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le Scienze

edizione italiana di Scientific American


Agosto 2022
euro 5,90

L’era della
repressione digitale

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Per sorvegliare i cittadini


e reprimere il dissenso
un numero crescente di paesi
ricorre alle tecnologie digitali

Paleontologia Ambiente Paleoantropologia


La riscossa dei mammiferi Perché il riciclo dell’urina Homo naledi,
dopo l’estinzione dei dinosauri può aiutare il pianeta un arrampicatore inaspettato
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in copertina Sommario
Molti regimi autoritari usano spionaggio e censura digitali per reprimere
gli oppositori, ma anche nei paesi democratici gli usi problematici non
mancano (Immagine in copertina: ER_Creative/iStock) Agosto 2022 numero 648

58

TECNOLOGIA AMBIENTE

26 L’era della repressione digitale 58 La rivoluzione dell’urina


di Marco Boscolo di Chelsea Wald
In un numero crescente di paesi le tecnologie dell’infor- Separarla dal resto delle acque reflue potrebbe mitigare
mazione, e in particolare quelle digitali, sono impiegate difficili problemi ambientali, ma ci sono ostacoli enormi
per sorvegliare i cittadini e reprimere il dissenso alla revisione radicale di uno degli aspetti più elementa-
ri della nostra vita
PALEONTOLOGIA

34 La riscossa PALEOANTROPOLOGIA

dei mammiferi 66 L’arrampicatore


di Steve Brusatte che non era più una scimmia
Erano rimasti all’ombra dei dinosauri per milioni di anni. di Jean-Luc Voisin
Poi l’impatto di un asteroide con la Terra creò un nuovo L’anatomia da arrampicatore di Homo naledi sembra ano-
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mondo pieno di opportunità evolutive mala vista la rarità degli alberi nel suo ambiente, ma può
essere stata un adattamento a falesie e grotte, come del re-
NEUROSCIENZE sto per i suoi predecessori australopitechi
42 Il cervello
MEDICINA
costruttore del mondo
di György Buzsáki 74 Il parassita tenace
Il cervello sonda il mondo intorno a noi selezionando sol- di Arnaldo D’Amico
tanto l’informazione che gli serve per sopravvivere e ave- Eradicarla dall’Italia non è stato facile, e nonostante i far-
re successo maci, gli insetticidi e gli altri presidi, in vaste aree del
mondo la malaria continua a eludere le nostre difese
© MAK/Georg Mayer, EOOS NEXT

FISICA TEORICA
SVILUPPO INFANTILE
50 Una nuova struttura
della realtà 82 Per dare ai bambini
di Natalie Wolchover una vita migliore
La vana ricerca di nuove particelle elementari che spie- di Dana Suskind e Lydia Denworth
ghino l’universo che osserviamo costringe i fisici a ripen- Gli studi sul cervello indicano le scelte politiche da fare
sare un vecchio presupposto sulle leggi della natura per migliorare le abilità cognitive e sociali dei piccoli

www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche

7 Editoriale
di Marco Cattaneo

8 In edicola

10 Intervista
La lunga marcia verso l’Einstein Telescope
di Matteo Serra

12 Made in Italy
Trasformare ogni veicolo in un robot a guida autonoma
di Letizia Gabaglio

10 14 Il matematico impertinente
Il maestro di tutti noi di Piergiorgio Odifreddi

15 Scienza e filosofia
Equilibri nella foresta di Telmo Pievani

16 Homo sapiens
Una moltitudine di specie di Giorgio Manzi

17 La finestra di Keplero
Un GPS per lo spazio profondo di Amedeo Balbi

88 Coordinate
Tempo selvaggio di Clara Moskowitz
17
89 I bastioni di Orione
La parabola di Crichton di Michele Bellone

90 La ceretta di Occam
Spray nasali per abbronzarsi di Beatrice Mautino

cortesia ESA/S. Marti (radiotelescopio, in mezzo); brazzo/iStock (patatine fritte, in basso)


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91 Pentole & provette


L’olio nei fritti di Dario Bressanini
Cortesia ET Collaboration (illustrazione Einstein Telescope, in alto);
92 Rudi matematici
Di centesimi, piedi e zappe
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio

91 94 Libri & tempo libero

SCIENZA NEWS

18 All’origine del lungo collo delle giraffe 21 Il nucleo della Terra 23 Le Alpi sono sempre
20 Com’è Ryugu studiato da vicino oscilla in modo periodico più verdi
20 Un’ipotesi per la nascita di galassie 22 La domesticazione dei polli 23 Le origini della peste nera
senza materia oscura 22 Le salamandre paracadutiste in Asia Centrale
21 Una nuova vista sulla Via Lattea planano tra gli alberi 24 Brevissime

4 Le Scienze 648 agosto 2022


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di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello John P. Moore
presidente, Wenner- docente di microbiologia e
Gren Foundation for immunologia, Weill Medical
Anthropological Research College, Cornell University
Roberto Battiston M. Granger Morgan
professore ordinario di fisica docente, Carnegie Mellon
sperimentale, Università University
di Trento Miguel Nicolelis
Roger Bingham condirettore, Center for
docente, Center for Brain and Neuroengineering, Duke
Cognition, Università della University
California a San Diego Martin Nowak

La scelta europea Edoardo Boncinelli


docente, Università Vita-
Salute San Raffaele, Milano
Arthur Caplan
direttore, Program for
Evolutionary Dynamics,
Harvard University
Robert Palazzo
docente di biologia,

per gas e nucleare


docente di bioetica,
Rensselaer Polytechnic
Università della Institute
Pennsylvania
Telmo Pievani
Vinton Cerf
professore ordinario filosofia
Chief Internet Evangelist, delle scienze biologiche,
Google Università degli Studi di
George M. Church Padova
L’inserimento di queste fonti nella tassonomia dell’UE direttore, Center for Carolyn Porco
Computational Genetics, leader, Cassini Imaging
è vincolato al loro contributo alla neutralità climatica Harvard Medical School Science Team, e direttore,
Rita Colwell CICLOPS, Space Science
Institute
docente, Università del
Maryland a College Park e Vilayanur S.
Ramachandran

C
omplice soprattutto la crisi del rò si vanno a leggere le disposizioni conte- Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health direttore, Center for Brain
gas russo innescata dal conflit- nute nel Complementary Climate Delega- Richard Dawkins and Cognition, Università
della California a San Diego
to in Ucraina, da qualche mese a ted Act, il testo stabilisce con chiarezza che fondatore e presidente,
Lisa Randall
Richard Dawkins Foundation
questa parte la questione energetica è tor- le attività concernenti gas e nucleare so- Drew Endy docente di fisica, Harvard
University
nata di grande attualità. Ma non solo per no indicate sotto stringenti condizioni: per docente di bioingegneria,
Carlo Alberto Redi
Stanford University
quello. Sullo sfondo, e a lungo termine, ci entrambe, che contribuiscano alla transi- Ed Felten
docente di zoologia,
Università di Pavia
sono gli obiettivi di decarbonizzazione sta- zione alla neutralità climatica; per il nuclea- direttore, Center for
Martin Rees
Information Technology
biliti dalla Conferenza sul clima di Glasgow re, che rispetti i requisiti di sicurezza nu- Policy, Princeton University docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
e soprattutto gli ambiziosi traguardi del cleare e ambientale; e per il gas, infine, Kaigham J. Gabriel Cambridge
presidente e CEO, Charles
Green Deal dell’Unione Europea (UE) di ri- che contribuisca alla transizione dal car- Stark Draper Laboratory
John Reganold
docente di scienza del suolo,
durre le emissioni di gas serra almeno del bone alle rinnovabili, nel ruolo di solu- Harold Garner Washington State University
55 per cento rispetto al 1990 entro il 2030 zione transitoria. Il tutto in osservanza direttore, divisioni sistemi e Jeffrey D. Sachs
informatica medici, docente,
direttore, The Earth Institute,
e di raggiungere la neutralità climatica en- dell’articolo 10(2) del Regolamento euro- Virginia Bioinformatics Columbia University
Institute, Virginia Tech
tro il 2050. peo 2020/852, secondo il quale queste at- Michael S. Gazzaniga
Eugenie C. Scott
Founding Executive Director,
In questo quadro si inserisce il dibatti- tività devono avere livelli di emissioni che direttore, Sage Center for the National Center for Science
Study of Mind, Università Education
to sulla tassonomia delle attività sostenibi- corrispondono alle migliori prestazioni del della California a Santa
Terry Sejnowski
li a cui l’UE sta lavorando da qualche anno, settore, non ostacolare lo sviluppo e la dif- Barbara
docente e direttore del
David Gross
vale a dire il «sistema di classificazione che fusione di alternative a basse emissioni di docente di fisica teorica,
Laboratorio di neurobiologia
computazionale, Salk
stabilisce un elenco di attività economiche carbonio e non vincolare ad attività ad al- Università della California a Institute for Biological
Santa Barbara (premio Nobel Studies
sostenibili dal punto di vista ambientale», ta intensità di carbonio, considerandone la per la fisica 2004) Michael Shermer
come si legge sul sito della Commissione. durata economica. Danny Hillis editore, rivista «Skeptic»
co-presidente, Applied Michael Snyder
L’obiettivo del regolamento europeo è con- Considerata l’inerzia di un sistema com- Minds, LLC
docente di genetica, Stanford
tribuire a incrementare gli investimenti so- plesso come l’infrastruttura energetica in Daniel M. Kammen
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University School of Medicine


direttore, Renewable Giorgio Vallortigara
stenibili fornendo ad aziende, investitori e un continente con il grado di sviluppo e di and Appropriate Energy docente di neuroscienze,
responsabili politici definizioni appropria- benessere dell’Europa, la scelta dell’Unio- Laboratory, Università della direttore associato, Centre
California a Berkeley for Mind/Brain Sciences,
te per le attività economiche che posso- ne sembra dunque improntata a un com- Vinod Khosla Università di Trento
no essere considerate sostenibili dal punto prensibile pragmatismo. Anche perché, Partner, Khosla Ventures Lene Vestergaard Hau
Christof Koch docente di fisica e fisica
di vista ambientale. La tassonomia stabi- per esempio, la decisione tedesca di abban- presidente dell’Allen Institute applicata, Harvard University
lisce sei obiettivi ambientali: mitigazione donare il nucleare risale al 1998 e la chiusu- for Brain Science di Seattle Michael E. Webber
Lawrence M. Krauss direttore associato, Center
dei cambiamenti climatici; adattamento ai ra delle ultime centrali è prevista per la fi- for International Energy
direttore, Origins Initiative,
& Environmental Policy,
cambiamenti climatici; uso sostenibile e ne di quest’anno. Ma con la crisi del gas il Arizona State University
Università del Texas ad
protezione delle risorse idriche e marine; governo tedesco ha deciso di tornare a ri- Morten L. Kringelbach Austin
direttore, Hedonia: George M. Whitesides
transizione verso un’economia circolare; correre al carbone, che ha un tasso di emis- TrygFonden Research Group, docente di chimica e
Università di Oxford e
prevenzione e controllo dell’inquinamen- sioni di gas serra doppio rispetto al gas e ol- Università di Aarhus
biochimica, Harvard
University
to; protezione e ripristino della biodiversità tre 40 volte superiore rispetto al nucleare. Steven Kyle Nathan Wolfe
docente di economia
e degli ecosistemi. Quelle dell’Unione Europea sono racco- applicata e management,
direttore, Global Viral
Forecasting Initiative
Nelle ultime settimane, a scatenare la mandazioni motivate dall’urgenza di ridur- Cornell University
Anton Zeilinger
Robert S. Langer
polemica tra opposte tifoserie, e a dividere re le emissioni qui e ora, per cercare di con- docente di ottica quantistica,
docente, Massachusetts Università di Vienna
alleanze politiche già fragili, è stato l’inse- tenere l’aumento della temperatura globale Institute of Technology Jonathan Zittrain
rimento di gas e nucleare in tassonomia da entro 1,5 o al massimo 2 gradi rispetto all’e- Lawrence Lessig docente di legge e computer
docente, Harvard Law School science, Harvard University
parte del Parlamento Europeo. Quando pe- ra preindustriale. Con ogni mezzo.

www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola In edicola con «Le Scienze» di settembre
i paradossi della credenza razionale, l’ultimo
volume della collana Paradossi della scienza

La scienza non è una lotteria


e una lotteria ha un premio e 1000 biglietti, è razionale credere che

S il primo biglietto non vincerà. Così per il secondo, e tutti gli altri.
Ma allora, dovremmo concludere che tutti i biglietti non vinceran-
no: una persona razionale dovrebbe credere all’insieme delle cose a cui cre-
de razionalmente prese una per una. Ma com’è ovvio, crediamo razional-
mente che un biglietto vincerà. È uno dei paradossi della credenza razionale
illustrati nel volume di settembre della collana Paradossi della scienza, ac-
quistabile con «Le Scienze» a 14,90 euro (il prezzo include anche la rivista).
Sono paradossi importanti perché mettono alla prova le nostre intuizioni su
verità, certezza, probabilità e razionalità. E sembrano smontare una soluzio-
ne a un problema cruciale della scienza: sapendo che ogni credenza è fallibi-
le, come possiamo avere credenze che sono allo stesso tempo razionali e fal-
libili, cioè le credenze che gli scienziati hanno in una teoria scientifica?

P I A N O D E L L’ O P E R A
1 - Il paradosso del mentitore 11 - I paradossi della conoscenza
2 - Il paradosso dei compleanni 12 - Il paradosso di Cantor
3 - Achille e la tartaruga 13 - Il paradosso dell’onnipotenza
4 - Il gatto di Schrödinger 14 - Il paradosso dell’asta nel fienile
5 - Il paradosso dei gemelli 15 - I paradossi della democrazia
6 - I paradossi del futuro 16 - I paradossi dell’informatica
7 - Il paradosso dell’albergo 17 - Il paradosso del prigioniero
di Hilbert 18 - Il paradosso del sorite
8 - Il paradosso del nonno 19 - I paradossi del divenire
9 - Il paradosso del barbiere 20 - I paradossi della credenza
10 - Il paradosso di Olbers razionale

I QUADERNI R I S E R VAT O
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A G L I A B B O N AT I

Una nuova versione Per tutti gli abbonati

per l’IA è on line il sito


www.ilmioabbonamento.gedi.it
dove è possibile acquistare
I quaderni de Le Scienze tornano anche in versione carta- i prodotti in uscita con
cea. Il primo volume è stato allegato al numero di luglio ed Le Scienze allo stesso prezzo
è dedicato all’intelligenza artificiale. Questo quaderno è una dell’edicola.
nuova edizione, aggiornata ed estesa, del quaderno digita- Registrandosi sul sito inoltre
le già pubblicato sull’argomento. I quaderni cartacei saran- è possibile usufruire di sconti
no in edicola a cadenza periodica allegati a «Le Scienze». Gli sugli abbonamenti del Gruppo
abbonati possono acquistarli anche separatamente tramite GEDI e grandi opportunità
il Servizio Clienti (si veda il box a destra). Gli stessi quader- anche per l’acquisto di collane.
ni sono inoltre disponibili per tutti anche in versione digita- Rimane sempre attivo il nostro
le, in formato PDF interattivo, scaricabile e stampabile, co- Servizio Clienti al numero
me gli altri titoli digitali già pubblicati. I quaderni digitali sono 0864.256266 dal lunedì
acquistabili a 3,99 euro sul nostro sito web. al venerdì dalle 9-18.

8 Le Scienze 648 agosto 2022


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Intervista Italia e Paesi Bassi si contendono la sede in cui
sarà costruito un osservatorio terrestre per onde
gravitazionali, ideale evoluzione di LIGO e Virgo

La lunga marcia
verso l’Einstein Telescope
el 1916, Albert Einstein fu il primo a teorizzare la pos-

N sibile esistenza delle onde gravitazionali, all’indomani


della pubblicazione della sua teoria generale della rela-
tività. La previsione è stata confermata quasi cent’anni dopo, nel
2015, con la prima rilevazione delle increspature dello spazio-tem-
po, che ha aperto una nuova era nel campo dell’astronomia. Non è
quindi un caso che proprio al fisico tedesco sarà intitolato il pros-
simo grande osservatorio terrestre europeo di onde gravitazio-
nali: il percorso verso l’Einstein Telescope – progetto coordinato
dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e dall’istituto di ri-
cerca olandese Nikhef – è ancora nella sua fase iniziale, ma offre
l’occasione per scoprire i tanti risvolti (sia scientifici sia politici)
che caratterizzano l’avvio ex novo di un grande esperimento. Ne
abbiamo parlato con Fernando Ferroni, co-direttore del progetto.

Quali sono i principali obiettivi scientifici dell’Einstein Telescope?


Sarà un interferometro sotterraneo di nuova generazione, che
in Europa costituirà idealmente l’evoluzione di LIGO e Virgo, gli
osservatori terrestri attualmente operativi negli Stati Uniti e in
Italia. Questi ultimi sono interferometri ad alta frequenza, capa-
ci di rilevare onde gravitazionali con frequenze comprese tra i 50
hertz e le migliaia di hertz.
L’Einstein Telescope, oltre a continuare a scandagliare le alte
frequenze, avrà una sensibilità che permetterà di rilevare segna-
li di frequenza molto più bassa, fino a circa cinque hertz. Ciò per-
metterà di avere accesso a molti più eventi astrofisici e di poterli
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studiare con un dettaglio nettamente superiore. L’attenzione sarà


rivolta soprattutto a eventi di fusione tra coppie di stelle di neutro-
ni, che possono essere osservati sia attraverso le onde gravitazio-
nali sia tramite segnali elettromagnetici.

È un progetto molto ambizioso e complesso. Come è strutturata la sua


cortesia ET Collaboration (illustrazione Einstein Telescope)

tecipano al progetto. E poi c’è un altro tassello, che è forse quello


governance? più importante: i costi del laboratorio saranno a carico del gover-
Va fatta una premessa importante: in questo caso non si trat- no del paese che ospiterà l’Einstein Telescope, quindi esiste un ul-
ta solo di costruire l’esperimento, cioè l’interferometro, ma di cre- timo livello di governance rappresentato dai delegati ministeriali
are da zero anche il laboratorio che servirà l’esperimento stesso. dei governi dei paesi coinvolti.
Cortesia Fernando Ferroni (Ferroni);

Ciò comporta la necessità di avere diversi livelli di gestione: c’è la


collaborazione scientifica, che si è costituita ufficialmente lo scor- Quanto costa fare l’Einstein Telescope?
so giugno nel corso di un simposio a Budapest, che lavorerà all’e- Si tratta di un progetto da circa due miliardi di euro. Di questi
sperimento vero e proprio; c’è inoltre un direttorio, rappresentato circa un miliardo, a carico del governo ospitante, servirà a realiz-
dal sottoscritto insieme al collega olandese Jo van den Brand, il cui zare la cavità sotterranea in cui si svolgerà l’esperimento. Un’al-
compito è organizzare la costituzione del laboratorio; ci sono poi tra spesa importante, quantificabile in circa mezzo miliardo, sarà
naturalmente le due agenzie fondatrici, INFN e Nikhef, che finan- legata alla costruzione dei lunghi tubi a vuoto costituenti l’inter-
ziano l’esperimento, oltre ai rappresentanti di tutti i paesi che par- ferometro, che avrà forma triangolare. Su quest’ultimo aspetto,

10 Le Scienze 648 agosto 2022


di Matteo Serra

CHI È

FERNANDO FERRONI

Fernando Ferroni è professore ordinario di fisica ed è stato visiting scientist al CERN di Ginevra e Attualmente lavora agli esperimenti CUORE e
sperimentale al Gran Sasso Science Institute di al laboratorio SLAC di Stanford, negli Stati Uniti. CUPID, ai Laboratori nazionali del Gran Sasso
L’Aquila. Dopo la laurea in fisica, conseguita alla La sua attività di ricerca si è concentrata su dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Dal 2011
«Sapienza» Università di Roma nel 1975, ha aspetti sperimentali della fisica delle particelle, al 2019 è stato presidente dell’INFN. Dal 2021 è
lavorato all’Università di Ancona e alla «Sapienza» con particolare riferimento alla fisica dei neutrini. co-direttore di progetto dell’Einstein Telescope.

Come sarà. Illustrazione dell’Einstein


Telescope, un grande interferometro sotterraneo
per la rilevazione di onde gravitazionali.

questo accadrà, è bene sottolinearlo, assumendo che il finanzia-


mento governativo italiano od olandese, indispensabile a realizza-
re il laboratorio, sia confermato.

Veniamo a una questione cruciale, ossia la scelta della sede. Ci sono


due candidati: le miniere di Sos Enattos a Lula, in Sardegna, e la pro-
vincia olandese del Limburgo, al confine con Belgio e Germania. Quali
sono i vantaggi e gli svantaggi delle due opzioni?
Il sito sardo è senza dubbio migliore sotto l’aspetto strutturale e
geologico, perché estremamente stabile dal punto di vista sismico
e con una scarsa antropizzazione. Tuttavia proprio quest’ultimo
fattore potrebbe rappresentare anche un grosso handicap: non
dobbiamo dimenticare, infatti, che questo laboratorio dovrà acco-
gliere diverse centinaia di persone, molte delle quali non italiane,
che avranno la necessità di stabilirsi nelle vicinanze della struttu-
ra. In termini di trasporti, collegamenti e prossimità a città impor-
tanti, come per esempio Maastricht e Aquisgrana, il sito olandese
è indubbiamente avvantaggiato. Per colmare il gap, sarà impor-
tante che le istituzioni locali sarde si impegnino affinché le diffi-
coltà logistiche e pratiche legate al sito di Sos Enattos vengano su-
perate.
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Al di là delle questioni tecniche, quanto potrà incidere il peso politico


dei paesi coinvolti nella scelta finale?
Sicuramente il fatto che la provincia del Limburgo si trovi al
confine fra tre paesi è un punto di forza, perché per esempio nulla
vieta di pensare che Paesi Bassi, Belgio e Germania decidano di di-
tra l’altro, abbiamo appena stipulato un accordo di collaborazio- vidersi tra loro la spesa necessaria a realizzare il laboratorio. Tut-
ne con il CERN di Ginevra, che si occuperà di progettare il siste- tavia va sottolineato che l’Italia, con l’INFN, può vantare maggiori
ma a vuoto. competenze su questo tipo di progetto, vista l’esperienza accumu-
lata nella realizzazione dell’interferometro Virgo: questo aspetto
Quali sono le tempistiche? certamente potrà avere un peso importante.
Il lavoro è entrato nel vivo nel luglio dello scorso anno, con l’ap-
provazione del progetto da parte dello European Strategy Forum Come viene gestita la «competizione» tra le due sedi all’interno della
on Research Infrastructures, che ha avviato la fase preparatoria. collaborazione, in cui ricercatori dell’INFN e del Nikhef lavorano a stret-
Entro due o tre anni al massimo da ora si dovrà decidere la sede, to contatto?
poi tra il 2026 e il 2027 potrebbero iniziare gli scavi della caverna Si può parlare di «coopetizione»: è chiaro che ciascuna delle
sotterranea, che dovrebbero durare circa sei anni. In parallelo sa- due agenzie lavora per cercare di portare a «casa sua» l’esperimen-
rà costruito l’esperimento, per arrivare a un possibile avvio dell’o- to, tuttavia il lavoro della collaborazione è guidato dall’obiettivo di
peratività dell’osservatorio intorno al 2035. Naturalmente tutto realizzare il miglior laboratorio possibile, ovunque esso sorgerà.

www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy I software di Proxima Robotics danno a macchine
industriali di ogni genere la capacità di muoversi
con precisione evitando gli ostacoli

Trasformare ogni veicolo


in un robot a guida autonoma
na grande scuola. Questo è stato per Alessandro Settimi,

U Danilo Caporale e Lucia Pallottino, ingegneri informati-


ci, il Centro Enrico Piaggio dell’Università di Pisa. È lì in-
fatti che hanno potuto lavorare a diversi progetti europei nel cam-
po della robotica, accumulando esperienza nello sviluppo e nella
gestione di piattaforme utili a differenti scopi, dalla logistica alle
operazioni di salvataggio in caso di disastri, dal monitoraggio sot-
tomarino ai sistemi per la guida autonoma in auto da corsa. «È pro-
prio a partire dalla molteplicità di progetti su cui abbiamo potuto
lavorare che abbiamo elaborato una visione olistica dello svilup-
po dei sistemi robotici, perché tutti i robot, anche se hanno utiliz-
zi diversi, condividono alcuni problemi sistematici», spiega Setti-
mi, oggi CEO di Proxima Robotics, spin-off dell’ateneo pisano. «Ed
è sulla base di questa visione che abbiamo fondato la nostra azien-
da, per sviluppare software che vadano bene per tutti i robot».
È il 2017 e i due ragazzi decidono di mettere a frutto tutte le
esperienze fatte durante gli studi dando vita a Proxima Robotics.
«Quando fai ricerca all’università puoi spaziare da un’applicazio-
ne all’altra, quando fai business invece devi concentrare le ener-
gie là dove si pensa che possa essere più utile. Noi abbiamo deciso,
per adesso, di lavorare su robot mobili per la logistica e per la pu-
lizia a livello industriale», va avanti l’ingegnere. Ma l’obiettivo dei
giovani ingegneri è spaziare in diversi campi, di non fermarsi. An-
che perché – sono convinti – i robot saranno sempre di più presen-
ti nella vita di tutti i giorni. Da questa convinzione nasce anche la
scelta del nome, perché la robotica sarà – anche grazie ai prodotti
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di questa azienda – sempre più prossima alle attività umane.

Il primo prodotto
L’azienda – che è incubata nel Polo tecnologico di Navacchio, ve è tutto dentro il robot. E questo è un vantaggio per chi lo acqui-
in provincia di Pisa – è quindi partita con lo sviluppo di un primo sta, perché l’installazione è molto facile e non ci sono costi aggiun-
prodotto: un sistema di navigazione autonoma che trasforma un tivi. Infine il sistema è semplice da integrare con diversi sensori
veicolo in un robot capace di localizzarsi nello spazio, di calcolare e protocolli di comunicazione industriali, è accessibile da remoto
il percorso da effettuare ed evitare gli eventuali ostacoli presenti per l’assistenza ed è aggiornabile con facilità».
sul suo cammino. Proxima Compass – così si chiama il software – è Di robot capaci di pulire il pavimento ce ne sono ormai mol-
come un cervello capace di consultare la piantina del luogo dove si ti, anche per uso domestico. Quando parliamo di macchine indu-
Cortesia Proxima Robotics (tutte le foto)

trova il veicolo e, sulla base di questo, disegnare le traiettorie mi- striali però i livelli di efficienza e sicurezza devono essere assicu-
gliori per percorrere lo spazio e portare a termine i suoi compiti, rati: non si può rischiare di tornare il giorno dopo e scoprire che il
che si tratti di pulire il pavimento o di spostare pacchi da una parte robot si è fermato perché non è riuscito a circumnavigare un osta-
a un’altra di un magazzino. «Il nostro prodotto è modulare, cioè è colo o non ha pulito a dovere. Insomma, non dobbiamo immagi-
composto da diverse parti che si possono aggiungere o togliere co- narci un sistema simile a quello dei robottini da salotto ma una
me mattoncini di una costruzione, a secondo di ciò che si vuol far piattaforma complessa in cui il margine di errore deve essere ri-
fare al robot», spiega Settimi. «In più non ha bisogno che vengano dotto praticamente a zero: per intenderci, il robot non può sbat-
installate componenti aggiuntive nei luoghi di lavoro. Ciò che ser- tere sull’ostacolo per capire che quella strada non è percorribile

12 Le Scienze 648 agosto 2022


di Letizia Gabaglio

LA SCHEDA - PROXIMA ROBOTICS

Azienda fondata nel 2017


Persone di riferimento: Alessandro Settimi (CEO), Lucia Pallottino (scientific advisor)
Sito: www.proximarobotics.com Mail: info@proximarobotics.com
Numero di brevetti: n.d.
Dipendenti-collaboratori: 7

I robot mobili di Proxima Robotics,


utilizzabili per la logistica e per le pulizie a
livello industriale, sono progettati in modo
modulare, con diverse parti che si possono
aggiungere o togliere come mattoncini di
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una costruzione, a secondo di ciò che si


vuol far fare alla macchina.

ma, con un sistema di sensori simili a quelli montati sugli autovei- riescano a ripulire i campi dalle erbe infestanti, che valutino gli
coli per favorire il parcheggio, riesce a «vedere» l’ostacolo prima eventuali danni alle colture», specifica l’ingegnere.
ed evitarlo. Nei cantieri, d’altra parte, c’è bisogno di un controllo costante
Dopo cinque anni in cui il software è stato testato e migliora- del rispetto delle norme di sicurezza oltre che di sistemi efficien-
to anche grazie alla collaborazione con aziende early adopter, ti per lo spostamento dei carichi. Ma di spazio per rendere le mac-
che hanno cioè sposato il progetto di Proxima e che in gran par- chine autonome, efficaci e sicure ce ne è davvero tanto. Nei set-
te avevano collaborato con i giovani ingegneri prima del 2017, tori individuati con pragmatismo da Proxima Robotics, ma anche
ora l’azienda pisana è pronta ad andare sul mercato. Anche per- in altri, a cominciare dai veicoli a guida autonoma, campo in cui i
ché, come dice Settimi, il loro software si adatta a qualsiasi nuo- giovani ingegneri si sono cimentati durante gli studi universitari.
vo progetto: «L’unico limite è la fantasia». Nel futuro della start-up «I nostri studi ci danno la possibilità di interagire anche in questo
ci sono quindi molteplici nuove applicazioni, a partire da quelle settore, per cercare di migliorare la sicurezza di questi sistemi»,
in ambito agricolo ed edile. «L’agricoltura sta diventando sempre conclude Settimi. La grande scuola dove hanno studiato e fatto
più tecnologica ed è grande la domanda per l’adozione di soluzio- ricerca i giovani ingegneri è una miniera inesauribile di compe-
ni innovative. Per esempio per macchine che in maniera autono- tenze e conoscenze, che permettono a Proxima Robotics di essere
ma possano garantire il monitoraggio della salute delle piante, che pronta a nuove avventure.

www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi

professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino


e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York)

Il maestro di tutti noi


Con la sua rubrica, Martin Gardner è stato
l’ambasciatore della matematica ricreativa

enché possa sembrare strano a mol- Viribus Quantitatis (la forza della quantità,

B ti, la matematica è spesso diver-


tente e ludica, soprattutto quan-
do nasconde questioni serie dietro un’allegra
1508) di Luca Pacioli.
Il vero ambasciatore planetario della mate-
matica ricreativa è stato però Martin Gardner,
maschera di enigmi, indovinelli e giochi. Lo che ha tenuto dal 1956 al 1981 su «Scienti-
sapeva bene Lewis Carroll, che nei Pillow fic American» una leggendaria rubrica men-
Problems (problemi da cuscino) dedicati agli sile, pubblicata anche su «Le Scienze», inti-
insonni ne propose parecchi; in particola- tolata Giochi matematici, in cui è riuscito a
re, una versione del gioco televisivo in cui un combinare con grande successo il puro diver-
presentatore chiede a un concorrente di sce- timento e l’alta divulgazione. È stato lui a far
gliere una busta-premio. conoscere a un vasto pubblico una serie di ar-
Supponiamo che di buste ce ne siano tre: gomenti curiosi e stimolanti, spesso trascura-
due vuote, e una con un premio da un milio- ti dai libri e dai corsi convenzionali, come le
ne di euro. Il concorrente ne sceglie una. Il opere di Escher, le tassellazioni di Penrose, i
presentatore, che sa dov’è il premio, apre una frattali di Mandelbrot, i rompicapi di Piet Hein
busta vuota tra le due rimanenti, e chiede al e i giochi di Conway.
concorrente se preferisce rimanere sulla sua
scelta o cambiare busta. La probabilità che vin- Un’intera generazione
ca è 2/3 se cambia, e 1/3 se non cambia, ma il Oltre che un grande divulgatore, Gardner è
motivo è sottile: nel primo caso, il concorren- stato anche un famoso critico letterario: la sua
te perde solo se aveva scelto la busta giusta agli versione annotata di Le avventure di Alice nel
inizi, e nel secondo, vince solo in quel caso. paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio
e quel che Alice vi trovò ha raggiunto il milione
Tradizione antica di copie, e svelato i segreti logici, matematici e
Fare matematica giocando è comunque scientifici disseminati da Carroll nei suoi due
un’antica tradizione. Risale ad almeno 3500 capolavori. Come se non bastasse, Gardner è
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anni fa, quando il Papiro di Rhind, tramanda- stato anche un famoso polemista, soprattut-
toci dallo scriba egizio Ahmes, chiese di quan- to in un’altra famosa rubrica tenuta dal 1983 al
te cose parla questa storia: «In una proprietà 2002 su «Skeptical Inquirer», organo dell’ana-
ci sono sette case. Ognuna ha sette gatti. Ogni logo statunitense del nostro CICAP (il Comi-
gatto acchiappa sette topi. Ogni topo mangia tato italiano per il controllo delle affermazio-
sette spighe. Ogni spiga dà sette misure di gra- ni sul paranormale, fondato da Piero Angela).
no». La soluzione è 19.607, ottenuto somman- La rubrica di Gardner su «Scientific Ameri-
do le cinque potenze consecutive di 7 da 71 a 75. can» è considerata la progenitrice di una lun-
Neppure i grandi matematici disdegnano ga discendenza. Nel 1981 fu sostituita da Temi
un approccio ludico alla propria disciplina: metamagici di Douglas Hofstadter, il cui tito-
Archimede, per esempio, inventò uno straor- lo in inglese era un anagramma dell’originario
dinario puzzle chiamato stomachion, costitui- Giochi matematici, nel 1984 le consegne pas-
to da 14 pezzi che si possono combinare a for- sarono all’Angolo matematico di Alexander
mare uno stesso quadrato, in ben 17.152 modi Dewdney. Da allora una genealogia di divulga-
diversi. Ma a contenere problemi di questo ti- tori ispirati da Gardner ha seguito le orme del
po sono soprattutto le opere di matematica ri- maestro, con rubriche analoghe nel mondo, a
creativa, tra i cui classici spiccano il Liber Aba- dimostrazione della fecondità e dell’interesse
ci (libro dell’abaco, 1202) di Fibonacci e De dell’approccio ludico alla matematica.

14 Le Scienze 648 agosto 2022


di Telmo Pievani Scienza e filosofia
professore ordinario di filosofia delle scienze biologiche
dell’Università degli Studi di Padova

Equilibri nella foresta


L’Amazzonia è tutt’altro che vergine e intatta, e la sua
biodiversità è plasmata da millenni dalle culture indigene

bbiamo a lungo pensato che l’Amaz- generare immagini in 3D del suolo, rendendo

A zonia, prima dell’arrivo dei conqui-


statori europei nel XVI secolo, fosse
un paradiso di biodiversità abitato da piccole
trasparente l’impenetrabile coltre di foresta
che per secoli ha coperto questi insediamenti.
Sorvolando in elicottero la regione del po-
e sperdute tribù nomadi di cacciatori racco- polo Casarabe, ecco la scoperta, pubblicata
glitori. Che li si vedesse come «buoni selvag- con grande risalto su «Nature» dal gruppo di
gi» in armonia con l’ambiente, o come ultimi Heiko Prümers, dell’Istituto archeologico ger-
sopravvissuti di un rozzo e primordiale stile manico di Bonn: il telerilevamento ha svelato
di vita, gli occidentali ansiosi di civilizzarli e l’esistenza di un enorme complesso di 26 in-
di depredarli diedero per scontato che la loro sediamenti, centri urbani estesi su un’area di
presenza fosse marginale rispetto alla possen- centinaia di ettari, con terrazze alte sei me-
te natura incontaminata di cui facevano parte. tri, piramidi coniche di 22 metri, lunghe stra-
Alcuni esploratori dissero sì di aver visto de rialzate che connettevano per chilometri
resti di città e di imponenti edifici sommersi i quartieri, coltivazioni di mais. In sostanza,
dalla giungla, ma i loro racconti vennero pre- qualcosa di molto simile a una città, chiamata
si per leggende romantiche e poi divennero Cotoca, brulicante di abitanti per nove secoli,
la scenografia di Indiana Jones. Il suolo amaz- dal 500 al 1400, e poi tramontata forse a causa
zonico è troppo povero di nutrienti – si diceva di cambiamenti ambientali nel sud-ovest del
– per sostenere società agricole su larga scala grande bacino fluviale.
paragonabili a quelle vicine dell’America Cen-
trale e delle Ande. Eppure gli archeologi, da Intrecci profondi
una ventina d’anni a questa parte, notavano Cade un dogma, leggiamo su «Nature». L’A- Il sito di Cotoca, nell’Amazzonia
un’inusuale concentrazione di piante dome- mazzonia non era un deserto verde e i po- boliviana, ricostruito in un’animazione in
sticate e appezzamenti di suolo fertile chiara- poli nativi non erano i passivi fruitori di una 3D. Il sito ospitava un’estesa area urbana
mente frutto di un lavoro intenzionale uma- natura vergine. Ciò conferma i risultati, pub- a bassa densità di popolazione, che per
no. Primi indizi del fatto che forse gli antichi blicati di recente su diverse riviste, secondo nove secoli è stata brulicante di vita.
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amazzonici avevano plasmato i loro ambienti cui i gruppi umani già in tempi antichi aveva-
più di quanto supposto. no modificato gli ambienti in cui vivevano e
scolpito i paesaggi per millenni, co-evolvendo
Città nella selva con le biodiversità locali e interagendo attiva-
Nel 2018, complice la criminale deforesta- mente con le opportunità ambientali. In altri
zione, nella regione meridionale del bacino termini, dobbiamo ai popoli indigeni una lun-
amazzonico cominciarono a emergere i resti ga manutenzione degli ecosistemi che ancora
di centinaia di tumuli geometrici, segno che oggi ospitano gran parte delle specie.
in quei luoghi antiche società organizzate po- Accorgersi che quella giungla all’apparen-
tevano risiedere e prosperare per lunghi pe- za intoccata aveva ospitato, fino a poco prima
riodi. Già dal 1999 in effetti, nell’Amazzonia dell’arrivo dei colonialisti, una ricca e com-
boliviana, un gruppo internazionale di arche- plessa società urbana mostra, ancora una
Cortesia Heiko Prümers / DAI

ologi aveva cominciato a studiare tumuli con volta, quanto siamo stati ciechi verso gli al-
resti di abitazioni umane, di muri, di sepoltu- tri popoli. Rende ancora più preziosi quegli
re e di piattaforme, appartenuti alla misteriosa ecosistemi. Soprattutto, ci insegna che la di-
cultura Casarabe. Ma gli scavi erano impervi. versità biologica e la diversità culturale sono
Poi è giunta in soccorso la tecnologia di tele- profondamente intrecciate, sin dagli esordi
rilevamento, che grazie ai laser permette di dell’umanità.

www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi

ordinario di paleoantropologia alla Sapienza Università di Roma;


socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

Una moltitudine di specie


Convince l’idea che fra 3,5 e 1,5 milioni di anni fa,
in Africa, sia convissuta una varietà di ominini

nche quest’anno siamo a Perugia per a partire dagli ultimi anni settanta del secolo

A l’undicesima edizione della Scuola


di paleoantropologia (http://www.
paleoantropologia.it). È un bell’esempio di co-
scorso. In particolare, in molti avevamo resi-
stito a lungo nel riconoscere la validità di nuo-
ve proposte che andassero oltre l’esistenza di
me si possano combinare, in uno stesso luogo una sorta di tronco dell’albero evolutivo, rap-
e in uno stesso momento, competenze di pri- presentato fra 4 e 3 milioni di anni fa dalla spe-
mo piano che sono abitualmente dissemina- cie di Lucy, Australopithecus afarensis, e da
te in varie università italiane (e non solo). Una quella che la precede nel tempo (e nella mor-
settimana ogni anno, con una cinquantina o fologia), A. anamensis. Non sono invece affat-
più di allievi ogni anno, di varia età e di varia to da accantonare altre specie e generi coesi-
provenienza, suddivisi in un corso entry le- stenti, come A. bahrelghazali, A. deyiremeda
vel e in un secondo livello di approfondimen- e/o Kenyanthropus platyops.
to a carattere monografico. Chi vuole, poi, ha
la possibilità di partecipare alle nostre attività Quanta variabilità
sul terreno in Africa (Tanzania), nelle leggen- Ancor più interessante è stata la presenta-
darie Gole di Olduvai, o anche a quelle, mol- zione di Spoor su origini e variabilità delle pri-
to più prossime geograficamente, organizzate me specie di Homo intorno a 2 milioni di anni
nel Lazio meridionale dall’Istituto italiano di fa. Mi ha ricordato un articolo del 2015, in cui
paleontologia umana. lo stesso Fred e altri ricercatori presentavano
Eccezionalmente, a causa del COVID, su «Nature» una ricostruzione 3D del reperto
quest’anno la Scuola di paleoantropologia si di riferimento (olotipo) della specie H. habilis,
è tenuta a giugno e, come ogni anno, ha avu- ottenuta con sofisticate tecniche virtuali. Par-
to ospiti importanti: Enrico Cappellini dall’U- liamo di OH 7: un insieme di elementi fossili
niversità di Copenaghen, uno dei massimi frammentari di uno stesso individuo, scoper-
esperti di paleoproteomica; l’ecologo ed eto- ti a Olduvai nei primi anni sessanta, che inclu-
logo Ivan Norscia dall’Università di Torino; e, dono parti della volta cranica e la mandibola.
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last but not least, l’olandese Fred Spoor, le cui Nella ricostruzione, proprio questi elementi
afferenze spaziano dal Natural History Mu- avevano indicato l’associazione di una capaci-
seum di Londra al Max-Planck-Institut für tà cranica piuttosto alta (circa 800 centimetri
evolutionäre Anthropologie di Lipsia e al Ko- cubi) con una faccia molto allungata in avanti,
obi Fora Research Project in Kenya. con arcata dentaria a U (come Lucy).
Al solito, una combinazione di caratteri ar-
Un paradigma sradicato caici e derivati che sorprende e che, soprattut-
Spoor ha tenuto due lezioni, entrambe de- to, non sembra compatibile con altri reperti
dicate alla variabilità degli ominini bipedi in attribuiti in seguito alla stessa specie. Al soli-
Africa nell’intervallo cruciale di tempo com- to, un vero rompicapo; e forse anche la neces-
preso fra 3,5 e 1,5 milioni di anni fa. In entram- sità di denominare una nuova specie ancora.
be ha sostenuto la presenza di una notevole Infatti, in base alle regole internazionali di no-
varietà di generi e specie, coesistenti nel vasto menclatura, la denominazione H. habilis è for-
scenario della Rift Valley e del Sudafrica. malmente agganciata a OH 7.
Devo dire che mi ha convinto! In effetti, ha A quale specie apparterrebbero allora gli
come sradicato, con dati e argomenti piutto- altri reperti attribuiti finora a questo taxon, vi-
sto convincenti, un paradigma condiviso nel- sto che anche H. rudolfensis e H. ergaster mo-
la comunità scientifica dei paleoantropologi strano caratteristiche loro proprie?

16 Le Scienze 648 agosto 2022


di Amedeo Balbi La finestra di Keplero
professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

Un GPS per lo spazio profondo


Oggi per stabilire dov’è una sonda servono i contatti
radio con la Terra, ma si lavora a sistemi autonomi

C
ome fanno le sonde spaziali a non Le pulsar sono stelle di neutroni in rapida
perdersi nello spazio? In un’epoca rotazione, che emettono impulsi di radiazione
in cui per capire dove ci troviamo elettromagnetica molto potenti e con periodi
sul globo terrestre è sufficiente dare un’oc- estremamente regolari, tanto che sono spes-
chiata allo smartphone, abbiamo dimenticato so definite «gli orologi più precisi dell’univer-
che quello dell’orientamento è stato, per seco- so». Questa grande regolarità le rende perfette
li, uno dei problemi più complicati per la navi- per orientarsi nello spazio. Infatti, la cadenza
gazione. Oggi non lo è più sul nostro pianeta, dei segnali provenienti dalle pulsar è talmen-
ma rimane ancora relativamente arduo nello te uniforme che basta spostarsi anche di poco
spazio profondo. Per un veicolo lontano dalla nello spazio per notare una leggera variazio-
Terra, gli unici riferimenti fissi sono le stelle, ne nei tempi di arrivo. Dunque, confrontando
che però possono solo indicare la direzione, i segnali provenienti da un catalogo di pulsar
non la posizione. Al momento, il solo modo note, un veicolo spaziale sarebbe perfetta-
per stabilire dove si trova una sonda è mante- mente in grado di capire dov’è, e potrebbe na-
nere un continuo contatto radio tra questa e la vigare in modo del tutto indipendente.
Terra, usando il tempo di viaggio dei segnali
per determinare la sua distanza rispetto al no- Il primo test
stro pianeta. In teoria questo metodo consentirebbe
Il metodo è affidabile e collaudato, ma non a una sonda, anche molto lontana dalla Ter-
è semplice come potrebbe sembrare. Intanto, ra, di conoscere la propria posizione con una
al crescere della distanza, il ritardo dei segna- precisione di pochi chilometri, come illustra-
li aumenta e la loro intensità diminuisce, ren- to nel 2016 su «Experimental Astronomy» da La stazione DSA-1 (Deep Space
dendo la procedura lenta e complicata proprio un gruppo guidato da Setnam Shemar, del Antenna-1) a New Norcia, in Australia,
là dove servirebbe di più. Inoltre, ci sono po- National Physical Laboratory britannico. ospita un radiotelescopio con un’antenna
che strutture in grado di assicurare una comu- Negli ultimi anni, le principali agenzie spa- parabolica del diametro di 35 metri.
nicazione costante con le sonde spaziali (come ziali si sono interessate a questa sorta di GPS Fa parte della rete ESTRACK (European
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il Deep Space Network della NASA o lo Euro- cosmico. Nel 2016, l’Accademia delle scien- Space Tracking) dell’Agenzia spaziale
pean Space Tracking dell’Agenzia spaziale eu- ze cinese ha lanciato il satellite sperimentale europea, per tenere i contatti con
ropea), e devono tenere sotto osservazione un XPNAV 1, per studiare la fattibilità del sistema le sonde, tipicamente quelle a oltre due
numero sempre più grande di veicoli. di navigazione basato sulle pulsar; lo studio milioni di chilometri dalla Terra.
guidato da Liangwei Huang, del Laboratory
I fari cosmici of Space Technology di Pechino, è apparso nel
L’ideale sarebbe una tecnica che consenta 2017 sull’«International Journal of Aerospa-
alle sonde di navigare in autonomia, senza di- ce Engineering». Nel 2018, sfruttando lo stru-
pendere dalla Terra per conoscere la propria mento NICER (Neutron Star Interior Compo-
posizione in ogni momento. Ma come? Per lo- sition Explorer) a bordo della Stazione spaziale
calizzare completamente un punto nello spa- internazionale, l’esperimento SEXTANT (Sta-
zio tridimensionale è necessario misurare con tion Explorer for X-ray Timing and Navigation
precisione la sua distanza da almeno tre pun- Technology) della NASA ha eseguito il primo
Cortesia ESA/S. Marti

ti di riferimento fissati, ma chiaramente non si test della tecnica, dimostrando di saper deter-
possono usare le stelle a questo scopo. Quan- minare la propria posizione con un’accuratez-
to meno, non le stelle normali. Il sogno, da de- za di circa cinque chilometri. Forse, un giorno
cenni, è riuscire a usare oggetti che sono veri e non lontano, orientarsi nello spazio sarà sem-
propri fari cosmici: le pulsar. plice come lo è sulla Terra.

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EVOLUZIONE

All’origine del lungo collo delle giraffe


Si sarebbe evoluto in loro antenati come arma da competizione sessuale

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Juniors Bildarchiv/AGF

18 Le Scienze 648 agosto 2022


Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

Lungo ed elegante, il collo delle giraffe si sarebbe


evoluto come arma da combattimento. È la nuova
Doppio uso. Fondamentale per raggiungere teoria proposta da paleontologi dell’Accademia cinese
le foglie che formano le alte chiome degli alberi, delle scienze, che descrivono su «Science» i resti
il collo delle giraffe ha anche un ruolo importante fossilizzati di una forma di giraffa primitiva e danno
nella lotta tra esemplari di questi animali. nuovi indizi per spiegare l’allungamento del collo
delle giraffe moderne. Considerandolo fin dai tempi di
Charles Darwin un esempio di evoluzione adattativa,
gli scienziati ritenevano che un fattore determinante
per l’evoluzione del collo molto lungo di questi animali
fosse stata l’altezza alla quale si trovano le foglie di cui si
nutrono. Adesso, un cranio completo e alcune vertebre
cervicali rinvenute nel bacino di Junggar, nel nord
della Cina, fanno pensare a un’altra spiegazione.
Osservazioni anatomiche e analisi filogenetiche hanno
dimostrato l’affinità dei resti con la superfamiglia delle
Giraffoidea – di cui fanno parte diverse forme estinte,
giraffe e antilocapre moderne – e hanno permesso
di attribuirli a una nuova specie estinta, chiamata
Discokeryx xiezhi. Risalenti al Miocene inferiore – circa
17 milioni di anni fa – questi antichi parenti delle giraffe,
bassi e di piccole dimensioni, mostrano complesse
articolazioni tra la testa e il collo, vertebre cervicali
robuste e un grande osso a forma di disco sul cranio,
simile a un elmo. Secondo gli autori, queste strutture
sarebbero adatte a sostenere i forti impatti testa a testa
durante gli scontri, molto più efficacemente di quelle
presenti in altri animali che combattono con il capo.
«Sebbene le morfologie di cranio e collo delle giraffe
esistenti e quelle di Discokeryx xiezhi presentino
differenze tra di loro, sono ugualmente associate a lotte
di corteggiamento», spiega Shi-Qi Wang, paleontologo
e primo autore dello studio.
I ricercatori hanno inoltre confrontato
morfologicamente le corna di diversi mammiferi
ruminanti che si scontrano con il capo con quelle delle
giraffe, sia antiche sia moderne, scoprendo che in
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queste ultime la diversità delle corna si è evoluta con


una differenziazione estrema. Una prova, secondo gli
autori, di come le lotte per il corteggiamento siano
più intense in questo gruppo. Le giraffe infatti usano
il collo, lungo fino a tre metri, per scagliare il pesante
cranio contro l’avversario. E più il collo è lungo,
maggiore è il danno che riescono a procurare.
Le analisi isotopiche dello smalto dei denti di D.
xiezhi hanno poi fornito indizi sulla nicchia ecologica
di questa specie, che abitava le praterie aride. Un
ambiente poco confortevole, dove la competizione
fra membri della stessa specie per le risorse e per
l’accoppiamento era molto intensa. Sarebbero state
queste lotte estreme, guidate dalla selezione sessuale,
a favorire in primo luogo l’allungamento del collo delle
giraffe, rendendole poi adatte a nutrirsi delle foglie che
formano le alte chiome degli alberi.
Enrico Nicosia

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ASTRONOMIA

Com’è Ryugu studiato da vicino


Analizzati i campioni di questo asteroide prelevati da una sonda spaziale

La navicella Hayabusa 2, dell’agenzia


spaziale giapponese JAXA, ha portato sul-
la Terra campioni prelevati nel 2019 da
un asteroide chiamato Ryugu, a forma di
trottola. I frammenti di questo asteroi-
de custoditi dalla sonda, cinque grammi
di polveri e roccia, sono i primi campioni
asteroidali ad arrivare incontaminati sul-
la Terra, senza aver subito alterazioni e
senza interazioni con la nostra atmosfera,
grazie alla protezione offerta dal veicolo
spaziale. Un gruppo di ricercatori, guidato
da Tetsuya Yokoyama del Tokyo Institute
of Technology, ha esaminato per due an-
ni i campioni di Ryugu, pubblicando su
«Science» quel che ha scoperto.
La composizione chimica di polvere e
roccia analizzate, prelevate sopra e sotto
la superficie del corpo celeste, suggerisce
una somiglianza fra la materia che compo-
ne l’asteroide e la composizione del Sole,
con qualche differenza nelle abbondanze
di elementi chimici. 4,5 miliardi di anni fa, dal collasso gravita- damento della superficie dell’asteroide,
I campioni prelevati da Hayabusa 2 ri- zionale di una nube di gas e polveri in ro- ghiacci e polveri iniziali si sarebbero fusi e
entrano in una classe di meteoriti chiama- tazione: la maggior parte della materia nel- compattati, portando alla roccia esamina-
ta «condriti carboniose di tipo Ivuna», la la nube si è addensata a formare il Sole e i ta. Le analisi di Yokoyama e colleghi per-
cui composizione chimica è simile a quella pianeti, mentre i residui hanno contributo metteranno di risalire alle condizioni fisi-
rilevata nella fotosfera solare, l’involucro alla formazione di asteroidi come Ryugu. che e chimiche sperimentate dall’asteoride
più esterno del Sole. Ryugu sarebbe quin- I frammenti mostrano inoltre tracce del- nel suo lungo viaggio.
di nato con il nostro sistema solare, circa la presenza di ghiaccio: in seguito al riscal- Giulia Fabriani

Un’ipotesi per la nascita di galassie senza materia oscura Copia di 91992966cbf5c8f83f927ad18d6a0549

Localizzata a una distanza di circa 60 milioni di anni luce in direzione possono essere stabili anche senza invocare la presenza di materia
della costellazione della Balena (Cetus), la galassia ellittica NGC 1052 oscura. Con ulteriori osservazioni, van Dokkum e collaboratori hanno
è la capostipite di un gruppo di galassie denominato «gruppo di NGC poi scoperto che DF2 e DF4 non sono sole, ma fanno parte di un corteo NASA / ROBERT MARKOWITZ / SCIENCE PHOTO LIBRARY/AGF

1052», alcune delle quali, secondo talune ricerche, sarebbero prive di allineato di una decina di galassie, tutte candidate a essere prive di
materia oscura. Ora un nuovo studio sembra fare luce sulle origini di materia oscura.
queste galassie, la cui esistenza pone problemi al modello cosmologico Modelli teorici ed elaborazioni numeriche precedenti hanno dimostrato
più accreditato, che attribuisce un ruolo fondamentale alla materia che galassie di questo tipo possono avere origine da impatti ad alta
oscura. Secondo tale modello, la formazione delle galassie si sviluppa velocità fra galassie molto ricche di gas. Come descritto su «Nature»,
proprio grazie a locali addensamenti di materia oscura che attraggono i dati raccolti da van Dokkum e collaboratori su questa scia di galassie
per gravità la materia ordinaria, da cui poi nascono le stelle. sembrano coerenti con questi modelli, in particolare con un evento
Nel 2018 e poi nel 2019, un gruppo guidato da Pieter van Dokkum, accaduto otto miliardi di anni fa, anche se devono essere messi alla
della Yale University negli Stati Uniti, grazie all’uso del Dragonfly (DF) prova con un modello dedicato. Ma altri astronomi ritengono che la scia
Telephoto Array situato nel New Mexico, aveva individuato due galassie sia solo prospettica e che le distanze delle galassie sarebbero quindi
molto particolari, DF2 e DF4, appartenenti al gruppo di NGC 1052. diverse da quelle ipotizzate. Il che costringerebbe queste galassie ad
Lo studio della dinamica di queste due galassie, classificate come avere di nuovo bisogno di materia oscura.
ultradiffuse (sono praticamente «trasparenti»), mostra infatti che Emiliano Ricci

20 Le Scienze 648 agosto 2022


ASTRONOMIA
Il nucleo
Una nuova vista sulla Via Lattea della Terra
oscilla in modo
La missione Gaia ha ottenuto una mappa senza precedenti periodico
Il nucleo interno della Terra
oscilla, e non ruota a una
velocità costante come
ritenuto finora. Un gruppo
di ricercatori della University
of Southern California, a
Los Angeles, ha analizzato
il movimento del nucleo
del nostro pianeta, grazie
a dati sismici registrati
dai sismometri del Large
Aperture Seismic Array,
nello Stato del Montana
negli Stati Uniti.
Lo studio, guidato da Wei
Wang e pubblicato su
«Science Advances», ha
investigato la dinamica del
nucleo sferico composto
da ferro e nichel. I risultati
della ricerca confermano
che il nucleo si muove a
velocità diversa da quella
del mantello (fenomeno
detto super rotazione) ma
contraddicono quanto
ipotizzato finora sul tipo di
moto: non è una rotazione
ma un’oscillazione.
Secondo osservazioni
sismologiche, il nucleo
La prima catalogazione sistematica delle stel- radiali di oltre 33 milioni di stelle, combinate ai avrebbe infatti cambiato
le risale all’astronomo greco Ipparco di Nicea, relativi moti propri, è stato possibile determina- direzione di rotazione tra il
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vissuto nel II secolo avanti Cristo. Il suo catalo- re il loro moto completo nello spazio, ricostruen- 1969 e il 1974, rallentando
go conteneva circa 850 stelle, classificate secon- done le traiettorie passate e future all’inter- e provocando una
do la posizione in cielo e la luminosità apparente. no della nostra galassia. Gaia ha prodotto anche variazione nella lunghezza
In suo onore l’Agenzia spaziale europea nominò estesi cataloghi di sistemi binari e stelle variabi- del giorno di 0,2 secondi
Sonda spaziale: ESA/ATG medialab; Via Lattea: ESA/Gaia/DPAC;

Hipparcos la prima missione spaziale dedicata li e, grazie alle osservazioni spettroscopiche, ha nel periodo considerato. Il
all’astrometria, operativa fra il 1989 e il 1993. Ere- permesso di determinare la distribuzione delle moto di oscillazione avrebbe
de di Hipparcos è la missione Gaia, lanciata nel stelle secondo la loro composizione chimica. Fra un periodo di sei anni.
dicembre 2013, di cui è appena stato pubblicato il i risultati, pubblicati in una serie di articoli su La differenza di velocità
CC BY-SA 3.0 IGO; Ha contribuito: A. Moitinho.

terzo catalogo di dati: Gaia Data Release 3 (DR3). «Astronomy & Astrophysics», di particolare rilie- rispetto al resto del nostro
Con la DR3, la conoscenza del nostro vicinato vo è lo studio, a guida italiana, dell’orientamen- pianeta, conclude lo studio
stellare compie un fondamentale salto in avan- to della barra della nostra galassia, che è appunto di Wang e colleghi, sarebbe
ti. Gaia è stata infatti in grado di disegnare una una spirale barrata. inoltre responsabile del
mappa della Via Lattea a un livello di precisione Ma Gaia non si è limitata alle stelle: nella DR3 magnetismo terrestre e
mai raggiunto prima, raccogliendo informazioni troviamo osservazioni di quasi 160.000 asteroidi delle inversioni periodiche
su quasi due miliardi di stelle, per ciascuna delle del sistema solare e di quasi cinque milioni di og- del campo magnetico della
quali ha fornito misure accurate di posizioni, di- getti extragalattici, fra galassie e quasar. E da qui Terra.
stanze, moti propri, luminosità e colori. al 2030 arriveranno altre due «release». Giulia Fabriani
Inoltre, grazie alla misurazione delle velocità Emiliano Ricci

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ZOOLOGIA
Le salamandre
La domesticazione dei polli paracadutiste
planano
È avvenuta nel Sudest asiatico, più tardi di quanto creduto tra gli alberi
Le salamandre erranti
(Aneides vagrans) che
abitano in cima agli
alberi hanno imparato
a paracadutarsi per
scendere verso quote
più basse. A osservare
questo comportamento
sono stati alcuni ricercatori
dell’University of South
Florida e dell’Università
della California a Berkeley,
che hanno studiato le
prestazioni aeree di questi
anfibi e di altre specie affini.
Con esperimenti nella
galleria del vento, i
ricercatori hanno ripreso
le salamandre erranti
paracadutarsi verso il basso
con movimenti controllati
del corpo, inclinato di circa
cinque gradi, e della coda.
Pur non avendo strutture
adatte al volo, come lembi
di pelle, queste salamandre
sono capaci di eseguire
quindi una sorta di «volo
planato», in grado di
rallentare la loro discesa
anche del dieci per cento.
Non c’è posto al mondo in cui non si trovino gal- finora. I risultati hanno smentito quindi la pre- «Uno straordinario controllo
li e galline. Ma ora, finalmente, sappiamo da do- cedente convinzione che l’addomesticamento delle manovre», come lo ha
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ve vengono: dal Sudest asiatico, dove circa 3500 sia iniziato circa 10.000 anni fa in Cina o in India. descritto Christian Brown,
anni fa il gallo selvatico (Gallus gallus), antena- In Europa questi animali non arrivarono pri- primo autore dello studio
to comune di quelli che conosciamo oggi (Gal- ma dell’800 a.C., trasportati lungo le rotte com- pubblicato su «Current
lus gallus domesticus), si è avvicinato alla nostra merciali di greci, etruschi e fenici. Dopo l’arrivo Biology», che non è stato
specie attratto dalle coltivazioni di riso e miglio. nella regione mediterranea, però, ci sono voluti osservato in specie meno
Lo raccontano due studi pubblicati su «Anti- ben 1000 anni perché si adattassero ai climi più arboricole. Secondo i
quity» e «PNAS» da due gruppi internazionali, freddi, soprattutto nelle aree del nord come Re- ricercatori, queste abilità
guidati rispettivamente da Naomi Sykes dell’U- gno Unito e Scandinavia. Un altro aspetto sor- aeree si sarebbero evolute
niversità di Exeter e Greger Larson dell’Univer- prendente è che in Europa galli e galline sono per affrontare le cadute
sità di Oxford. Gli esperti hanno riesaminato i stati venerati, e non considerati cibo, fino al III da grandi altezze, ma con
fossili di polli scoperti in oltre 600 siti in 89 pa- secolo dopo Cristo, come testimoniano alcune il tempo sono diventate
esi, scoprendo che le ossa più antiche, datate tra sepolture di animali non macellati e corredi fu- parte del repertorio
il 1650 e il 1250 a.C., si trovavano nel sito neoli- nerari in cui le donne erano sepolte con le galli- comportamentale delle
tico di Ban Non Wat, nella Thailandia centrale. ne e gli uomini con i galli. È stato l’Impero roma- salamandre erranti per
La datazione al radiocarbonio ha anche stabilito no a diffondere l’uso di polli e uova come fonte di spostarsi fra gli alberi e
pixinoo/iStock

con esattezza l’età di 23 dei primi polli trovati in proteine. Oggi, nel mondo, esistono circa 70 mi- sfuggire ai predatori.
Eurasia e nell’Africa nord-occidentale, mostran- liardi di esemplari di questi animali. Enrico Nicosia
do che sono molto più recenti di quanto ritenuto Giulia Assogna

22 Le Scienze 648 agosto 2022


C A M B I A M E N T O C L I M AT I C O

Le Alpi sono sempre più verdi


Meno neve e più vegetazione hanno nel complesso esiti ambientali negativi

Le Alpi stanno cambiando colore, dal bianco al verde. Si vede dal-


lo spazio, come raccontano su «Science» l’ecologa Sabine Rumpf,
dell’Università di Losanna in Svizzera, e colleghi.
I ricercatori hanno confrontato le immagini satellitari delle Al-
pi dal 1984 al 2021: nel nove per cento dell’area considerata (dall’a-
nalisi sono stati esclusi boschi, ghiacciai, pianure sotto i 1700 me-
tri) la neve è significativamente diminuita, soprattutto quella
estiva, con importanti conseguenze per la disponibilità di acqua
dolce; la copertura vegetale, invece, è aumentata sul 77 per cento
del territorio sopra al limite del bosco.
La riduzione della neve è massima sui 3000 metri ed è causa-
ta principalmente dal calo delle precipitazioni nevose; il rinver-
dimento, invece, è maggiore intorno ai 2300 metri ed è influen-
zato soprattutto dalle piogge più abbondanti e dalle temperature
più elevate che prolungano le stagioni riproduttive delle piante.
A prosperare sono le specie alpine ma anche quelle delle quote
più basse che ora, complice il clima più mite, stanno «scalando» le
montagne, con importanti conseguenze sulla futura biodiversità
delle Alpi.
Se qualcuno pensasse che più copertura vegetale significhi più
assorbimento di anidride carbonica, si sbaglia: la quantità di CO2
catturata dalla nuova vegetazione è irrilevante (il grosso del lavo-
ro in questo senso lo fanno gli ecosistemi tropicali). Il fenomeno
non dà benefici, quindi, ma solo problemi. L’avanzata della vege-
tazione e il ritiro della neve, infatti, diminuiscono l’albedo, cioè la
quantità di luce solare riflessa dalla superficie terrestre. Questo si-
gnifica che il suolo assorbe più calore, il clima si scalda ulterior-
mente e innesca lo scioglimento di altra neve e la crescita di nuova
vegetazione, in un pericoloso circolo vizioso.
Martina Saporiti

Le origini della peste nera in Asia Centrale Copia di 91992966cbf5c8f83f927ad18d6a0549

Un altro mistero del passato è stato risolto. navi mercantili provenienti dal Mar Nero, si è iscrizioni funebri citano una pestilenza
Le pagine di «Nature» svelano l’origine della diffusa rapidamente in Europa, Medio Oriente sconosciuta. Il gruppo internazionale di storici,
pandemia probabilmente più devastante e Africa Settentrionale spazzando via almeno archeologi e genetisti – con prima firma Maria
registrata nella storia umana: la peste nera del 50 milioni di persone. In successive ondate ha Spyrou dell’Università di Tubinga in Germania,
XIV secolo. flagellato l’Europa per 500 anni, fino all’inizio e fra gli altri autori Pier Giorgio Borbone
La peste è una zoonosi causata dal batterio del XIX secolo. dell’Università di Pisa – ha ottenuto e studiato
Yersinia pestis, trasmesso con la puntura delle Nonostante l’enorme impatto demografico e il genoma di alcuni individui riesumati.
pulci dei ratti, ed è una vecchia conoscenza socioeconomico, le origini di questa pandemia Le analisi non solo hanno confermato che si
dell’umanità. La peste di Giustiniano del 541 sono rimaste a lungo un mistero. L’ipotesi più trattava delle più antiche vittime note di peste
d.C. ha ridotto del 40 per cento la popolazione accreditata le collocava in Asia Orientale, in nera, ma hanno anche ricostruito il genoma
di Costantinopoli, propagandosi poi con particolare in Cina, tra il X e il XIV secolo. Il del ceppo responsabile. Si tratta dell’antenato
diverse ondate in tutta l’area mediterranea nuovo studio, invece, ha stabilito l’epicentro delle varianti moderne, più simile ai ceppi
fino all’anno 750. La più letale è stata però la della pandemia intorno al lago Issyk-Kul (o oggi presenti sulle montagne del Tian Shan,
bluejayphoto/iStock

seconda pandemia di peste, quella del XIV Ysyk-Köl), nel nord del Kirghizistan, in Asia in Asia centrale. È questa quindi, l’origine più
secolo descritta da Petrarca e Boccaccio. centrale. Qui, 140 anni fa, sono state scoperte probabile della peste nera.
Giunta nel Mediterraneo nel 1347 con le sepolture che risalgono al 1338 e che nelle Eugenio Melotti

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News

I più antichi segni


Sonno della coltivazione dell’olivo
disturbato
Risalgono a 7000 anni fa le prime prove della
dal caldo domesticazione dell’olivo. Analizzando i resti di
notturno carbone scoperti nel sito di Tel Tsaf, nella valle
del fiume Giordano, in Israele, archeologi dell’U-
Un sonno insufficiente può niversità di Tel Aviv e dell’Università ebraica di
favorire disturbi e malattie. Gerusalemme hanno trovato tracce di alcuni al-
E il caldo disturba il sonno. beri da frutto, fra i quali l’olivo (Olea europaea).
Cosa succede e succederà, Poiché l’olivo non cresce spontaneamente nell’a-
allora, in conseguenza del rea, gli autori hanno ipotizzato che la popolazio-
riscaldamento globale? ne di Tel Tsaf, villaggio abitato fra 7200 e 6700
Se lo sono chiesti Kelton anni fa, lo avesse introdotto intenzionalmente
Minor, dell’Università di nel territorio. «È la prova più antica che abbiamo
Copenaghen, e collaboratori dell’addomesticamento della pianta», ha detto
in un studio pubblicato su Dafna Langgut, prima autrice dello studio pub-
«One Earth». Con l’ausilio blicato su «Scientific Reports».
di braccialetti, hanno Lo studio ha trovato anche indizi della colti-
registrato il sonno di migliaia vazione del fico. La coltivazione della frutta a Tel
di abitanti in 68 Stati diversi Tsaf dà indicazioni su questa antica popolazione:
– per miliardi di minuti di questi alberi producono i frutti solo tre o quattro
misurazioni – ottenendo dati anni dopo essere stati piantati, suggerendo una
sul perdurare del sonno, programmazione a lungo termine, adatta a una
che hanno messo poi in società stanziale e in crescita. A riprova, nel sito
relazione con le temperature sono stati riconosciuti punti per lo stoccaggio dei
esterne notturne. raccolti, manufatti in ceramica e prodotti di com-
Ovviamente la temperatura mercio. Prove di una società complessa con agri-
interna alle abitazioni può coltori, mercanti e amministratori, che scambia-
essere diversa da quella va merci pregiate come olive, olio e fichi. (EnNi)
esterna; ma qui si vuole
capire l’impatto sui vari
strati di popolazione in tanti I delfini imparano a curarsi con spugne e coralli
paesi, che hanno dotazioni
di climatizzazione diverse o I cetacei non smettono mai di sorprenderci. Un nuovo capitolo, pubblicato su «iScience», giunge dal Mar
non le hanno proprio. Rosso settentrionale, dove da anni Angela Ziltener, dell’Università di Zurigo, studia la specie di delfino
Ebbene, l’effetto del Tursiops aduncus. Diversi esemplari sono stati osservati da Ziltener e colleghi mentre strofinavano alcune
medesimo aumento di parti dei loro corpi contro invertebrati della barriera corallina locale.
temperatura sulla durata Lo strofinamento è praticato solo su poche specie di coralli (Rumphella aggregata, Sarcophyton sp.) e
del sonno è molto più di spugne (Ircinia sp.). Un’analisi approfondita di questi organismi ha dimostrato che sono in grado di
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forte nei paesi poveri produrre sostanze di natura ormonale o dalle proprietà antibatteriche o antiossidanti. L’ipotesi è quindi che i
della fascia subtropicale delfini sfruttino questi composti per prevenire infezioni e malattie della pelle, o addirittura per curare quelle
rispetto agli altri, con le già in corso.
donne più influenzate degli Non tutti gli animali agiscono però allo stesso modo. I piccoli di un anno, per esempio, restano a guardare gli
uomini, mostrando quindi adulti che si strofinano, il che fa pensare che il comportamento sia appreso e non innato. Quanto osservato
disparità internazionali potrebbe essere il primo caso documentato di automedicazione nei cetacei e ribadisce, ancora una volta,
aluxum/iStock (olivi); Doug Perrine/SPL/AGF (delfino)

e di genere. Per adesso l’importanza della conservazione di ambienti a rischio come le barriere coralline. (AuCo)
le ore di sonno perse
non sono tante, ma negli
scenari di riscaldamento
futuro i ricercatori stimano
che, a fine secolo, ogni
persona potrebbe perdere
mediamente fino a 60 ore
di sonno all’anno, con ovvie
differenze tra paesi e gruppi
sociali. (AnPa)

24 Le Scienze
È in Australia Il tabacco rovina
la pianta più grande anche l’ambiente
Oltre 180 chilometri di estensione e circa 4500 Che il fumo di tabacco rovini la salute è risapu-
anni di età. La pianta più grande mai trovata sul- to. Ma l’Organizzazione mondiale della Sanità
la Terra è a Shark Bay, sulla costa occidentale (OMS), nel rapporto Tobacco: poisoning our pla-
dell’Australia, e a individuarla sono stati ricer- net, rimarca che la sua produzione è una piaga
catori della University of Western Australia, co- anche per l’ambiente e i lavoratori.
ordinati da Elizabeth Sinclair, con colleghi della «Anche se produce solo 6 milioni di tonnellate
Flinders University di Adelaide. di foglie all’anno, contro i 756 milioni di tonnel-
L’obiettivo era indagare la varietà genetica late di riso, la coltivazione del tabacco richiede
delle praterie di fanerogame nelle acque della 22 miliardi di tonnellate d’acqua ed è responsa-
baia. Analizzando vari campioni da ambienti con bile del cinque per cento della deforestazione:
caratteristiche diverse però, e usando 18.000 600 milioni di alberi vengono infatti tagliati ogni
marcatori genetici (i cosiddetti SNP), i ricercato- anno per creare nuovi campi in cui piantarlo»,
ri si sono accorti che una lunga serie di campio- ricorda Ruediger Krech, esperto OMS di sanità
ni rispondeva a un solo marcatore. Hanno così pubblica e responsabile del rapporto. «Le emis-
concluso che per quasi 200 chilometri avevano sioni legate alla filiera del tabacco ammontano
incontrato un unico esemplare, o meglio tanti a 80 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, più di
cloni dello stesso, appartenente alla specie Posi- quelle dell’Austria, mentre ciò che resta sui cam-
donia australis. L’estensione è tale che la pianta pi o esce come scarto dalle manifatture, conte-
si adatta a condizioni molto variabili: buio e luce, nendo 7000 sostanze tossiche, è nocivo per la
salinità disomogenea, temperature medie tra i 17 fauna e per i lavoratori del settore, nei paesi po-
e i 30 °C. Come si legge sui «Proceedings of the veri spesso minorenni». E i 4500 miliardi di moz-
Royal Society B», si tratta di un individuo poli- ziconi gettati ogni anno sono così intrisi di ca-
ploide, cioè con un numero di cromosomi multi- trame, microplastiche e nicotina da inquinare
plo rispetto al normale. Queste piante vivono in ognuno 100 litri d’acqua. «Rimediare costa mi-
condizioni ambientali estreme e sono sterili, ma liardi di dollari, 2,6 solo alla Cina: dovrebbe pa-
possono continuare a crescere a dismisura se la- gare Big Tobacco, che invece riceve ancora 500
sciate indisturbate. (GiAs) milioni in sussidi», conclude Krech. (AlSa)

Le temperature del cervello Errata corrige

La temperatura del nostro cervello è considerata per Nel numero di «Le


convenzione simile a quella del resto dell’interno del Scienze» di aprile
corpo, di circa 37 °C, anche se è noto che ha valori 2022, a p. 21,
più alti, di circa 1,5 °C. In realtà, una ricerca del nella news dal titolo
Medical Research Council Laboratory of Molecular Il primo buco nero isolato,
Biology di Cambridge, nel Regno Unito, indica che si legge: «[...] gli autori
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la differenza è nettamente maggiore: in condizioni hanno ipotizzato che


normali la temperatura cerebrale può raggiungere la causa fosse proprio
e superare i 40 °C, e varia parecchio nel corso della il passaggio di questa
giornata e tra le varie aree cerebrali. Valori così alti, stella davanti a un buco
spiegano Nina Rzechorzek e colleghi su «Brain», nero isolato [...]»;
erano già stati rilevati in passato, ma solo in caso in realtà, la frase corretta
di lesioni cerebrali. Ora, grazie alla spettroscopia di è: «[...] gli autori hanno
risonanza magnetica, una tecnica di indagine non ipotizzato che la causa
invasiva, i ricercatori hanno analizzato il cervello di fosse proprio il passaggio
numerosi individui in salute, scoprendo che i 40 davanti a questa di un
Simon van Hemert/iStock (mozziconi)

°C possono essere raggiunti anche in condizioni buco nero isolato [...]».


K H FUNG/SPL/AGF (cervello);

normali, per esempio nelle donne nel periodo Si è trattato di uno


successivo all’ovulazione. La temperatura del spiacevole errore in fase
cervello cresce con l’aumentare dell’età. Il talamo di editing che ha
sembra essere la regione che raggiunge i valori modificato il testo
più alti e, in generale, il cervello è più caldo di originale, corretto. Ce ne
pomeriggio e meno di notte. (MaMa) scusiamo con i lettori.

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TECNOLOGIA

L’era della
repressione

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Peter Cade/Getty Images

26 Le Scienze 648 agosto 2022


di Marco Boscolo In un numero crescente di paesi
le tecnologie dell’informazione,
e in particolare quelle digitali,

digitale sono impiegate per sorvegliare


i cittadini e reprimere il dissenso

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Marco Boscolo è giornalista scientifico freelance. Si occupa di tecnologia,
storia della scienza, ambiente e società. Con Elisabetta Tola ha pubblicato Semi
ritrovati. Viaggio alla scoperta della biodiversità agricola (Codice Edizioni, 2020).
Con Michele Catanzaro ha vinto il premio giornalistico Colombine nel 2021.

ll’interno del consolato dell’Arabia Sau-


dita a Istanbul non si possono porta-
re telefoni cellulari. Così, il 2 ottobre
2018, il giornalista saudita Jamal
Khashoggi lo lascia alla sua fidan-
zata, la cittadina turca Hatice
Cengiz, la quale lo aspetta
all’esterno dell’edificio. Khashoggi è in esi-
lio volontario in Turchia perché nel proprio
paese non si sente più al sicuro: la sua attivi-
tà di giornalista che denuncia le storture del
governo lo fa sentire un potenziale bersa-
glio. Per questo motivo, se quel 2 ottobre non
avesse fatto ritorno entro quattro ore, Cen-
giz avrebbe dovuto dare l’allarme. Dalle ri-
costruzioni fatte a posteriori, Khashoggi vie-
ne probabilmente torturato e sicuramente
strangolato da un gruppo di funzionari che
fanno capo al governo di Riad. Copia di 91992966cbf5c8f83f927ad18d6a0549

Secondo un’inchiesta del quotidiano britannico «The Guar- la sua esecuzione. L’analisi tecnica effettuata durante le indagini
dian», attorno alle 16.00 di quel giorno il corpo di Khashoggi e i ha permesso di accertare che attraverso Pegasus anche il cellulare
funzionari sauditi sarebbero stati trasferiti a 200 metri di distan- della sua fidanzata era sotto sorveglianza. Chi li spiava sapeva pra-
za dal consolato, nella residenza del console generale dell’Arabia ticamente tutto di loro.
Saudita, dove a tutto il personale era stata data una giornata di va-
Keith Tsuji/SOPA Images/LightRocket via Getty Images

canza. Un fatto che conferma l’ipotesi della premeditazione e del- La punta dell’iceberg
la pianificazione dell’assassinio. Il caso di Jamal Khashoggi è stato dirompente ed estremamente
Tra negazioni, smentite («è un interrogatorio finito male», pro- visibile dal punto di vista mediatico. Ma secondo gli studi condot-
vano a sostenere i sauditi) e accuse varie che coinvolgono anche il ti dal Citizen Lab dell’Università di Toronto, in Canada, le persone
governo della Turchia, il caso Khashoggi diventa presto uno dei vittime di uno spyware come Pegasus sono migliaia, e in molti casi
simboli dell’attività di repressione della libertà di parola e critica il software ha un ruolo decisivo nell’identificazione o nell’uccisio-
del governo dell’Arabia Saudita. Al centro di tutta la vicenda c’è un ne di attivisti e giornalisti che si oppongono a un regime non de-
programma informatico, Pegasus, prodotto da una società con se- mocratico con la propria attività e manifestando. «Spyware» è un
de in Israele, NSO Group, che ha permesso a chi voleva uccidere neologismo apparso negli anni novanta con la diffusione di Inter-
Khashoggi di monitorarne gli spostamenti, leggere le sue e-mail net ed è nato dalla unione di «spying» e «software»: un programma
e i suoi messaggi privati, addirittura attivare la telecamera e l’au- informatico per spiare. Citizen Lab è un gruppo di ricerca che si
dio del suo cellulare per carpire altre informazioni. E di pianificare occupa di studiare come le tecnologie dell’informazione, e in par-

28 Le Scienze 648 agosto 2022


Manifestanti a Hong Kong, ex colonia britannica e oggi regione amministrativa speciale
della Cina, nel 2019. Gli ombrelli sono diventati il simbolo del movimento di protesta
di quel periodo e servivano a impedire alle telecamere della città di riprendere i volti e quindi
non farsi identificare dai sistemi di riconoscimento facciale installati dal governo cinese.

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ticolare quelle digitali, sono usate per minare diritti umani e la si- conferma al telefono Deibert ci sono forti prove circostanziali che
curezza globale. In un recente articolo intitolato Protecting Society «suggeriscono un nesso con le autorità spagnole». In pratica, un
from Surveillance Spyware e pubblicato su «Issues in Society and gruppo di sostenitori della causa indipendentista della Catalogna è
Technology», il suo fondatore e direttore, Ron Deibert, ha elenca- stato spiato da ambienti vicini al governo di Madrid.
no una serie di spyware simili a Pegasus usati a vario titolo per mo- Già due anni prima, secondo quanto emerso da un’inchiesta di
nitorare e spiare giornalisti, attivisti e politici e ha descritto un ti- due testate giornalistiche, «El País» in Spagna e «The Guardian»
po nuovo di potere che è oggi in mano a governi non democratici: nel Regno Unito, i telefoni cellulari del presidente del Parlamen-
quello di spiare i propri obiettivi ovunque. to regionale della Catalogna, Roger Torrent, e di due esponenti di
Un altro recente esempio dell’uso di queste tecnologie, che ha spicco del movimento indipendentista, Anna Gabriel e Jordi Do-
innescato una discussione anche sul piano politico, è il cosiddet- mingo, erano in una lista di 1400 utenti WhatsApp infettati da Pe-
to Catalan Gate, scoppiato in Spagna nella primavera 2022. Secon- gasus. A complicare lo scenario spagnolo, a inizio maggio 2022
do un primo rapporto proprio del Citizen Lab pubblicato lo scorso con una conferenza stampa il governo di quel paese annuncia che
18 aprile, le comunicazioni di alcuni membri del governo catala- i cellulari del presidente del governo Pedro Sanchez e della mini-
no e sostenitori dell’indipendentismo sarebbero state monitorate stra della difesa Margarita Robles sono stati infettati da Pegasus
proprio con Pegasus e un altro software simile noto come Candi- durante la primavera dell’anno precedente. Era un periodo di ten-
ru. Il report non ha individuato in maniera inequivocabile da chi sione internazionale con il Marocco per la pressione migratoria
sarebbe stata orchestrata l’operazione, ma come si legge e come ci verso le città di Ceuta e Melilla, che sono territorio spagnolo ma si

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trovano sulla costa settentrionale dell’Africa, circondate dal terri- ni, come strumento da impiegare nelle operazioni di antiterrori-
torio marocchino. smo e di prevenzione del crimine. La realtà, a cominciare dal caso
Il Catalan Gate mostra chiaramente come lo spionaggio digita- Khashoggi, ha mostrato che questo tipo di strumenti è usato am-
le effettuato con gli spyware sia una guerra a geometria variabile, piamente anche per reprimere il dissenso, attraverso lo spionag-
dove il possesso dell’arma non garantisce di non esserne vittima a gio di personalità scomode da parte dei governi non democratici.
propria volta. È lo scenario globale allargato che ha raccontato nel Per questo motivo, Deibert parla apertamente di un servizio a di-
suo libro Così mi hanno detto che finirà il mondo. La corsa agli ar- sposizione del dispotismo, dal momento che a oggi «non c’è una
mamenti cibernetici e il futuro dell’umanità (Il Saggiatore, 2022) la normativa internazionale che regoli la compravendita di prodot-
giornalista del «The New York Times» Nicole Perlroth, che per set- ti spyware». Si tratta di un settore che secondo Deibert «sta fioren-
te anni ha coperto per il quotidiano statunitense la nuova guerra do in quello che è di fatto un settore non governato» a livello inter-
digitale globale. In un’escalation senza precedenti, Perlroth rac- nazionale e nazionale.
conta di come sia sempre più difficile tracciare i confini tra le squa-
dre e le fazioni. Succede perché il mercato è talmente redditizio Oltre gli spyware
che gli hacker e gli ingegneri informatici di maggior talento, in as- Pegasus e gli altri software che si intrufolano nei nostri cellulari
senza di un personale scrupolo di coscienza, si offrono di volta in sono solo una delle tecnologie digitali usate dai governi per repri-
volta al miglior offerente. Perlroth si è occupata soprattutto di armi mere il dissenso e sorvegliare i propri cittadini. Recentemente un
digitali vere e proprie che sfruttano le falle del codice dei program- gruppo di ricerca guidato dalla sociologa dell’Università dell’Ari-
mi e dei sistemi operativi per procurare danni all’avversario, co- zona a Tucson Jennifer Earl ha pubblicato una revisione sistema-
me bloccare i siti dei servizi governativi o, come è avvenuto in Ita- tica che vuole organizzare per la prima volta quanto sappiamo nel
lia di recente, interferire con i software delle ferrovie con lo scopo campo della repressione digitale. Pubblicata su «Science Advan-
di provocare danno economico e caos. Limitandosi all’impiego di ces», l’analisi ha preso in considerazione 192 studi sul tema del-
queste tecnologie per la sorveglianza e lo spionaggio, Deibert so- la repressione digitale e ha provato a mettere in relazione quanto
stiene che negli ultimi anni «qualcosa di nuovo sta accadendo, e le emerso con le forme più tradizionali di repressione, messe in pra-
conseguenze per le democrazie liberali, per i diritti umani e per lo tica dai governi di mezzo mondo da secoli.
Stato di diritto sono disturbanti». Per esempio, la censura non è una novità ed è impiegata per re-
Per la segretaria generale di Amnesty International Agnès Cal- primere le voci che non sono allineate con il potere. Ma, spiega
lamard, i software come Pegasus sono vere e proprie armi a dispo- Earl, i suoi obiettivi «sono cambiati e i sistemi per canalizzare l’in-
sizione dei governi repressivi «che vogliono ridurre al silenzio i formazione si sono evoluti in modo sostanziale». Oggi si possono
giornalisti, attaccare gli attivisti e stroncare il dissenso, mettendo scrivere algoritmi in grado di «ascoltare» tutto quello che faccia-
a rischio innumerevoli vite umane». Secondo un’inchiesta inter- mo on line, aumentando enormemente la portata potenziale del-
nazionale portata avanti da un collettivo di giornalisti e giornaliste la stessa attività di censura. E molto spesso, specialmente quando
che va sotto il nome di Forbidden Sto-
ries, nel 2016 i clienti di NSO erano più
di 50 Stati e le utenze telefoniche messe Lo spionaggio digitale con spyware è una guerra
sotto sorveglianza oltre 50.000.
a geometria variabile, dove il possesso dell’arma non
Pegasus e i suoi fratelli
Pegasus è uno spyware, cioè un sof-
garantisce di non esserne vittima a propria volta
tware che è in grado di monitorare e
intercettare le attività on line e telefo-
niche di un utente senza il suo permesso. Pegasus è uno dei più usiamo servizi gratuiti, siamo disposti a mettere on line informa-
noti, perché è salito agli onori della cronaca, ma di spyware sul zioni che ci riguardano senza pensarci troppo.
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mercato ce ne sono moltissimi, il primo risale addirittura al 1996. Nel mondo digitale, inoltre, censurare non significa per forza
Uno spyware si insinua nel sistema operativo dello smartphone o impedire che uno scritto o un pensiero circolino. Può voler dire
dell’unità periferica da infettare attraverso un messaggio via chat usare tecniche di distrazione di massa che sfruttano anche l’intel-
o sfruttando altre vie di accesso attraverso le connessione del- ligenza artificiale (IA) per nascondere o limitare la circolazione di
la periferica stessa. Una volta all’interno del sistema, lo spyware certi contenuti. Ne è un esempio perfetto quanto è successo negli
è in grado di leggere qualsiasi comunicazione scritta, anche quelle ultimi anni in Kazakhstan e analizzato in uno studio da Luca Ance-
criptate, e di attivare alla bisogna anche telecamera e audio per re- schi, docente di studi eurasiatici all’Università di Glasgow, in Sco-
gistrare quello che il cellulare sta vedendo e sentendo. zia. Il governo dell’ex repubblica sovietica, oggi un regime autori-
Pegasus è progettato per non incrementare di troppo il consu- tario, oltre a chiudere i siti che esprimono dissenso si è dotato di
mo della batteria, un fattore che potrebbe suscitare sospetti ne- un sistema di produzione di contenuti innocui, molto spesso a ca-
gli utenti, ed è in grado di trasmettere ciò che ha spiato a un server rattere sportivo, che servono per inondare social media e siti web
esterno sfruttando le connessioni dati a disposizione del cellulare. di informazioni irrilevanti per le posizioni politiche del governo. Il
L’unico indizio è un potenziale picco anomalo di dati scambiati dal risultato è un’enorme operazione di diluizione del dissenso, che si
telefonino, ma non è facile accorgersene. L’unico altro modo per trova annegato in una marea di contenuti inutili che impediscono
scovarlo è un’analisi condotta da esperti informatici in grado di tro- una circolazione efficace dei pensieri critici.
vare le tracce del software nel codice informatico. Un altro esempio è stato studiato da Andrew Leber, della Har-
L’azienda produttrice, NSO, ha sempre dichiarato che Pega- vard University, e Alexei Abrahams, del Citizen Lab, in una ricerca
sus è un prodotto venduto ai propri clienti, principalmente gover- pubblicata su «Review of Middle East Studies» nel 2019. L’oggetto

30 Le Scienze 648 agosto 2022


SORVEGLIARE PER SILENZIARE

Il mondo della repressione digitale


Il Digital Repression Index
di Steven Feldstein, del
Carnegie Endowment for
International Peace di
Washington, è un tentativo di
misurare quanto ogni singolo
paese del mondo stia usando
strumenti digitali per la
repressione (mappa in alto).
La banca dati include 179
paesi, ovvero tutte le entità
politiche indipendenti che
abbiano una popolazione di
almeno 250.000 abitanti.
Le variabili prese in
considerazione sono:
monitoraggio governativo
dei social media, filtraggio
di Internet, censura nei
social media, distribuzione
di informazioni false da parte
del governo o di partiti politici,
chiusura di Internet, chiusura
dei social media, arresto di
autori di contenuti digitali
a tema politico. Il Digital
Capacity Repression Index
mostra invece il potenziale di
repressione digitale per ogni
paese (in basso).

dello studio erano i mezzi messi in campo per contenere il dissenso do non troppo trasparente ed esplicito, ai governi. Per esempio, il
da parte dei governi dei paesi che si affacciano sul Golfo Persico a social media più diffuso tra i cittadini cinesi, WeChat, fornisce al
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partire dalla crisi del 2017, che ha visto diversi paesi rompere i rap- governo le mappe di intensità degli spostamenti dei propri uten-
Fonte dati: Digital Repression Index (updated 2021 data), di Steven Feldstein,

porti diplomatici con il Qatar a causa di un suo presunto sostegno ti. In questo modo, sfruttando quei dati e incrociandoli con le in-
al terrorismo islamico. I due ricercatori hanno potuto documenta- formazioni a disposizione con algoritmi basati sull’intelligenza ar-
re l’uso di bot, programmi automatici simili a quelli degli assistenti tificiale, il governo di Pechino è in grado di prevedere in tempo
digitali dei nostri smartphone, in grado di produrre contenuti digi- praticamente reale se si sta formando un assembramento in un
tali per disperdere le critiche ai governi e far circolare contenuti a determinato punto e, quindi, intervenire con le forze dell’ordine
Mendeley Data, V3, 2022. doi: 10.17632/5dnfmtgbfs.3

loro favore. In Corea del Sud, nel 2012, durante un momento di cri- per impedire la manifestazione.
si del governo, l’agenzia nazionale per l’intelligence, in pratica i ser- Dalle analisi svolte da una commissione delle Nazioni Uni-
vizi segreti, ha inondato Twitter di messaggi postati da centinaia di te che cercava di individuare le responsabilità delle forze mili-
utenti falsi creati appositamente per denigrare l’opposizione. tari e degli agenti di sicurezza del Myanmar nel genocidio dei
Rohingya del 2017 è emerso che Facebook avrebbe avuto un ruo-
Prevedere le manifestazioni con l’IA lo determinante nel fornire i dati che hanno permesso di identifi-
In uno studio pubblicato nel 2019 sul «Journal of Democra- care le persone.
cy», l’analista statunitense Steven Feldstein, oggi in forza al think- Secondo Feldstein, l’uso di dati raccolti da soggetti privati co-
tank Carnegie Endowment for International Peace di Washing- me le aziende digitali che gestiscono i social media accoppiato alla
ton, poneva l’accento sul ruolo che hanno le nostre vite digitali potenza dell’intelligenza artificiale rischia di rendere sempre più
nel fornire dati da analizzare, innanzitutto alle aziende che gesti- frequente la pratica degli arresti preventivi per tentare di impedi-
scono i servizi che usiamo, ma in seconda battuta, magari in mo- re l’organizzazione del dissenso e delle manifestazioni di piazza.

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Un capitolo decisivo: la biometria dono di installare un sistema di videosorveglianza, ma non sanno
Nel 2019, nel periodo delle manifestazioni per le strade di Hong davvero bene come funzioni».
Kong, gli ombrelli sono diventati il simbolo di un movimento di Oltre all’impiego per la vigilanza del territorio urbano, in Italia
protesta. Gli abitanti dell’ex colonia britannica contestavano le una tecnologia di riconoscimento facciale è impiegata dalla poli-
scelte del governo della Cina di eliminare l’eccezionalità di Hong zia fin dal 2018. Si chiama SARI, ed è prodotto da Parsec 3.26, un’a-
Kong e gli ombrelli servivano a uno scopo preciso: impedire alle zienda che collabora con l’Istituto di scienze applicate e sistemi in-
telecamere di riprendere i volti e quindi non farsi identificare dai telligenti del Consiglio nazionale delle ricerche per lo sviluppo di
sistemi di riconoscimento facciale installati dal governo cinese. algoritmi di riconoscimento facciale. Il sistema presenta due mo-
Il rapporto tra biometria e telecamere di sorveglianza risale duli diversi. SARI Enterprise permette di confrontare l’immagine
perlomeno al 2005, quando il governo cinese ha lanciato il pro- di un volto acquisito dalle telecamere con la banca dati già a dispo-
gramma Skynet. L’idea era fornire un sistema di sorveglianza sizione della polizia. La versione Real-Time, invece, è in grado di
continua degli spazi pubblici: strade, scuole, università, edifici confrontare in tempo reale le immagini riprese in un determina-
pubblici e così via. Secondo le stime, già nel 2017 la rete di tele- to luogo dalle telecamere e confrontarlo con una lista di persone
camere contava 170 milioni di punti di osservazione e l’obiettivo sotto osservazione che, a quanto risulta dalla documentazione di
per il 2020 era di raggiungere i 400 milioni. Tutte queste teleca- Hermes Center, è composta da decine di migliaia di soggetti.
mere sono collegate in rete tra di loro, fanno cioè parte dell’Inter- SARI Enterprise è usato durante le indagini di polizia come
net delle cose, e mandano i propri segnali a un sistema centrale, strumento a disposizione degli inquirenti. Per questa versione
dove sono analizzati con sistemi basati sull’intelligenza artificia- della tecnologia, il Garante della privacy ne ha approvato l’uso fin
le per il riconoscimento facciale. Una pratica famosa è identifica- dal luglio 2018. Tre anni più tardi, invece, si è espresso contro l’u-
re con questi metodi coloro che attraversano le strisce pedonali so della versione Real-Time perché «l’identificazione di una per-
con il semaforo rosso e metterli alla berlina proiettando immagini sona in un luogo pubblico comporta il trattamento biometrico di
e nomi su schermi giganti agli incroci. Secondo Xiao Qiang, ricer- tutte le persone che circolano nello spazio pubblico monitorato, al
catore dell’Università della California a
Berkeley, che ne ha scritto in uno stu-
dio pubblicato nel 2019 su «Journal of In Russia il sistema per il riconoscimento facciale
Democracy», Skynet permette alle au-
torità cinesi di «identificare il genere, il Sphere è usato dall’inizio della guerra
tipo di abbigliamento e l’altezza dei pas-
santi, riuscendo a trasformare le infor-
in Ucraina per identificare i manifestanti pacifisti
mazioni catturate dalle telecamere in
dati» e così alimentando le banche da-
ti governative e gli algoritmi. Ufficialmente, però, Skynet nasceva fine di generare i modelli di tutti per confrontarli con quelli delle
per garantire la sicurezza degli spazi pubblici, facilitando l’identi- persone incluse nella watch-list. Pertanto, si determina una evo-
ficazione di chi commette un crimine. «La sicurezza urbana è un luzione della natura stessa dell’attività di sorveglianza, passando
grimaldello che viene usato per l’installazione di sempre più te- dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sor-
lecamere nei centri urbani», spiega Laura Carrer, che è giornali- veglianza universale allo scopo di identificare alcuni individui». In
sta e fellow del Centro Hermes per la trasparenza e i diritti uma- altre parole, il Garante ravvisa il pericolo che SARI Real-Time pos-
ni digitali, un’organizzazione italiana che promuove la campagna sa essere usato come strumento per sorveglianza e identificazio-
Reclaim Your Face nata allo scopo di vietare l’uso dei sistemi bio- ne di massa.
metrici in Europa. Da un’inchiesta portata avanti da Carrer con al-
tri due colleghi giornalisti è emerso che la città di Como nel 2020 Una sorveglianza smart e globale
ha acquistato e installato 16 telecamere predisposte per il ricono- Secondo le ricerche condotte da Feldstein per il Digital Re-
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scimento facciale nei pressi dei giardini pubblici di via Francesco pression Index (si veda il box a p. 31), nel mondo sono 55 i paesi che
Anzani e via Leone Leoni. Il sistema installato a Como permette hanno almeno una città dove la tecnologia della smart city è im-
la visualizzazione in tempo reale di immagini, la funzione di rico- piegata per la sorveglianza dei cittadini. Sono invece 68 i paesi do-
noscimento facciale e quella di rilevamento automatico del loite- ve sistemi di riconoscimento facciale pubblici sono attivi. Tra di
ring, cioè del bighellonaggio. A monte della scelta della città, oltre questi c’è la Federazione Russa, dove il sistema per il riconosci-
al problema della sicurezza, c’era quello di monitorare i migranti mento facciale Sphere è usato dall’inizio della guerra in Ucraina
che cercano di arrivare in Svizzera e da lì nei paesi del Nord Euro- per identificare i manifestanti pacifisti. Human Rights Watch ave-
pa passando da Como. va lanciato l’allarme già nel settembre 2021, denunciando che «le
Il 26 febbraio 2020 il Garante della privacy ha emesso un prov- autorità russe continuano a espandere l’uso della tecnologia del
vedimento con cui ha chiarito che mancano le basi legali per l’in- riconoscimento facciale in tutto il paese, senza alcuna regolamen-
stallazione del sistema di videosorveglianza con riconoscimento tazione, supervisione o protezione dei dati». Come sottolinea Dei-
facciale di Como. Ma il caso è indicativo del fatto che anche in Ita- bert per quanto riguarda la compravendita degli spyware, anche
lia questo tipo di tecnologie esercita un enorme fascino. «Le tele- nel caso del riconoscimento facciale a livello internazionale non
camere per la sicurezza sono una risposta semplice a un problema c’è una regolamentazione del settore che tuteli i dati personali dei
complesso», sottolinea Carrer. C’è in sostanza l’idea, molto attraen- cittadini. Chi abita in Europa è in una situazione leggermente mi-
te per i politici, che le telecamere servano da deterrente e che gliore, secondo Feldstein, perché esiste il GDPR, il Regolamento
la tecnologia possa da sola risolvere problemi sociali e crimina- generale sulla protezione dei dati emanato nel 2016, che rende più
li. «C’è il fascino della tecnologia, esercitato su persone che deci- difficile l’installazione di sistemi come quello russo o cinese.

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L’assenza di una regolamentazione internazionale contribuisce all’uso di tecnologie digitali per la repressione del dissenso e il controllo dei cittadini.

Ma, allargando lo sguardo, Feldstein si dice preoccupato soprat- canza di una regolamentazione internazionale che favorisce l’e-
tutto per quelli che chiama «regimi ibridi». Si tratta di quei paesi in mergere di una zona grigia dove le tecnologie digitali si possono
cui formalmente c’è la democrazia, ma si sta sperimentando una infilare ed essere usate per reprimere il dissenso e sorvegliare i cit-
crescente erosione delle libertà con forme di repressione. Sono tadini, che si ritrovano in un mondo sempre più controllato.
paesi che hanno intrapreso una strada che li sta facendo progressi- Per Deibert si tratta di un paradosso. Solo nel 2011, durante la
vamente allontanare, passo dopo passo, dai valori delle democra- cosiddetta Primavera araba, le tecnologie digitali e i social net-
zie liberali e li fa avvicinare sempre più ai totalitarismi. «Sono casi work erano visti come strumenti in grado di rinforzare la socie-
come India, Pakistan, Ungheria – elenca Feldstein – in cui la china tà civile internazionale. Oggi, pur continuando a rappresentare
è di un certo tipo». Un pensiero simile a quello di Carrer, che si dice anche quel sogno tecno-ottimista, quelle stesse tecnologie «aiu-
preoccupata per il fatto che sistemi per il riconoscimento facciale tano la diffusione di nuovi tipi di autoritarismo digitale che supe-
vengano installati «in sordina» in moltissime città. ra i confini delle nazioni». Per Deibert è un effetto «inquietante».
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Che soluzioni ci sono? Deibert indica la possibilità di un trat-


Se non hai nulla da nascondere… tato internazionale, simile a quello per la regolamentazione degli
Rispetto alla privacy dei dati personali, in moltissimi casi non armamenti. Si tratta di un’eventualità «improbabile», tuttavia sa-
è chiaro in che modo i governi e le forze di polizia possano usar- rebbe un riferimento giuridico a cui, almeno, si potrebbe fare ap-
li, quanto a lungo vengano mantenuti nelle banche dati e con chi pello. Strumenti più pratici, oltre all’indispensabile operato degli
possano essere condivisi. Tutto questo preoccupa gli attivisti dei attivisti per i diritti umani digitali, potrebbero essere regole più ri-
diritti umani, che sottolineano l’opacità di questi sistemi. Ma c’è gide su quali aziende possono fornire tecnologie alle amministra-
anche un problema ulteriore, legato alla variabilità della sua accu- zioni pubbliche, a tutti i livelli. Società come NSO, che produce
ratezza. Un rapporto della polizia metropolitana del Regno Unito Pegasus, oppure quelle che installano sistemi di riconoscimento
pubblicato nel 2019 rilevava un tasso di errore altissimo: l’81 per facciale potrebbero essere messe su una lista nera che impedisce
cento. Un altro studio, effettuato dal comitato etico di Axion, uno di fare affari con il settore pubblico. Su questo punto, però, si ab-
dei principali fornitori di body camera (le telecamere che si indos- batte il pessimismo generato dalla diffusa scarsa preparazione cul-
sano) alle forze di polizia statunitensi, ha concluso che «il ricono- turale in questo settore proprio dei funzionari pubblici e degli am-
scimento facciale è una tecnologia non sufficientemente affidabi- ministratori che sbandierano la tecnologia come la soluzione dei
ER_Creative/iStock

le perché se ne possa giustificare l’impiego da un punto di vista problemi. Servirebbe, invece, una maggiore educazione e forma-
etico». Da allora, Axion non ha più fornito il supporto del ricono- zione ai cittadini sui rischi dell’impiego delle tecnologie digita-
scimento facciale nei propri prodotti. li. Perché è difficile tutelare un proprio diritto se non si hanno gli
Ancora una volta, come già rilevato per gli spyware, è la man- strumenti per farlo. Q

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PALEONTOLOGIA

La riscossa dei

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Ectoconus, uno dei primi


mammiferi placentati, dava alla luce
cuccioli vivi e ben sviluppati.

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mammiferi
Erano rimasti all’ombra
dei dinosauri per milioni di anni.
Poi l’impatto di un asteroide
con la Terra creò un nuovo mondo
pieno di opportunità evolutive

di Steve Brusatte

O
gni primavera porto i
miei studenti nel de-
serto nel nord-ovest
del New Mexico, po-
co a nord del Canyon
Chaco, dove 1000 anni fa l’antico popolo dei
Pueblo costruì una grande città di roccia.
Nel corso della nostra escursione a piedi,
tra le sfumature pastello dei calanchi, non
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possiamo fare a meno di notare le ossa di di-


nosauro. Il terreno è cosparso di zampe di
Tyrannosaurus rex e di pezzi di quelle ver-
tebre che circa 66,9 milioni di anni fa, du-
rante il Cretaceo, ancoravano i lunghi col-
li dei sauropodi. Poi, all’improvviso, le ossa
spariscono. Continuando ad arrampicarci
tra gli strati rocciosi, iniziamo a notare un
nuovo tipo di fossile.

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Si tratta di mascelle piene di denti. Non sono quelli simili a col- Steve Brusatte è professore all’Università
telli da bistecca del T. rex, bensì denti con cuspidi e valli comples- di Edimburgo e autore di The Rise and Reign
se: sono molari di mammiferi. Durante un’uscita nel 2014 avevo of the Mammals, una nuova storia dell’evoluzione
seguito le tracce di questi fossili addentrandomi nel letto asciutto dei mammiferi (Mariner Books, 2022).
di un torrente sacro ai Navajo, il Kimbeto, che significa «sorgente
dello sparviero». Dall’altro versante del canale avevo sentito giun-
gere un grido vittorioso. Era il mio collega Tom Williamson che
aveva scoperto uno scheletro: apparteneva a un grosso animale di tra le zampe dei dinosauri viveva un’abbondanza di mammiferi in
circa 100 chilogrammi. Basandoci sulle ossa del bacino potevamo miniatura, non più grandi di un tasso. Erano animali che correva-
affermare che quell’animale dava alla luce cuccioli vivi e ben svi- no, si arrampicavano, scavavano, nuotavano e planavano. Furono
luppati. Era un mammifero placentato, come noi. loro a sviluppare le caratteristiche classiche dei mammiferi: il pe-
Quel mammifero fossile, Ectoconus, era rivoluzionario. Visse lo, il metabolismo a sangue caldo, una gamma complessa di denti
appena 380.000 anni dopo il giorno peggiore nella storia della Ter- (canini, incisivi, premolari, molari) e la capacità di nutrire i picco-
ra, quando un asteroide del diametro di dieci chilometri mise fi- li con il proprio latte.
ne, tra fuoco e fiamme, all’Era dei dinosauri, inaugurando così un Quei primi mammiferi proliferarono in un albero genealogico
mondo nuovo. Spesso questa storia è raccontata in modo semplice lussureggiante. C’erano decine di sottofamiglie distinte da diversi
sui libri di testo: i dinosauri morirono, invece i mammiferi soprav- tipi di dentature, diete e metodi riproduttivi. Uno di questi grup-
vissero e presero rapidamente il sopravvento. Però questo raccon- pi, quello dei multitubercolati, prosperò nel sottobosco del Creta-
to passa sotto silenzio una verità preoccupante: in realtà sappiamo ceo perché usava i premolari a sega e gli incisivi taglienti per divo-
poco sui mammiferi che resistettero all’estinzione e che persevera- rare un nuovo tipo di alimento: frutta e fiori. Fossili di questo tipo
rono nei 10 milioni di anni successivi, nell’epoca chiamata Paleoce- di animali emersero a dozzine tra il 1963 e il 1971, durante le spedi-
ne. Come fecero a resistere quando morì il 75 per cento delle specie zioni polacco-mongole nel Deserto del Gobi, uno dei primi grandi
animali? E come fecero a gettare le basi per le oltre 6000 specie di progetti di ricerca paleontologica sul campo guidati da una donna,
mammiferi placentati che prosperano oggi, dai pipistrelli nell’aria in particolare una che è tra i miei eroi, la compianta paleobiologa
alle balene nel mare fino a noi esseri umani? polacca Zofia Kielan-Jaworowska.
La scienza discute di queste domande fin dagli anni settan- Intanto, mentre i multitubercolati prosperavano, altri tre rami
ta dell’Ottocento, quando in New Mexico furono scoperti i primi si separavano dal tronco principale dell’albero genealogico, senza
fossili di mammiferi placentati risalenti al Paleocene. Finalmen- grandi clamori. Questi straordinari innovatori diedero origine ai
te, negli ultimi vent’anni, nuove scoperte e tecniche di ricerca so- tre lignaggi di mammiferi che esistono ancora oggi: i monotremi,
no riuscite a rivelarci l’identità di quei pionieri. Si tratta di anima- che depongono uova; i marsupiali, che danno alla luce cuccioli an-
li placentati che per poco non fecero la fine dei dinosauri, ma che, cora deboli, che poi continuano a svilupparsi dentro il marsupio;
dopo essere sopravvissuti per un pelo all’inferno di zolfo, creb- e i placentati, come Ectoconus e noi umani, che partoriscono cuc-
bero rapidamente di dimensioni passando da quelle di un ratto a cioli già più grandi e sviluppati. L’orologio molecolare, una tecni-
quelle di una mucca, si diversificarono per alimentazione e com- ca che usa le differenze tra i DNA di diverse specie moderne per
portamenti, poi svilupparono un cervello più grande e così segna- calcolare a ritroso il momento in cui quelle specie si sono separa-
rono l’avvento di una nuova Era dei mammiferi. te, stima che alcuni lignaggi di placentati, tra cui i primati, esistes-
sero già contemporaneamente ai dinosauri. I paleontologi deside-
Origini triassiche rano disperatamente scoprire fossili di quei primissimi placentati,
Torniamo indietro al Triassico. Spesso si pensa che i mammi- ma non ci sono ancora riusciti.
feri siano successivi ai dinosauri nel passato evolutivo, ma in re- Poi, un giorno di 66 milioni di anni fa, questo quadro primor-
altà entrambi i gruppi ebbero origine nello stesso posto e nello diale con i dinosauri che galoppavano a passo pesante sulla terra
stesso momento: circa 225 milioni di anni fa, quando tutte le su- e i mammiferi che zampettavano nell’ombra finì nel caos. Un aste-
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perfici emerse della Terra erano riunite nel supercontinente Pan- roide grande come l’Everest sfrecciava nei cieli, più veloce di un
gea. All’epoca il nostro pianeta si stava riprendendo dalla peggio- aereo di linea e per caso andò a schiantarsi su quella che oggi è
re estinzione di massa della storia, quando i megavulcani della la penisola dello Yucatán, in Messico. La colpì con una forza di ol-
Siberia sputarono lava e anidride carbonica per milioni di anni, tre un miliardo di bombe atomiche, facendo un buco largo più di
causando un picco di calore a livello globale che uccise fino al 95 160 chilometri e profondo più di 16 chilometri nella crosta terre-
per cento di tutte le specie esistenti. Quando i vulcani si spense- stre. Tsunami, incendi, terremoti ed eruzioni vulcaniche sconvol-
ro, i dinosauri, i mammiferi e molti altri nuovi gruppi di animali sero tutto il pianeta. Polvere e fuliggine riempirono l’atmosfera e
emersero a riempire il vuoto. lasciarono il mondo al buio per anni. Le piante non riuscivano a
Pagine precedenti: illustrazione di Beth Zaiken

Per i successivi 160 milioni di anni, dinosauri e mammiferi se- effettuare la fotosintesi, le foreste arrivarono al collasso, gli erbi-
guirono strade separate, ma entrambi con successo. I dinosau- vori morirono, presto seguiti dai carnivori. Interi ecosistemi furo-
ri divennero giganti ed esclusero i mammiferi dalle nicchie adat- no ridotti in polvere. Fu la fine dell’Era dei dinosauri.
te agli animali di grandi dimensioni. I mammiferi fecero l’esatto
contrario: con i loro corpi di dimensioni ridotte, potevano sfrutta- Per un pelo
re nicchie ecologiche a cui i dinosauri, più grandi, non avrebbero L’asteroide fu un cataclisma apocalittico e cambiò il corso del-
avuto accesso. Dato che avevano ottenuto un vantaggio competi- la storia della Terra. Tre specie su quattro tra tutte quelle viventi,
tivo in quegli habitat, in pratica impedirono al T. rex, al Tricera- incapaci di far fronte alla situazione, soccombettero e si estinsero.
tops e ai loro parenti di diventare più piccoli. Tra i 201 milioni e i 66 I dinosauri furono le vittime più famose: tutti quegli animali con
milioni di anni fa, nei periodi denominati Giurassico e Cretaceo, il collo lungo, le corna, il becco d’anatra, la testa a cupola e i denti

36 Le Scienze 648 agosto 2022


Le rocce nel canale del Torreon Wash, nel nord-ovest del New Mexico, contengono fossili di mammiferi vissuti nel Paleocene.

aguzzi morirono, e solo un manipolo di uccelli riuscì a sopravvive- La situazione rimase stabile per gli ultimi 2 milioni di anni del Cre-
re e a portare avanti fino a oggi l’eredità dei dinosauri. taceo. Non c’erano segnali di grossi problemi.
E i mammiferi? La maggior parte delle storie che raccontano Poi tutto cambiò. Se osserviamo le rocce sedimentarie che si
l’estinzione alla fine del Cretaceo parla dei mammiferi come dei formarono 66 milioni di anni fa, vediamo comparire una sottile li-
grandi sopravvissuti, i vincitori che si appropriarono dello scettro nea satura di iridio, un elemento raro sulla superficie terrestre ma
dei dinosauri. In un certo senso è vero: i mammiferi perseveraro- comune nello spazio cosmico. Quella linea è l’impronta chimica
no, altrimenti noi non saremmo qui. Però le ricerche più recenti dell’asteroide. I dinosauri, compresi T. rex e Triceratops, scompa-
dimostrano che ci mancò poco, e che il loro fato dipese totalmente iono all’improvviso. Il Cretaceo ha lasciato il posto al Paleocene.
da quello che avvenne nei giorni, nei decenni e nei millenni suc- Lo scenario nel primo Paleocene è tragico. In Montana c’è un
cessivi all’impatto dell’asteroide. Per i mammiferi, quell’asteroide sito fossile chiamato Z-Line Quarry, che risale a circa 25.000 an-
fu allo stesso tempo il momento di maggior pericolo e una gran- ni dopo l’impatto dell’asteroide. È un posto che sa di morte. Qua-
de occasione. si tutti i mammiferi che prosperavano in quella zona nel Cretaceo
La migliore documentazione fossile sui mammiferi che si tro- sono scomparsi; ne rimangono solo sette specie. Diversi altri siti
varono ad affrontare l’asteroide e le sue conseguenze arriva dalla fossili raccontano quello che successe nei 100.000-200.000 anni
zona settentrionale delle Grandi Pianure negli Stati Uniti. William successivi. Se mettiamo insieme tutti i mammiferi esistenti in di-
Clemens dell’Università della California a Berkeley, scompar- versi momenti durante quel periodo, si arriva a un totale di 23 spe-
so nel 2020, ha passato quasi cinquant’anni a esplorare i terreni cie. Di queste solo una appartiene ai metateri; questi antenati dei
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dei ranch nel nord-est del Montana, accompagnato dal profumo marsupiali, che nel Cretaceo erano così abbondanti, per poco non
di salvia dell’artemisia tridentata. A formare queste colline sono si estinsero completamente. Nell’insieme, se consideriamo tutta
le rocce plasmate dai fiumi che per i tre milioni di anni tra la fi- la documentazione fossile del Montana e i dati provenienti dal re-
ne del Cretaceo, le conseguenze dell’asteroide e l’alba del Paleo- sto del Nord America occidentale, le statistiche sono tetre. Appena
cene scendevano dalle Montagne Rocciose ancestrali attraverso un misero 7 per cento dei mammiferi sopravvisse alla carneficina.
le foreste. Decine di migliaia di fossili scoperti in quegli strati roc- Immaginiamo l’asteroide come una roulette russa, una pistola con
ciosi, studiati con metodi statistici da Gregory Wilson Mantilla, ex dieci fori nel tamburo, nove dei quali contengono una pallottola:
studente di Clemens e attualmente paleontologo alla Washington anche così le probabilità di sopravvivere sarebbero leggermen-
State Universiy, rivelano quali animali vissero, quali morirono e te superiori a quelle che dovettero affrontare i nostri antenati nel
perché. magnifico mondo nuovo del Paleocene.
La cosa può forse sorprendere, ma i mammiferi se la cavavano Questa situazione cupa solleva una domanda: che cosa permi-
bene alla fine del Cretaceo. All’epoca in Montana ne vivevano al- se ad alcuni mammiferi di resistere? La risposta è diventata chia-
meno 30 specie, che rivestivano molti ruoli nell’ecologia alla base ra quando Wilson Mantilla ha guardato quali animali fossero morti
della catena alimentare dominata dai dinosauri: per esempio si ci- e quali fossero sopravvissuti. I sopravvissuti erano più piccoli del-
bavano di ossa o di fiori, o ancora erano insettivori oppure onnivo- la maggior parte dei mammiferi del Cretaceo e i loro denti indicano
Steve Brusatte

ri. Per la stragrande maggioranza erano metateri (antichi membri che seguivano una dieta generalista, onnivora. Le vittime, invece,
del lignaggio dei marsupiali) o multitubercolati. Erano presenti erano più grandi, con diete carnivore o erbivore più specializzate.
anche i primi cugini dei placentati, chiamati euteri, ma erano rari. Questi ultimi erano estremamente adattati al mondo della fine del

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Cretaceo, ma quando l’asteroide scatenò l’inferno quegli adatta- liamson, curatore del New Mexico Museum of Natural History
menti si trasformarono in difficoltà. Gli animali più piccoli e gene- and Science. Da oltre 25 anni Williamson perlustra i calanchi e in-
ralisti, al contrario, riuscivano più facilmente a nutrirsi di qualsia- segna ai suoi figli, i gemelli Ryan e Taylor, e a molti studenti Nava-
si cosa trovassero nel caos successivo all’impatto e potevano anche jo locali a diventare campioni nella raccolta di fossili. Negli ultimi
rintanarsi con più facilità per aspettare che il peggio passasse. dieci anni i miei studenti e io ci siamo uniti alla sua squadra.
Quando gli ecosistemi si riformarono, all’inizio del Paleoce- Tom e il suo gruppo hanno raccolto migliaia di fossili, che nel
ne, molti dei mammiferi che iniziarono a moltiplicarsi erano eu- loro insieme disegnano un quadro a colori vivaci di quella che era
teri, gli antenati di quei placentati che nel Cretaceo erano semplici la vita nel Paleocene nel primo milione di anni dopo l’asteroide.
comparse. Con le loro piccole dimensioni, la dieta flessibile e for- Nell’elenco di placentati arcaici si trovano animali come Ectoco-
se modi più rapidi di crescere e riprodursi, riuscirono ad appro- nus, che si fanno rientrare un po’ a forza in un gruppo nebuloso
priarsi di nicchie ecologiche aperte e iniziarono a costruire nuove chiamato condilartri. I membri di questo gruppo erano soprattut-
reti alimentari. Circa 100.000 anni dopo l’asteroide, in Montana to erbivori, oppure onnivori con una corporatura robusta. Molti
apparve un nuovo euterio, che ben presto divenne comune. Pur- erano dotati di zoccoli. Condividevano le nicchie ecologiche adat-
gatorius, con i suoi molari caratterizzati da cuspidi delicate, che te agli erbivori con i pantodonti, animali dal torace largo e con arti
usava per mangiare frutta, e le articolazioni del tarso estrema- enormi, che si nutrivano di foglie e raggiungevano dimensioni si-
mente mobili, adatte ad aggrapparsi e ad arrampicarsi sugli alberi, mili a quelle delle vacche moderne. Un altro gruppo, i teniodon-
era un esponente precoce della linea dei primati. Questo animale, ti, era composto da strani esseri con enormi zampe anteriori dota-
o forse un altro euterio strettamente imparentato con questo, fu te di artigli, con cui scavavano nel terreno, e possenti mandibole
l’antenato da cui discendiamo noi. con canini ingrossati, che usavano per estrarre i tuberi. Tutti que-
sti mammiferi dovevano sicuramente temere i triisodonti, il terro-
I primi placentati re del Paleocene, che sembravano lupi sotto steroidi e frantuma-
Questi impavidi sopravvissuti forgiarono un mondo nuovo: vano le ossa delle prede con i loro molari terribili.
un’Era dei mammiferi, in cui i placentati si affermarono più di tut- Districarsi tra la genealogia di questi placentati arcaici non
ti gli altri. Per quanto riguarda i primi veri placentati che formaro- è facile. Attualmente il mio gruppo di ricerca collabora con Wil-
no comunità diversificate nel Paleocene, alcuni dei fossili migliori liamson, con il mammalogo del Carnegie Museum of Natural Hi-
arrivano dal New Mexico, in particolare dal Kimbeto. Uno di quegli story John Wible e con altri colleghi per risolvere questo nodo
innovatori era Ectoconus, l’animale di cui abbiamo trovato lo sche- gordiano filogenetico. Stiamo mettendo insieme un enorme set di
letro nel 2014, che quando attraversava a balzi le foreste pluviali e dati sui mammiferi fossili e attualmente esistenti, con le rispetti-
paludose di 65,6 milioni di anni fa, sgranocchiando foglie e legu- ve caratteristiche anatomiche e genetiche, per poter compilare un
mi, era il mammifero più grande che vi
avesse mai vissuto. Nello stesso ambien-
te viveva una decina di nuove specie di Questi impavidi sopravvissuti forgiarono
placentati, mentre i dinosauri stavano
già diventando storia antica. un mondo nuovo: un’Era dei mammiferi, in cui
Conosciamo questi placentati del Pa-
leocene da quasi 150 anni. I loro fossili
i placentati si affermarono più di tutti gli altri
furono segnalati nelle campagne degli
anni settanta e ottanta dell’Ottocento,
quando i geologi si unirono ai cartografi e ai soldati per tracciare albero genealogico completo. I primi risultati sono incoraggianti.
le mappe dei territori da poco confiscati ai nativi americani. Uno Alcune specie arcaiche, come i teniodonti, derivano forse da al-
di quegli esploratori, David Baldwin, trovò un vero tesoro di mam- cuni euteri del Cretaceo e quindi sono forse tra i placentati più
miferi presso il Kimbeto e in altri siti di epoca simile, stretti tra gli primitivi, sul tronco dell’albero genealogico. Altri, tra cui alcu-
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strati più antichi, con i dinosauri del Cretaceo, e quelli più recen- ni condilartri, condividono alcune caratteristiche con gli attuali
ti, con i mammiferi dell’Eocene, un’epoca che andò da 56 a 34 mi- mammiferi artiodattili e sono probabilmente forme di protocaval-
lioni di anni fa. Questi ultimi si potevano facilmente classificare in li e protobovini. Sembra quindi che i placentati arcaici siano una
gruppi che ci sarebbero familiari, per esempio cavalli, scimmie e collezione variegata, con alcuni che formavano stravaganti sotto-
roditori. I mammiferi del Paleocene, invece, non erano facili da gruppi a parte e altri che costituiscono il ceppo ancestrale da cui
categorizzare. Erano nettamente più grandi di qualsiasi mammi- nacquero i placentati di oggi.
fero esistente nel Cretaceo e non presentavano ossa epipubiche
sulla parte anteriore del bacino, il che suggerisce che avessero Un vantaggio iniziale
una placenta grande per nutrire i cuccioli in utero. Questo signi- Anche se la posizione di condilartri, teniodonti e dei loro simi-
fica che erano sicuramente placentati. Ma i loro scheletri erano li arcaici sull’albero genealogico deve ancora essere definita con
strani: tarchiati e muscolosi, con un miscuglio di elementi che og- precisione, riusciamo già a farci un’idea di com’erano questi ani-
gi si ritrovano in gruppi diversi di mammiferi. mali in vita. I fossili raccolti dal nostro gruppo e studiati con nuo-
Questi strambi abitatori del Paleocene si guadagnarono una re- ve tecnologie rivelano come questi placentati svilupparono carat-
putazione difficile e gli studiosi iniziarono a liquidarli come pla- teristiche e comportamenti nuovi, che li aiutarono ad adattarsi
centati «arcaici». Che rapporto avevano con i loro antenati del Cre- nel caos del primo Paleocene e a sfruttare le nicchie ecologiche
taceo e con i mammiferi di oggi? Come si muovevano, di che cosa aperte. Durante questo periodo si svilupparono molti dei tratti ti-
si nutrivano, come crescevano? Per generazioni queste domande pici dei placentati, vantaggi che aiutarono a plasmare i generali-
lasciarono i paleontologi senza risposte. Poi arrivò Thomas Wil- sti sopravvissuti all’estinzione trasformandoli in specialisti nuo-

38 Le Scienze 648 agosto 2022


CRONOLOGIA DI UN SUCCESSO

L’avvento dei mammiferi


Grafica di Jen Christiansen e Ornella Bertrand (cervelli); fonti: Smith, F.A., e altri, The Evolution of Maximum Body Size of Terrestrial Mammals, in «Science», Vol. 330, 26 novembre 2010 (dati sulle dimensioni corporee); Grossnickle D.M. e altri, Untangling the
Multiple Ecological Radiations of Early Mammals, in «Trends in Ecology and Evolution», Vol. 34, ottobre 2019 (dati sulla diversità ecologica); Close R.A. e altri, Diversity Dynamics of Phanerozoic Terrestrial Tetrapods at the Local-Community Scale, in «Nature

I mammiferi vissero sotto il giogo dei dinosauri per decine di milioni cie esistenti (inclusi tutti i dinosauri a eccezione di quelli che sarebbero
Ecology and Evolution», Vol. 3, febbraio 2019 (dati sulla varietà di specie); Bertrand O.C. e altri, Brawn before Brains in Placental Mammals after the End-Cretaceous Extinction, in «Science», Vol. 376, 31 marzo 2022 (dati sulla dimensione del cervello).

di anni e solo 66 milioni di anni fa iniziarono a prendere il centro del- diventati gli uccelli). Scoperte recenti ci rivelano come fecero i mammi-
la scena, quando un asteroide largo 10 chilometri si schiantò in quel- feri a sopravvivere all’estinzione di massa, per poi dare il via alla nuova
lo che oggi è il Golfo del Messico, cancellando il 75 per cento delle spe- Era dei mammiferi, con specie che oggi abitano il mare, la terra e il cielo.

Compaiono gli antenati dei marsupiali, I mammiferi si evolvono con tutta una serie di Sia i mammiferi che i dinosauri
dei monotremi ovipari e dei placentati forme corporee diverse per sfruttare diverse ebbero origine circa 225 milioni di
con i loro cuccioli di grandi dimensioni. nicchie ecologiche, ma al contrario dei dinosauri anni fa sul supercontinente Pangea.
rimangono di piccole dimensioni.

CRETACEO GIURASSICO TRIASSICO

Inferiore Superiore Medio Inferiore Superiore

120 130 140 150 160 170 180 190 200 210
110 Milioni di anni fa

TERZIARIO

Olocene
CRETACEO PALEOGENE NEOGENE Pleistocene
Pliocene
Superiore Paleocene Eocene Oligocene Miocene

100 90 80 70 60 50 40 30 20 10

DIMENSIONE DEL CORPO


Il corpo di piccole dimensioni aiutò alcuni mammiferi a sopravvivere all’impatto dell’asteroide a causa
del quale si estinsero i dinosauri. Però nel periodo successivo al cataclisma i precursori dei placentati
iniziarono a ingrandirsi, passando dalle dimensioni di un ratto a quelle di un bovino e oltre.

DIVERSITÀ ECOLOGICA
I placentati svilupparono dei tratti che permisero loro di sfruttare l’ampia gamma di nicchie ecologiche
aperte. Alcuni, per esempio, presentavano corpi e denti specializzati per arrampicarsi sugli alberi e nutrirsi
di frutta, mentre altri erano fatti apposta per scavare sotto terra e sgranocchiare i tuberi.

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RICCHEZZA DI SPECIE
Con il passaggio dal periodo del Cretaceo all’epoca del Paleocene, man mano che gli ecosistemi si
riprendevano dalla devastazione causata dall’asteroide, il numero di specie di mammiferi presente
in ciascuna comunità locale aumentò bruscamente.

INTELLIGENZA/DIMENSIONI DEL CERVELLO


Tra tutti i vertebrati, i mammiferi sono quelli con il cervello più grande in rapporto alle dimensioni
del corpo. Secondo il consenso convenzionale, il cervello sarebbe cresciuto in modo costante nel
tempo. Invece alcune scoperte recenti dimostrano che i mammiferi non diventarono particolarmente
intelligenti se non dopo aver raggiunto dimensioni corporee più significative.

Scansioni TAC di crani fossili


rivelano che la dimensione del
cervello diminuì nei primi placentati
e poi crebbe di nuovo in modo
indipendente in diversi lignaggi,
attraverso una crescita pronunciata Placentato «arcaico» condilartro Placentato «arcaico» tillodonte Placentato moderno perissodattilo
delle regioni cerebrali coinvolte Arctocyon primaevus Trogosus hillsis Hyrachyus modestus
nella funzionalità sensoriale. (tardo Paleocene) (medio Eocene) (medio Eocene)

www.lescienze.it Le Scienze 39
Durante le ricerche sul campo presso il canale del Kimbeto, sempre nel nord-ovest del New Mexico (qui sopra), sono state scoperte mascelle
fossili appartenenti all’erbivoro chiamato Ectoconus (a fronte, in alto a destra) e agli spaventosi carnivori detti triisodonti (in basso a destra).

vi e diversi tra loro. Questi tratti furono alla base del successo dei po la scomparsa dei dinosauri, dopo 160 milioni di anni in cui era-
placentati nei successivi 66 milioni di anni e fanno parte delle fon- no rimasti fermi a dimensioni ridotte.
damenta della nostra biologia come esseri umani. Mentre crescevano di dimensioni, i placentati del Paleocene
Prima fra tutti questi tratti caratteristici dei mammiferi placen- si diversificarono anche in altri modi. Sarah Shelley, già mia stu-
tati è la capacità di dare alla luce cuccioli ben sviluppati, che ri- dentessa di dottorato e ora ricercatrice post-dottorato che ha avu-
mangono in gestazione per un periodo prolungato all’interno to un’importanza fondamentale per le nostre squadre di lavoro sul
della madre per poi nascere in stadio già avanzato. Questo siste- campo in New Mexico, ha studiato in dettaglio gli scheletri di al-
ma è nettamente diverso da come si riproducono gli altri due tipi cune specie arcaiche, prestando attenzione all’attaccatura dei mu-
di mammiferi oggi esistenti. I piccoli dei monotremi escono dalla scoli. Shelley ha effettuato un’analisi statistica su un grande insie-
schiusa di un uovo, i marsupiali nascono così prematuri che de- me di misurazioni, paragonando le specie del Paleocene con i loro
vono rifugiarsi nel marsupio della madre per mesi prima di rag- precursori nel Cretaceo e con i loro discendenti attuali. E ha sco-
giungere lo sviluppo completo. In alcuni placentati, invece, la ge- perto qualcosa di inaspettato: gli scheletri dei placentati arcaici
stazione prolungata dà un vantaggio a inizio vita: in molti casi i mostravano una grande diversità e avevano articolazioni del tarso
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piccoli iniziano a muoversi, a socializzare e perfino a procurarsi da capaci di molti tipi diversi di locomozione. A prima vista gli sche-
soli il cibo poco tempo dopo la nascita. letri erano tozzi e generalizzati, ed è uno dei motivi per cui a lun-
Per capire come crescevano i placentati arcaici del Paleocene, go sono stati considerati in modo stereotipato come arcaici. Inve-
Gregory Funston, un ricercatore post-dottorato che lavora al mio ce la loro muscolatura era molto adattabile e permetteva a specie
laboratorio all’Università di Edimburgo, ha tagliato a fettine sot- diverse di scavare gallerie, di trottare e di arrampicarsi. Le specie
tili diversi dei loro denti, inclusi quelli da latte dei cuccioli, e li ha diverse potevano anche procurarsi risorse alimentari di tipo di-
esaminati al microscopio. Funston ha contato le linee di crescita verso. Questa diversificazione così intensa è indice di quella che i
giornaliere e ha identificato marcatori chimici nello smalto che in- biologi chiamano radiazione adattativa, che avviene quando mol-
dicano specificamente lo stress della nascita; così ha potuto deter- te specie nuove proliferano rapidamente da uno stesso antenato,
minare che alcune madri crescevano i piccoli in grembo per cir- cambiando diverse caratteristiche del loro aspetto e del loro com-
ca sette mesi, cioè più del doppio rispetto ai marsupiali. Questa portamento per sfruttare nuovi ambienti o nuove opportunità.
osservazione coincide con le prove ottenute dall’anatomia pelvi- Nonostante tutta questa specializzazione, però, i placentati ar-
ca e conferma che queste specie del Paleocene erano davvero pla- caici del Paleocene non erano particolarmente intelligenti. Que-
centati. Soprattutto, questa strategia di crescita apriva le porte a sta sorprendente rivelazione è il risultato di uno studio di Ornella
Thomas Williamson

un superpotere. Cuccioli più grandi riuscivano con maggiore fa- Bertrand, una ricercatrice post-dottorato del mio laboratorio che
cilità a diventare adulti più grandi, e forse è stato proprio questo a è un genio nell’usare la TAC per ricostruire digitalmente cervel-
permettere ai primi placentati di aumentare di dimensioni a vista lo, orecchie e altre strutture neurosensoriali delle specie estinte.
d’occhio nel giro di appena poche centinaia di migliaia di anni do- Bertrand ha scansionato i crani di diversi placentati arcaici prove-

40 Le Scienze 648 agosto 2022


be dovuto aspettare il periodo temporale successivo al Paleo-
cene: l’Eocene, quando i placentati arcaici entrarono in lento de-
clino e i gruppi di placentati moderni (tra cui cavalli, pipistrelli e
balene) conquistarono il pianeta.

Il mondo moderno
Durante il Paleocene il mondo era una serra; i mammiferi del
New Mexico giocavano nella giungla e i coccodrilli si crogiolava-
no al Sole ad alte latitudini. Poi, circa 56 milioni di anni fa, quel-
la serra divenne ancora più calda. Sotto i continenti settentrionali
iniziò ad accumularsi magma, che poi si spostò verso l’alto in pen-
nacchi, filtrando attraverso la crosta terrestre e cuocendo le roc-
ce degli strati profondi. Come un motore a benzina, questa attività
liberò anidride carbonica, a migliaia di miliardi di tonnellate, che
fece aumentare la temperatura dell’atmosfera di 5-8 gradi nel giro
di 200.000 anni al massimo. Da allora la Terra non ha mai supera-
to quelle temperature.
Quell’evento di riscaldamento climatico improvviso, chiama-
to massimo termico del Paleocene-Eocene, fu un altro ostacolo da
superare per i mammiferi. Però questa volta, al contrario di quan-
to successo con l’asteroide 10 milioni di anni prima, pochissime
specie di mammiferi si estinsero. Piuttosto si trasferirono altro-
ve, verso le zone ad alte latitudini, seguendo nuovi corridoi di mi-
grazione che si erano aperti con l’aumento delle temperature. Al-
cuni dei migratori vantavano nuovi adattamenti, in particolare un
cervello molto più grande. Mostravano al mondo anche altri tratti
nuovi: i primati avevano sviluppato unghie sulle dita delle mani e
dei piedi per aggrapparsi ai rami; gli artiodattili, che hanno un nu-
mero pari di dita, avevano formato ossa a puleggia nell’articolazio-
nienti dal New Mexico e di alcuni straordinari fossili nuovi scoper- ne del tarso, per facilitare la corsa veloce; i perissodattili, che han-
ti di recente nei pressi di Denver da Tyler Lyson, Ian Miller e colle- no un numero dispari di dita, avevano acquisito grossi zoccoli che
ghi. Confrontati con i loro minuscoli predecessori del Cretaceo, i li rendevano particolarmente bravi nel galoppo. Questi mammi-
mammiferi del Paleocene avevano effettivamente un cervello più feri più moderni invasero i continenti del Nord America, dell’Eu-
grande in termini di dimensioni assolute. Ma gli studi di laborato- ropa e dell’Asia, collegati tra loro, e nella loro migrazione di massa
rio e sul campo condoti sui mammiferi dimostrano che la cosa che travolsero i placentati arcaici. Condilartri, teniodonti, pantodonti
conta è la dimensione relativa del cervello, cioè il rapporto tra vo- e triisodonti non sarebbero sopravvissuti ancora a lungo.
lume del cervello e massa corporea. In questi termini relativi, le A sud dell’equatore, dove i fossili di mammiferi del Cretaceo e
dimensioni del cervello dei placentati arcaici erano ridicolmente del Paleocene sono molto più rari, la storia andò diversamente. Sia
piccole non solo rispetto a quelle dei mammiferi moderni, ma per- l’Africa che il Sud America erano continenti isolati che incubaro-
fino rispetto a quelle delle specie che vivevano durante il Creta- no in isolamento i propri placentati insoliti: gli elefanti e i loro si-
ceo, assieme ai dinosauri. mili in Africa, i bradipi e gli armadilli in Sud America. Fu sempre a
A quanto pare i primi placentati crebbero così in fretta che in sud che altre due linee di mammiferi riuscirono a sopravvivere. I
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una prima fase il loro cervello non riuscì a tenere il passo. Questa monotremi, come l’ornitorinco e l’echidna, si rifugiarono in Au-
scoperta contraddice una convenzione di vecchia data secondo cui stralia e Nuova Guinea, dove a oggi ne rimangono appena cinque
il cervello dei mammiferi sarebbe cresciuto progressivamente nel specie. I marsupiali scomparvero dai continenti settentrionali, ma
tempo in termini di dimensioni sia assolute sia relative. In qualche ottennero una sospensione di pena immigrando in Sud America e
senso sfida anche le aspettative: non sarebbe logico pensare che i poi facendo il salto verso Antartide e Australia, dove si diversifica-
mammiferi che fondarono la dinastia dei placentati usassero il cer- rono in canguri e koala. (Un gruppo migrò di nuovo verso il Nord
Steve Brusatte (in alto); Thomas Williamson (in basso)

vello per superare la corsa a ostacoli che era la sopravvivenza nel America in un momento successivo: si tratta degli opossum.)
mondo post-asteroide? A quanto pare no. Aumentare le dimen- Ma il futuro apparteneva più che altro ai placentati. Presto,
sioni corporee era più importante che sviluppare un cervello più quando finì il picco di calore, ce n’erano alcuni che si dondolavano
grande, almeno in un primo momento, quando c’erano tantissime dagli alberi, altri che battevano le ali, altri che sostituivano le brac-
nicchie vuote da riempire. In un mondo mutevole e ricco di oppor- cia con le pinne e crescevano fino a diventare i colossi dei mari. È
tunità, un cervello grande poteva anche rivelarsi deleterio, a causa a quel punto temporale che si possono far risalire le origini del pa-
del maggiore dispendio energetico che richiedeva. norama ricco e variegato dei placentati di oggi, inclusi noi. Q

Alla fine, quando gli ecosistemi si stabilizzarono e aumentò la


competizione tra i nuovi placentati, anche il cervello aumentò di
PER APPROFONDIRE
dimensioni. La crescita riguardò soprattutto la neocorteccia, una
sublime regione cerebrale coinvolta nelle funzioni cognitive supe- L’ascesa dei mammiferi. Brusatte S., Luo Z.X., in «Le Scienze» n. 576, agosto
riori e nell’integrazione sensoriale. Però questa espansione avreb- 2016.

www.lescienze.it Le Scienze 41
NEUROSCIENZE

Il cervello
costruttore
del mondo
Il cervello
sonda il mondo
intorno a noi
selezionando
soltanto Copia di 91992966cbf5c8f83f927ad18d6a0549

l’informazione
che gli serve
per sopravvivere
e avere successo

di György Buzsáki
Illustrazione di Islenia Milien
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Gÿorgy Buzsáki è un neuroscienziato dei sistemi, il cui lavoro si è concentrato su come i ricordi
si formano e i ritmi cerebrali segmentano l’informazione neurale per alimentare le funzioni
cognitive. Nel 2011 ha ricevuto il Brain Prize della Lundbeck Foundation. Ha pubblicato di
recente The Brain from Inside Out (Oxford University Press, 2019).

Q
uando ero un giovane docente nei seminari per studenti di medicina,
insegnavo neurofisiologia aderendo fedelmente al testo, spiegando con
entusiasmo come il cervello percepisce il mondo e come controlla il cor-
po: gli stimoli sensoriali dagli occhi, dalle orecchie e da altri sensi sono
convertiti in segnali elettrici e poi trasmessi alle rispettive parti rilevan-
ti della corteccia sensoriale, che elabora gli input e induce la percezione; e, per iniziare un
movimento, gli impulsi dalla corteccia motoria istruiscono i neuroni del midollo spinale a
generare la contrazione muscolare.
Quasi tutti gli studenti erano appagati dalle mie spiegazioni stotele si è ipotizzato che l’anima, o la mente, siano all’inizio come
libresche dei meccanismi di input-output del cervello. Ma una una lavagna vuota, una tabula rasa su cui sono rappresentate le
minoranza – i più intelligenti – ponevano sempre una serie di do- esperienze. Questa concezione ha influenzato il pensiero della
mande scomode: «Ma dove avviene nel cervello la percezione?», filosofia cristiana e persiana, l’empirismo britannico e la dottrina
«Che cosa inizia il movimento delle dita prima che le cellule del- marxista; e nel secolo scorso ha permeato la psicologia e la scienza
la corteccia motoria si attivino?» Liquidavo sistematicamente le cognitiva. Questa concezione outside-in (dall’esterno) dipinge la
loro domande con una risposta semplice: «Tutto questo accade mente come uno strumento per imparare la natura vera del mon-
nella neocorteccia». Poi cambiavo abilmente argomento o usavo do. La concezione alternativa – che ha definito la mia ricerca – as-
alcuni oscuri termini in latino che i miei studenti non capivano serisce invece che le reti cerebrali si occupano principalmente di
realmente, ma che sembravano scientifici a sufficienza; così ri- conservare la propria dinamica interna e di generare senza sosta
manevano soddisfatti, almeno per un po’, dalle mie spiegazioni in miriadi di schemi di attività neurale, in sé privi di senso. Quando
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apparenza autorevoli. un’azione in apparenza casuale si rivela vantaggiosa per la soprav-


Come altri giovani ricercatori, iniziai a studiare il cervello sen- vivenza dell’organismo, lo schema neuronale che genera quell’a-
za preoccuparmi più di tanto se questo quadro teorico, di perce- zione acquisisce un significato. Quando un neonato emette i versi
zione e azione, fosse giusto o sbagliato. Per anni fui appagato dai «te-te», il genitore gli offre con gioia «Teddy», l’orsacchiotto, e così
miei progressi e dalle scoperte spettacolari che gradualmente si il suono «te-te» acquisisce il significato di orsacchiotto. Recenti
evolvettero in quel campo che negli anni sessanta avrebbe preso progressi nelle neuroscienze hanno corroborato questo quadro.
il nome di «neuroscienze». Eppure, già allora la mia incapacità di
dare risposte soddisfacenti alle domande legittime degli studenti Il cervello «rappresenta» davvero il mondo?
più brillanti mi ossessionava: vivevo la difficoltà di provare a spie- Le neuroscienze hanno ereditato il quadro concettuale della la-
gare qualcosa che in realtà neanch’io avevo compreso bene. vagna vuota, millenni dopo che i primi pensatori, per indicare le
Realizzai, negli anni, che questa frustrazione non riguardava operazioni mentali, avevano usato espressioni come «tabula rasa»;
soltanto me. Molti colleghi, che lo ammettessero o meno, provava- e ancora oggi cerchiamo meccanismi neurali che si correlino alle
no la stessa sensazione. C’era però un aspetto positivo: queste fru- teorie da loro concepite. Il predominio del quadro outside-in è illu-
strazioni furono uno sprone alla mia carriera. Mi spinsero, anno strato dalle straordinarie scoperte della coppia di scienziati David
dopo anno, a elaborare un punto di vista che offre una descrizione Hubel e Torsten Wiesel, che introdussero le registrazioni da sin-
alternativa di come il cervello interagisce col mondo esterno. goli neuroni per studiare il sistema visivo, e che nel 1981 avrebbe-
La sfida, per me e altri neuroscienziati, riguarda una domanda ro ricevuto il premio Nobel per la medicina. Nei loro esperimenti,
complessa: che cos’è esattamente la mente? Sin dai tempi di Ari- registrarono l’attività neurale degli animali mentre mostravano

44 Le Scienze 648 agosto 2022


M O D E L L I A LT E R N A T I V I
loro immagini raffiguranti varie forme: linee in mo-
vimento, margini, aree illuminate o scure, e altre ca-
ratteristiche fisiche inducevano la scarica del poten- Outside-in o inside-out
ziale d’azione (ossia l’attivazione) di insiemi diversi di
neuroni. Nella loro ipotesi, la computazione neurale La teoria del cervello come tabula rasa su cui viene trascritta l’esperienza esiste dai
inizia da figure semplici, che si fondono poi in figure tempi antichi, e persiste tuttora in forma modificata. Alcuni neuroscienziati hanno
più complesse. Queste sono quindi riunite, in qual- iniziato a mettere in discussione questa teoria perché richiede un assunto diffici-
che parte del cervello, per creare la rappresentazio- le da giustificare su come percepiamo ed elaboriamo gli eventi dal mondo esterno,
ne di un oggetto. Non serve una partecipazione atti- in particolare la necessità di invocare un ipotetico «interprete» per spiegare che co-
va: il cervello svolge il compito in automatico. sa sta accadendo.
Il modello outside-in presume che la funzione
fondamentale del cervello sia percepire «segna-
Il quadro outside-in
li» dal mondo e interpretarli correttamente. Ma se
Uno stimolo – l’immagine di un fiore – raggiunge gli occhi, e il cervello risponde causando
questo è vero, allora per rispondere a questi segnali la scarica dei neuroni. Questa teoria è plausibile solamente se si postula che ci sia uno
serve un’operazione aggiuntiva: incuneato tra gli in- «sperimentatore» che osserva e stabilisce una relazione tra il fiore e le risposte neuronali
put percettivi e gli output risiede un ipotetico pro- che esso induce. Se lo sperimentatore è assente, i neuroni nella corteccia sensoriale non
cessore centrale, che incamera le rappresentazioni «vedono» il fiore.
sensoriali dall’ambiente e prende decisioni su come
trattarle per eseguire l’azione corretta.
E quindi, che cos’è esattamente il processore cen-
trale in questo paradigma outside-in? Questa entità
poco compresa e ipotetica assume vari nomi, come Attività
neuronale
libero arbitrio, omuncolo, decisore, funzione esecu-
tiva, variabili intermedie o semplicemente «scatola
nera»: dipende dalle inclinazioni filosofiche dello
Sperimentatore
sperimentatore e dal fatto che l’operazione mentale
in questione sia applicata al cervello umano, ai cer-
velli di altri animali o a modelli al computer. Eppure,
questi concetti si riferiscono tutti alla stessa cosa.
Un’implicazione pratica implicita nel quadro
outside-in è che la prossima frontiera del progresso
delle neuroscienze contemporanee dovrebbe essere
quella di trovare la sede in cui il presunto elaborato-
re centrale risiede nel cervello ed elabora in modo
sistematico i meccanismi neuronali della presa di
Il quadro inside-out
decisioni. In effetti, la fisiologia della presa di deci- La teoria alternativa, inside-out, elimina lo sperimentatore. Presume che arriviamo a
sioni è uno dei temi principali delle neuroscienze comprendere il mondo esterno compiendo azioni – muovendo un fiore, per esempio
attuali. Si è ipotizzato che le regioni cerebrali di or- – per acquisire la conoscenza di un oggetto. Per svolgere questo compito, gli input
dine superiore, come la corteccia prefrontale, siano dai neuroni di avvio dell’azione si combinano con i messaggi sensoriali per fornire una
il luogo dove «ogni cosa si fonde» e da dove «hanno conoscenza della grandezza, della forma e di altri attributi dell’oggetto. Così scaturisce
origine tutti i segnali in uscita». Ma, a ben vedere, il un’immagine significativa, che consente ai neuroni di «vedere» il fiore.
quadro outside-in non sta in piedi.
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Non può spiegare come i fotoni che colpiscono la


retina siano trasformati nella reminiscenza di una
passeggiata estiva. Il quadro outside-in richiede l’in- Attività Neuroni di avvio dell’azione
serimento artificiale di uno sperimentatore umano neuronale
che osserva questo evento (si veda il box a destra).
Lo sperimentatore al centro della scena è necessa- Neuroni
sensoriali
rio perché, anche se i neuroni modificano il proprio
profilo di attività quando i recettori sugli organi di
senso sono stimolati (dalla luce o da un suono, per
esempio), questi cambiamenti non «rappresentano»
intrinsecamente nulla che il cervello possa assorbi-
Graphic by Brown Bird Design

re e integrare. I neuroni nella corteccia visiva che


rispondono all’immagine, poniamo di una rosa, non
hanno alcun indizio; non «vedono» la sembianza di
un fiore. Semplicemente, generano oscillazioni elet-
triche in risposta agli input da altre parti del cervel-
lo, inclusi quelli provenienti dalla retina attraverso
molteplici e complessi percorsi.

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In altre parole, i neuroni delle aree corticali sensoriali, e per- sona compie azioni per indagare il fiore e la sua relazione con la
sino quelli dell’ipotetico processore centrale, non possono «ve- persona stessa e con altri oggetti. Senza questa esplorazione, i soli
dere» eventi che accadono nel mondo. Nel cervello non c’è alcun stimoli dal fiore – i fotoni che colpiscono la retina connessa a un
interprete che assegni un significato a questi cambiamenti delle cervello inesperto – non diverrebbero mai segnali che forniscono
scariche neuronali. I neuroni che incamerano ed elaborano tut- una descrizione significativa della dimensione e della forma del
ti gli stimoli – che non sono un omuncolo magico che osserva le fiore. La percezione può allora essere definita come ciò che noi
attività di ogni neurone del cervello con l’onniscienza dello spe- facciamo, e non quello che incameriamo passivamente attraverso
rimentatore – sono inconsapevoli degli eventi che hanno causa- i nostri sensi.
to i cambiamenti della loro attività. Le fluttuazioni dell’attività Potete dimostrare voi stessi una versione semplice del mecca-
neuronale sono significative solo per lo scienziato, che è nella nismo della scarica corollaria. Copritevi un occhio con la mano e
condizione privilegiata di poter osservare gli eventi nel cervello e muovete l’altro occhio lentamente da un lato con la punta del vo-
quelli nel mondo esterno, e confrontare le due prospettive. stro dito, circa tre volte al secondo mentre leggete questo testo:
vedrete immediatamente che la pagina si muove avanti e indietro.
Percepire è fare Per confronto, quando leggete o vi guardate intorno nella stanza,
Poiché non hanno un accesso diretto al mondo esterno, i neu- nulla sembra muoversi. Questa costanza avviene perché i neuroni
roni hanno bisogno di un modo per confrontare o per «radicare» i che avviano i movimenti oculari per scansionare le frasi inviano
propri profili di attività in qualcos’altro. Il termine «radicamento» anche un segnale corollario al sistema visivo, per indicare se è il
si riferisce alla capacità dei circuiti del cervello di assegnare un mondo o il bulbo oculare che si stanno muovendo, stabilizzando
significato alle variazioni delle scariche neuronali generate dai così la percezione del mondo circostante.
segnali sensoriali. I circuiti lo fanno correlando questa attività a
qualcos’altro: il codice Morse «ta-ta-ti» acquisisce significato solo Imparare abbinando
quando è stato connesso in precedenza alla lettera «G». Nel cervel- Il contrasto tra l’impostazione outside-in e quella inside-out
lo l’unica fonte disponibile di una seconda opinione, il «qualcos’al- (dall’interno) è più evidente quando le impieghiamo per spiegare
tro» a cui correlare l’attività, compare quando iniziamo un’azione. i meccanismi dell’apprendimento. Un assunto tacito del modello
Soltanto muovendoli impariamo che gli stecchi, che nell’ac- della tabula rasa è che la complessità del cervello cresce col grado
qua appaiono piegati, in realtà non sono spezzati; analogamente, di esperienza: man mano che impariamo, le interazioni dei nostri
la distanza tra due alberi e quella tra due vette montane potrebbe circuiti cerebrali dovrebbero diventare progressivamente più ela-
apparire identica, ma muovendoci e spo-
stando la nostra prospettiva scopriamo la
differenza. Per dare significato agli input sensoriali serve
Il quadro outside-in segue una catena
di eventi: dalla percezione alla decisione, il movimento: uno stecco per metà nell’acqua appare
all’azione. In questo modello, i neuroni
in aree sensoriali dedicate sono «guidati»
spezzato, solo muovendolo impariamo che non lo è
da segnali ambientali e quindi non pos-
sono correlare la propria attività a qual-
cos’altro. Ma il cervello non è un’unità di elaborazione seriale; non borate. Nel quadro inside-out, tuttavia, l’esperienza non è la fonte
procede eseguendo ciascuno di questi passi uno dopo l’altro. Vi- principale della complessità del cervello.
ceversa, ogni azione che intraprendiamo fa sì che le aree motorie Quest’ultimo si organizza invece in un vasto repertorio di pro-
informino la parte restante della corteccia cerebrale che l’azione è fili di attività neuronale preformati, conosciuti come traiettorie
iniziata, un messaggio conosciuto come scarica corollaria. neuronali. Questo modello del cervello autorganizzato è parago-
I circuiti neuronali che avviano un’azione si dedicano a due nabile a un dizionario pieno, inizialmente, di parole senza senso.
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compiti. Il primo è inviare un comando ai muscoli che controllano Le nuove esperienze non cambiano il modo di funzionare di que-
gli occhi e altri sensori del corpo (le dita e la lingua, tra gli altri). ste reti, per esempio il livello della loro attività complessiva: l’ap-
Questi circuiti orientano i sensori corporei nella direzione otti- prendimento avviene, invece, tramite un processo di abbinamen-
male per indagare in dettaglio la fonte di un input e potenziano to fra le traiettorie neuronali preesistenti e gli eventi nel mondo.
la capacità del cervello di identificare la natura e la posizione dei Per capire come procede l’abbinamento, dobbiamo esaminare
segnali, inizialmente ambigui, che entrano dai sensi. i vantaggi e i vincoli che le dinamiche cerebrali impongono all’e-
Il secondo compito di questi circuiti dell’azione comporta l’in- sperienza. Nella loro versione elementare, i modelli a tabula rasa
vio di notifiche – le scariche corollarie – alle aree sensoriali e alle delle reti neuronali ipotizzano un insieme di neuroni sostanzial-
aree di ordine superiore del cervello: immaginatele analoghe a ri- mente simili e connessi in modo casuale. Il presupposto è che i cir-
cevute postali registrate. I neuroni che avviano i movimenti ocu- cuiti cerebrali siano particolarmente plastici e che qualsiasi input
lari notificano anche alle aree visive sensoriali della corteccia quel arbitrario possa modificarne l’attività. Possiamo cogliere la falla-
che sta succedendo e così disambiguano se, poniamo, un fiore si cia di questa impostazione considerando un esempio dal mondo
sta muovendo nel vento o se, invece, è maneggiato dalla persona dell’intelligenza artificiale (IA). La ricerca classica nell’IA – in par-
che lo sta osservando. ticolare nel suo ramo noto come connessionismo, su cui si basano
Questo messaggio corollario fornisce ai circuiti sensoriali la le reti neurali artificiali – aderisce al modello outside-in, quello
«seconda opinione» necessaria per il radicamento: la conferma della tabula rasa. Questa concezione prevalente è stata forse pro-
che «la mia stessa azione è l’agente del cambiamento». Messaggi mossa nel modo più esplicito nel secolo scorso da Alan Turing,
corollari simili sono inviati al resto del cervello quando una per- il grande pioniere dei modelli della mente: «Presumibilmente, il

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L’ E S P E R I M E N T O

Immaginare la strada Percorso a sinistra


Percorso a destra
da percorrere
Un esperimento dimostra che si attivano insiemi distinti di
neuroni – ciascun insieme in un ordine differente – a se-
conda che un ratto stia pianificando se seguire il percorso a
sinistra oppure a destra per ricevere un premio. Premio

Dispositivo sperimentale
Una ruota girevole è situata all’ingresso di un labirinto
che ha due percorsi alternativi, i quali conducono
entrambi a un premio. Il ratto è libero di scegliere un
percorso nel labirinto dopo una corsa di 15 secondi Ruota girevole
sulla ruota. Gli schemi delle scariche neuronali sono
registrati durante l’attività sia nel labirinto sia sulla ruota.

Prove a sinistra Prove a destra


Risultati Schema di scariche Schema di scariche
L’attività neuronale mentre il ratto neuronali riferite neuronali riferite
al percorso a sinistra al percorso a destra
correva nella ruota prediceva la
direzione che il roditore avrebbe Neurone 1
preso nel labirinto molti secondi Neurone 3
dopo, come se l’animale stesse Neurone 5
immaginando il percorso a venire.
Il pannello delle «prove a sinistra»
rappresenta una sequenza di
scarica neuronale che differisce
da quella del pannello delle prove Attività
a destra. Quando si manifestava neuronale
lo schema «sinistro» mentre il
ratto era nella ruota, qualche
istante dopo l’animale prendeva il 0 5 10 15 0 5 10 15
percorso a sinistra nel labirinto. Tempo sulla ruota (secondi)

cervello del bambino è simile a un taccuino, di quelli che compria- ricchi», rimangono ben informate sugli eventi neuronali di ogni
mo dal cartolaio», scriveva. parte del cervello.
Le reti neurali artificiali costruite per «scrivere» gli input su un Il laborioso club dei ricchi costituisce circa il 20 per cento della
circuito neurale spesso falliscono perché ogni nuovo input modi- popolazione complessiva di neuroni, ma è responsabile di quasi
fica inevitabilmente le connessioni e la dinamica del circuito. Si metà dell’attività del cervello. A differenza del club dei ricchi, gran
dice che il circuito manifesta una plasticità. Ma si nasconde un’in- parte dei neuroni del cervello – quelli del club dei poveri – scari-
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sidia: nel regolare costantemente le connessioni della propria rete cano lentamente e hanno connessioni deboli con gli altri neuroni;
durante l’apprendimento, il sistema di IA può cancellare, a un ma sono molto plastici e capaci di modificare fisicamente i punti in
certo punto imprevedibile, tutte le memorie archiviate, un baco cui si collegano tra loro, cioè le sinapsi.
conosciuto come interferenza catastrofica, un evento che un cer- Entrambi i club, il ricco e il povero, sono importanti per conser-
vello reale non sperimenta mai. vare le dinamiche del cervello. I membri del club dei ricchi, che è
Viceversa, nel modello inside-out le reti autorganizzate del sempre pronto, scaricano in modo simile in risposta a esperien-
cervello resistono a queste perturbazioni, pur manifestando una ze diverse. Offrono soluzioni rapide e abbastanza soddisfacenti
plasticità selettiva quando è necessaria. Il modo in cui il cervello in buona parte delle condizioni: possiamo fare buone congetture
raggiunge questo equilibrio è legato a differenze enormi nella for- sulle cose ignote, non già perché le ricordiamo, ma perché il no-
za di connessione di gruppi differenti di neuroni. Le connessioni stro cervello genera in continuazione ipotesi su un evento nuovo
tra i neuroni esistono in un continuum: la maggior parte di queste e non familiare. Nulla per lui è completamente nuovo, perché il
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cellule è connessa solo debolmente con le altre, mentre un insie- cervello correla sempre il nuovo con il vecchio. Generalizza. An-
me più piccolo instaura collegamenti solidi. La minoranza che ha che un cervello senza esperienza ha una vasta riserva di traietto-
connessioni forti è sempre in allerta: scarica rapidamente, condi- rie neuronali pronte all’uso, che offrono le opportunità di abbi-
vide prontamente le informazioni all’interno del gruppo e resiste nare gli eventi nel mondo a schemi cerebrali preesistenti, senza
tenacemente a qualsiasi modifica nei circuiti di neuroni. A causa dover riconfigurare in modo sostanziale le connessioni. Un cer-
della molteplicità di connessioni e della loro alta velocità di comu- vello che si ricrea in continuazione non saprebbe adattarsi veloce-
nicazione, queste sottoreti scelte, talvolta descritte come «club dei mente a eventi in rapido mutamento nel mondo esterno.

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Ma un ruolo essenziale lo svolgono anche i neuroni plastici, che al punto in cui si trova l’animale nel percorso. Da questa osserva-
hanno una frequenza di scarica lenta. Queste cellule entrano in zione si può indicativamente dedurre che gli input sensoriali con-
gioco quando viene rilevato qualcosa di importante per l’organi- tinuamente variabili originati dall’ambiente esercitano un control-
smo e che deve essere ricordato come riferimento futuro; proce- lo sulla scarica dei neuroni, in linea col modello outside-in.
dono allora mobilitando la loro vasta riserva al fine di cogliere le Tuttavia altri esperimenti, condotti anche sull’uomo, rivelano
sottili differenze tra una cosa e l’altra, modificando la forza di alcu- che queste stesse reti sono usate per i nostri mondi interiori che
ne connessioni con altri neuroni. I bambini imparano il significato tengono traccia dei ricordi personali, svolgono pianificazioni e
della parola «cane» dopo avere visto diverse razze di cani. Quando immaginano azioni future. Se i processi cognitivi sono considerati
un bambino vede per la prima volta una pecora, può succedere da una prospettiva inside-out, diviene chiaro che la navigazione
che esclami «cane». Solo quando la distinzione è importante – co- lungo uno spazio fisico o lungo un territorio esistente solo nell’im-
gliere la differenza tra un animale da compagnia e uno da alleva- maginazione sono elaborate da meccanismi neurali identici.
mento – impareranno a discriminare tra i due. Quindici anni fa, nel mio laboratorio abbiamo cominciato a
esplorare i meccanismi della navigazione spaziale e della memo-
Il processo cognitivo come azione interiorizzata ria nell’ippocampo, per mettere a confronto il quadro outside-in
Come scienziato sperimentale, non mi ero riproposto in par- e quello inside-out. Nel 200, la ricercatrice post-dottorato Eva Pa-
tenza di costruire una teoria in opposizione al quadro outside-in. stalkova e io abbiamo addestrato alcuni ratti ad alternare il ramo
Solo decenni dopo aver iniziato i miei studi sull’autorganizzazio- sinistro e il ramo destro di un labirinto per trovare l’acqua. Prima
ne dei circuiti cerebrali e sulla scarica ritmica delle popolazioni di ciascun attraversamento, il ratto doveva sgambettare in una
neuronali dell’ippocampo, mi sarei reso conto che il cervello è ruota girevole per 15 secondi, e questo permetteva di garantire
più occupato con se stesso che con quello che gli succede intorno. che soltanto la memoria dei percorsi nel labirinto, e non indizi de-
Questa consapevolezza è sfociata in un programma di ricerca del rivanti dall’ambiente o dal corpo, gli consentissero di scegliere un
tutto nuovo per il mio laboratorio. I nostri esperimenti, insieme certo ramo del dedalo. Secondo il nostro ragionamento, se – come
con i risultati di altri gruppi, rivelavano che i neuroni dedicano predice la teoria della navigazione spaziale di O’Keefe – i neuro-
gran parte della propria attività ad alimentare gli stati interni del ni dell’ippocampo «rappresentano» posizioni nei corridoi del
cervello in perenne cambiamento, più che essere controllati dagli labirinto e nella ruota, alcuni neuroni dovrebbero scaricare con-
stimoli che colpiscono i nostri sensi.
Nel corso della selezione naturale, gli
organismi si adattano alle nicchie ecolo- Il cervello è più occupato con se stesso che con
giche in cui vivono e imparano a preve-
dere i plausibili esiti delle proprie azioni quel che gli succede intorno, e capirlo ci ha portati
nelle nicchie stesse. Aumentando la
complessità del cervello, connessioni e
a un programma di ricerca del tutto nuovo
computazioni neuronali più intricate si
inseriscono tra gli input sensoriali e gli
output motori. Questo investimento consente di prevedere le azio- tinuamente in ciascun punto, sia che il ratto si trovi nei corridoi
ni pianificate in ambienti più complessi e mutevoli e su scale tem- sia sulla ruota; viceversa, se la scarica dei neuroni è generata da
porali più distanti nel futuro. I cervelli più evoluti si organizzano, meccanismi interni del cervello che alimentano sia la navigazione
inoltre, per consentire che le computazioni proseguano quando sia la memoria, la durata della scarica neuronale dovrebbe essere
gli input sensoriali svaniscono temporaneamente e le azioni di un simile in tutte le posizioni, anche all’interno della ruota.
animale si arrestano: quando voi chiudete gli occhi, sapete ancora I risultati di questi esperimenti hanno messo in discussione le
dove vi trovate perché buona parte di ciò che definisce il «vedere» spiegazioni outside-in: non un singolo neurone, tra le centinaia
è radicata nell’attività cerebrale stessa. Questa modalità disinserita di neuroni registrati, scaricava di continuo durante la corsa nella
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dell’attività neuronale permette di accedere a un mondo virtuale ruota girevole; molti altri invece scaricavano temporaneamente,
interiorizzato di esperienze indirette o immaginate, e serve da via uno dopo l’altro, in una sequenza continua.
di accesso a diversi processi cognitivi. Chiaramente, questi neuroni non potrebbero essere chiamati
Vorrei ora offrirvi un esempio di questa modalità disinserita cellule di posizione, perché il corpo dell’animale non si era sposta-
delle operazioni cerebrali, ricavato dai nostri studi sul lobo tem- to mentre era nell’unica posizione occupata sulla ruota girevole;
porale del cervello, un’area che include l’ippocampo, la vicina cor- inoltre, i profili di attività dei singoli neuroni in questa traiettoria
teccia entorinale e strutture correlate coinvolte in vari aspetti della neuronale erano indistinguibili dall’attività che avevano i neuroni
navigazione spaziale (il monitoraggio della direzione, della veloci- quando il ratto percorreva i rami del labirinto.
tà, della distanza percorsa, dei confini dell’ambiente, e così via). Quando abbiamo suddiviso i singoli test in base alla successiva
La nostra ricerca si fonda sulle principali teorie delle funzioni scelta che il ratto avrebbe fatto tra braccio destro e sinistro, le tra-
del sistema ippocampale, per esempio la spettacolare scoperta iettorie neuronali erano differenti, e in un modo caratteristico. Il
effettuata dal premio Nobel John O’Keefe, dello University Col- fatto che le traiettorie fossero distinte eliminava la possibilità che
lege di Londra. O’Keefe ha scoperto che l’attivazione dei neuroni le sequenze neuronali scaturissero dal conteggio dei passi, dalla
ippocampali durante la navigazione spaziale rispecchia la posizio- stima dello sforzo muscolare o da altri stimoli di ritorno dal corpo
ne nello spazio di un animale. Per questa ragione, questi neuroni che non avevamo rilevato; inoltre, le traiettorie neuronali esclusi-
sono conosciuti come cellule di posizione. ve ci permettevano di prevedere quale ramo del labirinto avrebbe
Quando un ratto percorre un labirinto, insiemi distinti di cellule scelto l’animale già dal momento in cui entrava nella ruota e men-
di posizione si attivano in una catena sequenziale, corrispondente tre la ruota girava, un periodo in cui il ratto doveva tenere a men-

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AT T I V I TÀ N E U R O N A L E
rali di 100 millisecondi e riattivano gli stessi neuroni
che stavano scaricando nei vari secondi di corsa nel
Prova e playback labirinto, ricapitolando le sequenze neuronali che
si manifestavano quando si attraversava il labirinto.
Un gruppo di neuroni scarica prima, durante e dopo che un ratto ha fatto un giro su Le sequenze di increspature a onde aguzze contri-
una pista sopraelevata. I neuroni che scaricano rapidamente all’inizio e alla fine del- buiscono a formare i nostri ricordi a lungo termine
la corsa (inserto) sono gli stessi attivi durante la corsa, e costituiscono o una prova e sono essenziali per il normale funzionamento del
o una riproduzione (quest’ultima in senso contrario) della traiettoria del ratto. Questi cervello. Infatti l’alterazione di questi eventi, a causa
eventi, precoci e tardivi, sono conosciuti come increspature a onde aguzze e rendo- di una manipolazione sperimentale o di una patolo-
no possibile un processo mentale che sceglie e che poi ricorda un percorso ottimale. gia, genera gravi deficit di memoria (si veda il box in
questa pagina).
Sequenza di scarica