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Heleni la greca – Camillo Sitte e il ruolo della visione della modernità

Abbiamo già dato 2/3 parole chiave per descrivere il lavoro di Sitte, però quello che abbiamo notato sono le
tantissime rivisitazioni del suo lavoro fino a tempi recentissimi (2000-2015). L’agenda delle nazioni unite 20-
30 fa ancora riferimento a Sitte, con l’introduzione della sostenibilità attraverso l’Urban design.

Quando parliamo di Sitte, non si parla di un problema o una questione storica, poiché riguarda l’oggi e le
questioni future delle città.

L’osservatore, gli occhi della persona è il punto di vista da dove parte l’indagine. La centralità
dell’osservatore è ampliamente legata, anzi esclusivamente legata alle scoperte scientifiche dell’800 e la
fisiologia della visione è l’aver ancorato la visione sull’occhio umano dopo tanti secoli di una percezione
diversa di come si vede.

L’altro aspetto è la tecnica artistica (civic art), che anche è collegata e si rifà all’occhio umano e Sitte ci
parlerà di principi di composizione che producono effetti.

Fondare il proprio discorso su termini puramente visivi non è una scelta solo di Sitte, ma è propriamente
condivisa da grandi figure (storici dell’arte, dell’architettura, della musica, della scultura) in tutto l’800.

“Il ruolo della visione della modernità” libro del XVIIII secolo, tradotto in italia solo negli anni duemila. E’
divenuto uno dei libri di riferimento, analizza la genealogia dell’osservatore moderno riconducendoci ai
primi decenni dell’800 e mette in evidenza che si tratta di un’epoca rivoluzionaria per la visione e per i
diversi apparati scientifici. Questa nuova idea di visione collocata nella fisiologia del corpo umano.

Quello che è incredibile e che sembra difficile è che la scoperta della percezione e più in generale la
conoscenza sono condizionate dal funzionamento fisico ed anatomico del corpo umano, cioè dall’occhio.
Fra 600 e 700 la conoscenza sensoriale, che però non era quello che noi intendiamo siano i 5 sensi, era
inseparabile da quella razionale, cioè i sensi erano estensione della mente razionale, non erano quindi
organi fisiologici.

Camera oscura. A partite dalla teoria dei colori di Goethe del 1810, le ricerche dell’essenze empiriche
sull’ottica fisiologica, sull’ottica fisica e sulla psicologia fisiologica dimostrano che la visione è soggettiva e si
basa sul funzionamento degli occhi. La percezione viene di conseguenza rimodellata come dinamica
temporale e sintetica liberando l’osservatore da quella visione statica che era la camera oscura.

L’osservatore diventa fonte di conoscenza scientifica alla base dell’indagine.

Sitte fa uso delle scoperte scientifiche e di applicare nell’ambito urbano affidando all’osservatore l’indagine,
per scoprire i principi di composizione che producevano armonia e buoni effetti, utilizza i criteri analitici
della tensione e le tecniche specifiche per modificare la concezione estetica per formulare una teoria
razionale e strettamente scientifica.

E’ una teoria razionale e scientifica perché secondo Sitte in questa materia, ovvero la pianificazione delle
città o nel disegno urbano abbiamo dimenticato e perduto il senso artistico non cosciente, naturale.
Avendo perduto questa capacità noi dovremmo creare delle regole, che egli trova facendo affidamento
sull’osservatore, attraverso il quale parte la sua indagine. A partire dalle scoperte basate sulla visione e
quindi sulla fisiologia dell’occhio, si ha una visione binoculare che permette una serie di elaborazioni.

Tutte queste cose sottolineano l’importanza della visione umana, nella definizione di quelle che sono le
possibilità dell’occhio e al tempo stesso sottolineano che sono apparati esterni dell’occhio umano che
possono cambiare la nostra percezione, creare quindi illusioni (tipo libricini con illustrazioni che da una
pagina all’altra creano movimento). Non a caso Sitte parla sempre di effetti e non di una realtà, l’effetto
attraverso l’occhio e la sua doppia versione, come occhio fisiologico e come occhio psicologico.
Quello che ci interessa è la funzione dello stereoscopio, basato sulle scoperte scientifiche dell’800, il primo
nasce nel ’30 e usa due immagini (disegni o fotografie) poste in una maniera tale che mettono insieme la
visione i piani diversi delle immagini che vede l’occhio destro e l’occhio sinistro. Inoltre le immagini viste
dallo stereoscopio cambiano, poiché l’effetto finale è quello che oggi avremmo chiamato tridimensionale.

Quindi a metà 800 lo stereoscopio inizia ad usare le fotografie, poiché fino ad allora la fotografia era poco
sviluppata e nel 1851 arriva nella grande esposizione di Londra e la regina Vittoria lo vede e ne diventa
grande fan. A partire da metà 800 e nell’arco di 80 anni diventa uno strumento popolare, tanto da arrivare
nel 1939 in un’altra esposizione nazionale, quella di New York. Non a caso negli anni ’50, quello che si
vedeva non erano immagini di paesi esotici, ma il mondo Disney, che aveva creato una serie di favole da
vedere in tridimensionale.

Questa cosa ci interessa perché Sitte impara non solo dallo stereoscopio, ma anche da queste esperienze,
da queste conoscenze che vengono fuori dalle scoperte ottocentesche. Impara, comprende, capisce e le
applica in ambito urbano. Quindi lo stereoscopio dimostra che a partire dai meccanismi degli studi sulla
visione binoculare, che alla base della percezione dello spazio, degli oggetti solidi e dell’effetto marcato
della tridimensionalità ci sono due cose: le viste chiuse (primo principio compositivo di Sitte) e la presenza
di oggetti e di forme che si intromettono nel campo visivo. Tutto è basato sulla reciprocità degli effetti, ogni
fattore opera sull’altro e ne determina il valore – Hildebrant.

Queste teorizzazioni applicate dallo stereoscopio vengono trasferite direttamente in ambito urbano dalle
teorizzazioni stesse, senza passare dallo stereoscopio, permettono a Sitte di formulare i suoi principi
estetici, piazze e strade come elementi urbani, spazi vuoti racchiusi e finiti.

Quindi Sitte parla della scoperta scientifica di Goethe e quindi l’occhio non può restare in uno stato
particolare.

Molto importante sarà l’attenzione nell’800, cos’è e perché è collegata a Sitte? Il soggetto ha un aspetto
psico-fisico. Ci sono due aspetti dell’attenzione: quella cosciente e volontaria spesso associata a
comportamenti superiori, dove riposa anche il comportamento estetico; quella automatica e passiva che
comprende le attività abituali.

Partendo dall’esperienza sensibile di Sitte, considerata comunque una scienza dello spazio, egli articola il
suo discorso introducendo due forme di contrasto. Una forma di contrasto che riguarda da un lato le città
moderne vs le città antiche, dall’altra parte una forma di contrasto dentro la città sia essa moderna o
antica, da un lato la parte residenziale e dall’altra la parte pubblica. Quindi il discorso di Sitte quando
introduce le forme di contrasto egli si rifà agli opposti caratteri del principio compositivo del pittoresco in
contrapposizione a quello pratico. Quindi tra questi spazi, in questo tipo di contrasti, si creano degli effetti
estetici dove le esigenze artistiche trovano risposta.

Lo spazio che Sitte descrive è di un ordine diverso dalla forma, sfugge a qualsiasi geometria, non è
riconducibile alle leggi della prospettiva rinascimentale o barocca. La sua proposta è svincolata da qualsiasi
relazione con le regole estetiche, che sono state portate avanti dai suoi contemporanei, influenzati
anch’essi dalla visione della fisiologia dell’occhio umano.

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