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IL REGIME FASCISTA IN ITALIA

Dalla seconda metà degli anni venti, Mussolini promulga le "leggi fascistissime" che distruggono ogni
forma di opposizione, gettando le basi per un sistema di gestione dello stato fortemente autoritario.
Ogni aspetto della vita sociale e ogni fonte di informazione è rigidamente controllata dal governo, in un
sistema di propaganda destinato a diffondere e a glorificare le idee e l'operato di Mussolini. Nella società
italiana cresce così il consenso nei confronti del regime fascista, esaltato come unico governo veramente
adeguato ad affrontare i problemi del Paese:

- Negli anni successivi alla Marcia su Roma, Mussolini procedette alla creazione di uno stato totalitario,
fandoto su una dittatura personale e su un partito unico. Il consolidamento del regime ebbe inizio con la
promulgazioe delle Leggi fascistissime, ispirate dal giurista Alfredo Rocco, attraverso le quali:

· Veniva definitivamente soppressa la libertà di parola e di associazione, mentre la stampa


veniva sottoposta al controllo della polizia.

· Vennero ampliati i poteri dei prefetti, che potevano secondo la proprio decisione sciogliere
associazioni, enti, istituti, partiti, gruppi e organizzazioni politiche

· Fu stabilito l'allontanamento dal servizio di tutti i funzionari pubblici che rifiutavano di giurare
fedeltà al regime e fu istituito il confino come sanzione nei confronti dei soggetti ostili al regime

· in materia costituzionale trasformò il capo del governo in segretario dello stato nominato dal re,
e responsabile del proprio indirizzo di governo solo di fronte al re e non più di fronte al
parlamento: questa legge mirava ad abolire la distinzione dei poteri (caratteristica della
democrazia liberale), inglobando nel potere legislativo quello esecutivo.

· venne modificato l'ordinamento municipale attraverso l'eliminazione del consiglio comunale e


del sindaco a cui subentrò il podestà, che esercitava le funzioni del sindaco, della giunta e del
consiglio comunale.

· il 25 novembre 1926 fu emanato il provvedimento "per la difesa dello stato" con il quale veniva
repristinata la pena di morte e istituito un Tribunale speciale per la difesa dello stato.

LEGGI FASCISTISSIME IN SINTESI:

· Sciogliemento dei partiti e di tutti i movimenti politici di opposizione.

· Creazione di una specie di polizia politica controllata dai prefetti e di un Tribunale speciale per
la repressione delle attività antifasciste.

· Istituzione del confino per gli oppositori e ripristino della pena di morte.

· Trasformazione del capo di governo in Segretario dello Stato, responsabile solo di fronte al re, e
non più davanti al parlamento.
· Modifica dell'ordinamento municipale e creazione dei podestà con pieni poteri a livello
comunale.

Così il fascismo dal 3 gennaio 1925 alla fine del 1926 (24 mesi) si trasformò in un regime.

La tappa successiva fu la riforma elettorale varata del 1928, in base alla quale l'elettore era chiamato ad
approvare o respingere, per la Camera dei deputati, una lista unica nazionale di candidati scelti dal
Grand consiglio del fascismo (G.C.F. venne creato da M. nel 1922 per prendere decisioni politiche, che
normalmente aspettavano al parlamento. Tale organismo fu il primo ad avviare il processo di svuotameto
dei poteri parlametari), diventato un organo costituzionale, prendendosi il diritto di nominare il capo del
governo e di giudicare la successione al trono. Nel 1929, in seguito alla riforma, le regolari elezioni
politiche si trasformarono in una consultazione plebiscitaria: i cittadini dovevano limitarsi a votare con
un "si" o con un "no" l'unica lista compilata dal governo, sapendo che il loro voto non era più segreto e
tanto meno libero, in quando la scheda del "si" era facilmente riconoscibile dall'esterno e chi la votava
veniva attaccato con la forza. Per questo le elezioni del 24 marzo 1929 si conclusero favorevoli per la lista
nazionale o lista unica. La Camera uscita sconfitta da queste elezioni ne vide privo di valore il proprio
ruolo e nel 1938 la Camera dei deputati fu soppressa e sostituita dalla Camera dei fasci e delle
corporazioni. La realizzazione della dittatura passava attraverso:

· lo smantellamento del sisteman parlamentare liberale

· una politica repressiva del dissenso che poteva provenire dall'interno stesso del movimento
fascista, dove esistevano diverse posizioni, spesso constrastanti:

1. corrente conservatrice: secondo la quali il fascismo si era completamente realizzato

2. corrente rivoluzionaria moderata: che chiedeva una politica più aperta alle esigenze della
società

3. corrente rivoluzionaria intransigente: che esigeva una "fascistizzazione" più radicale in ambito
politico e sociale

Mussolini procedette così a un'epurazione (allontanamento da una carica o istituzione) del partito.

Egli per consolidare il suo regime, misa in atto un programma di propaganda, attuata dalla stampa, dal
cinema, dalla radio, dalle organizzazioni di partito: questa manipolazione era finalizzata a distruggere
ogni ricordo delle libertà civili, nelle generazioni anziane, e a sopprimere la coscienza critica in quelle più
giovani, così da ottenere un'obbedienza "cieca", "assoluta" e "totalizzante" del nuovo regime. Mussolini
inoltre alimentò il culto della propria immagine, proprio per questo iniziò a farsi chiamare "duce" , che
costituiva un richiamo alla Roma antica, considerato dall'ideologia fascista il periodo di massima
espressione della grandezza italiana. Il controllo propagandistico era rivolto soprattutto alle generazioni
più giovani perciò il luogo più importante nel quale imporre la propria idealogia era la scuola:

· venne perciò effettuata una riforma della scuola, attuata gia nel 1923, sotto la guida filosofica di
Giovanni Gentile. Essa voleva dare alla scuola un'impronta militarista, infatti la riforma venne poi
completata nel 1926, con la creazione dell'Operazione Balilla (Onb): un'istituzione parascolastica
dedita all'istruzione ginnico-sportiva e pre-militare dei ragazzi dai 6 ai 18 anni. I giovani
universitari invece, furono inseriti nei Gruppi universitari fascisti (Guf) attraverso cui il regime
voleva fondare una futura classe dirigente fascista.

· Inoltre furono create altre organizzazioni di partito come l'Opera dopo-lavoro o le scuole rurali.

· Chi invece avesse espresso un parere contrario o avesse rifiutato il saluto fascista, poteva essere
emarginato o condannato a violenze fisiche e psicologiche; inoltre non era più possibile avere
un impiego pubblico senza l'iscizione al partito.

· Fra il 1927 e 1930 fu creata una polizia segreta l'Ovra (organizzazione per la vigilanza e la
repressione dell'antifascismo), che fu uno degli strumenti di repressione degli antifascisti.
Comunque l'opposizione al fascismo continuava a farsi sentire presso opere scritte e diffuse
clandestinamente.

Politica interna ed economica

In campo politico ed economico il regime appoggiava l'alta finanza e la grande borghesia capitalistica,
soffocando le rivendicazioni operaie attraverso l'abolizione delle commissioni interne delle fabbriche, del
diritto di sciopero e dei liberi sindacati, stabilita con il patto di palazzo Vidoni (1925) e divenuta legge
con l'entrata in vigore del codice Rocco (1926). Secondo questo codice i sindacati vennero sostituiti nel
1934 da sindacati fascisti, cioè le corporazioni: che erano organizzazioni che riunivano i datori di lavoro e
i lavoratori di tutte le categorie di produzione; queste corporazioni erano degli organi dello Stato fascista,
che controllavano le forze produttive. Queste si fondavano sul principio della collaborazione fra le classi
sociali, in opposizione alla lotta di classe socialista. Tale collaborazione venne sancita gia dal 1927 con la
pubblicazione della Carta del lavoro dello stato fascista. Con le corporazioni tutte le quesioni venivano
decise dall'alto e perciò erano risolte sempre a beneficio delle classi padronali. Questi nuovi organismi
finirono per bloccare ogni rivedicazione dei lavoratori.

In ambito politico economico, fin dal 1925, il ministro delle finanze Giuseppe Volpi abbandonò il
liberismo economico, e attuò il protezionismo mediante l' aumento dei dazi sui cereali, venne ostacolato
ogni genere di investimento dei capitali esteri in Italia e un aumento delle tariffe doganali. In questo
modo l'italia avrebbe limitato la dipendenza dall'estero, e avrebbe avuto modo di far notare il proprio
prestigio nazionale, visto che il risanamento dell'economia avrebbe contribuito alla stabilizzazione del
regime. Per questo il governo fascista si impegnò inoltre a rivalutare la lira, che venne portata sul
mercato dei cambi a "quota novanta" nei confronti della starlina e a quota 19 lire nei confronti del
dollaro. Ma una simile rivalutazione non combaciava con la capacità produttiva del paese, e il fatto della
sopravvalutazione della moneta portò ad una scarsità di moneta circolante e una limitata richiesta di
merci. Ne derivò

· un rallentamento della produzione

· un aumento dei costi


· un calo delle esportazioni

Si determinò così un ristagno caratterizzato da una riduzione delle importazioni e delle esportazioni. I
prezzi a loro volta aumentarono e si triplicò la disoccupazione. Per quanto riguarda la piccola borghesia,
essa fu l'unica a trarne dei benefici dalla rivalutazione, in quanto garantì la stabilità dei loro risparmi. La
situazione di ristagno si andava dichiarando risolta nel 1929 proprio quando si annunciava la crisi
economica mondiale legata al crollo della borsa di Wall Street.

PROVVEDIMENTI PROTEZIONISTICI DEL FASCISMO:

· Consistenze insprimento dei dazi sui cereali

· Creazione di ostacoli di ogni genere all'investimento dei capitali esteri in italia

· Pesante aumento delle tariffe doganali

· Instaurazione di divieti d'importazione, ritenuti opportuni ed emanati dal ministero delle


Finanze.

Al crollo della produzione, il fascismo pensò di porre rimendo alimentando l'intervento dello Stato
nell'economia, trasformandolo così in uno Stato imprenditore, attraverso la creazione:

· dell'Imi (istituto mobiliare italiano): esso concedeva fondi pubblici a favore di industrie in
procinto di fallire.

· dell'Iri (Istituto per la ricostruzione industriale): attraverso il quale lo Stato acquistò parte del
pacchetto azionario di alcune importanti industrie siderurgiche, cantieristiche, navali e
meccaniche.

· Credito italiano, Banca commerciale, Banco di Roma: istituti bancari posti sotto il controllo dello
Stato attraverso l'Iri.

In tal modo si determinava un cambiamento delle strutture e delle caratteristiche tipiche dello Stato
liberale. Queste iniziative provocarono la reazione dei grandi capitalisti, che non appogiavano più con
tanto fervore il regime fascista. Nello stesso tempo queste misure economiche favorirono la formazione
di grandi concentrazioni di imprese per il controllo del mercato, che portarono a un accumulo di
ricchezze nelle mani di pochi potenti gruppi industriali.

Questo principio del dirigismo venne applicato in campo economico soprattutto attraverso l'imposizione
dell'autarchia: questa politica si proponeva di mettere l'italia in condizione di produrre da sola tutto ciò
che le occorreva, al fine di raggiungere l'autosufficienza economica; essa venne attuata dopo il 1937.
Questa economia di isolamento ebbe effetti negativi sul tenore di vita dei cittadini, ma contribuì a
potenziare l'apparato industriale.

Il fascismo porto inolte a termine anche una serie di lavori di pubblicà utilità, tendenti a migliorare le
condizioni di vita della popolazione:

· vennero costruiti ponti, strade, acquedotti, case, ferrovie, ecc.

· furono migliorati i servizi pubblici

· venne sviluppata l'agricoltura con lavori di irrigazione e di bonifica, come quelli compiuti nelle
Paludi Pontine (in mezzo alle quali fu fondata una nuova città : Latina)

· fu pontenziata la marina mercantile e creata l'aviazione civile

· vennero attivate opere di assistenza alle madri e ai fanciulli

· al fine di incoraggiare le ricerche petrolifere fu istituita l'Azienda generale italiana petroli (Agip) ,
che assumerà un ruolo fondamentale nella vita economica del paese solo alla fine del fascismo.

L'ECONOMIA FASCISTA:

DIRIGISMO:

4. AUTARCHIA: a. sviluppo dell'apparato industriale b. Realizzazione di opere pubbliche con


aumento dell'impiego di manodopera c. Conduzione di "battaglie" mirate a favorire la crescita
della produzione di cereali, quella demografica e la bonifica di zone paludose.

5. STATO IMPRENDITORE: a. acquisto di industrie e banche b. concessione di fondi a imprese in


difficoltà c. potenziamento della marina mercantile e creazione dell'aviazione civile

Il controllo fascista sulla società non sarà mai assoluto. Infatti il re e la Chiesa cattolica godono di un
prestigio e di un'autorità autonomi, e Mussolini è spesso costretto a scendere a patto con la corte e con
le organizzazioni delle gerarchie ecclesiastiche. L'eliminazione fisica degli oppositori, anche per questo
aspetto, non raggiunse mai i livelli hitleriani e staliniani.

Infatti il fascismo si mostrò sempre ostile verso i cattolici che svolgevano attività politica nel Partito
popolare o nelle "leghe bianche". Tuttavia Mussolini si rese conto, che una volta salito al potere, per
consolidarne la sua utorità, aveva bisogno di un accordo con la Chiesa. Si giunse così alla stipulazione dei
Patti lateranensi, sottoscritti l'11 febbraio 1929 da Mussolini per lo Stato Italiano e da Pietro Gasparri,
segretario di Stato a nome di Pio IX. Questi accordi, con i quali si poneva fine alla "questione romana" del
20 settembre 1870 (Roma capitale dopo l'unità), erano caratterizzati da:

6. un trattato: con il quale il papa riconosceva Roma come capitale del regno d'Italia, mentre il
governo italiano ammetteva la religione cattolica quale unica religione dello stato e concedeva al
papa piena sovranità sul nuovo Stato della Citta del Vaticano

7. una convenzione finanziaria: con la quale lo Stato italiano accordava alla Santa Sede un forte
somma di denaro a compenso dei danni subiti nel 1870 in seguito alla perdita dei proventi
dell'ex Stato pontificio.
8. un Concordato: secondo il quale lo Stato garantiva alla Chiesa il libero esercizio del potere
spirituale e del culto in tutto il territorio nazionale, esonero dei sacerdoti dal servizio militare, si
introduceva l'insegnamento religioso nelle scuole e si riconoscevano effetti civili al matrimonio
religioso.

Questo accordo non garantì però l'esaursi dell'astio tra il regime e la chiesa, infatti nel 1931, l'astio tra i
due poteri si rinvigorì, poichè Mussolini emanò un provvedimento di immediata chiusura di tutti i circoli
della gioventù cattolica, tra i quali emergeva l'Azione cattolica; tale contrasto venne sanato con un
accordo, che prevedeva per l'Azione cattolica la possibilità di continuare la propria attività con finalità
esclusivamente religiose.

La politica estera segnò le sorti del fascismo. I tentativi di Mussolini di rivedere gli equilibri di Versailles a
vantaggio dell'Italia non sono accolti con favore da Francia e Inghilterra, che si oppongono duramente
alle mire espansionistiche in Etiopia: l'Italia si avvicina così alla Germania.

Prima fase: tra il 1922 e il 1926 la politica internazionale fu affidata a Salvatore Contarini, sotto la cui
influenza Mussolini era intenzionato a creare un'atmosfera di pace. Al tempo stesso però, Mussolini si
impegnò a revisionare i trattai di pace, considerati ingiusti per l'Italia. Per questo l'Italia risanò i rapporti
di amicizia con l'inghilterra, mentre si mostrò ostile con la Francia, che era contraria a ogni
rivendicazione territoriale dell'Italia.

Seconda fase: il regime si sentì forte e pensò di potersi affermare anche oltre confine, perciò incoraggiò
il militarismo e il riarmo nei Paesi dove stavano nascendo dei regimi di tipo fascista. Ciò determinò un
ulteriore insprimento dei rapporti con la Francia, che nel frattempo rinnovò i suoi legami con
l'Inghilterra, ponendo in grave difficoltà l'Italia. Pertanto Mussolini, nel 1932, decise di occuparsi
personalmente della politica estera. Nel frattempo la presa del potere di Hitler in Germania stava
determinando una radicalizzazioe degli schieramenti politici europei.

Mussolini decise di intraprendere una politica di espansione verso l'Africa ai danni dell'impero abissino in
Etiopia, allora sengato dal negus Hailé Selassié. Questa spedizione punitiva aveva lo scopo di affermare
la solidità interna del regime fascista; inoltre Mussolini riteneva di poter trasferire una perte della
manodopera italiana in eccesso nei territori conquistati, ricchi di materie prime. Ma una simile impresa
risultò anacronistica (ovvero fuori dal tempo in cui i fatti sono accaduti, arrivare troppo tardi): infatti
l'epoca del colonialismo si avviava al tramonto. Questa conquista non avrebbe potuto lasciare
indifferenti Francia e Inghilterra e neppure la Società delle Nazioni di cui l'Etiopia ne era divenuta uno
stato membro fin dal 1923. Contro ogni sorta di minaccia Mussolini il 3 ottobre 1935 aprì le ostilità senza
dichiarazione di guerra e ordinò alle truppe presenti in Eritrea e in Somalia di superare il confine. Così a
un mese dall'apertura delle ostilità, la Società delle Nazioni dichiarò l'italia colpevole di aggressione e
applicò su di essa delle sanzioni economiche che imponevano:

· blocco della fornitura delle armi

· rifiuto dei prestiti di ogni genere


· divieto di acquistare merci italiane

SIGNIFICATO DELLA GUERRA IN ETIOPIA:

· Le cause: 1. dimostrare a livello internazionale la solidità del regime fascista 2. trovare uno
sbocco per la manodopera italiana

· Le coseguenze: 1. dimostrazione della possibilità di imporre la violenza anche nei rapporti


internazionali 2. avvicinamento dell'italia alla Germania di Hitler

Il 9 maggio 1936, dopo sette mesi di campagna militare condotta con durezza, poichè dovettero
combattere su zone montuose e non su strade come si sarebbero aspettati, Mussolini annunciò la fine
della guerra e la costituzione di un "impero dell'Africa orientale italiana" sotto Vittorio Emanuele III,
ormai non pià soltanto re d'Italia, ma anche imperatore d'Etiopia. In quell'occasione il duce raggiunse il
massimo della popolarità. Pertanto la guerra costà all'Italia l'uscita dalla Società delle Nazioni e
l'isolamento in ambito Europeo (in quello economico, ecco perchè il Duce istaurò l'autarchia nel regime).
Così Mussolini cercò di creare un'alleanza con la Germania di Hitler, concretizzatasi poi nell'ottobre 1936
con un accordo Asse Roma-Berlino. Questo accordo venne poi rafforzato due anni più tardi da una serie
di provvedimenti persecutori nei confronti degli Ebrei, con cui l'italia si allineò alla politica razzista di
Hitler. Le leggi razziali vennero pubblicate il 15 luglio 1938 con il Manifesto della razza, che dichiarava
l'adesione del fascismo alle teorie razziste. A partire da questo documento nel 1938 furono emanati
diversi decreti di legge il 17 novembre: i provvedimenti prevedevano tra le altre cose:

· l'esclusione deli Ebrei dalle scuole pubbliche

· li divieto di matrimonio con Italiani

· il divieto di possedere aziende e beni immobili

· il divieto di prestare servizio nell'amministrazione statale e parastatale, nelle banche e nelle


assicurazioni

· il divieto di prestare servizio militare

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