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Scrittura III – prof.

Rosario Chiarazzo (Anno Accademico 2020-2021

Lezione 4 (15/10/2020)

Tutta la parte centrale dal versetto 17 al versetto 19 fa parte della tradizione


propria di Pietro.
Questo è importante, sempre confrontare una sinossi e perché voi sapete
per quanto riguarda il problema sinottico noi abbiamo la triplice tradizione,
la duplice tradizione e la tradizione propria. La triplice tradizione quando
entrambi i brani li troviamo pressoché identici ma con alcune piccole
differenze sia in Marco sia in Matteo e sia in Luca, è questo il caso dei
primi versetti di Marco 8,27-29 che li ritroviamo anche in Luca e Matteo,
ovviamente ritroviamo in tre contesti completamente diversi un contesto è
quello di Marco, un contesto è quello di Matteo e un contesto è quello di
Luca, come abbiamo già visto ieri.
Poi abbiamo la tradizione propria, sono quelle parti appunto che sono
proprie di ogni singolo Evangelista.
Andate sul mio sito, dove troverete riguardo al problema sinottico alcune
slide che ho utilizzato negli anni passati dove ci sono le proporzioni
esistenti tra i tre Evangelisti). Per quanto riguarda il materiale della triplice
tradizione praticamente la maggior parte è confluito di Marco in Matteo e
Luca e poi abbiamo la duplice tradizione in cui combaciano un po' Luca e
Matteo perché probabilmente avevano in comune la fonte Q e poi ciò che è
proprio della tradizione propria di ogni singolo evangelista.
Quindi come vedete questi sono i versetti che sono propri di Matteo perché
hanno una connotazione del tutto particolare. Abbiamo visto ieri :
il versetto 17 “Beato Simone figlio di Giona perché né la carne né il
sangue te l’hanno rivelato ma il padre mio che sta nei cieli” quindi
importantissimo e poi abbiamo visto anche
il versetto 18 “ed io ti dico che tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò
la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di esso”;
il versetto 19, come potete notare dal nostro testo, la terza parola rivolta a
Pietro è incentrata sulle responsabilità delle chiavi a cui poi si aggiunge un
secondo compito complementare, quale, “darò le chiavi” è quello di legare
e di sciogliere.
Questa duplice parola è espressa in modo parallelo antitetico “ciò che
legherai sarà legato ciò che sarà sciolto sarà sciolto sulla terra” cioè un
conto è il legare un conto è lo sciogliere. Sono tra loro posti in maniera
antitetica. Questo binomio legare e sciogliere riprende la terminologia
rabbinica mediante la quale si proibisce o si permette qualcosa in rapporto
all'applicazione della legge in campo sia dottrinale e sia in campo
disciplinare.
In modo particolare, per esempio, ci attesta questa caratteristica tipicamente
rabbinica, Giuseppe Flavio, per esempio, proprio in questa testimonianza a
proposito dei farisei al tempo della regina Alessandra, siamo del primo
secolo avanti Cristo, con sempre più autorità e Giuseppe Flavio ci dice che
erano liberi di esiliare e devi richiamare che volessero di assolvere e di
condannare. Legare e sciogliere, in modo particolare per quanto riguarda
“legare” abbiamo il verbo greco DEO, invece per quanto riguarda
“sciogliere” abbiamo il verbo JYO (Liuvo) lo troviamo anche in Mt 5,19
e Mt 18,18. Ora per esempio e ho fatto riferimento Il termine sciogliere lo
troviamo nel discorso della montagna al Capitolo 5,19, cioè il verbo JYO
“chi dunque osserverà uno solo di questi agli uomini a fare altrettanto”
abbiamo qui il verbo JYOSEI (LIUSEI). Anche in questo contesto ricorre
il verbo JYO sciogliere e anche il verbo legare per indicare non più il
compito soltanto di Pietro ma di tutta la comunità, cioè praticamente tutto
“quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo e tutto quello che
scioglierete sarà sciolto nel cielo”
vedete questo lo troviamo nel discorso ecclesiale in Matteo al capitolo
18,18 è interessante vedete questa formula di Matteo abbiamo il discorso
comunitario.
l Vangelo di Mt è organizzato in cinque grandi discorsi :
Il discorso della montagna i,l primo grande discorso, poi abbiamo il quarto
discorso il cosiddetto discorso comunitario , quindi dal versetto 18 Gesù fa
questo lungo discorso ai discepoli sulla vita della comunità è proprio nel
versetto 18,18, se voi andate a leggere a proposito della correzione fraterna
si dice
in verità io vi dico tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in
cielo è tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto nel cielo”
abbiamo quindi una duplice formulazione parallela sia nell'incarico dato a
Pietro sia nell’incarico dato alla comunità. Praticamente questa duplice
formulazione è perfettamente parallela, quindi 18,18 con l'autorevolezza di
Pietro.
Pietro non esercita questo suo modo di legare o di sciogliere semplicemente
per un proprio arbitro, ma perché in sintonia con quello della Chiesa, cioè
con la volontà di Dio che è stata rivelata in Gesù mediante il suo Vangelo.
Vi dicevo a proposito di questo che abbiamo anche questa formulazione in
Giovanni 20,23 potete notare appunto questa formulazione quando Gesù
appare ai discepoli:
“A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui
non perdonerete, non saranno perdonati.” qui abbiamo appunto il compito
di rimettere i peccati che è conferito all'intera comunità, va bene, mentre in
Mt 16,9 è presentato come unico privilegio di Pietro però abbiamo visto
che anche per quanto riguarda Matteo abbiamo questa formulazione
parallela Matteo 18,18. e quindi il compito di Pietro forse vedete è
designato su quello dei capi dei Giudei che vengono criticati per la loro
incapacità ma
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché chiudete il regno dei cieli
davanti agli uomini; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare
nemmeno quelli che vogliono entrare” (Mt 23,13).
Ora abbiamo il verbo, DEO legare, che significa consegnare, esprimere
un'azione che accadrà nel futuro, “a te darò le chiavi” come abbiamo visto
“Ti darò le chiavi”.
Qui abbiamo il verbo DARE in greco il verbo dare è uguale a DIDOMI’
appunto significa dare, cioè consegnare, esprimere un'azione che accadrà
nel futuro perché noi abbiamo il verbo al futuro. Nell’Antico Testamento le
chiavi CLEIS sono simbolo dell'autorità, come per esempio nel Antico
Testamento quando sono consegnati a Deliachim le chiavi con il compito di
sovraintendere al palazzo reale con queste parole :
“ed ecco io pongo la casa di Davide sulle tue spalle e degli aprirà e
nessuno chiuderà , e nessuno aprirà”.
Diciamo che qui è indicata allora, una funzione di responsabilità cioè una
responsabilità. Ovviamente questa responsabilità è in ordine al “Regno dei
cieli”, nella maggior parte dei testi in Matteo non troviamo mai “Regno di
Dio”, infatti perché di essi è il regno dei cieli, per un motivo molto
semplice Matteo è uno che proviene dalla tradizione giudaica, custode della
tradizione giudaica, sa che non si può pronunciare il nome di Dio.
Ecco che viene utilizzato un simbolismo che è il cielo che luogo della
trascendenza che indica il mondo di Dio, per questo Matteo se per caso vi
trovate ad ascoltare una pagina del Vangelo e trovate l'espressione Regno
dei cieli state tranquilli che per il 90% è Matteo. Certo qualche volta ritorna
pure un po' in Marco però la maggior parte troviamo soprattutto in Matteo.
Questa funzione di responsabilità che in ordine del Regno dei cieli indica la
Signoria di Dio sulla storia degli uomini.
Pietro quindi riceve la responsabilità in relazione all’entrare nel Regno di
Dio o esserne esclusi. L'interpretazione storica del disegno di Dio
manifestato con la missione di Gesù viene ratificata nei cieli, dice questa
responsabilità della chiesa,è stata ulteriormente confermata dal Risorto.
Il risorto incarica i suoi discepoli missionari di insegnare che cosa? Ad
osservare tutto ciò che io vi ho comandato ciò che viene espresso nella
conclusione del Vangelo di Mt 28, 20 é il motivo di questo compito
affidato a Pietro, sta nel fatto che egli ha saputo riconoscere nel Profeta
Gesù, il Messia, il figlio di Dio.
A questo punto vedete l'episodio si conclude con l'ingiunzione rivolta da
Gesù ai discepoli “dobbiamo” è uguale, qui siamo proprio in presenza di
una Triplice tradizione. Possiamo dire che entrambi avessero avuto l'unica
fonte però possiamo dire che effettivamente Marco può essere servita da
base. Marco non ha grandi insegnamenti, anche se poco avanti vedremo il
verbo che utilizza Marco a proposito dell’insegnamento ma la maggior
parte del testo di Marco è un testo narrativo che è andato ha finire un po'
dappertutto.
Allora vediamo “ammonì i discepoli” si conclude quindi con questa
ingiunzione agli apostoli di non diffondere la sua identità messianica, cioè
lo dice espressamente quanti sono pure piccoli tocchi differen,ti ammonire i
discepoli che non dicessero a nessuno che egli era il Cristo, si riferisce
appunto alla sua identità messianica che come si vedrà, messa in pasto alle
folle, può essere fraintesa può suscitare false aspettative politiche, e
l’ordine che è più ricorrente “dire non dire a nessuno” nel vangelo di Mc è
meno frequente, in Mt in questo caso, può essere spiegato con la
rivelazione di Gesù in seguito al suo destino di morte passione e
Resurrezione.
La diffusione pubblica poterebbe infatti a un fraintendimento della sua
identità di figlio di Dio e quindi Gesù vuole evitare proprio questo.
Notate Matteo precisa molto bene riferito al suo messianismo per il Cristo,
mentre vedete Marco non ha bisogno di dire che “ li ammonì che non
parlassero di lui con nessuno” per quale motivo ? E’ molto semplice notate
ha appena detto “tu sei il Cristo“ e subito dopo notate c’è l'ordine di non
parlarne più, il motivo è molto semplice è stato già detto che era il Cristo
era inutile qualsiasi ripetizione. Pietro rispondendo disse addirittura la
differenza, il Cristo di Dio per indicare la sua figliolanza Divina e anche
qui gli ammonì, prescrisse addirittura di non dire ciò a nessuno ed è qui
abbiamo ancora un verbo ancora più forte di tutta una prescrizione,
un'ingiunzione ancora più forte. Forse perché Luca ci da questa ulteriore
spiegazione, perché siamo in un periodo in cui la Chiesa, siamo alla fine
della seconda, terza generazione cristiana, possono nascere ancora molte
ambiguità, la politica poteva dare adito a fra intendimenti.
Adesso passando all'annuncio della passione, vediamo come sono diversi
gli attacchi , vediamo innanzitutto l'attacco di Luca, c'è una virgola qui e
quindi notate
“egli ammonendo di non dire a nessuno, dicendo che il figlio dell'uomo
doveva partire molte cose di essere provato dagli anziani sacerdoti e scribi
ed essere ucciso il terzo giorno” mentre qui tipicamente quella che è la
tradizione Marciana abbiamo una “E” ricordate che ieri gli ho fatto vedere
tutti gli “E” congiunzioni “kai” che servono appunto da collegamento con
quanto precede, e inizia espressamente in Marco una nuova sezione
addirittura interessante che Marco non ha assolutamente gli insegnamenti
di Gesù, Qui viene utilizzato il verbo “insegnare” però dovremmo vedere
adesso un po' il significato appunto di questo testo.
Volendo dare un po' una sintesi a ciò che abbiamo detto, dobbiamo dire che
questo testo in particolare il brano di Matteo rappresenta uno dei vertici di
fede dell'esperienza dei discepoli che scoprono Gesù , cioè viene
riconosciuto dal suo gruppo non solo come uno tra i tanti inviati da Israele
ma come il Messia inviato, dal Padre. Quindi è la comprensione della vera
identità di Gesù da parte di Pietro, è il vero motivo per cui il discepolo
riceve l'incarico di guidare la comunità credente. L’apostolo Pietro ha un
compito in ordine all'interpretazione della volontà di Dio che se è attuata
questa volontà di Dio conduce al suo regno.
Nella prospettiva del primo Vangelo il ruolo di Pietro che si è attuato in
varie forme nel corso della storia, deve continuare nel tempo fino alla
venuta definitiva del Regno di Dio, dal momento che la Chiesa ha la
missione di interpretare la volontà di Dio per condurre tutti i credenti al
Regno dei Cieli. E questo ruolo nell’ambito della comunità Cristiana l’ha
avuto Pietro e suoi successori.
Ora vediamo Marco capitolo 8, 31-33
Il primo annuncio della Passione
“E cominciò a insegnar loro il Figlio dell'uomo doveva molto patire, ed
essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi
venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere e diceva la parola apertamente. e
Pietro preso con se cominciò a rimproverarlo ma egli voltatosi indietro e
guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “via dietro di me
Satana poiché non hai il senso delle cose di Dio ma quelle degli uomini”.

E’ Veramente terribile questo rimprovero. Notate che questo primo


annuncio della Passione, di Marco, Luca lo ha un po' corretto manca tutta
questa parte manca che fa riferimento in modo particolare al rimprovero di
Pietro che è chiamato a “Satana”.
Insomma è un rimprovero, è molto forte, che viene fatto a Gesù. Luca
smorza anche sia da una parte Gesù che si rivolge in maniera forte nei
confronti di Pietro sia anche il ruolo che Pietro nella storia da questo punto
di vista risulta più attendibile Marco.
Vedete “E comincio a insegnare loro”
siamo appunto adesso il tetto Marciano, Marco usa il verbo
“COMINCIARE” che è il verbo greco ARCHESTAI appunto vuol dire
cominciare, viene utilizzato da Marco 26 volte in tutto il vangelo e due
volte lo troviamo in questo, in due versetti successivi.
“comincio a insegnare…..venire ucciso,..” due volte in questo versetto.
Insieme a cominciò “ERXATO” “archestai” cominciò ad insegnare.
Quindi preso atto della confessione di Pietro, Gesù il Messia, adesso Gesù
comincia a spiegare la vera natura della sua messianicità e ciò che essa
comporta per i suoi seguaci. Qui adesso se facciamo un piccolo confronto
con Matteo e con Luca e tenendo come testo base il vangelo di Marco
abbiamo l'espressione “Figlio dell'uomo” e ritorna anche in Luca e
possiamo capire che qui a un certo punto Matteo sta utilizzando una sua
tradizione personale che è quella che adesso andremo ad analizzare .
Quindi il Figlio dell'uomo è stato usato per l'ultima volta al capitolo 2,28,
questo è un titolo di Gesù che diventerà di spicco anche nel seguito del
racconto al versetto 38,8 e del capitolo 9, 9 ed è usato questo titolo Figlio
dell'uomo in tutte e tre le tradizioni del della Passione (8,31; 9,31; 10,33-
34) è facile individuare questa parte dove abbiamo la predizione della
Passione di Gesù perché 8,31;9,31; 10,33-34.
Nella Antico Testamento non c'è un collegamento diretto tra il Figlio
dell'uomo e la sofferenza, il Figlio dell'uomo è espressione, diventerà poi
un titolo proprio di Gesù per indicare la sua umanità, la sua incarnazione .
A questo punto si dice “insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva” qui
“DOVEVA” abbiamo qui il verbo dovere, che è una forma impersonale,
“doveva patire molto”, il verbo impersonale viene usato qui per la prima
volta e diventerà sempre più importante con il progredire del racconto e
introduce l'idea che cosa doveva soffrire, l'idea della volontà divina man
mano che il piano di Dio si concretizza nella passione di Gesù e negli
eventi della fine dei tempi. Sarà usato per esempio questo verbo tre volte
nel capitolo 13 il capitolo Apocalittico, e poi preannuncia anche la
preghiera nel Getsemani, quando riconosce ed accetta la sua morte
imminente, come espressione della volontà di Dio. Mc 14,36 ciò che
accade è secondo la volontà di Dio, e poi ad essere rifiutato dagli anziani,
dai capi dei sacerdoti, dagli scribi.
Nel racconto Marciano della passione e poi esamineremo verso Pasqua
questi tre gruppi costituiscono gli istigatori dell'opposizione giudaica a
Gesù, i farisei tanto attivi nella controversia con Gesù durante il suo
ministero pubblico, nel racconto della passione non compaiono, gli anziani
rappresentano i capi dei Giudei probabilmente membri del Sinedrio ed altre
personalità influenti. I capi dei sacerdoti sono Anna e Caifa e poi il
personale del tempio, gli scribi sono invece l'intelligenza del tempo gli
intellettuali, non sono solo esperti nell'arte di scrivere, di leggere, ma anche
esperti periti nella Sapienza tradizionale e nella Torah, la legge dei giudei.
Poi “dopo tre giorni risorgere” la terminologia che è usata di frequente nel
Nuovo Testamento per indicare la Resurrezione dopo tre giorni, il terzo
giorno che è molto vicino a quanto afferma Osea 6,2. Nelle predizioni
Marciane notate la differenza “essere ucciso e resuscitato il terzo giorno”
caratteristica in Matteoe in Lu ca, in Marco dice sempre dopo tre giorni.
Dopo tre giorni e risorgere, qui sempre il terzo giorno a quanto pare
computando le frazioni del venerdì santo della domenica di Pasqua come
giorni interi.
“E Gesù diceva la parola apertamente” “DICEVA” è un imperfetto, è un
azione ripetitiva da parte di Gesù, che Gesù ha continuamente insegnato
questa realtà, cioè è stato un insegnamento costante di Gesù.
Poi abbiamo “Apertamente” un avverbio che sarà caratteristico della
comunità Cristiana avverbio parresia significa Coraggio, franchezza .

Ora è qui ha il senso di apertamente, palesemente, abbiamo il fatto che


Pietro i discepoli non capiscono cosa Gesù voglia dire.
Il versetto 32, abbiamo visto Pietro comincia a rimproverare Gesù, il
motivo dell’intervento di Pietro non è precisato. Il contesto indica che
Pietro non riesce a fare il collegamento tra il Messia e Gesù che è la
sofferenza.
Vedremo in Mt 16,21-22 sarà ulteriormente precisato, Matteo sarà più
esplicito, e quindi questo riguarda Marco e “voltatosi indietro e
guardando i suoi discepoli rimproverò Pietro” mentre Pietro vuole che il
suo rimprovero a Gesù sia in privato prendimi in disparte ma che stai
dicendo? Quello che Gesù invece rivolge a Pietro è fatto davanti a tutti i
discepoli, questa contrapposizione perché i discepoli sono testimoni, cioè
questo diventa un momento di insegnamento e addirittura Gesù usa
un'espressione che viene utilizzata nel contesto degli esorcismi Mc 1,25
oppure quando Gesù seda la tempesta è Satana questa tempesta (come si
parla di Satana nel Vangelo di Marco) e quindi usa “va dietro me Satana”
il racconto fa riferimento al racconto della tentazione il verbo “va dietro di
me Satana” il verbo ebraico “SATAN” significa “mettere alla prova”
oppure tentare, quindi praticamente dice a Pietro “tentatore” questo e
termine Satan esprime il ruolo del personaggio Satana in, Giobbe 1,2,
Zaccaria3,1-2, ai tempi del Nuovo Testamento la figura di Satana diventa il
principio del male nella lotta cosmica che condiziona la storia umana fino
al momento dell'Eschaton.
Rifiutandosi di accettare il piano di Dio, che prevede il Messia Figlio
dell'uomo sofferente, Pietro si schiera sul versante sbagliato della lotta.
Poiché non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini , l’accusa che Gesù
rivolge a Pietro, ricorda Marco che la storia di Gesù ha una portata cosmo-
escatologica già in Marco sviluppata nel Prologo Mc 1,1-13.
Adesso quali sono un po' le differenze per quanto riguarda il primo
annuncio della pPssione in Matteo, ( differenze: Mc dopo tre giorni, Mt e
Lc il terzo giorno cioè diversa formulazione per indicare la resurrezione.
Per Mc è una connotazione cronologica morte, silenzio e Pasqua, vicino a
Osea invece per Mt e Lc fanno riferimento al giorno della risurrezione è più
corretto. Perché i Farisei non compaiono, compaiono solo i sacerdoti e gli
scribi e gli anziani ? Perchè Marco che non è della tradizione giudaica a lui
interessa poco, perché Marco scrive a persone che sono del mondo pagano
sono condannati accettare il tema della sofferenza del Figlio di Dio ).
Adesso vediamo come invece il testo di Matteo per coglierne alcune
differenze rispetto a Marco, questo ci aiuta a comprendere meglio le
prospettive teologiche e quindi facendo Marco, non necessariamente sto
facendo anche Matteo e stiamo facendo anche Luca e stiamo facendo
emergere quella che è la teologia Matteana e Lucana di cui poi dopo alla
fine avremo una sintesi.
Vedete qui si parla addirittura “doveva partire dagli anziani ed ucciso dopo
tre giorni” anche qui nel Vangelo di Matteo inizia con “da allora” sta ad
indicare che d'ora in poi che la sua comunità dei discepoli ha capito che
Gesù è il Cristo, è la chiave cui deve essere interpretata la sua
messianicità.
Ecco che inizia a svelare cosa è realmente. e quindi, qui si dice addirittura
che indica Gesù quindi questo verbo “cominciò a mostrare” rispetto a
Marco e Matteo ha una connotazione un po' diversa comincio a mostrare,
cominciò a insegnare, in Luca scompare tutto e si dice “dicendo” è
semplicemente dire questo verbo mostrare che in greco esattamente il
verbo DEIKNYMI (DECNUMI) che vuol dire “mostrare” indicare, far
sapere, sotto intende un'azione rivelatoria da parte di Gesù mentre nel
Vangelo di Marco parla di se stesso mediante la figura del Figlio
dell'uomo, qui invece vedete l'appellativo di Figlio dell'uomo non compare.
E’ Gesù stesso che rivela. E poi qui Doveva , è necessario, prima volta che
viene utilizzato da Matteo.
Indica praticamente la volontà di Dio, questo “doveva”, qui ha un'altra
connotazione interessante, qui viene espresso per la prima volta il
riferimento “doveva andare a Gerusalemme” (A proposito apro una
piccola parentesi nel portale trovate un articolo su Gerusalemme di qualche
anno fa se volete andate a leggere è abbastanza interessante, tener presente,
perché mi dà un quadro della geografia notate il riferimento esplicito a
Gerusalemme viene indicato proprio il luogo dove doveva soffrire ed
essere condannato e perché esprime proprio questo?) Questa città che è
erede dell'esperienza delle speranze delle promesse bibliche dove risiede il
tempio è anche il luogo della morte degli inviati di Dio, prima dei Profeti
Mt 23,37 e ora del Messia. E già questo traspare nei primi versetti del
Vangelo di Matteo il rifiuto del bambino da parte di Erode e dei
responsabili Gerusalemme che viene raccontato da Matteo all’inizio del
vangelo è un quadro prolettico che vuol dire prolettico cioè che anticipa la
sorte dolorosa di Gesù,lo abbiamo in Mt 21,12 , la cosi detta strage degli
innocenti e poi probabilmente non c’è mai stata.
Quindi è Matteo che sintetizza tutta la sua passione, l’arresto, la preghiera
nel Getsemani, con il verbo utilizzato, sempre, il verbo “PATIRE” , il
verbo “PASCO” uguale patire, soffrire, quindi la causa della sua morte è
imputata agli anziani ai sacerdoti, e scribi ossia alla aristocrazia laica
religiosa e intellettuale che forma il Sinedrio. Vedete i primi e i secondi
non compaiono mai a confronto con Gesù durante il ministero pubblico, se
non negli ultimi momenti quando Gesù si trova a Gerusalemme e anche
durante il processo. Mentre i terzi qualche volta gli scribi, durante la sua
missione si scontrano con lui, Gesù,che interpretano la scrittura con cui si
scontra. I responsabili del popolo di Israele sia pure di eterogenea
estrazione sociale culturale e anche di differente prospettiva teologica
perché un conto sono gli scribi un conto sacerdoti. Certo poi ognuno aveva
una propria visione teologica però sono concordi in un'unica finalità, cioè
quella di uccidere Gesù.
Il progetto violento dei capi dei Giudei non può assolutamente fermare la
potenza di Dio, quindi la quale non viene annientata con l’uccisione in
croce ma diventa forza di Resurrezione. Ora sebbene in Israele si credesse
in una vita dopo la morte come ricompensa per il giusto non vi era la
speranza che un defunto potesse tornare a vivere sulla terra, perché al
tempo di Gesù la resurrezione non è ancora un'opinione comune, emerge
infatti nel A.T. questa realtà della resurrezione compare tardivamente da
un contesto di giudizio di Isaia 25, 8 Daniele 12,2 in cui ci si domanda il
perché di un martire di un giusto perseguitato e nei testi profetici il
linguaggio della Resurrezione indica l’intervento radicale di Dio che fa
ripartire la storia dopo una disgrazia dopo una catastrofe nazionale.
Questo Ezechiele 37 e Osea 6,1-2 Oppure si esprime la vita futura dei
martiri solo con la con la 2Macc.7 e lo sviluppo della letteratura apocrifa
noi abbiamo una certa sicurezza che Israele pensi ad una Resurrezione che
ha come finalità l'azione di Dio che riscatta il suo popolo, che riscatta i suoi
fedeli. E Matteo quando parla della Resurrezione fa riferimento sempre al
verbo “EGEIRO”(EGHEIRO) – RISORGERE mentre Marco fa riferimento
al verbo “aniste” cioè stare in piedi vuol dire appunto “risorgere” è usato
per la prima volta e indica il passaggio da una posizione supina o meglio
stare steso sul letto, a quella eretta oppure descrivere sveglio e si trova nei
Vangeli sempre al passivo per sottolineare come la resurrezione di Gesù sia
il risultato dell'azione potente di Dio. Quindi devono essere in contrasto le
azioni umane, le azioni umane sono di tipo violento omicida con l’azione
invece vitalizzante credo la vita e ridona speranza che rialza da parte di Dio
Poi abbiamo il testo 22
“Pietro prese con se e cominciò a rimproveralo dicendo Dio ti preservi
Signore ciò non ti accadrà mai, ma egli voltandosi disse a Pietro, va via
dietro a me Satana tu mi sei di scandalo, poiché non hai il senso delle cose
di Dio ma di quelle degli uomini.”
Ora qui lavora un po' vicino a Marco, vediamo il testo finale è un po'
invece se ne va secondo quella che è la propria tradizione quindi diciamo
che Matteo non segue Luca ma Marco.
Allora abbiamo il verbo appunto “rimproverare” che abbiamo visto già
per quanto riguarda Marco poi dice “questo non ti accadrà mai Dio di
preservi” cioè praticamente significa Dio ti sia propizio, come se a un certo
punto Dio sia dalla tua part, quindi questo non ti accadrà mai, quindi a un
certo punto egli voltandosi disse a Pietro abbiamo la scena un po simile
alla scena in Marco e quindi l'azione di Gesù assume qui ,semplicemente il
senso di movimento, è un po' diverso dall’accentuazione,
Così come abbiamo visto per quanto riguarda Marco il suo rimprovero qui
in Matteo, è collocato per contrasto subito dopo l'elogio e quindi anche qui
risulta particolarmente forte “va dietro” significa Pietro invece di seguirlo
vuole precederlo pretendendo di farlgli cambiare il piano messianico,
vattene dietro, stai dietro, stai a posto.
Questo tentativo di cambiare il piano messianico di Dio è demoniaco in
quanto mira a separare da Dio, per affermare l'autonomia del suo progetto,
Quindi, no aspetta a lui stabilire e tanto meno contrastare il futuro di Dio,
per questo motivo, questo discepolo che prima era stato definito Beato,
Macarios, ora è qualificato come SATANA termine che usato qui in
riferimento ad una persona “va via da me Satana” come abbiamo visto per
Marco e quindi, sei l'avversario da questo punto di vista agisci per conto di
Satana non per conto mio e la concomitanza di queste due diverse
caratterizzazioni ,vedete , allo scopo di mettere in luce come prima
abbiamo detto è stato considerato Beato, adesso invece viene rimproverato
mette in luce come Pietro non abbia alcun che di divino, ma Pietro è anche
egli, che può entrare in crisi e quindi può avere un'ottica completamente
diversa da quella di Fede, Nell'episodio precedente abbiamo visto che è
chiamato “ROCCIA” adesso viene invece duramente ammonito mediante il
simbolo dello “SCANDALO”. SCANDALON Che cos'è lo scandalo?
Questo termine scandalo è frequente in Marco, diciamo che cos'è lo
scandalo. Lo scandalo è sempre una pietra, lo scandalo è una pietra che si
può trovare sul proprio cammino, poi pensate ai carri di una volta avevano
ovviamente le ruote e quando si andava contro una roccia, si andava fuori
strada, quindi si usciva fuori e questo era scandaloso, quindi uscire fuori
da quello che è invece considerato positivo.
Allora vedete prima Pietro come pietra è stata considerata roccia adesso
come pietra è anche uno scandalo quindi il motivo per cui Pietro assume un
ruolo diabolico consiste nel fatto che non pensa secondo Dio ma secondo
gli uomini.
La frase di Gesù è ricalcata sulle parole della critica profetica che aveva
individuato la sofferenza incolmabile o meglio che produceva il fare la
volontà di Dio e quindi la differenza tra quella che la logica di Dio e quella
che la logica degli uomini. Quindi il discepolo istiga Gesù a inciampare è
uno scandalo cioè a deviare dalla volontà del padre attuando un
messianismo che è secondo quello che sono i progetti umani, il biasimo
rivolto a Pietro che l'abbiamo anche da Marco è un indizio interessante.
Luca l'ha eliminato, ma è un indizio che i Vangeli non hanno intenzione di
idealizzare i discepoli ma di descriverli nella loro reazione, i loro
comportamenti, sia positivi che negativi, mettendo così in rilievo come lo
statuto storico della fede fatto di fedeltà ma anche di fallimenti di
mancanze. Questo Papa insiste moltissimo sulla Misericordia perché si
deve partire dalla considerazione che l’uomo è un essere fragile che ha
bisogno della grazia di Dio della sua presenza può sbagliare ma deve essere
pronto a rialzarsi.
Il rimprovero ha la funzione di mettere in guardia la comunità credente da
farsi prendere a una terribile tentazione cioè che Gesù sia un Messia
glorioso, vincitore ad esempio quelli che esprimono un idea di una Chiesa
trionfante dal punto di vista terreno sono diabolici pensano non come Dio
ma pensano secondo gli uomini , in realtà strumentalizzano la Fede per un
proprio fine e questo è veramente diabolico e di scandalo fa andare fuori
strada, non è quella la linea da seguire per andare incontro al Regno di Dio
e qui alla fine abbiamo
il versetto 24 in cui abbiamo la tradizione concorde, che probabilmente
entrambi aver fatto riferimento alla fonte Q e la riprendono entrambi lo
stesso detto con una magari accentuazione diversa in Matteo il versetto 24
“Gesù lo dice ai suoi discepoli direttamente” qui invece “Gesù chiama la
folla e i suoi discepoli” e invece vedete come ha corretto Luca “ora diceva
a tutti discepoli e folla” non c'è bisogno di fare una distinzione e quindi
vedete Gesù ora mi riferisco a Matteo rivolge ai discepoli un insegnamento
invitandoli ad associarsi alla sua passione e morte. In altre parole vedete la
missione di Gesù che va a morire deve diventare anche un modello di vita
del discepolo cioè quindi se approfondire la sequela con Gesù significa
approfondire anche queste esperienza di vita. I discepoli sono chiamati a
mettersi al servizio di Gesù se condividono le sue parole condividono la
sua esperienza di vita ma anche il percorso di passione e morte e Gesù pone
l'obiettivo indicato venire dietro di me. Nel senso appunto di seguire che è
formulato, anzi secondo alcuni requisiti, negare, rinnegare, disconoscere,
rinunciare se stessi e prendere la propria croce. C'è quest'ultima espressione
“prendere la propria croce”, negli ambienti di Gesù evoca l'immagine
della condanna come esecuzione capitale infame degradante che è riservata
hai ribelli, criminali. La morte in croce era la pena di morte dell’epoca.
Questa espressione nell’esegesi è stata interpretata invece come o molto
spiritualistico o come autolesionismo. Attenzione l’invito di Gesù non può
essere scollegato dalla sua vicenda personale nella quale, egli assumendosi
il compito dell'annuncio del Vangelo ha incontrato ostacoli, difficoltà che
gli hanno procurato il rifiuto , fino alla sua condanna a morte. Ora così
come Gesù in prima istanza non è chiamato a morire, cioè i cristiani non
devono diventare masochisti per essere autentici credenti ma ad annunciare
il Vangelo. Ora questa missione profetica lo potrà fare incorrere anche
nell'esperienza del rifiuto della morte ma non è quella la finalità primaria
non so se mi sono spiegato ma quella è una finalità successiva quello che
viene.
Volevo invece presentarvi invece la connotazione di LUCA che è
interessante la connotazione di Luca qui a un certo punto nel
versetto 23 si dice una cosa bellissima, esprime quella che è la realtà del
credente “se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso prenda la
sua croce ogni giorno e mi segua” qui c’è la differenziazione di Luca, non
fa differenza tra discepoli ma dice a tutti. Il termine “tutti” manifesta che le
esigenze di Gesù sono rivolte agli uomini, uomini di tutti i tempi, cioè c'è
questa prospettiva maggiormente universale per gli uomini di ogni tempo e
ogni storia, di ogni società e quindi vedete questo insegnamento venire
dietro significa, non semplicemente, mettersi alla sua scuola ma imparare
qualcosa puramente teorica della teologia con tutto il rispetto ma anche fare
concretamente esperienza esistenziale.
Quindi da questo punto di vista dice “ogni giorno” cioè praticamente le
prime comunità cristiane di Luca si stava allontanando da questo senso di
idealità dell'esperienza di fede quasi che l’esperienza di Fede era soltanto
qualcosa di straordinario dovesse dire soltanto in alcuni contesti.
Qui invece dice che quotidianamente l'esperienza di fede coinvolge nella
storia,nel tempo 24 ore su 24.
Quando poi dice “rinnegare se stesso” l'evangelista non pensa così come
abbiamo visto prima ad una pratica ascetica ma l'atteggiamento
fondamentale che caratterizza l'esistenza dell'affermazione di sé.
Rinnegare non significa applicare a quello che si è, rinunciare ad essere se
stessi, significa ricevere la propria vita come una grazia di cui non si è
padrone, è molto differente quindi rinnegarsi significa portare la propria
croce ogni giorno. Occorre quindi accettare la sofferenza superare le
difficoltà che la fedeltà quotidiana alle esigenze del vangelo produrranno,
in ciò si concretizza il rinnegarsi, la decisione di incamminarsi in una
esistenza il cui fine non è l’egocentrismo, l'autoreferenzialità, il narcisismo,
oggi il modo cui ci vuole presentare. Quindi da questo punto di vista
vedete c'è un esigenza precisa quella di incamminarsi sulla stessa via
pronto naturalmente, non a farsi perseguitare ad ammazzarsi ma avere
questa prospettiva che deve guidare quotidianamente il credente una
testimonianza di vita che è nella quotidianità. Così come per esempio il
nostro caro Giacomo io vi dico di leggere le lettera di Giacomo perché io
poi lo chiedo all'esame perché appunto esprime questa coerenza di Fede,
una Fede che è accettata e soprattutto una Fede ma una fede vissuta.

Testo per lo studio


Itroduzione al Nuovo Testamento

La cosa importante per me e che riusciate a capire come ci si deve


avvicinare un testo e adesso vi sto facendo vedere praticamente quando
abbiamo a che fare con i sinottici è importante fare un confronto tra i loro
perché riusciamo a capire qual’è il linguaggio di ognuno.
Qual è la teologia di ognuno e quindi qual è il messaggio, e non
semplicemente un testo di archeologia che ci dice cosa volevano dire ma
anche ci sono degli spunti di attualizzazione che sono molto importanti.

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