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LEZ 9 4.11.

21

L'epilettico indemoniato
14 
E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.  15 Tutta la folla, al vederlo, fu presa
da meraviglia e corse a salutarlo. 16 Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17 Gli rispose uno della folla: «Maestro, ho
portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. 18 Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si
irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19 Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione
incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20 E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo
spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. 21 Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli
accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; 22 anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi
qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23 Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24 Il padre del fanciullo rispose ad
alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità». 25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo:
«Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26 E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo
diventò come morto, sicché molti dicevano: «E' morto». 27 Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
28 
Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». 29 Ed egli disse loro: «Questa
specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Nella lezione prec. si è parlato del brano del Fanciullo indemoniato (Mc 9,14...) posseduto da
uno spirito muto.

Considerazioni sul brano:

Dal Punto di vista Narrativo: Il brano utilizza la forma narrativa di un racconto articolato con
particolari intriganti, per dare alcuni messaggi al lettore di Marco.

Il brano non vuol mettere esclusivamente in luce la capacità straordinaria di Gesù di operare
prodigi, miracoli ed esorcismi, non è questo il cuore dell’episodio.

Mentre Matteo è più lineare, essenziale, asciutto, (mette le parti che servono per risaltare il
dialogo tra Gesù e colui che riceve il miracolo e mettere in evidenza la grandezza di Gesù, Lc
si trova sulla via di mezzo) questi versetti di Marco alternano azioni e parole per mettere in
scena personaggi per niente piatti, come per esempio il padre del ragazzo, protagonista dei
uno dei più importanti dialoghi dell’episodio.

● Il Padre fa in modo che il lettore possa concentrarsi sulle tematiche che Marco vuole
evidenziare: di fatti entra sulla scena più di una volta in modo interessante, non solo
rispondendo alle domande di Gesù, ma anche con proprio intervento, con cui mostra di aver
compreso che il punto che sta a cuore di Gesù non è la grandezza e straordinarietà di ciò che
lui ha fatto la sua capacità taumaturgica, ma la FEDE.

Il tenore del dialogo mostra che è importante una qualità particolare della fede, che ha a che
fare con la rivelazione del mistero della morte e resurrezione di Gesù. ?

● Il testo parte con una dichiarazione d’impotenza da parte dei discepoli di scacciare lo
spirito muto, si conclude con una richiesta di preghiera da parte di Gesù, potremmo dire che
questo testo mette in evidenza un PERCORSO DI FEDE DEL PADRE, che culmina proprio
nel versetto 24, quando il padre dice “Credo!Aiuta la mia incredulità”. Solo a questo punto,
quando la fede si è fatta preghiera, questo abbandono, sembra di poter riconoscere un processo
di maturazione della fede del padre. Il padre diventa personaggio principale del racconto.
1
Ulteriore esempio di quei personaggi minori, che pur comparendo in un unico episodio hanno
la capacità di essere modelli positivi che Marco propone alla sua comunità.

● Emerge quindi l’importanza del rapporto tra Fede e preghiera.


C’è una forma della fede che viene assunta pian piano, una fede che prende la sua forma nella
preghiera.
Nel brano assistiamo infatti ad un percorso di purificazione della preghiera, una preghiera
meno perfetta all’inizio, un po’ dubbiosa, “se vuoi, se puoi” e più intensa e profonda dopo il
dialogo con Gesù. La richiesta a Gesù di scacciare i demoni, non giunge inaspettata alla
conclusione, ma c’è un percorso.

● Ruolo dei DISCEPOLI, ruolo marginale nell’economia del racconto (potevano anche
non esserci). Ciò che è messo in evidenza è il loro ruolo di accompagnatori di Gesù, istruiti
da lui alla luce del nuovo cammino verso la passione, la spiegazione loro riservata con cui si
conclude il brano scaturisce da una loro domanda: perché siamo stati incapaci di operare il
miracolo, di adempiere lo stesso mandato di Gesù nei loro confronti. Emerge si la
consapevolezza dei discepoli che hanno una missione da compiere, ma nello stesso tempo
scoprono di essere impossibilitati ad agire. E Gesù nel rispondere stupisce con la sua
affermazione sulla preghiera, (perchè non abbiamo potuto scacciarlo? “questa specie non
può uscire con niente se non con la preghiera!”) cosi facendo aiuta i suoi a compiere un
passo avanti verso il percorso del discepolato (tutta questa sezione 8,31-10,52? Si caratterizza
come una sezione e cammino verso Gerusalemme in cui Gesù da delle istruzioni ai 12)
Proprio la parola conclusiva sulla preghiera costituisce un elemento nuovo che il discepolo
deve comprendere, il discepolo non deve mirare alla gloria, ma come Gesù, scendere
dalla montagna e incamminarsi verso la passione, affrontare la realtà, e solo la
preghiera, questo rapporto intenso il Padre può consentire questo passo decisivo. Il
racconto ci dona considerazioni fondamentali per la vita del cristiano.
● Poi questi capitoli si mette in luce quale tipo di onnipotenza Gesù mette in gioco,
soprattutto di quale fede si tratti, si mette in evidenza che i miracoli sono opera di una parola
che salva non in virtù della sua potenza ma in virtù della sua debolezza, (Gesù cammina verso
ciò che umanamente sarebbe considerato la distruzione totale, la croce!) non è l’ onnipotenza
di Dio, ma la potenza della croce.

Altro brano:
SECONDO ANNUNCIO DELLA PASSIONE Mc 9,30
Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il
30 

Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni,
risusciterà». 32 Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

Ci sono una serie di insegnamenti che vengono dati ai discepoli:


confronto tra:
MC
2
“egli non voleva che alcuno lo sapesse”(ulteriore sottolineatura che Mc fa sul silenzio, da cui
è nato il problema del silenzio messianico, questo non lo troviamo né in Mt né in Lc)
legge il brano Mc 9,30...

MT
legge Matteo per fare riflessioni dal pv sinottico Mt 17,22..
“Ora mentre essi si aggiravano insieme nella Galilea”, racconta in modo Generico, siamo
ancora nell’ambito degli insegnamenti di Galilea (invece in Mc siamo nel contesto del viaggio
verso Gerusalemme, qui resta generico)

LC
“Mentre tutti erano meravigliati per quello che faceva...” (lo stupore che sempre emerge in
Lc) sembra che Mt e Luca abbiano la stessa fonte, mentre Mc segue la propria tradizione.
V. 45 Inserzione tipicamente Lucana,

Per questo brano del secondo annuncio della passione si configura come una triplice
attestazione (lo troviamo in tutti e 3 i sinottici) del detto centrale di Gesù “il figlio dell’uomo
sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”
La variante in Mt e lc “sta per essere consegnato” (Mc dice “è consegnato”) conferisce
maggior impulso narrativo al detto, ma ogni evangelista ha contestualizzato questo loghion in
maniera differente:
-Lc menziona solo la consegna (non morte e resurrezione)
-Mt e Mc dice lo uccideranno e il terzo giorno resusciterà

Diversa è anche la reazione alle parole di Gesù:


- in Mt i discepoli sono rattristati
- in Lc i discepoli non comprendono ...
(Lc la inserisce come risposta imprevista alla meraviglia di fronte tutti i miracoli che Gesù ha
compito e poi gli fa un discorso sul fatto che sta per essere consegnato. )

In Mc, ci sono elementi che provengono da diverse tradizioni, che però assumono una loro
unilateralità perche sono collocate in un unico contesto geografico, forse Gesù queste cose le
ha dette in contesti differenti ma Marco raccoglie queste tradizioni e le inserisce in questo
preciso momento e colloca la scena in Galilea, (teniamo presente che l’ultima scena ambientata
in Galilea l’abbiamo avuta al cap 7,31).

● Nel v. 30 ci dice che Gesù non voleva che alcuno sapesse della sua presenza, il
versetto 31 spiega il motivo di questo riservo, dato da quell’ “infatti” (“infatti insegnava ai
suoi discepoli, e diceva loro: il figlio dell’uomo è consegnato nelle mani degli uomini, e lo
uccideranno, e ucciso, dopo tre giorni risusciterà”), che si esprime in greco col termine “gar”

3
che ha un valore esplicativo, cioè c’è un insegnamento specifico di Gesù sulla passione del
figlio. Mc ripete due volte il sostantivo uomo nella frase, la resurrezione è ancora dopo 3
giorni. La differenza rispetto al primo annuncio della passione è che c’è una maggiore brevità
nelle parole di Gesù.
Nell’affermazione che il figlio dell’uomo è consegnato delle mani degli uomini e
nell’uccisione è possibile un richiamo ai testi dell’AT; Is 53, il servo sofferente e Dn 7,25 dove
compaiono gli stessi termini.
● Vi è una stringatezza della reazione dei discepoli, La (nel primo annuncio invece
Pietro gli dice “non può accadere mai!”invece qui semplicemente non capiscono, e hanno
paura di interrogare Gesù).

Mt 17,22
Testo molto simile a quello di Mc, le differenze sono abbastanza irrilevanti, unica differenza è
che essi sono profondamente rattristati dopo il secondo annuncio della passione.

Lc
Pur seguendo il testo di Mc, lo aggiusta, opera un intervento redazionale secondo il proprio
punto di vista, unisce meglio l’annuncio della passione al racconto dell’epilettico, che trova ora
per contrasto la sua verità: ora si parla di una sofferenza più profonda, operata dal figlio
dell’uomo, più che la potenza straordinaria del taumaturgo si manifesta la vera potenza
salvifica è nella croce, che trasforma l’umanità. Nella morte in croce si manifesta la vera
potenza di Dio

Dal pv sinottico l’incomprensione della sofferenza sarà tolta, alla luce degli eventi
pasquali, della resurrezione e di una rilettura delle scritture.
(Già lo vediamo a Lc 24, Gesù appare ai discepoli di Emmaus e spiega il senso delle scritture e
le scritture che invitano a comprendere il mistero pasquale )
Notiamo che Mc e Mt parlano dei discepoli mentre lc insiste su “tutti”, e poi per “tutto” quello
che faceva (9,43b: “Ora, mentre tutti erano meravigliati per tutto quello che faceva..”)

● Gesù ha compiuto il miracolo ma Lc tramite le sue inserzioni, invita ad allargare lo


sguardo a tutta l’attività compiuta da Gesù in Galilea, è vero che ha compiuto dei miracoli e
interventi di potenza, ma tutta la sua attività deve essere accostata al suo destino di
sofferenza, alla sua croce, ora vediamo che la folla si meraviglia, e si meraviglia a ragione,
perché Gesù compie delle opere di potenza, ma la folla dovrebbe ben più meravigliarsi di
fronte al suo destino.

- Questo lo mette in evidenza Lc soprattutto in atti 22,23, però un’altro elemento importante è
che è per il gruppo dei discepoli (e non tanto alla folla) che questo destino è fortemente
riaffermato,

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(c’è anche una specie di imprecisione dell’annuncio il gioco di parole “figlio dell’uomo e
uomini” potrebbe essere relativo a parole che Gesù davvero ha detto?.)
- Poi togliendo l’ultima parte della predizione che parla della morte e resurrezione dopo 3
giorni, Lc pone l’accento su questo aspetto di sofferenza, che contrasta con il potere di fare
miracoli, e sottolinea l’opposizione tra la grandezza del figlio dell’uomo, santo e giusto e la
condizione dei peccatori in quanto responsabili di questa morte,
- Lc intende mostrare la parte attiva degli uomini in questo destino senza accusare nessuna
categoria determinata, anche gli uomini sono responsabili dell’uccisione di Gesù, non è un
destino cieco, fa parte di un piano divino, anche se tale piano deve passare dall’abbandono del
Padre di suo figlio.

● v.45 “ma essi non comprendono...” Lc accentua non solo la predizione della passione ma
anche l’incomprensione dei discepoli, riguardo al fatto che Gesù annuncia la sofferenza
del Messia. Necessita della passione e sofferenza, fa fatica comprenderlo, essi devono
comprendere che tutto si muove secondo un piano di Dio.
(Lc vuol far capire al credente che la sofferenza la devi accettare far entrare nel quotidiano, ti
fa entrare in rapporto con Gesù).
“La parola era per loro velata affinché non la capissero” fa un’ inclusione con Lc 18,34 pone
il cammino verso Gerusalemme sotto il segno di questa incomprensione,
solo la Pasqua porrà luce alla comprensione di questo mistero

COSA SUCCEDE TRA GLI APOSTOLI?


C’è una differenza tra Mt e Lc.

Mt inserisce un testo diverso rispetto a Mc. Inserisce un episodio sulla tassa per il tempio,
Mt e Lc, non menzionano Cafarnao e sui loro vangeli sono i discepoli ad interrogare Gesù su
chi è il più grande tra di loro, (in Mc no, essi tacciono, lo vedremo in seguito al versetto 33 )

AMBIZIONE DEI DISCEPOLI


33 
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».  34 Ed essi tacevano. Per
la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. 35 Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il
primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». 36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
37 
«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

- Interessante che dopo che Gesù ha spiegato la sofferenza si inserisce l’ambizione.


-“e vennero a cafarnao e quando furono in casa” (abbiamo già detto che Gesù da
insegnamenti in casa)
- v. 33 ci parla di quanto avvenuto sulla strada mentre il gruppo giunge a Cafarnao (ultima
volta che si parlava di Cafarnao cap 2,v1) e nella casa.
- “di che cosa discutevate per la via?” verbo “discutevate” all’imperfetto, indica un discorso
prolungato tra i discepoli (la discussione è portata avanti da tempo, come se Gesù volesse
dire ....la vogliamo finire!)
5
- v. 34 visto il silenzio dei discepoli, è il narratore che informa del dialogo avvenuto lungo la
strada, il lettore non sa se Gesù è a conoscenza o no del contenuto delle loro parole, però si
crea questa piccola suspance.
Gesù si siede, come un maestro si appresta a fare un insegnamento ai 12, che chiarisce bene
che conosceva il loro discorso; questo modo solenne di presentare Gesù riecheggia il discorso
sulla montagna (in cui succede la stessa cosa, Gesù si siede e i discepoli gli stanno attorno),
Gesù sta dando un insegnamento solenne.

Invece di grande (termine usato precedentemente v.34 ) Gesù usa il termine primo, anziché
primi occorre essere ultimi di tutti, anziché grandi occorre essere servi di tutti, compare
l’importante sostantivo diaconos, (anche se c’erano altri termini per dire schiavo, servo, ma
Mc usa questo) in Mc tornerà solo nel detto di 10,43, ma probabilmente questo termine
diaconos era utilizzato nella chiesa primitiva,
- e poi al breve detto “se qualcuno vuole essere primo, sarà ultimo di tutti, servitore di tutti”
indica la contrapposizione di Gesù tra primo e “servitore (diaconos) di tutti”, ancora una volta
il termine tutti che si enfatizza maggiormente l’insegnamento di Gesù “tutto-tutti”,
- v. 36 azione simbolica associata alla spiegazione: Gesù prende un bambino, termine greco
“paidion” lo colloca in mezzo al gruppo e spiega che nell’accoglienza a chi è come quel
bambino si gioca l’accoglienza a Gesù e dunque a Dio stesso, cioè colui che ha inviato Gesù.
Verbo accogliere: comparso nelle istruzioni impartite ai 12 quando vennero invitati a predicare
6,11.
- Nel versetto 37 (ultimo v del tesTo che stiamo analizzando) si chiude la prima parte che
riguarda i rapporti tra i discepoli e il servizio, e l’accoglienza reciproca.

L’ESORCISTA ESTRANEO v. 38
38 
Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei
nostri». 39 Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare
male di me. 40 Chi non è contro di noi è per noi.
41 
Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.

- Nei versetti 38-40, con l’introduzione di una nuova tematica sembra che sia spezzata la
catena degli insegnamenti di Gesù dati precedentemente. La domanda che rivolge Giovanni a
Gesù è una domanda contingente, anche se la formulazione sembra volere descrivere una
situazione generica,

- la situazione è descritta come nuova, al lettore non risultava che ci fossero altre persone oltre
a Gesù che scacciassero demoni, tantomeno nel nome di Gesù, anche se l’attività di scacciare
demoni era ritenuta non esclusiva da Gesù, Giovanni mette in discussione l’autorità di questo
tale, a motivo del fatto che non appartiene al gruppo dei discepoli, il suo ragionamento è in
linea con quanto ha mostrato il vangelo fin ora “solo a coloro che seguono Gesù è stato dato il
potere di scacciare i demoni”

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- La risposta di Gesù invece porta il tutto su una direzione differente ed inclusiva. Questa
risposta può essere letta sullo sfondo della risposta di Mosè descritta in Num 11, cioè se Dio
concede lo Spirito e lo fa a chi vuole non è giusto impedirglielo, così se Dio concede di
scacciare i demoni, segno chiaro della venuta di Dio che sbaraglia il potere di Satana, i
discepoli potevano attuarlo e anche l’avversità nei confronti di questo tale non ha motivo di
sussistere, perché l’utilizzo del nome di Gesù sembra impedirglielo.

- “..Non ci segue” finora era Gesù che andava seguito non i discepoli, sembra che Giovanni
abbia in mente che gli altri debbano seguire loro ed è inevitabile un’impressione negativa, ma
Gesù insiste sull’unione tra lui e i suoi e nel v 40 esalta l’unità “per noi, contro di noi”. Il
discorso sembra terminare con la massima del v. 40 che è legata a quanto precede. (40:
“Perchè chi non è contro di noi è per noi”)

- La medesima linea di pensiero l’abbiamo nel v 41 (chi vi darà da bere un bicchiere d‘acqua
per il motivo che siete di Cristo) rimanda ad un essere per noi o contro di noi, che è più
staccato dai precedenti ma riprende l’ultima affermazione dell’unione tra Gesù e i suoi nata
dall’espressione “siete di Cristo” e dalla ricompensa che scaturisce per i suoi discepoli,
(l’espressione prcedente di agire “nel nome di Gesù”, qui si ripete nel gesto di dare un
bicchiere d’acqua per il motivo che siete di Cristo, è un semplice gesto di accoglienza e
richiama le parole di Gesù anche se cambia la prospettiva; il dare da bere ai discepoli è un
concreto gesto che manifesta l’essere per loro.

- Oltre al rapporto tra Gesù e i discepoli è evidenziato il tema della ricompensa. (v. 41 chi vi
darà da bere un bicchiere d’acqua per il motivo che siete di Cristo, in verità vi dico non perderà
la sua ricompensa”) Termine che compare solo qui in Mc ma è di uso biblico e non di rado
riguarda la ricompensa finale alla fine dei tempi. Anche in questo caso le parole di Gesù sono
indefinite, lasciano pensare non tanto alla ricompensa terrena quanto a quella escatologica.
Anche il contesto più ampio spinge in questa direzione, perchè il precedente insegnamento di
Gesù nel cap 8 aveva messo in luce i concetti di perdere o guadagnare (chi perderà la
propria vita per me la guadagnerà...)

LO SCANDALO
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel
42 

mare. 43 Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco
inestinguibile. 44 . 45 Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella
Geenna. 46 . 47 Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con
due occhi nella Geenna, 48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 49 Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. 

L’insegnamento con le parole su LO SCANDALO (Mc 9,42) proseguono in parallelo le parole


di 8,34 (condizioni per seguire Gesù)

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- Notiamo una cosa importante nel versetto 41 “per il motivo che siete di Cristo” compare
l’espressione “Christos” si riferisce a Gesù (che sarà chiamato Christos in un secondo
momento nella comunità cristiana, ) ma è un modo per sottolineare l’intimità profonda tra il
discepolo e Cristo.

- Nei versetti 42 che seguono non è da interpretare in modo letterale (sarebbe meglio per lui
che gli fosse messa una macina al collo e fosse gettato nel mare...)

- L’ultima parte dell’insegnamento ha una sua maggiore compattezza e gira attorno al tema
dello “scandalizzare” abbiamo parlato del tema dello scandalo, Gesù afferma tutta la gravità
dello scandalizzare i piccoli che credono in lui, letteralmente il verbo significa “far cadere
qualcuno” e indica l’atteggiamento di chi non rimane fedele alla parola di Gesù e non accoglie
la sua persona. Tutte le occorrenze del nostro testo sono riferite all’atteggiamento di fronte a
Gesù e la sua parola, per questo scandalizzare uno dei piccoli che credono andrebbe
interpretato come il provocare l’allontanamento da Gesù in chi già crede in lui, ora dato il
contesto, anche se il vocabolo è differente ci può essere un riferimento anche ai bambini che
Gesù aveva accolto nei v 35-37 e anche al voler impedire di agire in nome di Gesù nei versetti
38-41. Gesù non vuole che nessuno venga allontanato da lui e chiede ai suoi discepoli ogni
possibile azione che eviti che qualcuno che crede si possa allontanare da lui.

- Nei versetti seguenti non si parla dei piccoli ma dello scandalizzarli (se la mano, il piede,
l’occhio ti scandalizza taglili, altrimenti si perde la ricompensa eterna) il significato qui è
leggermente differente, sembra un invito a prendersi cura in modo radicale della propria
salvezza, per evitare che vi sia qualsiasi tipo d’inciampo lungo la strada, e qui si torna a
manifestare il destino della vita eterna dell’uomo, sia in forma positiva, la vita ed il regno di
Dio, sia in forma negativa, il fuoco della Geenna.

- Notare per una migliore chiarificazione che qui abbiamo l’uso della parola il “fuoco della
Geenna”, che era l’immondezzaio di Gerusalemme, quando dovevano smaltire i rifiuti li
incendiavano, il fuoco era sempre acceso il fuoco nella valle dell’hinnom e suscitava l’idea del
rifiuto, che tutto andava a finire al macero.
Qui vi è l’appello contenuto il questi versetti “tagliategli la mano” Gesù chiede ai suoi una
grande vigilanza soprattutto nell’accogliere i piccoli, che non sono solo i piccoli di età, ma
anche i piccoli che hanno una fede incipiente, quelli che sono oligopistos dice Matteo, cioè
quelli che devono crescere nella fede, e se questi non crescono tu così li ammazzi. Si ha
un’indicazione di una chiara scala di valori, è meglio per Gesù evitare lo scandalo. Non è il
tipo di scandalo come lo intendiamo noi, di tenere tutto in silenzio, ma è lo scandalo
dell’andare fuori strada, che è più importante della vita fisica, della sua integrità, certo è
un’immagine figurata, ma il messaggio è che la prima cosa è stare in relazione unica con lui,
cioè ascoltare le sue parole.

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