Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Mediterraneo antico
Egizi, Sumeri, Ittiti, Assiro-
Babilonesi, Greci, Etruschi,
Romani
Lira con testa taurina rinvenuta
nella necropoli reale di Ur,
ca. 2500 a.C.
London,The British Museum
Musicanti, particolare del registr
superiore di un rilievo raffiguran
alcuni membri dell’orchestra rea
davanti a due dignitari, dal Pala
nord di Quyunijq, metà VII sec. a
lastra in alabastro
London, British Museum, inv.
WA.124922
Musicanti, particolare del riliev
con il banchetto di Assurbanip
e consorte, dal Palazzo nord d
Quyunijq, metà VII sec. a.C.
lastra in alabastro, alt. 0,56 m
London, British Museum, inv.
WA.124920
«A voi si dà quest’ordine, o popoli, nazioni e genti di tutte le
lingue: nel momento in cui sentirete il suono del corno, del
flauto, della cetra, della sambuca, del salterio, della
cornamusa e di ogni specie di strumenti musicali, prostratevi
e adorate la statua che ha fatto erigere il re Nabucodonosor.
Quelli che non si prostreranno e non l’adoreranno saranno
subito gettati dentro una fornace col fuoco acceso». Appena
dunque si udì il suono del corno, del flauto, della cetra, della
sambuca, del salterio, della cornamusa e di ogni specie di
strumenti musicali, popoli e nazioni e genti di tutte le lingue, si
prostrarono e adorarono la statua d’oro che aveva eretto il re
Nabucodonosor.
Daniele, 3, 5-7
Rilievo con musicisti, periodo neo-ittita, VIII sec. a.C.
basalto, cm 113x145x25
Istanbul, Museo dell’Oriente Antico, inv. 7723 (da Samal)
Musiciste, particolare
di una scena di banchet
funebre, affresco dalla
necropoli di Sheikh Abd
el Qurna (Tebe), Tomba
di Nakht, XVIII dinastia
Arpista cieco, particolare
di un affresco della Tomba
di Nakht, XVI-XIV sec. a.C.,
necropoli di Sheikh Abd
al-Qurnah,Tombe dei
Nobili, Luxor-Tebe
Musiciste e danzatrici, affresco proveniente dalla Tomba di Nebamon, XVII
London, The British Museum
Musiciste, affresco proveniente dalla
Tomba di Nebamon, XVIII dinastia,
London, The British Museum
Flautista e cantante, rilievo dalla necropoli di Asasif, Tomba di Kheruef, XVII
sistro
Venivano poi dei suonatori di zampogna e di flauto, che
eseguivano delle dolci sinfonie, e dietro ad essi avanzava un
mirabile gruppo di giovani scelti, tutti vestiti di una veste
luminosa e candida come neve, che andavano ripetendo un
cantico soavissimo, composto da un bravo poeta sotto
ispirazione delle Muse, nel cui tema era già contenuto il
preludio dei maggiori voti. Seguivano poi dei flautisti votati al
grande Serapide, i quali su un flauto ricurvo che arrivava fino
al loro orecchio destro, ripetevano i motivi tradizionali in uso
nel tempio del dio, e parecchie persone che andavano
gridando di far
largo al passaggio del sacro corteo. Finalmente s’avanzavano
le turbe degli iniziati ai misteri, uomini e donne d’ogni
Il sistro, altresi, vuol significare che tutti gli esseri esistenti
hanno bisogno di essere scossi e non devono mai cessare di
muoversi, ma devono quasi essere svegliati e agitati dallo
stato di sonnolenza e di torpore. Dicono, infatti, che Tifone è
messo in fuga e represso dai sonagli del sistro, significando
cosi che,
ove mai lo sterminio avvinca e irretisca il principio operativo
della natura, il divenire dinuovo lo libera e lo risolleva per
mezzo del movimento. La parte superiore del sistro e
tondeggiante; tale disco precinge i quattro elementi della
sonagliera. Ed ecco il perchè: la parte del mondo che e
soggetta al ritmo della generazione e della distruzione e
contenuta al di sotto della sfera lunare; e, in essa, tutte le
alquanto leggendario. Vero è, comunque, che la pupilla negli
occhi del gatto sembra crescere, larga e tonda, nel plenilunio,
e assottigliarsi e offuscarsi al calar della luna. Con l’aspetto
umano del gatto si vogliono indicare l’intelligenza e la ragione,
che guidano i cambiamenti della luna.
Plutarco, De Is., 63
Rilievo con Iside-Hathor, Abydos,
Tempio di Seti I, XIX dinastia
Allora Myriam, la profetessa sorella di Aronne, prese in mano
un timpano e tutte le altre donne uscirono dietro di lei con
timpani e sistri, danzando e cantando inni di lode al Signore.
Esodo, 15, 20-
21)
Apollodoro, Biblioteca I 3, 3
barbitos
Antiope, figlia di Nitteo, ebbe una relazione con Zeus e partorì
due gemelli sul monte Citerone in Beozia. I bimbi furono
esposti, ma un mandriano li trovò e li crebbe, dando all’uno il
nome di Zeto, all’altro di Anfione. Zeto si dedicò
all’allevamento del bestiame, mentre Anfione imparò la
citarodia: lo strumento gli fu regalato da Ermes […]. Assunto il
potere, essi costruirono le mura della città di Tebe: le pietre si
disponevano da sole al suono della lira di Anfione.
Apollodoro, Biblioteca III, 5, 5
Ma il Signore disse a Giosuè: «Ecco che io dò in tuo potere
Gerico, il suo re e i suoi uomini più valorosi. Voi, quanti siete
uomini d’armi, girate una volta attorno alla città: farai così per
sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe dinanzi
all’Arca. Nel settimo giorno farete sette volte il giro della città,
e i sacerdoti suoneranno le trombe. Allorché suoneranno a
distesa e voi avrete inteso lo squillo delle trombe, tutto il
popolo proromperà in alte grida, il muro della città crollerà
dalle fondamenta, e il popolo entrerà, ciascuno dal lato che ha
di fronte».
Giosuè, 6, 1-5
Da Anfitrione Eracle imparò a guidare il carro, da Castore a
usare le armi, da Lino a suonare la cetra. Lino era fratello di
Orfeo: venne a Tebe e diventò cittadino tebano; Eracle lo
uccise colpendolo con la cetra, lo uccise in un impeto d’ira
perché Lino lo aveva colpito a sua volta. Lo portarono in
giudizio per omicidio ed egli lesse una legge di Radamanto
che diceva: «colui che si difende da chi per primo lo offende
Apollodoro, Biblioteca II 4, 9-11
non è colpevole», e così fu assolto.
Da Calliope ed Eagro (ma, in realtà, da Apollo), nacquero: Lino,
che fu ucciso da Eracle, e Orfeo, che suonava la cetra e col
suo canto muoveva pietre e alberi. Quando la sposa di Orfeo,
Euridice, morì per il morso di una serpe, egli scese nell’Ade
per riportarla sulla terra e persuase Plutone a rimandarla. Il
dio si impegnò a farlo a patto che Orfeo, durante il cammino di
ritorno, non si fosse voltato indietro prima di giungere alla sua
casa; ma Orfeo non si fidò e si voltò a guardare la sposa che
discese di nuovo nell’Ade. Orfeo fondò anche i misteri di
Dioniso; fatto a pezzi dalle Menadi, fu sepolto nella Pieria.
(Teognide, VI sec.
a.C.)
Arte romana, Sarcofago con scena di simposio, fine II – inizio III sec. d
Torino, Museo di Antichità, senza n. di inv.
Pittore di Antimenes, anfora con
menade danzante tra due satiri
che suonano l’aulos, ca. 520 a.C.
Torino, Museo di Antichità, inv. 4101
Pittore di Amikos, skyphos con sileno
e
menade, ca. 480-400 a.C.
Uno dei Satiri, il pastore Marsia, figlio di Eagro, lo trovò [l’aulo]
e prese a esercitarsi assiduamente con lo strumento,
traendone ogni giorno suoni più dolci, al punto che sfidò Apollo
a gareggiare con lui suonando la lira. Apollo accettò; come
giudici, scelsero le Muse. Marsia stava vincendo, ma Apollo
capovolse la sua cetra e suonò la stessa musica - cosa che
Marsia, con il flauto, non riuscì a fare. E così Apollo legò il vinto
Marsia a un albero e lo consegnò a uno Scita, che lo scorticò
membro dopo membro, poi consegnò ciò che restava del
corpo del Satiro al suo discepolo Olimpo, perché lo seppellisse.
Igino, Miti, 165
Il fiume Marsia prende il nome dal suo sangue.
Stile del pittore di Roccanova,
hydria con scena di giochi
S acrobatici, ca. 350 a.C.
Torino, Museo di Antichità, inv. 4885
Arte etrusca, Tarquinia, necropoli dei Monterozzi, tomba dei Leopardi, parete de
Musici ambulanti,
II sec. a.C.
mosaico , alt. cm
43, largh. cm 41
da Pompei, c.d.
Villa di Cicerone
Napoli, Museo
Archeologico
Nazionale, inv.
9985
Tirreno, figlio di Ercole, scoprì la tromba in questo modo:
poiché i suoi compagni si cibavano di carne umana, gli abitanti
di quella regione si erano allontanati per evitare questa
crudeltà. Allora, quando uno di loro morì, forò una conchiglia e
vi soffiò dentro a mo’ di tromba per convocare i contadini. Egli
e i suoi compagni giurarono che avrebbero sepolto il morto e
non lo avrebbero mangiato. Per questo il suono della tromba
viene detto melodia tirrenia. Ancora oggi i Romani seguono il
suo esempio, e quando qualcuno muore i flautisti suonano e
gli amici vengono convocati per constatare che quello non è
morto né di veleno, né di spada.
Tucidide V, 70
Suonatori di salpinx e di
Hydraulis, terracotta, I sec.
a.C. (da Alessandria d’Egitto)
Paris, Musée du Louvre
Sui gelidi monti dell’Arcadia, tra le Amadrìadi di Nonacre, c’era
una Nàiade famosissima che le compagne chiamavano
Siringa. Più di una volta era riuscita a sfuggire alle insidie dei
Sàtiri e de tanti dei che vivono nelle selve ombrose o nella
fertile campagna. Seguace di Diana, la dea di Ortigia, si era
votata anche alla castità […]. Pan vide costei che tornava dal
colle Liceo, e, col capo ricinto di ispide fronde di pino, le disse
queste parole […] Restava da riferire le parole e raccontare
come la ninfa, sorda alle preghiere, fuggisse per le forre finché
non giunse al placido, sabbioso fiume Ladone; e come qui,
impedendole il fiume di proseguire la corsa, pregasse le
Ovidio, Metamorfosi, I, 698-712
acquatiche sorelle di trasformarla; e come Pan, quando
credeva ormai di averla presa, stringesse, al posto del corpo
di Siringa, un ciuffo di canne palustri, e si mettesse a
flauti di Pan
Un giorno Pan, mentre modulava sulla zampogna di canne
cerate un leggero motivo e si vantava con le tenere ninfe della
sua bravura, osò disprezzare i canti di Apollo in confronto ai
propri, e venne a misurarsi – giudice lo Tmolo – in un’impari
gara.
Assiso sulla sua montagna, il vecchio genio dello Tmolo si
scostò gli alberi dalle orecchie; la sua capigliatura
azzurrognola restò cinta soltanto di quercia, con ghiande
pendenti sulle cave tempie. Quindi rivolto al dio delle greggi
disse: «il giudice è pronto: si cominci pure». E Pan si mise
soffiare nell’agreste zampogna, incantando Mida, che per caso
era lì, col suo barbarico canto.
Quando Pan ebbe finito, il sacro Tmolo girò il suo volto verso il
Il verdetto del sacro monte fu approvato da tutti; eppure Mida,
lui solo, lo biasimò e lo definì ingiusto. Il dio di Delo non
sopportò che quelle stolte orecchie conservassero forma di
orecchie umane, e così gliele allungò e ricoprì di grigio
pelame, e le rese mobili alla base, in modo da poter essere
agitate. Tutto il resto rimase di uomo: Mida fu punito solo in
quella parte del corpo, e si ritrovò con orecchie di asinello che
lento cammina.
Ovidio, Metamorfosi, XI, 154-179
Satirello con syrinx, II sec. d.C
marmo, altezza 133 cm
Roma, Galleria Borghese,
inv. CCXXVIII
«[…] E quando arriverai al Colle di Dio, dove si trova un
presidio dei Filistei, entrando in città, t’imbatterai in un gruppo
di profeti, che scendono dall’altura, preceduti da arpe, da
timpani, da flauti e da cetre, in preda a mistica eccitazione
religiosa. Lo Spirito del Signore t’investirà, sarai preso dalla
stessa mistica eccitazione anche tu insieme a loro, e sarai
mutato in altro uomo, Quando avrai veduto tutti questi segni,
fa’ ciò che l’occasione ti suggerisce, perché Dio è con te».
I Samuele,
10, 5-7
tympanon
Statuetta femminile in terracotta
proveniente da Cipro
Periodo Geometrico (1050-700
a.C.)
Torino, Museo di Antichità
Statuette femminili in terracotta provenienti da Cipro, Periodo Arcaico (700
Torino, Museo di Antichità
O segreta dimora dei Cureti,
antri sacri di Creta
ove Zeus ebbe nascita,
dove i Coribanti dall’elmo a tre punte
inventarono per me nelle grotte
questo tamburello di legno
su cui si tende una membrana bovina.
Tra le grida acute dei baccanali
lo mescolarono col dolce soffio
del flauto di Frigia
e lo posero in mano alla madre Rea,
eco agli evoé delle Menadi,
e i Satiri folli Euripide, Baccanti, 121-136
lo accolsero dalla madre divina
Cratere a campana di stile proto-apulo con menade e sileno,
ca. 370-360 a.C., Torino, Museo di Antichità, inv. 4543
Ceramica proto-apula, cratere a
campana con ragazza con
tympanon, ca. 375-350 a.C.
Torino, Museo di Antichità, inv. 4130
Arte neo-attica, Fregio con menadi
danzanti,
I sec. d.C. , Torino, Museo di Antichità,
inv. 617
Andate Baccanti,
andate Baccanti,
orgoglio di Tmolo percorso da fiumi d’oro,
cantate Dioniso al suono cupo dei timpani, evoé,
celebrate il dio del grido,
con voci e clamori di Frigia,
quando il sacro flauto soffio sonoro
freme alle sacre canzoni,
che accompagnano le donne
al monte, al monte.
Felice come la puledra che pascola
Euripide, Baccanti, 152-164
accanto alla madre,
balza muovendo il piede veloce la baccante.
Mosaico romano con processione dionisiaca (part.), III sec. d.C.,
El Djem, Museo Archeologico
Mosaico romano con
corteo trionfale di
Dioniso (part.), II sec.
d.C., Sousse, Museo
Archeologico
Lei sola fu detta Mater degli dei e delle fiere e genitrice del
nostro corpo. Vecchi e dotti poeti greci cantarono che questa
nelle sue sedi sul cocchio due leoni aggiogati poiché volevano
insegnare che il grande globo terrestre pesa negli spazi
dell’aria, il grande globo terrestre, e che la terra non può
poggiare sulla terra. Aggiunsero le fiere poiché la prole,
benché selvaggia, deve addolcirsi vinta dagli obblighi morali
dei genitori. E cinsero la sommità del capo con una corona
turrita poiché sostiene città munita di luoghi sopraelevati e
con l’ornamento di una tale insegna attraverso le grandi
contrade si porta l’immagine della divina Mater destando
sacro terrore. Diversi popoli secondo l’antica tradizione dei riti
rosa fino a coprire d’ombra la Madre degli dei e le moltitudini
di ministri e accompagnatori sacri. Qui degli armati in schiera
[…] talora tra la folla dei frigi danno spettacolo e ritmicamente
saltano e danzano inebriati dal sangue, mentre scuotono le
orribili creste del capo per volontà divina.
Inni orfici, n. 14
II Cronache, 5, 11-13
In un certo tempio, per potere essere ammesso nei
locali più segreti, l’uomo che è sul punto di morire
dice — Dal timpano ho
mangiato, dal cembalo ho bevuto, ho appreso
perfettamente i segreti del culto —, che in lingua
greca si dice — Dal timpano ho mangiato, dal
cembalo ho bevuto, sono divenuto iniziato di Attis.