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Giangiacomo Martines Macchine da cantiere per il sollevamento dei pesi,

nell’antichità, nel Medioevo, nei secoli XV e XVI*

1. Philippe Fleury, ricostruzione L’epoca romana La terza macchina7 è un’antenna unica con
della prima macchina da sollevamento di Vitruvio dedica il X libro del De Architectura al- paranco triplo (ill. 3). Ogni taglia ha tre ordini di
Vitruvio, capra con paranco e verricello
(da P. Fleury, La mécanique de Vitruve, la meccanica; in esso descrive tre macchine da tre pulegge ciascuno con tre funi traenti. Le fu-
Caen 1993, fig. 13). sollevamento per il cantiere edile. I disegni ori- ni possono essere tirate direttamente da tre file
2. Philippe Fleury, ricostruzione
ginali del trattato sono perduti e per le tre mac- di uomini esperti; l’antenna può inclinarsi e de-
della seconda macchina da sollevamento chine conviene riferirsi alle ricostruzioni grafi- porre il carico con precisione. Il nome di questo
di Vitruvio, capra con paranco doppio, che di Philippe Fleury1. La prima macchina2 è genere di macchina è polyspastos8 ed ha un paran-
tamburo e argano (da P. Fleury, La
mécanique..., cit., fig. 14). una capra con paranco e verricello (ill. 1). La ca- co con 18 pulegge.
pra è un bigo o biga formata da due antenne uni- Nella prima macchina, cioè nel trispastos, la
3. Philippe Fleury, ricostruzione
della terza macchina da sollevamento
te in alto da una legatura di fune oppure da una fune traente che esce dal paranco sopporta un
di Vitruvio, antenna con paranco triplo caviglia; il bigo è trattenuto in posizione da funi carico P con uno sforzo P/3. Nella seconda mac-
(da P. Fleury, La mécanique..., cit., fig. fisse o controventi. Il verricello è disposto tra le china, le due funi traenti sopportano un carico P
15).
due antenne. Il paranco è a tre pulegge, trispa- con uno sforzo P/6 per ciascuna. Nella terza, lo
stos3; la voce è greca ed è tradotta da Fleury “che sforzo delle tre funi traenti è P/18 per ciascuna.
tira tre volte”4 cioè moltiplica per tre la forza Il limite di portanza di queste macchine consiste
motrice del verricello. nella resistenza delle corde di canapa: per le fu-
La seconda macchina da sollevamento de- ni antiche sono possibili solo ipotesi9. Per le fu-
scritta da Vitruvio5 è una capra con paranco dop- ni moderne Daniele Donghi dà risultati speri-
pio, tamburo e argano (ill. 2). Lo schema della mentali: il carico di sicurezza è 1 Kg/mm2; il ca-
capra è il medesimo. Il trispastos ha tre coppie di rico di rottura è 8-10 Kg/mm2; la fune bagnata
pulegge con due funi traenti. Al posto del verri- perde 1/4 della sua resistenza; le funi fisse hanno
cello vi è un tamburo sul cui asse si avvolgono le una portanza maggiore di quelle in movimento10.
due funi traenti; il tamburo è azionato da un ar- Secondo Fleury, la potenza massima della secon-
gano. Quodsi maius tympanum conlocatum aut in da macchina, il trispastos azionato da una ruota
medio aut in una parte extrema fuerit sine ergata, con uomini calcanti, raggiungeva 11 tonnellate11;
calcantes homines expeditiores habere poterunt operis la potenza massima della terza macchina, 13-14
effectus6 – “Per la qual ragione se sarà stato collo- tonnellate12, tenendo conto anche dell’attrito.
cato un tamburo più grande al centro oppure a Infine, secondo Fleury, Vitruvio ha descritto
un’estremità, senza argano, degli uomini che tre macchine da sollevamento che conosceva
premono coi piedi [sul tamburo] potranno otte- personalmente per averle viste in funzione13; es-
nere più speditamente l’effetto della macchina”. se corrispondono a macchine che furono real-

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4. Erone di Alessandria, Il sollevamento mente impiegate nei cantieri romani del I seco- romana è l’opera di Erone di Alessandria21 'O
dei pesi, p. 60, antenna con argano; p. 61, lo a.C. Il De Architectura fu ultimato intorno al baroulkóV22, La macchina da sollevamento o me-
gru a due alberi, gru a treppiede.
Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, 30-27 a.C.14 prima dell’inizio delle grandi fabbri- glio Il sollevamento dei pesi. Otto Neugebauer23 ha
cod. Or. 51, 1445 circa (foto Bibliotheek che in opera laterizia; Vitruvio tratta di laterizi datato l’attività di Erone alla seconda metà del I
der Rijksuniversiteit).
ma si riferisce prevalentemente a mattoni crudi secolo d.C., grazie all’eclisse di luna del 13 mar-
seccati al sole15 mentre in quell’epoca l’impiego zo 62 che è citata in un’altra sua opera, Perì
dei cotti era riservato a particolari opere a con- dióptraV, Intorno alla Diottra. 'O baroulkóV
tatto con acqua e fuoco come le stufe16. Proprio non è un trattato come il De Architectura ma un
nell’epoca augustea cominciò la coltivazione libro di scuola per studenti di architettura com-
delle cave di Luni cioè di Carrara17 e cominciò prensivo di esercizi. L’argomento di studio è la
l’impiego estensivo di quel marmo nelle costru- meccanica, divisa in tre libri; il primo compren-
zioni pubbliche: dunque possiamo immaginare de argomenti di cinematica, di geometria, inol-
macchine come quelle vitruviane nel cantiere del tre il pantografo, il piano inclinato, le travi ap-
Foro di Augusto e particolarmente intorno al poggiate; il secondo comprende le cinque mac-
tempio di Marte Ultore; le sue colonne sono chine semplici cioè il verricello, la leva, la girel-
formate da rocchi sovrapposti e alte 60 piedi18, la e il paranco, il cuneo, la vite, la moltiplicazio-
un’altezza che fu superata successivamente nel ne dell’effetto mediante la combinazione delle
tempio di Serapide sul Quirinale19 all’epoca di macchine, il baricentro, esercizi. Il terzo, infine,
Caracalla. Vitruvio descrive anche altre macchi- descrive macchine di cantiere per il sollevamen-
ne di impiego civile20, per il trasporto dei fusti to di blocchi e colonne, l’olivella e altri ferri per
monolitici di colonne, per il sollevamento del- la presa dei blocchi, nonché torchi a vite. È
l’acqua ma sono le macchine per il sollevamento un’opera poco nota poiché è pervenuta attraver-
dei pesi che rappresentano la tecnologia edilizia. so la tradizione araba. L’originale fu scritto in
Una testimonianza fondamentale per l’epoca greco e di esso esistono frammenti raccolti nella

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5. Erone di Alessandria, Il sollevamento Collezione matematica di Pappo24. La versione in (ill. 5). L’argano è composto da 6 ruote dentate
dei pesi, p. 3, argano con manovella. arabo si deve a Qustâ ibn Lûqâ negli anni 862- che formano un sistema di verricelli capace di
Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit,
cod. Or. 51, 1445 circa (foto Bibliotheek 86625. Il manoscritto arabo più completo è con- moltiplicare 200 volte la forza motrice o meglio
der Rijksuniversiteit). servato a Leida e fu copiato intorno al 144526. il momento della manovella: così il braccio di un
La pagina 60 del ms. Or. 51 di Leida mostra bambino muovendo l’ingranaggio sarà capace di
una macchina di sollevamento azionata da un ar- spostare un carico di 1000 talenti, pari a 21 ton-
gano (ill. 4). L’antenna è unica e sostenuta da tre nellate26. Questo primo paragrafo costituisce
controventi fissati ad altrettanti uomini morti o l’introduzione ai tre libri e pare collocato fuori
colonne. Al piede di oguna di queste colonne è posto rispetto all’organizzazione della materia: il
avvolta ordinatamente la coda della fune, dispo- risultato è suscitare la meraviglia di chi legge.
nibile per la manovra dell’antenna che evidente- Qaumázein - “ammirare stupefatti una meravi-
mente è girevole e inclinabile. L’albero dell’an- glia” era la poetica della scienza e della tecnica
tenna è rinforzato da una fune, avvolta stretta- della cultura ellenistica.
mente a elica, che, come viene scritto nel testo, Infine, in Erone ci sono formule matemati-
può servire ai manovratori per arrampicarsi in che, espresse in forma letteraria come in Eucli-
cima. Al piede dell’antenna è una girella per il de. La formula di Erone per il piano inclinato è
rinvio della fune di manovra all’argano; inoltre, la risoluzione più approssimata del mondo anti-
c’è un perno orizzontale che consente ai mano- co e medioevale fino a Galileo28. Erone non con-
vratori di inclinare l’antenna e posare il carico. Il sidera il piano inclinato tra le macchine semplici
muro sullo sfondo è in costruzione e i due segni perché il carico da innalzare resta costantemen-
curvi, divaricati sulla sua sommità, rappresentano te appoggiato; i meccanici dell’antichità classica
una tenaglia per la presa, inserita in un blocco. consideravano macchine da sollevamento quelle
La prima figura del manoscritto di Erone che sospendono il carico mediante funi. La vi-
presenta un argano azionato da una manovella te29, che è il principio del martinetto, era impie-

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6. Virgilio, Eneide, fol. 13 r, costruzione la estremità destra. Questa miniatura documen-
di Cartagine. Città del Vaticano, Bibliote- ta dunque la continuità e la consuetudine delle
ca Apostolica Vaticana, cod. Vat. Lat. 3225,
IV-V secolo (foto Biblioteca Apostolica stesse macchine di sollevamento nell’arco di
Vaticana). quattro secoli.
7. Costruzione del sepolcro degli
Un documento di eccezione di tale conti-
Haterii, fine I secolo. Città del Vaticano, nuità è costituito dal rilievo che rappresenta un
Museo Gregoriano Profano, Sezione II n. tempio funerario e una gru, proveniente dal se-
9998 (foto Monumenti Musei e Gallerie
Pontificie). polcro degli Haterii31 sulla via Labicana e con-
servato nel Museo Gregoriano in Vaticano (ill.
7). Questo rilievo unisce precisione della figura,
attendibilità, datazione. Infatti, un altro bassori-
lievo proveniente dallo stesso sepolcro raffigura
numerosi monumenti pubblici e tra essi con cer-
tezza l’arco di Tito, il Colosseo limitatamente al
terzo ordine: la scenografia degli edifici rimonta
all’inizio del principato di Domiziano. Il titola-
re della tomba fu probabilmente Q. Haterius Ty-
chicus, liberto del console del 53 Q. Haterius An-
toninus, vissuto tra Nerone e i Flavi, che fu re-
demptor cioè appaltatore di opere dello Stato tra
cui evidentemente i celebri edifici rappresentati.
La gru degli Haterii è azionata da una gigante-
sca ruota con cinque uomini calcanti dentro; a
terra, altri due operai collaborano con funi al
movimento della ruota probabilmente nell’in-
tento di vincere l’inerzia iniziale. L’antenna è in-
clinata verso il tempio che evidentemente è sta-
to appena ultimato; la gru è trattenuta da sette
controventi di cui due davanti ad essa e cinque
dietro; ogni controvento è collegato all’antenna
mediante una taglia con due girelle: il sistema
consente manovre di precisione come per il pic-
co di una nave. Sull’antenna sono evidenti le te-
state di trasversi orizzontali. Secondo Fleury
questa gru corrisponde alla seconda macchina
da sollevamento di Vitruvio32 (ill. 2) cioè è for-
mata da due distinti montanti convergenti alla
sommità, di cui quello in vista copre l’altro.
Questo bassorilievo consiste in una lastra di
marmo larga 104 cm, alta 130, spessa 13,5 sul
gata per i torchi e negli ingranaggi di argani e di bordo. La scultura è profonda mm 65 con mol-
strumenti di precisione. ti particolari controllabili solo da vicino. Da
Una miniatura del “Virgilio Vaticano”30 pre- un’osservazione autoptica si può constatare che
senta un grande cantiere: Enea e Acate dall’alto i montanti sono effettivamente due, ben distinti
di una collina assistono alla costruzione di una e ricavati nella profondità del bassorilievo. I
città, Cartagine (ill. 6). Il codice è del secolo IV- montanti sono paralleli e sembrano costituire
V e la figura è a piena pagina. Al centro della un’antenna unica, irrigidita dai trasversi, come
scena di cantiere è una macchina di sollevamen- nella terza macchina di Vitruvio (ill. 3) piuttosto
to. La miniatura illustra il libro I dell’Eneide, che due antenne divaricate come nella prima e
versi 419-429 e particolarmente: seconda macchina (ill. 1-2). Il sollevamento è ef-
Hic portus alii effodiunt; hic alta theatri fettuato da un paranco di cui vediamo la taglia
fundamenta locant alii inmanisque columnas fissa sospesa alla sommità; la taglia mobile e il
rupibus excidunt, scaenis decora alta futuris. carico sono coperti dalla gradinata del tempio
L’antenna pare avvolta da una fune come funerario. La taglia, ovvero il bozzello, consiste
quella di Erone; ma la forza motrice è esercitata in pulegge che non vediamo, disposte in una
da una ruota come nella seconda macchina di cassa formata da due maschette di legno: sulla
Vitruvio. Le lacune dentro e intorno alla ruota maschetta in vista sono evidenti le teste di 4 per-
non permettono di individuare con certezza le ni, tre quadrate e una circolare in alto sulla qua-
azioni dei manovratori. L’elemento sollevato è le poggia il piede un operaio. Non vediamo il
una colonna il cui capitello si trova per terra, al- vincolo del bozzello alla sommità dell’antenna

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8. Apollodoro di Damasco, Poliorcetica,
fol. 126 v, trapezio per l’osservazione oltre
le mura nemiche. Città del Vaticano,
Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Vat. Gr.
1164, metà XI secolo (foto Biblioteca
Apostolica Vaticana).

9. Erone di Bisanzio, Poliorcetica e


Geodesia, fol. 40 r, ponte mobile su coppia
di navi, ariete su coppia di navi, ponte
protetto su antenna, piattaforma su vite.
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica
Vaticana, cod. Vat. Gr. 1605, XI secolo
(foto Biblioteca Apostolica Vaticana).

perché esso è coperto da un cestino di vimini ca- anello o una catena, di ferro come un’olivella,
povolto. Sotto la maschetta è possibile contare poiché sopportava da solo l’intero carico. Per il
diversi tratti di fune: 5 in primo piano e 3 in se- collegamento tra fune e bozzello, possiamo im-
condo piano negli spazi lasciati liberi dai primi. maginare che l’estremità della fune che figura
Quelli in secondo piano sono segnati con picco- sulla mezzeria del bozzello, sia ripiegata sotto la
le tacche inclinate e parallele che formano l’im- maschetta a formare una gassa cioè un nodo con
magine del canapo torticcio. Un tratto di fune in occhio intorno a una puleggia o direttamente in-
primo piano è proprio sull’asse della maschetta: torno al perno più basso con testa quadra. In-
evidentemente rappresenta l’estremità del cavo somma i due perni in alto e in basso sono certa-
che è fissata alla taglia, senza che ne sia illustra- mente destinati a vincolare il bozzello rispettiva-
to il modo di fissaggio. I tratti di fune sono com- mente all’antenna e alla fune. Restano allora di-
plessivamente 8. L’estremità del cavo esce in al- sponibili due perni con testa quadra e possiamo
to tra il bozzello e l’antenna: il cavo scompare pensare che ciascuno porti una coppia di puleg-
tra i due montanti dell’antenna e a ben guardare ge perché le funi traenti sono due. Secondo la
i cavi uscenti sono due distinti, dunque i cavi mia interpretazione, le pulegge libere di ruotare
traenti sono con certezza due. nel bozzello sono complessivamente 4, da cui
Proviamo l’interpretazione di questi dati al pendono 8 tratti di fune come si vede effettiva-
fine di ricostruire il tipo di paranco. Sul bozzel- mente nel rilievo. Questa macchina è dunque un
lo sono rappresentate le teste di 4 perni e questa polispastos. Le due funi traenti sopportano il cari-
è l’osservazione oggettiva di partenza. Tuttavia co sospeso con uno sforzo pari a 1/8 del suo pe-
non sono rappresentati due particolari impor- so. Il motore che muove le due funi è una mac-
tanti di questo bozzello: in alto il vincolo alla china semplice cioè “l’asse nella ruota”, formata
sommità dell’antenna, che si chiama stroppo, in da una ruota calcatoria il cui diametro è pari al-
basso il vincolo della fune al bozzello. La preci- l’altezza dell’ordine architettonico del tempio
sione del rilievo fa escludere che questi due vin- funerario oppure all’altezza di tre uomini l’uno
coli siano sottintesi; per esempio, nei 6 bozzelli sull’altro. L’energia motrice è fornita da 5 uomi-
dei controventi che sono interamente visibili, gli ni che salgono i gradini nella ruota.
stroppi sono fatti con una legatura passante in Per completezza, sul fascio di funi pendenti
un foro attraverso le maschette. Bisogna conclu- dal bozzello fisso, all’altezza del timpano del tem-
dere che i due vincoli non sono omessi ma sem- pio, è possibile individuare un altro tratto di fune
plicemente nascosti dalla rappresentazione stes- in secondo piano, verso il tempio; questa fune è
sa: come già osservato il cesto capovolto sulla caratterizzata da un diametro più piccolo e gover-
sommità dell’antenna nasconde la parte alta del na il bozzello del controvento che è in secondo
bozzello. Qui il perno a testa tonda è diverso da- piano davanti alla macchina. Invece, il fascio di
gli altri e proprio questo perno sopporta lo funi contiguo all’antenna è formato da 5 canapi,
stroppo cioè il cavo forte di collegamento tra tre in primo piano, due in secondo piano negli
bozzello e antenna; forse questo stroppo era un spazi liberi tra i primi: queste funi governano i 5

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10. Pakistan, saqiya, particolare sta nell’autorevolezza e, di conseguenza, nella
(da A.Y. Al-Hassan, D.R. Hill, Islamic conoscenza della sua personalità artistica. Nel-
tecnology, Cambridge-Paris, 1988, fig.
2.2 b). la lettera all’imperatore, Apollodoro assicura
l’invio di disegni autografi e di un suo assisten-
11. Siria, Hama, norie sul fiume Oronte
(da P. Cuneo, Noria, in D. Jones (a c. di),
te con carpentieri capaci di costruire, manovra-
Il teatro delle acque, Roma 1992, fig. 9). re e dimostrare le macchine descritte e dise-
gnate. Le macchine sono: testuggini, arieti,
ponti, torri, osservatori per vedere oltre le mu-
ra (ill. 8), scale, apparecchi per versare liquidi
bollenti su bastioni, zattera, e combinazioni di
esse. A differenza di altri autori che meraviglia-
no per il gigantismo delle costruzioni meccani-
che, concepite per un unico assedio come Ma-
sada39, le macchine di Apollodoro sono agili e
leggere, dotate di più funzioni, grandi ma co-
struibili con piccoli pezzi. Apollodoro vanta
nella lettera la rapidità d’impiego dei suoi con-
gegni e l’idoneità per guerre d’invasione, carat-
teristiche originali rispetto alla precedente po-
liorcetica. La grande struttura di piccoli ele-
menti è la caratteristica propria di un altro pri-
mato d’ingegneria del mondo antico, opera
dello stesso Apollodoro e insuperata: il ponte
sul Danubio40 a valle delle Porte di Ferro; di es-
so restano le teste di ponte con le pile41, la raf-
figurazione sulla colonna Traiana42, la memoria
di un trattato autografo non pervenuto43. Non
abbiamo altrettante notizie sul cantiere di co-
struzione della colonna Traiana che fu un altro
primato di snellezza e di architettura megaliti-
ca nello stesso tempo: il capitello è un monoli-
te di 44,6 tonnellate, innalzato a 50,6 metri dal
piano del foro. L’agilità delle macchine da
guerra di Apollodoro e il gigantismo della co-
lonna Traiana sono le espressioni apparente-
mente opposte di una medesima concezione
meccanica delle costruzioni44.
controventi dietro la macchina33. Infine, possia- Durante l’impero bizantino, la poliorcetica
mo immaginare che con questo tipo di macchina fu una tradizione di fonti e di tecnica dei mon-
siano stati costruiti gli edifici raffigurati sul sepol- di ellenistico e romano45. Erone di Bisanzio è
cro degli Haterii: l’arco di Tito e il Colosseo. un epitomatore di opere classiche, attivo du-
Nell’antichità le macchine più potenti, con rante il regno di Costantino Porfirogenito,
più funi traenti, potevano sollevare monoliti di nella prima metà del secolo X; Alphonse Dain
decine di tonnellate: fino a 26 secondo data la sua opera tra il 927 e il 934 in occasio-
Fleury34, fino a 30 secondo Coulton35 cioè l’e- ne dei successi riportati dai Bizantini sui Sara-
quivalente di un cubo di marmo di Carrara di ceni46. Un solo codice ha conservato la sua ope-
oltre 2 metri di lato. ra, che comprende anche un’epitome della
La poliorcetica, l’arte di espugnare le città Diottra di Erone: Vaticanus Graecus 1605 della
mediante macchine, fu nell’antichità un campo Biblioteca Apostolica Vaticana47. Il fol. 40 r
di applicazione e di sviluppo della meccanica. mostra quattro figure (ill. 9): un ponte mobile
Nel periodo di massima estensione dell’impe- da sbarco, montato su due navi aggiogate; un
ro, Apollodoro di Damasco, l’architetto di ariete montato su due navi aggiogate, utile an-
Traiano, del foro, della colonna, delle terme che come ponte da sbarco; un ponte protetto,
che portano il nome di questo imperatore montato su un’antenna e munito di funi di ma-
scrisse un compendio originale di poliorceti- novra “come le gru”48. La quarta figura mostra
ca36. L’opera consiste in disegni esecutivi e spie- una piattaforma montata su una grande vite
gazioni tecniche con una lettera di accompa- “girata con bracci di leva in su e in giù. Così
gnamento indirizzata a un imperatore, indivi- anche Damide di Colofone pone le sambuche
duato in Adriano da Théodore Reinach37 e da su alberi filettati, come il meccanico Bitone nei
Ernest Lacoste38. L’eccezionalità di Apollodoro suoi commentari di poliorcetica”. Damide è un

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Il Medioevo
La cultura delle macchine acquisita dall’impe-
ro romano è stata successivamente tramandata
dall’impero bizantino e poi dall’Islam: le tradi-
zioni di Apollodoro di Damasco e di Erone di
Alessandria sono esempi del ritorno in Oriente
della cultura scientifica dopo la dissoluzione
dell’impero romano.
Di alcuni argomenti si perse la memoria
nell’Occidente europeo. Ne costituisce un
esempio eloquente la vite di Archimede: si trat-
ta di una macchina di sollevamento dell’acqua
che vince solo piccole prevalenze ma è capace
di prosciugare bacini di profondità minima.
Ateneo, uno scrittore contemporaneo di Mar-
co Aurelio, riferisce l’invenzione ad Archimede
che la costruì per prosciugare la sentina della
nave di Gerone di Siracusa53. A sua volta Archi-
ingegnere ellenistico non meglio noto; Bitone mede intorno alla seconda metà del IV secolo
12, 13. Flavio Giuseppe, Storia antica
dei Giudei, fol. 163r, miniatura di Jean è un trattatista della prima metà del III secolo a.C. aveva già visto la vite idraulica funzionare
Fouquet, la costruzione del tempio di a.C.; la sambuca di Bitone è un ponte da asse- in Egitto per l’irrigazione dei terreni. L’unica
Salomonea Gerusalemme, foglio intero e dio, montato su una vite alta circa 4,5 m49. Se- fonte antica che descrive la costruzione della
particolare. Paris, Bibliothèque Nationale
de France, cod. Fr. 247, 1476 circa (foto condo Otto Lendle50, questo congegno di sol- vite e il suo impiego è Vitruvio54, che però non
Bibliothèque Nationale de France). levamento a vite è perfettamente regolabile dai ne cita l’inventore. Fu impiegata comunemen-
soldati prima dell’assalto, in funzione dell’al- te e diffusamente durante l’impero romano
tezza del muro assediato: nel caso sia mai stata nell’agricoltura per irrigare e nelle miniere per
costruita, sarebbe l’unica macchina antica da prosciugare le gallerie da infiltrazioni d’ac-
guerra basata sul principio della vite. Inoltre il qua55. In seguito alla dissoluzione dell’impero
congegno rappresentato costituisce un marti- romano anche di questo strumento in Occi-
netto, cioè un meccanismo di difficile costru- dente si perse la memoria benché venisse tra-
zione che presuppone scienza geometrica e mandata nei trattati e nell’agricoltura dell’I-
tecnologia51 di altissimo livello. slam56. Riapparve in Europa a partire dall’U-
La conoscenza dei principi della meccanica, manesimo, forse attraverso la rilettura di Vi-
l’esperienza e la tecnica sono attestate nel perio- truvio57. Anche Andrea Palladio si interessò al-
do classico e nel Tardoantico dalle macchine im- la vite di Archimede58.
piegate per l’edilizia e per la guerra: evidente- Ritengo che la continuità delle macchine nel
mente anche prima dell’impiego di materiali di- Medioevo europeo sia avvenuta attraverso l’a-
versi e di energie diverse da quelle disponibili gricoltura, cioè l’esperienza sviluppata dall’eco-
immediatamente in natura venne costruito ogni nomia agricola. Ne troviamo un valido esempio
genere di macchina di sollevamento, realizzabi- nel mulino ad acqua. Marc Bloch nel 1935 de-
le in legno, con alti limiti di portanza52. dicò un saggio a questo tema dal titolo Avène-

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14. Basinio da Parma, Hesperis Libri
XIII, fol. 126r, miniatura di Giovanni di Ancora due giudizi di Marc Bloch: “Non bi-
Bartolo Bettini da Fano, costruzione sogna infatti ingannarsi: invenzione antica, il
del tempio Malatestiano. Paris, Bibliothèque
de l’Arsenal, cod. 630, post 1457-ante
mulino ad acqua è medievale dal punto di vista
1468 (foto Bibliothèque Nationale de della sua effettiva diffusione [...] La ruota forni-
France). ta di pale poteva infatti trasmettere, senza consi-
derevoli modificazioni, il suo movimento a mac-
chine ben diverse dalla macina per il grano”62.
La sega idraulica di tronchi d’albero, ideata da
Villard de Honnecourt è forse il primo esempio
medioevale di questa macchina, disegnata intor-
no al 127063: è mossa da una ruota da mulino. In
epoca romana, intorno al 370 erano già in fun-
zione segherie idrauliche di pietra calcarea su un
affluente della Mosella presso Treviri64. Succes-
sivamente se ne perse la memoria e intorno al
Mille i segatori illustrati da Rabano Mauro ta-
gliavano i marmi con una grande sega a telaio,
manovrata a mano da due persone65.
Nel mondo islamico le macchine di solleva-
mento dell’acqua, sia per irrigazione che per
adduzione, sono state tramandate fino all’età
moderna da congegni di legno di fattura appa-
rentemente primitiva, in territori agricoli. La
saqija66 (ill. 10) è composta da una lanterna
orizzontale su pignone, mossa dal giro di un
bue; ad essa è ingranata una ruota dentata ver-
ment et conquêtes du moulin à eau59. La forma più ticale il cui asse fa girare una ruota a secchielli.
elementare è il ritrécine, cioè una ruota a palette La na’ura, noria67 (ill. 11), è invece una grande
da mulino, messa in acqua orizzontalmente con ruota verticale a cassetti, che solleva l’acqua di
l’asse verticale: la rotazione è immediatamente un fiume mossa dalla corrente stessa.
disponibile per una macina senza ulteriori con- Ritengo che le norie del bacino del Medi-
gegni. “La sua invenzione non sembra poter es- terraneo e i mulini ad acqua dell’Europa conti-
sere attribuita a una civiltà ben determinata”60; nentale abbiano potuto trasmettere al Medioe-
fu usato indipendentemente in Siria, Romania, vo l’esperienza di carpenteria e di meccanica
Norvegia, Shetland. “D’altra parte esso è total- che era stata sviluppata dal mondo industriale
mente differente dal meccanismo che ci fanno romano nell’antichità; al contrario, l’esperien-
conoscere i più chiari tra i testi antichi, come Vi- za meccanica del Medioevo si sviluppò in un
truvio [...] è certo che il mulino greco romano mondo dapprima contadino e sulla base di que-
comportava una ruota verticale”61. sta esperienza furono costruite le macchine dei
Non interessa qui individuare l’origine del cantieri edili. Come in Vitruvio le ruote di sol-
mulino ad acqua, lo sviluppo e la propagazione, levamento dell’acqua, il mulino ad acqua, i
l’antecedenza della ruota orizzontale o viceversa tamburi delle gru mossi da uomini calcanti, co-
della ruota verticale, né lo scarso utilizzo durante stituiscono un unico libro, il X, così nel Me-
l’impero romano rispetto alle mole mosse da dioevo questi stessi congegni furono l’espres-
schiavi o da cavalli. Interessa invece sottolineare a sione della tecnica meccanica di cui il cantiere
questo punto che intorno al Mille, in territori di- edile era una parte.
stanti senza reciproca relazione, comparve il ritré- I cantieri delle cattedrali68 furono il teatro
cine: questa macchina risolse due problemi fonda- più rappresentativo della tecnica edilizia e del-
mentali cioè la trasformazione dell’energia dalla le macchine. La complessità spaziale e struttu-
corrente d’acqua in energia meccanica e la tra- rale, l’altezza delle cattedrali comportarono
smissione del moto dal pelo dell’acqua al piano del un’organizzazione importante del lavoro a piè
mulino. Il ritrécine non richiede organi di trasmis- d’opera e delle macchine in quota sull’edificio
sione come il mulino a ruota verticale eppure stesso in costruzione: le immagini di quei can-
quando funziona è un capolavoro di carpenteria. tieri restano in illustrazioni coeve, di vetrate,
In alcune valli alpine a economia chiusa il ritrécine mosaici, codici e in quelle immagini cogliamo
può essere stato all’origine di altre macchine. Nel immediatamente alcune differenze rispetto al
Museo Etnografico Dietenheim di Brunico sono cantiere antico. Le fasi di lavorazione della pie-
conservati tipi di mulino ad acqua azionanti mac- tra fino alla scultura erano compiute a terra: i
chine diverse, tutti congegni omogenei per la co- pezzi già finiti venivano collocati in opera; in-
struzione meccanica essenzialmente di legno. vece nei cantieri dell’antichità i blocchi erano

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15. Piero di Cosimo, La costruzione di un blocco con un’ascia; al centro un altro lavora
un palazzo, particolare, circa 1515-1520. una modanatura di un costolone con un picchia-
Sarasota, Florida, The John and Mable
Ringling Museum of Art (foto The John rello a due mani; a destra di questo, un altro con
and Mable Ringling Museum of Art). subbia e martello apre la sede di un perno su un
blocco decorato con due timpani. Tra i pezzi a
terra vi è un solo blocco figurato e su questo è
chino un maestro che ha un copricapo del tutto
differente dagli altri cioè una benda sulla fronte
annodata sulla nuca; egli è intento a misurare il
braccio della figura con un balaustrino mentre ai
suoi piedi sono due utensili e un martello tondo
di legno: evidentemente è un scultore. Altri ope-
rai in coppie movimentano pezzi con barelle, al-
tri entrano nel tempio con gerle e cesti conte-
nenti materiale sfuso.
L’ordine architettonico più alto del tempio
è di colore bianco come le pietre in lavorazio-
ne a terra; gli ordini inferiori, già finiti, sono
dorati. Sulla destra, al margine della miniatura,
è una impalcatura costruita su un corpo di fab-
scolpiti in opera, sia i bassorilievi69 che le sca- brica laterale più basso; sul ponteggio lavorano
nalature delle colonne70. I pezzi di pietra da tre operai e quello seduto sul piano più alto è
montare erano più piccoli rispetto al cantiere intento a dipingere in oro la pietra con un lun-
antico, grandi meno di un singolo scalpellino; go pennello. Infine, sulla sommità della fabbri-
si può constatare questa differenza osservando ca vi è una gru (ill. 13); vicino ad essa sono raf-
due edifici rappresentativi delle rispettive età: figurati quattro uomini: il primo di spalle ma-
la colonna Traiana a Roma, la facciata del duo- novra una fune pendente dall’alto, gli altri due
mo a Orvieto. Nei cantieri delle cattedrali le in piedi hanno le mani protese verso il carico
macchine erano montate in alto sulla fabbrica mentre due lunghi uncini avvicinano il carico
stessa, in posizioni particolari, sopra torri, al sospeso e sembrano manovrati da dietro al
centro di facciate, in angolo tra lati contigui gruppo dei quattro operai in primo piano; fi-
della fabbrica; invece, nei cantieri antichi di co- nalmente il quarto operaio in ginocchio tocca i
struzioni a blocchi le macchine erano certa- blocchi con le mani: il carico è composto da
mente a terra. I cantieri delle cattedrali erano elementi sovrapposti, forse tre parti di cornice.
mediamente più alti di quelli antichi e movi- Nella finzione della figura sembra molto fred-
mentavano pezzi più piccoli: nella fabbrica di do sulla sommità della fabbrica poiché i quat-
Santa Maria del Fiore a Firenze, i blocchi di tro hanno il capo avvolto nel mantello. La
pietra del cerchio di chiusura della cupola pe- struttura verticale della gru è complessa: nel
sano circa 750 Kg ognuno71. La disposizione in baricentro appare un’antenna cilindrica soste-
alto di una gru comporta di conseguenza un ri- nuta al piede da puntoni inclinati; ai lati di es-
sparmio nella lunghezza delle funi rispetto alla sa vi sono tre alberi complanari, di diametro
disposizione in basso e riduce il lavoro perduto minore, due verticali e uno inclinato verso il
rispetto al lavoro utile prodotto dalla macchi- carico. Era una gru girevole come quelle di
na. Nei cantieri delle cattedrali vennero inoltre Brunelleschi76? La miniatura è molto precisa
impiegate gru girevoli72. ma la rappresentazione è interrotta dalla corni-
Jean Fouquet, intorno al 1476, illustrò un li- ce superiore del foglio; il disegno preparatorio
bro sulle antichità giudaiche per Jacques d’Arma- doveva essere completo come dimostra un ele-
gnac Duca di Nemours e in una pagina dipinse la mento inclinato che è appena visibile sopra il
costruzione del tempio di Salomone come un tamburo, ma subito interrotto dalla cornice.
cantiere gotico73 (ill. 12): è un’immagine efficace, Quel che è certo, è il motore costituito da un
precisa e con molti particolari. Jean Fouquet fu a tamburo gigante il cui raggio è pari all’altezza
Roma tra il 1443 e il 144774 ove dipinse un ritrat- di due uomini. Nel tamburo non vi sono ope-
to del Papa Eugenio IV per interessamento di rai ma la gru è ferma perché il carico è arriva-
Antonio Averulino, il Filarete, che espressamente to a destinazione: i calcanti sono scesi e sono
lo considerò tra i migliori pittori75 insieme a Jean forse i tre uomini che stanno avvicinando il ca-
van Eyck. Nella miniatura, dinanzi al tempio di rico. Il tempio di Salomone illustrato da Jean
Salomone numerosi operai sono al lavoro: a de- Fouquet assomiglia al primo ordine della fac-
stra uno impasta la calce con una marra e due so- ciata della cattedrale di Reims77 e ancor di più
no intenti rispettivamente a rovesciare e portare alla facciata occidentale della chiesa di Saint-
secchi d’acqua; a sinistra uno scalpellino sbozza Wulfran ad Abbéville, costruita a partire dal

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16. Attribuito a Pieter Coecke, costruzione Daniela Lamberini82: “I codici cinquecenteschi
della basilica di San Pietro, 1524. sono infatti ricchissimi di ‘tiari’ e ‘alzari’, di ar-
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica
Vaticana, Gabinetto delle stampe, gani e gru di ogni tipo e stazza, indicati fin dai
Collezione disegni Thomas Ashby, n. 329 prototipi di Francesco di Giorgio, da cui in
(foto Biblioteca Apostolica Vaticana).
massima parte derivano, come macchine ‘da
17. Polidoro da Caravaggio, la posa della edifichare’. È però praticamente impossibile ri-
prima pietra della basilica costantiniana, conoscere tra questi congegni ingegnosi e com-
circa 1524, particolare.
Città del Vaticano, Palazzo Vaticano, sala plicati gli strumenti effettivamente in uso nei
di Costantino (foto Carlo Guidotti). cantieri ordinari, soprattutto civili”.
Limiterò l’argomento ad alcuni momenti, a
documenti di macchine rappresentate nel con-
testo del cantiere di fabbriche reali.
Il fol. 126 r del codice 630 della Bibliothèque
148878. Possiamo allora immaginare che que- de l’Arsenal di Parigi (ill. 14) rappresenta il can-
st’ultimo edificio gotico sia stata costruito con tiere del tempio Malatestiano di Rimini83, nello
una gru simile a quella che Jean Fouquet di- stato dei lavori prima del 1468. Il codice contie-
pinse intorno al 1476. ne il poema di Basinio da Parma, Hesperis Libri
XIII, che narra le gesta di Sigismondo Pandolfo
I secoli XV e XVI Malatesta84; tre copie furono miniate da Giovan-
La stagione dei cantieri delle cattedrali europee ni di Bartolo Bettini da Fano e sono conservate
culminò in Italia con la cupola di Santa Maria a Oxford, a Parigi, in Vaticano85. L’illustrazione
del Fiore79. Le invenzioni di Filippo Brunelle- qui riprodotta è l’unica che rappresenta davanti
schi vennero illustrate da altri: Mariano di Jaco- all’ingresso del tempio una figura elegante nel-
po detto il Taccola, Francesco di Giorgio Mar- l’atto di osservare i lavori, forse Leon Battista
tini, Bonaccorso Ghiberti, Giuliano da Sangal- Alberti secondo Daniela Lamberini86.
lo, Leonardo da Vinci80. Tali illustrazioni in età Sull’angolo sinistro della fabbrica è una gru:
contemporanea sono state tradotte in modelli è costituita da un’antenna, appoggiata a terra su
funzionanti e in modelli virtuali81. Quegli auto- una base apparentemente di pietra e sostenuta
ri diedero vita alla trattatistica rinascimentale in alto da quattro venti, due ancorati sulla fab-
sulle macchine, che risulta fondata sulla lettura brica stessa e due fuori campo. I venti sono te-
dei trattati antichi, sulle figure dei codici latini, sati ciascuno da un paranco; le quattro funi di
bizantini, tedeschi, sui miti della tecnica del manovra arrivano a terra e sono ordinatamente
mondo antico eguagliati nel cantiere di Brunel- avvolte al piede dell’antenna. Il motore è un ar-
leschi. Nell’intento di superare quei miti, la gano azionato da due uomini mediante un lun-
trattatistica arrivò a concepire “macchine im- go aspo. Il carico è raffigurato a metà circa del-
possibili”, “mentali” secondo la definizione di l’antenna ed è un concio modanato; esso è sol-

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18. Antonio da Sangallo il Giovane, levato mediante un paranco a due taglie: quella Daniela Lamberini e tutte le azioni raffigurate
macchina da sollevamento con ruota fissa è sulla testa dell’antenna, quella mobile è intorno convergono in una interpretazione uma-
azionata da un calcante, macchina
da sollevamento con vite di inversione vincolata direttamente al carico. L’antenna ha nistica e morale dell’arte di edificare88.
azionata da un bue, in alto a destra una sezione poderosa che si apprezza confron- Sul corpo di fabbrica a destra, nel mezzo del-
tre particolari dei rulletti.
Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto
tandola con l’uomo che sale su di essa mediante la facciata c’è un falcone. L’antenna poggia su
dei disegni e delle stampe, U 1504 A r dei gattelli. Altri gattelli più grandi caratterizza- una base di legno, apparentemente un carrello
(foto Soprintendenza per i Beni Artistici no il ponteggio sul fianco della fabbrica in co- con quattro piccole ruote piene. Sulla sommità è
e Storici di Firenze).
struzione e servono per congiungere i travicelli situato un trasverso di legno che sostiene il cari-
19. Giovan Francesco da Sangallo, parte di legno che formano i montanti del ponte. co: questo elemento nelle antenne moderne ve-
sinistra, falcone azionato da un argano e
particolare.
Un’altra macchina serve il fianco della fabbrica: niva chiamato propriamente “falcone”89. Il mo-
Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto sul ponte c’è una carrucola e a terra un verricel- tore è una ruota, solidale all’antenna, toccata da
dei disegni e delle stampe, U 3951 A r lo; il carico è un secchio per materiali sfusi. La due operai: uno sta in piedi sul terreno e l’altro
(foto Soprintendenza per i Beni Artistici e
Storici di Firenze). gru che fu impiegata per il tempio Malatestiano sta salendo sulla ruota stessa assicurandosi al-
è del tutto simile alla terza macchina da solleva- l’antenna; evidentemente la ruota può essere
mento di Vitruvio e alla gru di Erone: non vi è mossa sia da terra a mano come una “lanterna”
un rapporto di derivazione ma di semplice con- munita di pioli, sia dal calcante. La gru sta de-
tinuità, che durò fino all’inizio del nostro seco- ponendo l’ultima statua: si vede appena uno spa-
lo87. Nel Rinascimento questa macchina era det- zio vuoto tra il piedistallo e il piede della statua.
ta “stella” o “falcone”. L’antenna è leggermente inclinata verso la fac-
L’antenna raffigurata nella costruzione del ciata; questa inclinazione si apprezza diretta-
tempio Malatestiano era certamente comune an- mente in rapporto all’appiombo del pilastro re-
che a Firenze: nella spalliera dipinta, conservata trostante e indirettamente dalla tensione diversa
a The John and Mable Ringling Museum of Art dei quattro venti: quelli ancorati all’edificio, ver-
di Sarasota (ill. 15), in Florida, è rappresentata so il quale l’antenna è inclinata, sono laschi. An-
una simile gru. La tavola faceva parte di un pre- che questa antenna pare dotata di gattelli: ne so-
zioso arredamento fiorentino ed è concorde- no visibili due sullo sfondo chiaro del fregio del-
mente attribuita a Piero di Cosimo, negli anni la trabeazione. A sinistra della ruota, per terra, è
1515-1520; rappresenta il cantiere di un edificio seduto un altro operaio che raccoglie la fune
ideale e proprio per questo i gruppi degli arti- traente, evidentemente per non appesantire l’as-
giani e gli utensili sono dettagliati e verosimili. se della ruota; un simile operaio è ritratto vicino
L’edificio è stato identificato in un gymnasium da all’argano nel cantiere del tempio Malatestiano.

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Un disegno della Collezione di Thomas Un dipinto di Giorgio Vasari, nel palazzo
Ashby, conservato nella Biblioteca Apostolica della Cancelleria a Roma, sala dei cento giorni,
Vaticana90, rappresenta il cantiere di San Pietro mostra lo stato del cantiere di San Pietro nel
ed è stato datato con certezza da Christoph 1546101. Il punto di vista è simile a quello della
Luitpold Frommel all’inizio del 152491 (ill. 16); veduta di Coecke ma più a sud tanto da vedere
è stato attribuito dubitativamente a Jan van Sco- l’obelisco non coperto dalla rotonda di Santa
rel e recentemente a Pieter Coecke da Nicole Maria della febbre. Si vede distintamente la
Dacos92. L’artista ha ripreso la fabbrica da sud- centina della volta a botte del braccio meridio-
ovest e possiamo vedere da sinistra a destra: il nale del transetto e dentro la centina sull’asse
coro di Bramante, il braccio meridionale del della botte c’è una ruota da sollevamento. Que-
transetto in costruzione, il corpo longitudinale sta pare di diametro minore rispetto a quella
della basilica costantiniana, il suo campanile, la raffigurata da Coecke. Evidentemente la ruota a
rotonda di Santa Maria della febbre con dietro piè d’opera a servizio dei pilastri della cupola
la punta dell’obelisco e sullo sfondo all’estrema era più grande e più potente.
destra castel Sant’Angelo. In alto emerge l’arco Antonio da Sangallo il Giovane partecipò al
voltato sui pilastri meridionali della cupola. Sul cantiere di San Pietro dal 1507 fino al 1546,
terreno, davanti al coro, è una grande ruota di quando morì; all’inizio era assistente di Bra-
una macchina da sollevamento; sull’asse della mante nella qualità di capofalegname102. I suoi
ruota si avvolgono due funi pendenti dall’alto; il disegni comprendono macchine e carpenterie103
castello di sollevamento è posto sopra il pilastro impiegate durante quaranta anni di attività. Tra
sud-occidentale e un castello analogo sta sul pi- le macchine figurano anche ruote di mulino,
lastro opposto. La ruota è il motore dell’im- tratte da impianti dello Stato pontificio oppure
pianto: funziona evidentemente con uomini cal- schizzi con nuove idee; i congegni di trasmis-
canti come la ruota del sepolcro degli Haterii ed sione sono eguali nei mulini e nelle macchine
è un grande impianto fisso a terra; invece la sta- da sollevamento. Il disegno U 1504 A r104 del
zione di sollevamento è mobile secondo la pro- Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uf-
gressione verso l’alto della fabbrica. Una stazio- fizi a Firenze (ill. 18) mostra sulla sinistra una
ne intermedia sta all’imposta della centina, già ruota di sollevamento azionata da calcanti; la
predisposta per il getto della botte sul passaggio didascalia autografa dice: “Rota larga palmi 9 lo
sud-occidentale, adiacente al transetto. “Tra votorano tre omeni aparo Alta palmi 40 La cur-
aprile e novembre del 1524 in effetti risultano ba overo botte alto palmi 8”. Il diametro della
pagate simili ruote”93. ruota è circa 9 metri e possiamo osservare la si-
Un dipinto di Polidoro da Caravaggio rap- militudine con la grande ruota raffigurata dal
presenta una di queste ruote. Nella sala di Co- Coecke. La “botte” è il cilindro sul quale si av-
stantino in Vaticano, Polidoro dipinse i chiaro- volgono le funi; il suo diametro eguaglia l’al-
scuri del basamento94 a imitazione di rilievi in tezza della figuretta che si vede nella ruota. Il
bronzo95. In particolare, nella parete ovest di- disegno a destra ha la seguente spiegazione:
pinse la posa della prima pietra della basilica co- “Questo bue camina sempre per uno verso e
stantiniana96 (ill. 17). Nella parte centrale di una cassa del peso va in su e laltra torna in giu!
questa scena figura l’altare della vecchia basilica Ma quando uno dei pesi e salito in alto bisognia
e davanti a esso lo scavo di fondazione del pila- abasare la vite perche la rocha pigli gli denti
stro nord-orientale della nuova; sono presenti il della rota da basso e così quelli dal alto”. Que-
papa Clemente VII, l’imperatore Costantino e sta macchina è una variante di quella di Brunel-
gli architetti del nuovo San Pietro97: la contem- leschi105, che già comprendeva il congegno a vi-
poraneità di parti del vecchio e nuovo San Pie- te per invertire il verso di rotazione della mac-
tro corrisponde allo stato effettivo dei lavori china senza invertire il giro del bue. Infine, il
mentre la contemporaneità di personaggi del- particolare in alto a destra reca la seguente
l’età di Costantino e di personalità rinascimen- spiegazione: “li denti della rota dentata sono
tali corrisponde all’allegoria templi Petri instau- rullitti”. Anche questa è una innovazione di
racio98. Questa scena fu dipinta intorno al 152499. Brunelleschi che fu analizzata da Leonardo da
Sullo sfondo della parte centrale ci sono alcuni Vinci106. Gustina Scaglia ha osservato che Anto-
elementi architettonici a terra: un capitello co- nio da Sangallo il Giovane preferì come moto-
rinzio, una base di tipo ionico doppia, un ele- ri ruote azionate da calcanti e argani azionati da
mento di cornice, un fusto di colonna; dietro la cavalli107.
colonna sono due figure in piedi e dietro anco- Un foglio di Giovan Francesco da Sangallo
ra due cammelli, un elefante, una ruota da sol- rappresenta le macchine usuali per i cantieri
levamento e una scala a libretto100. Infine, la ordinari, per il sollevamento e il trasporto, U
ruota è posta proprio nell’area di cantiere del 3951 A r108 (ill. 19). Le didascalie sui carri rap-
coro, là dove fu ritratta con maggior realismo da presentati nella parte destra precisano due vol-
Pieter Coecke nello stesso periodo. te il territorio del loro impiego; in alto: “Modi

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da mettere pesi in su lle chara a uso di Roma”; chiavi “di fero” per fissare l’asse del verricello
in basso: “A uso di Roma a chavagli”. Fu copia- alle stanghe. Invece, nel disegno in basso, un
to da un disegno di Giuliano intorno al 1530109. carro simile è già aggiogato ed è pronto per il
Sulla parte sinistra campeggia un falcone, azio- carico; la macchina di sollevamento è una capra
nato da un uomo mediante un argano caratte- a tre zampe con paranco e verricello. Il partico-
rizzato da lunghi aspi: il manovratore abbraccia lare del paranco è estratto da questo disegno ed
l’aspo tra i gomiti e le spalle per trascinarlo. Le è riproposto presso la piegatura del foglio.
taglie del paranco comprendono due girelle Alla fine del Cinquecento, a Roma, la tra-
ciascuna. Il carico è un blocco squadrato solle- sportazione dell’obelisco vaticano davanti alla
vato mediante un’olivella. Il punto di sospen- basilica di San Pietro fu un teatro di macchine.
sione del carico non è fisso ma può scorrere L’intera operazione fu registrata dall’architetto
sulla mensola del falcone, mediante un’amanti- Domenico Fontana110, ideatore di macchine e
glio, al fine di effettuare spostamenti di preci- castelli e direttore dei lavori. L’operazione co-
sione nella posa in opera. Infatti, la mensola minciò il 30 aprile 1586 e terminò il 26 settem-
non è orizzontale ma inclinata e in discesa dal bre111. Il peso dell’obelisco è stimabile in 400
punto di sospensione al palo dell’antenna; so- tonnellate112: un’impresa degna della tradizione
pra la mensola è disteso un paranco la cui taglia dell’architettura megalitica antica. Furono im-
fissa è vincolata all’estremità superiore dello piegati i seguenti mezzi: 40 argani, 907 uomini,
sbalzo mentre la taglia mobile può scorrere sul- 75 cavalli113. Nelle grandi incisioni del Fontana
la mensola ed è mossa da una ruota a pioli che è possibile individuare le macchine impiegate:
sta al piede dell’antenna: è la taglia mobile che paranchi con taglie a due girelle, argani con
sposta il punto di sospensione in avanti e torna quattro lunghissimi aspi che erano spinti da ca-
indietro per gravità. In alto a sinistra c’è un valli e alternativamente da gruppi di uomini.
particolare con questo secondo paranco visto Nella storia la ruota risulta la macchina sem-
dall’alto. Durante la manovra l’antenna non si plice più potente. Nel mulino, nella noria, nella
inclina ma resta in posizione fissa mediante ruota calcatoria, sono impiegate ruote con con-
quattro funi, “venti” che ne vincolano la som- gegni simili. A partire dal Medioevo, nella de-
mità. Un solo uomo può manovrare questa gru. vozione cristiana, la similitudine di macchine
Sulla destra dello stesso foglio, in alto c’è un con ruote, impiegate da artigiani diversi, pro-
20. Daniele Donghi, paranco ordinario a sei carro a due ruote, con il piano da carico incli- mosse un’identità nel culto della medesima san-
carrucole (da D. Donghi, Manuale nato: un uomo è intento a issare un blocco me- ta patrona: S. Caterina di Alessandria, 25 no-
dell’architetto, Torino 1905, fig. 430).
diante un verricello che è solidale alle stanghe vembre114. Infatti una ruota, munita di lame af-
del timone del carro. Sulle stesse stanghe, dalla filate come rasoi, fu lo strumento del supplizio
parte opposta, sono evidenti degli uncini, per e per questo divenne la santa protettrice di mu-
aggiogare un cavallo mediante finimenti illu- gnai, carradori, tornitori, vasai, arrotini, filatri-
strati in un particolare in calce al foglio. Sotto ci, barbieri per via delle lame, inoltre del tribu-
il carro c’è un particolare del verricello con le nale ecclesiastico della Sacra Rota.

*È utile fornire rapidamente alcune defi- cola, sono sinonimi. fissa; la forza motrice fa equilibrio al peso esercitare una pressione.
nizioni preliminari: si definisce macchina L’argano è un cilindro con una fune av- quando la sua intensità è eguale al peso di- Sono considerate macchine semplici la le-
ogni strumento che trasforma una forza, volta, girevole intorno all’asse. La forza viso per il numero dei tratti di fune che va, la girella, l’argano, il piano inclinato, il
in direzione, intensità, punto di applica- resistente è applicata a un’estremità della sostengono la taglia mobile. Il paranco cuneo. Nella meccanica galileiana (Gali-
zione. fune. La forza motrice è applicata sulla può disporre di una sola fune o di più fu- leo Galilei, Le mecaniche [1593], in Opere
Una macchina compie un lavoro: sposta circonferenza di una ruota, di maggior ni traenti che ne aumentano la portanza. di Galileo Galilei, a cura di F. Brunetti, To-
una forza resistente per un certo spazio diametro, coassiale e solidale al cilindro. Il paranco offre grande vantaggio ma bas- rino 1980, I, pp.137-187) le macchine
impiegando una forza motrice. Il vantag- Questa macchina prende anche nome di sa potenza. semplici sono tutte riconducibili a due so-
gio della macchina è l’impiego di una for- asse nella ruota. La ruota può essere dota- Il piano inclinato consiste in un piano ri- li principi: la leva, il piano inclinato. Infat-
za motrice minore della forza resistente. ta di pioli e prende nome di ‘lanterna’; gido non orizzontale sul quale sta un gra- ti, nella leva la forza applicata produce un
La potenza è il lavoro prodotto dalla mac- può essere sostituita da una manovella op- ve da innalzare. Durante lo spostamento il momento cioè la moltiplicazione della
china nell’unità di tempo. Una parte di la- pure da manici infissi radialmente sull’as- grave resta costantemente appoggiato: forza per il suo braccio; il braccio è la di-
voro prodotto dalla forza motrice serve a se detti aspi. Verricello e burbera sono si- una parte del suo peso è quindi equilibra- stanza tra il punto di applicazione e il ful-
vincere gli attriti e gli ostacoli passivi ed è nonimi di argano con asse orizzontale, ta dal piano stesso. La forza motrice ne- cro. Le macchine semplici che producono
lavoro perduto. In una macchina, tanto azionato a mano, per il sollevamento. cessaria aumenta secondo l’inclinazione. un momento sono la girella, l’argano, il
minore è il lavoro perduto rispetto al la- “Chiamasi taglia la riunione di più carru- Il cuneo è un prisma triangolare rigido, paranco ed esse sono riconducibili al prin-
voro utile, tanto maggiore è il suo rendi- cole in una sola staffa: difficilmente però con un diedro molto acuto tra due facce cipio della leva. Invece, il cuneo è ricon-
mento. Una macchina semplice non è co- si trovano taglie con più di 4 girelle. Il pa- eguali che sono i fianchi. Sulla terza fac- ducibile al principio del piano inclinato.
stituita da altre, in caso contrario è com- ranco è l’accoppiamento di due o più ta- cia, opposta al diedro acuto, è applicata la Nella vite la filettatura è un piano inclina-
posta. glie di cui alcune fisse e le altre mobili” forza motrice e i fianchi vincono la resi- to elicoidale mosso da una rotazione cioè
La leva è un’asta rigida che può ruotare (D. Donghi, Manuale dell’architetto, Tori- stenza del mezzo da tagliare. da un momento. Infine, la fune stessa è
intorno a un punto fisso, il fulcro. La for- no 1905, I, 1, pp.214-215) (ill. 20). Le car- La vite consiste in un cilindro su cui è av- stata considerata una macchina semplice
za motrice e la forza resistente sono appli- rucole sono collegate da una fune. La ta- volto ad elica un verme o filettatura, di se- (G. Castelfranchi, Fisica sperimentale e ap-
cate sull’asta. glia fissa viene vincolata in alto a un pun- zione rettangolare o triangolare. La rota- plicata, Milano 1944, I, p. 84); certamente
La girella è un disco con una fune sulla to fisso di sospensione; la taglia mobile zione della vite in una sede fissa provoca l’impiego della fune fu fondamentale nei
circonferenza che può ruotare intorno al viene collegata in basso al peso da solleva- l’innalzamento o l’abbassamento di essa, cantieri dell’antico Egitto (D. Arnold,
centro. Le forze sono applicate alle estre- re. La forza motrice è applicata all’estre- come avviene rispettivamente nel marti- Building in Egypt. Pharaonic Stone Masonry,
mità della fune. Girella, puleggia, carru- mità libera della fune che esce dalla taglia netto per alzare pesi e nel torchio per New York - Oxford 1991, pp. 268-269).

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Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
1. P. Fleury, La mécanique de Vitruve, Caen chnology of Greek and Roman Antiquity, Co- archeologico Romano, Roma 1987, pp. “Dialoghi di Archeologia”, 1, 1982, pp.
1993, pp. 96-112, figg. 13-15. I disegni penhagen 1963, pp. 19-140. 137-138; Fleury, La mécanique..., cit. [cfr. 63-88; F.F. Repellini, Tecnologie e macchine,
sono stati pubblicati precedentemente in nota 11], pp.124-127; Sinn, Freyberger, in A. Momigliano, A. Schiavone (a cura
L. Callebat, Vitruve, De l’Architecture livre 22. B. Carra de Vaux, Les Mécaniques de Die Grabdenkmäler 2..., cit. [cfr. nota 31], di), Storia di Roma, Torino 1989, IV, pp.
X, avec la collaboration pour le commen- Héron d’Alexandrie, in “Journal Asiati- pp. 52-53, 56, note 12-16, con bibliogra- 323-368.
taire de P. Fleury, Paris 1986, pp. 89, 96, que”, I, pp. 386-472; II, pp. 152-192, 227- fia.
100. 269, 461-514. Ristampa: introduction par 46. Dain, Les stratégistes byzantins, cit. [cfr.
D.R. Hill, commentaires par A.G. Drach- 34. Fleury, La mécanique..., cit. [cfr. nota nota 45], p. 358; id., La tradition du texte
2. Vitruvio, De Architectura libri decem, mann, Paris 1988. 1], pp. 107, 132, 135. d’Héron de Byzance, Paris 1933.
edidit Valentinus Rose, Lipsiae 1899, X,
II 1-4. 23. O. Neugebauer, Uber eine Methode zur 35. J.J. Coulton, Lifting in early Greek Ar- 47. K.K. Müller, Handschriftliches zu den
Distanzbestimmung Alexandria-Rom bei chitecture, in “Journal of Hellenic Stu- Poliorketika und der Geodäsie des sogenannten
3. Ibid., X, II 3. Heron, in “Det Kgl. Danske Videnskaber- dies”, XCIV, 1974, pp. 1-19, particolar- Hero, in “Rheimisches Museum für Philo-
nes Selskab. Historik-filologiske Medde- mente p. 13. logie”, XXXVIII, 1883, pp. 454-463; M.
4. Fleury, La mécanique..., cit [cfr. nota 1], lelser”, XXVI, 2, 1938, particolarmente D’Agostino, 23. Erone, trattati sulle macchi-
p. 101. pp. 21-24. 36. C. Wescher, La poliorcétique des Grecs, ne da guerra e sulla geodesia, in Buonocore,
Paris 1897, pp. 135-193. Schneider, Grie- Vedere i Classici..., cit. [cfr. nota 30], pp.
5. Vitruvio, De architectura..., cit. [cfr. no- 24. F. Hultsch, Pappi Alexandrini collectio- chische Poliorchetiker, Berlin 1908 I. R.T. 209-210. Heronis Alexandrini opera quae su-
ta 2], X, II 5-7. nis quae supersunt, III, Berolini 1878, pp. Ridley, The fate of an architect: Apollodoros persunt omnia, III, Rationes dimetiendi et
1022-1135. L. Nix, W. Schmidt, Heronis of Damascus, in “Athenaeum”, 67, 1989, commentatio Dioptrica, recensuit Hermann
6. Ibid., X, II 7. Alexandrini opera quae supersunt omnia, II pp. 551-565. P.H. Blyth, Apollodorus of Schöne, Leipzig 1903, pp. 187-315.
fasc. I, Lipsiae 1900, pp. 256-299. Damascus and the Poliorcetica, in “Greek
7. Ibid., X, II 8-10. Roman and Byzantine Studies”, 33, 1992, 48. Il testo relativo alle figure è in Schnei-
25. Drachmann, The Mechanical Techno- pp. 127-158; A. La Regina (a cura di), der, Griechische..., cit. [cfr. nota 36], II, pp.
8. Ibid., X, II 10. logy..., cit. [cfr. nota 21], p. 21. L’arte dell’assedio di Apollodoro di Damasco, 72-76; le citazioni sono tradotte dalle ri-
Roma Milano 1999. ghe 271, 3-271, 9.
9. Fleury, La mécanique..., cit. [cfr. nota 1], 26. Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Lei-
p. 104 nota 3; R. Bedon, Les carrieres et les den, cod. Or. 51. 37. T. Reinach, A qui sont dédiées les Po- 49. O. Lendle, Texte und Untersuchungen
carriers de la Gaule romaine, Paris 1984, p. liorcétiques d’Apollodore?, in “Revue des zum technischen Bereich der antiken Po-
137. 27. A. Martini, Manuale di metrologia anti- Études Grecques”, VIII, 1895, pp. 198- liorketik, Wiesbaden 1983, pp. 107-113.
ca e moderna, Torino 1883, p. 862. 202. Il codice del cosiddetto Erone di Bi-
10. Donghi, Manuale dell’architetto, cit. sanzio [cfr. note 46,47] contiene un’epito- 50. Ibid., p. 113.
[cfr. nota *], pp. 192-193 e tabella XIII. 28. M. Clagett, The Science of Mechanics in me di Apollodoro ove espressamente è ci-
the Middle Ages, Madison-Wisconsin tato l’imperatore Adriano, cod Vat. Gr. 51. Si veda nota 29.
11. Fleury, La mécanique..., cit. [cfr. nota 1959, ed. italiana Milano 1972, pp. 69-70. 1605, fol. 1 r, righe 11-13: tà ’Apol-
1], pp. 107-108. J.P. Adam, À propos du tri- lodẃrou pròV Adrianòn autokratora 52. E. Agazzi (a cura di), Il concetto di pro-
lithon de Baalbek, in “Syria”, 54, 1977, pp. 29. C. Singer, E.J. Holmyard, A.R. Hall, suntacqénta poliorkhtiká Ringrazio gresso nella scienza, Milano 1976; L. Russo,
31-63, figg. 3-4. T.I. Williams (a cura di), A history of Tech- per questo richiamo il prof. Adriano La La rivoluzione dimenticata. Il pensiero
nology, Oxford 1956, ed. italiana Torino Regina. scientifico greco e la scienza moderna,
12. Fleury, La mécanique..., cit. [cfr. nota 1962, II, sub voce, particolarmente pp. Milano 1996. P. M. Schuhl, Perché l’anti-
1], p. 111. 120-121, 221, 640-641, 656-657. 38. E. Lacoste, Les Poliorcétiques d’Apollo- chità classica non ha conosciuto il “macchini-
dore, in “Revue des Études Grecques”, III, smo”?, in A. Koyré, Dal Mondo del pressap-
13. Ibid., pp. 95-96, 143-144. 30. Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. 1890, pp. 234-281. poco all’universo della precisione, Torino
Vaticanus Latinus 3225, fol. 13r D.H. Wri- 1992, pp. 115-134.
14. S. Ferri, Vitruvio, Roma 1960, pp. 3-4. ght, 1. Virgilio. Opere, in M. Buonocore (a 39. Flavio Giuseppe, Bellum Iudaicum, VII
P. Gros (a cura di), Vitruvio, De Architectu- cura di), Vedere i Classici. L’illustrazione li- 8, 5. Flavio Giuseppe, La guerra giudaica, 53. Ateneo, Dipnosophistarum libri XV, re-
ra, traduzione e commento di A. Corso e braria dei testi antichi dall’età romana al tar- a cura di G. Vitucci, Milano 1974, II, pp. censuit G. Kaibel, I, Lipsiae 1887, p. 642.
E. Romano, Torino 1997. T. Howe, I. do medioevo, catalogo della mostra Città 486-487.
Rowland, Vitruvius “Ten Books of Architec- del Vaticano (Musei Vaticani 9 ottobre 54. Vitruvio, De architectura..., cit. [cfr.
ture”, a new English Translation with 1996 - 19 aprile 1997), Roma 1996, pp. 40. Dione Cassio, Historia Romana, LX- nota 2], X, VI; V, XII 5.
Commentary and Illustrations, Cambrid- 142-149; R. Bianchi Bandinelli, Vergilius VIII 13. I passi di Dione Cassio relativi al-
ge 1999. Vaticanus 3225 e Iliade Ambrosiana, in le guerre daciche sono stati tradotti da 55. Daremlberg, Saglio, Dictionnaire des
“Nederlands Kunsthistorisch Jaarboek”, Adriano La Regina in S. Settis, A. La Re- Antiquités..., cit. [cfr. nota 33], III, 2, p.
15. G. Lugli, La tecnica edilizia romana con 5, 1954, pp. 225 sgg., ristampato in id., gina, G. Agosti, V. Farinella, La Colonna 1859; A. Ciarallo, E. De Carolis (a cura
particolare riguardo a Roma e Lazio, Roma Archeologia e Cultura, Milano-Napoli Traiana, Torino 1988, pp. 13-17. di), Homo Faber. Natura, scienza e tecnica
1957, I, pp. 530-534. 1961, pp. 328-342. nell’antica Pompei, Catalogo della mostra
41. Gr. G. Tocilesco, Fouilles et Recherches (Napoli Museo Archeologico Nazionale
16. Vitruvio, De architectura..., cit. [cfr. 31. F. Coarelli, Roma sepolta, Roma 1984, Archéologiques en Roumanie, Bucarest 27 marzo - 18 luglio 1999), Milano 1999,
nota 2], V, X 2. pp. 166-179. G. Ambrosetti, Monumento 1900, pp. 140-141. pp. 321-322.
degli Haterii, in Enciclopedia dell’Arte Anti-
17. Lugli, La tecnica edilizia romana..., cit. ca, III, Roma 1960, pp. 112-115. Adam, À 42. Settis, La Regina, Agosti, Farinella, La 56. Fleury, La mécanique..., cit. [cfr. nota
[cfr. nota 15], I, pp. 327-329. E. Dolci, propos du trilithon..., cit. [cfr. nota 11], pp. Colonna..., cit. [cfr. nota 40], tavv. 179-180, 1], p. 163. A. Y. Al Hassan, D.R. Hill, Isla-
Carrara cave antiche, Carrara 1980, pp. 33- 40-41. F. Sinn, K.S. Freyberger, Die Grab- foto di Eugenio Monti. mic Technology, Cambridge-Paris 1988, pp.
34. denkmäler 2. Die Ausstattung des Haterier- 242-243.
grabes, Mainz am Rhein 1996, pp. 51-59: 43. Procopio di Cesarea, De Aedificiis, IV
18. M. Wilson Jones, Designing the Roman datano il rilievo intorno al 120 d.C. 6, 13. 57. Roberto Valturio dispone la sua coclea
Corinthian Order, in “Journal of Roman orizzontalmente; è evidentemente una ri-
Archaeology”, 2, 1989, pp. 35-69, parti- 32. Fleury, La mécanique..., cit., [cfr. nota 44. G. Martines, La struttura della Colonna costruzione grafica non suffragata dall’e-
colarmente cfr. la tavola sull’ordine dei 1] pp. 124-127. Traiana: un’esercitazione di meccanica ales- sperienza: Le macchine di Valturio, presen-
templi corinzi di Roma, disegno di Mark sandrina, in “Prospettiva”, 32, 1983, pp. tazione di S. Ricossa, Torino 1988, tav.
Wilson Jones e Christinne Simonis. 33. Le osservazioni qui esposte sulle funi 60-71; id., Note di tecnica su Apollodoro, in XV, pp. 127-135.
e sulla taglia fissa sono originali rispetto A. La Regina, L’arte dell’assedio..., cit.
19. M. Santangelo, Il Quirinale nell’anti- agli studi precedenti. C. Daremlberg, E. [cfr. nota 36], pp. 91-105. L. Lancaster, 58. Sono grato per questa indicazione al
chità classica, in “Atti della Pontificia Acca- Saglio, Dictionnaire des Antiquités grecques Building Trajan’s Column, in “American professor Howard Burns: L. Puppi, An-
demia Romana di Archeologia, Memo- et romaines, Paris 1877-1919, V, p. 1466; Journal of Archaelogy”, 103, 3, 1999, pp. drea Palladio, Milano 1973, p. 380 n. 102.
rie”, Serie III, V, 1941, pp. 77-217, parti- W. Sackur, Vitruv, Technich und Literatur, 419-439. G. Martines, L’architettura, in G. Ceredi, Tre discorsi sopra il modo di alzar
colarmente p. 158. Berlin 1925, pp. 51-54; F. Kretzschmer, John Scheid (a cura di), La Colonne de acque dà luoghi bassi, Parma 1567, pp. 17-
La technique romaine, Bruxelles 1966, pp. Marc Aurèle, Paris (in corso di stampa). 18. La citazione del Ceredi è riportata in
20. Fleury, La mècanique..., cit. [cfr. nota 25-26; Adam, À propos du trilithon..., cit. G. Zorzi, I disegni delle antichità di Andrea
1], p. 28. Callebat, Vitruve, De l’Architec- [cfr. nota 11], pp. 40-41. J.W. Shaw, A 45. A. Dain, Les stratégistes byzantins, in Palladio, Venezia 1959, p. 9 nota 59.
ture..., cit., [cfr. nota 1] pp. IX-XI. double sheaved pulley-block from Kenchreai, “Travaux et Memoires”, 2, 1967, pp. 317-
in “Hesperia”, 36, 1967, pp. 389-401; B. 391; M.A. Tomei, La tecnologia nel tardo 59. “Annales d’Histoire économique et
21. A.G. Drachmann, The Mechanical Te- Frau, Tecnologia greca e romana, Gruppo impero romano: le macchine da guerra, in sociale”, VII, 1935, pp. 538-563. Questo

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saggio è stato tradotto e pubblicato in M. 101-111. id., Lavorare la pietra, Roma 1994, pp. 378-381. in Vatikanischen Palast, Hildeseim - New
Bloch, Lavoro e tecnica nel Medioevo, Bari 1989, pp. 249-258. York 1979, pp. 472-493. N. Dacos, Ni Po-
1969, pp. 73-110. 84. L. Bertolini, Basinio da Parma, in lidoro ni Peruzzi: Maturino, in “Revue de
70. A. Claridge, Le scanalature delle colonne, Rykwert, Engel, Leon Battista Alberti..., l’Art”, 57, 1982, pp. 9-28, particolarmen-
60. Ibid., p. 82. in L. Cozza (a cura di), Tempio di Adriano, cit. [cfr. nota 83], pp. 450-451. te p. 14.
Lavori e studi di archeologia pubblicati
61. Ibid. Sul mulino ad acqua di Vitruvio: dalla Soprintendenza Archeologica di Ro- 85. D. Lamberini, Costruzione e cantiere: le 95. G. Martines, La Colonna Traiana e i
Fleury, La mécanique..., cit. [cfr. nota 1], ma, 1, Roma 1982, pp. 27-30. macchine, in H. Millon, V. Magnago Lam- chiaroscuri della Sala di Costantino in Vatica-
pp. 171-177. Sul mulino: R.J. Forbes, pugnani (a cura di), Rinascimento da Bru- no: note sul monocromo, in “Bollettino d’Ar-
Energia motrice, in Singer, Holmyard, 71. P. Galluzzi, Gli ingegneri del Rinasci- nelleschi a Michelangelo, Milano 1994, pp. te”, supplemento al nn. 35-36, I, pp. 31-
Hall, Williams, A History of Technology, cit. mento da Brunelleschi a Leonardo da Vinci, 478-490, in particolare pp. 485-486 nn. 36.
[cfr. nota 29], II, pp. 603-632; M.A. To- catalogo della mostra Firenze Palazzo 97-98.
mei, La tecnologia nel tardo impero romano: Strozzi 22 giugno 1996 - 6 gennaio 1997, 96. Quednau, Die Sala di Costantino..., cit.
sviluppo e diffusione di alcune tecniche nel set- Firenze, 1996, p. 21. 86. Ibid., p. 486. [cfr. nota 94], pp. 481-484. Frommel, San
tore della produzione civile, in “Archeologia Pietro. Storia..., cit. [cfr. nota 91], p. 298.
Classica”, XXXIII, 1981, pp. 273-302. 72. Du Colombier, Les chantiers de cathé- 87. Donghi, Manuale dell’architetto cit.
drales..., cit. [cfr. nota 68], p. 26. [cfr. nota *], p. 231, ill. 455. 97. C.L. Frommel, Il cantiere di San Pietro
62. Bloch, Lavoro e tecnica..., cit. [cfr. nota prima di Michelangelo, in J. Guillaume (a
59], p. 83; p. 81. 73. Bibliothèque Nationale, Paris, cod. Fr. 88. Lamberini, Costruzione e cantiere..., cit. cura di), Les chantiers de la Renaissance, Ac-
247, fol. 163 r. [cfr. nota 85], pp. 479-480; K. Weil, G. tes de Colloque tenu à Tours en 1983-
63. Bibliothèque nationale de Paris, cod. Brandt, Il rapporto tra scultura e architettu- 1984, Paris 1991, pp. 175-190, in partico-
Fr. 19093, fol. 22 v Album de Villard de 74. P. Durrieu, La légende e l’histoire de ra nel Rinascimento, in Millon, Magnago lare p. 179.
Honnecourt, manuscrit publié en fac-simi- Jean Fouquet, in “Annuaire - Bulletin de la Lampugnani, (a cura di), Rinascimento da
le annoté par J.B.A. Lassus, Paris 1858, p. Société de l’Histoire de France”, 1907, Brunelleschi..., cit. [cfr. nota 85], pp. 87-95. 98. Quednau, Die Sala di Costantino..., cit.
171 e pl. XLIII. H.R. Hahnloser, Villard pp. 111-126. S. Lombardi, Jean Fouquet, [cfr. nota 94], p. 483.
de Honnecourt, I ed. Wien 1935, Graz Firenze 1983, pp. 177-185. 89. Donghi, Manuale dell’architetto cit.
1972, pp. 133-134, 370; P. Portoghesi, [cfr. nota *], p. 232. 99. Ibid., pp. 472, 859 documento 61b.
Macchine gotiche: Villard de Honnecourt vi 75. Antonio Averlino detto il Filarete,
saluta e chiede a tutti quelli che lavorano nel- Trattato di Architettura, a cura di A. M. 90. Biblioteca Apostolica Vaticana, Gabi- 100. P.S. Bartoli, Monocromata in Constan-
le diverse arti di cui si tratta nel suo taccuino Finoli e L. Grassi, Milano 1972, I, p. netto delle stampe, Collezione disegni Tho- tiniana Vaticani Aula, Romae, s.d., tav. 6:
di ricordarsi di lui, in “Civiltà delle macchi- 265. Le opere di Giorgio Vasari, con nuove mas Ashby, n. 329. D. Bodard, Dessins de la nell’incisione, che è in controparte, le
ne”, 4, 1954, pp. 17-20, particolarmente annotazioni e commenti di Gaetano Mi- Collection Thomas Ashby à la Bibliothèque ruote sono due con un asse unico, con una
p. 19; id., Infanzia delle macchine, Roma lanesi, Firenze 1906, II, Antonio Filarete e Vaticane, Città del Vaticano 1975, p. 113; struttura inclinata tra esse e appoggiata
1965, cap. III; B. Gille, Les ingénieurs de la Simone, p. 461. R. Keaveney, Ottantun disegni e acquerelli sull’asse.
Renaissance, Paris 1964, II ed. italiana, Mi- della Collezione Thomas Ashby, in id. (a cu-
lano 1980, p. 26; R. Bechmann, Villard de 76. Galluzzi, Gli ingegneri del Rinascimen- ra di), Vedute di Roma dalla Biblioteca Apo- 101. A. Schiavo, Il palazzo della Cancelleria,
Honnecourt, Paris 1991, pp. 278-286. to..., cit. [cfr. nota 71], pp. 104-105, 114- stolica Vaticana, collezione Thomas Ashby, Roma 1963, p. 156. Frommel, Il cantiere di
115. London 1988, pp. 57-61. San Pietro..., cit. [cfr. nota 97], p. 181.
64. Decimi Magni Ausonii Burdigalensis
Opuscula, edidit Sextus Prete, Leipzig 77. G. Dehio, G. von Bezold, Die kirchli- 91. C. L. Frommel, La fabbrica eterna San 102. Ibid., pp. 178, 181.
1978: Mosella, vv. 361-364. che Baukunst des Abenlandes, Hildeseim Pietro. Bramante e Raffaello, in Millon,
1892-1901, Atlas IV, taf. 412 Cattedrale di Magnago Lampugnani (a cura di), Rinasci- 103. G. Scaglia, Drawings of Machines, In-
65. Archivio della Badia di Montecassino, Reims; Atlas V, taf. 481 e 483 Cattedrale mento..., cit. [cfr. nota 85], pp. 599-632., in struments, and Tools, in C.L. Frommel, N.
cod. 132, 1023, Rabano Mauro, De Origine di Strasburgo. particolare p. 623 n. 323; id., San Pietro. Adams (a cura di), The Architectural
Rerum, p. 418: la miniatura è intitolata De Storia della sua costruzione, in C.L. From- Drawings of Antonio da Sangallo the Younger
Marmoribus e presenta due segatori in pie- 78. L. Grodecki, Architettura gotica, Mila- mel, S. Ray, M. Tafuri (a cura di), Raffael- and his Circle, I, New York 1994, pp. 81-97.
di, intenti a segare una lastra da un paral- no 1978, p. 204. lo architetto, catalogo della mostra (Roma
lelepipedo, con una sega a lama intelaiata Campidoglio 29 febbraio - 15 maggio 104. Ibid., U 1504 recto, pp. 250-252, da
come quella da falegname; A.M. Amelli, 79. Si veda il contributo della professo- 1984, Milano 1984), pp. 241-310, in par- cui sono prese le trascrizioni del testo del
Miniature sacre e profane dell’anno 1023 il- ressa Daniela Lamberini in questo stesso ticolare p. 303; concordemente: H. Saal- disegno, qui riportate.
lustranti l’enciclopedia di Rabano Mauro, volume. S. Di Pasquale, Léonard, Brunelle- man, Die Planung neu St. Peters, in “Mün-
Montecassino 1896, tav. CXIX; E.A. schi et les machines de chantier, in P. Galluz- chner Jahrbuch der bildenden Kunst”, 105. Galluzzi, Gli ingegneri del Rinascimen-
Loew, The Beneventan Script. A History of zi (a cura di), Léonard de Vinci ingénieur et XL, 1989, pp. 103-146, fig. 7. to..., cit. [cfr. nota 71], pp. 100-101.
the Sout Italian Minuscule, Second Edition architecte, catalogo della mostra (Montréal
enlarged by V. Brown, Roma 1980, II, pp. Musée de beaux-arts 22 mai - 8 novembre 92. N. Dacos, Les premières sanguines des 106. Ibid.
70-71 con bibliografia. 1987, Montréal 1987), pp. 163-181. peintres des anciens Pays-Bas, in “Incontri”,
1, 1994, pp. 11-20, particolarmente pp. 107. Scaglia, Drawings of Machines..., cit.
66. Al-Hassan, Hill, Islamic Technology cit. 80. Il professor Paolo Galluzzi ha dedica- 13-17. ead., Pieter Coecke, Vue du nouveau [cfr. nota 71], U 852 A recto; U 1504 recto,
[cfr. nota 56], pp. 38-39. to a Brunelleschi e agli ingegneri del Ri- Saint-Pierre en construction prise du côté sud- rispettivamente pp. 155, 251.
nascimento tre grandi mostre con rispet- ouest, in Fiamminghi a Roma 1508-1608.
67. P. Cuneo, Noria, in D. Jones (a cura tivi cataloghi: Galluzzi, (a cura di), Léo- Artistes des Pays-Bas et de la Principauté de 108. Ibid., U 3951 A recto, pp. 266-267, da
di), Il teatro delle acque, Roma 1992, pp. nard de Vinci..., cit. [cfr. nota 79]; id. (a cu- Liège a Rome à la Renaissance, catalogo del- cui sono prese le trascrizioni del testo del
51-68; G.S. Colin, La noria marocaine et les ra di), Prima di Leonardo. Cultura delle la mostra Bruxelles, Palais des Beaux Arts disegno, qui riportate.
machines hydrauliques dans le monde arabe, macchine a Siena nel Rinascimento, catalogo 24 février-21 mai 1995, Roma, Palazzo
in “Hespéris”, XIV, 1932, pp. 22-60. della mostra Siena Magazzini del Sale 9 delle Esposizioni 7 juin-4 septembre 109. Ibid., p. 83.
giugno - 30 settembre 1991, Milano 1991; 1995, Bruxelles 1995, pp. 155-156. C.
68. J. Fitchen, The Construction of Gothic id., Gli ingegneri del Rinascimento..., cit. Thoenes, S. Pietro: storia e ricerca, in G. 110. Domenico Fontana, Della trasporta-
Cathedrals. A Study of Medieval Vault Erec- [cfr. nota 71]. Spagnesi (a cura di), L’architettura della ba- tione dell’obelisco vaticano, Roma 1590.
tion, Oxford 1967; P. Du Colombier, Les silica di San Pietro. Storia e costruzione. Atti
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10-11|1998-99 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

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