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Il motivo è nella struttura, nella composizione, nella semplicità di lettura della fotografia.
Una lettura che viene imposta da Bresson stesso focalizzando lo sguardo dell’osservatore
sul ciclista con l’uso sapiente di linee e differenze cromatiche. Al punto da far quasi non
vedere il muro che si erge alla destra del ciclista. Tutto qui? Assolutamente no: Bresson con
questa foto riesce a comunicare un senso di solitudine, di pace ma anche di costrizione. Un
insieme di sensazioni che passano nella mente dell’osservatore, scolpendo l’immagine
nella sua memoria.
Il segreto per fare buone fotografie è saper leggere le fotografie: bisogna capire cosa
funziona all’interno di una fotografia, cosa riesce a catalizzare la nostra attenzione. Bisogna
andare oltre le semplici regole di composizione, oltre la fredda analisi analitica di
un’immagine. Per quanto le regole siano importanti, non sono fondamentali e non
attenersene è molto spesso il modo perfetto per creare uno scatto d’autore. Insomma,
regole si, ma mai trascurare il significato comunicativo dell’immagine. Il fotografo,
quando mira e scatta, intende trasmetterci qualcosa e noi osservatori dobbiamo essere
capaci di comprendere quel qualcosa.
Prendiamo come esempio la foto di Stuart Franklin, Tiananmen Square (1989):
stilisticamente risponde a ben poche regole. Ma ha vinto un premio Pulitzer per il
significato di cui è intrisa.
insomma, quando guardiamo una foto dobbiamo sempre farci almeno tre domande: cosa,
come e perché. Cosa ha voluto immortalare il fotografo? Come ha effettuato questa foto,
quali regole ha applicato? Ma soprattutto Perché ha deciso di catturare proprio
quell’attimo?
Un altro aspetto di cui un fotografo deve tenere conto è il rapporto tra fotografia (lo
scatto effettuato) e la realtà: due cose ben distinte che spesso e volentieri molto
difficilmente riusciranno a fondersi. Più il soggetto sarà attraente o drammatico, più sarà
complicato per il fotografo fare in modo che la fotografia rispecchi la realtà, il contesto
nella quale è stata scattata. E nuovamente richiamo la foto di Franklin: una foto in fin dei
conti molto semplice che ha saputo però rendere la drammaticità degli scontri di piazza
Tiananmen molto più di quanto riesca a fare la foto qui di seguito. Eppure entrambi gli
scatti sono stati realizzati nei medesimi giorni, nei medesimi scontri ed entrambi con
l’intento di mostrare al mondo ciò che in Cina stava accadendo.
Ricordiamoci infine che la bellezza è un concetto relativo: ciò che è bello per me
probabilmente è brutto per qualcun altro. Non concentriamoci quindi nello scattare foto a
ciò che riteniamo bello ma, ripeto, concentriamoci sullo scattare foto che siano in grado di
comunicare qualcosa.
Ed imparare a comunicare è la più grande sfida per un fotografo. Una sfida che passa per
tentativi, studio ma soprattutto osservazione. E capacità di imparare da quanto chi ci ha
preceduto ha saputo fare. Studiate ma soprattutto leggete le foto.
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Beppe
https://www.fotografareindigitale.com
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