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Le grandi mostre

Vivian Maier:
intervista a Anne Morin

Autoritratto. Stampa
all’argento. 40x50 cm,
53,2x63,4 cm. B&W.
© Vivian Maier /
Maloof Collezione,
Courtesy Howard
Greenberg Gallery,
New York

Vivian Maier è una scoperta recente; del- È il 2007 quando John Maloof decise foto, Maalof le pubblicò su Flickr susci-
la sue fotografie si sapeva ben poco fino casualmente di comprare in blocco per tando un grande interesse; decise quindi
a pochi anni prima della sua scomparsa, 380 dollari una serie di oggetti dispara- di approfondire le ricerche sulla donna
avvenuta nel 2009. Vivian lavorava come ti, espropriati ad una donna che aveva che aveva scattato quelle fotografie, Vi-
bambinaia e durante le giornate libere smesso di pagare l’affitto. Mettendo or- vian Maier, arrivando a raccogliere oltre
era solita scattare foto di vita quotidia- dine tra le cianfrusaglie (cappelli, vesti- 150.000 negativi e 3.000 stampe.
na nelle città di New York, Chicago e Los ti…), Maloof scoprì una cassa contenen- Ora quelle immagini hanno dato vita a
Angeles, immagini che oggi diremmo di te centinaia di negativi e rullini ancora da mostre che circolano a livello interna-
Street Photography. sviluppare. Dopo aver stampato alcune zionale, tra cui quella esposta a Milano,

40 l SERIE ORO PROGRESSO FOTOGRAFICO


Vivian Maier:

Donna armena che litiga. Lower East


Side, New York. Settembre 1956. Stampa
all’argento. 40x50 cm 53,2x63,4 cm. B&W.
© Vivian Maier / Maloof Collezione,
Courtesy Howard Greenberg Gallery,
New York

presso Forma Meravigli, organizzata da


diChroma photography: 120 fotografie
bianconero realizzate tra gli anni Cin-
quanta e Sessanta e una selezione di im-
magini a colori degli anni Settanta, oltre
ad alcuni filmati in Super 8 che mostrano
come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi
soggetti. Abbiamo intervistato Anne
Morin, la curatrice della mostra

Qual è la tua opinione del lavoro di Vi-


vian Maier?
Lo considero assolutamente attuale; Vi-
vian Maier era una pioniera, ed ha anti-
cipato una generazione di fotografi di
Street come Robert Frank, Garry Wino-
grand, Diane Arbus, e il suo lavoro a co-
lori prefigura quello di Eggleston.

Vivian era sicuramente una fotografa


di Street. Lo era per lo stile di ripresa,
per la scelta dei soggetti. Cosa pensi
abbia influenzato il suo modo di foto-
grafare?
Vivian aveva una cultura visiva incre-
dibile. Sappiamo che era solita visitare
mostre d’arte, tra cui “The Family of Man”
al MoMA di New York, acquistava i cata-
loghi d’arte, riviste, giornali ... insomma
aveva una buona conoscenza della foto-
grafia di quei tempi. La tecnica non era
per lei molto importante e forse anche
per questo riuscì a sviluppare un lin-
guaggio fotografico non convenzionale
per i tempi.

A tuo parere, perché Vivian Maier de-


cise di dedicarsi alla fotografia?
Probabilmente perché era il solo modo
che aveva per essere in sintonia con il
mondo intorno a lei. Senza alcuna infor-
mazione da parte di amici o familiari, ab-
biamo solo le testimonianze dei ragazzi
di cui si prendeva cura come bambina-
ia. In un nastro che ha registrato Vivian
racconta che la scelta di scattare tanti

New York, NY, S.D. Stampa all’argento,


40x50cm, 53,2x63,4 cm. B&W.
© Vivian Maier / Maloof Collezione,
Courtesy Howard Greenberg Gallery,
New York

PROGRESSO FOTOGRAFICO SERIE ORO l 41


Vivian Maier:

New York, NY, 1954. Stampa all’argento


40x50cm, 53,2x63,4cm B&W.
© Vivian Maier / Maloof Collezione,
Courtesy Howard Greenberg Gallery, New
York

autoritratti era dettata dalla ricerca “del suo


posto nel mondo”.

Ci sono dei soggetti che preferiva?


Quando ho cominciato la mia ricerca sulla
sua vita ho esaminato molte delle sue foto-
grafie e ho notato che un tema ricorrente
erano i gruppi familiari e che naturalmente
molti soggetti erano bambini.
In generale i suoi temi preferiti erano la vita
nelle strade, i ritratti, gli autoritratti. E foto-
grafava le persone con cui si identificava:
persone abbandonate, ai margini della so-
cietà, la periferia del mondo, persone anoni-
me e invisibili. Sono persone di ceto sociale
inferiore in cui proietta la propria immagine
e in cui si identifica.

Sai se sviluppasse da sola i suoi materia-


li?
Sì. Vivian ebbe una propria camera oscura
per oltre quindici anni, tra il 1955 e il 1973,
allestita nel bagno del suo appartamento
di Chicago. E non si limitava alla semplice
stampa del negativo, ma ingrandiva anche
dei dettagli in un processo creativo che an-
dava oltre il momento dello scatto.

Hai notizia di suoi rapporti con stampa-


tori o altri fotografi?
Aveva contatti con un laboratorio in Francia
negli anni Quaranta; voleva produrre delle
cartoline delle sue fotografie.
Successivamente lavorò con un altro labora-
torio finchè, a causa della sua difficile situa-
zione economica, smise di stampare.

La cura che ha dimostrato per i suoi ne-


gativi e le stampe potrebbe suggerire
che avesse l’intenzione di diventare una
professionista.
La mia impressione è che non sentisse la
necessità di rivedere le sue immagini e che
dopo averle scattate se ne disinteressasse.
Non credo che avesse l’intenzione di uscire
dalla sua condizione sociale e di diventare
una fotografa professionista; era una bam-

1954. Stampa all’argento. 40x50 cm, 53,2x63,4


cm. B&W
© Vivian Maier / Maloof Collezione,
Courtesy Howard Greenberg Gallery, New
York

42 l SERIE ORO PROGRESSO FOTOGRAFICO


Vivian Maier:

New York, NY, c.1950. Stampa all’argento. 80x100 cm, 107,5x107,5 cm. B&W.
© Vivian Maier / Maloof Collezione, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

binaia, condannata a una sorta di invisi- Posso dire che non si poneva mai in una babilmente per una questione di costi.
bilità sociale e fotografava per un’intima posizione frontale davanti al soggetto,
esigenza. molto probabilmente per avvicinarsi Come è stata fatta la selezione delle
maggiormente ed entrare all’interno immagini per la mostra?
Vivian usava una Rolleiflex, come si della sua sfera privata. Prima di tutto abbiamo dovuto selezio-
vede in molti autoritratti; può aver Da questo deriva anche l’audacia del suo nare quelle stampabili, dato che alcuni
avuto influenza sull’estetica delle sue sguardo. dei negativi erano rovinati. Soprattutto
immagini? In genere eseguiva un solo scatto; pro- tra le immagini a colori.

PROGRESSO FOTOGRAFICO SERIE ORO l 43


Vivian Maier:

44 l SERIE ORO PROGRESSO FOTOGRAFICO


Vivian Maier:

Auto-ritratto, febbraio 1955. Stampa all’argento. 40x50cm, 53,2x63,4 cm, B&W.


© Vivian Maier / Maloof Collezione, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Nella pagina precedente: Ha lasciato qualche nota sulle imma- Vivian organizzava in un qualche
gini, qualche informazione sui pro- modo il suo ampio materiale, magari
Chicago, IL, Novembre 1977. 30x40cm, getti? per data, per luogo, rendendo quindi
40,5x50cm. Colore. No, Vivian non ha lasciato scritto nessu- più facile il lavoro del ricercatore?
© Vivian Maier / Maloof Collezione, Courtesy na informazione, e non aveva progetti No, era tutto un mucchio disordinato di
Howard Greenberg Gallery, New York ben definiti; semplicemente fotografava immagini, apparentemente senza nes-
quello che vedeva. suna organizzazione.
Chicago, IL, c.1980. 30x40cm, 40,5x50cm. Abbiamo cercato di creare un suo “ri-
Colore. tratto” scegliendo le fotografie in base al Qual è l’immagine che preferisci?
© Vivian Maier / Maloof Collezione, Courtesy loro valore estetico. Una delle mie preferite è un autoritratto
Howard Greenberg Gallery, New York Il suo modo di fotografare non era una in cui si vede Vivian riflessa in uno spec-
passiva trascrizione della realtà, ma chio in mano ad un trasportatore. E sor-
un’interpretazione. ride, perché chi fa davvero la fotografia
non è lei, ma il lavoratore.

PROGRESSO FOTOGRAFICO SERIE ORO l 45

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