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1. CORPI CELESTI 1

Fin dai tempi remoti l’uomo si è posto domande sulle origini, composizioni e dinamiche dell’Universo.
Oggi basandosi su nuove scoperte è possibile dare risposte più precise.

L'astronomo Edwin Hubble, nel 1929, osservando stelle e galassie lontane verificò che lo spettro dei loro colori è
spostato verso l'estremo rosso. Ciò spinge gli scienziati a immaginare che l'universo sia in rapida espansione e
che le galassie si stiano allontanando sempre più dalla Terra.
L'effetto Doppler2 infatti mostra che quando la fonte luminosa si sta avvicinando la frequenza delle onde
luminose si sposta verso il blu, mentre se la fonte luminosa si allontana si sposta verso il rosso.

Taluni ipotizzano che la materia che compone galassie, pianeti e stelle è sempre esistita e l’universo si mantiene
in uno stato di oscillazione nel quale a un periodo di espansione (quello attuale) seguirebbe un periodo di
contrazione (che porterebbe a una nuova esplosione, Big Bang).

In base al fatto che le galassie si stanno allontanando si deduce che l’universo si sta espandendo, le
galassie si stanno allontanando.

Secondo questa teoria 15.000-20.000 milioni di anni fa la materia dell’universo era concentrata in una unica
“sfera primordiale”, a causa della massa gigantesca e dell’enorme calore è esplosa diffondendosi in ogni
direzione (Big Bang), condensandosi e raffreddandosi questa enorme quantità di materia diede vita alle galassie.

Dimensioni Non si è ancora data una risposta; dimensione illimitata.

L’universo è formato da un numero incredibile di corpi celesti:


Nebulose Concentrazioni di materia interstellare, costituita da polveri e gas
Pianeti-Satelliti Corpi celesti privi di luce propria, riflettono la luminosità di una stella vicina intorno a cui
gravitano
Comete Composte di particelle solide, relativamente piccole circondate da gas rarefatto che gravitano
intorno a un astro con orbite solitamente molto eccentriche
Asteroidi Corpi rocciosi di diametro sotto i 100 km, frequenti tra Marte e Giove
Meteoriti Corpi che non si disgregano a contatto con l’atmosfera (attrito in mesosfera, si incendiano)
Meteore Corpi che si disgregano a contatto con l’atmosfera (stelle cadenti)
Galassie Sono centinaia di mld, raggruppamenti di mld di stelle

Galassie
Sono raggruppate in ammassi galattici che possono accogliere fino a migliaia di sistemi stellari di diverse
dimensioni, riunitisi in giganteschi gruppi detti “superammassi”.
- a spirale
- ellittiche
- irregolari

Via Lattea (ospita il Sistema solare) - A spirale


- 100 mld di stelle e enormi quantità di materia interstellare
- In uno spazio che si estende per 100.000 al (nucleo di 20.000 al)

1
Astronomia, Studio degli astri e fenomeni celesti. Si avvale di fisica, chimica, matematica. Cosmologia, studio
del cosmo; Astrofisica, studio della fisica degli astri; Geografia astronomica, studio dei fatti astronomici.
2
Fenomeno fisico che comporta una variazione della frequenza di un’onda acustica od elettromagnetica in
funzione della velocità di avvicinamento o di allontanamento della sorgente rispetto all’osservatore.
2

Stelle
Corpi celesti luminosi per luce propria, hanno origine da nubi interstellari3 (idrogeno e elio).
 I finissimi granelli di polvere cosmica e le molecole dei gas sottoposti a forza di attrazione gravitazionale
 tendono ad avvicinarsi e a raggrupparsi in blocchi di materia sempre più grandi
 crescendo la massa di questi blocchi di materia
 aumenta anche la forza gravitazionale4
 altre particelle vengono perciò a essere attratte aumentando la massa di materia
 le particelle interne vengono sottoposte a pressione più intensa
 la t° aumenta fino a determinare la fusione dei nuclei degli atomi di idrogeno

La fusione nucleare libera una quantità di energia che rende il blocco di materia caldo e luminoso: nasce la stella.

Fusione nucleare Forza che spinge verso l’esterno, fa dilatare la materia.


Attrazione gravitazionale Forza di gravità, è una forza attrattiva, che tende a comprimere5 la stella.

Tutte le stelle consumano l'idrogeno contenuto in esse fino al suo esaurimento.


La stella si mantiene in equilibrio tra le due forze contrastanti finché ha idrogeno per la fusione 6.
Una volta terminate le riserve di idrogeno, nel nucleo resta solo l’elio7.
L'assenza dell'idrogeno è accompagnata dalla assenza della pressione della radiazione nucleare.
La stella perderà l’equilibrio tra gravità e pressione (di radiazione nucleare).
La gravità la fa da padrona e comprime la stella e anche i nuclei di elio sottoposti a pressione si fondono.
Bruciando elio la t° interna sale enormemente e la stella si è espande.
La stella diventa rossa per il rapido raffreddamento delle sue parti esterne a contatto col vuoto cosmico: è
diventata una gigante rossa.

Quando finisce l’elio, è la seconda crisi energetica della stella. A questo punto entra in gioco la massa della stella
che determinerà la sua evoluzione.
- Se la massa è inferiore a un certo valore, esaurito il carburante nucleare, il nucleo si “spegne” molto
lentamente sotto forma di una nana bianca, molto piccola, molto densa e inizialmente molto calda, che si
raffredderà lentamente fino a diventare una nana nera, stella morta composta da ammassi di ceneri dense e
scure.
- Se la massa è superiore la contrazione (la gravità) continua ed è così intensa da generare un’esplosione che
disintegra la stella e genera una supernova.

Se la stella conserva una massa 1,5-2 volte quella del Sole, dopo l’esplosione della supernova si contrae ancora e
forma una stella a netroni (pulsar).
Se la stella conserva una massa 3 volte quella del Sole, esaurito il combustibile nucleare, l’attrazione
gravitazionale fa precipitare verso l’interno della stella ogni cosa e si genera un buco nero.

6000 stelle sono visibili ad occhio nudo. La distanza tra loro può variare da migliaia ad alcuni al.

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Nelle nubi interstellari a causa dell’onda d’urto provocata dall’esplosione di una stella vicina si raggiunge una
concentrazione di materia in grado di innescare un processo di contrazione: la reciproca attrazione dei corpuscoli della
nube ne genera l’aggregazione.
4
Attrae reciprocamente due corpi, aumenta all’aumentare delle masse e al diminuire della loro distanza.
5
La stella è soggetta a: pressione esterna della forza di gravità e pressione interna dovuta a reazioni nucleari.
6
La gravità è una forza attrattiva che spinge verso il centro e ha bisogno di essere contrastata per non
schiacciare la stella sotto la propria massa.
7
L’elio richiede maggiore energia per essere bruciato e ciò comporta per la stella un cambiamento di aspetto.
L’assenza di idrogeno è accompagnata dall’assenza della pressione della radiazione nucleare.
3

Le stelle vivono trasformandosi da protostella a gigante rossa, poi muoiono:


Esplodendo (formano una supernova, l’esplosione aumenta la luminosità)

Implodendo (formano una stella di neutroni o buco nero)

Spegnendosi esaurito il “carburante nucleare” la stella si contrae per effetto della attrazione gravitazionale
forma una nana bianca, che ha dimensioni ridotte, ma con temperatura più elevata, che raffreddandosi
diventerà una nana nera, stella morta composta da ammassi di ceneri dense e scure

Caratteristiche delle stelle


Luminosità Si misura con una grandezza detta magnitudine (indice per valutare la distanza dal Terra), è dovuta
all’energia liberata nelle reazioni di fusione nucleare che avvengono dentro la stella.

Colore In relazione alla t°, stelle più calde blu, intermedie giallo, al termine della vita rosso.

t° Si misura in base al colore:


- blu, calde
- bianco
- arancione-giallo, calore intermedio
- rosse, più fredde

Dimensioni Nane, medie, giganti, supergiganti, in relazione alle dimensioni del Sole
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Sistema solare

Per la sua grande massa il Sole trattiene a sé 9 pianeti, che gli ruotano intorno seguendo orbite ellittiche, situate
tutte nello stesso piano (tranne Plutone).

9 pianeti e relativi satelliti: Mercurio – Venere – Terra – Marte – Giove – Saturno – Urano – Nettuno – Plutone
Comete
Meteoriti
Asteroidi
Polveri e gas

I pianeti sono legati al Sole da leggi gravitazionali  Attrazione che il Sole esercita sulla loro massa in vorticosa
rotazione attorno ad esso.

Pianeti interni o terrestri, caratteristiche “terrestri”: Mercurio, Marte, Venere, Terra:


- composti da densi materiali rocciosi e metallici (rocce e ferro), con minime quantità di gas
- hanno atmosfere tenui e rarefatte
- hanno densità alta, 5 volte la densità dell’acqua

Pianeti esterni: caratteristiche “gioviano”: Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone


- composti da elevate quantità di idrogeno e elio e da diverse quantità di ghiaccio e questo spiega
- la loro bassa densità, 1 volta e ½ quella dell’acqua
- hanno atmosfere dense (idrogeno, metano, elio, ammoniaca)

Aspetti che differenziano i due gruppi


Dimensioni Pianeti esterni sono più grandi dei pianeti interni
Densità Pianeti interni è pari a 5 volte quella dell’H 20, pianeti esterni è pari a 1 volta e ½ quella dell’H 20.
La densità è dovuta essenzialmente alle sostanze di cui i pianeti sono composti: gas, rocce,
ghiacci.

Moto dei pianeti intorno al Sole

Legge di Keplero8, le loro orbite quasi circolari (ellittiche) e complanari si mantengono sul piano dell’eclittica,
piano dell’orbita della Terra intorno al Sole e, seguono il senso antiorario, Ovest-Est.

Mercurio: più vicino al Sole, 88 giorni rivoluzione intorno al Sole


Plutone: più lontano dal Sole, 238 anni rivoluzione intorno al Sole

Tutti i pianeti oltre a orbite intorno al Sole ruotano su e stessi in senso antiorario (Venere e Urano, orario).
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1° Legge Keplero: I pianeti ruotano intorno al Sole seguendo orbite ellittiche, di cui il Sole occupa uno dei due
fuochi.
Se l’orbita è ellittica la distanza di un pianeta dal Sole varia, ad esempio il punto in cui il pianeta è più vicino al
Sole è detto perielio, mentre quello più lontano è detto afelio. Ad esempio a gennaio la Terra è più vicina al Sole, alle
nostre latitudini: 147 milioni Km in perielio (più vicina al Sole); 152 milioni Km in afelio (più lontana dal Sole).
2° Legge Keplero: Il raggio che unisce il Sole a un pianeta (raggio vettore) copre aree uguali in tempi uguali.
I pianeti non hanno sempre la stessa velocità: sono più veloci quando sono vicini al Sole (perielio); sono più
lenti quando sono più lontani dal Sole (afelio).
Legge Newton: due corpi si attraggono reciprocamente, ma prevale l’attrazione di quello con la massa
maggiore, quindi ad esempio il Sole prevale sulla Terra.
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Giove: meno di 10 ore, ha il giorno più breve.


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Sole

Stella nana, ha 5 mld di anni (Terra ha 4 mld e 700 mil di anni)


Costituito da enorme massa di gas
98, 85% della massa del Sistema solare
Diametro 1.392.000 km
Massa 300.000 volte maggiore della Terra (6370 km)
Velocità 250 km/sec., compie orbita completa intorno al nucleo della Galassia (Via Lattea) in 225 milioni di anni
Distanza 150 mil di km dalla Terra
Raggi del Sole arrivano sulla Terra in 8,3 minuti9

Fusione idrogeno Attività principale, ogni secondo nel nucleo del Sole c’è fusione di 700 mil di tonnellate di
idrogeno che si trasformano in elio, con sparizione di 4 mil di tonnellate di materia che si
trasforma in energia. Il colore del Sole deriva da questa reazione nucleare che avviene al suo
interno.

Natura interna del Sole


Basata su modelli teorici. Nel Sole possiamo distinguere diversi strati:

Nucleo Dove avvengono le reazioni nucleari, l’energia prodotta nel nucleo si propaga verso l’esterno
attraverso due zone:
 zona radiativa, dove c’è il passaggio di energia, il calore del nucleo si propaga per irraggiamento
 zona convettiva, guscio esterno dove grosse colonne di gas si portano verso la superficie e il
materiale freddo sovrastante cade verso il basso.
La materia più calda e meno densa viene portata in superficie dove cede parte della propria energia
termica, una volta raffreddata, la materia risprofonda alla base della zona convettiva e riceve un
nuovo calore dalla zona radiativa.

Fotosfera Parte più esterna e visibile a occhio nudo dove appaiono macchie solari, dovute a emissioni
luminose inferiori (abbassamenti di t° anche di 2.000 °C). E’ il disco luminoso del Sole, rappresenta
la superficie apparente del Sole.

Atmosfera Si trova sopra la fotosfera fino a 8 mil di km di altezza e comprende:

 Cromosfera, un involucro trasparente di gas con più basse pressioni, è la parte più vicina al Sole,
è l'ultimo strato del Sole, oltre il quale si estendono solo i gas coronali.
È molto difficile da osservare, a causa della vicinanza con l'abbagliante fotosfera. Le occasioni
migliori si verificano con le eclissi totali di sole, in quanto la fotosfera viene oscurata dalla Luna,
lasciando intravedere parte della cromosfera.

 Corona, oltre la cromosfera, inizia l'atmosfera solare vera e propria, chiamata corona . È costituita
da particelle ionizzate che si disperdono nello spazio formando il vento solare.

Moto di rotazione intorno a se stesso 25gg zona equatoriale, 33gg latitudini più esterne, questa differenza
si spiega con il fatto che il Sole è un corpo gassoso.

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L’atmosfera terrestre ha una particolare azione sulle conseguenze dei moti della Terra, essa agisce come una
grande lente che rifrange i raggi solari che si portano al di la del circolo di illuminazione. Il Sole lo vediamo 8’ prima
che esso sorga e al tramonto 8’ dopo l’effettivo tramonto, proprio a causa della rifrazione. Nella atmosfera i raggi
vengono anche diffusi, allora si crea un fenomeno della luce attenuata che vediamo la sera prima del tramonto e al
mattino prima della levata del Sole.
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Luna
- Satellite tra i più grandi del sistema solare, inferiore solo a quelli di Giove e Saturno
- Raggio, 1738 km (1/4 della Terra)
- Volume, 1/49 della Terra
- Massa, 1/80 della Terra
- Gravità, 1/6 della Terra, per la bassa densità della Luna (3,3 g/m3)
- Priva di movimenti interni, forse perché completamente raffreddata manca di emissione di calore interno che
sulla Terra provoca movimenti endogeni

Superficie lunare
Mari, estensioni pianeggianti di colore scuro, interrotte da crateri
Terre, rilievi colore scuro formati da catene montuose, interrotti da crateri e solchi
Regolite, polvere costituita di minuscole particelle, ricopre la superficie lunare

Sulla Luna non c’è atmosfera o idrosfera: nessun processo di alterazione ed erosione.
Proprio alla mancanza di atmosfera si deve il brusco passaggio da zona illuminata dal Sole a zona in ombra.
Assenti fasce di transizione dell’aurora e crepuscolo: forte escursione termica tra giorno e notte: +110 °C / -150 °C

L’escursione è dovuta a:
- mancanza di atmosfera, durata del dì e notte lunari di quasi 14g.
- luminosità bassa, gran parte dei raggi assorbita dal suolo

Movimenti della Luna


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Rotazione Intorno al proprio asse (27g, 7h, 43’), senso antiorario.

Rivoluzione La Luna ruota intorno alla Terra secondo le leggi di Keplero.


Movimento che descrive intorno alla Terra (27g, 7h, 43’) su un’orbita ellittica10 passante per il
centro della Terra che occupa uno dei due fuochi (perigeo il punto dell’orbita più vicino alla Terra,
apogeo il punto più lontano).
L’orbita ellittica della Luna è inclinata di 5° 9’ rispetto al piano dell’orbita terrestre (eclittica, piano
immaginario che contiene l’orbita terrestre).
L’orbita della Luna interseca l’orbita terrestre in due punti detti nodi e la congiungente è detta
linea dei nodi.

I due movimenti sono contemporanei ed avvengono da Ovest ad Est in 27 g 7h 43’ (mese sidereo), noi vediamo
sempre lo stesso emisfero lunare.

Il moto di rivoluzione lunare ha una durata definibile i due modi diversi:

Mese sinodico lunazione Tempo occorrente alla Luna per ritrovarsi dopo un giro completo di rivoluzione nelle
stesse condizioni di illuminazione rispetto alla Terra, 29g, 12h, 44’, 3”, in pratica è il
tempo che coincide fra due noviluni successivi.
Due giorni più del mese sidereo perché la Terra ruota intorno al Sole, quindi la
Luna ad ogni rivoluzione deve recuperare il ritardo del percorso effettuato dalla
terra relativamente intorno al Sole.

Mese sidereo E’ il tempo che intercorre affinché la Luna faccia una rivoluzione completa intorno
alla Terra rispetto alla culminazione di una stella di riferimento.
Dura 27g 7h 43’ 12”.

Traslazione È il moto che la Luna compie con la Terra intorno al Sole: la curva descritta da questo
movimento è di tipo sinusoidale e prende il nome di Epicicloide.
Traiettoria percorsa dalla Luna nello spostarsi insieme alla Terra intorno al Sole che la porta a
trovarsi ora all’interno ora all’esterno rispetto all’orbita della Terra.

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Tutti i corpi del sistema solare ruotano su orbite ellittiche attorno al Sole che rimanendo fermo occupa uno
dei due fuochi. I pianeti si muovono quasi tutti sullo stesso piano dell'orbita terrestre (eclittica). Ogni corpo del sistema
solare si muove secondo velocità diverse a seconda della distanza dal Sole: più veloce quando si trova nei pressi della
stella (perielio), meno veloce quando si trova nel punto più lontano (afelio). Durante questo movimento infatti, a
causa delle orbite che non sono circolari, ma ellittiche, la distanza dal Sole varia fra un minimo ed un massimo.
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Conseguenze del moto di rivoluzione intorno alla Terra

Fasi lunari ovvero il variare delle condizioni di illuminazione del satellite rispetto a chi lo osservi dalla Terra.
Il moto di rivoluzione lunare prevede quattro posizioni fondamentali che corrispondono alle quattro fasi lunari
osservabili all’interno di un mese.
La Luna è visibile dalla Terra (dopo il tramonto) perché riflette la luce del Sole.

Novilunio La Luna è in congiunzione (è interposta tra il Sole la Terra)


La faccia illuminata è rivolta verso il Sole, la parte verso la Terra è al buio

Plenilunio La Luna è in opposizione (la Terra è interposta fra Sole e Luna )


La Terra è tra Sole e Luna, tutta la faccia della Luna rivolta verso di noi è illuminata

Fra queste due posizioni estreme si individuano due posizioni intermedie dette quadrature corrispondenti al
primo e all’ultimo quarto di Luna.

Eclissi Il movimento della Luna intorno alla Terra può causare eclissi.
Avvengono quando l’allineamento Terra, Sole, Luna è perfetto, ovvero quando l’orbita lunare interseca il
piano dell’orbita terrestre, che di norma sono inclinati di 5° 9’, cioè quando le fasi di Luna nuova o Luna
piena cadono quando la Luna si trova in uno dei nodi11 o nelle vicinanze.

Eclissi lunare La Terra si interpone tra il Sole e la Luna, i raggi solari non riescono a raggiungere
la Luna che per alcuni minuti rimane al buio pur essendo in plenilunio. Luna (in
plenilunio) è dalla parte del Sole, la Terra è tra il Sole e la Luna.

Eclissi solari La Luna si interpone tra Sole e Terra. La Luna intercettando i raggi solari lascia in
ombra una parte della superficie terrestre (eclissi totale), mentre una parte più
estesa resta in penombra (eclissi parziale). Luna (in novilunio) sulla linea tra Terra e
Sole.

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Il piano dell’orbita lunare e quello della eclittica formano un angolo di 5° 9’. La linea di intersezione tra questi
piani è detta linea dei nodi.
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Eclissi sistema Sole Terra Luna


Solo quando i 3 corpi sono perfettamente allineati, ciò accade in determinati momenti perché il piano su cui
giace l’orbita del moto di rivoluzione della Luna intorno alla Terra è inclinato di 5° e 9’ rispetto a quello
dell’eclittica (piano su cui giace l’orbita di rivoluzione della Terra intorno al Sole).
Se i due piani coincidessero ogni mese lunare si avrebbe eclissi di Sole in novilunio e eclissi di Luna in plenilunio.
Non coincidendo l’eclissi avviene solo quando i 3 corpi sono vicini alla linea dei nodi (3-4 volte all’anno).
Solo occasionalmente nodo e condizione di plenilunio e novilunio coincidono.

Maree
La Luna esercita una forza di attrazione sulla Terra, non è in grado di spostare la sua massa solida, ma ha una
azione sulle masse liquide che ricoprono parte della superficie terrestre: il mare.
Le maree sono un innalzamento e abbassamento periodico del livello del mare, determinato dalla attrazione
gravitazionale che la Luna esercita sulla Terra.

Sono oscillazioni della superficie dei mari che avvengono in 12 h e 25’.

La differenza tra alta marea e bassa marea si chiama amplitudine. Amplitudine elevate c’è dove esistono
terre in cui il mare si insinua, ad esempio in Bretagna si raggiungono amplitudini molto elevate.

La Baia di Fundy (USA), ha una amplitudine di 20 m

Le maree sono dovute alla attrazione esercitata da Sole e dalla Luna. La Luna esercita sulla Terra una
attrazione maggiore, lo si evince anche dalla durata della marea.
24h 50’, lunghezza del giorno lunare o sidereo, il movimento di rotazione della Terra in rapporto alla Luna.

Tipi di marea

Sigiziali (vive) Molto alte perché in corrispondenza con queste maree Sole-Luna-Terra si trovano o in
congiunzione (Novilunio) o in opposizione (Plenilunio), quindi sommano la loro forza
d'attrazione e si hanno maree di massima ampiezza.
Maree morte Le maree morte avvengono quando la Luna e il Sole sono in quadratura e formano con la
terra un angolo di 90°; le loro azioni attrattive si contrastano a vicenda e si hanno maree più
deboli.

Variazioni eustatiche dei livelli marini Consistono in sollevamenti e abbassamenti del livello dell’acqua che
avvengono in tempi lunghissimi.

Trasgressione marina Quando il mare invade la terra.


Regressione marina Quando le acque si ritirano dalle terre.
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Terra e i suoi movimento


Terra non è una sfera, ma un ellissoide di rotazione: solido che si ottiene facendo ruotare un elisse rispetto al suo
asse minore. L’ellissoide non tiene conto della presenza dei rilievi montuosi e delle depressioni marine per cui la
forma che più corrisponde a quella della Terra è
un grande geoide12.
Schiacciata ai poli e con leggero rigonfiamento in corrispondenza della zona equatoriale a causa probabilmente
del moto di rivoluzione.

Triangolazione geodetica: ha consentito di misurare con grande precisione la circonferenza terrestre e lo


schiacciamento polare.

Movimenti della Terra

Rotazione Che compie girando su se stessa in senso antiorario, attorno ad un asse immaginario che passa
per i due Poli, conseguenze:
- alternanza tra dì e notte (i raggi solari illuminano solo la parte di Terra rivolta verso il Sole)
- schiacciamento ai Poli
- apparente rotazione della volta celeste
- spostamento dei corpi in moto sulla superficie terrestre

Rivoluzione Che compie girando intorno al Sole mantenendo inclinato il proprio asse di 66° e 33' sul piano
dell'orbita terrestre (eclittica), conseguenza:
- l’alternanza delle stagioni

Movimenti millenari che interessano l'orientazione dell'asse terrestre.

Precessione Esso consiste in un moto molto lento dell’asse di rotazione terrestre, che, pur mantenendo
costante l’inclinazione rispetto al piano dell’eclittica, cambia la propria direzione nello spazio.
La Terra ha un rigonfiamento all’Equatore (per effetto della forza centrifuga causata dal moto di
rotazione del pianeta intorno al proprio asse).
È causato dall’attrazione gravitazionale che il Sole e la Luna esercitano sul rigonfiamento
equatoriale della Terra.
Le forze di attrazione gravitazionale esercitate su questo rigonfiamento da Sole e Luna non sono
costanti, per cui generano una oscillazione dell’asse di rotazione terrestre. E’ un movimento
conico delle sue parti estreme, che si compie in 26.000 anni (è molto simile a quello di una
trottola). Questa rotazione fa si che il Sole ogni anno sia proiettato in un punto leggermente
spostato (ruotato verso Est) nella costellazione dello zodiaco.

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Geoide: superficie matematica della Terra, che nel suo aspetto fisico non può essere studiata perché ha una
superficie accidentata, per questo si adotta un corpo matematico, una figura ideata supponendo di far passare il livello
medio dell’Oceano al di sotto dei continenti. Geodesia, scienza che prende il nome dal geoide che è la superficie
matematica della Terra, questa disciplina studia la forma e le misure della Terra.
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Nutazione Esso consiste in piccole oscillazioni dell’asse terrestre, che originano combinandosi col moto
conico di precessione un movimento lungo una superficie a doppio cono ondulato. Il fenomeno
della nutazione ha un periodo di circa diciotto anni e due terzi ed è dovuto all’attrazione
gravitazionale esercitata dalla Luna e Sole.

Rotazione13 La Terra ruota Ovest-Est (antiorario), intorno al proprio asse di rotazione (linea che congiunge
Polo Nord-Polo Sud, passando per il centro della Terra)
- in 23h, 56’, 4’’ (giorno sidereo),
- ma perché il Sole ricompaia nello stesso punto del cielo occorrono 4’ in più (giorno solare),
perché la Terra mentre ruota intorno a se stessa ruota anche intorno al Sole.

Il giorno sidereo è l'intervallo di tempo compreso fra due passaggi consecutivi di una stella sullo stesso meridiano.
Il giorno solare è l'intervallo di tempo compreso fra due passaggi consecutivi del Sole sullo stesso meridiano. Il giorno
solare è un po' più lungo(24 h). Tale ritardo sta nel fatto che mentre la terra ruota, è soggetta anche al moto di
rivoluzione attorno al Sole, a questo movimento è connesso il problema dell’ora locale e datazione.

Conseguenze Rotazione
Alternarsi I raggi solari illuminano la parte della Terra rivolta verso il Sole.
dì e notte La zona illuminata è separata da quella buia da un cerchietto detto circolo di illuminazione14.
Si passa gradualmente dal dì alla notte e viceversa a causa della rifrazione dei raggi solari che
attraversano strati di densità diversa dell’atmosfera.

Effetto Coriolis15Fenomeno di deviazione dei corpi in moto sulla superficie terrestre che riguarda soprattutto lo
spostamento di masse d’aria e d’acqua ( moto dei venti e delle correnti marine).
A causa di questo movimento un corpo che in senso meridiano si muove liberamente sulla
superficie terrestre viene deviato a destra nell’emisfero nord, e a sinistra nell’emisfero sud.
La deviazione dei venti e delle correnti marine verso destra nell’emisfero nord e verso sinistra
nell’emisfero sud dipende dalla diversa velocità dei diversi punti della superficie terrestre.
Tutti i punti compiono una rotazione in 23 h e 56’, ma nello stesso tempo devono percorrere
spazi differenti.
Un punto che si trova all’Equatore deve percorrere 40076 km in 24 h, mentre man mano che ci si
avvicina ai Poli i circoli si fanno più stretti e la velocità diminuisce, ai Poli è nulla.
Un vento mantiene per inerzia la stessa velocità di rotazione del punto da cui si origina, per cui
se sale dall’Equatore verso Nord si verrà a trovare in zone con velocità di rotazione minore,
quindi si porterà a Est, deviando verso destra.
Un vento che invece si porta da Nord verso l’Equatore, si porta verso zone che hanno una
velocità di rotazione maggiore, per cui la superficie ruota più velocemente del vento
soprastante che resterà indietro, deviato a Ovest, ossia rispetto alla direzione del vento
spostato sempre verso destra.
Nell’emisfero australe per gli stessi motivi, venti e correnti marine subiscono una deviazione
verso sinistra.

13
La rotazione avviene in circa 24 h se si prende come riferimento il sole (giorno solare), se invece si prende
come riferimento le stelle il giorno dura 23 h, 56' e 4'' (giorno sidereo).
14
Per effetto della rifrazione dei raggi solari che attraversano strati di densità diversa della atmosfera, non è
una linea netta, ma una fascia in corrispondenza della quale si passa gradualmente dal dì alla notte e viceversa
(crepuscolo).
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La massa d’acqua o vento che si sposta tende a mantenere per inerzia la velocità lineare di rotazione che
possedeva in partenza quindi se si sposta dall’Equatore al Polo (emisfero Nord) si trova avvantaggiata nel moto di
rotazione O-E quindi viene deviata a Est (destra) e sempre deviata a destra (Ovest) se si sposta dal Polo verso
l’Equatore, in questo caso subisce un ritardo rispetto al moto di rotazione e resta indietro.
14

Il tempo e lo spazio
La superficie terrestre è stata convenzionalmente suddivisa in 24 spicchi detti fusi orari, comprendenti
ciascuno 15 meridiani, per un totale di 360. In ogni località appartenente allo stesso fuso orario l’ora è la
stessa e corrisponde all’ora effettiva del meridiano centrale del fuso. Prima si parlava di:
ora locale = ora astronomica segnata dal cammino del Sole sulle meridiane
ora nazionale = ora della capitale dello Stato

Il primo fuso considerato è quello passante per Greenwich, il suo antimeridiano è indicato come linea di
cambiamento di data. Attraversando questa linea si torna indietro di un giorno, quando si procede verso
est, si va avanti di un giorno se si procede verso ovest. I fusi orari si adattano ai confini politici, per evitare
che uno stesso Stato sia compreso in due fusi diversi.

Suddivisione del giorno: i primi ad avere il giorno suddiviso in 24 parti, che però aveva durate diverse e
variabili durante l’anno, furono gli Egiziani. I Babilonesi, invece, dividevano il giorno in 12 parti uguali. Come
per gli Egiziani anche le ore dei Greci e dei Romani avevano durate diverse. I Cinesi suddivisero l’arco della
giornata in 12 parti uguali, ma nel 1670 passarono a 24.

Strumenti per misurare il tempo:


Clessidre: il trascorrere del tempo veniva indicato dall’abbassamento del liquido contenuto in un recipiente
e fatto defluire attraverso un piccolo foro.
Meridiane: lo gnomone, la parte della meridiana che proietta la propria ombra sul quadrante, indica
esclusivamente il mezzodì e il meridiano nord-sud; esso è parallelo all’inclinazione dell’asse terrestre.
Quadranti solari: costituiti da un piano verticale ricolto verso sud nel quale è infissa un’asta, lo stilo,
parallela all’asse di rotazione terrestre; illuminata dal Sole l’asta proietta sul quadrante un’ombra la cui
posizione varia con il variare delle ore solari, che sono segnate sul quadrante.
Orologi radioelettrici: costituiti da un corpo vibrante (diapason o cristallo di quarzo).
Orologi atomici: basati sulle vibrazioni degli atomi o della molecola di particolari sostanze; sono più precisi
del moto di rotazione della Terra.
15

Moto di rivoluzione e stagioni


L'alternarsi delle stagioni è un processo essenzialmente dovuto a cause astronomiche:
- moto della Terra attorno al Sole (detto anche moto di rivoluzione)
- inclinazione dell'asse di rotazione terrestre

La Terra si muove attorno al Sole seguendo un'orbita pressoché circolare che, nello spazio, individua un piano
chiamato piano dell'eclittica, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.

Poiché il Sole non è al centro di un’orbita circolare, la distanza dalla Terra è diversa:
- afelio, distanza massima dal Sole (luglio, 152 mil di km)
- perielio, distanza minima dal Sole (gennaio, 147 mil di km)

La velocità del moto di rivoluzione16 non è sempre uguale, è maggiore quando la Terra è più vicina al Sole.

Anno sidèreo corrisponde all'intervallo di tempo tra due passaggi consecutivi del Sole per uno stesso punto
dell'eclittica, riferito a una stella. Misura la durata di una completa rivoluzione della Terra, che è di 365 giorni, 6 ore, 9
minuti e 10 secondi.
Anno solare: è il periodo di tempo compreso fra due passaggi successivi del Sole all'equinozio di primavera (misura
dunque il periodo di tempo intercorrente tra l'inizio della primavera e l'inizio della primavera successiva), e ha una
durata di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi.

L’asse della Terra è inclinato, forma un angolo di 66° e 33’ col piano di rivoluzione intorno al Sole (piano
dell’eclittica17), che resta inalterato durante tutta l’orbita intorno al Sole, quindi forma un angolo
complementare, 23° e 27’ (rispetto alla perpendicolare al piano).

L’inclinazione dell’asse terrestre fa si che la superficie della Terra, nei vari periodi della rivoluzione, sia esposta al
Sole in modo diverso: l’emisfero nord è inclinato verso il Sole in giugno e verso il lato opposto in dicembre.

Se l’asse fosse verticale (perpendicolare rispetto al piano dell’orbita apparente del Sole):
- il circolo di illuminazione18 passerebbe sempre per i Poli (l’asse è verticale)
- la durata del dì e della notte sarebbero uguali su tutta la Terra (12h)
- la Terra riceverebbe sempre la stessa quantità di calore

Tra l’equatore e i Poli esisterebbe comunque una diversa t° legata alla diversa inclinazione dei raggi solari:
- essi riscaldano tanto più quanto sono verticali (perpendicolari alla superficie terrestre)
- viceversa più sono inclinati e tanto meno sono in grado di riscaldare la superficie terrestre
 più i raggi sono inclinati, tanto più grande è l’area su cui una stessa quantità di radiazioni e quindi di calore
viene distribuita
 più i raggi sono inclinati e maggiore è la quantità di radiazioni che viene riflessa dall’atmosfera

16
Velocità media della Terra nella sua orbita, 30 km/s.
17
Eclittica: traiettoria annuale apparente del Sole sulla sfera celeste, l’eclittica interseca l’equatore celeste in
due punti: equinozi di primavera e di autunno.
Piano dell’eclittica: piano immaginario che contiene l’orbita terrestre. Rispetto a questo piano l’asse terrestre
è inclinato di 66° 33’. L’asse terrestre non cambia la sua inclinazione nel corso dell’anno e si mantiene sempre
parallelo a se stesso.
18
Avendo la Terra una forma sferica, i raggi del Sole ne illuminano soltanto una metà, mentre l'altra metà, non
raggiunta da essi, si trova nell'oscurità. La linea che separa queste due zone è detta circolo di illuminazione: essa passa
attraverso i poli terrestri soltanto in 2 giorni dell'anno, il 21 marzo e il 23 settembre.
16

L’inclinazione dell’asse terrestre fa si che solo in 2 giorni l’anno il circolo di illuminazione passi per i Poli:
agli equinozi19 il Sole è sulla verticale all’Equatore

Equinozio di primavera (20 marzo)


I raggi del Sole colpiscono perpendicolarmente l’Equatore, illuminando tutto il globo allo stesso modo: il dì e la
notte hanno la stessa durata.

Dopo gli equinozi il circolo di illuminazione si inclina allontanandosi dai Poli e non segue più i circoli meridiani,
ma li incrocia obliquamente, dividendo i paralleli in due parti non più ugualmente illuminate (una illuminata e
una buia). Nel nostro emisfero a partire dall’equinozio di primavera le giornate si allungano, mentre le notti si
accorciano.

Solstizio d'estate (21 giugno)


- I raggi del Sole colpiscono perpendicolarmente il Tropico del Cancro (latitudine 23° 27’ N)
- Il circolo di illuminazione è tangente al parallelo del circolo polare artico.
- Il circolo di illuminazione è alla massima distanza dai Poli.
- Il dì è più lungo della notte nell'emisfero nord e più corto nell’emisfero sud.
- Tutti i punti a Nord dell'Equatore restano per un tratto più lungo nella parte illuminata e quelli a Sud
dell'Equatore rimangono per un tratto più lungo nella parte oscura.
- Solo all'Equatore si hanno 12h di luce e 12h di buio.
- Completamente illuminata 24 h è la calotta artica (tra il Circolo polare artico ed il Polo Nord, completamente
nell'oscurità quella antartica (tra il Circolo polare antartico ed il Polo Sud).

Dopo il solstizio d’estate, il circolo di illuminazione si riavvicina ai Poli, per cui, nel nostro emisfero, le giornate
cominciano ad accorciarsi, nell’altro emisfero le giornate si allungano.

Equinozio d'autunno (22 settembre)


I raggi del Sole colpiscono perpendicolarmente l’Equatore, illuminando tutto il globo allo stesso modo: il dì e la
notte hanno la stessa (equi) durata.

Dopo l’equinozio d’autunno il circolo di illuminazione si allontana nuovamente dai Poli, ma in direzione opposta,
per cui nel nostro emisfero le giornate diventano più corte delle notti.
Da questo giorno al Polo Nord sarà notte fino all’equinozio di primavera (per 6 mesi, dopo 6 mesi di
illuminazione) e progressivamente passeranno nella zona buia (24h al giorno) aree sempre più vaste della
Calotta polare artica.
Le giornate si accorciano e le notti si allungano sempre di più in tutto l’emisfero Nord fino al solstizio d’inverno.

Solstizio d'inverno (21 dicembre)


- I raggi del Sole colpiscono perpendicolarmente il Tropico del Capricorno (latitudine 23° 27’ S).
- Il circolo di illuminazione è tangente al parallelo del circolo polare antartico.
- Il circolo di illuminazione è alla massima distanza dai Poli.
- Il dì è più lungo della notte nell'emisfero sud e più corto in quello nord.
- Completamente illuminata 24 h è la calotta antartica, completamente nell'oscurità quella artica.

Dopo il solstizio d’inverno, il circolo di illuminazione si riavvicina ai Poli, per cui, nel nostro emisfero, le giornate
cominciano ad allungarsi, nell’altro emisfero le giornate si accorciano.

Stagioni astronomiche: periodo di tempo compreso tra un equinozio e il successivo solstizio.


Stagioni meteorologiche: cominciano con il primo giorno del mese in cui cade il solstizio o l’equinozio.
19
Durante gli equinozi (autunno-primavera) sia durata giorno e notte, sia la parte del globo esposta
direttamente al Sole sono egualmente ripartite.
17

Conseguenze moto rivoluzione L’alternanza delle stagioni è data dal fatto che la Terra sviluppa la sua orbita
mantenendosi costantemente su un medesimo piano: piano dell’eclittica.

Le differenze climatiche non sono conseguenza della distanza tra Sole e Terra durante la sua orbita eclittica, la
differenza tra afelio e perielio è minima.

Effetto della distanza della Terra dal Sole è la diversa durata delle stagioni
- più lunghe quelle in afelio nel nostro emisfero (primavera e estate, 93 gg.)
- più corte quelle in perielio, autunno (90 gg.) e inverno (89 gg.)

Terra più vicina a Sole, si muove più velocemente di quando è più lontano da Sole per questo le stagioni in
perielio sono più corte.
18

2. MORFOLOGIA TERRA 2 0

Terra  510 milioni di km2


Raggio terrestre  6378 km, perforazioni arrivano fino a 10-12 km

Il 70% della superficie terrestre è occupato dalle acque dei mari e degli oceani, solo il 30% è costituito da
terre emerse che costituiscono i continenti. Continenti e oceani (Pacifico, Atlantico e Indiano) sono
intercomunicanti.

¼ della superficie dei continenti si distribuisce tra livello mare e 2000 m (altitudine media 840 m)
Oltre 50% fondali oceanici 3000-5000 m profondità (profondità media 3790 m)

Emisfero boreale, continentale


Emisfero australe, oceanico

Atmosfera Involucro gassoso che avvolge la Terra


Idrosfera Involucro liquido che riveste la Terra
Litosfera Involucro solido emergente in corrispondenza delle masse continentali
Biosfera Copertura vegetale del pianeta, unitamente alla fauna che lo abita

Le conoscenze sulla composizione del mantello e del nucleo in massima parte sono indirette:
- onde sismiche
- lave vulcaniche

Tenendo presenti le proprietà delle onde sismiche e analizzando le registrazioni dei sismografi è stato
possibile identificare nell’interno della Terra due importanti superfici di discontinuità, che separano tra loro
le 3 zone aventi densità diversa:

Crosta, involucro superficiale, molto sottile, la zona più esterna

Discontinuità di Mohorovicic, la superficie di discontinuità che separa la crosta terrestre dal mantello

Mantello, involucro roccioso sotto la crosta 2885 km, una zona intermedia

Discontinuità di Gutenberg, la superficie di discontinuità che separa il mantello dal nucleo

Nucleo esterno, involucro esterno con spessore 2270 km, ha proprietà di un liquido
Nucleo interno, strato solido più profondo con raggio di 121 km

20
Eratostene misurò la circonferenza della Terra nel secolo III a.C.
Successivamente anche altri studiosi greci ripeterono la sua misurazione.
1600 nasce la geodesia: scienza che si occupa di misurare con tecniche nuove le dimensioni della Terra.
19

Crosta21
È molto sottile, lo spessore sotto i continenti (da 30-70 km), sotto gli oceani (da 5-15 km).

Crosta continentale: densità minore, è più spessa, comprende le terre emerse (i continenti) ma si propaga
al di sotto del livello del mare (con la piattaforma continentale e la scarpata continentale).
Crosta oceanica: densità maggiore, costituita soprattutto da rocce basaltiche, più sottile, forma il fondo
degli oceani.

La differenza tra crosta continentale e crosta oceanica è lo spessore, la crosta continentale è più affondata
nel mantello.

Mantello La densità e la composizione delle rocce del mantello è diversa dalla crosta terrestre (le onde
sismiche si propagano con una velocità maggiore). C’è una prevalenza di materiali solidi, ma la
variazione velocità delle onde sismiche evidenziano anche presenza di superfici di discontinuità.
Mantello litosferico, è la parte più esterna del mantello, è come la crosta allo stato solido,
insieme alla crosta terreste forma un involucro solido, roccioso, chiamato litosfera,
relativamente freddo, frammentato in placche.
Astenosfera, sotto il mantello litosferico, più calda e viscosa 22, settore del mantello nel quale le
rocce, parzialmente fuse, compiono lentissimi movimenti, trascinando con sé i blocchi rigidi
soprastanti della litosfera.
È nella fascia di transizione tra crosta e mantello che si mescolano i meccanismi che portano alla
collisione delle zolle e ai conseguenti fenomeni sismici.
La parte del mantello al di sotto della astenosfera, è allo stato solido e si estende fino a 2900 km
di profondità.

Nucleo È l’involucro più interno del nostro pianeta, la discontinuità di Gutenberg lo separa dal mantello.
Il raggio è di circa 3470 km.
La composizione del nucleo è diversa da quella degli altri involucri, esso è probabilmente
formato da una lega di ferro e nichel.
La densità e la pressione raggiungono nel nucleo livelli elevatissimi.

Strutture continentali

Scudi cristallini Nucleo centrale dei continenti; sono formati da rocce prevalentemente cristalline (600
milioni di anni fa); sono resti di antichissime catene montuose completamente spianate
dall’erosione, quindi rocce deformate e metamorfosate con fatturazioni e intrusioni di
corpi magmatici.
Possono affiorare in superficie o essere ricoperti da grandi strati di rocce sedimentarie o
da grandi colate laviche. Dallo loro formazione gli scudi si sono mantenuti inalterati e
costituiscono le aree di crosta stabili. In queste aree lo spessore della crosta è in media di
30-35 km, mentre sale a 60-70 km nelle fasce orogenetiche.

21
Aspetto più complesso divisione tra Asia e Africa. Divisione più storica e culturale che fisica: non esiste un
confine orientale dell’Europa e nemmeno restringimento terre emerse come accade con Suez e Panama.
Crosta continentale: conserva rocce antichissime ma ciononostante è una struttura in continua evoluzione. Vi
troviamo zone più antiche che sono state sedi di processi orogenetici in tempi molto lontani, attualmente in situazione
di stabilità (aree crotomiche) e altre zone (fasce orogenetiche) in cui si sono verificati in tempi recenti o sono in atto
processi orogenetici. Le fasce orogenetiche sono fortemente interessate da intensa attività sismica e vulcanica.
22
I fluidi quando si riscaldano compiono movimenti dando origine a correnti circolari dette correnti convettive.
Il fluido riscaldato sale verso l’alto.
20

Strutture oceaniche

Piattaforma c. I bordi dei continenti si continuano con la piattaforma continentale, struttura poco inclinata
che si estende verso l’oceano per diversi km, raggiunge una profondità massima di 200 m al
di sotto del livello del mare. Pur essendo sotto il livello del mare è una struttura
continentale.

Scarpata c. Portandosi verso il largo la piattaforma continentale si continua con la scarpata


continentale, più ripida, che raggiunge i 2-3000 m di profondità, dove si incontra il vero
fondo dell’oceano con la platea abissale, crosta oceanica ricoperta di sedimenti marini.

Dorsali o. Non sono catene montuose come quelle dei continenti, ma corrispondono ad una
lunghissima fascia di crosta oceanica inarcata verso l'alto, la cui altezza può arrivare a 2000-
3000 m rispetto al fondo oceanico, fino ad emergere dal mare formando isole vulcaniche:
Islanda e le Azzorre.
Le dorsali consistono di strati su strati di rocce basaltiche, sono larghe fino a 1500 km.
La sommità delle dorsali oceaniche è segnata da profonde fosse tettoniche (rift valleys).
Le fosse tettoniche al centro delle dorsali corrispondono alle fratture della crosta lungo le
quali il magma, proveniente dal mantello, risale dall’astenosfera sottostante, formando
nuova crosta oceanica.
Le dorsali non sono rettilinee per tutta la loro lunghezza ma hanno l’aspetto di linee
spezzate interrotte da fratture trasversali (faglie trasformi) che spostano lateralmente i
diversi segmenti di dorsale che appaiono cosi non perfettamente allineati.

Fosse o. Depressioni larghe 100-200 km che dalle platee abissali si portano fino a 11-13000 m di
profondità. Sono associate a fasce caratterizzate dalla presenza di vulcani ad attività
esplosiva (p.e. Fossa delle Marianne).
I vulcani sono sul margine di un continente se la fossa si trova in sua vicinanza, formano
archi di isole vulcaniche se la fossa è lontana dal continente.

Le fosse sono il risultato dell'interazione tra due placche, oceanica-continentale o oceanica-


oceanica, che premono l'una contro l’altra in un movimento compressivo: la zolla più densa
sprofonda sotto quella meno densa (movimento di subduzione).

Avvicinandosi al mantello, le rocce della crosta oceanica che va in subduzione fondono


dando origine a magma, una parte del materiale fuso risale generando attività vulcanica.

Le dorsali o. rappresentano invece una zona in cui si ha formazione di nuova crosta


oceanica, a spese di materiale fluido proveniente dal mantello.

La catena medio-atlantica (200-3100 m). Placca Nord America e Africana si allontanano. Da frattura rift sale
magma che si porta ai lati della dorsale accrescendola ma anche allargando il fondale oceanico (2-3 cm
l’anno).
21

Deriva dei continenti e tettonica a placche


Geofisica e sismologia studiando il percorso delle onde sismiche all’interno del nostro pianeta hanno
consentito di ottenere buona conoscenza dei vari involucri che formano la Terra.

Fenomeni geologici endogeni Eruzione dei vulcani, terremoti, espansione degli oceani, deriva dei
continenti, orogenesi, sono legati a forze che originano all’interno della
Terra.
Questi fenomeni trovano la loro spiegazione in un unico modello, definito
“teoria della tettonica delle placche”, che perfeziona la teoria di inizio
secolo di Wegener “la teoria della deriva dei continenti”.

Deriva dei continenti


Wegener (metereologo e geofisico tedesco) inquadrò la “teoria della deriva dei continenti”.
Ebbe inizialmente solo un'intuizione che poi però sviluppò con tenacia; non fu il primo ad ipotizzare che i
continenti erano inizialmente uniti tra loro:
- Nel 1620 Bacone aveva notato uniformità tra Africa e America.
- Poi il naturalista tedesco von Humboldt disse che in passato queste due erano unite e cercò le cause della
separazione.
- L’abate Pellegrini citò espressamente la possibilità di unione e separazione.
- Nel 1910 Tailor aveva pensato ad una unione delle terre.

Notando la marcata congruenza delle linee di costa in entrambi i lati dell’Oceano Atlantico (costa occident.
dell’Africa e costa orient. dell’America) Wegener intuì che un tempo l’America e l’Africa erano unite, i due
continenti si sono separati andando alla deriva, divisi da un oceano sempre più esteso.

 230 mil di anni fa esisteva questo grande unico continente, la Pangea23, circondato da unico oceano
(Pantalassia). Successivamente la massa continentale, più leggera e meno densa del sottostante mantello,
cominciò a fratturarsi in diverse parti, che galleggiando su di esso, si allontanarono tra loro, andando alla
deriva, fino a raggiungere le attuali posizioni.

A favore di questa teoria Wegener raccolse numerose prove, giungendo ad elaborare la “teoria della deriva
dei continenti”. Egli non riuscì però a spiegare quali forze potessero determinare lo spostamento di masse
di crosta terrestre così imponenti. La sua teoria non fu accettata dalla comunità scientifica e venne
accantonata per molti anni.

Prove prodotte da Wegener


- Linea della costa africana occidentale corrisponde perfettamente a quella della costa americana orientale
- corrispondenza precisa nel tipo di rocce presenti nei due continenti (stessa età, stesso tipo di
deformazioni)
- Presenza di fossili di piante e animali della stessa specie in entrambi i continenti, nonostante essi siano
separati da vasti oceani
- Presenza in epoche geologiche passate dello stesso clima in zone attualmente molto lontane tra loro

Il tempo e i nuovi mezzi a disposizione della scienza permisero in seguito di rivalutare l’opera di Wegener.

23
Laurasia, continente boreale, America-Asia, Gondwana, continente australe, India, che successivamente si
separò da altri continenti meridionali
America meridionale e Australia si separarono da Antartide che si collocò in posizione polare e iniziò a coprirsi
di ghiaccio. Collisione tra zolla africana e indiana con quella continentale euroasiatico fece sorgere Alpi e Himalaya.
I movimenti dei continenti americani e Pacifico originarono catene costiere e Ande.
22

Le prove decisive della “teoria della deriva dei continenti” giunsero alla fine degli anni “60 con lo studio dei
fondali oceanici, effettuati da navi munite di scandaglio.
Grazie agli ultrasuoni sono state individuate catene montuose che si innalzano dai fondali fino a 3000 m di
altezza: le dorsali oceaniche.
Esse sono solcate per tutta la loro lunghezza da profonde fosse, dette fosse tettoniche (o rift valleys) della
larghezza di qualche decina di km.
Al centro di queste fosse la crosta terrestre è molto assottigliata e i materiali fusi (magma) provenienti dal
mantello possono raggiungere la superficie dove si raffreddano e solidificano per formare una nuova crosta
terrestre.
La crosta che si forma spinge lateralmente quella già esistente determinando una continua espansione dei
fondali oceanici.
Finché le dorsali continuano ad esistere e ad essere attive e a emettere nuova crosta, i fondali oceanici si
espandono, tuttavia, contemporaneamente, mentre a livello delle dorsali si forma una nuova crosta, sono
state individuate zone di fondali oceanici dove si ha distruzione di crosta, che si immerge e si fonde nel
mantello. Queste zone sono le fosse oceaniche, zone in cui il fondo dell’oceano può raggiungere profondità
fino a 12-13 km.
23

Teoria della tettonica delle placche (Wilson, Parker, Morgan)


Questo modello è in grado di spiegare tutti i principali fenomeni geologici endogeni: l’orogenesi (nascita
delle montagne), il vulcanesimo e tutti i fenomeni ad esso associati (vulcanesimo secondario) e i terremoti.
Secondo questo modello lo strato roccioso esterno della Terra, la litosfera (crosta continentale e parte
esterna del mantello) ricopre uno strato più “molle”, a comportamento viscoso, detto astenosfera, nel
quale le rocce si trovano vicino al punto di fusione ed il materiale può fluire molto lentamente.
La litosfera è divisa in sette grandi zolle o placche tettoniche (euroasiatica, africana, americana, indo-
australiana, pacifica, di Nazca e antartica) e in un’altra dozzina di dimensioni inferiori.
Questi frammenti di litosfera presentano una forma irregolare e si incastrano tra di loro come parti di un
puzzle che ricopre parte della superficie terrestre.
Secondo la teoria della tettonica delle placche queste porzioni di litosfera hanno subito degli spostamenti,
nel corso dei tempi geologici, grazie alla loro possibilità di comportarsi come enormi blocchi galleggianti sul
substrato “molle” dell’astenosfera.

Le placche sono in continuo movimento spinte da correnti convettive24 dell’astenosfera.

I margini delle placche sono interessati da intensa attività sismica e vulcanica.


I margini tra due placche, per effetto dei movimenti convettivi dell’astenosfera, possono:

Scorrere. Margini trasformi. I margini delle placche scivolano semplicemente l’una accanto all’altra
senza produrre né distruggere la litosfera. In superficie possono essere segnati dalla presenza
di faglie trasformi, come la faglia di St. Andreas in California. Generano terremoti, anche di
notevole intensità.

Allontanarsi Margini divergenti. Le due placche si allontanano, la crosta si assottiglia e si frattura,


consentendo la risalita di materiali fusi dal mantello, che si solidificano formando nuova
crosta. Si trovano in corrispondenza delle dorsali oceaniche (dorsale medio-atlantica che si
sviluppa dal Polo Nord al Polo Sud), dove la continua formazione di nuova crosta oceanica
determina l’espansione del fondo oceanico e di conseguenza, l’allontanamento, la “deriva”
dei continenti.

Avvicinarsi Margini convergenti. Se due placche si avvicinano i margini tendono a sovrapporsi e la placca
più “pesante”, a maggiore densità finisce sotto quella più leggera e sprofonda nel mantello
fino a fondersi. È questo il processo di subduzione.
Nel caso di subduzione tra placca oceanica e placca continentale, la placca oceanica si porta
sotto quella continentale, determinando la formazione di una profonda fossa oceanica e la
distruzione della crosta oceanica che va in subduzione e si fonde nel mantello.
Una parte del materiale fuso risale in superficie dando origine a una intensa attività
vulcanica.
Se la subduzione si verifica ai margini di due placche oceaniche, una delle due placche si
immerge sotto l’altra, la crosta si fonde e si distrugge; anche in questo caso il materiale fuso
risale in parte in superficie, dando origine a una serie di isole vulcaniche disposte ad arco,
situate in vicinanza di una profonda fossa (Marianne).
Quando si avvicinano due placche continentali non c’è subduzione perché la crosta
continentale è più leggera dell’astenosfera e tende a restare in superficie; i due margini si
fondono insieme e le masse rocciose si accartocciano e si saldano sollevandosi a formare una
catena montuosa (orogenesi25).

24
I fluidi quando si riscaldano si mettono in movimento dando origine a correnti circolari dette correnti
convettive, il fluido riscaldato tende a salire.
25
L’orogenesi può avvenire secondo vari meccanismi:
– per consunzione di crosta oceanica in subduzione sotto il margine di un continente;
24

Le placche possono essere formate da


- litosfera oceanica (p.e. zolla sudamericana)
- litosfera continentale (p.e. zolla eurasiatica)
- da entrambe

Ere
ARCHEOZOICA o PRECAMBRIANA
PALEOZOICA o PRIMARIA
MESOZOICA o SECONDARIA
CENOZOICA o TERZIARIA
NEOZOICA o QUATERNARIA

Il passaggio da un’era all’altra corrisponde ai cambiamenti su scala globale delle forme viventi. Ciascuna era
comprende intervalli di tempo minori, i periodi. 3,4 milioni di anni fa, comparsa sulla Terra di forme viventi,
batteri e alghe unicellulari.

– per collisione continentale dopo la consunzione di litosfera oceanica interposta tra due placche in
convergenza tra loro;
– per accrescimento crostale a seguito di collisioni di frammenti di crosta di varia natura trascinati a saldarsi
lungo un margine continentale.
25

La formazione delle principali catene montuose

Nel rilievo dei continenti si possono distinguere:

Scudi cristallini: nucleo centrale dei continenti; sono formati da rocce prevalentemente cristalline (> 600
milioni di anni fa); sono resti di antichissime catene montuose completamente spianate dall’erosione →
rocce deformate e metamorfosate con fatturazioni e intrusioni di corpi magmatici.

Catene montuose: vi sono sensibili dislivelli tra la base e la sommità , si sviluppano sui bordi degli scudi, dei
quali costituiscono l’ampliamento più recente.
Origine: compressione derivante dall’incontro di due placche di crosta terrestre che si sono spinte l’una
contro l’altra. Si sono formate in tempi geologicamente recenti.

Orogenesi: un ciclo orogenetico è l'insieme dei fenomeni che determinano l'origine delle montagne. Dall'inizio
dell'ERA PALEOZOICA26 si sono avuti tre cicli orogenetici:

- CALEDONIANO, Catene della Orogenesi Caledoniana (570-370 mil di anni fa) (Era Paleozoica)
- ERCINIANO, Catene della Orogenesi Ercinica (370-230 mil di anni fa) (Era Paleozoica)
- ALPINO, Catene della Orogenesi Alpina (Era Cenozoica)

Esistono due grandi gruppi di catene montuose, quelle dell’orogenesi:

Caledoniana (570-370 milioni di anni fa) e Ercinica (370-230 milioni di anni fa) (età Paleozoica): 8% della
superficie terrestre; paesaggio morfologico con caratteri intermedi tra quello degli scudi e quello delle
catene di Orogenesi alpina; non presentano fenomeni sismici e vulcanici.

Catene erciniche:
- Nord America: Appalachi
- Europa: sierre spagnole, Massiccio centrale francese, regioni germaniche della Foresta nera e
dell’Erzgebirge, monti scandinavi, Urali e monti della Sardegna
- Asia: Pamir, Tien Shan, Altaj
- Australia: Grande Catena Divisoria
- Sudafrica: Catena dei Draghi

Alpina (età Cenozoica): 6% della superficie terrestre; costituite da successioni continue di dorsali e vallate,
che creano una tipica struttura a onde e pieghe; notevole instabilità endogena; due grandi fasce:
- circumediterranea: Africa settentrionale (Alto Atlante)-Cordigliera Betica-Pirenei-Alpi-Appennini-
Carpazi-Balcani-Caucaso-Himalaya-Indocina-Borneo-Nuova Guinea
- circumpacifica: catena della Montagne Rocciose: Catena Costiera-Catena delle cascate-Montagne
Rocciose (Stati Uniti); Sierra Madre occidentale e Orientale (America centrale); catena delle Ande
(America meridionale)

26
Le catene dell’Era Paleozoica ricoprono l’8% della superficie terrestre.
26

Catene della Orogenesi Caledoniana ed Ercinica:


- fortemente intaccate dall’erosione
- ridotti dislivelli e pendii marcati
- non ci sono in queste zone fenomeni sismici e vulcani

Catene della Orogenesi Alpina


- età di qualche decina di milioni di anni fa
- ricoprono 6% superficie terrestre
- zone sismiche e con vulcani attivi

1° orogenesi 400 mil di anni fa chiamata Orogenesi Caledoniana (vecchia Scozia)


Montagne molto pienepianate, livellate da agenti atmosferici.

2° orogenesi 350 mil di anni fa chiamata Orogenesi Ercinica (Ercinia foresta sopra la Germania, antichità
romana). Ha compreso anche Italia, Cornovaglia, Normandia etc.
Poi il Sistema Sardo-Corso, zona più antica d’Italia.

3° orogenesi 25 mil di anni fa, ha interessato la zona Atlante Africano, Serra Nevada, Pirenei e zona alpina
nostra zona Appenninica, Carpatica, Caucasica e Himalayana (Corrugamento Pirenaico-Alpino)

Catene della Orogenesi Alpina due fasce


- Direzione ovest-est in Europa e Asia, fascia circumediterranea, parte da Africa settentrionale (Alto Atlante)
passa la Cordigliera Betica, i Pirenei, le Alpi, gli Appennini si allarga neri Carpazi e nei Balcani, Caucaso, Indocina,
Borneo, Nuova Giunea.
- Direzione nord-sud, nelle Americhe, la spina dorsale delle Americhe di cui occupa il versante occidentale.
Montagne rocciose, Ande, montagne della penisola antartica.
27

I fenomeni sismici e vulcanici

Processi endogeni, forze che, generatesi al’interno della crosta terrestre, producono effetti morfologici
anche sulla superficie.

Vulcanismo
Complesso dei fenomeni che portano i magmi e i gas ad essi associati in superficie e nell’astenosfera. A
causa della loro minore densità rispetto alle rocce circostanti e all’elevata presenza di gas i magmi tendono
a risalire e quando la loro pressione supera quella delle rocce sovrastanti, raggiungono la superficie e danno
luogo a un’eruzione. I gas vulcanici (90% vapore acqueo, anidride carbonica idrogeno, anidride solforosa e
acido cloridrico) si disperdono nell’atmosfera, mentre dal magma si originano le lave e i depositi piroclastici.
L’attività vulcanica può avvenire intorno a una fenditura ben localizzata (cratere) o lungo una serie di
fratture (eruzioni lineari); può essere relativamente breve o protrarsi per anni/secoli, con fasi di quiescenza
e successive riprese.

Vulcano attivo
Quando si hanno notizie di eruzioni in tempi storici relativamente recenti.
Le regioni vulcaniche hanno da sempre attratto l’insediamento umano, perché i suoli derivanti dalla
disgregazione e dall’alterazione dei materiali vulcanici sono notevolmente fertili. Villaggi e città ai piedi di
vulcani.

Terremoti: fenomeni molto frequenti (1 terremoto ogni 30 secondi). Il 95 % si verifica lungo fasce definite
della crosta terrestre, che si localizzano lungo i margini delle zolle. I terremoti sono particolarmente
frequenti lungo il grande anello circumpacifico (zolla australiana).
Essoo si genera quando le pressioni cui sono sottoposte le masse rocciose superano una soglia critica. Le
rocce dapprima si deformano lentamente e poi si fratturano, generando una faglia, con spostamento dei
margini. L’energia accumulata si libera e in parte frantuma le rocce, in parte si trasforma in calore e onde
elastiche, che si dirigono in parte verso la superficie terrestre, in parto verso l’interno del pianeta.

Ipocentro, punto all’interno della crosta terrestre dove avviene la frattura


Epicentro, punto sulla superfici terrestre situato sulla verticale dell’ipocentro
Scala Mercalli: 10 gradi di intensità crescente, secondo la gravità dei danni arrecati
Scala Richter: stima l’energia emessa dal sisma, quantificata in magnitudo, ampiezza delle oscillazioni del
terremoto registrate nei sismografi.

Sismologia, scienza che studia l’origine dei terremoti e cerca di prevederli al fine di ridurre i danni da essi
causati.

95% dei terremoti si verifica lungo fasce definite della crosta terrestre, queste fasce si localizzano ai margini delle
numerose zolle che frammentano la crosta terrestre e che si muovono l’una rispetto all’altra con meccanismi di
compressione, allontanamento, trazione o scorrimento laterale.

Come i fenomeni vulcanici, i fenomeni sismici sono frequenti lungo il grande anello circumpacifico.
28

3. CLIMI

La suddivisione dell'atmosfera (spessore 1000 km)


In base all'andamento della t° con l'aumentare della quota, lo spessore dell'atmosfera viene suddiviso in
cinque sfere, dal basso verso l’alto; il passaggio da uno strato all'altro avviene attraverso sottili "fasce di
transizione", dette pause.

troposfera
tropopausa
stratosfera
stratopausa
mesosfera
mesopausa
termosfera
termopausa
esosfera

Troposfera
Si estende fino a circa 10-18 km dal suolo.
Lo spessore varia con la latitudine: minore ai Poli (8 km) e maggiore all'Equatore (17 km).
In essa si concentrano i 3/4 della massa dell'intera atmosfera e quasi tutto il vapore acqueo atmosferico.
Qui hanno sede i fenomeni meteorologici e anche i principali cicli biogeochimici
(consentono gli scambi di elementi e composti essenziali alla vita tra l'ambiente fisico e l'insieme degli esseri viventi)

 Costanza della composizione chimica


Dovuta ai moti orizzontali e verticali dell'aria, che assicurano il continuo rimescolamento dei gas
costituenti.

 Diminuzione della t° con l'altezza


Dovuta al fatto che l'atmosfera è riscaldata dal calore emesso dalla superficie terrestre. A livello del
suolo la t° media annua è di 15 °C; mediamente, la diminuzione di t° avviene secondo un gradiente di 6,5
°C/km (gradiente geotermico verticale).

 Diminuzione della pressione atmosferica con l'aumentare dell'altezza


Dovuta al fatto che, andando verso l'alto, l'altezza della colonna d'aria sovrastante diventa via via
minore (inoltre, negli strati superiori l'atmosfera è sempre più rarefatta).

 Presenza della quasi totalità dell'acqua contenuta nell'atmosfera


Il vapore acqueo contenuto nella troposfera proviene dall'evaporazione degli oceani e delle acque
continentali, ma anche dalla traspirazione degli organismi viventi, si concentra nei primi 4 km.
Caratterizzata da moti di masse d’aria in senso orizzontale in virtù della rotazione terrestre; in senso
verticale per la presenza del gradiente termico verticale, in seguito al quale le masse d’aria più basse
(più calde e meno dense) tendono a spostarsi verso l’alto, mentre quelle più alte (più fredde e meno
dense) tendono a spostarsi verso il basso.

Questi moti causano:


- la formazione e dissoluzione delle nubi
- le precipitazioni
29

La fascia di transizione tra troposfera e stratosfera è la tropopausa.


Nella tropopausa ci sono correnti aeree ad alta velocità (200-300 km/h), dette correnti a getto, veri e propri
"fiumi d'aria" che si spostano stagionalmente in latitudine e in altezza e che talvolta circondano come
un'unica fascia tutto il globo.

Stratosfera
Si estende da 10-18 a 45 km di quota.
Nella stratosfera la t° resta quasi costante a circa - 55 °C sino a 20 km di altezza, poi risale lentamente fino a
0 °C al suo limite superiore, dove inizia la stratopausa.
L'innalzamento di t° dovuto alla presenza di ozono, tra 20-30 km (ozonosfera).
L'ozono assorbe quasi completamente la parte più pericolosa per gli organismi viventi dei raggi UVA.
La decomposizione che subisce l'ozono per azione dei raggi UVA è associata a sviluppo di calore e ciò spiega
il rapido aumento della t° nella stratosfera.

Mesosfera
Si estende da 45-95 km di quota.
È caratterizzata da una forte diminuzione di t° che, al limite superiore, raggiunge valori tra i - 70 e - 90 °C.
Nella mesosfera, per attrito, si incendiano le meteoriti provenienti dallo spazio, che formano scie luminose,
chiamate stelle cadenti.
Nella mesosfera inizia una fascia caratterizzata dalla presenza di particelle con cariche elettriche (ioni),
detta ionosfera.
Con la mesopausa cessa la diminuzione di t° e si ha un'inversione di tendenza molto marcata.

Termosfera
Si estende da 95 a 500 km
È così chiamata poiché la t° riprende ad aumentare e raggiunge i 1000 °C a 300 km.
Nella termosfera si verificano importanti fenomeni elettrici e geomagnetici, tra cui le aurore polari: si tratta
di fenomeni luminosi, che si manifestano con maggior frequenza nelle zone polari, sotto forma di archi e
raggi multicolori che cambiano rapidamente forma e colore e si originano quando elettroni e protoni
provenienti dal Sole colpiscono ad alta velocità le particelle ionizzate presenti nell'alta atmosfera terrestre.

Termopausa; in essa termina l'aumento di t°.

Esosfera
Zona al di sopra dei 500 km, nella quale la t° si considera costante.
Fa da confine con il vuoto cosmico e per l'estrema e progressiva rarefazione non è possibile stabilire con
precisione un limite superiore.
Inoltre, la zona che si estende al di sopra dei 500 km di quota viene anche chiamata magnetosfera: è la
zona in cui gli ioni sono così rari da avere scarsissime possibilità di urtarsi, per cui la loro vita media è
sufficientemente lunga da risentire gli effetti del campo magnetico terrestre; la magnetosfera interagisce
con il vento solare, che la comprime conferendole una caratteristica forma a goccia.
30

Temperatura
Varia costantemente nell’arco del giorno, del mese e dell’anno, con escursione termica giornaliera o annua.
Molti fattori concorrono a caratterizzare la temperatura di un luogo:

Movimenti della Terra (rivoluzione)


Altitudine, ad un innalzamento di quota corrisponde una diminuzione di t° (1 °C ogni 100 m)
Disposizione delle catene montuose, spesso le catene proteggono una regione da correnti umide e
precipitazioni portando aridità nel luogo interessato.
Latitudine, allontanandosi da Equatore la t° diminuisce per la maggior inclinazione dei raggi solari (più sono
inclinati, maggiore è la dispersione di calore, man mano che ci si avvicina all’Equatore l’insolazione cresce,
Equatore raggi solari perpendicolari tutto l’anno), più sono inclinati e maggiore è la quantità di radiazioni
che viene riflessa.
Distanza dal mare, le località situate vicino al mare o bacini lacustri beneficiano della azione mitigatrice che
le masse di acqua esercitano sul clima.
Correnti marine, anche queste possono influenzare il clima dei litorali (p.e. Corrente del Golfo, calda che
mitiga le temperature della coste atlantiche dell’Europa centrale e settentrionale; Corrente di Humboldt,
fredda che rinfresca le coste cilene e peruviane).
Vegetazione, ove presente abbassa la temperatura dell’aria, quindi influisce sul clima, le piante assorbono
le radiazioni solari, sia per fotosintesi sia per emettere il vapore acqueo in eccesso aumentando l’umidità.

Umidità (il grado di umidità dell’aria è la quantità di vapore in essa contenuto)


L’aria può contenere una quantità variabile di VA, che deriva dall’evaporazione delle acque superficiali
(mari, laghi, fiumi etc.), dalla traspirazione delle piante, dalla respirazione degli animali, da eruzioni
vulcaniche etc.

UA Quantità VA effettivamente presente in un mm d’aria. L’aria non può contenere una quantità illimitata
di umidità. Oltre un certo valore, variabile al variare della t°, una massa di aria si dice satura 27, e ogni
ulteriore aggiunta di vapore verrebbe espulsa sotto forma di acqua allo stato liquido.
Questo limite varia con la t°:
- più aumenta la t°, maggiore è la quantità di vapore acqueo che essa può contenere, decresce con
l’altitudine perche diminuisce la t°

UR È il rapporto tra la quantità di vapore presente nell’aria (umidità assoluta registrata) e la quantità
massima di vapore acqueo che potrebbe essere presente nell’aria a quella t°.

Le precipitazioni sono legate alla condensazione del VA. Quando la quantità di VA presente nell’aria
raggiunge il limite di saturazione, ossia si ha UR del 100%, il vapore condensa trasformandosi in minuscole
goccioline di acqua che costituiscono le nubi, le foschie, le nebbie.
Perché si abbia la condensazione del VA in un’aria umida, ma non ancora satura al limite di saturazione, è
sufficiente che la t° diminuisca: l’aria fredda può contenere meno vapore di quella calda, per cui raggiunge
più facilmente il limite di saturazione al quale il vapore condensa.

Valori più bassi, deserti tropicali con venti caldi --- Valori più alti, regioni costiere boreali, in inverno

27
L’aria è satura quando contiene la massima quantità possibile di vapore acqueo. La quantità massima di
vapor acqueo che una massa d’aria può contenere dipende dalla t°. Un volume di aria fredda si satura con una
quantità di vapor acqueo minore di quella necessaria per saturare un uguale volume di aria calda. Una massa di aria
calda e umida è leggera e tende a salire; una massa di aria fredda e secca è pesante e tende a scendere.
31

Pressione atmosferica
È importante dal punto di vista meteorologico, è la pressione esercitata dall’aria sulla superficie terrestre, si
misura con il barometro, si riporta nelle carte mediante isobare.
A livello del mare, alla t° di 0°C la pressione atmosferica equivale a quella esercitata da una colonnina di
mercurio alta 760 mm (76 cm) che pesa 1033 grammi. L’unità di misura della pressione così determinata è
detta atmosfera, per cui al livello del mare si ha una pressione di 1 atmosfera o di 760 mm di mercurio.
In meteorologia viene usato come unità di misura il millibar.
La pressione atmosferica si misura con il barometro.
La pressione atmosferica dipende dal peso della colonna di aria che preme sulla superficie terrestre.
Tutti i fattori che modificano il peso di questa colonna d’aria modificano anche la pressione atmosferica, in
particolare la pressione atmosferica varia con:
- altitudine
- temperatura
- umidità

La pressione diminuisce con:


L’aumentare dell’altitudine, più si sale e minore è il peso della colonna d’aria sopra le nostre teste, quindi
minore la pressione atmosferica
L’aumentare della t°, l’aria calda è più leggera e tende a salire; il suo peso specifico diminuisce quanto più
si riscalda e quindi diminuisce anche la pressione. L’aria calda è meno densa dell’aria fredda e esercita
pressione minore
L’aumentare dell’umidità, l’aria secca è più pesante, l’aria umida è più leggera, perché il vapor acqueo è
più leggero dei gas dell’aria.
- Nelle zone in cui la t° è costantemente elevata la pressione atmosferica è costantemente bassa, perciò
all’Equatore si ha una fascia di BP, anche perché l’aria è molto umida.
- Ai Poli invece l’aria è fredda e la pressione atmosferica è alta.
- Nelle zone temperate si osservano continue variazioni di pressione atmosferica, influenzate dalle
condizioni meteorologiche (t°, umidità, etc.).

Le masse d’aria tendono a spostarsi dalle zone ad AP verso le zone a BP, generando i venti.

BP, aree cicloniche


AP, aree anticicloniche

La pressione è influenzata da molti fattori: umidità, altitudine, movimenti Terra.


32

Precipitazioni28
Si intendono tutti i fenomeni di trasferimento di acqua allo stato liquido o solido dall'atmosfera al suolo
ovvero pioggia, neve, grandine, rugiada, brina etc.

- Si misurano in mm
- Si riportano sulle carte con le isoiete
- Tendono a ridursi procedendo verso l’Equatore

Sono influenzate da vari fattori


- Disposizione delle terre emerse e dei mari
- Presenza e orientamento catene montuose (piogge orografiche)
- Altitudine sul livello del mare
- Correnti marine calde, f avoriscono una maggiore evaporazione delle acque marine e aumentano la piovosità,
quelle fredde la fanno diminuire

In corrispondenza con l’estate le zone di AP si spostano nelle nostre aree (Anticiclone delle Azzorre).

Meccanismo precipitazioni29
Quando la quantità di vapor acqueo contenuta nell’atmosfera supera il limite di saturazione (UR del 100%),
condizione che si può avere con il raffreddamento dell’aria, che determina un abbassamento del limite di
saturazione (l’aria fredda è in grado di contenere meno vapore di quella calda, per cui raggiunge più
facilmente il limite di saturazione); la quantità eccedente viene eliminata passando allo stato liquido
(condensazione) o se la t° è sufficientemente bassa allo stato solido (sbrinamento).
La condensazione del VA avviene intorno ai nuclei di condensazione, le goccioline liquide o i piccoli cristalli
di ghiaccio che si formano intorno ai nuclei di condensazione restano sospesi nella atmosfera, originando le
nebbie (al suolo) e le nubi (altezza maggiore).
Quando le loro dimensioni sono tale da non poter essere sostenute dall’atmosfera, ricadono al suolo e
danno luogo alle precipitazioni (neve-grandine-pioggia).

Grandine: prima si formano gocce di acqua che vengono sospinte verso l’alto da correnti d’aria ascendenti,
in alto trovano t° molto al di sotto di 0 °C e congelano.

Neve: massa d’aria che si raffredda notevolmente e intorno al nucleo di condensazione si formano cristalli
di ghiaccio.

Pioggia: si verifica quando la t° dell’aria nelle nubi è sopra gli 0 °C ed è caratterizzata dalla caduta di gocce
d’acqua con intensità e durata variabile.

Precipitazioni occulte: rugiada e brina.

28
Il deserto ha precipitazioni di 250 mm. Il Trentino 650 mm (la zona più piovosa è San Martino di Castrozza,
fino a 1500 mm), Artide e Antartide non hanno precipitazioni perché sono sovrastate da un area di alta pressione che
vi gravita permanentemente.
29
La precipitazione avviene quando una massa d’aria umida viene raffreddata (generalmente a seguito di un
sollevamento) e raggiunge la saturazione con conseguente formazione di gocce d’acqua di massa sufficiente per
vincere la resistenza dell’aria e cadere al suolo. Affinché una massa d’aria umida che abbia raggiunto la saturazione dia
luogo a precipitazione è necessaria la presenza di nuclei di condensazione (particelle di sabbia, residui dei processi di
combustione, sale marino).
33

Tipi di precipitazioni
Piogge zenitali Si verificano in corrispondenza con il Sole allo Zenit, quindi nel periodo di massima
insolazione (p.e. Tropico del Cancro nel Solstizio d’estate).
Piogge orografiche Avvengono perché una massa d’aria calda che si sposta orizzontalmente incontra
una montagna, sale lungo il versante sopravento, salendo si raffredda e si satura di
umidità e da origine alle piogge, arrivata al vertice della montagna scollina e scende
dal versante sottovento, ma scende “asciutta”.
Piogge medie latitudini Masse d’aria calda che si muovono orizzontalmente (alle nostre latitudini masse
che provengono da est) e incontrano masse d’aria fredda e si forma la pioggia.

Nubi
Le nubi vengono distinte in base al loro aspetto: cirri, nembi, cumuli, strati.

Le nubi vengono classificate anche in base alla altitudine a cui si trovano:


- nubi alte (cirri, cirrocumuli e cirrostrati), oltre 6000 m
- nubi medie (altocumuli, altostrati), tra 6000-2500 m
- nubi basse (cumulonembi, stratocumuli, nembi, nembostrati, strati), sotto 2500 m

Nebbia al piano, quando le goccioline vengono rilasciate. Tre condizioni in cui si verifica la nebbia:

- Fondovalle ove ristagni aria fredda


- Aree inquinate, p.e. Pianura Padana, quindi presenza di molte particelle che favoriscono la formazione di
nuclei di condensazione
- Correnti fredde oceaniche incontrano correnti calde p.e. corrente fredda del Labrador che incontra
correnti calde
34

Venti
Sono movimenti orizzontali di masse d’aria generati dalla presenza di zone a diversa pressione atmosferica.
L’aria si sposta dalle zone ad AP (aree anticicloniche) alle zone a BP (aree cicloniche).

Nelle zone di AP l’aria è più pesante e tende a scendere verso il suolo.


Nelle zone di BP l’aria è leggera e tende a salire verso gli strati più alti della troposfera.

Il vento è caratterizzato da:


- direzione (in base alla posizione dei luoghi di provenienza dell’aria)
- velocità (il vento soffia a raffiche, noi percepiamo il vento quando la velocità è almeno di 1/2 m/s), scala
Beaufort, in base allo stato del mare.

Isobare: linee che uniscono tutti i punti che hanno uguale pressione.

La diversità di pressione da un luogo ad un altro in un certo momento determina il gradiente barico, cioè è
il rapporto fra la differenza di pressione tra due isobare contigue e la loro distanza.30

I venti vengono classificati in:


- venti costanti
- venti periodici
- venti occasionali

Venti costanti sono ad esempio gli alisei che soffiano dai Tropici verso l’Equatore durante tutto l’anno.
Si verifica perché all’Equatore si ha una bassa pressione atmosferica tutto l’anno, perché la t° dell’aria è
sempre elevata.
La pressione ai Tropici è più alta rispetto a quella dell’Equatore e quindi l’aria si muove dai Tropici verso
l’Equatore.

Venti periodici sono:


- i monsoni, andamento stagionale
- le brezze di terra e le brezze di mare, a ritmo giornaliero

La causa di questi venti che spirano in un senso per un certo periodo e nel senso inverso in un altro periodo
è legata al diverso comportamento della terra e del mare esposti ai raggi solari:
- Terra si riscalda rapidamente, ma quando cessa l’insolazione, rapidamente si raffredda.
- Mare invece si riscalda e si raffredda lentamente.

Il Sole riscalda prima il continente e l’aria sul continente diventa più calda dell’aria sul mare.
Sul continente si forma una zona di aria calda, più leggera (zona di BP).
Ha origine cosi un vento che dal mare si porta verso il continente.

Quando diminuisce l’intensità dei raggi solari, terra e mare si raffreddano, ma la terra si raffredda più
velocemente per cui l’aria diventa più fredda rispetto al mare.

Sul continente la pressione atmosferica sarà più alta e il vento spirerà da terra verso il mare.

30
Differenza di pressione esistente in orizzontale tra un punto e un altro presi in considerazione alla stessa
quota. Gradiente barico alto: isobare più ravvicinate e velocità del vento più alta.
Gradiente barico basso: isobare meno ravvicinate e velocità del vento più bassa.
35

I monsoni soffiano:
- 6 mesi oceano  continente (India e altri paesi dell’Asia meridionale)
- 6 mesi continente  l’oceano.

A fine primavera il continente asiatico si scalda più rapidamente delle acque dell’Oceano Indiano.
L’aria sul continente, più calda, sale e la pressione atmosferica si abbassa. Perciò dall’Oceano Indiano, aria
ricca di umidità, si porta verso il continente e forma grosse nubi, dando origine alla stagione della grandi
piogge, accompagnate da forte vento.
Piove costantemente per 4 mesi, poi la t° scende progressivamente finché il continente diventa più freddo
dell’oceano (l’acqua si raffredda, molto più lentamente del suolo).
La pressione sull’oceano è più bassa e comincia a spirare un vento secco dal continente verso l’oceano.
L’inverno sarà asciutto con cielo sereno e clima mite.

Le brezze di mare e di terra si sviluppano con lo stesso meccanismo dei monsoni, ma con un ritmo
giornaliero.
La mattina il Sole scalda più rapidamente la terra rispetto al mare, per cui dopo alcune ore l’aria sopra la
terra è più calda e leggera di quella sul mare. La pressione atmosferica sul mare è più alta e prende origine
la brezza di mare, diretta dal mare (pressione alta) verso terra (pressione bassa). Al calar del Sole terra e
mare si raffreddano, ma il mare si raffredda più lentamente e diventa più caldo della terra. La pressione
dell’aria sul mare è più bassa e ha origine la brezza di terra, diretta da terra (pressione alta) verso il mare
(pressione bassa).

I venti occasionali sono generati da condizioni atmosferiche locali caratterizzate dalla formazione di aree ad
alta pressione contrapposte ad aree di bassa pressione. Quanto più alta è la differenza di pressione e
quanto più vicine sono le due aree tanto maggiore sarà la velocità del vento.

Brezze di valle e brezze di monte


Si manifestano con le stesse modalità delle brezze di mare e di terra, ma in questo caso oltre alla t° entra in
gioco anche la conformazione del terreno.
36

Clima
Il tempo meteorologico è la risultante di molti fattori quali t°, umidità, pressione, riferita ad un’area
definita e limitata e ad un momento specifico.

Il clima invece si definisce soprattutto sulla base di elementi costanti che tendono a ripetersi
stagionalmente; si riferisce ad ambienti anche molto vasti. Esso dipende da elementi e fattori climatici.

Sono elementi climatici:


- temperatura
- umidità
- pressione
- intensità e la durata della radiazione solare
- precipitazioni

Gli elementi climatici sono dunque dei fenomeni fisici misurabili e tale misurazione viene fatta dalle stazioni
meteorologiche.
Tutti gli elementi climatici variano di giorno in giorno, di ora in ora, di luogo in luogo per effetto di diversi
fattori che influenzano il clima, i fattori climatici.

Sono fattori climatici:


§ moti di rotazione e di rivoluzione della Terra, che determinano alternanza del dì e della notte, alternanza
stagioni
§ fattori geografici
- latitudine (la temperatura diminuisce dall’Equatore ai Poli)
- altitudine (t° e pressione si riducono con l’aumentare dell’altitudine)
- distanza dal mare, per l’azione mitigatrice sulla t° e l’influenza delle correnti marine
- l’esposizione al Sole e ai venti, in particolare dei versanti dei rilievi montuosi
- la vegetazione
- effetti dell’azione umana

Elementi e fattori combinati insieme determinano i vari tipi di clima presenti sulla Terra.

Andamento medio delle condizioni atmosferiche che caratterizzano una determinata area. Il clima di una
località definito quando certe situazioni atmosferiche che si ripetono per un periodo di 3 anni.

Classificazione climi prende in esame due elementi:


- distribuzione t°, caratterizzata da pasce longitudinali
- distribuzione precipitazioni, irregolari a causa di molte variabili

La sovrapposizione dei valori medi di t° e precipitazioni da origine a un mosaico all’interno del quale si
devono individuare le aree omogenee.

Thornthwaite (1931): ha posto come indicatore climatico il rapporto tra precipitazioni e evaporazione, 5
aree climatiche distinte in base a umidità

Flohn (1950): ha posto come elemento base la distribuzione delle masse d’aria

Papadakis: ha definito il clima in funzione della vegetazione e delle coltivazioni


37

Köppen (1936): come criterio utilizza la distribuzione delle “associazioni vegetali” cioè insieme di piante che
vivono sullo stesso territorio perché hanno le medesime esigenze climatiche.
5 climi distribuiti secondo incrementi di latitudine dall’Equatore ai poli:
- tropicali umidi, megatermici
- aridi
- temperati, mesotermici
- boreali, microtermici
- polari

Climi Caratteristiche
Climi umidi tropicali Si trovano a cavallo dell’Equatore all’incirca tra il 10° parallelo N e S
C’è una sola stagione e anche la durata del giorno e della notte rimane costante; la t° oscilla tra i
28° e i 35°; piove quasi ogni giorno, in genere nel pomeriggio, in media le precipitazioni
raggiungono i 34.000 mm all’anno e c’è molta umidità.
La vegetazione caratteristica di questi climi è la foresta pluviale o equatoriale.
Climi aridi Si trovano tra il 10° e il 35° parallelo N e S.
Sono contrassegnati da due stagioni, una invernale, molto secca e meno calda e una estiva molto
calda ma più piovosa. Le piogge diminuiscono man mano che ci si allontana dall’Equatore sia
verso N che verso S e ad un certo punto spariscono quasi totalmente.
La vegetazione passa dalla savana al deserto, qui la t° diurna può toccare anche i 50°, ma di notte
scende rapidamente e può anche arrivare allo 0°.
Climi umidi temperati Si trovano oltre il 35° parallelo N e S.
Mediterraneo Si alternano quattro stagioni con diversa durata del tempo giorno-notte, con t° che vanno dal
caldo estivo al freddo invernale e precipitazioni soprattutto nell’autunno-inverno.
Continentale La vicinanza o lontananza dal mare determina delle notevoli diversità di clima per cui si parla di
clima mediterraneo, più temperato e mite, e di clima continentale, più rigido in inverno con
abbondanti precipitazioni nevose e caldo in estate con scarse precipitazioni.
Oceanico Lungo le coste oceaniche in genere l’estate è meno calda e le precipitazioni sono più abbondanti.
Climi boreali e climi polari Si trovano a nord del 60° parallelo; si alternano due stagioni, una breve estiva in cui la
temperatura supera lo 0° e raggiunge circa i 10° e una lunga invernale molto fredda man mano
che si sale verso N. Oltre il Circolo polare artico (66° 23’) vi è il fenomeno della notte polare in
inverno e del sole di mezzanotte in estate.
Nell’emisfero australe oltre il 60° parallelo troviamo solo l’Antartide, un continente disabitato
perennemente ricoperto di ghiacci.
38

Climi umidi tropicali, assenza inverno t° media mensile 26°, escursione annua ridotta, fascia calda
compresa tra i due Tropici, pinte megaterme +20°
 Clima equatoriale della foresta pluviale
- t° medie annue alte
- escursione termica annua ridotta
- precipitazioni abbondanti e frequenti
- vegetazione fitta e lussureggiante

 Clima equatoriale della Savana (Africa – America merid. – Australia sett. – India – Indonesia, le ultime
due soggette a Monsoni)
- tipico delle regioni comprese tra area pluviale e fasce desertiche tropicali
- precipitazioni stagionali
- vegetazione con erbe, arbusti
- t° media elevata in tutti i mesi, sup. a 32°

Una variazione del clima equatoriale è quello monsonico 31 dell’Asia meridionale:


- maggio-ottobre, i venti spirano dal mare portando precipitazioni lungo le coste
- ottobre-maggio, i venti spirano da terra, portando siccità

Sono interessati da questo clima anche: isole settentrionali delle Filippine, parte del Golfo Guinea, isole
Antille.

Climi aridi, scarsità di acqua, elevata evaporazione legata alle temperature:


- desertico
- steppe predesertiche

 Sono ulteriormente divisi in:


- arido-caldo, t° elevate, scarsa vegetazione
- arido con inverni freddi e forte escursione annuale

Climi umidi temperati, non presentano situazioni estreme di caldo torrido o freddo polare:
- clima mediterraneo
- subtropicale umido
- marittimo

Climi boreali, si incontrano nelle estese aree continentali alle latitudini medie, a nord Equatore:
- clima continentale
- clima continentale subartico

Climi polari e di altitudine, così definiti i climi in cui la t° media del mese più caldo non supera i 10°.

31
Il monsone estivo si dice che abbia origine dinamica, più che cause termiche dovute a diversa temperatura,
per il fatto che le fasce di pressione si spostano verso l’alto e l’aliseo meridionale che si sposta verso l’alto cambia
direzione e investe le coste dell’Asia meridionale.
39

Climi e variazioni climatiche

Nel corso della sua storia la Terra ha subito numerose oscillazioni climatiche:

Passato → movimenti di placche litosferiche, grandi eruzioni vulcaniche, variazione dell’asse terrestre.

Oggi → azione dell’uomo: continuo aumento di anidride carbonica, vapore acqueo, gas → effetto serra →
innalzamento delle temperatura terrestre →

- variazioni nel valore delle precipitazioni → impatto sulla distribuzione mondiale delle risorse acquifere →
scioglimento dei ghiacci + espansione termica degli oceani = accelerata erosione della costa e inondazioni
nelle zone litonanee

- uragani → maggiore riscaldamento degli oceani

- modificazioni dei percorsi dei cicloni → alterazione della distribuzione delle precipitazioni, aumento delle
tempeste, incremento dei periodi di siccità

Coordinate astronomiche:
Altitudine: barometro, pressione.
Latitudine: distanza angolare di un punto qualsiasi della Terra dall’Equatore, è un angolo non è una distanza
metrica; il clima ha come riferimento la latitudine.
Longitudine: distanza angolare tra un punto della Terra preso su un meridiano qualsiasi e il meridiano
fondamentale di Greenwich.

Paralleli: linee immaginarie di intersezione che si ottengono facendo passare un piano perpendicolarmente
all’asse terrestre.
Meridiani: linee immaginarie che si ottengono facendo passare un piano che incontri la Terra e il piano che viene
fatto passare per l’asse terrestre.
40

4. IDROSFERA

Idrosfera: più del 70% della superficie terrestre è ricoperto dalle acque di:
- Oceani
- Bacini superficiali e sottosuolo
- Ghiacciai
- Atmosfera (come vapor acqueo, o goccioline di acqua condensate nelle nubi, nella nebbia, nelle foschie)
- Suolo

Serbatoio idrico fondamentale: oceani e mari

Lo stato fisico dell’acqua è in potenziale trasformazione attraverso la forma solida, liquida e gassosa; inoltre
le sue molecole sono in continuo trasferimento fra:

idrosfera, atmosfera, litosfera e biosfera

La fonte di energia che permette questi incessanti mutamenti è il Sole, attraverso la successione continua
di:

Evaporazione (trasporto e condensazione)


Precipitazione
Deflusso
Evaporazione

Ciclo idrologico
L’ H20 è presente sul nostro pianeta nei tre diversi stati di aggregazione: solido, liquido, aeriforme (VA).
L’atmosfera è l’anello di congiunzione tra oceani e continenti, l’energia solare riscalda l’acqua favorendo
l’evaporazione dal mare, dagli oceani, dai fiumi, dai laghi etc.
L’acqua passa nell’atmosfera allo stato di vapore, i venti trasportano l’aria carica di umidità fino a quando
non si innescano meccanismi di formazione delle nubi (il vapor acqueo si condensa in goccioline d’acqua,
dando origine alle precipitazioni).
Attraverso questo “trasporto aereo” l’acqua può spostarsi da un luogo all’altro e ricadere con le
precipitazioni sulla superficie terrestre: il vapore condensato (che forma le nubi) torna al suolo sotto forma
di pioggia, grandine, neve (o brina e rugiada).

Raggiunta la superficie terrestre l’acqua può seguire diversi percorsi:


- assorbita dal suolo
- passare in profondità, nelle falde acquifere
- rimanere in superficie e alimentare corsi d’acqua e defluire poi nel mare 32, ruscellamento
- essere assorbita dalle piante
- evaporare nuovamente e ritornare nell’atmosfera

Una parte di acqua che si infiltra nel terreno viene assorbita dalle piante e da esse restituita all’atmosfera
attraverso un processo detto traspirazione.

32
Quando la quantità di acqua che precipita supera la capacità di assorbimento del terreno l’acqua scorre in
superficie fino a raccogliersi nei fiumi e nei laghi: ruscellamento.
41

Ciclo della acque: in un anno 380.000 km 3 di acqua evaporata.


320.000 km3 da evaporazione marina
60.000 km3 da crosta terrestre (litosfera)

96.000 km3 di precipitazioni (acqua che torna alla Terra)


- infiltrazione nel suolo della Terra
- ruscellamento, parte dell’acqua scorre al di sopra della crosta terrestre, si riunisce nelle linee di pendenza
della superficie terrestre e da origine ai corsi d’acqua.
42

Le acque superficiali

Corso d’acqua: scorrimento canalizzato di qualsiasi dimensione dal piccolo ruscello al possente Rio delle
Amazzoni. Portano al mare gran parte delle acque derivanti dalle precipitazioni. Ogni corso d’acqua è
alimentato dalle sorgenti, da laghi, ghiacciai e nevai, le cui acque derivano comunque, dalle precipitazioni.

Ogni corso d’acqua scorre dentro un solco chiamato alveo o letto, responsabile anche della velocità
dell’acqua, in esso possono fluire altri corsi d’acqua, chiamati affluenti, alla fine il corso d’acqua sbocca in
mare, con la foce:

Fiumi e bacini idrografici

Fiumi
Tra le acque continentali superficiali le più abbondanti sono quelle dei fiumi.
Corso d’acqua permanente, scorre in un alveo compreso fra argini naturali con pendenza regolare.
I fiumi sono alimentati da acque di ruscellamento e sotterranee che provengono esclusivamente dalle
precipitazioni, dallo scioglimento dalle nevi, dallo scioglimento dei ghiacciai, dalle falde idriche sotterranee.
Ad esempio l’Avisio nasce da un torrente sottoglaciale (ghiaccio di scioglimento della Marmolada).

Delta Quando il fiume sfocia in un oceano o in un lago prende velocità e i depositi che ne risultano
formano un accumulo chiamato delta.
La corrente del mare non è sufficiente a disperdere i sedimenti portati dal fiume (ramificata per
la deposizione dei detriti)

Estuario Se la foce di un corso d’acqua si apre in un oceano o mare in cui l’escursione della marea è
forte, le correnti dovute a quest’ultima possono provocare moti turbolenti e impedire il
regolare deposito dei sedimenti. La foce si dispone a imbuto: estuario (senza ramificazioni,
priva di depositi, spazzati via dal mare)

Emissario: fiume che si dirige verso il mare


Immissario: fiume che termina in un lago

- Lunghezza/Pendenza: rapporto tra dislivello esistente fra la sorgente di origine del corso d’acqua e la foce
tenendo conto della sua lunghezza.

- Velocità: elemento condizionante dell’energia di un corso d’acqua.

- Coefficiente di deflusso: mette in rapporto l’acqua dell’afflusso meteorico e l’acqua di deflusso, quella che
effettivamente scorre nel fiume

- Portata33: volume di acqua che passa nell’unità di tempo attraverso una sezione trasversale del fiume
m3/s.
Po (650 km) e Nilo (6670 km) hanno la stessa portata, la portata non è in relazione alla lunghezza del fiume.

33
Portata: è la grandezza idrologica più indicativa poiché esprime l’entità dell’acqua trasportata. È la quantità di
acqua che scorre nell’unità di tempo (m/s) in una sezione di fiume. Viene anche più semplicemente misurata in
rapporto all’altezza del fiume.
43

- Regime: variazione di portata in una unità di tempo (1 anno).


L’insieme delle variazioni di portata, le successioni di piena e magra, costituisce il regime del corso d’acqua,
subordinato alle condizioni climatiche di una regione e quindi alla entità e distribuzione temporale delle
precipitazioni.

Regime glaciale, piena in corrispondenza dello scioglimento delle nevi.


Regime pluviale, (p.e. Tevere) portate diverse a seconda della piovosità della stagione.
Per i fiumi lunghi si ha regime diverso lungo il suo tratto (ad esempio il Nilo 6670 km).

Simeto, regime pluviale


Dora Baltea, regime glaciale
Tevere, regime pluviale

Alveo con forte gradiente Dislivello che esiste in un alveo per unità di distanza. Un alveo può avere un
gradiente di pochi cm fino al km, ma anche da 40 m al km.

Afflusso meteorico Afflusso di acqua meteorica, delle precipitazioni

Deflusso Acqua che scorre nel fiume, il Tevere ha un alveo calcareo nei momenti di
piovosità (inverno) c’è molto deflusso, ma il terreno calcareo assorbe parte
dell’acqua che poi viene restituita nei momenti siccitosi (in estate).

Importanza del fiume sia dal punto di vista della geografia umana che da punto di vista estetico, attorno ai
fiumi vengono realizzate aree di divertimento: rivalutazione dei Docks.

Testata è la parte iniziale del fiume.


Il profilo longitudinale presenta una curva concava verso l’alto perché c’è il gradiente più ripido, mentre
verso la foce il gradiente si addolcisce. I fiumi si studiano attraverso il profilo longitudinale.
Il livello terminale del corso d’acqua (livello di base) può essere unico ma anche ci possono essere più livelli.

Bacino idrografico: la regione le cui acque affluiscono a uno stesso fiume, esso è delimitato dalla linea di
spartiacque che lo separa dai bacini adiacenti.

Bacini esoreici (fiumi europei), tipici delle regioni umide con piovosità notevole, hanno reticolo idrografico ben
alimentato e organizzato in ruscelli, torrenti, affluenti e fiume principale che sfocia nel mare.

Bacini endoreici: tipici delle regioni semiaride, con reticolo poco organizzato e orientato solo verso l’interno (p.e.
bacino del lago d’Aral); contengono fiumi che scompaiono per inaridimento o perché emissari di laghi.

Bacini areici (fiumi africani): anche questi senza sbocco sul mare, caratteristici delle regioni aride, con reticolo
inesistente o frammentato e acque con persistenza molto ridotta.

Rio Amazzoni, bacino 7 milioni km2


Po, bacino 75.000 km2
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L’azione delle acque correnti


I fiumi attuano processo di erosione, trasporto e sedimentazione, sono agenti di modellamento della
superficie terrestre.

Erosione in senso stretto: prelievo e assunzione in carico di materiale detritico dal fondo e dalle sponde.

Abrasione: deriva dall’azione meccanica dei materiali detritici trasportati dalla corrente contro le pareti del letto.

Degradazione: complesso di fenomeni legati alla presenza dell’H2O, disgregazione meteorica e fenomeni franosi.

Cavitazione: azione meccanica della sola acqua sulle pareti o sul fondo dell’alveo

Forme di erosione fluviale:


- valle fluviale detta a V
- meandri (curve, anse) ≥ 45° rispetto alla direzione normale di scorrimento
- terrazzi, superfici pianeggianti limitate da scarpate

Trasporto solido da parte delle acque incanalate avviene secondo 3 modalità:


- in soluzione, sostanze organiche e inorganiche solubili in H 20
- in sospensione (trasporto torbido), particelle di piccole dimensioni, limi e argille → colorazione tipica ai fiumi
- di fondo, riguarda fiumi montani caratterizzati da notevole velocità e pendenza, poiché il materiale trasportato è
molto consistente (ghiaia, sabbia, ciottoli)

Sedimentazione fluviale, quando l’energia non è più sufficiente per vincere gli attriti e per trasportare il
carico solido. Il sedimento depositato costituisce le alluvioni del fiume (alluvium, alluvioni).

Alluvioni: sedimento depositato, accade quando l’energia di cui dispone il fiume non è più sufficiente per
vincere gli attriti e per trasportare il carico solido.

Conoidi alluvionali (deiezione): strutture simili ai delta, che si formano però sulla terra emersa.
Corsi d’acqua di montagna raggiungono una pianura sottostante il loro gradiente diminuisce bruscamente e
di conseguenza essi abbandonano gran parte del loro carico.
Materiale grossolano depositato all’inizio, materiale più fine trasportato più lontano, si forma una specie di
ventaglio.

Profilo longitudinale, profilo del fondo dell’alveo in tutta la sua lunghezza, dalla sorgente (testata) alla foce.

Torrenti Corso d’acqua che per certe stagioni non ha acqua ma in realtà non è così, si distingue dal fiume
perché velocità è maggiore alveo irregolare e in pendenza.

Fiumare Corsi d’acqua che non hanno deflusso in certe stagioni, tipiche dell’Italia meridionale. In
autunno c’è acqua, in estate resta solo l’alveo e vengono usate come vie di comunicazione.

Azione di erosione dei corsi d’acqua


I corsi d’acqua trasportano sedimenti per sospensione o disciolti, ma anche ciotoli che vengono trasportati
per saltazione, massi più grossi vengono trasportati per rotolazione dando origine alle marmitte dei giganti.
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Laghi
Masse d’acqua raccolte in depressioni (concavità) naturali e artificiali, non direttamente collegate al mare.
Con la loro massa d’acqua il laghi influenzano il clima rendendolo più mite.
L’acqua dei laghi deriva da immissari, oppure da sorgenti, acque piovane e falde acquifere.
Il livello del lago dipende dall’equilibrio tra l’apporto d’acqua e l’eliminazione, che avviene per
evaporazione, per deflusso sotterraneo e per la presenza di corsi d’acqua emissari.

Alcuni laghi hanno un livello costante altri presentano variazioni stagionali anche notevoli.

Il base alla origine delle depressioni in cui si vengono a trovare si distinguono in:
- glaciale, occupano conche scavate dai ghiacciai
- vulcanica, occupano crateri o caldere di vulcani spenti
- carsica, occupano cavità come le doline
- tettonica, occupano fosse tettoniche
- sbarramento, sono generati da sbarramenti naturali del corso di un fiume, in seguito a frane.

- sbarramento artificiali: creati dall’uomo sbarrando con dighe i corsi d’acqua; funzioni: produzione di
energia elettrica, irrigazione, alimentazione di acquedotti.

Caratteristiche acque lacustri:


- trasparenza inferiore a quella del mare
- temperatura più elevata
-salinità inferiore al mare (ricco di cloruri) e dipende dalla presenza o meno di immissari

Sorgenti di strato Nascono al limite tra strati diversi.


Sorgenti di trabocco Una roccia permeabile è avvolta da rocce impermeabili, la roccia permeabile quando
è pregna di acqua lascia uscire acqua nei punti di limite tra rocce permeabili e rocce
non permeabili.

Resultive Sorgenti che si formano tra alta e bassa pianura (Pianura Padana).

Portata delle sorgenti: varia da poche frazioni di litro fino a molti litri. Esistono anche sorgenti subacquee.
Sorgenti termali: sorgenti calde che provengono da falde profonde (all’interno della Terra, le rocce hanno
t° che aumenta di 1° ogni 30 m di profondità).

Acque continentali: comprendono sia quelle che si trovano ad una certa profondità (acque sotterranee) sia
quelle che scorrono o stagnano sulla superficie emersa della Terra (acque superficiali).

Falda freatica: l’acqua piovana può penetrare nel sottosuolo se trova strati permeabili all’acqua. L’acqua
attraversa tutti gli strati di roccia permeabili finché non incontra uno strato che essendo impermeabile
impedisce all’acqua di passare (p.e. strato di argilla o di rocce compatte). Al di sopra dello strato
impermeabile comincia ad accumularsi l’acqua formando una sorgente, falda freatica.

Vantaggi utilizzo acque di falde:


- abbondanza, purezza, economicità di trattamento
Problemi:
- eccessivo sfruttamento
- inquinamento dovuto alle infiltrazioni i scarichi non depurati
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Mari

Acqua marina: la sua caratteristica è la salinità (quantità di sale che l’acqua marina contiene).
Il valore è dato da unità di peso, ad esempio su 1 kg di acqua c’è una quantità di sale che si misura in
millesimi.

35x1000 è il valore medio.

Certi mari possono raggiungere anche valori più elevati, in particolare nei mari caldi ove la evaporazione è
più elevata (con l’evaporazione la salinità aumenta), ma incide anche l’apporto dei fiumi (nei mari italiani).

Mar Nero ha una salinità di 15/20 per 1000, per l’apporto di acque dolci dato dai fiumi.

La componente dell’acqua marina è il cloruro di sodio, cloruro di magnesio, bromuri, solfati etc.

Tutte le acque oceaniche hanno una t° che è massima alla superficie e che arriva in media a 25°-28°.
I mari tropicali possono avere t° di 35°.
Verso i Poli l’acqua raggiunge i 0° o -2° e si forma la banchisa, l’acqua marina gela a -2°.
Attorno alla banchisa si forma il pack, area frantumata di passaggio tra acqua e ghiaccio. L’acqua gela al
massimo fino a 2-3 m di profondità.
Nei mari freddi si possono avere lastre di ghiaccio più profonde perché si sono sovrapposte lastre di
ghiaccio.
A 3000 m di profondità l’acqua è fredda, fin sui fondali oceanici, dove può arrivare a -2°, e quindi ghiaccia.
Le acqua hanno una trasparenza che dipende dall’inquinamento etc.
La trasparenza consente la produzione di vegetazione subacquea (alghe marine), ma anche l’ossigenazione.

Correnti marine, spostamento orizzontale, sia superficiale che profondo, di masse d’acqua secondo celle
sostanzialmente chiuse e separate, generalmente in senso orario nell’emisfero boreale e antiorario in
quello australe.

Si creano a causa dei venti, in particolare gli Alisei.

Origine: Forza di Coriolis + azione svolta dai venti

Correnti calde, Corrente del Golfo (inglese Gulf Stream) che dal Golfo del Messico si dirige verso nord-est,
dalla Florida a Terranova,fino alle coste dell’Europa occidentale (effetto Coriolis), occidentale, mitigandone
il clima.
Correnti fredde, Corrente di Humboldt che dalle regioni antartiche, lambisce il Cile e risalendo verso nord
provoca un raffreddamento delle masse d’aria, determinando temperature rigide e formazione di deserti
aridi sulle coste cilene e peruviane.

Movimento ondoso: movimento delle acque marine in lunghe onde che si distinguono in:
- cresta, parte più sollevata
- ventre, parte più bassa

Nelle onde non c’è trasferimento di acqua perché ogni particella di acqua all’interno dell’onda compie un
movimento circolare intorno ad un punto fisso e torna nella posizione di partenza.
Lo spostamento di acqua c’è solo a riva, quando l’onda per l’attrito del fondale si rovescia.
L’altezza delle onde arriva a circa 3 m. Le onde sono dovute alla forza dei venti.
47

Movimenti:

Moto ondoso: legato all’azione del vento; onde si muovono seguendo orbite più o meno circolari

A= Onde di acqua profonda

B= Onde marine superficiali: movimento ellittico/


circolare

Parametri:

a= lunghezza, distanza tra due creste successive

b= altezza, dislivello tra cresta e ventre

c) periodo= tempo impegato da due creste


successive per passare nello stesso punto

d) velocità= spazio percorso nell’unità di tempo


dalla cresta

1 = Direzione di propagazione dell'onda

2 = Cresta

3 = Ventre
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I ghiacciai

Criosfera, insieme dell’acqua allo stato solido presente sulla superficie della Terra:
- ghiacciai
- permafrost
- ghiaccio marino
- ghiaccio fluvio-lacustre
- manto nevoso

I ghiacciai si formano a quote superiori al “limite delle nevi perenni” che variano in ragione dell’esposizione
ai raggi del Sole e della latitudine. Sono in una situazione di equilibrio fra introiti e dispersioni.

Si distinguono:
- zona di alimentazione (parte superiore): accumulo di neve
- linea di equilibrio (fascia intermedia): accumulo annuale eguaglia l’ablazione
- zona di ablazione (inferiore): ghiaccio si scioglie

Estensione attuale: 15 milioni di km₂ = 1/10 terre emerse (10 000 anni fa: 1/3 terre emerse)
Volume: 33 miloni di km₃

La distribuzione geografica delle masse glaciali è condizionata da:


- latitudine
- altitudine
- elementi climatici (t°e precipitazioni)

In base alla forma s possono distinguere diversi tipi di ghiacciai:


- calotte (inlandis), ricoprono interamente vasti territori posti a latitudini elevate; quando terminano in
mare formano delle piattaforme di ghiaccio galleggianti (iceberg)
- banchisa,distesa di mare ghiacciato; durante i mesi più caldi si rompe in lastroni di ghiaccio (packs)
- ghiacciai vallivi, scorrono sul fondo delle valli montane
- ghiacciai di circo, forma arrotondata e privi di estensioni a lingua
- ghiacciai di pendio, di canalone, sospesi
- nevai

Erosione glaciale = esarazione = avviene attraverso processi di:


- rimozione dei detriti già presenti sul terreno
- abrasione della roccia su cui il ghiaccio si muove
- sradicamento di blocchi
- scaglie di roccia

Valli glaciali (truogoli): forma a U


Trasporto dei clasti caduti dalle pareti rocciose sovrastanti il ghiacciaio, del materiale strappato dal letto per
esarazione e dei frammenti inglobati lungo il percorso.

Materiale trasportato + Deposito = Morena.


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12 L’USO DELLA CARTA NELLA RAPPRESENTAZIONE DEL TERRITORIO

Definizione e classificazione delle carte

Carta geografica Rappresentazione grafica, ridotta, simbolica e approssimata, in piano, della superficie della
Terra o di una sua parte.

Le carte geografiche vengono classificate secondo vari parametri:

Mappe e piante Sono le rappresentazioni più dettagliate (<1 : 10 000)


Le mappe rappresentano la planimetria di aree rurali
Le piante rappresentano la planimetria di centri abitati

Carte topografiche Molto dettagliate (1 : 10 000-1 : 100 000)


Rappresentano superfici territoriali poco estese
Produzione è promossa dagli istituti geografici militari, come l’IGM
Con la diffusione del trekking sono oggi approntate anche da istituzioni non militari

Carte corografiche Usate per riprodurre una Regione o uno Stato (1 : 100 000-1 : 1 000 000)
Le carte stradali e turistiche hanno questa scala

Carte generali Dette geografiche, superfici estese continenti (1 : 1 000 000-1 : 30 000 000)

Planisferi Intera superficie terrestre, raffigurano caratteristiche essenziali (> 1 : 30 000 000)

Nella cartografia una ulteriore suddivisione viene operata rispetto agli argomenti trattati:

Carte generali, fisiche e politiche,che presentano aspetti naturali e antropici del territorio

Carte tematiche, pur usando una base fisica e politica, illustrano mediante un apposita simbologia un particolare
argomento, carte geologiche, nautiche, meteorologiche, climatiche, dei parchi e dei beni culturali etc.)

Cartogrammi Consistono nella localizzazione di fenomeni rappresentati su un supporto cartografico


generalizzato, i più diffusi sono quelli relativi alla densità di popolazione o ai vari indici
demografici e i cartodiagrammi, che raffigurano invece un fenomeno rappresentato con un
diagramma (lineare, a colonna, areale, triangolare o a nastro).
50

Rappresentazione ridotta

Riduzione Viene indicata dalla scala, numerica o grafica.

Scala La scala indica il rapporto tra una lunghezza misurata sulla carta e la corrispondente lunghezza misurata
sul terreno, si riferisce sempre a una distanza lineare tra due punti.

Rappresenta da una frazione, il numeratore è l’unità, il denominatore un numero che indica quante
volte si deve moltiplicare una distanza sulla carta per ottenere la distanza reale sulla superficie terrestre.

1:100.000, una determinata lunghezza sul terreno è stata ridotta nella carta di 100.000 volte.
1 cm sulla carta corrisponde a 100.000 cm (1 km) nella realtà.

Il valore di una scala è tanto più grande quanto più piccolo è il denominatore della frazione.
Carte a grande scala, denominatore sino a 100 000, molti dettagli
Carte a media scala, denominatore da 100 000-1 milione
Carte a piccola scala, denominatore oltre 1 milione, pochi dettagli

Nelle carte a grande scala viene rappresentata una minore quantità di territorio, ma con maggiori
dettagli.
La carta a grande scala è utile per l’analisi e l’interpretazione de fatti geografici, è quasi una fotografia
della regione.
La scelta della scala dipende dalla ampiezza del territorio che si desidera rappresentare e dai particolari
che si vogliono inserire.

Simbolismo
La carta oltre che riproduzione ridotta è anche riproduzione simbolica.
Le particolarità del terreno vengono indicate mediante segni convenzionali.

Il simbolismo geografico può essere: fisico, antropologico, economico.

Il simbolismo fisico interessa gli aspetti morfologici e idrografici che da soli occupano la massima superficie del
pianeta e pertanto fanno da sostrato a quelli antropici.
La rappresentazione dei fenomeni idrografici è semplice, due dimensioni da riprodurre, lunghezza e larghezza
per i fiumi, mentre per la profondità di laghi, mari e oceani si è fatto ricorso alle tinte altimetriche (dal bianco
all’azzurro, al blu) e alle isobate o curve di livello, mediante le quali si uniscono tutti i punti che hanno la
medesima profondità.
Più difficile si presenta la soluzione per la rappresentazione del rilievo, che con una terza dimensione, l’altezza,
occupa uno spazio difficilmente riducibile in piano.
All’inizio si utilizzò la tecnica dei “mucchi di talpa”, in seguito si diffusero altri due metodi, quello del tratto e
quello delle curve di livello.

Il “mucchio di talpa” prevede l’utilizzo di due elementi: il trattino (lo spessore è determinato dalla pendenza del
monte); il lumeggiamento (o illuminazione), zenitale o obliquo, a seconda che la luce sembri illuminare i monti
in ogni loro parte dallo zenit, o da un punto immaginario posto, ad esempio in alto a sinistra.
Più preciso il metodo di rappresentazione del rilievo con le curve di livello (isoipse), le quali uniscono tutti i punti
che hanno la medesima altezza sul livello del mare.
51

Il simbolismo antropico dipende dalla scala della carta.


Con scala con rapporto 1:10.000, anche il piccolo insediamento ha una dignità di rappresentazione.
Con scala 1:100.000 si ha una perdita notevole di informazioni.

Simbolismo per insediamenti urbani è  il cerchietto o il quadratino (misura variabile).


Simbolismo per fenomeni antropici ha corrispondenza con il reale, almeno con scala a piccolo denominatore.
Il simbolismo per fenomeni economici scivola di solito nel tematico-quantitativo:
- settore primario occupa stabilmente spazi estesi nella carta.
- settore secondario, solo per le costruzioni maggiori riesce ad avere una dimensione cartografica autonoma
- settore terziario, mimetizzandosi tra gli insediamenti, sfugge alla rappresentazione cartografica.

Approssimazione
La rappresentazione più fedele della Terra è il globo, tutte le orme della superficie terrestre possono essere
rappresentate con proporzionalità di dimensione, forma e posizione.
L’approssimazione deriva dall’impossibilità di riportare su un piano superfici sferiche, senza far loro subire delle
deformazioni.
I cartografi procedono necessariamente col distorcere la superficie terrestre, proiettandola su superfici
cilindriche, coniche, piane, tangenti all’Equatore o ai Poli, ottenendo rappresentazioni più o meno vicine alla
realtà, ma in nessun caso del tutto fedeli ad essa.

Questi interventi sono detti “proiezioni” e riguardano soprattutto le carte a piccola scala, come i planisferi.
Le proiezioni danno origine a:
- carte equivalenti (il rapporto tra le aree grafiche e quelle reali è inalterato)
- carte equidistanti (il rapporto tra le lunghezze grafiche e quelle reali rimane inalterato)
- carte conformi o isogoniche (ogni angolo grafico è uguale a quello reale corrispondente)

Le tre proprietà dell’equidistanza, equivalenza e conformità, non possono coesistere.


Per determinare la posizione assoluta di un luogo o di un oggetto geografico sono stati tracciati sulla carta dei
meridiani e i paralleli.
I primi sono semicerchi massimi della sfera terrestre, passanti per i poli.
I paralleli invece sono circonferenze tracciate sulla superficie terrestre parallelamente all’equatore.
La rete dei meridiani e dei paralleli rende possibile l’esatta localizzazione di tutti i punti della Terra.
52

Lettura e interpretazione della carta topografica


Martonne «la carta topografica è il più esatto sostituto del mondo che ci circonda e ad essa si deve ricorrere per
studiare le forme del territorio».
È una immagine schematica della realtà. Ogni forma del terreno deve essere interpretata, occorre comprendere
il rapporto che esiste tra la carta e la realtà, è necessario conoscere concretamente come è stata costruita.
La maggior parte delle carte topografiche è realizzata da enti cartografici preposti istituzionalmente a un
territorio.
In Italia lo Stato si avvale di: - IGM (1872)
- Istituto idrografico della marina
- Servizio geologico
- Centro d’informazione geotopografiche dell’aeronautica
- Amministrazione del catasto e dei servizi erari

La carta topografica dell’IGM comprende 278 fogli a scala 1:100.000 suddivisi in 4 quadranti della stessa
dimensione del foglio, ma alla scala 1:50.000 quindi rappresentano solo la quarta parte del territorio raffigurato
nel foglio.
Ogni quadrante è suddiviso a sua volta in 4 tavolette a scala 1:25.000 per un totale di 16 tavolette all’interno di
un foglio.
Mediante la conoscenza dei segni convenzionali delle fonti topografiche si può riconoscere quanto
effettivamente esiste circa la conformazione del terreno, lo stato di fatto della superficie del suolo nel momento
del rilievo, i particolari naturali e artificiali.

Leggere il territorio attraverso una fonte topografica consente di riconoscere:


- gli spazi pianeggianti, collinari, montuosi
- la presenza di sorgenti, pozzi artesiani, valloni, conche, valichi, passi
- l’idrografia
- il tipo di costa (bassa e sabbiosa, alta e rocciosa, stretta, rettilinea, con insenature e golfi etc.)
- la vegetazione prevalente e le coltivazioni
- le modalità d’insediamento, con l’individuazione di centri sparsi o annucleati di grande o piccola taglia
- la rete delle vie di comunicazione (autostrade, strade a varia larghezza, ferrovie a uno, a due binari o a scartamento)

Anche il toponimo di una carta topografica aiuta a decodificare il territorio:


Castelluccia, Campo Castello  indicano l’esistenza di antiche fortificazioni
Manchester (chester, deriva da castrum)  riporta alle antiche origini romane del sito
Faliesi (dal francese falesie)  indica l’esistenza di bianche scarpate calcaree
Bosco di Materdomini e Bosco dei Preti  attestano una probabile proprietà ecclesiastica.

La lettura delle carta topografica presuppone una conoscenza approfondita della geografia generale, in
particolare la morfologia, nonché lo studio preventivo dell’Atlante dei tipi geografici (Marinelli).
53

13 LA CARTOGRAFIA CONTEMPORANEA

Caratteri della cartografia contemporanea


La cartografia contemporanea è rivolta a:
- indicare la localizzazione e la forma degli “oggetti” naturali e antropici
- attenta a delineare le caratteristiche quantitative di “cose” e “fenomeni” e le loro correlazioni, al fine di
rintracciare una loro possibile spiegazione, e formulare leggi di comportamento dei fenomeni stessi.

Crescente domanda d’informazione geografica, cui si è risposto con lo sviluppo della statistica e in tempi recenti
alla geografia si è associata la tecnologia informatica: GIS.

Si prospetta una nuova “organizzazione” del sapere geografico, la cui vista sul mondo è fornita dagli strumenti
del telerilevamento34.

Problemi cartografici:
1. l’impostazione del lavoro nell’adesione ai principi del trasferimento della sfera sul piano
2. il rilevamento e la selezione degli elementi da cartografare

Per fissare il punto di una località si usava la “triangolazione del territorio” (già da 1615).
Un metodo di rilevamento del terreno introdotto Snellius nel “600 e consiste nel collegare i punti scelti sul
terreno fino a formare un insieme di triangoli contigui, che hanno a due a due un lato in comune.

Con il computer le immagini cartografiche vengono realizzate elettronicamente, a qualsiasi scala.


Inoltre con il remote sensing (telerilevamento) si possono indagare territori a distanza.
La fototopografia consiste nel rilevare le planimetrie e altimetrie del terreno con vedute fotografiche,
l'aerofotogrammetria consiste nell'esecuzione di fotogrammi scattati da aerei e nella loro restituzione per
mezzo di speciali strumenti.

Negli ultimi decenni ulteriori progressi sono stati fatti per ovviare alle distorsioni presenti nelle foto aeree,
arrivando alla produzione di ortofotocarte, realizzate attraverso proiezione ortografica.

L'ultima frontiera è data da modelli digitali del terreno che offrono una visione tridimensionale da più punti di
vista del territorio e si ottengono utilizzando il radar.
Il radar emette un fascio di microonde o impulsi d'illuminazione, utili per riprendere una porzione di territorio.
Dopo l’emissione, si attivano le apparecchiature riceventi, che registrano gli echi riflessi dalla superficie che
vengono trasformati in segnali elettronici utili per la registrazione di immagini fotografiche o digitali.

Ci sono poi le immagini satellitari, la lunga serie di lanci si satelliti si inaugurò col lancio del satellite civile
americano Vanguard I (1956) che trasmise una serie di dati sulla forma della Terra. Durante la guerra fredda
l'uso dei satelliti era impiegato da NATO e Patto di Varsavia per controllare a vicenda Usa e Urss.

Oggi l'uso dei satelliti è impiegato principalmente per fare ricerche sui livelli d'inquinamento, sull'utilizzazione
del suolo, per le previsioni atmosferiche (Meteosat), per le telecomunicazioni (GSM).
Se prima degli anni “90 i maggiori acquirenti delle rilevazioni satellitari erano organismi militari, oggi esse sono
acquistate anche per scopi civili, ma manca una regolamentazione sull'impiego delle informazioni.

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Il telerilevamento è la scienza per mezzo della quale le caratteristiche di un oggetto possono essere identificate, misurate
e analizzate senza entrare in contatto diretto con esso. Esso studia la radiazione elettromagnetica riflessa o emessa da un oggetto e
gli strumenti utilizzati per rilevare ed analizzare questa radiazione sono i sensori remoti.
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GIS : Sistema Informativo Computerizzato:


Il GIS è un sistema che permette l'acquisizione, la registrazione, l'analisi, la visualizzazione e la restituzione di
dati differenti georeferenziati, ovvero riferiti alla superficie terrestre.
È un sistema che integra informazioni geometriche ed alfanumeriche diverse relative a un territorio.

Grazie al progresso delle:


- tecniche per la gestione di archivi (Data Base Management Systems)
- tecniche per il trattamento delle informazioni grafiche (Computer Aided Design)

È stato possibile sviluppare e perfezionare software che analizzano e elaborare dati differenti
georeferenziati.

La novità di questi softwares consiste nell'associare serie statistiche, grafici, immagini fisse e in
movimento, materiali sonori relativi a specifiche entità territoriali, migliorandone la visualizzazione e la
comunicazione e favorendone l'investigazione analitica e/o comparativa.

Fasi di sviluppo
1960-70: (USA e GB) prima applicazioni nella gestione e controllo dell’uso del suolo.
’80: costruzione di un vero e proprio settore professionale e disciplinare, legato alla cartografia e alla geografia
automated. Vengono potenziati/realizzati nuovi DB e programmi specifici per l’acquisizione, conversione e
trattamento dei dati resi compatibili con gli ambienti software e le componenti hardware di un GIS.
’90: prima carta digitale (DCW= Digital Chart of the World) scala 1:1 000 000, articolata in sezioni spaziali, rivolte alla
delineazione di tutti i continenti; tematiche: insediamenti, uso del suolo, vie di comunicazione, idrografia, orografia,
vegetazione e articolazioni politiche.

Compiti del GIS


Input: raccolta (una delle fasi più importanti, la più laboriosa e quella che richiede maggiore cautela, la qualità e
quantità dei dati raccolti e il tipo di memorizzazione può condizionare il tipo di analisi realizzabile), trasmissione,
verifica, editing dei dati geografici e statistici. I dati raccolti devono essere convertiti in formato digitale.

Memorizzazione: archiviazione dei dati su dischetti, nastri magnetici, dischi rigidi. Manca uno standard, per la
cartografia computerizzata: GKS (Graphical Kernel System).

Elaborazione dei dati: la fase più importante.


Nella elaborazione dei dati le funzioni cartografiche comportano il cambiamento di scala della carta, la
conversione in reticolo quadrato, il cambiamento della proiezione cartografica, la apposizione di titoli, didascalie,
legende.
L’integrazione dei dati è invece la funzione più tipica dei GIS, si tratta di mettere insieme dati diversi presenti
sulla base spaziale per arrivare a una analisi significativa.
L’integrazione consente di rispondere alle domande che riguardano la sovrapposizione e la copertura.
Domanda di sovrapposizione ad esempio individuare i punti che si trovano a più di un km di distanza da un
ospedale.
Domanda di copertura, è una variante della sovrapposizione, per esempio “Quali sono le caratteristiche delle
aree con alti livelli igienico-sanitari?”.
La elaborazione dei dati comprende anche momenti di ricerca spaziale: misurare la distanza fra due oggetti,
calcolare le superfici, il volume.
Gli oggetti geografici possono essere rappresentati con punti, linee o aree
GIS utili anche in fase di statistica, perché permettono di descrivere dati, costruire profili statistici, stabilire
relazioni fra la distribuzione degli oggetti geografici, analizzare le tendenze e le reti di superficie.
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Output: presentazione dei dati in forma cartografica, grafica, tabellare o di testo, trasmissione e divulgazione.
L’uso del GIS nella rappresentazione del territorio, campi di impiego:
Le potenzialità offerte dalle modalità informatiche aprono campi di impiego quali l’esplorazione statistica
interattiva e l’ animazione applicata all’analisi spazio-temporale dei dati.

La diffusione della computer graphic ha messo in discussione il ruolo della cartografia tradizionale, che rimane
utile per le questioni relative al apporto tra realtà e rappresentazione.

Le informazioni grafiche trasformate in dati digitali utilizzando il formato:


Raster: immagini formate da pixels; quando si devono integrare i dati delle carte geografiche con i dati del
telerilevamento.
Vettoriale: quando è necessario integrare tecniche manuali ed elettriche e quando si richiedono annotazioni
topografiche.

L’immagine vera e propria della carta elettronica viene realizzata sul monitor della stazione di lavoro e deve
avere un’alta risoluzione.
Vi si possono apportare direttamente delle modifiche e si può accedere in tempo reale ai dati geotopografici
digitalizzati.
Può essere riprodotta su carta.

L’uso del GIS nella programmazione territoriale

- Utilizzazione del suolo


- Gestione delle risorse del territorio
- Servizi pubblici (elettricità, acquedotti, gas e telefono)
- Gestione delle reti di ogni genere (trasporti, comunicazioni, commercio, sanità, scuola)
- Analisi di mercato
- Localizzazione delle imprese e delle attività estrattive
- Politiche di sviluppo regionale
- Monitoraggio delle variazioni economiche, sociali, demografiche, ambientali
- Previsione delle variazioni nella richiesta di abitazioni, nei modelli di traffico, nella domanda dei servizi
- Programmazione dei servizi, la loro allocazione e distribuzione spaziale con particolare attenzione alle aree
socialmente depresse
- Gestione delle risorse con specifico riguardo alla conservazione del patrimonio edilizio, alla raccolta dei
rifiuti, alla cura del verde pubblico e dei beni culturali
- Gestione della rete dei trasporti, la sicurezza e l’ordine pubblico, lo sviluppo delle proprietà demaniali con i
relativi investimenti

Potenzialità e limiti del GIS secondo i geografi

Favorevoli:
- i GIS consentono alla geografia di ottenere il definitivo status di scienza

Contrari:
- appiattimento della cultura geografica stretta dalla logica matematica di tipo riduttivo, che impedisce di inserire
altri percorsi di conoscenza critica
- problema della qualità dei dati → abbondanza dei dati supera le necessità → quantità, qualità
- elevato costo per la raccolta, immagazzinamento, omogeneizzazione dei dati
- i GIS non aggiungono conoscenza ai dati, ma si limitano a cartografarli
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5. RISORSE DELLA TERRA

Risorse naturali: tutto ciò che della realtà terrestre può essere utilizzato dall’uomo per le proprie esigenze sia a
stato originario sia dopo averlo opportunamente lavorato.

Terreno, casa
Energia, per scopi molteplici
Minerali, si ottengono i minerali
Acqua, per irrigare i campi

Concetto relativo poiché un bene della natura non è considerato tale fino a quando non è possibile utilizzarlo,
p.e. il petrolio.
Il concetto di risorsa è anche legato a fattori economico-sociali, p.e. carne di maiale non è una risorsa per il
popolo islamico.
Oggi risorsa naturale concetto più ampio: aria, bellezza di un luogo, clima favorevole.

Risorse:
- biologiche
- altre risorse fisiche

Biologiche Riguardano gli esseri viventi impiegati come alimenti, sia direttamente (bovini, prodotti ittici), sia
indirettamente (erba dei pascoli alimenta gli animali).
Sono compresi in questa categoria gli esseri viventi vegetali e animali da cui si ricavano prodotti utili
all’uomo: legname, carta, stoffe, pellame.
Fisiche Aria, acqua, terreno, combustibili fossili.

Lo sfruttamento e la trasformazione delle risorse naturali in prodotti d’uso costituiscono il contenuto


fondamentale dell’economia umana.
Settore primario: reperimento materie prime.
Settore secondario: trasformazione in prodotti utili.
Settore terziario: distribuzione.

La differenza tra economie sviluppate e economie in via di sviluppo per quanto riguarda l’uso delle risorse non è
tanto nel contenuto tecnologico dei prodotti, ma nella quantità di risorse che vengono utilizzate e nella brevità
del periodo d’uso di molti prodotti.
Nei paesi industrializzati la durata dei beni e del loro uso tende ad accorciarsi tanto che sono entrati in uso
prodotti usa e getta e altri progettati per essere sostituiti da altri più avanzati (p.e. computer).

Fenomeno della obsolescenza:


- industrie aumentano e rinnovano la loro produzione
- gravi conseguenze a livello di inquinamento e esaurimento delle risorse naturali

Rinnovabili Non si esauriscono con l’uso, possono essere sfruttate senza limiti (vento, acqua, luce solare,
energia geotermica, prodotti forestali, fibre tessili, alimenti vegetali e animali).
Concetto di rinnovabilità è relativo: se le risorse vengono usate in modo eccessivamente rapido,
per tempi molto lunghi, c’è il mancato rinnovo.

Non rinnovabili Quelle di cui sulla Terra esiste una disponibilità limitata, o il cui ritmo di rigenerazione è molto
più lento di quello del consumo (combustibili fossili, minerali metalliferi etc.).
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Risorse rinnovabili e non rinnovabili hanno un diverso ritmo di rigenerazione naturale.


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Riserve Risorse effettivamente disponili per l’uomo e quindi utilizzabili in un certo momento.
Ad esempio il petrolio abbondante nell’Antartide, una disponibilità che non può tradursi nel concetto
di riserva, poiché lo sfruttamento minerario è bandito in quel continente.

La consistenza delle riserve di una risorsa non è stabile nel tempo, ma continuamente mutevole.
Ad esempio le riserve attuali di petrolio sembrano soggette ad un incremento, basterebbe che migliorassero le
tecniche estrattive tanto da sfruttare meglio i giacimenti esistenti.

Giacimenti minerari, importante ruolo:


- per lo studio delle caratteristiche della crosta terrestre
- per l’economia umana

Industria mineraria e metallurgica ricava da essi le materie prime per la produzione di metalli e altri materiali
come lo zolfo e il talco.

Minerali da estrazione:
- metalliferi
- non metalliferi
- preziosi
- materiali per l’edilizia

Metalliferi
- Ferrosi, si estrae il ferro
- Non ferrosi, alluminio, rame, piombo, zinco, stagno
I loro depositi si trovano in formazioni geologiche antiche, ignee, metamorfiche e anche sedimentarie,
spesso all’interno di scudi continentali, raramente associati a catene montuose di origine recente.

Non metalliferi
Presenti in un campo molto vasto di formazioni geologiche, antiche e recenti e costituiscono un gruppo
alquanto eterogeneo.
Si ricavano materiali che trovano largo impiego nell’industria chimica: zolfo, solfati, cloruri, carbonati, nitrati,
fosfati.

Minerali preziosi
- Metallici
- Non metallici

Minerali per l’edilizia


La loro estrazione effettuata in cave, calcari, marne, argille.

Inerti
Sabbie e ghiaie indispensabili per calcestruzzi e malte.
80% di risorse minerarie si concentra in USA, Canada e Rep. Sudafricana.
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Combustibili fossili e energia nucleare


Sono residui di esseri viventi caratterizzati da un alto contenuto di composti organici, si trovano in rocce
particolari, sono rocce essi stessi: carbone, petrolio, metano.
La materia organica da cui derivano non è andata incontro al normale processo di putrefazione o
mineralizzazione ma ha subito un processo di trasformazione in presenza di t° elevate o forti pressioni.
90% di energia consumata deriva da combustibili fossili.
Hanno anche uso non energetico, carbone e petrolio fonte di molecole organiche di base da cui l’industria
chimica ottiene coloranti, medicinali, fibre artificiali, materie plastiche.

Carbone: deriva dalla trasformazione di residui vegetali: torba, lignite, litantrace, antracite (questi ultimi due si
sono formati nell’Era Primaria).
I carboni più antichi sono derivati dall’accumulo sul fondo di specchi d’acqua non molto profondi di enormi
quantità di resti vegetali.

Risorse mondiali di carbone. 1000 anni.

Petrolio e gas naturale (metano, etano, propano, idrogeno) hanno la stessa origine e si trovano spesso associati.

Petrolio: miscela di idrocarburi allo stato liquido in cui si sono disciolti idrocarburi solidi e gassosi.
La composizione del petrolio è diversa per ogni giacimento, raggruppabili secondo l’area di provenienza.

Rocce madri del petrolio: sono le rocce da cui si forma il petrolio. Sono sedimenti marini costituiti da fanghi
argillosi e calcarei accumulatisi in ambienti sedimentari tranquilli, a questi fanghi si sono mescolati e depositati
resti di animali e vegetali marini in grande quantità.

Energia alternativa
All’inizio degli anni “70 c’è consapevolezza che le risorse naturali non possono essere considerate illimitate.
- Energia solare
- Energia dal vento
- Energia dalle biomasse
- Energia dal calore geotermico

Conversione fotovoltaica: trasforma direttamente la radiazione solare in energia.


Sistema geotermico: massa di rocce porose calde attraverso le quali circola acqua contenente in soluzione
composti come anidride carbonica e acido borico. L’energia termica non è accumulabile, trasformazione diretta
in energia.
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Risorse biologiche utilizzate per produrre: cibo, vestiario, legname, carta, pellame, altre materie per l’industria.

Sfruttamento delle risorse biologiche soprattutto attraverso l’agricoltura, che ha profondamente cambiato
l’organizzazione della società e le condizioni di vita.
La popolazione è rapidamente aumentata, da nomade è diventata stanziale, ha costruito villaggi e poi città.

Sistemi agricoli tradizionali: largo uso del lavoro umano e animale, scarse conoscenze tecniche, resa del prodotto
bassa.

Rivoluzione industriale: agricoltura ha subito trasformazioni notevoli che hanno aumentato la produttività con
una diminuzione di addetti del settore primario, diffusa meccanizzazione. Una agricoltura altamente specializzata
che mira a produrre le piante più adatte alle specifiche condizioni climatiche o alle richieste del mercato: più uso
di tecniche di ingegneria e genetica.

Allevamento bestiame: segue una traccia simile a quella dell’agricoltura:


- riduzione del numero degli addetti
-selezione degli animali con caratteristiche peculiari
- aumento del numero dei capi

Allevamento estensivo (caprini-ovini): sfruttano particolari aree che non permetterebbero l’agricoltura (p.e.
steppa).
Allevamento intensivo (in stalla): si usano moderni mezzi tecnico-scientifici come la selezione degli animali, la
mungitura elettrica, l’alimentazione controllata, per ottenere rese elevate.

Pesca; fonte importante di alimenti per la popolazione umana.

Raccolta vegetali spontanei trasformata in agricoltura.


Caccia trasformata in allevamento bestiame.
Pesca ancora oggi raccolta di ciò che fiumi e mari producono.
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6. SOSTENIBILITÀ

Rapporto uomo, risorse e ambiente.


Popolazione mondiale 6 mld, nel 2020 stimata in 8 mld.
Risorse relative all’alimentazione sono a rischio: cibo e acqua sono le risorse essenziali da tutelare e potenziare.

Acqua: la disponibilità sulla Terra è in grado di soddisfare le esigenze di una popolazione superiore, ma la sua
distribuzione diseguale provoca grave deficit idrico.

Dibattito politico e economico internazionale:


- Conservazione delle risorse ambientali
- Riduzione degli sprechi
- Accrescimento delle riserve

Risorse energetiche: nell’assetto delle società attuali, sono stati proprio i vari tipi di energia utilizzati nel mondo a
rendere più produttivo il lavoro e ad ampliare le possibilità di sfruttamento di altre risorse.

Impatto ambientale: è uno degli aspetti dello sfruttamento delle risorse, cioè il risultato della interferenza tra
processi di sfruttamento energetico su vasta scala e processi di evoluzione naturale della crosta terrestre.
Lo sfruttamento smisurato delle risorse comporta interferenze nei processi evolutivi naturali.
L’intervento profondo e diffuso per il reperimento delle risorse provoca:
- effetti diretti (escavazioni, pozzi, disboscamenti)
- effetti indiretti (inquinamento idrosfera e atmosfera)

Alterazioni ambienti naturali: lo sfruttamento delle risorse ambientali è causa di fenomeni di degrado ecologico:
- inquinamento
- deforestazione
- erosione del suolo
- desertificazione

Inquinamento: alterazione di una realtà ambientale conseguente alla immissione di energia o di sostanze
estranee che eccedono la capacità ricettiva di tale ambiente.
Presenza di sostanze estranee all’ambiente naturale definisce una situazione di inquinamento.

Inquinamento del suolo: si manifesta quando viene intaccata la sua buona qualità; nessuna specie animale o
vegetale è a rischio.
Cause Erosione del suolo
Escavazioni o estrazioni minerarie
Chimiche diffuse (dispersione fertilizzanti)
Chimiche puntiformi (depositi di sostanze pericolose)

Inquinamento idrico: interessa sia acque dolci che acque salate. L’inquinamento di acque dolci si verifica nelle
modificazioni dei corpi idrici terrestri e causa alterazioni nel funzionamento dei cicli chimici e biologici.
Cause Immissione di sostanze che alterano le naturali proprietà dell’acqua e degli esseri viventi che in essa hanno
sede.

Inquinamento marino: consiste nella modificazione delle caratteristiche naturali dell’ecosistema i mari e oceani.
Cause Attività umana
Introduzione di sostanze degradanti per via diretta (scarichi urbani o di navi), per via indiretta (afflusso di
fiumi).
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Inquinamento atmosferico: alterazione della composizione chimica dell’aria.


Cause Naturali, eruzioni vulcani
Antropiche, attività industriali, chimiche, siderurgiche

Conseguenze Effetto serra: l’accumulo eccessivo di gas nell’atmosfera ostacola il passaggio dei raggi infrarossi
dalla Terra verso l’alto, provocando un aumento della t° media del pianeta.
Piogge acide: dovute a presenza nell’aria di sostanze chimiche come ossidi di azoto e anidride
solforosa che a contatto con l’ossigeno si trasformano in acido nitrico e acido solforoso cadendo a
terra con le precipitazioni.
Buco ozono: causato da sprigionamento nell’atmosfera di clorofluorocarburi CFC che provoca un
aumento della radiazione ultravioletta

Deforestazione: taglio di essenze legnose che superi il tasso di rigenerazione.


Aumento di domanda di legname da parte del sistema produttivo industriale e accentramento della
commercializzazione in poche grandi compagnie internazionali, con conseguente impoverimento genetico del
pianeta.

Erosione del suolo (e conseguente desertificazione): asportazione di una porzione superficiale del terreno ad
opera di acqua e vento, e modificazione qualitativa della composizione dei suoli, con un impoverimento del
contenuto di humus; quindi riduzione o distruzione del potenziale biologico del suolo, con l’instaurarsi di
condizioni analoghe a quelle di un deserto naturale. Interessa ecosistemi diversi: foreste tropicali, savane,
steppe. Le cause sono molteplici e tutte legate alle attività umane.

Politiche ambientali: vasto insieme di interventi volti a gestire in modo razionale le risorse naturali, nate negli
anni “60 negli stati industrializzati, precedentemente c’erano norme volte alla tutela della salute pubblica o di
specifici interessi economici (p.e. pesca).
Dagli anni “60 in poi crescita della normativa ambientale focalizzata sui processi di produzione e sulle emissioni
da essi derivate. Strumenti regolativi, economici volontari.

Strumenti regolativi: OCSE (Organizzazione sicurezza e cooperazione in Europa) emana nel 1972 un principio per
effetto del quale l’inquinatore è tenuto a sostenere le spese relative alla attuazione delle misure che l’autorità
pubblica ritiene necessarie per assicurare che siano rispettate le soglie di tolleranza.

Strumenti economici: volti alla modifica dei prezzi di mercato delle risorse, dei beni e dei servizi per mezzo di
azioni governative che riguardano i costi di produzione e di consumo.

Strumenti volontari: volti alla promozione di una nuova modalità di approccio imprenditoriale all’ambiente tesa
a anticipare le norme per guadagnare un vantaggio competitivo nei confronti delle imprese.

Strategia ambientale specifica: si pone a valle del processo produttivo e di consumo trattando gli scarti
indesiderati in modo da renderli facilmente assorbibili., non eliminazione ma depurazione per portarlo a soglie
più tollerabili di pericolosità.
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Altre strategie:

1) recupero, riciclo a valle degli scarti dei processi di consumo in modo tale da minimizzare le emissioni nocive e
lo spreco di risorse. Recuperare i materiali di scarto, riciclare le sostanze utilizzate nel corso della lavorazione. A
queste strategia si oppongono:
- disponibilità di tecnologie di recuperabilità del materiale utile
- livello dei costi ambientali e economici del recupero

2) modifica dei processi produttivi e manufatti, minimizzando alla fonte le emissioni e gli scarti inquinanti.

Aree a rischio ambientale:


- aree ad alta concentrazione industriale, urbana, turistica
- aree con biomi aridi e di prateria nelle aree forestali

La circolazione dell’aria e il ciclo dell’acqua trasportano le sostanze tossiche e nocive in aree molto lontane dalle
zone in cui vengono prodotte.

Mancato rispetto delle norme di sicurezza è causa di disastrosi incendi o nubi tossiche.

Decreto Galasso e Istituzione Ministero per l’ambiente, vincoli protezionistici a aree di particolare bellezza.

Crescita economica: aumento quantitativo della occupazione e del reddito non necessariamente accompagnato
da miglioramento quantitativo delle condizioni sociali.

Sviluppo: spesso accompagnato da una crescita economica, si associa con la fruizione di una serie di valori
relativi alla qualità della vita al paesaggio al patrimonio culturale etc., esprime tensione morale.

Carta di Rio (1992): ha fissato i principi fondamentali dello sviluppo sostenibile tale cioè da soddisfare i bisogni
delle attuali generazioni senza compromettere la possibilità per quelle future si soddisfare i propri.

Protocollo di Kioto (1997): ha rappresentato la tappa più rilevante del processo di negoziazione per il controllo
del cambiamento climatico causato da immissione di anidride e vapore acqueo nella atmosfera.

Conferenza di Johannesburg: programmato l’attuazione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile per sradicare la
povertà nel mondo.
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Le politiche ambientali

Obiettivi:
- controllo delle diverse forme di inquinamento
- tutela di particolari aree ed ecosistemi
- riparazione e prevenzione dei danni ambientali
- incentivazione dell’utilizzo di energie pulite

→ nascita: anni ‘60

Le strategie di intervento possono realizzarsi attraverso il ricorso a strumenti regolativi, economici e volontari, e
spesso una buona politica ambientale prevede la loro adozione integrata.
- OCSE: (organizzazione sulla sicurezza e la cooperazione in Europa) 1972: l’inquinatore deve sostenere le spese
relative all’attuazione delle misure che l’autorità pubblica ritiene necessarie per assicurare che siano rispettate le
soglie di tolleranza. Attraverso le norme di emissione vengono fissati i livelli massimi inquinanti, imponendo al
produttore la depurazione dei propri scarichi entro i limiti fissati.
- strumenti economici: volti alla modifica dei prezzi di mercato delle risorse, dei beni e dei servizi, per mezzo di
azioni governative che riguardano i costi di produzione e di consumo
- strumenti volontari: volti alla promozione di una nuova modalità di approccio imprenditoriale all’ambiente,
tesa ad anticipare le norme per guadagnare un vantaggio competitivo nei confronti delle imprese che dovranno
adeguarsi ai limiti standard fissati

Strategia ambientale:
- depurazione= si porta l’inquinamento a soglie più tollerabili di pericolosità
- recupero/riciclo degli scarti dei processi di consumo → minimizzare le emissioni nocive e lo spreco di risorse
- modifica dei processi produttivi e dei manufatti, minimizzando alla fonte le emissioni e gli scarti inquinanti
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7 DAGLI INSEDIAMENTI SPARSI ALLE CITTÀ

60% della popolazione localizzato sul 10% delle superficie continentali.


Zone di grande concentrazione si trovano in Asia orientale e sud-orientale, nel subcontinente indiano, in Europa
e Maghreb e nell’area orientale dell’America settentrionale.
A questo gruppo di maggiore concentrazione si aggiungono focolai meno estesi, che si localizzano in Egitto,
Nigeria, California, Messico e in talune fasce dell’America Latina.
Le zone di debole intensità coprono la maggior parte delle distese continentali.
I “deserti umani” si localizzano nelle alte latitudini, regioni artiche e antartiche, e in alcune aree desertiche calde.
Il popolamento delle terre si lega principalmente alle fasce costiere, ai bassopiani, alle vallate.
Pianure costiere, delta e valli fluviali, bacini in tramontani accolgono da sempre popolazione.

Eccezioni: pianure costiere spopolate e montagne popolate (p.e. Città del Messico etc.).

Ogni gruppo umano si distribuisce sulla Terra secondo modalità diverse.


Le forme di insediamento variano in funzione dell’ambiente, del genere di vita e del sistema economico-
produttivo.
Attraverso dimore, villaggi, città l’uomo si inscrive nei modi più vari sulla superficie della Terra.
Il fenomeno dell’urbanizzazione varia da regione a regione, perché modellato dalle condizioni ambientali e dai
diversi principi dell’organizzazione spaziale.

L’insediamento accentrato corrisponde a un’organizzazione sociale forte: esso avvicina gli uomini e risponde al
loro bisogno di aiuto reciproco, protezione sicurezza, facilita il controllo politico; implica l’accettazione di certi
obblighi e regole e talvolta anche l’organizzazione comunitaria del lavoro.

L’insediamento sparso esprime individualismo e spirito di indipendenza, due aspetti che prevalgono sull’esigenza
di coesione sociale, ma talora anche povertà e arretratezza.

Agglomerati rurali La popolazione si occupa di attività prevalentemente contadine


I centri rurali presentano un aspetto edilizio piuttosto uniforme, si espandono con lentezza,
quando addirittura non vanno soggetti a spopolamento.
Centro urbano Accoglie attività differenziate e svolge un ruolo direttivo su regioni abbastanza estese.
Le città invece presentano una struttura più varia e dinamica, si estendono con una certa
rapidità e si caratterizzano per quartieri specializzati in singole funzioni (residenziali,
commerciali etc.).
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Formazione delle città


Storicamente la natura della città va ricercata nelle sue basi economiche, nelle funzioni politico-religiose, nelle
necessità difensive, ma anche sociali dell’uomo.
La città si rivelò un’entità di territorio e di popolazione nella quale si sviluppava soprattutto il settore terziario:
prima militare, poi religioso, amministrativo, culturale.
La città si pone da subito come nodo di relazioni e attività di una collettività; come luogo di scambi; come centro
che coordina la vita di un territorio più o meno vasto, esercitando la propria influenza su insediamenti minori
circostanti.

La città non è un fatto recente, tutte le antiche civiltà sono giunte a creare agglomerati urbani.

Le prime città della storia sono nate nei maggiori focolai di antica civilizzazione, quali il bacino Mediterraneo, il
Medio Oriente, l’India e la Cina, evolvendosi e diffondendosi poi sui territori vicini.

Le città attuali si dilatano più rapidamente e hanno acquistato una posizione preponderante nella vita economica
e sociale, concentrando in esse gran parte delle strutture politiche e culturali, delle attività industriali,
commerciali e finanziarie.
Queste complesse e differenti funzioni caratterizzano l’insediamento urbano per la consistenza degli aggregati
cui danno luogo, per i modi di vita che impongono, per le correnti di scambio economico-culturale che suscitano.

Origine sviluppo urbano: Rivoluzione industriale e conseguente espansione economica-demografica.

Nel corso del tempo il ruolo delle città è mutato col diversificarsi delle dimensioni, delle funzioni, del “potere”
esercitato, dei cambiamenti politici e sociali, ma sempre ha espresso un’organizzazione mediatrice tra i gruppi
umani e l’ambiente naturale.

La città contribuisce fortemente a trasformare lo spazio in territorio e su di esso esprime il proprio indirizzo.
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La città preindustriale
Prime forme di vita urbana nascono nell’ambito delle civiltà idrauliche (7500 e 5000 a.C.), come conseguenza
dell’agricoltura irrigua.
Centri urbani che non superavano i 10-15000 abitanti.
L’esigenza di controllare e distribuire le acque dei fiumi costrinse la popolazione a riunirsi sotto la guida di
sovrani, per realizzare complesse opere idrauliche.

Le prime città vennero anche edificate per onorare le divinità e il re che se ne diceva il rappresentante.

In Mesopotamia gli edifici religiosi erano gli ziqqurat, imponenti torri a gradinate.
Anche nell’America precolombiana le strutture del potere teocratico avevano spesso forma piramidale.

Da questi primi focolai si diffuse la vita urbana; nel bacino del Mediterraneo, p.e. nell’isola di Creta, con la civiltà
micenea e poi nel resto della Grecia.

Il territorio era diviso in piccoli Stati, all’interno dei quali l’acropoli era abitata dalla aristocrazia civile e militare,
mentre il popolo risiedeva nei sobborghi sottostanti.

Poleis (città-Stato), sistema sviluppatosi dopo la scomparsa dei Micenei, faceva perno sull’acropoli (dove
venivano ubicati i templi) e sull’agora (luogo delle attività economiche), Atene città-Stato per antonomasia.

Solo in epoca romana lo sviluppo urbano diede luogo in Occidente a una vera a e propria rete urbana, i cui nodi
(le città) erano uniti tra di loro da strade e d relazioni di vario tipo, facenti capo a Roma.
Le città romane erano ricche di edifici monumentali, piazze, ville, viali, terme, ma anche squallidi quartieri,
popolati da diseredati e schiavi.

Al declino dell’Impero Romano si sottrassero solo i centri vivacizzati da forze sociali emergenti, mercanti e
artigiani.

Nel corso del Medioevo le città assunsero un diverso rilievo e significato soprattutto a partire dai secoli X-XI, in
conseguenza dei profondi processi di trasformazione subiti dall’intera società.
La crescita demografica non determinò solo una più integrale occupazione delle campagne, ma favorì uno
straordinario sviluppo delle città e attività urbane.
Si assistette a un ripopolamento del recinto urbano, alla formazione di borghi esterni (suburbia).
Soprattutto a partire dal XII secolo prese consistenza il commercio a largo raggio che vide come protagonisti i
mercanti delle città marinare. Notevole fu l’importanza delle fiere.
68

Le città figlie della Rivoluzione industriale


Una nuova generazione di città si ebbe con la Rivoluzione industriale, centri abitati ampliatisi in grossi
agglomerati urbani in funzione della nascita e sviluppo delle industrie.
Alcune città, le città fungo, crebbero a ritmo stupefacente, sfruttando i filoni minerari, poi altrettanto
rapidamente decaddero con l’esaurirsi delle miniere (esempio città dell’Ovest americano, nate per lo
sfruttamento dei filoni d’oro).
La nascita delle industrie comportò anche l’avvio di relazioni tra i paesi europei e quelli oltreoceano, un rinnovo
delle strutture amministrative, l’abolizione dei privilegi feudali, lo sviluppo della borghesia cittadina.
Il benessere crescente portò le classi medie a costruirsi abitazioni decorose, mentre grandi edifici sorsero per la
plebe. Tutta la vita cittadina rispecchiò i cambiamenti economici e tecnologici in corso.

Si creò in nuovo tipo di città coketown: città dominate dalla ferrovia, da file di case o baracche operaie
standardizzate all’ombra degli stabilimenti.

L’industria dall’inizio dell’Ottocento divenne un fattore attivo nell’agglomerato urbano e le città finirono con
l’assorbire una parte sempre maggiore dell’aumento naturale di popolazione.
La necessità di manodopera fece si che le unità industriali si stabilissero nelle vicinanze delle grandi città.
Se la fabbrica che produceva per i mercati mondiali fu il primo fattore ad accrescere la zona di concentrazione
urbana, il nascente sistema di trasporti ferroviari lo stimolò ulteriormente.

Le città portuali per i legami d’oltremare divennero i terminali delle linee commerciali principali, e servirono a
raggruppare le rotte dei viaggi oceanici.
Contemporaneamente all’ammassarsi di popolazione nei pressi delle industrie, dei porti commerciali e lungo le
linee ferroviarie, si verificò un diradamento di persone e una riduzione di attività nelle zone retrostanti.
69

Le città del XX secolo


Lo sviluppo delle città si è intensificato nel corso del Novecento.
Il dilatarsi dei grandi centri urbani, ma anche di quelli minori, è stato determinato dalla diffusione delle industrie
e dei ritrovati della tecnica, unitamente al dinamismo dei servizi di comunicazione.
Nuovi fenomeni urbani si sono manifestati in relazione all’elevarsi del livello del reddito e dei consumi in zone
assai vaste.
I mezzi di comunicazione e le possibilità di spostamento delle persone hanno facilitato il diffondersi di modi di
vita, mentalità e costumi un tempo tipici delle città e ora presenti anche in territori assai lontani.
Dalla “regione concentrica” si è passati alla “regione città”, vere e proprie regioni urbanizzate, p.e. Ruhr, la
regione parigina, quella di Tokyo, il triangolo Milano-Varese-Bergamo.
In molti paesi industrializzati per frenare la crescita di alcune città, i governi, sono intervenuti, con politiche
territoriali di decentramento abitativo: p.e. in Gran Bretagna e in Francia con le new towns e le villes nuovelles.
Sono stati coniati nuovi termini per definire meglio le nuove, varie forme di insediamento umano: conurbazioni,
metropoli, megalopoli, aree metropolitane.
Intensi fenomeni di urbanizzazione e contro urbanizzazione hanno evidenziato, nel XX secolo, cambiamenti
importanti all’interno delle moderne civiltà urbane.
Nei paesi poveri in via di sviluppo il processo d’inurbamento non si è ancora arrestato. La città diventa punto di
arrivo per folle d’immigrati, che la congestionano e la rendono meno vivibile della stessa campagna da cui sono
fuggiti.
Il fenomeno dell’urbanesimo ha avuto in questi paesi uno sviluppo veloce dalla metà del XX secolo, rispetto ai
paesi industrializzati, e ha assunto dimensioni macroscopiche attorno alle capitali e ai centri portuali.
70

8 LA CRESCITA URBANA

Il rapporto città-campagna
Nei paesi industrializzati il diffondersi del modo di vita cittadino anche a quelle parti di territorio che non
presentano i caratteri fisici dell’urbano ha determinato il fenomeno dell’urbanizzazione diffusa, quindi
caratteristiche economiche, sociali e culturali un tempo esclusive o tipiche della città, sono diventate alla portata
di tutta la popolazione, indipendentemente dalla località in cui essa risiede.
Nelle regioni industrializzate la città ha invaso gli spazi rurali, i confini tra le due realtà territoriali si sono sfumati,
sia sotto l’aspetto fisico che sociale.
Spostandosi dai nuclei urbani centrali verso gli spazi rurali, si osserva solo una rarefazione degli edifici, mentre gli
stili architettonici, le occupazioni, i modi di vita sono identici a quelli delle periferie urbane, si parla di campagna
urbanizzata.
L’evoluzione del rapporto città-campagna, iniziata già nell’Ottocento per il concorso di diversi fattori, non ha
tuttavia coinvolto tutti gli aspetti della vita urbana.
I nuclei centrali delle città continuano a distinguersi, per le funzioni quaternarie-direzionali, dalle zone suburbane
e rural-urbane.
Ma i rapporti che intercorrono tra la città e le campagne circostanti assumono connotati diversi nei paesi
industriali rispetto a quelli in via di sviluppo.
Nei paesi in via di sviluppo, le città sfruttano per il loro sostentamento le campagne (periferie dominate) da cui
attingono risorse attraverso vari canali (affitti, usura e tasse, diritti fondiari).
A loro volta, le città rappresentano un centro di speranza per i rurali, che spesso ne colgono gli splendori,
ignorando la miseria e la precarietà delle occupazioni presenti in esse.
Ad esempio favelas di Rio de Janeiro e altre bidonvilles.
Ci sono contesti regionali arretrati in cui la campagna è più popolosa della città e in condizioni di disagio ancora
più difficili (ad esempio l’India).
Nei paesi industrializzati abbiamo il fenomeno opposto: la campagna è la periferia integrata, poiché una parte
della popolazione e delle attività della città viene ridistribuita in essa.
Sono nate cosi le “regioni-città”, vere e proprie aree di decentramento urbano, nelle quali è possibile vivere e
sperimentare i caratteri delle città.
Grandi artefici di questi nuovi paesaggi urbani non sono stati soltanto i trasferimenti localizzativi di aziende e
abitazioni dalle periferie a nuove zone di intensa operosità, ma soprattutto la trasformazione dei modi di
comunicare, pensare, consumare, informarsi, sulla spinta di una pubblicità divenuta il veicolo prevalente della
vita urbana moderna.
Gli insediamenti che ne derivano recano sempre il carattere urbano, sia per la dotazione di servizi sia per
l’inserimento nel circuito delle comunicazioni sociali urbane.
Le “regioni turistiche” costituiscono ormai vere e proprie aree urbane, pur se dotate di particolari attrattive
ambientali e paesaggistiche.
71

Fattori di attrazione urbana


Nel 1950 il 29 % della popolazione mondiale viveva in aree urbanizzate, mentre nel 2000 la percentuale è del
51,3 %, con un aumento maggiore della popolazione urbana nei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo.
Crescita alimentata sia da incremento demografico che da immigrazione di popolazione rurale.
Di conseguenza nelle regioni economicamente povere l’afflusso dalla campagna alla città è spesso elevato.
Nei paesi economicamente evoluti le aree urbane, oltre ad accogliere le funzioni abitativa e lavorativa,
rispondono anche alla crescente domanda di strutture per lo svago e la ricreazione, elementi di attrazione per i
giovani.
Fattore che spinge la popolazione a trasferirsi nelle città o nelle immediate vicinanze è il modello economico
prevalente nelle società avanzate.
In esso i redditi dell’agricoltura crescono di solito meno rapidamente di quelli delle attività tipiche della città.
Nelle regioni del sottosviluppo la popolazione rurale è costretta a dividersi risorse sempre più scarse, mentre nei
paesi a economia avanzata l’automazione riduce il tasso di occupazione nell’agricoltura.
La produzione di derrate alimentari, in molte parti del mondo ha raggiunto il limite oltre il quale non è più
assorbita dal mercato.
La trasformazione delle economie urbane in economie di servizi alimenta la nascita dei cosiddetti metropolitan
businessmen, che si recano in città per affari e scambi. In questo caso la città tende a dividersi tra coloro che la
abitano e quanti ne utilizzano i servizi.
In futuro le aree urbane saranno maggiormente influenzate, territorialmente e funzionalmente, dalle esigenze
delle nuove popolazioni, piuttosto che dalle richieste di chi vi abita.
La città offre un corredo di strutture, ricreative e culturali, che attraggono masse crescenti di popolazione per
consumare servizi pubblici e privati.
In questo caso alle categorie di abitanti, lavoratori e uomini d’affari si affianca quella dei consumatori
metropolitani, che non sono attratti dai quartieri residenziali ma dalle aree ricreative (Navigli a Milano, Quartiere
Latino a Parigi etc.).
Molte città negli ultimi due secoli si sono presentate come la sede del progresso e della modernità, mostrando
modelli di vita attraenti, opportunità di ascesa sociale e formazione culturale.
Ma la città come ambiente ad alta complessità è altrettanto instabile e fragile, senza un continuo investimento
culturale, sociale e fisico, può declinare e morire, lasciando al suo posto agglomerati fisici totalmente
desocializzati.
La città è un luogo che può soddisfare o non soddisfare molte delle esigenze umane, dipende dalla saggezza dei
sui protagonisti e dalla capacità delle classi dirigenti d’interpretare e bisogni generali.
72

Le fasi della crescita urbana


Il fenomeno della crescita urbana è stato oggetto di interpretazioni che hanno cercato di fornire spiegazioni
soddisfacenti.
L’economista Myrdal per analizzare la crescita urbana e la formazione degli squilibri interregionali, ha elaborato
il modello dello sviluppo circolare cumulativo. Considerando la città e il territorio non urbano egli sostiene che
all’inizio queste due realtà hanno uno sviluppo equilibrato, nonostante la città presenti condizioni più favorevoli
per l’espansione economica (infrastrutture, capitali, professionalità, imprenditori etc.). Nel momento in cui la
regione, urbana e non, entra nella fase di crescita economica, la città attrae investimenti per la sua maggiore
competitività iniziale. Si sviluppano cosi movimenti migratori dalla campagna alla città, con crescita demografica
dell’area urbana interessata allo sviluppo delle attività di servizio. Questo determina la creazione di nuove
imprese e quindi un ulteriore sviluppo. La città diviene quindi sempre più ricca, grande e sviluppata.
Questa crescita esponenziale della città non può durare all’infinito, esistono delle soglie al di là delle quali i
vantaggi della concentrazione si perdono per l’eccessivo aumento della rendita fondiaria, dei costi di trasporto
interno, dell’inquinamento.
L’intensificazione dell’agglomerazione urbana diviene quindi svantaggiosa per talune attività (produzioni
industriali che impiegano manodopera poco qualificata reperibile altrove); diviene invece vantaggiosa per le
imprese innovative (high-tech), legate alla tecnologia avanzata e al quaternario, che si sviluppano meglio in
ambienti altamente qualificati e sono disposte a pagare gli alti costi dell’insediamento urbano.
Gli aumenti di tali costi vengono poi scaricati sui prodotti.
La città continua a crescere pur non aumentando la propria produttività e a esercitare un dominio sul resto del
territorio.
Quando la città si ripropone come protagonista della scena economica e culturale, acquisendo nuove attività, si
realizza una sorta di “rinascimento urbano”. In Europa, ad esempio, negli anni ottanta, dopo lo sprawl
metropolitano (diffusione spaziale delle città), si è assistito a una dinamica urbana che riconduce nuovamente
alla centralità.
Questo ha comportato la gentrification, la localizzazione economica nelle città di attività quaternarie, di
direzione, di ricerca e residenziali per i ceti sociali ad esse collegate, attraverso il recupero di edifici storici e di
interi quartieri destinati agli affari e ai nuovi residenti, di reddito alto.
Se il ritorno al centro ha rivitalizzato alcune città, nel contempo anche i centri di media e piccola dimensione ne
hanno tratto beneficio, inserendosi in circuiti urbani di livello superiore, regionale o sopranazionale, in grado di
esaltarne la specificità.
Nuove definizioni del fenomeno urbano, transactional city, new-tecnoliogy city, post-industrial city,
informational city, sottolineano il ruolo assunto dalle città che hanno attraversato diverse fasi di crescita.
73

Metropolizzazione, megalopoli, ecumenopoli


Alle grandi città vengono riconosciuti molti vantaggi economici, partecipazione alle economie di agglomerazione,
disponibilità di manodopera differenziata, presenza di attività di servizio alle imprese, concentrazione di poteri
decisionali e sedi delle maggiori imprese.
Conseguentemente si verifica un processo di polarizzazione degli insediamenti in determinati territori
periurbani, con conseguente espansione della città.
Questa polarizzazione si attua attraverso:
- disseminazione, la città cresce a macchia d’olio per la creazione di aree industriali, quartieri operai, residenziali,
ricreativi, turistici
- sviluppo tentacolare su un unico asse (espansione lineare) o su più assi (espansione stellare) con creazione di
nuovi insediamenti lungo le direttrici di grande traffico, i fiumi, i laghi, le linee ferroviarie
- cattura di centri minori nel tessuto urbano della città madre
- gemmazione a distanza di nuovi nuclei industriali, commerciali e residenziali legati alla città (centri turistici
litoranei, ipermercati e centri commerciali al di fuori dei siti urbani più congestionati).
Si ha così una distinzione tra la città circoscritta in ambiti amministrativi ben precisi, e la città reale, che
espandendosi ingloba altri centri, i quali di fatto divengono quartieri periferici della città principale, pur
mantenendo la loro autonomia amministrativa (ad esempio Sydney, Melbourne, New York etc.).
La crescita urbana di talune città richiede da parte della autorità pubbliche, una revisione dei confini
amministrativi, con l’abolizione di comuni periferici che vengono annessi alla città madre, o con la creazione di
organismi sovracomunali o intercomunali.

Regione-città: quando una pluralità di città, con il corredo di un certo numero di centri vicini, viene coinvolta in
un unico tessuto urbano (ad esempio Milano, Torino).
Megalopoli: una vasta area urbanizzata, in cui singole città, conurbazioni, agglomerazioni e aree metropolitane
sono connesse fra loro da fitta rete di relazioni economiche, commerciali, informatiche (Grande Boston, Grande
Washington). Densità di popolazione superiore ai 250 ab./km2.
Eperopoli: formazioni urbane estese a un intero continente, con un miliardo di persone.
Ecumenopoli: derivano dalle eperopoli, una gigantesca rete di corridoi urbanizzati, estesa senza soluzione di
continuità su tutto il globo.
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9 FUNZIONI URBANE

Classificazione delle funzioni urbane


Funzione È un’attività che risponde a esigenze sia interne della città sia esterne.

Sono attività capaci di avviare, controllare e mantenere relazioni culturali, politiche e economiche.
L’importanza di una città si può desumere dalle sue funzioni.
Le funzioni si misurano in base al raggio di azione e al loro impatto sulla vita sociale a diversi livelli territoriali
Le funzioni di una città possono avere diversa ampiezza, interessare un numero maggiore o minore di persone.
Ad esempio la funzione politico-amministrativa municipale interessa direttamente i propri abitanti ma una città
come Roma svolge anche funzioni politico-amministrative a raggio più vasto, interessano tutti i cittadini dello
Stato.
Ad esempio una città sede di imprese svolge funzioni di direzione economica che interessa certi soggetti ma se
l’impresa ha raggio di azione più ampio (p.e. è un multinazionale) può espandersi su spazio territoriale più
ampio, operare e produrre in più paesi.

In base al raggio di azione si hanno:


- funzione micro regionale (scuola primaria)
- funzione regionale (università)
- funzione macroregionale (istituto di ricerca)
- funzione nazionale (ministero)
- funzione internazionale (centro di ricerca scientifico)

Le funzioni urbane si classificano in base al tipo di attività:


- culturali: di ricerca, elaborazione/trasmissione delle informazioni
- direzionali: governo/amministrazione pubblica, credito etc.
- produttive: industria, imprese innovative
- distributive: trasporti, telecomunicazioni, turismo etc.

Funzioni locali e funzioni esportatrici


Ogni città ha offerta di beni e servizi, quindi presenta una organizzazione di attività multiple:
- funzioni di produzione
- funzioni di servizi
- sfruttamento delle risorse
- amministrazione
- culturale

In base all’utilizzo e alla natura:


f. locali (non basiche) Offrono servizi che hanno un raggio di azione che è limitato all’immediato ambito
territoriale della città, offrono beni e servizi che soddisfano la popolazione residente,
che vengono consumati in loco (scuola primaria, panetteria, medico generico)

f.esportatrici (basiche) Funzioni che hanno un raggio di azione a più livelli (regionale, nazionale,
internazionale); soddisfano la domanda locale ma servono anche la popolazione di un
territorio più ampio (sede azienda nazionale, fabbrica siderurgica etc.

La distribuzione non sempre è netta ci possono essere insieme funzioni locali e funzioni esportatrici (una
panetteria con funzione locale, per la qualità dei suoi prodotti può richiamare una clientela più estesa).
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Funzioni industriali della città


XIX-XX secolo l’industria scelse di ubicarsi in città, attratta da economie di agglomerazione (economie esterne) e
dalla conseguente formazione di un vasto e differenziato mercato di forza-lavoro e di servizi. Industrie legate al
settore meccanico, chimico, siderurgico.

I processi deglomerativi (deindustrializzazione) degli anni “70-“80 hanno reso obsoleti e inutilizzabili grandi
impianti creando “vuoti urbani”, aree “dismesse”, strategiche ora per il ridisegno della città.

Nuove attività industriali sostituiscono quelle in declino:


- attività industriali che appartengono a settori tecnologici avanzati: le industrie si legano con il settore della
ricerca, la forza-lavoro specializzata, la velocità della comunicazione
- attività che si legano alle funzioni culturali della città (editoria, moda): industrie che richiedono contatto diretto
con clientele d’elite e con la cultura artistica metropolitana (piccole imprese che si insediano nel verde dei
quartieri suburbani)

Immigrati La loro presenza nelle grandi città ha determinato la formazione di un mercato del lavoro parallelo a
quello ufficiale. Un’offerta di manodopera che consente lo sviluppo di piccole unità industriali di tipo
tradizionale.

Nuova specializzazione delle città, parchi tecnologici (tecnopoli)

Parchi tecnologici Si pongono come obiettivo:


- la creazione e lo sviluppo di nuove imprese a tecnologia avanzata
- il trasferimento delle innovazioni tra le istituzioni di ricerca e le imprese che le
commercializzano
- la creazione di posti di lavoro
- l’ottimizzazione delle prestazioni dell’economia globale
- l’arricchimento reciproco tra ambiente scientifico e d’impresa

Le tecnopoli di norma sono realizzate lontano dalle città, vicino ai campus.


Sono concepiti come una nuova forma di insediamento industriale-terziario.
In USA il fenomeno assume forme diffuse, al punto che si può parlare di regioni di alta tecnologia, che si
localizzano principalmente nel sun belt (cultura del sole), la costa occidentale è più consona per questo tipo di
insediamento.
Ad esempio: Triangle Research Park (California); Stanford Research Park (San Francisco)
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Funzioni terziarie e quaternaria


Tra le funzioni svolte dalla città:
- dispensatore di servizi per la propria popolazione
- centro coordinatore delle attività economiche e vita socioculturale di un’area più o meno vasta

La città è sede di:


f. passive Destinate a recepire e soddisfare un’utenza, corrispondono alle attività di servizio (settore terziario)
- si concentrano nelle città
- attraggono flussi di utenti e consumatori dai territori circostanti
- la loro localizzazione dipende dalla distribuzione geografica della domanda nelle aree circostanti

f.attive Generatrici di impulsi, ordini validi per l’organizzazione delle relazioni sul territorio. Sono fattori
attivi di organizzazione territoriale. Promuovono processi di trasformazione e sviluppo, di decisione
e concezione, indipendentemente dalla distribuzione geografica della domanda e al di fuori delle
aree di gravitazione (settore quaternario)

Ad esempio la sede di una multinazionale gestisce filiali, agenzie, stabilimenti localizzati in diversi parti del
mondo, lo sviluppo economico di questi dipende da ciò che si decide nella sede principale.

Funzioni della città non solo consistono nella produzione di beni materiali, ma anche di attività “immateriali” che
si situano a monte e a valle della produzione.

Centralità, marginalità, specializzazione delle funzioni


Nell’ambito della città si determinano poli multifunzionale specializzati in una sola attività.
La funzione unica è eccezionale, di norma in uno spazio urbano le funzioni si associano attorno a una funzione
polarizzante elementare.
Le funzioni si associano perché i bisogni ai quali rispondono sono collegati, o tecnicamente connessi.
Per alcuni studiosi c’è corrispondenza tra l’entità della popolazione e il livello funzionale della città:
rank size rule (regola rango-dimensione): al crescere degli abitanti della città si innalza il livello funzionale.
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10 VERIETÀ DI CARATTERI INSEDIATIVI

Modelli insediativi

Modello elementare Il costo del suolo diminuisce dal centro alla periferia, nel centro si localizzano le
attività più redditizie, mentre le dimore residenziali e le attività che possono
sopportare meno alti costi degli edifici si collocano secondo cerchi concentrici
attorno ad esso.
Modello per settori radiali L’accessibilità aumenta lungo le maggiori arterie di traffico che si irradiano dal
centro e i cerchi si frammentano in settori simili a cunei che si allargano dal centro
alla periferia, occupati indifferentemente da aree residenziali, servizi e industrie.
Modello Harris-Ullman La città viene a svilupparsi intorno a più nuclei, ciascuno dotato di una specifica
anatomia e qualità con tanti CBD (Central Business District) autonomi rispetto a
quello principale.
Combina centri concentrici, settori radiali, nuclei periferici.

I CBD di giorno hanno la funzione di stabilire fitte relazioni con una popolazione numerosa e una clientela
frettolosa, di notte restano privi di abitanti.

Città diffuse e città nuove


Lo spazio urbanizzato presenta svariate forme:
- regolari
- compatte
- sfrangiate
- diffuse

Città diffuse, nascono dalla avanzata della città nella campagna. Si alternano villette, unità industriali, spazi
agricoli. La densità di popolazione, la rendita fondiaria, l’occupazione del suolo presentano valori variabili.

New towns, la costruzione di città nuove ha lo scopo di frenare l’espansione delle grandi città, che ha come
conseguenza la sottrazione di suoli fertili all’agricoltura.
È un’espressione nata in Inghilterra, con l’idea di città-giardino si è cercato di rispondere alla aesigenza di avere
città più vivibili.
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I modelli insediativi

1. Modello di Burgess: man mano che la città si espandeva nello spazio, le famiglie più ricche si muovevano
verso le abitazioni più nuove ai margini della città, lasciando le loro abitazioni precedenti disponibili per la
localizzazione di famiglie a reddito leggermente inferiore e così via, finché, nel centro della città, le abitazioni
in assoluto più vecchie venivano abbandonate anche dalle famiglie più povere, per essere demolite e
sostituite dagli uffici e dai negozi del centro direzionale (Central Business District - CBD ) in espansione.

2. Modello per settori radiali di Hoyt: modificava il modello di Burgess: i cerchi si frammentano in settori simili
a cunei, che si allargano dal centro alla periferia; ciascun settore presenta proprie caratteristiche economiche,
sociali, etniche e un proprio peso politico nel governo della città. considerando che lo spazio urbano non è
sempre omogeneo e che la città può avere inglobato nella sua crescita periferica altri centri, il valore del
suolo dei vari quartieri però innalzarsi o abbassarsi

Le zone:

1 Centro degli affari

2 Industria leggera e magazzini

3 Residenza delle classi povere

4 Residenza delle classi medie

5 Residenza delle classi ricche


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3. Modello dei nuclei multipli di Harris e Ullman: combina cerci concentrici, settori radiali e nuclei periferici: la
città viene a svilupparsi intorno a più nuclei

 Alto costo dello spazio viene talora compensato grazie alla costruzione di grattacieli
 Lo spazio necessario alle attività dell’area urbana centrale viene ricavato, talvolta, anche in profondità; I CBD
di notte restano quasi privi di abitanti (Londra) → movimenti pendolari centripeti al mattino e in senso
centrifugo alla sera.

Nel CBD si individuano:


 zona di rifiuto = aree abbandonate gradualmente dalla popolazione per trasferirsi in confortevoli quartieri
residenziali periferici
 zona di assimilazione = fascia di nuova espansione dei quartieri borghesi
 attività “consumatrici di spazio” (campus universitari, istituti di ricerca, sedi di mostre e fiere) → localizzazioni
periferiche
 shopping malls = grandi complessi commerciali, di servizi e divertimento dotati di viali, gallerie e piazze
coperte
 ⇒ decentramento → ricentralizzazione periferica
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Città diffuse e città nuove

Città diffusa = forma di urbanizzazione nata dall’avanzata della città nella campagna
→ densità di popolazione, rendita fondiaria, occupazione del suolo: valori variabili
→ vantaggi individuali
→ elevati costi sociali: sottrazione di suoli fertili all’agricoltura
spese di gestione dei servizi collettivi
inquinamento

Città nuova (new town): massima espressione in Inghilterra


Obiettivo iniziale: depolarizzare le grandi agglomerazioni (Londra) creando al di là della green belt nuovi poli
insediativi; le prime new towns, ubicate a 50 km da Londra, non riuscirono a controbilanciare l‘attrazione
londinese e si trasformarono in semplici “città satelliti”. Una seconda generazione di new towns vennero
collocate a maggiore distanza.
Vera rivoluzione per la politica urbana dei paesi occidentali, poiché si è trattato di creazioni volontarie con lo
scopo di consentire alla popolazione di vivere sostanzialmente in un circuito chiuso, in grado di offrire tutti i
servizi e le strutture necessari alla vita moderna.
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11 LE RETI URBANE

Il concetto di rete urbana


Le città hanno sempre stabilito tra di loro e con il territorio circostante dei legami reciproci, materiali e
immateriali.
Questa capacità di mantenere e ampliare il tessuto relazionale ne ha permesso la crescita urbana e
l’integrazione economica.
La rete urbana è costituita da un ‘insieme inseparabile di punti, linee e superfici e rappresenta il sistema di
circolazione di persone, beni e informazioni.

Rete urbana È l’insieme delle città e delle altre località centrali minori in cui si organizzano le funzioni di
servizio e di potere in una regione antropo-geografica.

I sistemi urbani tendono a organizzarsi per reti.


Le città sono la “cerniera” fra la regione e il resto del mondo, tra esse si organizzano reti regionali e globali.
I nodi di questi due livelli di reti (regionali, globali) sono:
- nel primo caso le città municipali
- nel secondo caso i sistemi territoriali urbani, con i loro nuclei più densi (all’interno dei quali sono presenti le reti
locali)

Quindi se nelle gerarchie urbane ad albero ogni città di livello inferiore dipende direttamente da una singola città
di livello superiore (modello Christaller), in un mondo di reti i rapporti gerarchici tra le singole città sono sempre
meno importanti, ma si rafforzano le dipendenze gerarchiche delle città di livello inferiore nei confronti della
rete di livello superiore.

Esistono vari tipi di reti:


- reti di complementarietà, composte da centri specializzati interconnessi da legami di mercato e di input-output
(Randstad Holland, Paesi Bassi)
- reti di sinergia, dove centri simili entrano in rapporto di collaborazione (centri finanziari collegati da
infrastrutture di telecomunicazione o di città turistiche, la cui collaborazione avviene attraverso circuiti storico-
culturali)
- reti di innovazione, in cui le città cooperano su progetti specifici, produttivi o infrastrutturali (ad esempio città
francesi unite da accordi di collaborazione per la costruzione di servizi tecnologici avanzati)

Preferenza accordata al paradigma reticolare.


82

Come si formano le reti


Le reti urbane si creano all’interno di ogni nazione e sono centrate di norma sulla capitale o sul principale centro
economico o su entrambi.
Più è sviluppata l’attività economico-politico-culturale della nazione, più è esteso il tessuto delle reti.
Fattori che influiscono sulla formazione di reti:
- la dissoluzione degli imperi coloniali (ci sono in vita aree culturali che si legano oggi con quelle dei paesi
colonizzatori)
- l’arte può avere un ruolo nella connessione delle città (fiere, mostre etc. attirano visitatori)
- i flussi migratori creano reti di città
- le moderne tecnologie informatiche che contribuiscono a dare vita a ragnatele planetarie

New York, Londra e Hong Kong sono le capitali principali delle reti delle informazioni-decisioni che interessano il
mondo intero.

Reti di città e reti di trasporto


Trasporti e uso del suolo sono tra loro in stretta connessione, sia perché l’uso del suolo dipende dalla rete dei
trasporti sia perché le varie attività generano nuova domanda di mobilità che orienta la crescita delle
infrastrutture.
Reti di città e reti di comunicazione sono interdipendenti.

Le infrastrutture di trasporto hanno stimolato la crescita urbana. Con lo sviluppo della città questi
condizionamenti cambiano e la rete urbana impone il tracciato delle vie di comunicazione, mentre la gerarchia
urbana impone l’organizzazione delle nuove infrastrutture.

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