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In campo musicale il Barocco può essere considerato come uno sviluppo di idee
maturate nel tardo Rinascimento ed è perciò difficile, e anche arbitrario, voler
stabilire una netta demarcazione cronologica precisa di inizio e di fine del
periodo barocco in musica.
Dal punto di vista geografico, la musica barocca ha origini in Italia, grazie al
lavoro di compositori come Claudio Monteverdi, benché verso la metà del XVII secolo
essa iniziò a prendere piede e svilupparsi anche in altri paesi europei, sia
attraverso i musicisti italiani (compositori, cantanti, strumentisti) che vi erano
emigrati, sia attraverso i compositori autoctoni che svilupparono un autonomo
indirizzo stilistico, come per esempio in Francia dalla seconda metà del XVII
secolo.
Indice
1 Problemi di definizione
2 Caratteristiche generali
2.1 Il barocco colossale
3 Storia
3.1 Primo barocco
3.2 Medio barocco
3.3 Tardo barocco
4 Musica strumentale
4.1 Il concerto grosso
4.2 Il concerto solistico
4.3 La suite
4.4 La sonata
5 Musica vocale
5.1 L'opera
5.2 La cantata
5.2.1 La cantata da chiesa tedesca
5.3 L'oratorio
6 Gli strumenti nella musica barocca
7 Compositori più noti
7.1 Tavola sinottica dei compositori barocchi (1550 -1750)
7.2 Claudio Monteverdi
7.3 Henry Purcell
7.4 Antonio Vivaldi
7.5 Johann Sebastian Bach
7.6 Georg Friedrich Händel
7.7 Altri compositori
7.7.1 In Italia
7.7.2 In Francia
7.7.3 In Germania
7.7.4 In Inghilterra
7.7.5 Nelle Fiandre
7.7.6 In altri paesi
7.8 Tavola diacronica dei compositori barocchi
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni
Problemi di definizione
Il termine "barocco" dal latino verruca (escrescenza) compare nelle lingue
neolatine del XVI e XVII secolo (berruecca in portoghese, barrucco in spagnolo,
baroque in francese) a indicare perle o pietre preziose deformi o irregolari.
Barocco divenne una categoria estetica nella cultura francese del Settecento per
giudicare opere d'arte ritenute eccessivamente innaturali, irregolari, forzate,
ampollose. In campo musicale fu il filosofo Jean-Jacques Rousseau, nel suo
Dictionnaire de musique (1768), a parlare di musique baroque, per definire un
genere di musica in cui «l'armonia è confusa, sovraccarica di modulazioni e
dissonanze, il canto duro e poco naturale, l'intonazione difficile e il movimento
forzato».[6] Principale bersaglio dell'aspra critica erano le musiche delle opere
di Rameau, Lully e di altri francesi, il cui stile veniva contrapposto alla
naturalezza di quello dell'opera italiana; ma la critica avrebbe potuto essere
rivolta anche alle musiche di Bach e Händel. In effetti, pur senza usare il termine
"barocco" il critico musicale tedesco Johann Adolph Scheibe nel 1737, con parole
simili a quelle di Rousseau, aveva rivolto pesanti critiche a Bach, la cui musica,
a suo dire, "ampollosa e confusa", aveva "soffocato la naturalezza e oscurato la
bellezza" con una scrittura troppo complessa e artificiosa.[7]
In questo senso l'opera italiana del pieno Settecento, e in particolar modo l'opera
cosiddetta "napoletana", che dominò le scene europee a partire dagli anni Trenta
del XVIII secolo, grazie proprio alla naturalezza del canto e al prevalere di
un'armonia facile all'ascolto sul contrappunto, non può propriamente rientrare
nell'ambito della musica barocca, essendo ad essa contrapposta nel giudizio dei
contemporanei. Celebre è lo sferzante ma esemplificativo giudizio che nel 1745
Handel diede sull'emergente operista Christoph Willibald Gluck, una delle figure di
spicco del teatro musicale di quel secolo: «[Gluck] non sa di contrappunto più del
mio cuoco Waltz».[8]
La definizione di "musica barocca" formulata da Rousseau, riferita a un particolare
stile compositivo che appariva ormai superato nell'estetica musicale del
Settecento, fu fatta propria da uno dei maggiori teorici tedeschi, Heinrich
Christoph Koch che nel suo Musikalisches Lexicon (1802) riprese quasi alla lettera
la definizione del filosofo francese.[7] In senso svalutativo, "barocco" continuò
ad essere usato per definire espressioni d'arte, ma anche di musica, che si
discostavano dai canonici estetici fissati da critici e teorici tra la fine del
XVIII e la prima metà del XIX secolo.
Fu soltanto dalla seconda metà del XIX secolo che il termine barocco passò ad
indicare lo stile artistico di un'epoca successiva al Rinascimento. Jacob
Burckhardt, nel suo manuale Il Cicerone (1855), dedicò un capitolo all'arte post-
michelangiolesca, intitolato Stile barocco, rimarcandone gli aspetti di decadenza
rispetto al Rinascimento. Verso la fine dell'Ottocento, Heinrich Wölflin riprese il
termine in senso storico, più neutro e non svalutativo, e propose anche di
allargare il suo uso alla letteratura e alla musica nel suo saggio Rinascimento e
Barocco (1888). Nel barocco Wölflin vedeva uno stile non necessariamente legato a
un'epoca, caratterizzato da elementi stravaganti, bizzarri, eccessivi, esuberanti,
in contrapposizione a elementi quali ordine, equilibrio, proporzione, simmetria che
denotavano lo stile classicistico. In campo musicologico Curt Sachs, nel saggio
Barockmusik (1919), si richiamò alle posizioni di Wölflin sullo stile barocco in
arte e in letteratura, applicandole in maniera sistematica alla musica:[1] Sachs,
in una prospettiva di stampo positivistico, tipica della musicologia del suo tempo,
si sforzava di delineare le caratteristiche specifiche dello stile barocco in
musica (per esempio, l'uso dell'ornamentazione, della variazione della melodia,
oppure la scrittura monodica con basso continuo) cercando di metterle in rapporto
con le novità stilistiche della pittura barocca. Questo tipi di classificazioni
dello stile sulla base di caratteristiche interne alle composizioni ha comportato
che alcuni studiosi nella prima metà del Novecento identificassero il barocco in
musica con "l'età del basso continuo", sebbene tale pratica perdurasse a lungo nel
XVIII secolo, anche in musiche di stile completamente diverso (galante, classico).
Tuttavia, tale periodizzazione rimane questione controversa e condizionata dagli
inevitabili mutamenti estetici nel corso del tempo. Molti musicologi sono oggi
consapevoli di quanto sia improduttivo lo sforzo di inquadrare sotto un unico
concetto storico-estetico un secolo e mezzo di produzione musicale, sviluppatosi
attraverso pratiche, musicali e sociali, caratteri e momenti sensibilmente diversi
tra un paese europeo e l'altro. Basti pensare alla marcata differenza tra lo stile
italiano e quello francese, ben evidenziata fin dalla seconda metà del Seicento
negli scritti di critici, letterati e memorialisti d'Oltralpe, che mettevano a
confronto musica italiana e francese, come quelli di François Raguenet[9] e Jean-
Laurent le Cerf de la Vieville.[10] Ancor più improduttivo appare lo sforzo di
creare a tutti i costi una periodizzazione della "musica barocca" o "dell'età
barocca", in modo da farla forzatamente combaciare con quelle di altre espressioni
artistiche, come la pittura, l'architettura e la poesia.[11]
Caratteristiche generali
Abbozzo musica classica
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La musica barocca, in analogia con le altre forme d'arte del tempo, puntava a
stupire e divertire l'ascoltatore.[senza fonte] I caratteristici elementi della
produzione musicale di questo periodo sono i cambi repentini di tempo, i passaggi
di grande virtuosismo strumentale o vocale e l'uso del contrappunto e della fuga,
oltre a uno sviluppato senso dell'improvvisazione.
Il barocco colossale
Lo stile "barocco colossale" è un nome che è stato coniato per descrivere un numero
di composizioni dal XVII al XVIII secolo scritte in una maniera opulenta, sontuosa
e in larga scala. Inoltre in questi lavori venne fatto uso di tecniche policorali e
spesso erano caratterizzati da una dotazione di strumenti quantitativamente
superiore alla media dell'epoca. Il primo barocco colossale fu uno stile italiano,
nato per rappresentare i successi della controriforma. I pezzi erano tipicamente a
12 o più parti, ma è evidente che non sempre gli aspetti policorali interessavano
il largo spazio (ad esempio nel Exultate Omnes di Vincenzo Ugolini ci sono passaggi
a tre per tutti i soprani, tenori e contralti; questo sarebbe apparso assurdo
suonarlo in un ampio spazio). Tuttavia alcuni lavori vennero piacevolmente eseguiti
dai cantanti e dagli strumentisti nella Cattedrale di Salisburgo.
Storia
Primo barocco
La Camerata de' Bardi fu un gruppo di umanisti, musicisti, poeti e intellettuali
della Firenze tardorinascimentale che si raccolsero attorno al patronato di
Giovanni Bardi, conte di Vernio, per discutere e influenzare la moda artistica
dell'epoca, soprattutto nella musica e nel teatro. Per ciò che riguarda la musica,
i loro ideali si basavano sulla ricezione del valore del discorso e dell'orazione
nella musica del teatro classico, in particolare greco. La Camerata rifiutava
perciò l'uso che gli autori a essa contemporanei facevano della musica strumentale
e della polifonia, creata da linee melodiche indipendenti, e ripresero in
considerazione mezzi musicali dell'Antica Grecia come la monodia, che consisteva in
una linea di canto solista accompagnata dalla citara, antenato della cetra. Una
prima realizzazione di tali idee estetiche è rappresentata dalle opere Dafne, prima
composizione in assoluto a poter essere definita opera, ed Euridice di Jacopo Peri.
Nella teoria della musica del tempo si diffuse l'uso del basso cifrato, definendo
l'inizio dell'importantissimo ruolo dell'armonia nella composizione musicale, anche
come fondamento verticale della stessa polifonia. L'armonia può essere considerata
come il risultato ultimo del contrappunto, essendo il basso cifrato una
rappresentazione grafica delle armonie comunemente impiegate nell'esecuzione.
Medio barocco
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Tardo barocco
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Musica strumentale
Il concerto grosso
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Concerto
grosso.
Il termine concerto grosso indica una prassi della musica sacra del XVII secolo,
che prevede la suddivisione delle voci e degli strumenti in due gruppi: uno formato
da pochi e scelti solisti, detto "concertino"; l'altro formato da un più numeroso
gruppo vocale e /o strumentale, detto "concerto grosso". Benché tale prassi si
descritta da Ludovico Viadana nei suoi Salmi a quattro cori (1612), dalla metà del
Seicento circa, essa fu utilizzata nella musica sacra per soli e coro di ripieno.
In seguito tale genere di scrittura fu applicato anche agli accompagnamenti
strumentali delle arie, dividendo gli strumenti in "Soli", nella concertazione con
la voce, e "Tutti" nei ritornelli a inizio e fine strofa, come si vede per esempio
nella musica di Alessandro Stradella e Bernardo Pasquini.[13] Verso il 1680 o poco
prima la prassi fu introdotta nella musica strumentale da Arcangelo Corelli, che la
sperimentò essendo spesso chiamato a dirigere, come primo violino, orchestre molto
più grandi dell'ordinario, di 50, 100 e perfino 150 elementi. Nei suoi aspetti
strutturali il concerto grosso richiama l'organizzazione in più movimenti della
coeva sonata a tre, anche nella suddivisione nei due generi "da chiesa" e "da
camera". I concerti composti da Corelli nell'arco di un trentennio furono da lui
dati alle stampe nella raccolta Concerti grossi, op.6, uscita postuma ad Amsterdam
nel 1714. I dodici concerti grossi della raccolta sono l'esempio più alto del
genere: la musica è ripartita tra un gruppo di solisti (nel caso di Corelli, due
violini e un violoncello) detto "concertino" o "soli" che si contrappone all'intero
corpo dell'orchestra, detto "grosso" o "tutti". Non si ha una contrapposizione
generica basata sul semplice contrasto di sonorità, ma una rigorosa divisione del
lavoro: al "grosso" spetta l'esposizione del ritornello, al "concertino" gli
episodi solistici, secondo un'articolazione che verrà poi ripresa anche dal
concerto solistico.
Il concerto solistico
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Concerto
solista.
Generalmente si individua in Antonio Vivaldi, l'inventore del concerto solista,
ossia l'evoluzione del "concerto grosso" verso una forma musicale che prevede uno o
più strumenti solisti ai quali è assegnata una parte "obbligata".
La suite
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Suite
(musica).
La forma della suite si origina dalla pratica di accompagnare e sostenere la danza
con un numero più o meno elevato di voci o di strumenti, ma il termine suite appare
per la prima volta in una raccolta pubblicata dal compositore francese Philippe
Attaignant nel 1529. La pratica di codificare in modo rigoroso la denominazione e
la successione delle diverse danze è, però, molto posteriore e si verifica quando
la suite diventa un "seguito" di danze puramente immaginarie. Si deve a Johann
Jakob Froberger, allievo di Girolamo Frescobaldi, la riduzione della suite alle sue
quattro danze "di base" (allemanda, corrente, sarabanda e giga) e sarà questo il
modello di base che seguirà Johann Sebastian Bach solo per alcune delle sue suite
(le sue Suite Inglesi, ad esempio, sono articolate in otto danze).
La sonata
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Sonata.
Il modello originario della sonata appare a Venezia verso la fine del Cinquecento,
grazie agli organisti e ai violinisti che prestano servizio presso la Cappella
della Basilica di San Marco, ma l'idea di una forma strumentale totalmente autonoma
dalla musica vocale prende però piede nell'altro grande centro musicale dell'Italia
del tempo: la Basilica di San Petronio a Bologna. È qui che l'ordito
contrappuntistico della sonata rinascimentale si scioglie nelle sue due polarità
nascoste: da un lato il "basso continuo", dall'altro il libero gioco improvvisativo
delle voci superiori. Nasce così il prototipo della cosiddetta "sonata a tre", il
cui organico è costituito dal continuo e da due strumenti melodici. A partire dalla
seconda metà del Seicento la sonata a tre si divide in due forme complementari: da
un lato la "sonata da chiesa", inizialmente destinata a sostituire le parti
mancanti della liturgia vocale e dunque caratterizzata da una severa scrittura
contrappuntistica, dall'altro la "sonata da camera", indirizzata originariamente
all'intrattenimento e quindi segnata dalla scrittura ritmico-melodica tipica delle
forme di danza. Uno dei compositori più noti di sonata barocca è Domenico
Scarlatti, autore di ben 555 sonate per clavicembalo solista.
Musica vocale
L'opera
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Opera.
L'opera nasce a Firenze verso la fine del XVI secolo e, grazie a Claudio
Monteverdi, ha enorme diffusione in età barocca, affermandosi soprattutto a Roma, a
Venezia e, successivamente (a partire dagli ultimi decenni del Seicento), a Napoli.
Spettacolo inizialmente riservato alle corti, e dunque destinato ad una élite di
intellettuali e aristocratici, acquista carattere di intrattenimento a partire
dall'apertura del primo teatro pubblico nel 1637: il Teatro San Cassiano di
Venezia.
Alla severità dell'opera degli esordi, ancora permeata dell'estetica tardo-
rinascimentale, subentra allora un gusto per la varietà delle musiche, delle
situazioni, dei personaggi, degli intrecci; mentre la forma dell'aria, dalla
melodia accattivante e occasione di esibizione canora, ruba sempre più spazio al
recitativo dei dialoghi e, di riflesso, all'aspetto letterario, il canto si fa
sempre più fiorito. Fra i massimi rappresentanti italiani dell'opera di età barocca
possiamo citare Francesco Cavalli (Il Giasone e L'Ercole amante) e Alessandro
Scarlatti (Il Tigrane e Griselda).
Nel Settecento l'opera italiana è riformata dai poeti Apostolo Zeno e Pietro
Metastasio, che stabiliscono una serie di canoni formali relativi all'impianto
drammaturgico, come alla struttura metrica delle arie, applicando le cosiddette
unità aristoteliche e dedicandosi esclusivamente al genere serio.
La cantata
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Cantata.
La cantata è una forma musicale vocale di origine italiana tipica della musica
barocca, formata da una sequenza di brani come arie, recitativi, concertati e
numeri corali. Ha una certa affinità con l'opera barocca, ma l'esecuzione avviene
senza apparato scenico e senza costumi e lo spettacolo è di dimensioni minori.
L'oratorio
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Oratorio
(musica).
Genere di cantata, sviluppatosi a partire dagli inizi del XVII secolo,
specificamente destinato a rendere più attrattive e solenni delle riunioni di
preghiera e predicazione, che si tenevano, al di fuori della liturgia, negli
oratori di confraternite o congregazioni religiose. Dal luogo originario
d'esecuzione questo genere di cantata prese il nome di oratorio. Come altre forme
di poesia per musica, l'oratorio presenta versi per i recitativi e per le arie, e
talvolta per i numeri corali. I soggetti dei testi sono tratti dal Sacre Scritture,
in cui i personaggi portano avanti un'azione drammatica solo con il canto, ma non
recitandola in scena e senza costumi. Esistono anche oratori profani di soggetto
mitologico o storico. Generalmente i testi sono in volgare, anche se esiste una
minoranza di oratori in latino. Tra i maggiori compositori di oratori ci sono:
Giacomo Carissimi, Bernardo Pasquini, Giovanni Bicilli, Giovanni Legrenzi,
Alessandro Stradella, Giovanni Paolo Colonna, Giacomo Antonio Perti, Alessandro
Scarlatti, Giovanni Battista Pergolesi, Marc-Antoine Charpentier, Heinrich Schütz,
Johann Sebastian Bach, George Frideric Handel e Johann Adolf Hasse.
Per quanto riguarda gli strumenti melodici, nel passaggio dal Rinascimento
all'epoca barocca si riscontra una generale riduzione nella varietà di strumenti
utilizzati: mentre nel XVI secolo praticamente ogni strumento melodico, sia a fiato
che a corde, era costruito in taglie differenti, che riproducevano le diverse
estensioni vocali (e spesso erano indicate con i termini "soprano", "contralto",
"tenore e "basso"), nel corso della prima metà del XVII secolo, con la nascita di
una vera e propria letteratura strumentale idiomatica, in ciascuna "famiglia" di
strumenti fu privilegiata un'unica taglia[15]. L'unica rilevante eccezione è
costituita dalle viole da braccio, per le quali si consolidarono le quattro
versioni che tuttora conosciamo (violino, viola, violoncello e contrabbasso).
il cornetto, che nella prima metà del XVII secolo contendeva al violino il ruolo di
strumento solistico e virtuosistico per eccellenza;
l'oboe, discendente diretto dal contralto della bombarda rinascimentale; erano
usate, per particolari effetti timbrici, anche versioni di taglia maggiore e con
alcune peculiarità costruttive, dette oboe d'amore e oboe da caccia;
il flauto dolce, prevalentemente nella taglia di "contralto" (in sol nella prima
parte del XVII secolo, in fa successivamente);
il flauto traverso, nella taglia in re. Sia il flauto traverso che il flauto dolce
subirono rilevanti modificazioni costruttive rispetto alle versioni rinascimentali:
in particolare, nella seconda metà del XVII secolo si iniziò a costruire questi
strumenti in più parti smontabili (tre o quattro), per permettere agli strumentisti
di adeguare l'intonazione dello strumento ai diversi "la" che coesistevano.
Fra gli strumenti gravi:
Accanto a questi strumenti di largo uso sia come strumenti solistici che
nell'orchestra, in epoca barocca godettero di occasionale popolarità nell'ambito di
specifiche scuole o mode musicali:
il mandolino;
la viola d'amore, viola da braccio con corde aggiuntive di risonanza;
la viola da gamba
lo chalumeau, antecedente diretto del clarinetto;
la musette de cour (piccola cornamusa con mantice) e la ghironda, strumenti che
evocavano atmosfere "pastorali".
il serpentone (basso della famiglia dei cornetti) e il fifre (flauto traverso
ottavino), nonché il tamburo, specie nelle bande militari e più tardi in quelle
civiche.
Compositori più noti
I compositori del periodo barocco attualmente più noti al grosso pubblico, grazie
ad una vasta produzione concertistica e discografica nel corso degli ultimi
cinquant'anni, sono gli italiani Claudio Monteverdi, Giacomo Carissimi, Bernardo
Pasquini, Alessandro Scarlatti e il figlio Domenico, Antonio Vivaldi, i tedeschi
Bach e Händel e l'inglese Purcell. Numerosi altri compositori di grandissima
notorietà ai loro tempi come Girolamo Frescobaldi, Heinrich Schütz, Arcangelo
Corelli, Dietrich Buxtehude e Georg Philipp Telemann, nonché tutti i maggiori
compositori della Scuola Francese Jean-Baptiste Lully, François Couperin, Marc-
Antoine Charpentier, Marin Marais, Jean-Philippe Rameau ecc.), pur avendo avuto
un'importanza storica e artistica non inferiore a quelli precedentemente citati,
sono oggi familiari a un pubblico relativamente più ristretto. È soprattutto nel
campo operistico che la ricchezza di nomi e di influenze è vastissima: essendo
l'opera la principale fonte di successo per la maggior parte degli autori del
tempo, anche la produzione ad essa collegata è praticamente sconfinata, e non è
raro che vengano riscoperti lavori di notevole valore artistico, anche di
compositori che fino ai nostri giorni erano meno rimasti pressoché sconosciuti alla
ricerca musicologica.
Celebri operisti furono certamente (oltre ai già citati Claudio Monteverdi, Jean-
Baptiste Lully, Pier Francesco Cavalli, Alessandro Scarlatti, Händel, Vivaldi e
Purcell) Alessandro Stradella, Bernardo Pasquini, Giovanni Battista Pergolesi,
Leonardo Leo, Antonio Caldara, Nicola Porpora e Jean-Philippe Rameau. Molti
appartengono alla Scuola musicale napoletana, che fu fra le più influenti e alla
moda a partire dal terzo decennio del XVIII secolo. Da quell'epoca Napoli si
impose, infatti, come uno dei massimi centri operistici europei, contendendo a
Venezia un primato che la città lagunare aveva sempre avuto in Italia.
Nel XVII secolo Roma fu uno dei principali centri dell'opera italiana, contribuendo
in modo determinante allo sviluppo del genere e delle sue convenzioni fin dagli
albori. Diversamente da altri centri, come Venezia che dal 1637 aveva sviluppato un
sistema di teatri pubblici ovvero per un pubblico pagante, a Roma gli spettacoli
operistici prosperarono soprattutto nei teatri delle famiglie aristocratiche, come
i Barberini, nella prima metà del XVII secolo e i Colonna nella seconda metà, che
realizzarono teatri nei loro stessi palazzi. A Roma, nel corso del Seicento, si
formarono numerosi compositori e cantanti d'opera, che furono attivi anche nei
teatri di altre città italiane ed europee. A Roma si formò, tra gli altri,
Alessandro Scarlatti, poi attivo nei teatri di Venezia, Firenze e Napoli. In
Italia, sulla scia dell'esempio veneziano, l'attività dei teatri d'opera aperti al
pubblicosi diffuse, a partire dalla metà del XVII secolo, anche in altri centri
come Bologna, Firenze, Genova, Pisa, Livorno, Modena, Ferrara, Parma, Napoli,
Palermo, Milano ecc., attraverso modelli di gestione dei teatri adattati alla
diversa struttura sociale e politica locale.[16] Nel resto dei paesi europei la
vita operistica ruotava generalmente attorno a una corte.[17] in forma quasi
esclusiva (Parigi e Madrid) o prevalente (Vienna e Londra). Solo in Germania gli
spettacoli operistici si articolavano su modelli non troppo dissimili da quelli
italiani, con città di grandi e medie dimensioni che fin dal XVII secolo si erano
dotate di strutture teatrali adeguate, anche private. A Monaco di Baviera fu aperto
un teatro stabile fin dal 1657 (l'Opernhaus am Salvatorplatz rimasto in funzione
fino al 1822), ad Amburgo si inaugurò nel 1678 il primo teatro pubblico tedesco e
Dresda si impose fin dai primi decenni del Settecento come una piazza di
prim'ordine.
In tutta Europa (ad eccezione della Francia che aveva sviluppato un proprio genere
di teatro per musica, la tragédie-lyrique), dominò comunque, durante tutta l'età
barocca e per tutto il Settecento, l'opera italiana, che si impose come fenomeno
transnazionale, al punto che tra i maggiori compositori del genere possiamo
indicare tre compositori d'area germanica, quali Händel, Gluck e Mozart. L'Italia
possedeva all'epoca buoni conservatori musicali e le più importanti compagnie
liriche erano formate in maggiore o minor misura da interpreti italiani. I
compositori italiani venivano contesi dalle corti europee e quelli di altri paesi
dovettero quasi sempre orientare la propria produzione secondo le consuetudini e
lostile dell'opera italiana. Soprattutto a Vienna, la cultura italiana dominò nel
XVII e per buona parte del XVIII secolo. I poeti di corte, autori dei libretti
d'opera, erano sempre italiani; basti ricordare Apostolo Zeno e Pietro Metastasio;
come pure i maestri di cappella; basti ricordare i nomi di Antonio Caldara e
Antonio Salieri.
Claudio Monteverdi
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Claudio
Monteverdi.
Claudio Monteverdi
Claudio Monteverdi (Cremona, 9 maggio 1567 – Venezia, 29 novembre 1643) fu il primo
grande operista nella storia della lirica e fra i massimi compositori del suo
tempo.
Henry Purcell
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Henry
Purcell.
Henry Purcell
Henry Purcell (Westminster, Londra, 10 settembre 1659 – Westminster, Londra, 21
novembre 1695) è stato uno dei più grandi compositori britannici. Durante gli
ultimi anni della sua vita scrisse alcune opere teatrali come Dido and Æneas, The
Prophetess (The History of Dioclesian), King Arthur, The Indian Queen, Timon of
Athens, The Fairy Queen e The Tempest. Compose anche della musica notevole per gli
anniversari di compleanno e per il funerale della Regina Maria II.
Antonio Vivaldi
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Antonio
Vivaldi.
Antonio Vivaldi
Antonio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) è un celebre
violinista e compositore del periodo barocco. Fu anche un sacerdote, e per tale
motivo – e per il colore dei suoi capelli – venne soprannominato "Il prete rosso".
La sua composizione più nota sono i quattro concerti per violino conosciuti come Le
quattro stagioni, celebre e straordinario esempio di "musica a soggetto".
Innovando dal profondo la musica dell'epoca, Vivaldi diede più evidenza alla
struttura formale e ritmica del concerto, cercando ripetutamente contrasti armonici
e inventando temi e melodie inconsuete. Il suo talento consisteva nel comporre una
musica non accademica, chiara ed espressiva, tale da poter essere apprezzata dal
grande pubblico e non solo da una minoranza di specialisti.
Vivaldi è considerato uno dei maestri della scuola barocca italiana, basata sui
forti contrasti sonori e sulle armonie semplici e suggestive. Johann Sebastian Bach
fu profondamente influenzato dalla forma del concerto vivaldiano: egli trascrisse
alcuni concerti per clavicembalo solista e alcuni concerti per orchestra, tra
questi il famoso Concerto per quattro violini e violoncello, archi e continuo (RV
580).
Le sue opere sono famose per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi tecnici
ed espressivi, bellezza artistica e sono state di ispirazione per la gran parte dei
compositori che si sono susseguiti nella tradizione europea.
Nacque nella città di Halle, nella regione tedesca della Sassonia, da una famiglia
borghese (il padre era un barbiere-cerusico) e trascorse gran parte della vita
all'estero, frequentando numerose corti europee. Morì a Londra all'età di
settantaquattro anni.
Händel visse dal 1706 al 1710 in Italia, dove raffinò la sua tecnica compositiva,
adattandola a testi in italiano; rappresentò opere nei teatri di Firenze, Roma,
Napoli e Venezia e conobbe musicisti coevi come Scarlatti, Corelli, Marcello. A
Roma fu al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, mecenate anche di Corelli e
Juvarra.
Dopo essere stato per breve tempo direttore musicale alla corte di Hannover, nel
1711 si trasferisce a Londra per rappresentarvi Rinaldo, che riscuote un notevole
successo. A Londra Händel decide così di stabilirsi e fondare un teatro reale
dell'opera, che sarà conosciuto come Royal Academy of Music. Fra il 1720 e il 1728,
scriverà per questo teatro quattordici opere. Händel compose quarantadue opere di
genere serio per il teatro diventate famose (e molte delle quali tutt'oggi
rappresentate in tutto il mondo).
Fu autore anche di venticinque oratori altrettanto celebri (incluso il suo
capolavoro Messiah).
Scrisse poi molte pagine di musica per orchestra. Tra esse comprendevano anthem,
sorta di inni celebrativi, e sonate sacre, oltre a centoventi cantate, diciotto
concerti grossi, dodici concerti per organo e trentanove fra sonate, fughe, suite
per clavicembalo.
Altri compositori
Il panorama della musica in quest'epoca non era certo ristretto ai cinque
compositori sopra ricordati. Nel secolo e mezzo di evoluzione che contraddistingue
l'epoca barocca, emersero paradigmi musicali estremamente eterogenei: fu questa
l'epoca in cui vennero codificati o fondamentalmente rivisitati alcuni fra gli
stili e le forme musicali fondamentali nella musica classica, come il concerto,
l'opera lirica e gran parte della musica sacra.
Per ciò che riguarda lo sviluppo del concerto grosso fondamentale è stato l'apporto
di Händel, ma anche dell'italiano Arcangelo Corelli la cui op. 6 è considerata una
delle massime espressioni. Ancora nel campo della musica strumentale bisogna
ricordare l'opera di Georg Philipp Telemann che i suoi contemporanei consideravano
il massimo musicista tedesco (assai più che non Bach, come si ricorda sopra).
Nel caso del concerto solista il nome di Vivaldi è quello che più facilmente viene
citato, ma altri artisti a lui contemporanei contribuirono in modo fondamentale
nello sviluppo di questi stile, fra i quali non si possono non ricordare Alessandro
Marcello, Giuseppe Torelli.
In Italia
Tomaso Albinoni
Vincenzo Albrici
Attilio Ariosti
Giuseppe Antonio Bernabei
Andrea Bernasconi
Giovanni Bononcini
Francesco Antonio Bonporti
Giovanni Bontempi
Antonio Caldara
Giacomo Carissimi
Francesco Cavalli
Arcangelo Corelli
Francesco Durante
Giovanni Battista Ferrandini
Girolamo Frescobaldi
Francesco Geminiani
Giovanni Girolamo Kapsberger
Giovanni Legrenzi
Leonardo Leo
Pietro Locatelli
Antonio Lotti
Francesco Onofrio Manfredini
Alessandro Marcello
Benedetto Marcello
Claudio Monteverdi
Giovanni Battista Pergolesi
Giacomo Antonio Perti
Nicola Porpora
Giovanni Giacomo Porro
Giovanni Porta
Alessandro Scarlatti
Domenico Scarlatti
Agostino Steffani
Alessandro Stradella
Barbara Strozzi
Giuseppe Tartini
Giuseppe Torelli
Pietro Torri
Francesco Maria Veracini
Antonio Vivaldi
In Francia
André Campra
Marc-Antoine Charpentier
Louis-Nicolas Clérambault
François Couperin
Jean-Henri d'Anglebert
Jean-François Dandrieu
Michel-Richard Delalande
Antoine Forqueray
Jean-Henri d'Anglebert
Jean-Marie Leclair
Jean-Baptiste Lully
Marin Marais
André Danican Philidor
Jean-Joseph de Mondonville
François-André Danican Philidor
François Danican Philidor
Pierre Danican Philidor
Jean Danican Philidor
Michel I Danican Philidor
Michel II Danican Philidor
Jacques Danican Philidor
Anne Danican Philidor
Pierre Danican Philidor
Jean-Philippe Rameau
Monsieur de Sainte Colombe
In Germania
Johann Sebastian Bach
Dietrich Buxtehude
Heinrich Ignaz Franz Biber
Gottfried Kirchhoff
Reinhard Keiser
Johann Christoph Graupner
Johann Samuel Endler
Philipp Heinrich Erlebach
Johann Christoph Graupner
Johann Kaspar Kerll
Johann Jakob Froberger
Johann Pachelbel
Samuel Scheidt
Johann Hermann Schein
Heinrich Schütz
Georg Philipp Telemann
Sylvius Leopold Weiss
Friedrich Wilhelm Zachow
In Inghilterra
John Blow
John Jenkins
Georg Friedrich Händel
Henry Purcell
Daniel Purcell
Thomas Weelkes
Nelle Fiandre
Henry Du Mont
Joseph-Hector Fiocco
Pietro Antonio Fiocco
Jean-Noël Hamal
Jan Pieterszoon Sweelinck
Pierre Van Maldere
In altri paesi
Jan Dismas Zelenka
Razek François Bitar
Adam Michna z Otradovic
Pavel Josef Vejvanovský
Bohuslav Matěj Černohorský
Šimon Brixi
Tavola diacronica dei compositori barocchi
Qui di seguito sono raggruppati dei compositori barocchi per data di nascita
secondo le periodizzazioni fatte da Suzanne Clercx[18][19].
Primo Barocco
(1550-1600) Giulio Caccini, Paolo Quagliati, Francesco Mannelli, Adriano Banchieri,
Giovanni Bassano, Felice Anerio, Giovanni Bernardino Nanino, Dario Castello, Jacopo
Peri, Jacopo Corsi, Mikołaj Zieleński, Hans Leo Hassler, Jan Pieterszoon Sweelinck,
John Bull, John Dowland, Jean Titelouze, Lodovico Grossi da Viadana, Ascanio
Mayone, Giles Farnaby, Alessandro Piccinini, Agostino Guerrieri, Thomas Campion,
Giovanni Francesco Anerio, Claudio Monteverdi, Christian Erbach, Giovanni Paolo
Cima, Salamone Rossi, Michael Praetorius, Giovanni Picchi, Joan Pau Pujol,
Alessandro Grandi, Giovanni Maria Trabaci, Thomas Weelkes, Agostino Agazzari,
Giovanni Girolamo Kapsberger, Thomas Simpson, Sigismondo d'India, Giovanni
Valentini, Gregorio Allegri, Orlando Gibbons, Robert Johnson, Girolamo Frescobaldi,
Antonio Cifra, Nicolò Corradini, Manuel Machado, Heinrich Schütz, Stefano Landi,
Claudio Saracini, Francesca Caccini, Samuel Scheidt, Juan Gutiérrez de Padilla,
John Jenkins, Claudia Rusca, Tarquinio Merula, Giovanni Battista Buonamente,
Heinrich Scheidemann, Biagio Marini, Giovanni Rovetta, Luigi Rossi, Johann Crüger,
Charles Racquet, Giovanni Battista Fontana
Medio Barocco
(1600-1700) Marcin Mielczewski, Giovanni Felice Sances, Girolamo Fantini, Francesco
Cavalli, Guillame Dumanoir (senior), Guillame Dumanoir (junior), Giovanni IV del
Portogallo, Marco Uccellini, Giacomo Carissimi, Michel Lambert, Daniel Speer,
Andreas Hammerschmidt, Marc'Antonio Pasqualini, Franz Tunder, Johann Jakob
Froberger, Henry Cooke, Barbara Strozzi, Johann Heinrich Schmelzer, Isabella
Leonarda, Antonio Cesti, Johann Adam Reincken, François Roberday, Robert Cambert,
Jean-Henri d'Anglebert, Antonio Sartorio, Nicolas Lebègue, Monsieur de Sainte
Colombe, Vincenzo Albrici, Sebastian Anton Scherer, Pietro Simone Agostini,
Dietrich Buxtehude, Bernardo Pasquini, Giovanni Buonaventura Viviani, Pavel Josef
Vejvanovský, Giovanni Battista Draghi, Gaspar Sanz, Paolo Lorenzani, Antonia Bembo,
Marc-Antoine Charpentier, Johann Anton Losy van Losymthal, Alessandro Stradella,
Ignazio Albertini, Heinrich Ignaz Franz Biber, Andreas Werckmeister, Sebastiano
Cherici, Giovanni Maria Capelli, John Blow, Bernardo Storace, Bartłomiej Pękiel,
Petronio Franceschini, Cataldo Amodei, Robert de Visée, Pietro Torri, Domenico
Gabrielli, Johann Pachelbel, Georg Muffat, Arcangelo Corelli, Carlo Francesco
Pollarolo, Johann Paul von Westhoff, Marin Marais, Georg von Reutter (padre),
Martino Bitti, Giovanni Battista Bassani, Gaetano Greco, Giuseppe Torelli, Henry
Purcell, Francesco Antonio Pistocchi, Antonio Veracini, Rosa Giacinta Badalla,
Johann Kuhnau, Alessandro Scarlatti, Gottfried Finger, Johann Joseph Fux, André
Campra, Francesco Gasparini, Georg Böhm, Giacomo Antonio Perti, Nicolaus Bruhns,
Élisabeth Jacquet de La Guerre, Jean-Baptiste Lully, Francesc Valls, Johann
Heinrich Buttstedt, Attilio Ariosti, Antonio Lotti, François Couperin, Giorgio
Gentili, Louis Marchand, Alessandro Marcello, Antonio Caldara, Turlough O'Carolan,
Giovanni Bononcini, Tomaso Albinoni, Nicolas de Grigny, Jeremiah Clarke, Reinhard
Keiser, Jacques Hotteterre, Bartolomeo Cordans, Louis-Nicolas Clérambault, Johann
Ludwig Bach, Antonio Vivaldi, Jan Dismas Zelenka, Pietro Filippo Scarlatti, Jean-
Baptiste Loeillet, Johann Mattheson, Georg Philipp Telemann, Giuseppe Valentini,
Johann David Heinichen, Jean-Philippe Rameau, Johann Gottfried Walther, Lodovico
Giustini, Johann Sebastian Bach, Giuseppe Matteo Alberti, Domenico Scarlatti, Georg
Friedrich Händel, Benedetto Marcello, Sylvius Leopold Weiss, Nicola Porpora, Johann
Georg Pisendel, Francesco Geminiani, Camilla de Rossi, Fortunato Chelleri, Joseph
Bodin de Boismortier, Pietro Baldassare, Francesco Maria Veracini, Giovanni Alberto
Ristori, Unico Wilhelm van Wassenaer, Giuseppe Tartini, Pietro Locatelli, Johan
Helmich Roman, Giuseppe Sammartini, Louis-Claude Daquin, Maurice Greene, Andrea
Zani, Jean-Marie Leclair, Adam Falckenhagen, Johann Joachim Quantz, Riccardo
Broschi, Johann Adolf Hasse, Cesare Bendinelli, Nicola Matteis
Tardo Barocco
(1700-1760) Giovanni Battista Sammartini, Johann Gottlieb Graun, Carl Heinrich
Graun, Giovanni Battista Pescetti, Carlo Cecere, Baldassare Galuppi, Georg von
Reutter (figlio), Leonardo Vinci, Charles Avison, Michel Corrette, Guglielmina di
Prussia, Giovanni Battista Pergolesi, Domenico Alberti, Thomas Arne, Wilhelm
Friedemann Bach, William Boyce, Federico il Grande