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IL SISTEMA SOLARE

Il sistema solare è un sistema planetario costituito da una varietà di corpi celesti mantenuti in orbita


dalla forza gravitazionale del Sole.
Il principale corpo celeste del sistema solare è il Sole, una stella della sequenza principale di classe
spettrale G2 V (nana gialla), contenente il 99,86% di tutta la massa conosciuta nel sistema solare.
Giove e Saturno, i due pianeti più massicci che orbitano attorno al Sole, costituiscono più del 90% della
massa restante. La maggior parte dei grandi oggetti in orbita intorno al Sole sono in un piano simile a
quello dell'orbita terrestre, chiamata eclittica. Tipicamente, il piano di orbita dei pianeti è molto vicino a
quello dell'eclittica mentre le comete e gli oggetti della cintura di Kuiper hanno un angolo
significativamente maggiore rispetto al nostro.
Tutti i pianeti e la maggior parte degli altri oggetti orbitano nello stesso senso della rotazione del Sole,
in senso antiorario dal punto di vista di un osservatore situato al di sopra del polo nord solare. Certi
oggetti orbitano in un senso orario, come la cometa di Halley.

Le traiettorie degli oggetti che gravitano intorno al sole seguono le leggi di Keplero. Sono
approssimativamente delle ellissi di cui uno dei fuochi è il Sole. Le orbite dei pianeti sono quasi circolari
mentre quelle dei corpi più piccoli presentano una maggiore eccentricità e possono risultre molto
ellittiche.
La distanza di un corpo dal Sole varia durante la sua rivoluzione. Il punto più vicino al sole dell'orbita di
un corpo si chiama perielio, mentre il più lontano è l'afelio].
Il sistema solare è convenzionalmente diviso in due zone. Il  in cui include i quattro pianeti rocciosi e la
cintura di asteroidi. Il resto del sistema viene considerato sistema solare esterno.
IL SOLE

Il Sole è la stella madre del sistema solare, e di gran lunga il suo principale componente. La sua grande
massa gli permette di sostenere la fusione nucleare, che rilascia enormi quantità di energia, per la
maggior parte irradiata nello spazio come radiazione elettromagnetica, in particolare luce visibile. Il
Sole viene classificato come una nana gialla, anche se come nome è ingannevole in quanto, rispetto ad
altre stelle nella nostra galassia, il Sole è piuttosto grande e luminoso. 

Il Sole è una stella di I popolazione, ed è nato nelle fasi successive dell'evoluzione dell'Universo. Esso
contiene elementi più pesanti dell'idrogeno e dell'elio (metalli) rispetto alle più vecchie stelle di
popolazione II. Gli elementi più pesanti dell'idrogeno e dell'elio si formarono nei nuclei di stelle antiche
ormai esplose, così la prima generazione di stelle dovette terminare il suo ciclo vitale prima che
l'universo potesse essersi arricchito di questi elementi. Le stelle più antiche osservate contengono
infatti pochi metalli, mentre quelle di più recente formazione ne sono più ricche. Questa alta metallicità
si pensa sia stata cruciale nello sviluppo di un sistema planetario da parte del Sole, poiché i pianeti si
formano dall'accumulo di metalli.

Insieme alla luce il Sole irradia un flusso continuo di particelle cariche (plasma), noto anche come vento
solare. Questo flusso di particelle si propaga verso l'esterno a circa 1,5 milioni di chilometri all'ora, crea
una tenue atmosfera (l'Eliosfera) e permea il sistema solare per almeno 100 au (cfr. Eliopausa)
formando il mezzo interplanetario.

IL PIANETI TERRESTI
I quattro pianeti terrestri interni sono densi, hanno una composizione rocciosa, hanno pochi o nessun
satellite, e non hanno anelli planetari. Essi sono costituiti principalmente da sostanze aventi un
alto punto di fusione, come silicati, che costituiscono le croste e i mantelli, e
i metalli come ferro e nichel, che costituiscono il loro nucleo. Possiedono una atmosfera seppur
rarefatta, hanno crateri da impatto e placche tettoniche, come dimostrano la presenza di rift e vulcani.
Mercurio

Mercurio (0,4 au) è il pianeta più vicino al Sole ed è anche il più piccolo (0,055 masse terrestri).
Mercurio non possiede satelliti naturali e le sue sole formazioni geologiche conosciute, oltre ai crateri
da impatto, sono creste sporgenti o rupes, probabilmente prodotte durante una fase di contrazione
avvenuta nella sua storia primordiale. Il pianeta è senza atmosfera, fatta eccezione per esili tracce di
gas probabilmente frutto dell'interazione del vento solare con la superficie del pianeta. Questo fa sì che
siano assenti fenomeni atmosferici e che l'escursione termica fra il giorno e la notte sia elevatissima.
Durante il giorno il suolo raggiunge i 427 °C, mentre di notte può arrivare a -180 °C. Il suo nucleo
relativamente grande e il suo mantello sottile non sono ancora stati spiegati adeguatamente: l'ipotesi
principale riporta la possibilità che gli strati esterni siano stati strappati via da un impatto gigantesco.
Benché assai splendente è molto difficile osservarlo perché ha il moto molto rapido, in più visto che è
vicino al Sole è sempre immerso nei chiarori.

Venere

Venere (0,7 au) è per dimensioni molto simile alla Terra (0,815 masse terrestri), e, come la Terra, ha un
mantello composto da silicati attorno a un nucleo ferroso, possiede un'atmosfera e l'attività sulla sua
superficie rende evidente la presenza di attività geologica interna. Tuttavia è molto più asciutto della
Terra, e la sua atmosfera è novanta volte più densa. Venere non ha satelliti naturali. Esso è il pianeta
più caldo del sistema solare, con temperature superficiali superiori ai 450 °C, molto probabilmente a
causa della quantità di gas che provoca effetto serra nell'atmosfera. Non sono state individuate prove
definitive delle attuali attività geologiche su Venere, ma si potrebbe pensare che la sua densa
atmosfera sia regolarmente alimentata da eruzioni vulcaniche.
Terra

La Terra (1 UA) è il più grande e denso dei pianeti interni, l'unico in cui sono conosciute attuali attività
geologiche, ed è probabilmente l'unico pianeta del sistema solare che permette la vita (l'unico su cui la
vita è sicuramente presente). La sua idrosfera liquida è unica tra i pianeti interni, ed è anche l'unico
pianeta dove siano state osservate placche tettoniche. L'atmosfera terrestre è estremamente differente
rispetto a quella degli altri pianeti, poiché è stata alterata dalla presenza della vita ed è composta per il
21% di ossigeno. Possiede un satellite naturale, la Luna.

Marte

Marte (1,6 au) è più piccolo della Terra e di Venere (0,107 masse terrestri). Possiede un'atmosfera
tenue, composta principalmente da anidride carbonica. La sua superficie, costellata di vulcani, come il
grande Olympus Mons, e da rift valley, come la Valles Marineris, mostra attività geologica che ha
persistito fino a tempi relativamente recenti. Il suo colore rosso deriva dalla presenza della ruggine del
suolo, ricco di ferro. Marte ha due piccoli satelliti naturali (Deimos e Fobos), che si pensa siano
asteroidi catturati dal suo campo gravitazionale.

Fascia degli asteroidi

Gli asteroidi sono per la maggior parte piccoli corpi del sistema solare composti principalmente di rocce
e di metalli. La fascia principale degli asteroidi occupa la regione tra le orbite di Marte e Giove, tra 2,3 e
3,3 UA dal Sole. Si pensa che siano residui della formazione del sistema solare, la cui fusione è fallita a
causa della interferenza gravitazionale di Giove.
Pianeti gioviani
I quattro giganti gassosi esterni (talvolta chiamati pianeti gioviani, e da non confondersi con i pianeti
esterni) collettivamente costituiscono il 99% della massa nota in orbita attorno al Sole. Giove e Saturno
sono costituiti prevalentemente da idrogeno ed elio; Urano e Nettuno possiedono una percentuale
maggiore di ghiaccio. Alcuni astronomi suggeriscono che appartengono a un'altra categoria, quella dei
"giganti di ghiaccio". Tutti e quattro i giganti gassosi possiedono degli anelli, anche se solo quelli di
Saturno sono facilmente osservabili dalla Terra.

Giove

Giove (5,2 UA), con 318 masse terrestri, possiede 2,5 volte la massa di tutti
gli altri pianeti messi insieme. Dista 778 milioni di chilometri dal Sole, e
impiega circa 12 anni terrestri per percorrere un'orbita completa. La
sua densità è molto bassa (circa 1,3 kg/dm³) con venti che raggiungono
circa 600 km/h; infatti, esso è un pianeta prevalentemente gassoso,
composto da elementi molto leggeri, come idrogeno ed elio. Probabilmente
nella zona centrale si trova un nucleo solido a una temperatura molto elevata. Il forte calore interno di
Giove crea una serie di caratteristiche semipermanenti nella sua atmosfera, come ad esempio la
famosa Grande Macchia Rossa. Giove ha 79 satelliti naturali conosciuti: i quattro più
grandi, Ganimede, Callisto, Io, e Europa, mostrano analogie con i pianeti terrestri, come fenomeni
di vulcanismo e calore interno.

Saturno
Saturno (9,5 UA), distinto dal suo sistema di anelli, ha diverse analogie con Giove, come la sua
composizione atmosferica. Saturno è molto meno massiccio, essendo solo 95 masse terrestri. Sono
noti 82 satelliti, due dei quali, Titano e Encelado, mostrano segni di attività geologica, anche se sono in
gran parte criovulcani. Titano è più grande di Mercurio ed è l'unico satellite del sistema solare ad avere
una atmosfera densa formata da azoto e metano.

Urano

Urano (19,6 UA), con 14 masse terrestri, è il pianeta esterno meno massiccio. Unico tra i pianeti, esso
orbita attorno al Sole con una inclinazione assiale superiore a 90° rispetto all'eclittica forse data da un
impatto con un altro corpo di 2,75 masse terrestri durante la sua formazione. Ha un nucleo molto freddo
rispetto agli altri giganti gassosi, quindi irradia pochissimo calore nello spazio. Urano ha 27 satelliti noti,
tra cui i più grandi sono Titania, Oberon, Umbriel, Ariel e Miranda.

Nettuno

Nettuno (30 UA), anche se leggermente più piccolo di Urano, è più massiccio (equivalente a 17 masse
terrestri) e quindi più denso. Esso irradia più calore interno rispetto a Urano, ma non tanto quanto
Giove o Saturno. Nettuno ha 14 satelliti noti. Il più grande, Tritone, è geologicamente attivo,
con geyser di azoto liquido. Tritone è l'unico grande satellite con orbita e direzione retrograda. Nettuno
è accompagnato nella sua orbita da una serie di planetoidi che sono in risonanza orbitale 1:1 con esso.

Plutone e Caronte
Plutone (39 UA) è un pianeta nano, ed è il più grande oggetto conosciuto della fascia di Kuiper.
Quando venne scoperto, nel 1930, fu ritenuto il nono pianeta del sistema solare, ma nel 2006 è stato
riclassificato in pianeta nano, dopo l'adozione di una definizione formale di pianeta. Plutone ha un'orbita
relativamente eccentrica, inclinata di 17 gradi rispetto al piano dell'eclittica, e il suo perielio si trova a
29,7 UA dal Sole, all'interno dell'orbita di Nettuno, mentre l'afelio è situato a 49,5 UA dal Sole.
Non è ancora chiaro se Caronte, la luna più grande di Plutone, continuerà a essere classificato come
tale o verrà riclassificato come pianeta nano. Il baricentro del sistema dei due pianeti non si trova in
nessuno dei due corpi, ma cade nello spazio, e per questo Plutone-Caronte è ritenuto un sistema
binario.
LE STELLE
Una stella è un corpo celeste che brilla di luce visibile, propria. Si tratta di uno sferoide di plasma che
attraverso processi di fusione nucleare nel proprio nucleo genera energia, irradiata nello spazio sotto
forma di radiazione elettromagnetica (luminosità), flusso di particelle elementari (vento stellare)
e neutrini. Buona parte degli elementi chimici più pesanti dell'idrogeno e dell'elio vengono sintetizzati
nei nuclei delle stelle tramite il processo di nucleosintesi.

Le stelle si presentano, oltre che singolarmente, anche in sistemi costituiti da due stelle binarie o da un
numero superiore (sistemi multipli), legate dalla forza di gravità. Possono formare inoltre associazioni
stellari e ammassi stellari (aperti o globulari), a loro volta raggruppati, insieme a stelle singole e nubi di
gas e polveri, in addensamenti ancora più estesi, le galassie. Numerose stelle possiedono
inoltre sistemi planetari più o meno ampi.
Le stelle sono divise in classi di magnitudine o grandezza apparente, secondo la regola per cui quanto
più debole è la luminosità percepita, tanto maggiore è il numero che esprime la grandezza: così le
stelle di terza grandezza sono più deboli di quelle di seconda grandezza e le stelle di prima grandezza
sono cento volte più luminose di quelle più deboli visibili senza telescopio (sesta grandezza). La Via
Lattea, la nostra galassia, contiene oltre 100 miliardi di stelle di vario tipo: più piccole e meno luminose
del Sole, non più grandi della Terra, come le nane bianche, e alcune gigantesche, come Betelgeuse, il
cui diametro è maggiore di quello dell'orbita terrestre.
Le stelle non appaiono tutte della stessa brillantezza, infatti mostrano una vastissima gamma di
luminosità; ciò è dovuto principalmente a due fattori. Il più importante è la distanza: le stelle infatti sono
distribuite nello spazio in modo irregolare, a causa del loro moto proprio, di eventi esterni a esse che ne
possono alterare la distribuzione come le esplosioni di supernove, della loro stessa origine all'interno
di nubi molecolari e, in grande scala, della morfologia e delle dinamiche galattiche. Il secondo, non
meno importante, è la luminosità intrinseca della stella, che dipende dalla sua massa, dalla
sua temperatura superficiale e dalla sua fase evolutiva: una stella di grande massa può essere anche
decine di migliaia di volte più luminosa di una stella di piccola massa. A titolo di esempio, basta
pensare che la stella più vicina a noi, il sistema di α Centauri, è solo la terza stella più brillante del cielo
notturno, mentre Sirio, che sta a oltre il doppio della distanza, è la più brillante; la seconda stella più
luminosa del cielo è invece Canopo, una stella supergigante gialla circa settanta volte più distante di
α Centauri ma almeno 20 000 volte più luminosa.
L'interno di una stella di sequenza principale si trova in una condizione di equilibrio in cui le due forze
predominanti, la gravità (orientata in direzione del centro della stella) e l'energia
termica della massa del plasma (orientata verso la superficie) si controbilanciano alla perfezione.
Perché questa situazione di stabilità permanga, è necessario che la temperatura del nucleo raggiunga
o superi i 107 K; la combinazione di valori elevati di temperatura e pressione favorisce il processo di
fusione dei nuclei di idrogeno in nuclei elio, che sprigiona un'energia sufficiente a contrastare
il collasso cui la stella andrebbe naturalmente incontro


Tale energia è emessa sotto forma di neutrini e fotoni gamma, che, interagendo col plasma circostante,
contribuiscono a mantenere elevata la temperatura dell'interno stellare.  Quanto detto si verifica
generalmente nelle zone della stella in cui sono localizzati i flussi altamente energetici, come nello
strato immediatamente superiore al nucleo, o in aree con un'opacità alla radiazione superiore allo strato
più esterno. La posizione della zona radiativa e di quella convettiva di una stella di sequenza principale
dipende dalla classe spettrale e dalla massa. Nelle stelle con una massa diverse volte quella solare la
zona convettiva è posta in profondità, adiacente al nucleo, mentre la zona radiativa è posta subito al di
sopra della zona convettiva. Nelle stelle meno massicce, come il Sole, le due zone sono invertite,
ovvero la zona radiativa è adiacente al nucleo.
CLASSIFICAZIONE
La classificazione stellare è generalmente basata sulla temperatura superficiale delle stelle, che può
essere stimata mediante la legge di Wien a partire dalla loro emissione luminosa. La temperatura
superficiale è all'origine del colore dell'astro e di diverse particolarità spettrali, che consentono di
dividerle in classi, a ciascuna delle quali è assegnata una lettera maiuscola. I tipi spettrali più utilizzati
sono, in ordine decrescente di temperatura: O, B, A, F, G, K, M; in lingua inglese è stata coniata una
frase per ricordare facilmente questa scala: Oh Be A Fine Girl, Kiss Me.

Le stelle di tipo O, di colore blu-azzurro, sono le più massicce e luminose, visibili da grandissime
distanze, ma anche le più rare; quelle di tipo M, rosse e solitamente grandi appena da permettere che
abbia inizio la fusione dell'idrogeno nei loro nuclei, sono invece le più frequenti. Esistono poi diversi altri
tipi spettrali utilizzati per descrivere alcuni tipi particolari di stelle: i più comuni sono L e T, utilizzati per
classificare le nane rosse meno massicce più fredde e scure (che emettono principalmente
nell'infrarosso) e le nane brune; di grande importanza sono anche i tipi C, R e N, utilizzati per le stelle al
carbonio, e W, utilizzato per le caldissime ed evolute stelle di Wolf-Rayet.
Ogni tipo spettrale è ulteriormente suddiviso in dieci sottoclassi, da 0 (la più calda) a 9 (la meno calda).
Per esempio, il tipo A più caldo è l'A0, che è molto simile al B9, il tipo B meno caldo. Questo sistema
dipende strettamente dalla temperatura superficiale della stella, ma perde valore se si considerano le
temperature più alte; tant'è che non sembrano esistere stelle di classe O0 e O1. Tale classificazione è
detta classificazione spettrale di Morgan-Keenan-Kellman.
Le stelle possono essere anche suddivise in gruppi in base agli effetti, strettamente dipendenti dalle
dimensioni spaziali dell'astro e dalla sua gravità superficiale, che la luminosità sortisce sulle linee
spettrali. Identificate da numeri romani, le classi di luminosità sono comprese tra la 0 (ipergiganti) e la
VII (nane bianche), passando per la III (giganti) e la V (la sequenza principale, che comprende la
maggior parte delle stelle, tra cui il Sole); tale classificazione è detta classificazione spettrale di Yerkes.
La classificazione di certe stelle richiede l'uso di lettere minuscole per descrivere alcune situazioni
particolari rilevate nei loro spettri: ad esempio, la "e" indica la presenza di linee di emissione, la "m"
indica un livello straordinariamente alto di metalli e "var" indica una variabilità nel tipo spettrale.
Le nane bianche godono di una classificazione a parte. Indicate genericamente con la lettera D (che
sta per l'inglese dwarf, nano), sono a loro volta suddivise in sottoclassi che dipendono dalla tipologia
predominante delle linee riscontrate nei loro spettri: DA, DB, DC, DO, DZ e DQ; segue poi un numero
che identifica la temperatura del corpo celeste.

Nascita delle stelle


Ci sono posti particolari dell’universo in cui nascono le stelle: sono le nebulose, enormi ammassi di
gas e polveri. Al loro interno si possono isolare delle specie di “sfere” composte da polvere e tanto,
tantissimo gas: una protostella che, nel tempo, diventa sempre più piccola perché la forza di gravità
comprime il gas verso il suo centro. E, comprimi comprimi, per circa 500.000 anni, alla fine nel
centro fa proprio caldissimo! Un calore sufficiente per trasformare l’idrogeno in elio... ed ecco la
stella! Da questo momento la stella splende ed è stabile, le reazioni che avvengono nel nucleo
forniscono energia sufficiente a contrastare la forza di gravità che tenderebbe a rimpicciolirla. La
stella che si è formata, a seconda della temperatura che raggiunge, può essere rossa, gialla o blu. Se
proprio fosse caldissima sarebbe bianca.

E a questo punto? Per quanto tempo vive la stella? Dipende dalle sue dimensioni. Se è grande più o
meno come il Sole vivrà per circa 10 miliardi di anni, se è circa la metà 100 miliardi, ma se fosse tre
volte più grande del Sole vivrebbe molto molto meno... solo 250 milioni di anni! Durante la vita di
una stella le trasformazioni dell’idrogeno in elio nel nucleo continuano. A un certo punto l’idrogeno
nel nucleo si consuma e le reazioni diminuiscono: la gravità ritorna in pista e comprime il nucleo
finché iniziano altre trasformazioni e l’elio diventa carbonio. Di nuovo si libera energia, la stella
diventa 1000 volte più luminosa e gli strati esterni si espandono, diventando circa 100 volte più
grande di prima. Si è formata una gigante rossa.
Una gigante rossa che ha esaurito il suo combustibile diventa una nana bianca, una sfera compatta
di gas caldo, dalle dimensioni simili a quelle della Terra. Questa stella nel tempo perde calore e
diventa freddissima, si trasforma in una nana nera che ha una temperatura di circa 270 gradi sotto
zero! Nelle stelle più grandi, quando le reazioni nucleari sono finite, la forza di gravità schiaccia il
gas così tanto da far avvenire un’esplosione: ecco una supernova, luminosissima, che per qualche
mese è uno dei corpi più brillanti dell’Universo! Il nucleo della supernova può diventare una stella
supercompatta chiamata stella di neutroni. Durante l’esplosione si formano molti metalli, alcuni
preziosi come l’oro e l’argento. I metalli che si trovano sulla Terra sono quindi di origine stellare,
come tutti gli altri elementi, esclusi l’idrogeno e una parte dell’elio.
Se dal cielo riceviamo segnali radio intermittenti vuol dire che dall’esplosione si è formata una
pulsar, una stella che si comporta come un faro. Dall’esplosione di una supernova possono formarsi
i buchi neri, uno dei grandi misteri dell’Universo, massicci, invisibili e dotati di una grandissima
forza di attrazione.
GALASSIE
Una galassia è un grande insieme di stelle, sistemi, ammassi ed associazioni
stellari, gas e polveri (che formano il mezzo interstellare), legati dalla reciproca forza di gravità. Il nome
deriva dal greco γαλαξίας (galaxìas), che significa "di latte, latteo"; è una chiara allusione alla Via
Lattea, la Galassia per eccellenza, di cui fa parte il sistema solare.
Le galassie sono oggetti vastissimi di dimensioni estremamente variabili; variano dalle più
piccole galassie nane, contenenti poche centinaia di milioni di stelle, alle galassie giganti che
contengono un numero di stelle nell'ordine di centomila miliardi, orbitanti attorno a un comune centro di
massa.
Le galassie sono state categorizzate secondo la loro forma apparente (o morfologia visuale) in tre
tipologie principali: ellittiche,a spirale, e irregolari (o peculiari). Le galassie ellittiche sono la forma più
semplice, sono prive di strutture a eccezione del gradiente di luminosità dal centro alla periferia,
appaiono visivamente come ellissi dai contorni sfumati con ellitticità variabile, e sono in effetti ellissoidi.
Le galassie a spirale possiedono invece una forma discoidale sul cui piano si sviluppano delle strutture
spiraliformi che si dipartono da un rigonfiamento centrale detto nucleo. Si possono presentare alla
nostra osservazione da qualsiasi inclinazione

Le galassie di forma irregolare o insolita sono dette galassie peculiari. Tali categorie morfologiche sono
a loro volta suddivise in ulteriori sotto-categorie, e vi sono anche galassie discoidali con alcune
caratteristiche intermedie fra le galassie ellittiche e quelle a spirale.
La forma delle galassie è influenzata da fattori esterni, cioè dalla presenza di altre galassie. Le galassie
irregolari solitamente sono il risultato di deformazioni prodotte da interazioni mareali con le galassie
vicine o da collisioni. Se le interazioni sono particolarmente intense, come ad esempio tra strutture
galattiche molto vicine tra loro, può aver luogo la fusione di due galassie, che può dare luogo alla
formazione di una galassia irregolare. La collisione tra due galassie può dare origine a intensi fenomeni
di formazione stellare (starburst).
Le galassie si differenziano tra loro anche per il colore, che è correlato alla popolazione di stelle
prevalente, e la loro forma apparente può apparire diversa a seconda della lunghezza
d'onda dello spettro elettromagnetico in cui le si osserva: ad esempio una galassia irregolare può
mostrare regioni e strutture che appaiono nell'infrarosso o nell'ultravioletto e che la fanno apparire
diversa se osservata in queste lunghezze d'onda rispetto alla sua forma in luce visibile.
Le galassie sono gli oggetti più numerosi nell'universo osservabile. Il calcolo più recente stima il loro
numero in circa 200 miliardi (2×1011).
CLASSIFICAZIONE
Lo schema classificativo della Sequenza di Hubble si basa sulla morfologia visuale delle galassie; esse
si suddividono in tre tipi principali: ellittiche, spirali e irregolari. Dato che tale sequenza si basa
esclusivamente su osservazioni di tipo prettamente morfologico visivo, essa non tiene in
considerazione alcune delle caratteristiche più importanti delle galassie, quali il tasso di formazione
stellare delle galassie starburst e l'attività nel nucleo delle galassie attive.

ELITTICHE
Il sistema di classificazione di Hubble considera le galassie come "ellittiche" (indicate dalla lettera "E")
in base alla loro ellitticità, ossia alla loro apparenza sferica più o meno allungata; la scala di misura
parte dalla classe E0, indicante le galassie di aspetto quasi sferico, alla classe E7, fortemente
allungate.

Queste galassie hanno un profilo ellissoidale, che conferisce loro un'apparenza più o meno ellittica a
seconda dell'angolo di visuale. All'apparenza mostrano pochi dettagli e in genere possiedono al loro
interno una quantità relativamente bassa di materia interstellare. Di conseguenza queste galassie
possiedono un numero esiguo di ammassi aperti e un tasso ridotto di formazione stellare; sono formate
anzi da stelle generalmente piuttosto vecchie ed evolute, orbitanti attorno a un centro comune di gravità
secondo direzioni casuali. Tali caratteristiche le rendono in parte simili ai ben più piccoli ammassi
globulari.

SPIRALI
Le galassie spirali consistono in un disco di stelle e materia interstellare rotante attorno a un centro,
simile per composizione e caratteristiche a una galassia ellittica, in quanto è composto da stelle
generalmente di età avanzata.
Nelle galassie a spirale i bracci hanno un andamento simile a quello di una spirale logaritmica, una
figura che si può teoricamente mostrare come risultato di un disturbo nella rotazione uniforme della
massa di stelle. Come le stelle, i bracci di spirale ruotano attorno al centro, ma con una velocità
angolare che varia da punto a punto: questo significa che le stelle transitano all'interno e all'esterno dei
bracci di spirale, e la loro velocità di rivoluzione diminuisce nelle stelle che si trovano nelle regioni
esterne ai bracci, mentre è più rapida per le stelle che vi si trovano all'interno.

Si pensa che i bracci di spirale siano delle aree ad alta densità di materia, o meglio delle onde di
densità. Come le stelle si muovono attraverso il braccio, la velocità spaziale di ciascuna di esse viene
modificata dalle forze gravitazionali della densità più elevata; questa velocità ridiminuisce come le stelle
riescono dal braccio di spirale. Questo effetto a "onda" può essere paragonato a un punto di traffico
intenso di un'autostrada, con le auto costrette a rallentare in determinati punti. I bracci di fatto sono
visibili a causa della loro alta densità, che facilita per altro la formazione stellare, e spesso nascondono
al loro interno stelle giovani e luminose.
Un buon numero di galassie spirali mostrano una struttura stellare lineare a forma di barra che
attraversa il nucleo, da cui si dipartono i bracci di spirale. Nella classificazione di Hubble tali galassie
sono indicate con la sigla SB, accompagnata dalle lettere minuscole a, b o c, che indicano la forma e
l'avvolgimento dei bracci di spirale allo stesso modo in cui vengono classificate le galassie spirali
normali.

Gli astrofisici ritengono che le barre siano delle strutture temporanee che si formano come risultato di
un'onda di densità che irradia in direzioni opposte dal nucleo, oppure siano il risultato di forze di
marea con un'altra galassia. Molte galassie spirali barrate sono attive, forse a causa dell'incanalamento
dei gas all'interno del nucleo, lungo i bracci.

LE GALLASSIE IRREGOLARI

Una galassia irregolare è una galassia che non mostra nessuna struttura regolare o discernibile e che
per questa ragione è classificata a parte nella classificazione di Hubble delle galassie.

Non ha nessuna caratteristica delle galassie a spirale o delle galassie ellittiche. L'irregolarità può


essere causata da parecchi fenomeni, come la fusione tra galassie o la deformazione dovuta all'effetto
gravitazionale di una galassia vicina più massiccia (come le Nubi di Magellano).
UNIVERSO
L'universo è comunemente definito come il complesso che racchiude tutto lo spazio e ciò che
contiene, cioè la materia e l'energia, i pianeti, le stelle, le galassie e il contenuto dello spazio
intergalattico.
L'osservazione scientifica dell'universo, la cui parte osservabile ha un diametro di circa 93 miliardi
di anni luce, suggerisce che esso sia stato governato dalle stesse leggi e costanti fisiche per la maggior
parte della sua storia e in tutta la sua "estensione" osservabile, e permette inferenze sulle sue fasi
iniziali. La teoria del Big Bang è il più accreditato modello cosmologico che descrive la sua nascita; si
calcola che tale evento sia avvenuto, visto dalla nostra cornice temporale locale, circa 13,8 miliardi di
anni fa.

La massima distanza teoricamente osservabile è contenuta nell'universo osservabile. Osservazioni


di supernove hanno dimostrato che questo, almeno nella regione contenente l'universo osservabile,
sembra espandersi a un ritmo crescente, e una serie di modelli sono sorti per prevederne il destino
finale. I fisici sono incerti su che cosa abbia preceduto il Big Bang; molti si rifiutano di speculare,
dubitando che si potranno mai trovare informazioni relative allo stato originario. Alcuni propongono
modelli di universo ciclico, altri descrivono uno stato iniziale senza confini, da cui è emerso e si è
espanso lo spaziotempo al momento del Big Bang.
BIG BANG
Il Big Bang in italiano "Grande Scoppio" è un modello cosmologico basato sull'idea che l'universo iniziò
a espandersi a velocità elevatissima in un tempo finito nel passato a partire da una condizione
di curvatura, temperatura e densità estreme, e che questo processo continui tuttora.

È il modello predominante nella comunità scientifica sulla base di prove e osservazioni astronomiche.


In particolare la buona corrispondenza dell'abbondanza cosmica degli elementi leggeri come
l'idrogeno e l'elio con i valori previsti in seguito al processo di nucleosintesi primordiale, e ancor più
l'esistenza della radiazione cosmica di fondo, con uno spettro in linea con quello di corpo nero, hanno
convinto la maggior parte degli scienziati che un evento simile al Big Bang ha avuto luogo quasi 14
miliardi di anni fa.
L'estrapolazione dell'espansione dell'universo a ritroso nel tempo, utilizzando la relatività generale,
conduce ad una condizione di densità e temperatura talmente elevate numericamente da tendere
all'infinito; questa condizione si è mantenuta in un tempo di durata infinitesima, talmente breve da
risultare difficile da studiare con la fisica attuale. Questa singolarità indica il punto in cui la relatività
generale perde validità. Si può continuare con questa estrapolazione fino al tempo di Planck, che è il
più piccolo intervallo di tempo misurabile con le attuali leggi fisiche. La fase iniziale calda e densa
denominata "Big Bang"è considerata la nascita dell'universo. In base alle misure dell'espansione riferite
alle supernovae di tipo Ia, alle misure delle fluttuazioni di temperatura nella radiazione cosmica di
fondo, alle misure della funzione di correlazione delle galassie e agli ultimi e più attendibili dati forniti
dal telescopio-sonda spaziale Planck Surveyor dell'Agenzia Spaziale Europea, l'universo ha un'età
calcolata di 13,798 ± 0,037 miliardi di anni.
Sulle primissime fasi del Big Bang esistono molte speculazioni. Nei modelli più comuni l'universo
inizialmente era omogeneo, isotropo, con una densità energetica estremamente
elevata, temperature e pressioni altissime e si stava espandendo e raffreddando molto rapidamente.
All'incirca 10−37 secondi dopo l'istante iniziale, una transizione di fase causò un'inflazione cosmica,
durante la quale l'universo aumentò le sue dimensioni esponenzialmente. Quando il processo di
inflazione si fermò il cosmo era formato da un plasma di quark e gluoni, oltre che da tutte le
altre particelle elementari. Le temperature erano così alte che il moto casuale delle particelle avveniva
a velocità relativistiche e coppie particella-antiparticella di ogni tipo erano continuamente create e
distrutte nelle collisioni. Ad un certo istante una reazione sconosciuta, chiamata bariogenesi, violò la
conservazione del numero barionico portando ad una leggera sovrabbondanza dell'ordine di 1 parte su
30 milioni dei quark e dei leptoni sugli antiquark e sugli antileptoni. Questo processo potrebbe spiegare
il predominio della materia sull'antimateria nell'universo attuale.
L'universo continuò ad espandersi e la sua temperatura continuò a diminuire, quindi l'energia tipica di
ogni particella andò diminuendo. La rottura della simmetria della transizione di fase portò le
quattro interazioni fondamentali della fisica e i parametri delle particelle elementari nella loro forma
attuale. All'incirca dopo 10−11 secondi il quadro d'insieme diventa meno speculativo, visto che le energie
delle particelle diminuiscono fino a valori raggiungibili negli esperimenti di fisica delle particelle. Arrivati
a 10−6 secondi quark e gluoni si combinarono per formare barioni, come protoni e neutroni. La piccola
differenza presente nel numero di quark e antiquark portò ad una sovrabbondanza dei barioni sugli
antibarioni.

La temperatura non era più sufficientemente alta per formare nuove coppie protoni-antiprotoni e nuove
coppie di neutroni-antineutroni, perciò seguì immediatamente un'annichilazione di massa che lasciò
soltanto uno ogni 1010 dei protoni e neutroni originali e nessuna delle loro antiparticelle. Un processo
simile avvenne al tempo di un secondo per gli elettroni e i positroni. Dopo questi due tipi di
annichilazione i protoni, i neutroni e gli elettroni rimanenti non stavano più viaggiando a velocità
relativistiche e la densità di energia del cosmo era dominata dai fotoni con un contributo minore dovuto
ai neutrini.
Qualche minuto dopo l'istante iniziale, quando la temperatura era all'incirca 109 kelvin (un miliardo di
kelvin) e la densità paragonabile a quella dell'aria, i neutroni si combinarono con i protoni, formando i
primi nuclei di deuterio e di elio in un processo chiamato nucleosintesi primordiale. La maggior parte dei
protoni non si combinò e rimase sotto forma di nuclei di idrogeno. Quando l'universo si raffreddò il
contributo della densità energetica della massa a riposo della materia arrivò a
dominare gravitazionalmente il contributo della densità di energia associata alla radiazione del fotone.
Dopo circa 379 000 anni gli elettroni e i vari nuclei si combinarono formando gli atomi, soprattutto
idrogeno, e a partire da questo istante la radiazione si disaccoppiò dalla materia e continuò a vagare
libera nello spazio. Questa radiazione fossile, che ancora oggi è visibile, è conosciuta come radiazione
cosmica di fondo.
Da quel momento in poi le regioni leggermente più dense rispetto alla distribuzione uniforme di materia
continuarono ad attrarre gravitazionalmente la materia circostante e crebbero, aumentando la loro
densità, formando nubi di gas, stelle, galassie e le altre strutture astronomiche osservabili oggi. La
stella più antica individuata dagli astronomi si formò circa 400 milioni di anni dopo il Big Bang. I dettagli
di questo processo dipendono dalla quantità e dal tipo di materia presente nell'universo. I tre possibili
tipi di materia conosciuti sono la materia oscura fredda, la materia oscura calda e la materia barionica.
La miglior misura disponibile (fornita da WMAP) mostra che la forma di materia dominante nel cosmo è
la materia oscura fredda. Gli altri due tipi formano insieme meno del 18% dell'intera materia
dell'universo.
Dallo studio di alcune prove osservative come le supernovae di tipo Ia e la radiazione cosmica di
fondo gli astrofisici ritengono che attualmente l'universo sia dominato da una misteriosa forma di
energia, conosciuta come energia oscura, che apparentemente permea tutto lo spazio. Le osservazioni
suggeriscono che circa il 68% di tutta la densità d'energia dell'universo attuale sia sotto questa forma.
Quando il cosmo era più giovane era permeato in ugual modo dall'energia oscura, ma la forza di
gravità aveva il sopravvento e rallentava l'espansione in quanto era presente meno spazio ed i vari
oggetti astronomici erano più vicini tra loro. Dopo alcuni miliardi di anni la crescente abbondanza
dell'energia oscura causò un'accelerazione dell'espansione dell'universo. L'energia oscura, nella sua
forma più semplice, prende la forma della costante cosmologica nelle equazioni di campo di
Einstein della relatività generale, ma la sua composizione e il suo meccanismo sono sconosciuti e, più
in generale, i particolari della sua equazione di stato e le relazioni con il Modello standard della fisica
delle particelle continuano ad essere studiati sia tramite osservazioni, sia dal punto di vista teorici.
Come sarà il futuro del Universo?
Le teorie sull'universo possono essere divise in quattro categorie maggioritarie:

 teorie dell'universo eterno: quelle per cui, nonostante le osservazioni, l'universo è eterno come
prima si pensava con la teoria dello stato stazionario, la teoria della luce stanca, la cosmologia del
plasma e l'universo statico; l'espansione e la gravità rimangono in equilibrio
 teorie dell'universo con esistenza apparentemente finita: in cui l'universo ha un inizio e una
"fine"
 teorie del multiverso: in cui l'universo è parte di uno spazio più grande composto da tanti universi
 teorie dell'universo ciclico: in cui l'universo nasce e finisce per poi rinascere all'infinito
Le teorie su nascita, sviluppo e destino dell'universo che accettano il modello standard si possono
dividere anche in due gruppi maggioritari a seconda della tipologia di evoluzione prevista per il nostro
universo in accordo con la relatività:

1. teorie inflazionarie (inflazione semplice, inflazione eterna, teoria delle bolle)


2. teorie dell'universo ciclico o Big Buonce cioè che l’universo arrivirà al suo massimo e poi
comincerà a ridirsi fino a diventare un solo atomo

L’universo potrebbe prendere diverse forme:


 aperto cioè curva negativamente come la superficie di una sella. Gli angoli di un triangolo
sommati danno un valore minore di 180 gradi, e le rette che non si incontrano non sono mai
equidistanti; hanno un punto di distanza minima e continuano a separarsi. La geometria
dell'universo è iperbolica. Anche senza energia oscura, un universo curvo negativamente si
espande indefinitamente, rallentando di poco il suo moto a causa della forza di gravità. Con
l'energia oscura l'espansione non solo è continua, ma è pure in accelerazione. Le possibilità
circa il destino ultimo di un universo aperto sono o il Big Freeze (e quindi una morte termica), o
il Big Rip, in cui l'accelerazione provocata dall'energia oscura diventa così forte che supera gli
effetti delle forze gravitazionale, elettromagnetica e nucleare debole.

 Chiuso cioè la geometria dello spazio è chiusa come la superficie di una sfera. La somma degli
angoli di un triangolo è maggiore di 180 gradi e non esistono rette parallele; tutte le rette si
incontrano ad un certo punto. La geometria di questo universo è, su larga scala, ellittica. In un
universo chiuso, quando manca l'effetto repulsivo dell'energia oscura, la gravità fermerebbe
l'espansione dell'universo, che inizierebbe quindi a collassare in un'unica singolarità (Big
Crunch) analoga al Big Bang. Ad ogni modo, se l'universo contiene una grande quantità di
energia oscura (come suggerito da recenti scoperte),

 Piatto cioè Se la densità media dell'universo è esattamente uguale alla densità critica, ovvero
Ω=1, allora la geometria dell'universo è piatta: come nella geometria euclidea la somma degli
angoli di un triangolo è di 180 gradi, e le parallele sono sempre equidistanti e non si incontrano
mai. Senza energia oscura, un universo piatto si espande per sempre a un ritmo decrescente,
raggiungendo asintoticamente lo zero. In presenza di energia oscura invece, l'espansione
rallenta inizialmente, ma aumenta in seguito. Il destino ultimo di un universo piatto è simile a
quello di un universo aperto: la morte termica, cioè un "Big Freeze", o il Big Rip. La maggior
parte dei dati astrofisici sono interpretati come parte di un universo piatto. Però, secondo la
teoria dell'inflazione eterna, sostenuta da dati osservativi, l'espansione continua comunque in
maniera caotica (inflazione caotica) e in ogni direzione ma a densità diversa, fino a formare
bolle di infiniti universi: alcuni sono destinati a finire in un Big Rip, altri no, e l'intero universo
sarebbe eternamente esistente.

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