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Edoardo Maggioni
Liceo Scientifico "G.Galilei"
Siena
V A P.N.I.
A.S. 2013/2014
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Stelle doppie ed esopianeti
Un'introduzione
Nell'antichità, fino agli inizi dell'età moderna, era senso comune che il cielo fosse fisso e
immutabile. Ciò era confermato da voci autorevoli, prima su tutte quella di Aristotele. Ma nel 1638
un fisico olandese, Johann Holwarda, durante uno studio sistematico scoprì che una stella, Mira
Ceti, nella costellazione della Balena, appariva e scompariva secondo un periodo di circa 330
giorni. In seguito Mira Ceti fu classificata come variabile pulsante. La seconda stella variabile
osservata fu invece la variabile ad eclisse Algol, nella costellazione di Perseo, studiata da
Geminiano Montanari nel 1669. Essa è stata soprannominata nell'antichità "stella del diavolo"
proprio per le sue inspiegabili variazioni di luminosità ogni 2 giorni e 21 ore.
Queste scoperte, insieme agli studi su novae e supernovae, contribuirono alla rivoluzione delle
conoscenze astronomiche che si svilupparono tra il Cinquecento e il Seicento, e nei secoli le
osservazioni di stelle variabili si susseguirono sempre in maggior numero fino ad arrivare al 1890
quando l'invenzione della fotografia rivoluzionò anche il mondo dell'astronomia, portando alla
scoperta di più di 60.000 stelle variabili in tutto l'universo e 47.000 solo nella nostra galassia1 .
Con l'avanzamento della tecnologia fotografica e l'avvento dei sensori digitali e delle CCD
(Charge-Coupled Device, cioè un circuito integrato in grado di accumulare carica elettrica
proporzionale all'intensità della luce che lo colpisce, fornendo quindi dati che elaborati da un
computer corrispondono a immagini) è stato possibile lo sviluppo della tecnica fotometrica, ovvero
la misurazione precisa del flusso della radiazione elettromagnetica di un oggetto astronomico.
Grazie a questa tecnologia, combinata alla spettroscopia, ovvero la misurazione delle frequenze
delle onde luminose emesse da una stella, è possibile ricavare numerosissime informazioni
riguardo i comportamenti particolari di alcuni fra gli oggetti più strani ed esotici del nostro universo:
le stelle doppie e gli esopianeti in particolare.
Le stelle variabili si dividono in due grandi gruppi: le variabili intrinseche, ovvero stelle che variano
la propria luminosità per cause interne alla stella, come eruzioni di materiale o pulsazioni, oppure
variabili estrinseche, davanti alle quali passa periodicamente o meno un altro oggetto astronomico.
Le stelle da noi studiate sono entrambe variabili estrinseche dal momento che le variazioni di
luminosità sono prodotte, nel caso di V1072 Her, dal susseguirsi di eclissi di una stella sull'altra e
viceversa, mentre per TrES-1 da un pianeta che le orbita intorno.
Dalle nostre osservazioni abbiamo potuto ricostruire le curve di luce di questi sistemi stellari,
ovvero come la loro magnitudine varia nel tempo. Studiando queste curve di luce siamo riusciti a
ricavare tutti i dati che hanno portato alla ricostruzione del modello, quasi come se avessimo visto
le stelle direttamente.
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Le osservazioni
Attraverso questo lavoro ed altre esperienze come la visita guidata all'interferometro VIRGO e
all'acceleratore di particelle del CERN, ho potuto vedere come in realtà un fisico passi gran parte
del suo tempo a cercare di risolvere i problemi sperimentali che gli si presentano.
Il primo (grande) problema che ci si è presentato è stato quello delle condizioni di osservazione,
infatti, anche se può sembrare quasi banale, le stelle possono essere viste solo di notte (o durante
rare eclissi totali di sole), e questo, oltre a obbligare gli astronomi ad affascinanti nottate di
osservazioni, dimezza drasticamente il tempo in cui un evento può essere osservato, il quale può
avvenire anche durante l'alba o il tramonto, rendendo così imprecisa o inutilizzabile l'osservazione.
Il tempo meteorologico è fondamentale, infatti anche un cielo velato o una sottile nebbia può
invalidare le misurazioni, ed infine la luna, quando è presente, può provocare una luminescenza
del cielo che porta a osservazioni meno precise, se non proprio a offuscare le stelle meno
luminose; simili effetti sono provocati anche dalle luci artificiali, più forti nei centri urbani.
Tutti questi fattori hanno portato a dover rimandare più volte gli appuntamenti per le osservazioni,
ma fortunatamente il 24 Aprile ed il 5 Maggio 2014 il cielo era impeccabile.
Le strumentazioni non sempre hanno funzionato bene e hanno creato molti disagi. Anche cose
meno importanti possono diventare grandi rompicapo, come la ruota porta filtri della CCD, che
serve cioè a cambiare in automatico i filtri per selezionare le frequenze delle onde luminose che
arrivano al sensore, tale meccanismo era infatti un po' troppo spesso e si inceppava, c'è voluto
molto tempo per risolvere il problema, ma alla fine, con grandi sforzi, questo e altri problemi sono
stati tutti risolti e per fortuna per le nostre osservazioni era tutto perfettamente funzionante.
Sempre a causa della temperatura abbiamo dovuto aprire la cupola dell'osservatorio circa un'ora
prima in modo da eguagliare la temperatura interna con quella esterna: una temperatura diversa
provocherebbe delle piccole distorsione della luce stellare per via della rifrazione (lo stesso effetto
che si verifica sopra i termosifoni, o sull'asfalto durante una giornata di sole e caldo), e questi effetti
devono essere evitati, per questo il computer principale è stato collegato fuori dalla cupola, poiché
genera calore, e durante le misurazioni più precise nessuno è in cupola, ma avviene tutto via
computer per evitare calore emesso dai corpi.
Abbiamo iniziato facendo la messa a fuoco, che viene eseguita manualmente con l'aiuto delle
immagini e di alcuni grafici. Con una messa a fuoco perfetta la luce di una qualsiasi stella,
luminosa o meno che sia, cadrebbe solamente su un singolo pixel della CCD, a causa della loro
lontananza che le rende piccolissime, ma, sopratutto per l'atmosfera e per i piccoli errori di
calibrazione, una stella andrà ad occupare un intorno circolare di più pixel, fornendo comunque
misure sufficientemente precise.
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Dopo aver fatto altre calibrazioni, soprattutto della
guida del telescopio, ovvero un meccanismo che
corregge i piccoli errori nell'inseguimento di un astro,
abbiamo puntato il telescopio verso l'oggetto
interessato usando un programma al computer di
mappe stellari e la pulsantiera virtuale, cercando anche
una stella di riferimento per la guida, alcuni primi più a
Nord del campo stellare scelto per le nostre immagini.
Inoltre queste stelle di riferimento servono per confrontare la magnitudine variabile della stella che
vogliamo osservare con le magnitudini fisse di stelle catalogate. In pratica non abbiamo calcolato
quanto varia il flusso di fotoni da quella stella, ma quanto varia rispetto a quello delle altre stelle di
riferimento.
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A questo punto, dopo aver impostato l'acquisizione di immagini di 240 secondi di esposizione
siamo rimasti davanti ai computer a monitorare la situazione: abbiamo controllato che la guida
funzionasse bene, che il fuoco dell'immagine non variasse e che il tempo meteorologico non
peggiorasse.
Dopo aver acquisito immagini per qualche ora abbiamo iniziato ad elaborare i dati parziali per
determinare se questi dati iniziali fossero coerenti e per vedere se l'evento fosse iniziato o no.
Nel caso della stella doppia V1072 Her abbiamo notato che effettivamente la luminosità stava
diminuendo nel tempo.
L'osservatorio è capace di acquisire immagini anche in assenza di personale, comandato in
remoto anche tramite un semplice cellulare, quindi una volta fattosi tardi siamo andare a casa a
riposare per scoprire l'indomani se le osservazioni avessero avuto successo.
Fortunatamente in entrambi i casi le curve preliminari si sono rivelate ben definite mostrando
chiaramente i minimi degli eventi, fondamentali per la ricostruzione del sistema.
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Elaborazione dati
Dopo qualche giorno dall'acquisizione dei dati ci siamo ritrovati per studiarli ed elaborarli.
La prima cosa da fare è stata togliere il più possibile gli errori sperimentali. Registrando delle
immagini con l'otturatore del sensore chiuso è stato possibile fare i "dark frames" ovvero delle
immagini che dovrebbero essere completamente nere, ma per via del rumore termico (ridotto al
minimo dal sistema di raffreddamento) l'immagine risulterà affetta da un effetto "sale e pepe".
Facendo la mediana di tutti i dati ricavati con 5 o 7 frames con la stessa esposizione con cui sono
state fatte le misurazioni delle stelle, è possibile togliere con buona approssimazione tutto il rumore
termico che risultava nelle immagini, rendendole molto più chiare.
Immagine con gli effetti del rumore termico Immagine "pulita" dagli effetti del rumore termico
I pixel della CCD, per quanto siano stati costruiti nel modo più preciso possibile, presentano delle
piccole differenze di luminosità l'una dall'altra: per cercare di eliminare queste differenze dalle
immagini finali vengono fatti dei "flat-field frames", ovvero delle immagini scattate ad uno sfondo
illuminato uniformemente come il cielo al tramonto o all'alba, o uno schermo illuminato.
Prendendo più immagini e facendo sempre la mediana tra i dati si riesce ad abbattere il difetto di
disomogeneità dei pixel, migliorando la precisione nella misure.
Con queste correzioni abbiamo potuto iniziare ad elaborare i dati sfruttando sia per acquisizione,
elaborazione e fotometria il programma MaxIm-DL. Mettendo in sequenza cronologica tutti i valori
di magnitudine, il programma ci ha fornito le curve di luce elaborate:
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V1072 Herculis
Adesso soffermiamoci su V1072 Her, ovvero la stella della prima curva di luce. Dalla letteratura
disponibile di questa variabile abbiamo potuto vedere che si tratta di una variabile ad eclisse,
inoltre il catalogo la classificava come sistema EA (binarie di tipo Algol, stella prototipo di questa
classe) ovvero con le due componenti staccate.
L'unico modo per verificarlo era quello di riprendere altre fasi del periodo di rotazione del sistema
per ricostruire una curva di luce del periodo completo. Se potessimo osservare la stella
continuamente potremmo osservare il suo periodo dall'inizio alla fine, purtroppo però il periodo in
questo caso (così come nella maggior parte dei casi) era più lungo della notte, ovvero 0.5881
giorni (14h06m52s): il periodo non poteva essere osservato interamente.
Riprendendo però parti diverse del periodo e poi mettendole in fase, poiché il moto è periodico, si
può ricostruire esattamente l'andamento della luminosità lungo tutto il tempo di rivoluzione del
sistema. Nel nostro caso siamo riusciti ad osservare un altro minimo primario e finalmente anche
un minimo secondario, fondamentale per la ricostruzione.
Curva di luce definitiva di V1072 Her Curva di luce definitiva di V1072 Her
del 8 Maggio 2014 del 9 maggio 2014
Mettendo insieme questi nuovi dati, attraverso il programma Peranso (Period and Analysis
Software), abbiamo cercato quale miglior valore del periodo della stella mettesse bene in fase le
nostre osservazioni. Il risultato ha portato a questo:
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A questo punto dalla curva di luce bisogna ricavare il ToM (Time of Minimum) cioè il momento
esatto in cui è avvenuto il minimo. Il minimo infatti corrisponde al momento preciso in cui una stella
copre di più l'altra, ovvero in cui si interpone tra la terra da dove osserviamo e l'altra stella. Quando
a coprire è la stella più fredda, quindi meno luminosa, si ha un minimo primario, ovvero l'istante in
cui il sistema emette la minor quantità di luce, mentre quando la stella più luminosa oscura quella
meno luminosa si ha un minimo secondario.
Per calcolarlo abbiamo usato due metodi, uno analitico, ovvero calcolando il minimo relativo
dell'equazione interpolante. Usando il metodo polinomiale abbiamo trovato una funzione di 7°
grado che ben approssimava l'andamento dei valori da noi trovati, riuscendo a determinare il
minimo a 2456772,408789 ± 0,00139 JD (in Data Giuliana) ovvero alle 21:48:39 UT del
24/04/2014 con un errore di ± 2 minuti.
L'altro metodo per calcolare il minimo è quello chiamato di Kwee-van Woerden che è preferito dagli
astronomi per via dell'errore molto piccolo. Così abbiamo determinato il tempo di minimo a
2456772,408156 ± 0,000101 JD ovvero alle 21:47:45 UT, con un errore stavolta di ± 9 secondi,
trovando così una misura che rientra anche nella misura meno precisa precedente, ma non per
questo meno affidabile.
Per tutt'e due i metodi comunque è stato usato il programma Peranso, sia per l'interpolazione che
per i due calcoli del minimo.
Screenshot del software Peranso con la curva di luce, la funzione interpolante (linea rossa),
indicazione del minimo (rosa) e le coordinate temporali del minimo (a sinistra)
Confrontando i nostri dati con quelli in letteratura abbiamo trovato però delle incongruenze. Infatti
dalle precedenti effemeridi della SSV-UAI (Sezione Stelle Variabili dell'Unione Astrofili Italiani) il
minimo previsto era per le 21:19 UT quindi si è presentato quasi mezz'ora dopo.
Inoltre secondo il catalogo GCVS (General Catalog of Variable Stars) la V1072 Her era classificata
come una variabile EA di tipo Algol, mentre dalla nostra curva di luce risulta quasi evidente che si
tratti di una variabile EB di tipo Beta Lyrae, cioè con le componenti molto molto vicine, quasi
attaccate, oppure addirittura con trasferimento di materiale attraverso un "tunnel" chiamato lobo di
Roche.
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Le variabili EB Beta Lyrae tra un minimo primario e uno secondario hanno una parte ellissoidale,
molto differente da quella piatta caratteristica delle variabili EA Algol. Confrontando quindi la nostra
curva di luce di V1072 Her si può ritenere che appartenga alla classe EB e non a quella EA come
da letteratura.
Questo risultato che può sembrare controverso porta invece moltissime informazioni, infatti va a
correggere e sicuramente ad aumentare il numero di informazioni che sappiano su questo sistema
binario.
Grazie all'ausilio del software StarLight Pro i nostri dati sono stati elaborati in una animazione
realistica del sistema in movimento. Questa animazione, sebbene manchino dei dati che possono
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essere ricavati soltanto con la spettroscopia e da altre osservazioni a frequenze diverse,
rappresenta realisticamente il sistema: il volume delle due componenti, le loro masse, le relative
luminosità, il periodo di rivoluzione e la distanza fra di esse. [Allegato 1]
Fotogrammi dell'animazione della rivoluzione del sistema con la curva di luce di V1072 Her
In conclusione possiamo affermare che una delle due componenti è leggermente più piccola
dell'altra e che la stella più piccola sia diverse centinaia di gradi più fredda, quasi 1000, e per
questo risulta più scura.
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TrES-1b
Medesimo processo di elaborazione è stato affrontato per studiare il pianeta extrasolare TrES-1b,
osservato nella notte tra il 5 e il 6 Maggio 2014, ma, mentre per la variabile ad eclisse si parlava di
una diminuzione di magnitudine di 0,5m, per l'esopianeta si parla di una diminuzione di circa
0,025m e ciò rende importantissimi i metodi per ridurre al minimo gli errori. Andando a calcolare il
momento centrale dell'evento, la durata del transito, la differenza di magnitudine ed altre
informazioni siamo riusciti a ricavare informazioni utilissime alla comunità scientifica in quanto
costituiscono un ulteriore confronto con le misurazioni precedenti.
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Confrontando la curva del transito ricavata della nostra osservazione (linea rossa nella curva di
luce) rispetto a quella nota in letteratura si nota una perfetta corrispondenza dei momento di inizio
e fine transito, quindi anche della sua durata. Maggiore invece è la profondità del transito nella
nostra osservazione rispetto a quanto previsto dai dati in letteratura. Questo significa che le
dimensioni del pianeta TrES-1b sono maggiori rispetto a quelle stimate dagli scopritori. Questa
discrepanza è però confermata da molte altre osservazioni recenti di altri osservatori, segno quindi
che il pianeta è realmente più grande di quanto affermato dagli scopritori, come si evince dal
grafico O-C della profondità del transito.
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Conclusioni
Questi nostri studi sul pianeta extrasolare TrES-1b andranno a migliorare tutte le altre informazioni
che esistono fino ad oggi, infatti sono stati già approvati e pubblicati sul sito http://var2.astro.cz/EN/
tresca/transit-detail.php?id=1399484328 uno tra i più importanti e autorevoli database sugli
esopianeti, e sono quindi a disposizione della comunità scientifica mondiale degli studiosi di
sistemi esoplanetari.
Inoltre i nostri studi sulla variabile ad eclisse V1072 Her verrano presto inseriti nel database
dell'UAI per la sezione "Binarie ad eclisse" e anche nella prossima pubblicazione dell'UAI su
"Information Bulletin on Variable Star" un'importante rivista internazionale di stelle variabili.
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Bibliografia e sitografia
Software utilizzati
• Peranso (Period and Analysis Software), http://www.peranso.com/ ;
• MaxIm-DL, http://www.cyanogen.com/ ;
• StarLight Pro, http://www.midnightkite.com/index.aspx?URL=Binary .
Allegati
Allegato 1 - Animazione del modello del sistema V1072 Her ricostruito da noi - Vedi file
nella chiavetta USB
Allegato 2 - Logbook (diario) della prima osservazione a V1072 Her del 24/04/2014 - Vedi
file nella chiavetta USB
Allegato 3 - Foglio elettronico CSV dei valori delle misurazioni di V1072 Her - Vedi file
nella chiavetta USB
Allegato 5 - Foglio elettronico CSV dei valori delle misurazioni di TrES1-b - Vedi file nella
chiavetta USB
Allegato 6 - Animazione del modello del sistema TrES1 dal sito dell'Osservatorio
astronomico di Parigi- Vedi file nella chiavetta USB o https://media4.obspm.fr/pianeti-
extrasolari/base/etoile.php?nom=TrES-1
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