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LEZIONE 14 – 4 nov PDF 9 (continua da lezione e slide precedente)

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Riprendiamo un tema fondamentale: come i prodotti artigianali di vario livello, qui altissimo, sono punti di
assorbimento delle istanze artistiche circolanti nell’epoca ma anche medium che favorisce fortuna di alcuni
soggetti rispetto ad altri. Questo rientra nella trasmissione delle iconografie che hanno canali diversi nella
diffusione: copie, quindi tale e quale rispetto originale magari cambiando materiale, ricezione delle immagini
dei capolavori in altri prodotti, per uso più diffuso e normale. Nelle opere funerarie possono essere inserite
queste immagini. Questa è alta 1,68 cm quindi personaggi hanno altezza verosimile. Grande impegno
economico del committente con bottega di alto profilo. Così alta da associarla a grandi maestrai attivi nella 2 ½
IV sec. a.C. Caratteristiche rimandano ad alcuni, ma è uno di quegli oggetti che recepiscono influenze diverse
che le ripropongono in forma di narrazione. Qui si accentua visione artistica e filosofica applicata all’arte.
Dimensione profonda, evocativa, il committente è l’anziano appoggiato al bastone in gesto codificato, quello
della meditazione, riflessione, anche ai giorni nostri. L’anziano è il padre del giovane che è il defunto, che si
appoggia alla sua stessa stele funeraria. È quasi evocazione da parte del genitore che va sulla tomba del figlio a
piangerlo e lo immagina, lì, materializzato dall’invisibile in nudità eroica. Forse morto durante incidente di caccia
(vedi cane). Cane spiega chi è vivo e chi morto: annusa l’anziano, che è vivo, e caratterizza come cacciatore il
defunto. Il fanciullo che dorme è scudiero forse nelle avventure di caccia del giovane defunto, allusione al sonno
eterno e metafora della morte. Sguardo verso il vuoto, dato da avambraccio sollevato dal genitore e dal braccio
del defunto. Anziano guarda e si immagina il figlio che guarda noi, a ricordarci l’eterno enigma della morte.
Corporatura del giovane ci ricorda vari maestri del IV secolo e gli si associa sapiente studio del panneggio del
mantello, attributo del cacciatore, quasi studio al vero delle pieghe. Attenzione anche per dettagli e quindi
pensiero va a maestri in attenzione per stoffe già analizzati nel IV sec.

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APELLE

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Alessandro Magno cardine tra mondo valori classici e
nuovo mondo inaugurato con conquista impero
persiano e radicalizzato in diversi regni ad opera dei
suoi successori. Ad Alessandro si lega un altro artista
eccellente di questa fase di cambiamento: Apelle.
Insieme a Lisippo ha il privilegio di poter rappresentare
Alessandro. Lisippo nella scultura, Apelle nei dipinti.
Interessante la scelta per rappresentare il carattere di
Alessandro: Apelle va verso divinizzazione del sovrano
ancora vivente, lo dipinge portatore del fulmine,
associabile a Zeus. Lisippo invece in una statua in
bronzo fatta per Alessandro, lo raffigura sotto
sembianze umane, con attributi di guerriero, con atteggiamento di testa e sguardo tali da conferire carattere
eroico non divinizzato ma come promozione dell’essere umano stesso.

Giorgio Franchetti – AA 2020-2021 LT L-1 – Archeologia e Storia dell’Arte – Prof.ssa Calcani


Slide 2 – ALESSANDRO CON LA LANCIA
Ha come modello doriforo creato da Policleto
come rappresentazione del Canone. Già per
Policleto era Achille, non un umano qualunque,
guerriero per antonomasia. Iconografia che ha alle
spalle doppia eroizzazione, Canone di Policleto e di
Achille portatore di lancia. Lisippo porta nella sua
epoca l’immagine di Alessandro che trionfa come
Zeus con immagine che si riconosceva come
Achille di Omero.
Qui possiamo immaginare l’iconografia ideata da
Lisippo per la statua celebrativa dell’ingresso di
Alessandro ad Efeso. Secondo Plinio diventa
stereotipo e quindi soggetto a sé stante. Potente
evocazione del significato eroico del personaggio
maschile nudo appoggiato alla lancia, trova ampia diffusione, STATUE ACHILLEE. Immagini simili ma non uguali, con
uomo nudo, appoggiato a lancia, sguardo nel vuoto. Stesso schema di Policleto ma con differenze: resa muscolatura,
resa degli arti, posizione e morfologia della testa. In quello di sinistro sicuramente ci avviciniamo maggiormente
all’originale di Lisippo. Enfatizzata da Plutarco come eroizzazione dell’essere umano.

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Eco della pittura di Apelle con Alessandro portatore
di fulmine in questa copia di area vesuviana, Casa dei
Vettii, personaggio seduto in trono dorato, con
manto di porpora, nella sinistra fascio di fulmini di
Plutarco. Capigliatura alla Apollo Helios e testa di ¾
sollevata riconducono ad Alessandro e incarnato.
Alessandro chiaro di capelli, occhi e carnagione, ma
per convenzione maschio ancora con incarnato bruno
che garantisce attività fisica all’aria aperta.
Quadro nel tempio di Artemide a Efeso, mentre
statua di Lisippo all’aperto.

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Annotazioni su Apelle. Si ricorda disinvoluta nel
richiamare Alessandro al silenzio quando faceva
commenti non propriamente idonei a bottega
artistica.
Propaganda vivissima, controllo di Alessandro della
sua immagine con precisi intenti di raffigurazione
(nuovo re) e autoreferenziale. Stessa cosa per sudditi
persiani. Nel 334 Apelle lo rappresenta quindi come
emulo di Zeus e questo va inquadrato in propaganda
verso comunità locali. Lisippo invece lo rappresenta
in senso eroico che le élite macedoni vedevano più
propria e congrua.

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Lisippo e Apelle, facilitati dal loro lavoro per
Alessandro e per la continuità nelle generazioni
successive, sono in condizione letteraria di
superamento della fase precedente di eccellenza
di Fidia in scrittori d’arte che attualizzano alla loro
epoca quello che può essere riconosciuto come
massimo livello raggiunto dall’arte, oltre Fidia.
SENOCRATE – si forma alla scuola di Lisippo
quindi aveva anche altri interessi per definire così
i due. Voce per lungo tempo condivisa.

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Apelle fa precisa scelta di campo quando
abbandona la tavolozza di tutti i colori della sua
epoca e fa scelta di revival, ritorno al passato. Per
differenziarsi tra i moderni.
Usa tetracromatismo come pittore prima
classicità.
Non tale e quale con materie prime facili da
reperire, ma ricerca di colori particolari prodotti
a livello diverso (avorio bruciato, costosissimo).
Anche la finitura dei suoi quadri, l’atramentum,
doveva velare passaggi di colore tra una
campitura e l’altra in modo da attenuare i
contrasti di tono per immagine più sfumata e
morbida. Anche velo protettivo quindi
consapevolezza del deterioramento, già conosciuto per tavole dipinti da maestri di generazioni precedenti.
Si torna spesso al punto di partenza nella continua sperimentazione. Pitture di Apelle trovano eco in vasi apuli,
con la tipica caratteristica delle fasce sovrapposte. Vedi Cratere dei Persiani, con elemento preciso la divisione
della pancia del vaso in tre fasce parallele che permettono di distribuire la narrazione su livelli non interferenti
tra loro anche se narrazione continua. Visione di Aristotele della civilità con divinità nel registro superiore e cose
di minore valore e animali su quello più basso

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Apelle in pittura è Prassitele in scultura. Grazia,
eleganza.

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Copia del quadro di Apelle della battaglia tra
Alessandro e Dario. Qui mosaico dall’atrio della
Casa del Fauno, testimonianza di copia stavolta in
mosaico.
Quadro di Apelle era a parete ma qui e in altre case
si crea gioco di specchi quasi tra immagini a parete
e immagini pavimentali.
Scena è parte della nuova epica scritta da
Alessandro con conquista dell’Asia Minore.
Precedentemente attribuito a Philoxenos di
Eretria, perché aveva pittura con stesso schema
delle figure che disegnano una specie di V tra le
spade. Perché invece ora attribuito ad Apelle?
Divisione su fasce parallele: armi in terra cadute o
abbandonate. Poi Persiani travolti da incedere
dell’armata di Alessandro. Poi fascia con notabili
(Alessandro e Dario) e piano con fondale
rappresentato da lunghe lance delle quali non
vediamo macedoni che le portano ma solo le lance,
quindi c’è una retrovia che incede. Più si va verso
centro le aste (sarisse) si abbassano verso punto di
contatto e non di marcia. Colori dominanti sono
bianco, giallo, nero e poco rosso, ancora una volta
una caratteristica di Apelle. Altri dettagli sono
raffinatezze di linee e ombreggiature.
Minuziosissimo mosaico con pietre minuscole. Da
lontano non sembra mosaico ma dipinto.
Carro del re travolge alcuni persiani che si
stringono intorno al loro re. Narrazione da sinistra
a destra.
Alessandro con armatura macedone adottata da
cavalieri che diviene emblematica di eroizzazione
in epoca romana e imperatori si faranno illustrare
in questa corazza. Senza elmo perché dopo la
prima battaglia da cui era uscito senza elmo si
faceva raffigurare così, per sottolineare sua
invincibilità. La prof pensa riadattamento da

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spoliazione e ricollocazione. In questo
volto che si specchia potremmo forse
rivedere un autoritratto di Apelle.

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Aneddoto: non riuscendo a far bene la
schiuma del cavallo getta la spugna sulla
tavola e questo lascia un segno che
completa opera in maniera perfetta.
Questa cosa della schiuma anche nei cavalli
del mosaico.
Tante fisionomie, attitudini, caratteri dei
personaggi, tutto il panorama che può
avvenire in una situazione di battaglia in
una dimensione classica.

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Anche in questo affresco sembra poter
rivedere la copia di una tavola di Apelle. Ne
abbiamo menzione letteraria, di un Ercole
girato, anche perché ci sono i parametri di
costruzione generale della pittura di Apelle
(divisione in fasce, colori, etc.)

Originali di Apelle tutti persi, come quelli di


tutti i maestri greci classici.

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Altro soggetto con particolare fortuna:
Afrodite che sorge (nasce) dall’acqua.
Appena affiorata dalla spuma del mare si
strizza i capelli. Qui schema del diadumeno
di Policleto, gesti ormai conosciuti ma
trasferiti in personaggi diversi dal passato.
Questo tornerà nella statuaria in età
ellenistica.
Questo quadro originale venne trasferito nel
Tempio dei Divo Giulio da Augusto, Venere
genitrice della Gens Iulia.
Tavole che ornavano carro che portava corpo
di Alessandro portate a Roma da Egitto.

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Fortuna di questa immagine continua
addirittura fino a Botticelli. Fortissima
volontà di ridare immagine agli artisti
perduti del passato di cui ci pare di sapere
molto leggendo le fonti. E artisti del
Rinascimento provano a ridare forma agli
originali perduti, come ricreazione
dell’originale, non come copia.
Afrodite con braccia sollevate, o cnidia con
braccia al pube, portano a varianti successive.

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