Tutta la parte centrale dal versetto 17 al versetto 19 fa parte della tradizione
propria di Pietro. Questo è importante, sempre confrontare una sinossi e perché voi sapete per quanto riguarda il problema sinottico noi abbiamo la triplice tradizione, la duplice tradizione e la tradizione propria. La triplice tradizione quando entrambi i brani li troviamo pressoché identici ma con alcune piccole differenze sia in Marco sia in Matteo e sia in Luca, è questo il caso dei primi versetti di Marco 8,27-29 che li ritroviamo anche in Luca e Matteo, ovviamente ritroviamo in tre contesti completamente diversi un contesto è quello di Marco, un contesto è quello di Matteo e un contesto è quello di Luca, come abbiamo già visto ieri. Poi abbiamo la tradizione propria, sono quelle parti appunto che sono proprie di ogni singolo Evangelista. Andate sul mio sito, dove troverete riguardo al problema sinottico alcune slide che ho utilizzato negli anni passati dove ci sono le proporzioni esistenti tra i tre Evangelisti). Per quanto riguarda il materiale della triplice tradizione praticamente la maggior parte è confluito di Marco in Matteo e Luca e poi abbiamo la duplice tradizione in cui combaciano un po' Luca e Matteo perché probabilmente avevano in comune la fonte Q e poi ciò che è proprio della tradizione propria di ogni singolo evangelista. Quindi come vedete questi sono i versetti che sono propri di Matteo perché hanno una connotazione del tutto particolare. Abbiamo visto ieri : il versetto 17 “Beato Simone figlio di Giona perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato ma il padre mio che sta nei cieli” quindi importantissimo e poi abbiamo visto anche il versetto 18 “ed io ti dico che tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di esso”; il versetto 19, come potete notare dal nostro testo, la terza parola rivolta a Pietro è incentrata sulle responsabilità delle chiavi a cui poi si aggiunge un secondo compito complementare, quale, “darò le chiavi” è quello di legare e di sciogliere. Questa duplice parola è espressa in modo parallelo antitetico “ciò che legherai sarà legato ciò che sarà sciolto sarà sciolto sulla terra” cioè un conto è il legare un conto è lo sciogliere. Sono tra loro posti in maniera antitetica. Questo binomio legare e sciogliere riprende la terminologia rabbinica mediante la quale si proibisce o si permette qualcosa in rapporto all'applicazione della legge in campo sia dottrinale e sia in campo disciplinare. In modo particolare, per esempio, ci attesta questa caratteristica tipicamente rabbinica, Giuseppe Flavio, per esempio, proprio in questa testimonianza a proposito dei farisei al tempo della regina Alessandra, siamo del primo secolo avanti Cristo, con sempre più autorità e Giuseppe Flavio ci dice che erano liberi di esiliare e devi richiamare che volessero di assolvere e di condannare. Legare e sciogliere, in modo particolare per quanto riguarda “legare” abbiamo il verbo greco DEO, invece per quanto riguarda “sciogliere” abbiamo il verbo JYO (Liuvo) lo troviamo anche in Mt 5,19 e Mt 18,18. Ora per esempio e ho fatto riferimento Il termine sciogliere lo troviamo nel discorso della montagna al Capitolo 5,19, cioè il verbo JYO “chi dunque osserverà uno solo di questi agli uomini a fare altrettanto” abbiamo qui il verbo JYOSEI (LIUSEI). Anche in questo contesto ricorre il verbo JYO sciogliere e anche il verbo legare per indicare non più il compito soltanto di Pietro ma di tutta la comunità, cioè praticamente tutto “quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo e tutto quello che scioglierete sarà sciolto nel cielo” vedete questo lo troviamo nel discorso ecclesiale in Matteo al capitolo 18,18 è interessante vedete questa formula di Matteo abbiamo il discorso comunitario. l Vangelo di Mt è organizzato in cinque grandi discorsi : Il discorso della montagna i,l primo grande discorso, poi abbiamo il quarto discorso il cosiddetto discorso comunitario , quindi dal versetto 18 Gesù fa questo lungo discorso ai discepoli sulla vita della comunità è proprio nel versetto 18,18, se voi andate a leggere a proposito della correzione fraterna si dice in verità io vi dico tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo è tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto nel cielo” abbiamo quindi una duplice formulazione parallela sia nell'incarico dato a Pietro sia nell’incarico dato alla comunità. Praticamente questa duplice formulazione è perfettamente parallela, quindi 18,18 con l'autorevolezza di Pietro. Pietro non esercita questo suo modo di legare o di sciogliere semplicemente per un proprio arbitro, ma perché in sintonia con quello della Chiesa, cioè con la volontà di Dio che è stata rivelata in Gesù mediante il suo Vangelo. Vi dicevo a proposito di questo che abbiamo anche questa formulazione in Giovanni 20,23 potete notare appunto questa formulazione quando Gesù appare ai discepoli: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati.” qui abbiamo appunto il compito di rimettere i peccati che è conferito all'intera comunità, va bene, mentre in Mt 16,9 è presentato come unico privilegio di Pietro però abbiamo visto che anche per quanto riguarda Matteo abbiamo questa formulazione parallela Matteo 18,18. e quindi il compito di Pietro forse vedete è designato su quello dei capi dei Giudei che vengono criticati per la loro incapacità ma “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare” (Mt 23,13). Ora abbiamo il verbo, DEO legare, che significa consegnare, esprimere un'azione che accadrà nel futuro, “a te darò le chiavi” come abbiamo visto “Ti darò le chiavi”. Qui abbiamo il verbo DARE in greco il verbo dare è uguale a DIDOMI’ appunto significa dare, cioè consegnare, esprimere un'azione che accadrà nel futuro perché noi abbiamo il verbo al futuro. Nell’Antico Testamento le chiavi CLEIS sono simbolo dell'autorità, come per esempio nel Antico Testamento quando sono consegnati a Deliachim le chiavi con il compito di sovraintendere al palazzo reale con queste parole : “ed ecco io pongo la casa di Davide sulle tue spalle e degli aprirà e nessuno chiuderà , e nessuno aprirà”. Diciamo che qui è indicata allora, una funzione di responsabilità cioè una responsabilità. Ovviamente questa responsabilità è in ordine al “Regno dei cieli”, nella maggior parte dei testi in Matteo non troviamo mai “Regno di Dio”, infatti perché di essi è il regno dei cieli, per un motivo molto semplice Matteo è uno che proviene dalla tradizione giudaica, custode della tradizione giudaica, sa che non si può pronunciare il nome di Dio. Ecco che viene utilizzato un simbolismo che è il cielo che luogo della trascendenza che indica il mondo di Dio, per questo Matteo se per caso vi trovate ad ascoltare una pagina del Vangelo e trovate l'espressione Regno dei cieli state tranquilli che per il 90% è Matteo. Certo qualche volta ritorna pure un po' in Marco però la maggior parte troviamo soprattutto in Matteo. Questa funzione di responsabilità che in ordine del Regno dei cieli indica la Signoria di Dio sulla storia degli uomini. Pietro quindi riceve la responsabilità in relazione all’entrare nel Regno di Dio o esserne esclusi. L'interpretazione storica del disegno di Dio manifestato con la missione di Gesù viene ratificata nei cieli, dice questa responsabilità della chiesa,è stata ulteriormente confermata dal Risorto. Il risorto incarica i suoi discepoli missionari di insegnare che cosa? Ad osservare tutto ciò che io vi ho comandato ciò che viene espresso nella conclusione del Vangelo di Mt 28, 20 é il motivo di questo compito affidato a Pietro, sta nel fatto che egli ha saputo riconoscere nel Profeta Gesù, il Messia, il figlio di Dio. A questo punto vedete l'episodio si conclude con l'ingiunzione rivolta da Gesù ai discepoli “dobbiamo” è uguale, qui siamo proprio in presenza di una Triplice tradizione. Possiamo dire che entrambi avessero avuto l'unica fonte però possiamo dire che effettivamente Marco può essere servita da base. Marco non ha grandi insegnamenti, anche se poco avanti vedremo il verbo che utilizza Marco a proposito dell’insegnamento ma la maggior parte del testo di Marco è un testo narrativo che è andato ha finire un po' dappertutto. Allora vediamo “ammonì i discepoli” si conclude quindi con questa ingiunzione agli apostoli di non diffondere la sua identità messianica, cioè lo dice espressamente quanti sono pure piccoli tocchi differen,ti ammonire i discepoli che non dicessero a nessuno che egli era il Cristo, si riferisce appunto alla sua identità messianica che come si vedrà, messa in pasto alle folle, può essere fraintesa può suscitare false aspettative politiche, e l’ordine che è più ricorrente “dire non dire a nessuno” nel vangelo di Mc è meno frequente, in Mt in questo caso, può essere spiegato con la rivelazione di Gesù in seguito al suo destino di morte passione e Resurrezione. La diffusione pubblica poterebbe infatti a un fraintendimento della sua identità di figlio di Dio e quindi Gesù vuole evitare proprio questo. Notate Matteo precisa molto bene riferito al suo messianismo per il Cristo, mentre vedete Marco non ha bisogno di dire che “ li ammonì che non parlassero di lui con nessuno” per quale motivo ? E’ molto semplice notate ha appena detto “tu sei il Cristo“ e subito dopo notate c’è l'ordine di non parlarne più, il motivo è molto semplice è stato già detto che era il Cristo era inutile qualsiasi ripetizione. Pietro rispondendo disse addirittura la differenza, il Cristo di Dio per indicare la sua figliolanza Divina e anche qui gli ammonì, prescrisse addirittura di non dire ciò a nessuno ed è qui abbiamo ancora un verbo ancora più forte di tutta una prescrizione, un'ingiunzione ancora più forte. Forse perché Luca ci da questa ulteriore spiegazione, perché siamo in un periodo in cui la Chiesa, siamo alla fine della seconda, terza generazione cristiana, possono nascere ancora molte ambiguità, la politica poteva dare adito a fra intendimenti. Adesso passando all'annuncio della passione, vediamo come sono diversi gli attacchi , vediamo innanzitutto l'attacco di Luca, c'è una virgola qui e quindi notate “egli ammonendo di non dire a nessuno, dicendo che il figlio dell'uomo doveva partire molte cose di essere provato dagli anziani sacerdoti e scribi ed essere ucciso il terzo giorno” mentre qui tipicamente quella che è la tradizione Marciana abbiamo una “E” ricordate che ieri gli ho fatto vedere tutti gli “E” congiunzioni “kai” che servono appunto da collegamento con quanto precede, e inizia espressamente in Marco una nuova sezione addirittura interessante che Marco non ha assolutamente gli insegnamenti di Gesù, Qui viene utilizzato il verbo “insegnare” però dovremmo vedere adesso un po' il significato appunto di questo testo. Volendo dare un po' una sintesi a ciò che abbiamo detto, dobbiamo dire che questo testo in particolare il brano di Matteo rappresenta uno dei vertici di fede dell'esperienza dei discepoli che scoprono Gesù , cioè viene riconosciuto dal suo gruppo non solo come uno tra i tanti inviati da Israele ma come il Messia inviato, dal Padre. Quindi è la comprensione della vera identità di Gesù da parte di Pietro, è il vero motivo per cui il discepolo riceve l'incarico di guidare la comunità credente. L’apostolo Pietro ha un compito in ordine all'interpretazione della volontà di Dio che se è attuata questa volontà di Dio conduce al suo regno. Nella prospettiva del primo Vangelo il ruolo di Pietro che si è attuato in varie forme nel corso della storia, deve continuare nel tempo fino alla venuta definitiva del Regno di Dio, dal momento che la Chiesa ha la missione di interpretare la volontà di Dio per condurre tutti i credenti al Regno dei Cieli. E questo ruolo nell’ambito della comunità Cristiana l’ha avuto Pietro e suoi successori. Ora vediamo Marco capitolo 8, 31-33 Il primo annuncio della Passione “E cominciò a insegnar loro il Figlio dell'uomo doveva molto patire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere e diceva la parola apertamente. e Pietro preso con se cominciò a rimproverarlo ma egli voltatosi indietro e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “via dietro di me Satana poiché non hai il senso delle cose di Dio ma quelle degli uomini”.
E’ Veramente terribile questo rimprovero. Notate che questo primo
annuncio della Passione, di Marco, Luca lo ha un po' corretto manca tutta questa parte manca che fa riferimento in modo particolare al rimprovero di Pietro che è chiamato a “Satana”. Insomma è un rimprovero, è molto forte, che viene fatto a Gesù. Luca smorza anche sia da una parte Gesù che si rivolge in maniera forte nei confronti di Pietro sia anche il ruolo che Pietro nella storia da questo punto di vista risulta più attendibile Marco. Vedete “E comincio a insegnare loro” siamo appunto adesso il tetto Marciano, Marco usa il verbo “COMINCIARE” che è il verbo greco ARCHESTAI appunto vuol dire cominciare, viene utilizzato da Marco 26 volte in tutto il vangelo e due volte lo troviamo in questo, in due versetti successivi. “comincio a insegnare…..venire ucciso,..” due volte in questo versetto. Insieme a cominciò “ERXATO” “archestai” cominciò ad insegnare. Quindi preso atto della confessione di Pietro, Gesù il Messia, adesso Gesù comincia a spiegare la vera natura della sua messianicità e ciò che essa comporta per i suoi seguaci. Qui adesso se facciamo un piccolo confronto con Matteo e con Luca e tenendo come testo base il vangelo di Marco abbiamo l'espressione “Figlio dell'uomo” e ritorna anche in Luca e possiamo capire che qui a un certo punto Matteo sta utilizzando una sua tradizione personale che è quella che adesso andremo ad analizzare . Quindi il Figlio dell'uomo è stato usato per l'ultima volta al capitolo 2,28, questo è un titolo di Gesù che diventerà di spicco anche nel seguito del racconto al versetto 38,8 e del capitolo 9, 9 ed è usato questo titolo Figlio dell'uomo in tutte e tre le tradizioni del della Passione (8,31; 9,31; 10,33- 34) è facile individuare questa parte dove abbiamo la predizione della Passione di Gesù perché 8,31;9,31; 10,33-34. Nella Antico Testamento non c'è un collegamento diretto tra il Figlio dell'uomo e la sofferenza, il Figlio dell'uomo è espressione, diventerà poi un titolo proprio di Gesù per indicare la sua umanità, la sua incarnazione . A questo punto si dice “insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva” qui “DOVEVA” abbiamo qui il verbo dovere, che è una forma impersonale, “doveva patire molto”, il verbo impersonale viene usato qui per la prima volta e diventerà sempre più importante con il progredire del racconto e introduce l'idea che cosa doveva soffrire, l'idea della volontà divina man mano che il piano di Dio si concretizza nella passione di Gesù e negli eventi della fine dei tempi. Sarà usato per esempio questo verbo tre volte nel capitolo 13 il capitolo Apocalittico, e poi preannuncia anche la preghiera nel Getsemani, quando riconosce ed accetta la sua morte imminente, come espressione della volontà di Dio. Mc 14,36 ciò che accade è secondo la volontà di Dio, e poi ad essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi. Nel racconto Marciano della passione e poi esamineremo verso Pasqua questi tre gruppi costituiscono gli istigatori dell'opposizione giudaica a Gesù, i farisei tanto attivi nella controversia con Gesù durante il suo ministero pubblico, nel racconto della passione non compaiono, gli anziani rappresentano i capi dei Giudei probabilmente membri del Sinedrio ed altre personalità influenti. I capi dei sacerdoti sono Anna e Caifa e poi il personale del tempio, gli scribi sono invece l'intelligenza del tempo gli intellettuali, non sono solo esperti nell'arte di scrivere, di leggere, ma anche esperti periti nella Sapienza tradizionale e nella Torah, la legge dei giudei. Poi “dopo tre giorni risorgere” la terminologia che è usata di frequente nel Nuovo Testamento per indicare la Resurrezione dopo tre giorni, il terzo giorno che è molto vicino a quanto afferma Osea 6,2. Nelle predizioni Marciane notate la differenza “essere ucciso e resuscitato il terzo giorno” caratteristica in Matteoe in Lu ca, in Marco dice sempre dopo tre giorni. Dopo tre giorni e risorgere, qui sempre il terzo giorno a quanto pare computando le frazioni del venerdì santo della domenica di Pasqua come giorni interi. “E Gesù diceva la parola apertamente” “DICEVA” è un imperfetto, è un azione ripetitiva da parte di Gesù, che Gesù ha continuamente insegnato questa realtà, cioè è stato un insegnamento costante di Gesù. Poi abbiamo “Apertamente” un avverbio che sarà caratteristico della comunità Cristiana avverbio parresia significa Coraggio, franchezza .
Ora è qui ha il senso di apertamente, palesemente, abbiamo il fatto che
Pietro i discepoli non capiscono cosa Gesù voglia dire. Il versetto 32, abbiamo visto Pietro comincia a rimproverare Gesù, il motivo dell’intervento di Pietro non è precisato. Il contesto indica che Pietro non riesce a fare il collegamento tra il Messia e Gesù che è la sofferenza. Vedremo in Mt 16,21-22 sarà ulteriormente precisato, Matteo sarà più esplicito, e quindi questo riguarda Marco e “voltatosi indietro e guardando i suoi discepoli rimproverò Pietro” mentre Pietro vuole che il suo rimprovero a Gesù sia in privato prendimi in disparte ma che stai dicendo? Quello che Gesù invece rivolge a Pietro è fatto davanti a tutti i discepoli, questa contrapposizione perché i discepoli sono testimoni, cioè questo diventa un momento di insegnamento e addirittura Gesù usa un'espressione che viene utilizzata nel contesto degli esorcismi Mc 1,25 oppure quando Gesù seda la tempesta è Satana questa tempesta (come si parla di Satana nel Vangelo di Marco) e quindi usa “va dietro me Satana” il racconto fa riferimento al racconto della tentazione il verbo “va dietro di me Satana” il verbo ebraico “SATAN” significa “mettere alla prova” oppure tentare, quindi praticamente dice a Pietro “tentatore” questo e termine Satan esprime il ruolo del personaggio Satana in, Giobbe 1,2, Zaccaria3,1-2, ai tempi del Nuovo Testamento la figura di Satana diventa il principio del male nella lotta cosmica che condiziona la storia umana fino al momento dell'Eschaton. Rifiutandosi di accettare il piano di Dio, che prevede il Messia Figlio dell'uomo sofferente, Pietro si schiera sul versante sbagliato della lotta. Poiché non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini , l’accusa che Gesù rivolge a Pietro, ricorda Marco che la storia di Gesù ha una portata cosmo- escatologica già in Marco sviluppata nel Prologo Mc 1,1-13. Adesso quali sono un po' le differenze per quanto riguarda il primo annuncio della pPssione in Matteo, ( differenze: Mc dopo tre giorni, Mt e Lc il terzo giorno cioè diversa formulazione per indicare la resurrezione. Per Mc è una connotazione cronologica morte, silenzio e Pasqua, vicino a Osea invece per Mt e Lc fanno riferimento al giorno della risurrezione è più corretto. Perché i Farisei non compaiono, compaiono solo i sacerdoti e gli scribi e gli anziani ? Perchè Marco che non è della tradizione giudaica a lui interessa poco, perché Marco scrive a persone che sono del mondo pagano sono condannati accettare il tema della sofferenza del Figlio di Dio ). Adesso vediamo come invece il testo di Matteo per coglierne alcune differenze rispetto a Marco, questo ci aiuta a comprendere meglio le prospettive teologiche e quindi facendo Marco, non necessariamente sto facendo anche Matteo e stiamo facendo anche Luca e stiamo facendo emergere quella che è la teologia Matteana e Lucana di cui poi dopo alla fine avremo una sintesi. Vedete qui si parla addirittura “doveva partire dagli anziani ed ucciso dopo tre giorni” anche qui nel Vangelo di Matteo inizia con “da allora” sta ad indicare che d'ora in poi che la sua comunità dei discepoli ha capito che Gesù è il Cristo, è la chiave cui deve essere interpretata la sua messianicità. Ecco che inizia a svelare cosa è realmente. e quindi, qui si dice addirittura che indica Gesù quindi questo verbo “cominciò a mostrare” rispetto a Marco e Matteo ha una connotazione un po' diversa comincio a mostrare, cominciò a insegnare, in Luca scompare tutto e si dice “dicendo” è semplicemente dire questo verbo mostrare che in greco esattamente il verbo DEIKNYMI (DECNUMI) che vuol dire “mostrare” indicare, far sapere, sotto intende un'azione rivelatoria da parte di Gesù mentre nel Vangelo di Marco parla di se stesso mediante la figura del Figlio dell'uomo, qui invece vedete l'appellativo di Figlio dell'uomo non compare. E’ Gesù stesso che rivela. E poi qui Doveva , è necessario, prima volta che viene utilizzato da Matteo. Indica praticamente la volontà di Dio, questo “doveva”, qui ha un'altra connotazione interessante, qui viene espresso per la prima volta il riferimento “doveva andare a Gerusalemme” (A proposito apro una piccola parentesi nel portale trovate un articolo su Gerusalemme di qualche anno fa se volete andate a leggere è abbastanza interessante, tener presente, perché mi dà un quadro della geografia notate il riferimento esplicito a Gerusalemme viene indicato proprio il luogo dove doveva soffrire ed essere condannato e perché esprime proprio questo?) Questa città che è erede dell'esperienza delle speranze delle promesse bibliche dove risiede il tempio è anche il luogo della morte degli inviati di Dio, prima dei Profeti Mt 23,37 e ora del Messia. E già questo traspare nei primi versetti del Vangelo di Matteo il rifiuto del bambino da parte di Erode e dei responsabili Gerusalemme che viene raccontato da Matteo all’inizio del vangelo è un quadro prolettico che vuol dire prolettico cioè che anticipa la sorte dolorosa di Gesù,lo abbiamo in Mt 21,12 , la cosi detta strage degli innocenti e poi probabilmente non c’è mai stata. Quindi è Matteo che sintetizza tutta la sua passione, l’arresto, la preghiera nel Getsemani, con il verbo utilizzato, sempre, il verbo “PATIRE” , il verbo “PASCO” uguale patire, soffrire, quindi la causa della sua morte è imputata agli anziani ai sacerdoti, e scribi ossia alla aristocrazia laica religiosa e intellettuale che forma il Sinedrio. Vedete i primi e i secondi non compaiono mai a confronto con Gesù durante il ministero pubblico, se non negli ultimi momenti quando Gesù si trova a Gerusalemme e anche durante il processo. Mentre i terzi qualche volta gli scribi, durante la sua missione si scontrano con lui, Gesù,che interpretano la scrittura con cui si scontra. I responsabili del popolo di Israele sia pure di eterogenea estrazione sociale culturale e anche di differente prospettiva teologica perché un conto sono gli scribi un conto sacerdoti. Certo poi ognuno aveva una propria visione teologica però sono concordi in un'unica finalità, cioè quella di uccidere Gesù. Il progetto violento dei capi dei Giudei non può assolutamente fermare la potenza di Dio, quindi la quale non viene annientata con l’uccisione in croce ma diventa forza di Resurrezione. Ora sebbene in Israele si credesse in una vita dopo la morte come ricompensa per il giusto non vi era la speranza che un defunto potesse tornare a vivere sulla terra, perché al tempo di Gesù la resurrezione non è ancora un'opinione comune, emerge infatti nel A.T. questa realtà della resurrezione compare tardivamente da un contesto di giudizio di Isaia 25, 8 Daniele 12,2 in cui ci si domanda il perché di un martire di un giusto perseguitato e nei testi profetici il linguaggio della Resurrezione indica l’intervento radicale di Dio che fa ripartire la storia dopo una disgrazia dopo una catastrofe nazionale. Questo Ezechiele 37 e Osea 6,1-2 Oppure si esprime la vita futura dei martiri solo con la con la 2Macc.7 e lo sviluppo della letteratura apocrifa noi abbiamo una certa sicurezza che Israele pensi ad una Resurrezione che ha come finalità l'azione di Dio che riscatta il suo popolo, che riscatta i suoi fedeli. E Matteo quando parla della Resurrezione fa riferimento sempre al verbo “EGEIRO”(EGHEIRO) – RISORGERE mentre Marco fa riferimento al verbo “aniste” cioè stare in piedi vuol dire appunto “risorgere” è usato per la prima volta e indica il passaggio da una posizione supina o meglio stare steso sul letto, a quella eretta oppure descrivere sveglio e si trova nei Vangeli sempre al passivo per sottolineare come la resurrezione di Gesù sia il risultato dell'azione potente di Dio. Quindi devono essere in contrasto le azioni umane, le azioni umane sono di tipo violento omicida con l’azione invece vitalizzante credo la vita e ridona speranza che rialza da parte di Dio Poi abbiamo il testo 22 “Pietro prese con se e cominciò a rimproveralo dicendo Dio ti preservi Signore ciò non ti accadrà mai, ma egli voltandosi disse a Pietro, va via dietro a me Satana tu mi sei di scandalo, poiché non hai il senso delle cose di Dio ma di quelle degli uomini.” Ora qui lavora un po' vicino a Marco, vediamo il testo finale è un po' invece se ne va secondo quella che è la propria tradizione quindi diciamo che Matteo non segue Luca ma Marco. Allora abbiamo il verbo appunto “rimproverare” che abbiamo visto già per quanto riguarda Marco poi dice “questo non ti accadrà mai Dio di preservi” cioè praticamente significa Dio ti sia propizio, come se a un certo punto Dio sia dalla tua part, quindi questo non ti accadrà mai, quindi a un certo punto egli voltandosi disse a Pietro abbiamo la scena un po simile alla scena in Marco e quindi l'azione di Gesù assume qui ,semplicemente il senso di movimento, è un po' diverso dall’accentuazione, Così come abbiamo visto per quanto riguarda Marco il suo rimprovero qui in Matteo, è collocato per contrasto subito dopo l'elogio e quindi anche qui risulta particolarmente forte “va dietro” significa Pietro invece di seguirlo vuole precederlo pretendendo di farlgli cambiare il piano messianico, vattene dietro, stai dietro, stai a posto. Questo tentativo di cambiare il piano messianico di Dio è demoniaco in quanto mira a separare da Dio, per affermare l'autonomia del suo progetto, Quindi, no aspetta a lui stabilire e tanto meno contrastare il futuro di Dio, per questo motivo, questo discepolo che prima era stato definito Beato, Macarios, ora è qualificato come SATANA termine che usato qui in riferimento ad una persona “va via da me Satana” come abbiamo visto per Marco e quindi, sei l'avversario da questo punto di vista agisci per conto di Satana non per conto mio e la concomitanza di queste due diverse caratterizzazioni ,vedete , allo scopo di mettere in luce come prima abbiamo detto è stato considerato Beato, adesso invece viene rimproverato mette in luce come Pietro non abbia alcun che di divino, ma Pietro è anche egli, che può entrare in crisi e quindi può avere un'ottica completamente diversa da quella di Fede, Nell'episodio precedente abbiamo visto che è chiamato “ROCCIA” adesso viene invece duramente ammonito mediante il simbolo dello “SCANDALO”. SCANDALON Che cos'è lo scandalo? Questo termine scandalo è frequente in Marco, diciamo che cos'è lo scandalo. Lo scandalo è sempre una pietra, lo scandalo è una pietra che si può trovare sul proprio cammino, poi pensate ai carri di una volta avevano ovviamente le ruote e quando si andava contro una roccia, si andava fuori strada, quindi si usciva fuori e questo era scandaloso, quindi uscire fuori da quello che è invece considerato positivo. Allora vedete prima Pietro come pietra è stata considerata roccia adesso come pietra è anche uno scandalo quindi il motivo per cui Pietro assume un ruolo diabolico consiste nel fatto che non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini. La frase di Gesù è ricalcata sulle parole della critica profetica che aveva individuato la sofferenza incolmabile o meglio che produceva il fare la volontà di Dio e quindi la differenza tra quella che la logica di Dio e quella che la logica degli uomini. Quindi il discepolo istiga Gesù a inciampare è uno scandalo cioè a deviare dalla volontà del padre attuando un messianismo che è secondo quello che sono i progetti umani, il biasimo rivolto a Pietro che l'abbiamo anche da Marco è un indizio interessante. Luca l'ha eliminato, ma è un indizio che i Vangeli non hanno intenzione di idealizzare i discepoli ma di descriverli nella loro reazione, i loro comportamenti, sia positivi che negativi, mettendo così in rilievo come lo statuto storico della fede fatto di fedeltà ma anche di fallimenti di mancanze. Questo Papa insiste moltissimo sulla Misericordia perché si deve partire dalla considerazione che l’uomo è un essere fragile che ha bisogno della grazia di Dio della sua presenza può sbagliare ma deve essere pronto a rialzarsi. Il rimprovero ha la funzione di mettere in guardia la comunità credente da farsi prendere a una terribile tentazione cioè che Gesù sia un Messia glorioso, vincitore ad esempio quelli che esprimono un idea di una Chiesa trionfante dal punto di vista terreno sono diabolici pensano non come Dio ma pensano secondo gli uomini , in realtà strumentalizzano la Fede per un proprio fine e questo è veramente diabolico e di scandalo fa andare fuori strada, non è quella la linea da seguire per andare incontro al Regno di Dio e qui alla fine abbiamo il versetto 24 in cui abbiamo la tradizione concorde, che probabilmente entrambi aver fatto riferimento alla fonte Q e la riprendono entrambi lo stesso detto con una magari accentuazione diversa in Matteo il versetto 24 “Gesù lo dice ai suoi discepoli direttamente” qui invece “Gesù chiama la folla e i suoi discepoli” e invece vedete come ha corretto Luca “ora diceva a tutti discepoli e folla” non c'è bisogno di fare una distinzione e quindi vedete Gesù ora mi riferisco a Matteo rivolge ai discepoli un insegnamento invitandoli ad associarsi alla sua passione e morte. In altre parole vedete la missione di Gesù che va a morire deve diventare anche un modello di vita del discepolo cioè quindi se approfondire la sequela con Gesù significa approfondire anche queste esperienza di vita. I discepoli sono chiamati a mettersi al servizio di Gesù se condividono le sue parole condividono la sua esperienza di vita ma anche il percorso di passione e morte e Gesù pone l'obiettivo indicato venire dietro di me. Nel senso appunto di seguire che è formulato, anzi secondo alcuni requisiti, negare, rinnegare, disconoscere, rinunciare se stessi e prendere la propria croce. C'è quest'ultima espressione “prendere la propria croce”, negli ambienti di Gesù evoca l'immagine della condanna come esecuzione capitale infame degradante che è riservata hai ribelli, criminali. La morte in croce era la pena di morte dell’epoca. Questa espressione nell’esegesi è stata interpretata invece come o molto spiritualistico o come autolesionismo. Attenzione l’invito di Gesù non può essere scollegato dalla sua vicenda personale nella quale, egli assumendosi il compito dell'annuncio del Vangelo ha incontrato ostacoli, difficoltà che gli hanno procurato il rifiuto , fino alla sua condanna a morte. Ora così come Gesù in prima istanza non è chiamato a morire, cioè i cristiani non devono diventare masochisti per essere autentici credenti ma ad annunciare il Vangelo. Ora questa missione profetica lo potrà fare incorrere anche nell'esperienza del rifiuto della morte ma non è quella la finalità primaria non so se mi sono spiegato ma quella è una finalità successiva quello che viene. Volevo invece presentarvi invece la connotazione di LUCA che è interessante la connotazione di Luca qui a un certo punto nel versetto 23 si dice una cosa bellissima, esprime quella che è la realtà del credente “se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” qui c’è la differenziazione di Luca, non fa differenza tra discepoli ma dice a tutti. Il termine “tutti” manifesta che le esigenze di Gesù sono rivolte agli uomini, uomini di tutti i tempi, cioè c'è questa prospettiva maggiormente universale per gli uomini di ogni tempo e ogni storia, di ogni società e quindi vedete questo insegnamento venire dietro significa, non semplicemente, mettersi alla sua scuola ma imparare qualcosa puramente teorica della teologia con tutto il rispetto ma anche fare concretamente esperienza esistenziale. Quindi da questo punto di vista dice “ogni giorno” cioè praticamente le prime comunità cristiane di Luca si stava allontanando da questo senso di idealità dell'esperienza di fede quasi che l’esperienza di Fede era soltanto qualcosa di straordinario dovesse dire soltanto in alcuni contesti. Qui invece dice che quotidianamente l'esperienza di fede coinvolge nella storia,nel tempo 24 ore su 24. Quando poi dice “rinnegare se stesso” l'evangelista non pensa così come abbiamo visto prima ad una pratica ascetica ma l'atteggiamento fondamentale che caratterizza l'esistenza dell'affermazione di sé. Rinnegare non significa applicare a quello che si è, rinunciare ad essere se stessi, significa ricevere la propria vita come una grazia di cui non si è padrone, è molto differente quindi rinnegarsi significa portare la propria croce ogni giorno. Occorre quindi accettare la sofferenza superare le difficoltà che la fedeltà quotidiana alle esigenze del vangelo produrranno, in ciò si concretizza il rinnegarsi, la decisione di incamminarsi in una esistenza il cui fine non è l’egocentrismo, l'autoreferenzialità, il narcisismo, oggi il modo cui ci vuole presentare. Quindi da questo punto di vista vedete c'è un esigenza precisa quella di incamminarsi sulla stessa via pronto naturalmente, non a farsi perseguitare ad ammazzarsi ma avere questa prospettiva che deve guidare quotidianamente il credente una testimonianza di vita che è nella quotidianità. Così come per esempio il nostro caro Giacomo io vi dico di leggere le lettera di Giacomo perché io poi lo chiedo all'esame perché appunto esprime questa coerenza di Fede, una Fede che è accettata e soprattutto una Fede ma una fede vissuta.
Testo per lo studio
Itroduzione al Nuovo Testamento
La cosa importante per me e che riusciate a capire come ci si deve
avvicinare un testo e adesso vi sto facendo vedere praticamente quando abbiamo a che fare con i sinottici è importante fare un confronto tra i loro perché riusciamo a capire qual’è il linguaggio di ognuno. Qual è la teologia di ognuno e quindi qual è il messaggio, e non semplicemente un testo di archeologia che ci dice cosa volevano dire ma anche ci sono degli spunti di attualizzazione che sono molto importanti.
Un modello alternativo di economia e di società: La costruzione dell'edificio della Dottrina Sociale della Chiesa e il modello di economia e società che ne discende