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La luminosità delle stelle

Le stelle hanno luminosità differente, essa può essere misurata con uno strumento
chiamato fotometro.

Luminosità apparente: è la luminosità di una stella misurata dalla Terra, dipende da


quanta energia irradia la stella ma anche dalla sua distanza. Una stella può quindi
apparirci più luminosa di un'altra solo perché è più vicina alla Terra.

Consideriamo 2 lampadine da 100 W, quindi con la stessa potenza.


Le osserviamo alla stessa distanza da noi, ci appariranno con la stessa luminosità.
Se avviciniamo una delle due lampadine all’osservatore, a lui quella più vicina apparirà
anche più luminosa.

Luminosità assoluta: misura l'energia (=radiazione elettromagnetica) irradiata da una


stella nell'unità di tempo. Dipende da: temperatura superficiale della stella e
superficie della stella. Più una stella è calda e grande, maggiore è la sua luminosità.
Conoscendo la luminosità apparente e la distanza dalla Terra di una qualsiasi stella,
possiamo calcolarne anche la luminosità assoluta. Si esprime in joule/secondo.

La luminosità delle stelle viene indicata di solito con la magnitudine, che consente di
confrontare la luminosità di una stella con quella delle altre, stabilendo una scala di
grandezza relativa. Per ogni astro si possono determinare la magnitudine apparente e
assoluta. Si tratta di valori adimensionali quindi senza unità di misura, questo li
differenzia dai valori di luminosità corrispondenti, espressi come detto in joule/secondo.

Nel II secolo a.C. si pensava ancora che le stelle fossero incastonate sulla superficie
interna di un'enorme sfera e che pertanto si trovassero tutte alla stessa distanza dalla
Terra. Era quindi facile pensare che le stelle più brillanti fossero anche quelle più grandi.

L’astronomo greco Ipparco di Nicea catalogò un migliaio di stelle, sulle circa 6000 visibili
ad occhio nudo, in base alla loro luminosità. Utilizzò una scala, detta scala delle
magnitudini o delle grandezze, dalla prima magnitudine fino alla sesta. Il criterio era
quello di catalogare le stelle più brillanti come stelle di prima magnitudine, fino ad
arrivare alla sesta magnitudine, la classe a cui appartengono stelle debolissime, visibili
solo da un uomo dotato di ottima vista. Quindi con la scala di Ipparco più è alto il valore
di magnitudine, minore è la luminosità della stella.

Nel 1856 l’astronomo britannico Pogson osservò che una stella di prima magnitudine è
approssimativamente 100 volte più luminosa di una di sesta magnitudine. Nel
tentativo di conservare l'analogia con la vecchia classificazione di Ipparco, basata sulla
capacità percettiva dell’occhio umano, pose pari a 2,12 la magnitudine della stella
Polare ed utilizzò tale valore come riferimento per calcolare la magnitudine di tutte le
altre stelle. In tal modo, la differenza tra un valore di magnitudine e quello
immediatamente successivo o precedente è sempre pari a circa 2,5 volte. Quindi per le
classi di Ipparco, si ha come differenza massima di luminosità, tra la I e la VI classe, un
valore di 2,55 = 97,7 cioè circa 100 volte, come detto sopra.

La magnitudine definita da Pogson si dice apparente (m), dato che l’osservazione e la


misura si effettuano dalla Terra e dipende dalla distanza.

Oggi la magnitudine apparente può assumere anche valori negativi e varia da un


massimo di -26,8 (per il Sole, che è la stella più vicina a noi e quindi la più luminosa) ad un
minimo di +30, per le stelle meno luminose, rilevabili sono con i telescopi.

Esiste una relazione che ci permette di ricavare il valore della magnitudine assoluta di
una stella (M), che esprime la magnitudine apparente di una qualsiasi stella come se si
trovasse ad una distanza costante, pari a 32,6 anni luce, dalla Terra.

M = m + 5 – 5 log d
con M = magnitudine assoluta, m = magnitudine apparente, d = distanza della stella dalla Terra.

Quindi conoscendo la magnitudine apparente e la distanza reale di una stella dalla Terra,
possiamo anche calcolarne la magnitudine assoluta. Questo permette di avere una
misura della reale luminosità di una stella e pertanto della sue reali dimensioni.
Come esempio possiamo considerare due lampade accese della stessa potenza, 100 W,
poste rispetto ad un osservatore dapprima alla stessa distanza, 2 m, poi una viene
allontanata fino a 200 m mentre l'altra resta dov'era. Per l'osservatore le lampade
inizialmente sono della stessa luminosità poi quella più distante sembrerà essere la
meno luminosa, a causa della diversa distanza delle due sorgenti di luce. La potenza
effettiva delle lampade, 100 W, può essere paragonata alla magnitudine assoluta di una
stella, la potenza percepita dall'osservatore quando le lampade sono a distanze diverse
da lui può essere invece paragonata alla magnitudine apparente di una stella.

Le stelle possono essere classificate in 7 classi spettrali principali, indicate dalle


lettere O, B, A, F, G, K, M. Ad ogni classe corrisponde un certo valore di temperatura
superficiale della stella e di colore. Le stelle più fredde sono quelle rosse con
temperature intorno ai 3000 K, quelle più calde sono quelle azzurre o blu con
temperature intorno ai 40000 k. Stelle appartenenti alla stessa classe hanno non solo la
stessa temperatura superficiale e lo stesso colore ma anche lo stesso spettro di
assorbimento, come evidenziato in figura.

L'esame degli spettri di assorbimento consente agli astronomi di conoscere molte


caratteristiche di una stella, in particolare la composizione chimica della sua atmosfera
e la sua temperatura superficiale ma non basta: infatti con l'esame degli spettri
possiamo anche arrivare a conoscere le dimensioni di una stella, poiché la larghezza di
una linea spettrale dipende anche dalla pressione del gas che la produce.

Una stella compatta, detta "nana", ha infatti in superficie un gas più denso rispetto a
quello presente in stelle di maggior dimensione, dette "giganti". Sappiamo dai test di
laboratorio che un gas compresso produce linee spettrali più larghe di uno rarefatto,
quindi l'esame della larghezza delle righe permette di classificare la stella anche per le
dimensioni.

Bibliografia utilizzata

Geografia generale di C. Pignocchino Feyles e I. Neviani Ed. SEI

prof. Luigi Cenerelli a.s. 2017-2018

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