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Veglia, Ungaretti

La poesia "Veglia" è stata composta da Ungaretti il 23 dicembre 1915 a Cima Quattro, ed era inclusa
inizialmente nella raccolta "Porto Sepolto", poi confluita nel 1931 in "Allegria". Si tratta della
quarta poesia della raccolta e la prima ad affrontare il tema della guerra, che Ungaretti visse
personalmente tra il dicembre del 1915 fino alla fine dell'anno successivo.

Un'intera nottata Tutta la notte


buttato vicino coricato per terra vicino
a un compagno a un compagno
massacrato morto
con la sua bocca con la sua bocca
digrignata aperta
volta al plenilunio sotto il bagliore della luna piena
con la congestione con le mani gonfie e livide,
delle sue mani che entrano nel profondo della mia anima;
penetrata ho scritto
nel mio silenzio lettere piene d’amore
ho scritto Non sono mai stato
lettere piene d'amore così tanto
attaccato alla vita.
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

 È un componimento in versi liberi. La poesia si può dire essere composta da due strofe di diversa
lunghezza, la prima è costituita da un interrotto fluire del discorso poetico, E si concentra sulla
vicinanza con il cadavere del compagno caduto. La descrizione è spoglia di ogni retorica forma di
eroismo, la guerra quindi appare in tutta la sua crudeltà. C’è una tendenza a versi di singole parole,
per dar loro rilievo, per esempio: "digrignata", "penetrata", “massacrato" (hanno quindi un evidenza
massima all’interno del componimento). I versi vanno dal trisillabo (es. “ho scritto”) all’ottonario (es
“lettere piene d’amore”)
Nella poesia sono presenti anche:
- rime e rime interne ("buttato… massacrato"; "digrignata… penetrata"), assonanze (bocca /
volta; lettere / piene; tanto / attaccato;,
- allitterazioni (come quella della dentale "inTera", "noTTaTa", “buTTaTo” ) assonanze ("a,
o" = vicino, compagno, bocca) che accentuano l'andamento ritmico;
- metafore (“la congestione delle sue mani penetrata nel silenzio”)
- metonimia (consiste nell'usare il nome della causa per quello dell’effetto):con la congestione
delle sue mani (vv. 8-9)
Tema centrale della poesia è la guerra, che si manifesta nell’immagine violenta del compagno di
trincea ucciso vicino al poeta, priva di qualunque preambolo ideologico. L'assenza di punteggiatura
(caratteristica presa dalla poesia futurista e dai poeti stranieri) e l'uso di participi passati (compresi
del sistema di rime e quindi di grande rilevanza per il significato della poesia; essi sono I participi
passati presenti nella poesia sono: “buttato”, “massacrato”, “digrignata”, “penetrata”, “scritto”,
“stato” e “attaccato”. Solo “scritto” e “stato” sono participi passati riferiti a verbi mentre gli altri
hanno funzione di aggettivo) rende persistente l’immagine. Leggermente staccata è la frase finale, in
cui il poeta mette in evidenza il suo attaccamento alla vita in una situazione disperata di morte. La
violenza della guerra fa scoprire al poeta il desiderio di vivere. L’ultima frase è come impressa nella
coscienza del poeta.

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