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METODI DELLA RAPPRESENTAZIONE

I metodi di rappresentazione che analizzeremo ( proieizioni ortogonali e assonometriche) si basano sulla


geometria proiettiva e sulla branca di una geometria che non è più euclidea. La GEOMETRIA DESCRITTIVA
impiega un sistema di riferimento cartesiano (tre assi) per definire nello spazio la collocazione degli enti,
tale sistema può avere due orientamenti simmetrici: DESTRORSO e SINISTRORSO, che possono essere
costruiti con le mani ricordando che il pollice rapprenta l’asse x, l’indice Y e il medio Z.

La scelta di uno dei due sistemi di riferimento non è ancora normata, per cui la scelta cambia a seconda del
campo in cui ci troviamo, in genere utilizzeremo il destrorso

CONVENZIONI

Il disegno ha u linguaggio proprio e ne fanno parte anche i simboli, ad esempio i punti si indicano con le
lettere mauiscole dell’alfabeto (A,B,C….) se il punto è uno solo si indica con P, altrimenti se sono più punti si
comincia dalla A.

Le rette sono indicate con lettere minuscole dell’alfabeto (a,b,c,…) se la retta è una si usa la r, altrimenti si
comincia dalla a.

I piani sono indicati con lettere minuscole dell’alfabeto greco

Gli enti fondamentali sono: PUNTO, RETTA e PIANO

Si usa indicare l’appartenenza di un ente ad un altro con il simbolo di appartenenza.

Altro simbolo è il simbolo di intersezione U.

L’operazione di PROIEZIONE sarà caratterizzata da un apice, se tali operazioni sono più di una, si
utilizzeranno più apici: P’ prima proiezione, P’’ seconda proiezione del punto P.

OBIETTIVO

Lo studio dei metodi della rappresentazione hanno come obiettivo quello di realizzare una
rappresentazione grafica, oggettiva attraverso metodi capaci di rispondere alle varie esigenze della
rappresentazione.

GEOMETRIA

Ci si avvale in particolar modo della geometria che studia le proprietà delle figure piane e solide che non
variano per effetto di particolari condizioni (congruenza, similitudine, parallelismo ecc). con essa noi
tentiamo di schematizzare le proprietà del reale.

GEOMETRIA PROIETTIVA.

Definisce scientificamente dei procedimenti grafici di rappresentazione. È caratterizzato dallo studio


coerente e sistematico delle proprietà geometriche (proiettive) delle figure che restano valide anche dopo
la trasformazione proiettiva (proprietà di incidenza, allineamento, appartenenza) cioè sono studiate le
proprietà dello spazio tridimensionale che rimangono invariate anche dopo essere state tradotte in
disegno, in uno spazio bidimenionale.
GEOMETRIA DESCRITTIVA

Fornisce dei metodi per rappresentare in modo rigoroso su un foglio da disegno bidimensionale tutti i corpi
della natura che sono tridimensionali. È caratterizzato dallo studio dei metodi di costruzione grafica delle
figure e ne mostra la rappresentazione per mezzo di proiezioni su un piano. Si basa sulla geometria
proiettiva ed in particolare sulle operazione di proiezione e descrizione.

ENTI GEOMETRICI

Gli enti geometrici sono gli elementi che compongono o generano le figure. Si tratta di entità non
materializzabili, cioè senza proprietà fisiche. Il punto non ha dimensioni e viene indicato, come abbiamo
visto con le lettere maiuscole dell’alfabeto latino.

La retta ha una sola dimensione ed è costituita da un insieme infinito di punti allineati, che definiscono una
direzione ed è priva di spessore.

La semiretta è una retta che ha inizio da un punto e che continua indefinitamente.

Il segmento è una porzione di retta chiusa da due punti. Parlando della retta introduciamo i concetti di
direzione e di verso. Più precisamente la direzione viene indicata con una retta semplice (retta r) e si indica
con un trattino sopra le retta, si definisce verso di percorrenza lungo una direzione e si sindica con una
freccia.

Precisamente la direzione è a rigore proprio di una semiretta che ha inizio in un punto e prosegue in una
certa direzione, per cui:

- La retta individua la direzione


- La semiretta individua direzione e verso

Il PIANO è un ente caratterizzato da due dimensioni illimitate che puo essere concepita come un insieme di
infinite rette o punti: si parlerà quindi di piano rigato o punteggiato.

Il piano definisce una giacitura: è un termine per indicare la posizione del piano, individuata rispetto ai tre
assi cartesiani. Esso ne indica l’inclinazione o la posizione nello spazio.

I POSTULATI

La geometria descrittiva si avvale di alcuni postulati, cioè verità non dimostrabili.

I postulati di appartenenza descrivono le relazioni immediate ed elementari che intercorrono tra gli enti.

I° postulato: un ente appartiene ad un altro quando lo contiene o ne è contenuto

Ad esempio si può dire: il punto P app. β oppure il piano β contiene il punto P.

CONDIZIONI DI APPARTENENZA

Due punti distinti A e B individuano una retta a cui appartengono.


Tre punti A, B e C non allineati individuano un piano β a cui appartengono (se fossero allineati
individuerebbero una retta)

Una retta b ed un punto A che non si appartengono (punto estraneo alla retta) individuano un piano β a cui
appartengono

Due piani distinti β e π individuano una retta r a cui appartengono

Tre piani π, β e Ω che non appartengono alla stessa retta individuano un punto P a cui appartengono.
Una retta r ed piano β che non si appartengono, individuano un punto P a cui appartengono.

RIASSUNTO:

- Due punti: individuano una retta a cui appartengono


- Due piani individuano una retta a cui appartengono
- Tre punti non allineati individuano un piano a cui appartengono
- Tre piani non appartenenti ad una sola retta individuano un punto a cui appartengono
- Un punto ed una retta che non si appartengono individuano un piano a cui appartengono
- Un piano ed una retta che non si appartengono individuano un punto a cui appartengono
- Se due punti di una retta appartengono ad un piano anche la retta appartiene a quel piano
- Se due piani per una retta passano per un punto anche la retta passa per il punto
- Due rette incidenti in un punto individuano un piano a cui appartengono
- Due rette appartenenti ad un piano individuano un punto a cui appartengono

OPERAZIONI GEOMETRICHE FONDAMENTALI

Le operazioni fondamentali della geometria proiettiva sono quelle di PROIEZIONE e di SEZIONE


Tali operazioni potrebbero essere pensate ed associate all’illuminazione di un oggetto con una sorgente
luminosa che genera un ombra ad esempio su una parete di fondo.
Gli elementi fondamentali di queste operazioni sono il centro di proiezione C, piano su cui si forma o viene
raccolta l’immagine (rispettivamente sorgente luminosa e parete in riferimento all’analogia con
l’illuminazione dell’oggetto)
Sia dato un punto nello spazio C detto centro di proiezione ed un piano π detto piano di quadro,
ovviamente non appartenente a C ed un punto P non coincidente con C, si definisce Proiezione l’operazione
di costruzione della retta CP passante per il centro C e per il punto P.
Ricordando che una retta che incontra un piano individua un punto “tagliando” la retta proiettante con un
piano detto piano di quadro o piano proiettante su di esso si forma un punto che indichiamo con P’.
La seconda operazione (dopo quella di proiezione) di intersezione di piano di quadro con la retta
proiettante è l’operazione di sezione.
In altri termini, proiettando dal centro C sul piano π il punto P, si ottiene nell’intersezione del raggio
proiettante con il piano π un punto P’ (immagine di P su π)
Guardando P da C ne abbiamo tratto un’ immagine che si è formata sul piano π (meccanismo di
funzionamento delle vecchie macchine fotografiche).

CASO PARTICOLARE

Quando il punto P giace sul piano di quadro eseguendo le medesime operazioni di proiezione e sezione
viste precedentemente, l’immagine di P coincide con il punto stesso (o anche P coincide con la sua
immagine)
Punti che coincidono con la propria immagine sono detti PUNTI UNITI cioè punti che sono al tempo stesso
oggetto ed immagine.

Analogamente potremmo dare un punto nello spazio, un piano π e come oggetto questa volta una retta r
che non è retta di π e non passa per C. si definisce questa volta l’operazione di proiezione non più la
costruzione di una sola retta, perché per “vedere” tutti i punti della retta dal centro di proiezione devono
uscire infinite rette proiettanti uno per oggni punto della retta: otteniamo un piano rigato che viene
definito piano proiettante.

Tutti i piani proiettanti hanno la caratteristica di passare per il centri di proiezione C. in questo caso si
definisce SEZIONE l’operazione di intersezione di piano proiettante con π, ottenendo così la retta di
intersezione r’ , immagine di r . in altri termini proiettando da C la retta r su π, si ottiene nella retta di
intersezione del piano Cr con π e la retta r’ immagine di r .
sul piano di quadro π l’immagine di una retta è ancora una retta.
Come abbiamo visto nel caso particolare precedente i tre elementi, centro C, piano π e oggetto, possono
assumere diverse posizioni reciproche :
- Il piano di quadro è posto tra il centro e l’oggetto
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- Il centro di proiezione è posto tra il piano di quadro e l’oggetto (macchine fotog. Vecchie)
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- L’oggetto è posto tra il centro e il piano di quadro (sorgente luminosa)ù
Ci sono delle proprietà che rimangono inalterate: se gli enti geometrici hanno tra di loro delle
caratteristiche nella realtà, nelle loro immagini queste proprietà non variano e rimarranno tali anche dopo
aver tradotto la realtà tridimensionale in un disegno bidimensionale. Tale proprietà che rimangono
inalterate sono: appartenenza, allineamento ed incidenza.

APPARTENENZA: se il punto P nella realtà appartiene ad una retta r la sua immagine P’ apparterrà
all’immagine r’ della retta

INCIDENZA: se due elementi sono incidenti nella realtà anche le loro immagini saranno incidenti.

ALLINEAMENTO: se tre punti sono allineati nella realtà anche le corrispondenti immagini saranno allineate
dopo averle disegnate.

INCIDENZA DI DUE RETTE: se due rette sono incidenti in P, le loro immagini saranno incidenti in P’,
immagine di P

GEOMETRIA EUCLIDEA
Nella geometria euclidea, due rette incidenti hanno un punto un comune;
due piani incidenti si incontrano in una retta
due rette parallele non hanno alcun punto in comune
due piani paralleli non hanno alcuna retta in comune .
effettueremo ora un passaggio importante: passeremo dallo spazio della geometria euclidea allo spazio
della geometria proiettiva che si basa su fondamenti diversi. Infatti la geometria proiettiva amplia lo spazio
di quella euclidea introducendo quelli che si chiamano elementi impropri:
punto improprio e retta impropria.
Siano dati due piani incidenti π e π’, consideriamo una retta che giace su π, tale retta incontrerà π’
bucandolo.

Dato un centro di proiezione C, eseguendo le operazioni di proiezione viste, facciamo partire da C una retta
proiettante che guarda A: l’immagine di A sul piano di quadro π’ coincide proprio con A, per cui il primo
punto che troviamo è un punto unito.

Successivamente “guardiamo” da C altri punti della retta (A’, A’’….) poiché come sappiamo la proprietà di
allineamento viene rispettata, anche le immagini dei punti A’ A’’….. (che sono allineati formando r)
risultano allineati formando la retta r’ immagine di r.

Allontanandoci sempre di più lungo la retta r cioè considerando punti sempre più lontani da “guardare”, la
retta proiettante tende ad assumere una posizione sempre più inclinata, fino a che il punto da guardare è
talmente lontano che il raggio visuale (retta proiettante) diventa quasi parallela al piano orizzontale π su cui
giace r.

Supponiamo di eseguire le operazioni di proiezione e sezione su questo punto all’infinito. Facciamo partire
un raggio proiettante; esso “bucherà” ugualmente il piano di quadro formando un immagine comunque
reale, che appartiene a r’, cioè l’immagine di punti lontanissimo (all’infinito) continuano ad essere allineati
con le immagini di punti propri.

L’ultimo punto, all’infinito, invece è un punto che non è più proprio e nonostante ciò guardandolo si può
trovare la sua immagine : qui nasce la forte discrepanza con la geometria euclidea. Ripetiamo l’immagine di
un punto A app r si porta sulla retta r’ in un punto A’ che invece è un punto finito: l’immagine dell’infinito è
un punto finito

VISTA IN SCORCIO

Per giustificare il concetto di punto improprio all’infinito, si prendono una retta r e un punto P, centro di
proiezione al di fuori di esso, si fanno partire una serie di rette s che incontrano r in punti successivi A,B,C…

La retta r si inclina sempre di più, allontanandosi il punto da osservare, ad un centro punto l’inclinazione
sarà tale che r ed s saranno parallele. Questo avviene per u punto che si trova all’ infinito.
Nella geometria euclidea diremo che non vi è più un punto in comune; nella geometria proiettiva invece
diciamo che esiste ancora un punto in cui le rette si incontrano, si tratta però di un punto all’infinito, punto
improprio. Si definisce punto all’infinito il punto improprio comune alle due rette.

Due rette parallele si incontrano in un punto all’infinito.

Per cui possiamo definire nella geometria proiettiva due rette parallele come il caso limite di rette incidenti,
il cui punto di intersezione esiste ma è posto all’infinito.

Discorso analogo può essere fatto per due piani:

due piani paralleli si incontrano in una retta all’infinito, cioè impropria.

Possiamo cosi schematizzare la distinzione tra geometria euclidea e geometria proiettiva

PROIEZIONI ORTOGONALI
Le P.o sono quelle più corrispondenti alla forma dell’oggetto ,
Per le P.o il centro di proiezione è un punto improprio, cioè un punto posto all’infinito.
Esse possono chiamarsi anche proiezione Mongiane, esse descrivono la realtà in uno spazio formato da due
piani posti ortogonalmente che si incontrano in una linea. Noi lavoreremo pensando rappresentando
oggetti nel primo diedro.
I due piani π’ e π’’ non solo definiscono lo spazio ma sono anche i piani su cui si formeranno le immagini.
Per avere una maggiore comodità nel disegno si opera una rotazione dei piani, nello specifico si abbatte π’
su π’’ in modo che i piani coincidano mentre prima formavano un angolo retto.
Come abbiamo detto le P.o sono caratterizzate da un centro di proiezione all’infinito ed un piano di quadro
poiché nel nostro caso abbiamo due piani di quadro devono esserci due C di proiezione, ognuna
perpendicolare a ciascuno dei due piani. Quindi per eseguire le operazioni di proiezione devono uscire dei
raggi di proiezione che incontrano l’oggetto e ne cercano un immagine sui piani.
Per ogni immagine questo per tutti i punti dell’oggetto, quindi nelle P.o la comprensione dell’oggetto non è
immediata perché abbiano due immagini, una prima proiezione che si chiama PIANTA e duna seconda
proiezione che si chiama PROSPETTO O SEZIONE.

La prima proiezione è identica alla forma dell’oggetto nel nostro caso, mentre la seconda proiezione è
semplicemente una linea, mettendo insieme queste due figure si capisce la forma dell’oggetto.
Per poter disegnare meglio come abbiamo detto abbattiamo π’’ su π’, in modo da ritrarre prima e seconda
proiezione su un unico piano, abbiamo cosi operato una traduzione da realtà tridimensionale a realtà su
spazio bidimensionale.
I quattro diedri spaziali si intersecano in quello che ci da la linea di terra.
Il primo diedro nel quale lavoreremo è definito da tre parti di piano: piano orizzontale, piano verticale,
piano laterale il quale chiude lo spazio quindi un oggetto sarà rappresentato da prima, seconda e terza
proiezione, anche se nella maggior parte dei casi è necessaria prima e seconda.
Pioché però il nostro obbiettivo è quello di disegnare sul foglio, e possiamo immaginare di aprire il diedro e
riportare i tre piani di quadro su un unico piano di quadro che nel nostro caso sarà il foglio.
PROSPETTIVITA’

Abbiamo due piani che si incontrano (non necessariamente ortogonali) in un centro di proiezione C esterno
ai due piani, per le propietà delle operazioni di sezione e proiezione ad ogni punto di π corrisponde uno ed
un solo punto di π’. Possiamo quindi dire che tra i due piani intercorre una corrispondenza biunivoca, cioè
tra i due piani intercorre una relazione tale che fissato un punto sul piano per il processo proiettivo risulta
individuato il suo corrispondente sull’altro piano e viceversa (ad esempio fissato A su π sarà A’ il suo
corrispondente e viceversa).

I punti A e A’ sono legati da una prospettività di centro C quindi corrispondente biunivoca descritto è detto
prospettività: si tratta del processo proiettivo che lega i due piani ad un centro di proiezione.

Se spostiamo il punto A lungo una retta r del piano π, il suo corrispondente descriverò su π’ la stessa retta
r’, infatti ad A1 app. π corrisponderà uno ed un solo punto A1’ app. π’; A1 e A1’ sono sulla retta r’ immagine
delle due rette r e r’, hanno in comune un punto nel quale si incontrano, si tratta del punto O che è un
punto particolare perche corrisponde con la sua immagine O’ ed è quindi PUNTO UNITO.

Tutti i punti della retta di intersezione tra due piani che indichiamo con U godono della stessa propietà di O
cioè sono tutti punti uniti (oggetto di immagine allo stesso tempo); tale retta prende il nome di retta dei
punti uniti o asse della prospettività. La retta r è una retta infinita per cui ha un punto all’infinito ( elemento
improprio) essendo un punto della retta deve avere anche esso un corrispondente sulla retta r’, tale
corrispondente è il punto P’ che è finito, infatti se vogliamo incontrare P all’infinito dobbiamo portare per C
una retta parallela ad r, in modo tale che essi si incontrano proprio all’infinito. Questa retta incontra π’ in
un punto reale P’. questa situazione viene a determinarsi per la condizione di parallelismo che il raggio
proiettante CP deve assumere con π per poter proiettare un punto all’infinito.

I POSTULATI DELLA PROSPETTIVITA’

Coppie di punti corrispondenti sono sempre allineati con il centro C della prospettività

Coppie di rette corrispondenti si incontrano sull’asse della prospettività (lungo dei punti uniti nonché
intersezione dei piani π e π’)

PROSPETTIVITA’ DI RIBALTAMENTO
Abbiamo ancora due piani che si incontrano (quindi non paralleli).

Abbattiamo π su π’ abbattendosi π va a sovrapporsi a π’ e tutti i punti del piano π nella rotazione


dell’abbattimento vanno a sovrapporsi ai loro corrispondenti su π’ cosicchè la retta r si appoggia su r’.
anche in questo caso si stabilisce una corrispondenza biunivoca. Quando π si abbatte su π’ i punti
descrivono un arco di cerchio appoggiandosi sui rispettivi corrispondenti; il centro dell’arco di cerchio ( cioè
il perno del ribaltamento) è la retta u.

L’operazione vista per poter essere una prospettività presuppone che vi sia un centro di proiezione. Il
movimento dei punti lungo l’arco di circonferenza (cioè la rotazione) può essere sostituita da una
proiezione effettuata da un centro di proiezione posto all’infinito, disposto in posizione perpendicolare:
PIANO BISETTORE dell’angolo formato da i due piani. Quindi realizzare il ribaltamento di due piani intorno
alla loro retta di intersezione equivale ad effettuare l’operazione la proiezione di un piano sull’altro da un
centro di proiezione C all’infinito e disposto ortogonalmente al piano bisettore dell’angolo formato da due
piani, anche il ribaltamento è una prospettività quindi caratterizzata però dall’avere centro di proiezione
all’infinito pur mantenendo inalterate le proprietà dei punti e rette corrispondenti.

OMOLOGIA

L’omologia è il prodotto di una doppia prospettività. Questa volta abbiamo un piano π0 che si incontra con
2 piani π e π’ sovrapposti. Per doppia prospettività si intende il prodotto di due prospettività in cui i punti
del piano π0 sono proiettati da due centri di proiezione (Esterni) C e C’ su 2 piani sovrapposti π e π’.

Proiettando il punto Aapp.π su π0 otteniamo su quest’ultimo il punto A0, quindi tra A e A0 intercorre una
corrispondenza biunivoca di centro C. proiettando ora A0 appartenente a π0 da un altro centro di
proiezione c’ sull’latro piano π’ otteniamo il punto A’ appartenente a π’. Quindi fissato il punto A app π,
nella prospettività (Doppia di centri C e C’) è univocamente determinato il punto A’ e quindi i punti A, A0 e
A’ sono univocamente legati fra loro.

Tra il punti del piano π e di π’ esiste una corrispondenza biunivoca. La corrispondenza ottenuta proiettando
da due centri di proiezione (doppia prospettività) si chiama OMOLOGIA. Spostando il punto A lungo una
retta si sposterà nello stesso modo il punto A’ (perché essi sono legati da una corrispondenza omologica) i
piani sovrapposti sono in effetti un artificio per descrivere il prodotto della doppia prospettività, gli stessi
concetti visti fino ad ora rimangono invariati anche considerando un arco piano (e non due sovrapposti).
Quindi possiamo considerare A ed A’ come punti corrispondenti dello stesso piano ottenuti come
proiezione dai centri C e C’ : vi è una corrispondenza biunivoca tra punti di uno stesso piano attraverso la
proiezione di uno di esso su di un altro piano da due distinti centri di proiezione. Ragioniamo ora su due
raggi proiettanti, cioè le rette CA e C’A’ : queste due rette sono COMPLANARI perché si incontrano in A0 e
sappiamo che due rette incidenti individuano un piano a cui appartengono. Il piano individuato dalle due
rette interseca il piano π nella retta a. se congiungiamo i due centri di proiezione con una retta anche essa
appartenente ad a intersecherà π il (piano saldato) nel punto u che chiamiamo CENTRO DELL’OMOLOGIA.

Questo punto ovviamente incontra anche la retta a. l’omologia ha le stesse proprietà della prospettività:

rette corrispondenti si incontrano sull’asse dell’omologia (lungo dei punti uniti e di incontro dei due piani)

punti corrispondenti sono allineati con il centro dell’omologia, punto di intersezione della retta
congiungente i centri di proiezione.

L’omologia premette di trovare la rappresentazione di figure in maniera veloce. A noi sostanzialmente


interessa ciò che avviene sul piano π che è il nostro foglio da disegno. Possiamo costruire un omologia
quando in un piano sono assegnati il centro U dell’omologia, l’asse U dell’omologia e una coppia di punti o
rette corrispondenti.

Passiamo ora a costruire il corrispondente del triangolo ABC dati l’asse U e A’ corrispondente di A.

Cominciamo cercando l’omologo di C, cioè C’ che è allineato con il centro dell’omologia perciò deve stare
sulla retta UC, sappiamo poi che rette corrispondenti si incontrano sull’asse dell’omologia per cui
prolunghiamo AC ottenendo la retta r che interseca u in L. ora poiché coppie di rette corrispondenti si
incontrano sull’asse dell’omologia la retta corrispondente di ACL sicuramente passa per L che è un punto
unito e sicuramente contiene A’ se C se deve appartenere alla retta uC perché è alluneato con uC deve
appartenere ad AL, C’ è il punto di incontro delle rette. Più velocemente per il passaggio successivo uniamo
UB fino a toccare U e da lì ripartiamo verso A’

AFFINITA’ OMOLOGICA

Siano dati due piani sovrapposti π e π’, un pianoπ0 che li incontra e un centro di proiezione improprio C,
ortogonale a π e π’ e C’ perpendicolare al piano bisettore.

Proiettando un punto A0 app. con π0 dal centro C sul piano π, proiettando lo stesso punto da C’ otteniamo
A’, i punti A e A’ sono legati da una corrispondenza biunivoca di centro C e C’, in questo caso l’asse
dell’omologia è sempre la retta U, intersezione dei piani π e π0. Il centro dell’omologia è rappresentato
dall’intersezione della retta congiungente i due centri di proiezione col piano π; ma poiché i centri di
proiezione sono impropri la loro unione interseca il piano in un punto improprio U la cui direzione è
perpendicolare all’asse u. infatti due raggi proiettanti sono complanari perche hanno in comune il punto
A0.

Il piano β da essi individuato interseca π nella retta A e questa volta U è elemento improprio di A, perche i
centri sono impropri, quindi la doppia prospettività di due centri impropri caratterizzati da centro improprio
prende il nome di AFFINITA’ OMOLOGICA.

OMOLOGIA: a centro proprio

AFFINITA’ OMOLOGICA : a centro improprio

NB. L’affinità omologica si realizza nelle P.o quando vogliamo conoscere la relazione che intercorre tra la
prima proiezione e la vera forma di una figura.

LE PROIEZIONI ASSONOMETRICHE

Le proiezioni assonometriche sono definite da un centro di proiezione a distanza infinita C (come nelle P.O)
e vi sono due tipi di assonometria, a seconda di come il centro di proiezione sia rispetto al piano di quadro:
ASSONOMETRIA OBLIQUA e ASSONOMENTRIA ORTOGONALE.

Estraendo totalmente lo spazio delle P.O. esso può essere definito da tre rette in cui si incontrano i piani e
dal loro origine. Dalle P.O sappiamo che i piani che formano il diedro sono ortogonali tra loro. Infine sono
definite unità di misura (Ux,Uy,Uz) che permettono di avere le informazioni sulla posizione delle tre rette
che si sono poste tra di loro a 90° sulle quali si trovano le unità di misura per passare dalle P.O alle P.A.

Cominciamo a ragionare sull’ASSONOMETRIA OBLIQUA: essa non è altro che l’involucro delle P.O.
proiettato su un piano di quadro da un centro di proiezione infinito. Tale piano di quadro è il piano su cui si
forma l’immagine assonometrica. E come suggerisce la definizione, il centro di proiezione è posto in
direzione obliqua rispetto al piano di quadro, quindi la sua posizione sarà qualunque purchè non
ortogonale.

Piochè le semirette che partono da O sono infinite, esse bucano il piano di quadro per pio proseguire; si
creano così sul piano di quadro le TRACCE, date dall’incontro dei tre assi X,Y,Z con il piano di quadro.

Anche il punto O viene proiettato sul piano di quadro, il raggio proiettante incontra O e quindi incontra il
piano di quadro nel punto O’. inoltre le tre rette X,Y,Z si formano le immagini che dovranno passare
sicuramente per O’. e dovranno passare anche per Tx,Ty,Tz che sono i punti uniti cioè sono punti delle tre
rette X,Y,Z

Infine vengono proiettate anche le unità di misura Ux,Uy,Uz. La terna cartesiana delle P.O nelle prioezione è
diventata un triangolo di cui i vertici sono le tre tracce Tx,Ty,Tz. Da tale rappresentazione traiamo la
categoria delle proiezioni assonometriche che useremo (3, di cui 2 oblique e 1 ortogonale). La teoria che ne
è alla base è il teorema di polke-schwarz: qualunque inclinazione che si scelga del centro di proiezione ,
l’assonometria obliqua è corretta. Solitamente si utilizzano inclinazioni favorevoli, utili, semplici per la
rappresentazione : una è quella dell’assonometria dimetrica (cavaliera) e l’assonometria isometrica
(militare)
DIMETRICA: le misure X e Z sono le stesse misure del prospetto e quindi tra loro sono uguali e se si
scorciano lo fanno un egual modo, mentre Y che è obliqua si scorcia in modo diverso. Per semplicità si pone
Ux e Uz uguali e Uy la metà.

ISOMETRICA: le tre misure Ux,Uy,Uz si scorciano tutte allo stesso modo quindi rimangono tra loro uguali.

ASSONOMETRIA ORTOGONALE

L’assonometria ortogonale si costruisce in maniera analoga a quella precedente, ma stavolta il centro di


proiezione è esattamente ortogonale al piano di quadro. Il procedimento è analogo: si individuano le tre
tracce Tx,Ty,Tz che i tre assi formano incontrando il piano di quadro, poi O viene proiettato e diventa O’ e
disegniamo le tre immagini degli assi cioè la retta O’Tx, O’Ty, O’Tz. Passiamo poi a disegnare la proiezione
delle unità di misura e poi disegniamo in assonometria quello che si chiama TRIANGOLO DELLE TRACCE.
L’assonometria ortogonale è governata dal triangolo delle tracce, mentre quella obliqua è governata dal
teorema di polke. Per quella ortogonale, non possiamo scegliere l’inclinazione del centro di proiezione,
quindi il triangolo delle tracce ci serve per capire lo scorciamento delle unità di misura. Quindi per cercare
di capire cosa succede alle unità di misura costruiamo il triangolo delle tracce: si disegna la retta che passa
per Ty e Tzed abbiamo sul piano di quadro l’origine degli assi O ottenendo così (O), cioè O in vera forma o
meglio in vera posizione, tracciamo la traiettoria sul piano che O ha seguito per andare ad abbattersi sul
piano di quadro. Ragioniamo ora sul triangolo che è l’immagine scorciata di Ty o Tz cioè il triangolo che
nella realtà ha vertice in O, nell’immagine O’ e nella sua vera forma in (O): mantenedo ferma la retta,
ribalto il triangolo Ty, O, Tz e si ottiene cosi il triangolo in vera forma TY, (O) Tz, questo vuol dire che vi è
affinità omologica tra asse U e il centro U inf.

Ragioniamo ora non piu nello spazio ma direttamente nel piano π ; ricordando che il punto di partenza è
dato dalle tre tracce, il triangolo delle tracce parte sempre dalle tre tracce.
In seguito si disegna il triangolo e si costruiscono le 3 altezze per individuare l’ortocentro delle altezze: se
l’ortocentro del triangolo coincide con l’immagine di O (cioè O’) allora lo schema è quello di un
assonometria ortogonale, se invece non corrispondono ci troviamo in altri casi e non si può continuare il
procedimento.

Individuati l’ortocentro ( che nel ns caso coincide con O’) disegniamo le immagini dei tre assi, X’,Y’,Z’
sapendo che esse partono da O’ e uniscono tale punto con le tre tracce. A questo punto bisogna capire cosa
succede alle unità di misura, sappiamo che bisogna cercare l’omologo del del triangolo O’ Tz, Ty per cui
disegniamo l’asse dell’affinità omologica u con centro di affinità U∞ posto in direzione perpendicolare a u.

Cerchiamo il corrispondente di O’, sapendo che punti corrispondenti sono allineati con il centro dell’affinità
omologica, l’altra informazione che sappiamo è che in O si forma un angolo retto perché la terna di assi
delle P.O. è ortogonale e perciò nella vera forma in O si ha un angolo retto, troviamo quindi il punto medio
del segmento Tz,Ty e disegniamo la semicirconferenza di centro M perché sappiamo che tutti gli angoli che
hanno vertice sulla circonferenza e partono da Tz e Ty sono retti.

Individuato (O) possiamo disegnare il triangolo in vera forma. Visto che ora abbiamo in vera forma l’angolo
delle proiezione ortogonali possiamo ragionare sulle unità di misura perché sappiamo che esce in vera
forma e le unità sono tutte e tre uguali, cioè conosciamo (Uy) e ( Uz) che poniamo pari ad 1 cioè la nostra
unità di misura è (O) – (1) la sua lunghezza 1. Applicando ancora le proprietà dell’affinità omologica
possiamo sapere come si è scorciata tale unità di misura, trovando il corrispondente del punto (1): esso ed
il suo omologo sono allineati con in centro dell’affinità omologica e l’omologo inoltre deve trovarsi sugli assi
Y,Z ; troviamo così Uy’ e Uz’. Bisogna trovare anche Ux’ per cui bisogna ripetere la procedura: tracciamo la
retta su cui deve trovarsi il corrispondete di O; individuiamo il punto medio di Tx,Ty, tracciamo la
circonferenza e troviamo (O) ,tracciamo l’angolo retto e disegniamo, uguale le unità di misura. Troviamo le
unità di misura corrispondenti (Uy dovrà coincidere con quella trovata in precedenza) solo ora possiamo
fare delle considerazioni sulla nostra assonomentria

- Perché ora noi vediamo come si sono scorciate: se le tre unità si sono scorciate nello stesso modo,
cioè se riscontriamo che tra loro le unità di misura sono uguali, abbiamo una ass. ortogonale
isometrica, allora il triangolo delle tracce è equilatero.
- Se le misure si sono scorciate in modo che due sono uguali tra loro e una diversa allora
l’assonometria è ortogonale dimetrica e il triangolo delle tracce è isoscele.
- Se le misure si sono scorciate in 3 modi diversi l’assonometria è trimetrica e il triangolo delle tracce
è scaleno.

Nella pratica del disegno si sceglie sempre di utilizzare l’ASS. ORTOGONALE ISOMETRICA. Per questo motivo
andiamo a vedere qual è il triangolo delle tracce dell’ass. isometrica, partendo questa volta sapendo che il
triangolo è equilatero. Troviamo l’ortocentro che coincide con O’, trovato il quale possiamo disegnare le
immagini dei 3 assi.

ASSONOMETRIA ASSCIATA ALLE P.O (metodo di Monge)

Abbiamo innanzitutto l’affinità omologica. Proiettando un punto A0 del piano π0 prima da un centro C∞
posto ortogonalmente al piano su cui si forma l’immagine otteniamo il punto A ; proiettando lo stesso
punto A0 da un centro C’∞ posto in posizione ortogonale al piano bisettore otteniamo A’ ; abbiamo così
due immagini di uno stesso punto; i punti A ed A’ sono legati da una corrispondenza biunivoca che prende il
nome di affinità omologica di asse u e centro dell’affinità U∞ posto ortogonalmente all’asse u. riprendiamo
ora l’assonometria cavaliera dimetrica. Frutto di una proiezione dello spazio P.O su un piano di quadro π da
un centro di proiezione infinito

Quando nell’affinità omologica l’aggetto è proiettato da C∞ come nelle P.O : in entrambi i casi si proietta
l’oggetto da un punto ∞ ortogonalmente al piano di quadro ottenendone l’immagine. Mentre l’altra
proiezione dell’affinità omologica, quella dal centro posto in posizione obliqua possiamo ……………. Alla
proiezione assonometrica (cavaliera dimetrica). Qui se consideri un oggetto qualunque e
contemporaneamente proiettiamo l’oggetto da un centro di proiezione ortogonale al piano di quadro
avremo siamo le P.O dell’oggetto che la proiezione assonometrica contemporaneamente sullo stesso piano
di quadro, inoltre P.O. e P.A. sono legate da affinità omologica per cui i punti dell’uno e dell’altra sono punti
corrispondenti e tutte e 2 le immagini quindi avranno asse u e centro dell’affinità U∞ in posizione
ortogonale all’asse.

VEDIAMO COME COSTRUIRE L’AFFINITA’ omologica.

In realtà è come se prendessimo gli schemi delle P.O e P.A e li sovrapponessimo, mentre XeX’ e ZeZ’
coincidono, ciò non avviene per YeY’ se come abbiamo detto ci troviamo in presenza una affinità
omologica, dobbiamo riconoscerne asse e centro. Concentriamoci sui punti finali di Uy e Uy’ essi sono punti
corrispondenti perché si tratta dello stesso punto proiettato da C∞ ortogonale e C∞ obliquo.

Ma se sono punti corrispondenti, disegniamo la retta che unisce e troviamo la direzione del centro
dell’affinità omologica. Definiamo poi l’asse dell’affinità omologica u che è coincidente con l’asse delle X; in
questo modo abbiamo tutto ciò che occorre per disegnare;

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