Comportamento

La cellula che Sei mesi

fa reagire per guarire
L'immagine L'immagine di una
elettronica di un coppia in crisi.
mastocita (una Le reazioni
cellula umana). all'abbandono
I granuli rossi sono diverse
sono l'eparina, da persona a
l'istamina e la persona: ma il
serotonina: meccanismo che
quest'ultima le governa è
stimolerebbe sempre lo stesso.
l'attività in E ha anche tempi
positivo del precisi. Se dopo
cervello. 180 giorni la
depressione
continua bisogna
intervenire: si è
infatti in presenza
di una vera
"Addio", e scatta malattia.
l'adrenalina
Cristalli di adrenalina:
provoca un aumento
della pressione.

Ghiandole
e stress
Il tessuto delle
ghiandole
surrenali. Sotto
stress secernono
gli ormoni che
accelerano le funzioni
dell'organismo.
La fine di un rapporto costituisce uno choc potentissimo all'interno della macchina umana

L'adrenalina si
scatena, aumenta
la glicemia, i vasi
sanguigni si
restringono. E'
la prima reazione.
Poi, piano piano,
il corpo e la mente
D'amore si muore?
I
l battito cardiaco arriva a 170
pulsazioni al minuto (tre vol-
te più del normale), e la pres-
sione arteriosa sale a 150 mil-
limetri: è l’effetto cuore in gola.
Lo provocano l’adrenalina e la no-
si adeguano. Ma radrenalina, prodotte dalle ghian-
dole surrenali quando l’organismo
c'è qualcuno è sotto stress. Le pupille si dilata-
no, proprio per l’effetto dell’adre-
che non ce la fa. nalina, e anche i polmoni reagi-
scono, stimolati dal sistema ner-
voso simpatico. Respirare diven-
ta difficile, manca l’aria. Il volto
perde colore a causa del restringi-
mento dei vasi sanguigni. I musco-
li si contraggono in tutto l’organi-
smo: il corpo è percorso da brividi,
i peli si drizzano. Nel sangue au-
menta il tasso di glucosio (sale cioè
la glicemia).Tutto questo in trenta
secondi. Che cosa ha scatenato
questo terremoto organico? Solo
un paio di parole. «Non ti amo più».
Oppure: «Lasciamoci». La fine di un
rapporto, insomma.
«La prima reazione dell’organi-
smo alla malattia d’amore è uno
choc, l’equivalente di una scarica
elettrica», commenta il professor
Fabrizio Menchini-Fabris,diretto-
re della Scuola speciale di andro-
logia dell’università di Pisa. «In
pochi istanti si attiva il sistema or-
monale di sopravvivenza, il mec-
canismo con cui il corpo risponde
agli impulsi negativi che arrivano
dal cervello, e che tendono a scon-
volgerne l’abituale equilibrio». Nei
minuti successivi la reazione dell’
organismo prosegue: crolla la ten-
sione, e questo può provocare sve-
nimenti. Se prima si era impallidi-
ti, adesso il viso tende al paonazzo,
se i peli erano dritti, adesso si suda
abbondantemente: è colpa della
dilatazione successiva dei vasi san-
guigni. Il carattere, il coinvolgi-
mento affettivo, le aspettative nei
confronti del partner determina-
no l’intensità di queste prime rea-
zioni. La malattia d’amore è però
iniziata: potrà durare settimane,
mesi, addirittura anni interi. Quel-
lo che è certo è che il dolore in chi
viene abbandonato è fortissimo.
«La perdita della persona amata
è sempre un lutto vero e proprio,
non solo quando muore davvero,
ma anche quando ci lascia», spiega
Alessandro Meluzzi, psicotera-
peuta. Non per niente nella scala
di Rahe, che fa una classifica degli
eventi che provocano stress, la ve-
dovanza è al primo posto, con 100
punti. Per fare un confronto, la
perdita del posto di lavoro, pur se
importante, è nettamente staccata:
non arriva a quaranta punti. Esse-
re lasciati è la sensazione dolorosa
più forte che si possa provare. Ad-
dirittura, per l’antropologo russo
Igor Caruso affrontare l’abbando-
no è l’incontro psicologico con l’
esperienza che temiamo e rimuo-
viamo di più: la morte.
Essere abbandonati
è la sensazione
dolorosa più forte
E’ un “morire in vita”, la fine di
una parte consistente di sé. Infatti,
secondo lo studioso, innamorarsi
significa voler guarire dai dolori
dell’esistenza: così, quando si viene
lasciati, è come sentirsi dire: «Non
ti ho voluto salvare»: tornano in
superficie le angosce e le dispera-
zioni precedenti, che si pensavano
dimenticate e che invece erano so-
lo anestetizzate dai meccanismi
psicologici di autodifesa. Si tratta
di un processo sofisticato. «La sen-
tenza di abbandono è stata appena
pronunciata, e già muoio nella co-
scienza dell’altro. Mentre ancora
vivo nel mio corpo sono già cada-
vere nell’altro, perché egli non mi
ricorda più», spiega Caruso, il cui
studio più noto si intitola: La sepa-
razione degli amanti, o fenomeno-
logia della morte.
Ma d’amore si può davvero mo-
rire? Un modo di dire si può tra- Psicoterapia
sformare in realtà? «Anzitutto bi- Alessandro Meluzzi:
sogna tenere conto della depres- "Come perdere una
sione: dopo lo choc iniziale ci ren- parte di noi stessi".

▼
 Ecco la
sindrome
di Patricia:
In letteratura? Una strage
Da sempre eroi ed eroine si sono consumati per amore: ecco
chiusa in casa le vittime più famose delle malattie del cuore innamorato.
per sei mesi
L
a letteratura mondiale, si amano, ma lui è frate. muore di crepacuore.
specialmente quella Quando il rapporto tra i due ● Il piacere di Gabriele
antica, racconta viene scoperto la reazione D’Annunzio, offre un’altra
diamo conto di aver perso una innumerevoli storie è terribile: Abelardo sofferenza maschile. Andrea
▼

parte di noi, una persona che fa-
ceva intima parte del nostro mi-
crocosmo», dice Meluzzi.
Una psicologa inglese, Joan
Wallerstein, ha addirittura studia-
to le fasi del malessere post-ab-
bandono. La prima, che può du-
rare anche un mese, è quella dei
“sentimenti negativi”: aumenta
l’aggressività, la rabbia verso sé e
gli altri. Il sonno è spesso agitato, si
è preda di sensi di colpa e solitu-
dine. Diminuiscono quelle che gli
psicologi definiscono “funzioni di
performance”, cioè le prestazioni
nello studio, nel lavoro, nell’atti-
vità fisica. Il caso di Patricia H.,
ventunenne inglese, è ancora cita-
to nei testi di psichiatria: nel 1969,
dopo essere stata lasciata dal fi-
danzato, rifiutò di uscire dalla pro-
pria cameretta per 194 giorni (l’
unica “autorizzata” a entrare, per
portarle il cibo era la madre).
Nella seconda fase, quella della
“presa di coscienza”, le emozioni
ritornano. Ma sono distorte, squi-
librate: alla rabbia si alterna senso
di liberazione, al malessere segue
sollievo, al pianto subentrano spes-
so risate. E’ una temporanea si-
tuazione di schizofrenia. Si vive in
uno stato di dissociazione psichica,
perché non ci si riconosce più: la
persona che se n’è andata ha la-
sciato un vuoto, è scomparso un
punto di riferimento che non è an-
cora stato sostituito. Questo è
quanto accade nella mente. In pa-
rallelo, anche il corpo subisce squi-
libri notevoli: alla depressione ri-
sponde il sistema nervoso simpa-
di morti d’amore.
● Si comincia addirittura
con la mitologia greca.
Orfeo, figlio di Apollo,
sposa Euridice, che però
muore morsa da un
serpente. Con il suo canto
magnifico, Orfeo convince
gli dei a farlo scendere
nell’oltretomba per
riprendere l’amata. Ma a
un patto, egli non si deve
voltare a guardarla prima
di essere tornato sulla terra.
Orfeo non resiste alla tenta-
zione, si volta: perde Euridice
per sempre, viene decapitato.
● Nell’Eneide di Virgilio,
Enea e Didone, regina di
Cartagine, s’innamorano.
Ma gli dei ricordano all’eroe
la sua missione, fondare
l’Italia. Enea parte, abbando-
nando l’amata. Per il dolore
La dama delle camelie Didone si dà fuoco.
Margherita Gautier muore fra le braccia ● Dall’XI secolo arriva
dell'amato Armand Duval: è il dramma la celebre corrispondenza
di Dumas figlio, messo anche in musica.
fra Eloisa e Abelardo. I due
Piramo e Tisbe
Da Ovidio: Piramo si è ucciso
credendo che la sua amata
Tisbe sia stata assalita
da un leone. L'incisione
è del XVI secolo.
Pene d'amore
mitologiche
La "Morte di Orfeo", in
un dipinto di Emil Levy, del
1866. Aveva perso Euridice.
viene evirato. Eloisa si
chiude in convento, e non
ne uscirà mai più.
● In Fosca, di Igino Ugo
Tarchetti, la protagonista
non è bella e ha un pessimo
carattere. Riesce comunque
a far innamorare Giorgio, ma
ben presto questi si accorge
che è impossibile vivere
con una donna simile, e
l’abbandona. Fosca allora
si lascia morire.
● Goethe racconta ne
I dolori del giovane Werther
la storia di questo
personaggio dalla ardente
passionalità che si innamora
di Carlotta: costei però sposa
Alberto. Incapace di resistere
alla passione, Werther
si uccide: è il primo eroe
romantico.
● Nell’Adelchi di Alessan-
dro Manzoni, Carlo Magno
ripudia la moglie Ermengarda.
Lei allora si chiude in
convento, dove poco dopo
Ofelia abbandonata da Amleto
Eugène Delacroix: "La morte di Ofelia", da
Sperelli viene lasciato
dall’amata, Elena Muti.
Disperato, cerca una donna
che la ricordi in tutto e per
tutto. E la ritrova, identica.
Ma anche questa lo abbando-
na, perché lui si ostina
a chiamarla Elena.
● Bizzarra la fine di
Orlando, di Virginia Woolf:
innamorato della figlia
dell’ambasciatore, il giovane
viene rifiutato. Cade allora
in un sonno profondo e
lunghissimo: quando si
sveglia, Orlando è donna.
● Nell’opera Madama
Butterfly, di Giacomo
Puccini, ambientata in
Giappone, la geisha Cio-Cio-
San sposa l’ufficiale
americano Pinkerton: lei lo
ama, non sa che il matrimo-
nio è stato una messa in
scena. Lui parte e quando
torna è sposato, questa volta
sul serio. Perso l’onore, Cio-
Cio-San fa harahiri.
Shakespeare (1844).

Mi hai lasciato? Colpa delle endorfine

C he cosa porta a interrom-
pere una storia d’amo-
re? Gli studiosi non si ac-
contentano dei motivi clas-
sici, quelli che riguardano la
vita di coppia, come incom-
patibilità, litigi e tradimenti,
ma prendono in considera-
zione anche altri elementi.
■ E’ la chimica?
L’innamoramento sarebbe
legato al rilascio nell’orga-
nismo di anfetamine come
l’acetilcolina, che provoca il
risveglio dei sensi, e la fe-
niltelamina, che genera la
felicità di legarsi a una per-
sona. Con il tempo il corpo
costruirebbe però una spe-
cie di tolleranza a questi ef-
fetti: e quando ciò si verifi-
ca, l’innamoramento finisce.
Cosa rimane? Le endorfine,
molecole che fluiscono al
cervello lasciando tranquil-
lità e benessere, mano a
mano che ci si abitua al
partner. Simili alla morfina,
le endorfine sono state bat-
tezzate “la dose quotidiana
di narcotico”. Ma se l’orga-
nismo viene anestetizzato
troppo, allora il partner di-
venta praticamente un e-
straneo.
■ E’ la natura?
E’ la teoria della antropolo-
ga americana Helen Fisher:
dopo quattro anni, in me-
dia, l’amore finirebbe per
una specie di meccanismo
ereditario. Alla donna primi-
tiva, cioè, erano necessari
quattro anni per “svezzare”
il figlio e renderlo autono-
mo. E per quattro anni, dun-
que, aveva bisogno di esse-
re protetta e aiutata dal suo
uomo. Per questo, a livello
ormonale, il genere umano
avrebbe “costruito” un rap-
porto d’amore tale da vin-
colare la coppia per tale pe-
riodo di tempo.
Oggi le condizioni sono ov-
viamente mutate, ma uomi-
ni e donne conserverebbero
ancora quella antica eredità
genetica.

Focus 8 Focus 9
 Suicidio d'amore? Solo
con i barbiturici: c'è più
tempo per essere salvati!
▼
tico, che stimola la secrezione di
quantità eccessive di dopamina e
serotonina, sostanze considerate
come neurotrasmettitori, che cioè
consentono alle cellule nervose di
comunicare, di trasmettere i mes-
saggi. Così l’organismo si trova in
uno stato più reattivo.
Siamo quasi tutti
"winners": e chiodo
schiaccia chiodo
La presa di coscienza è la via d’
uscita dalla crisi: ci si rende conto
che la sofferenza non durerà in e-
terno, e anche l’organismo, dopo
settimane di squilibri chimici, si ri-
lassa. Per gli psicologi, il tempo di
reazione post-abbandono è un ele-
mento di classificazione di un in-
dividuo: se in tre mesi si riesce a
sopravvivere, e dimenticare, si è
considerati “vincenti”. Proprio co-
sì, almeno secondo uno studio del-
la università di California, che a
Los Angeles ha seguito il caso di
90 universitari lasciati dai partner.
Di questi, 76 sono risultati “win-
ners”, cioè proprio vincenti.
Ma c’è anche chi si isola nel pro-
prio dolore, sprofondando nell’a-
patia. Di solito si tratta di persone
con profonde difficoltà preesi-
stenti, che avevano puntato tutto
nel rapporto con il partner. Quan-
do la storia finisce, si smarrisce
anche il senso della propria iden-
tità. Le cronache raccontano di
casi di automutilazione (dita del-
le mani e dei piedi, lobi, organi
genitali, parti della lingua),
fino al suicidio. Il 90 per
cento di chi decide di
togliersi la vita per amore, ingeri-
sce medicinali (soprattutto barbi-
turici): secondo gli psichiatri, per
prolungare l’agonia, con la spe-
ranza di essere salvati dal partner.
Il tempo limite entro il quale un
individuo normale deve uscire dal-
la malattia d’amore è di circa sei
mesi. Ovviamente dipende anche
dall’età: se a lasciare è stato un gio-
vane partner con il quale si usciva
da poche settimane, dovrebbero
bastare venti giorni. Ma se dopo
180 giorni si sta ancora soffrendo e
la situazione depressiva non ac-
cenna a passare, allora deve ac-
cendersi un campanello d’allarme,
perché si è in presenza di una vera
e propria patologia. E come tutte
le malattie va seguita con atten-
zione. Anche nella cura, la farma-
cologia interviene in soccorso del-
la psicanalisi. Il supporto psicote-
rapeutico è essenziale, ma è spesso
affiancato da farmaci di ogni tipo.
Quelli che combattono l’ansia e la
depressione (ansiolitici e antide-
pressivi) regolano in genere il li-
vello dei neurotrasmettitori. Sono
farmaci di due tipi: il primo con-
trolla il funzionamento della sero-
Quando il corpo reagisce male Macché morire,
meglio guarire
S e il dolore si trasfor-
ma in malattia, se
sione causata dal do-
lore, sul “sistema della
al contrario, è il rifiuto
ostinato del cibo. Col-
un pensiero ossessivo
diventa malessere fisi-
riproduzione”, ormona-
le. Si manifesta nella
piscono soprattutto le
donne, al di sotto dei Aschool
ndy Delamie, professore
associato della New
for social research
co, è perché il soggetto donna con il disinte- trent’anni.
ha una predisposizione resse per il sesso; nel 3. Disturbi del sonno. di New York, ha sviluppato
verso la depressione maschio c’è anche dif- Dormire male, senza ri- una serie di consigli per
cronica, che dà il via a ficoltà di erezione e di posare e rilassarsi ve- superare il trauma
una serie di malattie eiaculazione. ramente, arriva anche dell’abbandono velocemente
psicosomatiche. 2. Bulimia e anores- a modificare le carat- e con pochi traumi.
1. Problemi di ses- sia. Sono provocate teristiche principali del- 1, La sofferenza va subito
sualità. Il perdurare dallo squilibrio delle la personalità. espulsa dal corpo, esorcizza-
dello stress può porta- funzioni vegetative che 4. Dolori fisici. L’ansia ta, comunicandola a più
re la prevalenza del “si- si verifica quando il e l’angoscia, quando si persone possibile. Sfogarsi
deve essere l’imperativo
stema della sopravvi- tasso di serotonina su- stabilizzano, possono
venza”, cioè il mecca- pera il livello di guar- portare sofferenze fisi- della prima mezz’ora.
Giovani e forti nismo biologico che si dia. La bulimia è la che, dovute in genere a 2, Rispettare ogni impegno
Uomo, sesso debole Sopra, un giovane. La mente è attivato per difendere sensazione di fame infiammazioni come la di lavoro, di studio e qualsia-
Il maschio prova una maggiore pena più elastica. A lato, una donna il corpo dalla depres- continua; l’anoressia, gastrite e la colite. si altra scadenza è vitale; per
in seguito a un abbandono? matura. La più resistente. reazione all’apatia, la
giornata deve essere
tonina, regolando funzioni vege- che a isolarsi, a sfogarsi piuttosto piena di appuntamenti.
Destinati a soffrire di più tative come il sonno, la veglia, la
fame. Il secondo favorisce le vie
che a interiorizzare. Anche il grado
d’istruzione influisce: un laureato
3, La rabbia che si prova è
normale, è impossibile non
sentirla. Occorre sfruttarla,
C hi sono gli abban-
donati a rischio?
● I dinosauri dell’a-
c’era ancora”, non
parla d'altro che del
suo amore.
re dei propri figli ri-
chiede una volontà
non comune.
della dopamina, facilitando la ge-
stione delle emozioni, del pianto,
supera in genere l’evento negativo
con maggiore facilità rispetto a chi
renderla positiva, incanalan-
dola verso una direzione
della disperazione. Per curare di- ha interrotto gli studi. Infine, le precisa, magari in uno sport.
more. Così la psico- ● Il primo amore. ● Il professionista sturbi maschili si ricorre anche a donne reagiscono all’abbandono 4, Vanno allontanati i segni
loga Donata France- Chi ha avuto il primo del sacrificio. E’ chi dell’assenza di chi se n’è
scato definisce chi ha rapporto sessuale ha investito moltissi- farmaci che siano in grado di ri- molto meglio dei maschi. Un fatto
pristinare adeguati livelli di testo- culturale, secondo alcuni studiosi. andato: le foto, i biglietti,
sognato di passare con la persona che mo nel rapporto: ma- i regali vanno raccolti e
l’intera esistenza con se n’è andata, si tro- gari ha smesso di sterone, cioè l’ormone che regola Una predisposizione fisiologica,
le funzioni legate alla sessualità. secondo altri: anche se ancora sco- conservati in un luogo non
la stessa persona, e va in una situazione studiare, ha cambia- troppo accessibile, magari
di colpo si ritrova solo. di doppia angoscia, to lavoro o città per Al di là di questi casi limite, co- nosciuti, i meccanismi che rendono in una valigia in soffitta.
Aggrappato alla spe- perché l’abbandono stare più vicino al munque, chi reagisce meglio? La la donna più forte sarebbero di na- Verrà il momento in cui
ranza, infondata, che coincide con la sepa- partner. Di colpo si risposta è facile: i giovani. La men- tura ormonale.Comunque sia, i ri- si avrà la forza e la voglia
il partner ritorni, si co- razione da chi si era trova senza più nulla te è capace di adattarsi, di assorbi- sultati si vedono: al lutto più gran- di riaprirla.
stringe a non dimenti- idealizzato come “pri- e si colpevolizza di- re meglio gli eventi di lutto, di per- de di tutti, la vedovanza, sopravvi- 5, Le nuove storie vanno
care: guarda le vec- mo, unico e insosti- cendo: “non ho fatto
chie foto, frequenta i tuibile”. abbastanza”. dita; c’è la predisposizione a rac- vono quasi soltanto donne. ■ vissute senza guardarsi
contare i propri drammi, piuttosto Luca Fioretti indietro: i paragoni sono
luoghi di “quando lui ● Il genitore. La ● L’immaturo. Chi è dannosi, meglio apprezzare
presenza di un figlio stato attratto soprat- Lotta per le differenze e le novità.
è sempre causa di tutto dall’aspetto fi- la vita 6, La forza per stare da soli
ansie supplementari, sico del partner, una Il colore Fabrizio Menchini si accumula quando ancora
come sensi di colpa volta solo si ritrova in dell'uomo si è in coppia: occorre talvol-
e forti cadute de- un mondo che non gli Fabris, specialista
Nell'immagine in andrologia. ta controllare il romantici-
pressive, anche piace. Vive barricato smo. Il comportamento del
dopo dieci anni. in casa, per evitare grande, cristalli "Nel momento
di testosterone, dell'abbandono partner va analizzato, per
Ricostruirsi una qualsiasi contatto capire se è coinvolto davve-
vita sentimen- con una realtà che l'ormone maschile, si attivano tutti
che genera i meccanismi ro. Coprirsi gli occhi per auto-
tale dopo es- non sopporta. Nes- convincersi che tutto va bene
sere stati la- suno è considerato l'aggressività ormonali legati
e regola la all'istinto di è l’errore più grande: si paga
sciati dal ge- all’altezza di chi se una volta che si è soli.
nito- n’è andato. sessualità sopravvivenza".
maschile.
Scienza
I primi pterosauri apparvero sulla Terra 210 milioni di anni fa. Co me grandi alianti, veleggiavano sui mari e si nutrivano di pesci
Quando
i dinosauri
impararono
a volare
Animali a sangue caldo, avevano ossa
cave come gli uccelli e ali prive di penne
e simili a quelle degli attuali pipistrelli.
G
iganteschi animali, gran-
di quanto un aliante, sol-
cavano i cieli del nostro
pianeta, più di duecento
milioni di anni fa. Non erano uc-
celli, anche se possedevano lun-
ghe ali e una forma aerodinami-
ca. Non erano pipistrelli, nono-
stante la presenza di una mem-
brana alare, il patagio, tipica dei
mammiferi volanti. Erano realtà
rettili, a quei tempi padroni asso-
luti del pianeta: prima di loro nes-
sun animale si era alzato in volo, e
ci sarebbero voluti almeno 145 mi-
lioni di anni, prima della comparsa
dei primi uccelli.
Fu Georges Couvier, grande
studioso di anatomia del XIX se-
colo, a battezzare pterodattili (che
significa “ala-dito”) i grandi vola-
tori del Triassico e a considerarli
rettili a tutti gli effetti, contrastan-
do le teorie di allora che li vole-
vano una via di mezzo tra mam-
miferi e uccelli. Oggi si preferisce
parlare di Pterosaura; un ordine
Focus 12
dei rettili diviso in due sottordini, il
più antico dei Rhamphorynchoi-
dea e il più recente degli Ptero-
dactyloidea. Le specie conosciute
sono circa un centinaio, ma nuovi
ritrovamenti sono all’ordine del
giorno, specie nel grande giaci-
mento brasiliano di Chapada do
Araripe e nella nostra Carnia.
1. L’origine? Europea
Pur avendo caratteristiche co-
muni ai rettili come il cranio, la
forma dei denti e la struttura delle
zampe posteriori, gli pterosauri si
staccarono presto dai dinosauri,
evolvendosi in maniera totalmen-
te diversa. Non per questo vanno
considerati antenati degli uccelli, e
la differenza va ricercata nell’ana-
tomia dell’ala.
Nello pterosauro il quarto dito
dell’arto anteriore era allungato a
dismisura e sosteneva una mem-
brana che si estendeva dai lati del
corpo fino alla punta del dito. Ne-
gli uccelli, invece, l’ala è sostenuta
Una storia infinita
Il paleontologo Marco Fabio
Dalla Vecchia. "Lo studio
dei rettili volanti è in continua
evoluzione in tutto il mondo".
soprattutto dal secondo dito e dal-
la copertura di piume e penne.
La “scuola americana” conside-
ra gli pterosauri parenti stretti dei
dinosauri e ritiene che si siano evo-
luti da piccoli rettili bipedi capaci
di correre, mentre gli studiosi eu-
ropei ipotizzano un’affinità con
rettili terrestri più primitivi, gli eo-
suchi, che vivevano oltre 230 mi-
lioni di anni fa. L’evoluzione sa-
rebbe avvenuta lentamente e al-
Gallodactylus
Apertura alare: 1,3 metri
150 milioni di anni fa
cune specie arboricole avrebbero
sviluppato una membrana tra l’ar-
to anteriore e il tronco tale da per-
mettere il volo.
I rettili volanti apparvero co-
munque per la prima volta in quel-
la che oggi è l’Europa del sud e
poi si spinsero, nel Giurassico, fino
in Asia, Africa, India e America
del nord, fino a raggiungere, nel
Cretaceo, l’Australia, che a quei
tempi era poco distante dal Polo.
Ornithocheirus
Apertura alare: 2,5 metri
Da 140 a 70 milioni di anni fa
Pteranodon sternbergi
Apertura alare: 8,2 metri
Da 115 a 70 milioni di anni fa
2. Dal piccione all’aliante
«I primi pterosauri avevano di-
mensioni contenute e i più piccoli
erano grandi come un piccione. Il
muso e il collo erano corti, ma un
carattere tipico era la lunga coda,
che spesso terminava con una
placca cornea», dice Fabio Marco
Dalla Vecchia, l’unico ricercatore
italiano specializzato nello studio
dei rettili volanti. Gli Pterodatti-
loidei, cioè quelli più recenti, in-
Tapejara
Apertura alare: 1,6 metri
110 milioni di anni fa
vece, raggiunsero enormi dimen-
sioni e uno di essi, il Quetzalcoa-
tlus northropi, rinvenuto nel Texas
occidentale, aveva un’apertura
alare di una dozzina di metri. Gli
appartenenti a questo sottordine
mancavano di coda, ma in com-
penso molte specie avevano gran-
di creste sul capo: lo Pteranodon
ne aveva una lunga addirittura il
doppio della testa. Spiega Dalla
Vecchia: «Le creste avevano pro-
Denti da
insettivoro
Una mandibola
di pterosauro
perfettamente
conservata e
rinvenuta nel
giacimento di
Chapada do
Araipe, nel
nord del Brasile.
Una miniera
di ossa
Reperti fossili
di pterosauro.
II materiale
proveniente dal
Brasile ha
permesso di
identificare
quindici specie
sconosciute.
Pterodactylus kochi
Apertura alare: 0,5 metri
Da 160 a 144
milioni di anni fa
Gnathosaurus
Apertura alare: 1,8 metri
150 milioni di anni fa
Batrachognathus
Apertura alare: 0,5 metri
150 milioni di anni fa
babilmente diverse funzioni, tra ziale. Nello Pteranodon, la specie
cui quella aerodinamica durante più studiata, i maschi avevano una
il volo e, forse, idrodinamica. Una cresta più grande e pesante di
specie di timone, insomma, che quella delle femmine».
frenava l’animale durante l’atter- Visti da vicino, gli pterosauri
raggio, ma che serviva anche come hanno notevole somiglianza con
“condizionatore” per disperdere uccelli e pipistrelli: ai primi li ac-
il calore in eccesso. La teoria più comunano le ossa cave (fonda-
accreditata, però, ritiene la cresta mentali per il volo per la loro leg-
un carattere sessuale secondario gerezza) e la fusione di diverse os-
che serviva al maschio per attirare sa che limita la flessibilità del tron-
la femmina durante la parata nu- co. La struttura generale, poi, è
▼
Focus 13
 Si alzavano nei cieli del mesozoico battendo Quetzalcoatlus
northropi In Italia le specie più antiche
le ali, oppure sfruttando le correnti calde Apertura alare: 12 metri
70 milioni di anni fa Esci,racione
grande come un pic-
e si nutriva di pe-
che catturava al volo,
planando sull’acqua. Lo
pterosauro italiano, appar-
tenente al sottordine dei
Ramforincoidei, aveva un’
apertura alare contenuta,
mai superiore al metro e
Dimorphodon mezzo, e viveva su isolotti
Apertura alare: 1,4 metri semisommersi da cui si
205 milioni di anni fa spostava per cacciare. La
storia degli importanti ri-
trovamenti di pterosauri nel
nostro Paese incomincia
nel 1973, con lo scheletro
venuto alla luce nei calca-
Anurognathus ri del monte Bo’, nelle vici-
Apertura alare: 0,5 metri nanze del paesino berga-
150 milioni di anni fa masco di Cene. Poco do-
po altri fossili furono sco-
perti nelle vicinanze e nelle
Preondactylus rocce della Carnia, nel Friu-
Apertura alare: 0,5 metri Peteinosaurus li settentrionale.
225 milioni di anni fa Campylognathoides Apertura alare: 0,6 metri Questi antichissimi rettili
Apertura alare: 1,7 metri volanti, vissuti 210 milioni
225 milioni di anni fa di anni fa, sono patrimonio
195 milioni di anni fa
esclusivo dell’Italia. I Ram-
forincoidei, infatti, vissero
dal Triassico superiore al
Giurassico superiore e ave-
vano dimensioni contenu-
te, a differenza dell’altro
sottordine, gli Pterodatti-
loidei,e coda lunga. Molti
degli scheletri ritrovati ap-
partengono a individui im-
maturi e sono di generi di-
versi. Questo fa pensare a
un elevato grado di diffe-
renziazione e presuppone
una ricca storia evolutiva
precedente.
Tutti gli pterosauri rinvenu-
ti finora si sono fossilizzati
in piccoli bacini marini non
molto profondi e con scar-
so ricambio delle acque. Il
fondale era povero o privo
di ossigeno e questo ha per-
messo l’ottima conserva-
zione delle ossa: l’animale
morto, infatti, non veniva
attaccato da predatori o
necrofagi e le sue spoglie
venivano decomposte più
lentamente e ricoperte da
finissimo sedimento.

Scaphognathus
Apertura alare: 1 metro
150 milioni di anni fa Il lungo becco
da insettivoro
La ricostruzione di uno
Ornithodesmus Pteranodon, tra i rettili
Apertura alare: 5,5 metri volanti più studiati,
Da 130 a 120 milioni di anni fa che visse nel Cretaceo.

Tracce sulla roccia

I resti fossili del
Cearadactylus Cycnorhampus svericus,
Apertura alare: 6 metri uno pterodattiloide,
110 milioni di anni fa rinvenuti nel Wurttemberg,
in Germania. Visse oltre
140 milioni di anni fa.
molto simile a quella dei mammi- luppato e gli pterosauri si affida- aumentato l’aerodinamicità del rantivano all’animale il movimen- mile posizione. Ma come faceva- tre specie. Oppure, e questa è un’ degli albatros e delle fregate che, tili volanti era un insieme di acque
▼

feri alati. La grande specializza-
zione nel volo degli pterosauri è
dimostrata anche dalle impronte
del cranio: il cervelletto era infatti
più sviluppato rispetto a quello dei
rettili terrestri, e ciò fa supporre
un alto livello di coordinazione
muscolare e la capacità di mano-
vrare come un aereo durante le o-
perazioni di volo.
L’odorato era scarsamente svi-
vano più alla vista, decisamente
buona come dimostra lo sviluppo
dei lobi ottici, per cacciare.
«Come tutti gli animali volatori,
anche i rettili in questione erano a
sangue caldo e per evitare perico-
lose dispersioni di calore avevano
il corpo ricoperto di scaglie, che
in alcune specie potevano conte-
nere dei peli. Un eventuale rive-
stimento di pelo avrebbe, infatti,
corpo, facilitando il volo», affer-
ma Dalla Vecchia, che è respon-
sabile scientifico del museo pa-
leontologico di Monfalcone.
3. Le ali e il volo
Gli pterosauri, specie i più pic-
coli, volavano attivamente, cioè
battendo le ali come fanno gli uc-
celli. Potenti muscoli partivano da
uno sterno ben sviluppato e ga-
to ritmico delle ali. La membrana
alare era poi rinforzata da veri e
propri “tiranti”, fibre assai resi-
stenti e sottili che ne impedivano il
ripiegamento. In posizione di ripo-
so, le ali erano mantenute all’in-
dietro. Va sfatata la credenza che
gli pterosauri si appendessero a te-
sta in giù come i pipistrelli per ri-
posare: la struttura della zampa
era inadatta a mantenere una si-
no, i rettili, a prendere il volo? Ci
sono diverse ipotesi. Un tempo si
pensava che gli pterosauri si lan-
ciassero dagli alberi oppure dalle
scogliere dove nidificavano, ma la
struttura delle zampe, inadatte ad
arrampicarsi, lo escluderebbe.
«Più probabilmente questi anima-
li volarono spinti da esigenze ali-
mentari, per occupare nuovi spazi
cacciando prede mai toccate da al-
altra teoria possibile, per scappare
da qualche temibile predatore. I
Ramforincoidei, più piccoli, era-
no indubbiamente più agili in volo,
mentre invece i grandi Pterodatti-
loidei battevano più raramente le
ali, preferendo veleggiare sfrut-
tando le correnti ascensionali, le
cosiddette “termiche”, usate an-
che da rapaci e alianti.
Un volo molto simile a quello
come gli pterosauri, compiono
lunghi tragitti sul mare. Anche se
gli Pterodattiloidei mancavano di
uno stabilizzatore orizzontale co-
me la coda, supplivano con il bat-
tere lentamente le ali di tanto in
tanto per ristabilire la quota di vo-
lo ed evitare sbandate.
4. Professione: pescatore
L’ambiente in cui vivevano i ret-
e terre emerse: paesaggi piuttosto
piatti, isolotti che comparivano e
scomparivano al variare delle ma-
ree. Quasi tutti gli pterosauri si nu-
trivano dunque di pesce che pe-
scavano in volo, veleggiando len-
tamente sulla superficie dell’acqua
e immergendo rapidamente il bec-
co. Il loro corpo, infatti, li rendeva
inabili al tuffo e di conseguenza al
nuoto subacqueo.

▼
Focus 14 Focus 15
 I cambiamenti del clima e la competizione
con gli uccelli ne causarono la sparizione Phobetor
Apertura alare: 1,7
metri. Da 145 a 130
milioni di anni fa

Nyctosaurus
Eudimorphodon Apertura alare: 3,2 metri
Apertura alare: 1 metro Da 88 a 65 milioni
225 milioni di anni fa Germanodactylus di anni fa
Apertura alare: 1,1 metri Tropeognathus
150 milioni di anni fa Apertura alare: 6,8 metri
110 milioni di anni fa

Pteranodon ingens Rhamphorhynchus

Apertura alare: 6 metri Apertura alare: 1,8 metri
Da 115 a 70 milioni di anni fa Da 177 a 144 milioni di anni fa

Dorygnathus
Apertura alare: 1 metro
Dimmi come voli 190 milioni di anni fa
e ti dirò chi sei
Dall’alto in basso: l’ala
di uno pterosauro, di un
uccello e di un pipistrello,
rappresentano variazioni
evolutive dell’arto anteriore,
che era adatto in precedenza
a un animale terrestre. Nei
rettili volanti è il quarto dito, Ma qualcuno preferiva la frutta
diversamente modificato, a Pterodaustro
sostenere l’ala, negli uccelli
il secondo, e nei pipistrelli
S i chiama Ceara-
dactlylus liga-
buei ed è tra gli ul-
con un’apertura ala-
re di oltre sei metri.
Il muso era molto
mo viveva in Brasile
circa 110 milioni di
anni fa, era lungo
Apertura alare: 1,4 metri
140 milioni di anni fa
le dita dal secondo al timi eccezionali rin- allungato, i denti ro- oltre cinque metri
quinto. Negli pterosauri venimenti effettuati busti e rivolti all’in- con un’apertura ala-
l'articolazione della spalla Ctenochasma a Chapada do Arari- fuori e in avanti per re di nove, e solca- Anhanguera
poggiava sul "notario", un pe, nel nordest del catturare più facil- va i cieli veleggian- Apertura alare: 4,3 metri
osso esclusivo di questi Apertura alare: 1,3 metri
150 milioni di anni fa Brasile, il più impor- mente i pesci, sua do alla maniera dei 110 milioni di anni fa
animali, oltre che base per tante giacimento di fonte principale di grandi rapaci dei
il movimento dell’ala, fossili di pterosauri nutrimento. nostri giorni.
che è costituito dalla del mondo. A sco- Il materiale prove- Il Tepejara, che nel-
fusione di diverse vertebre. prire questo ptero- niente da Chapada la lingua degli in-
dattiloide è stata la do Araipe dall’inizio dios Tupi significa
spedizione italiana degli anni Ottanta “il vecchio essere”,
▼

La dentatura di questi rettili è
comunque la prova migliore a di-
sposizione dei paleontologi per de-
terminarne la dieta: alcune specie
piscivore, come lo Pteranodon,
non avevano denti; altre, come l’
Anurognathus, mostravano muso
corto e denti aguzzi da insettivoro;
lo Pterodaustro possedeva centi-
naia di denti simili ai fanoni delle
balene con i quali filtrava il planc-
ton. Una struttura simile si incon-
Focus 16
tra oggi nel becco del fenicottero.
Si suppone che gli pterosauri de-
ponessero le uova come molti ret-
tili, anche se l’uovo doveva essere
di dimensioni notevoli per conte-
nere le ali ripiegate in fase di cre-
scita. L’americano Wann Lang-
ston ritiene che i piccoli nascesse-
ro probabilmente in uno stadio di
sviluppo poco avanzato e quindi
rimanessero dipendenti dai geni-
tori per lungo tempo. Questi ab-
bandonavano a turno il nido e per- ni oceanici divennero finanziata dal Cen- ha permesso l’iden- era dotato di una sozoico: la nuvola di detriti solle- oceanico con abitudini e compor-
correvano lunghe distanze sul ma- più profondi, l’ambiente a tro studi Ligabue di tificazione di nove cresta che si pro- vata dall’impatto oscurò la Terra tamento simili a quelli di uno pte-
re in cerca di cibo da portare ai loro favorevole si modificò. Calò Venezia (il “liga- generi e quindici lungava sopra l’oc- per anni, causando una diminuzio- rosauro. E se uccelli e rettili entra-
piccoli, come del resto fanno oggi il livello del mare e riemersero le buei” del nome è specie di rettili vo- chio e di mandibole ne della temperatura e la conse- rono in competizione per la nic-
gli uccelli marini. terre, scomparirono diverse forme proprio un omaggio lanti fino allora sco- simili a un paio di guente sparizione di molte forme chia alimentare, i primi vinsero fa-
di plancton, crostacei e insetti, al presidente, Gian- nosciute, tra cui pinzette, assai affi- di vita. Un’altra suggestiva teoria cilmente il confronto, grazie
5. Arrivano gli uccelli mentre i rettili volanti diminuirono carlo Ligabue). Il spiccano il Tupu- late e senza denti. I vuole che gli pterosauri siano stati soprattutto alla maggiore adatta-
Cearadactylus, co- xuara, gigante cre- paleontologi riten-
Alla fine del Mesozoico gli pte- gradualmente fino a estinguersi. me la maggior parte stato, e il Tepejara, gono che se ne ser- rimpiazzati gradualmente dagli uc- bilità e versatilità dell’ala piuma-
rosauri raggiunsero la più ampia Ma quale fu la causa di cambia- degli Pterodattiloi- probabilmente l’uni- visse per beccare la celli, che avrebbero occupato le ta, rispetto alla membrana rinfor-
distribuzione, ma quando, nel tar- menti così complessi? L’ipotesi più dei, era di dimen- co pterosauro a nu- frutta come oggi nicchie lasciate dai rettili volanti. zata con fibre dei primi animali vo-
do Cretaceo, incominciarono a e- accreditata parla di un asteroide sioni gigantesche, trirsi di frutta. Il pri- fanno i tucani. Uno dei primi uccelli esistiti, infat- lanti. ■
mergere catene montuose e i baci- che colpì il pianeta alla fine del Me- ti, l’Hesperornis, era un volatore Mario Chiodetti
Focus 17
Tecnologia
Veloce, sicura, Com’è fatta,
scattante: si chiama dentro e fuori
Impact, costa
50 milioni, e per
rifornirla basta una
presa di corrente.
Ma come va?
Sotto il cofano, l’inverter,

D
a zero a cento all’ora in lo strumento che trasforma la
otto secondi, e una tenu- corrente continua in alternata.
ta di strada degna di un’-
auto sportiva: dopo cin-
que anni di ricerche e sperimen-
tazioni, la General Motors è pron-
ta a sottoporre al giudizio del pub-
blico la Impact, la sua prima auto
elettrica, anche se passeranno al-
meno quattro anni prima che ab-
bia inizio la produzione in serie.
Nel frattempo, molte altre aziende
(tra cui l’americana Chrysler, l’ita-
liana Fiat, la francese Citroen, la
giapponese Nissan) sono al lavoro Per aumentare l’aerodinamicità,
sui più svariati progetti di auto la parte posteriore è più stretta
elettrica. E’ esplosa un’improvvisa di circa venti centimetri.
sensibilità ecologica? Forse sì, ma
la spinta decisiva viene più con-
cretamente dai provvedimenti an-
ti-inquinamento. Il più importante
▼

è stato preso in California e stabi-

lisce che dal 1998 almeno
il 2 per cento delle vettu-
re vendute nello Stato Una pila
dovranno essere “a emis- nel motore
sioni inquinanti nulle”, A destra, la
cioè elettriche. La cifra Impact. Sotto,
salirà poi al 10 per cento l’abitacolo:
nel 2010, e si prevede che il tunnel delle Distributore
altri Stati americani adot- batterie tiene di carica
teranno leggi analoghe guidatore Il capace
nei prossimi mesi. e passeggero
nettamente bagagliaio
separati. Si nota, (sopra)
accanto alla leva compensa
del cambio la mancanza
automatico, la dei sedili
pulsantiera per posteriori.
l’avviamento. Accanto, una
colonnina per
il rifornimento.
Sulla vettura,
la presa si
trova tra i fari.
Ecco la prova su strada della prima auto nata come vettura elettrica

A tutto kilowatt Focus 19


Nel motore soltanto parti in
rotazione: la spinta viene da
un campo elettromagnetico
▼
La Impact è dunque la risposta
della General Motors a questi ob-
blighi di legge: un’auto a due posti,
la prima progettata esclusivamen-
te come auto elettrica (e non adat-
tata da modelli già esistenti), che
proprio adesso sta iniziando la spe-
rimentazione decisiva, cioè le pro-
Tutte le future
tappe dell’auto
P rimo obiettivo: l’inquinamen-
to urbano. Secondo obietti-
vo: il totale riciclaggio dei mate-
riali. Le case automobilistiche
stanno vagliando varie strade
per raggiungere questi scopi, e
alcune delle nuove tecnologie
sono quasi operative. Ecco co-
me potrebbe cambiare l’auto-
mobile nei prossimi 15 anni.
1995 - Elettrica. Lancio in Eu-
ropa della Peugeot 106, prima
vettura elettrica prodotta in se-
rie. A ruota seguiranno, sem-
pre in Europa, Citroen, Renault
e Volkswagen. Già dal 1990,
però, è disponibile (ma solo su
ordinazione) la Elettra, versione
elettrificata della Panda.
1998 - A gas. Sarà un nuovo
motore a tasso d’inquinamento
ridotto. Difficoltà tecniche: la
necessità di conservare il car-
burante in forma liquida e a
bassissima temperatura. Primi
veicoli sperimentali.
2000 - A minimo consumo.
L’attuale motore a scoppio rag-
giungerà la massima efficienza
(20 chilometri con un litro, in
città), e il diesel a iniezione elet-
tronica avrà le stesse prestazio-
ni degli attuali motori a benzina.
2004 - Carrozzeria ultrasottile.
Il rivestimento d’acciaio avrà lo
spessore di una lama di rasoio,
facendo calare il peso delle vet-
ture almeno del 20 per cento.
2005 - Propulsione ibrida. Le
carrozzerie più leggere permet-
teranno la presenza contempo-
ranea di due motori, uno elet-
trico per i percorsi cittadini e
uno diesel per i lunghi trasferi-
menti.
2008 - Tutta in alluminio. Sarà
possibile solo se la produzione
in serie di vetture elettriche ab-
basserà a sufficienza il prezzo
dell’alluminio.
2010 - A idrogeno. La più eco-
logica delle vetture: il suo car-
burante sarebbe estratto diret-
tamente dall’acqua.
Focus 20
Un progetto contrastato
Uno dei 50 prototipi della Impact. Le magnifiche sette: i dati
Alla fine del 1992 la General Motors
stava per cancellare l'intero
programma in seguito a una serie Vcuneetture elettriche a confronto:
ecco quali sono le proposte, al-
di problemi finanziari. delle quali già quasi definiti-
ve, fatte da sette diverse case au-
tomobilistiche.
Impact (General Motors, Usa)
ve su strada. Vediamo quali sono
stati i risultati. Batterie al piombo del peso di 500
kg. Autonomia massima 160 chilo-
● Per partire, comporre il metri. Segni particolari: da zero a
numero 100 all’ora in otto secondi. Produ-
zione in serie dal 1998.
I progetti esaminati dalla Gene-
ral Motors erano 11: è stata scelta E-1 (Bmw, Germania)
una vettura a due posti, con la Batterie al sodio/cloruro di nichel
scocca in alluminio, per ridurre al del peso di 200 kg. Autonomia
massimo il peso e, soprattutto, per massima: 300 chilometri. Segni
cancellare l’idea di lentezza e gof-
faggine da sempre collegata alle
particolari: quattro posti; velocità
di punta 140 all’ora. Data di pro-
auto elettriche. Per lo stesso moti- duzione non disponibile.
vo si è prestata particolare atten- T-Van (Chrysler, Usa)
zione all’aerodinamicità: la forma
affusolata, infatti, e il paraurti po-
Batterie al nichel-ferro del peso di
900 chili. Autonomia massima: 150
Inquinamento zero
steriore di venti centimetri più In alto, la E-1 della Bmw. Sopra,
chilometri. Segni particolari: da ze- la Peugeot 106 elettrica,
stretto di quello anterio- ro a 100 all’ora in 25 secondi (ne sarà in produzione entro il 1995.
re, hanno permesso di ot- sono già state vendute 50, al prez-
tenere un bassissimo zo di 150 milioni l’una) Produzio-
coefficiente di resistenza ne in serie dal 1997. 106 (Peugeot, Francia)
all’aria. «E’ inferiore del Batterie al nichel-cadmio del peso
30 per cento rispetto a Ecostar (Ford, Usa) di 260 kg. Autonomia massima:
Batterie al sodio-zolfo del peso di 135 chilometri (a 90 all’ora). Segni
quello di ogni altra auto- 400 kg. Autonomia massima: 360 particolari: a trazione posteriore,
mobile in commercio», chilometri (a 45 all’ora). Segni par- basata su un modello già esistente;
dicono i tecnici della Ge- ticolari: basato sul furgone Ford velocità massima: 100 all’ora.
neral Motors. Escort, ha una velocità di punta di L’identico sistema sarà utilizzato
L’abitacolo ha un a- A corrente 130 all’ora e può trasportare quasi per trasformare anche la Citroen
spetto inconsueto ma fa- alternata cinque quintali di merci. Produzione Ax. Produzione in serie dal 1995
miliare: sembra quasi di in serie dal 1998. (attualmente 50 vetture sono in
Il motore sprimentazione a La Rochelle).
trovarsi su una Corvette, sviluppa 137
con i due sedili Fev (Nissan, Giappone)
cavalli. Tutti Batterie al nichel-cadmio del peso Downtown (Fiat, Italia)
nettamente separati i controlli di 200 kg. Autonomia massima: Batterie al sodio-zolfo del peso di
dall’ingombrante “tunnel sono affidati a 180 chilometri (a 80 all’ora). Segni 165 kg. Autonomia: 190 chilometri
delle batterie” (che nella dispositivi particolari: pannelli solari sul tet- (nel traffico). Segni particolari: tre
Corvette ospitava invece elettronici in tuccio per prolungare la durata del- posti; due motori collegati alle ruo-
la trasmissione). Il cru- grado di dosare la carica. Data di produzione non te posteriori; velocità massima 100
scotto è ridotto all’essen- Mezza tonnellata di batterie i giri del motore: disponibile. all’ora; scocca in alluminio.
ziale: tachimetro, conta- questo rende
Le batterie al piombo sono ingombranti, poco efficienti e soprattutto superfluo
chilometri, indicatore del pesanti: costituiscono da sole oltre un terzo del peso della vettura. il cambio
livello di carica, e una Però sono facilmente reperibili e non costano troppo. La Impact di aria e benzina in arrivo al mo- prodotto, soprattutto se la novità
tradizionale.
pulsantiera accanto alla ha a bordo 27 batterie da 12 volt, per un valore totale di 3 milioni. tore», spiega Fabio Massimello, riguarda un’automobile dal costo
tradizionale leva del coordinatore dei progetti Fiat sul- piuttosto elevato (si parla di una
cambio automatico. Per le vetture elettriche. «Un passo cinquantina di milioni). Così, nei
avviare si deve digitare un codice ideale di cento chilometri all’ora. berline sportive in circolazione. tata di un caricabatterie portatile, mer che accende automaticamen- avanti è invece il motore a corren- prossimi due anni, trenta prototipi
sulla pulsantiera. Il dispositivo per Lungo una strada tortuosa viene Questa, insomma, non è una sem- collegabile alla rete elettrica ordi- te il riscaldamento un quarto d’ora te alternata: qui il chopper è sosti- della Impact affronteranno il più
la selezione delle marce, invece, provato lo sterzo: la risposta è ot- plice macchina elettrica di buon naria. Il suo unico difetto è la len- prima dell’ora prevista per la par- tuito dall’inverter, che oltre a re- realistico dei test: verranno affida-
funziona nel modo classico: leva tima, così come la tenuta di strada, livello: è la migliore e più maneg- tezza: otto ore per una ricarica tenza, quando cioè la macchina è golare il flusso di energia esegue te ad altrettanti guidatori e utiliz-
su “avanti”, una leggera pressio- mentre la frenata è ottenuta dall’- gevole utilitaria prodotta dalla Ge- completa, contro le due ore ne- ancora collegata alla corrente elet- anche la trasformazione in cor- zate per sei mesi per le strade di
ne sull’acceleratore, e la vettura si effetto-motore: sembra del tutto neral Motors. cessarie con le colonnine. La vita trica della rete. rente alternata. Nel motore vero e New York, Long Island e Los An-
avvia. Ecco la prima sorpresa: normale, nonostante la “rigenera- complessiva delle batterie è sti- proprio, poi, viene generato un geles. Un’accurata rotazione di vo-
quando si accelera sembra di es- zione” (cioè la restituzione di ● Fare il pieno? Due ore mata in 50 mila chilometri, e la so- ● Una girandola nel motore campo elettromagnetico che fa lontari farà sì che, alla fine, circa
sere su un ascensore ad alta velo- energia elettrica alle batterie, che Dopo la fase di prove, la mac- stituzione dovrebbe costare circa Ma come funziona, in linea di ruotare un albero collegato alla un migliaio di persone, tra cui al-
cità, e anche il rumore è lo stesso. avviene ogni volta che si schiaccia china viene parcheggiata accanto a tre milioni. principio, un motore elettrico? trasmissione e quindi alle ruote». cuni giornalisti specializzati, avrà
La vettura scatta con tanta sciol- il pedale del freno). Per sicurezza, una colonnina di ricarica, alla qua- Elettrico è anche il riscalda- «La batteria produce corrente Le parti mobili, dunque, sono tut- guidato la Impact per almeno
tezza che è perfino difficile proce- comunque, le ruote anteriori so- le vengono collegate le batterie mento, che attualmente presenta continua, che viene trasferita al te in rotazione: pistoni e albero a qualche settimana. Se sarà piaciu-
dere lentamente, pur sapendo che no dotate anche dei tradizionali esauste. Da un punto di vista pra- però due limiti: è insufficiente per motore attraverso un dispositivo camme (e relative possibilità di ta, la produzione in serie avrà ini-
una guida nervosa esaurirebbe ra- freni a disco. tico questo è un problema serio: i climi più rigidi (in realtà funziona elettronico denominato chopper, e guasto) sono ormai un ricordo del zio. Altrimenti, e anche questa è
pidamente le batterie. Dopo aver assistito a qualche ce ne saranno mai abbastanza, di bene soltanto se la temperatura che regola la quantità di energia passato. una possibilità da non scartare, la
Secondo le specifiche fornite evoluzione ad alta velocità da par- queste colonnine, lungo le strade? non scende sotto zero), e inoltre fornita al motore. In pratica, si tra- Quando si introduce un sistema General Motors potrebbe decide-
dalla GM, l’autonomia della Im- te di un pilota professionista, è dif- «Dipende dal successo della mac- assorbe molta elettricità quando sforma la pressione sull’accelera- totalmente nuovo, però, non è suf- re di cancellare completamente il
pact è di 120 chilometri in città e ficile non convincersi che la Im- china», dicono alla General Mo- entra in funzione. Questo secondo tore in un aumento di elettricità, ficiente uno spot pubblicitario per programma. ■
160 in autostrada, all’andatura pact sia all’altezza delle migliori tors. Ogni auto, comunque, è do- problema viene risolto da un ti- anziché in una maggiore quantità fare accettare al pubblico il nuovo Duilio Gallo
Focus 21
Scienza
MARTE
I giganti
del sistema
solare.

Crateri a ragnatela,
lava più fredda del
ghiaccio, montagne
alte decine di
chilometri: ecco
l’identikit dei vulcani
extraterrestri

LUNA
I mari
sono pieni
di lava.
VENERE
Sono milioni:
eruttano ancora?

Esploratori

I
l vulcano più grande? Supera
dell’ignoto i 27 mila metri e si chiama
Partenza per monte Olympus. Il più toz-
Marte del primo zo? E’ il monte Sapas, un’im-
modulo Viking: mensa collina che si estende per
la sala di 150 mila chilometri quadrati. Si
controllo. Con potrebbe continuare elencando
questa sonda, l’eruzione più lunga, la più fred-
e molte altre, da, la più rovinosa, ma i nomi citati
sono state
rivelate sarebbero tutti poco familiari ai
le singolarità nostri lettori, praticamente scono-
geologiche di sciuti. Infatti non appartengono
Marte, di Venere alla geografia terrestre.
e della Luna. Negli ultimi anni i planetologi
hanno potuto studiare sempre più
a fondo il vulcanismo extraterre-
stre, sia grazie ai “landers” (cioè le
sonde che atterrano su un pianeta
e vi effettuano riprese) sia grazie
alle sonde vere e proprie, che foto-
grafano pianeti e satelliti dallo spa-
zio, quando vi passano accanto. Ve-
diamo cosa hanno scoperto.
● Basta un po’ d’energia
La nostra esperienza dice che
un vulcano può nascere per “sub-
duzione” (quando due placche
della crosta planetaria scivolano
l’una sull’altra, spingendo verso
l’alto il magma) o, al contrario,
quando in una placca si crea una
fessura. Poi c’è il cosiddetto feno-
meno dei “punti caldi”: correnti
di magma caldissimo che all’inter-
no del mantello premono su un
punto sottile della crosta. In tutti
questi casi, l’energia è fornita dal-
l’enorme calore imprigionato nel
pianeta al momento della sua for-
mazione, che in qualche modo rie-
sce a sfuggire attraverso la crosta
(o litosfera).
Accade lo stesso anche sugli al-
tri pianeti? Non necessariamente.
L’importante è che sia presente
abbastanza energia da trasformare
un solido in liquido, o in gas. «In

▼
PIANETA CHE VAI, VU LCANO CHE TROVI...
Focus 22 Focus 23
Un’eruzione può essere scatenata anche da Marte non possiede come la Terra
una “tettonica a placche”: la crosta
è molto spessa e non è fratturata in Tre volte
forze esterne, come la caduta di un asteroide tante placche che galleggiano sul
magma sottostante», dice Angio-
l’Everest
Un’immagine
letta Corradini. «I punti caldi del- dall’alto del
la Terra si spostano lentamente, monte Olympus,
▼

teoria perfino le comete potreb-
bero avere un’attività vulcanica,
anche se non è così», dice Angio-
letta Corradini, planetologa del
Cnr di Roma. «L’energia sarebbe
fornita dall’enorme differenza di
temperature che le comete incon-
trano spostandosi dai confini del
sistema solare fino al Sole».
Il caso più singolare di energia
fornita dall’esterno è proprio quel-
lo della Luna. «Il vulcanismo lu-
nare è indotto dagli impatti dei bo-
lidi, cioè enormi asteroidi come
quello che ha scavato il Mare Im-
brium. La formazione di un crate-
re così grande, infatti, causa un’
anomalia gravitazionale: per sem-
plicità, diciamo che viene provo-
cata una tendenza a “riempire il
buco”. Il fondo del cratere risale, si
frattura ai bordi e attraverso questi
crepacci risale il magma», spiega
la Corradini. «In pratica, tutti i
grandi crateri da impatto sono pie-
ni di materiale magmatico: lo di-
mostrano i 381,7 chili di campioni
lunari, molti dei quali erano “ve-
tri” vulcanici, riportati dagli astro-
nauti delle missioni Apollo».
● Dove sono?
Ogni pianeta, allora, ha la sua
parte di vulcani? No. In realtà si
tratta di un fenomeno relativa-
mente raro. Nel sistema solare,
che comprende nove pianeti e de-
cine di satelliti, vulcani attivi sono
stati individuati con certezza solo
su Io e Tritone, rispettivamente
lune di Giove e di Nettuno, men-
tre esistono le prove di un’attività
vulcanica estinta su Venere, su
Marte e sulla Luna.
I pianeti esterni, da Saturno in
poi, sono formati quasi esclusiva-
mente da gas, e dunque non pos-
sono generare vulcani (se non, for-
se, nel profondissimo nucleo). In-
vece il pianeta più interno, Mer-
curio, è talmente piccolo che deve
essersi raffreddato quasi subito do-
po essersi formato: eventuali eru-
zioni risalgono almeno a tre mi-
liardi e mezzo di anni fa, come di-
mostrano le immagini della sua su-
perficie butterata riprese dalla
sonda Mariner 10 nel 1973.
● Più vasto dell’Italia
La forma dell’“edificio”, la cal-
dera alla sommità, le tre bocche
eruttive... tutto ricorda i vulcani
hawaiiani. Invece siamo su Mar-
te. L’unica differenza degna di ri-
lievo sono le immense dimensioni.
Eppure Marte è otto volte più pic-
colo della Terra. Come è possibi-
le? «Tutto dipende dal fatto che
dando origine a catene di vulcani il più grande
relativamente piccoli, come le vulcano del
Hawaii. Su Marte, invece, il punto sistema solare:
caldo resta immobile, formando edi- 27 mila metri
fici vulcanici sempre più grandi». (l’Everest,
Così sono nati i monti Arsia, Pa- rispetto alle
vonis, Ascraeus e Olympus, tutti pianure che
con altezze che superano i 20 chi- lo circondano,
è alto 11.400
lometri. Il gigante è Olympus, che metri). Alla
raggiunge addirittura i 27 chilo- base, Olympus
metri e ha una base che si estende ha un diametro
per mezzo milione di chilometri di 600 chilometri:
quadrati (quasi il doppio dell’Ita- al centro si nota
lia). Altrettanto gigantesche, su l’immensa bocca
Marte, sono le eruzioni: una delle eruttiva, spenta
maggiori si verificò, secondo l’a- ormai da 30
strofisico J. Plescia del Jet propul- milioni di anni.
sion laboratory, nella regione mar-
ziana di Elysium mezzo miliardo
di anni fa. Insieme alla lava, ven- Satelliti
nero proiettate nell’atmosfera 10 Oggi sonnecchia inquieti
mila miliardi di tonnellate d’ac- Un cratere lunare. Nei più grandi, gli astronauti A sinistra,
qua: fu un periodo di inondazioni, Tritone, satellite

▼
hanno trovato lava vetrificata.
di Nettuno, ospita
molti vulcani
attivi. La sua
calotta polare (in
verde) è fatta di
azoto ghiacciato.
Sotto, Io, luna di
Giove: la macchia
in basso è Loki,
un geyser che
erutta gas fino a
200 chilometri.

Le bocche
del titano
L’enorme monte
Sapas, su Venere,
in un’immagine
elaborata sui dati
radar della sonda
Magellano (la
scala verticale è
aumentata). Sullo
sfondo, il vulcano
più alto di tutti:
il monte Maat.
 I vulcani più attivi sono ai margini del
sistema solare: eruttano gas sotto zero
lioni di anni fa in seguito a una ca-
tastrofe vulcanica che ricostruì
completamente la superficie», scri-
ve il planetologo J. Kargel, dell’
università dell’Arizona. In questa
numerosa popolazione, il peso
massimo è il monte Sapas, che ha
una base di 125 mila chilometri
quadrati, ma un’altezza di soli
1500 metri. Lo spilungone invece è
il monte Maat, che supera i 9 mila
Geologia col telescopio metri, mentre i più strani sono i
La planetologa Angioletta vulcani aracnoidi, le cui grandi cal-
Corradini: «Ghiacci a basso dere sono circondate da faglie con-
punto di fusione possono centriche e radiali che, viste dall’al-
prendere il posto del magma». to, sembrano ricamare sul terre-
no una tela di ragno. Comunque,
per il pianeta rosso, e forse fu pro- secondo Roger Phillips dell’uni-
▼
prio allora che si formarono le ca- versità di Washington, Venere è
lotte ghiacciate ai poli. sostanzialmente simile alla Terra:
«Anche qui il magma filtra dalle
● Venere? Tutto un vulcano dorsali, e anche qui si manifestano
E Venere? Fino a qualche anno accessi di vulcanismo periodico».
fa le informazioni erano ancora Ma non erano estinti, i vulcani di
molto scarse. Solo quando i radar Venere? «Non è sicuro. Sono sta-
della sonda Magellano hanno te avvistate infatti nubi di sodio,
perforato la sua coltre di nubi pe- un gas che potrebbe indicare la
renni, cioè a partire dal 1990, si è presenza di una debole attività vul-
potuto sondarlo a fondo. Imme- canica ancora in corso», dice An-
diatamente sono stati avvistati vul- gioletta Corradini.
cani di tutte le taglie, prima a cen-
tinaia, poi a migliaia, infine a mi- ● Lontano dal Sole
lioni: il conto totale è di 500 mila In realtà, le vere differenze le
bocche eruttive di almeno un chi- incontriamo solo spostandoci ver-
lometro di diametro, e molti mi- so i confini del sistema solare: qui,
lioni di “edifici minori”. lontani dalla fornace del Sole, al
«E’ addirittura probabile che la posto della lava troviamo gas a
crosta solida di Venere sia un’uni- bassa temperatura come solfati,
ca massa lavica, formatasi 500 mi-
Terra e Venere a confronto:
le croste in movimento
La deriva dei continenti, sulla Terra,
dipende dai moti orizzontali delle placche
tettoniche. Su Venere questo moto è
verticale: dagli affioramenti nascono
vulcani e altopiani, dagli sprofondamenti
si formano le catene montuose.
TERRA
Vulcano di
punto caldo
Subduzione della Affioramento
crosta oceanica dal mantello
Focus 26
ammoniaca e ossido di carbonio.
In questa zona, uno dei corpi
celesti più irrequieti è Io, un satel-
lite di Giove (secondo la mitolo-
gia, infatti, Io era una delle aman-
ti del dio Giove). Su questo satel-
lite sono state identificate almeno
dieci fontane eruttive, battezzate
anch’esse con nomi mitologici, co-
me Peleo, Loki, Prometeo, che
schizzano i loro gas fino a 280 chi-
lometri di altezza facendo dima-
grire sempre più il satellite: la sua
debole gravità, infatti, non può
trattenere il materiale espulso che
si perde così nello spazio. La son-
da Voyager 1 ha assistito a un’eru-
zione di Peleo, e ha fotografato la
“plume” di gas, cioè il pennacchio,
che si suppone sia composto prin-
cipalmente di biossido di zolfo.
«I modelli matematici che de-
scrivono questi punti caldi sono
però controversi», dice Emmanuel
Lelouch, dell’Osservatorio di Pa-
rigi. «La temperatura media di
Loki, per esempio, è stata valutata
Le rughe
di Venere
Il vulcano
Miralaidji, su
Venere:
la ragnatela
di faglie sulle
pendici è creata
dalla pressione
del mantello
sotto la roccia.
VENERE
Vulcano di
punto caldo
in 170 gradi sotto zero, ma altre
considerazioni su pressioni e com-
posizioni chimiche suggeriscono
che la bassa atmosfera di Io arrivi
addirittura a 300 gradi sopra ze-
ro». Forse queste incertezze sa-
ranno definitivamente risolte dal-
la sonda Galileo, che raggiungerà
Io nel dicembre prossimo.
Quel che invece sembra accer-
tato è che l’energia non viene tut-
ta dall’interno: la forza che espelle
il “magma”, infatti, è fornita an-
che dalle intense maree gravita-
zionali causate da Giove, che tor-
cono e spremono letteralmente la
piccola luna. Ancora più incon-
sueto è il vulcanismo di una luna di
Nettuno, Tritone, che si trova agli
estremi limiti del sistema solare:
consiste essenzialmente di im-
mensi geyser di ghiaccio vaporiz-
zato. La “lava” è più fredda del
ghiaccio nel nostro inverno antar-
tico, ma caldissima rispetto alla
temperatura media di Tritone, che
non supera i 230 sotto zero. ■
Mauro Gaffo
Spaccatura
Crosta
Affioramenti e
inabissamenti
dal mantello
 Tempo libero - In Giappone sport e divertimento si fanno soprat tutto al coperto

La vita in scatola
Il falso oltre l’oceano
Il centro di Seagaia, a 400 metri
dal vero oceano, conta su una
spiaggia lunga quasi cento metri.

Illusione
alla palma
Isolette in pura
plastica con
palme artificiali,
fanno da sfondo
al tratto di
costa disegnato
al computer. Tramonto al computer
Sull’oceano artificiale, a un’ora
stabilita, le luci si abbassano
e ha inizio il tramonto simulato.

Sotto la stuoia, polvere
La spiaggia artificiale di Seagaia,
il più grande centro balneare
al coperto del mondo. La sabbia
è composta da oltre seicento
L
a natura in pacchetto ha un
indirizzo preciso: Miyazaki,
oceano Pacifico, Giappo-
ne meridionale. Su questo
lembo di costa, tra i più belli del
Sol levante, un tempo meta di cop-
piette in luna di miele, spunta un
enorme parallelepipedo di un
bianco luccicante: “The Ocean
Dome”, la cupola dell’oceano. E’
una stazione balneare, e fin qui
nulla di strano, visto che il mare è lì
a due passi, ma attenzione: è com-
pletamente al coperto. Ettari di
finta spiaggia, finte palme, finto
cielo e, naturalmente, onde copia-
te dal vero. Un’assurdità in qual-
siasi parte del mondo, ma non in
Giappone, dove la natura viene si-
stematicamente sottomessa, co-
perta di cemento e di cristalli e so-
stituita con modelli più o meno
mostruosi. Il supermarket del tem-
po libero di Miyazaki, chiamato
Seagaia (unione di “sea”, mare, in
inglese e “gaia”, terra, in greco), è
l’esempio più calzante della voglia
di record che assale i giapponesi: il

▼
tonnellate di sassolini polverizzati.

Focus 29
 L’erba fatta
a strisce
A destra, dopo
gli incontri
di calcio, l’erba
sintetica viene
arrotolata e
rimossa: i grandi
impianti coperti
servono, infatti,
a diversi sport.

Tifo a scatola
chiusa
Un gigantesco
campo di calcio
al coperto. In Un campionato a dodici squadre
Giappone ci sono Una curva di coloratissimi tifosi di calcio. La Lega
21 mila squadre giapponese conta dodici squadre e la nazionale ha
con oltre 600 mancato di poco la qualificazione ai mondiali Usa.
mila giocatori.
CALCIO

Neve ad aria SCI

compressa
Sopra, il tempio
dello sci indoor
è a Funabashi,
un sobborgo di
Tokio. Ogni
giorno centinaia
di giapponesi
sfruttano mezzo
chilometro di
piste innevate.
A destra, veri
e propri ski-lift
conducono gli
sciatori alla
sommità della
pista. La neve è Vecchio scarpone, addio
formata da Il reparto calzature da sci del megastore
vapore acqueo Victoria. Gli scarponi sono preparati su misura
e aria compressa. dopo un’analisi computerizzata del piede.

Lo sport era mare al coperto è costato 63 ettari le, tramonto artificiale all’ora sta- lo dei canaloni d’acqua california- pone e sport. E pensare che la pa- na” di chi sta troppo (naturalmen- del territorio del Paese sarà co- palline contro una rete alta 33 me-
▼

di foresta e 690 mila milioni di lire,
conta su un “oceano” di 8790 me-
sconosciuto tri quadrati e una spiaggia acrilica
lunga 92 metri. Ogni quarto d’ora
in Giappone un vulcano in fibra di vetro erutta
finta lava in un rimbombo assor-
dante creato da casse acustiche. E
fino alla metà come nei villaggi turistici di tipo
occidentale, non mancano attra-
dell’Ottocento zioni e numeri di varietà: spettacoli
di burattini, danze in onore del so-
bilita e, in proiezione laser, la bion-
da e bellissima Silvia, dea del ma-
re che cammina sull’acqua in atte-
sa di liberare il suo compagno Taka-
shi, prigioniero del drago. L’acqua,
proveniente dal vicino oceano, è
desalinizzata e clorata e le onde
sono procurate da un computer
che quattro volte al giorno mano-
vra dieci pompe, in grado di crea-
re perfette onde a tubo sul model-
ni, ideali per i surfisti. E’ qui, in
un luogo che in passato poteva
competere con le Hawaii per le
bellezze naturali, che i giapponesi
stressati dal superlavoro vengono
a rilassarsi: pagano 70 mila lire,
entrano nel regno dell’indoor e si
sdraiano sulla finta sabbia, cullati
da una temperatura costante di 30
°C e da un’umidità tropicale.
Giappone e tempo libero. Giap-
rola sport, fino alla metà del seco-
lo scorso, non esisteva neppure ne-
gli ideogrammi della lingua giap-
ponese: il contatto con l’Occiden-
te portò questo popolo a cono-
scere il fenomeno e a dargli il no-
me di spohtsu e poi di oikose. Og-
gi lo sport è diventato una mania,
e serve, come il lavoro, per stare
sempre in movimento, per vincere
in partenza la “sindrome america-
te si fa per dire) in ozio.
La stessa pervicacia che il giap-
ponese medio impiega nel lavoro
quotidiano la riserva alla pratica
sportiva e soprattutto al golf, pas-
sione recente e devastante. Anche
per il patrimonio ambientale, vi-
sto che sull’isola parecchie oasi na-
turali sono state trasformate in
green super esclusivi. In un pros-
simo futuro oltre l’uno per cento
perto da campi di golf, ma il giap- tri . Tutto si svolge in spazi ristret-
ponese può giocare anche senza tissimi: in un paio di metri quadra-
mai vedere un vero campo: quin-
dici milioni di praticanti invadono
ti i giapponesi organizzano simu-
lazioni di gioco e colpiscono la pal-
le banchine delle stazioni, le ter-
razze di grattacieli o i cosiddetti
driving range, specie di autosilos
la, indirizzandola contro uno
schermo, a quattro metri di di-
stanza, dove si proiettano le im-
su più piani dove i giocatori si ac-
calcano l’uno sull’altro. Dalle sei
magini del campo da golf preferito.
Così, pur trovandosi in una came-
del mattino alle undici di sera, per
sette giorni la settimana, lanciano
ra al settimo piano, possono im-
maginare di percorrere il mitico

▼
Focus 30 Focus 31
Il golf svolge
una funzione
sociale,
consolidando
le gerarchie
campo scozzese di Saint Andrew
▼
Court. Tutto viene corredato poi
da una serie di informazioni scien-
tifiche, come rotazione, effetto, al-
tezza, velocità del colpo e del ven-
to, nome del giocatore ed even-
tuale penalità. Dopo ogni colpo l’
immagine cambia e mostra la nuo-
va posizione della pallina.
Anche nei veri green, comun-
que, la natura è ridotta al minimo
indispensabile: ci si muove grazie a
complicati sistemi di scale mobili e
piccole funivie che trasportano i
concorrenti di buca in buca. Cad-
dy, rigorosamente donne, lavano e
asciugano le mazze, lucidandole
fino a farle brillare. L’attrezzatura
poi se ne va da sola per un sistema
di binari appoggiata su un
supporto mobile: una serie
di sensori la guida verso il
punto dove verrà battuto il
colpo successivo.
Se il golf svolge una mar-
cata funzione sociale, contri-
buendo a consolidare una
gerarchia (molti giocano sol-
tanto perché lo fa il capo),
altri sport consentono ai
giapponesi di rincorrere i
tanto agognati record. Co-
me nell’isola di Hokkaido,
dove a meno di 200 chilo-
metri da Sapporo, la Japan
racing association ha aperto
un centro di oltre 400 ettari
per cavalli purosangue, con
tanto di pista di allenamento a due
corsie e una retta d’arrivo di un
chilometro. Tutto al coperto, si in-
tende. Nessuna meraviglia, visto
che da queste parti il giro di scom-
messe negli ippodromi raggiunge i
57 mila miliardi di lire.
In realtà in Giappone prati, fo-
reste, risaie secolari scompaiono
a vista d’occhio per lasciare spa-
zio a giganteschi cupoloni, uova
tecnologiche ripiene di competiti-
vità spinta all’esasperazione. Co-
me al centro sportivo Ski Dome
di Funabashi, un sobborgo di To-
kio. Una montagna di acciaio che
garantisce piste da sci sempre in-
nevate, lunghe 490 metri, per tutto
l’anno. Ogni giorno qui più di 4
mila giapponesi pagano 100 mila
Focus 32
EQUITAZIONE Il più grande galoppatoio al coperto
del mondo: ha una pista lunga un chilometro e larga quattordici metri.
lire per sciare due ore su tre piste
di diversa difficoltà dove si arriva
con appositi ski-lift. L’immenso lu-
na park è costato 700 miliardi e
comprende ristoranti, negozi, sale
giochi e 94 iniettori che ogni notte
spargono sui pendii la neve artifi-
ciale formata da vapore acqueo e
aria compressa.
Ma la febbre che è destinata a
salire fino al parossismo è quella
per il sakkaa, il calcio. Da dieci
mesi i giapponesi hanno la loro
prima Lega calcio professionisti e
ciascuno dei dieci club è finanzia-
to da una grande azienda. Qui i ri-
sultati di parità non sono ammessi
e quando si verificano, si va ai sup-
plementari e ai rigori. Il calcio de-
ve essere gioioso, non ci sono lot-
te sanguinarie tra le opposte tifo-
serie: la passione anima, vivifica,
ma non ha nulla a che fare con ag-
gressioni e pestaggi. Il sakkaa sta
travolgendo tutto, anche il base-
ball o le scommesse sui ciclisti in
pista: nascono migliaia di club, gio-
catori europei vengono invitati a
tenere lezioni in una cornice di
sfrenata allegria. E così il Giappo-
ne ha mancato per poco la qualifi-
cazione ai mondiali di Usa ’94 e
sta facendo sforzi colossali per or-
ganizzare i campionati del 2002 e,
magari, per vincerli. ■
Lorenzo D. Mariani
In buca
sui binari Se l’ossigeno
A sinistra,anche
nel golf tutto è
è in bomboletta
meccanizzato:
i giocatori si
spostano grazie
Lzo:alorolafrenesia dei giapponesi e la
voglia di novità ha un prez-
natura. Città sempre più
a passerelle in
movimento e
perfino le mazze
caotiche e inquinate fanno da
sfondo alla vita quotidiana, rit-
mata da orari e scadenze. Roba
(sotto) vengono
trasportate con
carrelli sistemati
da far mancare il fiato. Ma nem-
meno la carenza d’aria è un pro-
blema per i milioni di giapponesi
su appositi binari stressati dal superlavoro e mi-
di scorrimento. nacciati dal “karoshi”, la morte
I caddy sono per da fatica. Nei grandi magazzini
tradizione donne. della catena Takashimaya, nel
reparto articoli sportivi, è in ven-
GOLF dita il prodotto “Fresh O2”: cioè
ossigeno. Serve a integrare l’aria
resa irrespirabile dall’avanzare
del progresso. Dieci litri costano
40 mila lire, ma è possibile far
rifornimento a buon mercato se-
dendosi al tavolo di un apposito
bar e aspirando per tre minuti
l’ossigeno da una maschera. Il
boom per l’ossigeno in bombo-
letta è scoppiato due anni fa: pri-
ma c’era stato quello per l’acqua
minerale gassata, un'altra moda-
mania importata dall’occidente. I
giapponesi in debito di ossigeno
hanno comunque una chance in
più: dell'aria in bomboletta pos-
sono scegliere anche l’aroma.
OFF-SHORE Un megaschermo permette di seguire ogni dettaglio delle varie gare.
Storia
La libertà di stampa in Italia
fu concessa nel 1848. Perché?
Com’erano i giornali, allora?
E’
nato a Milano nel 1803,
è celibe, vive separato
dalla madre. Ha fatto
un corso regolare di
studi e ha ottenuto, per quanto mi
si dice, la laurea di ingegnere al-
l’università di Pavia. Andandogli
però poco a genio tale professione,
l’ha abbandonata per fare il gior-
nalista». Chi è il personaggio cui il
censore austriaco a Milano dedica,
nel 1828, queste parole (che sono,
Dalla penna d’oca
al computer
In alto, due giornalisti
dell’Ottocento, con
penne e calamai.
Qui sopra, un redattore
della “Stampa”, oggi.
Mutano le tecnologie,
ma non i problemi
fondamentali.
Focus 36
Liberi di scrivere
in realtà, l’inizio di un più lungo
rapporto)? Si chiamava Giacomo
Battaglia, aveva scritto già sul Gior-
nale dei teatri e sulla Vespa, e ades-
so aveva chiesto l’autorizzazione a
pubblicare l’Indicatore lombardo.
Il problema era se accordargliela o
no, questa autorizzazione, giacché
Battaglia s’era più volte dimo-
strato “inclinato a una critica
soverchiamente mordace”. E
la licenza di stampare richiede-
va proprio un parere
preventivo e favorevo-
le non solo sul tipo di
giornale, ma anche sulle
persone dei redattori.
Non si era, ovvia-
mente, in regime di libertà di stam-
pa, e quello che accadeva a Milano
succedeva, più o meno, in tutte le
parti d’Italia e del mondo: soltanto
nel 1848 si sarebbe potuto final-
mente parlare di stampa libera, al-
meno dal punto di vista costituzio-
nale. D’altra parte la censura ha
accompagnato la stampa fin
dall’inizio: nel 1446, a
Magonza,
Gio-vanni Gutenberg aprì la pri-
ma tipografia a caratteri metallici
mobili, e appena quarant’anni più
tardi, nel 1486, il principe Bernar-
do di Magonza instaurò la prima
censura, cioè il controllo preventi-
vo di ogni scritto destinato a esse-
re reso pubblico. In Italia il primo
censore fu papa Innocenzo VI, nel
1501. Da allora fino al 1848, salvo
brevissimi intervalli, durante e im-
mediatamente dopo la Rivoluzio-
ne francese, la censura restò in vi-
gore ovunque, anche se esi-
stevano Stati più
tolle-
ranti (come il granducato di To-
scana) e Stati più intransigenti (co-
me il regno di Napoli e il Lombar-
do Veneto).
Ma come erano, i giornali, a
quel tempo? Nella prima metà
dell’Ottocento in tutta Europa ci
fu, in realtà, una grande fioritura
del giornalismo. In Italia, intorno
al 1830, c’erano complessivamente
92 testate: si trattava di “periodici
politici o di annunzi” e soprattutto
di giornali scientifici, che allora si
chiamavano “fogli di cognizioni
utili”: era proprio questa formula
che permetteva l’esistenza, mal-
grado il meccanismo della cen-
sura (cioè della autorizzazione
preventiva), di giornali indi-
pendenti, cioè non legati allo
Iannolgli1848 fu, per tutti
Stati italiani, l’
della concessio-
ne degli Statuti, e del-
la proclamazione del-
la libertà di stampa
(con la conseguente
abolizione della cen-
sura). La norma era
Stato. Erano fogli che parlavano
di novità dell’industria, dell’agri- abbastanza simile,
nei vari casi: conce-
coltura, di viaggi e di “statistiche”. deva la libertà (cioè
Le tirature erano bassissime, se la possibilità di stam-
confrontate con quelle di oggi: L’a- pare senza autorizza-
pe delle cognizioni utili, stampata a zione) riservando però
Milano, raggiunse una punta di alla legge la repres-
2500 copie nel 1837. La vendita av- sione degli abusi.
veniva in tipografia o, soprattutto,
in abbonamento (il Politecnico di
Carlo Cattaneo aveva nel 1839
▼
“ben 252 abbonati”, dei quali 25
all’estero). I lettori erano ov-
viamente molti di più,
giacché nelle città
minori il
Il fatale 1848
● 15 gennaio. Gran-
ducato di Toscana.
Art. 15 dello Statuto.
repressive da deter-
minarsi».
● 20 marzo. Lombar-
«La stampa sarà libe- do-Veneto. Proclama
ra, ma soggetta a leg-
gi repressive».
dell’imperial regio go-
verno. «Sua altezza im-
● 29 gennaio. Regno periale si è degnata
di Napoli. Art.30 della graziosamente di or-
Costituzione. «La stam- dinare la soppressio-
pa sarà libera, e sog- ne della censura e la
getta a una legge re- sollecita pubblicazio-
pressiva per tutto ciò ne di una legge sulla
che può offendere la stampa. Confida che,
religione, la morale, atteso l’alto grado di
l’ordine pubblico,il re, civiltà di queste pro-
la famiglia reale, i so- vince, gli scrittori sap-
vrani esteri e le loro piano usare la libertà
famiglie, l’onore e gli in modo che non de-
interesse dei partico- generi in abuso».
lari». ● 10 luglio. Costitu-
● 4 marzo. Statuto di zione siciliana. Art.
Carlo Alberto. 17. «Parola e stampa
● 14 marzo. Stato sono libere. Gli abusi,
della Chiesa. Art.11. se costituiranno rea-
«L’attuale censu- to, saranno puniti a
ra preventiva go- termine di legge».
vernativa o politica
sulla stampa è abo-
lita, e saranno a que-
sta sostituite misure
Il frontespizio
dello Statuto
di Carlo Alberto,
in una edizione
miniata.
Una rotativa Hol a dieci
piani. Nel 1860 stampava
ventimila copie all’ora.
La libertà di
stampa era
utile al re, e
fu concessa
giornale veniva ricevuto dalle sale
▼
di lettura, e qui era a disposizione
del pubblico. Secondo una stima di
un altro giornale dell’epoca, gli
Annali, in Italia c’erano intorno al
1830 circa 180 mila lettori di gior-
nali. Che non erano pochi, se si
pensa che al momento dell’unità
d’Italia, nel 1861, gli analfabeti nel
nostro Paese erano ancora il 75
per cento, anche se in Piemonte e
in Lombardia, le regioni più colte,
si scendeva al 45 per cento.
Niente tasse e
niente francobolli:
libertà fiscale
I giornali non erano imprese
commerciali: sopravvivevano so-
lo grazie alle elargizioni dei citta-
dini, e al fatto che chi ci lavorava,
lo faceva gratis. Un vero problema
era anche la raccolta del materiale
da pubblicare: il Risorgimento, del-
lo stesso Cavour, uscito come quo-
tidiano il 15 dicembre 1847, do-
vette aspettare il 21 dicembre pri-
ma di avere materiale sufficiente
per riempire il secondo numero.
Il terzo uscì il 3 gennaio.Era dun-
que un giornalismo di tipo artigia-
nale quello che, nel 1848, fu
all’improvviso liberalizzato.
Ma da chi? E perché?
In generale un nuovo at-
teggiamento verso la stam-
pa era giustificato, alme-
no in Italia, dalla situa-
zione politica e sociale.
Camillo Benso conte di
Cavour scriveva, in uno
dei primi numeri del suo
Risorgimento: «La stam-
pa, lo proclamiamo
apertamente, è mezzo
principale di civiltà e
progresso dei popoli.
Senza di essa le società
moderne, quali fossero
i loro ordinamenti politici,
rimarrebbero stazionarie.
Anzi, indietreggerebbero».
Re Carlo Alberto stesso si
era reso conto che una
stampa non soggetta a
censure avrebbe potu-
to favorire i suoi piani
per l’ unificazione
dell’Italia. I giornali set-
Focus 38
Fatta l’Italia, fare i lettori
Il professor Valerio Castronovo.
Nel 1861 votavano in Italia in 418
mila e leggevano in 450 mila.
tentrionali a maggiore diffusione,
inoltre, erano saldamente ancora-
ti ai principi del liberalismo, e le lo-
ro battaglie non erano certo con-
tro l’ordine costituzionale (come
sarebbe avvenuto soprattutto negli
ultimi decenni del secolo, da parte
della sorgente stampa radicale),
quanto nei confronti delle condi-
zioni in cui si trovavano l’industria,
giudicata troppo arretrata, e l’agri-
coltura, non ancora meccanizza-
ta.
Sostanzialmente, quindi, la stam-
pa era considerata una buona al-
leata della politica dei Savoia. Inol-
tre essa era il più efficace strumen-
to di istruzione popolare, e il mezzo
meno costoso per portare l’educa-
Una stampa del '48:
il pubblico capisce
davvero quello
che sta leggendo?
Giornali senza lacci, però... zione nelle campagne (non a caso
in Inghilterra, nello stesso periodo,
la diffusione dei giornali fuori città
(che l’aveva a sua volta ereditata dal
diritto inglese), ed era il responsabi-
le della pubblicazione, mentre in
popolo una voce in capitolo su una
delle questioni, la libertà di stampa,
che portarono alle rivoluzioni del
di stampa senza intaccare le norme
che la garantivano. Cosa che, in se-
guito, avvenne (vedere box nella pa-
Ecco i trucchi per rimediare avveniva gratuitamente).
L’editto di Carlo Alberto intro-
precedenza lo erano lo stampatore e
l’editore: doveva essere maggioren-
1848 in tutta Europa, ma anche
un’arma a doppio taglio: condizio-
gina precedente).
«Comunque la nuova legge face-
Lcostituzionale,
a libertà di stampa,
concessa a livello
■ La concessione
solo ad alcuni giorna-
■ La modifica nella
struttura delle giurie.
duceva la figura del gerente e stabi-
liva che sui reati di stampa fosse
ne e godere dei diritti civili. Quanto
alla presenza di una giuria popolare
nando tali giurie, o semplicemente
definendo chi ne potesse o no fare
va sì che la stampa non fosse più go-
vernata per mezzo di concessioni o
venne li, e non ad altri, di A giudicare sui reati competente una giuria composta essa avrebbe dovuto garantire non parte, si poteva influire sulla libertà privilegi, elargiti di volta in volta a fa-
con l’andare del tem-
po (soprattutto nella
pubblicare dietro
pagamento gli annun-
di stampa erano, per
volere dell’editto
non solo da magistrati, ma anche da
persone comuni, rappresentanti del-
solo un “giudizio sul fatto” (cioè se
un certo evento si fosse o no verifi-
vore di determinate persone o im-
prese private. Riconosceva a ogni
seconda parte dell’Ot- ci legali (25 centesimi di Carlo Alberto, giurie la pubblica opinione. cato), ma anche “in diritto” (cioè se cittadino la facoltà di espressione
tocento) condizionata per riga, negli anni popolari, «per far sì Il gerente era una figura derivata si fosse in presenza di una violazione ideologica, e rinunciava a qualsiasi
con una serie di prov- Sessanta): ciò che nel modo di am- dalla legge francese sulla stampa di legge). Era un atto che dava al intervento di natura fiscale sulla ge-
vedimenti, ammini- provocava anche un ministrare la giustizia
strativi o legislativi, forzato allargamento sui reati di stampa stione dell’impresa giornalistica»,
spiega lo storico Valerio Castrono-
che apparentemente
la lasciavano intatta.
delle vendite, grazie
agli abbonamenti
entrasse l’elemento
essenziale dell’opinio-
Poi, nel Novecento, è andata così vo. «Più tardi l’unificazione nazio-
Eccone alcuni. degli enti e delle ne pubblica». Con il nale avrebbe esteso a tutta la peni-
■ Il sequestro. I gior-
istituzioni che aveva-
no bisogno di cono-
tempo, però, i giudici
popolari presero a
N el Novecento la sto-
ria del giornalismo
italiano, e conseguente-
Ampio potere ai prefetti
di condizionare i gerenti
dei giornali, e di seque-
sono considerati più
gravi degli altri.
1934. Istituzione del-
sola questi principi. Di fatto nasceva
così, dopo il 1861, anche in Italia la
nali potevano uscire scere anche gli entrare sempre più
mente della libertà di strare (il 31 dicembre la Corporazione della prima stampa politica e di informa-
senza essere soggetti annunci stessi. spesso in contrasto stampa, ha conosciuto al- 1924 verrà sequestrato carta e della stampa, zione nazionale». Anche se, rispetto
alla censura, ma veni- con quelli togati (cioè
cune date fondamentali. perfino il “Corriere della della quale entrano a ad altri Paesi europei, eravamo piut-
vano sequestrati subi- ■ La somministrazio- i magistrati): i giudici Sera”). Si introduce la fi- far parte i giornalisti.
to dopo, e il gerente ne della carta a prezzi popolari assolvevano 1900-1910. Periodo gio- gura del “direttore re- 1940. Istituzione dell’
tosto indietro: attorno al 1860 si sa-
veniva arrestato. Il di favore, ad alcuni i giornalisti, mentre littiano. Abolizione, nel sponsabile”, con facoltà Ente stampa per «cu- rebbero vendute, in tutta Italia, cir-
primato spettò al giornali e non ad altri. quelli togati li condan- 1906, del sequestro degli per la magistratura di re- rare, secondo le di- ca 450 mila copie quotidiane di gior-
giornale mazziniano navano. Così la com- stampati, se non in seguito vocarlo, e si istituisce rettive del ministero per poguerra. Sono dichiara- nali, ma negli stessi anni il francese
“L’Italia del popolo”: ■ Il controllo dei posizione delle giurie a una sentenza definitiva l’Ordine dei giornalisti: la Cultura popolare e te decadute diverse nor- Petit Journal vendeva, da solo, 300
150 sequestri in otto canali d’informazione: popolari fu sempre della magistratura. solo se si è iscritti si può d’intesa con il ministro me restrittive della libertà mila copie. Una differenza destina-
anni. «La nomina le notizie dall’interno più condizionata, limi- 1915. Una serie di nor- lavorare in un giornale. segretario del Partito na- di stampa, ma in maniera ta a restare, negli anni a venire, fino
a gerente dell’ “Italia e soprattutto tando con una serie me vieta di pubblicare no- 1930. Nuovo codice pe- zionale fascista, il poten- confusa e non organica. a oggi. ■
del popolo” era un dall’estero erano di nuove disposizioni tizie riguardanti la guerra nale di Alfredo Rocco ziamento e lo sviluppo 1948. Nuova costituzio- Elizabeth Albani
biglietto d’ingresso monopolio dell’agen- l’accesso a essa a e l’andamento delle ope- (nella foto). Si specifica- dei servizi redazionali di ne. L’articolo 21 specifi-
per il carcere», scris- zia nazionale Stefani, categorie ben deter- razioni. no le responsabilità del giornali e periodici». ca: «La stampa non può es-
se Aurelio Saffi. In e potevano quindi minate (senatori, de- 1923-1925. Legislazio- direttore di una pubblica- 1944-1947. Legislazio- sere soggetta ad autoriz- Per saperne di più:
questo modo, impri- essere concesse putati, avvocati, notai, ne fascista sulla stampa. zione. I reati di stampa ne d’emergenza nel do- zazione o censure». Valerio Castronovo, La stampa italia-
gionandone il geren- a discrezione. laureati e diplomati, na dall’unità al fascismo, Laterza.
te, il giornale, formal- professori universitari,
mente libero, non ■ Il servizio dei “gior- cittadini con un certo
poteva uscire. nalisti anfibi”, cioè reddito) ed escluden-
funzionari statali che done altre (per esem-
■ Il divieto di pubbli- fornivano gratuita- pio, chi avesse difetti
care i resoconti dei mente la corrispon- fisici, chi fosse anal-
processi (anche se denza elettorale e fabeta, chi fosse do-
si trattava di processi i commenti politici mestico o chi avesse
con un pubblico solo ai giornali un reddito “inferiore
presente in aula). considerati di fiducia. a lire duemila”).
Salute

Non nominatelo invano

E’ uno degli organi più Igiolrelegato
pene viene spesso
nel linguag-
comune a un ruolo
tir dire “copri le tue
vergogne”, perché il
pene era vissuto come
importanti del corpo umano. tutt’altro che prestigio-
so, e lo si usa soprat-
tutto per insultare. In
qualsiasi altro organo
del corpo», riprende
Bressa. Questo anche
Essenziale

LUI!
per la riproduzione,
e per liberare
l'organismo dalle scorie
pratica, quindi, l’organo se la sua funzione ri-
viene vissuto con va- produttiva era chiara. Lo psichiatra Giorgio
lenze estremamente
positive o altamente
negative.
Poi, nei secoli succes-
sivi, s’è cominciato a
coprire l’organo, repu-
Maria Bressa.
in alcuni casi, può es-
«Nel pene è raccolta
una contraddizione in-
trinseca», spiega il pro-
tandolo “sporco”. An-
che se in seguito ci si è
riappropriati di questa
sere addirittura il pri-
mo segnale di patolo-
gia. «In alcune malat-
fessor Giorgio Maria
Bressa, docente di psi-
naturale corporeità, la
divisione tra pene puli-
tie, come la corea di
Huntington o la dege-
chiatria geriatrica pres- to e sporco si è andata nerazione di Wilson
so l’università cattoli- radicando». Anche nel (entrambe patologie a
ca di Roma. «L’organo linguaggio comune. «E’ carico del sistema ner-
è cioè vissuto come d’altra parte normale voso centrale) l’indivi-
naturalmente poliva- che l’uso della paro- duo diventa all'improv-
lente, giacché esercita laccia si rifaccia ai ter- viso volgare. E soffre di
funzioni destinate al mini anatomici, perché coprolalia, un disturbo
piacere, e funzioni cul- l’anatomia umana è il apparentemente in-
turalmente “sporche” primo canone di lin- spiegabile, caratteriz-
come l’emissione di guaggio che natural- zato dall’impiego scon-
urina». mente si acquisisce». nesso di termini poco
«Fino al medioevo diffi- Ma attenzione: usare eleganti».
cilmente si poteva sen- un linguaggio scurrile,

E’
l’organo trasformista
per eccellenza del cor-
po umano. Non esiste
infatti un’altra parte
dell’organismo che, in pochi se-
condi, sia in grado di modificare,
allo stesso modo, la propria consi-
stenza e le proprie dimensioni.
Durante l’erezione il pene arriva a
misurare mediamente da 20 a 25
centimetri e può addirittura assu-
mere la consistenza di un osso. Ma
non è così. L’organo, per eccel-
lenza, dell’apparato genitale ma-
schile può invece essere più cor-
rettamente paragonato a una spu-
gna, vista la particolare capacità
Una bellezza di riempirsi di sangue di alcune
il condotto che consente il passag-
gio dell’urina prodotta dal rene, e
del liquido seminale che risale dai
testicoli verso l’esterno.
Contrariamente a quanto acca-
de nella donna, nella quale l’ap-
parato genitale e l’uretra sono ana-
tomicamente ben separati, nel ma-
schio attraverso l’uretra possono
passare indifferentemente l’urina e
il liquido seminale. I due liquidi
organici però non possono essere
emessi contemporaneamente per-
ché l’urina, normalmente acida, di-
strugge gli spermatozoi. Per questo
le strutture nervose di controllo
impediscono la commistione delle
due sostanze. Durante il rap-

▼
classica sue parti. Ed è proprio il sangue porto sessuale la
“catturato” dai corpi cavernosi, minzione,
Nella foto grande cioè le tre masse di tessuto spu-
e qui a sinistra,
Michelangelo gnoso ed erettile che circondano la
rappresentò zona centrale del pene, a modifi-
con realismo care struttura e rigidità del pene e
l’organo genitale a consentire l’erezione. I corpi ca-
maschile vernosi continuano, sulla parte più
nel suo David, esterna del pene, ricoperto da un
scolpito nel tratto di pelle più sottile (il prepu-
1501 e collocato zio) con il glande. All’interno dei
davanti a corpi cavernosi passa l’uretra, cioè
Palazzo Vecchio
come simbolo
di libertà per A destra, il “perfido Willie”,
la Repubblica creato dal grafico Gray Jolliffe,
di Firenze. è un pene a caccia di guai.
 IL PIACERE LO
COLORA DI ROSSO
Il sessuologo americano
Paul Abramson, con
l’uso della termografia,
ha individuato le variazioni
di temperatura nei
genitali maschili dovute
ai diversi gradi del
piacere. A lato, nella prima
fase dell’eccitazione,
il pene, specie al centro,
ha un colore rosso, mentre
gambe e addome sono
freddi e quindi con colori
che vanno dal blu al verde.
A destra, invece, uretra,
scroto e testicoli sono
freddi, mentre il pene è
nella fase dell’eccitazione
che precede l’orgasmo.
Durante
l’erezione, la
pressione
sale a 400
cioè l’emissione di urina, è impos-
▼
sibile. Ma il passaggio degli sper-
matozoi viene protetto anche at-
traverso un sistema autonomo di
“pulizia” dell’uretra. Pochi secon-
di prima dell’eiaculazione, infatti,
piccole ghiandole che si trovano in
prossimità dell’inizio del pene,
producono e scaricano un liquido
fortemente alcalino che ha il com-
pito di “lavare” l’uretra traspor-
tando all’esterno l’urina eventual-
mente presente.
Un evento estremamente com-
plesso è anche quello dell’erezio-
ne, che coinvolge strutture nervo-
se autonome (cioè non “gestibili”
completamente dal cervello) e va-
scolari. L’eccitazione sessuale por-
ta infatti il pene nel suo stato abi-
tuale di moderata contrazione
(sensibile anche ai mutamenti ter-
mici: una doccia fred-
da provoca un ulte-
riore restringimen-
to mentre l’acqua
calda suscita l’ef-
fetto contrario) a
riempirsi di san-
gue arterioso.
Questo san-
gue si concen-
tra nei numero-
sissimi capillari
presenti nei
corpi ca-
Com'è fatto il miglior amico dell’uomo
vescichette seminali
retto
prostata epididimo
ghiandola testicolo
diaframma di Cowper
uretrale
scroto
vernosi, e contemporaneamente,
per evitare che il sangue accumu-
lato si disperda rapidamente e
l’erezione termini, le piccole vene
che raccolgono il sangue di ritorno
vengono “compresse” da una spe-
ciale membrana che si chiama “to-
naca albuginea”. A questo punto
la pressione sanguinea all’interno
dei corpi cavernosi è altissima
(può raggiungere anche i 3-400
millimetri di mercurio) perché il
sangue continua a entrare senza
poter uscire. Si è raggiunta cioè la
fase della piena erezione: a que-
sto punto comincia l’orgasmo vero
e proprio. Dopo l’eiaculazione in-
vece il pene “si sgonfia”, proba-
bilmente per lo stress nervoso le-
gato all’altissima liberazione di no-
radrenalina (un ormone dotato di
potentissima azione ipertensiva e
vescica
dotto
deferente
sinfisi pubica
corpo
cavernoso
corpo
spongioso
uretra
glande
prepuzio
orificio
frenulo
dell'uretra
stimolante) durante l’eccitazione.
Un capitolo a parte va riservato
alla cosiddetta “eiaculazione not-
turna”, cioè l’emissione involon-
taria di liquido seminale, che fa se-
guito a un’erezione. Si tratta di un
fenomeno perfettamente natura-
le (più frequente durante l’adole-
scenza), che può essere collegato a
sogni particolari. Si possono regi-
strare, anche tre o quattro erezio-
ni, che durano 60-90 minuti, in per-
sone perfettamente sane.
Non è chiaro però il meccani-
smo di questo processo. Si sa solo
che l’erezione notturna si verifica
soprattutto durante le fasi Rem del
sonno, e che gli impulsi scendono
direttamente dal cervello al mi-
dollo spinale, dove partono i se-
gnali per l’erezione. ■ canici (per esempio
Federico Mereta
Quando nasce
e come cresce
N ormalmente la formazione
del pene si completa nei pri-
mi mesi di gravidanza. A partire
dal quinto o sesto mese, in me-
dia, il pene fetale diventa visibi-
le all’ecotomografia. Dopo la na-
scita il vero sviluppo si verifica
durante la pubertà, sotto la spin-
ta ormonale del testosterone.
In questa fase pene e testicoli si
ingrandiscono e compaiono i pe-
li nella zona del pube. Quando
un bimbo è sottoposto a terapia
con ormoni maschili (per esem-
pio perché non è avvenuta la
naturale discesa dei testicoli nel
sacco scrotale) il pene si svilup-
pa precocemente.
A volte si può sviluppare una
malformazione. E’ il caso dell’
ipospadia, un problema relati-
vamente frequente provocato
dalla presenza di un’uretra più
corta rispetto alla lunghezza del
pene. Questo comporta l’impos-
sibilità a urinare normalmente.
La malformazione va corretta ra-
pidamente. Nei casi più sempli-
ci, quando cioè il tratto di uretra
mancante è molto breve, la si
può sostituire con la pelle del
glande opportunamente “mon-
tata”. Il rischio di questi inter-
venti è che il tessuto cutaneo
non si adatti al nuovo compito e
tenda a restringersi.
E DOPO L’ORGASMO
RESTA AL VERDE
A sinistra, durante
l’orgasmo l’afflusso di
sangue ai genitali è
massimo, mentre il resto
della superficie corporea
si raffredda. Il glande
non si distingue dal resto
del pene, che segnala
un aumento della
temperatura di circa
due gradi. A lato,
terminata l’eccitazione
le parti basse dell’addome
e le gambe ritornano calde
e colorate di rosso;
i genitali, ormai in stato
di quiescenza e
raffreddati, assumono una
colorazione blu e verde.
Il segnale dell’amore
Un rilievo in pietra del Tempio del Sole
di Konarak, in India, risalente al XIII
secolo, mostra la penetrazione secondo
una delle posizioni del Kamasutra.
Anche lui si
addormenta
P
ene e attività sessuale so- ra dell’ipertensione), antidepres-
no, ovviamente, collegati. sivi (trazodone) o particolari pro-
Ed è quindi chiaro che staglandine. Ma sono molti di più
l’impotenza è uno dei i farmaci che possono indurre im-
problemi più grossi. «L’impotenza potenza: antidepressivi, tranquil-
coeundi, cioè quella caratterizzata lanti, diuretici, prodotti contro ul-
dell’incapacità del pene a erigersi cera e ipertensione. L’azione del-
normalmente, può essere dovuta l’alcol, evidente soprattutto negli
a diversi fattori», dice il professor alcolisti cronici, è invece legata al
Giuseppe Martorana, docente di cattivo funziona-
clinica urologica all’università di mento del fegato, e
Genova. «A volte è un problema all’aumentata pro-
Simbolo di fertilità di natura psicologica, ma spesso duzione di estrogeni
Una statuetta votiva romana
può essere legata a malattie va- con la conseguente
scolari che non consentono un suf- diminuzione del te-
per il culto di Priapo. Il dio
greco rappresentava la forza ficiente apporto di sangue ai corpi stosterone.
cavernosi (aterosclerosi o diabe- Solo attraverso e-
generativa maschile.
te), a squilibri ormonali (deficitaria sami specifici si può
produzione di ormoni androgeni), arrivare alla diagno-
Ci sono anche i pezzi di ricambio a patologie neurologiche (per e-
sempio lesioni del midollo spina-
si: un controllo Dop-
pler dei vasi del pe-
Anel ttualmente si pos-
sono innestare
pene due tipi di
il mancato funziona-
mento della pompa).
Il maggior limite delle
sogno di un serbatoio
che consente di “gon-
fiare” i corpi caver-
le). Tutte queste situazioni debbo-
no essere diagnosticate con preci-
ne (misura il flusso
sanguigno nelle ar-
sione perché solo dopo che si è terie e nelle vene del
protesi, confezionate protesi malleabili sta nosi artificiali. In al- chiarita la causa dell’impotenza si pene), una caverno- Giuseppe Martorana,
con materiali a base nel fatto che man- cuni casi il serbatoio
di silicone: quelle tengono il pene in u- viene posizionato nel- può pensare alla terapia indicata». sografia (indagine urologo: "L'impotenza
Capita spesso, comunque, che radiologica che pre- spesso è psicologica".
malleabili o flessibili na posizione di se- la parte bassa del-
e quelle gonfiabili. mierezione. l’addome, e questo uno stato temporaneo di impoten- vede l’immissione di
● Le prime sono me- ● Le seconde, più può rendere più com- za non sia dovuto a una vera ma- mezzo di contrasto direttamente
no costose, e si posi- impiegate soprattutto plesso l’intervento lattia, quanto agli effetti collatera- nei corpi cavernosi) e lo studio
zionano più facilmen- nei giovani e gene- chirurgico. Il posizio- li di trattamenti farmacologici o a dell’erezione notturna (se compa-
te con un semplice ralmente ritenute namento è più sem- intossicazione alcolica. «Numero- re, il problema è soprattutto psico-
intervento chirurgico. preferibili, funziona- plice quando il ser- si farmaci possono influire sulla logico) sono fondamentali per sce-
Inoltre non presenta- no solo quando l’in- batoio è incorporato potenza sessuale, specie dopo cure gliere la cura.
no il rischio teorico di dividuo desidera ave- alla protesi o viene
creare problemi mec- re un’erezione. Per posto in sito con un prolungate». Certe sostanze indu- «Il trattamento, che va dalla
funzionare hanno bi- unico intervento. cono erezioni, come alcuni cal- somministrazione di sostanze che
cioantagonisti (impiegati nella cu- attivano l’erezione direttamente
▼
Focus 43
Le infezioni
all’uretra
sono tra le
malattie
più insidiose
nei corpi cavernosi (per esempio
▼
prostaglandine) fino al posiziona-
mento di protesi (vedere il riqua-
dro), va scelto dal medico assie-
me al paziente. Va ricordato che
quando si mette una protesi non
esiste più la possibilità di recupe-
rare la normale potenza sessuale
perché il tessuto erettile è elimi-
nato, per far posto alla protesi. Si
tratta quindi di una via senza ri-
torno. Anche la somministrazio-
ne diretta intracavernosa di so-
stanze attive può creare, dopo un
po’ di tempo, problemi di fibrosi, e
diventare sempre meno efficace».
Anche l’esatto opposto della
mancata erezione è una malattia:
si chiama priapismo, ed è caratte-
rizzata dalla persistenza dell’ere-
zione senza alcun desiderio ses-
suale. «Il priapismo si manifesta
con un forte dolore al pene e con
la mancata scomparsa dell’erezio-
ne dopo l’orgasmo», dice Marto-
rana. E’ un disturbo poco comune,
che sembra essere dovuto alla dif-
ficoltà dei corpi cavernosi di “svuo-
tarsi” del sangue in essi contenuto
nelle vene. Il pene rimane sempre
gonfio, e fa male. Ciò accade più
spesso in chi soffre di malattie del
sangue, negli alcolisti e in chi esa-
gera con le iniezioni intracaverno-
se di farmaci per l’erezione». La
cura del priapismo va dal semplice
impacco di ghiaccio ai farmaci an-
tidolorifici, fino all’iniezione diret-
ta di farmaci ad azione “antieretti-
va” nei corpi cavernosi.
Il pene e l’uretra rappresenta-
no però anche l’ultimo tratto del-
l’apparato urinario. «Occorre spes-
so controllare l’uretra, che può di-
ventare sede di infezioni» conclu-
de Martorana. «I sintomi sono no-
ti: aumenta il bisogno di urinare, si
sente bruciore al passaggio dell’
urina, e a volte ci sono perdite gial-
lastre. Bisogna intervenire subito,
perché l’uretrite, che può essere
dovuta al passaggio di germi du-
rante un rapporto sessuale, va trat-
tata con i farmaci più idonei. C’è il
rischio che l’infezione si propaghi
a vescica e a reni, oppure che l’ure-
tra si stringa per l’infiammazione
con conseguente restringimento
Focus 44
Un aggeggio che ha
200 milioni di anni
Il primo ad averlo è stato un gambero. Ma sono in tanti a non disporne
ancora oggi. Nel regno animale spesso bisogna arrangiarsi. Ecco come.
I
mammiferi ce l’hanno tutti,
così come gli insetti. Negli
uccelli, invece, è un’eccezio-
ne e ancor più raro è negli anfi-
bi e nei pesci. Il pene degli ani-
mali ha un’importanza indefini-
ta nella scala zoologica. L’orga-
no riproduttore maschile è ne-
cessario ma non fondamentale,
e molte specie ne fanno tran-
quillamente a meno, forti di una
tecnica fecondativa alternativa,
quella esterna. «Il pene viene
da lontano: alcuni insetti che ne
sono dotati, come gli scarafaggi
o le libellule, hanno oltre 200
milioni di anni. La loro è una
fecondazione interna, con il ma-
schio che penetra la femmina
esattamente come fa il più gran-
de dei mammiferi», spiega Isa-
MAMMIFERI: A VOLTE C'E' ANCHE UN "OSSO"
Idaltopene dei mammiferi di soli-
non è rigido, ma formato
organi, come i corpi caver-
nosi e il glande, che in presen-
za di uno stimolo vengono irro-
rati di sangue. Tuttavia in al-
cune specie, come il cane, il
visone o il tricheco, l’organo
ha al suo interno anche una
parte rigida, chiamata “osso
del pene” e formata da una
cartilagine indurita, grazie alla
bella Lattes Coifmann, che al
sesso degli animali ha dedicato
due volumi. La condizione pri-
mitiva della riproduzione ani-
male era invece la fecondazione
esterna, come quella dei pesci:
la femmina depone migliaia di
uova che il maschio irrora con il
proprio sperma, senza bisogno
di penetrazione. «Questo siste-
ma, però, si rivelò in molti casi
causa di dispersione di gameti,
cioè le cellule destinate alla ri-
produzione. Così con l’evolu-
zione della vita sulla terraferma
la riproduzione interna prese il
sopravvento, e con essa si svi-
luppò il pene. Tra i primi ad
averlo ci furono i crostacei come
il gambero o l’astice, dotati di
un doppio organo copulatore
quale l’accoppiamento dura
più a lungo. Il cane può, infat-
ti, introdurre il pene nella vagi-
na della femmina prima che il
glande entri in erezione ma,
quando questa è avvenuta,
non lo estrae che dopo un cer-
to tempo dall’eiaculazione. Il
fossa invece, un carnivoro del
Madagascar, riunisce in sé le
caratteristiche dei canidi, pro-
prio a causa dell’osso del pe-
tubolare, due lunghe appendici
chitinose poste sotto il ventre»,
dice il professore Ettore Tibaldi,
biologo dell’università di Mila-
no. C’è comunque anche chi il
pene vero e proprio non ce l’ha,
ma si arrangia con un ottimo
surrogato: il polpo, grande cor-
teggiatore, accarezza la compa-
gna con i tentacoli e al momento
giusto tira fuori l’ectocotile, un
tentacolo modificato con l’estre-
mità fatta a cucchiaio, con cui
introduce nell’ovario della fem-
mina le spermatofore, capsule
contenenti gli spermatozoi.
Molti animali inferiori poi,
come per esempio i molluschi,
vengono classificati proprio in
base alla forma del pene, estre-
mamente variabile. ■ invece con una sorta di spaz-
Con il pene in
semi-erezione
il maschio si
prepara a
montare
la femmina. Nel
cavallo l’organo
genitale
maschile eretto
raggiunge la
lunghezza di 95
centimetri.
ne, e dei felini, poiché il suo
organo genitale presenta un
glande irto di aculei, come
quello del gatto. Queste papil-
le sono assai ricche di espan-
sioni nervose che provocano
una maggiore eccitazione
nell’animale. Tra i peni più cu-
riosi quello del maiale, con la
parte terminale a cavaturac-
ciolo, perfettamente adattabi-
le all’anatomia della scrofa.
INSETTI: GLI STAKANOVISTI DELL’AMORE
Tmoltiutti gli insetti sono dotati di
un organo copulatore e in
casi l’accoppiamento
dura moltissimo. Alcuni copu-
lano per un’intera giornata,
ma il record spetta ai fasmoi-
dei, gli “insetti stecco”: gli
Anisomorpha buprestoides,
rimangono uniti per tre setti-
mane e ciò garantisce loro
una certa sicurezza. Infatti, la
ghiandaia azzurra, predatrice
abituale, non li attacca men-
tre si accoppiano perché in
questo modo assorbirebbe
una doppia dose di una so-
stanza tossica che gli insetti
fabbricano per difendersi.
Il pene della libellula termina
RETTILI: IL PENE E' DOPPIO
N egli anfibi la fecondazione
è esterna per la quasi to-
talità delle specie, tranne che
per la cosiddetta “rana con la
coda”, che vive nei torrenti di
montagna dell’America del
Nord. In questo ambiente
uova e sperma andrebbero in
gran parte dispersi dall’impe-
to delle acque, così la natura
ha ovviato all’inconveniente
dotando il maschio
dell’Ascaphus truei di un pro-
lungamento della cloaca.
Nei rettili le cose sono
diverse: i serpenti, infatti, di
peni ne hanno addirittura due,
Una coppia
di Latrodectus
mactans,
con il maschio
più piccolo
della femmina.
Quest’ultima,
in alcune
specie come
il migale,
uccide il
partner dopo
l'accoppiamento.
zolino con il quale il maschio
cancella ogni traccia di sper-
ma di precedenti accoppia-
menti. Non sempre gli va be-
ne, e quindi raramente l’ulti-
mo partner è l’unico padre
delle piccole libellule.
Negli aracnidi il pene ha spes-
so forma di chiave inglese ed
è in realtà uno dei pedipalpi,
cioè le appendici della testa
poste davanti al primo paio di
zampe. Il ragno mette una
goccia di sperma su una
piccola porzione di ragnatela,
tessuta per l’occasione, vi
immerge il pedipalpo e poi lo
introduce a mo’ di pene con
grande cautela nel corpo della
femmina, fecondandola.
Due biacchi
durante
la copula.
Le femmine
di alcuni
serpenti
emanano un
forte profumo
per invitare
il maschio
ad accoppiarsi
con loro.
gli emipeni, che in condizioni
normali rimangono nascosti
in una apposita tasca. Con
queste appendici, dotate
di uncini e piccoli aculei,
il maschio si assicura la presa
all’interno della cloaca
della femmina.
Ma il serpente giarrettiera fa
di più: gelosissimo della sua
compagna inserisce, oltre allo
sperma, un tappo mucoso
impregnato di un feromone
nauseabondo che inibisce
l’attrazione sessuale, allonta-
nando dalla femmina nuovi
possibili spasimanti.
PESCI: LA PINNA PROIBITA
Ane esterna:
nche tra i pesci esistono
eccezioni alla fecondazio-
il maschio della
Poecilia reticulata, un pescio-
lino d’acquario, nel periodo
degli amori sviluppa una par-
ticolare appendice, il gonopo-
dio, che funge da organo co-
pulatore. In realtà è una mo-
dificazione della pinna anale,
con il quarto e quinto raggio
che si allungano formando
una scanalatura che permet-
te l’uscita dello sperma. La
specie è ovovivipara: le uova
cioè si sviluppano dentro al
corpo della femmina, che dà
alla luce pesciolini perfetta-
UCCELLI: AVERCELO, O NO?
Le l’accoppiamento
a maggior parte degli uc-
celli non possiede un pene
avviene
mediante il contatto delle
due cloache, cioè le cavità in
cui sfociano i condotti genita-
li: in questo modo il maschio
trasferisce il seme all’interno
del corpo della femmina. Tut-
tavia alcune specie di anatidi,
le oche e i cigni, possiedono
un pene. «Siccome l’accop-
piamento avviene per lo più
in acqua, senza un organo
specifico si rischierebbe
spesso la dispersione dei ga-
meti e il fallimento del tenta-
tivo di riproduzione. Invece il
germano reale, estroflette il
mente formati.
Nei pesci cartilaginei, come
gli squali e le razze, il pene, o
pterigopodio, è ancor più svi-
luppato e deriva dalla parte
posteriore modificata della
pinna ventrale. Il maschio im-
mobilizza la femmina tratte-
nendola con le mandibole e
introduce il “pene”, in cui
scorre sperma misto ad
acqua, nell’apertura genitale.
Sembra addirittura che prima
di lasciare il proprio seme
lo squalo disperda, con
un getto d’acqua nell’ovidot-
to, quello di eventuali rivali
arrivati prima di lui.
Un maschio
di Poecilia
reticulata
corteggia
la femmina.
Il pene in
questa specie
si sviluppa
dopo la nascita
da una
modificazione
degli ultimi
raggi della
pinna anale.
pene e lo introduce nell’orifi-
zio femminile come un qual-
siasi mammifero. C’è di più:
questa specie è particolar-
mente attiva sessualmente,
tanto che il maschio “violen-
ta” spesso anche altre fem-
mine, dopo furiosi combatti-
menti con i rivali», spiega
l’ornitologo Renato Massa.
Anche le oche amano inten-
samente e sono abili soprat-
tutto nel corteggiamento:
offerte di cibo di un partner
all’altro, delicati colpetti
di becco, fino all’accoppia-
mento, con tanto di penetra-
zione, che dura però solo
qualche istante.
L'amore
di due
germani reali.
Solo alcuni
uccelli, come
gli anatidi,
le oche e
lo struzzo,
possiedono
un pene vero
e proprio.
Focus 45
Sport
Cervello
d’acciaio
Volano all’altezza dei cactus,
Un trapianto a
motore aperto:
a 700 all’ora: sono gli aerei
al caccia
della Reno
G
inglese Sea li aerei sono tutti a elica,
Fury sta e volano in fila indiana
per essere
sostituito
Air Race seguendo un piccolo jet,
che si tiene alla loro al-
un elemento tezza. La velocità dello stormo au-
che si chiama
“blocco del menta, fino a quando il jet si incli-
riduttore”. na e schizza verso l’alto: con-
temporaneamente arrivano
via radio le parole fatidiche,
appena percepibili nell’urlo
dei motori: «Signori, siete
in corsa». E la gara comincia.
Siamo a Reno, ai bordi del de-
serto del Nevada, e il tracciato è
di 15 chilometri: i concorrenti han-
no tutti più di quarant’anni d’età.
Sulla “pista”, che è delimitata da
altissimi piloni, devono percorrere
otto estenuanti giri alla massima
velocità, quasi 800 chilometri all’
ora, e praticamente sono sempre
in curva: uno sforzo che ben po-
chi uomini, motori e velivoli sop-
portano, a eccezione di quelli mi-
litari. Gli aerei hanno nomi sugge-

▼
Quei temerari sulle macchine volanti
stivi, come Furias, Strega, Rare
▼
Bear, Tsunami, Thunderbird, Pla-
tinus Plus, e sono famosissimi nel-
la ristretta cerchia di appassionati
degli Unlimited. “Unlimited”, che
significa senza limiti, è infatti il no-
me dei più spettacolari aerei da
corsa esistenti. L’appuntamento
più importante, per loro, è proprio
in settembre, a Reno, quando i mi-
gliori si affrontano davanti a un
pubblico di circa 200 mila persone.
La tradizione è antica. Negli an-
ni Trenta, per esempio, gli aerei
da corsa furono il principale spro-
ne al miglioramento della tecno-
logia aeronautica, sebbene questo
ruolo sia più generalmente riser-
vato al settore militare.
Si "truccano" motori
della seconda
guerra mondiale
Gli Unlimited di oggi sono in
gran parte aerei militari degli anni
Quaranta e Cinquanta, revisiona-
ti e ricostruiti fino all’ultimo bul-
lone. Un piccolo numero di ap-
passionati, in genere molto facol-
tosi, li smonta, li rimonta e li ag-
giorna con la tecnologia più a-
vanzata, ovvero quella del 1955:
dopo questa data, infatti, gli
aerei a elica e a pistone non
hanno più potuto avere mi-
glioramenti, soppiantati co-
me sono stati dall’incalzare
delle turbine.
L’aggiornamento spesso
consiste nel montare un mo-
tore degli anni cinquanta su
un aereo degli anni quaran-
ta. Un altro trucco è l’im-
piego di additivi per il car-
burante, come il metanolo,
che non si può usare puro perché
brucerebbe tanto in fretta da non
essere sufficiente neanche per i
dieci minuti della gara. In quei die-
ci minuti, poi, i piloti voleranno a
qualche metro da terra. Uno di
questi velivoli, il Rare Bear, de-
tiene il record di velocità per aerei
a pistoni sui tre chilometri: 851 chi-
lometri all’ora.
Gli aerei più usati sono residua-
ti della seconda guerra mondiale,
del Vietnam, della Corea: l’apice
della tecnologia degli aerei a elica.
Come il Mustang, il più famoso
caccia dell’Air Force americana
nella seconda guerra mondiale, o
come i caccia da portaerei Bearcat,
americano, e Sea Fury, inglese, o
ancora il Corsair dei marines: ven-
gono alleggeriti di tutti gli equi-
paggiamenti strettamente militari
e, spesso, dell’originale conserva-
no solo le ali e la fusoliera.
Insomma, una miscela di no-
stalgia e tecnologia, che rappre-
▼
Focus 48
Le gare: ci sono Alleggeriti dalle armi,
anche i rally i caccia sono trasformati
Lcircuito
o sport aeronautico non si li-
mita alle gare di velocità su
chiuso, come quella di in Formula 1 dell’aria
Reno: ci sono i rally, le gare di
precisione e, sebbene molto di-
verse, quelle di acrobazia. I rally
si differenziano innanzitutto per
la maggior lunghezza del percor-
so, che si svolge lontano dall’ae-
roporto di partenza. «Quindici mi-
nuti prima della partenza gli equi-
paggi ricevono una busta che
contiene la destinazione e alcune
fotografie», spiega Giancarlo Se-
ghizzi, direttore della scuola di
volo dell’Aeroclub di Pesaro. «Poi
pilota e navigatore devono sten-
dere il piano di volo, sorvolare
dei punti prestabiliti in momenti
prestabiliti, individuare segnali a
terra e riconoscere i luoghi delle
fotografie, e infine atterrare toc-
cando terra in un particolare pun-
to della pista».
Le prove di precisione sono si-
mili ai rally ma prevedono un Fumo di Londra. Un Sea Fury, vecchio caccia da portaerei
maggior carico di lavoro per il pi- britannico, che gareggia tra gli Unlimited col nome di Furias.
lota, che è solo a bordo, mentre
le gare acrobatiche (nella foto,
un biplano da acrobazia) si ba-
sano su figure, giudici e punteg-
gi, come avviene nei tuffi.
Volata
finale
La corsa dei T6,
aerei da
addestramento
della seconda
guerra mondiale:
In attesa del via a Reno c’è una
Alcuni concorrenti riposano sotto gara riservata
la protezione di un vecchio solo a loro.
ma lucidissimo Mustang.
Messa a punto del motore di
un T6: questo tipo di aereo
non supera i 370 all’ora.
Strana coppia
A sinistra In primo
piano, un T6: è facile
reperirne, perché
furono prodotti
in grande quantità.
Focus 49

A volte, la gara finisce con
un atterraggio di fortuna
senta un richiamo irresistibile per
▼
uomini come Lyle Shelton, il pi-
lota di Rare Bear. Partito nel 1956
acquistando per 2500 dollari un
relitto di Bearcat, questo texano
di 61 anni, ex pilota della Marina
Usa e capitano sugli aerei di linea
della Twa, ha via via migliorato il
suo Phast Phoenix (fenice veloce,
poi ribattezzato Rare Bear, orso
raro) fino a fargli vincere cinque
edizioni del trofeo di Reno. Tra le
innumerevoli modifiche apportate
al suo aereo, Shelton ha sostituito
il motore originale con quello (rie-
laborato) di un cacciabombardiere
Skyraider. «Quel motore non ave-
va mai girato a più di 3150 cavalli
nella sua vita precedente, mentre
in gara, per pochi minuti, posso ti-
rarlo fino a 4 mila». Per sfruttare
fino in fondo quest’enorme po-
tenza, Shelton ha anche fabbricato
un’elica nuova utilizzando tre pale
di un Orion, un quadrimotore an-
tisommergibile ancora in servizio,
e il mozzo di un Constellation; per
ridurre la resistenza aerodinamica
ha poi racchiuso il motore nella
carenatura di un DC7, che con il
Constellation è uno degli ultimi
grandi aerei di linea a pistoni.
Per diversi anni Rare Bear è sta-
to il dominatore di Reno, finché
Focus 50
durante la gara del 1992 il motore
si è fuso. In officina è stato subito
evidente che anche la struttura era
ormai al limite: poche ore di volo e
si sarebbe disintegrata. Oggi Shel-
ton si è messo in pensione e si è
iscritto all’università, facoltà di
Economia mineraria. «Voglio di-
mostrare di sapermela cavare an-
che quando non sono dietro i co-
mandi di un aereo», dice, ma nel
tempo libero lavora a rimettere in-
sieme il suo Bearcat.
In 28 anni sono
stati nove gli
incidenti mortali
Nel circo degli Unlimited, co-
munque, i personaggi non manca-
no: Bill “Tiger” Destefani è un col-
tivatore di meloni californiano che
con il suo Strega, un Mustang, ha
vinto a Reno nel 1987, ma ha do-
vuto cedere il titolo l’anno succes-
sivo, riuscendo a stento ad atter-
rare col motore fuso. L’italo-au-
straliano Guido Zuccoli ha esibito
a Reno il suo Ciao Bella, l’unico
Fiat G59 ancora volante. Da Lon-
dra arriva invece Robert Lam-
plough, 48 anni, che ha portato a
Reno il suo Sea Fury perché «que-
sto è l’unico posto dove si possa
Volteggio a
testa in giù
Acrobazie sui
cieli di Reno,
in attesa del
gran finale, la
Golden Race.
Curve
pericolose
Un Mustang,
controllato dalla
giuria, affronta la
curva segnalata
da un pilone
alto otto metri.
volare veramente basso senza in-
frangere la legge». Ancora più em-
blematica è la storia di John Sand-
sponsor è ogni giorno più difficile.
Però, pur raggiungendo una velo-
cità massima di 769 chilometri
berg: proprietario di un’azienda
specializzata nella manutenzione
all’ora, Tsunami (onda di mare-
moto) non è mai riuscito a vincere
dei motori aeronautici, ha investi- a Reno e, nel 1991, è andato di-
to in sei anni più di 15 miliardi di li- strutto in un incidente che ha uc-
re per progettare, costruire e por- ciso lo stesso Sandberg. La stessa
tare in gara Tsunami, il primo Un- sorte è toccata l’anno successivo
limited non derivato da un aereo all’unico altro progetto originale,
militare. Pond Racer, e al suo pilota. Sem-
A causa dell’età degli aerei, in- bra dunque che la fortuna non sia
fatti, il loro mantenimento in volo dalla parte di chi vuole rimpiazza-
diventa sempre più pericoloso e re i vecchi “uccelli di guerra”. Se
costoso (per una stagione di gare si non si seguirà questa strada, però,
possono spendere 200 milioni, c’è il concreto rischio che presto
mentre una vittoria nella gara più Reno debba chiudere. Per l’esau-
prestigiosa, a Reno, ne rende poco rimento dei concorrenti. ■
più di 60), e trovare ricambi e Maurizio Maggiore
In Italia c’è l’handicap
Ldell’arretratezza
o sport aeronauti-
co in Italia risente
dell’
sottolinea Andrea
Corte, presidente del-
l’Aeroclub di Milano.
molto stretto o sfrut-
tando l’effetto suolo
per guadagnare velo-
aviazione generale: ci «In Italia le competi- cità volando sull’ac-
sono pochi aerei, è zioni sono basate su qua a bassa quota.
logico che pochi sia- un sistema a handi- Non c’è incentivo per
no gli sportivi. In più, cap: a ogni aereo vie- elaborare le macchi-
le gare che si disputa- ne assegnata una ve- ne come in America».
no sono poche: la Gros- locità, e quindi un Nell’acrobazia l’Italia
seto-Elba-Grosseto, il tempo di percorrenza si difende invece mol-
trofeo Regione Lom- teorico. Gli aerei più to bene: «Sergio Dal-
bardia e il giro di Si- veloci partono quindi lan e la squadra ita-
cilia nella velocità, e in ritardo rispetto ai liana si sono classifi-
una decina di rally, più lenti, in modo da cati al terzo posto, ri-
tra cui il giro di Lom- arrivare sul traguardo spettivamente a livello
bardia (la più vecchia più o meno nello stes- mondiale ed europeo,
gara d’Europa). «Ma so momento. In teo- ed esiste una scuola
è anche una questio- ria, la differenza la di un certo livello»,
ne di regolamenti», fanno i piloti, virando conferma Corte.
 ✹ P R I S M A
Che ondate subacquee nello
stretto di Gibilterra!
■ La salute degli italiani
Meno piombo nel nostro Un decotto contro gli ubriaconi
sangue. Finalmente P rovate a mettere davan-
D opo tanti allarmi per
l’inquinamento, final-
mente una buona notizia:
il sangue degli italiani non
è più avvelenato dal piom-
bo. Lo affermano i ricer-
catori dell’Istituto supe-
riore di sanità che da oltre
quindici anni tengono sot-
to controllo il livello di
questo metallo nelle vene
della popolazione. Il mo-
mento peggiore è stato
nel 1978, quando nelle re-
gioni del nord Italia si era
misurato un livello medio
Focus 52
Vista
dall'alto
Nella foto
a sinistra, le
"megaonde"
fredde
in entrata
dall'Atlantico
in un'immagine
inviata dal
satellite Ers-1.
Le acque del
Mediterraneo
sono più calde.
di 200 microgrammi per
litro di sangue, superan-
do il limite massimo di
180 stabilito dall’Organiz-
zazione mondiale della sa-
nità. Il livello si è stabiliz-
zato su 70 microgrammi
per gli uomini e 40 per le
donne. Pericolo scampa-
to: alte concentrazioni di
questo metallo provoca-
no infatti danni al sistema
nervoso centrale, rallen-
tano l’apprendimento nei
bambini e aumentano la
pressione arteriosa.
L’emergenza si è risol-
ta grazie alla diminuzione
della quantità di questo
metallo nei carburanti e
negli scarichi industriali, e
grazie all’introduzione del-
le benzine verdi. Rimane un
mistero il perché negli uo-
mini si registri una quan-
tità di piombo superiore
rispetto alle donne.
S ono onde che può ve-
dere soltanto un satel-
lite. Il loro movimento, in-
fatti, non avviene in supe-
ficie, ma a circa 250 metri
di profondità, nello stretto
di Gibilterra. E sono onde
altissime: se si abbattessero
contro le coste provocher-
rebero danni a non finire,
visto che la loro altezza rag-
giunge spesso i 70 metri. A
provocare queste ondate è
un vero e proprio attrito
fra le correnti che entrano
■ Piante sorprendenti
ti a un criceto due tazze,
una piena d’acqua e l’altra
di vino: vedrete l’animale
(grande amante dell’ alcol)
dirigersi senza esitazioni
verso la seconda. Se, però,
ha prima bevuto un decotto
di radici di kudzu (una pian-
ta originaria della Cina, no-
ta anche come pueraria), il
suo interesse per il vino di-
minuisce del 50 per cento.
L’esperimento è stato rea-
lizzato dai ricercatori dell’
università di Harvard, incu-
riositi dai risultati di una ri-
cerca condotta in Cina. La
ricerca sosteneva che l’80
■ Elettronica
E’ pronto
il supernaso
cibernetico
Iuscito
l primo “naso artificiale”
del mondo è appena
dai laboratori di
un’industria britannica
dell’Hertfordshire, la Neo-
ed escono attraverso lo
stretto: in particolare quel-
le d’acqua fredda prove-
niente dall’Atlantico (che
entra, in superficie), e quel-
le d’acqua più calda del
Mediterraneo (in uscita,
più in profondità).
Si verificano così auten-
tiche cascate sottomarine,
che emettono anche un cu-
po rimbombo. «Le navi all’
ancora non avvertono mi-
nimamente il passaggio su-
bacqueo di queste immen-
per cento degli alcolisti sot-
toposti a un regime a base
di radici di kudzu smette di
consumare alcolici in capo
a due o tre settimane.
Il kudzu (o pueraria) può
crescere anche in città.
tronics. «A differenza del
nostro però, dotato di cir-
ca 1O mila sensori, il naso
artificiale ne possiede solo
dodici», spiega Diana Hod-
gins, della Neotronics.
«Costa 50 milioni, ed è in
grado di restituire una
specie di fotografia di ogni
aroma». Il principio di fun-
zionamento è chimico: i
sensori sono costituiti da
polimeri in grado di con-
se ondate», spiega Paul La
Violette, oceanografo all’
università del Mississippi,
che ha analizzato le imma-
gini giunte dal satellite.
«Ma se gli uomini dell’e-
quipaggio tendono l’orec-
chio, e fanno attenzione,
sentiranno un rombo lon-
tano, sotto la chiglia». Le
immagini di queste "me-
gaonde" sono state realiz-
zate grazie ai radar dell’
Ers-1, satellite dell’agenzia
spaziale europea. ■
durre elettricità e che as-
sorbono i componenti vo-
latili di aromi, gas e vapori
di ogni tipo. Non appena
un composto entra in con-
tatto con il polimero, ne
aumenta o diminuisce la
conduzione di elettricità.
Queste variazioni possono
essere misurate e analiz-
zate elettronicamente,
quindi visualizzate in
un’impronta colorata.
✹ P R I S M A
Arrivano gli abiti per i fanatici dell'igiene
Microbuchi nei vestiti
per vincere i batteri
E’ l’ultima invenzione
della moda francese:
vestiti a prova di batteri,
capaci assicurare a chi li in-
dossa un ambiente perfet-
tamente asettico. L’Istituto
Focus 56
tessile di Lione ha creato
infatti un’intera gamma di
tessuti ad azione antibatte-
rica permanente, impie-
gando una tecnica che può
essere applicata a qualsiasi
A fianco, l'ingrandimento
di una fibra in Pvc. Sotto,
filamenti di polipropilene
uniti fra di loro dal calore.
tipo di fibra, naturale o sin-
tetica: si irradia infatti il
tessuto con un fascio di
elettroni, fino a creare una
serie di “microbuchi” lun-
go le catene polimeriche
delle fibre. In questi bu-
chi si inseriscono poi le
molecole di una sostan-
za, spruzzata diretta-
mente sulla stoffa, e in
grado di agire contro
batteri e funghi.
Possibili applicazioni?
Dalla biancheria per gli
ospedali alla moquette
nelle case di chi soffre di
gravi allergie. Ma anche
normali vestiti per i fa-
natici dell’igiene. Le
proprietà antimicrobi-
che di queste stoffe sono
state già verificate con
successo su decine di
ceppi batterici e, secon-
do i risultati degli espe-
rimenti, non vengono
perdute nemmeno dopo
molti lavaggi.
In realtà esisteva già
un tessuto con proprietà
antisettiche: una fibra
sintetica ottenuta me-
scolando un antibatteri-
co con il solvente del
Pvc (cioè il polimero che
forma la fibra). Il meto-
do messo a punto a Lio-
ne, però, permette di
usare anche lana e coto-
ne, e alcune aziende tes-
sili francesi stanno già
cominciando a produr-
re biancheria intima e arti-
coli sportivi inattaccabili
dai batteri. ■ che si infettino, con con-
■ Droga & ambiente
La cocaina? Inquina molto
di più che non il petrolio
Lpericolosa
a cocaina non è
soltanto una droga
(oltre 3 mila
morti all’anno soltanto
negli Stati Uniti): è
anche una gravissima
fonte di inquinamento.
Lo afferma la National
geographic society, i cui
laboratori hanno preso in
esame tutte le sostanze
usate durante la raffina-
zione: per ottenere una
tonnellata di droga (e
se ne producono migliaia
ogni anno), i trafficanti
usano 340 tonnellate di
■ Animali
Cattivo come una lontra
Lamanti
e lontre marine in pri-
vato? Ladre, violente e
del sesso sado-
maso. E’ quanto emerge
da uno studio di due ri-
cercatori californiani che
le hanno osservate per
quasi dieci anni nella baia
di Monterey. Le lontre ma-
rine, che rischiarono l’e-
stinzione nel secolo scor-
so per colpa dei cacciato-
ri di pellicce, si nutrono di
piccoli crostacei e pesce,
e mostrano comporta-
menti che tra gli umani
sconfinerebbero nell’ille-
cito. I maschi, per esem-
pio, durante l’accoppia-
mento, per meglio affer-
rare il corpo scivoloso del-
la femmina, la “prendono
per il naso”, morsicandola
spesso in maniera seria.
Di solito le ferite si rimar-
ginano, ma può capitare
seguenze mortali. I furti di
cibo, poi, sono all’ordine
del giorno: i maschi co-
stringono le femmine a
ceder loro buona parte
degli alimenti procurati
per i piccoli e i biologi ca-
liforniani sostengono che
più di un terzo del cibo
quotidiano arriva loro in
A lato, una
"fabbrica"
di cocaina
in Bolivia.
Sotto, foglie
di coca alla
essiccazione.
cherosene, 14 tonnellate
di solventi, 3 tonnellate e
mezzo di acido solforico,
2 quintali di acido clori-
drico e mezzo quintale
di ammoniaca. Tutti gli
scarichi, ovviamente,
finiscono nel più vicino
corso d’acqua.
questo modo. La tecnica
è semplice e malandrina:
il padre si apposta vicino
al piccolo mentre la ma-
dre sta cacciando e lo
“prende in ostaggio”, rila-
sciandolo solo dietro com-
penso alimentare. La fem-
mina è invece più virtuosa
del compagno e insegna
ai giovani l’uso di stru-
menti e di tecniche per
staccare degli scogli le
orecchie di mare, di cui le
lontre sono golosissime.
Le furbe “acchiappanaso”,
come le hanno battezzate
i ricercatori, hanno addi-
rittura scoperto il modo di
far uscire i gamberetti che
si annidano nelle bottiglie
di plastica abbandonate
sulla spiaggia: afferrano il
contenitore con le zampe
anteriori e con un colpo
secco di mandibola lo
strizzano, facendo schiz-
zare fuori la preda.
✹ P R I S M A
■ Ecologia
Salviamo le
foche o
salviamo gli
indiani?
Vbestie?
olete distruggere gli
uomini e salvare le
Il grido d’allarme
l’hanno lanciato gli indiani
dell’estremo nord del Ca-
nada (soprattutto i métis,
150 mila persone) accu-
sando gli attivisti delle or-
ganizzazioni che si battono
contro la caccia agli a-
nimali da pelliccia. E sono
scesi in corteo a Ottawa. Il
Anche John sul treno
frutto della caccia dei mé-
tis va ad alimentare l’indu-
stria canadese delle pellic-
Fondato ai tempi Sopra lo scrittore americano
John Reed, autore de “I
ce (circa 1500 miliardi
all’anno di fatturato). «Nes-
della Rivoluzione dieci giorni che sconvolsero
il mondo”, con un gruppo
suno degli animali che noi
cacciamo rischia di estin- d'ottobre, il Cpusa di comunisti, in Russia nel
1920. Al centro della foto,
Angelica Balabanoff,
guersi. Noi sì», ha dichiara-
to Gary Bonhet, portavoce
del Consiglio nazionale dei
ha 2 mila iscritti direttrice dell’“Avanti!”, che
usciva a Parigi, dal 1926
métis. «Non vogliamo finire al 1931. A fianco una
come gli indiani del Labra-
dor, che un tempo arpiona-
vano le foche e adesso
sniffano i vapori di benzi-
Gli ultimi scritta su un muro di New
York, nel 1925.

comunisti? Quelli made in Usa

na». George Watts, capo
del consiglio tribale Nuu-
chah-hulth, è addirittura
andato fino ad Amburgo
a contestare gli animalisti
che bruciano le pellicce.
«Noi viviamo da sempre
in armonia con la natura.
Eravamo lì prima che arri-
vassero i bianchi, e abbia-
mo sempre cacciato».
Secondo i mètis è solo
un trucco per costringerli
a cambiare vita.
Un giovane pellerossa alla
manifestazione di Ottawa:
solidarietà ai métis.
Focus 60
L’ ultima volta che si sono
fatti vivi è stato quan-
do, nel 1991, il loro presi-
dente, l’ottantenne Gus Hall,
mandò un messaggio ai
golpisti che avevano tenta-
to di deporre Mikhail Gor-
baciov: parole di plauso
che terminavano con un
fervido «Gorbaciov non
deve assolutamente torna-
re al suo posto». La storia è
andata poi in modo diver-
so, e per gli iscritti del Cpu-
sa è stata un’altra cocente
sconfitta. Il Cpusa è forse il
più piccolo partito comu-
nista del mondo. E, secon-
do il giornale Usa Today,
non ha oggi più di 5 mila
iscritti o simpatizzanti. «Il
comunismo è un movi-
mento nel quale hanno
sempre creduto, e adesso
che anche in Urss è caduto
non sanno più che cosa fa-
re», ha dichiarato Matthew
Hallinan, un ex iscritto.
Certo, essere comunisti
negli Usa è sempre stato
molto difficile. Il partito
venne fondato nel 1919
(secondo alcuni studiosi,
sa, a Wall
Street. Deno-
minazione uf-
armati sovieti-
ci, e la rivela-
zione, da parte
dagli stessi bolscevichi) e ficiale: Cpusa di Krusciov,
riuscì a sopravvivere alle (in preceden- dei crimini di
infiltrazioni dell’Fbi, alla za era, più ge- Stalin, provoca
“caccia alle streghe” del se- nericamente, uscite in mas-
natore McCarty (che nei Communist sa. Non resta-
primi anni Cinquanta av- party Usa). Il no più di 10
viò campagna nazionale potere è nel- mila iscritti.
anticomunista), e ai perio- le mani di un Anni 60.
dici arresti dei membri più gruppo in col- All’organizza-
importanti. Al tempo della legamento con Un manifesto del 1919, zione aderisco-
grande crisi del 1929 i comu- Stalin. per uno spettacolo. no hippie, rap-
nisti Usa erano oltre quat- 1935-39. presentanti del-
tro milioni. Il tramonto Anni di grande espansione. le minoranze e dei movi-
della loro organizzazione 1946. Lotte per il pote- menti antimilitaristi.
cominciò nel 1939, quando re interno, fra filosovietici 1968. Repressione so-
Stalin stipulò il patto di (Earl Browder) e chi so- vietica della primavera di
non aggressione con la stiene la necessita di “ame- Praga. Il Cpusa accentua il
Germania nazista. Alla fine ricanizzare” il partito. proprio declino.
della seconda guerra mon- 1949. Ha inizio la “guer- 1972. Il presidente Gus
diale non erano più di 100 ra fredda” fra occidente e Hall si presenta, per la pri-
mila. Ecco le date più im- blocco comunista. Undici ma volta (lo farà altre tre
portanti, nella loro storia. leader vengono incarcerati volte) elle elezioni per la
1919. Fondazione del per attività antiamericane. presidenza degli Stati Uniti.
movimento. L’attività, ne- 1950. Il partito torna al- 1991. Fine del comuni-
gli anni successivi, è prati- la clandestinità. smo in Urss. Gli iscritti ne-
camente clandestina. 1956. La rivolta d’Un- gli Usa oscillano fra i 2 mi-
1929. Crollo della bor- gheria, soffocata dai carri la e i 5 mila. ■
D O S S I E R
A PAG. 64
Assediati
dalla civiltà
A PAG. 66
Tre popoli
da salvare
A PAG. 68
L'atlante
del rischio
A PAG. 70
L'emergenza Quattro immagini di popoli tribali: in
Siberia alto un pigmeo del Congo. In basso,
da sinistra, indigeni della Nuova
Guinea, della Mongolia e di Panama.

MONDO CHE
A cura di
Cristina Mochi
SCOMPARE
 DOSSIER
Sono 5 mila i popoli tribali sparsi nel mondo. Privati delle loro terre, assediati dalla "civiltà", molti rischiano l'estinzione

U
n popolo si definisce tale
non per la sua uguaglian-
za, ma per la sua diversi-
tà rispetto a qualsiasi al-
tro», dice Marc Augé, direttore
della Scuola di studi superiori in
scienze sociali di Parigi. Secondo il
più celebre allievo dell’antropolo-
go Claude Lévy-Strauss, più sono
numerosi e quindi diversi i popoli
della Terra, più l’umanità può es-
sere certa di possedere la ricchezza
spirituale e materiale per garantir-
si il futuro. Se a livello genetico,
infatti, la varietà è la migliore ga-
ranzia per la sopravvivenza di una
specie, a livello antropologico l’esi-
stenza e il confronto tra culture di-
Isolati per
sopravvivere
L'antropologo
Giancarlo Castelli
Gattinara.
"Per proteggere
alcuni gruppi
si deve ricorrere
a soluzioni
estreme. Il
governo malese,
per esempio,
impedisce
a chiunque di
contattare
gli andamandesi
della Malacca".
verse è infatti uno dei fattori prin-
cipali del progresso dell’uomo.
Oggi invece è in corso una lenta,
inarrestabile omogeneizzazione:
ovunque stili di vita, oggetti di con-
sumo e modelli economici sono
pressoché gli stessi. Nello stesso
tempo, coloro che ancora difen-
dono usi e costumi lontani dalla
cultura dominante, e cioè i popoli
indigeni, ultimi discendenti degli
abitanti originari di molti Paesi,
vengono aggrediti, in qualche caso
sterminati, oppure assimilati. A
questi popoli appartengono cac-
ciatori e raccoglitori come i kayapo
del Brasile, pastori come gli afar
dell’Etiopia, agricoltori nomadi co-
me i kalinga delle Filippine. Tutti
però sono accomunati da un tratto
comune: il fulcro della loro società
non è l’individuo singolo ma la co-
munità. In essa trovano sostegno
materiale in caso di malattia o
morte, ma anche conforto religio-
so e spirituale.
«Si calcola che nel mondo sia-
no rimasti circa 250 milioni di in-
digeni. Le Nazioni Unite parlano
di 5 mila popoli tribali diversi, mol-
ti dei quali rischiano l’estinzione.
Nel solo Brasile, per esempio, in
questo secolo si è estinta in media
una tribù all’anno», dice Robin Han-
bury Tenison, antropologo e pre-
sidente dell’associazione Survival
international. Fondata nel 1969,
Survival è nata proprio con lo sco-
po di difendere il diritto degli in-
digeni a decidere del proprio fu-
turo, aiutandoli a salvaguardare la
loro terra, il loro ambiente e il lo-
ro modo di vivere.
I successi, benché al prezzo di
lunghe ed estenuanti battaglie,
non sono mancati. «Il caso degli
yanomami dell’Amazzonia, per
esempio. Abbiamo esercitato
pressioni sul governo brasiliano
per oltre venti anni, prima che si
decidesse a riconoscere il loro ter-
ritorio. Finalmente è stato creato
un parco, ma comunque l’invasio-
ne dei "garimpeiros" (i cercatori
d’oro) continua. Ancora oggi sono
in mille a lavorare illegalmente
all’interno della riserva e a intro-
durvi malattie», conclude Hanbu-
ry. Più del 30 per cento degli ya-
nomami sono stati infatti stermi-
nati da morbillo e pertosse. Per
migliaia e migliaia di altri indios
sudamericani è stato addirittura
fatale anche un semplice raffred-
dore (contro il quale non hanno
difese immunitarie), portato ma-
gari da qualche turista a caccia di
avventure esotiche.
L’interesse dell’uomo bianco
per le terre degli indigeni è sempre
stato esclusivamente economico.
Essi infatti abitano alcuni degli
ecosistemi più vulnerabili (foreste
pluviali, terre artiche, zone costie-
re), ma anche più redditizi del pia-
neta. I giacimenti minerari più im-
portanti dell’Australia si trovano
in territori aborigeni, mentre nelle
foreste tropicali da cui si ricavano
legni pregiati abitano 50 milioni di
indios. Delle 500 mila specie ve-
getali conosciute, oltre l’85 per
cento cresce nelle regioni indigene,
e moltissime vengono prelevate e
utilizzate dall’industria farmaceu-
tica occidentale (il 75 per cento).
Gli indigeni al contrario non
hanno minimamente goduto dei
benifici di tale sfruttamento. Anzi,
in genere ne hanno pagato il prez-
Una pace
provvisoria
Un indigeno xingu del
Mato Grosso
(Brasile) a pesca con
l'arco sul lago
Ipavu. Gli xingu, in
tutto 2500,
vivono in un parco
loro riservato,
esteso oltre 30
mila chilometri
quadrati. Da qualche
tempo l'area
è meta di un forte
flusso turistico,
che ne ha alterato
lo stile di vita.
zo: la deforestazione ha causato
inondazioni, desertificazioni, e
l’abbandono di attività tradiziona-
li come la caccia e la pesca. Il mer-
curio usato dai cercatori d’oro ha
avvelenato quasi 1500 chilometri
del Rio delle Amazzoni. La costru-
zione di grandi dighe e impianti
idroelettrici ha costretto all’emi-
grazione milioni di asiatici.
Che fare? A livello normativo
le Nazioni Unite hanno finalmen-
te promulgato (nel 1993, dichiara-
to Anno internazionale delle po-
polazioni indigene del mondo)
una Dichiarazione universale dei
diritti dei popoli indigeni. In essa si
sanciscono il diritto a essere pro-
tetti dal genocidio, allo sviluppo
della propria identità culturale, al
possesso delle terre, alla parteci-
pazione alla vita dello Stato cui
appartengono, su un piano di pa-
rità con tutti gli altri cittadini. «Ma
perché si preservi la specificità cul-
turale di un popolo bisogna anzi-
tutto tutelarne l’autonomia nel
campo dell’educazione», dice Gian-
carlo Castelli Gattinara, antropo-
logo dell’università di Chieti. «So-
lo attraverso una scuola indigena si
possono tramandare intatte, di ge-
nerazione in generazione, le rego-
le del gruppo e dunque conservar-
ne l’identità. L’altro requisito in-
dispensabile è l’indipendenza eco-
nomica: che andrebbe protetta con
apposite leggi di mercato. Come
hanno fatto, unici al mondo per il
momento, i norvegesi con la mi-
noranza dei lapponi, per i quali
hanno sovvenzionato e protetto la
loro attività principale, l’alleva-
mento delle renne». ■

Gente alla d eriva Il difensore

dei deboli
Robin Hanbury Tenison, presidente
di Survival international, associazione
in difesa dei popoli tribali minacciati
di estinzione, attiva dal 1969.

Focus 65

Malaysia, Sudan, Bangladesh. Tre drammatici esempi di stermi nio con lo stesso pretesto: l'uso della Terra
Uomo nero, fat ti più in là
MALAYSIA
Riti tribali del Borneo
Un macabro trofeo: le teste dei
nemici uccisi venivano appese
dagli iban sulla soglia di casa.
Oggi certe usanze sono scomparse.
Due indigeni malesi durante una cerimonia. Il taglio delle foreste sta riducendo sempre più i loro territori.
Il ballo della giungla
Un'indigena iban esegue una
danza cerimoniale. Le zone
più interne del Borneo
sono tuttora inesplorate.
Focus 66
Le motoseghe contro i dayak
L
a minaccia più grave alla so-
pravvivenza del popolo dei
dayak, 220 mila indigeni spar-
si nel Sarawak malese, viene dalla
deforestazione, cioè dalla distru-
zione ormai inarrestabile del loro
habitat naturale. Negli ultimi me-
si le autorità hanno arrestato ol-
tre 50 indigeni colpevoli di essersi
opposti allo sfruttamento delle fo-
reste e cioè, in pratica, di aver osta-
colato, con barricate di ogni gene-
re (anche umane) l’avanzata delle
motoseghe delle grandi compa-
gnie multinazionali. In alcune zone
i posti di blocco organizzati dai
dayak resistono anche per mesi:
nel luglio scorso, presso uno di
questi, sei indigeni sono morti per
mancanza di cibo e acqua.
Nonostante l'opposizione degli
indigeni, il ritmo di aggressione al-
le foreste del Sarawak resta tra i
più alti del mondo: ogni anno ven-
gono sottratti 12,2 milioni di metri
cubi di legname. Ne fanno le spese
anche i gruppi nomadi, come i pu-
nan, che ormai non possono più
spostarsi liberamente alla ricerca
di cibo nelle loro terre d'origine.
Essi vivono nelle zone più inac-
cessibili della foresta, in gruppi ap-
partati, che rifiutano ogni contatto
con altre etnie se non per lo scam-
bio di selvaggina con prodotti agri-
coli. Non conoscono la scrittura
né alcuna forma di arte, e parlano
una lingua incomprensibile anche
agli altri gruppi dayak. Cacciatori-
raccoglitori, si cibano della polpa
ottenuta dal midollo della palma
da sago, alimento fondamentale
della loro dieta.
In loro aiuto è accorso un ricer-
catore svizzero, Bruno Manser,
che ha vissuto a lungo nel folto
della foresta dell’Ulu Limbang,
condividendo usi e costumi dei pu-
nan e documentandone la cultura
con centinaia di disegni e compi-
lando un dizionario di oltre tremi-
la voci. Braccato dalla polizia,
Manser è stato catturato due volte.
La seconda, gli hanno sequestrato
disegni e vocabolario, e tuttavia,
con l’aiuto dei punan, è riuscito a
fuggire. Tuttora, in Malaysia, una
taglia di centomila dollari pende
sul suo capo.
Coltivare campi fertili: ecco la grave colpa degli jumma
L’
ultimo sterminio di massa ri-
sale a un anno fa: oltre 1200
indigeni jumma, per lo più
vecchi, donne e bambini, sono sta-
ti bruciati vivi nelle loro case dal-
l’esercito del Bangladesh, sulle col-
line di Chittagong, nella zona sud-
orientale del Paese, al confine con
la Birmania e l’India.
Non si tratta di un episodio iso-
lato, ma dell’ultimo atto di uno
sterminio sistematico iniziato negli
anni Settanta a danno di uno dei
I nuba,
nella morsa
feroce della
guerra civile
I
nuba sono un gruppo etnico
numeroso (un milione di indi-
vidui) e culturalmente vivace
(parlano 40 dialetti diversi), stan-
ziato da secoli nella regione suda-
nese del Kurfan del sud. Oggi sono
accerchiati: dall’esercito regolare
sudanese, dall’esercito popolare
di liberazione del Sudan (un mo-
vimento di guerriglia), e da gruppi
paramilitari armati dall’esercito e
reclutati presso le tribù arabe lo-
cali. Risultato: i nuba vivono nel ti-
more costante del genocidio tota-
le. Il governo sudanese ha infatti
chiuso i loro territorio a ogni con-
tatto esterno, nascondendo un’o-
perazione di pulizia etnica in cor-
so. Negli ultimi due anni, infatti,
oltre 40 mila indigeni sono stati
espulsi dai loro villaggi d’origine
e deportati verso campi lontani,
dove spesso arrivano stremati o
addirittura morti.
Con la copertura della guerra
civile e religiosa in corso nel Paese,
i nuba vengono perseguitati, i loro
gruppi tribali più numerosi (600
mila unità) e antichi del Bangla-
desh, la cui unica colpa è vivere,
da sempre, nell’area agricola più
fertile del Paese (e perciò molto
ambita). Le autorità governative
infatti hanno deciso di assegnarla
ai bengalesi delle pianure interne.
Fino a oggi sono 400 mila i coloni
trasferitisi nelle Chittagong Hills
e, di conseguenza, decine di mi-
gliaia gli jumma uccisi, in quanto
ostacoli per la realizzazione del
villaggi distrutti, le terre confiscate,
decine di migliaia di civili rapiti e
deportati. Secondo i nuba è in atto
un piano di totale eliminazione
della loro etnia con lo scopo di li-
berare una delle zone più fertili
del Paese e assegnarla a gruppi fi-
lo-governativi. Survival interna-
tional ha raccolto la loro denun-
cia, ha quindi compilato un dos-
sier sulle violazioni dei diritti uma-
ni e sulle deportazioni di massa e
ha, con questo, ottenuto dalle Na-
zioni Unite l’invio di un osserva-
tore nella zona per la realizzazione
di un’inchiesta.
progetto. Sul conflitto per le terre
si innesta poi quello etnico-cultu-
rale: mentre gli jumma (di ascen-
denza mongola, come gran parte
dei Birmani) sono per lo più bud-
disti, i bengalesi sono musulmani.
Gli jumma che sono riusciti a
sopravvivere ai massacri raccon-
tano scene di inaudita violenza,
torture, rapimenti, carcerazioni.
Parecchi di loro sono riusciti a ri-
fugiarsi nelle foreste o a emigrare
in India, ma molti altri sono stati
DOSSIER
Il ring della savana
Un incontro di "boxe": la regola
è che si combatta con un
braccio solo. Assiste un arbitro.
SUDAN
Uno stile
primitivo
In alto, villaggio
dei nuba nella
regione del
Kurfan sudanese.
Le case sono di
paglia e fango.
A destra,
una ragazza
nuba. Quando
raggiungono la
pubertà indossano
bracciali e collane
con monete
appese, in segno
di disponibilità.
BANGLADESH
miglia indigena (mentre invece
non esistono limiti per le proprietà
dei coloni). Provvedimento parti-
trasferiti in villaggi isolati, tenuti colarmente dannoso per gli jum-
costantemente sotto controllo mi- ma, che applicano il sistema di col-
litare. Il governo (che comunque tivazione a rotazione e cioè, dopo
continua a negare le proprie re- un raccolto, lasciano riposare per
sponsabilità), può considerare la quattro anni il terreno perché re-
sua opera a buon punto: se nel cuperi fertilità, e perciò necessita-
1947 i bengalesi nelle colline del no di vasti appezzamenti.
sud-est erano soltanto il 2 per cen- Per difendere i propri diritti, gli
to degli abitanti (contro il 98 degli jumma hanno anche fondato un
jumma), oggi sono più del 50. movimento di lotta, detto Shanti
Inoltre, con una legge recente, è Bahini (Forza della pace), ma le
stata sancita una riduzione di ter- rappresaglie dell’esercito si sono
reno da 25 a 5 acri per ciascuna fa- fatte ancora più violente. ■
Focus 67
1 Aborigeni
Australia. 250 mila,
gravemente minati da
alcol e malattie, vivono
assistiti dal governo.
7 Boscimani
Botswana. 60 mila, un
tempo erano cacciatori,
oggi molti lavorano negli
allevamenti di bestiame.
9 Gond
India. Sono alcuni
milioni, tra i monti Vindhya
e Ghat, evacuati in massa
per il disboscamento.
11 Hopi
Arizona. Sono 10 mila
e rischiano di perdere le
loro terre a causa della
evacuazione forzata.
13 Innu
Canada. Suicidi, alcol, e
droga stanno decimando
la popolazione dopo il
loro trasferimento forzato.
2 Ainu 3 Akha 4 Awa Guajà 5 Barì 6 Bhil 19 Kuna 20 Lacandoni 21 Lumad 22 Maori 23 Mentawai 24 Nambikwara
Giappone. In 20 mila, Cina. 110 mila individui, Brasile. Sono 200/300 Venezuela. Circa 2 mila India. 60 mila abitanti Panama. 30 mila, che Messico, Guatemala. Filippine. 500 mila, Nuova Zelanda. 300 mila, Indonesia. Nell'isola di Brasile, Mato Grosso.
sono gli ultimi nativi senza diritti territoriali indigeni, minati nella indios, minacciati da della Valle del Narmada sono sopravvissuti alle Sono 300, oppressi dagli nell'isola di Mindanao, discendenti degli antichi Siberut vivono 18 mila Sono rimasti in poche
di Hokkaido, sotto il né cittadinanza. Molti salute e accerchiati petrolieri, trafficanti perderanno la terra per varie incursioni militari. allevatori che vogliono dove verrà costruita una abitanti delle isole. indigeni. E' previsto centinaia. E' prevista la
Giappone dal IX secolo. sono fuggiti in Thailandia. dai tagliatori di legna. di droga e guerriglieri . la costruzione di una diga. Oggi si autogestiscono. requisire le loro terre. centrale geotermica. Per 3/4 emarginati. il loro trasferimento. colonizzazione della zona.
14
29
8 Dayak 15 13 25 Nuba 26 Onge
Malaysia. 220 mila 10 Sudan. Un milione di India. Solo 100 persone,
indigeni assediati dai 11 2 persone, nel Kurfan del nelle isole Andaman.
taglialegna che stanno 3 sud, vittime della guerra Attaccano con frecce
devastando le foreste. civile in atto nel Paese. chiunque osi avvicinarsi.
6 30 16
20 31
26
25 9 21
19
32
18 5 4 8
33 36 23 27 35
34 28 12
10 Hawaiani 24 17 27 Papuasi 28 Pigmei
Haway. In tutto 9 mila, Indonesia. Un milione, Zaire, Gabon, Camerun.
difendono le loro terre di gruppi etnici diversi, Difficile censirli perché si
dalla costruzione di basi che il governo tenta con spostano nelle foreste. I
militari (sono già 110). 7 1 ogni mezzo di assimilare. loro spazi si sono ristretti.
22
12 Hupla
Popoli in pericolo: 29 Saami 30 Tadavi
Indonesia. In tutto 3500
persone, allontanate
dalla regione Irian Jaya
perché ricca di minerali.
vedranno il Duemila? Finlandia, Norvegia,
Svezia, Russia. In tutto
58 mila, colpiti dalla nube
tossica di Cernobyl.
India. Insieme ai Bhil,
vivono nella Valle del
Narmada, dove si sta
costruendo una diga.
14 Inuit 15 Irochesi 16 Jumma 17 Juruna 18 Kogi 31 Tuareg 32 Vedda 33 Waorani 34 Wau-Wau 35 Yali 36 Yanomami
Groenlandia, Canada, Usa, Canada. 22 mila Bangladesh. E' in atto Brasile, Mato Grosso. Colombia. 2500 individui, Sahara. 300 mila nomadi, Sri Lanka. 800 cacciatori Ecuador. In tutto 3000, Brasile. Sono meno di Indonesia. Il governo sta Brasile, Venezuela.
Alaska, Russia. 100 mila, indiani che vivono uno sterminio di massa 50 persone che vivono assediati dai trafficanti oggi perseguitati e raccoglitori della foresta ma solo 50 di essi mille, decimati negli cercando, col pretesto Sono rimasti in 21 mila,
in crisi dopo il divieto in riserve minacciate sulle Chittagong Hills, in una riserva sulle alte di droga. La loro riserva oppressi dai governi degli dove ora il governo vivono di caccia e pesca. ultimi anni dalle attività di una carestia nell'Irian decimati soprattutto
di caccia alla balena. dall'inquinamento. invase dai bengalesi. cime del Rio das Mortes. è tutelata dall'Unesco. Stati in cui si muovono. sta costruendo dighe. Nel 1960 erano 30 mila. di estrazione di stagno. Jaya, di trasferirli. dai cercatori d'oro.

L'ultimo grido d'allarme viene dalla Siberia: prima le persecuzio ni di Stalin, poi le ricerche delle compagnie petrolifere!
Ghiaccio avvele nato
Renne e licheni stanno scomparendo. Colpa dello sfruttamento selvaggio del sottosuolo, ric chissimo di idrocarburi.
S
pasenye Yugry”, “Salvia-
mo la Yugra”. Il grido
d’aiuto arriva dalla Sibe-
ria, una regione vastissi-
ma che gli ecologisti hanno ribat-
tezzato “Amazzonia del Nord”.
Come l’Amazzonia è infatti rico-
perta da foreste impenetrabili e
sterminate ed è abitata da nume-
rosi popoli indigeni (26 per la pre-
cisione, in tutto 180 mila individui),
raggruppati a suo tempo dal gover-
no sovietico sotto la denominazione
“Piccoli popoli del nord”. Tre di es-
si, khanty, mansi e nenets, si sono
riuniti di recente in un’unica regio-
ne, la Yugra, appunto. E hanno an-
che dato vita a un movimento di
lotta.
In effetti non è tanto l’ambiente
inospitale (clima freddo, suolo po-
vero) a compromettere la soprav-
vivenza degli indigeni, quanto la
ricchezza del sottosuolo. Dal punto
di vista economico, infatti, la Siberia
potrebbe essere paragonata al
Kuwait: nel 1991 sono stati infatti
estratti 262 milioni di tonnellate di
petrolio e 24,8 miliardi di metri cu-
bi di gas.
Lo sfruttamento di questa colos-
sale riserva energetica (una delle
maggiori del mondo) è iniziata ne-
gli anni Sessanta, e ha portato con
sé uno strascico di inevitabili ma
nefaste conseguenze. Il boom de-
mografico, per esempio: dal 1961 a
oggi, a causa di una fortissima im-
migrazione, la popolazione è cre-
sciuta da 100 mila unità a un milio-
ne e mezzo. Gli indigeni, nel frat-
tempo, sono scesi, in percentuale,
dal 25 all’1,8 per cento.
Un’altra conseguenza è la cata-
strofe ecologica: le foreste sono sta-
te tagliate e bruciate per costruire
insediamenti e oleodotti, il lichene
che nutriva le mandrie di renne è
sparito, laghi e alberi sono avvele-
nati dagli scarichi. L’impatto sulla
salute della popolazione è dram-
matico: qui l’aspettativa di vita è di
soli 45 anni per gli uomini e 55 per
le donne, 18 anni in meno rispetto
Focus 70
alla media nazionale.
Proprio per questo è nato Spa-
senye Yugry, nel 1989. Ma il dram-
ma dei khanty, per esempio, risale
ai tempi di Stalin. Pastori nomadi
dediti all’allevamento delle renne, i
khanthy furono obbligati a seden-
tarizzarsi. La loro cultura cancella-
ta con la forza: gli sciamani (i loro
stregoni) vennero rinchiusi in cam-
pi di concentramento, trattati co-
me pazzi o criminali e uccisi. I bam-
bini vennero allontanati dalle fa-
miglie e inviati in scuole lontane.
Oggi è in atto anche l’invasione sui
loro territori di compagnie multi-
nazionali che, approfittando del
caos imperante nell’ex Unione So-
vietica, hanno ottenuto concessioni
che permettono loro di sfruttarne le
risorse.
I khanty chiedono che vengano
loro riconosciuti due diritti: un rap-
porto paritario con le
compagnie petrolifere
sul territorio e di essere
consultati prima dell’
apertura di nuovi giaci-
menti. «Siamo stati for-
zati a passare dal nostro
sistema di vita al comu-
nismo. Ora è necessario
che ci vengano offerte
le opportunità per tro-
vare una strada di svi-
luppo economico, adat-
ta alle nostre esigenze»,
dice Tatiana Gogoleva,
presidentessa del movi-
mento. «Quando arri-
varono, i petrolieri ci
promisero il benessere», dice un al-
tro indigeno khanty. «Ma a quel
tempo almeno avevamo molte ren-
ne da pascolare. Oggi invece la tai-
ga è vuota, non ci sono più neppure
pesci né uccelli. Come dobbiamo
fare per sopravvivere?». ■ sfruttamento
Per saperne di più:
Survival international, ha un ufficio in
Italia, a Milano, in via Morigi 8, tel. 02/
89.00.671. Fornisce notizie sulle cam-
pagne di sostegno ai popoli tribali.
DOSSIER
Costretti al suicidio
P referiscono morire.
Piuttosto che lascia-
re la terra o sottomet-
tersi all’uomo bianco.
Dall’Asia all’Africa alle
Americhe, ovunque so-
no documentati casi di
popoli presso i quali il
suicidio (o il lasciarsi
morire) è pratica diffu-
sa. Eccone alcuni.
● Innu del Canada.
In un villaggio sulla co-
sta orientale, sei bam- gerà 40 mila ettari di
bini tra i 10 e i 15 anni terra, abitati da 60 mi-
d'età si sono chiusi in la indigeni. Come sim-
una baracca a 40 gradi bolo della resistenza
sotto zero e hanno ina- hanno appeso delle
lato fumi di petrolio fino targhette di metallo
a svenire. Nel loro vil- sulle porte: oggi se ne
laggio lo scorso anno ha contano 22 mila 500.
tentato il suicidio una ● Gli assurinì, Amaz-
persona su quattro. Il zonia. Un tempo era-
dramma degli innu (nel- no forti guerrieri poi,
la foto) è provocato dal- sterminati da tribù riva-
la perdita delle terre e, li, hanno deciso di au-
con esse, della propria toestinguersi. Il consi-
identità culturale. glio degli anziani della
● Gli indigeni di Nar- tribù ha cioè stabilito il
mada, India. “Verre- cosiddetto “patto dell’a-
mo sommersi ma non borto”, decidendo che si
ce ne andremo”, han- somministrassero erbe
no proclamato i popo- abortive alle donne in-
li che vivono nella val- cinte. Ridotti a 50 unità,
le del fiume Narmada sono stati salvati dai
Vita nell'inverno perenne all’annuncio della co- missionari che hanno al-
A sinistra, un'immagine invernale della struzione della diga. lontanato le donne in-
tundra della Kamchatka, estrema Una volta ultimata, in- cinte dal villaggio fino
penisola orientale della Siberia. In fatti, questa sommer- all’epoca del parto.
alto, un gruppo di danzatrici indigene.
Folklore
nordico "Sono moltissimi i popoli ancora da scoprire"
Un gruppo di
indigeni siberiani Può raccontarci uno di que- «L’incontro avviene sempre noscono, come macchine re».
in abiti tipici sti episodi? all’insegna della curiosità re- fotografiche o armi, e non Esistono ancora popoli da
del loro folklore. «E’ successo, per esempio, ciproca. Quando accade, è ne sentono la mancanza. scoprire?
Nonostante le in Nuova Guinea, in una zo- bene restare fermi e lascia- Gradiscono invece avere «Moltissimi, per esempio
terre d'origine na sperduta a nord della ca- re che siano loro ad avvici- piccoli oggetti di immediato lungo tutta la fascia pede-
siano aride e pitale Wamena. Uno zoologo narsi. Così abbiamo fatto utilizzo, come temperini, filo montana amazzonica, nel
inospitali, questi di Amburgo, Gunter Konrad, anche con i tau't batò, un di plastica, aghi, carta, ma- Borneo e nella Nuova Gui-
popoli hanno che era da tempo sul posto, gruppo di indigeni dell’isola tite. E medicinali, perché nea. Dove non esistono
trovato un giusto
equilibrio di vita,
oggi minacciato.
B isogna entrare e uscire
dal loro mondo in punta
di piedi. Questo è l’unico
mi aveva parlato di un grup-
po di pigmei che vivevano
isolati sulla cima delle mon-
Palawan, nelle Filippine, an-
ch’essi mai entrati in con-
tatto con gli uomini bianchi.
considerano l’uomo bianco
uno stregone, che sa guari-
neppure mappe ufficiali
complete».
modo per conoscerli e allo tagne. Ci siamo calati diret- Con noi c’era un interprete
Le renne stesso tempo rispettarli». Di tamente dall’elicottero nel in grado di riconoscere le Indigeni
scompaiono popoli sconosciuti l’antro- folto della foresta, e li ab- loro radici linguistiche: batò, tau't batò
pologo Giancarlo Ligabue biamo trovati: un gruppo di per esempio, in tutte le Fi- delle
Due cacciatori Filippine
siberiani con (nella foto) ne ha incontrati 60-70 persone, di pelle ne- lippine significa pietra. Poi,
molti. Ed è sempre rimasto ra, alti non più di 1,20, ori- su fogli di carta bianca, ab- (il nome
le loro renne. significa
Da quando ha fedele a questo suo precet- ginari della Papuasia. Fab- biamo iniziato a disegnare
to. Fondatore del Centro bricano asce di pietra esat- animali e oggetti e a chie- uomini della
avuto inizio lo pietra).
studi Ligabue di Venezia, ha tamente come avveniva dere loro di individuarli».
guidato e diretto oltre 70 ventimila anni fa, nel Paleo- Che cosa resta a questi in- FIno a pochi
minerario anni fa non
e petrolifero spedizioni in tutto il mondo, litico superiore. E praticano digeni, una volta che i bian-
trovandosi talvolta faccia a ancora, per loro stessa am- chi se ne sono andati? erano mai
della regione, entrati in
fiumi e laghi faccia con indigeni che non missione, il cannibalismo». «Molto poco: loro, peraltro,
avevano mai incontrato l’uo- In che modo si comunica non sono per nulla interes- contatto con
sono stati l'uomo bianco.
inquinati. mo bianco. con popoli così diversi? sati a oggetti che non co-
Focus 71

? DOMANDE&RISPOSTE
Queste pagine sono a disposizione dei lettori. Poiché non è possibile
rispondere a tutti, daremo la preferenza alle domande di interesse
più generale. Non si danno risposte private. Scrivere a FOCUS,
Gruner und Jahr/Mondadori, Corso Monforte 54 - 20122 Milano
Perché i rettili
hanno la lingua
biforcuta?
Domanda posta da
Francesco Bertoncini
di Milano.
Lunaae funzione
lingua in alcuni Sauri
in tutti gli Ofidi ha
D etta anche ossido di
ben precisa,
quella olfattiva. La lingua,
mossa con guizzi rapidissi-
mi è, infatti, un preziosissi-
mo sensore: invia all’orga-
no di Jacobson, alloggiato
nella volta del palato, gli
stimoli di odori e sapori,
poi percepiti dalle cellule
sensoriali che ne formano l’ambiente, che sono anche
il tessuto. E’ probabile (madi carattere tattile. Spesso
non c’è una spiegazione le due punte sono sottili
certa) che le due punte ab- come un capello e, tra l’al-
biano la funzione di mol- tro, servono al maschio per
tiplicare la quantità di captare i feromoni che la
informazioni raccolte nel- femmina emette nell’aria
Una Natrice viperina appena nata. colo foro.
Che cos’è l’interferone?
Domanda posta da Mauro Novello di Nespoledo (Udine).
C on questo nome gene-
rico si indica un gruppo
di proteine prodotte dalle
cellule per difendersi dall’
invasione di un virus. Si
chiamano così perché si
formano per l’interferenza
reciproca tra il virus e la
cellula. Quando una cellu-
la è colpita da un virus,
probabilmente stimolata
dall'acido nucleico del vi-
rus stesso, produce l’inter-
ferone e lo cede alle cellule
vicine, al sangue e alla lin-
fa. Stimolate dall’interfe-
rone, le cellule producono
enzimi che entrano in azio-
Focus 68
Quali sono gli impieghi
dell'acqua pesante?
Domanda posta da Raffaele Catizone di Magisano (Cz).
deuterio, è un’acqua
in cui gli atomi di idrogeno
sono sostituiti dal suo iso-
topo più pesante, il deute-
rio. Si trova in quantità
molto piccole mescolata
all’acqua normale, dalla
quale si ricava con diversi
procedimenti chimico-in-
nel periodo dell’
estro. Grazie a una
particolare confor-
mazione della boc-
ca, i serpenti posso-
no estroflettere la
lingua anche man-
tenendo le mandi-
bole serrate, per-
chè queste non
coincidono perfet-
tamente e lasciano
tra di loro un pic-
ne contro il virus non ap-
pena questo le raggiunge.
Sono stati individuati vari
tipi di queste proteine, pro-
dotte principalmente dai
globuli bianchi nelle
loro varie forme
(leucociti, linfociti,
cellule killer). La no-
torietà degli interfe-
roni, comunque, de-
riva oggi soprattutto
dalla speranza di po-
terli utilizzare per
rallentare o addirit-
tura bloccare la cre-
scita delle cellule tu-
morali.
dustriali. E’ un liquido in-
colore, bolle a 101,4 gradi
(l’acqua normale a 100
gradi), se è ghiacciata, fon-
de a 3,8 gradi (l’acqua nor-
male a 0 gradi) e ha una
densità di 1,105 chilo-
grammi per decimetro cu-
bo (l’acqua normale 1 chi-
logrammo). L’acqua pe-
La corona solare vista dallo Skylab.
Che cos’è il vento solare?
Domanda posta da Mirko Purpura di Agrigento.
L a corona, la parte più
esterna dell’atmosfera
solare, si espande e investe
con una corrente continua
lo spazio interplanetario.
Questa corrente è il vento
solare ed è composto da
protoni ed elettroni con
tracce di nuclei di elio. Se-
condo gli studi più recenti
il sole, attraverso il vento,
immetterebbe nello spa-
zio una massa di un milio-
ne di tonnellate di parti-
COME FUNZIONA
In Tribunale, ruolo per ruolo
Il nocciolo di un reattore
atomico ad acqua pesante.
sante viene usata nei reat-
registrazione
tori nucleari per la sua ca-
pacità di rallentare, senza
assorbirne troppi, i neu-
troni veloci, che hanno il
compito di colpire gli ato-
mi di uranio per liberarne
l’energia.
(cioè quella
danneggiata
celle al secondo.
La velocità delle parti-
celle va da 200 a 900 chi-
dall'imputato)
lometri al secondo. Il ven-
to solare ha una tempera-
tura che varia da qualche
migliaio a un milione di
alla stampa
gradi centigradi e provo-
ca alterazioni nei campi
magnetici della Terra e
degli altri pianeti. Inoltre,
spinge in direzione oppo-
sta al sole stesso la chio-
ma delle comete.
Produzione
artificiale
Due cellule di
pelle umana
coltivate in vitro.
Con questa
tecnica è
possibile far sì
che le cellule
producano
interferoni.
Dal 1989 anche in Italia il "processo alla Perry Mason"
Addetta ai I l processo penale
italiano risale al 1989,
microfoni
Presidente Cancelliere
quando è stato riformato
il sistema precedente ed
Giudice a latere Giudice a latere
è stato introdotto anche
da noi un tipo di processo
indicato come “alla Perry
Mason”. La caratteristica
Addetti ad principale sta nel fatto
eventuali
televisive
che l’accusa (cioè il Pub-
blico ministero) e la dife-
sa (cioè l’avvocato) si tro-
vano allo stesso livello, e
si affrontano alla pari da-
vanti al giudice. Nel vec-
chio processo, invece, il
giudice aveva già letto in
anticipo i fascicoli prepa-
rati dall’accusa, e poteva
Sedia per
confronti dunque avere già una
opinione formata. Oggi il
Avvocato magistrato giudicante è,
difensore al contrario, dal punto di
e suoi Sedia per Pubblico ministero vista processuale, all’
assistenti testimoni che svolge oscuro di tutto: le prove,
l'accusa cioè gli elementi di accu-
sa e di difesa, si” forma-
no” solo davanti ai suoi
occhi. A sostenere l’accu-
sa è il Pubblico ministero:
egli fa tutta l’indagine
preliminare, e molti suoi
atti devono essere auto-
Imputato rizzati da un secondo giu-
dice, il Gip (giudice delle
indagini preliminari), che
è l’unico a poter convali-
dare arresti, ordinare
operazioni particolari
Parte civile (per esempio le intercet-
tazioni telefoniche), e co-
e avvocato
sì via. Anche il Gip è in
posizione di equidistanza
fra accusa e difesa, ma
non partecipa al dibatti-
Spazio mento in aula. L’avvocato
riservato difensore può acquisire
elementi di prova per
conto proprio (per esem-
pio con l’aiuto di detecti-
ve) e in processo può in-
Pubblico
terrogare tutti i testimoni.
Nel vecchio sistema inve-
ce conosceva solo all’ulti-
mo momento le prove
dell’accusa, e poteva ba-
sare la difesa solo su
queste. Nello schema a
fianco abbiamo indicato
un processo tipico di Tri-
bunale (il celebre “pro-
cesso Cusani”) dove i
magistrati che devono
giudicare sono tre. I prin-
cipi base sono però simili
sia che si tratti di Pretura
o di Corte d’Assise (cioè
il processo più gravi,
dove sono presenti anche
i giudici popolari).
Quanto metano
e petrolio c’è
in tutto il mondo?
Domanda posta da Luigi
Zanassi di Alessandria.
S econdo le stime più re-
centi, il mondo possie-
de riserve di petrolio per
un totale di circa 135 mi-
liardi di tonnellate e riserve
di metano per 142 mila mi-
liardi di metri cubi. Se
l’umanità continuasse a
consumare petrolio con il
ritmo annuo attuale (circa
tre miliardi di tonnellate),
e non se ne trovasse altro,
le riserve disponibili dure-
rebbero poco più di qua-
rant’anni. Quelle del me-
tano, invece, durerebbero
un po’ di più, oltre ses-
sant’anni. Infatti, se ne
consumano poco più di
due mila miliardi di metri
cubi l’anno. L’Italia, in par-
ticolare, consuma ogni an-
no 100 milioni di tonnella-
te di petrolio greggio e 50
miliardi di metri cubi di
metano.
Che cosa studia
la biofisica?
Domanda posta
da Annalisa Melandri
di Modena.
Ll’evolversi
a biofisica è la scienza
che studia il formarsi e
dei processi bio-
logici negli esseri viventi
(animali e vegetali) sulla
base delle leggi e con i me-
todi della fisica. Per esem-
pio, i processi fisico-chimi-
ci ed elettrochimici che
permettono nell'organi-
smo la trasmissione degli
impulsi nervosi, la contra-
zione dei muscoli, la visio-
ne, la ricezione da parte
dell’organismo stesso dei
messaggi provenienti dal
mondo esterno, l’attività
elettrica delle cellule, il tra-
sporto di liquidi o di gas
all’interno degli organismi
viventi. O ancora, il com-
portamento di cellule ecci-
tabili come i neuroni e, a
livello molecolare, le pro-
prietà fisiche delle mem-
brane cellulari. La biofisica
oggi è anche alla base degli
studi per ricreare negli ela-
boratori elettronici certi
processi biologici.
Focus 69
? DOMANDE&RISPOSTE
Qual è l’origine della parola dollaro?
Domanda posta da Mauro Priolo di Torino.
D eriva dal tedesco tha-
ler (in italiano tallero),
nome di una moneta
d’argento coniata
a partire dal
Cinquecento
da alcuni stati
germanici e,
nei secoli suc-
cessivi, sem-
pre con questo
nome, da molti
principi euro-
pei. A sua vol- Sopra, il tallero di
ta, questa paro- Maria Teresa. A
la deriva, per destra, un dollaro.
Perché la stessa mela cresce in forme
diverse in pianura e in montagna?
Domanda posta da Romano Montanari di Bologna.
Lnetico.
a forma di una mela è
data dal suo corredo ge-
Ogni frutto di una
varietà ha quindi forma e
colore particolare grazie al
suo patrimonio di geni. La
stessa specie, però, può pre-
sentare diversità di forma
a seconda degli ambienti in
cui è coltivata. Le golden de-
licious, per esempio, in val
di Non sono più allungate,
mentre in pianura hanno
forma più tondeggiante. E’
Come fanno cani
e gatti a ritrovare
la strada di casa?
Domanda posta da Laura
Rocchetti di Bergamo.
N ormalmente i cani, e
anche i gatti, si basano
su precisi riferimenti geo-
grafici per ritrovare la stra-
da di casa. Soprattutto la
ricerca olfattiva li guida
verso gli odori familiari, a
differenza degli uccelli che
si orientano con le stelle.
Si conoscono comunque
molti casi di cani che sono
ritornati dopo aver percor-
so centinaia di chilometri
senza conoscere buona par-
te dei luoghi attraversati. A
questo interrogativo la
scienza non ha ancora dato
una risposta esauriente.
Focus 74
abbreviazione, da Joachim-
sthal, nome di una miniera
di argento in Boemia
dalla quale i prin-
cipi Schlick, pro-
prietari, trae-
vano l’argen-
to per la co-
l’ambiente a determinare
la differenza: in montagna
l’alternanza di temperatura
tra il giorno e la notte è più
marcata e provoca una va-
riazione nel bilancio ormo-
nale della pianta. Durante
la crescita del frutto com-
pare quindi una distensione
delle cellule che provoca la
forma allungata. In pianu-
ra, con temperatura più co-
stante, la crescita è omoge-
nea. Inoltre altri fattori, co-
In quanto tempo e
dove si forma l'ozono?
Domanda posta da Massimo Dalla Valle di Arsiero (Vi).
L’ ozono atmosferico si
forma nella stratosfe-
ra, a un’altezza di oltre 20
chilometri, per l’azione dei
raggi ultravioletti del sole
sull’ossigeno dell’aria. L’e-
nergia delle radiazioni so-
lari rompe la molecola di
ossigeno nei due atomi che
la compongono. Ogni ato-
mo d’ossigeno libero, poi,
si lega con un’altra mole-
cola di ossigeno non anco-
ra “dissociata” e forma u-
na molecola di ozono (che
è quindi composta da tre
atomi di ossigeno). La pro-
duzione è istantanea e
niazione delle monete. Già
nella seconda metà del
Cinquecento in Inghilter-
ra il nome era diventato
dollar. Oggi il vecchio no-
me di tallero è stato ripreso
per la moneta della nuova
repubblica slovena.
me la concimazione e la lu-
ce, o l’intervento di malat-
tie durante lo sviluppo, pos-
sono caratterizzare la morfo-
logia della mela. L’illumina-
zione gioca un ruolo de-
terminante nella colorazio-
ne, più marcata nei frutti di
montagna e ora particolar-
mente richiesta dal merca-
to tanto da determinare la
creazione di nuove varietà
con un “arrossamento” più
evidente.
continua. Si crea così un
equilibrio perfetto: infatti,
l’ozono prodotto a sua vol-
ta assorbe le radiazioni so-
lari e si scinde, ritornando
ossigeno. Le radiazioni ul-
traviolette, letali per la vita
animale e vegetale, vengo-
no “fermate” da questo
processo e non raggiungo-
no la superficie terrestre.
L’ozono si può anche for-
mare in quantità piccolis-
sime nelle zone più basse
dell’ atmosfera, sotto i 15
chilometri, per effetto del-
le scariche elettriche tem-
poralesche.
Anche le ruote
dei treni hanno
il differenziale?
Domanda posta da Simone
Saiani di Fregene (Roma).
Idatreni non effettuano
mai curve tanto strette
rendere necessario il
differenziale, cioè il mec-
canismo che permette al-
le ruote di sinistra e di de-
stra di avere velocità dif-
ferenti quando la vettura
entra in curva. Perciò, le
ruote sono unite da un as-
sale rigido e quindi girano
entrambe alla stessa ve-
locità. Nelle curve le ruo-
te situate all’esterno de-
vono percorrere uno spa-
zio maggiore e quindi, in In curva, le ruote esterne
teoria, dovrebbero com- del treno "slittano".
piere un numero di giri
maggiore (come accade no” sul binario con un
nelle automobili grazie piccolo scorrimento, in
appunto al differenziale). modo da adeguarsi auto-
In realtà, la loro aderenza nomamente alla diversa
non è completa e “slitta- velocità.
Che cos’è il guarana
e come viene utilizzato?
Domanda posta da Enzo Marco Bonino di Pavignano.
Ipartenente
l guarana (o guaranà) è u-
na pianta spontanea ap-
alle Sapindacee.
pana, questo il suo nome
scientifico, ricchi di caffei-
na, catechina, una sostanza
Cresce nella foresta amaz- amara usata anche in tinto-
zonica e ha l’aspetto di una ria, e tannino, servono a
grossa liana con foglioline preparare una bevanda dis-
lunghe e dentate e piccoli setante e stimolante molto
fiori bianchi. I semi grat- usata in Brasile e che si chia-
tuggiati della Paullinia cu- ma, appunto, guaranà.
La pianta del guarana nella foresta brasiliana.
 ? DOMANDE&RISPOSTE
Quando e da chi sono
stati inventati i bonsai?
Domanda posta da Riccardo Repetto di Genova.
ICristo
primi bonsai furono col-
tivati nel VI secolo dopo
dai popoli nomadi
di origine mongola che do-
minavano la Cina: faceva-
no crescere piante medici-
nali nei vasi per poterli tra-
sportare nelle migrazioni.
La pratica di miniaturizza-
re gli alberi è probabilmen-
te più antica: un bonsai è
stato trovato in una tomba
risalente a tremila anni fa.
La coltivazione dei bonsai
come vera e propria arte
fu sviluppata, attorno al
700, dai monaci buddisti ci-
Come è fatto il centro della Terra?
Domanda posta da Aldo
Angotti di Cesenatico.
ma
nt
ell
os
ma
nt
ell
crosta oi
nf
er
ior
nucleo
esterno
nucleo
interno
Un bonsai di
fico baniano:
è alto 70
centimetri
e ha un'età
di 120 anni.
Esistono
bonsai che
si possono
coltivare
all'aperto.
nesi, che applicavano ai mi-
ni-alberi i principi della lo-
ro filosofia: l’uomo dove-
va ridurre alla sua capacità
di visione ciò che lo circon-
da, miniaturizzando non
solo l’albero, ma anche il
paesaggio su cui cresce. Al-
tre scuole invece vedeva-
no nei tronchi contorti e
nati su una pietra la nascita
della vita nonostante le av-
versità. Tronchi e rami po-
tevano anche essere piega-
ti per creare ideogrammi o
numeri magici. Nel 1200 i
monaci buddisti portarono
C’ è un “nocciolo” soli-
do, composto da fer-
ro e nichel, a una tempe-
ratura di 5000 gradi Il nu-
cleo interno del nostro pia-
neta ha un raggio di circa
1300 chilometri (il raggio
up
er della Terra è di 6400 chi-
ior lometri) ed è grande
e
quanto la Luna. La pres-
sione elevatissima che
e si crea a questa profon-
dità fa si che ferro e
nichel rimangano al-
lo stato solido, anche
se il calore sarebbe
sufficiente per fon-
derli. Questa zona so-
lida e densissima (cir-
ca quattro volte più
densa delle rocce su-
perficiali) è poi rivestita
da uno strato liquido, il
nucleo esterno, costituito
da ferro fuso con una per-
Come nascono i
diamanti e come
si riconoscono?
Domanda posta da
Umberto Montanero
di Caserta.
Isionilrodiamante è carbonio pu-
cristallizzato a pres-
tra 25 mila e 70 mila
chili per centimetro qua-
drato e a temperature tra
1500 e 2000 gradi. Il pro-
cesso avviene a circa 200
chilometri sotto la super-
l’usanza in Giappone. Qui
gli alberi in miniatura pre-
sero il nome di bonsai (che
significa “in un vaso piat-
to”). All’inizio del 1800
sorsero le prime scuole di
“arte bonsai” che codifica-
rono stili, regole e misure. I
grandi maestri proveniva-
no da famiglie come i Ka-
to, i Murata, i Nakamura.
I primi esemplari di bon-
sai arrivarono in Europa
alla fine del secolo scorso
come curiosità esotiche,
presentate alle esposizioni
universali.
centuale di nichel e proba-
bilmente una piccola parte
di zolfo e silicio. Il nucleo
liquido ha uno spessore di
2250 chilometri. Qui si ori-
gina il campo magnetico
della Terra, determinato
dal movimento continuo
della massa di ferro fuso
nella zona centrale esterna.
Buona parte di ciò che co-
noscia-mo sul centro della
Terra deriva dallo studio
dei terremoti; misurando
la velocitè di propagazione
delle onde sismiche, infatti,
è possibile stabilire la na-
tura e la densità dei mate-
riali attraversati. Gli scien-
ziati ritengono che origina-
riamente il calore interno
sia stato generato dalla de-
gradazione di sostanze ra-
dioattive, come avviene og-
gi nelle centrali nucleari.
ficie terrestre e non è del
tutto chiaro: infatti i dia-
manti artificiali prodotti in
questo modo sono diversi
da quelli naturali. I dia-
manti arrivano in superfi-
cie con le eruzioni vulca-
niche, ma si salvano dalle
elevate temperature della
lava soltanto quelli inclusi
in un minerale: la kimber-
lite. Per distinguere un
COME SI DIVENTA...
INVESTIGATORE
Laurea in legge
e tirocinio
● Per questa profes-
sione è utile la laurea in
giurisprudenza, anche se
non esiste un curriculum
di studi preciso. Da que-
st’anno la facoltà di scien-
ze politiche di Bologna
ha attivato un corso in
criminologia applicata,
per 30 laureati in scienze
politiche, economia e
commercio, giurispru-
denza, sociologia, psico-
logia, medicina. Le do-
mande di iscrizione de-
vono essere presentate
entro dicembre al Cen-
tro studi sui comporta-
menti devianti e crimina-
li, presso il dipartimento
di sociologia dell’univer-
sità di Bologna (strada
Maggiore 45, tel. 051/
6403255). Per fare l'inve-
stigatore, è indispensabi-
le lavorare per qualche
anno presso un istituto di
investigazioni. Soltanto
così si può infatti ottene-
re dal prefetto la licenza.
L’associazione degli isti-
tuti di investigazione (Fe-
derpol) organizza perio-
dici corsi di aggiorna-
mento e può dare infor-
mazioni sulla professione
(via Pilotto 95, Roma, tel.
06/8802951).
Un diamante. E'
la pietra più
dura esistente.
diamante vero da uno fal-
so gli esperti ne osserva-
no il colore e la lumino-
sità, e con una lente cer-
cano graffi o segni di usu-
ra, che un diamante non
dovrebbe avere essendo la
pietra più dura esistente.
Se non sono ancora con-
vinti controllano il peso
specifico, che è diverso per
ogni minerale.
ARCHEOLOGO
Lettere classiche
per cominciare
● Per diventare archeo-
logi bisogna laurearsi in
lettere classiche con indi-
rizzo archeologico. Dopo
si può entrare in una scuo-
la (a numero chiuso, dura
tre anni) di specializzazione
presso le università di Bo-
logna, Firenze, Padova, Pi-
sa, Roma (la Sapienza),
Napoli, Catania, Lecce e
Palermo. La specializza-
zione è essenziale per i
concorsi delle sovrinten-
denze dei beni culturali e
artistici. C’è inoltre il dot-
torato di ricerca in archeo-
logia, presso le facoltà di
lettere e filosofia a Bolo-
gna, Messina, Napoli, Pe-
rugia, Pisa, Roma (la Sa-
pienza). Si può anche sce-
gliere il corso di laurea in
conservazione dei beni cul-
turali con indirizzo archeo-
logico presso le università
di Viterbo, Bolo-
gna, Udine, Lecce
e Venezia.
 ☞ H I G H T E C H
DALL' ITALIA E DAL MONDO
Un apparecchio
da professionisti
Fotografare,
ma con qualcosa in più
C ompatta e dotata di un design
ergonomico made in Italy,
questa macchina fotografica
fa della completezza il suo asso
nella manica. Le caratteristiche
di base comprendono uno zoom
38-105 mm, luminosità doppia
rispetto alle concorrenti, messa
a fuoco ed esposizioni
automatiche professionali,
un datario che permette di
registrare data e ora delle foto
e un flash incorporato,
A cura di Mariella Sandrin con M. Maggiore, A. Mazzucchelli, L. Valtorta
Una nuova bicicletta elettrica
Lzanoegiche
bici a motore diventano ecolo-
e invece del gasolio utiliz-
l'elettricità. La Velo-
watt electric bike ha infatti
un motore alimentato da
due batterie che consen-
tono un'autonomia di
35 km e una ve-
locità di punta di
30 km/h. Le bat-
terie pesano 12
kg e possono es-
sere allacciate a
qualsiasi presa
da 220 per esse-
re ricaricate in cin-
que ore. Prodotta
dalla Girardengo (tel.
0131/29.66.76) la bici
costa circa un milione e
mezzo di lire.
Focus 80
disinseribile, che può essere
usato per compensare
automaticamente il controluce.
Se tutte queste funzioni non
fossero sufficienti, basta
acquistare il telecomando RC-5
per essere in grado di inserire
commenti sulle immagini,
scattare foto a raffica oppure a
intervalli prestabiliti, compensare
manualmente situazioni
di illuminazione squilibrata, ed
effettuare esposizioni multiple
sullo stesso fotogramma. Il più
semplice RC-3 comanda invece
a distanza l'autoscatto per non
essere costretti a correre
dall'altra parte della macchina
fotografica e mettersi in posa
trafelati. La Ricoh RZ 105 costa
880 mila lire, mentre i due
telecomandi RC-3 e RC-5
costano rispettivamente 35
e 110 mila lire. Per ulteriori
informazioni rivolgersi
alla Frabe, tel. 02/49.81.609.
Basta girare
un interruttore
per escludere il
motore e pedalare
tradizionalmente.
Pressione a
portata di dito
L o sfigmomanometro
a bracciale, tradizionale
apparecchio per la misurazione
della pressione arteriosa,
sta per andare in mensione.
Compatto e davvero leggero,
oltre che di uso molto più
semplice, questo strumento
permette infatti di misurare la
pressione (oltre alla pressione
sanguigna e il battito cardiaco)
dall'indice sinistro. Il dito va
inserito nell'apposita cavità,
con l'avvertenza che deve
trovarsi allo stesso livello del
cuore. Realizzato in Giappone
e importato dalla Tecnocomponent
(tel. 0547/61.14.11), costa circa
Più giù nel 270 mila lire.
cyberspazio
D irettamente dal cyberspazio
arriva il nuovo controllo per
muoversi a tre dimensioni dentro
il computer. Si chiama Cyberman
e unisce le caratteristiche di
mouse, joystick e trackball
tradizionali con possibilità fino a
oggi inesplorate all'interno dei
giochi elettronici di simulazione
interattiva. Il giocatore è in grado
con una sola mano di controllare
tutti i movimenti senza bisogno
di utilizzare la tastiera perché
i tre tasti sono sufficienti per
Ultrasottile e simulare il movimento
tradizionale. Prodotto dalla
Logitech (tel. 039/60.56.565),
ultrapotente Cyberman costa 199 mila
lire, Iva esclusa.
Lo sfigmomanometro misura
la pressione dell'indice sinistro.
La macchina... riciclata
C ontro la filosofia "usa e getta" è
nata la prima macchina per
scrivere realizzata esclusivamente
proprie cassette nastro esaurite le
ha trasformate in granulato per dar
vita alla leggera e robusta Gabriele
con materiali riciclati. Ci ha pen-
sato la Triumph Adler (tel. 02/
89.11.290) che, recuperando le
Cyclo. Una macchina per scrivere
elettronica dotata di memoria di cor-
rezione e di funzioni automatiche
C osì sottile non l'avete mai vista:
è la rubrica telefonica-calcola-
tore a energia solare DC-E700 del-
come centratura, sottolineatura, e
scrittura in grassetto. Insomma,
per una volta, design elegante e
la Casio. Ha le dimensioni e lo tecnologie avanzate vanno a
spessore di una carta di credito, braccetto con la natura.
ma può memorizzare fino a 300 Questa macchina per
numeri di telefono. I dati natural- scrivere riciclata
mente si conservano anche quando costa al pubbli-
la fonte di energia non è presente. co 300 mila li-
Il nome e il numero di telefono del re, Iva esclu-
proprietario vengono visualizzati a sa.
ogni accensione ed è anche possi-
bile immettere una password per
impedire ad altri l'accesso ai nu-
meri di telefono. Prodotta dalla Ca-
sio (tel. 02/66.04.79.00) questa o- Realizzata
riginale rubrica telefonica costa cir- con le cassette
ca 117 mila lire, Iva esclusa. nastro esaurite.
☞ H I G H T E C H
Un nuovo attrezzo per
essere sempre in forma

Sul kayak... ma
in casa propria
O ltre che con la ginnastica e
con la palestra, i muscoli
della parte superiore del corpo
possono svilupparsi armonica-
mente anche con il kayak. Non
tutti hanno però tempo o modo
di praticare sulle acque
burrascose di un fiume questo
sport, che necessita di un mix
di forza, velocità e coordinazione
di movimenti. Ma lo stesso tipo
di preparazione atletica è oggi
possibile ottenerla anche
in palestra, o addirittura in casa
propria, grazie a un nuovo
strumento per il fitness mirato
che simula appunto tutti questi
movimenti. Si chiama Kayak
trainer EKT 437 ed esalta
lo sviluppo di tutti i muscoli della
parte superiore del corpo, quali
dorsali, addominali, pettorali,
bicipite, tricipite, avambracci,
deltoide, trapezio e, in modo
isometrico, anche quadricipiti e
addutori delle gambe. Costruito
con materiali speciali per
resistere a ogni sollecitazione
durante il corretto utilizzo,
questo attrezzo è realizzato dalla
Eve (tel. 02/66.91.715) e costa
2.250.000 lire più Iva.

Alta fedeltà anche in viaggio Il tappetino

V uoi ascoltare la tua
musica preferita an-
che in viaggio, in cam-
peggio o in albergo? Por-
ta con te WQ-CH600, rea-
lizzato della Sharp (tel.
02/89.51.57.27), un radio-
registratore e Cd picco-
lo (misura 450x255 mm),
compatto, leggero (pesa
Per filmare solo 6,2 chili) e di alta fe-
deltà. Costa circa 600 mila lire.
con facilità
Una presa
calcolatrice
S pesso, lavorando al
computer, occorre fare
dei semplici calcoli. Chi non
vuole ogni volta aprire il rela-
tivo "accessorio di scrivania-
calcolatrice" del suo personal
può ora volgere lo sguardo
sul tappetino dove scorre il
mouse e far funzionare una
calcolatrice a cellule solari a
otto cifre. Basta esporla alla
luce per ricaricarla continua-
mente. Il tappetino della Al-
cam (Tel.O2/40.09.00.80) ha

C hi muove i primi passi nel

mondo della ripresa
non sempre riesce a sfruttare anti fulmine
il retro antisdrucciolo e costa
10 mila lire più Iva.

al meglio tutte le funzioni

offerte dalle videocamere.
La VM-E53E dell'Hitachi
(02/48.32.61) effettua in modo
automatico tutte le principali
regolazioni (come controllo
diaframma, controluce, espo-
sizione...) ed è tra l'altro dota-
ta di un praticissimo zoom
digitale e della funzione
wide-macro, con la messa a
fuoco automatica di soggetti
sino a un cm di distanza.
Costa 1.560.000 lire.
Focus 82
U n improvviso sbalzo nella
tensione della corrente
elettrica può provocare gravi
danni alle apparecchiature
con componenti elettronici
(computer, televisori, impianti
hi-fi, frigoriferi, lavatrici...).
Una presa protetta da un filtro
sovratensione può però
risolvere definitivamente
questo problema. Distribuita
per posta da D-Mail (telefono
055/ 83.63.040), costa
15 mila lire.
☞ H I G H T E C H
Un microonde
intelligente
P iù piccolo, più facile da
usare e soprattutto
intelligente. E’ il nuovo forno
a microonde Sesto Senso
AVM 918 (nella foto, il
modello a incasso) e utilizza
un microprocessore che
si avvale della fuzzy logic,
la quale stabilisce autono-
mamente il tempo di cottura
e il calore necessario per
ogni pietanza. Il forno
della Whirlpool (tel. 0332/
75.91.11) ha quattro combi-
nazioni di cottura: la funzio-
ne Crisp/grilla (per dorare
pizze e torte) e un sistema
DES per garantire una distri-
buzione uniforme del calore
(per cucinare contempora-
neamente cibi diversi,
come carne e patate). Costa
circa 850 lire.
Maggiore sicurezza e praticità sulle due ruote
U n antifurto, una borsa da appli-
Sopra, un cavo
antifurto.
A destra, una
borsa sottosella.
Focus 84
Nuovi impianti hi-fi
per chi ha qualche
problema di spazio
Sottili ma dotati
P er le loro dimensioni, non sem-
pre è possibile sistemare gli im-
pianti hi-fi in libreria o nel sog-
giorno. Oltre ad aver finalmente
risolto il problema dei numerosi e
antiestetici cavi e cavetti di colle-
gamento, che non si sa mai dove
nascondere, la linea Slim della Ma-
rantz ha anche il pregio di avere
un ingombro contenuto. Dotato di
un mobile di supporto estrema-
mente funzionale, questo impianto
Per difendersi
dal black-out
P ratica, comoda e manegge-
vole, in caso di black-out
la torcia Granlux si accende
automaticamente, ha un'auto-
nomia di un'ora e mezza e,
grazie alla sua spina girevole
rientrante, può essere inserita
direttamente in tutte le prese
di corrente. Adatta sia per
usi domestici che professionali,
è realizzata dalla Ova Bargellini
(tel. 051/97.50.32), la prima
in Italia a produrre apparecchi
autonomi per illuminazione
d'emergenza, e costa
circa 50 mila lire.
care sotto la sella e un cerchio
di luce da applicare tra i raggi del
cerchione: tre novità per la vostra
Un cerchio di
luce per le ruote.
Per un suono funzionale
Sopra, l'impianto hi-fi della
Marantz. Può facilmente essere
inserito in libreria. Sotto,
il diffusore da parete Beoldo.
hi-fi costa 2 milioni di lire (2 mi-
lioni e mezzo il modello con il flap
motorizzato che nasconde tutti i
comandi). Per informazioni te-
lefonare al 0331/82.10.13. Segna-
liamo inoltre il diffusore Beolab
Lcs 9000, che può essere collocato
direttamente a muro o sistemato
orizzontalmente su qualunque pia-
no d'appoggio. Distribuito in Italia
dalla Dodi (tel. 02/57.60.62.28), co-
sta circa 2 milioni di lire.
Stampante
per Windows
IdolWindows,
mercato delle applicazioni
che sta guadagnan-
sempre maggiori spazi e
consensi fra il pubblico, di-
spone oggi di una nuova stam-
pante, SuperScript 610, che
sfrutta al massimo il linguag-
gio DGI (Graphical device in-
terface). Una vera stampante
per Windows che riproduce
realmente tutto quello che si
vede a video. Progettata e
realizzata da NEC (tel. 02/
48.41.51), costa 1.250.000
bicicletta. Ricoperto in Pvc, con
tre colorazioni diverse, l' antifurto
Abus della Cisa (0546/62.28.54) è
lire più Iva.
un cavo in acciaio che può essere
facilmente stivato in borse e zai-
netti. Costa 38 mila lire. L'astuccio
sottosella, sempre della Cisa, è im-
permeabile ed è dotata di una fa-
scia catarinfrangente. Costa 17.800
lire. Scotchlite retroreflective tu-
be della 3M (tel.02/ 70.35.31.69) è
invece un cerchio di luce retroli-
flettente da applicare tra i raggi
della bicicletta. Facile da monta-
re, costa circa 20 mila lire.
Animali

Guarda chi c'è! BORRE

Una borra di civetta, con le ossa dei micromammiferi
predati visibili in primo piano. I rapaci notturni
Impronte, peli e piume, resti e diurni e rigettano in pallottole compatte e ricoperte
di muco sottile, i resti non digeriti del pasto.

dei pasti, escrementi: gli animali

lasciano precisi
L
o scoiattolo? Un gran ro-
sicchiatore di cortecce. Il
tordo? Ha una vera e pro-
pria “fucina”, dove rompe
segni del loro
i gusci delle chiocciole di cui
è ghiotto. Il cinghiale? Possiede passaggio.
piscine private dove sguazza nel
fango. Per diventare un buon in-
vestigatore della natura occorrono
Ecco come
pazienza, colpo d’occhio e intui-
to, orecchio da guida indiana e ca- si interpretano
pacità di analizzare i particolari
più insignificanti, per ricostruire
un’immagine che non c’è. «Esclu- ESCREMENTI
so l’impossibile, ciò che rimane,
per quanto improbabile, è la ve- Escrementi
di bue muschiato:
rità», sosteneva Sherlock Holmes sono depositati
e la tesi del celebre detective si come palline
adatta perfettamente alla filosofia scure che possono
di chi ricerca tracce animali. rimanere unite VELLUTO
Per capire che un fungo è stato insieme, oppure Un daino ha appena perso
sbocconcellato da una lumaca e separarsi, specie parte del velluto, il tessuto
non da un topolino, occorre la len- in estate, quando ricco di vasi sanguigni che
te d’ingrandimento, ma anche una il cibo è più ricopre le corna in formazione.
buona conoscenza della biologia ricco di acqua. Ciò avviene a fine luglio.
delle due specie, del loro compor-
▼

tamento. Orientarsi tra i moltissi-

Ricami
sulla sabbia
Il grillo domestico,
originario
dell’Africa e del MORSICATURE
Medio Oriente,
lascia sulla Le arvicole, piccoli roditori dei campi, hanno
sabbia impronte rosicchiato queste mele. Il segno dei denti incisivi di
ben differenziate. questi piccoli mammiferi è di circa tre millimetri,
mentre quello del topo selvatico non arriva a due.

Focus 88 Focus 89
Se il tronco
è graffiato
il responsabile
è il cervo,
oppure l’orso
mi segnali che gli animali lasciano
▼
al loro passaggio richiede allena-
mento e metodo: chi raccoglie piu-
me, peli o borre (cioè i rigetti) di
rapaci deve abituarsi anche a ca-
talogarli con attenzione, per crea-
re un piccolo archivio naturalistico
da consultare come sicuro riferi-
mento. Proprio come faceva il ma-
go di Baker Street con i suoi annali
di criminologia.
Un esempio di indagine alla
Holmes, in campo naturalistico?
Prendiamo una spiumata di ghian-
daia sotto un abete. Chi è il colpe-
vole? Indizi ce ne sono. La preda è
stata colpita sul capo e decapitata,
quindi le indagini vanno indirizza-
te verso un grosso rapace di bo-
sco. Le dimensioni della ghiandaia
fanno pensare all’astore, che cac-
cia uccelli della grandezza di un’
anatra, più probabilmente a una
femmina: è più grande e forte del
maschio. Dopo aver ucciso, il ra-
pace toglie le piume a ciuffi, men-
tre le penne delle ali e della coda
sono strappate una a una con il
becco: la penna è spesso piegata
Il cercatracce si veste così
L’ equipaggiamento del
perfetto cercatracce è
semplice. Occorre innanzi-
tutto vestirsi con colori mi-
metici; non portare chiavi o
altri oggetti rumorosi alla
cintura per non disturbare
gli animali; munirsi di scar-
Il professor Hans Roth
misura le impronte di un
orso nel parco d’Abruzzo.
Focus 90
Visita guidata agli ospiti
indesiderati di casa nostra
Mobili forati, riso e nocciole ridotti in polvere,
maglioni da buttare: un esercito di microscopici
inquilini si annida tra le mura domestiche.
P er chi cerca trac-
ce di animali, an-
rina marrone scuro, mano homing), mol-
le feci delle instanca- to sviluppato e torne-
che la casa può rap- bili divoratrici. Altre rebbero comunque
presentare un’eccel- farfalle della stessa dopo pochissimo tem-
lente palestra d'inda- famiglia preferiscono po. Indice della loro
gine. invece cibarsi di noc- presenza le feci luci-
ciole o cioccolato. de e allungate.
■ Disperazione degli
appassionati di mo- ■ Gli armadi di un ■ Tra le tracce do-
bili antichi, l’Anobium tempo profumavano mestiche più comu-
punctatum, o tarlo di naftalina, impiega- ni, e meno conosciu-
comune, minuscolo ta contro l’opera di- te, vi sono le feci di
coleottero marrone struttrice della Tineo- circa mezzo centime-
CAPRIOLO GABBIANO CANE FAGIANO scuro, lascia come la besselliella, la ben tro di lunghezza e con
suggello del suo la- nota tignola, la cui la punta bianca delle
L’impronta del capriolo, è la più Il gabbiano ha un’impronta asimmetrica a tre L’impronta del cane è più tonda Il fagiano ha dita più sottili di voro una strisciolina larva divora i tessuti lucertole, di solito ab-
piccola tra quelle degli ungulati dita, lunga circa 4 centimetri. Da notare di quella della volpe e i cuscinetti quelle degli altri galliformi e di segatura. Vuol dire portandosi dietro una bandonate su corni-
europei: è lunga circa 5 centimetri. il segno delle unghie, oltre la membrana plantare. plantari sono assai più grandi. dotate di unghie piuttosto lunghe. che l’insetto adulto è sorta di involucro pro- cioni e gradini.
uscito dalla prigione tettivo di seta.
in corrispondenza del punto il cui svegliati, osservare con attenzio- come odorato e tatto, lasciati spes- noscere molto bene la struttura compagnati dalla traccia dello spe- di legno, dopo che la ■ In giardino non è
il becco del predatore l’ha affer- ne segnali quasi impercettibili, co- so addormentati. Con un po’ di al- delle zampe degli animali: a se- rone, utile per riconoscere la spe- sua larva vi ha abita- ■ In cantina atten- raro osservare picco-
rata. Ciò permette di escludere al- me i ciuffi di pelo, le ragnatele o i lenamento si possono riconoscere conda di come appoggiano sul ter- cie. Se un cervo marcia al passo, to per quasi tre anni zione agli escrementi li “salsicciotti” cilin-
tri indiziati, un mammifero carni- richiami vocali», dice il naturali- la volpe, il lupo o il gatto selvatico reno, i mammiferi si dividono, per le zampe posteriori ricoprono le scavando profonde del topolino delle ca- drici di colore scuro
voro come la volpe, per esempio, sta ed erpetologo Danilo Baratel- soltanto dalla scia odorosa che esempio, in plantigradi, digitigradi peste di quelle anteriori, quindi sul gallerie. Fondamen- se: sono cilindretti e più appuntiti a
tale per lo sviluppo grigio scuro lunghi 5 un’estremità: sono le
poiché con i denti avrebbe tran- li. I naturalisti utilizzano le tracce hanno lasciato, mentre lo strano e unguligradi. I primi, come l’orso, terreno rimangono due file di im- larvale è l’umidità o 6 millimetri, dalla feci del riccio, ricche
ciato di netto i calami delle penne. per censire le popolazioni di mam- silenzio della foresta può voler di- appoggiano sul terreno l’intera pronte parallele; già nel trotto l’ della stanza, poiché superficie irregolare. di parti chitinose di
«I segni vanno sempre interpre- miferi selvatici oppure per cono- re che lì vicino c’è un predatore in pianta del piede e tutti i cuscinetti animale tende ad appoggiare il po- al di sotto del 50 per insetti, peli, piume e
tati a diversi livelli: occorre inco- scere, attraverso l’analisi degli e- agguato. Ma vediamo, una per caratterizzano l’impronta. Nei di- steriore davanti all’anteriore, co- cento l’animale muo- ■ Nei cassonetti del- ossa di piccole pre-
minciare con lo scoprire i luoghi scrementi, le variazioni alimentari una, le tracce più importanti che gitigradi, come i cani, l’impronta sa evidente nel galoppo, quando re per essiccamento. le tapparelle amano de, di solito nidiacei
di passaggio degli animali, quindi di questo o quell’animale. Deci- gli animali del nostro Paese lascia- è invece soltanto quella dei cusci- si formano diversi gruppi di orme e Un altro tarlo, lo Xe- svernare due specie o topi. Oltre agli e-
cercare le impronte sul terreno, i frare gli indizi lasciati in natura no al proprio passaggio. netti delle dita e di quello centrale. ogni zoccolo lascia il suo segno. stobium rufovillosum, di pipistrello, il sero- scrementi si possono
resti dei pasti, i tronchi grattati (lo vuol dire entrare nel mondo del Gli unguligradi possiedono inve- Nel caso del capriolo le serie di lungo da adulto quasi tino e il nano: non cercare gli aculei,
fanno l’orso o il cervo) e, alla fine, molto piccolo, ed esercitare com- ● Le impronte ce zoccoli che lasciano precisi segni quattro impronte possono distare un centimetro, prefe- scacciateli, poiché lunghi qualche centi-
risce i mobili di legno tutti i pipistrelli hanno metro e di colore
quando i nostri sensi si saranno ri- pletamente i sensi: anche quelli, Per poterle decifrare occorre co- sul terreno: qualche volta sono ac- oltre due metri, perché l’animale in di quercia, e quando un senso della casa marrone striato di
corsa è capace di notevoli salti. vuol segnalare la sua (che i naturalisti chia- nocciola.
Tra le peste più caratteristiche presenza al-
dei mammiferi digitigradi c’è quel- la femmina I nemici
la della lontra, un animale che ha
membrane tra un dito e l’altro.
strofina il
corpo contro
le pareti del-
della lana
A sinistra, uno
Sulla neve, oltre alle impronte del- scoiattolo
poncini leggeri con suola di
gomma, di un binocolo
10x40 e di una lente da na-
impronte più belle il calco in
gesso. Farlo è semplice: ba-
sta munirsi di cartoncino,
ra della carta, e sisteman-
do l’estremità superiore con
nastro adesivo. E’ bene an-
le zampe, si nota spesso una lunga
striscia centrale impressa dalla co-
la galleria fi-
no a farsi
sentire all’e-
grigio morsica
la plastica dei
turalista da 3 o 4 ingrandi- che, ripiegato, circoscriverà che “fissarle” con uno spray, da. L’orma del tasso ricorda, inve- sterno con un fili elettrici.
menti. Servono poi un tac- l’impronta, e di gesso chi- come quello usato per i di- ce, quella di un piccolo orso e si ticchettio in- Sotto, i danni
cuino e una matita (non una rurgico da impastare con ac- segni a carboncino. caratterizza per i segni lasciati dai sistente. provocati
penna, il cui inchiostro sco- qua per la “colata”. Una vol- Se le penne sono infangate cinque robusti artigli. alla lana dalla
lorirebbe se bagnato), una ta seccato, il calco va ripuli- o sporche di catrame, è suf- Nel caso degli uccelli va subito ■ Dal salot- larva della
cartina topografica e to con uno spazzolino. Con ficiente lavarle con una pic- to alla cuci- tignola, la
notata la membrana interdigitale comune tarma.
una bussola, per se- l’impronta negativa di ges- cola quantità di shampo, ri- na: se il riso
▼
gnalare il luogo del so in rilievo è possibile poi sciacquarle e metterle ad a- di anatre e oche, il piede palmato
non è ben
ritrovamento. ottenere il positivo, impri- sciugare in un luogo secco e conservato, può ca-
«Reperti come le mendola di nuovo su gesso: caldo. dere preda della
borre dei rapaci si basta avere l’accortezza di Le borre, invece, possono Il banchetto Ephestia kuehniella,
possono trasportare inserire tra gesso e gesso conservarsi intere in scato- del falcone una farfalletta lunga
all’ interno di scato- un sottile strato di paraffina lette di cartone, previa spruz- Le penne e alcune un centimetro, che vi
le per fiammiferi o per evitare “incollaggi”», zatura con insetticida, oppure ossa sono tutto depone le uova. Le
contenitori per dia- spiega il naturalista Arman- “smontate” nei singoli com- quello che resta larve faranno il resto,
positive, mentre piu- do Gariboldi. ponenti: ossicini, piume, peli di uno stercorario mangiando i chicchi
me e penne vanno Per conservare le penne è e frammenti vegetali. Questione maggiore, uccello e agglutinandoli con
sistemate tra i fogli invece necessario appog- I crani vanno accuratamente di pelle marino dell’Europa un filo di seta, che
del taccuino. Dopo giarle con accuratezza su fo- ripuliti e “sbiancati” attra- Un serpente ha del nord, caduto emettono di conti-
un certo periodo di allena- gli di carta assorbente inse- verso una leggera bollitura abbandonato la sua vittima di un nuo: sul fondo del
mento sul campo è bene in- rendo il calamo (cioè l’estre- in acqua con un po’ di can- pelle tra le rocce girfalco, grande sacchetto di riso ri-
cominciare a ricavare dalle mità inferiore) in una fessu- deggina. del Vesuvio, dopo la rapace diurno. marrà poi una polve-
muta stagionale.

Attenzione
alle unghie
Sopra, l’impronta
dello scoiattolo
(a sinistra), che
a terra si muove
saltellando, si
caratterizza per
le tracce delle
unghie acuminate.
Le feci di lupo
e volpe sono
sempre bene
in evidenza
che lascia un’impronta “a doppia
▼
vela”. Inconfondibile poi la traccia
del gallo cedrone, che ricorda una
stella marina tagliata a metà e può
raggiungere, nel maschio, la consi-
derevole lunghezza di dodici cen-
timetri e la larghezza di dieci.
● Gli escrementi
Contengono di solito parti di ci-
bo non digerito, come cellulosa e
frammenti cornei, penne oppure
ossa, ma anche muco e acqua. Gli
erbivori consumano, per esempio,
grandi quantità di vegetali e quin-
di depositano molte feci, di consi-
stenza molle in estate (a causa del-
la molta acqua contenuta nel ci-
bo) e più solida in inverno, quando
gli escrementi assumono la forma
di pallottole da cui spuntano le fi-
bre vegetali. I carnivori, al contra-
rio, hanno un’alimentazione pro-
teica e necessitano di una minore
quantità di cibo. Le loro feci sono
di solito cilindriche con evidenti
resti di materiale indigerito. Spes-
so, in alcune specie come l’orso o
la volpe, gli escrementi assumono
un colore rosso o violaceo perché
l’animale si è cibato di ciliegie, mir-
tilli o bacche di sambuco.
Più in generale, gli escrementi
dei carnivori hanno un odore pe-
netrante, di “selvatico” e spesso
▼
servono anche come mezzo di co-
Focus 92
1. Sherlock Holmes
della natura
Tane abbandonate, impronte sulla sabbia, resti di prede divorate: grazie
a questi preziosi indizi e utilizzando la tecnica del grande detective,
proviamo a dare un nome agli abitanti di questi sei ambienti naturali.
Prima traccia: i ciuffi
di pelo rossiccio
L’ambiente è quello di un bosco
europeo di latifoglie, abitato
da mammiferi predatori anche
di una certa taglia. A sinistra
si nota l’ingresso di una tana,
scavata direttamente tra
le radici di un albero. Il suo
proprietario potrebbe
essere un tasso, ma le E’ un ungulato, ma come smascherarlo? Il fiero pasto di un grande predatore
impronte sul terreno lo
escludono, per le dimensioni
ridotte e per l’assenza
Un bosco maturo, con querce centenarie. Le tracce sul sentiero fanno
subito pensare a un ungulato di grandi dimensioni, tipico abitante
In un bosco di betulle spicca il cadavere di un giovane capriolo.
Solo un predatore di grandi dimensioni può averlo ucciso.
dei segni degli unghioni. Gli
escrementi in evidenza fanno
di questo genere di foresta. E’ un individuo adulto, poiché, al passo,
gli zoccoli posteriori si posano sull’impronta di quelli anteriori. Le feci,
a pallottole bruno scuro, sono quelle di un erbivoro, ma l’indizio più
Il carnivoro in questione ha un modo caratteristico di uccidere
le sue prede: le morde sul collo e inizia a divorarle partendo
dal ventre. Indicative sono poi le feci, bene in evidenza sopra
pensare a un mammifero
carnivoro che però si nutre importante è il velluto che l’animale ha abbandonato sui cespugli un tronco, e le peste, appartenenti a un grosso canide.
anche di frutta, come dopo avervi sfregato le corna, appena riformate, per liberarsene.
dimostrano i noccioli visibili nelle
feci. Il nuovo occupante della
tana ha poi lasciato un ciuffo
di pelo rosso, inconfondibile.
Quando il pericolo
arriva dall’alto
In mezzo alla faggeta spiccano
penne e piume di tordo.
L’uccello è stato ucciso da
un rapace e non da un
mammifero. Le penne,
infatti, sono staccate di
netto e non rotte alla
base, come per esempio
usa fare il gatto
selvatico. Poi, in primo
piano, è visibile una
borra che contiene i
resti di piume, tipica
di un uccello predatore
di medie dimensioni. Nel
bosco vive anche un allocco
come è dimostrato dalle
due borre più piccole ai
Uno è di sicuro un uccello. Ma l’altro? La dispensa di un “macellaio” con le ali
piedi dell’albero. Ma questo Questa vecchia tana di volpe è usata come nido da un uccello In mezzo a una piccola radura, la dispensa di un predatore:
rapace notturno si nutre più acquatico. Le impronte farebbero pensare a un’anatra, come si può su un cespuglio di rovi una lucertola, uno scarabeo e un topolino
che altro di piccoli mammiferi. osservare dai segni del piede palmato. In primo piano, però, la traccia dei campi attendono di essere divorati. Soltanto una famiglia
di un serpente: il rettile procede sulla sabbia premendo e puntando di uccelli predatori ha questo comportamento, peraltro segnalato
le scaglie e le curve del suo corpo, che contrae a fisarmonica. dal nome latino di “lanius”, che significa “macellaio”.
Focus 93
La corteccia è sollevata?
Il picchio cerca larve d’insetto
municazione tra individui della
▼
stessa specie. Il lupo o il gatto sel-
vatico, per esempio, quando si tro-
vano fuori dal proprio territorio,
depositano le feci bene in vista, su
sassi o tronchi d’albero per segna-
lare la loro presenza. Gli escre-
menti degli uccelli, misti a urina,
sono invece di solito bianchicci e
ricchi di acqua.
● Tracce di pasti
Molte sono “incise” sui tronchi
degli alberi: cervi e caprioli, per
esempio, amano rosicchiare le cor-
tecce degli alberi, ma anche lo
scoiattolo lascia il segno dei denti
sui rami più teneri. I picchi, oltre a
sollevare la corteccia per cercare le
larve degli insetti, forano il legno
per costruire il nido. Altre tracce
interessanti si rinvengono su frut-
ti e bacche: ci sono uccelli, come il
merlo, che si cibano soltanto della
polpa e altri invece, come il froso-
ne, che aprono i semi con il po-
tente becco. Noci e nocciole e
ghiande sono il cibo preferito di
picchi e ghiandaie che rompono i
gusci con il becco, mentre arvicole
e topi compiono un paziente lavo-
ro di rosicchiamento.
Nel caso dei mammiferi dalla
larghezza del morso si riconosce
la taglia dell’animale e il tipo di
Focus 94
dentatura. I carnivori lasciano pe-
2. Il caso è ri solto: ecco i “colpevoli”
lo e ossa delle prede spolpate, e i
grandi rapaci spiumano la preda Prede e predatori protagonisti del “giallo”: la
stessa,disseminando le penne tut- volpe ruba la tana al tasso, il lupo uccide CERVO LUPO
to intorno al cadavere.
Un capitolo a parte meritano le azzannando al collo, l’averla infilza le vittime... Sono le impronte, Il capriolo è una
di un ovale allargato preda caratteristica
borre dei rapaci diurni e notturni, a caratterizzare del lupo, in questo
cioè i rigetti di cibo indigerito con- la specie, il cervo caso probabilmente
tenenti peli, piume, ossa e la parte VOLPE nobile. La pesta un individuo isolato.
chitinosa degli insetti, inattaccabi- La volpe costruisce dello zoccolo di Il pasto, infatti, non
li dai succhi gastrici. Ogni borra è spesso la tana alla questo animale è terminato. Gli
ricoperta da un sottile strato di base del tronco di un raggiunge i nove escrementi del lupo
muco che ne permette il passag- albero, oppure si serve centimetri di servono da segnale
gio senza danni dal canale dige- di quella abbandonata lunghezza. Anche olfattivo: l’animale
dal tasso. Come il lupo altri ungulati, come li marca con il
rente. I rigetti dei rapaci notturni il daino e il capriolo, liquido secreto dalle
contengono molto spesso crani in- e il gatto selvatico, la
volpe lascia le sue feci lasciano, infatti, il ghiandole anali per
teri di micromammiferi, mentre in evidenza per segnare velluto delle meglio circoscrivere
quelli dei diurni, che hanno un suc- il territo- corna sui il suo territorio.
co gastrico più potente, contengo- rio. rami.
no meno ossa e somigliano a palle
di pelo. Anche altri uccelli, come
gli aironi o i gabbiani, producono
borre caratterizzate da resti di con-
chiglie e scaglie di pesce. ■
Mario Chiodetti
Per saperne di più:
Luigi Boitani, Le tracce racconta-
no, Giorgio Mondadori, Milano.
Angelika Lang, Tracce di animali,
Zanichelli, Bologna.
Roy Brown-John Ferguson, Trac-
ce e segni degli uccelli d’Europa,
Franco Muzzio, Padova.
SPARVIERO VOLPOCA
Lo sparviero e l’astore La volpoca è una grossa
sono i due rapaci di bosco anatra simile a un’oca che
in grado di cacciare altri occupa assai spesso tane
uccelli. Le dimensioni abbandonate da volpi o
della preda, troppo da conigli selvatici.
piccole, hanno escluso La traccia in primo
il secondo, in grado piano è invece di una
di uccidere anche una vipera. I serpenti, quando
ghiandaia. L’analisi della strisciano sulla sabbia
borra risolverà altri dubbi. asciutta sono costretti a
procedere piano, piegando
il corpo a “scaletta”.
AVERLA MAGGIORE
Tutte le averle, tra cui
la maggiore, infilzano
le loro prede su spine
o rami sottili al fine
di costituire una vera
e propria “dispensa”.
Denti come scuri Questi piccoli
per il castoro predatori sono anche
A sinistra, un tronco di betulla dotati di un forte
scortecciato dai denti del becco ricurvo, da
castoro (sopra). Per abbattere “rapace”, con il quale
un albero, questo roditore dilaniano le prede
rosicchia il tronco a mezzo prima di divorarle.
metro da terra, da tutte le parti.
Focus 95
Economia - Star bene costa agli italiani ogni anno oltre 100 mila miliardi. Vediamo da dove vengono e dove finiscono questi soldi
ziato e i calcoli più precisi riguar-

Cara salute
Dalle medicine al L’unione farebbe il risparmio
trapianto, quanto si N el sistema sanitario
è possibile rispar-
spende per riparare miare, senza abbassare
la qualità dei servizi, an-
tutti i guasti della zi migliorandola. Come?
Lo spiega Nicolò Ginotti,
macchina uomo. (nella foto) amministra-
tore delegato della So-
gess, una società di con-
sulenza che prepara i bi-
dano per ora solo gli interventi di
maggior impegno. Un trapianto di
mero dei letti negli ospe-
dali, visto che molti re-
potrebbero ottenere forti
sconti dai fornitori.
rene costa 43 milioni: questa cifra
comprende il prelievo del rene
stano a lungo del tutto
inutilizzati.
Meno medicine. Incentivi
ai medici che non supe-
“nuovo” dal corpo del donatore,
gli esami immunologici per stabi-
Ospedali uniti. Gli ospe-
dali oggi acquistano o-
rano certi limiti nella pre-
scrizione di medicine ed lire l’idoneità tra donatore e tra-
piantato, il trasporto dell’organo
gnuno per conto proprio
merci e attrezzature (ap-
esami, disincentivi a
quelli che invece prescri- prelevato, l’intervento chirurgico
parecchiature mediche, vono con troppa facilità. di trapianto e la degenza post-ope-
materiali sanitari, letti, 24 ore su 24. Organizza- grafie, tomografie, labo- ratoria. Il trapianto di cuore costa

Q uanto costa ogni anno,

agli italiani, mantenersi
in buona salute? Tanto
quanto costa mantene-
re in buona salute le loro automo-
bili: tra 100 mila e 106 mila miliar-
vengono comunque rimborsati, e-
sami diagnostici e ricoveri non pa-
gati dallo Stato).

di di lire. Tanto, infatti, costa l’uso
e la manutenzione delle auto che
circolano nel nostro Paese. Natu-
ralmente senza contare la spesa
per l’acquisto. Vediamo ora, voce
per voce, il costo degli interventi
necessari per tenere in buona for-
ma la macchina-uomo.
● Il servizio sanitario
La grandissima parte di quella
somma, 87 mila miliardi, nel 1993
li ha spesi il Servizio sanitario na-
zionale, vale a dire lo Stato. Preci-
samente.
Assistenza di base. I compensi
ai medici di famiglia (o “medici di
base”, che sono 59 mila) e i farma-
ci che hanno prescritto agli amma-
lati con le loro ricette sono costati
17.800 miliardi di lire.
Assistenza specialistica. E’ co-
stata 9 mila miliardi di lire. In que-
sta voce sono compresi gli esami di
laboratorio o strumentali (come,
per esempio, le ecografie o le Tac)
che non sono effettuate durante il
ricovero in ospedale e le visite spe-
cialistiche eseguite presso medici
convenzionati.
Ospedali. Sono costati 52 mila
miliardi di lire. In questa cifra è
compreso tutto quello che l’ospe-
dale offre: medici, infermieri, esa-
mi e farmaci erogati durante il ri-
covero, il “servizio alberghiero”
(il vitto) e la pulizia.
A queste spese vanno aggiunti
circa 9 mila miliardi per l’assisten-
za sui luoghi di lavoro e per le at-
tività di sostegno delle prestazioni
sanitarie vere e proprie.
● Per conto proprio
Inoltre, gli italiani hanno speso
tra i 14 mila e i 19 mila miliardi di
lire per curarsi privatamente: assi-
curazioni-malattia, visite in studi
medici privati, farmaci acquistati
senza ricetta del medico o che non
Focus 96
● Farmaci ed esami
Gli italiani consumano medicine
per 19 mila miliardi di lire all’anno.
Di questi, 13 mila sono a carico
dello Stato, gli altri (a cominciare
dai cosiddetti “farmaci da banco”,
come l’aspirina, che lo Stato non
paga) vengono acquistati privata-
mente dai cittadini.
Gli esami forniti dal Servizio sa-
nitario nazionale sono quasi 1300 e
ognuno di essi ha un costo diverso:
si va da 1600 lire per il più sempli-
ce esame del sangue, l’ematocrito
(è la conta dei globuli rossi), a 16
mila lire per l’esame del coleste-
rolo, a18-20 mila lire per i dosaggi
ormonali. Una Tac (tomografia
assiale computerizzata) cerebrale
viene a costare146 mila e una Tac
del torace 175 mila lire. Il cittadino
però non si accorge di questi costi
perché con l’impegnativa del me-
dico della mutua ne paga, secondo
che sia “esentato” o no, solo una
parte: se poi li effettua durante il
ricovero gli esami sono gratuiti.
Questi prezzi salgono, e di mol-
to, se gli esami sono fatti da un la-
boratorio o da una clinica privati,
che possiedono attrezzature più
efficienti e più personale a dispo-
sizione. Perciò, le attese sono mol-
to più brevi. Qualche esempio: pri-
vatamente l’esame del colesterolo
costa dalle 40 mila alle 70 mila lire,
una Tac cerebrale dalle 220 mila
alle 400 mila lire, una Tac toracica
dalle 350 mila alle 500 mila lire.
● L’azienda ospedale
Nel 1991 (sono gli ultimi dati di-
sponibili) ogni giornata di degenza
è costata 594 mila lire negli ospe-
dali pubblici, 628 mila nelle clini-
che universitarie e 448 mila nei
grandi ospedali privati convenzio-
nati. Si tratta però di una indica-
zione media: tra un ospedale e l’al-
tro vi sono in realtà molte diffe-
renze. Per esempio: a Milano nel
1990 la degenza costava un milio-
lanci sanitari della Lom-
bardia, del Friuli e del
Veneto.
Meno letti. Ridurre il nu-
lenzuola, generi alimen-
tari). Se invece si con-
sorziassero e facessero
gli acquisti in comune,
ne e 50 mila lire al giorno al San
Paolo e 700 mila lire al San Carlo,
due ospedali pubblici qualitativa-
mente simili. Le differenze da un
ospedale all’altro possono essere
imputate alla presenza di servizi
particolarmente costosi (per esem-
Contributo pio: una giornata in un reparto di
salvavita rianimazione oppure di cardiochi-
In alto, rurgia costa 7-8 volte di più che
il policlinico di una giornata nel reparto di medi-
Milano. Accanto, cina generale).
pazienti in fila Ma spesso dipendono dal fatto
per pagare il che i posti-letto sono poco utiliz-
ticket. Questo zati. Infatti, sebbene talvolta (so-
tipo di contributo prattutto nelle grandi città) gli am-
per farmaci ed malati non trovano un letto libero
esami è costato per farsi ricoverare, il “tasso di de-
nel 1993 agli genza media” degli ospedali italia-
italiani circa
6 mila miliardi. ni è molto basso: complessiva-
mente i nostri letti restano vuoti
per 30 giorni su 100. In Inghilterra
lo stesso fatto accade soltanto per
re il lavoro negli ospeda-
li in modo tale da poter
utilizzare tutte le attrez-
zature disponibili (radio-
15 giorni su 100. Questo comporta,
per l’ospedale che li ha, spese di
mantenimento di letti “inutili”.
Il personale. Nella spesa cor-
rente degli ospedali (escludendo
cioè le spese per l’acquisto del ter-
reno e la costruzione) la voce più
grossa è quella del personale sani-
tario (medici e infermieri): in Friu-
li-Venezia Giulia, una delle regio-
ni italiane dove la contabilità è me-
glio tenuta, il pagamento degli sti-
pendi incide per il 62 per cento del
totale; i consumi sanitari (non solo
garze, siringhe e farmaci ma an-
che le apparecchiature) per il 19
per cento; i servizi generali e l’am-
ministrazione per 10,7 per cento: il
restante 8,3 per cento è il costo dei
servizi (trasporto degli ammalati,
esami diagnostici, consulenze me-
diche) che l’ospedale deve chiede-
re all’esterno per curare i suoi ri-
ratori) nell’arco delle 24
ore e non, come avviene
ora, soltanto per poche
ore al giorno.
64 milioni e 120 milioni quello di
fegato. Un intervento di cardio-
chirurgia “a cuore aperto” (per e-
sempio un by-pass o una sostitu-
zione valvolare) costa 20 milioni, a
“cuore chiuso” 12 milioni e mezzo.
Troppi Per gli interventi più semplici, co-
medici? me l’asportazione della colecisti
Un’operazione per eliminare i calcoli biliari op-
chirurgica. Il pure l’ernia inguinale, non esisto-
numero dei no calcoli precisi ma è probabile
medici in Italia che il loro costo sia compreso tra i
è considerato
molto alto: 4 e i 5 milioni. In ogni caso, poiché
uno ogni si tratta di costi interni al Servizio
214 abitanti. pubblico, anche gli interventi più
complessi, trapianti compresi, per
i pazienti risultano gratuiti.
Gli optional. Il costo degli in-
Spese terventi chirurgici in casa di cura
in aumento privata è molto più alto di quello
Un’ambulanza praticato in ospedale. Per esem-
a Milano. Il pio: nelle case di cura più esclusive
crescente di Milano, la Madonnina o la Co-
invecchiamento lumbus, l’asportazione della cisti-
della popolazione fellea o l’ernia inguinale richiedo-
fa aumentare no, compreso il ricovero, dai 7 ai
sempre più 12 milioni; prezzi simili vengono
i costi
della salute. praticati all’American hospital di
Roma. Nel settore della cardio-
chirurgia, alla Gavazzeni di Ber-
gamo o all’ospedale clinicizzato di
San Donato Milanese il costo di
un intervento a cuore aperto ( so-
no possibili anche tariffe forfetta-
rie) oscilla tra i 35 e i 40 milioni. Il
maggior costo rispetto alle strut-
ture pubbliche non è dovuto sol-
tanto alla televisione e al telefono
in camera (negli ospedali pubblici
non ci sono), ma qualche volta an-
che alla disponibilità di tecniche
operatorie più recenti, che per-
mettono tra l’altro degenze più
brevi. Non si deve dimenticare
coverati. I medici che lavorano ne- inoltre che le cliniche private, a
gli ospedali italiani, pubblici e con- differenza degli ospedali pubblici,
venzionati, sono 95 mila e guada- devono ricavare un utile dalla loro
gnano in media 89 milioni lordi attività. Una curiosità: in certi set-
l'anno. Gli infermieri sono invece tori le tariffe di celebri cliniche
230 mila e guadagnano in media straniere (per esempio il Centro
60 milioni lordi l’anno. di cardiochirurgia del principato
La sala operatoria. Negli ospe- di Monaco o la Clinique Emile de
dali italiani il costo dei singoli in- Vialar di Lione, specializzata in
terventi di cura non è mai stato ortopedia) sono più convenienti
calcolato: soltanto da poco questo di quelle italiane. ■
complesso lavoro contabile è ini- Giovanni Padovani
Focus 97
Avventura

Aspira polvere? No,

...e poi argento,

preziose. Dal
golfo del Messico ORO
gioielli, pietre

ai mari della Cina è iniziata la

caccia ai tesori perduti nei secoli V
isto da lontano il Beacon
sembra un peschereccio.
Da vicino ci si accorge in-
vece che a bordo ci sono
uomini armati, e sommozzatori
che rivoltano instancabilmente la
sabbia dei fondali. Dove siamo?
Sul fondo un galeone In pieno Atlantico, a due ore di
carico di dobloni navigazione dalla costa dell’isola
Sopra, la Beacon, la barca Gran Bahamas, e il Beacon incro-
usata da Herbert Humphreys cia in queste acque dal 1986. E cer-
per le sue ricerche di tesori ca tesori sommersi. Fino a oggi il
sommersi. A destra, in alto, capitano Herbert Humphreys ha
un sub mostra alcune barre infatti strappato al fondo marino
d’oro appena recuperate dal oro, argento e gioielli per quasi 8
galeone Nuestra Señora de miliardi di lire. Secondo i docu-
las Maravillas. Nella foto
grande, un sub aspetta che menti dell’epoca, però, là sotto do-
i getti d’acqua generati dalle vrebbero esserci oggetti preziosi
eliche spostino la sabbia per circa 500 miliardi di lire. O ad-
nella zona delle ricerche. dirittura undici volte di più se, co-
me sospettano gli esperti, quei do-
cumenti sono incompleti.
Sì, perché sul fondo del piccolo
banco sabbioso giace dalla notte
del 4 gennaio 1656, un galeone

▼
Focus 98 Focus 99
L'equipaggio:
veterani di
guerra e sub
spericolati
spagnolo carico di tesori strappati
▼
al Nuovo mondo, la caravella Nue-
stra Señora de las Maravillas. Che
cosa accadde quella notte lo sap-
piamo dalla relazione scritta da
uno dei pochissimi sopravvissuti
alla tragedia, e conservata ancora
oggi negli archivi spagnoli: il sa-
cerdote don Diego Portichuelo.
Un convoglio di navi era partito
dall’Avana e si era diretto verso
nord, per prendere la rotta verso
la Spagna, seguendo la corrente
del Golfo. Nella notte la nave, che
era in testa al convoglio, era finita
sul banco di sabbia, senza aver po-
tuto avvertire le altre navi. Era sta-
ta speronata dal galeone che se-
guiva ed erano affondati entrambi
in pochi minuti, portando con sé
600 persone e le loro ricchezze.
La sorpresa di trovare
una nave della quale
si ignorava l’esistenza
Herbert Humphreys, ex capita-
no della marina mercantile ameri-
cana ed ex pilota, ha 44 anni e del-
la ricerca dei tesori sommersi ha
fatto la sua professione. Per le ri-
cerche della Nuestra Señora, che
richiedono una spesa mensile di
quasi 300 milioni di lire, ha fonda-
to la società Marex: così ha potu-
to attrezzare la nave e assumere
sommozzatori e altri specialisti, tra
i quali un ex pilota veterano del
Vietnam e un sub che, in passato,
ha già recuperato la scatola nera di
un aereo in fondo all’oceano.
Fino a ora, le spese per l’impre-
sa hanno divorato una buona par-
te del guadagno realizzato con i
primi ritrovamenti. Ma, come ab-
biamo visto, le prospettive sono
molto interessanti: si parla di 90
casse piene d’oro che giacciono
ancora sul fondo del banco, sparse
su una superficie di 400 chilometri
quadrati. E poi, possono esserci
colpi di fortuna imprevisti. Nel
corso delle ricerche della Nuestra
Señora, i sommozzatori si sono im-
battuti in un altro galeone, affon-
dato in precedenza nello stesso po-
sto. In un solo giorno da questo
relitto fu recuperato un grosso
cannone, 177 barre d’argento, 15
pepite d’oro pesanti tra 450 e 680
grammi e10 noci d’oro.
Focus 100
C’è sotto qualcosa
Un sub elimina con un aspiratore
la sabbia dalla zona in cui il
metal-detector ha rivelato
la presenza di oggetti metallici.
il fondo per eliminare
iniziare le ricerche di
Ricchezze dissepolte
La forza dell'acqua ha scavato
un cratere nel fondale e i sub
cominciano a raccogliere gli
oggetti venuti allo scoperto.
In balia delle correnti
L’equipaggio controlla sulla carta
i punti dei fondali nei quali cercare.
Correnti e maree possono spostare
i relitti a chilometri di distanza.
Intatto dopo secoli
Sulla Beacon si ripuliscono gli
oggetti preziosi recuperati. L’oro
non viene danneggiato dalla
lunga permanenza in acqua.
La tecnica di ricerca messa a
punto da Humphreys è particolar-
mente efficace. Quando i metal-
detector dei sommozzatori indivi-
duano masse metalliche sotto la
sabbia, si ancora solidamente la
nave su quel punto. Poi, due gi-
ganteschi manicotti di metallo ad
angolo retto vengono posti davan-
ti alle due eliche della nave, quindi
si dà tutta forza ai motori. Spinta
dalle eliche, una massa d’acqua
viene così diretta verso il basso e
spazza via la sabbia, scavando sul
fondale un grande cratere, nel
quale i sommozzatori riprendono
le ricerche. In questo modo è stato
trovato un gioiello eccezionale,
una croce d’oro con 66 smeraldi. A
Un cannone un’asta di Christie’s è stata vendu-
subacqueo? ta per 700 milioni di lire.
Per mezzo di due Per il futuro la Marex ha grandi
manicotti, l’acqua progetti . Humphreys vuole torna-
spinta dalle eliche re a esplorare il relitto del Titanic.
viene diretta verso Lo ha già fatto in passato, ma fu
fermato dall’azione legale di un al-
la sabbia. Prima di tro cercatore di tesori, Robert Bal-
lard, che vanta un diritto di priori-
una nave sommersa tà. Inoltre, ha firmato una accordo
bisogna stabilire se con l’istituto oceanografico russo
le notizie che la
riguardano sono Schirschow per recuperare il sot-
vere oppure si tratta tomarino Mir dal fondo dell’A-
di leggende, molto tlantico, e il sottomarino atomico
frequenti nel mondo Komsomolets, affondato nel 1989
della marineria. nel mare di Norvegia.
▼
Focus 101
Migliaia di navi da recuperare
High-tech
negli abissi
Metal-detector, magnetometri, sommergibili e robot.
Ecco il corredo necessario a chi va negli oceani
in cerca di relitti. Sperando che non arrivino i pirati.
L
a vera, grande corsa all’oro
▼
comincia ora. Niente a che
vedere con quelle del pas-
sato in Alaska, Australia, o
California. «Si svolgerà sul fondo
degli oceani», dice Graham Haw-
kes, americano, scienziato, esplo-
ratore ed esperto di tecnologie sot-
tomarine. «Grazie al progresso
tecnologico, qualunque cosa in
passato sia stata perduta nell’ocea-
no sarà recuperata entro 25 o, al
massimo, 50 anni». E c’è molto da
ritrovare. Secondo gli esperti, ci
sono almeno 100 mila relitti di na-
vi nelle acque degli Stati Uniti e
diversi milioni sotto i mari di tutto
il mondo, dalle galee romane, che
solcavano il Mediterraneo cariche
di anfore e bronzi, alle navi liberty
della seconda guerra mondiale,
che attraversavano l’Atlantico col-
me di materiali strategici. Le ric-
chezze recuperabili si valutano in
migliaia di miliardi. Alcuni esempi:
metà dei vascelli, carichi di gioiel-
li e oro, dell’Invencibile armada
spagnola giace dal 1588 sul fondo
dell’Atlantico tra le Ebridi e la co-
sta sud occidentale dell’Irlanda.
La Santa Cruz, affondata nel 1679
al largo del Galles, secondo la tra-
dizione portava 220 casse d’oro e
due tonnellate e mezza d’argento.
La caracca portoghese Flor de la
Mar, affondata nello stretto di Ma-
lacca nel 1512, portava un carico di
valore imprecisato, ma tale da su-
scitare una controversia tra i go-
verni indonesiano e malese per il
suo possesso.
Al largo di Cape Canaveral, il
cacciatore di tesori Christopher
James sta cercando una flotta di
undici vascelli spagnoli affondati, a
causa di un uragano, la notte del
24 luglio 1715, carichi di due mila
passeggeri e di milioni di pesos
d’oro, oro, argento e altri tesori.
Metal-detector, sonar, scanner
a luce laser, sommergibili mono-
posto e pluriposto, robot sottoma-
rini, sono gli strumenti con i quali
Focus 92
i moderni pionieri vanno alla ri-
cerca dei tesori sommersi. Sentono
le variazioni del campo magnetico
terrestre dovute alla presenza di
masse metalliche, esplorano e ri-
producono su schermo in maniera
perfetta la sagoma di tutto ciò che
si trova nel raggio di decine di me-
tri, scavano e raccolgono reperti a
migliaia di metri di profondità.
Analizzando le informazioni sulla
meteorologia della zona del relitto,
i computer permettono di capire
se l’ambiente ha subito modifiche
e dove le maree e le correnti pos-
sono aver trascinato i reperti.
Diecine di azionisti La mappa mondiale dei tesori del Vaticano, per ricostruire la sto- cercatori d’oro che tornavano dal-
anticipano i fondi 1 Convoglio Vera 4 Santissima Trini- nel 1988. Valore:
ria delle navi, delle loro rotte, dei la California, e si calcola che a bor-
per avviare l’impresa carichi che portavano e dei nau- do vi fossero almeno tre tonnellate
Cruz. 16 galeoni dad. Galeone spa- 1600 miliardi. fragi. E non mancano i rischi. Mel di metallo prezioso. Thompson si è
C’è chi sostiene di essersi servito spagnoli (1553). Va- gnolo (1711). Non 8 Nuestra Señora Fisher ha impiegato 16 anni per ri- visto chiamare in tribunale dalle
lore: quasi tre mila ancora individuato. de la Mercedes.
di medium per individuare il luogo miliardi di lire. Valore: 640 miliardi. Fregata spagnola trovare la Nuestra Señora de Ato- compagnie di assicurazione che a
dove sono i tesori: Victor Benilous 2 Nuestra Señora 5 Nuestra Señora (1804). Valore: 320 cha, un galeone affondato al lar- suo tempo pagarono gli indennizzi
avrebbe così ritrovato, in un punto de Atocha. Affonda- de las Maravillas. miliardi. go della Florida. La sua ostinazio- e che ora ritengono di avere diritto
della costa della Florida che man- ta nel 1622. Indivi- Nave spagnola 9 Titanic. Piroscafo ne è stata premiata: ha ritrovato a rivalersi sul tesoro. Fernando
tiene segreto, quello che ritiene es- duata nel 1985. Va- (1656). Valore: inglese (1912). Valo- mille barre d’argento, centinaia di Cardoso, cacciatore di tesori por-
sere il famoso «smeraldo di Isa- La legge contro i cacciatori lore stimato: circa 1600 miliardi. re: imprecisato. smeraldi grezzi, piatti, lingotti e co- toghese, è stato invece bloccato
bella», una pietra di 964 carati che Un sub ha recuperato due 5900 miliardi. 6 Flotta del tesoro. 10 Armata spagno- rone di rosario d’oro, per un valo- dalle autorità del suo Paese dopo
pare sia appartenuta al conquista- zanne di elefante. Molti Stati 3 Flotta Mendoza. 11 galeoni spagnoli. la. Flotta da guerra re complessivo di oltre 500 miliar- aver individuato la Nuestra Señora
tore del Messico Hernán Cortés. vogliono rendere più rigide le Gruppo di galeoni Valore: incalcolabile. distrutta nel 1588. di di lire, ma nell’ impresa ha per- de la Mercedes, una fregata spa-
leggi sulla proprietà dei relitti. spagnoli (1614). Va- 7 Central America. Valore: incalcolabile.
In realtà i metodi veri sono molto lore: circa 1500 mi- Piroscafo Usa 11 Santa Cruz. Ga- so un figlio e la nuora. Altri cerca- gnola affondata dagli inglesi lun-
più complessi e richiedono lunghi liardi. (1857). Individuato leone spagnolo tori sono costretti a una go le coste dell’Algarve nel 1804 e
studi e cospicui fi- (1679). Valore: circa sorveglianza continua per difen- che portava un carico valutato in
nanziamenti, tanto Turni di guardia 100 miliardi. dersi dai moderni pirati, che aspet- più di 300 miliardi di lire. Lo stesso
è vero che, soprat- 12 Lutine. Fregata tano il momento opportuno per ritrovatore dell’Atocha, Fisher, ha
A sinistra, sulla inglese (1799). Valo-
tutto negli Stati U- Beacon si deve prendere con la forza quello che dovuto affrontare più di cento
niti, sono nate di- re: oltre 300 miliardi. altri sono riusciti a conquistare con udienze presso i tribunali federali
essere pronti a 13 John Barry. Na-
verse società per ri- difendere i tesori l’abilità e la tecnologia. per difendersi dallo Stato della Flo-
unire gli azionisti ve Usa (1944). Valo- La possibilità di recuperare te- rida, che considera il relitto «risorsa
ritrovati da un re: da 8 a 320 mi-
che accettano di an- possibile assalto liardi. sori che fino a poco tempo si con- pubblica sottomarina». Tutto ciò,
ticipare i fondi per di moderni pirati. 14 Flor de la Mar. sideravano perduti per sempre ha tuttavia, non ferma i cercatori di
le ricerche. Oltre al- La profondità alla Caracca portoghese dato il via a una serie di controver- tesori, per i quali queste imprese
le attrezzature e agli quale si trovano (1512). Valore: da sie legali che oppone i cercatori agli sono autentiche sfide contro la na-
equipaggi, infatti, le navi non è un 1600 a 13 mila mi- Stati nelle cui acque si trovano i re- tura e la storia. «Io credo anche di
ostacolo: con gli liardi.
occorrono specialisti strumenti attuali litti. Thomas Thompson ha per sapere dove era Atlantide», dice
per le lunghe e me- 15 Geldermalsen. esempio individuato 260 chilometri Mel Fisher. «E’ una struttura vul-
si può anche a Mercantile olandese
ticolose ricerche da chilometri sotto al largo delle coste della Carolina canica sottomarina che mi ha la-
fare prima negli ar- (1752). Valore: oltre del sud il relitto della S.S. Central sciato di sasso per la sua grandio-
la superficie del 24 miliardi.
chivi storici di Sivi- mare. A destra, 16 San Diego. Ga- America, un piroscafo che nel sità. Esplorarla è ora è il mio più
glia, Madrid, Am- gioielli ritrovati leone spagnolo 1857, sulla rotta Panama-New ambiziosoprogetto».
sterdam e perfino dagli uomini di (1600). Valore: im- York, affondò a causa di un ura- ■
Humphreys. precisato. gano. Il vapore trasportava molti Lorenzo D. Mariani
Focus 93
Ecologia
In Italia si producono 70 milioni
di tonnellate all'anno di macerie:
un vero problema ambientale
M
acerie? In Italia nessu-
no sa con precisione
quante siano quelle di
origine edilizia. Però
secondo il ministero dell’Ambien-
te dovrebbero essere circa 35 mi-
lioni di tonnellate all’anno. Pro-
babilmente il dato è sottostimato,
giacché è difficile calcolare lo smal-
timento abusivo. Ma le tonnellate
potrebbero essere anche 70 milio-
ni», dice Giorgio Bressi, membro
del Gruppo di lavoro sui “flussi
prioritari dei rifiuti” nella Cee, con
sede a Berlino, e competente sulle
materie edilizie.
Un oceano di detriti, di palazzi
abbattuti o crollati, che quasi sem-
pre vanno a deturpare le periferie
delle città e, nella migliore delle
ipotesi, finiscono nelle discariche
autorizzate. Con il risultato di ac-
corciarne la vita, giacché le mace-
rie le riempiono subito. Contem-
poraneamente, dalle cave e dai fiu-
mi si estraggono sabbia e ghiaia
per costruire altri palazzi, che fini-
ranno prima o poi di nuovo in ma-
cerie. Secondo stime del 1988 nel
nostro Paese si estraggono ogni
anno circa 250 milioni di tonnella-
te di ghiaie e di sabbie che l’indu-
stria delle costruzioni utilizza per
impieghi cosiddetti “nobili”, cioè
malte e conglomerati, oltre che per
realizzare sottofondi o riempi-
menti. Sono due facce della stessa
Texas in Il nuovo che Cadere medaglia.
frantumi avanza dall'alto «Visto che la metà di sabbie e di
Dallas: un intero Miami Beach. Un altro edificio ghiaie non è impiegato per usi no-
isolato viene La distruzione abbattuto: bili, al suo posto si potrebbero be-
dell'antico la dinamite è nissimo usare i rifiuti edilizi, op-
demolito. In
primo piano, edificio che posta nei punti
crolla la Camera ospitava il strutturali più
di Commercio. Biscaya Hotel: importanti. Poi
Poi l'hotel posto per agisce la forza
retrostante. nuovi alberghi. di gravità.
Dove vanno a finire i palazzi?
Chiedi a Rose
E’ una sigla che significa “recupero omogeneizzato
scarti edilizia”: gli edifici vengono ridotti in briciole,
e le parti che li componevano saranno riutilizzati
E non c’è più bisogno di saccheggiare fiumi e cave.
Focus 106
portunamente trattati. Palazzi ri-
ciclati, dunque.
In alcuni Paesi europei, il rici-
clo delle macerie è una realtà con-
solidata. In Olanda il problema se
lo sono posto già dal 1920, sia per-
ché non dispongono di spazi suffi-
cienti per mettere da parte gli scar-
ti edilizi, sia perché non possiedo-
no cave di materiali vergini. In Bel-
gio, il riciclaggio delle macerie nel
1991 ammontava a 10 milioni di ton-
nellate. In Germania siamo a 4 mi-
lioni di tonnellate.
Abbattere,
distruggere, tritare
omogeneizzare
Anche in Italia le cose stanno
per cambiare radicalmente. Un
primo passo era stato fatto con l’
entrata in funzione di alcuni im-
pianti mobili di frantumazione, uti-
lizzati soprattutto quando c’è ne-
cessità di demolire interi edifici.
Ma tali impianti non risolvono il
problema dello smaltimento abu-
sivo, né quello del rapido esauri-
mento delle discariche, e non for-
niscono un flusso costante di ma-
teriale alternativo a quello di cava.
Adesso però è arrivato il Rose,
cioè un impianto fisso che risponde
maggiormente alle necessità, per-
ché permette la nascita di imprese
che si dedichino esclusivamente al
riciclaggio delle macerie. Rose è
una sigla che sta per Recupero o-
mogeneizzato scarti edilizia. Una
tecnologia che ha ottenuto il pre-
mio nazionale Industria ambiente
▼
Sopra, Angelo Toschi,
inventore del sistema
Rose. A fianco: l’ultima
fase del riciclaggio.
Il palazzo è stato
triturato ed è pronto
a essere riciclato.
Focus 107

Primo impiego
del "palazzo":
ferrovie e
autostrade
dell’Enea (l’ente per le nuove tec-
▼
nologie, l’energia e l’ambiente). Il
vantaggio, rispetto agli impianti
mobili, è che ferro, legno, carta e
plastica, che sono sempre mesco-
lati ai detriti edili, vengono elimi-
nati automaticamente. Inoltre, la
frantumazione fornisce una gam-
ma granulometrica amplissima.
Questo garantisce un composto
che per natura si compatta in mo-
do stabile senza il rischio di creare
spazi vuoti che, successivamente,
possano creare cedimenti nelle
strutture realizzate con questo ma-
teriale. Ideatore della tecnologia
Rose è Angelo Toschi, 43 anni, di
Conselice di Ravenna.
Costa meno riciclare
un edificio che
portarlo in discarica
Il primo impianto è stato pro-
gettato e realizzato tra il 1988 e il
1989, a Castellarano, in provincia
di Modena, con un investimento
di circa 2 miliardi e 700 milioni. A
tutt’oggi ne sono in funzione altri
due, uno a Spilamberto, Modena,
e un altro a Brescia. Il costo di
ogni impianto è di un miliardo e
350 milioni: nei prossimi mesi ne è
prevista la costruzione di altri 26.
Come funziona il sistema? Le
macerie vengono dapprima pas-
sate in una camera di frantuma-
zione. Qui una fresa e un mulino a
martelli sminuzzano i detriti e met-
Focus 108
L’ottovolante delle macerie
Sopra, i nastri trasportatori. Sotto, Giorgio Bressi,
esperto Cee per i “flussi prioritari dei detriti”.
tono a nudo tutte le parti metalli-
che, che vengono estratte dal ci-
clo produttivo con una elettroca-
lamita. Poi il materiale viene se-
parato da tutte le altre componenti
indesiderate: carta, plastica e le-
gno. L’impianto, completamente
automatico, è tenuto sotto con-
trollo da due sole persone, senza
interventi manuali e senza emis-
sioni di polveri.
All’estero, invece, dove già esi-
stono impianti similari, la cernita
di materiali come legno, carta e
plastica è in genere fatta a mano.
Inoltre, con il sistema Rose il re-
cupero del materiale ferroso è to-
tale e con la sua vendita si coprono
le spese di energia elettrica per il
funzionamento delle apparecchia-
ture. Ma i vantaggi economici non
si fermano qui. Il costo del tratta-
mento è di circa 4 lire al chilo-
grammo, mentre quello del con-
ferimento in discarica varia, a se-
conda delle località, tra le 3 e le 6
lire per chilogrammo.
Ecco allora che il prodotto così
riciclato può avere un prezzo sen-
sibilmente inferiore rispetto a
quello naturale, cioè derivante dal-
la cava, che in media costa dalle 8
Detriti Doc, con la calamita
Dalle macerie triturate si estraggono i materiali ferrosi
con una elettrocalamita. Si separa anche la plastica.
Un processo automatico e pulito
La cabina di controllo del sistema. Sui monitor si
ispezione il materiale. Non c’è emissione di fumi.
Ma anche l’edilizia è in crisi
S econdo l’Istituto da le opere pubbliche to. In particolare: abi-
centrale di statistica, per 30.882 miliardi, tazioni -5,3 per cen-
nel 1992 nel nostro oltre che la realizza- to; fabbricati non re-
Paese per la costru- zione di uffici, negozi sidenziali -12,4 per
zione di immobili sono e stabilimenti per cento; opere pubbli-
stati complessiva- 41.356 miliardi. che -18,6 per cento.
mente investiti I conti dell’anno pas- «Un calo generale do-
152.900 miliardi. Di sato, il 1993, sono vuto a Tangentopoli,
questi, 80.662 miliar- peggiori: secondo l’ alla crisi economica e
di sono stati destinati Ance, l’associazione al blocco imposto per
alle abitazioni e dei costruttori, c’è contenere la spesa da
72.238 ai fabbricati stato un calo com- parte delle ammini-
non residenziali. Que- plessivo degli investi- strazioni pubbliche»,
st’ultima voce riguar- menti del 10 per cen- dicono all’Ance.
alle 10 lire al chilogrammo. dalla società Autostrade. Per l’am-
Dove finiscono, poi, gli “inerti” biente, il guadagno è enorme. «La
così riciclati? Da noi la loro prima nostra provincia, per esempio, è
utilizzazione in grande stile è stata povera di materiali pregiati come
fatta con la costruzione di una stra- sabbia e ghiaia. Utilizzarli per fare
da provinciale presso Modena. Al strade o piazzali sarebbe folle», di-
posto del consueto sottofondo ce Angelo Villa capo settore via-
stradale di sabbia e di ghiaia sono bilità della provincia di Modena.
state impiegate macerie trattate Prossimo passo, le ferrovie. Se-
con il sistema Rose. E tutte le pro- condo valutazioni delle Ferrovie
ve di carico hanno dimostrato che dello Stato, i palazzi riciclati po-
il materiale riciclato può sostituire trebbero servire nella costruzione
il materiale vergine, con valori de- delle massicciate su cui poggiano
cisamente superiori a quelli ri- le rotaie. ■
chiesti normalmente dall’Anas e Massimo Angelo Rossi
Patrimonio
Le vetrate gotiche si sgretolano per l’inquinamento e
l’incuria. Ecco i motivi di questa malattia e i relativi rimedi

Che mal di vetro! Vasi tutti

lucidati
Molatura di un
vaso in una
vetreria
cecoslovacca.
Con questo
procedimento,
caratteristico
dell'artigianato
Screpolati i mosaici
vetrario boemo,
le parti incise
del duomo di
sono lucidate
in contrasto a
Orvieto, opachi i
quelle lavorate
alla ruota,
cristalli di Boemia
in cui vi sono
delle parti
dell’Albert museum
lasciate opache. di Londra. Caccia
alle sostanze
chimiche killer.

Q uelli di colore rosso sof-

Un soffio di antica arte
Nella foto grande, un
soffiatore di vetro all’opera.
Questo procedimento è stato
probabilmente scoperto
in Siria nel I secolo a. C.
Sopra, la vetrata del duomo
di Urbino, la più grande
d’Italia, risale al ’300.
frono più di tutti. Lo si
intuiva anche da lonta-
no, ma da vicino sono
apparsi ancora più opachi e cor-
rosi del previsto. I blu, i gialli e i
verdi, invece, stanno decisamente
meglio. «E’ una questione di com-
posizione chimica», spiega Paola
Santopadre, del laboratorio dell’
Istituto centrale del restauro di
Roma. «Il vetro a base di sodio è
infatti più stabile di quello a base
di potassio: e il rosso della grande
vetrata dell’abside del duomo di
Orvieto, come hanno stabilito le
analisi che abbiamo eseguito, è ap-
punto l’unico colore potassico.
Forse è anche il solo che non è sta-
to prodotto sul posto, ma impor-
tato dal Nord Europa».
Quella del duomo di Orvieto è
la più importante vetrata gotica
italiana: alta 16 metri, larga quasi
cinque, venne realizzata tra il 1325
e il 1330 da Giovanni di Bonino. In
quarantaquattro riquadri presenta
ventidue episodi della vita di Ma-
ria e di Cristo, secondo un gusto e
un repertorio decorativo importa-
to dalla Francia, dove l’arte della
vetrata ha avuto origine.
L’occasione per osservare l’ope-

▼
Focus 111
La soda e una miscela
segreta sono l’elisir di lunga
vita dei vetri di Murano
ra finalmente da vicino si è pre-
▼
sentata con l’inizio dei lavori di re-
stauro della basilica. Una volta is-
sati i ponteggi, ci si è accorti subito
anche dei guai dell’enorme fine-
stra: i telai non reggono più o sono
imbarcati, gli stucchi sono saltati,
alcuni vetri sono rotti e molti altri
ormai irrimediabilmente corrosi.
Qua e là la grisaglia (cioè la pittu-
ra con cui si definiva il disegno sul
vetro) è caduta. «Tutti problemi
che evidentemente si erano mani-
festati già nei secoli scorsi, se a fine
Ottocento si è pensato di rimedia-
re collocando, a 30 centimetri dal-
la vetrata e verso l’esterno, una con-
trovetrata di protezione», dice Giu-
si Testa, direttrice dei restauri e so-
printendente ai beni artistici e ar-
chitettonici dell’Umbria. «Anche
la controvetrata, nel frattempo, si è
deteriorata. Ma la sostituiremo,
perché è l’unico modo per proteg-
gere il vetro dall’umidità e dagli
sbalzi di temperatura. Un sistema
del genere si usa anche in Francia
e Germania, dove il clima è più in-
clemente e dove le vetrate versano
in condizioni molto più gravi».
Il peggior nemico del vetro è in-
fatti l’acqua, che ha il potere di al-
terarne la superficie.
In che modo? «Il ve-
tro è fatto come una
spugna», spiega Mar-
co Verità, ricercato-
re della Stazione
sperimentale del
vetro di Mura-
no, che ha par-
Le mille facce del vetro
CRISTALLO DI ROCCA
Un antico vaso di cristallo di
rocca. Le zone o le linee incise
venivano lucidate in modo che
tutta la superficie dell'
oggetto avesse eguale
lucentezza.
INTAGLIATO
Un’anfora di vetro intagliato
proveniente da Pompei.
I motivi ornamentali sono
delineati asportando parte
della materia da decorare.
Focus 112
In casa, la polvere è nemica
1) Conservare in luogo
asciutto
3) Evitare sbalzi di tem-
peratura
In ambienti con un tasso Se il vetro non è stato ben
di umidità superiore al 60
per cento, l’acqua che si
lavorato, può avere “pun-
ti deboli” e, con un brusco
deposita sulla superficie sbalzo di temperatura, si
del vetro, reagendo con formano spaccature. Per
tecipato alle analisi sui ve-
le sostanze che lo com- lo stesso motivo è bene
tri di Orvieto. «In questa pongono, a lungo andare non tenere vasi e bicchieri
spugna la parte piena è co- produce una fastidiosa su metallo o marmo (che
stituita da un reticolo a ba- patina collosa (soda idra- sono buoni conduttori ter-
se di silicio e ossigeno, ta). Che si può lavare u- mici) ma preferibilmente
mentre i vuoti sono riem- na, due volte. Alla terza i su legno o plastica.
cristalli restano opachi, e 4) Pulire con cura
piti da altri elementi, sodio per sempre. Il lavaggio (meglio se aci-
e potassio in particolare, 2) Non esporre ai raggi do, con aceto), elimina la
oltre a calcio, magnesio, del sole polvere, che può portare
bario, piombo, che sono Questi provocano la “so- a corrosione, e previene
dotati di una certa mobi- larizzazione”, cioè il cam- l’accumulo di quella soda
lità. L’acqua ha la pro- biamento di colore del ve- che, sebbene in quantità
prietà di estrarre questi e- tro. Quello trasparente minime, viene emessa
lementi, cioè di portarli in tende a ingiallire, mentre anche dal vetro conser-
superficie, creando una pa- gli altri sbiadiscono. vato in luogo asciutto.
tina che, se non viene rimossa, cor- Il trionfo del gotico
rode la sostanza». Una delle vetrate della
E’ dunque per l’umidità che si è cattedrale di Chartres, tra
ammalato il vetro rosso di Orvieto: i migliori esempi di arte Una storia,
anche a occhio nudo sono visibili
gotica del XII secolo. mille misteri
sulla superficie delle lastre crateri Rosa Barovier
pieni di sale. «I sali si formano per Mentasti, storica
la reazione degli elementi che l’ dell’arte vetraria
umidità ha estratto dal vetro, con Una miriade muranese. «I
veneziani hanno
gli inquinanti presenti nell’aria», di colori sempre nascosto
continua Verità. «Bisogna elimi- L’ultima Cena i propri ricettari
narli subito, perché se acquistano è raffigurata per la miscela
un ph (fattore di acidità) superio- in questa del vetro».
re a 9, allora attaccano anche il re- vetrata del
ticolo vetroso stesso, spezzando i duomo di Schegge «In effetti non possiamo sapere
legami silicio-ossigeno. E’ un pro- Siena, dallo d’arcobaleno con certezza quel che accadrà, per-
cesso che si chiama devetrificazio- stile gotico Il rosone della ché questo è il primo esperimento
italiano, che cattedrale di
ne, ed è irreversibile». fiorì nel nostro del genere in Italia», dice Testa.
Entro un anno il restauro di Or- Orleans. «Tuttavia controlleremo costante-
Paese intorno La vetrata è
vieto sarà concluso. Rimane però al 1300. composta da mente quello che accade per mez-
un dubbio sulla reale efficacia del- un mosaico zo di sensori che rilevano l’umi-
la controvetrata: si teme, cioè, che di pezzetti di dità. E’ sufficiente che questa non
la mancanza di circolazione d’aria vetro colorati, oltrepassi mai il 60 per cento».
nell’intercapedine tra i due vetri legati assieme Dove queste precauzioni non
favorisca la formazione di umidità da listelli di sono necessarie è nel museo ve-
e quindi ancora una volta, acqua. piombo. Il tutto trario di Murano, nel quale sono
è poi inserito esposte le più preziose opere d’ar-
in un telaio te della produzione veneziana dal
e fissato
GHIACCIO
allo stipite. Quattrocento al Novecento. «Fino
a ora la collezione non ha subito al-
Un secchiello di cun danno, salvo un centinaio di Rosso sbiadito
Murano, fine '500, oggetti che presentano fratture o Marco Verità, ricercatore della
caratterizzato da una superficie rugosa ottenu- Un cartone lacune e che pensiamo di restau- Stazione sperimentale del
ta con l'immersione in acqua del materiale per modello rare», dice Attilia Dorigato, respon- vetro di Murano. «Il colore
in lavorazione, ancora sabile scientifica del museo. «Quan- più a rischio è il rosso vivo».
allo stato pastoso. Una delle celebri
vetrate della to alle condizioni ambientali, in
DIPINTO cattedrale futuro forse introdurremo un im- sto all’aria aperta, ma conservato
Un calice in di Orleans. Il pianto di riscaldamento. Anche se, in ambienti chiusi e dunque più
vetro dipinto disegno del a questo punto, non vorremmo protetti. C’è anche chi sostiene che
rinascimentale. mosaico veniva che risultasse nocivo, visto che fi- il vetro di Murano possieda in sé
Poiché i colori a SOFFIATO fatto su un nora i nostri vetri ne hanno fatto a un segreto di lunga vita ad altri
smalto spariscono Un bicchiere soffiato di cartone bianco, meno e si sono mantenuti bene». sconosciuto. Ma siamo nella leg-
con il passare degli Murano. Questo procedimento specificando Le esigenze di conservazione genda: «I veneziani hanno sempre
anni, quasi tutte le permette di dare forma a una il colore per ogni
pitture a freddo bolla di vetro tolta dal pezzetto. Le per il vetro soffiato (cioè quello di tenuto nascosti i loro ricettari per-
vengono eseguite crogiolo. Il pezzo parzialmente lastre di vetro Murano, vasi, bicchieri, sopram- sonali per la miscela del vetro»,
"sotto" vetro, soffiato può essere ancora erano tagliate mobili) e per le vetrate sono le dice Rosa Barovier Mentasti, sto-
cioè al rovescio scaldato e soffiato per sui contorni stesse. Tuttavia il primo, per sua rica dell’arte muranese. «Ma di fat-
della superficie. del disegno. stessa natura, non viene mai espo- to tutto il vetro veneziano, dal Me-
▼
modificare forma e
dimensione. Focus 113
E’ l’acqua il peggiore
nemico delle vetrate:
le corrode lentamente
dioevo a oggi, è vetro a base della le solo il vetro nor-
▼

soda che allora si ricavava dalla dico, che contiene

combustione di piante litoranee, una percentuale di
e serviva per abbassare la tempe- piombo superiore
ratura di fusione. Nei paesi nordi- al 25 per cento».
ci, invece, al posto della soda si E’ proprio que-
usava la potassa, ricavata dalle ce- st’ultimo, però, che
neri di piante continentali». La oggi deve fare i
maggior durata del vetro venezia- conti con le malat- Sei secoli
no sarebbe dunque merito dell’uso tie del vetro. Un’ di tradizione
della soda al posto della potassa, indagine condotta Sopra, una fornace di
anche se non esiste una prova sui cristalli della Murano. La tradizione
scientifica di ciò. I veneziani non si collezione del Vic- vetraria veneziana
preoccupavano di sapere quale dei toria & Albert mu- risale al 1300. A
due fondenti garantisse più resi- seum di Londra ha sinistra, la grande
stenza al vetro: se scelsero la soda rivelato, su 6500 vetreria industriale per
fu per ragioni geografiche e poi oggetti creati tra il la produzione delle
perché garantiva un vetro “lun- XVI e il XVII bottiglie per l’acqua
go”, che cioè si raffredda più len- secolo e provenien- minerale Perrier.
La miscela di vetro
tamente e quindi consente lavora- ti da Inghilterra e è portata a fusione
zioni a caldo particolari (come fi- Boemia, oltre 400 a 1.400 gradi ed è
ligrane, reticelli, millefiori). Il vetro esemplari deterio- quindi lavorata prima
al potassio (e al piombo) è invece rati. Con superfici che si solidifichi,
più brillante, ma, come avviene in screpolate e patine alla temperatura
Boemia o in Inghilterra, è “corto” collose, proprio co- di 500 gradi.
e quindi deve essere lavorato a me accade nei ve-
freddo (per lo più a intaglio). tri di Orvieto. Col-
E’ certo comunque che la pro-
duzione di vetro soffiato murane-
pa dell’acqua? Non solo. I tecnici
dell’ Imperial college di Londra so-
Come nasce e come si lavora
se ha raggiunto livelli qualitativi stengono che la responsabilità prin- 1) Il vetro si ottiene me- che aiuta la fuoriuscita essere prelevato.
mai sfiorati da nessun altro. Tanto cipale spetta alla famosa depura- scolando quattro com- di bolle di gas). 3) Il vetro viene lavo-
ponenti: il principale è Per ottenere vetro co- rato prima che si soli-
che il governo della Repubblica zione delle ceneri a suo tempo in- un vetrificante, cioè la lorato si aggiungono difichi (il che avviene
nei secoli passati vietava ai maestri ventata da Barovier per produrre il sabbia silicica, che co- cadmio o zolfo per il quando raggiunge i
e agli stessi garzoni delle fornaci di cristallo, e qualche volta applicata stituisce il 70 per cen- giallo, selenio o rame 500 gradi). Per essere
emigrare, per paura che il primato con troppa solerzia. Nel vetro co- to della miscela. Deve per il rosso, cobalto lavorato a mano il ve-
andasse perduto. Se proprio vole- mune, infatti, oltre alle impurità, si essere purissima, cioè per il blu, cromo per il tro deve essere “lun-
vano trascorrere un periodo all’e- trovano anche una buona quantità contenere meno dello verde. Per dare mag- go”, cioè avere un in-
stero, al ritorno dovevano pagare di calcio e magnesio, fondamentali 0,01 di ferro, altri- gior lucentezza, inve- tervallo notevole nel
una pesante ammenda. «E’ l’epo- per la stabilizzazione. Nei cristalli menti il vetro assume ce, si ricorre alla po- raffreddamento. La
ca in cui, proprio a Murano, An- analizzati, invece, il calcio è pre- tonalità gialle o azzur- tassa (carbonato po- soda, utilizzata come
re. Si aggiungono quin- tassico), oppure al fondente, facilita que-
gelo Barovier inventò il cristallo», sente in quantità inferiori all’1 per di: un fondente, gene- carbonato di bario o sta operazione. Il mar-
racconta Rosa Barovier, discen- cento (in un vetro per finestra arri- ralmente soda o mar- all’ossido di piombo. mo al contrario accor-
dente del maestro. «Attraverso pro- va fino al 10 per cento). Una bar- mo, che serve ad ab- 2) La miscela viene cia i tempi.
cessi chimici riuscì, nel 1450, a de- riera in meno contro la penetrazio- bassare la temperatu- portata a fusione in un 4) A fine lavorazione il
purare la soda e a ottenere un sale ne dell’acqua. Il colmo, trattandosi ra di fusione della sili- forno che raggiunge i vetro viene raffreddato
di soda con il quale produrre un di bicchieri. ■ ce, altrimenti troppo 1400 gradi. La tempe- molto lentamente per-
vetro purissimo. Venne chiamato Cristina Mochi alto (1700 gradi); uno ratura viene quindi ab- ché non si formino
cristallo perché simile per lucen- stabilizzante (calcio, bassata a 1000 gradi: tensioni interne. Que-
tezza al cristallo di rocca, una pietra Per saperne di più: che impedisce la deve- a questo punto il ve- sto avviene in apposi-
trificazione); un affi- tro ha raggiunto la ti forni detti di “ricot-
dura molto trasparente. Oggi, in- Harold Newman, Dizionario del ve- nante (nitrato di sodio, consistenza giusta per tura”.
vece, il regolamento Cee ritiene ta- tro, Garzanti-Vallardi, Milano.

Lo stress Geometrie Gli acidi lo

lo incrina blu notte corrodono
La luce La struttura Il particolare
polarizzata del vetro di un vetro
rivela simulata inciso con un
profonde dal computer. acido E' detto
incrinature I tetraedri "ghiacciato" e
da stress di colore blu viene fabbricato
in questi sono cristalli mediante l'uso
frammenti di diossido dell'acido
di vetro. di silicio. fluoridrico.
L'incontro - Luigi Cancrini
La droga?
Un affare
di psiche
Chi soffre ci casca di più. Il periodo di maggior rischio
è l'adolescenza e per guarire bisogna adoperare
il cervello. E' un errore liberalizzare eroina e morfina.
I
l moralismo di chi vede nel
drogato un peccatore non
serve. E nemmeno la solida-
rietà riesce fino in fondo a of-
frire una vita d’uscita. «Secondo
me, le tossicodipendenze sono
comportamenti con i quali perso-
ne diverse tentano di controllare,
“curandosi da sole” sul piano sin-
tomatico, appunto con la droga, le
proprie sofferenze psichiche. Le
stesse con le quali lo psichiatra si
confronta nel lavoro quotidiano.
La sfida affascinante per me è que-
sta: offrire al tossicodipendente,
con la psicoterapia, una soluzione
migliore della droga». A questa
sfida Luigi Cancrini, docente di
psichiatria e psicoterapia all’uni-
versità La Sapienza di Roma, uno
dei maggiori esperti di tossicodi-
pendenza in Italia, ha dedicato una
grande parte della vita professio-
nale. E anche l’impegno politico.
Quando ha cominciato a oc-
cuparsi di tossicodipendenza,
e perché?
Nel 1967, quando i tossicodi-
pendenti erano ancora un proble-
ma molto teorico. Su disposizione
del ministero della Sanità misi in
piedi, insieme a un gruppo di gio-
vani psichiatri e assistenti sociali,
una sorta di ambulatorio all’aper-
to a Piazza Navona, a Roma. Tut-
Focus 116
te le sere, sui bordi della fontana,
incontravamo i giovani che, terro-
rizzati da una legge durissima, che
li portava in carcere, mano a mano
decidevano di avvicinarsi. E’ co-
minciata così, con una specie di
pronto soccorso itinerante. E con
grande fascinazione da parte mia,
per il convergere di due interessi:
da una parte quello culturale e
professionale della ricerca psico-
patologica; dall’altra l’interesse
umano per la gente che conduce
una vita marginale. I tossicomani
rappresentano un’altra faccia del-
la nostra società, ricca di cose da
dire e interessante da esplorare
per chi crede che gli uomini deb-
bano comunque avere le stesse
possibilità.
Quali persone rischiano di
più di diventare tossicodipen-
denti?
Penso che i fattori di rischio sia-
no diversi, anche in rapporto alla
presenza della droga sul mercato.
Se la droga è diffusa e arriva fino
nelle periferie degradate delle
grandi città, il fattore di rischio
maggiore è la cattiva integrazione
sociale, la privazione culturale ed
economica. In questo caso un sog-
getto “debole” può essere, per e-
sempio, il ragazzo che non finisce
la scuola dell’obbligo. Questo ac-
Psicoanalisti?
Troppo cari
Il professor
Luigi Cancrini, a
destra, con il
sindaco di Roma,
Francesco Rutelli.
«Ho scartato la
professione di
psicoanalista
perché la
ritenevo troppo
chiusa ed elitaria,
anche in
termini di prezzi».
Allievi in tutta Italia
Luigi Cancrini. Il suo centro studi di terapia familiare e relazionale
Roma tiene corsi di formazione per psicoterapeuti e ha sedi staccate
in molte altre città. I corsi sono seguiti in totale da oltre mille allievi.
ossia la cocaina non sufficiente- farmacologico non c’è nessun pas-
mente raffinata che dai Paesi lati- saggio automatico: anzi, le persone
no americani viene esportata uni- che amano le droghe leggere per i
camente negli Stati Uniti, può con- loro effetti sono spesso contrarie e
siderarsi una droga pesante per il molto critiche nei confronti di
Assistenza psicologica pubblica modo in cui viene assorbita, e cioè quelle pesanti, che hanno effetti
Luigi Cancrini Il professor Luigi Cancrini, a Roma: “Nel centro di cura per le attraverso il fumo. In una situazio- completamente diversi.
spiega uno tossicodipendenze si fa psicoterapia al costo del solo ticket”. ne intermedia stanno la cocaina
schema di raffinata e l’alcol. Quale informazione e docu-
terapia familiare.
cade in Italia, ma anche in molte so e la competizione, scoprono un mentazione hanno oggi i gio-
grandi città povere del Terzo mon- vuoto interiore. Le sigarette sono una dro- vani sulla droga?
Dal ‘68 contro la “scimmia” do e nei ghetti delle città ameri-
cane. Quando invece la droga è Esistono droghe più perico-
ga, come si pensa ora negli
Stati Uniti?
Migliore di quella dei loro ge-
nitori. Direi un’informazione in
diffusa in una popolazione bene- lose di altre? Le sigarette sono una droga, generale sufficiente sul fenomeno
L uigi Cancrini, 55
anni, separato,
tre figli, è professore
è stato consigliere e
assessore regionale
e ministro per i pro-
rapporti tra Comune
e Università. Il Par-
lamento europeo lo
stante, i fattori di rischio riguarda-
no la sofferenza psicologica per-
Intanto bisogna distinguere tra
persone che incontrano la droga e
perché la nicotina determina delle
situazioni, sia pur minime, di di-
droga. Ma il problema ripeto, non
è tanto quello di essere informati,
associato di psichia- blemi della tossico- ha nominato, con il sonale e il tossicodipendente sarà persone che diventano tossicodi- pendenza fisica. Ma è stupida l’im- è quello della sofferenza che spin-
tria e psicoterapia dipendenza nel go- parigino Claude Oli- piuttosto un soggetto con disturbi pendenti. Almeno i due terzi di postazione proibizionista del pro- ge alla dipendenza da stupefacen-
all’università La Sa- verno-ombra del vienstein, esperto di area nevrotica e con una perso- quelli che usano la droga riescono blema che si vuole adottare negli ti. E a mio avviso molti giovani
pienza di Roma. Pds. Durante la pri- del consiglio d’am- nalità limite. C’è poi il fattore del- a superare questa esperienza, un Stati Uniti. Proibire il fumo è inu- non hanno alternative alla droga:
Laureato in medici- ma giunta Orlando, ministrazione del
na nel 1962, comin- dal 1990 al 1992, nuovo Osservatorio l’età: entrambe queste situazioni terzo ha invece problemi con la tile, meglio la strada dell’informa- basta vivere due settimane in una
ciò lavorare nella cli- ha realizzato a Pa- europeo della droga. diventano più drammatiche nel droga e solo alcuni di questi di- zione e della prevenzione. periferia di Palermo, per esempio,
nica psichiatrica lermo un progetto di Ha scritto molti libri, passaggio dall’adolescenza all’età ventano tossicodipendenti. Riten- per rendersene conto. In questi ca-
dell’università, dove prevenzione sociale ma i più importanti adulta, quando c’è difficoltà di a- go che la differenza stia dentro le E' vero che chi usa droghe si l’informazione serve poco: l’in-
insegna tuttora. Dal nella periferia citta- per lui sono: La casa dattamento e più alto rischio di persone, più che nella pericolosità leggere, prima o poi passerà a tervento più efficace è quello sulla
1968 si occupa di dina degradata, a- del guardiamacchi- cominciare con stupefacenti. D’al- intrinseca delle droghe. Detto que- quelle pesanti? rete, familiare e sociale, che cir-
tossicodipendenza, dottato poi in dieci ne, raccolta di rac- tro canto, con sostanze come la sto, esiste la possibilità di distin- No, il passaggio è legato piutto- conda il tossicomane. Comunque,
e oggi dirige il centro città del Sud e a conti nati dall’espe- cocaina e l’alcol (che io considero guere tra droghe leggere, che sono sto a una situazione diciamo così oltre all’informazione, in buona
di terapia familiare Barcellona. Attual- rienza di Palermo; e pari alla droga), per motivi di costi essenzialmente l’hashish e la ma- legislativa. Nel senso che chi viola parte d’Italia anche la quantità di
e tossicodipendenze mente lavora con il Psicoterapia: gram-
dell’università. sindaco di Roma, matica e sintassi, o di abitudini sociali, le dipenden- rijuana, provenienti dall’India e la legge consumando droghe leg- occasioni terapeutiche è sufficien-
Lunga anche la sua Rutelli, sui problemi tradotto in varie lin- ze cominciano soprattutto dopo i dal Pakistan, e quelle pesanti qua- gere può più facilmente continua- te, anche se nel Sud esiste ancora
esperienza politica: della droga e sui gue. 30-35 anni. E in persone che dopo li l’eroina, la morfina e gli altri al- re a trasgredire, assumendo poi un’ampia zona di debolezza delle
aver organizzato la vita sul succes- caloidi dell’oppio. Anche il crack, quelle pesanti. Dal punto di vista strutture di recupero.
▼
Focus 117
 Non ci sono
regole fisse:
per ogni drogato
occorre infatti
una cura diversa
I “cattivi maestri” di alcune questo già si fa, in Italia e in In-

▼
mode culturali possono spin-
gere alla droga?
Tutto ciò che è stato trasgressivo
può avere avuto qualche influenza.
Ma più che parlare dell’influenza
di maestri come quelli della Beat
generation, per esempio, negli Sta-
ti Uniti, parlerei oggi dei pessimi
maestri che fanno pubblicità dei su-
peralcolici.
E’ d’accordo sulla liberaliz-
zazione di alcune droghe, di
cui si è discusso anche al Par-
lamento europeo?
Sostengo da vent’anni che le
droghe leggere, hashish e marijua-
na, vanno depenalizzate, perché
non sono sufficientemente perico-
lose da determinare una proibi-
zione e perché la distrazione delle
iniziative giudiziarie sulle droghe
leggere impedisce di concentrare
l’attenzione su quelle pesanti. So-
no invece contrario alla libera di-
stribuzione di droghe come l’eroi-
na o la morfina, perché le dosi che
un tossicomane chiede in questi
casi sono sempre crescenti. Altra
questione è quella della sommini-
strazione terapeutica, e quindi con-
trollata, anche di droghe pesanti,
siano esse metadone o altro. Ma
ghilterra o in Svizzera.
Esistono “regole d’oro” per u-
scire dalla tossicodipendenza?
No, ognuno viene aiutato a
smettere con la droga in un modo
diverso, quando, arrivato al fon-
do della sua crisi personale, chiede
aiuto perché vuole smettere, vuo-
le cambiare. Non si tratta di dare
buoni consigli o norme di com-
portamento riconducibili a deter-
minate formule.
Secondo lei, i tossicodipen-
denti sono in aumento?
Anche se rappresentano una
quota abbastanza importante del
fenomeno, direi di no. E in parte
dipende anche dal fatto che c’è mi-
nore possibilità rispetto agli anni
80 di procurarsi droghe pesanti,
per l’aumento dei controlli di po-
lizia, e perché la mafia non con-
trolla più i traffici internazionali.
Nel 1981 passava attraverso l’Italia
il 50 per cento di tutta l’eroina
smerciata nel mondo: oggi, grazie
anche al lavoro di uomini come
Giovanni Falcone, non siamo più
tra i protagonisti del traffico degli
stupefacenti. ■
Federica Mango

Anzitutto curare la famiglia

D al lavoro svolto a
Palermo ho avuto
la conferma che la de-
cologi, nella periferia
del capoluogo sicilia-
no Cancrini ha segui-
stati raggiunti i bam-
bini di 3500 famiglie:
sono stati riportati a
vianza si prepara nei to 350 bambini in dif- scuola 300 ragazzi
primi anni di vita e ficoltà ricoverati in che l’avevano abban-
che risultati eccellen- istituti per minori: l’80 donata e sono stati
ti si possono ottenere per cento di loro era- presi in terapia altri
lavorando sui più pic- no ripetenti a scuola. 200 segnalati dal tri-
coli», spiega Luigi Can- Di questi, il 70 per bunale dei minori e
crini. «E’ infatti molto cento erano figli di tossicomani, fino ad al-
più efficace ed eco- analfabeti e il 50 per lora privi di qualunque
nomico affrontare il cento veniva da geni- contatto con servizi di
fenomeno della dro- tori separati. Il lavoro assistenza. Il metodo
ga fin dalle sue più ha puntato a far re- si è basato su collo-
lontane e possibili ra- cuperare ai ragazzi gli qui degli assistenti
dici che avviare azioni anni di scuola perduti con le famiglie, rag-
tardive e complesse e a inserirli positiva- giunte nelle loro abi-
di recupero dei tossi- mente nell’ambiente tazioni, convincendo-
codipendenti» sociale. Inoltre, per le a collaborare e, nei
Dal 1990 al 1992, mezzo di dieci ”spor- casi più difficili, adot-
con un gruppo di as- telli sociali” aperti in tando le tecniche di
sistenti sociali e psi- dieci quartieri sono terapia familiare.
Mondo

Un presepio
Afghanistan
I
Dopo nove anni

oggi
l massacro è ricominciato il
di macerie giorno di Capodanno, all’al-
ba. Bombardamenti, raid ae-
Un fuoco acceso
fra le rovine di
Herat. La città venne
di occupazione rei, razzi, colpi d’artiglieria,
carri armati. A combattersi, gente
rasa al suolo dai
bombardamenti sovietica, e quattro che fino a pochi mesi prima era al-
leata. Addirittura, compagni nello
sovietici nel marzo stesso governo: le milizie del pre-
del 1979, dopo una
sanguinosa
di massacri fra sidente Rabbani contro quelle del
primo ministro Hekmatyar, per e-
manifestazione
popolare. Contava
allora circa 150 mila
opposte fazioni, sempio. Ma non solo: i vecchi ne-
mici sono diventati alleati, e gli al-
abitanti. Oggi sta
iniziando lentamente che cosa resta di leati di un tempo (in fondo non
lontano, visto che fino al 1992 han-
no combattuto tutti insieme contro
la ricostruzione.
questo Paese? l’Armata rossa che occupava il Pae-
se) sono diventati nemici. A Kabul
Potrà risorgere? oggi le fazioni in armi sono almeno
sei, e tutti sparano contro tutti.

▼
Focus 120 Focus 121
Hanno speso centomila miliardi per distruggere il Paese. Quanto ci vorrà per ricostruirlo?
Manca l’energia elettrica, perché Nelle altre regioni del Paese la lì. Ma adesso bisogna tornare», di- suolo i tre quarti della città. Per dieci anni però le varie fazioni
▼

le linee sono state abbattute. Man-
ca l’acqua, a meno che non si abbia
un pozzo sotto casa o in cortile (e si
disponga di pompe per tirarla su).
Mancano le medicine, e le epide-
mie non divampano solo perché
d’inverno, fra i monti dell’Afgha-
nistan, la temperatura scende fi-
no a venti gradi sotto zero. I bazar
sono vuoti, i vecchi negozi diroc-
cati, nelle strade taxi di costruzio-
ne sovietica ormai a pezzi vengono
fermati ogni pochi metri da uomi-
ni (o spesso ragazzini) in armi, in
improvvisati posti di blocco.
guerra è meno feroce, o è spenta
del tutto. Ma c’è un motivo: ognu-
na di esse è stata conquistata da
una fazione o da un’etnia, e dun-
que è paradossalmente pacificata.
Così in molte aree s’è invertito il
flusso migratorio: se prima la gen-
te fuggiva (è stato calcolato che
almeno 5 milioni di afghani negli
anni scorsi ha trovato rifugio in
Iran o Pakistan) ora qualcuno ri-
torna a casa. E incomincia a rico-
struire: «Abbiamo trascorso otto
anni in un campo profughi, in Pa-
kistan. Tre dei miei figli sono nati
ce Abdul Ansari, un insegnante di
43 anni che qualche mese fa è rien-
trato a Herat, la sua città natale.
Herat, più che Kabul, potrebbe in
realtà essere il simbolo stesso
dell’Afghanistan e della sua sto-
ria. Fondata oltre 3500 anni fa, è
stata distrutta (e poi ricostruita)
innumerevoli volte, nei secoli: dal-
le armate persiane di Ciro e Dario
(nel 500 avanti Cristo), poi da A-
lessandro Magno, quindi dagli ara-
bi, poi dai mongoli di Gengis
Khan, fino al marzo 1979, quando
i bombardieri sovietici rasero al
Islam e scarpe
Ma come si è arrivati a tanto? del partito si affrontarono in una da tennis
E s’intravvede, sia pur lontana, guerra feroce, e lo stesso Daud
una via d’uscita? venne ucciso, finché nel 1979 con Quando non
cadono le bombe,
l’arrivo all'aeroporto di Kabul d’un qualche bottega
● La guerra infinita battaglione di parà russi, ebbe ini- apre: siamo a
L’Afghanistan diventò indipen- zio una occupazione che arrivò a Kabul. Le donne
dente dall’Inghilterra nel 1919, fù contare 120 mila soldati. Contem- indossano il
una monarchia fino a quando, nel poraneamente si organizzava la re- "chadri": nel 1964,
1973, il generale Mohammed sistenza islamica, forte di una ri- quando ebbero
Daud depose, con un colpo di Sta- soluzione dell’Onu che condanna- il voto per la
to, il sovrano Zahir Shah, suo cu- va l’Urss, e dell’aiuto economico prima volta, le
gino, a quel tempo in vacanza in occidentale. donne presero a
rifiutare l’abito
Italia. Daud si proclamò presiden- L’occupazione sovietica è dura- tradizionale; oggi
te, ed ebbe l’appoggio dei mem- ta fino al 1988, e ha avuto un altis- è praticamente
bri del partito comunista locale. simo prezzo: circa 100 mila miliar-

▼
obbligatorio.

Mettiamo fiori
nei cannoni
Alla periferia di Kayar,
un giardiniere trasforma,
con la fiamma ossidrica,
le bombe dell’Armata
rossa in vasi: riempiti
di fiori di plastica
verranno posti nelle
strade della città.

Il dollaro
infedele
Kabul: il mestiere
di cambiavalute
è esercitato da
sikh e indù,
giacché l’Islam
lo vieta. Il denaro
verrà poi portato
in banche estere.

Sposarsi
e sperare
Resiste anche
il matrimonio
all’occidentale.
L’abito della sposa
è verde, il colore
della speranza
secondo l’Islam.
E la cerimonia
finisce in video.

Focus 123
 L’ultimo
rifugio
Un aspetto di
Kabul, oggi.
Durante la guerra
sono affluiti in
città migliaia di
profughi, che
adesso vivono in
queste case di
mattoni e di
fango. La città
(un milione
di abitanti circa)
è stata
devastata
soprattutto nei
mesi scorsi.
Solo se c’è un nemico comune
non combattono più fra loro
▼
di in lire e, secondo molti, anche la
stessa esistenza dell’Urss, dal mo-
mento che lo sgretolamento della
grande potenza è cominciato pro-
prio con la crisi afghana (nel frat-
tempo la Cia aveva finanziato la
resistenza islamica con circa 3700
miliardi). Il 25 aprile del 1992 i
mujaiddin sono entrati a Kabul,
spazzando via la resistenza del vec-
chio regime filosovietico.
● Divisi in Allah
Era la fine della guerra? Niente
affatto. Pochi giorni, e le rivalità
fra gli alleati sono esplose, fino ad
arrivare alla resa dei conti di oggi.
Ma non c’è da stupirsi, giacché il
meccanismo che sta alla base di
tutto è lo stesso, tragico, che ieri
provocava la divisione di Beirut,
in Libano, e oggi quella della Bo-
snia: cioè l’odio e le rivalità etniche
e religiose. «Il giorno seguente a
quello in cui abbiamo preso Ka-
bul, i mujaiddin appoggiati dall’
Iran hanno cominciato a combat-
tere contro quelli spalleggiati dal
Pakistan, che prendevano le armi
Focus 124
Musei e guerra: un disastro annunciato
I bombardamenti Fzione,inora era stato risparmiato: né
le truppe sovietiche di occupa-
docente al Politecnico di Milano
e di Torino, da oltre trent’anni si
di pezzi che vanno dal periodo
buddista (IV-V secolo) a quello
dell’Unesco, una campagna di re-
stauro della cittadella fortificata,
degli ultimi mesi hanno né i mujaiddin, in tanti anni occupa, come consulente dell’U- islamico: sculture, ori, avori, bron- costruita da Alessandro il Gran-
di guerra, avevano mai osato vio- nesco, dell’inventario del patri- zi, vetri e monete. Tutto di grande de, e del complesso monumentale
colpito profondamente lare il Museo nazionale di Kabul, monio monumentale e artistico valore. Già un anno fa, tuttavia, dei minareti. Un altro centro arti-
uno straordinario custode della millenaria tradizione
storica e culturale dell’Afghani-
dell’Afghanistan. Stava appunto
per partire per una nuova missio-
di queste casse di materiale si è
persa traccia. La nostra missione
stico notevole si trova a Ghazni,
300 chilometri a ovest di Kabul:
patrimonio artistico. stan. Poche settimane fa, invece, ne nella capitale, quando è stato aveva, tra gli altri, anche il compi- ospita importanti scavi archeolo-
lo scempio: bombardato a più ri- bloccato dall’improvvisa recrude- to di rintracciarle». gici di epoca buddista e islamica,
Che cosa resta dei prese dalle diverse fazioni in lotta scenza della guerra. In che stato sono oggi gli al- dai quali è stato realizzato un mu-
musei e dei minareti? nella guerra civile, il museo è crol-
lato. Soffitti e pareti sono stati
«Tre anni fa, quando i russi non
avevano ancora lasciato il Paese,
tri monumenti?
«A Herat, uno dei centri più im-
seo di arte islamica. Non si hanno
notizie dirette di Ghazni, e tuttavia
Papaveri e armi Risponde l’esperto sventrati, cumuli di macerie ora
riempiono sale e corridoi.
furono gli afghani stessi, temendo
il peggio, a suggerire di svuotare le
portanti dell’Islam, non si com-
batte più. Dunque tutto dovreb-
temiamo che ci siano poche spe-
ranze per gli oggetti custoditi nei
Piantagioni di papavero nella
provincia di Logar. E’ grazie
che, per anni, «Delle varie collezioni, per il mo- vetrine del museo, di imballare gli be essere rimasto come l’abbiamo magazzini. Già al tempo dell’oc-
mento, non si ha nessuna notizia», oggetti e metterli al sicuro. Venne lasciato tre anni fa. A Herat infat- cupazione russa questa zona era
all’oppio che le fazioni in guerra
possono rifornirsi di armamenti.
s’è occupato di loro. spiega Andrea Bruno. Architetto, fatto allora l’inventario di migliaia ti abbiamo condotto, per conto stata ampiamente saccheggiata e
la refurtiva rivenduta sui mercati
Mattone su del Pakistan. Infine mancano no-
mattone tizie anche del minareto di Jam:
Alla periferia risale al 1163-1202 e si trova sem-
di Kandahar, la pre nella regione di Herat, ma in
seconda città una zona montuosa impervia e
del Paese, in inaccessibile. Qui il problema non
queste fornaci è la guerra, ma la natura stessa del
vengono cotti i monumento. Costruito sulla riva
mattoni di fango, di un fiume, sta perdendo solidità
per la ricostruzione. nella base, un po’ come la torre di
La stessa scena
si ripete in quasi Pisa. Dal 1990 nessuno l’ha più vi-
tutte le città. sto: chissà se è ancora in piedi».
Quando potrà tornare di nuo-
Ok, la casa
vo in Afghanistan?
«Non appena possibile. Nel frat-
è giusta! tempo, però, non esiste una con-
troparte con cui discutere. Il di-
Il sindaco di rettore del museo di Kabul è sem-
Kandahar, Abdul pre lo stesso, Najbullah Popal, ma
contro quelli finanziati dall’Ara- Khan, e un suo
bia Saudita, e via così. Un nostro assistente non ha più alcun potere decisio-
proverbio dice: gli afgani fanno la controllano su nale. Paradossalmente, tutto per
pace fra loro solo se sono in guer- una mappa noi era più semplice ai tempi
ra con qualcun altro», spiega disin- la planimetria di dell’occupazione russa. Almeno
cantato il comandante Muslim, un quartiere da allora c’erano rappresentanti rico-
cioè il capo della sicurezza di Ah- ricostruire. La nosciuti ufficialmente cui fare ri-
mad Massoud, ministero della Di- scritta OK significa ferimento». ■
fesa (e una delle parti in lotta). che la zona è Cristina Mochi
Il fatto è che il Paese ha 15 mi- sgombra da mine.
lioni di abitanti, divisi in un gran
numero di etnie, da sempre in lot-
ta fra loro, e i confini attuali, dise-
gnati dagli inglesi alla fine dell’Ot-
tocento, non hanno per gli abitan-
ti molto senso. A contare sono inve-
ce proprio le differenze di lingua,
di costumi e di cultura.
I pashtun. Sono circa la metà
degli afgani, la loro lingua (il pa-
shtu) è sempre stata quella uffi-
ciale, e la loro etnia ha alimentato
da sempre il potere. Sono musul-
mani sunniti. Pashtun è Gulbuddin
Hekmatyar, ufficialmente primo
ministro ma oggi assediante di Ka-
bul, islamico integralista (ha pub-
blicamente gettato vetriolo in fac-
cia a donne che non portavano il
▼
Focus 125
I bambini sono Alla scuola
della guerra
figli della A sinistra, piccoli
studenti alla
scuola religiosa
guerra: la di Bamian. Si
impara con il
Corano. Nella
ricostruzione foto grande,
un carro armato
parte da loro distrutto, alle
porte di Kandahar,
è usato come
parco giochi.
velo), sostenitore di Saddam Hus-
▼

sein durante la guerra del Golfo.

Sono però pashtun anche gruppi
più moderati, compreso il gruppo
di Ahmed Galiani, filomonarchi-
co, che vorrebbe il ritorno sul tro-
no di re Zahir.
I tagiki. Numericamente rap-
presentano la seconda etnia del
Paese. Sono musulmani sunniti,
anch’essi integralisti ma più vicini
all’Occidente. Tagiki sono il pre-
sidente della repubblica Burha-
nuddin Rabbani e il suo ministro
della Difesa Ahmed Massud, il
“leone del Panshir” della resisten-
za antisovietica: entrambi sono og-
gi i difensori di Kabul.
Gli uzbeki. Come i turkmeni,
hanno origini mongole, e una lin-
gua più simile al turco. Sono mu-
sulmani sunniti. E’ uzbeko il gene-
rale Abdul Rashid Dastum: un
tempo comandava una divisione
del regime filosovietico, poi passò
alla guerriglia, adesso è fra coloro
che assediano quella stessa Kabul
che conquistarono due anni fa.
I baluci. Nomadi, controllano le
frontiere e il traffico della droga:
con i proventi finanziano gli ac-
quisti di armi per tutte le fazioni. Mali antichi e nuovi Guardare al domani
Gli hazara. Rappresentano una All’ospedale di Ghazni, una donna Una studentessa, a Kabul. Grave
minoranza islamica scita, dunque con il suo piccolo, malato di malaria. è anche il problema delle malattie
integralista, e sono legati all’Iran Il pericolo maggiore sono le mine. mentali, provocate dalla guerra.
degli ayatollah. Attualmente so-
no avversari del presidente Rab- della guerriglia. Oggi i minareti so- sù. E i mujaiddin che scendono in
bani. no solo quattro, e il terreno è an- città devono venire disarmati. «Se
I kafiri. Sarebbero i discendenti Nel cuore cora farcito di migliaia di mine po- vogliono venire a mangiare un ge-
degli antichi soldati di Alessandro dell’Asia ste dai sovietici. «Ma un po’ alla lato da noi, o a chiacchierare con
Magno. E’ un piccolo gruppo iso- volta le troveremo tutte, e torne- gli amici, basta che lascino i fucili
lato, estraneo alle lotte. L’Afghanistan remo a ricoprire i minareti con le alla porte della città», spiegano i
(o Da Afghanistan
Jomhuriyat) è un loro antiche piastrelle azzurre». poliziotti locali, che indossano di
● Ma qualcuno ricostruisce Paese montuoso e Stanno risorgendo i Paesi lun- nuovo gli antichi abiti tribali. A
Un gran calderone ribollente, arido, con piccole go la valle del Panshir, all'ombra Taloqan sono stati istituiti comi-
dunque. Ogni gruppo ha una pro- zone fertili lungo dei picchi dell’Hindu Kush, dove tati per tutto: per la salute pubbli-
posta per l’Afghanistan di domani, i fiumi. Quando era dal 1980 al 1986 i sovietici lancia- ca e per la ricostruzione, per il ri-
che quasi sempre esclude quelle in pace produceva rono ben nove offensive contro i fornimento alimentare della città e
dei rivali, ex alleati. Eppure un gas naturale, lana guerriglieri, senza riuscire a sfon- per lo sminamento dei campi.
viaggio nell’Afghanistan d’oggi ve- karakul, zucchero, dare: oggi solo qualche carcassa di «Vorremmo poter dimostrare alla
de anche aree in lento sviluppo. pietre preziose. Gli carro armato distrutto viene fuori gente dell’intero Paese che, lavo-
abitanti (circa 15
Sta risorgendo, per esempio, l’area milioni) erano per dal grano che è tornato a crescere rando insieme, si può ricostruire
di Timurid, nel nord di Herat, do- l’80 % analfabeti. nei campi. E sta risorgendo Talo- e non solo distruggere», dice
ve un tempo si alzavano splendidi Il 55 % appartiene qan, nel nord del Paese. Qui, è ve- Mohammes Hasham, responsabi-
minareti, una moschea, e una ma- all’etnia pashtu, il ro, c’è stata una feroce resa dei le delle operazioni di sminamento.
drasah (la scuola islamica). «C’e- 20 % sono tagiki. conti fra i tagiki e i pashtun: oggi pe- Siamo a poco più di 200 chilometri
rano più libri qui che in tutto l’Af- rò le uniche armi sono quelle sui da Kabul, ma sembra di essere in
ghanistan», racconta Mohammed manifesti dell’ultimo film di Silve- un altro pianeta. ■
Ismael Khan, un ex comandante Kabul: bambini in un’auto distrutta. Solo in città le etnie di mischiano. ster Stallone, già arrivato fin quas- Stefano Randa
Focus 126 Focus 127
 Gruner und Jahr-Mondadori SpA.
Corso Monforte, 54 - 20122 Milano Gruner und Jahr-Mondadori Spa

© Gruner und Jahr - Mondadori SpA. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati.
Elaborazione ELEVER SRL

© Gruner und Jahr - Mondadori SpA

Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati.

Gruner und Jahr-Mondadori Spa

Gruner und Jahr-Mondadori SpA
Corso Monforte, 54 - 20122 Milano

Elaborazione ELEVER SRL