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LE M AC C HIN E DI L E O NA RD O

IL C A N T I E R E D E LL A C U PO L A D E L D UOMO DI F IRENZE

La cupola della basilica di Santa Maria del Fiore a


Firenze costituisce una delle imprese
ingegneristiche-architettoniche più importanti della
storia dell’uomo.
L’impianto architettonico della cupola richiedeva un
cantiere articolato e altamente tecnologico, nel quale
un ruolo chiave era determinato dalle macchine
per il sollevamento e messa in opera dei
materiali.

Inizialmente il cantiere era allestito a circa Il peso complessivo della cupola è di


50 metri dal suolo (altezza dell’imposta circa 37.000 tonnellate. Se a questo si
della cupola) e gradualmente, seguendo la aggiungono il peso dei ponteggi,
muratura che progrediva senza il supporto di dell’acqua impiegata per fare la malta,
alcuna centina, raggiunse una quota di 90 degli operai e delle macchine stesse, le gru -
metri (altezza dell’”occhio”). progettate da Filippo Brunelleschi -
sollevarono un peso complessivo di oltre 40.000
tonnellate. Questo in un lasso di tempo - dall’inizio dei
lavori all’inaugurazione della cupola - di poco più di
quindici anni (estate 1420-primavera 1436).

Considerando il fatto che il lavoro di muratura veniva


condotto mediamente per 200 giornate all’anno, si
evince che il complesso dei sistemi di sollevamento del
cantiere era in grado di sollevare sulla cupola circa 13
tonnellate di materiale al giorno per l’intera durata dei
lavori.
L E M AC CHIN E DI L E O NA RD O
LE G RU D I B RU N E L L E SC H I D I SE G NAT E DA L E O NA R D O

Le gru e gli argani progettati da Filippo Brunelleschi


impressionarono gli ingegneri del tempo al punto che
alcuni di questi, tra i quali Leonardo da Vinci - allora
giovane apprendista nella bottega del Verrocchio,
ritrassero alcuni di questi dispositivi nei propri taccuini.
È proprio grazie a questi disegni che è possibile fare delle
ipotesi sulle macchine che vennero impiegate per la
costruzione della cupola.

La macchina elevatrice principale, denominata Colla Le gru più complesse erano quelle di posizionamento; il
grande, (colla in fiorentino rinascimentale significa fune) loro funzionamento era basato su lunghe viti, impiegate
era un argano multiplo azionato da buoi capace di sia per il sollevamento che per lo spostamento trasversale
sollevare carichi a tre diverse velocità, dotato di un del carico.
ingegnoso sistema di inversione del moto.
L E M AC CHIN E DI L E O NA RD O
LA G RU ST R A L LATA D I L E O NA R D O

DA LEONARDO DA VINCI, Codice Atlantico, f. 138r

IMPIEGO
Edilizia, carico e scarico materiali.

MOTORE
Argano con sistema di riduzione della forza ad ingranaggi.

Il disegno di questa gru risale agli ultimi anni del primo


soggiorno fiorentino di Leonardo (circa 1480) e
rappresenta un’evoluzione dell’analogo modello risalente
a Vitruvio e Erone. La terminazione inferiore
cuneiforme e la base dotata di ruote permettevano a
questa macchina di spostarsi e ruotare agevolmente. Lo
strallo che sostiene l’estremità superiore della gru
consente al montante di inclinarsi.

A differenza dei modelli antichi che abbinavano a questa


gru un sistema di trazione costituito da un paranco o un
motore calcatorio, il modello di Leonardo prevede il
montaggio di un verricello con un sistema di
demoltiplicazione della forza ad ingranaggi.

Considerando che la manovella in basso doveva essere


azionata manualmente, questa avrebbe potuto avere un
braccio di leva che ruotando descrivesse una
circonferenza del raggio di circa un metro di ampiezza.
Se consideriamo il disegno realizzato in scala, quindi,
dobbiamo pensare ad un’altezza per questa macchina
nell’ordine di una decina di metri. Ricostruzione: il
carrellino così come lo disegna Leonardo sembra aver
bisogno di una guida. Il pignone è raffigurato di
dimensioni troppo ridotte e non riuscirebbe ad ingranare
correttamente nei denti della ruota più grande.
LE M AC C HIN E DI L E O NA RD O
LE V IE D ’ ACQUA

Nel XV° secolo le regioni del Nord Italia erano


all’avanguardia nelle tecniche di scavo dei canali: i vecchi
canali medievali venivano ampliati e ne venivano
continuamente aperti di nuovi. Una delle opere più
rilevanti fu a Milano la realizzazione di un collegamento
diretto tra il Canal Grande e il naviglio interno alla città,
permettendo così di raggiungere il Ticino e quindi il lago
Maggiore. Il dislivello fra il canale esterno ed il naviglio
milanese tendeva però a causare lo svuotamento di
quest’ultimo. Per porre rimedio al problema, nel 1438 i
tecnici Filippo da Modena e Fioravante da Bologna
costruirono la prima conca di navigazione di cui si ha
notizia in Italia. Tra il 1462 e il 1470 fu scavato il canale
della Martesana che metteva in collegamento il fiume
Adda con i navigli milanesi. Quando Leonardo si
Trasferì a Milano ebbe modo di osservare personalmente
i canali del Nord Italia. Nei suoi manoscritti abbondano
le note ed i disegni di macchine e tecniche inerenti lo
scavo e la manutenzione dei canali.
LE M AC CHIN E DI L E O NA RD O
LA G RU SC AVAT R I C E D O PPI A A SA L I SC E N D I

DA LEONARDO DA VINCI, Codice Atlantico, ff. 1012r e v

IMPIEGO
Movimentazione della terra nello scavo di canali.

MOTORE
Saliscendi.

Macchina per la movimentazione terra nello scavo dei


canali. Leonardo torna più volte su questa speciale gru
scavatrice che vede nel sistema a “sali e scendi” e nella
“doppia puleggia” le proprie caratteristiche peculiari.

Il “saliscendi” non è altro che un montacarichi nel quale


si sposta un numero di operatori tale da raggiungere un
peso superiore a quello del cassone da sollevare; per il
suo funzionamento Leonardo prevede l’impiego di una
squadra di sei operai e un bue.

Interessante è anche il sistema a duplice puleggia per


amplificare l’escursione della corda a cui è appeso il
cassone; dovendo superare anche l’argine, il cassone
doveva sollevarsi ad un’altezza superiore rispetto a quella
del montacarichi che invece copriva soltanto la distanza
dal fondo del canale alla piattaforma superiore della
rampa. Leonardo risolve questo problema montando
sull’albero trasversale della gru due pulegge di diverso
diametro. In questo modo egli riesce a far lavorare la gru
in maniera asimmetrica senza essere costretto ad
aumentare l’altezza del montante verticale, il che
avrebbe implicato la realizzazione di una rampa più
lunga per raggiungere la piattaforma superiore del
montacarichi.
LE M AC C HIN E DI L E O NA RD O
G RU PE R V U OTA R E I F O SSI

DA LEONARDO DA VINCI, Manoscritto B, f. 49r

IMPIEGO
Rimozione materiale nello scavo e nella manutenzione
dei canali.

MOTORE
Argano.

Il mantenimento delle vie d’acqua sia che si trattasse di


fiumi o canali, richiedeva il continuo drenaggio dei
fondali. Questa gru per votare i fossi è una macchina
pensata per sollevare sulla banchina i cassoni carichi di
ghiaia e terra che le draghe rimuovevano dai fondali.

In assenza di informazioni quantitative la gru è stata


dimensionata prendendo come riferimento l’argano che,
per permettere agli operatori un azionamento agevole
doveva avere l’asse di rotazione posizionato ad un’altezza
tra 1 e 1,5 metri. Riportando questa misura sul disegno
possiamo ipotizzare un’altezza e uno sbraccio nell’ordine
dei 6-7 metri.

Se a prima vista il funzionamento di questa gru è


evidente, nel momento in cui se ne tenta la progettazione
emerge una serie di problemi la cui risoluzione richiede
modifiche significative alla struttura. Volendo ad esempio
evitare di dover forare il montante verticale centrale per
il passaggio del cavo, la gru dovrebbe essere realizzata in
modo asimmetrico rispetto all’argano. Il montante forato
d’altronde, sebbene sia forse la soluzione più aderente al
disegno di Leonardo, comporta uno sfregamento della
corda sulla superficie interna del foro con una
conseguente forte usura della corda stessa. Il sistema di
blocco non funziona perché i denti dell’ingranaggio
asimmetrico sono disegnati in modo da arrestare la
rotazione durante la fase di sollevamento. Il disegno della
base rotante non è chiaro e per essere sufficientemente
solido sembra richiedere un raddoppiamento della
struttura controventata per sostenere i rulli di
scorrimento.
LE M AC C HIN E DI L E O NA RD O
G RU A BA N D I E R A D O PPI A

DA LEONARDO DA VINCI, Codice di Madrid I,


Biblioteca Nacional, Madrid, f. 96r.

IMPIEGO
Carico e scarico materiali nei canali e nei porti.

MOTORE
Così come è disegnata la gru sembra azionata a braccio.
Il sistema di riduzione della forza è una carrucola mobile
ma, come risulta anche da altri disegni dello stesso
Leonardo, la gru può essere facilmente dotata di un
argano.

Macchina a doppio effetto, costituita da due gru


parallele autonome con i bracci orizzontali capaci di
ruotare in maniera indipendente. Il sistema di trazione è
a corda e come unico organo di riduzione del carico
prevede un gancio montato su una carrucola mobile che Non ci sono particolari che ci consentono il
dimezza il peso da sollevare. Questo tipo di gru ritorna dimensionamento. Dal disegno ricaviamo che il rapporto
più volte nei manoscritti di Leonardo abbinata ad tra il diametro della puleggia e lo sbraccio della gru è di
operazioni di carico e scarico da chiatte lungo canali 1:15. Se ipotizziamo, quindi, una puleggia del diametro
artificiali. di 30 cm, la sbraccio della gru sarà di 4,5 metri.
LE M AC CHIN E DI L E O NA RD O
IL VOLO A D A LA BAT T E N T E E I L VOLO L I B R ATO

Il primo disegno di Leonardo di una macchina volante


risale agli anni Settata del XV° secolo, quando schizzò
un vascello alato destinato probabilmente ad una
scenografia teatrale. Numerosissimi sono gli studi,
riferibili agli anni Novanta del medesimo secolo, di
macchine ad ala battente, che si configurano
essenzialmente come grandi uccelli meccanici all’interno
dei quali il corpo umano è inserito nella funzione di
motore, oltre che di guida. Attraverso complesse catene
cinematiche la forza esercitata dal pilota su pedali e
manovelle veniva trasmessa alle ali ed alle superfici di
controllo.

Leonardo si concentrò sul problema di quale dovesse


essere la forza da esercitare per permettere a queste
macchine di funzionare e di levarsi in volo. Per questo
motivo egli concepì una serie di esperimenti di
biomeccanica volti a determinare quale fosse il
potenziale energetico esprimibile dal corpo umano.

Presa coscienza dei limiti del corpo umano e dati i


vincoli imposti della tecnologia del tempo, Leonardo
abbandonò progressivamente l’idea di realizzare una
macchina ad ala battente, orientandosi sempre più verso
lo studio del volo librato. Nel primo dei due Codici di
Madrid è contenuto il disegno di un dispositivo piuttosto
simile ad un moderno deltaplano, mentre un altro, la cui
sagoma ricorda un uccello, si trova nel Codice
Atlantico.
LE M AC CHIN E DI L E O NA RD O
I L D E LTA PLA N O

DA LEONARDO DA VINCI, Codice di Madrid I,


Biblioteca Nacional, Madrid, c. 64r

Il “deltaplano”, che - secondo alcuni studi - così come è Per quanto il disegno ad un primo sguardo possa
disegnato non potrebbe volare stabilmente perché apparire assai dettagliato, questo lascia in realtà molti
mancante di un piano verticale di coda, pare avere un margini di incertezza. Tra questi il più difficile da
aspetto zoomorfo, come se Leonardo avesse voluto interpretare è la zona in cui dovrebbe collocarsi il pilota
riprodurre l’aspetto di una cimice. La nota sotto il la quale, nonostante sia indicata da Leonardo, nel
disegno riporta alcune sommarie istruzioni di volo dalle disegno non viene illustrata alcuna struttura atta ad
quali risulta evidente che l’aliante è ideato per muoversi ospitarlo.
con la parte più rastremata rivolta in avanti. Il pilota sta Il rollio è controllato tramite il rimando di due funi che si
in piedi su una sorta di trapezio che usa, grazie al attestano alle estremità di un corto asse trasversale.
rimando operato tramite due funi, per controllare il Questo è fissato ortogonalmente all’asse centrale
rollio. Con le mani aziona invece una leva a bilanciere longitudinale della vela, tramite un incastro dalla rigidità
montata sul palo centrale che regola il beccheggio. Nel inevitabilmente limitata. Molto più semplice ed efficace
disegno è del tutto assente un qualunque dispositivo per sarebbe stato attestare le due funi di rimando
il controllo dell’imbardata. direttamente ai margini laterali della struttura esterna
della vela.
Nello stesso foglio del Codice di Madrid è presente
anche il disegno della celebre “sfera volante” per la quale In corrispondenza dell’estremità inferiore del palo
viene specificato essere costruita impiegando canne e verticale che ospita i controlli il disegno mostra un ampio
zendado (drappo finissimo per lo più di seta). Con gli e nettissimo arco di cerchio simmetrico rivolto verso il
stessi materiali, “Della medesima natura”, dice Leonardo basso. Ad oggi non è stata avanzata alcuna ipotesi
essere costruito anche il deltaplano. convincente sull’interpretazione di questo segno.
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IL C A N T I E R E D E LL A C U PO L A D E L D UOMO DI F IRENZE

ARTESMECHANICAE
ArtesMechanicae è un gruppo di ricerca impegnato nello
studio della storia della scienza e della tecnologia,
caratterizzato da un approccio interdisciplinare che
integra i metodi storiografici tradizionali con strumenti
di analisi, classificazione e visualizzazione mutuati
dall’ingegneria
e dall’informatica.
L’attività di ArtesMechanicae è diretta da un comitato
scientifico internazionale composto da specialisti di varie
discipline storico-umanistiche e
scientifico-ingegneristiche, i quali promuovono
continuamente i risultati della ricerca in congressi e
workshop.
ArtesMechanicae promuove la cultura tecnico-scientifica
attraverso la progettazione e realizzazione di mostre,
fornendo consulenze museografiche, eseguendo restauri,
realizzando prodotti editoriali, modelli di macchine e
strumenti scientifici ricostruiti con fedeltà filologica.

www.artesmechanicae.it - info@artesmechanicae.it

I modelli sono stati realizzati nel laboratorio di ArtesMechanicae da:


Andrea Bernardoni
Alberto Fabiani
Alexander Neuwahl
Alberto Rosin
Iliana Toti Manetti

I video sono di proprietà di:


ArtesMechanicae
Museo Leonardiano di Vinci (Comune di Vinci)

Si ringraziano:
Sergio Bernardoni
Sauro Bombardi
Federigo Bonci
Paolo Galluzzi
Simone Ghiori
Antonio Giannini
Romano Nanni
Fabio Papi
Andrea Rabbi
Paolo Turini
Giorgio Valoriani

Amas Mobili, Bucine (AR)


Officine Meccaniche F.lli Ghiori, Montevarchi (AR)
MANETTI Italia S.r.l., Montevarchi (AR)
Team Protus, Roma

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