli di grossi volumi di ghiaccio hanno prodotto di- ti chilometri) da misuratori di pressione atmosferica con alta sen-
struzione fino a oltre 16 chilometri di distanza dal ghiacciaio e cau- sibilità. L’uso di più sensori disposti in una certa area, usati come
sato oltre 20.000 vittime. Di recente, il collasso dei due ghiacciai un’antenna, ci permette di identificare in modo univoco l’evento,
in Tibet nel 2016, che ha causato la morte di nove persone, ha mo- di valutarne la traiettoria e la massa e di stimarne il volume. Que-
strato chiaramente come le variazioni climatiche possono produr- sta tecnica è applicata già per altri fenomeni naturali come le va-
re un aumento del rischio con collassi di dimensioni inattese e in langhe e i flussi di detrito.
nuove aree.
Intendete sviluppare un sistema di allerta, di che cosa si tratta?
In particolare, che tecnica usate? Certo, un sistema di allerta consiste di strumenti di monitorag-
Il movimento rapido di un volume di ghiaccio genera un’on- gio che osservano un fenomeno mentre si sta formando e inviano

10 Le Scienze 640 dicembre 2021


di Jacopo Pasotti

CHI È

EMANUELE MARCHETTI

Da oltre vent’anni si occupa dello studio di diversi infrasonica a lunga distanza per il monitoraggio Negli anni si è anche occupato della
rischi naturali tramite tecniche geofisiche, come la remoto dei processi naturali. Dal 2012 si occupa progettazione, sviluppo e calibrazione di sensori
sismologia e l’acustica infrasonica. Collabora con dell’analisi geofisica di pericoli naturali tra cui le infrasonici. È autore di oltre 50 pubblicazioni
numerosi enti di ricerca stranieri. correnti di gravità come flussi piroclastici, flussi di scientifiche su riviste peer-reviewed e relatore
Dal 2007 si occupa della propagazione detrito, valanghe e collassi. a numerosi congressi internazionali.

Il ghiacciaio Eiger, in Svizzera, che ha già sperimentato


un crollo nel 1990. Quello dei crolli è un problema
diffuso a scala globale e interessa tutti i ghiacciai montani.

zione tra l’Università di Firenze, il Politecnico di Zurigo e l’Istitu-


to federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio di Zurigo.
Lo scopo è stato valutare l’efficienza in automatico e in tempo re-
ale del rilevamento dei crolli da quel ghiacciaio. Per questo abbia-
mo installato una serie di sensori infrasonici alla base del ghiaccia-
io, legati a un processo per l’identificazione degli eventi. Nel caso
dei ghiacciai, infatti, ci aspettiamo che un crollo potenzialmen-
te pericoloso sia preceduto da un’accelerazione dei processi e, di
conseguenza, un aumento dei crolli anche di piccole dimensioni.
In questa ottica quindi essere in grado di registrare in modo rapi-
do e automatico i crolli dal fronte del ghiacciaio è un importante
strumento per la valutazione del rischio.

Quali i vantaggi di questa tecnica rispetto ad altre?


Fino a oggi le tecniche più usate in questo campo sono state
l’interferometria radar, che permette di valutare eventuali acce-
lerazioni del fronte, e la fotogrammetria, per valutare le variazio-
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ni di volume. Entrambe le tecniche sono però limitate dalle con-
dizioni meteorologiche e dalla visibilità. Inoltre permettono di
misurare un settore specifico del ghiacciaio. L’analisi infrasoni-
ca può essere applicata indipendentemente dalla visibilità e ha il
grande vantaggio di permettere un’analisi su un fronte esteso, es-
sendo applicabile a 360 gradi intorno ai sensori. Un ulteriore van-
taggio è il costo di installazione e di gestione, confrontabile a quel-
lo di una stazione sismica, nettamente inferiore rispetto a quello
subito un’allerta, per esempio tramite SMS o e-mail, o anche atti- di un radar interferometrico.
vando in automatico un semaforo o una sirena. L’applicabilità rea-
le dei sistemi di allerta dipende poi dalla rapidità dei processi e dal Ci sono altre applicazioni possibili di questa tecnica?
tempo che passa tra l’individuazione del fenomeno e i suoi effetti. Questi strumenti permettono di identificare, anche a grande
Nel caso di un crollo di un ghiacciaio, per esempio, un sistema di distanza, il segnale prodotto da un fenomeno naturale o antropi-
Cortesia Emanuele Marchetti (Marchetti)

allerta può permettere di attivare un semaforo e bloccare quindi co che causi una perturbazione dell’atmosfera. Tra questi rien-
in modo automatico il traffico in una strada interessata dal flusso trano ovviamente le esplosioni sia antropiche sia naturali, ma an-
di materiale. Il sistema di tutela più efficace resta comunque l’eva- che movimenti rapidi di massa come per esempio una valanga, un
cuazione preventiva delle aree interessate dalla ricaduta di mate- crollo di roccia, un flusso di detrito. Tra l’altro, gli strumenti basati
riale se si registra un’accelerazione dei fenomeni. sull’infrasuono rientrano tra le tecniche usate dall’Organizzazio-
ne del trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nu-
Proprio di recente avete pubblicato un lavoro sul ghiacciaio dell’Eiger, cleari per l’identificazione di test nucleari, e sono usati in modo
in Svizzera. operativo da enti di ricerca e sorveglianza per il monitoraggio del-
Lo studio effettuato sull’Eiger nasce da una lunga collabora- la attività vulcanica.

www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy La start-up Restorative Neurotechnologies
ha sviluppato un sistema per la riabilitazione
neurocognitiva del tutto digitale

Riabilitare il cervello
con giochi seri e lenti prismatiche
a prima e unica terapia digitale per la riabilitazione neu-

L rocognitiva a tempo finito. Una terapia cioè che si sommi-


nistra tramite strumenti digitali in un numero determina-
to di sedute e può essere prescritta per la riabilitazione dopo un
ictus o un trauma, o nel caso di deficit di attenzione e iperattivi-
tà (ADHD).
È MindLenses, soluzione avveniristica sviluppata da Restorati-
ve Neurotechnologies, azienda nata come spin-off dell’Università
di Palermo e oggi start-up di successo. Un progetto che nasce dal
mix fra la ricerca di base nel campo delle neuroscienze e l’espe-
rienza clinica nella riabilitazione cognitiva grazie al lavoro di un
gruppo multidisciplinare composto da neurologi, neuropsicologi
e ingegneri biomedici riuniti intorno a Massimiliano Oliveri, neu-
rologo e professore ordinario all’Università di Palermo con una
lunga esperienza internazionale. Quando decide di fondare Resto-
rative Neurotechnologies, Oliveri ha un obiettivo chiaro in men-
te: sviluppare un metodo di riabilitazione neurocognitiva non in-
vasiva. «L’idea è riuscire a stimolare la neuroplasticità senza dover
ricorrere all’induzione di corrente elettrica o campi magnetici co-
me nel caso della stimolazione elettrica transcranica o della stimo-
lazione magnetica transcranica, entrambe tecniche che prevedo-
no l’applicazione di strumentazione esterna, come elettrodi, con Il sistema messo a punto
una certa dose di invasività», spiega Antonello Guarco, Sales &
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83

Market Access Director.


da Restorative Neurotechnologies
è unico in tutta Europa
Combinare due strumenti
Come fare quindi a replicare i risultati di queste tecniche sen- neuromodulazione che usa specifici esercizi per il training cogni-
za che il paziente debba indossare nulla? La strada scelta da Oli- tivo dopo aver messo in moto il cervello grazie a occhiali speciali.
veri prevede la combinazione di due strumenti già sviluppati e te- In pratica il paziente esegue un esercizio – adattamento pri-
stati – i serious games e le lenti prismatiche – con lo sviluppo di un smatico – in cui gli si chiede di puntare il dito su alcuni puntini che
percorso terapeutico, la sua digitalizzazione e infine il deposito appaiono in sequenza su un tablet mentre indossa occhiali con
del brevetto. lenti prismatiche che deviano il campo visivo a destra o a sinistra,
I serious games sono videogiochi usati come allenamento co- a seconda del tipo di disturbo su cui si vuole agire. «All’inizio il pa-
(tutte le foto, in questa pagina e nella pagina a fronte)

gnitivo e hanno dimostrato un’efficacia nel contrastare il declino ziente non riuscirà a toccare i puntini proprio per via della distor-
di alcune funzioni cognitive; negli Stati Uniti sono alla base di una sione provocata dalle lenti prismatiche, ma poi il cervello mette-
terapia digitale approvata per la cura dell’ADHD. Le lenti prisma- rà in atto un’azione correttiva che controbilancia la deviazione e il
Cortesia Restorative Neurotechnologies

tiche sono uno strumento di neuromodulazione non invasiva e si paziente riuscirà a colpire i target», spiega Guarco. «Dopo qualche
usano nella cura della negligenza spaziale unilaterale, un disturbo minuto il paziente dovrà ripetere l’esercizio ma senza gli occhia-
della cognizione spaziale nel quale, a seguito di una lesione cere- li: all’inizio non sarà in grado di colpire i target ma poi di nuovo il
brale (un ictus), il paziente ha difficoltà a esplorare e interagire con cervello si correggerà.» Questo semplice «riscaldamento» mette in
lo spazio. Negli ultimi anni, tuttavia, si è scoperto che l’adattamen- moto la neuroplasticità e permette di eseguire con la massima effi-
to prismatico può essere usato per il trattamento di altri disturbi cacia i serious games nei successivi 30 minuti. Ogni seduta, infat-
della cognizione come i deficit di attenzione, memoria e linguag- ti, dura 40 minuti e ogni ciclo di riabilitazione è composto da dieci
gio. Ecco come è nato MindLenses, un protocollo innovativo di incontri da svolgersi in quattro settimane.

12 Le Scienze 640 dicembre 2021


di Letizia Gabaglio

L A S C H E D A - R E S T O R AT I V E N E U R O T E C H N O L O G I E S

Azienda fondata nel 2019


I dispositivi usati Persone di riferimento: Massimiliano Oliveri (CEO),
in MindLenses, il protocollo Antonello Guarco (Sales & Market Access Director)
sviluppato dall’azienda fondata Sito: www.restorativeneurotechnologies.com Mail: antonello.guarco@restorativeneurotechnologies.com
a Palermo nel 2018, tra cui gli Numero di brevetti: n.d.
occhiali prismatici (foto in basso a Dipendenti-collaboratori: 10
destra).

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Restorative Neurotechnologies nasce a Palermo nel 2018, e ha A cui si aggiunge la riabilitazione per i sintomi neurocognitivi le-
una sede anche a Torino dove i fondatori seguono un percorso di gati a COVID-19: la famosa nebbia cognitiva che avvolge le perso-
accelerazione in un incubatore sociale e ottengono un primo in- ne che hanno avuto la malattia per molti mesi dopo la guarigione.
vestimento da SocialFare Seed: 110.000 euro necessari a creare la «Abbiamo fatto partire uno studio clinico all’Ospedale maggiore
prima versione del prodotto e avviare la commercializzazione nel ASUGI di Trieste proprio per valutare con attenzione l’efficacia
2019. Il salto di qualità arriva con il finanziamento da parte di Cas- del metodo su questa condizione», sottolinea Guarco. «Ma il no-
sa depositi e prestiti, istituzione finanziaria controllata dal Mini- stro programma di ricerca ci vede impegnati anche in altre spe-
stero dell’economia e delle finanze, e da altri business angels ita- rimentazioni all’IRCCS San Camillo a Venezia, all’IRCCS Fonda-
liani, per 1 milione e 200.000 euro. Siamo nel 2020 e l’azienda è zione Santa Lucia a Roma e all’Ospedale Niguarda di Milano, dove
ormai autonoma e in crescita e assume manager con esperienza nel 2022 inizieremo un trial di due anni sul decadimento cogniti-
pluriennale nel campo del farmaceutico e dei dispositivi medici. vo lieve».
MindLenses è infatti un dispositivo medico di classe 1 e può Attualmente MindLenses è usato presso l’Ospedale San Luigi a
essere venduto a professionisti e centri clinici; le indicazioni ri- Orbassano (nell’area metropolitana di Torino), l’Ospedale San Pa-
guardano il trattamento di ictus ischemico o emorragico, trau- olo a Milano, il Policlinico Umberto I di Roma e l’Ospedale Fate-
ma cranico e ADHD. Il dispositivo può essere usato anche per la BeneFratelli di Palermo. Ma l’azienda, che si divide fra Palermo e
riabilitazione cognitiva nell’ambito del trattamento del decli- Torino, vuole allargare il suo perimetro d’azione e spostarsi anche
no cognitivo leggero (mild cognitive impairment, MCI), i distur- fuori dall’Italia: il sistema messo a punto da Restorative Neuro-
bi specifici dell’apprendimento e il decadimento cognitivo senile. technologies è unico in tutta Europa.

www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi

professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino


e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York)

L’alveare ben temperato


Secondo il mito, la regina Didone risolse intuitivamente
un problema che da sempre le api risolvono d’istinto

S
econdo il mito narrato da Virgilio calcolo, reperì che l’angolo acuto dei rombi
nell’Eneide, all’origine della fonda- doveva risultare di gradi 70 e minuti 34,
zione di Cartagine ci sarebbe la solu- affinché la superficie di ogni cella risultasse
zione di un problema di natura matematica. La minima (gli angoli de’ rombi dipendono dalla
regina Didone, fuggita da Tiro e sbarcata sulla inclinazione di essi sull’asse). Colin MacLaurin
costa nordafricana, ottenne dal re locale il per- calcolò 70 e 32, Cramer 70 e 31. Le api avevano
messo di scegliere un appezzamento di ter- adottato e ritengo seguano ad usare 70 e 32,
ra che stesse racchiuso nella pelle di un bue. maclaurinizzando ne’ secoli.»
Dopo aver ricavato dalla pelle una sottilissi- Come notato da Gadda, il problema delle
ma corda, Didone la usò per delimitare la mas- api si risolve facilmente con i metodi del cal-
sima area possibile: scelse un appezzamen- colo infinitesimale, senza scomodare il mo-
to semicircolare in riva al mare, così da dover derno calcolo variazionale: le varie soluzioni
delimitare con la corda solo una parte del pe- citate sono solo approssimazioni diverse dello
rimetro. Aveva evidentemente intuito che, a stesso risultato analitico, che richiede il cal-
parità di perimetro, il cerchio è la figura con la colo di alcune radici. A prima vista, sorpren-
massima area, come fu poi dimostrato nel 1838 de che le cellette non siano semplici prismi a
dal matematico svizzero Jakob Steiner. base esagonale, e assomiglino invece a matite
a sezione esagonale, con la punta costituita
Il primo essere umano da tre tagli romboidali simmetrici. Col senno
Didone sarà forse stata il primo essere uma- di poi, però, si nota un duplice vantaggio: non
no a risolvere intuitivamente un problema di solo si minimizza la quantità di cera usata, a
massimo o di minimo, ma certo non il primo parità di volume, ma si possono far combacia-
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animale. La costruzione delle celle degli al- re due strati paralleli di matite, incastrandoli
veari richiede infatti la soluzione di un simile per le punte.
problema da parte delle api, come riassume
l’ingegnere Carlo Emilio Gadda nell’Adalgisa Basta un angolo
(1944): Quest’ultima proprietà rivela la simmetria
«Altro problema naturale di minimo, da noi dell’intera costruzione, perché se le punte
umani solubile per procedimento derivatorio delle matite si incastrano perfettamente tra
(calcolo differenziale), è il problema di loro, i tre rombi che le determinano devono
“superficie minima” della chiusura di fondo appartenere a un solido romboidale simme-
delle cellette a prisma esagonale dell’arnia. La trico che può riempire lo spazio. Già Keplero,
chiusura di fondo d’ogni celletta prismatico- nel libro Sul fiocco di neve a sei angoli (1611),
esagonale è costituita da tre facce rombiche aveva intuito che questo solido è il dodeca-
inclinate rispetto all’asse della cella. edro rombico, costituito da 12 rombi uguali,
L’inclinazione dei tre rombi è tale da risultarne che formano tra loro angoli solidi di 120 gradi:
minima la totale superficie e però minimo lo si può pensare come un mozzicone di ma-
l’impiego di cera, a parità di volume racchiuso tita esagonale (6 rombi a zig-zag in verticale),
(capienza della cella). con due punte triangolari da entrambi i lati (3
L’operaia-ape ha risolto il problema rombi ciascuna). Si scopre così che nelle celle
biologicamente e d’istinto, seppur d’istinto dell’alveare gli angoli solidi formati dalle pare-
si tratti, o non invece di ragione. Il fisico ed ti e dalla punta sono tutti di 120 gradi: alle api
entomologo Réaumur propose la questione al basta dunque saper costruire istintivamente
matematico Koenig: il quale, col sussidio del tali angoli, per poter costruire l’intero alveare.

14 Le Scienze 640 dicembre 2021


di Telmo Pievani Scienza e filosofia
professore ordinario di filosofia delle scienze biologiche
dell’Università degli Studi di Padova

Un decalogo per comunicare


Le diatribe mediatiche tra scienziati hanno generato
disorientamento e sfiducia. Si può fare di meglio

a pandemia è stata uno shock anche tati se vogliamo che l’immagine pubblica del-

L per la comunicazione della scienza.


Da generazioni non succedeva che
scienziate e scienziati, di diversa estrazione,
la scienza non esca ulteriormente ammaccata.
1) Non solo prodotti, ma anche processi: nel
comunicare la scienza, non limitiamoci a
fossero chiamati a una presenza così assidua sciorinare risultati, prodotti, dati, numeri.
su tutti i mezzi di comunicazione di massa, Quelli cambiano. Ciò che resta è il proces-
ogni giorno, da mattina a sera, in condizioni so, il metodo, l’atteggiamento scientifico.
di paura e incertezza. Sul tema, sin qui le at- 2) Certezze pronte all’uso? No grazie. La
tenzioni si sono concentrate, per ottime ragio- scienza ha a che fare con l’incertezza e con
ni, sul fenomeno insidioso delle fake news che ipotesi esplicative più o meno probabi-
condizionano i comportamenti delle persone, li sulla base del confronto con i dati in ag-
minacciano la salute collettiva e fomentano giornamento. Per arrivare a un consenso
aggressivi movimenti che negano le evidenze scientifico valido «oltre ogni ragionevole
scientifiche corroborate. dubbio» su una certa spiegazione, occorro-
Capire come affrontare efficacemente le te- no tempo e verifiche.
orie pseudoscientifiche, provando non solo a 3) Previsioni? No, grazie. Al massimo, proie-
smentirle nel merito ma anche a smontarle nei zioni e prudenti scenari. Per le ragioni di
loro trucchi, è fondamentale, ma si tratta pur cui al punto 2.
sempre di mistificazioni esterne. Che dire in- 4) Le verità assolute le detengono i talebani.
vece dell’analisi autocritica interna? Nel modo Ovvero, il paternalismo non si addice alla
di condividere le conoscenze scientifiche con scienza: bisogna argomentare.
l’opinione pubblica, è andato tutto bene negli 5) Anche la postura conta. Imporre il proprio Confusione in TV. Durante la
ultimi due anni? Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
punto di vista sulla base di un argomento pandemia, nonostante gli importanti
Parrebbe proprio di no. Le agenzie che mo- di autorità è in linea teorica una negazione successi della ricerca contro il
nitorano la percezione pubblica della scienza del metodo scientifico stesso. coronavirus, la fiducia degli italiani nella
in Italia ci dicono che nel marzo 2020, nel pie- 6) Il dissenso è il sale della scienza. Qualsiasi scienza è calata. In gran parte a causa
no del primo drammatico lockdown, la fiducia critica, purché argomentata razionalmente del senso di disorientamento dato dalle
media della popolazione verso la scienza era e portatrice di nuove evidenze empiriche troppe voci discordanti di scienziati
molto alta, e si capisce dato lo stato di ansia ed (clausola dirimente), va ascoltata. sui media, che dibattevano in modo
emergenza. Un anno dopo quella fiducia è ca- 7) Nessuno scienziato è onnisciente. Fare i scomposto e, a volte, poco scientifico.
lata decisamente. tuttologi è pericoloso. Rispondere qualche
volta «non lo sappiamo, stiamo cercando di
Le ragioni della sfiducia capire» non è una vergogna.
Sarà colpa del solito atteggiamento anti- 8) Nessun tabù. Non dovrebbero esistere ar-
scientifico italiano, o dell’indigestione media- gomenti da censurare preventivamente,
tica e dell’assuefazione del pubblico? Forse per paura che i non esperti non capiscano.
quel disagio andrebbe ascoltato meglio, poi- 9) I dibattiti scientifici si fanno nelle sedi op-
ché secondo le indagini il calo di fiducia ha portune e sono incompatibili con i talk
una motivazione prevalente: il senso di con- show televisivi e i social network.
SB Arts Media/iStock

fusione e disorientamento che proviene dalle 10) Benissimo la libera espressione delle idee
troppe voci discordanti. dei singoli, ma poi quello che conta nel-
Mettiamo che gli italiani abbiano ragione. la scienza è il consenso collettivo su dati e
Proviamo allora a immaginare un decalogo di spiegazioni, che ha bisogno di portavoce
errori di comunicazione che andrebbero evi- istituzionali.

www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi

ordinario di paleoantropologia alla Sapienza Università di Roma;


socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

Una lezione da imparare


I primi Homo sapiens giunti in Europa trovarono un
ambiente ostile. Ma avevano dalla loro la versatilità

poche centinaia di metri dal mo- successiva variabilità delle popolazioni eura-

A nastero ortodosso di Dryanovo, in


Bulgaria, c’è la grotta di Bacho Ki-
ro, incassata nella valle di due subaffluenti del
siatiche. In tutti e tre, inoltre, ci sono indizi di
ibridazioni con i Neanderthal avvenute po-
che generazioni prima, quindi probabilmen-
Danubio. Intitolata a un intellettuale e rivo- te quando i loro antenati erano già a nord del
luzionario ottocentesco, eroe della lotta con- Mediterraneo.
tro l’impero ottomano, la grotta ha una grande Infine i loro manufatti – in particolare quel-
estensione (oltre un chilometro) di notevole li a carattere ornamentale (pendagli) – prece-
interesse speleologico e turistico, ma è nota dono oggetti simili scoperti in siti frequentati
soprattutto per conservare quella che al mo- dagli ultimi Neanderthal in Europa occidenta-
mento è la più antica testimonianza della pre- le, dando sostegno all’ipotesi di forme di «ac-
senza di Homo sapiens in Europa, con datazio- culturazione» da Homo sapiens verso Homo
ni prossime a 46.000 anni fa. neanderthalensis.
Alcuni studi, pubblicati negli ultimi due an-
ni, sono partiti dai nuovi scavi nel sito per fo- Il grande freddo
calizzarsi su vari elementi di interesse. Sono Lo studio più recente, pubblicato nel set-
pubblicazioni col marchio del Max-Planck-In- tembre scorso su «Science Advances», mo-
stitut für evolutionäre Anthropologie di Lip- stra i risultati di analisi isotopiche (di isoto-
sia, in Germania, firmate dai due direttori sto- pi dell’ossigeno) eseguite sui denti di animali
rici di questo istituto: il francese Jean-Jacques contemporanei a questi antichissimi Homo sa-
Hublin e lo svedese Svante Pääbo. piens europei. Al contrario di quanto ipotizza-
vano in precedenza vari ricercatori, le nuove
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Un sito fondamentale indagini rivelano che, quando questi uomini –
Nella grotta sono stati scoperti i manufat- venuti da oriente, provenienti originariamen-
ti di un primissimo Paleolitico superiore (no- te da contesti africani – arrivarono in Europa,
to in passato come Bachokirian), con pendagli trovarono condizioni climatiche molto fred-
ornamentali, e diversi resti umani frammen- de, definite subartiche. I nostri antenati, per-
tari riferiti a Homo sapiens, fra cui un dente, tanto, non vennero attratti da un ambiente fa-
che seguono di qualche millennio l’ultima oc- vorevole; tutt’altro.
cupazione della grotta da parte di Homo nean- Questo ci dice che la sfida tra loro e i
derthalensis. Pertanto la grotta di Bacho Ki- Neanderthal fu davvero giocata sul terreno
ro è oggi un sito fondamentale per lo studio dell’esclusione competitiva, dove il «vincito-
dell’arrivo e della diffusione della nostra spe- re» deve essere quello che dimostrava di ave-
cie in Europa e per le dinamiche che portaro- re almeno qualche risorsa in più sul piano
no all’estinzione dei Neanderthal. adattativo. Dunque possiamo concludere che
Gran parte del genoma di tre individui è – di fronte ai Neanderthal, adattati da centina-
stata sequenziata e mostra che la popolazio- ia di millenni alle ricorrenti cadute del clima
ne cui appartenevano, a differenza di altri glaciale – questi uomini di aspetto moderno
Homo sapiens coevi scoperti in Romania e in giocarono la partita non sul piano delle risor-
Siberia, è in relazione con gruppi umani oggi se biologiche (avevano corporature e forse an-
distribuiti in Asia e nelle Americhe, indican- che un colore della pelle sintonizzati sulle la-
do una continuità fra almeno parte dei primi titudini tropicali), bensì sul piano culturale,
uomini anatomicamente moderni che pene- grazie alla loro notevole versatilità. Mi sembra
trarono in Europa nel tardo Pleistocene e la che ci sia una lezione da imparare.

16 Le Scienze 640 dicembre 2021


di Amedeo Balbi La finestra di Keplero
professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

Quando il disordine è da Nobel


Gli studi che hanno permesso a Giorgio Parisi
di ricevere il premio più ambito da uno scienziato

n questi giorni (per la precisione il 10 di- modo che i tre siano equidistanti? Ciascun

I cembre, anniversario della morte di Al-


fred Nobel), Giorgio Parisi riceverà (assie-
me a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann)
magnete proverà a orientarsi in direzione op-
posta a quella dei suoi due vicini, tuttavia non
c’è una configurazione che consenta di soddi-
il premio Nobel per la fisica, nella cerimonia sfare questa richiesta. Il sistema sarà appunto
che anche quest’anno si terrà in collegamen- «frustrato», e dovrà accontentarsi di una delle
to tra Stoccolma e i paesi dei vincitori a causa altre disposizioni possibili, nessuna delle qua-
della pandemia. Il premio a Parisi è un ricono- li però ottimale.
scimento a una carriera scientifica straordina- Naturalmente, la complessità della situa-
ria e, in qualche misura, anche a tutta la fisica zione cresce in fretta con il numero degli ele-
italiana. Speriamo dunque, come lo stesso Pa- menti che compongono il sistema, come av-
risi ha notato, che esso si traduca in una mag- viene nei cosiddetti «vetri di spin». Parisi, che
giore attenzione nei confronti della ricerca ha sviluppato gli strumenti matematici per af-
scientifica nel nostro paese. frontare correttamente questo tipo di proble-
A parte queste considerazioni, però, vale la ma, lo ha spesso paragonato a quello di tro-
pena sottolineare come il premio di quest’an- vare la migliore disposizione a tavola per un
no sia andato a ricerche piuttosto diverse da gruppo di persone che non vanno tutte d’ac-
quelle che solitamente catturano l’attenzio- cordo; e magari potrà dare qualche consiglio
ne del grande pubblico, come la fisica subato- per i banchetti del Nobel, quando torneranno
mica o l’astrofisica. Il comitato del Nobel per a ospitare i consueti oltre 1000 partecipanti.
la fisica ha voluto riconoscere l’importanza di
investigare quella «terra di mezzo», più vici- Da uno a molti Panorama romano.
na alla scala della vita quotidiana, in cui han-
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Battute a parte, la fisica dei sistemi frustra- Le suggestive evoluzioni degli storni,
no luogo fenomeni complessi, caotici, e diffi- ti ha ramificazioni importanti in molti campi come quelli che si esibiscono sul cielo
cili da descrivere e prevedere, come il clima. diversi, dalla biologia alle neuroscienze. Pari- di Roma, sono oggetto di studio
Manabe e Hasselmann, infatti, hanno gettato si ha spinto la sua curiosità anche in direzioni nella fisica dei sistemi frustrati.
le basi per comprendere l’effetto dell’anidri- apparentemente insolite, come lo studio del-
de carbonica sulle temperature del nostro pia- le suggestive evoluzioni degli stormi di stor-
neta e per riconoscere il legame tra l’attività ni: un tipico spettacolo dei cieli romani, che
umana e il riscaldamento globale. anche i non fisici sono in grado di apprezza-
re. Come riescono migliaia di uccelli a man-
La fisica della frustrazione tenere configurazioni coerenti, comunican-
Quanto a Parisi, la sua ricerca ha fornito i do tra loro, mentre si muovono rapidamente
mezzi teorici per comprendere meglio gli sta- nel cielo?
ti disordinati che si producono in una grande Più in generale, la questione di come siste-
quantità di sistemi, dai materiali alle reti neu- mi composti di molte parti semplici possano
rali. Un concetto affascinante che viene spes- dare vita a comportamenti collettivi straordi-
Barbara Dall Angelo/iStockphoto

so accostato a questi studi è quello di «frustra- nariamente complessi, e di come ordine e ca-
zione». Lo si può comprendere facilmente os interagiscano tra loro, è cruciale anche per
immaginando due piccoli magneti vicini tra i processi decisionali che coinvolgono le so-
loro, che hanno trovato uno stato di equili- cietà moderne: la gestione di una pandemia o
brio stabile orientando i propri poli in direzio- la ricerca della migliore strategia per affronta-
ni opposte. Che cosa succede se adesso un ter- re l’emergenza climatica ne sono un esempio
zo magnete viene avvicinato ai primi due, in concreto.

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News

GEOGRAFIA UMANA

Gli arrivi in America prima di Colombo


Dal primo popolamento allo sbarco dei vichinghi, il quadro è sempre più chiaro

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Christian Sappa/Gamma-Rapho/Getty Images

18 Le Scienze 640 dicembre 2021


Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

Sebbene la scoperta dell’America da parte dei


vichinghi sia cosa nota, la cronologia degli eventi
Vichinghi oltre l’Atlantico. Questa ricostruzione mostra una delle rimaneva incerta, almeno finora. Una fortunata
abitazioni costruite dai vichinghi nell’insediamento di L’Anse aux Meadows, combinazione di coincidenze ha infatti permesso a
sull’isola atlantica di Terranova nell’odierno Canada. Un nuovo studio ha un gruppo di ricercatori, coordinati da Michael Dee e
appurato che questo avamposto esisteva almeno dal 1021. Margot Kuitems dell’Università di Groninga nei Paesi
Bassi, di datare con precisione alcuni resti archeologici
dell’insediamento di L’Anse aux Meadows, avamposto
vichingo sull’isola atlantica di Terranova, nell’attuale
Canada. I risultati pubblicati su «Nature» fissano al 1021
la prima presenza certa europea in America.
Famosi per la loro abilità di navigatori, i vichinghi
erano pirati norreni stanziati lungo le coste scandinave.
Tra la fine dell’VIII e gli inizi dell’XI secolo, gruppi di
vichinghi raggiunsero e colonizzarono buona parte
delle coste e dei fiumi europei, spingendosi fino alla
Groenlandia.
Da qui, alcune spedizioni fecero rotta a ovest, dove
fondarono almeno un avamposto: la scoperta della
già citata L’Anse aux Meadows confermò nel 1960 la
veridicità delle saghe islandesi. Sebbene una serie
di elementi collocasse la sua fondazione alla fine del
primo millennio, la data esatta rimaneva impossibile
da stabilire. Innanzitutto, la colonia fu abbandonata
dopo pochi anni tramandando una quantità limitata
di manufatti. Inoltre, le datazioni con il carbonio-14
restituivano intervalli di tempo troppo ampi. Infine
le informazioni nelle saghe, trasmesse oralmente per
secoli prima di venire trascritte, sono vaghe e talora
contraddittorie.
Il ritrovamento di tre reperti lignei particolari,
completi di corteccia, ha permesso di aggirare questi
ostacoli. Innanzitutto, la presenza di incisioni lasciate
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da lame metalliche ha confermato l’origine europea
degli strumenti usati per abbattere gli alberi, poiché
le popolazioni locali non praticavano la metallurgia.
La datazione dei reperti è stata ottenuta tramite
dendrocronologia – cioè la conta degli anelli di
accrescimento annuale degli alberi – grazie all’aiuto
di un evento cosmico: nel 992 una massiccia tempesta
solare lasciò una firma caratteristica nel contenuto di
carbonio-14 negli alberi di tutto il mondo. Le piante
da cui furono ricavati i reperti di L’Anse aux Meadows
vennero abbattute 29 anni dopo la tempesta solare,
cioè nel 1021.
Questa non è l’unica scoperta recente a chiarire la
storia dell’America. Uno studio su «Science» guidato
dal geografo Matthew Bennett, dell’Università di
Bournemouth nel Regno Unito, anticipa infatti di
alcune migliaia di anni la colonizzazione umana
del continente: i ricercatori hanno annunciato il
rinvenimento in New Mexico di una serie di impronte
umane fossili risalenti a un intervallo compreso tra
23.000 e 21.000 anni fa.
Davide Michielin

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News

PLANETOLOGIA

La scomparsa dell’atmosfera di Plutone


Due osservazioni a distanza di pochi anni rilevano un forte calo

Sorvolato nel 2015 dalla sonda New Ho-


rizons della NASA, il pianeta nano Pluto-
ne aveva mostrato la presenza di una sot-
tile atmosfera, composta da azoto, metano
e monossido di carbonio, a una tempe-
ratura di circa 70 kelvin e una pressione
media alla superficie pari a 1 pascal, circa
100.000 volte inferiore a quella terrestre.
Ma lo studio dell’atmosfera di Plutone era
iniziato già molti anni prima, sia con tele-
scopi a terra sia dallo spazio, nonostante le
difficoltà connesse alla distanza e alle di-
mensioni del pianeta nano. Uno dei meto-
di che si è rivelato più efficace è quello del-
le occultazioni, che consiste nello studiare
che cosa accade quando Plutone, lungo la
sua orbita, transita davanti a una stella di
sfondo. Proprio grazie all’analisi della cur-
va di luce del transito del 15 agosto 2018,
un gruppo di astronomi guidato da Eliot
Young, del Southwest Research Institute a
Boulder in Colorado, ha scoperto che l’at-
mosfera di Plutone sta scomparendo. Il ri- ca 30 UA dal Sole, mentre all’afelio arriva a si è verificato nel 1989, ma secondo lo stu-
sultato è stato presentato alla riunione an- quasi 50 UA (l’unità astronomica UA è pa- dio gli effetti del raffreddamento si vedono
nuale della Divisione di scienze planetarie ri alla distanza media Terra-Sole, circa 150 ora per l’inerzia termica della crosta di Plu-
dell’American Astronomical Society. milioni di chilometri). Al perielio il calore tone, che ha continuato a rilasciare a lun-
Secondo Young, la riduzione dell’atmo- fa sublimare i ghiacci superficiali, che ren- go il calore accumulato. Ora però, esaurita
sfera di Plutone si spiega con le variazioni dono più densa l’atmosfera, per poi torna- l’energia immagazzinata, i gas atmosferici
di illuminazione del pianeta a seconda del- re a ghiacciarsi col raffreddamento. stanno tornando a condensarsi.
la posizione: al perielio si trova infatti a cir-
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L’ultimo passaggio al perielio in realtà Emiliano Ricci

NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute


Nuovo record di precisione per il tempo di vita del neutrone
Al di fuori dei nuclei atomici, i neutroni decadono in altre particelle in gran numero di neutroni ultrafreddi all’interno di una trappola a vuoto
un tempo medio di circa 15 minuti. Il valore preciso della vita media (chiamata anche «bottiglia») e contare quanti neutroni rimangono nella
dei neutroni è però da anni oggetto di dibattito, perché tecniche di trappola dopo un certo intervallo di tempo, in modo da risalire al tasso di
misurazione diverse producono risultati differenti. Ora la collaborazione decadimento e quindi al tempo di vita medio. Gli scienziati sono riusciti
statunitense UCNo, grazie a un esperimento realizzato al Los Alamos a minimizzare tutte le incertezze sperimentali e statistiche, ottenendo
Neutron Science Center, in New Mexico, ha ottenuto la misurazione il risultato di 877,75 secondi, con un errore dello 0,039 per cento:
più precisa di sempre di questo importante parametro, pubblicando l’incertezza risulta più che dimezzata rispetto a quanto ottenuto negli
le sue conclusioni su «Physical Review Letters». Tuttavia, il risultato esperimenti precedenti.
non risolve del tutto la discrepanza con le misurazioni ottenute tramite Nonostante la grande precisione di questa nuova misura, tuttavia,
metodi alternativi. confrontandola con il risultato che si ottiene applicando un’altra tecnica
Conoscere in modo preciso il valore della vita media del neutrone sperimentale (in cui si osservano i decadimenti dei neutroni in moto
è molto utile nell’ambito di diverse ricerche di fisica fondamentale. all’interno di un fascio) si registra una differenza di circa otto secondi,
Per esempio, questo valore è una delle variabili che entrano in gioco ben superiore alle incertezze combinate delle due misurazioni. Rimane
in alcuni calcoli di precisione del modello standard delle particelle quindi ancora aperto un problema di lunga data nell’ambito della fisica
elementari, la cui verifica può svelare indizi di «nuova fisica». nucleare.
L’esperimento realizzato dai ricercatori di UCNo consiste nell’isolare un Matteo Serra

20 Le Scienze 640 dicembre 2021


COSMOLOGIA
Nei nuovi
Senza la materia oscura campioni la
Luna è più
Un modello alternativo supera bene il primo test vulcanica
A dicembre scorso, la
sonda cinese Chang’e-5 ha
prelevato alcuni campioni
di rocce lunari per rispedirli
sulla Terra e permettere di
analizzarli in laboratorio.
Adesso, un gruppo
internazionale di ricercatori
guidato da Xiaochao Che,
dell’Accademia cinese
di scienze geologiche a
Pechino, ha pubblicato
su «Science» i risultati
delle analisi preliminari,
scoprendo che sulla
Luna era presente attività
vulcanica fino a meno di
2 miliardi di anni fa. Da
analisi precedenti, fatte
sui campioni raccolti dalle
missioni Apollo o sovietiche
o da meteoriti lunari, le
rocce più giovani erano
risultate di 3 miliardi di anni
fa, quindi oltre 1 miliardo di
anni più vecchie di quelle
prelevate da Chang’e-5. La
precisione della datazione
(l’errore è di appena 50
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milioni di anni) permette di
calibrare la cronologia degli
Un modello alternativo all’ipotesi della mate- vitazionale su scale di distanza galattiche. Uno impatti lunari e di porre
ria oscura ha riprodotto per la prima volta le os- dei limiti delle teorie MOND tradizionali è però vincoli all’evoluzione termica
servazioni sulla radiazione cosmica di fondo. che non sono in grado di spiegare diverse prove della Luna.
La nuova teoria è stata sviluppata da Constanti- cosmologiche. I planetologi ipotizzano che
nos Skordis e Tom Złośnik del Central Europe- Skordis e Złośnik hanno ora considerato un’e- l’attività vulcanica sia stata
an Institute for Cosmology and Fundamental stensione del modello MOND originale, inclu- causata dalle rocce fuse
Physics (CEICO) di Praga, che hanno pubblicato i dendo un campo scalare e un campo vettoria- del mantello lunare, tenuto
loro risultati su «Physical Review Letters». le che generano un effetto gravitazionale il cui caldo dai decadimenti degli
L’ipotesi della materia oscura – un’elusiva for- contributo è analogo a quello della materia oscu- elementi radioattivi presenti
ma di materia che costituirebbe circa l’86 per ra. Ma soprattutto (ed è qui la novità) i ricerca- al suo interno. Tuttavia,
cento della massa dell’intero universo – rappre- tori hanno dimostrato che, fissando opportuna- le analisi mostrano che
senta un paradigma largamente accettato all’in- mente i parametri, il modello è coerente con le questi elementi non sono
terno della comunità scientifica, soprattutto per osservazioni sulla distribuzione della radiazione presenti in quantità tale
la sua capacità di spiegare efficacemente nume- cosmica di fondo (la «prima luce» dell’universo), da giustificare la longevità
NASA/WMAP Science Team

rose osservazioni astrofisiche. Tuttavia, la man- uno dei più importanti capisaldi della cosmolo- del vulcanismo lunare.
canza finora di prove sperimentali della materia gia. L’idea ora dovrà essere messa alla prova tra- Occorre quindi cercare altre
oscura ha stimolato lo sviluppo di idee alternati- mite altre verifiche, basate per esempio sulle os- cause, come per esempio il
ve: una delle più popolari è la teoria MOND (Mo- servazioni degli ammassi di galassie e delle onde riscaldamento mareale.
dified Newtonian Dynamics), che prevede un gravitazionali. Emiliano Ricci
comportamento non universale della forza gra- Matteo Serra

www.lescienze.it Le Scienze 21
News

CLIMA
Più piogge
Quanto è diventata calda la città intense con il
riscaldamento
Dal 1983 l’esposizione al caldo estremo urbano è triplicata globale
Le piogge più intense
sono dovute ai fenomeni
convettivi (temporaleschi).
Gli attuali modelli climatici
ci indicano un aumento di
questi eventi estremi in un
mondo più caldo, anche se
la loro risoluzione spaziale è
troppo bassa per analizzare la
dinamica di questi fenomeni
in modo esplicito. Ci sono
modelli a risoluzione più alta,
ma per problemi di tempi di
calcolo non possono fornire
scenari a livello globale. Di
recente però Cornelia Klein,
del Centre for Ecology and
Hydrology di Wallingford
nel Regno Unito, e colleghi
hanno prodotto una
proiezione per fine secolo
sull’Africa occidentale usando
un modello del genere e
pubblicando i risultati su
«Environmental Research
Letters». Dopo aver validato il
modello (con una risoluzione
spaziale di 4,4 chilometri) nel
passato e nel confronto con le
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
osservazioni, hanno effettuato
simulazioni per dieci anni
Negli ultimi trent’anni, l’esposizione al cal- di popolazione, Cascade Tuholske dell’Univer- intorno al 2100 nello scenario
do estremo nelle città è triplicata. Lo racconta sità della California a Santa Barbara e colleghi business as usual (di fatto
uno studio pubblicato sui «Proceedings of the hanno calcolato il numero di giorni all’anno con nessun contrasto alle
National Academy of Sciences», che ha analiz- temperature superiori alla soglia di 30 °C, mol- emissioni) sull’Africa, dove si
zato dati di popolazione, temperatura e umidità tiplicato per il totale della popolazione esposta. sviluppano grandi aggregati
in più di 13.000 centri urbani tra il 1983 e il 2016. In 33 anni si è passati da 40 a 119 miliardi di gior- di nubi che possono essere
Questi risultati potrebbero essere utili per capi- ni per persona per anno, un aumento del 199 per «visti» da quella risoluzione.
re meglio dove e come intervenire per ridurre gli cento che riguarda 1,7 miliardi di individui. I risultati sono chiari: mentre
effetti nocivi delle alte temperature, soprattutto Urbanizzazione e riscaldamento globale han- i modelli climatici standard
nei paesi in via di sviluppo. no però pesi diversi in luoghi e climi differenti. vedono un aumento medio
L’aumento delle temperature è il risultato di L’isola di calore è stata più rilevante in centri in del 30 per cento della
Rehman Asad/NurPhoto via Getty Images

due fenomeni combinati: il riscaldamento glo- veloce espansione, come Dhaka, Hanoi e Ban- precipitazione estrema oraria,
bale e l’effetto isola di calore (le città trattengono gkok, mentre in altri ha prevalso il contributo cli- quello di Klein e colleghi
più caldo delle aree rurali). L’impatto sulla salu- matico (Mumbai, Lagos e Baghdad). Differenzia- mostra un aumento medio
te è forte: per ogni giorno in più in cui la tempe- re le cause della crescita del caldo estremo può del 55 per cento, facendo
ratura massima passa dai 20 a oltre 35 °C, la mor- aiutare a trovare soluzioni adatte città per città, pensare che le proiezioni
talità sopra i 64 anni cresce di quasi 5 unità per soprattutto nei paesi in via di sviluppo di Africa e attuali di questi eventi estremi
100.000 persone. Grazie a immagini satellitari Sudest asiatico, che rischiano di vedere annullati siano sottostimate.
e strumenti a terra per rilevare temperatura e i benefici di una maggiore urbanizzazione. Antonello Pasini
umidità nei centri urbani, combinate con i dati Andrea Gentile

22 Le Scienze 640 dicembre 2021


GENETICA

Gemelli uguali in tutto


Gli omozigoti condividono anche le modifiche epigenetiche nel loro DNA

I gemelli omozigoti, quelli identici per intenderci, nascono da una


singola cellula uovo fecondata che si divide in due. La maggior
parte degli scienziati ritiene che il fenomeno sia casuale, anche
perché il tasso di nascita degli omozigoti (circa 3-4 ogni 1000 na-
ti) è uguale ovunque nel mondo. Uno studio su «Nature Commu-
nications», coordinato dallo psicobiologo Dorret Boomsma della
Vrije Universiteit Amsterdam, avanza però un’altra spiegazione,
che chiama in causa l’epigenetica, ovvero l’insieme delle modifi-
che del DNA che, senza cambiare la sequenza nucleotidica, modi-
ficano l’espressione dei geni.
Studiando 6000 gemelli omozigoti ed eterozigoti (quelli nati da
due ovuli diversi), i ricercatori hanno scoperto che, in 834 delle
450.000 regioni del DNA analizzate, i gemelli identici avevano le
stesse modifiche epigenetiche, nello specifico gruppi metilici at-
taccati alle basi azotate. L’ipotesi è che siano proprio queste alte-
razioni a determinare la divisione della cellula uovo fecondata. Le
modifiche epigenetiche si trovano in regioni specifiche del DNA,
come telomeri e centromeri, e in qualche caso riguardano geni
che intervengono nelle prime fasi dello sviluppo embrionale, re-
golando per esempio la forza con cui le cellule aderiscono tra lo-
ro. Questo potrebbe quindi avere a che fare con la divisione del-
la cellula uovo. È vero però che in altri casi i geni interessati dalla
metilazione sembrano non avere alcun ruolo nel processo.
Si continuerà a indagare, anche per escludere che le alterazioni
epigenetiche siano la conseguenza, e non la causa, della divisione
dell’uovo, come fossero «cicatrici» del DNA. Resta da capire pure
se la maggior frequenza negli omozigoti di alcune condizioni pa-
tologiche o di problemi nello sviluppo sia da attribuire proprio alla
loro singolare firma epigenetica.
Martina Saporiti
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I tanti trucchi genetici dei tumori per eludere il sistema immunitario


Molti geni legati al cancro bloccano la difesa la crescita dei tumori, ma si occupano di altro: testati – agiscono permettendo ai tumori di
naturale del corpo contro i tumori maligni. È di come aggirare le nostre difese. eludere le risposte immunitarie.
questo il risultato di uno studio pubblicato su Il gruppo di ricerca ha sondato gli effetti di L’idea che i tumori possano aggirare le difese
«Science» dal genetista statunitense Stephen 7500 geni, inclusi parecchi coinvolti nel dell’organismo non è nuova. Su questo si
Elledge, ricercatore al Brigham and Women’s cancro umano. Grazie alla tecnica CRISPR, ha basano i farmaci immunoterapici noti come
Hospital di Boston. modificato cellule tumorali di topo, rendendo inibitori del checkpoint immunitario (ICI):
È noto da tempo che i cosiddetti geni in ciascuna non funzionante uno dei geni in bloccando le proteine tumorali che inattivano
oncosoppressori bloccano la crescita e la esame. I ricercatori hanno quindi inserito le i linfociti T (un gruppo di cellule immunitarie),
diffusione delle cellule cancerose; mutazioni cellule modificate in due tipi di topi, con o gli ICI scatenano la risposta immunitaria
in questi geni permettono ai tumori di senza un sistema immunitario funzionante, contro i tumori. Ma questi farmaci, oltre ad
proliferare. La questione, tuttavia, è molto più e hanno studiato i tumori che insorgevano. avere gravi effetti collaterali, funzionano solo
complessa. Secondo il nuovo studio, effettuato Molti dei geni oncosoppressori mostravano un in una minoranza di pazienti e tipi di cancro.
Liam Norris/Getty Images

su topi, centinaia di geni oncosoppressori, se ruolo importante per la crescita tumorale solo I risultati dello studio offrono una possibile
mutati, impediscono al sistema immunitario di nei topi dotati di sistema immunitario. Questo spiegazione: i tumori hanno molti altri trucchi
individuare e distruggere le cellule maligne. In dimostra che le mutazioni di quei geni – circa genetici per eludere le nostre difese.
pratica, molti di questi geni non promuovono il 30 per cento di tutti gli oncosoppressori Eugenio Melotti

www.lescienze.it Le Scienze 23
News

Mistero risolto:
C’è un gli etruschi erano latini
legame tra
Alla fine Erodoto, il «padre della Storia», secon-
mononucleosi do il quale gli etruschi provenivano dall’Asia Mi-
e sclerosi? nore, aveva torto, mentre Dionigi di Alicarnas-
so, che propendeva per una loro origine italica,
Si sospetta che alcune aveva ragione. Ha risolto questa disputa multise-
malattie autoimmuni colare un gruppo di ricerca coordinato da David
possano essere provocate Caramelli, professore di antropologia all’Univer-
da infezioni contratte sità di Firenze, che ha analizzato il DNA di 82 in-
in giovane età, ma dividui vissuti in Etruria tra l’800 a.C. e il 1000
provare il legame causale d.C.. «Non abbiamo trovato prove genetiche
è difficile. Ne sono che confermino un movimento di popolazioni
coscienti anche Scott dall’Anatolia all’Etruria: gli etruschi condivide-
Montgomery, professore vano il profilo genetico dei latini della vicina Ro-
dello University College ma, e cioè un DNA in buona parte derivante da
London, e colleghi, autori antenati provenienti dalla steppa eurasiatica du-
di uno studio pubblicato rante l’Età del bronzo. Varianti genetiche orien-
su «JAMA Network Open» tali arrivarono nell’area solo con i movimenti
che ha trovato forti indizi di popolazioni indotti dall’Impero romano. Gli
di un nesso causale fra la etruschi erano quindi una popolazione italica»
mononucleosi e la sclerosi ha spiegato Caramelli su «Science Advances».
multipla (SM). Ma questo crea un nuovo mistero. Le popola-
Le persone con zioni delle steppe introdussero in Europa le lin-
una diagnosi di SM gue indoeuropee: perché allora gli etruschi ne
hanno una probabilità parlavano una esterna a quel ceppo? «Per risol-
significativamente più alta verlo, ammesso che sia risolvibile, serviranno
del resto della popolazione ulteriori indagini genetiche, archeologiche e lin-
di aver prima contratto la guistiche», conclude Caramelli. (AlSa)
mononucleosi; questo però
potrebbe solo indicare una
loro maggiore suscettibilità Alle origini del consumo di tabacco
immunologica su base
genetica. Consci di questo, Gli esseri umani fanno uso di tabacco da almeno 12.300 anni, poco dopo l’arrivo nelle Americhe avvenuto
gli autori, in un monitoraggio tra 13.000 e 16.000 anni fa. A scoprirlo è stata una ricerca del Far Western Anthropological Research
che ha coinvolto 2,5 milioni
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
Group di Davis guidata da Daron Duke e pubblicata su «Nature Human Behaviour». I risultati, ottenuti
di svedesi per 40 anni, grazie alla scoperta di quattro semi carbonizzati in un focolare nel sito di Wishbone, nello Utah, retrodatano
hanno provato a tracciare di circa 9000 anni la consuetudine di usare nicotina, la sostanza psicoattiva contenuta nel tabacco che ha
una correlazione fra l’aver plasmato lo stile di vita degli esseri umani. Quei semi, datati al radiocarbonio, derivavano da piante raccolte
contratto la mononucleosi su montagne situate a chilometri di distanza dal sito della scoperta.
fra gli 11 e i 19 anni di Non è chiaro come il tabacco fosse usato dagli antichi cacciatori-raccoglitori: gli animali non lo mangiano

Mimmo Frassineti/AGF (etruschi); ndcityscape/iStock (piante di tabacco)


età e una diagnosi di data la sua tossicità e, considerato lo scarso contenuto di materiale legnoso, è inutilizzabile per accendere
SM dopo i 20 fra fratelli il fuoco. Probabilmente i cacciatori fumavano o mangiavano le foglie, o succhiavano il tabacco ponendolo
biologici. Questi infatti dietro al labbro ed eliminando poi i semi nel fuoco. La domesticazione delle piante ha quindi interessato da
condividono parte del subito quelle che riuscivano a influire sulla mente dei loro consumatori. (GiAs)
DNA, e il loro confronto può
districare i meccanismi che
coinvolgono ambiente e
predisposizione genetica.
Secondo gli autori, il loro
lavoro porta dati solidi a
supporto dell’ipotesi che la
mononucleosi in pubertà, e
molto probabilmente anche
altre infezioni, favoriscano la
SM. (FeSg)

24 Le Scienze
In cerca di esopianeti I più antichi
con l’imaging quantistico dinosauri sociali Studiare
la Terra
A oggi sono noti oltre 4000 pianeti extrasolari. L’analisi dei reperti della ricca formazione fos-
Tuttavia, solo l’1 per cento di questi è stato sco- silifera di Laguna Colorada, nella Patagonia ar-
con transizioni
perto tramite un’osservazione diretta: riuscire gentina, anticipa i comportamenti sociali nei di- di fase
a riconoscere la debole luce riflessa di un piane- nosauri di 40 milioni di anni, ponendo la loro
ta, distinguendola da quella assai più intensa del- comparsa già nel Giurassico inferiore invece che L’interno della Terra è
la sua stella, è un’impresa molto complicata. Ora nel Cretaceo. un mistero per gli scienziati.
però due ricercatori – Zixin Huang dell’australia- Un gruppo di ricercatori, coordinati dal pa- L’indagine sulle profondità
na Macquarie University, e Cosmo Lupo dell’U- leontologo Diego Pol del Museo «Egidio Fe- del nostro pianeta è
niversità di Sheffield nel Regno Unito – hanno ruglio» di Trelew, in Argentina, ha conferma- possibile solo in modo
proposto su «Physical Review Letters» un meto- to che gli embrioni contenuti in un centinaio di indiretto, grazie al passaggio
do basato sull’imaging quantistico, che potrebbe uova appartengono alla medesima specie degli di onde sismiche negli strati
aumentare in modo significativo la probabilità di 80 scheletri scoperti nello stesso sito: Mussau- più interni. Per far luce
rilevare direttamente un esopianeta. rus patagonicus, un primitivo sauropodomor- sulla composizione chimica
Il metodo sfrutta le tecniche di discriminazio- fo considerato il precursore dei grandi erbivo- della Terra, un gruppo di
ne tra due stati quantistici, che in questo caso so- ri dal collo lungo. I reperti sono stati scoperti in ricerca guidato da Grace
no associati ai casi «stella con pianeta» e «stella un’area circoscritta e in un intervallo stratigrafi- Shephard, dell’Università
senza pianeta». I due scienziati hanno dimostra- co ristretto che è stato possibile datare con pre- di Oslo in Norvegia, ha
to che l’uso di questo approccio riduce la proba- cisione a 193 milioni di anni fa. La contempora- analizzato il flusso di onde
bilità di errore nel rilevare correttamente la pre- nea presenza di esemplari di età diverse – adulti, sismiche che attraversano
senza di un pianeta, specie quando il pianeta giovani e uova – dimostra l’appartenenza a un strati di minerali in fase
stesso e la sua stella hanno una bassa separazio- branco, ucciso verosimilmente da un evento ca- di transizione. Ad attirare
ne angolare. L’idea potrà essere messa alla prova tastrofico repentino come un’alluvione o un’eru- l’attenzione di Shephard
presto: i ricercatori hanno infatti osservato che zione vulcanica. La disposizione dei reperti nel e colleghi è stato un
il limite di sensibilità strumentale necessario per sito suggerisce inoltre una segregazione in base particolare cambiamento
applicare questo nuovo metodo è già stato rag- all’età: i giovani non stavano appresso ai genitori di fase, detto di spin,
giunto da due tecniche osservative attualmente bensì tra coetanei. I risultati sono stati pubblicati sperimentato dal ferro,
disponibili. (MaSe) in «Scientific Reports». (DaMi) il secondo componente
principale del mantello
inferiore.
Come abbiamo perso la coda La transizione di fase
sperimentata dal
Individuata una mutazione che ha contribuito a far ferro, in seguito a un
perdere la coda a noi umani e alle altre scimmie cambiamento di pressione
antropomorfe. La ha scoperta Bo Xia, biologo
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
oppure di temperatura,
cellulare alla NYU Grossman School of Medicine, influenzerebbe la velocità
alla guida di studio per ora su «BioRxiv», in attesa di con cui si propagano le
peer review. Xia ha scoperto che umani e scimmie onde sismiche, rivelando
antropomorfe, ma non le scimmie con coda, indizi sia sulla struttura
condividono una mutazione in TBXT, gene coinvolto interna del pianeta sia
appunto nello sviluppo della coda. La mutazione, sulla sua attività sismica.
un’inserzione di 300 nucleotidi chiamata Alu, Il gruppo di ricercatori ha
è un trasposone, cioè un elemento mobile del elaborato modelli teorici di
genoma. L’Alu di esseri umani e antropomorfe si meccanica quantistica per
combina con un secondo Alu ancestrale in TBXT, riprodurre le condizioni del
presente pure nelle scimmie con coda, alterandone mantello terrestre.
l’espressione. I topi con i due Alu, hanno dimostrato I risultati delle simulazioni,
gli autori, nascono senza coda o con code corte. pubblicati su «Nature
Questi ultimi casi indicano che TBXT è solo uno Communications»,
dei geni coinvolti nell’eliminazione della coda. mostrano come le
La perdita ha portato però a più problemi nello transizioni di fase alimentino
sviluppo del midollo spinale, per esempio la spina il movimento delle placche
bifida. Il suo vantaggio, quindi, deve essere stato tettoniche aumentando la
kahj19/iStock

importante, ma quale sia (forse una migliore frequenza di terremoti e di


locomozione?) ancora non lo sappiamo. (MaSa) eruzioni vulcaniche. (GiFa)

www.lescienze.it Le Scienze 25
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
FISICA DELLE PARTICELLE

L’universo
invisibile
Una discrepanza tra la teoria
e gli esperimenti sui muoni dà indizi su possibili
nuove particelle e forze fisiche

Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83 di Marcela Carena

Illustrazione di Maria Corte

Le Scienze 27
Marcela Carena è fisica delle particelle e dirige la divisione che si occupa di fisica
teorica (Theory Division) al Fermi National Accelerator Laboratory a Batavia, negli
Stati Uniti. È professoressa di fisica all’Università di Chicago, dove è membro
dell’Enrico Fermi Institute e del Kavli Institute for Cosmological Physics.

nni fa, dopo aver lasciato il laboratorio di fisica dell’Organizzazione eu-

A ropea per la ricerca nucleare (CERN), ho attraversato il confine svizze-


ro-tedesco con un treno ad alta velocità. Guardando fuori dal finestri-
no, ero affascinata dalle scene che mi passavano davanti: una giovane
coppia che si abbracciava in una stazione deserta, un vecchietto in pie-
di accanto a un carro arrugginito con una ruota mancante, due ragazze che guadavano uno
stagno pieno di canne. Ogni volta era solo qualche fotogramma tremolante, sparito in un
batter d’occhio, ma sufficiente affinché la mia immaginazione ne traesse una storia.
Avevo appena finito di scrivere un lavoro teorico sui muoni, i e vari altri scienziati? Riguarda il modo in cui un muone ruota su
cugini più pesanti degli elettroni, ed ero in attesa della revisione se stesso quando si sposta attraverso un campo magnetico. Que-
paritaria dei miei colleghi fisici delle particelle. Quel giorno c’era sta variazione nella direzione della rotazione, o spin, può essere
una simmetria tra i miei pensieri mentre guardavo fuori dal fine- influenzata da particelle virtuali che appaiono e scompaiono nel-
strino del treno e la ricerca a cui stavo lavorando. Avevo analizza- lo spazio vuoto secondo le strane regole della meccanica quan-
to fenomeni provocati da invisibili particelle «virtuali» sui muo- tistica. Se nell’universo ci sono ulteriori particelle oltre a quelle
ni, con l’obiettivo di usare gli indizi ricavati da queste interazioni che conosciamo, anch’esse appariranno come particelle virtua-
per mettere insieme un quadro più completo del nostro univer- li ed eserciteranno un’influenza sullo spin di un muone in questi
so quantistico. Da giovane teorica che aveva appena iniziato la esperimenti. E sembra che sia proprio quello che stiamo veden-
carriera, avevo sentito parlare di progetti di esperimenti in cui si do. L’esperimento del Fermilab e il suo precursore hanno misu-
sarebbero misurate le minuscole oscillazioni dei muoni per rac- rato un’oscillazione nello spin dei muoni più intensa di quanto ci
cogliere questi indizi. Avevo appena trascorso i miei ultimi me- aspettiamo sulla base delle sole particelle note. Se l’attuale discre-
si al CERN a lavorare su un’idea che potesse mettere in relazio- panza sarà confermata, sarà la più grande svolta nella fisica delle
ne questi muoni oscillanti con l’identità della misteriosa materia particelle dalla scoperta del bosone di Higgs, la particella scoperta
oscura che domina il nostro universo, e altri misteri. Ottimistica-
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
più di recente. Riusciremo forse a osservare gli effetti di particelle
mente, avevo pensato: «Fantastico, ora devo solo aspettare che gli che potranno contribuire a svelare l’identità della materia oscura
esperimenti trovino la soluzione». Non sospettavo che avrei finito o addirittura ad annunciare una nuova forza della natura.
per aspettare un quarto di secolo.
Infine, lo scorso aprile, mi sono collegata a un webcast dell’isti- Il modello standard
tuto per cui lavoro, il Fermi National Accelerator Laboratory (Fer- La mia storia d’amore con la fisica è iniziata quando ero bambi-
milab), vicino a Chicago, durante il quale sarebbero stato riferiti na e ammiravo con stupore la Vía Láctea nel cielo scuro e profon-
i risultati dell’esperimento Muon g–2 («g meno due»). Migliaia di do della Pampa argentina in cui sono cresciuta. La stessa meravi-
persone da tutto il mondo assistevano per sapere se presto ci sa- glia continua a riempirmi tuttora. Il mio lavoro come fisica delle
rebbe stato bisogno di riscrivere le leggi della fisica. Il progetto del particelle consiste nell’indagare di che cosa è fatto l’universo, co-
Fermilab dava seguito a un esperimento del 2001 in cui erano sta- me funziona e come ha avuto inizio.
ti trovati indizi promettenti del fenomeno di oscillazione del muo- Oggi riteniamo che ci sia una struttura matematica semplice
ne in cui speravo. Quell’esperimento non aveva prodotto dati suf- ma elegante, basata sulle simmetrie della natura, che descrive il
ficienti per essere definitivo. Ma ora il co-portavoce del Muon g–2, modo in cui le microscopiche particelle elementari interagiscono
Chris Polly, stava svelando i risultati tanto attesi della prima serie tra loro tramite le forze elettromagnetica, debole e forte; è il mi-
di questi esperimenti. Guardavo con entusiasmo mentre mostra- racolo della fisica delle particelle che gli scienziati chiamano pro-
va la raccolta di nuove prove che concordavano con quelle prece- saicamente modello standard. Le stelle più lontane sono fatte del-
denti: entrambe suggerivano che i muoni non agiscono come pre- le stesse tre particelle elementari che compongono la materia dei
scrive la teoria attuale. Con le prove ricavate dai due esperimenti, nostri corpi: l’elettrone e i quark up e down, questi ultimi due a
siamo ora molto vicini alla rigorosa soglia statistica richiesta dai fi- formare i protoni e i neutroni. La luce delle stelle è il risultato del-
sici per dichiarare una «scoperta». la forza elettromagnetica che agisce tra i protoni e gli elettroni,
Che cos’è questo effetto di oscillazione che ha incuriosito me particelle dotate di carica, e che libera energia luminosa sulla su-

28 Le Scienze 640 dicembre 2021


Muoni rotanti: le particelle circolano in questo anello di 15 metri di diametro nell’esperimento Muon g–2.

perficie calda della stella. La fonte di calore di queste stelle, com- stabili che poi decadono in neutrini e muoni per gli effetti della
preso il nostro Sole, è la forza (o interazione) forte, che agisce sui forza debole. A questo punto i muoni entrano in un anello riempi-
protoni e sui neutroni per produrre la fusione nucleare. E la forza to di spazio «vuoto».
debole, che agisce sia sui quark sia sugli elettroni, trasforma i pro- Come gli elettroni, i muoni hanno carica elettrica e una pro-
toni in neutroni e in elettroni carichi positivamente, e controlla prietà che chiamiamo spin, che li fa comportare come piccoli ma-
la velocità della prima fase del processo di fusione. La quarta for- gneti. Per il modo in cui sono stati creati, quando i muoni dotati di
za della natura, la forza di gravità, non fa parte del modello stan- carica negativa entrano nell’anello i loro spin puntano nella stes-
dard: integrarla con le altre tre forze è un obiettivo della massima sa direzione del moto, mentre per i muoni con carica positiva (usa-
importanza. ti nell’esperimento del Fermilab) gli spin puntano nella direzione
Il modello standard è stato assemblato pezzo per pezzo nel cor- opposta a quella del moto. Un campo magnetico esterno fa orbi-
so dei decenni. Presso gli acceleratori di particelle di tutto il mon- tare i muoni elettricamente carichi nell’anello, quasi alla velocità
do siamo riusciti a creare e osservare tutte le particelle richieste della luce. Allo stesso tempo, questo campo magnetico fa sì che lo
dalla struttura matematica. L’ultima a essere trovata, il bosone di spin dei muoni, mentre le particelle si muovono attorno all’anello,
Higgs, è stata scoperta quasi un decennio fa al Large Hadron Col- abbia una precessione uniforme, come un giroscopio, ma con una
lider (LHC) del CERN. D’altro canto sappiamo che il modello stan-
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
piccola oscillazione.
dard non è completo. Non spiega, per esempio, l’85 per cento del- La velocità di precessione dipende dall’intensità del magnete
la materia nell’universo, la materia oscura, che tiene insieme il interno del muone ed è proporzionale a un fattore che chiamiamo
cosmo rendendo possibili galassie come la Via Lattea. Il modello g. Per come sono formulate le equazioni del modello standard, se
standard non è in grado di spiegare come mai, a un certo punto il muone non oscillasse affatto il valore di g sarebbe 2. Se così fos-
della storia del nostro universo, la materia ha prevalso sull’antima- se, la direzione del moto e quella dello spin del muone sarebbero
teria, permettendo la nostra esistenza. E l’esperimento Muon g–2 sempre uguali e g–2 sarebbe zero. In questo caso non si osserve-
al Fermilab potrebbe ora mostrare che il modello standard, per rebbe alcuna oscillazione del muone. Questa situazione è esatta-
quanto splendido, descrive solo una parte di un mondo subatomi- mente quella che ci aspetteremmo senza considerare le proprie-
co più ricco. tà del vuoto.
I muoni, oggetto dell’esperimento, sono prodotti in abbondan- Ma la meccanica quantistica ci insegna che il nulla dello spa-
Reidar Hahn/Fermi National Accelerator Laboratory

za dai raggi cosmici nell’atmosfera terrestre; ogni minuto attra- zio vuoto è la sostanza più misteriosa dell’universo. Infatti lo spa-
verso il nostro corpo ne passano più di 10.000. Queste particel- zio vuoto contiene particelle virtuali, oggetti di breve durata i cui
le hanno le stesse proprietà fisiche dei più familiari elettroni, ma effetti fisici sono molto reali. Per via del principio di indetermi-
hanno una massa 200 volte più grande, il che ne fa sonde migliori nazione, un caposaldo della teoria quantistica che limita la preci-
per nuovi fenomeni nei laboratori ad alta precisione, perché even- sione con cui possiamo fare le misurazioni, tutte le particelle del
tuali deviazioni dal comportamento previsto saranno più eviden- modello standard che conosciamo possono comportarsi come
ti. Al Fermilab, un anello di 15 metri di diametro formato da po- particelle virtuali. Di conseguenza è possibile che per un tempo
tenti magneti racchiude muoni prodotti in condizioni controllate molto breve l’incertezza nell’energia di una particella sia così ele-
facendo collidere un fascio di protoni proveniente da un accelera- vata che dallo spazio vuoto emerga una particella. Questa strabi-
tore di particelle contro un bersaglio composto principalmente da liante caratteristica del mondo quantistico svolge un ruolo crucia-
nichel. Questo processo produce pioni, particelle composite in- le negli esperimenti di fisica delle particelle; la stessa scoperta del

www.lescienze.it Le Scienze 29
C O M E F U N Z I O N A L’ E S P E R I M E N T O

I muoni oscillanti
I fisici che studiano i muoni hanno scoperto di recente che non si comportano come previsto. I muoni sono particelle cariche simili agli elettroni, ma con
massa maggiore, e quando si muovono in circolo all’interno di un campo magnetico il loro spin oscilla. Gli scienziati l’avevano previsto, ma non si aspet-
tavano che oscillassero tanto come invece hanno trovato. I risultati dell’esperimento Muon g–2 al Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab) vici-
no a Chicago fanno ipotizzare che ci sia sotto qualcosa di sorprendente.

Direzione dello spin


(esagerata in questo diagramma)
Anello magnetizzato

Direzione della quantità


di moto

Muone 2 I muoni nell’anello


alla fine decadono
in elettroni, le cui energie
I pioni decadono indicano la direzione dello
in muoni spin del muone genitore.
Sono usati calorimetri Calorimetro
Creazione (tre mostrati qui;
per registrare l’energia e
dei pioni il vero anello
il momento di arrivo degli ne comprende 24)
Bersaglio elettroni, per vedere quanto è
variata la direzione dello spin.
Elettrone
Pione

Un muone decade: l'elettrone


risultante si muove Due dei 24 calorimetri
inizialmente nella direzione comprendono piani
del muone genitore, con di misurazione
Direzione della quantità un percorso leggermente
di moto curvo influenzato dal campo
Protone magnetico

1 I fisici producono i muoni


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facendo collidere i
protoni con un materiale
bersaglio per generare
particelle dette pioni, che
decadono naturalmente
in muoni. Poi i muoni
sono quindi iniettati
nell’anello.

bosone di Higgs è stata resa possibile da effetti dovuti alle particel- altre particelle che non abbiamo ancora scoperto, il che modifi-
le virtuali nell’LHC. cherebbe il valore di g in modi che il modello standard non può
Le particelle virtuali interagiscono con i muoni nell’anello del prevedere.
Fermilab e modificano il valore di g. Possiamo immaginare le par- I muoni stessi sono particelle instabili, ma nell’esperimento
Illustrazione di Jen Christiansen

ticelle virtuali come compagne effimere che un muone emette e Muon g–2 vivono abbastanza a lungo affinché i fisici possano mi-
immediatamente riassorbe: lo seguono come una nuvoletta, mo- surarne la direzione dello spin. Ci si riesce monitorando una del-
dificandone le proprietà magnetiche e quindi la precessione del- le particelle di decadimento che generano: elettroni, dal decadi-
lo spin. Dunque si è sempre saputo che g non sarebbe stato esatta- mento dei muoni con carica negativa, o positroni – l’antiparticella
mente 2 e che ci sarebbero state oscillazioni durante la rotazione degli elettroni – dal decadimento dei muoni carichi positivamen-
dei muoni intorno all’anello. Se però il modello standard non è te. Determinando l’energia e il tempo di arrivo degli elettroni o dei
completo, allora è possibile che in questa nuvola si trovino anche positroni, è possibile dedurre la direzione di spin del muone geni-

30 Le Scienze 640 dicembre 2021


IL FATTORE DEL VUOTO
Se i muoni fossero soli Interazione con particelle note Possibile interazione con particelle nuove
nell’esperimento, i loro
spin non oscillerebbero. Muone Muone
Ma sappiamo che lo spazio
vuoto non è mai veramente
vuoto: dall’energia Fotone Neutralino
fluttuante del vuoto virtuale virtuale
appaiono e scompaiono
in continuazione particelle
«virtuali». I fisici possono
calcolare l’effetto
sull’oscillazione derivante
dalle particelle conosciute
nell’universo, ma se
esistono particelle ancora
Muone virtuale Smuone
ignote, aggiungerebbero virtuale
un contributo
all’oscillazione. Tra queste Queste interazioni
particelle potrebbero avvengono così
esserci lo «smuone» e il rapidamente che non
«neutralino» previsti dalla si possono osservare
supersimmetria. direttamente

I RISULTATI
g=2 g>2
I ricercatori di Muon g–2
hanno misurato oscillazioni
significativamente più
ampie rispetto a quanto
prevede il modello
standard della fisica. Se
non fossero presenti
particelle virtuali, il fattore
g–2 sarebbe uguale a
zero. Ma, per via delle
interazioni con particelle
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virtuali, g diventa maggiore


di 2, e la direzione dello
spin diverge da quella
della quantità di moto
del muone. I risultati
suggeriscono che nuove
particelle possano
contribuire a g–2.

tore. Un gruppo di circa 200 fisici di 35 università e laboratori di con un allestimento simile a quello del CERN. È rimasto in fun-
sette nazioni ha sviluppato tecniche per misurare le proprietà del zione fino al 2001 e ha ottenuto risultati rilevanti, che mostravano
muone g–2 con una precisione senza precedenti. una curiosa discrepanza rispetto ai valori calcolati con il modello
standard. Ha raccolto dati sufficienti per stabilire solo una devia-
Una conferma zione di tre sigma dal modello standard, ben al di sotto della signi-
I primi esperimenti per misurare il valore g–2 del muone ven- ficatività statistica di cinque sigma che i fisici richiedono per una
nero condotti al CERN e alla fine degli anni settanta avevano pro- «scoperta».
dotto risultati che, nei limiti della loro precisione, notevole ma co- Una decina d’anni dopo, il Fermilab ha acquisito l’anello per i
munque limitata, concordavano con la teoria standard. Alla fine muoni originale di Brookhaven, ha trasferito l’apparato da 50 ton-
degli anni novanta l’esperimento E821 Muon g–2 presso il Bro- nellate da Long Island a Chicago lungo autostrade, fiumi e un trat-
okhaven National Laboratory aveva iniziato a raccogliere dati, to di oceano, e ha dato inizio alla successiva generazione dell’e-

www.lescienze.it Le Scienze 31
sperimento Muon g–2. Dopo quasi altri dieci anni, il Fermilab cerca di indizi sull’oscillazione del muone, io e i miei collaboratori
ha annunciato una misurazione dell’oscillazione del muone con avevamo considerato un’ipotesi di proprietà della natura chiama-
un’incertezza inferiore a mezza parte su un milione. Questa pre- ta supersimmetria. Questa idea collega due categorie di particelle:
cisione enorme, ottenuta con appena il primo 6 per cento dei da- i bosoni, che si possono riunire insieme in grandi numeri, e i fer-
ti attesi dall’esperimento, è paragonabile al risultato dell’intera se- mioni, che sono asociali e condividono lo spazio solo con particel-
rie di esperimenti di Brookhaven. Ma, soprattutto, i nuovi risultati le di spin opposto. La supersimmetria postula che ogni particella
del Fermilab sono in accordo con i valori dell’E821, confermando di materia fermionica del modello standard abbia un superpart-
che i risultati di Brookhaven non sono stati un caso. ner bosonico ancora da scoprire, e che anche ogni particella bo-
Per confermare i risultati di quest’anno ci serviranno non so- sonica del modello standard abbia un superpartner fermionico da
lo ulteriori dati sperimentali, ma anche di una migliore com- scoprire. La supersimmetria promette di unificare le tre forze del
prensione di che cosa prevedono esattamente le nostre teorie. modello standard e offre spiegazioni naturali per la materia oscu-
Nell’ultima ventina d’anni abbiamo affinato le previsioni del mo- ra e la vittoria della materia sull’antimateria. Potrebbe anche spie-
dello standard; di recente, oltre 100 fisici che lavorano alla Muon gare i sorprendenti risultati del Muon g–2.
g–2 Theory Initiative, avviata da Aida El-Khadra, dell’Università Subito dopo che la collaborazione del Fermilab ha annuncia-
dell’Illinois, hanno cercato di migliorare l’accuratezza del valore to le sue misurazioni, i miei colleghi Sebastian Baum, Nausheen
previsto dal modello standard per il fattore g–2 del muone. I pro- Shah, Carlos Wagner e io abbiamo pubblicato su un server di pre-
gressi nei metodi matematici e nella potenza di calcolo hanno reso print un articolo che approfondiva questa idea promettente. I
possibile la più accurata stima teorica di g mai ottenuta, che tiene nostri calcoli hanno mostrato che le superparticelle virtuali nel
conto degli effetti di tutte le particelle virtuali del modello stan- vuoto potrebbero far oscillare i muoni più velocemente di quan-
dard che interagiscono con i muoni tramite le forze elettroma- to previsto dal modello standard, proprio come osservato nell’e-
gnetica, debole e forte. Pochi mesi pri-
ma che il Fermilab annunciasse le sue
ultime misurazioni sperimentali, l’ini- I teorici possono immaginare scenari in cui nuove
ziativa teorica ha svelato i propri nuovi
calcoli. Tra il valore e il risultato speri- particelle e forze spiegano l’oscillare dei muoni
mentale c’è una discrepanza a 4,2 sig-
ma, il che significa che la probabilità
e al contempo risolvono altri misteri della fisica
che la differenza sia una fluttuazione
statistica è pari a circa uno su 40.000.
Ma quest’ultimo calcolo teorico non è a prova di bomba. I con- sperimento. Ancora più entusiasmante è il fatto che una di queste
tributi al fattore g–2 dovuti agli effetti della forza forte sono assai nuove particelle, il neutralino, è un candidato per la materia oscu-
difficili da calcolare. Per valutare questi effetti la Muon g–2 Theo- ra. La supersimmetria può assumere numerose forme, molte del-
ry Initiative ha usato vent’anni di dati misurati con cura in le quali già escluse dai dati di LHC e di altri esperimenti, ma molte
esperimenti imparentati sugli elettroni. Un’altra tecnica consiste versioni possono essere ancora teorie valide.
invece nel cercare di calcolare l’entità degli effetti direttamente L’articolo di ricerca presentato dal mio gruppo è solo uno de-
dai principi teorici. È un calcolo troppo complesso per poterlo ri- gli oltre 100 articoli che sono apparsi per proporre possibili spie-
solvere in modo esatto, ma i fisici sanno trovare approssimazioni gazioni per il risultato del Muon g–2, da quando è stato annuncia-
usando un trucco matematico che discretizza il nostro mondo fa- to. La maggior parte di questi lavori suggerisce nuove particelle
cendone un reticolo spazio-temporale simile a una griglia. Queste
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che rientrano in una di due fazioni: «leggera e flebile» o «pesan-
tecniche hanno prodotto risultati accuratissimi per altri calcoli in te e intensa». La prima categoria comprende nuove particelle che
cui le forze forti svolgono un ruolo significativo. hanno masse paragonabili o inferiori al muone e che interagisco-
Gruppi di ricerca di tutto il mondo stanno affrontando i calcoli no con i muoni con una forza milioni di volte più debole della for-
del fattore g–2 del muone con il reticolo. Finora solo uno ha affer- za elettromagnetica. I modelli teorici più semplici di questo tipo
mato di avere un risultato di accuratezza paragonabile a quelli ba- prevedono nuovi cugini più leggeri del bosone di Higgs o parti-
sati sui dati sperimentali dalle collisioni di elettroni. Questo risul- celle legate a nuove forze fisiche che agiscono sui muoni. Queste
tato sembra ridurre la discrepanza tra le aspettative sperimentali nuove particelle leggere e forze flebili saranno forse difficili da ri-
e il modello standard: se si rivelerà corretto parrebbe che, in de- levare in esperimenti terrestri diversi dal Muon g–2, ma possono
finitiva, non ci siano prove di particelle aggiuntive che esercitano aver lasciato indizi nel cosmo. Dopo il big bang dovrebbero essere
un effetto sul muone. D’altro canto questo risultato basato sul re- state prodotte particelle leggere di questo tipo in gran numero, e
ticolo, se confermato da altri gruppi, sarebbe in conflitto con i da- forse avranno avuto un effetto misurabile sull’espansione cosmi-
ti sperimentali sugli elettroni: l’enigma sarebbe allora in ciò che ca- ca. La stessa idea – che le particelle leggere e le forze flebili abbia-
piamo delle collisioni di elettroni. E sarebbe difficile trovare effetti no scritto un capitolo mancante della nostra attuale storia dell’u-
teorici che spieghino un simile risultato perché le collisioni di elet- niverso – è stata proposta anche per spiegare le discrepanze nelle
troni sono state studiate in modo molto approfondito. osservazioni del tasso di espansione dello spazio, la cosiddetta cri-
si della costante di Hubble.
Un messaggio dal vuoto La seconda categoria di spiegazioni per i risultati sul muone
Se la mancata corrispondenza tra le misurazioni del Fermilab – pesanti e intense – prevede particelle con masse da quella del
e la teoria continuerà a esserci, potremmo intravedere un mondo bosone di Higgs (circa 125 volte la massa di un protone) fino a 100
inesplorato di forze sconosciute, nuove simmetrie della natura e volte tanto. Queste particelle potrebbero interagire con i muo-
nuove particelle. Nell’articolo che ho pubblicato 25 anni fa alla ri- ni con un’intensità paragonabile alle interazioni elettromagneti-

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Via mare e via terra: trasferire l’anello del Muon g–2 da Brookhaven al Fermilab ha richiesto una chiatta e un camion specializzato.

che e deboli. Simili particelle pesanti potrebbero essere cugine del audace, perché la materia domina sull’antimateria. L’esperimen-
bosone di Higgs, oppure particelle di materia esotica, o ancora po- to del Fermilab ci ha dato un primo assaggio di quello che sta ac-
trebbero essere mediatrici di una nuova forza fisica che opera a cadendo, ma mi aspetto che ci vorranno molti altri esperimenti,
corto raggio. La supersimmetria offre alcuni modelli di questo ti- sia in corso che ancora da concepire, prima di poter considerare
po e quindi le mie ipotesi giovanili formulate al CERN sono anco- conclusa la storia. Se la supersimmetria fa parte della risposta, ab-
ra in corsa. Un’altra possibilità è un nuovo tipo di particella chia- biamo buone possibilità di osservare alcune delle superparticel-
mata leptoquark, uno strano tipo di bosone che condivide alcune le con LHC. Speriamo di osservare prove di particelle di materia
proprietà sia con i quark sia con i leptoni come il muone. A secon- oscura lì o nei profondi laboratori sotterranei che le cercano. Pos-
da della massa delle nuove particelle e dell’intensità delle loro in- siamo anche osservare il comportamento dei muoni in diversi tipi
terazioni con le particelle del modello standard, potrebbero esse-
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di esperimenti, come LHCb.
re rilevabili nei prossimi cicli di esperimenti di LHC. Tutti questi esperimenti continuano a essere attivi. Muon g–2
Alcuni dati recenti di LHC indicano già comportamenti inso- dovrebbe giungere a produrre una quantità di dati quasi 20 volte
liti riguardanti i muoni. Di recente, per esempio, LHCb (uno de- maggiore di quella attuale. Sospetto, tuttavia, che il valore del fat-
gli esperimenti presso LHC) ha misurato i decadimenti di alcune tore g–2 misurato alla fine non cambierà in modo significativo. Sul
particelle composte instabili, simili a pioni, che producono muo- versante teorico c’è ancora un’ombra di dubbio che verrà chiari-
ni o elettroni. Se i muoni sono solo cugini più pesanti dell’elet- ta nei prossimi anni, via via che i calcoli basati sul reticolo, che fan-
trone, come afferma il modello standard, allora possiamo preve- no uso dei supercomputer più potenti del mondo, raggiungeranno
dere con precisione che percentuale di questi decadimenti debba una precisione maggiore e che gruppi indipendenti convergeran-
produrre muoni rispetto a elettroni. Ma i dati mostrano una per- no su un verdetto finale su che cosa il modello standard preveda
sistente discrepanza a 3 sigma rispetto a questa previsione, indi- per il fattore g–2. Se persisterà una grande discrepanza tra la pre-
Reidar Hahn /Fermi National Accelerator Laboratory

cando forse che i muoni sono più diversi dagli elettroni di quanto visione e la misurazione, le fondamenta della fisica vacilleranno.
preveda il modello standard. È ragionevole chiedersi se i risulta- I muoni sono sempre stati pieni di sorprese. La stessa esisten-
ti di LHCb e Muon g–2 siano diversi fotogrammi tremolanti del- za di questa particelle spinse il fisico I.I. Rabi a protestare: «Chi
la stessa storia. l’ha ordinata?», quando fu scoperta nel 1936. A distanza di quasi
un secolo, continua a sorprenderci. Ora sembra che i muoni pos-
Un pezzo del puzzle sano essere i messaggeri di un nuovo ordine nel cosmo e, per me
L’esperimento Muon g–2 potrebbe dirci qualcosa di nuovo, con personalmente, di un sogno che si avvera. Q
conseguenze che vanno ben oltre i muoni stessi. I teorici possono
immaginare scenari in cui nuove particelle e forze spiegano il cu-
PER APPROFONDIRE
rioso oscillare dei muoni e al contempo risolvono altri misteri an-
cora aperti, come la natura della materia oscura o, cosa ancora più L’era delle anomalie. Capocci A., in «Le Scienze» n. 635, luglio 2021.

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MEDICINA

L’intricata storia
dei vaccini a mRNA
Centinaia di ricercatori lavoravano
a questi vaccini già da decenni quando la pandemia
da coronavirus ha portato a una svolta

di Elie Dolgin

lla fine del 1987 Robert Malone effettuò un esperimento di portata

A Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
storica. Miscelò filamenti di RNA messaggero (mRNA) con gocce di
grasso per ottenere una sorta di minestrone molecolare. Le cellu-
le umane immerse in quella zuppa genetica assorbirono l’mRNA e
iniziarono a sintetizzare le proteine in esso codificate. Malone, che
all’epoca era studente di dottorato al Salk Institute for Biological Studies di La Jolla,
in California, si rese conto dell’enorme potenziale che quella scoperta poteva avere
per la medicina e quindi mise per iscritto una serie di appunti, li datò e li firmò.

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Boston Globe/Getty Images

www.lescienze.it Le Scienze 35
Se le cellule erano in grado di sintetizzare proteine dall’mRNA Elie Dolgin è uno scrittore free lance
somministrato, forse era possibile «usare l’RNA come farmaco», di scienza. I suoi lavori sono stati pubblicati,
scrisse l’11 gennaio 1988. Anche un altro membro del laboratorio tra gli altri, su «Scientific American»,
del Salk Institute controfirmò quegli appunti come testimonianza «Nature» e «Science».
per i posteri. Lo stesso anno, altri esperimenti effettuati da Malone
dimostrarono un simile assorbimento di mRNA negli embrioni di
rana. Quegli esperimenti furono un passo decisivo verso due dei
vaccini più importanti e redditizi della storia: quelli anti COVID-19
a mRNA, somministrati a centinaia di milioni di persone in tutto il
mondo. Si prevede che solo nel 2021 i ricavi dalla vendita di questi
due vaccini superino i 50 miliardi di dollari.
Però il percorso verso il successo non è stato lineare. Dopo gli
esperimenti di Malone, che a loro volta si appoggiavano al lavoro
di altri, per molti anni l’mRNA era stato considerato troppo insta- Fiale di vaccini
bile e costoso per essere usato come farmaco o vaccino. Decine di anti COVID-19.
laboratori accademici e case farmaceutiche avevano lavorato sul- In primo piano
la stessa idea, ma avevano faticato a trovare il mix giusto di grassi e quello prodotto
acidi nucleici, che sono i mattoni dei vaccini a mRNA. da Moderna, in
Oggi i vaccini a mRNA includono innovazioni che furono in- secondo piano il
ventate diversi anni più tardi rispetto all’epoca in cui Malone ope- vaccino di Pfizer-
rava in laboratorio, come l’RNA modificato chimicamente e vari BioNTech, con
tipi di bolle lipidiche per trasportarlo nelle cellule. Eppure Malo- nome commerciale
ne, che si autodefinisce l’«inventore dei vaccini a mRNA», ritiene Comirnaty.
che il suo lavoro non sia stato sufficientemente riconosciuto. «Mi
hanno cancellato dalla storia», ha detto parlando con «Nature». La situazione cambiò nel 1984, quando Krieg e altri membri di
Il dibattito su chi vada considerato il pioniere di questa tecno- un gruppo di ricerca guidato dal biologo dello sviluppo Douglas
logia si è acceso qualche mese fa, nel periodo in cui sono assegnati Melton e dai biologi molecolari Tom Maniatis e Michael Green alla
vari premi, ed è diventato ancora più intenso con l’avvicinarsi del Harvard University di Cambridge, in Massachusetts, riuscirono a
momento in cui stavano per essere annunciati i premi Nobel a ini- produrre mRNA biologicamente attivo in laboratorio a partire da
zio ottobre. Però i premi formali, limitati a pochi ricercatori, non ri- un enzima a RNA (proveniente da un virus) e da altri strumenti,
usciranno a dare il giusto riconoscimento a tutti coloro che hanno un metodo che fondamentalmente è lo stesso in uso ancora oggi.
contribuito allo sviluppo dell’uso medico dell’mRNA [i Nobel del Krieg poi iniettò l’mRNA di laboratorio in uova di rana e dimostrò
2021 poi non hanno riguardato i vaccini a mRNA, N.d.R.]. In realtà che era funzionale esattamente come quello reale.
il percorso che ha portato ai vaccini a mRNA ha beneficiato del la- Sia Melton che Krieg all’epoca consideravano l’mRNA sinteti-
voro svolto da centinaia di ricercatori per oltre trent’anni. co soprattutto come strumento di ricerca per studiare il funziona-
Questa storia fa luce su come molte scoperte scientifiche di- mento e l’attività dei geni. Nel 1987, dopo aver scoperto che l’mR-
ventano innovazioni rivoluzionarie: attraverso decenni di vicoli NA si poteva usare sia per attivare sia per impedire la sintesi di
ciechi, bocciature e battaglie sui potenziali profitti, ma anche di proteine, Melton fu tra i fondatori di una società chiamata Oligo-
generosità, curiosità e ostinata persistenza contro ogni dubbio e
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gen (poi ribattezzata Gilead Sciences, con sede a Foster City, in Ca-
scetticismo. «È una lunga serie di passi – commenta Paul Krieg, lifornia) che aveva l’obiettivo di studiare come usare l’RNA sinte-
biologo dello sviluppo all’Università dell’Arizona a Tucson, che ha tico per bloccare l’espressione di determinati geni, in particolare
contribuito al processo a metà degli anni ottanta – e non si sa mai con l’idea di impiegarlo nella cura di malattie. Nessuno nel labora-
che cosa si rivelerà utile». torio o tra i collaboratori pensava ai vaccini.
«L’RNA aveva la reputazione di essere incredibilmente insta-
Gli albori dell’mRNA bile», racconta Krieg. «Tutto quello che lo riguardava era avvolto
Gli esperimenti di Malone non emersero dal nulla. Già nel 1978 nella cautela». Questo potrebbe spiegare perché l’ufficio di svilup-
alcuni ricercatori avevano usato strutture lipidiche membranose po della tecnologia di Harvard decise di non brevettare la tecnica
chiamate liposomi per introdurre mRNA all’interno di cellule mu- di sintesi dell’RNA sviluppata dal gruppo di ricerca. Gli scienziati
rine e umane allo scopo di indurre l’espressione di proteine. I li- si limitarono a cedere i loro reagenti a Promega Corporation, un’a-
posomi incapsulavano e proteggevano l’mRNA e poi si fondevano zienda di forniture per laboratorio con sede a Madison, in Wiscon-
con le membrane delle cellule per liberare al loro interno il mate- sin, che mise gli strumenti di sintesi dell’RNA a disposizione del
Jose More/VWPICS/SPL/AGF (Moderna);

riale genetico che trasportavano. Questi esperimenti a loro volta mondo della ricerca. In cambio ricevettero una piccola percentua-
si basavano su anni di lavoro sui liposomi e sull’mRNA: entrambi le sui diritti di brevetto e una cassa di champagne Veuve Clicquot.
Dr P. Marazzi/SPL/AGF (Pfizer)

erano stati scoperti negli anni sessanta.


All’epoca, però, pochi ricercatori pensavano all’mRNA come Controversie sui brevetti
prodotto medico, soprattutto perché non c’era ancora modo di Anni più tardi, Malone usò le stesse strategie del gruppo di ri-
produrre il materiale genetico in laboratorio. Piuttosto si sperava cerca di Harvard per sintetizzare l’mRNA necessario per i suoi
di usarlo per studiare i processi molecolari di base. Nella maggior esperimenti, ma aggiunse un nuovo tipo di liposoma dotato di ca-
parte dei casi i ricercatori usavano mRNA prelevato da sangue di rica positiva, il che ne aumentava la capacità di legarsi alla strut-
coniglio, cellule murine da coltura o altre fonti animali. tura portante dell’mRNA, che è dotata di carica negativa. Questo

36 Le Scienze 640 dicembre 2021


LE TAPPE VERSO I VACCINI
tipo di liposomi era stato sviluppato da Philip Felgner, un biochi-
mico che oggi dirige il Vaccine Research and Development Center
all’Università della California a Irvine. Una lunga marcia
Nonostante i suoi successi nell’usare i liposomi per introdurre
l’mRNA nelle cellule umane e di rana, Malone non ha mai com- Una catena di progressi scientifici ha portato ai primi vaccini a RNA
pletato il dottorato. Ebbe un disaccordo con il suo relatore Inder messaggero (mRNA), resi disponibili lo scorso anno per protegge-
Verma, specialista di terapia genica al Salk Institute, e nel 1989 ab- re le persone da COVID-19. Questi vaccini, come anche i farmaci
bandonò gli studi per andare a lavorare per Felgner a Vical, una a mRNA, fanno uso degli sviluppi nella scienza dell’mRNA e dei si-
start-up appena fondata a San Diego, in California. Fu qui che, in- stemi per la sua somministrazione: composti di molecole lipidiche.
sieme ad altri collaboratori dell’Università del Wisconsin a Madi-
son, i due dimostrarono che i complessi di lipidi e mRNA poteva- Sistemi mRNA
lipidici di con lipidi
no stimolare la produzione di proteine nei topi. mRNA somministrazione (per vaccini)
Poi le cose si complicarono. Sia Vical (in collaborazione con l’U- 1960
niversità del Wisconsin) che il Salk Institute iniziarono a deposi- Scoperta
dell’mRNA
tare domande di registrazione di brevetti nel marzo 1989. Però il
Salk Institute abbandonò il processo poco tempo dopo e nel 1990
Verma entrò a far parte del comitato consultivo di Vical. 1965 Produzione dei primi
liposomi (bolle
Malone sostiene che Verma e Vical raggiunsero un accordo pri- Prime proteine di grassi, composte
vato che lasciava all’azienda tutti i diritti di proprietà intellettua- prodotte da da molecole lipidiche)
mRNA isolato
le. Malone fu inserito nella lista degli inventori come uno dei tan- in laboratorio
ti, ma non era nella posizione di ottenere un profitto personale dai 1970
Liposomi usati per
successivi accordi di licenza, come invece sarebbe successo se i la somministrazione
brevetti fossero stati intestati al Salk Institute. «Si sono arricchiti di farmaci
Liposomi usati per
con i prodotti della mia mente», conclude Malone. la somministrazione
Verma e Felgner respingono categoricamente le accuse. «È 1975 di vaccini
un’assurdità», ha affermato Verma parlando con «Nature». La de-
Prima somministrazione
cisione di interrompere il processo di registrazione del brevetto fu di mRNA racchiuso
presa dall’ufficio di trasferimento tecnologico del Salk Institute, in un liposoma
1980
ha spiegato. Verma si è dimesso dal Salk Institute nel 2018, a segui-
to di accuse di molestie sessuali che lui continua a negare.
Malone lasciò la Vical nell’agosto 1989, citando disaccordi con mRNA di sintesi in liposomi
Sintesi dell’mRNA cationici (strutture di lipidi
Felgner su «giudizi scientifici» e «riconoscimento del mio contri- 1985
in laboratorio carichi positivamente)
buto intellettuale». Portò a termine il percorso di specializzazio- somministrato
a cellule
ne medica e fece un anno di formazione clinica per poi andare a la- umane,
R&S
embrioni
vorare nel mondo accademico, dove cercò di continuare la ricerca di rana commerciale
sui vaccini a mRNA, ma ebbe difficoltà a trovare fondi. Nel 1996, 1990 mRNA in (selezione)
liposomi Fondazione
per esempio, presentò domanda a un’agenzia statale californiana mRNA testato come dato a topi prima azienda
per la ricerca chiedendo fondi per sviluppare un vaccino a mRNA trattamento (in ratti)
Primi vaccini specializzata
in mRNA
contro i contagi stagionali da coronavirus, ma la sua richiesta non
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a mRNA
(Merix
mRNA testato come vaccino testati (per
fu accolta. A quel punto si concentrò invece sui vaccini a DNA e 1995 per il cancro (in topi) influenza, Biosciences,
in seguito nota
sui relativi sistemi di somministrazione. in topi)
come Argos e
Nel 2001 Malone ha lasciato il lavoro accademico per quello poi CoImmune)
commerciale e di consulenza. E negli ultimi mesi ha iniziato ad at-
2000 Primo rapporto su Fondazione
taccare pubblicamente la sicurezza dei vaccini a mRNA che la sua
Elaborazione di «Le Scienze»; fonte: The tangled history of mRNA vaccines,

nanoparticelle lipidiche CureVac


ricerca ha contribuito a rendere possibili: sostiene per esempio a quattro componenti
(all’epoca, per la
che le proteine prodotte dai vaccini possano danneggiare le cellu- somministrazione di DNA) Fondazione
di Dolgin E., in «Nature», Vol. 597, n. 7876, 16 settembre 2021.

le del corpo e che i rischi della vaccinazione superino i benefici per Scoperta Metodo scalabile per la BionTech.
2005 che l’RNA Novartis e
bambini e ragazzi; entrambe le affermazioni sono state ripetuta- produzione di nanoparticelle
Shire aprono
modificato lipidiche
mente confutate da altri scienziati e funzionari della sanità. sfugge alla settori per
rilevazione l’mRNA
del sistema
Sfide di produzione immunitario Fondazione
2010 Testato in topi il vaccino a Moderna
Nel 1991 Vical siglò un accordo multimilionario di collaborazio- mRNA in nanoparticelle lipidiche
ne per la ricerca e le licenze sui brevetti con l’azienda statunitense La statunitense
Primo trial clinico di un vaccino a mRNA Defense
Merck, uno dei maggiori produttori di vaccini al mondo. I ricerca- in nanoparticelle lipidiche (influenza) Advanced
Primo trial Research
tori di Merck valutarono la tecnologia a mRNA nei topi con l’obiet- 2015 clinico per Project Agency
Approvazione Vaccini
tivo di produrre un vaccino contro l’influenza, poi abbandonarono un vaccino del primo a mRNA per inizia a
a mRNA per farmaco con COVID-19 finanziare
l’idea. «I costi e la fattibilità della produzione ci costrinsero a fer- una malattia nanoparticelle autorizzati la ricerca sui
marci per riflettere», dice Jeffrey Ulmer, già ricercatore di Merck e infettiva lipidiche per uso vaccini a mRNA
(rabbia) (patisiran) di emergenza
oggi consulente per aziende su temi legati alla ricerca sui vaccini. 2020
I ricercatori di Transgène, una piccola società biotech con sede

www.lescienze.it Le Scienze 37
a Strasburgo, in Francia, avevano gli stessi dubbi. Qui, nel 1993, un re per combattere il cancro. L’idea era che se l’mRNA codifica per
gruppo guidato da Pierre Meulien, con la collaborazione di part- le proteine espresse dalle cellule tumorali, iniettarlo può insegna-
ner industriali e accademici, fu il primo a dimostrare che l’mRNA re al sistema immunitario ad attaccare quelle cellule.
in un liposoma poteva generare una specifica risposta immunita- Curiel, che oggi è alla Washington University School of Medici-
ria antivirale nei topi. Un altro straordinario passo avanti era arri- ne di St Louis, in Missouri, ebbe alcuni successi sui topi, ma quan-
vato nel 1992, quando ricercatori dello Scripps Research Institute do contattò Ambion per discutere delle possibilità di commer-
di La Jolla avevano usato mRNA per sostituire una proteina defici- cializzazione, racconta, l’azienda rispose: «Non vediamo alcun
taria nei ratti, come cura contro un disturbo del metabolismo. Ma potenziale economico in questa tecnologia».
ci sarebbero voluti quasi altri vent’anni prima che un successo si- Un altro immunologo che si occupava di cancro ebbe più suc-
mile fosse riprodotto da un laboratorio indipendente. cesso e questo portò alla fondazione della prima società dedica-
I ricercatori di Transgène brevettarono la loro invenzione e ta alle terapie con mRNA nel 1997. Eli Gilboa propose di prelevare i
continuarono a lavorare sui vaccini a mRNA. Però Meulien, che linfociti dal sangue e di fare in modo che inglobassero l’mRNA sin-
oggi dirige la Innovative Medicines Initiative, un partenariato tetico che codificava per le proteine tumorali. Poi bisognava iniet-
pubblico-privato con sede a Bruxelles, stimava di aver bisogno tare di nuovo i linfociti nel corpo, dove avrebbero guidato il resto
di almeno 100 milioni di euro per ottimizzare la tecnologia e non del sistema immunitario in un attacco contro i tumori latenti.
aveva alcuna intenzione di chiedere ai suoi superiori una somma Gilboa e i suoi colleghi al Duke University Medical Center di
così ingente per un’impresa così «difficile e azzardata», raccon- Durham, in North Carolina, dimostrarono che il metodo funziona-
ta. Il brevetto finì per scadere quando l’azienda che controllava va sui topi. Alla fine degli anni novanta vari collaboratori accade-
Transgène decise di smettere di pagare le quote di mantenimen- mici avevano lanciato sperimentazioni sugli esseri umani e presto
to necessarie affinché continuasse a essere attivo. anche lo spin-off commerciale di Gilboa, Merix Bioscience (poi ri-
Il gruppo di Meulien, come quello di Merck, iniziò invece a battezzata Argos Therapeutics e oggi chiamata CoImmune) seguì
concentrarsi sui vaccini a DNA e altri sistemi di somministrazio- quella strada con un suo studio clinico. Sembrava un approccio
ne con vettore. La tecnologia a DNA portò ad alcuni vaccini per promettente fino a qualche anno fa, quando un candidato vaccino
uso veterinario, che aiutarono per esempio a prevenire le infezio- in fase molto avanzata fallì in una sperimentazione molto ampia.
ni negli allevamenti ittici. E solo ad agosto scorso gli enti regola- Oggi questa tecnica è per lo più passata di moda.
tori in India hanno approvato per uso
in emergenza il primo vaccino a DNA
al mondo per gli esseri umani, che do- Dagli anni novanta fino al 2005 circa, quasi tutte
vrebbe aiutare nella lotta contro CO-
VID-19. Però, per ragioni che non si le aziende che avevano lavorato con l’mRNA
comprendono appieno, tra le persone
i vaccini a DNA non stanno ottenendo
decisero di investire le proprie risorse in altri settori
successo molto velocemente.
In ogni caso, l’azione concertata del
settore per sostenere la tecnologia a DNA ha avuto benefici anche Però il lavoro di Gilboa ebbe una conseguenza importante: ispi-
per i vaccini a RNA, dice Ulmer. Dai ragionamenti sulla produzio- rò i fondatori delle aziende tedesche CureVac e BioNTech (due
ne all’esperienza degli enti regolatori e dalla progettazione delle dei maggiori produttori di mRNA attualmente esistenti) a inizia-
sequenze alle informazioni a livello molecolare, «molte cose che re a lavorare con l’mRNA. Sia Ingmar Hoerr, di CureVac, che Uğur
abbiamo imparato con il DNA le abbiamo potute applicare diret-
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Şahin, di BioNTech, hanno riferito a «Nature» che dopo aver sapu-
tamente all’RNA», spiega. «È stata la base del successo dell’RNA». to di quello che aveva fatto Gilboa volevano provarci anche loro,
però somministrando direttamente l’mRNA nel corpo.
Una lotta continua «Ci fu un effetto valanga», conferma Gilboa, che oggi lavora al-
Negli anni novanta e per la maggior parte del primo decen- la Miller School of Medicine dell’Università di Miami, in Florida.
nio 2000, quasi tutte le aziende che avevano pensato di lavorare
sull’mRNA decisero di investire le proprie risorse in altri settori. Acceleratore di start-up
Era convinzione comune che l’mRNA si degradasse troppo rapi- Hoerr fu il primo ad avere successo. All’Università di Tubinga,
damente e fosse troppo costoso da produrre. «Era una lotta conti- in Germania, nel 2000 riferì di aver ottenuto una risposta immu-
nua», racconta Peter Liljeström, virologo del Karolinska Institut di nitaria nei topi con iniezioni dirette. Lo stesso anno fondò Cure-
Stoccolma, che trent’anni fa fu il primo a portare avanti un tipo di Vac (anch’essa con sede a Tubinga). Ma erano pochi i ricercatori
vaccino a RNA autoamplificante. o gli investitori a dimostrarsi interessati. In una conferenza in cui
«Lavorare con l’RNA era difficilissimo», conferma Matt Win- aveva presentato i primi dati sui topi, racconta, «c’era uno che ave-
kler, che nel 1989 fondò ad Austin, in Texas, una delle prime so- va vinto il premio Nobel in prima fila, si alzò in piedi e disse: “Sono
cietà di forniture per laboratorio dedicate alle tecniche legate al- cavolate, queste che ci racconti. Un mucchio di cavolate”». Hoerr
l’RNA. «Se all’epoca qualcuno mi avesse chiesto se si potesse iniet- non ha voluto rivelare il nome di quel premio Nobel.
tare l’RNA in una persona come vaccino, gli avrei riso in faccia». Alla fine, un po’ alla volta, i soldi arrivarono e nel giro di qualche
L’idea di un vaccino a mRNA era accettata con più favore nel anno iniziarono le sperimentazioni sugli esseri umani. Steve Pa-
mondo dell’oncologia, anche se lo si considerava più come agen- scolo, che all’epoca era il responsabile scientifico dell’azienda, fu il
te terapeutico che come forma di prevenzione. A partire dal lavoro primo soggetto dello studio: si iniettò l’mRNA da solo e ancora og-
dell’esperto di terapia genica David Curiel, diversi ricercatori ac- gi ha cicatrici bianche grandi come una capocchia di fiammifero
cademici e start-up cercarono di capire se l’mRNA si potesse usa- sulla gamba, dove un dermatologo ha praticato biopsie incisiona-

38 Le Scienze 640 dicembre 2021


LA STRUTTURA

Dentro un vaccino a mRNA per COVID

I vaccini per COVID-19 a base di RNA messaggero (mRNA) usano


nanoparticelle lipidiche – bolle di grassi – per trasportare le molecole
nelle cellule. L’mRNA contiene un codice per far produrre alle cellule
la proteina spike che il coronavirus SARS-CoV-2 usa per entrare nelle
cellule stesse. Ecco alcune innovazioni chiave nella progettazione di
questi vaccini.

I vaccini di Moderna e Pfizer-BioNTech usano mRNA che è


stato modificato chimicamente per sostituire l’uridina (U) con la
pseudouridina (Ψ, psi). Questo cambiamento è stato pensato per
bloccare la reazione del sistema immunitario all’mRNA introdotto.

Per aiutare il corpo a scatenare una risposta immunitaria efficace


contro infezioni successive di SARS-CoV-2, la sequenza di mRNA è
stata adattata per stabilizzare la proteina spike nella forma che usa nel
fondersi con le cellule umane.

La nanoparticella grassa attorno all’mRNA è composta da quattro tipi di molecole lipidiche. Una di esse è «ionizzabile»: nel vaccino, molte di queste
molecole hanno una carica positiva e si aggrappano all’mRNA, carico negativamente, ma perdono quella carica nelle condizioni più alcaline del
flusso sanguigno, riducendo la tossicità nel corpo.

li per prelevare tessuti da sottoporre ad analisi. Poco più tardi sa- molti rifiuti, fu obbligata a scegliere tra lasciare la UPenn o accet-
rebbe partita una sperimentazione più formale, che usava mRNA tare un demansionamento e una riduzione dello stipendio. Decise
tumorale specifico su soggetti con tumore della pelle. di rimanere e continuò ostinatamente nella sua ricerca, miglioran-
Anche Şahin e sua moglie, l’immunologa Özlem Türeci, inizia- do i protocolli di Malone e riuscendo a indurre le cellule a produr-
rono a studiare l’mRNA alla fine degli anni novanta, ma aspettaro-
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re una proteina grande e complessa, di rilevanza terapeutica.
no più a lungo di Hoerr prima di fondare un’azienda. Perfeziona- Nel 1997 iniziò a collaborare con Weissman, che aveva appena
rono la tecnologia per anni alla Johannes Gutenberg-Universität avviato un nuovo laboratorio alla UPenn. Insieme i due avevano
di Mainz, in Germania, ottennero brevetti, articoli e fondi di ricer- intenzione di sviluppare un vaccino a mRNA contro l’HIV/AIDS.
ca, e solo nel 2007 presentarono un piano commerciale a investi- Però l’mRNA usato da Karikó scatenava massicce reazioni infiam-
tori miliardari. «Se funziona sarà una cosa rivoluzionaria», disse matorie nei topi in cui era iniettato.
Illustrazione di Danilo Sossi; fonte: The tangled history of mRNA vaccines,

Şahin, e ottenne 150 milioni di euro come capitale di avviamento. Presto i due ricercatori capirono il perché: l’mRNA sintetico ri-
Lo stesso anno, una start-up appena nata, chiamata RNARx, ri- svegliava una serie di sensori immunitari chiamati TLR (Toll-like
di Dolgin E., in «Nature», Vol. 597, n. 7876, 16 settembre 2021.

cevette una somma più modesta, 97.396 dollari, da un fondo del receptor), che sono i primi a rispondere ai segnali di pericolo deri-
governo statunitense per le piccole imprese. I fondatori, la biochi- vati dai patogeni. Nel 2005 i due riferirono di aver osservato che
mica Katalin Karikó e l’immunologo Drew Weissman, che all’e- riorganizzare i legami chimici di uno dei nucleotidi dell’mRNA,
poca erano entrambi all’Università della Pennsylvania (UPenn) a l’uridina, per creare un analogo chiamato pseudouridina, poteva
Philadelphia, avevano fatto quella che oggi alcuni ritengono una impedire al corpo di identificare l’mRNA come nemico.
scoperta chiave: avevano scoperto che modificare parte del codi- All’epoca furono pochi i ricercatori che riconobbero il valore te-
ce dell’mRNA aiuta l’mRNA sintetico a superare le difese immuni- rapeutico di questi nucleotidi modificati, ma presto il mondo del-
tarie innate della cellule. la scienza si accorse del loro potenziale. Nel settembre 2010 un
gruppo di ricerca guidato da Derrick Rossi, un biologo delle cellu-
Scoperte fondamentali le staminali che all’epoca lavorava al Boston Children’s Hospital, in
Karikó aveva lavorato duro nel suo laboratorio durante tutti gli Massachusetts, descrisse un metodo per usare l’mRNA modifica-
anni novanta con l’obiettivo di trasformare l’mRNA in una tecno- to per trasformare cellule epidermiche in staminali simil-embrio-
logia di uso farmacologico, anche se le agenzie di finanziamento nali e poi in tessuto muscolare in grado di contrarsi. La scoperta fe-
continuavano a rifiutare le sue richieste di fondi. Nel 1995, dopo ce scalpore. Rossi fu inserito nella lista delle «persone più influenti

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al mondo» dalla rivista «Time» nel 2010 e divenne il cofondatore di
una start-up chiamata Moderna, con sede a Cambridge.
Moderna cercò di ottenere una licenza d’uso per i brevetti sul-
l’mRNA modificato richiesti dalla UPenn nel 2006 per l’invenzio-
ne di Karikó e Weissman. Ma era troppo tardi. Non avendo rag-
giunto un accordo di licenza con RNARx, la UPenn aveva deciso di
monetizzare il più possibile alla svelta. Nel febbraio 2010 cedeva
l’uso esclusivo dei brevetti a una piccola azienda fornitrice di re-
agenti da laboratorio con sede a Madison. In base a quell’accordo
l’azienda, che oggi si chiama Cellscript, pagò 300.000 dollari, ma
in seguito avrebbe guadagnato centinaia di milioni di dollari in di-
ritti di sublicenza da Moderna e BioNTech, le aziende che hanno
realizzato i primi vaccini a mRNA contro COVID-19: entrambi i lo-
ro prodotti contengono mRNA modificato.
Intanto RNARx ha usato altri 800.000 dollari di fondi per le
piccole imprese e poi ha chiuso i battenti nel 2013, più o meno
quando Karikó entrava in BioNTech, mantenendo comunque una
posizione come docente a contratto alla UPenn).

Il dibattito sulla pseudouridina


C’è ancora un dibattito in corso tra i ricercatori per determina-
re se la scoperta di Karikó e Weissman sia essenziale per produrre
vaccini a mRNA che funzionino. Moderna usa da sempre mRNA
modificato (lo stesso nome dell’azienda nasce dalla fusione delle
parole «modified mRNA»), ma lo stesso non si può dire di altri.
I ricercatori del dipartimento di terapie geniche umane della
Shire, una casa farmaceutica di Lexington, in Massachusetts, han-
no ipotizzato che l’mRNA non modificato potesse dare origine a
un prodotto altrettanto efficace, purché si aggiungessero le giu-
ste strutture di «rivestimento» (cap) e si rimuovessero tutte le im-
purità. «Era una questione di qualità dell’RNA», afferma Michael vincitore qui è l’RNA modificato», commenta Jake Becraft, cofon-
Heartlein, che guidava il programma di ricerca di Shire e poi ha datore e amministratore delegato di Strand Therapeutics, un’a-
continuato a portare avanti la tecnologia a Translate Bio di Cam- zienda con sede a Cambridge che si occupa di biologia di sintesi e
bridge, a cui Shire ha venduto il suo dipartimento mRNA. (Oggi lavora nello specifico su terapie basate sull’mRNA.
Shire è stata acquisita dell’azienda giapponese Takeda.) Non tutti ne sono altrettanto convinti. «Sono molti i fattori che
Anche se Translate dispone di alcuni dati relativi agli esseri possono influire sulla sicurezza e sull’efficacia di un vaccino a mR-
umani che suggeriscono che l’mRNA che usa non provochi una NA; le modifiche chimiche dell’mRNA sono solo uno», afferma Bo
risposta immunitaria preoccupante, questa tecnologia non ha an- Ying, amministratore delegato di Suzhou Abogen Biosciences,
cora completato la sperimentazione clinica: il candidato vaccino
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un’azienda cinese il cui vaccino a mRNA contro COVID-19 si trova
anti COVID-19 è appena all’inizio della sperimentazione sugli es- alle ultime fasi della sperimentazione clinica. Il prodotto, chiama-
seri umani. Ma il gigante farmaceutico francese Sanofi si è lascia- to ARCoV, usa mRNA non modificato.
to convincere dalle promesse di questa tecnologia: ad agosto 2021
ha annunciato l’intenzione di rilevare Translate per 3,2 miliardi di La rivoluzione del grasso
dollari. Heartlein ha lasciato l’azienda lo scorso anno per fondar- Per quanto riguarda le tecnologie chiave, molti esperti sotto-
ne un’altra con sede a Waltham, in Massachusetts, chiamata Mari- lineano un’altra innovazione cruciale per i vaccini a mRNA, che
time Therapeutics. non ha nulla a che fare con l’mRNA stesso. Si tratta delle piccole
CureVac, dal canto suo, usa un’altra strategia per mitigare la rea- bolle di grasso chiamate nanoparticelle lipidiche (LNP) che pro-
zione immunitaria: altera la sequenza genetica dell’mRNA per ri- teggono l’mRNA e lo trasportano dentro le cellule.
durre al minimo la quantità di uridina nei vaccini. Vent’anni di la- Questa tecnologia proviene dal laboratorio di Pieter Cullis, bio-
voro su questo approccio sembravano aver dato frutti e le prime chimico dell’Università della British Columbia a Vancouver, in Ca-
James MacDonald/Bloomberg/Getty Images

sperimentazioni dei vaccini sperimentali di questa azienda contro nada, e da diverse aziende da lui fondate o dirette. Dalla fine degli
la rabbia si erano dimostrate un successo. Ma a giugno i dati di una anni novanta queste aziende per prime hanno portato avanti l’uso
sperimentazione più avanzata hanno dimostrato che il candidato di LNP per somministrare filamenti di acidi nucleici che ottengo-
vaccino di CureVac contro il coronavirus offriva un grado di pro- no il silenziamento dell’attività genica. Un farmaco di questo tipo,
tezione molto inferiore rispetto a quelli di Moderna o BioNTech. patisiran, oggi è approvato per una rara malattia ereditaria.
Alla luce di questi risultati, alcuni esperti di mRNA oggi con- Quando la terapia di silenziamento dell’attività genica ha inizia-
siderano la pseudouridina una componente essenziale di questa to a dimostrarsi promettente nelle sperimentazioni cliniche, nel
tecnologia; di conseguenza affermano che la scoperta di Karikó e 2012, due delle aziende di Cullis si sono reindirizzate allo studio
Weissman è stata uno dei contributi fondamentali che l’hanno re- della possibilità di usare le LNP come sistema di somministrazione
sa possibile e che quindi merita riconoscimenti e premi. «Il vero per farmaci a base di mRNA. Acuitas Therapeutics di Vancouver,

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Alla fine del
primo decennio
del 2000, diverse
grandi case
farmaceutiche
stavano ormai
entrando
nel settore
dell’mRNA

Scienziato al lavoro
nel laboratorio di Acuitas
Therapeutics, all’Università della
British Columbia a Vancouver, in
Canada. Acuitas Therapeutics
ha sviluppato le nanoparticelle
lipidiche usate da Pfizer-BioNTech
per la somministrazione del suo
vaccino a mRNA.

per esempio, sotto la guida dell’amministratore delegato Thomas nalmente abbiamo un processo scalabile», racconta Andrew Geall,
Madden, ha sottoscritto accordi con il gruppo di ricerca di Weiss- oggi responsabile dello sviluppo di Replicate Bioscience a San
man alla UPenn e con diverse aziende che si occupano di mRNA Diego. Geall era alla guida del primo gruppo che unì le LNP e un
per sperimentare diverse formulazioni mRNA-LNP. Una di queste vaccino a RNA presso la sede statunitense di Novartis a Cambrid-
si ritrova oggi nei vaccini anti COVID-19 di BioNTech e CureVac. ge nel 2012. Oggi tutte le aziende che si occupano di mRNA usano
La formulazione di LNP usata da Moderna non è molto diversa. varianti di questa tecnica di somministrazione e di questo sistema
Le nanoparticelle sono composte da un insieme di quattro mo- di produzione, anche se è ancora in atto un contenzioso legale per
lecole lipidiche: tre contribuiscono a dare struttura e stabilità, determinare chi ne detenga i brevetti. Moderna, per esempio, è
mentre la quarta, il cosiddetto lipide ionizzabile, è la chiave del
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impelagata in una battaglia con una delle aziende legate a Cullis (la
successo delle LNP. Questa molecola viene dotata di carica posi- Arbutus Biopharma di Vancouver) per determinare chi detenga i
tiva in laboratorio e in questo modo offre vantaggi simili a quel- diritti sulla tecnologia LNP usata nel suo vaccino anti COVID-19.
li dei liposomi sviluppati da Felgner e sperimentati da Malone al-
la fine degli anni ottanta. Ma la carica dei lipidi ionizzabili proposti La nascita di un settore
da Cullis e dai suoi partner commerciali si neutralizza in condizio- Alla fine del primo decennio del 2000, diverse grandi case far-
ni fisiologiche come quelle che si trovano nel flusso sanguigno e maceutiche stavano ormai entrando nel settore dell’mRNA. Nel
questo limita gli effetti tossici delle LNP sul corpo. 2008, per esempio, Novartis e Shire fondarono unità di ricerca
Inoltre, grazie alla combinazione di quattro lipidi il prodotto si sull’mRNA; quella di Novartis (guidata da Geall) era concentrata
può conservare più a lungo in farmacia e si mantiene stabile nel sui vaccini, l’altra (guidata da Heartlein) sulle terapie. BioNTech fu
corpo, afferma Ian MacLachlan, già dirigente di diverse aziende fondata nello stesso anno e altre start-up entrarono in campo ne-
che fanno capo a Cullis. «È tutto quello che porta alla farmacolo- gli anni successivi, anche grazie alla decisione della statunitense
gia di oggi», spiega. Defense Advanced Research Projects Agency, nel 2012, di inizia-
Attorno al 2005 era ormai stato sviluppato un nuovo metodo re a finanziare ricercatori non accademici per lo studio di vaccini e
per mescolare e produrre queste nanoparticelle. Usava un siste- farmaci a RNA. Moderna fu una delle società che portarono avan-
ma con un connettore a T per mescolare lipidi (disciolti in alcool) ti questo lavoro e nel 2015 aveva già raccolto più di un miliardo di
e acidi nucleici (disciolti in una soluzione tampone acida); quan- dollari con la promessa di sfruttare l’mRNA per indurre le cellu-
do i flussi delle due soluzioni si univano, i componenti formavano le del corpo a produrre da sole le proprie medicine, risolvendo co-
spontaneamente LNP in grande concentrazione. Questa tecnica si sì malattie causate da proteine mancanti o difettose. Quando quel
dimostrò più affidabile rispetto a qualsiasi altro metodo per la pro- piano subì una battuta d’arresto l’azienda, sotto la guida dell’am-
duzione di farmaci a base di mRNA. ministratore delegato Stéphane Bancel, decise di concentrarsi su
Quando tutti i pezzi andarono a posto, «ci siamo detti, cavolo, fi- un obiettivo meno ambizioso: la produzione di vaccini.

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All’inizio questa fu una delusione per molti investitori e osser- Il dibattito sul Nobel
vatori, perché una tecnologia per vaccini sembrava meno rivo- Se si vuole parlare di chi eventualmente avrebbe meritato op-
luzionaria e meno redditizia. A inizio 2020, Moderna era arriva- pure meriterà il premio Nobel in futuro, i nomi che emergono più
ta alla fase di sperimentazione su esseri umani con nove candidati spesso nelle conversazioni sono quelli di Karikó e Weissman. I
vaccini a mRNA per malattie infettive. Nessuno fu un vero succes- due hanno già vinto diversi premi, incluso uno dei Breakthrough
so e solo uno era passato a una fase di sperimentazione più ampia. Prizes (che con 3 milioni di dollari è uno dei premi di maggior va-
Ma quando è arrivato COVID-19 Moderna si è potuta attivare lore in ambito scientifico) e il prestigioso premio spagnolo Prin-
in pochissimo tempo ed è stata in grado di produrre un prototi- cipessa delle Asturie per la ricerca scientifica e tecnica. Il premio
po di vaccino appena qualche giorno dopo la pubblicazione on li- Principessa delle Asturie è stato attribuito anche a Felgner, Şahin,
ne del genoma del virus. A seguire, l’azienda ha collaborato con lo Türeci e Rossi, come pure a Sarah Gilbert, la vaccinologa che ha
statunitense National Institute of Allergy and Infectious Diseases guidato lo sviluppo del vaccino anti COVID-19 dell’Università di
(NIAID) per fare studi sui topi e lanciare sperimentazioni sugli es- Oxford, nel Regno Unito, e della casa farmaceutica AstraZeneca,
seri umani, il tutto in meno di dieci settimane. che sfrutta un vettore virale in luogo dell’mRNA. L’unico ricono-
Anche BioNTech ha scelto di mettere in campo tutte le forze scimento ricevuto di recente da Cullis è stato un premio di 5000
possibili. A marzo 2020 ha iniziato una collaborazione con la casa dollari assegnato dalla Controlled Release Society, un’organizza-
farmaceutica Pfizer, con sede a New York, e poi ha fatto progredi- zione professionale di ricercatori che studiano i farmaci a rilascio
re le sperimentazioni cliniche a un ritmo da record, passando dai prolungato.
primi test sugli esseri umani all’approvazione per uso in emergen- C’è anche chi sostiene che di Karikó bisognerebbe premiare
za in meno di otto mesi. non solo le scoperte in laboratorio ma anche i contributi alla co-
Entrambi i vaccini autorizzati usano una formula che uni- munità scientifica che si occupa di mRNA in senso lato. «Non è
sce mRNA modificato e LNP. Inoltre entrambi hanno sequenze soltanto una ricercatrice straordinaria, è una vera forza del setto-
che codificano per una forma della proteina spike di SARS-CoV-2 re», commenta Anna Blakney, esperta di bioingegneria dell’RNA
più adatta a indurre l’immunità. Mol-
ti esperti sostengono che anche questa
modifica della proteina, progettata dal In parte, il dibattito su chi meriti un
vaccinologo del NIAID Barney Graham
e dai biologi strutturali Jason McLellan, riconoscimento per le scoperte legate all’mRNA
dell’Università del Texas ad Austin, e
Andrew Ward, dello Scripps Research
riguarda la proprietà di brevetti assai redditizi
Institute, è un contributo che andrebbe
premiato, sebbene non sia specifico per
la vaccinazione mRNA, perché il concetto può essere applicato a presso l’Università della British Columbia. Blakney riconosce
molti vaccini virali. a Karikó il merito di averle offerto l’opportunità di fare una pre-
In parte, il dibattito che infuria su chi meriti un riconoscimen- sentazione durante una grande conferenza tenutasi due anni fa,
to per le scoperte legate all’mRNA riguarda il possesso di brevet- quando lei era ancora all’inizio della sua carriera post-dottorato (e
ti molto redditizi. Ma la proprietà intellettuale su cui si basa il tut- prima che fondasse VaxEquity, un’azienda che si occupa di vaccini
to è legata in gran parte a rivendicazioni enunciate nel 1989 da con particolare attenzione alla tecnologia a RNA autoamplifican-
Felgner, Malone e colleghi a Vical (e nel 1990 da Liljeström). Quel- te, con sede a Cambridge, nel Regno Unito). Karikó «cerca attiva-
le rivendicazioni avevano una durata di 17 anni dal rilascio del bre-
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mente di portare in alto gli altri anche se lei stessa ha ricevuto po-
vetto e quindi ormai sono di pubblico dominio. chissimi riconoscimenti in tutta la sua carriera».
Anche i brevetti di Karikó e Weissman, concessi su licenza a Se alcune delle figure coinvolte nello sviluppo dell’mRNA, co-
Cellscript e registrati nel 2006, scadranno nel giro di cinque anni. me Malone, ritengono di meritare un maggiore riconoscimento,
Esperti del settore sostengono che, per questo, presto sarà diffici- altre sono più propense a condividere l’attenzione. «Non si può
le ottenere brevetti con rivendicazioni ampie sui metodi per som- pretendere un riconoscimento», afferma Cullis. Per quanto ri-
ministrare l’mRNA per mezzo di nanoparticelle lipidiche, anche guarda il suo sistema di somministrazione con particelle lipidiche,
se è ragionevole supporre che le aziende potranno continuare a per esempio, «parliamo di centinaia, probabilmente di migliaia di
brevettare specifiche sequenze di mRNA (per esempio una forma persone che hanno collaborato per mettere a punto questi sistemi
della proteina spike) o formulazioni esclusive di lipidi. a LNP, che adesso stanno conquistando la scena».
Non che le aziende non ci provino. Moderna, l’operatore domi- «Ciascuno si è limitato ad aggiungere qualcosa, in modo incre-
nante nel settore dei vaccini a mRNA, che porta avanti sperimen- mentale. Anch’io», afferma Karikó.
tazioni cliniche su vaccini per influenza, citomegalovirus e altre Guardando indietro, molti affermano di essere solo contenti
malattie infettive, lo scorso anno ha ottenuto due brevetti che co- che i vaccini a mRNA stiano facendo la differenza per l’umanità, e
prono un ampio uso dell’mRNA per la produzione di proteine se- magari di aver potuto contribuire in modo valido lungo il percor-
crete. Però molte fonti interne del settore, parlando con «Nature», so. «Per me è emozionante da vedere», commenta Felgner. «Tutte
hanno affermato di ritenere che quei brevetti siano impugnabili. le cose che all’epoca immaginavamo potessero accadere, adesso
«Riteniamo che molte cose non si possano brevettare, e co- stanno accadendo». Q

munque che i brevetti non avrebbero forza esecutiva», dice Eric


Marcusson, responsabile scientifico di Providence Therapeutics, L’originale di questo articolo è stato pubblicato
un’azienda che si occupa di vaccini a mRNA con sede a Calgary, su «Nature», Vol. 597, 16 settembre 2021.
in Canada. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.

42 Le Scienze 640 dicembre 2021


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IL CORPO CONTRO SE STESSO, di Josh Fischman, p. 44 | TRADIMENTO SUL FRONTE INTERNO, di Maria Konnikova, p. 47
MALATTIE AUTOIMMUNI: LE CIFRE, di Maddie Bender, Jen Christiansen e Miriam Quick, p. 49
L’INIZIO DELL’AUTOIMMUNITÀ, di Stephani Sutherland, p. 52 | DONNE A RISCHIO, di Melinda Wenner Moyer, p. 58
LIMITARE I DANNI, di Marla Broadfoot, p. 63

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IL Milioni di persone
si ammalano a causa
del proprio stesso sistema
immunitario deputato
alla loro difesa. Sul perché
accade, e su come evitarlo,
oggi emergono nuove idee

Illustrazioni di Hayley Wall

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CONTRO
SE STESSO
nnie, la sorellina del mio ami-

A
co John, si è ammalata a 11 an-
ni. Io non ero molto più grande,
e dunque quando John mi ha
detto che la malattia si chiama-
va lupus non ho capito quan-
to fosse grave. Non capivo che
erano le sue stesse cellule ad attaccarla, prendendo a
bersaglio a volte i reni e altre volte i polmoni. Sapevo
invece, perché me lo diceva il fratello, che aveva la
faccia tutta gonfia perché doveva prendere un sacco
di pillole dette steroidi, che avevano effetti collatera-
li per cui lei poteva stare molto male per raffreddori
e influenze che lui e io superavamo senza problemi.
Ogni tanto Annie era assente da scuola per lunghi
periodi. A volte soffriva molto. Poi, crescendo, si è
occupata di teatro per bambini, che amava con pas-
sione, e di politica locale. Ma il lupus non l’ha supera-
to. Annie se n’è andata a 49 anni.
Troppe storie finiscono così. Il lupus è una malattia
autoimmune, in cui il guardiano del corpo, il
sistema immunitario, si trasforma in nemico e cerca
di distruggere gli organi che doveva proteggere.
Esistono circa 80 di questi disturbi – anche di più
secondo alcune stime – e nei soli Stati Uniti ne
soffrono quasi 25 milioni di persone, stando ai
National Institutes of Health. E i numeri sembrano
essere in aumento. Si va da malattie note a tutti,
come diabete di tipo 1 e lupus, a entità oscure come
l’arterite di Takayasu, in cui si verificano pericolose
infiammazioni dei grandi vasi sanguigni.
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Il nostro speciale presenta nuove scoperte su queste


malattie, spesso troppo poco studiate rispetto al loro
terribile impatto. Su come nascono questi disturbi
stanno emergendo nuove idee, che si oppongono
a dogmi medici che imperano da un secolo. E
nuove teorie cercano di spiegare l’impressionante
squilibrio tra i sessi nelle malattie autoimmuni:
quasi l’80 per cento delle persone colpite sono
donne. Questi progressi stanno portando a terapie
più raffinate, basate su una migliore comprensione
delle sottigliezze del nostro sistema immunitario. Il
progresso è ancora lento, ma il cambiamento porta La vita di Maria Konnikova
con sé la speranza di superare un passato pieno di è stata sconvolta da un’orticaria
che le ha coperto tutto il corpo
terapie inefficaci e farmaci che potevano essere
di bolle dolorose e invalidanti:
anche peggiori delle malattie stesse. una condizione dovuta al fenomeno
Josh Fischman dell’autoimmunità.

46 Le Scienze 640 dicembre 2021


IL CORPO CONTRO SE STESSO

Tradimento
sul fronte
interno
Sintomi invalidanti, accertamenti
inconcludenti, cure inefficaci,
medici che non ascoltano:
il viaggio di una persona nel mondo
delle malattie autoimmuni

di Maria Konnikova

Di quel mattino ricordo tutto; il Giorno che Tutto è An-


dato a Puttane, come lo chiamo nella mia testa in termini altamente scientifici. Mi
preparavo ad andare in palestra. In genere la cosa mi metteva una certa apprensio-
ne, ma quel giorno ero tutta contenta dell’occasione di sfoggiare i nuovi short ap-
pena arrivati. Non c’è nulla come mettersi addosso qualcosa di nuovo e luccicante
per spingerti ad andare ad allenarti.
Li avevo indossati, ed ero già alla porta quando ho sentito un forte bruciore alle
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
cosce. Si erano coperte – nell’arco, pareva, di qualche secondo – di un’estesa e rab-
biosa orticaria. Mi sono strappata tutto di dosso – su quegli short, chiaramente, do-
veva esserci qualcosa di strano! – e sono corsa alla doccia. Alla fine l’orticaria si è
calmata. Reazione allergica, ho dato per scontato, e ho riportato il capo al negozio a
tempo di record. E, pensavo, fine della storia.
Il mio corpo, si vede, non era d’accordo. Il mattino dopo erano daccapo lì. Non
gli short, le bolle sulla pelle. Solo che stavolta non se ne andavano, si allargavano.
Nel giro di qualche giorno il mio corpo si è messo a reagire con rabbia crescente a
qualunque cosa lo toccasse. Come se dentro di me si fosse scatenata una spavento-
sa reazione a catena, e nulla potesse far tornare le cose a posto.
Non era la mia prima volta, in fatto di reazioni cutanee impazzite. A 22 anni mi
era stata diagnosticata una mastocitosi: avevo improvvisamente sviluppato un
esantema essudante a forma di J, incredibilmente doloroso, intorno alla mammel-
la sinistra. Il mio dermatologo, strano a dirsi, ne fu felicissimo. A quanto pare, è ra-
ro che questa condizione (in cui il corpo produce in quantità eccessiva certe cellule
del sistema immunitario dette mastociti, quelle che danno luogo alle infiammazio-
ni) si manifesti esattamente in quel modo negli adulti. Tanto per cominciare, me-
no di un adulto su 30.000 è colpito dalla mastocitosi; e tipicamente l’esantema si
verifica quando la malattia insorge in età infantile. Confermata la diagnosi con una
dolorosa biopsia, il medico mi chiese se poteva fare alcune foto per una pubblica-
zione scientifica. Acconsentii: soffrivo troppo per starci a pensare, e lui sembrava
tanto… contento.

www.lescienze.it Le Scienze 47
Da questa condizione non sono mai stata libera a lungo. Quan- Maria Konnikova è giornalista scientifica e giocatrice di
do sono troppo stressata o troppo stanca – o a volte soltanto accal- poker professionista. È autrice di libri di grande successo
data – compare un esantema doloroso in rilievo. A volte si rompe. come Il grande bluff (Ponte alle Grazie, 2021), The
Resta lì per settimane. E poi, così com’è venuto, se ne va, per un Confidence Game (Viking Press, 2016) e Mastermind.
Pensare come Sherlock Holmes (Ponte alle Grazie,
anno, o due, o tre. Non è, di per sé, una malattia autoimmune, pe-
2013).
rò comunque vuol dire che il mio corpo fabbrica sistematicamen-
te mastociti in abbondanza. Era possibile che fossero andati fuori
controllo, nelle eruzioni cutanee che mi avevano appena ricoper-
to tutto il corpo?
Non era mastocitosi, decretò il mio medico in una visita d’e- un’orticaria più rarefatta e poi, una meravigliosa mattina, solo un
mergenza. I miei livelli di triptasi, un enzima rilasciato dai ma- ricordo. Ma un ricordo senza una causa nota e senza una vera cu-
stociti, erano normali. La tiroide, però, era fuori fase. Avevo la ra. Un ricordo che, a oggi, potrebbe ripresentarsi da un momento
malattia di Graves, una malattia autoimmune in cui il sistema im- all’altro, con o senza provocazione. Perché se non sai qual è la cau-
munitario attacca la ghiandola tiroidea? O forse invece la malat- sa, che cosa mai può impedire che torni?
tia di Hashimoto, in cui in sostanza succede la stessa cosa ma con Autoimmune: «di, o relativo a, o causato da autoanticorpi o cel-
risultati opposti, ovvero troppo poco ormone tiroideo, mentre in lule T che attaccano molecole, cellule o tessuti dell’organismo che
quella di Graves ce n’è troppo? E se pure era così, da dove veniva li produce». Così dice il dizionario Merriam-Webster, citando alcu-
l’orticaria? Le anomalie dell’ormone tiroideo, nella maggior parte ni elementi del sistema immunitario. Per i non specialisti: sei assa-
dei pazienti, non sono legate a eruzioni cutanee. lito dal tuo stesso corpo. Le tue cellule, invece di unirsi contro un
Il mondo delle malattie autoimmuni è una palude, piena spes- estraneo invasore, si rivoltano le une contro le altre. Nella maggior
so di vaghe ipotesi. Nel loro insieme, le
condizioni autoimmuni sono frequenti,
ma molte singole affezioni sono rare e Quando la risonanza magnetica mancò di
difficili da diagnosticare. Spesso la ma-
lattia è esasperante anche perché colpi- evidenziare anomalie dei nervi, un medico le disse
sce in modo nebuloso. La letargia degli
arti, per esempio, può venire sia dalla
che il formicolio e il dolore non erano reali: era
sclerosi multipla sia dal lupus: due ma- tutto nella sua testa. Quando chiese antidolorifici
lattie devastanti, che portano sofferen-
ze progressive e invalidanti per tutta la per il gran brutto dolore, venne congedata
vita, ma differenti.
Dopo quella visita urgente ho fatto
tutta una serie di accertamenti, da cui è
risultato che la colpa non era della tiroide. Ma anche che non c’e- parte dei casi non sappiamo perché. Non sappiamo come curarle.
ra nient’altro che non andava. Mi hanno palleggiato fra internisti Nel campo dell’autoimmunità, l’ignoto supera di molto il noto.
e dermatologi, e poi allergologi, e immunologi. Mia sorella, che Ecco ciò che sappiamo. Ci sono circa 80 tipi di malattie autoim-
fa il medico, mi ha portato da uno dei migliori specialisti in aller- muni. Quasi quattro su cinque delle persone affette sono donne.
gologia, che lavorava nel circuito della Harvard Medical School. Perché? Non si sa bene. Infatti, l’altra cosa che sappiamo è questa:
Il risultato: una massa di acronimi che capivo a malapena, utili tut-
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
la ricerca sull’autoimmunità è perennemente sottofinanziata. For-
ti a escludere una condizione dopo l’altra. Uno di questi, che sta se perché ne soffrono soprattutto le donne, e spesso le donne, nel-
per indice di orticaria cronica, dichiarava che avevo dei «fattori la ricerca medica, sono state ignorate. Forse perché molte di que-
reattivi da basofili nel […] siero che vanno a confermare una base ste condizioni sono rare. O forse perché quando la causa è ignota
autoimmune per la malattia». Ho chiesto cosa voleva dire. Mi han- spesso si presume che sia psicosomatica. Sei tu che fai ammalare
no detto che significava che… ho l’orticaria. te stessa. Ti stressi troppo. Siamo sicuri che non ti stai semplice-
In mancanza di risposte le bolle hanno continuato a colonizza- mente inventando tutto?
re il mio corpo. Il collo. Il viso. Gli occhi, gonfi, chiusi. La dose ora- È l’accusa che ha dovuto subire mia sorella. Nell’ultimo anno
le di steroidi aumentava sempre più, insieme a un sacco di antista- di tirocinio medico, sviluppò uno strano formicolio e intorpidi-
minici, che mi buttavano giù al punto che riuscivo a malapena a mento della punta delle dita. Per mesi lo ignorò, ma il formicolio
tenere gli occhi aperti. Le creme a base di steroidi per uso topico peggiorava, e l’intorpidimento si intensificava. Andò da un neu-
diventavano sempre più forti. Sui lati dei tubetti c’erano avverten- rologo, perché potevano essere sintomi di sclerosi multipla. Ma
ze enormi, di non usarne troppa e per troppo tempo, per evitare quando la risonanza magnetica mancò di evidenziare anomalie
Pagine precedenti: fotografia di Devin Yalkin

che il sistema immunitario cedesse del tutto. Aumentavo di peso. dei nervi, un medico le disse che il formicolio e il dolore non era-
Dormivo troppo, o per nulla. Non riuscivo a seguire un pensiero di no reali: era tutto nella sua testa. Quando chiese antidolorifici per
fila. Il mio sistema immunitario era soppresso a tal punto da essere quello che a quel punto era diventato un gran brutto dolore neu-
irriconoscibile. E la causa dell’orticaria continuava a essere un mi- romuscolare, venne congedata.
stero. (I calzoncini? Solo una coincidenza, mi assicuravano tutti gli Si ricordi che mia sorella è un medico, e padroneggia la termi-
specialisti, malgrado la mia fervida fede nel rapporto di causa-ef- nologia professionale per descrivere esattamente cose che per al-
fetto.) Idiopatica, disse la diagnosi finale: di origine ignota. tri sarebbero state difficili da precisare. E questo è ciò che si è tro-
Alla fine, l’orticaria è rientrata. Non per qualche nuova medi- vata di fronte: l’incredulità; una risposta, da parte dei medici, ben
cina o diagnosi, ma col tempo. L’orticaria idiopatica è diventata nota a molti pazienti con malattie autoimmuni. Lei ha insistito, e

48 Le Scienze 640 dicembre 2021


IL CORPO CONTRO SE STESSO

alla fine le è stato fatto un esame della conduzione nervosa. I risul- Non importa quanto sia visibile o meno ogni data condizione: le
tati sono stati fortemente anormali. Non mentiva, non esagerava. malattie autoimmuni sono incredibilmente reali, incredibilmen-
Aveva una rara affezione neurologica con aspetti autoimmuni det- te dolorose e incredibilmente sottovalutate da chi non ne soffre.
ta polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica (CIDP). Milioni di persone al mondo sono vittime di questa mancanza di
Provoca dolore, stanchezza e, in pazienti come mia sorella, dan- consapevolezza.
ni permanenti ai nervi. Posso solo immaginare che cosa sarebbe Ed ecco quello che desidero: che un giorno non dovrò più pre-
successo a un’altra persona priva delle sue conoscenze e risorse occuparmi che ogni capo di vestiario che mi metto addosso pos-
di medico. sa di nuovo mettermi fuori combattimento per un anno; perché
Quello delle malattie autoimmuni è un mondo duro. Non c’è so- qualcuno, da qualche parte, avrà studiato e capito qual è il moti-
lo l’incredulità. Anche dopo la diagnosi, trovare sollievo può esse- vo per cui mi sento tanto male. Desidero che un giorno mia sorel-
re difficile. Un’etichetta non garantisce una cura. Per la CIDP non la venga guarita. Che un giorno tutti gli innumerevoli sofferenti
ci sono terapie specifiche. Più di dieci anni dopo, mia sorella vie- a cui è stato detto che si stanno immaginando i loro sintomi ven-
ne ancora trattata con un farmaco sviluppato per la sclerosi mul- gano ascoltati sul serio; e che, quando ciò avverrà, ci saranno gli
tipla. Per la sua condizione, sia le ricerche sia i finanziamenti so- strumenti per aiutarli. I nostri corpi attaccano se stessi. Adesso pe-
no insufficienti. rò è ora di ascoltare. Diamo sostegno alla ricerca necessaria per
Un’etichetta però ce l’ha. Io neanche quella. Ma una cosa la so. poter passare al contrattacco.

Malattie
autoimmuni: Maddie
Bender vive
a New York,
dove scrive

le cifre e produce
podcast
di scienza.

Circa 80 patologie possono essere descritte come disturbi autoimmuni,


anche se le definizioni stanno ancora cambiando
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Testo di Maddie Bender, grafiche di Jen Christiansen, ricerche di Miriam Quick

Per l’immunologo Paul Ehrlich, l’i- Se tuttavia, al giorno d’oggi, le linee generali sono senz’altro
dea che gli organismi potessero attaccare se stessi tramite i siste- più chiare di quanto non fossero ai tempi di Paul Ehrlich, i detta-
mi immunitari evolutisi per difenderli dalle malattie del mondo gli delle diverse malattie possono ancora essere oggetto di qual-
esterno aveva poco senso. Nel 1901 il futuro premio Nobel rifiu- che disputa.
tò questa teoria – da lui definita horror autotoxicus – come inve- Matthew C. Cook, direttore del Center for Personalized Immu-
rosimile. Oggi, malati e medici sanno che le malattie autoimmuni nology della John Curtin School of Medical Research, in Australia,
sono fin troppo reali: ne esistono circa 80, e in tutto il mondo toc- nota che anche in alcune malattie in cui gli scienziati non rilevano
cano milioni di persone. La varietà e i numeri illustrati dal grafico in tutti i malati autoanticorpi legati alla patologia è possibile usare
presentato nelle prossime due pagine sono spaventosi. con successo farmaci che modulano le cellule T. La malattia della
L’autoimmunità riguarda gli autoanticorpi – proteine del siste- pelle chiamata psoriasi è uno di questi esempi, ed è spesso descrit-
ma immunitario che si legano ai tessuti del proprio stesso organi- ta come un disturbo autoimmune.
smo marchiandoli come bersagli da distruggere – insieme alle cel- La nostra lista compredne la maggior parte delle malattie no-
lule T e B che conducono l’attacco. Tecniche moderne di biologia te in un’area in cui la comprensione scientifica è ancora in evolu-
molecolare, che hanno consentito agli scienziati di tracciare que- zione. Descrive la prevalenza (la frequenza nella popolazione) di
ste popolazioni di cellule e proteine, hanno aiutato a rifinire que- queste malattie, l’età a cui compaiono di solito e se hanno maggio-
sta definizione. ri probabilità di colpire donne o uomini (quasi sempre, donne).

www.lescienze.it Le Scienze 49
MALATTIA GENERE ETÀ MEDIA FREQUENZA
Un mondo di autoimmunità DEL
PAZIENTE
DELL’ESORDIO NELLA
POPOLAZIONE
Vedere queste Percentuale Anni di età† Numero approssimato
Le malattie autoimmuni sono molte e, nell’insieme, colpiscono fino al 4,5 per femminile * di casi diagnosticati
pagine per più
cento della popolazione mondiale. Questo elenco di 76 disturbi è tratto da informazioni 50% (estrapolazione

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20–29 60+

50 Le Scienze
un’analisi dettagliata degli immunologi Scott M. Hayter e Matthew C. Cook, 0 100% 0–9 40–49 da studi regionali)
all’epoca all’Australian National University, pubblicata nel 2012 e aggiornata Più di
da «Scientific American» con informazioni raccolte da altri specialisti di 1 su 100
malattie autoimmuni e dalla American Autoimmune Related Diseases
Association (AARDA). Le malattie riguardano diverse parti del corpo, 1 su 100
e molte toccano molteplici organi. Le donne sono colpite più di
frequente, anche se le esatte proporzioni tra i generi differiscono
tra i singoli disturbi, così come variano l’età media approssimativa
dell’esordio della malattia e la sua frequenza nella popolazione. 1 su 1000
Immunologi e reumatologi riconoscono che l’autoimmunità
può essere un’area di ricerca confusa e continuano a scoprire
caratteristiche che indicano se un disturbo è autoimmune
o no. In generale, le malattie qui presentate ricadono in
tre categorie, in base alla solidità delle prove che siano Più comune
causate da una risposta autoimmune e da autoanticorpi.
Nei casi più chiari, come la malattia di Graves, il disturbo
coinvolge senza dubbio autoanticorpi che portano a
una reazione immunitaria, infiammazione e sintomi
debilitanti. In molti altri casi, come la sindrome di
Guillain-Barré, gli autoanticorpi sono spesso presenti, Meno comune
ma non si è riusciti a collegarli sistematicamente ai
processi patologici. Infine ci sono disturbi, come
la colite ulcerosa e la psoriasi, che non sempre
mostrano autoanticorpi, ma reagiscono bene
a cure dirette al sistema immunitario, il che
fa pensare che abbiano una componente
autoimmune. Alcune condizioni che sembrano
legate all’autoimmunità sono state escluse
perché non erano presenti nell’indagine di
Cook e Hayter o nel compendio dell’AARDA,
o secondo alcuni specialisti hanno
caratteristiche che ne rendono discutibile
lo status. Tra queste vi sono la miocardite,
la neuromielite ottica, la nefropatia §
membranosa primaria e la porpora
trombotica trombocitopenica. 1 su 10.000

PRINCIPALE PARTE
DEL CORPO COLPITA
1 su 100.000

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§

1 su un
§ milione

Meno
di 1
§ su un
milione
§

Fonti: Hayter S.M. e Cook M.C., Updated Assessment of the Prevalence,


Spectrum and Case Definition of Autoimmune Disease, in «Autoimmunity
IL CORPO

Reviews», vol. 11, agosto 2012; Furue K. e altri, Autoimmunity and


Autoimmune Co-morbidities in Psoriasis, in «Immunology», vol. 154,
febbraio 2018 (psoriasi); Almutairi K. e altri, The Global Prevalence of
Rheumatoid Arthritis: A Meta-analysis Based on a Systematic Review, in
«Rheumatology International», vol. 41, maggio 2021 (artrite reumatoide).
Consulenti: Matthew C. Cook (John Curtin School of Medical Research); DeLisa
Fairweather (Mayo Clinic); Aimee Payne (Clinical Autoimmunity Center of
Excellence, University of Pennsylvania).
§
* I dati sulla prevalenza possono riflettere il sesso biologico o l’identità
di genere. Le informazioni sulle categorie non binarie non sono state
pubblicate.
† I dati sull’età, nella maggior parte delle malattie autoimmuni, sono
irregolari, e molti disturbi hanno picchi in più età diverse. Questa colonna
CONTRO SE STESSO

presenta l’età media dell’esordio così come pubblicata nel 2012. §

Le Scienze
‡ I dati sulla psoriasi e sull’artrite reumatoide qui usati sono più recenti di quelli § §
relativi alle altre malattie.
§ §

51
§ Dati non disponibili.
IL CORPO

L’inizio
CONTRO SE STESSO

dell’autoimmunità
Nuove ricerche indicano che gli organi sotto stress potrebbero attirare
attivamente gli attacchi del sistema immunitario

di Stephani Sutherland

uando Decio Eizirik iniziò a curare malati di diabete di tipo 1, negli anni

Q ottanta, era abbastanza sicuro di che cosa si nascondesse dietro il distur-


bo: un sistema immunitario fuori controllo. Alle persone malate mancava
l’insulina, un ormone fondamentale, perché le cellule beta del pancreas –
le fabbriche di insulina del corpo – erano aggredite e distrutte dalle cel-
lule del sistema immunitario. «All’epoca c’era l’idea che, se fossimo riusciti a controllare il
sistema immunitario, forse avremmo potuto prevenire il diabete», commenta l’endocrino-
logo, che oggi non esercita più la professione medica ed è ricercatore presso l’Indiana Bio-
sciences Research Institute negli Stati Uniti e l’Université Libre di Bruxelles in Belgio.
Questo era il modello classico di una malattia autoimmune: cel- saglio», dice Sonia Sharma, immunologa presso il La Jolla Institute
lule protettrici che si rivoltano contro le proprie simili. Per mante-
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for Immunology, in California. «Oggi sappiamo che il tessuto ber-
nere in vita i malati di diabete occorrevano cure con insulina, ma saglio non è un semplice spettatore: partecipa attivamente ai dan-
la vera radice del problema stava nell’attacco immunitario contro ni dell’infiammazione».
le innocue cellule beta. «La gente vedeva le cellule beta come il ca- Il diabete di tipo 1 non è che una delle tante malattie autoim-
davere a un funerale: è al centro di ogni attenzione, ma non sta fa- muni; oggi iniziano a esserci prove che anche altre cellule bersa-
cendo nulla», ricorda Eizirik. glio in altri disturbi potrebbero essere concausa della propria di-
Oggi, però, quelle cellule beta non sembrano più così innocen- struzione. Studi genetici degli ultimi anni indicano che le cellule
ti, e sembra che il sistema immunitario sia stato biasimato più di colpite dall’artrite reumatoide e dalla sclerosi multipla contengo-
quanto meritasse. Nel corso di molti decenni Eizirik – come mol- no geni iperattivi che codificano per proteine legate alla malattia,
ti altri ricercatori – si è convinto che in realtà possano essere pro- e le cellule immunitarie si dirigono su questi bersagli. Sharma dice
prio le cellule beta a scatenare la malattia. Il modo in cui lo fan- che potrebbero esserci dieci passaggi tra un evento iniziale scate-
no si iniziò a intuire a fine anni novanta, quando Eizirik misurò i nante e l’attacco finale a un tessuto bersaglio da parte delle cellule
livelli di certi segnali chimici prodotti dalle cellule del pancreas. immunitarie. «Noi ci siamo concentrati sullo stadio numero dieci,
Gli esperimenti mostrarono che in certe circostanze queste cel- mentre avremmo dovuto osservare gli stadi uno, due e tre», osser-
lule producono sostanze infiammatorie che agiscono come razzi va. «È un po’ come se avessimo lavorato a ritroso». Secondo l’im-
di segnalazione che attirano l’attenzione, e la collera, delle cellule munologa, se i ricercatori riuscissero a capire questi stadi inizia-
del sistema immunitario. li, si potrebbe arrivare a terapie migliori, anche in grado di curare
Che cosa di preciso inneschi questi segnali non è ancora chia- queste malattie, o persino trovare il modo di prevenirle.
ro – potrebbe trattarsi di un’infezione virale o di qualche tipo di È difficile biasimare gli scienziati per essersi inizialmen-
stress dannoso – ma questo studio, ed esperimenti più recen- te concentrati sul sistema immunitario. Le malattie autoimmuni
ti condotti da diversi altri scienziati, indicano decisamente che le sembrano un tradimento da parte di un sistema di difesa straor-
cellule beta hanno un ruolo attivo. «Tutto ha inizio nel tessuto ber- dinariamente sofisticato, che non si è evoluto soltanto per proteg-

52 Le Scienze 640 dicembre 2021


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AT TA C C O A L PA N C R E A S

Il bersaglio del diabete


Quando il corpo non riesce a produrre insulina a sufficienza, il risultato betici, avessero un difetto che le portava a dirigersi contro le cellule be-
è il diabete di tipo 1. Questo deficit ormonale è causato dalla morte dei ta. Ma i non diabetici hanno lo stesso tipo e la stessa quantità di cellule
produttori dell’ormone, le cellule beta del pancreas, a seguito di attacchi T nel sangue (in rosa); queste ultime però non attaccano le cellule beta.
delle cellule T citotossiche, appartenenti al sistema immunitario del cor- Ciò ha fatto pesare ai ricercatori che siano le stesse cellule beta ad attira-
po stesso. Per anni gli scienziati hanno pensato che le cellule T, nei dia- re a sé le cellule T, producendo molecole che fanno da esca.

Pancreas di un individuo Pancreas


senza diabete di tipo 1 di un individuo diabetico

Un equilibrio sano Il diabete di tipo 1


Le cellule beta risiedono in regioni del pancreas note come In questa malattia, le cellule T citotossiche si riuniscono nel
isole di Langerhans. Nei soggetti non diabetici, le cellule pancreas e poi lo attaccano. Sembra che le cellule beta, negli
T citotossiche (chiamate linfociti CD8+) che potrebbero individui diabetici, producano quantità maggiori delle molecole
danneggiare le cellule beta sono presenti nel flusso sanguigno, che le cellule T usano come bersaglio. Una di queste molecole è
e compaiono anche a gruppi nel pancreas, ma non attaccano un precursore dell’insulina, chiamato preproinsulina (PPI). Un’altra
le cellule beta, che quindi continuano a produrre insulina. molecola appartiene alle cosiddette proteine MHC di classe I. Sotto
stress, inoltre, le cellule beta inviano a distanza segnali (chemochine)
che possono attirare le cellule del sistema immunitario.
Linfociti CD8+ autoreattivi

Nel flusso Associati alle isole Linfociti CD8+ Proteine MHC


sanguigno di Langerhans che reagiscono di classe I
alla preproinsulina

of Autoreactive CD8 T Cells and Cytokines in Human Type 1 Diabetes, in «Frontiers in Endocrinology», vol. 11, 2021.
Cellule beta distrutte
Isola Cellule beta

Illustrazione di David Cheney; fonte: Bender C., Rajendran S. e Von Herrat M.G., New Insights into the Role
che producono insulina

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Capillari

Chemochine rilasciate
da una cellula beta

54 Le Scienze 640 dicembre 2021


Stephani Sutherland è una neuroscienziata e
IL CORPO CONTRO SE STESSO
giornalista scientifica. Vive nella California del Sud.

gerci dall’invasione di patogeni ma anche per controllare le cellu- Un altro motivo per cui oggi i ricercatori ritengono che le cel-
le che minacciano di diventare tumoarli e per ripulire i postumi lule bersaglio abbiano un ruolo fondamentale nelle malattie au-
cellulari di un trauma. È la sentinella che, nei nostri corpi, si frap- toimmuni è legato agli studi genetici, che hanno mostrato come
pone tra noi e il caos. Chiaramente parti fondamentali del sistema i geni che influenzano queste malattie siano espressi non soltan-
immunitario, e in particolare le cellule B e le cellule T (dette anche to dalle cellule immunitarie ma anche dalle stesse cellule bersa-
linfociti B e T), hanno un ruolo critico nelle malattie autoimmuni. glio. Fin dai primi anni 2000, il sequenziamento completo del
Ma le terapie, afferma Eizirik, richiederanno un «approccio a due genoma umano ha reso possibili gli studi di associazione sull’in-
colpi», diretti sia a queste cellule sia ai loro bersagli. «Il sistema im- tero genoma (Genome-Wide Association Studies, o GWAS), rivelan-
munitario è persistente e ha una memoria da elefante», osserva. do molti geni che, se mutati, erano legati a un rischio più alto di
Una volta che le cellule T hanno imparato a riconoscere le moleco- ammalarsi di una patologia autoimmune. E questi geni, osserva
le su queste cellule bersaglio, «continueranno ad attaccare». Sharma, non si attivano soltanto nelle cellule B o T, ma anche in
cellule che non fanno parte del sistema immunitario.
Agenti di autodistruzione Per esempio, le cellule non immunitarie contengono i geni che
Molta ricerca degli ultimi cinquant’anni si è concentrata su consentono di secernere citochine e chemochine, messaggeri chi-
un classico segno distintivo delle malattie autoimmuni: gli auto- mici che inducono una risposta immunitaria. Questa attività è im-
anticorpi. Gli anticorpi sono minuscole proteine prodotte dalle portante per la salute cellulare: tutte le cellule possono per esem-
cellule B del sistema immunitario, che si legano a proteine chia- pio divenire tumorali o essere infettate, e quando hanno luogo
mate antigeni presenti sugli invasori estranei, come i batteri e i vi- simili trasformazioni dannose, spiega Sharma, le cellule devono
rus. Una volta legatisi, gli anticorpi segnalano questi invasori co- poter comunicare al sistema immunitario che hanno un problema.
me bersaglio da distruggere. Gli autoanticorpi, invece, si legano Mutazioni in quei geni, tuttavia, possono provocare segnali di al-
ai cosiddetti autoantigeni, che si trovano sulla superficie delle no- larme fittizi quando le cellule non sono davvero danneggiate: al-
stre stesse cellule. Qui fanno da segnalatori che attirano assassini lora il sistema immunitario reagisce come se lo fossero, e si attiva.
specializzati, le cellule T citotossiche o killer. Queste ultime sono
i veri e propri agenti della distruzione, motivo per cui gli scienzia- Segni di vulnerabilità
ti che studiano l’autoimmunità cercano le coppie formate da cellu- Uno studio condotto da Eizirik e colleghi, pubblicato lo scorso
le T e autoanticorpi. gennaio su «Science Advances», offre esempi di cellule bersaglio
Ciò che gli scienziati hanno imparato da poco è che, sebbene ingannevoli in numerose malattie autoimmuni. Gli scienziati han-
le cellule T citotossiche e gli autoanticorpi siano un segno che c’è no esaminato vari studi di associazione sull’intero genoma e han-
no scoperto che oltre l’80 per cento del-
le varianti genetiche identificate erano
«Oggi sappiamo che il tessuto bersaglio espresse dalle cellule bersaglio nel dia-
bete di tipo 1 e in altre tre malattie au-
non è un mero spettatore: partecipa attivamente toimmuni: sclerosi multipla, lupus e
ai danni dell’infiammazione». artrite reumatoide. Lo studio non mo-
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strava soltanto che le cellule bersaglio
Sonia Sharma, La Jolla Institute for Immunology esprimono geni legati alla patologia,
ma anche che i malati producono quelle
proteine più in abbondanza delle perso-
un problema di autoimmunità, più che la loro mera esistenza sem- ne sane. Eizirik e colleghi hanno setacciato i database genetici ri-
bra importante la loro localizzazione. Anche le persone sane in- cavati dalle biopsie dei tessuti colpiti nelle persone con la malattia
fatti possono avere queste cellule T nel sangue, senza ammalarsi. autoimmune: cellule del pancreas di diabetici, tessuti delle artico-
Nel 2018 l’immunologo Roberto Mallone dell’INSERM (Institut lazioni di persone con l’artrite reumatoide, cellule renali di quelle
National de la Santé et de la Recherche Médicale), in Francia, ha con il lupus e campioni di tessuto cerebrale dalle autopsie di indi-
pubblicato insieme a colleghi uno studio che confrontava perso- vidui con sclerosi multipla.
ne con diabete di tipo 1, altre con diabete di tipo 2 (un disturbo non Le analisi hanno mostrato che molti geni candidati erano ecce-
autoimmune, in cui l’insulina viene prodotta ma funziona male), e zionalmente attivi nei tessuti bersaglio, e molte di queste porzio-
soggetti non malati. I livelli delle cellule T citotossiche nel sangue ni attive di DNA comparivano in più di una malattia, evidenziando
erano straordinariamente simili in tutti e tre i gruppi, compresi gli elementi comuni. Tra i principali geni che mostravano un’attivi-
individui non diabetici. Ne avevano tutti. Secondo questa misura, tà aumentata c’erano quelli legati agli interferoni, una classe di
commenta Mallone, «siamo tutti autoimmuni». citochine proinfiammatorie secrete dalle cellule per attirare l’at-
Nel pancreas, però, la storia era diversa. Il gruppo di Mallone ha tenzione delle cellule immunitarie quando c’è un problema come
scoperto che in quest’organo le cellule T autoreattive erano pre- un’infezione virale.
senti a livelli molto più alti nei malati di diabete di tipo 1. Mallo- Molte cellule bersaglio, nelle malattie autoimmuni, condivido-
ne, come Eizirik prima di lui, sospetta che si trovino lì non per una no anche caratteristiche non genetiche che le rendono straordina-
coincidenza, ma a causa di un problema con il tessuto bersaglio, le riamente vulnerabili agli attacchi. «Queste cellule hanno almeno
cellule beta. tre debolezze intrinseche», spiega Mallone. In primo luogo, molte

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risiedono in ghiandole come la tiroide e il pancreas, dove «fabbri- di un’infezione virale transitoria o forse dell’esposizione a sostan-
cano ormoni, pompandoli a ritmo serrato, cosa che genera mol- ze tossiche, e che potrebbero trascorrere anni prima che una ma-
to stress». Essendo già sotto una forte pressione, potrebbe basta- lattia autoimmune diventi abbastanza evidente da essere rivelata.
re un po’ di stress cellulare in più a far slittare l’equilibrio verso Da tempo si sospetta che il colpevole del diabete di tipo 1 sia il vi-
il malfunzionamento e la malattia, allertando la squadra di puli- rus Coxsackie, un patogeno comune che di solito provoca una ma-
zie del sistema immunitario. In secondo luogo, le cellule secerno- lattia non grave, che si manifesta con passeggere eruzioni cutanee
no ormoni e altri peptidi direttamente nel flusso sanguigno. Que- e lesioni sulla bocca. Nelle circostanze giuste, tuttavia, il Coxsackie
ste molecole viaggiano in tutto il corpo, cosa che implica che, in può attaccare il pancreas. Spiega Mallone: «Questi virus possono
quanto segni distintivi delle cellule in questione, possono «sen- infettare le cellule beta, e se la carica virale è sufficiente possono
sibilizzare il sistema immunitario a distanza», precisa Mallone. ucciderne alcune». Ciò potrebbe provocare un’infiammazione che
Una terza debolezza è che in queste cellule penetrano molti vasi richiama altre cellule immunitarie sul luogo in cui le cellule beta
sanguigni, cosa che le rende facilmente accessibili. «Ciò significa stanno morendo. Nei loro ultimi istanti di vita, le cellule beta po-
che, una volta che le cellule del sistema immunitario sono sensi- trebbero rilasciare autoantigeni distintivi che sensibilizzano le cel-
bilizzate, hanno vita facile per raggiungere [i bersagli]», conclu- lule immunitarie vicine, inducendole ad attaccare altre cellule beta
de l’immunologo. perché queste ultime hanno profili antigenici simili.
Oltre a queste vulnerabilità, le cellule bersaglio possono rea- Secondo Mallone, questo mix di più fattori è fondamentale: «Di
gire a una minaccia esterna – come l’attacco di un virus – in mo- base, ci vogliono tre ingredienti: gli autoantigeni, un ambiente in-
di che provocano una forte risposta immunitaria. Alcune cellule, fiammatorio e una predisposizione all’autoimmunità», osserva. «E
quando sono infettate da un virus, si autodistruggono, togliendo- questi ingredienti devono incontrarsi nello stesso luogo e nello
si di mezzo prima che il danno possa diffondersi e che sia necessa- stesso momento. Questa probabilmente è una delle ragioni per cui
rio un intervento del sistema immunitario. Ma certe cellule coin- è così difficile individuare le cause ambientali: perché tutti siamo
volte nelle malattie autoimmuni, come i neuroni e le cellule beta esposti, ma quel che succede dipende da condizioni specifiche».
del pancreas, sono in quantità limita-
ta e per loro, secondo Eizirik, la sem-
plice soluzione di morire a seguito di Dopo la seconda guerra mondiale, la regione della
un’infezione virale non è praticabile:
«Se ne muoiono troppe, siamo spaccia- Carelia fu divisa tra Finlandia e Unione Sovietica.
ti», spiega. Queste cellule quindi resta-
no in vita anche se vengono infettate,
La rapida modernizzazione finlandese, e per
e il sistema immunitario comincia a in- contrasto la stasi sovietica, offrirono un’occasione
terpretare le molecole d’allarme che se-
cernono come un segno del fatto che unica per indagare il ruolo dell’ambiente
tutte le cellule di quella classe hanno un
problema. Ne segue quindi un attacco
autoimmune. Questo punto di vista sta sostituendo una vecchia idea: che i vi-
Un esempio impressionante di punto debole delle cellule ber- rus provochino risposte autoimmuni quando le proteine virali as-
saglio che porta a una risposta immunitaria proviene dalla vascu- somigliano molto, sul piano molecolare, ad autoantigeni, facen-
lite, una malattia dei vasi sanguigni. Non è una classica malattia do sì che le cellule immunitarie siano confuse dalla somiglianza
autoimmune, perché non si basa sugli autoanticorpi; è piuttosto
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e attacchino molecole del proprio stesso organismo. Il sostegno a
un esempio di malattia autoinfiammatoria, in cui una classe di cel- questa idea, detta mimetismo virale, ha iniziato a sgretolarsi quan-
lule immunitarie, le cellule mieloidi, va a caccia di altre cellule, do i ricercatori hanno accumulato prove del fatto che i sosia mo-
quelle che formano arterie, vene e capillari. Una forma rara e ag- lecolari di questo tipo sono abbastanza comuni, ma di rado pro-
gressiva che colpisce i bambini scaturisce da una mutazione nel vocano malattie. Nel corpo umano e negli agenti infettivi ci sono
gene per un enzima metabolico chiamato adenosina deaminasi 2. diverse molecole che si assomigliano: si parla in questi casi di re-
Secondo uno studio del 2020 condotto da Sharma e pubblicato su attività crociata. «La reattività crociata è estremamente comune;
«Science Advances», l’enzima regola sia l’attività delle cellule che la si ritrova ovunque» dice DeLisa Fairweather, immunologa al-
attaccano sia di quelle attaccate. Con le parole dell’immunologa: la Mayo Clinic di Jacksonville, in Florida. Se portasse alla malat-
«Quando si perde questo enzima, tutto il sistema diventa sregola- tia, sostiene, «dovremmo vedere livelli di infermità più alti. Non
to. Il risultato finale è che le cellule bersaglio iniziano a produrre è questa la risposta». Di conseguenza ha preso piede l’idea che un
citochine, e ciò attiva le cellule mieloidi. Stiamo parlando di una virus uccida alcune cellule bersaglio e provochi un po’ di infiam-
cellula bersaglio che si provoca i problemi da sola». mazione e, in questa situazione, alcune cellule immunitarie di-
ventino sensibili alle proteine delle cellule morenti.
Cause esterne
Anche le cellule con debolezze intrinseche, comunque, non si Numeri in aumento
cacciano nei guai dell’autoimmunità del tutto da sole. Si ricorderà Anche altri irritanti esterni al corpo, come i farmaci e altre so-
che Mallone ha scoperto, in persone non diabetiche, cellule T che stanze, possono generare queste condizioni infiammatorie, ge-
avrebbero potuto attaccare le cellule beta, ma non lo facevano. C’è nerando ulteriori occasioni per incontri che finiscono male con
quindi qualcosa che altera l’equilibrio scatenando, nei tessuti ber- le sentinelle immunitarie. Alcuni scienziati pensano che i contat-
saglio, eventi che sembrano attivare l’intervento del sistema im- ti con queste sostanze possano spiegare l’impennata di frequenza
munitario. Molti scienziati pensano che, in numerosi casi, si tratti delle malattie autoimmuni che si è registrata negli ultimi decen-

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IL CORPO CONTRO SE STESSO

ni. Nel 2020 Frederick Miller, reumatologo del National Institute so per le malattie autoimmuni. Anzi, si è osservato l’opposto: l’in-
of Environmental Health Sciences statunitense, ha pubblicato in- cidenza di diabete di tipo 1 in Finlandia è la più alta al mondo, pari
sieme ai colleghi un’analisi che tracciava la prevalenza degli anti- a circa sei volte quella della Carelia russa. Anche i tassi di altre ma-
corpi anti-nucleo, un sottoinsieme di autoanticorpi diretti contro lattie autoimmuni, come la celiachia, sono da sei a dieci volte più
le proteine del nucleo cellulare. Lo studio ha seguito per 25 anni alti nella parte finlandese.
oltre 14.000 partecipanti negli Stati Uniti. Tra il 1988 e il 1991, l’11 Il gruppo di Mikael Knip, dell’Università di Helsinki, pensa che
per cento dei soggetti testati aveva gli anticorpi. Questo numero è questi cambiamenti nella prevalenza delle malattie possano esse-
rimasto più o meno stabile fino al 2004, con un piccolo aumento re legati a cambiamenti nel microbiota delle popolazioni della Ca-
verso la fine del periodo. Nel 2012, però, i dati mostravano un for- relia. Il nostro ecosistema di batteri intestinali si insedia nell’in-
te salto all’insù nel numero di persone con questi anticorpi, fino fanzia e dipende molto dall’ambiente in cui viviamo. In uno studio
a quasi il 16 per cento dei partecipanti. L’aumento era particolar- pubblicato su «Cell» nel 2016, il gruppo di Knip ha raccolto feci di
mente spiccato negli adolescenti, spiega Miller, «e questa per me bambini su entrambi i lati del confine russo-finlandese per i primi
è stata la cosa più preoccupante», perché potrebbe indicare un’on- tre anni della loro vita. «Quando abbiamo analizzato i dati, abbia-
data imminente di malattie autoimmuni. mo notato una chiara differenza tra i bambini della parte russa e di
Che cosa è cambiato per provocare questa crescita? «Non lo sap- quella finlandese della Carelia», commenta il ricercatore.
piamo ancora», replica Miller, che però sciorina una grande quan- Fra i microbi dei bambini russi prevaleva una forma non
tità di possibili fattori ambientali e comportamentali: nel perio- patogena di Escherichia coli. I bambini finlandesi, per contro,
do dello studio, per esempio, sono state approvate per l’uso tra le ospitavano alti livelli di un genere di batteri chiamato Bacteroides,
che tipicamente non provoca una forte
reazione immunitaria. «L’esposizione
Molte delle cellule che sono bersaglio di malattie a vari microbi nell’ambiente influenza
l’addestramento del sistema immuni-
autoimmuni condividono alcune caratteristiche tario, in particolar modo nel primo an-
no di vita», dice Knip, e sembra che i si-
che le rendono straordinariamente stemi immunitari finlandesi non siano
vulnerabili agli attacchi. Hanno in comune sottoposti a un addestramento rigoro-
so. Il microbiota dei bambini finlandesi,
almeno tre debolezze intrinseche inoltre, era privo di quella varietà di or-
ganismi osservata nei piccoli russi. Il ri-
cercatore sottolinea che è troppo presto
80.000 e le 90.000 nuove sostanze. «Abbiamo una dieta comple- per stabilire un solido rapporto di causa-effetto tra un calo nella
tamente diversa», continua il ricercatore. «Il nostro uso di disposi- diversità del microbiota dal lato finlandese e l’aumento dei proble-
tivi elettronici, per quanto comodo e utile, implica anche che non mi di autoimmunità, ma pensa che un collegamento esista. «Direi
dormiamo abbastanza». E troviamo aria, acqua e cibo più inquinati. che dobbiamo ribattezzare l’ipotesi igienica e chiamarla l’ipotesi
«Negli ultimi trent’anni sono cambiate centinaia di cose nel nostro
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della biodiversità», conclude Knip.
stile di vita e in ciò a cui siamo esposti», conclude Miller. Sharma è d’accordo sull’importanza della biodiversità intesti-
Un’altra idea, per certi versi paradossale, è che oggi i nostri si- nale, e l’esposizione a una varietà di batteri – ottenuta per esem-
stemi immunitari siano troppo poco esposti al mondo esterno e, pio mangiando cibi non industriali, o almeno le versioni meno la-
di conseguenza, reagiscano in modo sproporzionato a molecole vorate – è fondamentale per allenare il sistema immunitario. «Così
estranee relativamente benigne. Questa teoria è legata alla cosid- rendiamo la nostra flora batterica più abbondante e diversificata»,
detta ipotesi igienica proposta qualche decennio fa [per la quale osserva l’immunologa. E diamo al nostro sistema immunitario la
l’aumento delle allergie (reazioni immunitarie ad agenti innocui) possibilità di abituarsi a molecole di per sé non pericolose, così da
sarebbe favorito dal calo delle infezioni infantili, che disorienta i non reagire in modo esasperato quando le incontra.
meccanismi con cui il sistema immunitario distingue i bersagli da Secondo Miller una migliore comprensione delle cause delle
attaccare o meno N.d.R.]. malattie autoimmuni, e un miglioramento nelle cure, verranno in
La nuova versione è più legata ai cambiamenti nei nostri batteri ultima analisi da un approccio che va oltre gli studi strettamente
intestinali (il microbiota) dovuti alle abitudini della società moder- mirati sulle cellule immunitarie o sui tessuti bersaglio, o sul mi-
na. Una bizzarria geopolitica ha presentato un’opportunità unica crobiota. Servirà un punto di vista più olistico. Come nella vecchia
per studiare questo effetto. Dopo la seconda guerra mondiale, la parabola indiana, commenta, «tutti stanno guardando [l’autoim-
regione dell’Europa nordorientale chiamata Carelia fu divisa tra munità] come i ciechi che toccano l’elefante: ciascuno vede cose
Finlandia e Unione Sovietica. Le popolazioni sono geneticamen- diverse e non è in grado di collegare i particolari al tutto». Per ab-
te simili, ma la Carelia finlandese dopo la guerra si è modernizzata bracciare l’intero quadro immunologico ci vorranno più ricerche
rapidamente, mentre nel territorio russo, prevalentemente rura- su diversi tipi di dinamiche biomolecolari, condotte su ampi grup-
le, le condizioni di vita sono rimaste simili a quelle di sessant’an- pi di persone. Un approccio del genere potrebbe portare a racco-
ni fa. Si potrebbe pensare che il miglioramento nelle condizioni gliere «milioni di singoli dati», osserva Miller. «Abbiamo bisogno
di vita abbia ridotto il carico di malattia, ma questo non è succes- di accogliere la complessità». Q

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IL CORPO CONTRO SE STESSO

Donne
a rischio
In quasi quattro casi su cinque le malattie autoimmuni
riguardano le donne. Le cause potrebbero includere
gli ormoni sessuali, i geni e perfino i batteri intestinali

di Melinda Wenner Moyer

er Melanie See il primo attacco di sintomi strani è cominciato nel 2005.

P
gli ormoni tiroidei.
All’improvviso ha iniziato a sudare molto. In breve tempo ha perso qua-
si 5 chilogrammi. Andando dalla camera da letto al divano barcollava. E
ha cominciato a produrre latte, pur non essendo una neomamma. Dopo
molti esami in laboratorio, a See, all’epoca quarantacinquenne, è stata
diagnosticata la malattia di Graves, una malattia autoimmune che provoca un aumento de-

Tre anni dopo, quando See riusciva a tenere sotto controllo con stero da molto tempo ormai, ma alcuni ricercatori iniziano a
i farmaci i sintomi della malattia di Graves, la sua salute ha subito
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concentrarsi su alcune cause in particolare: i diversi effetti de-
un altro peggioramento improvviso. È dimagrita ancora. Si senti- gli ormoni sessuali, dei cromosomi X femminili e addirittura del-
va spossata. I medici le hanno diagnosticato la celiachia, un’altra la nostra comunità microbica, che si sviluppa diversamente in ba-
malattia autoimmune, che nei malati è causata dal mangiare ali- se al sesso. Secondo alcuni scienziati, anche l’evoluzione potrebbe
menti con glutine. E nel 2015 See, che vive a Chapel Hill, in North influire sulle notevoli differenze osservate nell’autoimmunità.
Carolina, ha cominciato a sperimentare terribili sintomi digestivi Poiché l’autoimmunità è molto più comune tra le donne, i ricer-
e dolori muscolari. Stavolta i medici erano confusi. «All’inizio mi catori hanno ipotizzato che possa essere un residuo evolutivo: l’i-
è stato diagnosticato di tutto: vasculite, lupus e altro ancora che pervigilanza immunitaria potrebbe avere dato alle donne un van-
non ricordo», racconta See. «Le analisi del sangue, e anche la biop- taggio riproduttivo, migliorando le possibilità di successo nella
sia muscolare che ho fatto a giugno 2016, indicavano che c’era in gravidanza, anche a costo di un maggior rischio di ammalarsi.
ballo qualcosa, ma non rientravo in nessuna categoria specifica». «È importante capire i motivi biologici alla base di queste diffe-
Dopo molti esami, a See è stata diagnosticata una terza malattia renze tra i sessi», spiega Shannon Dunn, immunologa dell’Univer-
autoimmune: la connettivite mista, un disturbo raro che ha alcu- sità di Toronto. «Se riusciamo a svelarli, non solo capiremo meglio
ne caratteristiche in comune con il lupus. l’origine delle malattie autoimmuni, trovando nuovi metodi di in-
Si stima che le donne rappresentino un incredibile 78 per cento tervento, ma faremo luce anche sulle differenze tra i sessi nel mo-
delle persone affette da questi disturbi, che includono le malattie do in cui reagiscono a infezioni, vaccinazioni, ferite e cancro».
di See, come anche il lupus, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoi-
de e altre malattie in cui il sistema immunitario per errore attacca i Tendenze ormonali
propri tessuti e cellule. Oggi le malattie autoimmuni sono la quin- La forte disparità nella diffusione delle malattie autoimmuni
ta causa di morte tra le donne sotto i 65 anni. non è una scoperta recente. Ben oltre un secolo fa, quando i me-
Il motivo per cui le donne hanno molte più probabilità rispet- dici cominciarono a diagnosticare questi disturbi, si accorsero che
to agli uomini di essere tormentate dall’autoimmunità è un mi- nelle donne erano molto più frequenti che negli uomini. All’epoca

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però si tendeva a considerare ciascuna malattia autoimmune co- Melinda Wenner Moyer è contributing editor
me un’entità a sé, con le sue cause specifiche. Non si immagina- di «Scientific American» ed è anche autrice di How
va che tra tutte loro potessero esserci legami fondamentali e che la to Raise Kids Who Aren’t Assholes: Science-Based
maggiore frequenza nelle donne potesse essere dovuta proprio a Strategies for Better Parenting—from Tots to Teens
(G. P. Putnam & Sons, 2021).
queste cause biologiche condivise.
Tutto è cambiato all’inizio degli anni novanta, quando gli scien-
ziati hanno scoperto che alcune malattie autoimmuni hanno in
comune meccanismi biologici. Tra le altre cose, i ricercatori han-
no scoperto che cellule immunitarie conosciute come cellule T
CD4+ helper, erano coinvolte nell’artrite reumatoide, nella sclero-
si multipla e nel diabete di tipo 1. Nel 1991 Virginia Ladd, una don-
na affetta da lupus, ha fondato l’American Autoimmune Related
Diseases Association dopo avere scoperto che vari suoi familiari
erano affetti da diverse malattie autoimmuni, indizio di una predi-
sposizione genetica condivisa. corpo a produrre anticorpi, bensì ad attivare cellule che attaccano
Una volta che i ricercatori hanno cominciato a considerare le altre cellule direttamente.
malattie autoimmuni nel loro insieme, sono emerse tendenze in- L’aumento del progesterone durante la gravidanza potrebbe
teressanti. Una è che alcune di queste malattie si manifestano nel- spiegare perché i sintomi dell’artrite reumatoide e della sclerosi
le donne dopo momenti di transizione fondamentali. (Quasi tutte multipla spesso si attenuino nelle donne incinte: queste malattie
queste ricerche hanno preso in esame donne cisgender.) Il lupus e sono provocate dalle risposte immunitarie Th1, non Th2; il cam-
la sclerosi multipla, per esempio, tendono a comparire per la pri- biamento indotto dal progesterone, quindi, alleggerisce il carico
ma volta durante l’età fertile. Altre malattie, come l’artrite reuma- immunitario. Tuttavia, «le donne con sclerosi multipla hanno un
toide, si manifestano per lo più dopo la menopausa. Anche du- rischio di ricaduta molto più elevato poco dopo il parto, e questo
rante la gravidanza possono verificarsi grandi cambiamenti nelle ha a che fare con il forte cambiamento e la riduzione degli ormo-
malattie autoimmuni: spesso nelle don-
ne inc gravidanza si attenuano i sintomi
di artrite reumatoide, sclerosi multipla Una volta che i ricercatori hanno cominciato a
e malattia di Graves, mentre si aggrava-
no quelli del lupus. considerare le malattie autoimmuni nel loro
Che cosa hanno in comune tutte
queste transizioni, cioè pubertà, gravi-
insieme, sono emerse tendenze interessanti. Una è
danza e menopausa? Tutte coinvolgono che alcune di queste malattie si manifestano nelle
importanti cambiamenti negli ormoni
estrogeno, progesterone e testosterone. donne dopo momenti di transizione fondamentali
I livelli di estrogeno, per esempio, au-
mentano durante pubertà e gravidan-
za. È ormai chiaro che, sebbene ci siano eccezioni, molte malattie ni sessuali», spiega Tanuja Chitnis, neurologa al Brigham and Wo-
autoimmuni «dipendono dall’estrogeno», spiega DeLisa Fairwea- men’s Hospital di Boston.
ther, microbiologa e immunologa alla Mayo Clinic di Jacksonville,
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Il testosterone, che le donne producono ma in quantità mino-
in Florida. In effetti l’uso dei contraccettivi orali e della terapia or- re rispetto agli uomini, è un altro ormone importante quando si
monale sostitutiva, che aumentano il livello di estrogeno nel cor- parla di autoimmunità. I suoi recettori si trovano sulla superficie
po, è stato collegato a un maggior rischio di lupus. delle cellule B e T, e l’ormone ha un ampio effetto immunosop-
L’estrogeno, come gli altri ormoni sessuali, influenza diret- pressivo. Riduce la risposta dei globuli bianchi, tra cui granulo-
tamente l’espressione di vari geni legati al sistema immunitario. citi neutrofili, cellule natural killer e macrofagi, e questo potreb-
Per esempio si attacca, accendendolo, al gene che codifica per l’in- be essere un motivo per cui tra gli uomini le malattie autoimmuni
terferone gamma, una sostanza che orchestra le risposte immu- sono tendenzialmente più rare. Le ricerche hanno rilevato che gli
nitarie ai patogeni, ma che può anche scatenare le risposte au- uomini affetti da sclerosi multipla hanno spesso livelli di testo-
toimmuni. L’estrogeno inoltre attiva le cellule B che producono sterone inferiori alla norma, e quelli affetti da ipogonadismo, una
gli anticorpi, cioè le proteine che segnalano e attaccano gli agenti condizione che determina una scarsità di testosterone, sono più
estranei. Tuttavia alcuni, i cosiddetti autoanticorpi, possono attac- esposti al rischio di lupus e artrite reumatoide.
care anche le cellule prodotte dal corpo stesso. Tutti questi ormoni sessuali possono influire anche sull’e-
Gli ormoni che hanno un ruolo di primo piano nella gravidan- spressione di geni immunitari chiave. Nel 1997 un consorzio di
za, come il progesterone, hanno effetti notevoli anche sul sistema scienziati finlandesi e tedeschi ha scoperto un gene con un ruo-
immunitario. Molte cellule immunitarie critiche, tra cui le cellu- lo cruciale nell’autoimmunità. L’hanno chiamato AIRE, cioè
le T e i macrofagi, hanno recettori per il progesterone sulla loro autoimmune regulator (regolatore autoimmune), ed è espresso
superficie. Quando il progesterone si lega a quei recettori, porta dalle cellule nel timo, un organo che produce cellule T. AIRE fa
il corpo a un tipo di risposta immunitaria che favorisce la produ- in modo che le principali proteine del corpo siano presentate alle
zione di anticorpi e autoanticorpi. Questa reazione è detta rispo- cellule T che si stanno sviluppando, in modo che imparino a rico-
sta immunitaria Th2, dal nome dalle cellule T helper di tipo 2. E noscerle come amiche, non come nemiche. Inoltre, grazie anche
si contrappone alle risposte immunitarie Th1, che non portano il ad AIRE, le cellule T che cominciano ad attaccare queste proteine

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IL CORPO CONTRO SE STESSO

amiche sono distrutte nel timo prima di poter uscire nel resto del della malattia: le pazienti con una forma di lupus più grave hanno
corpo, dove potrebbero provocare danni. più geni attivi collegati al cromosoma X rispetto alle donne in cui
Come ci si può aspettare, le persone in cui AIRE è assente o mu- la malattia è più leggera.
tato hanno più probabilità di sviluppare alcune malattie autoim- In effetti, per molti geni collegati al cromosoma X è stato rileva-
muni. E questo perché cellule T che dovrebbero essere eliminate, to un rapporto diretto con malattie autoimmuni. Uno di loro è un
e invece non lo sono, così «finiscono con l’uscire nel corpo e pro- gene del recettore Toll-simile 7, o TLR-7, una proteina coinvolta
vocare malattie autoimmuni», spiega Dunn. in disturbi autoimmuni come lupus, polimiosite, sclerodermia e
Si è scoperto che l’attività di AIRE – come pure quella di altri sindrome di Sjögren. Il compito di TLR-7 è riconoscere i patogeni
geni simili – è determinata anche dagli ormoni sessuali. In uno e avvertire della loro presenza altre cellule immunitarie; inol-
studio effettuato nel 2016 all’Università Sorbona di Parigi, alcuni tre aumenta la produzione di molecole chimiche immunitarie in-
ricercatori hanno dimostrato che nei topi l’estrogeno e il progeste- fiammatorie dette interferoni, che possono rafforzare la risposta
rone disattivano l’espressione di AIRE, cioè riducono la produzio- autoimmune. Un altro gene che spesso è attivato nei cromosomi
ne della proteina per cui codifica, mentre il testosterone assicura X ritenuti inattivati nelle donne è TASL, che a sua volta aumenta la
che sia prodotta più proteina AIRE. I ricercatori inoltre hanno sco- produzione di interferone, tanto che le donne ne hanno almeno il
perto che dopo la pubertà, le donne tendenzialmente producono doppio degli uomini, spiega Robert Hal Scofield, medico ricerca-
meno AIRE rispetto agli uomini, forse per influenza degli ormoni tore all’Health Sciences Center dell’Università dell’Oklahoma, che
sessuali. La diminuzione di AIRE significa un aumento delle cellu- studia il ruolo dell’inattivazione del cromosoma X nelle malattie
le T autoreattive che possono sfuggire al timo e provocare malat- autoimmuni.
tie autoimmuni. Di recente si è scoperto qualcosa di bizzarro sull’inattivazione
Eppure, nonostante il loro ruolo di primo piano, gli ormoni ses- del cromosoma X che tra l’altro conferma il suo ruolo nell’autoim-
munità. Il cromosoma X inattivo delle
donne è gestito in modo molto strano
Per molti geni collegati al cromosoma X nelle cellule T e B, coinvolte attivamen-
te nelle risposte immunitarie. Nel 2019
è stato rilevato un rapporto diretto con malattie Montserrat Anguera, ricercatrice bio-
medica all’Università della Pennsylva-
autoimmuni. E in effetti il ruolo di questo nia, con il suo gruppo ha osservato che
cromosoma nell’autoimmunità emerge anche nelle femmine di topo, quando matu-
rano le giovani cellule immunitarie, i
nelle persone che ne hanno un numero insolito meccanismi cellulari destinati a copri-
re e inattivare il secondo cromosoma X
subiscono forti cambiamenti dinami-
suali non possono essere l’unica spiegazione. A volte le malattie ci, che in quelle cellule potrebbero permettere ai geni collegati al
autoimmuni, incluse lupus e sclerosi multipla, si sviluppano du- cromosoma X di attivarsi, quando invece non dovrebbero farlo. È
rante l’infanzia, cioè prima della pubertà che porta un aumento di
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stata una «scoperta assurda», racconta Anguera.
ormoni come l’estrogeno e il progesterone. In altre parole, devo- Nessuno pensava che le cellule immunitarie femminili facesse-
no essere coinvolti anche altri processi. Per trovarli, alcuni ricer- ro qualcosa di diverso dalle altre cellule in merito all’inattivazione
catori stanno studiando una differenza fondamentale tra uomini del cromosoma X, eppure si è scoperto che avviene proprio que-
e donne che ha origine ben prima della nascita: la presenza o l’as- sto, con modalità che potrebbero influire sul rischio di autoimmu-
senza di un secondo cromosoma X. nità. A giugno 2021 Anguera e il suo gruppo hanno scoperto che,
nelle ragazze e nelle donne affette da lupus, le cellule B sfuggono
Il ruolo dei cromosomi X ai normali meccanismi cellulari per l’inattivazione del cromoso-
Sappiamo che le donne hanno due cromosomi X, ma una copia ma X, il che probabilmente permette alle cellule di produrre una
in ogni cellula è disattivata nelle prime fasi dello sviluppo embrio- quantità eccessiva di proteine collegate a quel cromosoma.
nale, in un processo detto inattivazione del cromosoma X. Il cro- Il ruolo rilevante di questi cromosomi nell’autoimmunità
mosoma X in più diventa una massa deforme e scura che resta si- emerge anche nelle persone che ne hanno un numero insolito.
lenziosamente in ogni linea cellulare. Questa disattivazione fa sì Per esempio, gli uomini affetti dalla sindrome di Klinefelter han-
che il corpo non esprima più del dovuto i geni legati al cromosoma no due cromosomi X oltre a un Y, e rispetto agli altri uomini hanno
X. Negli ultimi anni però gli scienziati hanno scoperto che l’inat- una probabilità 14 volte maggiore di ammalarsi di lupus. Analoga-
tivazione avviene diversamente da come credevano. Secondo gli mente, tra le donne affette da trisomia X, che cioè hanno tre cro-
studi, almeno il 15 per cento dei geni del cromosoma X che si rite- mosomi X, lupus e sindrome di Sjögren hanno una frequenza ri-
neva inattivato sono invece attivi: in sostanza significa che nel cor- spettivamente 2,5 e 2,9 volte superiore.
po delle donne quei geni determinano una produzione di alcune Perché il corpo delle donne ha questi meccanismi strani che
proteine doppia rispetto a quella degli uomini. Per esempio, nelle aumentano il rischio di ammalarsi? In genere nel corso del tem-
donne affette da lupus alcuni geni sono attivi in entrambe le copie po l’evoluzione elimina i processi che ostacolano la riproduzione
del cromosoma X e questa attività più intensa è legata alla gravità e la salute di una specie, come fa senza dubbio l’autoimmunità le-

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gata al cromosoma X. Questo paradosso porta i biologi evolutivi della sua carriera ha cercato di capire la relazione tra il sesso e la
a ipotizzare che il fenomeno possa anche offrire qualche vantag- genetica delle malattie autoimmuni, cioè sostanzialmente di com-
gio rilevante. prendere se i geni che aumentano il rischio di autoimmunità ab-
In un articolo pubblicato nel 2019 su «Trends in Genetics» Me- biano effetti diversi su uomini e donne. Nel 2012 però ha fatto una
lissa Wilson, biologa computazionale ed evolutiva dell’Arizo- scoperta casuale, che ha lanciato il suo lavoro in una direzione
na State University, con i suoi colleghi ha descritto l’ipotesi della nuova e sorprendente. «È tipico della scienza che le cose migliori
compensazione della gravidanza, che si basa anche su osservazio- si trovino senza cercarle», afferma.
ni di carattere evolutivo. L’evoluzione della placenta – un organo Danska e il suo gruppo cercavano geni che aumentino il rischio
che durante la gravidanza porta ossigeno e sostanze nutritive al del diabete di tipo 1, una malattia autoimmune in cui il corpo at-
feto – è avvenuta nello stesso periodo in cui i mammiferi hanno tacca le cellule beta del pancreas, che producono l’insulina. E per
evoluto i cromosomi sessuali, ed è anche coincisa con l’aggiunta farlo studiavano un tipo di roditore selezionato in laboratorio, il
improvvisa di molti altri geni al cromosoma X. Questi tre sviluppi cosiddetto topo diabetico non obeso (NOD). I topi sono un buon
potrebbero essere tutti collegati tra loro. modello per la malattia degli esseri umani, a parte una notevole
Durante la gravidanza le donne devono tollerare la crescita del eccezione: uomini e donne hanno le stesse probabilità di sviluppa-
feto, in cui metà del DNA è estraneo, dato che proviene dal padre. re il diabete di tipo 1 – è una delle poche malattie autoimmuni che
Questa origine esterna genera cellule che normalmente sarebbe- non colpiscono soprattutto le donne – mentre nei topi NOD que-
ro attaccate dal sistema immunitario. Inoltre le donne devono tol- sta malattia ha una frequenza doppia tra le femmine.
lerare la placenta, prodotta dal feto. Secondo Wilson, forse i geni Danska sapeva che a volte i fattori ambientali interagiscono
collegati al cromosoma X e l’inattivazione incompleta dell’X si so- con i geni e aveva tenuto d’occhio i batteri intestinali come fatto-
no evoluti per permettere al corpo delle donne di reagire in mo- re di rischio; così ha cominciato a chiedersi se nei suoi topi le dif-
do flessibile alle nuove e strane esigen-
ze immunitarie della gravidanza.
In una donna incinta il sistema im- L’autoimmunità potrebbe essere un effetto
munitario cambia in modo dinamico:
all’inizio aumentano alcune risposte indesiderato della risposta immunitaria che serve
immunitarie sane, che stimolano la cre-
scita di nuovi vasi sanguigni nella pla-
alle donne per avere figli, il costo pagato dal corpo
centa; a metà gravidanza l’immunità di- femminile per il suo dinamismo. Ma è comunque
minuisce e infine, quando si avvicina il
travaglio, le risposte immunitarie e l’in- un peso che forse la scienza riuscirà a eliminare
fiammazione aumentano di nuovo.
Anche altre osservazioni sono in li-
nea con quello che prevede l’ipotesi della compensazione della ferenze tra i batteri intestinali potessero essere legate alla diversa
gravidanza. Per esempio, oggi le donne trascorrono in gravidanza frequenza del diabete. Per scoprirlo, con i suoi colleghi Danska ha
una proporzione della vita nettamente più breve rispetto a qual- allevato un sottogruppo di topi NOD in un ambiente sterile, privo
che secolo fa, dunque il loro sistema immunitario è soppresso con di batteri e virus, compresi i batteri commensali che normalmente
minore frequenza che in passato. Questo potrebbe aiutare a spie- si trovano nell’intestino.
gare perché oggi le malattie autoimmuni sono in aumento tra le E qui ha fatto la sua prima scoperta sorprendente. Quando
donne, e anche perché in passato erano meno diffuse. Per confer-
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Danska ha osservato quanti tra gli animali senza germi hanno svi-
mare questa ipotesi serviranno molte altre ricerche, tuttavia se- luppato il diabete da adulti, «le differenze tra i sessi sono scompar-
condo Wilson è possibile che «lo sviluppo della placenta e la gravi- se», racconta. All’improvviso, maschi e femmine avevano esatta-
danza siano essenziali nella formazione del sistema immunitario mente le stesse probabilità di sviluppare il diabete. «È stata una
materno, il che a sua volta potrebbe spiegare perché abbiamo que- sorpresa enorme. Non riuscivo a crederci».
ste differenze tra i sessi nelle malattie». In altre parole, l’autoim- Eppure, ripetendo l’esperimento si è ottenuto lo stesso effet-
munità potrebbe essere un effetto indesiderato della complessa to. Poi sono arrivate altre sorprese. I ricercatori hanno prelevato
risposta immunitaria necessaria alle donne per avere figli. i batteri dai topi maschi NOD adulti e li hanno inseriti in giovani
femmine NOD che non avevano ancora sviluppato il diabete. Que-
L’importanza dell’intestino ste femmine sono diventate adulte sane, senza la malattia.
Nel corpo non tutto è determinato dai geni, anzi. Tra due ge- Le scoperte di Danska, pubblicate nel 2013 su «Science», han-
melli identici, uno potrebbe sviluppare una malattia autoimmune no offerto le prime prove del fatto che i microbi nell’intestino pos-
e l’altro no, pur avendo lo stesso genoma. Un aspetto decisivo è sono influire sulla prevalenza più elevata dell’autoimmunità nelle
quello ambientale: non è ancora chiaro quale possa essere la più femmine, spiega Martin Kriegel, reumatologo e immunologo cli-
importante tra le influenze esterne, ma la ricerca inizia a esamina- nico all’Università di Münster, in Germania. È una scoperta im-
re il ruolo delle infezioni microbiche, di sostanze chimiche come portante, aggiunge Kriegel, e gli scienziati sono ancora al lavoro
gli interferenti endocrini, di fumo, dieta, stress e dei batteri com- per capirne la portata.
mensali «buoni» che vivono nell’intestino. Nessuno sa ancora perché nei maschi i microbi intestinali sem-
Qualche ricerca interessante sugli animali fa ritenere che i brino avere una funzione protettiva. Danska e il suo gruppo però
batteri intestinali – detti nel loro insieme microbioma intestina- hanno stabilito che il testosterone è fondamentale: quando hanno
le – accrescano il rischio di malattie autoimmuni. Jayne Danska, prelevato sangue dai topi NOD senza germi, hanno scoperto che i
immunologa e biofisica all’Università di Toronto, per gran parte maschi predisposti al diabete avevano meno testosterone in circo-

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lo rispetto al consueto livello di quelli carichi di microbi. E quando IL CORPO CONTRO SE STESSO
le femmine di topo hanno ricevuto i microbi dai maschi ed erano a
quanto pare protette dalla malattia, avevano un livello di testoste-
rone in circolo più elevato rispetto a quello che hanno solitamente
le femmine con i microbi.
Tutto questo suggerisce che ci sia qualcosa nei microbi dei ma-
schi che aumenta il testosterone e ha una funzione protettiva.
Quando Danska e i suoi colleghi hanno prelevato i microbi inte-
Limitare
stinali dai topi maschi e li hanno inseriti nell’intestino delle fem-
mine, per poi bloccare la segnalazione del testosterone, le femmi-
ne hanno avuto di nuovo un rischio più elevato di diabete di tipo 1.
Queste scoperte sono coerenti con le ricerche sul lupus negli uo-
mini, nei quali a quanto pare il testosterone soppresso aumenta il
i danni
rischio di sviluppare la malattia. E sono coerenti anche con altre Per fermare le malattie
ricerche su un ceppo di topi, in cui le femmine hanno una partico-
lare predisposizione per il lupus. Togliendo i batteri intestinali da autoimmuni, invece di bloccare
queste femmine si riduce il loro rischio di ammalarsi, come hanno
mostrato nel 2020 sul «Journal of Immunology» alcuni scienziati
tutto il sistema di difesa
della Medical University of South Carolina. del corpo gli scienziati provano
Non è chiaro come i microbi possano regolare il testosterone, o
viceversa. Le ricerche di Danska suggeriscono che nei topi la com- a usare terapie più mirate
posizione dei microbi commensali si differenzi tra maschi e fem-
mine attorno alla pubertà: a quanto pare, quindi, in quel momen-
to succede qualcosa ai batteri. E questo potrebbe anche spiegare di Marla Broadfoot
perché non ci sia molta differenza tra uomini e donne nella pre-
valenza del diabete di tipo 1: generalmente questa malattia insor-
ge prima della pubertà, quindi prima che i microbi abbiano la pos-

Q
sibilità di influire sul rischio in base al sesso. Può darsi che con la uando Magdelene Quinte-
pubertà i microbi risentano dell’improvviso afflusso di ormoni
sessuali, ma quasi certamente è «una strada a doppio senso», dice ro aveva 14 anni la bocca
Kriegel: i microbi reagiscono agli ormoni sessuali e gli ormoni ses-
suali reagiscono ai microbi. le si riempì di ulcere dolo-
Verso un equilibrio migliore rose che le rendevano im-
Naturalmente i topi sono diversi dagli esseri umani. Secondo
Danska, però, le sue scoperte hanno un significato rilevante per le possibile mangiare e bere.
malattie autoimmuni che colpiscono soprattutto le donne. Forse
alcuni batteri intestinali hanno un ruolo essenziale nello sviluppo La sua pelle, di solito olivastra, si infiammò
dell’autoimmunità femminile. In questo caso manipolarli potreb-
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be permetterci di prevenire le malattie. e assunse una tonalità rosso cremisi sul na-
Danska e Kriegel sperano che sia possibile arrivare a terapie
mirate a base di microbi per le donne con un alto rischio di svilup- so e sulle guance. Sulla punta delle dita le si
pare malattie autoimmuni; queste terapie dovrebbero poter da-
re una funzione protettiva al microbioma. Altri ricercatori stanno aprirono piaghe, come se le avesse immer-
cercando modi di modificare la segnalazione degli ormoni sessua-
li per ridurre il rischio. Più gli scienziati capiscono perché le don- se nell’acido.
ne sono vulnerabili, più facile potrebbe essere un intervento pri-
ma che si sviluppino le malattie. Iniziò ad avere attacchi di febbre alta e mal di testa, perdeva pe-
Visto che sia i cromosomi X, sia gli ormoni sessuali femminili, so ed era sempre stanca. Ci volle un anno di visite con vari dotto-
sia i batteri intestinali delle donne sembrano tutti aumentare il ri- ri prima che scoprisse di avere il lupus, una malattia autoimmune
schio di autoimmunità, si potrebbe avere l’impressione che la bio- cronica e potenzialmente letale che può provocare dolore, infiam-
logia in un certo senso cospiri contro il sesso femminile. Questo mazione e danni a qualsiasi parte del corpo. Passarono altri due
peso dell’autoimmunità, però, si può interpretare anche in un al- anni prima che il suo reumatologo (l’unico disponibile presso le
tro modo, cioè come una conseguenza del ruolo essenziale delle strutture mediche dell’Indian Health Service di Jones, in Oklaho-
donne per la sopravvivenza della specie. Danska commenta: «Dal ma, dove vive la donna) riuscisse a trovare i farmaci e le dosi giuste
punto di vista immunologico le donne devono fare cose assoluta- per tenere sotto controllo la malattia.
mente incredibili, che agli uomini non sono richieste». L’autoim- Quintero, che oggi ha 25 anni, si considera fortunata. Il lupus ha
munità potrebbe essere il costo pagato dal corpo femminile per il colpito anche sua sorella minore, Isabel Hernandez, e in quel caso
suo dinamismo, ma comunque è un peso che forse la scienza riu- ha assunto una forma più terrificante. All’inizio Isabel aveva con-
scirà a eliminare. tinue perdite di sangue dal naso. Quando le fu diagnosticata la ma-

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lattia, a 17 anni, aveva emorragie di sangue nei polmoni. Passò 88 Marla Broadfoot è una giornalista scientifica
giorni attaccata a un ventilatore prima di imparare di nuovo a cam- freelance, ha un dottorato in genetica e biologia
minare, a parlare e a mangiare. Oggi ha 21 anni e i suoi reni stanno molecolare e vive a Wendell, in North Carolina.
collassando. Ogni giorno passa diverse ore attaccata a una macchi-
na per la dialisi che le filtra il sangue, in attesa di un trapianto.
«È una cosa straziante», commenta Quintero, che si è appena
laureata in scienze biomediche alla Oklahoma State University.
Prime avvisaglie
Teme che il futuro le riservi un destino simile. «Però provo anche
gratitudine per la mia salute e mi sento fortunata perché i farmaci Per decenni, corticosteroidi come prednisone e desametasone
che prendo stanno facendo il loro dovere», continua. sono stati il pilastro principale nelle cure per pazienti affetti da
Il lupus è stato definito «il grande imitatore» perché i sintomi malattie autoimmuni. Questi potenti antinfiammatori interrom-
(che includono febbre, affaticamento, dolori articolari, rash cuta- pono indistintamente tutta la produzione di citochine, che sono i
nei, mal di testa, problemi di memoria e insufficienza di vari orga- messaggeri indispensabili che richiamano alla battaglia il grande
ni) sono simili a quelli di molte altre malattie autoimmuni. Si trat- esercito dei nostri globuli bianchi quando viene percepita una mi-
ta di sintomi che rivelano i tanti modi in cui il corpo può tradirci naccia. I corticosteroidi possono rivelarsi estremamente efficaci
quando il sistema immunitario, che dovrebbe proteggerci, decide per ridurre segnali e sintomi dell’autoimmunità, ma il prezzo da
di ribellarsi e di attaccare le cellule sane del nostro organismo. pagare è così alto che qualcuno lo paragona a stringere un patto
Le terapie tradizionali contro il lupus e altre malattie autoim- con il diavolo. Molti pazienti sono costretti ad assumerli, per via
muni sono strategie vecchie di decenni che si basano sull’uso del- orale o tramite iniezione, per gran parte della loro vita. E i corti-
la forza bruta; in pratica colpiscono duramente il sistema immuni- costeroidi possono anche creare tutta una serie di altri problemi,
tario indisciplinato fino a costringerlo a sottomettersi. Però que- come cataratte, sbalzi d’umore, aumento di peso, disturbi del son-
sto tipo di approccio causa danni collaterali che a volte si rivelano no, osteoporosi, aumento della pressione sanguigna, aumento
peggiori della malattia stessa. Il posto principale tra queste terapie della glicemia e aumento del rischio di infezioni.
spetta ai corticosteroidi, farmaci che non hanno paragoni per la A peggiorare la situazione c’è il fatto che, nella maggior parte
capacità di attenuare la risposta immunitaria nel suo insieme, ma dei casi, quando i pazienti affetti da una sindrome autoimmune
che in questo modo possono rendere i pazienti vulnerabili a infe- cercano una cura, la malattia ha già fatto molti danni. Gli autoanti-
zioni pericolose e anche mortali. corpi, senza farsi notare, scorrono già nel sangue da mesi o da anni
Le ricerche più recenti stanno portando a un cambiamento nel e causano continui attacchi a un bersaglio come pancreas, reni,
modo di curare le malattie autoimmuni, con un passaggio a un ap- articolazioni, follicoli piliferi, cervello, midollo spinale. Di conse-
proccio più complesso e differenziato.
Il sistema immunitario umano, distri-
buito in tutto il corpo, è una rete straor- Per decenni i corticosteroidi sono stati il pilastro
dinariamente complessa di tanti tipi di
cellule, organi, tessuti e proteine diver- principale nelle cure per le malattie autoimmuni
si, che comunicano tra loro con un’am-
pia gamma di segnali chimici. Grazie a
tecnologie moderne come il dosaggio genico e l’ingegneria mole- guenza le terapie come quelle che usano i corticosteroidi sono di
colare, oggi la scienza inizia a essere in grado di attaccare singole tipo difensivo, cioè puntano soprattutto a evitare che la malattia
parti di questa rete, individuando nuovi bersagli che permettano
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peggiori o a mitigarne gli episodi acuti.
di curare le malattie autoimmuni con una precisione molto più Oggi tra i medici ricercatori c’è una grande spinta a usare un
grande. Alcune di queste nuove tecniche hanno l’obiettivo di in- approccio più offensivo, che corregga gli squilibri autoimmunita-
terferire con gli autoanticorpi, che sono anticorpi ribelli che attac- ri prima che provochino le conseguenze più devastanti. I ricerca-
cano le cellule sane. Altre puntano a rallentare importanti segnali tori sperano che concentrarsi sulla cura precoce e sulla preven-
chimici trasmessi tra le varie cellule del sistema immunitario. zione possa alleviare il peso delle malattie autoimmuni, un po’
Però queste terapie non funzionano su tutti i pazienti e tante come l’uso di medicinali per la pressione e di farmaci che abbas-
malattie si dimostrano testarde e resistenti, per cui molte persone sano il tasso di colesterolo nel sangue in pazienti ad alto rischio di
con problemi autoimmuni sono attratte da approcci estranei alla problemi cardiovascolari ha ridotto l’incidenza di infarti e attac-
medicina convenzionale. Tra i ricercatori, successi e fallimenti chi cardiaci. Attualmente sono in corso diverse sperimentazioni
stanno facendo emergere un nuovo apprezzamento per l’equili- basate su quest’idea per il diabete di tipo 1, l’artrite reumatoide, il
brio precario che il nostro corpo riesce a mantenere tra protezio- lupus e la sclerosi multipla.
ne e malattia. Metà del sistema immunitario (per esempio le cellu- Si sono già ottenuti alcuni successi preliminari. In uno studio,
le T citotossiche o «killer» e le cellule B che producono anticorpi) i ricercatori hanno reclutato 76 persone con una storia familiare
è progettata per combattere, l’altra metà (soprattutto le cellule T di diabete di tipo 1 che presentavano livelli anormali di zuccheri
regolatrici) è progettata per mantenere l’ordine. Quando la prima nel sangue e almeno due autoanticorpi legati al diabete. A metà
Fotografia di Angelika Kollin

metà si ribella e la seconda metà non riesce a tenerla a freno insor- dei partecipanti è stato somministrato un farmaco sperimentale,
gono le malattie autoimmuni. «Tutti noi, uno per uno, abbiamo il un anticorpo monoclonale chiamato teplizumab che interferi-
potenziale di sviluppare l’autoimmunità – spiega V. Michael Ho- sce con l’attacco del sistema immunitario contro le cellule beta
lers, reumatologo alla School of Medicine dell’Università del Co- del pancreas, quelle che producono l’insulina. All’altra metà dei
lorado – proprio perché il nostro sistema immunitario si sviluppa partecipanti è stato dato un placebo. Dopo più di cinque anni, ha
con questa sorta di equilibrio tra yin e yang». sviluppato la malattia solo il 50 per cento dei soggetti che avevano

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Queste due sorelle,


Isabel Hernandez (a sinistra)
e Magdelene Quintero, sono
entrambe affette da lupus.

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DENTRO UNA CURA

Bloccare segnali per combattere la psoriasi


Nella psoriasi, una malattia cronica che a volte regredisce per poi ricomparire, le cellule della pelle impazziscono, iniziano a crescere e a prolifera-
re molto più in fretta del normale e si accumulano in lesioni rosse, pruriginose, squamose e infiammate che possono coprire ampie zone del cor-
po. Questa crescita incontrollata è essenzialmente una risposta a un attacco del sistema immunitario contro la pelle. Una proteina chiamata fattore
di necrosi tumorale (TNF) attiva i globuli bianchi (linfociti) contro questo organo. Farmaci anti-TNF come adalimumab, che bloccano questa protei-
na, si sono dimostrati molto efficaci, però in alcuni pazienti scatenano una recrudescenza della malattia, in quella che si chiama psoriasi paradossa.

Psoriasi classica 1 Un agente irritante scatena il 3 Una delle proteine rilasciate


La causa iniziale è poco rilascio di acidi nucleici e molecole. come segnale è il fattore di
compresa, ma può essere necrosi tumorale (TNF), che
genetica o dovuta a una spinge le cellule T a migrare
forma di contatto ambientale. verso la superficie, causando
Qualunque sia la ragione, infiammazione e un rash cutaneo.
cellule dendritiche entrano
negli strati cutanei e si
sviluppano in forme più
specializzate che rilasciano
TNF. Il segnale del TNF è uno
stimolo che richiama diversi 2 Il complesso che
tipi di cellule T, che ne deriva scatena
si ammassano nella pelle una serie di segnali
e rilasciano un altro tipo dei globuli bianchi.
di segnali, le interleuchine,
che causano uno stato di
proliferazione delle cellule,
portando alle lesioni cutanee.

Interrompere il ciclo
I farmaci anti-TNF interrompono
questa serie di eventi in una
fase precoce. Medicinali come
adalimumab ed etanercept
impediscono la produzione
e il rilascio di TNF da parte
delle cellule dendritiche. Grazie

Illustrazione di David Cheney; fonte: Psoriasis: Classical vs. Paradoxical. The Yin-Yang of TNF and Type I
a questo blocco, la molecola
non può stimolare le cellule T.
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Interrotto il ciclo infiammatorio,


le lesioni scompaiono o sono
molto ridotte.

Interferon, Mylonas A., e Conrad C., in «Frontiers of Immunology», 2018.


Un effetto paradossale
Nel 2-5 per cento dei pazienti,
i farmaci anti-TNF possono
portare a nuove lesioni
psoriasiche. Questa psoriasi
paradossa si può verificare a
causa del blocco del TNF nelle
cellule dendritiche, le quali oltre
a quella proteina producono
anche un altro segnale
infiammatorio detto interferone alfa.
A quanto pare, bloccare il TNF porta
le cellule a produrre più interferone,
che a sua volta scatena una serie di
eventi infiammatori nella pelle tramite
un fattore intermedio ancora ignoto.

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IL CORPO CONTRO SE STESSO

ricevuto il farmaco per due settimane, contro il 78 per cento dei Diverse terapie mirate si concentrano su una citochina par-
soggetti che avevano ricevuto il placebo. I ricercatori stimano che, ticolarmente forte chiamata fattore di necrosi tumorale (TNF,
in coloro che hanno comunque sviluppato la malattia, la cura pre- dall’inglese tumor necrosis factor). Questa proteina va in tilt in
coce ne abbia ritardato l’insorgenza di quasi tre anni. molte malattie autoimmuni, scatenando ondate di infiammazione
«È una cosa grossa», afferma Carla Greenbaum, endocrinologa che causano danni. Gli anticorpi monoclonali che ne bloccano il
e direttrice di TrialNet Pathway to Prevention, la rete di sperimen- funzionamento sono ampiamente usati nella cura dell’artrite reu-
tazioni cliniche che ha condotto questo e altri studi simili. «Si trat- matoide, della malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI) e
ta di una malattia che riguarda ogni momento di ogni giorno della della psoriasi. Nel caso della SM, invece, le sperimentazioni clini-
tua vita, quindi anche un minimo lasso di tempo senza di essa è che hanno dimostrato che gli inibitori di TNF aggravano la malat-
importante dal punto di vista clinico». Regolando meglio que- tia. «È una delle grandi stranezze dell’autoimmunità», afferma Ha-
sto approccio, i ricercatori sperano di poter estendere il periodo fler. Non solo: è stato dimostrato che terapie mirate che bloccano
in cui la malattia non si manifesta e magari di scoprire anche un la malattia autoimmune in un soggetto la scatenano in altri.
modo per bloccare del tutto la distruzione. E Greenbaum ritiene L’unico nuovo farmaco approvato per la cura del lupus in quasi
che l’idea dovrebbe funzionare anche per altre malattie. «Siamo sessant’anni, belimumab, è una terapia mirata. Blocca una cito-
un modello da usare per tutte le altre malattie autoimmuni per cui china chiamata stimolatore B cellulare (BLyS, dall’inglese B lym-
si stanno scoprendo lunghe fasi precliniche», aggiunge. phocyte stimulator, pronunciato «bliss», che in inglese significa
La sclerosi multipla (SM) è un’altra malattia autoimmune per gioia), che mantiene in funzione le cellule B autoreattive, prolun-
cui è cruciale una diagnosi precoce. Colpisce il sistema nervo- gando la durata della reazione autoimmunitaria. Anche se questo
so centrale, dove un segnale evidente della malattia è dato dalla farmaco è stato utile per molti pazienti, un numero significativo
presenza di lesioni nella sostanza bianca, che sono macchie sul di pazienti non ne trae nessun beneficio, il che suggerisce che in
cervello e sul midollo spinale dove la SM ha strappato la copertu- persone diverse possono entrare in gioco meccanismi molecolari
ra protettiva dei nervi. Negli ultimi dieci anni i ricercatori hanno diversi, spiega Judith James, reumatologa dell’Oklahoma Medical
trovato queste anomalie in centinaia di soggetti che non aveva- Research Foundation.
no sintomi visibili di SM, ma che sono stati segnalati solo quando Per fortuna oggi i progressi tecnologici permettono ai ricerca-
tori di analizzare le differenze
(tra pazienti e tra malattie)
Terapie mirate che bloccano una malattia autoimmune a livello genetico, facendo
luce su schemi che potreb-
in un soggetto possono scatenarla in altri bero spiegare i fallimenti
passati e indicare la via verso
futuri successi. Per esem-
un’altra condizione, come una concussione o un’emicrania, li ha pio, in genere i tentativi di curare l’alopecia areata, una malattia
portati a sottoporsi a un esame di imaging cerebrale. autoimmune che attacca i follicoli piliferi e causa la perdita di
David Hafler, neurologo della Yale School of Medicine, ritiene grosse ciocche di capelli, riconvertivano per l’uso sperimentale
che questi casi, chiamati sindrome radiologicamente isolata (RIS,
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medicinali che erano approvati per malattie dermatologiche ap-
dall’inglese radiologically isolated syndrome), possano rappresen- parentemente correlate come la psoriasi e la dermatite atopica.
tare la forma nota più precoce della SM. Insieme ad alcuni colleghi Nessuno di quei tentativi ha funzionato. Quando Angela Christia-
ha lanciato uno studio multicentrico in collaborazione con l’a- no, una genetista della Columbia University affetta da alopecia,
zienda biotech Genentech per curare la RIS con ocrelizumab, un ha portato a termine uno studio sulle basi genetiche della malat-
farmaco comunemente usato per la terapia della SM in stadi più tia, all’improvviso ha capito perché. «La si può leggere come una
avanzati. Inoltre Hafler vorrebbe individuare altri segni biologici mappa», spiega. «C’è un motivo se quei tentativi fallivano: non ab-
che permettano di intervenire prima ancora della comparsa delle biamo percorsi genetici in comune con nessuna di quelle due ma-
lesioni. «La cura definitiva per l’autoimmunità consiste nell’iden- lattie». Christiano ha scoperto che la condizione da cui è affetta è
tificare [i soggetti ad alto rischio] e nel curarli prima che la malat- più simile all’artrite reumatoide, alla celiachia e al diabete di tipo 1
tia inizi davvero», spiega il neurologo. che alle malattie della pelle. «Direi che è un ottimo esempio di
come la genetica possa ricalibrare completamente il modo di pen-
Delimitare il bersaglio sare», commenta Christiano.
Farmaci come gli anticorpi monoclonali hanno il grande van- Uno dei geni identificati dalla ricercatrice, ULBP3, funziona
taggio di poter attaccare gli specifici elementi del sistema im- come un segnale di emergenza che le cellule danneggiate usano
munitario che causano una data malattia, lasciando funzionale per chiedere alle cellule T killer di ucciderle. Normalmente il gene
il resto del sistema, al contrario dei corticosteroidi. Però questo si accende solo quando una cellula è tumorale, infetta o sta mo-
nuovo approccio mirato ha le sue difficoltà. Anche se ha ampliato rendo. Invece nei follicoli affetti da alopecia il gene rimane sem-
le opzioni terapeutiche a disposizione dei pazienti, in alcuni casi pre acceso e invia continuamente il segnale con cui chiede la mor-
non ha avuto effetto o addirittura ha avuto conseguenze negative, te della cellula stessa di cui fa parte. Il segnale implica la produ-
peggiorando la situazione. Nella pratica, a quanto pare, non è faci- zione di un tipo di citochina chiamato Janus chinasi, o JAK. Chri-
le raggiungere l’armonia con il sistema immunitario. stiano ha dimostrato che i farmaci appartenenti alla classe degli

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inibitori JAK, spesso usati per interrompere i segnali autoimmuni ricercatrice ritiene che un’unica iniezione possa durare decenni.
nell’artrite reumatoide, possono impedire l’attacco delle cellule T «Il mio sogno – spiega – è fare una puntura e via. Una cura di preci-
killer contro i follicoli piliferi. Nel giro di qualche mese di terapia, sione contro la malattia.»
pazienti che erano già calvi si sono ritrovati di nuovo con una folta Altri ricercatori usano una tecnica simile per cambiare l’equi-
capigliatura. Quando a Christiano fu diagnosticata l’alopecia, all’i- librio sull’altro lato dell’equazione dell’autoimmunità. Invece di
nizio della sua carriera, nessuno era in grado di dirle se sarebbe scatenare le cellule T killer, amplificano il potere calmante delle
migliorata o peggiorata e le uniche terapie disponibili consiste- cellule T regolatrici per fermare il sistema immunitario iperattivo.
vano nell’iniezione di corticosteroidi direttamente nel cuoio ca- Ancora alle prime fasi, questo approccio si sta dimostrando pro-
pelluto. Oggi il suo lavoro ha portato a diverse sperimentazioni in mettente in modelli animali per la colite ulcerosa, la sclerosi mul-
fase avanzata sull’uso di inibitori JAK per questa malattia. tipla e l’artrite reumatoide.
Sono già stati approvati cinque inibitori JAK per altre malattie
autoimmuni e infiammatorie e molti altri sono in programma. Oltre i farmaci
Però non c’è alcuna garanzia di successo e anche le terapie mira- Anche se i prodotti farmaceutici costituiscono la maggior par-
te più recenti potrebbero avere effetti off-target. Per esempio, lo te del crescente arsenale contro le malattie autoimmuni, alcune
scorso febbraio la Food and Drug Administration (FDA) ha segna- delle novità più interessanti tentano vie alternative per riportare
lato che l’uso di un inibitore JAK per la cura dell’artrite reumatoide l’equilibrio nel corpo.
è associato a un aumento del rischio di problemi cardiaci e cancro. Molte delle nostre funzioni corporee di base (battito cardiaco,
«È questa la realtà delle cure contro le malattie autoimmuni pressione sanguigna, digestione, ritmo della respirazione ed ec-
a oggi, perciò dico sempre che vale la pena cercare il minore dei citazione sessuale) sono governate da due forze contrapposte: il
mali», afferma Aimee Payne, una dermatologa dell’Università sistema nervoso simpatico avvia la risposta dinamica «combatti o
della Pennsylvania che sta sviluppando una terapia genica per fuggi», mentre il sistema nervoso parasimpatico interrompe que-
una rara malattia autoimmune della pelle chiamata pemfigo vol- sta attività e prepara il corpo alla fase «riposo e digestione». La no-
gare. Le persone che ne sono affette presentano autoanticorpi stra capacità di passare da uno stato all’altro dipende in gran parte
che attaccano una proteina chiamata desmogleina-3 (DSG3), che dal nervo vago, un fascio di 100.000 fibre nervose che parte dal
normalmente serve come collante tra le cellule della pelle. Con la tronco encefalico, scende fino al diaframma e poi si ramifica per
distruzione di questa proteina si formano piaghe dolenti su tutto raggiungere il cuore, l’intestino e altri organi. Alcuni studi sugge-
il corpo e a volte i pazienti finiscono ricoverati nei reparti grandi riscono che questo elemento di rilievo dell’anatomia umana ini-
ustioni, con infezioni potenzialmente letali. zi a funzionare male prima che il soggetto sviluppi una malattia
Payne ha progettato un farmaco mirato, già testato sui topi, che autoimmune. «È come se si rompessero i freni dell’auto mentre
potrebbe eliminare la popolazione spe-
cifica di cellule B che produce questi
anticorpi senza andare a toccare le altre Per Magdelene Quintero e sua sorella, la vita
cellule B. Il sistema immunitario conta
miliardi di cellule B, di tanti tipi diver- sembra plasmata dalla loro malattia autoimmune
si, che per la stragrande maggioranza si
occupano di produrre gli anticorpi ne-
cessari per combattere virus e batteri. Per fortuna le cellule B anti- scendi da una montagna», spiega Kevin Tracey, neurochirurgo ai
DSG3 sono facili da individuare, perché sono caratterizzate da un Feinstein Institutes for Medical Research, con sede a Manhasset,
marcatore riconoscibile, come se avessero una versione dell’auto-
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nello Stato di New York.
anticorpo anti-DSG3 attaccato alla superficie. «In un certo senso Tracey ha dimostrato che stimolare il nervo vago con piccole
queste cellule B sono pessimi criminali, perché dichiarano che scosse elettriche può ripristinare il sistema nervoso e contribui-
cosa attaccheranno prima ancora di attaccare», spiega Payne. sce efficacemente a calmare i globuli bianchi iperattivi. Insieme
Per eliminare queste cellule patogene, la ricercatrice ha usato ad altri ricercatori ha tracciato il percorso di segnali emessi da un
una tecnica inventata dal suo collega Michael Milone che ha già piccolo dispositivo elettrico impiantato nel collo, che scendono
eliminato con successo le cellule B maligne in certi tumori del lungo il nervo vago fino a raggiungere la milza, dove bloccano la
sangue. Questo metodo, chiamato terapia con cellule CAR-T, usa produzione di TNF e di altre molecole infiammatorie. Le prime
cellule T killer geneticamente modificate per dotarli di un recetto- sperimentazioni cliniche suggeriscono che una piccola scossa al
re antigenico chimerico (CAR, dall’inglese chimeric antigen recep- nervo vago possa ridurre la gravità dell’artrite reumatoide e della
tor). Il recettore è una sorta di calamita che li attira verso specifici malattia di Crohn, anche quando la scossa è prodotta da un dispo-
tipi di cellule in una missione di ricerca e distruzione. Adattando sitivo meno invasivo, che basta poggiare sulla pelle del collo per
questa tecnica alla cura di una malattia autoimmune, il gruppo di stimolare una diramazione del nervo vago nei pressi dell’orecchio.
ricerca ha dotato le cellule T di una «calamita» derivata da pezzetti Un’azienda co-fondata da Tracey ha lanciato di recente uno studio
dell’autoanticorpo anti-DSG3, che porta le cellule killer senza esi- randomizzato controllato multicentrico sullo stimolatore impian-
tazione verso le cellule B anti-DSG3. tabile. Stimolatori simili per il nervo vago sono già stati approvati
Quando i ricercatori hanno iniettato le cellule T geneticamente dalla FDA per la terapia dell’epilessia e della depressione.
modificate in un modello murino del pemfigo volgare, le piaghe Un altro metodo inconsueto intende correggere gli squilibri
sono scomparse. Payne ha fondato una start-up di ambito biotech del sistema immunitario con un intervento meno tecnologico: i
per procedere con le sperimentazioni cliniche di questa terapia, trapianti fecali. L’idea di trasferire materiale fecale da una perso-
che sono attualmente in corso. Dato che la terapia è composta da na all’altra ha origine nella medicina cinese antica, che usava una
cellule vive che possono replicarsi e memorizzare il bersaglio, la fanghiglia di feci in sospensione chiamata «zuppa gialla» per cu-

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IL CORPO CONTRO SE STESSO

rare gli avvelenamenti gravi e la diarrea. In epoca moderna i tra- e ha il lupus. Quando la malattia gli è stata diagnosticata, all’ultimo
pianti fecali sono ormai una terapia accettata per una pericolosa anno di università, ha compilato un grafo delle decisioni da pren-
infezione intestinale causata da Clostridium difficile, o C. diff. dere con tutti i possibili esami, complicazioni, esiti e medicinali.
Qualche anno fa la gastroenterologa Jessica Allegretti e altri ri- Al primo appuntamento con il reumatologo, ha chiesto che gli
cercatori hanno notato che nei pazienti con problemi legati a C. fosse prescritto un antimalarico, l’idrossiclorochina, che ha avuto
diff un trapianto fecale non solo curava l’infezione, ma dava bene- successo nell’alleviare i sintomi del lupus e sul quale sono in corso
fici anche per i casi concomitanti di malattia infiammatoria croni- alcune sperimentazioni sulla prevenzione e sulla cura precoce.
ca intestinale (MICI). I gravi problemi di digestione della MICI de- Quindici anni più tardi, Person attribuisce a quella azione ra-
rivano dall’infiammazione e secondo alcuni ricercatori coinvolgo- pida il successo nel tenere a bada la malattia, anche se soffre di af-
no una reazione autoimmune, anche se la discussione a riguardo è faticamento e a volte ha l’impressione che il suo cervello rallenti.
ancora accesa. In ogni caso i risultati «hanno suscitato un vivo in- «La cosa che ho imparato dei reumatologi – afferma – è che stanno
teresse nella comunità scientifica per questa possibilità», dice Al- lì ad aspettare che si inventi un farmaco che funzioni. Sfortuna-
legretti, che dirige il programma di trapianto di microbioma feca- tamente, stare lì e non fare niente è contrario a ogni istinto di so-
le al Brigham and Women’s Hospital di Boston. Inoltre si tratta di pravvivenza del mio corpo. Voglio fare tutto quello che posso, es-
un risultato sensato. Ci sono specifiche differenze nella popolazio- sere proattivo, se non altro per sentire che sto considerando tutte
ne di microrganismi intestinali (il microbioma) tra le persone sane le opzioni per cavarmela». La sua malattia è entrata in remissione
e quelle affette da colite ulcerosa, un sottotipo di MICI che sembra quando ha iniziato a seguire una dieta vegana e crudista, ma poi si
essere collegato all’autoimmunità. È molto probabile che queste è riacutizzata quando ha sviluppato un’allergia agli ortaggi crudi.
differenze riflettano uno stato di squilibrio in cui i microrganismi Person ha anche installato un lettino solare in cantina per mettere
pro-infiammatori predominano su quelli antinfiammatori. alla prova la teoria secondo cui alcune lunghezze d’onda della luce
Quattro sperimentazioni cliniche randomizzate hanno studiato ultravioletta riuscirebbero ad alleviare i sintomi del lupus, anche
i trapianti fecali nella colite ulcerosa. In tutte la malattia è andata in se su questo non ha ancora ottenuto risultati positivi.
remissione in circa un terzo di pazienti, una quota simile a quella Alcuni scienziati sono aperti alle alternative. Tracey spiega che
ottenuta con farmaci immunosoppressori. Sono in corso altri studi tecniche come l’agopuntura potrebbero, in teoria, ridurre stress
e sperimentazioni cliniche di trapianti fecali per l’artrite reumatoi- e infiammazione attivando certe diramazioni del sistema nervo-
so, anche se aggiunge che a volte con
questi approcci terapeutici «è difficile
Isabel Hernandez Quintero prende 19 farmaci dimostrare un legame di causa ed effet-
to». Per cercare di avere un microbioma
per tenere sotto controllo i sintomi del lupus intestinale sano senza ricorrere a un’in-
fusione fecale illegale, Allegretti sugge-
risce di seguire diete basate su vegetali
de, il lupus, la sclerosi multipla e l’alopecia areata, nel tentativo di e alimenti ricchi di fibre. E James consiglia alle persone con malat-
testare ulteriormente i limiti di questo strano metodo curativo. tie autoimmuni di non fumare e di dormire molto, perché il sonno
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aiuta a ridurre l’infiammazione: in pratica bisognerebbe fare «tut-
Fuori dalla medicina convenzionale te quelle cose che ti consigliava la mamma», aggiunge.
I trapianti fecali non sono stati approvati dalla FDA per alcun Per Magdelene Quintero e sua sorella, la vita sembra plasmata
tipo di disturbo, perciò non c’è da aspettarsi che emergano tanto dalla malattia. Attualmente la sorella prende 19 medicinali diversi
presto come terapia per le malattie autoimmuni. Allegretti affer- per tenere sotto controllo i sintomi del lupus. Quintero al momen-
ma che è giusto andarci con i piedi di piombo. «Credo che sia piut- to ha bisogno solo di due farmaci e da qualche anno lavora sotto
tosto diffusa l’idea sbagliata che se una cosa è “naturale” allora per l’ala protettrice di James all’Oklahoma Medical Foundation, prima
qualche motivo è più sicura dei farmaci normali, secondo me non nel laboratorio e adesso nella clinica, dove cerca di migliorare le
è affatto vero», spiega. «Stiamo solo iniziando a capire le conse- terapie disponibili. Ricorda che la sua prozia, a sua volta malata di
guenze a lungo termine di queste terapie e io ritengo che meritino lupus, ha passato l’ultimo anno di vita su una sedia a rotelle, le ossa
di essere rispettate e di essere studiate in modo appropriato come distrutte dai corticosteroidi. «All’epoca non c’erano le terapie che
facciamo con tutti i farmaci». La letteratura scientifica è piena di abbiamo oggi», afferma. Oggi Quintero cerca di farsi ammettere in
resoconti di trapianti fecali fai da te andati storti, come il caso di una scuola di medicina o in un programma per assistenti medici: è
un uomo affetto da colite ulcerosa che ha tentato la procedura determinata a guadagnarsi la possibilità di cambiare il corso della
usando le feci del figlio neonato e della moglie ed è finito in ospe- malattia che tormenta la sua famiglia. Q
dale con un’infezione da citomegalovirus.
Però molte persone colpite da malattie autoimmuni, frustrate
dalla mancanza di cure convenzionali e stufe di dottori che offro- PER APPROFONDIRE

no poco aiuto e ancor meno speranza, sono pronte a prendere in Malattie autoimmuni. Rose N.R., in «Le Scienze» n. 152, aprile 1981.
mano da sole la propria salute, usando sia approcci della medicina Le malattie autoimmuni. Steinman L., in «Le Scienze» n. 303, novembre 1993.
convenzionale che altri al di fuori di essa per gestire i sintomi. È il Attenti al lupus. Zouali M., in «Le Scienze» n. 441, maggio 2005.
caso di Joe Person, un uomo di 37 anni che vive a Washington D.C. Non per soli uomini. Stefanick M.L., in «Le Scienze» n. 591, novembre 2017.

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Gas naturali, soprattutto metano, vengono


bruciati in atmosfera presso un pozzo petrolifero
in Texas. Questa pratica è chiamata gas flaring.
AMBIENTE
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PERICOLO
DI FUGA
Tecnologie emergenti sono in grado di localizzare con esattezza
le emissioni di metano. Resta da vedere se le aziende produttrici di gas
e petrolio e gli enti regolatori reagiranno di conseguenza

di Anna Kuchment
Anna Kuchment è contributing editor di «Scientific
American» e giornalista scientifica per il «Dallas Morning
News». È coautrice di un libro sui terremoti provocati
dalla produzione di energia, di prossima pubblicazione.

aolo Wilczak fece vira-

P
cidentale. Circa 60 metri più sotto, vidi un
bagliore arancione. Era un flare di un’al-
ta ciminiera nei pressi di un pozzo petroli-
re il suo aeroplano bi-
posto sopra una distesa
pianeggiante di terreni
industriali, nel Texas oc-

fero a uso commerciale e dei suoi serbatoi,


che sputava fiamme nella ventosa aria po-
meridiana. La fiamma stava bruciando gas
indesiderati, in particolare metano, che era-
no emersi dal sottosuolo insieme al petro-
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lio. «Vediamo se la fiamma sta facendo il suo


lavoro», disse Wilczak, la cui voce era quasi
sovrastata dal rumore dell’aeroplano.
Wilczak, 23 anni, è pilota e ricercatore della Scientific Aviation, proviene il 38 per cento del petrolio prodotto nel paese e il 17 per
una società di Boulder, in Colorado, che monitora la qualità dell’a- cento del gas naturale. Con l’abolizione del divieto delle esporta-
ria per clienti come le Nazioni Unite, agenzie governative, gruppi zioni di petrolio dagli Stati Uniti alla fine del 2015, la produzione
ambientalisti e società private. Stavamo volando circa 48 chilome- di gas e petrolio in questa regione è esplosa. Attualmente nel Ba-
Nick Simonite (pagine precedenti e queste pagine)

tri a nord della città di Odessa, nel cuore del Bacino del Permiano, cino del Permiano ci sono circa 150.000 giacimenti attivi e la pro-
una distesa grande quasi quanto il Kansas a cavallo tra il Texas oc- duzione petrolifera è oltre quattro volte più elevata rispetto a die-
cidentale e la parte sud-orientale del New Mexico. ci anni fa.
Centinaia di milioni di anni fa, questa regione era coperta da un Il Bacino del Permiano è anche una delle regioni degli Stati Uni-
mare ampio e poco profondo, popolato da minuscoli organismi ti che emettono più metano, un potente gas a effetto serra, sempre
che costruirono grandi barriere coralline. I resti in decomposizio- più spesso ritenuto uno dei principali responsabili dell’emergen-
ne di quelle creature si raccolsero in depositi in grado di forma- za climatica. Dal 2019 gli aerei di Scientific Aviation hanno ricevu-
re petrolio, che oggi si trovano a 3000 metri di profondità e oltre. to un numero considerevole di richieste, dovute ai tentativi degli
Attualmente il Bacino del Permiano ospita uno dei più grandi scienziati di capire al meglio le quantità di gas serra provenienti
giacimenti petroliferi del mondo: tra quelli degli Stati Uniti è il più dai serbatoi petroliferi, dagli impianti di lavorazione e dalle altre
esteso e il bacino petrolifero che cresce più rapidamente, da cui infrastrutture della zona.

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Il Texas occidentale e la parte sud-orientale spondente all’anidride carbonica, registrava un’impennata, men-
del New Mexico ospitano enormi depositi di petrolio e gas, tre quella blu, che indicava il metano, si manteneva a livelli bassi.
divisi in decine di migliaia di siti, dalla forma squadrata. La fiamma stava bruciando in modo pulito, convertendo il meta-
no in anidride carbonica, un gas meno potente, anche se comun-
Wilczak condusse dolcemente l’aereo a bassa quota verso la que problematico.
fiamma e iniziò a volteggiarci sopra con uno stretto movimen- Molti operatori petroliferi praticano il gas flaring, spesso per-
to a spirale. Sotto di noi, un circuito di strade sterrate dritte e am- ché il loro unico interesse è produrre petrolio. Quando funzio-
pi riquadri di terreno spoglio si estendeva fino all’orizzonte. Ne- nano correttamente, le fiamme convertono il metano in anidride
gli appezzamenti di terreno, le pompe petrolifere oscillavano carbonica e vapore acqueo, riducendo al contempo la quantità di
dall’alto al basso mentre estraevano petrolio dal sottosuolo. Men- composti organici volatili emessi in atmosfera, che possono pro-
tre volteggiavamo attorno alla colonna di atmosfera sopra la fiam- vocare inquinamento e sono collegati a problemi respiratori e car-
ma, alcuni tubi sull’ala destra dell’aereo risucchiavano aria in uno diovascolari. Ma le fiamme possono funzionare male, le condut-
spettrometro collocato sotto i nostri sedili. Lo strumento analizza- ture possono avere delle perdite e gli operatori emettere metano
va i campioni d’aria e mostrava un grafico con linee verdi, rosse e senza bruciarlo per ridurre la pressione e prevenire le esplosioni.
blu su un computer portatile messo tra noi. La linea verde, corri- Altre fonti importanti includono le emissioni provenienti dai re-

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golatori automatici alimentati a gas che aprono e chiudono le val- Il Bacino del Permiano era un mare poco profondo
vole sulle sommità dei pozzi, dei serbatoi e di altre strutture. con barriere coralline, centinaia di milioni di anni fa.
Nel settembre 2020 Wilczak registrò una perdita talmente ele-
vata da mettere a dura prova i limiti dello spettrometro. «Era più
alta di quanto io abbia mai visto in più di 1000 ore di misurazio-
ni», mi raccontò. Il motore di una stazione di compressione era an-
dato in panne, provocando il rilascio di oltre 12.000 chilogrammi
di metano per ora, equivalenti in termini di riscaldamento globale
alle emissioni di 65 automobili in un anno. Wilczak fece in modo
che l’operatore fosse avvisato, e durante i controlli nella giornata
successiva trovò che la fuga era stata eliminata.
L’invecchiamento delle infrastrutture complica ulteriormen-
te la situazione. La crescita rapida del Bacino del Permiano risa-
le ai primi anni venti, quando un gruppetto di investitori decise
di scommettere in modo piuttosto azzardato su un pozzo di petro-
lio, il Santa Rita n. 1. Quando si scoprì che si trattava di un pozzo a
induzione spontanea, si scatenò una vera e propria corsa ai terre-
ni, che contribuì a creare la leggendaria industria dei combustibi-
li fossili del Texas.
Molti pozzi sono vecchi di decenni e sono ben più datati di
quelli presenti in altri giacimenti petroliferi o bacini paragonabi-
li, come quello di Bakken, in North Dakota, o di Eagle Ford, nel
Texas, dove le infrastrutture sono più affidabili; lo afferma Artem
Abramov, responsabile della ricerca sui gas di scisto alla società di
consulenza Rystad Energy. Centinaia di migliaia di pozzi e sezio- gramma la riduzione delle emissioni o delle pratiche di gas flaring.
ni di condutture sono state semplicemente abbandonati, mentre i È proprio per ragioni simili che persone come Robert Howarth,
loro sigilli e raccordi ormai decadenti provocano fughe di metano esperto di biogeochimica e ricercatore sugli ecosistemi alla Cor-
proveniente dal sottosuolo. nell University, sostengono che misurare le emissioni di metano
È dal 2010 almeno che ricercatori universitari, aziende del set- da singole fonti e rendere pubbliche le informazioni raccolte po-
tore dell’energia e altri esperti, molti dei quali coinvolti dall’En- trebbe essere il modo migliore per mettere con le spalle al muro i
vironmental Defense Fund (EDF), lavorano per comprendere responsabili dell’inquinamento.
l’impatto delle nuove tecniche estrattive, come la moderna frat-
turazione idraulica (o fracking) e la trivellazione orizzontale, sul- Terra di fughe
le emissioni di metano. Un importante ostacolo a questo proget- Il metano proviene da un’ampia serie di fonti naturali e antro-
to è rappresentato dalla difficoltà nell’identificare le singole fonti pogeniche: laghi e fiumi poco profondi, allevamenti di bestiame,
da cui provengono le emissioni. Il metano non ha colore né odore; discariche, agricoltura, impianti di trattamento delle acque reflue.
non è visibile a occhio nudo. E prima di poter eliminare una fuga è Daniel J. Jacob, professore di chimica atmosferica alla Harvard
necessario localizzarla. University, ritiene che le emissioni antropogeniche di metano
Di recente il Bacino del Permiano è diventato una sorta di la-
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provengano equamente da infrastrutture per petrolio e gas, atti-
boratorio in cui gli scienziati possono fare esperimenti sui nuo- vità di estrazione del carbone, discariche, allevamento del bestia-
vi metodi per identificare le emissioni. Gran parte delle iniziative me e agricoltura.
in questa direzione è stata promossa dall’Environmental Protec- È molto più difficile controllare le emissioni prodotte dal be-
tion Agency (EPA) fin dalla sua nascita e dai regolamenti statali in- stiame di quelle dovute alla fuga di un pozzo petrolifero. Unen-
trodotti dal 2015, che hanno imposto requisiti più stringenti sulle do questo fattore alla rapida crescita del settore dei combustibili
emissioni e l’obbligo di monitoraggio per le aziende del settore. I fossili, è facile capire perché quest’ultimo sia il bersaglio princi-
ricercatori stanno usando aerei e droni, indirizzando satelliti e in- pale nel tentativo di monitorare il gas a effetto serra. Secondo Ho-
stallando complesse reti di sensori a terra. Alcuni nuovi satelliti warth, il settore dell’oil and gas è il principale responsabile e quel-
prossimi al lancio monitoreranno i livelli di metano su scala globa- lo che cresce più rapidamente; l’aumento del metano in seguito al
le e locale, rendendo disponibili gratuitamente i dati a chiunque. 2006 coincide con la diffusione del fracking negli Stati Uniti.
C’è però una differenza importante tra misurare qualcosa e te- Il metano rende conto solo del 10 per cento circa delle emissio-
nerla sotto controllo. Le nuove tecnologie dovranno essere ac- ni di gas a effetto serra negli Stati Uniti, ma è molto più potente
compagnate da norme più rigide e dalla collaborazione di un set- dell’anidride carbonica nell’intrappolare calore per un decennio. I
tore potente come quello del petrolio e del gas, che preferisce livelli di metano in atmosfera sono aumentati senza sosta dal 2007.
vigilare su se stesso in modo autonomo. ExxonMobil, BP e alcu- Nell’aprile 2021 la National Oceanic and Atmospheric Administra-
Mappa di Mapping Specialists

ni altri grandi produttori hanno promesso di ridurre le emissio- tion ha segnalato che, nel 2020, l’aumento annuo delle concentra-
ni nel Bacino del Permiano nei prossimi vent’anni, ma non tutte zioni di metano aveva raggiunto il valore record di 14,7 parti per
le compagnie stanno sottoscrivendo simili impegni, che riman- miliardo, nonostante il rallentamento dell’economia dovuto alla
gono comunque non vincolanti. Secondo un’indagine del dicem- pandemia da coronavirus.
bre 2020 condotta dalla Dallas Federal Reserve Bank, solo un Tuttavia, una volta identificate, bloccare le emissioni di metano
terzo delle aziende operanti nel Bacino del Permiano aveva in pro- dai campi petroliferi è relativamente facile. Jacob e altri esperti so-

74 Le Scienze 640 dicembre 2021


I L M E TA N O I N AT M O S F E R A
nea che la frequenza di fughe di metano
dal Bacino del Permiano è il 60 per cen-
Un aumento continuo to più elevata rispetto alla media naziona-
le dei siti di produzione di petrolio e gas.
L’atmosfera contiene una quantità di metano 2,5 volte superiore rispetto a quanto ne contene- Secondo alcune stime, il numero di fiam-
va prima della rivoluzione industriale. Questo valore è aumentato vertiginosamente dal 1984 al me malfunzionanti del Bacino del Permia-
2000, è cresciuto lentamente dal 2000 al 2007, e ha subito un altro rapido aumento dal 2007 al no ammonterebbe a una su dieci, mentre
2020. Ogni anno il livello di metano segue un ciclo, con valori minimi durante l’estate dell’emi- una recente ricerca dell’EDF ha trova-
sfero settentrionale e massimi a fine autunno (lati irregolari del grafico). to che le fiamme del Bacino del Permiano
operano solo al 93 per cento di efficienza
Valori globali medi dell’abbondanza di metano nell’atmosfera nel tempo, media. Secondo lo scienziato dell’EDF Da-
espressi in parti per miliardo (ppb)
vid Lyon, anche un ammanco in apparen-
1892,4 ppb (dic 2020) za così piccolo può avere un impatto signi-
ficativo sul clima.
1871,9 ppb (lug 2020)
Inoltre, secondo uno studio del giugno
2021 pubblicato su «Environmental Scien-
ce & Technology Letters», le emissioni del
Bacino del Permiano sono mediamente
1807,1 ppb (nov 2010) molto più elevate di quelle di altri bacini.
Il Permiano è «qualitativamente diverso
1789,4 ppb (lug 2010) dalle altre regioni che emettono metano
analizzate negli Stati Uniti», afferma Riley
Duren, coautore dello studio e ricercatore
dell’Università dell’Arizona e del Jet Pro-
pulsion Laboratory della NASA. Anche il
1777,4 ppb (nov 2000) tasso di crescita è un fattore da conside-
rare; all’apice della produzione, nel 2019,
1763,1 ppb (lug 2000)
le compagnie stavano scavando 600 nuo-
vi pozzi al mese. «Ci sono molti altri pun-
ti critici lungo la catena di approvvigiona-
Tempo

mento», afferma Duren.


1723,5 ppb (nov 1990) Praticamente ogni singolo componen-
1706,5 ppb (lug 1990)
te della catena può provocare una fuga di
metano. Dopo la trivellazione e la frattu-
Massimo annuo
Minimo annuo razione di un pozzo, i liquidi e i gas emer-
1656,0 ppb (dic. 1984) si attraversano un separatore che divide il
1637,7 ppb (lug. 1984) petrolio dai gas e dall’acqua. Il petrolio va
verso i serbatoi e rimane in attesa di esse-
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re trasportato da un camion, o in direzio-
ne di una condotta. L’acqua scorre verso
stengono che eliminare le fughe sia un’attività poco costosa e pos- altri serbatoi o condotte per essere smaltita. Il gas è bruciato nel
sa addirittura portare a guadagni in termini economici: le aziende piazzale di perforazione o immesso in una rete di stazioni di rac-
potrebbero vendere il metano al posto di bruciarlo o di permetter- colta, compressori e impianti di lavorazione per essere raffinato
gli di arrivare in atmosfera. Al contempo, i vantaggi nella riduzio- nel gas naturale usato per il riscaldamento domestico, come an-
ne dell’inquinamento sarebbero enormi e immediati. «Riducendo che in butano, etano e propano.
oggi le emissioni di metano, rallenteremmo la progressione del ri- Secondo David T. Allen, ingegnere chimico e direttore del Cen-
Grafica di Pitch Interactive; fonte: Ed Dlugokencky, NOAA/GML,

scaldamento globale quasi immediatamente», ricorda Howarth. ter for Energy and Environmental Resources dell’Università del
gml.noaa.gov/ccgg/trends_ch4 (dati, scaricati a giugno 2021)

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel mag- Texas ad Austin, le fiamme più piccole si possono trovare accan-
gio 2021, una riduzione del 45 per cento delle emissioni di meta- to a serbatoi e pozzi, mentre quelle di grandi dimensioni si trova-
no provocate dall’uomo entro il 2030 aiuterebbe a mantenere il ri- no presso gli impianti di lavorazione. I regolatori alimentati a gas
scaldamento globale a 1,5 gradi Celsius per questo secolo, in linea e le valvole sono presenti su qualsiasi componente di questa com-
con gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi. Questo limitereb- plessa struttura. «Ogni singolo regolatore emette una quantità re-
be l’impatto di eventi mortali come ondate di calore, siccità, inon- lativamente piccola di metano», ricorda Allen. «Peccato che ve ne
dazioni e malattie trasmesse da zanzare, con un risparmio poten- siano centinaia di migliaia».
ziale di migliaia di vite.
Se le emissioni di metano dai campi petroliferi fossero frutti sui Rilevazioni accurate
rami più bassi, il Bacino del Permiano sarebbe un frutteto fertile. Questo numero inspiegabilmente elevato di potenziali fughe
Uno studio condotto nell’aprile 2020 da ricercatori di Harvard ha di metano è la ragione per cui gli scienziati, i gruppi ambientali-
scoperto che il bacino emette metano a sufficienza da alimenta- sti e alcune grandi aziende del settore chiedono una sorveglian-
re 7 milioni di abitazioni. Nelle sue conclusioni, lo studio sottoli- za ancora più precisa del Bacino del Permiano. Finora, le ispezio-

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ni aeree come quelle effettuate da Scientific Aviation sono state in zio renderà i dati disponibili a tutti affinché gli enti regolatori, le
grado di ricollegare le emissioni ad aree generiche, non a uno spe- aziende, i gruppi ambientalisti e il pubblico possano fare una ri-
cifico componente infrastrutturale, a meno che non si tratti di una cerca su Internet e monitorare le emissioni. La NASA e Planet
fiamma isolata come quella che avevo visto in volo. «Possiamo sor- stanno procurando i componenti, e l’assemblaggio e le verifiche
volare un’area nel raggio di un chilometro e stabilire con certezza cominceranno all’inizio del prossimo anno. Nel frattempo, il con-
se è in corso qualche fuga», afferma Mackenzie Smith, ricercatrice sorzio continua a condurre indagini aeree.
senior di Scientific Aviation, «ma la densità di impianti nel Bacino Anche EDF prevede di lanciare il proprio satellite, Methane-
del Permiano è talmente elevata che in quella stessa area potreb- SAT, nel 2023, in parte grazie a un contributo di 100 milioni di
bero essercene una ventina». dollari provenienti da Earth Fund di Jeff Bezos, il fondatore di
La facilità nel reperire dispositivi compatti rende ancora più Amazon. L’apparecchio, in fase di produzione, sarà in grado di
importante il dotarsi di schermi ad alta risoluzione. In una recen- quantificare con precisione il volume di emissioni in tutto il mon-
te dimostrazione durante una videochiamata su Zoom, Duren mi do. I dati raccolti dall’EDF saranno resi pubblici on line.
ha mostrato un video del Bacino del Permiano girato a circa 5200 Quando entrambi i gruppi di satelliti saranno operativi, si com-
metri di altitudine da aerei dotati di spettrometri NASA, che rile- pleteranno a vicenda. «Immaginate di guardare in basso dallo
vano il metano e altri gas sulla base della loro interazione con la spazio e di scattare fotografie del Bacino del Permiano con due
luce. Nel video era visibile il famoso panorama simile a un circui- diverse fotocamere: una con un angolo di campo medio o un gran-
to, sovrastato da una serie di piume rosso fuoco corrispondenti al- dangolo, e una con un teleobiettivo», dice Duren.
le fughe di metano. «Sembra quasi che la zona sia invasa dagli in- Alcune compagnie produttrici di gas e petrolio stanno testan-
cendi», mi aveva detto. do nuove tecnologie per conto proprio. TRP Energy, di Houston,
La risoluzione va da 3 a 8 metri, ed è ben più precisa dei più mo- conduce esperimenti con aerei, droni e sensori di terra per mo-
derni satelliti e aerei a bassa quota. Ma anche questo livello di pre- nitorare le proprie emissioni. Secondo il cofondatore dell’azienda
cisione non è sufficiente a isolare le singole fonti. «Potrebbe essere Randy Dolan, prevenire e riparare eventuali perdite è una priori-
difficile stabilire la causa di ogni perdita di metano senza dati ag- tà, perché «riducendo l’intensità del metano, il gas naturale rimar-
giuntivi e a risoluzione più alta», afferma Duren. Inoltre, la realiz- rà il migliore combustibile ponte durante la transizione energeti-
zazione di nuove infrastrutture prosegue costantemente, renden- ca globale».
do obsolete anche le immagini realizzate pochi mesi prima. Alcuni In anni recenti gli ambientalisti hanno messo in discussione l’i-
degli aerei oggi sono dotati di fotocamere ad alta risoluzione che dea che il gas naturale abbia un impatto ridotto sul clima. Alcune
mappano le infrastrutture quando gli spet-
trometri rilevano la presenza di gas.
Un’altra sfida è legata al fatto che mol- I siti aumentano così velocemente che gli enti
te fonti sono intermittenti e imprevedibi- regolatori «non hanno idea di che cosa stia
li. Metà di esse sono attive solo un quar-
to del tempo, ricorda Duren. EDF, che ha succedendo. Non sanno nemmeno da che parte
finanziato gli studi di Jacob, Allen e altri
scienziati, ha anche riscontrato un nume-
iniziare per mettere ordine in questo caos»
ro preoccupante di super emettitori che Sharon Wilson, Earthworks
rilasciano quantità importanti di gas. Per
essere efficace, il monitoraggio del meta-
no deve essere effettuato costantemente, almeno una volta al gior-
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iniziative, inoltre, potrebbero essere una risposta alle richieste de-
no, in zone molto estese. gli investitori che chiedono una maggiore attenzione verso l’ener-
È qui che entrano in gioco i satelliti. I satelliti attuali sono in gia pulita; nel maggio 2021, gli azionisti ExxonMobil hanno eletto
grado di rilevare le emissioni solo in ampie regioni. Nel 2018 e tre membri del consiglio che si sono impegnati a ridurre il ricorso
2019, per esempio, Jacob si è servito del satellite TROPOMI dell’A- dell’azienda a gas e petrolio.
genzia spaziale europea per effettuare alcune delle più precise mi- Secondo le previsioni di Dolan, le aziende finiranno per usare
surazioni su ampia scala delle fughe di metano dal Bacino del Per- le proprie tecnologie per tenere sotto controllo le perdite di gas.
miano. Ma la risoluzione consentita da TROPOMI è solo di 5,5 per L’azienda di Dallas Pioneer Natural Resources effettua ogni an-
7 chilometri, un’area che potrebbe ospitare decine di gasdotti e no perlustrazioni in volo sui suoi più grandi impianti nel Bacino
oleodotti. del Permiano, e se gli spettrometri mostrano livelli elevati di me-
Presto gli scienziati lanceranno una nuova generazione di sen- tano l’azienda invia una squadra di terra con rilevatori speciali per
sori in grado di individuare i singoli impianti. Carbon Mapper, identificare i punti più problematici.
un’iniziativa che coinvolge la NASA, l’azienda produttrice di satel- ExxonMobil, Pioneer, Chevron e altre compagnie petrolife-
liti Planet, l’Università dell’Arizona, la Arizona State University, lo re stanno collaborando con Allen per testare un sistema di mo-
Stato della California e altri partner, lancerà due satelliti nel 2023. nitoraggio continuo a terra chiamato Project Astra. L’obiettivo è
Molti altri seguiranno nel 2025 e oltre, fino ad arrivare ad alme- «identificare i super emettitori in breve tempo, e rimettere le co-
no 18 satelliti Carbon Mapper in orbita contemporaneamente. La se a posto», afferma Allen. Nell’autunno 2021 il gruppo userà tra i
costellazione fornirà campioni giornalieri provenienti dall’80 per 50 e i 100 sensori di terra in un’area fino a 50 chilometri quadra-
cento delle principali regioni responsabili delle emissioni di meta- ti nel Bacino del Permiano che contiene un centinaio di impian-
no e anidride carbonica nel mondo, che occupano tra il 7 e il 10 per ti petroliferi e di gas. I sensori si concentreranno sulle infrastrut-
cento dei terreni abitati del globo. ture senza personale addetto come i piazzali di perforazione, dove
Ogni pixel coprirà un quadrato di 30 metri per lato. Il consor- possono verificarsi perdite accidentali. Gli impianti di lavorazione

76 Le Scienze 640 dicembre 2021


Le pompe petrolifere, alimentate da un motore elettrico o da un motore a combustione, oscillano in alto e in basso circa 20 volte al minuto,
prelevando da uno a dieci galloni di fluido a ogni oscillazione. Un gallone equivale a 3,79 litri.

prevedono la presenza di personale in grado di rilevare funziona-


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ambientalista Earthworks, conosce da vicino le aziende e i loro
menti difettosi, spiega Allen, mentre «il sito di un pozzo potrebbe capricci. Ogni due o tre mesi carica il suo SUV a noleggio con at-
essere poco frequentato». trezzature fotografiche e compie il tragitto di sei ore che separa la
Un sensore standard sarà piccolo, alimentato da energia sola- sua casa di Dallas dal Bacino del Permiano. Da anni Wilson lavora
re, collegato a un palo e invierà misurazioni in tempo reale trami- per dimostrare che le emissioni sono più elevate delle misurazioni
te reti mobili. Ogni giorno gli operatori verificheranno se un sito ufficiali pubblicate dal governo.
lavora correttamente, in modo anomalo o se sta emettendo quan- Lo scorso marzo ho raggiunto Wilson e due suoi colleghi per
tità enormi di metano. I ricercatori testeranno vari tipi di sensori, trascorrere diverse giornate di lavoro sul campo nei pressi di Pe-
incluso un sensore poco costoso realizzato con ossidi metallici da cos, in Texas, una cittadina circa 120 chilometri a sud di Odessa
Scientific Aviation, che a sua volta sta testando il proprio sistema che dichiara di essere la sede del primo rodeo al mondo. «Riesce
di monitoraggio continuo chiamato Project Falcon. «Siamo curiosi a sentire l’odore?», mi aveva chiesto Wilson la prima sera, men-
di capire se questa tecnologia potrà decollare», dice Mark S. Berg, tre accostavamo l’auto bianca ai margini di una strada sterrata. Era
vicepresidente esecutivo delle attività aziendali di Pioneer, che l’ora del crepuscolo e procedevamo lentamente tra i piazzali di al-
osserva come questa tecnologia «sarà molto più efficiente e net- cuni pozzi di petrolio e gas non distanti dal nostro hotel. Il vento
tamente più conveniente» rispetto alle ispezioni aeree e ai dati dei trasportava un forte odore sulfureo che in breve tempo ci fece la-
satelliti privati usati al momento da alcune società. crimare. Il metano non ha odore, ma è spesso accompagnato da
composti maleodoranti come l’acido solfidrico.
Responsabili e responsabilità Wilson, una donna sulla sessantina con lunghi capelli grigi, ha
Rimane da stabilire se le aziende si adegueranno; non tutte so- preso il suo rivelatore ottico di gas, simile a una piccola telecame-
Nick Simonite

no motivate a ridurre le proprie emissioni. Le società più picco- ra. È uscita dall’auto e ha puntato il dispositivo verso una fiamma a
le che gestiscono solo pochi pozzi potrebbero non disporre del- circa 200 metri. A quella distanza, la ciminiera ricordava un enor-
le risorse necessarie. Sharon Wilson, attivista senior del gruppo me fiammifero posto in verticale, con vampate arancioni che par-

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FONTI NASCOSTE

I pozzi obsoleti e abbandonati


Quando le compagnie produttrici hanno estratto la maggior parte del quantità di metano in atmosfera. Secondo un rapporto dell’Interstate Oil
gas o del petrolio da un pozzo, lo abbandonano. Teoricamente dovreb- and Gas Compact Commission, gli Stati Uniti ospitano oltre 1,6 milioni di
bero tappare il pozzo e ripristinare il terreno, ma molte aziende sono pozzi non tappati e più di 56.000 pozzi abbandonati (si vedano le cifre
assai in ritardo nel farlo. E poiché le perforazioni vanno avanti da oltre in basso). Il documento afferma inoltre che potrebbero essercene centi-
un secolo, sono molti i pozzi «orfani» non tappati, abbandonati dai loro naia di migliaia di non documentati in tutto il paese. Nel 2018, in tutti gli
proprietari. Diversi studi hanno rilevato che questi pozzi liberano grandi Stati Uniti sono stati tappati solo 2377 pozzi.

Pozzi di gas e petrolio non tappati (2018)


Province del Canada

Dati non disponibili 163.809 3127 90 0 12 1

Nessun pozzo di gas 17.577 0


o petrolio registrato 54.864 364

17.864 326
13.006 232
242 0

Wash. Me.
56.932 1908 98 Vt. N.H.
2906 20.842 116
14.855
Ore. Minn. Wis. 2400
18 0 Mass.
112.594 5653
145.326
62.533 910 8638
65.243 Iowa 44.350
4844 4239
8367 1107 Conn. R.I.
16.571 52.917 288
118 47
6 Mo. 62.810 N.J.
13.266

262.598 1075 64.967 4555


Del.
40 0 Md.
69.373 708 18.764 430
8750 10

Grafica di Pitch Interactive; Fonti: Idle and Orphan Oil and Gas Wells: State and Provincial Regulatory Strategies, Interstate Oil
Tenn. D.C.
38.200 N.C.

and Production in the United States, di Laura R. H. Biewick, U.S. Geological Survey (riferimento storico principale)
and Gas Compact Commission, 2019 (dati 2018) e 2020 (dati 2019); Areas of Historical Oil and Gas Exploration
3966
471.665 4121 7334 3
5189 15 6208 18 S.C.
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Studi indipendenti indicano che
un numero relativamente ridotto
Hawaii Ga.
di super emettitori potrebbe essere
responsabile della maggior parte
Fla. delle emissioni provenienti da tutti
i pozzi non tappati e abbandonati.
*I dati sui pozzi orfani Sarebbe dunque possibile ridurre
per Arizona, Kentucky,
le emissioni in modo considerevole
Louisiana, Ohio, South
Dakota e le province del procedendo alla loro localizzazione
Canada risalgono al 2018. e tappandoli.

tivano dalla sommità e un insieme di boati e fischi rumorosi co- Il giorno dopo siamo tornati. Ancora una volta, nonostante la
me un 747 in volo a bassa quota. Guardando dentro al rivelatore, ciminiera sembrasse inattiva, il rivelatore ha catturato le immagi-
che registra radiazioni infrarosse con lunghezze d’onda invisibili ni di nubi di gas in movimento. Wilson ha registrato l’evento su
all’occhio umano, Wilson ha stimato che la fiamma stava brucian- una mappa digitale.
do senza inquinare e che i serbatoi vicini non avevano perdite. Wilson va a caccia di siti che emettono regolarmente grandi
Siamo tornati sul SUV e abbiamo proseguito lentamente lungo la quantità di metano. Ne tiene traccia e li segnala alle aziende, spes-
strada deserta, mantenendo acceso il rivelatore a caccia della fon- so fornendo anche documentazione in formato video, per poi
te del terribile odore. Poco dopo, Wilson ha notato una ciminiera inoltrare le stesse informazioni alla Texas Commission on Envi-
in apparenza spenta mentre il rivelatore ha segnalato la presenza ronmental Quality, che monitora la qualità dell’aria che i texani re-
di una nube simile a un fantasma che si increspava nell’aria dalla spirano, e alla Railroad Commission of Texas, fondata nel 1891 per
sua sommità: quelle emissioni avrebbero dovuto essere lì. regolamentare la rete ferroviaria e oggi responsabile delle indu-

78 Le Scienze 640 dicembre 2021


strie petrolifere, minerarie e produttrici di gas. I piazzali di per- inquinanti ad aziende più piccole e meno conosciute, che in que-
forazione, afferma Wilson, si moltiplicano a una velocità tale da sto modo le mantengono in attività. Ceres e Clean Air Task Force
rendere impossibile il monitoraggio da parte degli enti regolatori. hanno scoperto che 195 tra i produttori più piccoli sono responsa-
Spesso, quando li contatta, gli enti regolatori «non trovano nem- bili del 22 per cento delle emissioni di tutti gli Stati Uniti, a fronte
meno i siti in questione nei loro file», afferma. «E questo un pro- del 9 per cento della produzione.
blema, perché significa che non hanno idea di che cosa sta suc- Nel novembre 2020 la Railroad Commission ha iniziato a chie-
cedendo. Non sanno nemmeno da che parte iniziare per mettere dere agli operatori del settore informazioni più specifiche che giu-
ordine in questo caos». Spesso Wilson è costretta a presentare nu- stifichino pratiche come il flaring o il venting [il rilascio inten-
merose denunce e a informare i mezzi di comunicazione locali zionale in atmosfera di metano non combusto, N.d.T.]. L’ente ha
prima che le aziende prendano provvedimenti. inoltre avviato un proprio programma di droni durante la pande-
I gestori non sono mai felici di vederla. Un pomeriggio, men- mia per controllare le emissioni generate dalle eruzioni (blowout)
tre ero alla guida dell’auto, ho accostato per permetterle di filma- dei pozzi e da altre emergenze.
re alcuni serbatoi. Un uomo a bordo di un pick-up rosso si è ferma- A maggio 2021 le autorità del New Mexico, che ospita gran par-
to dietro di noi, è sceso dal veicolo e ha iniziato ad agitare le braccia te del Bacino del Permiano, hanno emesso nuove norme che im-
animatamente intimandoci di andarcene. «Via da qui, Earthworks», pongono alle industrie petrolifere e del gas di catturare il 98 per
ha detto avvicinandosi al finestrino di Wilson e bloccando la lente cento delle emissioni di gas naturale e vietano loro di praticare il
del rivelatore con la mano. flaring o il venting, con l’eccezione delle emergenze. Non è chiaro,
«Complimenti per la maturità», ha risposto Wilson, che subito tuttavia, se lo Stato del New Mexico disponga di un numero suffi-
ha iniziato a riprendere la scena con il suo iPhone. «Che cosa sta ciente di ispettori in grado di monitorare le attività degli operato-
cercando di nascondere?», gli ha chiesto. ri scorretti.
L’uomo, un giovane sulla ventina con barba e occhi cerulei, si è Le norme federali sono in fase di evoluzione. Durante la pre-
allontanato, ricordandole che si trovava all’interno di una proprie- sidenza di Barack Obama, l’EPA aveva approvato un regolamento
che imponeva agli operatori del settore
di effettuare ispezioni sulle perdite ed
Gli scienziati auspicano che l’esperienza acquisita eventuali riparazioni ogni due anni sul-
le attrezzature installate dopo il 2015. Il
con il Bacino del Permiano contribuisca presidente Donald Trump ha revocato
le norme al termine del suo mandato,
a una soluzione globale per le emissioni di metano ma a fine giugno Biden ha firmato una
proposta di legge del Parlamento per
reintrodurle e, secondo gli osservatori
tà privata. Wilson gli ha risposto che ci trovavamo al margine di politici, potrebbe estenderle anche alle attrezzature più obsolete.
una strada texana e che lei stessa vive in Texas. «I texani hanno fi- Gli scienziati auspicano che i satelliti e la condivisione dei da-
ducia nel petrolio e nel gas», ha brontolato l’uomo prima di risalire ti contribuiscano non solo a rimediare ai problemi del Bacino del
sul suo pick-up e andarsene. Permiano, ma forniscano anche un esempio al resto del mondo su
Malgrado il suo lavoro, Wilson ha perso le speranze ed è con- come gestire le infrastrutture per la produzione di combustibili
vinta che il settore non cambierà. A suo avviso, le tecnologie di fossili in modo più efficiente. Le emissioni di metano sono un pro-
monitoraggio emergenti sono uno spreco di risorse e non faranno blema globale che richiede una soluzione globale. Nel 2020 i sa-
che ritardare la transizione verso le energie rinnovabili. Quando
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telliti dell’Agenzia spaziale europea hanno rilevato estesi pennac-
i satelliti saranno pronti al lancio, le emissioni di metano saranno chi di metano provenienti dall’impianto di Yamal, in Russia, che
ancora più elevate. Secondo Wilson è necessario fermare il fra- rifornisce l’Europa con gas dalla Siberia. Le tecnologie di Carbon
cking, i permessi per nuove trivellazioni e altre iniziative indiriz- Mapper e Methane-SAT permetteranno finalmente di ottenere
zate allo sviluppo dei combustibili fossili. Il presidente degli Stati misurazioni regolari delle emissioni di gas serra nei principali gia-
Uniti Joe Biden, continua Wilson, dovrebbe dichiarare il cambia- cimenti del mondo.
mento climatico come emergenza nazionale e usare i poteri che Secondo Howarth, uno dei problemi delle norme introdotte
ne deriverebbero per ripristinare il divieto di esportazioni di greg- durante la presidenza Obama era la mancanza di meccanismi in-
gio, imposto nel 1975 dopo la prima crisi petrolifera statunitense. tegrati di verifica. Il governo aveva infatti permesso che fossero
«L’abolizione del divieto nel 2015 ha portato alla crescita esplosiva le aziende a segnalare le proprie attività di flaring e venting. Pre-
del fracking nel Bacino del Permiano», afferma. sto, «chiunque abbia quelle informazioni [ottenute via satellite]
potrà stabilire se le segnalazioni inviate dalle aziende del settore
Controlli più severi siano accurate o meno. Credo che questo porterà a una svolta de-
I nuovi metodi di monitoraggio e i dati che ne derivano potreb- finitiva», dichiara. «Quando un’azienda X affermerà di non prati-
bero spingere le aziende e gli enti regolatori ad agire. ExxonMo- care il venting, sarà possibile rispondere “Non è vero, ecco i dati
bil e Chevron, per esempio, si sono impegnate a dimezzare le pro- satellitari che dimostrano il contrario”. E questo, si presume, la ob-
prie emissioni rispettivamente entro il 2025 e il 2028, e di porre bligherà ad agire». Q
fine alla pratica del flaring entro il 2030. Ma un’analisi recente ef-
fettuata da due organizzazioni no-profit a favore della sostenibi-
PER APPROFONDIRE
lità energetica, Ceres e Clean Air Task Force, ha fatto emergere
una tendenza sorprendente: alcune importanti aziende produt- Quando il metano dominava il clima. Kasting J.F., in «Le Scienze» n. 432,
trici di gas e petrolio stanno vendendo le loro infrastrutture più agosto 2004.

www.lescienze.it Le Scienze 79
SOSTENIBILITÀ

PIÙ
CIBO,
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MENO
SPRECHI Tagliando le tante perdite lungo
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tutta la filiera alimentare


si sfamerebbero molte più persone
e si abbatterebbero le emissioni di CO2

di Chad Frischmann e Mamta Mehra


Illustrazioni di Valentina D’Efilippo
Chad Frischmann è coautore, ricercatore capo e creatore del Drawdown

I
Solutions Framework presso Project Drawdown, un gruppo di ricerca
internazionale che cerca soluzioni al cambiamento climatico.

Mamta Mehra è senior fellow per i settori del cibo e


della gestione del territorio presso Project Drawdown.

mmaginate di andare al mercato, comprare tre Dopo tutto ciò, troppo del cibo che arriva a tavola finisce
sacchetti pieni di cibo e tornare a casa. Prima di varcare la soglia, nell’immondizia, spesso per essere trasportato, da camion alimen-
vi fermate e ne gettate uno nel bidone dell’immondizia, che poi tati da combustibili fossili, in discariche dove si decompone ed
viene portato a una discarica. Che spreco. Eppure è l’esatta cosa emette metano, un altro potente gas serra. Buttare le lasagne avan-
che, come collettività, facciamo oggi: dal 30 al 40 per cento del ci- zate provoca molte più emissioni di un pomodoro marcio che non
bo prodotto al mondo per il consumo umano non viene mangiato. ha mai lasciato il suo campo. Si può fare di meglio.
Se si pensa che ogni giorno più di 800 milioni di persone hanno
fame, la portata dello sperpero di cibo angoscia profondamente Un’impronta più piccola
non pochi di noi. Noi di Project Drawdown abbiamo immesso i dati globali della
Se la crescita demografica e lo sviluppo economico continue- Food and Agriculture Organization (FAO) e di molte altre fonti in
ranno al ritmo attuale, entro il 2050 il mondo dovrà produrre un modello dettagliato dell’intero sistema di produzione e consu-
ogni anno 53 milioni di tonnellate di cibo in più. Ciò richiedereb- mo del cibo. Il modello tiene conto delle proiezioni sulla crescita
be, nei prossimi trent’anni, la conversione in terre coltivate di altri della popolazione e del consumo pro capite di cibo, e in particolare
442 milioni di ettari di foreste e distese erbose, un’area più grande di carne, soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo, sulla base del-
dell’India. Questa escalation provocherebbe, sempre nei prossimi le tendenze degli ultimi decenni. Secondo i nostri calcoli, diete più
trent’anni, l’emissione dell’equivalente di 80 miliardi di tonnella- sane e una produzione agricola più rigenerativa portano a un ab-
te in più di anidride carbonica, circa 15 volte le emissioni dell’inte- bassamento della foodprint, l’impronta alimentare [gioco di parole
ra economia statunitense nel 2019. Già oggi d’altronde lo spreco di tra food, «cibo», e footprint, «impronta» di carbonio, una stima delle
cibo è responsabile di circa l’8 per cento dei gas serra del mondo. emissioni generate da un’entità o da un processo. N.d.R.].
Ma un’altra strada è possibile. Il nostro gruppo presso Project Se metà della popolazione mondiale seguisse una dieta sana
Drawdown, un’organizzazione internazionale di ricerca e comu- da 2300 chilocalorie al giorno, ricca di cibi vegetali, e mettesse in
nicazione, ha condotto uno studio esaustivo sulle tecnologie e sul- pratica azioni già dimostratesi utili a tagliare gli sprechi lungo la
le pratiche già esistenti che possono ridurre significativamente i filiera, gli sperperi potrebbero scendere dall’attuale 40 fino al 20
livelli di gas serra nell’atmosfera e, al contempo, portare a una so- per cento, con risparmi incredibili. Se fossimo ancora più ambi-
cietà e a un’economia più rigenerative. Tra i 76 modi per raggiun- ziosi nel seguire le stesse pratiche, lo spreco potrebbe ridursi al 10
gere questi obiettivi che abbiamo analizzato, ridurre lo spreco ali- per cento (per i dettagli, si vedano i grafici alle pagine seguenti).
mentare è uno dei primi cinque. Cambiamenti fondamentali nei Risparmi così considerevoli scaturirebbero in parte da cambia-
modi in cui il cibo è prodotto e consumato potrebbero aiutare a menti nelle abitudini di base. Nel mondo sviluppato, l’adozione di
sfamare tutto il pianeta con una dieta nutriente e salubre fino al
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una dieta da 2300 calorie medie al giorno, al posto di quelle attuali
2050 e oltre senza dover disboscare, rendere coltivabile o trasfor- che spesso superano le 3000, sarebbe il primo elemento a far cala-
mare in pascoli altra terra rispetto a quella usata oggi. Una tra- re gli sprechi. Nei paesi in via di sviluppo, in genere l’introito calo-
sformazione in tal senso del sistema alimentare eviterebbe la de- rico e proteico dovrà aumentare per raggiungere i livelli nutritivi
forestazione e permetterebbe inoltre enormi risparmi di energia, corretti, e ciò potrà far crescere gli sprechi. Nel complesso, tutta-
acqua, fertilizzanti, lavoro umano e altre risorse. via, se ogni persona al mondo adottasse pratiche di consumo sa-
Ci sono opportunità per ridurre gli sprechi a ogni stadio della fi- lutari e una dieta ricca di alimenti vegetali (non necessariamente
liera alimentare, dal campo alla tavola. Mietiamo i raccolti, allevia- vegetariana), nei prossimi trent’anni si potrebbero evitare sprechi
mo il bestiame e trasformiamo questi beni in prodotti come riso, per 166 milioni di tonnellate di cibo. E queste scelte di consumo
oli, patatine, carote di forma perfetta, formaggi e bistecche. Gran invierebbero dei feedback lungo la filiera inducendo ad aumenta-
parte di questi prodotti sono avvolti in scatole di cartone, sacchet- re la produzione agricola e a limitare quella animale.
ti e bottiglie di plastica, lattine e barattoli di vetro costruiti con ma- Ridurre gli sprechi regolando il modo in cui il cibo è prodotto e
fcafotodigital Getty Images (pagine precedenti)

teriali estratti in stabilimenti industriali, e spediti in tutto il mondo consumato può aiutare molto anche l’ambiente. Alimenti differen-
in camion, treni e aerei che consumano carburante a fiumi. ti, come i cereali, le verdure, il pesce, la carne e i latticini, hanno
Giunto nei negozi e nei ristoranti, poi, il cibo è tenuto in impronte ambientali molto diverse. In media, coltivare e raccoglie-
frigoriferi e congelatori affamati di energia che usano idrofluoro- re un chilo di pomodori genera circa 0,35 chilogrammi di emis-
carburi (potenti gas serra) finché non è acquistato dai consumato- sioni di CO2, mentre produrre la stessa quantità di manzo ne ge-
ri, che spesso hanno gli occhi più grandi della pancia, soprattutto nera 36 chilogrammi. Tenendo in conto l’intera filiera alimentare,
nelle comunità più ricche. Nelle nazioni ad alto reddito, ristoranti le emissioni di gas serra da materie prime vegetali sono da 10 a 50
e famiglie accendono fornelli e forni ad alto consumo, mentre nei volte inferiori rispetto alla maggior parte dei prodotti animali.
paesi in via di sviluppo miliardi di persone bruciano biomasse in
stufe nocive che vomitano fuliggine e fumi insalubri e inquinanti. continua a p. 87

82 Le Scienze 640 dicembre 2021


Montagne di cibo sprecato in tutto il mondo
Il 40 per cento del cibo prodotto va perso lungo la filiera dal campo alla ta- stadio della filiera, potrebbe ridurre drasticamente le perdite. Queste misu-
vola. Un cambiamento radicale che riduca gli eccessi di consumo e privile- re fornirebbero cibo a milioni di persone che non ne hanno a sufficienza e
gi i cibi di origine vegetale, unito all’adozione di pratiche anti-spreco a ogni ridurrebbero di molto i consumi di acqua ed energia e le emissioni di CO2.

Produzione globale di cibo (annuale) Cibo prodotto per soddisfare Cibo sprecato
Miliardi di tonnellate il consumo Pratiche Risparmi Risparmi
attuali plausibili ambiziosi
8

7 *

40% sprecato
3

1
20%
10%
2020 2030 2040 2050 2020 2030 2040 2050 2020 2030 2040 2050

PROSEGUENDO LE PRATICHE ATTUALI RISPARMI PLAUSIBILI RISPARMI AMBIZIOSI


Questo scenario di riferimento ipotizza che la Se metà della popolazione mondiale consumasse Se tre quarti della popolazione della Terra
popolazione globale e il consumo pro capite 2300 calorie al giorno e scegliesse più alimenti seguissero le stesse misure descritte nello scenario
continuino ad aumentare come hanno fatto negli vegetali e meno carne, e si riducessero le perdite «plausibile», gli sprechi nel 2050 potrebbero ridursi
ultimi decenni; il 40 per cento del cibo prodotto va lungo la filiera alimentare, gli sprechi potrebbero al 10 per cento.
sprecato. ridursi al 20 per cento entro il 2050.
*Le proiezioni iniziano nel 2018, perciò i valori del 2020 sono leggermente diversi per ogni scenario.

Nel cestino: il mondo spreca ogni secondo l’equivalente di 2860 cassonetti dei rifiuti pieni di cibo
Ogni anno, 2,7 miliardi di tonnellate
di cibo vanno persi nelle fasi
di produzione, distribuzione e
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83

consumo; quanto basta per riempire


ogni secondo 2860 cassonetti 2860 cassonetti al secondo nel 2020
condominiali.

Cassonetti dei rifiuti


condominiali
30 kg di cibo sprecato

Se le tendenze e le pratiche attuali


non cambieranno, ci si aspetta che le
perdite aumentino a 3741 cassonetti
al secondo entro il 2050. Questa cifra
potrebbe scendere a 1365 cassonetti
al secondo entro il 2050 se si metterà
in atto l’insieme delle soluzioni
plausibili. Le perdite potrebbero
ulteriormente ridursi a 591 cassonetti
al secondo se il mondo adotterà
l’insieme di soluzioni più ambiziose.

3741 cassonetti al secondo 1365 cassonetti al secondo 591 cassonetti al secondo


nel 2050 se le pratiche attuali nel 2050 seguendo nel 2050 seguendo
non cambiano il piano plausibile il piano ambizioso

www.lescienze.it Le Scienze 83
Lo spreco di cibo lungo la filiera e come ridurlo
Il cibo sia vegetale sia animale destinato al consumo umano va disperso in medie globali, ma nelle nazioni a basso reddito si hanno più sprechi nelle
ogni stadio del tragitto dal campo alla tavola. I numeri qui presentati sono fasi iniziali, come la coltivazione e la conservazione, mentre nei paesi ricchi

Tipo di cibo Produzione e spreco annuali Percentuale sprecata a ogni stadio della filiera alimentare
Situazione attuale Risparmi Risparmi Dal campo…
plausibili ambiziosi
Milioni di tonnellate
Nel 2020, COLTIVAZIONE GESTIONE DOPO
(MT)
sono stati O ALLEVAMENTO IL RACCOLTO
prodotti Spreco come % della produzione E CONSERVAZIONE
2000 2365 milioni totale del tipo di cibo
FRUTTA E di tonnellate 16%
VERDURA (MT).
Il 54% è 12
1000 andato
sprecato 8

4
0 0
2020 2050 2020 2030 2040 2050 2020 2030 2040 2050
CEREALI
Cibi di origine vegetale (ordinati per produzione annua)

1343 MT,
29%
sprecato

ALTRO
704 MT,
37% sprecato

TUBERI
E RADICI
689 MT,
53% sprecato

LEGUMI E
SEMI OLEOSI
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83

232 MT,
26% sprecato

LATTICINI 907 MT,


E UOVA 19% sprecato
Cibi di origine animale

CARNE

402 MT,
22% sprecato

Circa il 12% è andato perso durante la raccolta


PESCE E
FRUTTI DI MARE

203 MT,
40% sprecato

84 Le Scienze 640 dicembre 2021


Cibo sprecato Pratiche Piano Piano
se ne hanno di più nelle fasi finali, soprattutto nei punti vendita, nei ristoran- attuali plausibile ambizioso
(percentuale della
ti e nelle case. Le soluzioni, di conseguenza, variano a seconda dei luoghi. produzione globale)

... alla tavola

LAVORAZIONE DISTRIBUZIONE CONSUMO


E PACKAGING E VENDITA AL DETTAGLIO

Alcune aree del mondo


consumeranno di più

Quanta carne
va sprecata?
2020 2030 2040 2050 2020 2030 2040 2050 2020 2030 2040 2050
La carne sprecata ogni
minuto nelle case di tutto
il mondo equivale, in peso,
a 65 mucche.

Le perdite aumenteranno
a 82 mucche al minuto
entro il 2050 se non
si cambiano comportamenti.
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83

Lo spreco, nel 2050, potrebbe


essere ridotto a 24 mucche
adottando il piano plausibile…

… e scendere fino
a 8 mucche seguendo
quello ambizioso.

Mucca adulta,
peso medio
800 chilogrammi.

Circa l’11% è andato sprecato,


la percentuale più alta a questo stadio

www.lescienze.it Le Scienze 85
Evitare le emissioni di anidride carbonica
Se l’andamento demografico, i consumi pro capite e gli sprechi continueranno secondo le tendenze globali attua- Emissioni annuali di CO2
li, il mondo emetterà enormi quantità di gas serra dovute alla filiera alimentare. Dovrà anche liberare più terreni per Continuano le pratiche attuali
le coltivazioni, producendo ulteriori emissioni e riducendo foreste e distese erbose che potrebbero assorbire la CO2 Scenario plausibile
atmosferica. I cambiamenti previsti dallo scenario plausibile o da quello ambizioso ridurrebbero molto le emissioni. Scenario ambizioso

CAUSE DELLA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI:


CONVERSIONE DEI TERRENI EVITATA
Rispetto al mantenimento delle pratiche attuali fino al 2050, un minor spreco di cibo e la transizione a una dieta ricca di alimenti vegetali,
nello scenario plausibile e in quello ambizioso, consentirebbero al mondo di produrre cibo a sufficienza sui terreni coltivati già oggi.
Non dover liberare nuovi terreni eviterebbe l’emissione di miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

Risultati ottenuti riducendo lo spreco alimentare Risultati ottenuti con una dieta ricca di alimenti vegetali
Miliardi di tonnellate

2020 2030 2040 2050 2020 2030 2040 2050


di CO2

0
1,6
2
Si ottengono le stesse
3,6 riduzioni nei due scenari
4
plausibile e ambizioso

MIGLIORE PRODUZIONE AGRICOLA


La maggiore efficienza produttiva dovuta alle pratiche di agricoltura rigenerativa, nello scenario plausibile e in quello ambizioso,
accrescerebbe le riduzioni delle emissioni legate al minore spreco di cibo e al passaggio a una dieta ricca di alimenti vegetali.

Risultati ottenuti riducendo lo spreco alimentare Risultati ottenuti con una dieta ricca di alimenti vegetali
Miliardi di tonnellate

2020 2030 2040 2050 2020 2030 2040 2050


0
di CO2

2 2,2
3,1
3,6
4
5,1
6

RIDUZIONI COMPLESSIVE DELLE EMISSIONI DI CO2


GRAZIE AI CAMBIAMENTI SOPRA CITATI (ANNUALI)
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83

Miliardi di tonnellate
tiche attuali
di CO2 Continuano le pra
20
51% di riduzione

15
62% di riduzione

Scenari
o plausib
ile
Scena
rio am
10 bizios
o

Entro il 2050, se le pratiche attuali non cambiano,


le emissioni aumenteranno da 18 a 22 miliardi di
5 tonnellate all’anno. Le emissioni annuali si ridurrebbero
a 11 miliardi di tonnellate nello scenario plausibile
e a 8 miliardi di tonnellate nello scenario ambizioso.

0
2020 2030 2040 2050

86 Le Scienze 640 dicembre 2021


continua da p. 82 ta tendono a rifornirsi solo di frutta e verdura che soddisfano una
percezione idealizzata di forma e colore. I prodotti che non rispet-
L’agricoltura industriale, inoltre, ha diffuso le monocolture, le tano questi falsi standard rappresentano fino al 40 per cento del-
arature eccessive e un uso esteso di fertilizzanti e pesticidi sinte- la frutta e della verdura commestibili, che sono scartate prima an-
tici. Queste pratiche degradano il terreno ed emettono molti gas cora di lasciare l’azienda produttrice. Intermarché, per contro, li
serra. E non evitano del tutto che i prodotti siano distrutti nei cam- vende in scaffali appositi e conduce una campagna pubblicitaria
pi da infestanti e malattie, o possano marcire nei depositi. Il con- nazionale per ridare bellezza ai brutti. Altri sono andati oltre: il su-
sumo di mangime ed erba da parte del bestiame aggiunge poi ul- permercato danese WeFood vende solo prodotti che sarebbero fi-
teriori emissioni. niti in discarica. A Pittsburgh, 412 Food Rescue distribuisce a co-
Le pratiche agroecologiche di gestione dei parassiti, come munità bisognose cibi nutrienti destinati a essere buttati via per
quella di piantare insieme diverse colture ed effettuare una ro- le loro imperfezioni, la scarsa freschezza (per esempio il pane del
tazione più intelligente, possono frenare le erbe infestanti e i giorno prima) o etichette poco chiare. E lo fa gratuitamente.
parassiti, riducendo le perdite. Modi migliori di gestire il bestia- I venditori all’ingrosso e al dettaglio e i ristoratori possono ave-
me, come la silvopastorizia, che introduce alberi nei terreni da pa- re un ruolo importante nella riduzione dei rifiuti. I primi possono
scolo, possono incrementare la qualità e la quantità dei prodot- chiedere ai fornitori di usare più cibo proveniente da agricoltura
ti animali: si ricava più cibo da meno bestie nei campi, con meno rigenerativa. Assicurarsi che gli alimenti rechino etichette chiare
risorse utilizzate e meno perdite. E poiché le pratiche di agricol- e standardizzate, che indichino le date ultime di messa in vendita
tura rigenerativa – che possono aumentare le rese dal 5 al 35 per e di consumo, aiuta i negozianti a sapere quando offrirli a prezzo
cento, risanare il suolo e rimuovere più carbonio dall’aria – usano ridotto, e i consumatori a sapere quando buttarli o no. I ristoratori
compost e letame al posto dei fertilizzanti artificiali, gli alimenti possono offrire i piatti in più porzioni diverse, limitare la scelta nel
che non entrano nella filiera possono essere riciclati in loco come menu e incoraggiare i clienti a portare a casa gli avanzi.
fertilizzanti naturali, o essere convertiti da digestori anaerobici Possono fare la loro parte anche le istituzioni e le aziende che
generando biogas per l’energia dell’azienda agricola. Bisogna che curano la ristorazione sui posti di lavoro. Le mense del governo
più imprese si convertano a queste pratiche. In tutti gli Stati Uniti, federale degli Stati Uniti servono oltre 2 milioni di persone; im-
molti ristoranti le stanno aiutando grazie a un’interessante orga- maginate se scegliessero di offrire piatti ricchi di alimenti vegetali
nizzazione, Zero Foodprint, ideata dallo chef Anthony Myint, che preparati con ingredienti perfettamente imperfetti prodotti con
aggiunge qualche centesimo al conto dei clienti per finanziare ini- l’agricoltura rigenerativa. Google oggi sta già facendo tutto que-
ziative di agricoltura rigenerativa in corso di avviamento. sto, e anche di più, nelle proprie mense aziendali.
Per quanto coscienziosi potremo essere, comunque, è inevita-
Salvare il terzo sacchetto bile che lungo la filiera alimentare un po’ di cibo vada perso. I di-
Nei paesi a basso reddito, gran parte del cibo va dispersa anco- gestori anaerobici e il compostaggio sono modi migliori di smaltir-
ra prima di arrivare sul mercato. Migliorare l’istruzione e la forma- lo rispetto al gettarlo nelle discariche, perché generano elettricità
zione professionale degli agricoltori e dei produttori, e l’adozio- o producono terreno fertile. Negli Stati Uniti, oggi otto Stati hanno
ne di tecnologie innovative, può minimizzare gli sprechi. Lo Stato leggi che richiedono che i rifiuti organici non siano smaltiti nelle
indiano del Jharkhand per esempio, grazie a un progetto guida- discariche, per evitare ingenti emissioni di metano. L’ultima ana-
to dallo United Nations Development Program e dalla Global En- lisi di Project Drawdown mostra che se queste soluzioni fossero
vironment Facility, ha installato unità di refrigerazione a energia messe in atto su scala globale si potrebbero ridurre le emissioni di
solare che consentono ai produttori di verdura, frutta e altri beni gas serra di circa 14 miliardi di tonnellate nei prossimi trent’anni.
deperibili di conservare i prodotti senza sacrificarne la qualità. In
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Il vero prodigio si ha quando più soluzioni sono adottate in pa-
Africa, il Consortium of International Agricultural Research Cen- rallelo e mantenute nel tempo. Le scelte individuali di agricolto-
ters ha potenziato la formazione che aiuterà gli agricoltori locali ri, direttori esecutivi, negozianti, chef e consumatori possono pre-
a far crescere più cibo nelle condizioni che si stanno creando con venire, da qui al 2050, abbastanza perdite da non aver bisogno
il cambiamento climatico, usando colture che tollerano meglio la di convertire altra terra per sfamare il mondo. Insieme possiamo
siccità ed evitando l’aratura per proteggere il suolo inaridito. dunque eliminare la fame e sostenere una popolazione globale più
Nei paesi ad alto e medio reddito, gran parte degli sprechi si sana. E ci resteranno ancora abbastanza terreni per le colture de-
ha alla fine della filiera alimentare, nei punti vendita e nelle fami- stinate a produrre materiali biologici come bioplastiche, isolanti e
glie. Qui i consumatori hanno un potere enorme per prevenire gli biocarburanti.
sperperi. Un buon inizio sta nel riflettere su cosa e quanto com- Il rilancio della filiera e l’adattamento delle abitudini alimenta-
priamo. Si comincia con le decisioni consapevoli di acquistare ciò ri non avverranno dall’oggi al domani. E non dovremmo nemme-
che intendiamo mangiare, e mangiare ciò che abbiamo acquistato. no aspettarci di diventare subito perfetti esperti di cucina a base di
Anziché accumulare scorte esagerate di beni deperibili e altri pro- vegetali, orientati all’agricoltura rigenerativa, esigenti su ciò che
dotti, comprarne le giuste quantità riduce gli sprechi. Se per cena compriamo e infastiditi da quanto sprechiamo. Il nostro compi-
cuciniamo troppo, conservando gli avanzi in modo corretto pos- to più importante è essere responsabili nelle scelte che facciamo:
siamo ridurne il deterioramento; o possiamo condividerli con i vi- cercare di essere più «soluzionisti» che riusciamo. Insieme, quel
cini, rafforzando i legami di comunità. terzo sacchetto della spesa lo possiamo salvare. Q
Servono anche cambiamenti culturali di portata più am-
pia. La campagna pubblicitaria lanciata dalla catena francese di
PER APPROFONDIRE
supermercati Intermarché nel 2014, Les fruits et légumes moches
(«la frutta e la verdura brutte»), mirava a evitare gli sprechi cam- Il problema della biomassa. Toensmeier E. e Garrity D., in «Le Scienze» n. 626,
biando l’atteggiamento verso i cibi «imperfetti». I punti vendi- ottobre 2020.

www.lescienze.it Le Scienze 87
Coordinate Negli Stati Uniti il cambiamento Nord-ovest Pianure
(incl. Alaska) del nord Midwest Nord-est
climatico intensifica i periodi
di siccità, soprattutto a ovest

Calif.
Sud-ovest Sud-est

Sempre più a secco (incl. Hawaii) Pianure


del sud

Da oltre vent’anni il National Drought Mitigation Center monitora tificato siccità eccezionali, ma negli ultimi tempi l’aridità si sta in-
decine di indicatori di siccità negli Stati Uniti, inclusi misurazioni tensificando. «Il clima che cambia sta contribuendo alla siccità. E
satellitari dell’evaporazione e del colore della vegetazione, senso- vediamo episodi più frequenti e intensi», afferma Brian Fuchs, un
ri di umidità del suolo, stime di precipitazioni, livelli di fiumi e di climatologo che supervisiona il rapporto settimanale.
portate. Anche in passato le valutazioni dell’agenzia hanno iden- Clara Moskowitz

Intensità ed estensione della siccità per regione nel tempo

Prima barra:
settimana 1 Settimana 52 Pianure Pianure
Nord-ovest California Sud-ovest del nord del sud Midwest Sud-est Nord-est
100%
2000
0%
2001

2002

2003

2004

Grafico di Cédric Scherer e Georgios Karamanis; fonte: U.S. Drought Monitor, prodotto congiuntamente da National Drought Mitigation
2005

Center all’Università del Nebraska-Lincoln, U.S. Department of Agriculture, e National Oceanic and Atmospheric Administration (dati)
2006

2007

2008

2009

2010
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

1-7 settembre 2021

Dal 2012 al 2106 la California ha sperimentato la sua siccità Una siccità verificatasi nel 2011 nelle Pianure del Finora il 2007 è stato l’anno più
più forte tra quelle registrate nei periodi storici documentati. sud si è poi diffusa al Midwest e alle Pianure del nord, asciutto del Sud-est: ad Atlanta
Un clima che si riscalda aumenta la capacità dell’atmosfera quando l’umidità proveniente dal Golfo del Messico sono caduti solo 81 centimetri di
di assorbire vapore acqueo, il che incrementa l’evaporazione è stata assorbita dal Sud inaridito prima che potesse pioggia, il 62 per cento della sua
e amplifica enormemente la siccità. raggiungere il Nord. media annuale di precipitazioni.

88 Le Scienze 640 dicembre 2021


di Michele Bellone I bastioni di Orione
editor di saggistica, giornalista, docente di narrazioni e
comunicazione della scienza. Autore di Incanto (Codice, 2019).

La sociologia del Trono di Spade


Era una rara storia in cui l’ambiente è più decisivo dei
gesti individuali. Una visione utile anche al giornalismo

e cronache del ghiaccio e del fuoco è Skywalker deve completare la sua storia, non

L una saga di romanzi ambientata in un


continente immaginario, caratteriz-
zato da stagioni che possono anche durare an-
può morire di incidente o malattia. E lo stes-
so vale per Darth Vader. Ma Il Trono di Spade
non funzionava così. Il che rendeva davvero
ni e dall’esistenza degli Estranei, creature so- imprevedibile e avvincente la sua storia.
vrannaturali che si preparano a invadere le
terre degli uomini. Uomini che però non si cu- Abbracciare la complessità
rano di questa minaccia, spesso liquidandola Quando la serie televisiva ha raggiunto e
come un’invenzione, perché troppo impegna- superato i romanzi, però, ai registi è manca-
ti a lottare per il potere, fra intrighi di corte e ta l’architettura narrativa sociologica di Mar-
battaglie campali. L’autore, George R. R. Mar- tin. Così hanno preso la via per loro più facile:
tin, ha un approccio molto verosimile al fan- quella psicologica individuale. Col risultato di
tastico: i conflitti fra casate sono ispirati da- appiattire tutta la complessità e l’incertezza di
gli eventi della guerra delle due rose del XV una grande storia corale che parla della corru-
secolo; l’aspetto dei draghi è basato su spunti zione del potere in un racconto morale preve-
scientifici e gli Estranei sono un’esplicita me- dibile e stereotipato. Dove, per esempio, la mi-
tafora dei cambiamenti climatici, soprattutto naccia incombente degli Estranei viene risolta
per quanto riguarda la cecità dei governanti con una singola azione eroica, una singola col-
locali. La serie televisiva che ne è stata tratta, tellata che distrugge la tensione sociologica e
Il Trono di Spade, ha avuto un enorme succes- frantuma la potente metafora climatica, che
so ed è stata portata a termine nel 2019, supe- da grande fenomeno non-umano viene ridot-
rando la saga letteraria che invece non è anco- to a un banale antagonista da eliminare con il
ra stata terminata da Martin.
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giusto trucco.
E il problema va al di là di una storia di dra-
Un difetto fondamentale ghi e magia. È radicato per esempio nel gior-
Ma le ultime stagioni della serie hanno de- nalismo, che, secondo lo studioso del settore
luso molti, sia appassionati sia critici. Come ha Jeff Jarvis, dovrebbe cambiare prospettiva: ab-
scritto la sociologa Zeynep Tufekci su «Scien- bracciare complessità e incertezza, unirsi alle
tific American», ciò è dovuto a «un fondamen- conversazioni con un approccio antropologi-
tale difetto della nostra cultura narrativa ge- co e sociologico, smettere di cercare di spie-
nerale: non sappiamo come raccontare storie gare il mondo in base alle intenzioni dei sin-
sociologiche». Inizialmente, la serie è stata goli e concentrarsi sui principali trend sociali.
piuttosto fedele ai romanzi di Martin, riuscen- La stessa Tufekci si occupa dell’impatto delle
do a trasporre sullo schermo uno stile narrati- tecnologie digitali sulla società, e si scontra di
vo in cui nessun personaggio è davvero al si- continuo con narrazioni psicologiche ed eroi-
curo, neanche i protagonisti, perché il loro che (o antieroiche) centrate su protagonisti co-
destino, invece di essere stabilito dai loro ar- me Mark Zuckerberg, Jack Dorsey o Jeff Bezos
chi narrativi individuali, non può prescindere (fondatori rispettivamente di Facebook, Twit-
dall’ambiente circostante. Un approccio, que- ter e Amazon), ma senza il giusto spazio dato
sto, cui siamo poco abituati, perché la maggior al contesto geopolitico, economico e tecnolo-
parte delle storie a cui siamo esposti è raccon- gico. Ecco perché oggi «abbiamo bisogno di
tata da una prospettiva psicologica individua- tutta l’immaginazione sociologica possibile e,
le dove l’arco narrativo personale ha la priori- draghi fantasy o meno, era bello avere una se-
tà sugli eventi circostanti. In Star Wars, Luke rie che la incoraggiasse, finché è durata».

www.lescienze.it Le Scienze 89
La ceretta di Occam di Beatrice Mautino

biotecnologa, giornalista e comunicatrice scientifica. Tra i suoi libri


più recenti Il trucco c’è e si vede (Chiarelettere, 2018)

La fine del Far West dei tatuaggi


Le sostanze contenute negli inchiostri dovranno seguire
nuove e restrittive indicazioni dell’Unione Europea

l 4 gennaio 2022 entrerà in vigore la più sa delle «numerose preoccupazioni per la sa-

I grande restrizione degli inchiostri del-


la storia dei tatuaggi, un processo che to-
glierà dal mercato migliaia di sostanze chimi-
lute pubblica». Questo perché alcuni ingre-
dienti per gli inchiostri potrebbero essere
sensibilizzanti per la pelle o rientrare nella ca-
che attualmente in commercio e che segna un tegoria di quelli che vengono chiamati CMR,
punto epocale per la gestione della sicurezza cioè cancerogeni, mutageni e tossici per la ri-
di queste pratiche. produzione. Leggiamo sul sito dell’ECHA che
I tatuaggi sono pratiche molto antiche che «grazie alla restrizione sarà possibile preveni-
prevedono, in sostanza, di iniettare pigmenti re ogni anno oltre 1000 casi di reazioni aller-
negli strati più profondi del derma. Una parte giche croniche. Diminuiranno inoltre varie
di questi pigmenti si perde subito con il san- altre reazioni cutanee ed effetti gravi derivan-
guinamento provocato dagli aghi, un’altra ti dai tatuaggi».
quota viene smaltita attraverso il sistema lin-
fatico e circolatorio e quel che rimane subi- Idee intuitive e di buon senso
sce l’azione distruttiva dei raggi ultravioletti Se districarsi fra le tabelle nelle quasi 100
del Sole sbiadendo pian piano i colori. Quello pagine della proposta di restrizione di ECHA
che è sicuro è che tra permanenza nel derma non è banale, le idee alla base della restrizione
e distribuzione in tutto l’organismo, farsi un sono intuitive e di buon senso.
tatuaggio significa scegliere di stare a contat- Intanto, tutte le sostanze vietate per l’u-
to per tutta la vita con sostanze potenzialmen- so nei cosmetici devono essere vietate anche
te pericolose. per l’uso negli inchiostri per tatuaggi: se qual-
cosa è considerato tossico per essere messo
Copia di 40cd6480303f50ad75adb2d6289a0f83
La situazione è seria sulla pelle, l’iniezione sotto la pelle non deve
Potremmo quindi pensare che un’attivi- essere contemplata. Inoltre, sono state vieta-
tà del genere sia molto regolata. Magari non te tutte le sostanze classificate come cancero-
come i medicinali, ma almeno come i cosme- gene, mutagene e tossiche per la riproduzio-
tici che ci spalmiamo e che tanto ci preoccu- ne, mentre per le sostanze irritanti e corrosive
pano, o gli alimenti che mangiamo. Ecco, no. per le quali non è possibile individuare una
I tatuaggi sono una categoria a parte che sto- soglia, la restrizione propone di ridurne la
ricamente, per motivi che non sono chiarissi- presenza il più possibile fissando un limite
mi, è sempre stata un po’ il Far West anche per allo 0,1 per cento. Quando si propone una ri-
chi, come l’Unione Europea, ha un approccio duzione del genere l’obiettivo è scoraggiar-
decisamente cauto e conservativo. ne l’uso riducendo a livelli davvero minimi (e
La situazione è seria e le richieste di met- inutili) la presenza della sostanza. Il risultato
tere ordine nel caos normativo sono arriva- di questo lungo processo è, quindi, la restri-
te un po’ da tutte le parti in causa, tatuatori in zione di circa 4000 sostanze, per un costo sti-
testa. Nel dicembre 2015, quindi, la Commis- mato in quattro milioni e mezzo di euro all’an-
sione Europea ha chiesto all’Agenzia europea no fra perdite e investimenti necessari per
per le sostanze chimiche (ECHA) di valutare i modificare dal 30 al 70 per cento degli inchio-
rischi per la salute delle sostanze contenute stri per tatuaggi.
negli inchiostri per tatuaggi, i relativi impat- La palla adesso passa ai singoli Stati mem-
ti socioeconomici e la necessità di un’azione a bri per far propria la restrizione e aggiornare e
livello dell’Unione Europea con l’obiettivo di uniformare le linee guida, ma il Far West sem-
preparare una restrizione del loro uso a cau- bra già un po’ meno selvaggio.

90 Le Scienze 640 dicembre 2021


di Dario Bressanini Pentole & provette
chimico, divulgatore, gastronomo. Autore di Contro natura
(Rizzoli, 2015), La Scienza della Carne (Gribaudo, 2016)

Si fa presto a dire aceto balsamico


Con questo nome in realtà sono indicati due aceti
diversi e prodotti in quantità assai differenti

egli ultimi decenni, sugli scaffali Oltre alla ovvia differenza di prezzo non

N di supermercati e gastronomie, ac-


canto al tradizionale aceto prodot-
to di solito dalla fermentazione del vino grazie
stupisce che, avendo un invecchiamento mi-
nimo di 12 anni, la produzione annua di balsa-
mico tradizionale sia di soli 10.000 litri contro
ai batteri acetici, ha trovato sempre più spazio gli oltre 90 milioni di litri dell’IGP.
un aceto dal sapore agrodolce. Chiamato dai
più semplicemente «aceto balsamico», in real- Sentire gli acidi
tà include due prodotti molto diversi. Se siete curiosi di sentire il sapore dei vari
L’aceto balsamico tradizionale, nelle due acidi organici prendete 100-150 millilitri (cir-
declinazioni distinte di Reggio Emilia e di Mo- ca mezzo bicchiere) di aceto balsamico IGP
dena, è un prodotto che nel 2000 ha ricevu- del tipo meno denso dove nella lista degli in-
to la Denominazione di Origine Protetta (DOP) gredienti sia l’aceto a essere al primo posto
dall’Unione Europea. per quantità, e al secondo posto il mosto. Leg-
Come racconta Andrea Bezzecchi in un gendo la tabella nutrizionale sceglietene uno
contributo al libro Gastronazionalismo, di Mi- con una percentuale di zuccheri attorno al 20
chele Fino e Anna Cecconi (People, 2021), la per cento o meno. Mettetelo in un pentolino
tradizione familiare di produzione dell’ace- antiaderente e riscaldatelo a fuoco bassissi-
to balsamico nel ducato di Modena e Reggio mo. Via via che il liquido si riduce, una parte
Emilia è vecchia di secoli. Caratteristica pe- dell’acido acetico si vaporizza mentre gli altri
culiare e unica nella produzione del balsami- acidi organici non volatili presenti nel mosto
co tradizionale è di partire esclusivamente da rimangono in soluzione. Mescolate ogni tan-
mosto di vino cotto e niente altro. Bezzecchi, to con una spatola per controllare la densità Aceto a indicazione
ex presidente del Consorzio tutela aceto bal-
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del liquido e fermatevi quando rimane un ve- geografica protetta.
samico tradizionale di Reggio Emilia, spiega lo sulla spatola o quando avrete raggiunto la L’aceto balsamico di Modena IGP è
come nel mosto cotto prima avvenga una fer- densità desiderata, di solito riducendo almeno ottenuto per miscelazione di aceto di vino
mentazione alcolica, poi una acetica, e infine della metà il liquido di partenza. Una volta raf- e mosto cotto e/o concentrato. E deve
si abbia un invecchiamento minimo di 12 anni freddato potete assaggiare il vostro aceto bal- essere invecchiato almeno per 60 giorni.
(che può però superare anche i 25), in cui av- samico ridotto. Se si è addensato troppo pote-
vengono numerose trasformazioni e una lenta te aggiungere un cucchiaino d’acqua.
evaporazione che rende il prodotto più denso Il liquido sarà molto più dolce e meno pun-
e ricco di zuccheri. Una caratteristica peculia- gente di quello di partenza, avendo ridotto il
re è che l’acidità finale è principalmente dovu- contenuto di acido acetico e concentrato gli
ta ad acido tartarico, succinico, malico e glu- zuccheri. Oltre al dolce e all’acido acetico resi-
conico, e solo parzialmente all’acido acetico, duo dovreste percepire anche il sapore carat-
prevalente invece nel normale aceto. teristico e meno aggressivo degli altri acidi or-
ganici presenti inizialmente nel mosto.
Migliaia di litri contro milioni Ovviamente scordatevi di poter trasfor-
L’aceto balsamico di Modena IGP (indica- mare in questa maniera una miscela di aceto
zione geografica protetta) invece è ottenuto e mosto in aceto balsamico tradizionale, con
Serena Campanini/AGF

per miscelazione di aceto di vino e mosto (cot- il suo sapore complesso dovuto alla lentissi-
to e/o concentrato), opzionalmente colorato ma trasformazione del solo mosto di vino cot-
con caramello e con un requisito minimo di to. Potete però divertirvi a usarlo su scaglie
invecchiamento di 60 giorni. L’acidità è dovu- di formaggio di tipo grana o, come fa qualche
ta principalmente all’acido acetico. cuoco, per condire fragole quando è stagione.

www.lescienze.it Le Scienze 91
Rudi matematici Rudy propone al sindaco una campagna
di recupero di abeti usati come alberi di Natale.
E suggerisce anche le regole per piantarli

Cannibali natalizi
n gran parte di quello che viene chiamato «Occidente», per

I tutto il mese di dicembre aleggia incontrastato lo spirito nata-


lizio; entità, questa, che sfugge allegramente a una precisa de-
finizione, ma che spesso viene sintetizzata nella locuzione appena
uscita dalla bocca di Piotr.
«A Natale sono tutti più buoni.»
Il citato spirito natalizio presuppone la persistenza di luoghi
caldi, colorati e festosi, ma la frase è risuonata in un ambiente an-
noiato, da vuota domenica invernale. Tutti i presenti sonnecchia-
vano, e le rappresentanti del sesso femminile (sia l’umana sia la fe-
lina) continuano a farlo. Rudy però, che poco apprezza l’atmosfera
forzatamente armoniosa, decide di prendere l’espressione come
una provocazione. E se c’è una cosa a cui Rudy non sa resistere so-
no le provocazioni.
«Ne dubito, Doc; mi capita spesso di aver voglia di mordere
qualche umano, ma le poche volte che l’ho fatto non ho rilevato
caratteristiche organolettiche entusiasmanti: forse perché più che
di fame, si trattava di sete di vendetta. In ogni caso, non credo che
influisca il periodo dell’anno…»
Piotr alza gli occhi al cielo: «Non volevo disquisire di antropofa-
gia. Aggiungo un “quasi” alla frase, va bene?»
«Ed era qui che volevo arrivare. Dove lo metteresti, questo
“quasi”?»
«Beh… tu non diventi mai più buono, in nessun senso: quindi
pensavo a “A Natale, quasi tutti sono più buoni”.»
«Lo immaginavo: la versione più scialba e scontata. Però…»
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«…però una cosa è certa», sbadiglia Alice, stiracchiandosi «con


voi due che vomitate scemenze, un pacifico pisolino post-prandia-
le è impossibile sempre, Natale o meno che sia.»
«Giusto!» gongola Rudy: «Treccia ha subito compreso il noc-
ciolo della questione. Natale, non Natale, quasi Natale, esprimo- possibili erano più di 40.000, anche se certo non tutte dotate di si-
no concetti ben diversi! Cambia in “Quasi a Natale, sono tutti più gnificato.»
buoni” e scopri che il momento migliore per darsi al cannibalismo Piotr sbuffa con sufficienza: «Vabbè, ma con il latino è facile...»
è tra il solstizio d’inverno e capodanno. Cosa ben diversa dal dub- Alice e Gaetanagnesi si voltano perplesse verso di lui. Prima
bio se “tutti” o “quasi tutti” siano saporiti.» che Piotr possa replicare, Rudy corre in suo aiuto: «Beh, è vero. Le
«Bella forza – interviene Alice stropicciandosi gli occhi – spo- declinazioni del latino aiutano parecchio, in questo gioco di per-
sti una parola e cambia tutto. Benché… non eravate stati proprio mutazioni. Una parola puoi metterla dove vuoi, ma se è un accu-
voi due a raccontarmi quella storia strana che dimostrava proprio sativo resta tale, così come fanno nominativo, genitivo et cetera.
il contrario? C’entravano un religioso e una lode alla Madonna.» Tant’è che Jakob Bernoulli, conoscendo il latino quanto Bauhuis
«Per la miseria, Treccia ha ragione anche stavolta», esclama Ru- e avendo meno rispetto per Tolomeo, ha continuato la ricerca ar-
dy: «Datemi solo un attimo, e… eccolo qua! Sì, era un gesuita: Ber- rivando fino a 3312 frasi. Chissà se è il massimo possibile… la ma-
Illustrazione di Stefano Fabbri

nard Bauhuis, vissuto tra il 1575 e il 1619. Ha preso la sentenza “Tot tematica ci garantisce che permutando quelle otto parole le frasi
tibi sunt dotes, Virgo, quot sidera cœlo” e si è messo a permutare possibili sono 8! = 40320, ma nessuno sa quante siano quelle che
la posizione delle parole facendo in modo che il senso della frase conservino il significato originale. Purtroppo la matematica non
non cambiasse. È arrivato alla bellezza di 1022 frasi, e non per ca- può permettersi quel fascino di intrigante approssimazione pro-
so: 1022 è il numero delle stelle catalogate da Tolomeo. Un’ottan- prio della poesia e della religione. Anche se…»
tina di anni dopo, Jakob Bernoulli ha chiarito che le permutazioni «Anche se?», chiedono in sincrono Alice e Piotr.

92 Le Scienze 640 dicembre 2021


di Rodolfo Clerico, La soluzione del problema esposto in queste pagine sarà
Piero Fabbri e pubblicata in forma breve a gennaio e in forma estesa sul
Francesca Ortenzio nostro sito: www.lescienze.it. Potete mandare le vostre
risposte all’indirizzo e-mail: rudi@lescienze.it.

IL PROBLEMA DI NOVEMBRE

Il mese scorso i nostri si intrattenevano con carte da gioco e di fatto pro- mazzetto; il secondo (Rudy) fa lo stesso, scegliendo anche lui un maz-
ponevano due quesiti. Il primo, abbastanza classico, chiedeva come mai zetto (anche lo stesso di Doc, volendo) e quindi sorteggia una carta da
nel poker si consideri punteggio migliore la «scala a colore» rispetto al questo. Vince chi ha la carta più alta.
poker, visto che le scale a colore possibili in un normale mazzo da 52 La maniera più diretta per capire la strategia ottimale del secondo gioca-
carte sono 40 e i poker solo 13. In realtà, anche se esistono solo 13 ti- tore è quella di tabulare in quadrati 3 x 3 tutti i possibili confronti genera-
pi di poker, le «mani» che possono contenere un poker sono 624, per- ti dalle seguenti direttive: scegliere cuori se Doc sceglie picche; sceglie-
ché ogni poker è composto da quattro carte e come quinta carta se ne re picche se Doc prende fiori, e infine scegliere fiori se Doc ha optato per
può avere una qualsiasi delle 48 residue (48 x 13 = 624). Le scale a co- cuori. In questo modo si vede che la probabilità di vittoria per Rudy con
lore, invece, richiedono tutte e cinque le carte di una mano, e quindi re- questa strategia è pari a 5/9. Per contro, la decisione di prendere la carta
stano 40. dallo stesso mazzetto di Doc non paga: si vede facilmente che Rudy vin-
Il secondo gioco prevedeva invece solo 9 carte in gruppi di tre semi; ce se Doc pesca la carta più bassa, perde se Doc estrae la più alta, e ha
Cuori (2, 7 e 9), Fiori (3, 5 e 10) e Picche (4, 6 e 8). Il primo giocato- il 50 per cento di vittoria nel caso Doc prenda quella di mezzo. In totale,
re (Doc) sceglie prima un mazzetto, poi estrae a caso una carta di quel solo ½, minore di 5/9.

«Beh, anche loro proliferano in fretta, a ritmo fattoriale. Ve-


dete, il problema cruciale è quello della mobilitazione della cit-
tadinanza; servono pubblicità e slogan, perché il progetto abbia
successo. Il sindaco voleva un’area quasi boschiva, e io gli ho sug-
gerito di imporre la regola che non devono mai essere piantati tre
alberi collineari, insomma sulla stessa retta; e siccome il pubblico
adora i grandi numeri, come il nostro gesuita, gli ho suggerito lo
slogan “Costruiamo un miliardo di verdi triangoli!”. Cosa non trop-
po difficile da realizzare, se tutti rispetteranno la regola di non col-
linearità.»
Piotr e Alice aggrottano le sopracciglia. «Davvero?», dice alfine
Doc. «Un miliardo è un gran bel numero. So anch’io che i triango-
li prolificano quando su un piano ci sono molti punti a fare da ver-
tici, ma un miliardo…»
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«Ho fatto il calcolo, Doc. Sì, ci vorranno parecchi alberi; ma ri-
teniamo che potremmo ottenerne anche di più. Forse dovremmo
cambiare lo slogan, o lo spirito della campagna, o…»
«…o, forse, basta aggiungere solo un’altra condizione al contor-
no, no?», sorride Alice.
«Beh, tutta questa aleatorietà mi ha fatto pensare a quella pro- Le sopracciglia di Rudy assumono la forma di una pipa curva:
posta che avevo fatto al sindaco, e forse…» «In che senso, Treccia?»
«Non farmi preoccupare, Capo», sibila Alice, ormai del tutto «Beh, di triangoli ce ne sono di tanti tipi. Aggiungiamo la con-
sveglia. «Quando interagisci con la pubblica amministrazione sor- dizione che vogliamo almeno un miliardo di triangoli acutangoli,
gono sempre grossi problemi per tutto il vicinato, e soprattutto insomma con tutti e tre gli angoli inferiori a 90°, ed ecco che il nu-
per noi tre. Che cosa hai combinato?» mero di alberi necessari cresce, no?»
«Ma no, niente di che… – sminuisce Rudy – e poi l’idea al sinda- «Beh, ovvio che cresce; però non capisco come tutto questo…»
co è piaciuta e potrebbe piacere anche a te, mia pasionaria del ver- «…come tutto questo sia calcolabile, vero?», interviene Piotr. «È
de. È che a Natale molte persone preferiscono ancora addobbare già difficile scoprire quanti alberi servano per avere un miliardo di
un albero vero e vivo, che poi finisce sempre tra i rifiuti. La cosa triangoli; volerli acutangoli mi pare davvero…»
mi è sempre dispiaciuta e, visto che il sindaco aveva il problema di «No, Doc, non è questo che stavo per dire. Il numero di alberi
riqualificare quel grosso appezzamento dell’area dell’ex-gasome- è calcolabile e vicino all’obiettivo che ci eravamo dati io e il sinda-
tro, gli ho suggerito di indire una “campagna di recupero abeti na- co. Quello che non capisco è come tutto questo possa tornare utile
talizi” per piantarli lì, e destinare la zona a parco pubblico.» nella campagna di sensibilizzazione. Mi piaceva il mio slogan, e…»
«Che bella idea! Hai tutto il nostro appoggio, vero Doc?» «Oh, non devi mica cambiarlo di molto», fa Alice: «Basta arric-
«Certo che sì!», conferma entusiasticamente Piotr: «Ma che chirlo un po’. Che ne dici di “Non fare l’ottuso! Costruisci con noi
c’entrano le frasi di Bauhuis, in tutto questo?» un miliardo di verdi triangoli acuti come te!”»

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Libri & tempo libero

Molto spazio, molto tempo e poche leggi


Un distillato dei concetti fondamentali dell’universo accessibili ai non esperti

I fondamentali
di Frank Wilczek
Einaudi, Torino, 2021, pp. 264 (euro 19,50)

l settantenne Frank Wilczek ha ricevuto il premio Nobel per

I la fisica nel 2004 per i suoi studi teorici sull’interazione for-


te, quella che tiene insieme i quark nei protoni e nei neutro-
ni. Wilczek non è solo uno dei maggiori fisici teorici del XX secolo
– le sue scoperte maggiori risalgono agli anni settanta – ma an-
che «uno dei più grandi divulgatori», come ha scritto di lui il ma-
tematico Steven Strogatz. Oltre a collezionare cattedre universita-
rie tra Stati Uniti, Cina e Svezia, tiene una rubrica sul «Wall Street
Journal» e con I fondamentali. La fisica in dieci parole chiave giun-
ge al suo ottavo saggio divulgativo. Dopo gli studi sui quark e i
gluoni, insieme a Steven Weinberg, Wilczek è stato uno dei teoriz-
zatori dell’assione, una possibile particella di materia oscura. Nel
saggio racconta che il nome gli venne al supermercato notando
un detersivo chiamato «Axion». Sempre alla sua creatività si deve
l’idea, partorita nel 2012, dei cristalli temporali, uno stato quanti-
stico in cui le particelle permangono in un moto periodico e resi-
stono all’entropia. L’esistenza di questi particolari cristalli è stata
confermata da studi sperimentali dal 2017 in poi.
Con questo rispettabilissimo e originale curriculum, Wilczek
prova oggi a raccontare quali siano i dieci concetti chiave – più che
singole parole – su cui si fonda la nostra più accurata descrizione
del mondo. A differenza di quanto fanno altri saggi divulgativi,
Wilczek non tenta di proporre al lettore una versione semplifica-
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ta delle complicate teorie elaborate dagli scienziati. Tenta invece


di distillare da tanti anni di ricerche le caratteristiche dell’univer-
so più macroscopiche, quelle che afferra facilmente anche un non
esperto. «C’è molto spazio» e «C’è molto tempo» sono, per esem-
pio, due dei dieci concetti fondamentali raccontati da Wilczek. E,
con la stessa semplicità, altri due capitoli si intitolano «Ci sono po-
chi ingredienti» e «Ci sono poche leggi». chiave in meccanica quantistica. Spiega perché, per esempio, di
Così appare il mondo al fisico teorico statunitense (con radici una particella non sapremo mai con precisione simultanea velo-
in Polonia e in Italia), e non servono formule particolari per tra- cità e posizione, un caso particolare detto «principio di indetermi-
smettere il messaggio. Wilczek, piuttosto, si sofferma spesso sul- nazione». Ma la complementarità ha ramificazioni molto più arti-
le ricerche che lo hanno coinvolto in prima persona o che meglio colate. Nella musica, per esempio, sono complementari la melodia
hanno messo in luce il dialogo tra gli scienziati e l’universo sulle e l’armonia: l’ascoltatore, per mettere a fuoco l’una, deve oscurare
scale più piccole e più grandi, come la ricerca del bosone di Higgs l’altra. «La complementarità è un invito a prendere in considera-
e quella delle onde gravitazionali. Il viaggio non è ancora finito, zione punti di vista diversi», e a non mettere in conflitto filosofia,
perché «la storia cosmica è un libro aperto» di cui intuiamo appe- arte e scienza. Gli strumenti conoscitivi, sostiene Wilczek, vanno
na l’inizio – il big bang – ma certo non conosciamo la fine. scelti in base alle domande a cui cerchiamo risposta. In questa cas-
Nel saggio compare più volte la parola «umiltà» e non è un ca- setta degli attrezzi la scienza ha certo un posto particolare, sebbe-
so. Nonostante i successi scientifici a cui lui stesso ha contribui- ne non esclusivo. «Gli scienziati che definiscono se stessi in modo
to, Wilczek non vede nella fisica l’unico percorso possibile verso ristretto non riescono ad arricchirsi mentalmente – scrive il fisico
la conoscenza. Piuttosto, difende un approccio multidisciplinare – ma le persone che evitano la scienza si impoveriscono».
o, meglio, «complementare». La complementarità è un concetto Andrea Capocci

94 Le Scienze 640 dicembre 2021


Storie di geni e di asfalto
Le pressanti sfide urbane promuovono adattamenti rapidi

Menno Schilthuizen è biologo evoluzionista ed ecologo. ro sopravvivenza. Ma possono anche creare nuove op-
La sua ricerca lo porta in luoghi selvaggi, come la fo- portunità, nuove nicchie ecologiche.»
resta pluviale incontaminata del Borneo, alla scoperta Nel libro illustra alcuni cambiamenti già segno di urba-
di nuove specie di fauna e flora selvatiche. Ma anche nizzazione, come i gusci delle chiocciole che nel centro
gli habitat urbani attirano la sua attenzione perché so- delle città stanno diventando più chiari per ridurre il sur-
no «pentole a pressione» del cambiamento ambientale, riscaldamento d’estate, nell’isola di calore urbana. O gli
dove le specie devono accelerare la propria evoluzione adattamenti alle condizioni locali dei topi dai piedi bian-
per non estinguersi. Nel libro ci porta a guardare i centri chi nei parchi di New York: ogni parco ospita la propria
urbani come una miriade di ecosistemi in miniatura do- banda di topi e a Central Park si è riscontrata l’evoluzio-
ve la natura evolve di fronte alle sfide poste da cemen- ne sorprendente di un gene che permette di digerire i
to, vetro, acciaio, rumore e inquinamento. Perché «per cibi molto grassi consumati dai visitatori i cui avanzi di-
quanto possibile la natura cambia e si adatta. E più la ventano il loro pasto.
pressione è alta, più il processo è rapido e pervasivo». Nel raccontare questo nuovo capitolo dell’evoluzione,
In questo libro coinvolgente, l’autore ci invita a consi- tra progetti di citizen science e passando dal fringuello
derare le città come fenomeno ecologico nuovo dove è di Darwin al merlo europeo (emblema della speciazione
in corso l’inarrestabile capacità di adattarsi dei viventi. urbana), Schilthuizen non vuole essere frainteso: sotto-
«Ogni forma di vita non umana sulla Terra entra in con- lineando il dinamismo con cui la natura si sviluppa nelle Darwin va in città
tatto con noi, direttamente o indirettamente. E questi in- città, non vuole sottovalutare, anzi, l’importanza di con- di Menno Schilthuizen
contri non sono privi di conseguenze per gli organismi servare quante più possibili aree naturali intatte. Raffaello Cortina, Milano, 2021,
in questione. Possono costituire una minaccia per la lo- Simona Regina pp. 354 (euro 24,00)

Le basi monche del patriarcato


Fino a metà Neolitico vigeva un equilibrio sociale fra i sessi
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La lotta contro l’invisibilità del genere femminile negli ca parla di donne guerriere, robuste e muscolose, inten-
studi sulle origini e sulla storia della nostra specie è ap- te a svolgere tante attività diverse. Esemplare è il caso di
pena iniziata. Marylène Patou-Mathis, direttrice di ricer- un capo vichingo, sepolto con cavalli e armi, la cui tom-
ca del CNRS francese, in questo libro spiega come il ba è stata scoperta nel 1880: nel 2017 l’analisi del DNA
ruolo delle donne sia stato fin qui ignorato e distorto dal- ha confermato che in realtà era una signora della guer-
le ricostruzioni paleoantropologiche, disposte ad am- ra. Molti archeologi hanno ribattuto che in tal caso dove-
mettere solo un loro contributo biologico all’evoluzione va trattarsi di una vestizione post mortem, a conferma di
umana legato alla riproduzione. Al contrario, non ci so- schemi mentali più ideologici e sessisti che scientifici.
no ragioni fisiologiche o intellettive che escludano a pri- Il libro esamina le prove che lasciano presupporre, fi-
ori la loro partecipazione alla caccia o alla decorazione no alla metà del Neolitico, un sistema molto equilibra-
delle grotte. Tanto che è di donna la maggior parte del- to tra uomini e donne, il cui ruolo sociale, economico
le mani negative dipinte sulle pareti delle grotte del Pa- e culturale sta emergendo solo da quando sono diven-
leolitico superiore, e le tante raffigurazioni femminili po- tate a tutti gli effetti oggetto di studio scientifico. Infine,
trebbe indicarne un elevato status sociale. conclude l’autrice, la scienza preistorica giunge negli
A questo disvelamento non hanno contribuito solo nuo- abissi del tempo, dove il patriarcato dovrebbe trovare la
ve scoperte, ma una rilettura dei reperti già a disposizio- propria giustificazione originaria, ma non ne fornisce al-
ne, fin qui interpretati erroneamente attraverso il prisma cuna e mostra che la dominazione maschile è così radi- La preistoria è donna
dello sguardo maschile e dei pregiudizi di genere, di cui cata nelle società da sembrare «naturale», ma non lo è. di Marylène Patou-Mathis
era intriso anche il contesto storico e intellettuale in cui Un saggio da non perdere. Giunti Editore, Firenze, 2021,
nacque la preistoria come disciplina di studio. La ricer- Nicla Panciera pp. 300 (euro 20,00)

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Libri & tempo libero

E. T. secondo l’evoluzione
Interrogarsi sugli extraterrestri per capire la biologia

L’esistenza di forme di vita extraterrestre è una questio- di vita, su cui il dibattito non è per niente concluso (pen-
ne che stimola la mente degli umani fin dalla notte dei siamo per esempio ai virus, che alcuni vorrebbero inclu-
tempi e costituisce la base per una sconfinata produzio- dere tra gli esseri viventi, anche se tradizionalmente ne
ne letteraria e artistica, in uno dei filoni più popolari della sono esclusi). Ci si deve quindi soffermare su concet-
fantascienza. E non si tratta certo di una domanda ozio- ti fondamentali come metabolismo, riproduzione, adat-
sa, perché ha rappresentato un punto di partenza per tamento e così via.
riflessioni teoriche importanti. Anche quando l’imposta- La trattazione concorre anche a mettere indirettamente
zione del discorso appariva piuttosto tranchant, come in evidenza lo stretto rapporto che esiste tra diversi cam-
nella famosa osservazione di Fermi nell’ambito del pa- pi della conoscenza. Per esempio, si ragiona in termini
radosso che porta il suo nome: «Dove sono tutti quan- probabilistici sulle possibilità più o meno remote di tro-
ti?» (riferito agli alieni, in particolare a eventuali civiltà vare vita aliena, oppure si riflette su concetti fisici come
sviluppate di cui non abbiamo segni). flussi di energia, entropia, termodinamica, elettroma-
Marco Ferrari, giornalista scientifico e biologo mol- gnetismo. O ancora, ci si interroga sulla struttura chimi-
to attivo nella divulgazione della teoria dell’evoluzione, ca di molecole e composti, sulle dinamiche sociologi-
ha scelto di partire da queste domande antiche, dimo- che dei gruppi di individui, o sulle diverse strategie di
strando fino a che punto possano rivelarsi feconde e comunicazione. Nessuna ipotesi può naturalmente dir- Come costruire
molto più interessanti di un semplice gioco intellettuale, si risolutiva, ma le occasioni che l’autore offre al lettore un alieno
che pure ha di per sé una dignità. Per riflettere sulla vi- per rinforzare le proprie conoscenze scientifiche in mo- di Marco Ferrari
ta extraterrestre, infatti, occorre ripercorrere tutte le basi do attivo e divertente sono numerosissime. Codice Edizioni, Torino, 2021
della biologia evoluzionistica, a partire dalla definizione Anna Rita Longo pp. 256 (euro 17,00)

Scoprire il cosmo con la luce


I segreti della teoria della relatività alla portata di tutti
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Era la fine dell’Ottocento, quando un adolescente tede- senza formule matematiche e con frequenti riferimen-
sco scopriva gli esperimenti mentali costruiti con il pote- ti alla fantascienza. Due eventi possono essere davve-
re dell’immaginazione, chiedendosi che cosa si vedreb- ro simultanei? Si può superare la velocità della luce?
be se si potesse viaggiare al fianco di un raggio di luce. Che cos’è la gravità? Sono domande la cui risposta vie-
La risposta a questo interrogativo sarebbe arrivata mol- ne svelata dalla più bella tra tutte le teorie, così sempli-
ti anni più tardi e avrebbe sconvolto il mondo scientifico, ce eppure così complessa, in un viaggio che parte dal-
con la teoria della relatività. È questo il punto di partenza la superficie terrestre a bordo di un treno, arriva prima
del racconto di Amedeo Balbi, astrofisico dell’Universi- su un ascensore in caduta libera nell’atmosfera, poi su
tà di Roma «Tor Vergata» nonché apprezzato e prolifico un’astronave verso Proxima Centauri e infine nelle pro-
divulgatore, che ci accompagna nella scoperta delle te- fondità del cosmo, faccia a faccia con un buco nero e
orie di Albert Einstein. indietro nel tempo fino al big bang.
Proprio come Einstein, Balbi sfrutta la nostra capacità Grazie alla relatività come chiave di volta, Balbi da un la-
di immaginare situazioni ipotetiche, di farci scienziati, to svela lo spazio-tempo e la gravità, dall’altro la storia
sfidandoci ad afferrare l’essenziale di quello che ci cir- delle più importanti scoperte dell’astrofisica, dalla radia-
conda e lasciandoci indietro le inutili «illusioni» legate zione cosmica di fondo alle onde gravitazionali. Ovvia-
al nostro qui e ora. Grazie a questi esperimenti men- mente c’è spazio anche per uno sguardo al futuro e a Inseguendo
tali possiamo seguire le orme del fisico tedesco e ad- una storia ancora da scrivere: l’incontro tra infinitamen- un raggio di luce
dentrarci nei meandri della relatività. Balbi la scompone te grande e piccolo, tra le teorie di Einstein e la mecca- di Amedeo Balbi
con cura, pezzo per pezzo ma mai in modo didascalico, nica quantistica. Rizzoli, Milano, 2021,
guidandoci lentamente a scoprire i segreti della realtà, Andrea Gentile pp. 228 (euro 17,00)

96 Le Scienze 640 dicembre 2021


Dialoghi di un antropologo
Le storie intricate dei Neanderthal e degli altri umani

Due passi con i neanderthaliani attraverso il tempo e lo siti italiani. Il Circeo diventa il luogo di un sogno in cui
spazio, chiacchierando con il principale esperto italia- il paleoantropologo di oggi si trova a dialogare con uno
no, partendo dall’incantevole mare del Circeo. Giorgio dei Neanderthal vissuti lì nella grotta Guattari, quando il
Manzi – firma nota ai lettori di queste pagine – alza il promontorio non era sul mare.
sipario sull’evoluzione umana, portando in scena fram- Scorrendo le pagine del tempo (e di questo appassio-
menti d’osso, manufatti di ogni tipo e la passione per la nante volume) ricostruiamo un’evoluzione molto com-
ricerca. plessa, con numerose specie di Homo diffuse in tutto il
Il titolo è un po’ ingannevole: non si parla di soli mondo, che spesso si incontravano e incrociavano (an-
Neanderthal. La prima parte è dedicata in prevalenza che noi sapiens abbiamo DNA neanderthaliano). Un’e-
alle specie che li hanno preceduti, e in tutto il volume voluzione a «mosaico», perché le diverse specie esibi-
c’è un’altra protagonista: la pratica paleoantropologi- vano differenze ma anche tratti simili che riemergono
ca. Dal pennello con cui ripulire i fossili, fino alle rico- nelle ricostruzioni, ma non lungo un’unica linea; un’evo-
struzioni al computer con stampe in 3D, passando per luzione complessa spinta dalle differenti condizioni am-
la genomica e il continuo confronto con la storia della bientali e dalla casualità delle mutazioni. Anche quan-
disciplina (i ritrovamenti del passato, la riclassificazio- to a capacità cognitive, i neanderthaliani probabilmente
ne dei reperti, gli scontri con la tradizione), Manzi ne avevano tratti in comune con la nostra specie. Tuttavia, L’ultimo Neanderthal
apre tutto il manuale. Ci viene restituito un Homo nean- il nostro passato è ancora pieno di interrogativi, e solo racconta
derthalensis molto dettagliato sia sul piano anatomico grazie alla buona ricerca ulteriore «luce si farà sull’origi- di Giorgio Manzi
sia su quello genetico, nonché un’accurata storia del- ne dell’uomo», come scriveva Charles Darwin. Il Mulino, Bologna, 2021,
le ricerche, vividamente narrate soprattutto riguardo ai Mauro Capocci pp. 232 (euro 15,00)

Dalla Terra palla di neve a oggi


Da miliardi di anni la vita e il clima si influenzano a vicenda
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Quasi due miliardi e mezzo di anni fa, su una Terra di Pisa, ci fa affrontare in questo libro che racconta come
aspetto molto diverso da quello attuale, aumentò la con- sia cambiato il clima dall’origine della Terra ai giorni no-
centrazione di ossigeno in atmosfera. È in questo perio- stri. Ma l’episodio mostra il nesso fondamentale che
do che probabilmente si creò lo strato di ozono fonda- permette di leggere tutte le epoche climatiche, compre-
mentale per proteggerci dalle radiazioni ultraviolette del sa la nostra: il clima e la vita sono intimamente legati.
Sole. Il cambiamento, che per i tempi geologici fu molto Modifiche del clima determinano quali organismi sia-
veloce, ebbe ripercussioni su tutti gli ecosistemi. Ma an- no più favoriti, ma allo stesso tempo l’attività degli esse-
cora più sul clima. ri viventi ha effetti sul clima, con una serie di relazioni di
Come racconta Provenzale, «nel nuovo regno dell’ossi- feedback, anche molto complesse.
geno che stava emergendo, la concentrazione di me- La cosa è più che mai vera per le radici dell’attuale crisi
tano nell’atmosfera venne dunque ridotta» e, in con- climatica e ambientale, in cui una specie, la nostra, ha
comitanza di un Sole debole, la Terra affrontò un avuto un impatto sull’ambiente senza precedenti. Non
cambiamento climatico epocale. E si ricoprì di uno stra- in termini di potenza, ma di velocità. Per Provenzale è
to di ghiaccio: «Era nata la Terra “palla di neve”». Le fondamentale capire il passato per comprendere meglio
glaciazioni periodiche sono un elemento ricorrente, e si il presente e poter così ragionevolmente prevedere il fu-
teorizzano diversi episodi di Terra palla di neve associati turo. Ma leggerlo permette di rendersi conto in maniera Coccodrilli al Polo Nord
a trasformazioni profonde del bioma terrestre. precisa di quanto impatto abbia avuto l’industrializzazio- e ghiacci all’Equatore
È solo un frammento della lunghissima cavalcata che ne sul clima e spinge ancora di più a indirizzare ai deci- di Antonello Provenzale
Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di geoscien- sori politici un messaggio semplice: agire ora. Rizzoli, Milano, 2021,
ze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche a Marco Boscolo pp. 396 (euro 18,00)

www.lescienze.it Le Scienze 97
Prossimo numero

a gennaio

Quando è nata la guerra


di Anna Meldolesi

Stabilire quando e perché sia scoppiata la prima guerra è una que-


stione scientifica con profonde ricadute filosofiche e anche poli-
tiche. Ma antropologi, archeologi, etnografi sono tutt’altro che in
pace tra loro sulle origini della guerra.

Il fisico artificiale
di Anil Ananthaswamy

MELVIN è un sistema di apprendimento automatico progettato


per velocizzare i calcoli, ma è andato oltre le aspettative dei suoi
ideatori. Questo sistema di intelligenza artificiale ha fatto progres-
si sensazionali alle frontiere della fisica quantistica sperimentale,
progettando esperimenti al di là dell’immaginazione umana.

I segreti dei babbuini sacri


di Nathaniel J. Dominy

Le ricerche sui babbuini, viventi e mummificati, fanno intuire per


quali motivi gli antichi egizi adorassero questi primati fastidiosi
e rivelano anche la probabile posizione del leggendario regno di
Punt.

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98 Le Scienze 640 dicembre 2021


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