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Le sacre scritture
insegnano come si
vadia in cielo non
come vadia il cielo
Il sig. Galilei
farebbe bene
a parlare ex
suppositione
La chiesa condanna Copernico
Decreto della Congregazione del Santo
Uffizio del 5 marzo 1616
• “E poiché è anche pervenuto a conoscenza della predetta Sacra
Congregazione che quella dottrina pitagorica, falsa e del tutto
contraria alla divina Scrittura, sulla mobilità della terra e
sull’immobilità dle sole, insegnata anche da Nicolò Copernico
nel De revolutionibus orbium coelestium , …, si sta divulgando
ed è accettata da molti,…,affinché una tale opinione non
serpeggi ulteriormente a pernicie dlela verità cattolica, ha
decretato di sospendere, finché non siano corretti, i detti Nicola
Copernico De revolutionibus e Didaco Astunica su Giobbe; che il
libro del padre Paolo Antonio Foscarini Carmelitano sia invece
del tutto da proibire e condannare; e che tutti gli altri libri, che
parimenti insegnano lo stesso siano da proibire; come di fatto il
presente Decreto li proibisce, condana e sospende
rispettivamente tutti”.
Il caso Galileo: scienza e fede
• La condanna del Dialogo (1632)
• Il processo a Galileo: 1633
• I retroscena: la guerra dei Trenta anni e la politica
filofrancese di Urbano VIII
• La politica dei gesuiti e le pressioni della Spagna
• Gli intrighi dei gesuiti: Grassi e Scheiner
• Galilei recidivo: l’ammonizione di Bellarmino
(1616)
Galileo eretico?
• La tesi di Pietro
Redondi
• L’atomismo del
Saggiatore e il dogma
eucaristico
• Il processo per
copernicanesimo come
specchietto per le
allodole
• La condanna di Galileo
pilotata da Urbano VII
e da Francesco
Barberini
Atto d’abiura di Galilei
• Io Galileo, figliuolo del quondam Vincenzo Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni
70, costituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Eminentissimi
e Reverentissimi Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l’eretica pravità
generali Inquisitori; avendo davanti gl’occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco
con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio
crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la Santa Cattolica e
Apostolica Chiesa. Ma perché da questo S. Offizio, per aver io, dopo d’essermi
stato con precetto dall’istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi
lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la
terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere
né insegnare in qualsivoglia modo, né in voce né in scritto, la detta falsa dottrina, e
dopo d’essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e
dato alle stampe un libro nel quale tratto l’istessa dottrina già dannata e apporto
ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono
stato giudicato veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto che il
sole sia centro del mondo e imobile e che la terra non sia centro e che si muova.
Una questione ancora aperta
• Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze Vostre e d’ogni fedel
Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor
sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie, e
generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla Santa
Chiesa; e giuro che per l’avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o in scritto,
cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; ma se conoscerò alcun
eretico o che sia sospetto d’eresia lo denonziarò a questo S. Offizio, o vero
all’Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò.
• Giuro anco e prometto d’adempire e osservare intieramente tutte le penitenze che
mi sono state o mi saranno da questo S. Offizio imposte; e contravenendo ad alcuna
delle dette mie promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte
le pene e castighi che sono da’ sacri canoni e altre constituzioni generali e
particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Così Dio m’aiuti e questi
suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani.
• Io Galileo sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e
in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia
abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva,
questo dì 22 giugno 1633.