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EDIZIONI L’UOMO DORATO – P.K.DICK
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Indice
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Prefazione: omaggio IF Worlds of Science Fiction – Aprile 1954
Chip65C02
IF Worlds of Science Fiction Aprile 1954:
L’uomo dorato di Philip K. Dick
-E' sempre caldo così?!- chiese l'agente commerciale, rivolgendosi a
tutti i commensali che erano al tavo lino.
C'era poi un tassista, che silenzioso teneva con due mani una
grossa tazza di caffè nero, la sorseggiava lentamente mentre
appoggiava i due gomiti sul tavo lo.
Qualcuno ne aveva visti di quei cosi, però con due teste in uno
stesso corpo, ma tali bestie erano già morti. Altri, dissero che in
Germania ne erano stati visti di simili, ma con un grosso becco
proprio come un insetto, oltre alla costante d'avere grandi ali
ossute come un pipistrello.
Un altro disse che di quella roba, n'era stata trovata una variante in
Svezia, ed anche in Australia, ed avevano le capacità telepatiche e
tali da poter leggere nella mente!.
Nat Johnson era un uomo di 65 anni, denti gialli, una camicia rossa
sudicia, jeans altrettanto poco puliti, l'uomo uscì di casa per vedere
come giocavano i propri figli. Jean aveva sedici anni, occhi lucenti,
gambe forti su un corpo esile, Dave ne aveva quattordici, capelli
scuri e denti bianchissimi, stava crescendo forte e sano, entrambi i
bambini erano due gemme di cui esserne fieri. I due bambini
giocavano per il cortile, tirandosi una palla da baseball, erano
osservati da Cris che se ne stava in piedi, zitto, immobile dentro al
porcile.
Cris aveva i capelli biondi, aveva sempre parlato poco, non aveva
mai giocato con i suoi fratelli in vita sua, se ne stava sempre
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immerso in un mondo interiore tutto suo, da cui solo raramente ne
uscivano poche e laconiche frasi, che erano asciutte e sintetiche,
ma sembre molto bene descrivevano il mondo che era fuori da Cris.
[...]
-Forse é meglio dire a mamma, che Cris se n’é andato, non tornerà
per pranzo e forse, nemmeno per prossimi giorni- disse con tono
triste Jean.
Nat Johnson annuì in silenzio, s'asciugò la pipa, poi disse che se fra
due giorni Cris non fosse tornato a casa, avrebbe mandato i suoi
due figli a cercarlo.
-Mi chiamo Baines, George Baines, forse avete sentito parlare della
Pacific Development Corp, una società che produce piccole case
bombate, ne sono state installate molte lungo la super strada di
Lafayette- mentre l'uomo porse la mano destra, in segno di saluto,
che però fu totalmente ignorata da Nat Johnson, il quale tornò a
chiedere in modo lapidario e freddo -Che cosa vuole?!-
-Mi faccia vedere i fogli- disse Nat Johnson che poi aggiunse -La
sua fattoria è a circa 50 miglia da quì!-
La finestra del bagno dava sul retro, dove c'era un vecchio pick up
e delle vecchie gomme abbandonate nell'aia.
Baines annuì poi chiese a Nat Johson -Come faceva a sapere che
noi saremmo arrivati?!-
-Non importa, non può andare da nessuna parte, e non può rimare
nascosto molto a lungo, prima o poi lo beccheremo- disse laconico
Baines.
Baines contrasse la mascella e disse -Voi non avete mai visto tutta
l'Agenzia dispiegata per ragioni di sicurezza nazionale, abbiamo
tantissime squadre che stanno arrivando in quest'area, ed abbiamo
60 anni d'esperienza in queste cose. Se riuscisse a scapparci, 13
sarebbe la prima volta in 60 anni!- [...]
-Va bene!, é tutto Ok!- disse Baines che fece un passo indietro,
contraendo la mascella -Portatelo subito via di quì!, lo voglio in
sicurezza, dentro al nostro laboratorio!-
[...] Anita Ferris era la fidanzata di Tom Collins Baines, Anita era
bionda, occhi azzurri, una donna matura, mo lto ben vestita,
coordinatrice dell'Agenzia Federale della Semant ica, seduti sul
divano di casa di Anita, con un sottofondo musicale leggero, mentre
sulle pareti si muovevano danzando a ritmo di musica classica,
complesse formula matematiche.
Anita sbirciò dalla finestra e disse -Mio dio! sembra una statua di un
dio! é tutto dorato, é bellissimo!-
-E' troppo piccolo per te- rise sarcastico Baines che disse -Ha solo
18 anni-
C'era però un tabloid nella sua mente, in cui la figura dorata era
vaga, sembrava diventare picco la, e tutto era confuso, di difficile
interpretazione, sicuramente non avrebbe svoltato per quella via.
Anita entrò nella stanza che Baines le aveva affidato, era un picco lo
locale angusto, ma c'era un piccolo ma comodo, letto ed un
modesto armadio, la porta era socchiusa, la donna stava per
andare a chiudere la porta, quando all'improvviso comparve alle
spalle della donna l'entità dorata. La donna urlò e prese la pistola
dalla borsetta, puntò l'arma ma non sparò!. Chris Johnson stava
davanti a lei, senza dire una paro la. [...]
-Chi sei che cosa vuoi?! Sparisci!?!. Non capisci quello che ti dico?!
Però sapevi che non ti avrei ucciso!. Sei solo una stupida bestia,
che legge nel futuro e che non capisce niente di quello che gli 20
succede intorno!- disse Anita.
Chris Johnson stava davanti a lei, senza dire una parola, l'unica
cosa che sembrava sapere, era che l'entità sapeva che Anita non
avrebbe sparato.
-Ti troveranno!, Non c'è una via d'uscita dal comando centrale DCA.
Buon Dio!, che cosa t'aspetti che faccia?! - [...]
Anita sbatté gli occhi, non sapeva bene cosa le fosse accaduto,
l'entità dorata le dava le spalle, aprì la porta, ed iniziò a correre nel
corridoio, seguita da Anita, la quale era soggiogata e comandata
dall'entità.
-Io non dipendo dal dottor Wisdom- disse Anita, la quale gettò oltre
la squadra la propria borsetta, la porta rimase chiusa ma il sensore
di movimento ebbe impercettibilmente a far muovere le due porte,
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per un attimo comparve un sottile filamento d'aria, Chris Johnson si
mosse, sparendo sotto gli occhi delle guardie, filtrando via da
quell'impercettibile e sottilissimo varco.
-Anita, non ti devi sentire incolpa, sei stata soltanto una delle molte
altre donne, che ha già probabilmente sedotto. Ti ha usata per
poter fuggire dalla struttura, in cui era stato intrappolato- disse
Baines.
-Ma se sono rimasta incinta, adesso genererò un mutante della
stessa specie?! Oppure sarà un mutante che sarà mutato rispetto
alle capacità dell'uomo dorato?!- chiese Anita, mentre si mise le
mani sul volto.