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CAPITOLO 6
Cinetica chimica in presenza di reazioni multiple
E’ frequente il caso che il sistema reagente sia sede di più reazioni simultanee. In
questi casi è possibile individuare i seguenti schemi elementari ai quali si
possono generalmente ricondurre i casi più complessi.
Reazioni in parallelo
Indipendenti
In competizione
Reazioni in serie
A 1 P1
A 2 P2
oppure:
A1 + A2 P1
A3 P1 + P2
A → P1
A → P2
Il reagente A può dar luogo alla formazione del prodotto P 1 secondo la prima
reazione e può formare il prodotto P2 in base alla seconda reazione.
A1 P1 R1
che mostra come il composto P1 che si forma dalla prima reazione (prodotto)
rappresenti il reagente della seconda reazione con formazione del prodotto R1.
In questo schema, il reagente A1 ed il prodotto R1 partecipano ad una sola
reazione mentre P1 è presente in due reazioni.
Schemi di reazione più complessi si possono ricondurre a combinazioni degli
schemi precedenti.
Ad esempio, la clorurazione del benzene avviene secondo il seguente schema
che si può considerare in serie-parallelo:
A1 2 A2
A2 A3
con le seguenti espressioni cinetiche:
(-rA1) = k1 CA12
(rA3) = k2 CA2
(6.2)
Costanti di equilibrio
(6.3)
K = K Kp = K Ky P (6.4)
dove:
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l’eq.(6.4) diventa:
K = K KC (RT) (6.5)
K = (RT) KC (6.6)
ai = γix xi
ai = γic Ci
ai = γim mi
Nelle relazioni precedenti, il simbolo indica che i coefficienti di
attività devono essere valutati nello stesso stato di riferimento scelto per la
definizione di attività, Per esempio, si può assumere come stato di
riferimento quello del componente i puro, nello stato fisico, pressione e
temperatura del sistema (riferimento di Raoult); oppure si può considerare
il riferimento di Henry, ossia quello del componente i puro nello stato
fisico (liquido) ipotetico in cui i si troverebbe se la miscela seguisse la
legge di Henry (valida a diluizione infinita) in tutto il campo di
composizioni. Evidentemente, nel primo caso il coefficiente di attività
tende ad 1 quando la miscela è molto ricca nel componente i , nel secondo
caso i* 1 nelle condizioni di soluzioni molto diluite del componente i.
Da questi richiami di termodinamica delle soluzioni discende che le
attività si possono definire in vari modi, sia per quanto riguarda il
riferimento scelto sia per il modo di esprimere le concentrazioni. E’
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evidente che la scelta del riferimento influisce sul valore della attività a i
mentre il modo di rappresentare la concentrazione non altera il valore di
ai.
Nel caso che si adotti il riferimento di Raoult e che la composizione
del sistema sia descritta tramite le concentrazioni molari C i , la costante di
equilibrio assume la forma seguente:
K = K KC (6.7)
(6.8)
(6.9)
(6.10)
1
Per questa trattazione si può consultare K.Denbigh, I Principi dell’Equilibrio Chimico” Ed.Ambrosiana,
cap.15
115
(6.11)
Le differenze fra gli ordini della reazione diretta e di quella inversa sono,
quindi, per tutti i componenti lo stesso multiplo n dei corrispondenti
coefficienti stechiometrici.
Il numero n può assumere un qualunque valore reale purchè maggiore di
zero poiché un valore negativo di n comporterebbe l’evoluzione del
sistema nel verso dell’energia libera crescente, che com’è noto, non è
termodinamicamente possibile.
Evidentemente, l’equazione stechiometrica può sempre essere scritta con
coefficienti stechiometrici tali che il valore n = 1 soddisfi la (6.11).
Esempio 6.1
Le reazioni :
A1 + ½ A2 ⇄ A3
1 = -1 2 = -1/2 3 = +1
1 = 1 2 =1 3 = 0
1 = 1/2 2 = 3/4 3 = 1/2
½ A1 + 1/4 A2 1/2 A3
116
i=1…c (6.12)
Nel primo caso il sistema evolve dai così detti “reagenti” verso i “prodotti” ed il
segno del G = Gprodotti – Greagenti è negativo; nel secondo caso la trasformazione
avviene in verso opposto ed il G è positivo. Il verificarsi dell’una o dell’altra
situazione dipende, a ciascuna temperatura, dalla composizione del sistema.
La velocità netta con cui un componente generico della reazione si trasforma è la
differenza fra le due velocità di trasformazione di quel componente (nelle due
reazioni diretta ed inversa) ed il verso (segno) di tale velocità dipende dalla
natura convenzionale del componente (reagente o prodotto) e dalla
composizione del sistema rispetto allo stato di equilibrio. Evidentemente,
quanto più la composizione è prossima a quella di equilibrio tanto più risulta
bassa la velocità netta di trasformazione.
Se il sistema contiene solo reagenti, e tutt’al più quantità trascurabili dei
prodotti, la velocità netta con cui un reagente viene consumato è data
praticamente dalla velocità della reazione diretta:
Viceversa avviene se nel sistema sono presenti solo prodotti (ed eventualmente
tracce dei reagenti).
Un problema che si pone è quello di stabilire entro che limiti si può effettuare la
semplificazione indicata sopra; ovvero, quanto elevata può essere la
concentrazione dei prodotti per poter trascurare la velocità della reazione
inversa (ed, analogamente, per quanto riguarda il caso opposto).
La risposta a questo quesito dipende dal valore che, alla temperatura del
sistema, assume la costante cinetica della reazione inversa k i. Se tale grandezza
ha un valore relativamente elevato rispetto a quello di k d , saranno sufficienti
basse concentrazioni dei prodotti per ottenere una velocità della reazione
inversa non trascurabile rispetto a quella della reazione diretta. Viceversa, se k i è
piccolo, anche con concentrazioni dei prodotti relativamente elevate si potrà
trascurare la velocità della reazione inversa nel calcolo della velocità netta di
trasformazione.
Le due costanti cinetiche kd e ki non sono, però, indipendenti l’una dall’altra,
come si è mostrato nel par. 6.3. Il valore di k i è automaticamente determinato
una volta che sia noto kd è la costante di equilibrio Kc della reazione:
2
Nell’espressione cinetica scritta, le velocità di reazione diretta ed inversa dipendono unicamente dalle
concentrazioni dei reagenti e dei prodotti, rispettivamente.
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Pertanto, tanto maggiore è Kc(T) tanto più piccolo sarà ki(T) rispetto a kd(T).
Un valore elevato della costante di equilibrio Kc(T) significa che l’equilibrio si
raggiunge quando le concentrazioni dei prodotti sono relativamente grandi
rispetto a quelle dei reagenti. Pertanto, in questa eventualità, anche a
concentrazioni significative dei prodotti si può considerare il sistema
sostanzialmente lontano dall’equilibrio e trascurare il contributo della velocità
inversa sulla velocità netta di reazione.
Considerazioni analoghe si possono ripetere nel caso di K c(T) basso per quanto
riguarda il contributo della reazione diretta sulla velocità netta di reazione.
Poiché una trasformazione di un sistema lontano dall’equilibrio è irreversibile,
le reazioni caratterizzate da valori alti (o bassi) di Kc sono dette reazioni
irreversibili e le velocità nette di reazione si possono approssimare con quelle
della reazione diretta (o inversa) entro campi sufficientemente ampi delle
concentrazioni dei prodotti (o dei reagenti).
A1 ⇄ A2
e si vuole testare l’ipotesi che entrambe le reazioni, diretta ed inversa, siano del I
ordine, cioè che la velocità con cui viene consumato il reagente A 1 abbia la forma
seguente:
(-r1) = kd C1 – ki C2 (6.14)
(6.15)
(6.16)
(6.17)
(6.18)
A 2 P1 (-rA)1 = k1 CA
120
A P2 (-rA)2 = k2 CA2
(6.19)3
(6.20)
(6.21)
AP (-rA) = k1 CA
PR (rR) = k2 CP
la selettività di P rispetto ad R è:
(6.22)5
Si illustra un’ulteriore applicazione del metodo integrale nel caso che nel
reattore da laboratorio (BSTR) utilizzato per la sperimentazione avvengano due
reazioni in parallelo con lo stesso reagente A:
A P1
A P2
(-rA)1 = k1 CA (6.23)
(-rA)2 = k2 CA (6.24)
(6.26)
(6.27)
122
(6.28)
della variabile
(6.29)
Pertanto, una prima verifica circa la validità delle espressioni cinetiche (6.23) e
(6.24) si ottiene dall’esame dei dati sperimentali trasformati nelle nuove
variabili. Se l’andamento ottenuto è quello di una retta passante per l’origine, la
pendenza della retta fornisce la somma (k1+k2) delle costanti cinetiche.
Per determinare il valore di ciascuna di esse si può far uso degli altri due bilanci
di materia. Dividendo, infatti, membro a membro le eqs.(6.27) e (6.28) si ottiene
la selettività istantanea di P1 rispetto a P2:
(6.30)
(6.31)
(6.29 a)
123
(6.31)
APR
(6.32)
(6.33)
(6.34)
e può essere risolta con il metodo del fattore integrante. Com’è noto la soluzione
è:
124
(6.35)
(6.36)
(6.37)
(6.38)
può essere, infatti, integrato per separazione di variabili una volta che
l’espressione (6.37) di CP(t) venga sostituita nella (6.38) e venga utilizzata, per
esempio, la condizione iniziale: t = 0; CR = 0.
Tuttavia, nel caso della stechiometria considerata per le reazioni in serie, un
metodo più semplice di procedere discende dall’osservazione che il numero
totale di moli, e quindi la concentrazione molare totale (a volume costante),
rimane costante nel corso della reazione:
Nel caso in esame, in cui si è considerato solo A presente all’inizio della reazione
(v. condizioni iniziali per P e per R), C° C°A. Pertanto, la concentrazione di R si
può ricavare immediatamente come differenza fra C° A e le concentrazioni di A e
di P delle eqs. (6.32) e (6.37), rispettivamente. Con alcune semplificazioni si
ricava:
125
(6.39)
Nella Fig.6.1 sono riportati gli andamenti nel tempo delle concentrazioni
adimensionalizzate i(t) = Ci(t)/C°A.
(6.40)
Questo risultato, valido per reazioni irreversibili del I ordine, mostra che t opt
dipende soltanto dalle costanti cinetiche delle due reazioni in serie ed, in
particolare, è pari all’inverso della media logaritmica delle suddette costanti
cinetiche.
126
(6.41)
Anche il valore massimo di CP, riferito alla concentrazione iniziale del reagente
A, dipende soltanto dalle costanti cinetiche.
Se le reazioni in serie sono più di due, come nel caso:
APRS…
l’andamento nel tempo delle concentrazioni delle varie specie presenti può
essere ricavato seguendo lo stesso procedimento illustrato sopra per il caso di
due reazioni, cioè sostituendo progressivamente, nel bilancio differenziale del
componente imo, la concentrazione del componente (i-1) che si ottiene dal
bilancio della specie precedente. E’ facile intuire che l’intero procedimento può
essere molto lungo e tedioso.
Trattazioni simili a quella presentata sopra per reazioni del I ordine, possono
essere sviluppate nel caso di due reazioni in serie con ordini di reazione diversi,
ma gli sviluppi matematici sono notevolmente più complessi.
Un caso particolare sul quale vale la pena di riflettere si verifica se le due
reazioni sono entrambe di ordine zero, cioè con velocità di reazione
indipendenti dalla composizione. In questo caso, i bilanci di materia dei tre
componenti sono:
CR = C°R + k2 t (6.44)
consumato per effetto della seconda reazione che dà luogo alla formazione di R.
Il valore massimo che raggiunge C P è quindi quello corrispondente al tempo t Afin
e vale, evidentemente:
(6.45)
(6.47)
Fig. 6.2 – Andamento della concentrazione di A nelle tre fasi della reazione
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Fig. 6.3 – Andamento della concentrazione di P nelle tre fasi della reazione
Fig. 6.4 – Andamento della concentrazione di R nelle tre fasi della reazione
Una trasformazione che avvenga attraverso più stadi successivi in serie può
essere descritta, in particolari condizioni, da equazioni semplificate che
evidenziano una proprietà fondamentale detta dello stadio controllante (o
limitante).
Questo concetto può essere illustrato con riferimento alle reazioni in serie
trattate nel par. 6.7.
Se la costante cinetica k2 della reazione P R è molto maggiore di k1 ( k2 >> k1),
l’andamento nel tempo della concentrazione di R (eq. 6.39) assume la forma
approssimata seguente:
(6.48)
(6.49)
e l’andamento CR(t) è determinato dalla II reazione, cioè anche questa volta dalla
reazione che ha la costante cinetica più bassa.
Nel caso dell’eq.(6.48) la prima reazione rappresenta lo stadio controllante, mentre
nel caso dell’eq.(6.49) lo stadio controllante è costituito dalla seconda reazione.
Se l’inverso della costante cinetica viene considerata come una resistenza alla
trasformazione (o tempo caratteristico), si può affermare che lo stadio controllante
è quello caratterizzato da una resistenza (o da un tempo caratteristico) molto
maggiore delle altre in serie.
Evidentemente, se le resistenze sono dello stesso ordine di grandezza, non esiste
uno stadio controllante.
Un altro esempio di resistenze in serie tipico della cinetica chimica può essere
tratto dal meccanismo delle reazioni eterogenee fluido-solido, che sarà
sviluppato più a fondo successivamente:
Af + Bs Pf (6.50)
In questi casi, il reagente A si trova allo stato fluido (gas o liquido) mentre il
reagente B è, invece, presente come solido. La reazione può dar luogo a prodotti
solido o fluidi: nello schema dell’eq.(6.50) si è considerata la formazione di un
unico prodotto fluido. Se si assume che B sia praticamente insolubile nella fase
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fluida e che A non si solubilizzi nel solido, la reazione fra A e B avviene sulla
superficie di contatto fluido/solido.
Perché la reazione decorra è necessario, quindi, che ci sia un flusso di A dalla
massa del fluido verso l’interfaccia fluido/solido. Com’è noto, tale flusso di
materia JA può essere rappresentato, mediante la così detta teoria del film, come
prodotto di un coefficiente di trasporto kAC per il salto motore delle
concentrazioni che si immagina localizzato nel film fluido (v. Fig. 6.8):
(6.51)
CAf
CAs
(6.52)
dove l’apice s in (-rAs) e l’indice s della costante cinetica indicano che la velocità
di reazione è riferita all’unità di area di interfaccia (moli [tempo] -1 [L]-2) (v.
Eq.5.5) anziché all’unità di volume di fluido come fatto finora nel caso delle
reazioni omogenee. Questa scelta rende dimensionalmente omogenei il flusso di
materia e la velocità di reazione.
L’eq.(6.52) mostra chiaramente che la velocità di reazione è determinata dalla
concentrazione CAs di A sulla superficie in corrispondenza alla quale avviene la
reazione e non da quella caratteristica della massa del fluido.
Il valore di CAs, tuttavia, non è immediatamente noto dalle condizioni operative
nelle quali avviene la reazione. Esso può essere determinato imponendo, in
condizioni stazionarie, l’uguaglianza fra la portata di A ([moli]/[tempo]) che
arriva per trasporto di materia sulla superficie del solido e la quantità di A che
su tale superficie è consumata dalla reazione nell’unità di tempo:
(6.53)
(6.54)
132
(6.55)
Nella relazione precedente sono evidenziate le resistenze offerte dal film fluido
al trasporto di materia (Rfilm) e dalla reazione chimica superficiale (Rreaz). Come si
può osservare, trattandosi di resistenze in serie, la resistenza totale è data dalla
somma delle singole resistenze (così come avviene per le resistenze elettriche).
In taluni casi, una delle due resistenze può essere notevolmente maggiore
dell’altra. In queste condizioni, il fenomeno caratterizzato dalla resistenza
maggiore costituisce lo step controllante.
Se, ad esempio, è controllante il trasporto di materia nel film fluido (Rfilm >>
Rreaz), si ha:
(6.56)
(6.57)
Per quanto riguarda i salti motori (Fig.6.8) in queste due condizioni estreme,
dall’eq.(6.54) si può osservare che:
CAs CAf
CAf
CAs<<CAf
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CAf
CAs CAf
V1
7
Si consideri, ad esempio, la condizione V2
(6.53)
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