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A. INTRODUZIONE:
Buongiorno a tutti, oggi abbiamo il piacere di proporvi “La vasca del Führer” scritto dalla bravissima
presentatrice e opinionista, Serena Dandini. Un libro che è molto di più di una biografia, è un fantastico
viaggio nella vita di una delle più controverse fotoreporter della storia, Lee Miller, nota ai più per la sua
carriera di fotomodella.
Prendendo spunto da una fotografia che ha scoperto per caso, Serena Dandini si mette sulle tracce
di Lee Miller Penrose, una delle personalità più straordinarie del Novecento. Ripercorre la sua
esistenza formidabile – che ha anticipato ogni conquista femminile – in un avvincente romanzo, una
storia vera, tra i fasti e le tragedie del secolo scorso.
La nostra scrittrice racconta gli amori e l’arte di Lee, Serena Dandini narra con semplicità una vita
fatta di difficoltà: dallo stupro quando era bambina fino ad arrivare alla morte, passando per party,
rivendicazioni e fotografie.
E forse è questo il punto centrale de La vasca del Führer, la potenza delle immagini che ora
sembra dimenticata.
Infatti, quello che voglio fare oggi è usare le fotografie per aiutarci a capire meglio la storia che
abbiamo letto, “dare delle facce ai personaggi”, “inquadrare i momenti” e anche raccontarvi delle
piccole curiosità.
Penso che vedendo le fotografie che avete in mano riuscirete meglio ad addentravi nel racconto,
come sappiamo le fonti visivi sono stimoli potenti.
Fotografata da Edward
Steichen, Vogue, September
1928.
Il padre Theodore
(Foto scattata da Man Ray)
Pag. 13
Pag. 14:
Un amico di famiglia ha abusato di Elizabeth…
L'innocenza perduta della sua bambina si tramuta in una ferita che in famiglia
non verrà mai piú nominata.
Il padre seguita a fotografare Li-Li, spera di cancellare la macchia con la
bellezza delle immagini, ma sa che dietro l'apparenza perfetta di quel corpicino
si cela un malessere a cui non può porre rimedio con le sue conoscenze
scientifiche
Nel 1914, all'età di sette anni, subì una violenza sessuale, mentre si trovava
a Brooklyn presso amici di famiglia in occasione del ricovero in ospedale della madre; fra le
conseguenze ebbe un'infezione di gonorrea. Non venne sporta denuncia e non fu ben
chiaro chi fosse l'autore della violenza, che voci contrastanti attribuirono ad un marinaio, ad
un parente o addirittura al padre di Lee. Molti anni più tardi tali supposizioni vennero
smentite dal figlio di Lee Miller, il quale escluse l'ipotesi di rapporti incestuosi fra Lee e
Theodore.
Qualunque fosse la vera identità dello stupratore, in quello stesso anno Theodore iniziò a
fotografare la figlia nuda, ritraendola nella neve in una foto intitolata Mattinata di dicembre,
la cui esposizione a New York nel 1913 era stata causa di scandalo.
C’è qualcosa di scabroso e di insolito in questa foto, che non rientra nella rassicurante
tradizione degli album di ricordi familiari. Eppure lo sguardo di Elizabeth non tradisce
imbarazzo né pudore.
MAN RAY
Nel 1929 Lee Miller si recò a Parigi con l'intenzione di fare apprendistato presso
l'artista e fotografo surrealista Man Ray. Sebbene all'inizio questi non fosse
intenzionato ad avere allievi, Lee presto divenne la sua modella e collaboratrice,
e pure la sua compagna e musa.
Quando Jean Cocteau chiese a Lee Miller di recitare nel suo film “Le sang d’un
poète” le liti e le scenate diventarono frequenti e violente.
L’indipendenza delle donne è sempre stata mal sopportata da Man Ray!
Sicuramente Man Ray non era un uomo facile e la sua storia con Kiki de
Montparnasse (modella e cantante) è piena di episodi con scenate di gelosia da
parte di lui.
Più o meno lo stesso copione si ripete con Lee Miller!
Anna Maria Campari
Pag. 109:
− Pronto mamma? Ti ricordi di Aziz?
− Lee, tesoro… chi?
− L’amico che ho portato a Poughkeepsie
qualche week-end fa.
− Ah, si, l’egiziano.
− Ti piace?
− Be’, si, è un signore molto elegante
− Meglio cosi
− Perché?
− L’ho sposato stamattina.
➢ ROLAND PENROSE
Pag.138:
Anna Maria Campari
Picasso ritrae i suoi amici senza farli posare, lavora a istinto e come dice lui, par coeur, e nelle
geometrie scomposte dei volti di riconoscono sempre le somiglianze, il quadro di Lee è un trionfo di
sensualità e follia.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Miller era a Londra con Roland Penrose quando iniziò
il bombardamento della città. Penrose venne richiamato alle armi, mentre Lee tornò per un breve
periodo a New York dove riprese il lavoro di fotografa per Vogue.
Dopo essere diventata fotografa freelance per Vogue, scelse di lavorare dagli inizi degli anni Quaranta
come corrispondente accreditata per l’esercito americano, compiendo reportage di guerra senza
censure. Fu lei infatti l’unica donna fotografa a documentare la liberazione dei campi di
concentramento di Dachau e di Buchenwald da parte degli alleati, testimoniando la tragica visione
che le si presentava in quei luoghi: corpi accatastati e orrore ovunque.
Anna Maria Campari
Lee Miller, Fire Masks, Londra, Regno Unito, 1941. © Lee Miller Archives
Anna Maria Campari
È proprio di quel periodo il suo scatto più celebre, divenuto iconico dopo la sua pubblicazione nel
1945: nei giorni della liberazione, l’esercito americano aveva scoperto uno degli appartamenti di
Hitler a Monaco di Baviera. Lee, insieme al fotografo David E. Scherman, ebbe occasione di entrarvi
per prima: tutto era in perfetto ordine, con raffinati cristalli, porcellane e argenti su cui erano incise le
iniziali A.H. accompagnate dalla croce nazista. Subito i due si precipitarono nel bagno: anche qui era
tutto pulito e ben ordinato. Appena vide che c’era una vasca, Lee sentì la necessità di lavare via lo
sporco di Dachau, così la riempì di acqua calda e vi si immerse, affidando lo scatto al collega. Ma
prima si slacciò gli scarponi sporchi del fango di Dachau e li lasciò sul tappetino, bianchissimo come
gli asciugamani, posto davanti alla vasca, che così da immacolato si sporcò di macchie nere; accanto
lasciò su uno sgabello l’uniforme e sopra l’orologio. Sul bordo della vasca, appoggiato al muro, sistemò
un quadretto con il ritratto del dittatore e infine su un tavolinetto di fronte al lavandino posizionò una
statua che raffigurava una Venere al bagno.
Lee Miller con David E. Scherman, Lee Miller in Hitler’s bathtub, Hitler’s apartment, Monaco di Baviera,
Germania, 1945. © Lee Miller Archives
Nacque in queste circostanze la sua famosissima fotografia che la ritrae nella vasca da bagno del
Führer: un’inquadratura curata nei minimi dettagli e simmetrie. Lee al centro, a sinistra Hitler, a destra
Anna Maria Campari
la statuetta antica della Venere; la donna solleva il gomito per imitare la posa di quest’ultima. Poi fu il
turno di Scherman e anche lui si fece ritrarre dalla fotografa in quella vasca. L’idea di ritrarsi in quel
luogo e in quella posa era stata di Lee Miller e anche la Rolleiflex con la quale era stata scattata la
foto era sua: David Scherman non aveva fatto altro che premere il tasto.
Ma la guerra è finita e Lee deve risolversi a tornare a una vita normale. Ricomincia a occuparsi di
celebrità e di moda per Vogue ma non le basta. Non sopporta le frivolezze dopo essere stata
testimone dei campi di sterminio. Soffre di disturbo post traumatico da stress e si rifugia sempre
più spesso nell’alcol. Quando scopre di aspettare un bambino divorzia finalmente dal marito egiziano
per sposare Penrose nel 1947. Lo stesso anno nasce Antony.
Pag. 133:
A Lee i bambini non sono mai piaciuti, la annoiano: in loro compagnia non si possono mai fare
battutacce sarcastiche, né fumare sigarette a ripetizione.
...In cuor suo, Lee sa di essere stata dura con suo figlio: forse non gli ha perdonato di essere la causa
della sua resa definitiva…
La famiglia si ritira a vivere a Farley Farm House nell’East Sussex. Qui i Penrose ricevono gli amici
artisti e Lee cucina per tutti. Inventa ricette fantasiose che finiscono anche sui giornali e vince persino
un premio internazionale. La chiamano Lady Penrose, la macchina fotografica è appesa al chiodo e il
vasto mondo si è contratto nello spazio della sua cucina. Ma i ricordi della guerra la perseguitano
anche nella pacifica campagna inglese. Insonnia e depressione si aggravano anche a causa della
relazione del marito con una trapezista e del sospetto di spionaggio che induce i servizi segreti inglesi
a metterla sotto sorveglianza.
Muore di cancro a Chiddingly il 21 luglio 1977 e le sue ceneri vengono sparse nel giardino di quella
Farley Farm che era diventata tutto il suo orizzonte. La casa diventa museo e nel 1985.
CONCLUSIONI:
Lee Miller ha messo tutta se stessa in quello che faceva e i successi di donne come lei hanno
aiutato tante ragazze a capire che non bisogna mai accontentarsi o censurarsi per assecondare le
convenzioni.
Anna Maria Campari
Avrebbe potuto limitarsi a sfruttare la sua bellezza, scegliere di rimanere confinata al ruolo di sex
symbol di un’epoca, ma ha voluto sempre di più perché desiderava far sentire la sua voce attraverso
l’arte. Ancora oggi il suo coraggio dovrebbe essere di esempio per tante altre donne.
La vasca del Führer mostra uno scatto che riscatta. Uno scatto che ancora oggi potrebbe creare
scalpore, ma è lì, potente a ricordare il ruolo delle donne, a ricordare il dolore della guerra.
Prossimamente ci sarà un film che racconterà Lee Miller durante gli anni di guerra, sarà interpretato
da Kate Winslet.