Sei sulla pagina 1di 8

L’illuminismo - Dorinda Outram

Cap.1 Cos’è l’Illuminismo? L’illuminismo è stato definito in molti modi diversi. A porsi la domanda fu una
rivista berlinese cui risposero anche illustri pensatori dell’epoca come l’ebreo Moses Mendelssohn, Kant e
tanti altri. Il primo sostenne che l’illuminismo fosse un processo incompleto dell’uomo all’uso della ragione
da cui nessuno doveva essere escluso “filosofia popolare”. Il filosofo prussiano annunciò che l’illuminismo
fosse l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli imputava sempre a se stesso attraverso l’uso della
ragione, senza la guida di altri. “Sapere aude!” abbi il coraggio di sapere come Kant scrisse all’inizio del suo
saggio, divenne il motto dell’illuminismo. Il filosofo usando interpretazioni divergenti del termine in
questione, fece considerare ai contemporanei, la sua opera una satira verso Federico II re di Prussia, il
quale incarnava tutti i significati contraddittori. Secondo Kant vi è una differenziazione dell’uso della
ragione tra la sfera privata e quella pubblica: in quest’ultima, non essendo vincolati agli obblighi imposti
dalla propria condizione, si è liberi di parlare e scrivere liberamente; nella prima i sudditi del sovrano,
avevano il dovere di fermare il proprio pensiero per rafforzare la volontà e il potere del sovrano. Kant
considera quindi questo processo pieno di ostacoli e problemi. Ci furono anche pensatori post-bellici che
s'interessarono di definire l’illuminismo: uno dei quali fu Peter Gay(anni 60). Esso ne definì il programma
ostile verso la religione e alla ricerca della ragione e lo considera un fenomeno unitario basandosi sulla vita
dei pensatori dell’epoca. Fu uno dei primi a collegare il movimento alle colonie inglesi in America e alla
proclamazione della dichiarazione di indipendenza degli USA. Negli anni 70 scrittori poco conosciuti
considerarono l’illuminismo fautore delle barbarie degli esseri umani che avevano conquistato sovranità
verso altri esseri viventi. L’esclusivo utilizzo della ragione portò a risolvere i conflitti con la forza (forni
crematori, camere a gas, mezzi di trasporto per gli ebrei). Secondo altri pensatori come Habermas
l’illuminismo faceva uso della cultura trasformandola in una merce tanto da portare a un'emancipazione
degli individui di tutte le classi sociale con la diffusione delle informazioni. Questa divulgazione fu portavoce
di una ricerca di ideali comuni come la pace,la libertà e la giustizia e la nascita di una sfera pubblica
contraria al pensiero delle forze tradizionali. Da questo punto di vista l’illuminismo fu descritto come un
movimento molto positivo.

Cap.2 I caffè e i loro clienti Il contesto sociale i caffè, le biblioteche, le conferenze ed i libri furono le
principali vie di diffusione del sapere. Questo portò a una produzione massiccia di giornali, riviste e
materiale cartaceo a un miglioramento dell’economia, l’aumento delle vendite da parte degli artigiani e la
nascita di grandi aziende industriali. Questa diffusione interessò oltre che gli stati europei anche le loro
colonie nelle Americhe, Caraibi, e India all’interno dei quali si sviluppò un traffico a doppio senso: in Europa
ci furono importazioni di caffè, zucchero e varie materie prime mentre nelle colonie ci fu una diffusione di
nuove idee e nuovi sistemi culturali. Da questo punto di vista possiamo vedere che avvennero
un’omogeneizzazione del mondo e una distruzione delle barriere culturali tra popolazioni indigene ed
europee. Questa facilità di trasporto di libri e opuscoli portò ad un aumento dell’alfabetizzazione che, però,
secondo Darnton nell’Europa cattolica, si espanse per rendere le persone capaci di seguire la messa in
latino. Vi fu un aumento delle vendite di riviste e giornali e della creazione di biblioteche aperte al pubblico
(Parigi) che diede maggior familiarità al ceto popolare con la parola scritta. Il passaggio da una lettura di
pochi libri (Bibbia, almanacchi, pilgrims’ progress) all’interno delle famiglie di basso ceto sociale a una
lettura di tipo estensivo (giornali, libri di viaggio, storia) portò a una rivoluzione della lettura. Questa facilità
di accesso a questi beni aventi prezzi abbordabili fu promotrice della nascita della Repubblica delle Lettere
formata da scrittori ed editori poco famosi(sopravvivevano con la vendita dei loro libri destinati alla
popolazione rurale) considerati però possessori di un potere uguale a quello delle istituzioni politiche.
Questi scrittori formarono una comunità chiamata Grub Street, indipendente dal mecenatismo e possessori
di una minore ricchezza rispetto a scrittori famosi come Diderot e D’Alembert. Questa Repubblica delle
Lettere si può constatare caratterizzata da una poca uguaglianza di ricchezza e da una forte disuguaglianza
tra i sessi: le donne furono considerate incapaci di produrre idee, aventi le uniche funzioni di compagna
dell’uomo e di riproduttività. Tutto ciò portò a considerarle una minaccia per la RDL. L’illuminismo su
questo versante non è caratterizzato da un completo universalismo. Numerose istituzioni nacquero grazie
alla diffusione delle idee illuministe, tra le più importanti troviamo: la società letteraria e filosofica a
Manchester; la società lunare (industriale, intellettuali e scienziati) a Birmingham e la massoneria avente
degli iscritti in segreto. In alcune parti la massoneria fu condannata dalla Chiesa Cattolica in quanto alcuni
massoni chiamati illuminati istituirono società segrete con lo scopo di costruire una nuova classe di
governo. Le accademie più erudite si trovarono in Italia e in Francia nelle quali l’iscrizione era a pagamento
e limitate alle èlite aristocratiche. E’ importante segnalare la figura del servitore domestico che fu il
trasmettitore delle idee tra campagna e città eliminando ogni distinzione tra alta cultura e popolare.

Cap.3 L’illuminismo e potere: continuità e innovazione Nel periodo illuminista si parla di assolutismo
illuminato: una forma di monarchia influenzata dalle idee illuministe nella quale il sovrano si considera il
primo sostenitore del popolo come Federico II di Prussia. Dopo la prima guerra mondiale si parla di
Dispotismo Illuminato, criticato dopo la seconda. Questo fenomeno non permetteva di distinguere atti di
governo dovuti da principi illuministi da atti dettati dalla ricerca del tornaconto personale, ma venne
appunto discusso in quanto nessun sovrano del 700 governò senza freno dalla legge e dall’ostacolo di
gruppi di èlite. Marx vide l’illuminismo come un’ideologia borghese e pensò che l’assolutismo esistesse per
difendere gli interessi dell’aristocrazia feudale. Il rapporto tra potere e illuminismo fu diverso a seconda
dell’estensione dello stato e della sua forma di governo. Nelle aree europee di lingua tedesca e austriaca
comprese Svezia, Danimarca e Russia s'istaurò il cameralismo: il sovrano doveva regolare le vite dei sudditi
per dare forza, sanità, lealtà al proprio popolo. Le idee illuministe furono diffuse anche grazie alle università
nelle quali alcuni insegnanti possedevano cariche con poteri governativi, questo portò ad un’omogeneità
del pensiero amministrativo e ad una limitazione del potere governativo. In paesi come la Francia, il potere
restò maggiormente nelle mani dell’aristocrazia che istaurarono scarsi accordi con gli intellettuali: ci furono
divisioni all’interno del governo poiché alcuni ambivano alla diminuzione dei poteri della corona (per
evitare il dispotismo) e chi ambiva a un suo aumento per mantenere una coesione maggiore all’interno
dello stato. Furono attuati anche movimenti di riforma religiosa come il giansenismo che permise al
sovrano Guglielmo I di Prussia di legittimare programmi di riforma della Chiesa nel’interesse della
monarchia. L’obiettivo del giansenismo era il ritorno alla semplicità di vita e fu gradito ai governi in quanto
potevano ridimensionare il potere della Chiesa Cattolica attuando una riduzione del numero eccessivo di
monaci e suore e la chiusura mi molti istituti religiosi considerati improduttivi. Alla fine del 700 il monarca
non fu più considerato l’agente di Dio in terra (anche se alcuni mantennero questa figura come Luigi XVI)
giacché si diffuse l’idea che gli esseri umani avessero diritti non ignorabili dal governo ma che fu ritenuta
inapplicabile al tempo. In sostanza pose dei limiti alle monarchie e fu di grande importanza per le riforme.

Cap.4 Economia politica: scienza dello stato e mercato I fisiocrati Riquetì, Quesnay e De Nerrours furono
considerati una setta in quanto molto uniti ideologicamente: essi pensavano che l’economia francese
dovesse basarsi sull’agricoltura e sul libero mercato in quanto il settore primario era in grado di realizzare
un prodotto netto al contrario della manifattura ed il commercio che dipendevano
dall’approvvigionamento delle materie prime e dalla manodopera e possedeva fonti naturali e quindi
inesorabili. I fisiocrati optavano per un dispotismo legale in quanto la monarchia era il principale agente del
prodotto netto e libera all’azione dei parlements. Vollero che l’imposta fondiaria fosse ripartita su tutti i
proprietari con l’instaurazione di un capitalismo agrario abolendo i controlli sul commercio del grano per
incrementare il prodotto netto. Secondo essi questo avrebbe aumentato il prezzo dei cereali e accresciuto i
profitti e gli investimenti trasformando aziende piccole ed inefficienti in aziende grandi e moderne. I
fisiocrati però non tennero conto che l’aumento del prezzo avrebbe causato problemi economici agli operai
e contadini poveri. Ci furono molte rivolte (guerre des farines). In momenti di crisi di sussistenza e di ordine
la monarchia era poco convinta che il sistema del "laissez faire" riuscisse a ribaltare questi problemi con la
fiducia alle forze di mercato. Nemici ideologici dei fisiocrati furono gli stati cameralisti tedeschi che, non
possedendo colonie, individuavano nel rafforzamento dello stato come unità amministrativa con la
regolazione di scambi grazie alle barriere doganali e ai divieti di esportazione. I cameralisti vedevano
nell’economia un gioco in cui i profitti di uno stato corrispondevano alle perdite dell’altro. Il mercantilismo
presente negli stati europei aventi colonie (Gran Bretagna, USA), decretava il loro monopolio sulla
produzione di materie prime nelle colonie e vigeva l’obbligo di commercio con la madrepatria la quale,
rivendendo in altri paesi, potessero avere profitti maggiori. Adam Smith considerato il più grande
economista nel periodo illuminista sostenne che il mercantilismo avesse favorito una forte crescita sia in
Gran Bretagna sia nelle colonie ma che la crescita della madrepatria fosse inferiore a causa delle leggi sulla
navigazione. Il pensiero di Smith si spinse anche verso una critica verso i fisiocrati, dopo un suo viaggio a
Parigi, sulla teoria di una sola tassa e al concetto di sterilità della manifattura e del commercio, inoltre, il
"laissez faire" era violato dalla relazione mercantilistica tra madrepatria e colonie. Smith considerava la
divisione del lavoro, un elemento chiave dell’economia, anche se provoca la perdita della lucidità
dell’operaio, tanto che si deve applicare al processo del ragionamento filosofico: la filosofia si divide in rami
nei quali ogni filosofo si colloca e diventa esperto del suo particolare ramo. L’attività economica secondo
Smith era totalmente indipendente dalla moralità: l’uomo invano si aspetterebbe un aiuto soltanto per la
loro benevolenza, dovrà mostrare che sarà vantaggioso anche per loro. Commercio e manifatture
introducono l’ordine e il buon governo e con essi la libertà e la sicurezza individuale. Le idee di Smith
furono criticate da Ferguson perché la società commerciale non genera libertà bensì un desiderio di
tranquillità ed efficienza che può favorire il dispotismo. Un’altra riflessione fu fatta nei confronti della
concezione pessimistica di Smith della natura umana nella quale opera l’avarizia ed il desiderio di guadagno
opera in tutti tempi, uomini e luoghi. Queste due caratteristiche furono definite passioni che rendevano
possibile un’attività economica: tutto al mondo, secondo Hume, si acquista con il lavoro, anche le passioni.
Fra tutti gli stati moderni, la Gran Bretagna fu considerata la patria dell’inizio dell’economia moderna
perché lo scambio di idee e tecniche era più agevole in un’entità cosi tollerante rispetto alla monarchia
francese(tariffe interne,regime fiscale non equo) in ambienti come le biblioteche,giornali e caffè.

Cap.5Esplorazioni e contatti interculturali: l’ambivalenza dell’illuminismo Il 700 fu un secolo di grandi


esplorazioni e scoperte geografiche finalizzate ad accrescere le conoscenze diversamente dai secoli
precedenti le quali avevano come obiettivo il saccheggio ed il bottino. Nel periodo illuminista le
esplorazioni si concentrarono sulla raccolta di dati sull’uomo e sul proprio ambiente. La più importante
sull’immaginario europeo fu quella del Pacifico chiamato il Mondo Nuovo del 700 grazie al viaggio di Cook
insieme al suo accompagnatore Forster . Gli esploratori avevano una lista d'informazioni da raccogliere,
anche se l’ostacolo della lingua era molto evidente poiché non tutte le informazioni ricevute potevano
essere sicure, si usavano l’intuito e i gesti per la maggior parte dei casi (Cook con i maori). Quest’assenza di
linguaggio ha portato a casi di violenza tra le diverse popolazioni come quello del capitano Cook il quale fu
ucciso nelle Hawaii. Le descrizioni fatte del Pacifico, dei suoi luoghi e abitanti avevano poco a che fare con
il mondo e Cook era consapevole di questi problemi tanto che non volle che nel suo racconto vi fossero
inseriti racconti fantasiosi (paragone solitamente fatto con le divinità greche) nonostante ciò accadde. Il
libro ebbe forte successo in quanto i lettori avevano bisogno di credere in un mondo utopico i cui abitanti
vivevano pacifici senza un governo oppressivo e distinzioni di ricchezza sociale. I libri di viaggio furono
quindi un grande successo commerciale integrati con quadri raffiguranti i paesaggi e i manufatti delle
popolazioni del Pacifico. L’ampliamento delle conoscenze delle parti del mondo appena scoperte fecero
strada a dibattiti incentrati sugli effetti del contatto tra le popolazioni indigene e quelle europee: Cook,
come quasi tutti i filosofi illuministi era convinto che le prime fossero corrotte dalle seconde facendole
nutrire bisogni mai pervenuti prima. Diderot condivideva la visione del Pacifico come un paradiso terrestre,
giudicando i nativi più felici e migliori poiché più naturali degli europei che li avevano scoperti. L’incontro
tra indigeni ed europei sollevò la questione di umanità e di razza: alcuni naturalisti (Buffon) affermavano
che la razza umana era un’unità e alcuni esseri erano diversi da altri a causa dei fattori contingenti; altri
(Linneo) dividevano la razza umana in quattro gruppi europei bianchi,americani rossi,africani neri ed asiatici
gialli. Queste concezioni avevano anche un forte carattere teologico: la prima era accettata da tutti coloro
che credevano nella creazioni del genere umano presente nella Bibbia; la seconda da coloro che
sostenevano che i popoli erano nati in luoghi e tempi diversi(anche prima di Abramo) indipendentemente
l’uno dall’altro. Le stesse ambiguità erano presenti nel fenomeno del colonialismo considerato da alcuni
doveroso da parte degli europei lo sfruttamento delle risorse della terra, altri(come Rousseau) affermarono
che la schiavitù ed il colonialismo fossero in contrasto con gli ideali di uguaglianza tipici del periodo ma
nonostante questo nessuno si spingeva a richiederne l’immediata abolizione. Alla fine del decennio, dopo la
morte di Cook l’idea utopistica delle isole e delle popolazioni del pacifico fu rimpiazzata da una visione
contaminata le cui società rischiavano l’estinzione in conseguenza delle importazioni di malattie europee.
Nonostante le contraddizioni egli equivoci degli atteggiamenti europei in terre indigene il periodo
illuminista aprì la strada al processo di globalizzazione fortemente presente nei giorni nostri.

Cap.6Il problema della schiavitù nell’illuminismo La schiavitù è la forma estrema del lavoro asservito e
durante il corso della storia è stata a lungo un argomento di forte dibattito. Nei secoli compresi da
Aristotele (considerava la schiavitù una condizione naturale di alcuni uomini) molti avevano chiesto un
trattamento più umano degli schiavi ma gruppi organizzati contro la schiavitù nacquero solamente dopo il
1770(Société des amis des Noirs). L’emancipazione degli schiavi avvenne, in questo periodo, in
Pennsylvania, Connecticut, Santo Domingo, Guadalupa, Caraibi, Brasile. Il perdurare della schiavitù
nell’epoca in cui si diffusero le idee dell’uguaglianza, della libertà e dei freni al potere ha del paradossale.
Questo paradosso fu presente a causa della domanda europea di prodotti che richiedevano un tipo di
agricoltura intensivo (tabacco, caffè, indaco): le piantagioni giovavano di una forza lavoro composta da
schiavi privi di legami con la società ed in pieno potere dei padroni il cui costo del lavoro era inferiore a
qualsiasi prezzo di mercato. Le economie e i profitti coloniali dipendevano dalla schiavitù e quindi le
economie metropolitane (Nantes, Bordeaux ,Liverpool) dipendevano da essa. L’integrazione economica
quindi ostacolò l’integrazione morale: da un lato i forti interessi economici erano a favore della schiavitù;
dall’altro le ragioni morali per la sua abolizioni erano ambigue. Un altro fattore di ambiguità era dato dal
Nuovo e dall’Antico Testamento della Bibbia perché in essa si dice che i patriarchi (Abramo) possedevano
schiavi e Cristo, sceso in terra, non vietò la schiavitù ma lasciò comandamenti per regolare i rapporti tra
servo e padrone. Si deduce che ci fu una forte contraddizione tra uguaglianza spirituale e condizione
giuridica degli schiavi (un esempio lampante è quello degli schiavi afro - moravi). Divenne possibile il nesso
tra schiavitù e razza in quanto per gli illuministi l’anima non venne considerata come un criterio di
definizione per l’essere umano e per il loro interesse a classificare tutti gli oggetti naturali compreso
l’uomo. Nel 700 le teorie di Cartesio secondo le quali le caratteristiche degli uomini erano definite da Dio
furono discusse da personaggi come Montesquieu e Buffon sostenendo che esse venivano modellate dal
clima e dalla geografia(esposizione a climi caldi). Alla fine del secolo si passò a uno studio più anatomico
dell’uomo (strutture interne del corpo) il quale, essendo meno flessibile rispetto alle teorie d'inizio secolo,
portò a inevitabili differenze razziali: gli anatomisti indirettamente quindi aumentarono il sostegno allo
schiavismo e il risultato fu una reviviscenza delle teorie di Aristotele secondo il quale alcuni uomini erano in
accordo con la loro natura umana solamente essendo schiavi. Anche Jefferson (terzo presidente degli USA)
nella sua opera Notes on the State of Virginia dichiarava che opporsi alla schiavitù non significava credere
nell’uguaglianza dei neri rispetto ai bianchi, il presidente, inoltre, considerava gli schiavi essere umani simili
ai bianchi ma non voleva che intrecciassero relazioni con i bianchi: questo a causa del richiamo alla prova
scientifica e alla crescente autorità della scienza acquisita in quel secolo. Questa situazione complessa la
ritroviamo accostando gli schiavi al concetto di proprietà. La libertà e la proprietà erano concetti sincronici
giacché la seconda aveva effetti stabilizzanti in campo sociale ed economico e preveniva il caos che avrebbe
privato tutti della libertà. Il caso più famoso fu quello della fuga da parte dello schiavo Somerset di
proprietà del piantatore Stuart il quale lo fece riprendere e lo imprigionò: il giudice sentenziò il rilascio
dell’uomo dando vittoria agli antischiavisti, in quanto non poteva essere trattato come un oggetto
inanimato. Questo caso, pur non abolendo la schiavitù fu un successo pubblicitario per il partito
antischiavista in Gran Bretagna. Poiché l’illuminismo mirava a creare un soggetto umano universale dotato
di razionalità, un economista libero, la schiavitù rappresentava un forte impedimento e proprio per questo
nel periodo in considerazione questa pratica divenne inaccettabile per la maggioranza delle persone
(petizioni antischiaviste) soprattutto in Gran Bretagna. La diffusione delle idee che valorizzavano il
sentimento, l’umanità e la benevolenza ebbero un ruolo fondamentale per questo processo di stampo
prevalentemente inglese che portò il proprio compimento dopo molto altro tempo a causa degli interessi
economici e politici dei riformatori.

Cap.7L’illuminismo e l’identità di genere Molti illuministi si concentrarono nel definire il concetto di


femminilità , sulla costituzione fisica del corpo femminile e sull’importanza del loro ruolo materno. Gli
scritti medici affermavano che la donna fosse una specie separata del genere umano avente il ruolo di
custode della morale e religione in ambito domestico. Uno dei primi libri ad affrontare le divergenze tra i
due sessi fu quello di Mary Wollstonecraft che sottolineava la concezione di uno status inferiore della
donna da parte di pensatori illustri come Rousseau. La concezione diversa di virtù in entrambi i sessi (in
quello della donna derivante dal sesso) non portava a un legame omogeneo tra l’illuminismo e la ragione ed
equivale a negare che la ragione derivi da Dio. In mancanza di uno standard universale indipendente dal
genere, era impossibile sostenere il progetto di emancipazione attraverso valori illuministi basati sulla
ragione e sulla virtù se la metà degli individui era considerata non in possesso di queste qualità. Le donne,
considerate più vicine alla natura (concetto inteso dagli illuministi come socialmente indefinito, non
artificiale) degli uomini fece si che essa le condizionava nell’emotività e quindi all’incapacità di ragionare
con obiettività: questa equazione donna-natura finì per collocare la donna ad una certa distanza dall’uomo.
L’antica idea che il corpo femminile fosse una versione diversa di quello maschile, secondo la quale gli
organi riproduttivi fossero concepiti come omologie di quelli maschili fu sostituita dall’idea che gli stessi
corpi fossero completamente differenti. Le dimensioni inferiori del cervello della donna fecero sì che esse
fossero inadatte a occupazioni intellettuali: idee adottate anche da pensatori come Rousseau (Emile)
secondo il quale le funzioni femminili si dovessero limitare a quelle domestiche e riproduttive. L’idea che la
sfera femminile coincidesse con il mondo domestico apparteneva anche a epoche precedenti e l’apporto
dell’illuminismo fu il ricorso alle evidenze mediche a sostegno di tale idea. I teorici di questa idea
s'interessarono alla pratica dell’affidamento dei neonati a madri adottive perché li allattassero e curassero
molto diffusa in Europa occidentale in tutte le classi più povere. Nonostante questi pregiudizi il 700 vide
l’affermarsi di un numero notevole di donne che si guadagnavano da vivere attraverso forme di produzione
culturale e come esponenti della Grub Street:esse erano considerate inadatte a questi gruppi intellettuali
dalla componente maschile timorosa di accollarsi l’elemento irrazionale femminile. Un altro ruolo
fondamentale della donna fu quello esercitato all’interno dei salotti (‘600 in Francia) la quale, padrona di
casa,offriva una sua creazione,un suo programma, il salotto,i suoi componenti e controllava l’agenda
intellettuale del gruppo prendendo il nome di preziosa. L’espansione dei salotti in un ambiente estraneo
all’èlite aristocratica fece si che il ruolo delle padrone di casa del 600 fosse esercitato anche da donne di
ceto modesto le quali aspiravano ad una posizione d’élite. Le salonnières così chiamate trovarono in questa
via la chiave di accesso a una comunità intellettuale aventi ruolo di organizzatrici, ispiratrici ed agevolatrici
si idee che altrimenti sarebbe stata loro negata a causa del loro sesso. La natura di questi salotti attirò l’ira
di scrittori come Rousseau a causa del predominio dell’elemento femminile e della decadenza della cultura
cortigiana. Dobbiamo però tener conto che le idee degli altri filosofi francesi (Voltaire, Diderot,
Montesquieu) erano diverse da quelle di Rousseau affermando la non padronanza assoluta dell’uomo in
casa e che la maternità non riassumesse l’intera natura femminile ma ne rappresentava una fase
momentanea. La condizione della donna restava in bilico tra la sua umanità, la sua titolarità di diritti, la sua
irrazionalità e quindi il pericolo a una sua partecipazione alla vita politica.

Cap.8Scienza e illuminismo: l’ordine divino e l’intelletto umano La scienza nel XIX secolo è la componente
più potente della cultura determinando il nostro controllo sull’ambiente,economia e tecnologia. Nel
Settecento la scienza e le sue organizzazioni istituzionali avevano un carattere debole e per questo nessuna
istituzione scientifica figurava tra i grandi datori di lavoro. In questo periodo comunque la scienza ha il ruolo
di anticipatrice della sua espansione che avvenne nei secoli seguenti. Le parole scienza e scienziato vennero
coniate dopo il 1830 in Inghilterra, prima di allora si utilizzava l’espressione di filosofia naturale: science in
francese significava conoscenza ma non necessariamente collegata alla natura. La scienza stessa quindi non
era distinta da altri ambiti intellettuali. Lo studio della scienza illuminista, nella maggioranza degli stati
europei, aveva luogo all’interno di altre discipline raggruppate nella filosofia naturale e l’oggetto di studio
era la natura ed il mondo in quanto creazioni divine: la scienza,quindi,era in grado di offrire informazioni su
Dio e su fonti irrazionali dal punto di vista teologico. Questo nesso tra filosofia naturale e teologia non era
facilmente separabile in quanto, la prima, nei paesi protestanti apparteneva al clero. Natura alludeva a
qualcosa di buono, semplice, incontaminato opposta alla civiltà corrotta che poteva risiedere nel cuore
degli uomini.

Storici come Gianbattista Vico sostennero che la filosofia naturale non fosse una forma sicura del sapere e
si dovevano prendere in riferimento le cose create dall’uomo. La scienza, nel periodo illuminista, fu divisa in
scienza fisica che tratta entità delle quali non si può avere esperienza diretta e in certezza intuitiva
derivante da un’esperienza comune appartenente agli uomini durante i secoli:quest’ultima visione fece si
che i giudizi degli storici e dei letterati ebbero un importanza maggiore rispetto alla conoscenza della
natura. La filosofia sosteneva che vi fosse una limitata possibilità da parte degli uomini di raggiungere una
conoscenza profonda delle cose nonostante vi fosse un nesso tra la filosofia naturale e la teologia. Hume
sosteneva che il balzo dalle impressioni sensoriali a quelle del mondo naturale derivasse dall’abitudine degli
uomini e il collegamento di eventi in termini causali fosse collegato dalle esperienze precedenti a questioni
analoghe: questo non ci garantisce una verità assoluta ma collega la coerenza alle apparenze. Verso la fine
del secolo per molti aspetti la filosofia naturale si staccò dalle finalità teologiche. Su quest'aspetto affiorano
le teorie di Newton che descrivevano l’universo in termini matematici, ma la matematica non era possibile
utilizzarla per rispondere a domande come il modo in cui l’universo era tenuto in movimento: la causa
prima che mantenesse in funzione l’universo non era collegata al Dio dei testamenti. Questo pensiero di
Newton secondo alcuni filosofi furono considerate forme di ateismo ed eresia. Un argomento caro agli
illuministi erano anche le relazioni tra gli esseri viventi: vennero distinti in esseri viventi e no e questo
sistema naturale dell’universo, da alcuni studiosi come Linneo, era considerato una creazione di Dio. Il
pensiero fu criticato da Buffon il quale sosteneva che la vita e il mondo fossero più antichi di quanto scritto
nella Genesi: le specie non erano quindi non mutabili e non erano una creazione della mano di Dio.
Secondo Foucault questa teoria diede la spinta alla teoria darwiniana e la visione della natura come una
serie di processi evolutivi. In Europa continentale fu messa in discussione la posizione dell’uomo all’interno
dell’universo e ci fu uno sviluppo editoriale di testi di divulgazione scientifica, di conferenze e della
creazione di accademie scientifiche pubbliche e private (Italia, Francia, Olanda, Gran Bretagna). In seguito
nacquero sottobranchie della scienza come la veterinaria e la botanica (donne). Bisogna considerare che la
scienza dell’illuminismo fosse teorica e non pratica.

Cap.9La nascita del paganesimo moderno? Religione e illuminismo Secondo alcuni storici conservatori
l’illuminismo era visto come un periodo caratterizzato da tentativi di minare la fede e le organizzazioni
religiose:Dio veniva considerato autore di azioni mediante cause naturali accessibili agli uomini e per
questo motivo molti storici(Gay,Vavelle,Thomas) parlano di declino della religione misteriosa e
soprannaturale(scristianizzazione). Secondo Hegel l’illuminismo fu un movimento che proseguì la riforma
luterana in forma differente con l’obiettivo della libertà spirituale dell’uomo. Secondo il filosofo
l’illuminismo aveva sbagliato strada affermando che la fede dovesse essere convalidata dalla ragione e che
le idee autentiche provenissero dall’esperienza dei sensi: l’uomo diventò fine a se stesso spogliato
dall’aspirazione religiosa incapace di stringere rapporto con altri (autosufficienza dell’uomo). Durante
questo periodo vi furono una tolleranza e un rafforzamento della religione: il parlamento inglese
(Tolleration Act) ridusse le pene ai non cattolici e in Francia vi fu una riduzione di sanzioni per i protestanti.
Si volle risolvere la questione della tolleranza religiosa negli stati europei, dove coloro che nutrivano idee
religiose differenti erano considerati infedeli e la loro esistenza metteva a repentaglio la stabilità dello
stato. La pace di Westfalia (1648) pose fine alla lotta tra cattolici e protestanti in Francia e in Gran Bretagna.
Questa tendenza tollerante poteva cambiare la natura dello stato e della monarchia in quanto i monarchi
provenivano da dinastie legittimate in parte da una particolare confessione. Ci fu un periodo di transizione
tra uno stato unito nella fede dei sudditi a uno impersonale la cui fedeltà era distinta da quella religiosa
(Federico II Prussia VS Maria Teresa). L’impulso della costruzione di un cristianesimo ragionevole si celava
dietro la memoria delle lotte confessionali ma metteva in discussione il prestigio e l’autorità della Bibbia
caratterizzata da episodi irrazionali come i miracoli di Cristo. La nascita dello studio di diverse religioni portò
alla nascita della teologia comparata. Un altro elemento di confusione nel periodo dei lumi fu la diversa
concezione dei philosophes e dei teologi ortodossi riguardante la visione dell’uomo nella natura: i primi
vedevano nell’uomo la bontà e la perfezione, i secondi la peccaminosità dovuta dal peccato originale di Eva
che comportò il castigo divino. Fu così messo in discussione il principio centrale della cristianità: il sacrificio
della croce da parte di Cristo per redimere l’uomo dal peccato originale. La divinità di Cristo venne anche
attaccata per la mancanza di prove di risurrezioni e di miracoli in quell’epoca compiuti da Cristo nei
testamenti.

Cap.10La fine dell’Illuminismo:cospirazione e rivoluzione In Francia al seguito della rivoluzione ci fu un


periodo di cambiamento che portò ad una rifondazione dello stato: lo scoppio delle guerre civili ad essa
collegate,secondo alcuni storici fu causata dall’Illuminismo. Taine (storico dell’800) ebbe una concezione
negativa dell’illuminismo in quanto fattore scatenante delle rivoluzioni al contrario del pensiero di
movimento emancipatore di Habermas(‘900). La più nota delle interpretazioni conservatrici fu quella
dell’abate, ex gesuita, Barruel il quale sosteneva che le violenze in Francia fossero causate da una
cospirazione dei philosophes illuministi riuniti in organizzazioni segrete come gli illuminati in Germania e i
massoni. Il proseguimento di questa cospirazione fu attuato dalla fazione dei giacobini. Questa cospirazione
dei philosophes fu paragonata all’eresia protestante da parte del periodico Amé letterarie sfruttando i
timori dell’epoca. Questa concezione causò la ripresa delle intolleranze religiose in Francia. Il liberale De
Tocqueville vide una continuità tra ‘700 e la rivoluzione dipendente dal potere dello stato centralizzato che
era in grado di soffocare le libertà ma non accusò i philosophes di cospirazione perché erano pensatori
utopistici senza esperienza e non arginarono ideologicamente il progresso del terrore politico che ha
rafforzato la centralizzazione. Non ci fu quindi per alcuni storici del tempo alcun influsso degli scrittori
illuministi sulla rivoluzione poiché non produssero un corpo unitario di pensiero e quest’ultimo era diverso
da quello dei rivoluzionar(Contra Social di Rousseau venne usato per giustificare il ricorso al terrore
attraverso la volontà generale). La nostra percezione di rivoluzione è cambiata rispetto all’epoca marxista,
infatti, non è intesa come una lotta di classe ma come un fenomeno politico guidato da una cultura e da un
discorso politico: quest’ultimo è presente nelle parole della rivoluzione francese “nazione e
rappresentazione”nate nel ‘600 ed introdotte solamente 30 anni dopo in quanto l’illuminismo non fu
chiuso da una rivoluzione ma entrambi procedettero fianco a fianco per una buona parte del secolo. Un
esempio è la rivoluzione delle colonie americane nei confronti del dominio britannico a causa dell’assenza
dei loro rappresentanti al parlamento di Londra; a causa di una concezione da parte dei britannici
dell’uomo come peccaminoso, non rispecchiando le idee illuministe e a causa dell’impossibilità di costruire
un ordine politico basato sulla totale uguaglianza dei diritti(schiavitùcontraddizione illuminista). Questi
fenomeni ovvero la rivoluzione e l’illuminismo come nel caso rappresentato viaggiavano a pari passo nel
tempo. Il termine rivoluzione nel 700 deriva dal significato originario dell’astronomia ovvero “orbita
completa”; assunse un significato politico di un cambiamento che ripristina uno stato di cose originario
rispetto ad uno radicalmente nuovo. Dopo il 1775 la sollevazione delle colonie americane contro la Gran
Bretagna portò a un significato moderno del termine: ordine nuovo ripreso poi per la rivoluzione francese.
Com'è stato riportato nel I capitolo il timore kantiano dell’impatto distruttivo dell’illuminismo è giustificato
dall’insorgere di questi moti rivoluzionari.

Potrebbero piacerti anche