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Anna Maria Campari

LA VASCA DEL FUHRER

A. INTRODUZIONE:

Buongiorno a tutti, oggi abbiamo il piacere di proporvi “La vasca del Führer” scritto dalla bravissima
presentatrice e opinionista, Serena Dandini. Un libro che è molto di più di una biografia, è un fantastico
viaggio nella vita di una delle più controverse fotoreporter della storia, Lee Miller, nota ai più per la sua
carriera di fotomodella.

Prendendo spunto da una fotografia che ha scoperto per caso, Serena Dandini si mette sulle tracce
di Lee Miller Penrose, una delle personalità più straordinarie del Novecento. Ripercorre la sua
esistenza formidabile – che ha anticipato ogni conquista femminile – in un avvincente romanzo, una
storia vera, tra i fasti e le tragedie del secolo scorso.

La nostra scrittrice racconta gli amori e l’arte di Lee, Serena Dandini narra con semplicità una vita
fatta di difficoltà: dallo stupro quando era bambina fino ad arrivare alla morte, passando per party,
rivendicazioni e fotografie.

E forse è questo il punto centrale de La vasca del Führer, la potenza delle immagini che ora
sembra dimenticata.

Infatti, quello che voglio fare oggi è usare le fotografie per aiutarci a capire meglio la storia che
abbiamo letto, “dare delle facce ai personaggi”, “inquadrare i momenti” e anche raccontarvi delle
piccole curiosità.
Penso che vedendo le fotografie che avete in mano riuscirete meglio ad addentravi nel racconto,
come sappiamo le fonti visivi sono stimoli potenti.

Quindi oggi vi propongo leggere con la fotografia…

CHI ERA LEE MILLER?

Donna atipica Lee Miller, algida bellezza, un vero


e proprio spirito libero in cui arde la vita, due occhi
che sicuramente facevano intuire a chiunque, di
quale pasta fosse fatta.
Sin da piccola le chiedevano di posa come
modella, ma con l’età Lee, si rendeva sempre più
conto di quanto le interessasse ritrarre, anziché
posare per altri.

La storia della sua vita è degna in effetti di essere


raccontata per tanto fu movimentata, ricca di
cambiamenti e di episodi che la segnarono
profondamente e la fecero assumere tra le
donne più emancipate e moderne della sua
epoca.

Nata a New York nel 1907 e deceduta all’età di 70


anni (di cancro), era una delle più grandi
fotografe del Novecento, recentemente
riscoperta dal grande pubblico attraverso mostre
e libri a lei dedicati, infatti noi la stiamo
conoscendo attraverso le parole di Serena
Dandini.
Anna Maria Campari

Lee Miller a circa otto mesi -


Dicembre 1907.

Scattata da suo padre Theodore


Miller, fotografo dilettante
avrebbe fotografato sua figlia
quasi incessantemente sin
dall'infanzia fino all'età adulta.

Il loro rapporto fotografo-


modella potrebbe essere insolito
poiché ha fotografato sua figlia
nuda.

Fotografata da Edward
Steichen, Vogue, September
1928.

A 19 anni, attraversando una via


di New York, Condé Nast in
persona, il fondatore del colosso
editoriale proprietario di “Vogue”
e “Vanity Fair”, nota la sua
bellezza.

Lee rischiò di essere investita


da un’auto che sopraggiungeva,
ma fu prontamente trattenuta
dall’editore che evitò l’incidente
e le salvò la vita.
Ed è cosi che Lee Miller diventa
una fotomodella di “Vogue”.
Anna Maria Campari

GLI UOMINI DI LILI

Il padre Theodore
(Foto scattata da Man Ray)

Era la figlia preferita del padre,


che si dilettava con la
fotografia e che insegnò le
tecniche fotografiche ai propri
figli quando erano ancora
molto piccoli.

Pag. 13

“Il signor Miller è un manager è un


manager rispettato nella fabbrica
dove lavora, ma per i figli è un
mago, un genio della tecnologia…
Anna Maria Campari

La violenza subita da Lili

Pag. 14:
Un amico di famiglia ha abusato di Elizabeth…
L'innocenza perduta della sua bambina si tramuta in una ferita che in famiglia
non verrà mai piú nominata.
Il padre seguita a fotografare Li-Li, spera di cancellare la macchia con la
bellezza delle immagini, ma sa che dietro l'apparenza perfetta di quel corpicino
si cela un malessere a cui non può porre rimedio con le sue conoscenze
scientifiche

Nel 1914, all'età di sette anni, subì una violenza sessuale, mentre si trovava
a Brooklyn presso amici di famiglia in occasione del ricovero in ospedale della madre; fra le
conseguenze ebbe un'infezione di gonorrea. Non venne sporta denuncia e non fu ben
chiaro chi fosse l'autore della violenza, che voci contrastanti attribuirono ad un marinaio, ad
un parente o addirittura al padre di Lee. Molti anni più tardi tali supposizioni vennero
smentite dal figlio di Lee Miller, il quale escluse l'ipotesi di rapporti incestuosi fra Lee e
Theodore.
Qualunque fosse la vera identità dello stupratore, in quello stesso anno Theodore iniziò a
fotografare la figlia nuda, ritraendola nella neve in una foto intitolata Mattinata di dicembre,
la cui esposizione a New York nel 1913 era stata causa di scandalo.
C’è qualcosa di scabroso e di insolito in questa foto, che non rientra nella rassicurante
tradizione degli album di ricordi familiari. Eppure lo sguardo di Elizabeth non tradisce
imbarazzo né pudore.

MAN RAY

Nel 1929 Lee Miller si recò a Parigi con l'intenzione di fare apprendistato presso
l'artista e fotografo surrealista Man Ray. Sebbene all'inizio questi non fosse
intenzionato ad avere allievi, Lee presto divenne la sua modella e collaboratrice,
e pure la sua compagna e musa.

Perché si sono lasciati?

Quando Jean Cocteau chiese a Lee Miller di recitare nel suo film “Le sang d’un
poète” le liti e le scenate diventarono frequenti e violente.
L’indipendenza delle donne è sempre stata mal sopportata da Man Ray!

Sicuramente Man Ray non era un uomo facile e la sua storia con Kiki de
Montparnasse (modella e cantante) è piena di episodi con scenate di gelosia da
parte di lui.
Più o meno lo stesso copione si ripete con Lee Miller!
Anna Maria Campari

➢ AZIZ ELOUI BEY

Pag. 109:
− Pronto mamma? Ti ricordi di Aziz?
− Lee, tesoro… chi?
− L’amico che ho portato a Poughkeepsie
qualche week-end fa.
− Ah, si, l’egiziano.
− Ti piace?
− Be’, si, è un signore molto elegante
− Meglio cosi
− Perché?
− L’ho sposato stamattina.

Stufa dei tradimenti e delle gelosie di Man Ray, lo


pianta in asso e se ne torna a New York.
Nel 1934 conosce Aziz Eloui Bey, ricco uomo
d’affari egiziano, è pronta a prendere nuovamente il
volo. In pochi mesi si sposano e si trasferiscono
al Cairo. Lee ne approfitta per vagare tra le rovine
egizie e la magnificenza del deserto con la sua
attrezzatura fotografica sempre al seguito. Se la
porta a spalla pure in cima alle piramidi di Giza.
Ma al Cairo si annoia mortalmente e il marito,
conscio di non poterla tenere in gabbia, lascia che
parta per placare la sua inquietudine.
Anna Maria Campari

➢ ROLAND PENROSE

Nel 1937 è a Parigi e un altro incontro dà l’ennesima


sterzata alla sua vita. Con l’artista e curatore
d’arte Roland Penrose, inglese appena separato
dalla moglie, è colpo di fulmine.

Insieme vagano per l’Europa spingendosi fino in


Grecia e Romania e trascorrono una magnifica estate
a Mougins, nel sud della Francia, con Picasso e Dora
Maar, Paul Eluard e Nusch. C’è anche Man Ray che
dopo essersi roso a lungo per averla persa resta
legato a Lee da profonda amicizia. In questa
occasione fotografa Picasso e il pittore la ritrae su
alcune tele. È l’ambiente in cui si sente più a suo agio
e nel 1939 decide di abbandonare l’Egitto per
trasferirsi a Londra.

“Mi sembra piuttosto stupido continuare a lavorare per


una rivista frivola come Vogue, che può essere buona
per il morale del Paese ma un inferno per il mio.”

➢ PABLO PICASSO, LA LORO AMICIZIA:

Lee Miller e Picasso dopo la Liberazione di Parigi nel 1944

Pag.138:
Anna Maria Campari

Picasso ritrae i suoi amici senza farli posare, lavora a istinto e come dice lui, par coeur, e nelle
geometrie scomposte dei volti di riconoscono sempre le somiglianze, il quadro di Lee è un trionfo di
sensualità e follia.

Roland compra la tela dove Picasso ha dipinto Lee per regalargliela

CORRISPONDENTE DI GUERRA E FOTOREPORTER

Allo scoppio della seconda guerra mondiale Miller era a Londra con Roland Penrose quando iniziò
il bombardamento della città. Penrose venne richiamato alle armi, mentre Lee tornò per un breve
periodo a New York dove riprese il lavoro di fotografa per Vogue.

Dopo essere diventata fotografa freelance per Vogue, scelse di lavorare dagli inizi degli anni Quaranta
come corrispondente accreditata per l’esercito americano, compiendo reportage di guerra senza
censure. Fu lei infatti l’unica donna fotografa a documentare la liberazione dei campi di
concentramento di Dachau e di Buchenwald da parte degli alleati, testimoniando la tragica visione
che le si presentava in quei luoghi: corpi accatastati e orrore ovunque.
Anna Maria Campari

Lee Miller, Fire Masks, Londra, Regno Unito, 1941. © Lee Miller Archives
Anna Maria Campari

È proprio di quel periodo il suo scatto più celebre, divenuto iconico dopo la sua pubblicazione nel
1945: nei giorni della liberazione, l’esercito americano aveva scoperto uno degli appartamenti di
Hitler a Monaco di Baviera. Lee, insieme al fotografo David E. Scherman, ebbe occasione di entrarvi
per prima: tutto era in perfetto ordine, con raffinati cristalli, porcellane e argenti su cui erano incise le
iniziali A.H. accompagnate dalla croce nazista. Subito i due si precipitarono nel bagno: anche qui era
tutto pulito e ben ordinato. Appena vide che c’era una vasca, Lee sentì la necessità di lavare via lo
sporco di Dachau, così la riempì di acqua calda e vi si immerse, affidando lo scatto al collega. Ma
prima si slacciò gli scarponi sporchi del fango di Dachau e li lasciò sul tappetino, bianchissimo come
gli asciugamani, posto davanti alla vasca, che così da immacolato si sporcò di macchie nere; accanto
lasciò su uno sgabello l’uniforme e sopra l’orologio. Sul bordo della vasca, appoggiato al muro, sistemò
un quadretto con il ritratto del dittatore e infine su un tavolinetto di fronte al lavandino posizionò una
statua che raffigurava una Venere al bagno.

Lee Miller con David E. Scherman, Lee Miller in Hitler’s bathtub, Hitler’s apartment, Monaco di Baviera,
Germania, 1945. © Lee Miller Archives

Nacque in queste circostanze la sua famosissima fotografia che la ritrae nella vasca da bagno del
Führer: un’inquadratura curata nei minimi dettagli e simmetrie. Lee al centro, a sinistra Hitler, a destra
Anna Maria Campari

la statuetta antica della Venere; la donna solleva il gomito per imitare la posa di quest’ultima. Poi fu il
turno di Scherman e anche lui si fece ritrarre dalla fotografa in quella vasca. L’idea di ritrarsi in quel
luogo e in quella posa era stata di Lee Miller e anche la Rolleiflex con la quale era stata scattata la
foto era sua: David Scherman non aveva fatto altro che premere il tasto.

Ma la guerra è finita e Lee deve risolversi a tornare a una vita normale. Ricomincia a occuparsi di
celebrità e di moda per Vogue ma non le basta. Non sopporta le frivolezze dopo essere stata
testimone dei campi di sterminio. Soffre di disturbo post traumatico da stress e si rifugia sempre
più spesso nell’alcol. Quando scopre di aspettare un bambino divorzia finalmente dal marito egiziano
per sposare Penrose nel 1947. Lo stesso anno nasce Antony.

Pag. 133:

A Lee i bambini non sono mai piaciuti, la annoiano: in loro compagnia non si possono mai fare
battutacce sarcastiche, né fumare sigarette a ripetizione.

...In cuor suo, Lee sa di essere stata dura con suo figlio: forse non gli ha perdonato di essere la causa
della sua resa definitiva…

La famiglia si ritira a vivere a Farley Farm House nell’East Sussex. Qui i Penrose ricevono gli amici
artisti e Lee cucina per tutti. Inventa ricette fantasiose che finiscono anche sui giornali e vince persino
un premio internazionale. La chiamano Lady Penrose, la macchina fotografica è appesa al chiodo e il
vasto mondo si è contratto nello spazio della sua cucina. Ma i ricordi della guerra la perseguitano
anche nella pacifica campagna inglese. Insonnia e depressione si aggravano anche a causa della
relazione del marito con una trapezista e del sospetto di spionaggio che induce i servizi segreti inglesi
a metterla sotto sorveglianza.

Muore di cancro a Chiddingly il 21 luglio 1977 e le sue ceneri vengono sparse nel giardino di quella
Farley Farm che era diventata tutto il suo orizzonte. La casa diventa museo e nel 1985.

CONCLUSIONI:

Lee Miller ha messo tutta se stessa in quello che faceva e i successi di donne come lei hanno
aiutato tante ragazze a capire che non bisogna mai accontentarsi o censurarsi per assecondare le
convenzioni.
Anna Maria Campari

Avrebbe potuto limitarsi a sfruttare la sua bellezza, scegliere di rimanere confinata al ruolo di sex
symbol di un’epoca, ma ha voluto sempre di più perché desiderava far sentire la sua voce attraverso
l’arte. Ancora oggi il suo coraggio dovrebbe essere di esempio per tante altre donne.

La vasca del Führer mostra uno scatto che riscatta. Uno scatto che ancora oggi potrebbe creare
scalpore, ma è lì, potente a ricordare il ruolo delle donne, a ricordare il dolore della guerra.

Prossimamente ci sarà un film che racconterà Lee Miller durante gli anni di guerra, sarà interpretato
da Kate Winslet.

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