Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
– CARCINOMA VESCICALE –
I tumori che colpiscono l’epitelio di rivestimento della via escretrice urinaria sono tra i
più freq. dell’app. genito-urinario.
CENNI D’ISTOLOGIA
L’epitelio di rivestimento della via escretrice urinaria si trova nel bordo del calice attorno
alla papilla, poi passa a rivestire tutto il calice, la pelvi, l’uretere, la vescica e l’uretra,
sino alla fossa navicolare. Arrivato alla fossa navicolare, cambia di struttura: da classico
epitelio di transizione diventa epitelio pavimentoso stratificato.
È importante capire qual è la normalità, perché, nel momento in cui si passa al campo
neoplastico, si comprendono meglio le differenze.
CARCINOMA VESCICALE
1
La forma istologica più freq. di t. vescicale è il k. a cellule transizionali. È difficile dire
che esso interessa esclusivamente un tratto delle vie urinarie:
quando si sviluppano delle anomalie a carico dell’app. urinario,
queste possono trovarsi in qualunque punto dell’app. stesso e
mostrarsi contemporaneamente o in sedi ed in tempi diversi.
Per tale motivo il tumore viene chiamato policronotopico.
Solitamente i soggetti che vanno incontro a trasformazione del
tessuto cellulare che riveste la via urinaria possono essere interessati da un certo tasso
di recidività. Ciò vuol dire che, evidentemente, esiste un’alterazione globale delle cellule,
le quali possono trasformarsi in un tumore in qualunque momento ed in qualsiasi sede.
Fattori di rischio.
Fumo di sigaretta. È uno dei fattori di rischio principali nello sviluppo di k. della
vescica.
2
I ♂ hanno un’incidenza più alta rispetto alle ♀, ma, se fumano, il loro rischio
diventa 4 volte sup. rispetto a quello di un non fumatore.
Esposizioni occupazionali. Determinati lavori possono comportare il venire a
contatto con sostanze, quali:
coloranti derivanti dall’anilina,
amine aromatiche,
ceneri del carbone,
idrocarburi alifatici clorurati,
che, venendo assorbiti dall’organismo, passano nel sangue e, sia nel sangue che
nelle urine (con i loro cataboliti), esplicano un’azione di stimolo alla crescita
neoplastica delle cellule di rivestimento dell’app. urinario.
Esistono delle evidenze che dimostrano l’esistenza di una relazione tra il t. vescicale ed il
fumo di sigaretta.
Prima di tutto una predisposizione genetica che renderebbe il soggetto più suscettibile ai
cancerogeni ambientali.
Le amine aromatiche e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che sono presenti nel
fumo di sigaretta, stimolano la carcinogenesi: interagendo col DNA dell’epitelio
transazionale, fanno sì che si sviluppi un processo di trasformazione avente come fine
ultimo la moltiplicazione cellulare incontrollata.
La cellula neoplastica può avere diversi gradi di differenziazione: più le cellule sono
sdifferenziate, maggiore è il grado di aggressività del tumore nei confronti dell’organo e
dell’organismo che lo accoglie.
3
Storia naturale.
In questo diagramma si
osservano i diversi strati
della parete vescicale:
uno strato mucoso
più int.;
la lamina propria
della mucosa;
il tessuto muscolare
diviso in 2 strati;
la sierosa.
Man mano che il tumore si
sviluppa, va ad interessare
prima gli strati più
superficiali ed int. della
vescica, dando origine a
delle neoformazioni che
aggettano nel lume
vescicale. Tali
neoformazioni crescono
tendenzialmente verso il
lume, perché qui trovano
meno resistenza.
Tuttavia, pian piano, riescono a crescere anche negli strati sottostanti.
In tale processo di crescita, il tumore trova una prima resistenza: la lamina propria della
mucosa. Superata questa, inizia a trovare vasi linfatici e ven., per i quali alcune cellule
neoplastiche iniziano a migrare verso altri tessuti.
Nel corso di tale meccanismo di crescita, il tumore si approfonda ad interessare sempre
di più gli strati profondi della vescica, sino ad arrivare, nei casi più gravi, agli organi
vicini.
Nel caso illustrato in fig., il t. vescicale è cresciuto sino ad interessare la ghiandola
prostatica. Ciò che l’immagine mostra è la storia naturale del tumore, che nasce piccolo
per poi accrescersi progressivamente sino ad interessare, oltre al lume vescicale, anche
gli strati più profondi della parete.
4
I t. Ta, invece, tendono a rimanere tali e difficilmente si approfondano nella parete
vescicale: in genere, si sviluppano verso il lume della vescica, come se avessero una
minore capacità penetrativa negli strati profondi (i t. in situ, all’opposto, hanno, come si
è detto, una più facile capacità di penetrare negli strati profondi e, quindi, di passare da
uno stadio superficiale ad uno infiltrante).
La sequenza è la seguente:
1. micronodulo neoplastico;
2. macronodulo neoplastico, derivato dall’accrescimento del micronodulo; a
differenza di quanto accade nel rene (in cui si parla propriamente di nodulo,
essendo il t. una forma nodulare che si accresce nel contesto del parenchima
renale), nel caso della vescica il tumore è nel 90% dei casi esofitico: esso, infatti,
si accresce verso il lume a mo’ di cespuglio, con un asse fibrovascolare portante
rivestito di cellule transizionali. Queste ultime possono presentare un diverso
grado di differenziazione: si possono avere formazioni rivestite da un epitelio
molto simile a quello normale, oppure altre rivestite da cellule con caratteristiche
molto lontane da quelle della cellula madre e quindi dotate di una certa
aggressività.
3. Man mano che il nodulo si sviluppa all’int. del lume della via escretrice, esso
tende pian piano anche a crescere verso la parete, dapprima comprimendo e
deformando la lamina propria.
4. Superata la lamina propria, la parete viene infiltrata.
5. A questo punto il tumore può prendere la via ven. e/o linfatica per generare
metastasi a distanza.
Le metastasi, più frequentemente, si localizzano a livello degli organi vicini.
Nella ♀, la vescica tende ad infiltrare anteriormente gli organi pelvici (utero e vagina) e
posteriormente il retto.
In entrambi i sessi, anteriormente vengono interessati il pube e la parete ant.
dell’addome.
I linfonodi più colpiti sono quelli regionali, ossia i linfonodi dello scavo pelvico (linfonodi
otturatori, iliaci int. ed iliaci ext.). Anche i linfonodi latero-aortici di dx. e di sx. vengono
interessati di freq.
Per quanto riguarda le metastasi a distanza, sono più frequentemente interessati: i
polmoni, le pleure, il peritoneo e le ossa; meno frequentemente: il fegato e la pelle.
5
un’ematuria macroscopica (visibile anche ad occhio nudo), la quale determina un
chiaro viraggio del colore delle urine al rosso (rosso mattone, rosso vivo o rosso
ruggine).
In base, invece, alla sua presentazione nella minzione, l’ematuria può essere distinta in:
ematuria iniziale;
ematuria tot.;
ematuria terminale;
a seconda che si manifesti: all’inizio, durante tutta o al termine della minzione.
In genere questa è una caratteristica che viene riferita dal malato. Egli dice: “Quando ho
fatto pipì, prima era rossa e poi è diventata chiara”, oppure: “Stavo facendo pipì ed è
diventata rossa quando stavo per finire; le ultime gocce erano proprio sangue!”, o
ancora: “ la mattina mi sono alzato, ho iniziato a fare pipì ed era tutta rossa”.
Ebbene, queste sono le ematurie, rispettivamente iniziali, terminali o tot.
L’ematuria, soprattutto quando si presenta senza dolore, è un sintomo che deve far
pensare a qualcosa che si è rotto dentro la via escretrice.
In genere, ciò che si può rompere sono i vasi.
Le cellule uroteliali sono, di solito, il rivestimento di un asse fibrovascolare. Esse (in
situazioni patologiche) tendono a perdere il contatto tra di loro, fino ad esfoliare
abbondantemente. Tale loro esfoliazione implica che le forze di adesione intercellulari si
siano ridotte, il che vuol dire che tutto il rivestimento si spezza facilmente. Se ciò
accade, si spezza anche l’asse fibrovascolare, e questo è il motivo del sanguinamento.
A volte alle urine si può associare l’eliminazione di materiale non meglio definito.
Tale materiale può consistere in:
cellule di sfaldamento, quali frammenti di tumore che vengono eliminati;
coaguli, che possono avere forme diverse. La caratteristica dei coaguli è che
tendono a prendere la forma del contenitore, per cui, se l’ematuria proviene
dall’uretere, il coagulo sarà di forma cilindrica filiforme, mentre se proviene dalla
vescica, i coaguli avranno l’aspetto di formazioni grossolane, rotondeggianti.
Se, invece, compare fecaluria e pneumaturia, si può pensare che il tumore abbia
infiltrato l’intestino, determinandone una perforazione, la quale fa sì che vi sia un
passaggio di feci ed aria all’int. della vescica.
8
Se il dubbio permane, resta da valutare l’int. del
NX: Linfonodi regionali
non definibili serbatoio. A tal fine si usano degli strumenti endoscopici
che permettono di entrare nella vescica, negli ureteri e
N0: Non metastasi nei reni, in modo da verificare se l’epitelio di rivestimento
linfonodali
è normale o modificato. In questo 2° caso lo si può
N1: Metastasi di 1 solo asportare. Se è possibile, lo si asporta completamente,
linfonodo ≤ 2 cm
Tx T. primitivo non definibile
N2: Metastasi
T0 Non segni di t. primitivo
linfonodali singole o
multiple
Ta ≥ 2K.cmpapillare
ma ≤ 5 non invasivo
cm
Tis K. in situ (t. piatto)
N3 : Metastasi
linfonodale/i
T1 T.≥5 cm
che invade il connettivo sottoepiteliale
Stadio Oa Ta N0 M0