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21/8/2022

NON GIOCO MAGICO – PHILIP K.


EDIZIONI
CHIP65C02 DICK

http://mia-fantascienza.blogspot.com | Collana JDAB


✔Note Legalesi.
Il webmaster 6502 & Terminetor Magnetico ha costruito un omaggio IF Worlds of
Science Fiction –Settembre 1959- in particolare al racconto “Fair Game” di
Philip K. Dick assemblando un plot remastering: l’obiettivo del racconto é
intrattenere, divertire, incuriosire il lettore.

In nessun caso sono collegate al testo o all’autore, le persone, enti ,


organizzazioni e quant'altro citato direttamente od indirettamente nel testo. È
importante tenere presente che ogni riferimento esplicito od implicito a fatti o
persone, enti, organizzazioni, eventi, circostanze future o presenti o passate
che taluni lettori possono riconoscere od associare è del tutto casuale ed
immaginario. L'ebook.pdf è no-profit, l’autore non persegue nessuno scopo di
lucro o profitto diffondendo online il materiale assemblato. Il volume è 2
liberamente stampabile in tutto od in parte, è inoltre distribuibile senza
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e nemmeno un risultato di un prodotto editoriale, l'ebook in PDF non contiene
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“Gioco Magico” stampato 21/8/2022 (v1.0)é in COPYLEFT(BY-NC-ND)

➜http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/
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Indice

Prefazione: omaggio a -IF Worlds of Science Fiction Settembre 1959- … pag. 4

Capitolo 1- Il Gioco Magico …………….…………….……...….………... pag. 6

3
Prefazione: omaggio IF Worlds of Science Fiction – Settembre 1959

Questo ebook vuole essere un omaggio alla rivista IF Worlds of


Science Fiction Settembre 1959 in partico lare al racconto “Fair
Game“di Philip K. Dick.

In questo quarto anno della co llana JDAB ho deciso di continuare


nella diffusione della rimasterizzazione del racconto di SciFi per
proporre fabule di Scifi ancora gradevoli, a mio avviso, per un
4
pubblico del XXI seco lo. Questo genere di ebook continuerà ad
avere:

• una copertina sempre identica “IF Worlds of Science


Fiction” 30 e lode rimasterizzato,
• un titolo diverso, ovviamente a seconda del racconto,
• un’impaginazione interna differente rispetto ai tradizionali
racconti JDAB, in modo che questo tipo di ebook abbia un
gusto estetico più prossimo, al format delle storiche “Pulp
Mags”.
• La “rimasterizzazione” sarà una traduzione dall’americano
all’italiano corrente, mantenendo fabula ed intreccio identico a
quello del racconto originale che fu pubblicato nelle Pulp Mags.
• Saranno ridotti all’essenziale gli interventi di editing con tagli o
sintesi/adattament i, atti a sopprimere le part i prolisse o le
divagaz ioni troppo lunghe ed inutili, che non potrebbero
essere più idonee, ai gusti di un lettore del XXI°secolo.
• A differenza dei racconti di fantascienza sin’ora elaborati nella
collana JDAB (remix, remake, porting in mult i-trama) la
rimasterizzazione non conterrà una rielaborazione artistica.

Questo ebook fa parte della co llana JDAB-Joint Direct Attack Book,


una serie di testi in PDF, composti da remix, porting in multitrama,
remake, di tutti quei racconti di “Amazing Stories & Wonder Stories
& IF worlds of science fiction” che sono meritevoli di una moderna
rivisitazione SciFi, a mio gusto personale!.
Saluti e buona lettura!

Chip65C02
IF Worlds of Science Fiction Settembre 1959:
Gioco Magico – Philip K. Dick

Il professor Anthony Douglas si sedette sulla sua grande e comoda


poltrona di pelle rossa, si sfilò gli stivali emettendo vari grugniti, poi
li calciò riponendoli in un angolo. L'uomo poi ripose le mani sulla
pancia, chiuse gli occhi e si rilassò completamente, standosene
spaparazzato sulla sua grande e comoda poltrona. 6

Laura Douglas s'affacciò dalla cucina guardando verso il salotto e


disse -Stanco?!-

-Sì!, e nemmeno poco!- mugugnò Anthony Douglas con un largo


sorriso pacioso, senza aprire gli occhi e restando fermo sulla
poltrona.

L'uomo allungò la mano destra per prendere il giornale del giorno e


la sua scatola di sigari con l'accendino, che erano solitamente
sempre riposti sul piccolo tavolino accanto a lui.

-Laura!, in ufficio abbiamo iniziato un nuovo progetto di ricerca,


sono persino venuti un sacco di nuovi ricercatori, tutti giovanotti da
Washington!-

-Oh! no!- disse Laura Douglas dalla cucina.

-No!, Laura!, non é come pensi. Io sono ancora al mio posto, ci


vorrà ancora parecchio prima che questi sbarbatelli di Washington
raggiungano il mio livello, io sono molto più avanti di loro!- disse il
prof. Douglas.

Sua moglie Laura Douglas spuntò dallo stipite della porta di cucina,
guardò suo marito, il professor Anthony Douglas, e poi la donna
sorrise, mentre suo marito ricambiò con un largo sorriso, seguito da
una strizzata dell'occhio destro.
________

Questa era l'atmosfera della piccola e ridente cittadina del


Colorado, con persone tranquille e pacifiche, tutta l'area era
circondata da grosse ed alte vette che erano spesso innevate, con
un'aria fine e pulita e leggermente profumata di resina di abeti.
C'era ultimamente un po' di aggressività nell'aria, per l'arrivo di vari
fisici nucleari, ed alcuni impiegati nei laboratori avevano temuto per
il proprio posto di lavoro. Ogni College ed ogni laboratorio del
Colorado era stato invaso da orde di giovani ricercatori, piuttosto
smaniosi di far carriera.

Ma il professor Anthony Douglas era imperturbabile, era stanco per


il lungo e duro lavoro effettuato, ma allo stesso tempo tranquillo e 7
sicuro di se.

-Ho sentito dire dalla vicina, che questi giovani ricercatori sono
molto competitivi ed arroganti- disse la voce di Laura Douglas che
provenne dalla cucina, riecheggiando in salotto.

-E' vero!- rispose il prof.Douglas che dopo una pausa, dedicata a


tirare di sigaro, poi aggiunse -Anche se io potrei essere il loro
padre, io so come e dove dar da bere all'asino, mentre loro non ne
hanno proprio idea!.-

-Comunque penso che io mi tirerò fuori da questa nuova linea di


ricerca...- non aveva ancora finito la frase il prof.Douglas che disse
-Buon Dio!- poi l'uomo s'alzò di colpo dalla poltrona, saltando in
piedi.

-Che cosa é successo?!- chiese a voce alta Laura Douglas dalla


cucina.
___________

Il professor Douglas muoveva le mani in modo rapido, gesticolando


in modo sconsiderato poi disse -William, ti dico che io ho visto me
stesso!-

Il professor Douglas era andato a casa del professor William


Henderson che era il fratello di Laura Henderson Douglas.

Il professor Douglas sedeva su una poltrona davanti al professor


Henderson, il quale ascoltava in silenzio e continuava a far ruotare
un lapis sulla mano destra, mentre con la mano sinistra reggeva un
taccuino. Henderson ad un certo punto chiese -Doug, questo lo ha
visto anche qualcun'altro?! Voglio dire, Laura l'ha visto?!-

-No!, Laura era voltata- rispose Douglas.

-Che ora erano?!-

-Circa un'ora e mezzo fà. L'ho visto, ho incontrato il suo sguardo é


stato come guardarmi allo specchio!- rispose Douglas.
8
-Doug, sei sempre stato una persona quadrata, logica, con i piedi
ben piantati per terra. Non hai mai raccontato cose strane o senza
senso. Ma Doug!, Cristo!... questa cosa é davvero grossa! e Laura
non ha nemmeno visto niente!- disse il prof. Henderson mentre con
la mano destra, impugnando il lapis, si grattò la folta criniera di
ricci capelli rossi.

-E che diavolo vuol dire!. William ti dico che l'ho visto!. Ero io! ho
incrociato il suo sguardo!- disse con voce isterica il prof. Douglas.

Il professor Henderson si pulì gli occhiali con un fazzoletto, rimase


in silenzio.

Henderson era uno pischiatra per bambini, di circa 10 anni più


giovane di Douglas. Po i l'uomo disse -Doug, forse era soltanto un
animale, oppure uno scherzo, oppure molto probabilmente ti
servono un paio d’occhiali nuovi-

-Ma chi vuoi che venga a casa mia e poi s'affacci alla finestra del
salotto, standosene fuor di casa, a guardare dentro il mio salotto!.
Ti dico che ero io, mi sono visto, ho incrociato i suoi occhi, anzi i
miei occhi!- ebbe a ripetere il professor Douglas.

-Forse era Dio- disse Jean che era la moglie di Henderson, la donna
era in piedi, vicino alla porta del salotto, aveva un'aria palesemente
preoccupata.

Il professor Henderson voltò la testa verso sua moglie, l'uomo


sorrise e disse -Jean, Dio é un simbolo transcendente di una forza
del sub-cosciente-.
Poi Henderson dopo aver pulito gli occhiali, ripose il fazzoletto nella
tasca della camicia, si rimise gli occhiali e disse -Doug, e questo
tizio come ti guardava?! con che aria o postura aveva?!-

-Sembrava interessato.- disse Douglas.

Henderson rimase in silenzio senza dire niente.

-Senti William, devo tornare a casa, s'è fatto tardi!- disse il prof.
Douglas. 9

-Mi dispiace Doug, io non ho spiegazioni da darti su questa cosa.


Forse era un'animale, forse ti serve un paio d'occhiali nuovi. - ebbe
a ripetere Henderson.

-Oppure era un alieno, che fingeva di essere Doug, perché degli


alieni ci stanno osservando, a causa del lavoro segreto di Doug-
disse Jean.

-Miserabile occhio di Marte- sibilò tra i dent i il professor Henderson,


mentre guardò sua moglie Jean, la quale abbassò gli occhi, disse un
laconico –Ciao! Doug, stammi bene!- poi la donna se ne andò di
passo svelto in cucina, senza aggiungere una parola di più.

Henderson aprì la porta di casa, fuori era buio e notte inoltrata, il


professore accese la luce del portico, mentre Douglas diede
un'ampia sbirciata al portico ed al giardino, che era buio e vuoto.

-Senti Doug, datti una calmata, prendi un paio di barbiturici stasera


e fatti una bella dormita. Domattina vedrai la cosa sotto un'altra
luce- disse il professor Henderson che accompagnò Douglas sino
all'iniz io del vialetto, che conduceva alla strada buia, dove davanti
casa sua c'era parcheggiata l'auto di Douglas.

-Sì! é una buona idea!. Forse sono solo stressato dal lavoro in
laboratorio- disse annuendo con la testa Douglas mentre l'uomo
salutò con la mano, poi accelerò il passo per raggiungere quanto
prima la sua auto.

L'uomo era un po' innervosito, s'avviò di passo veloce al buio verso


la propria auto, Douglas diede un'ampia occhiata dentro la sua auto
prima di entrarvi, per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Douglas
entrò nell'auto, chiuse lo sportello con un gesto rapido, poi si chiuse
dentro, avviò il motore dell'auto, quindi le luci dell'auto illuminarono
la strada, l'auto partì piuttosto rapidamente.

Douglas guidava con la testa piena di pensieri, e per questo


prudentemente andò piano sulla grande autostrada buia, su cui non
c'era nemmeno un'altra auto a quell'ora di notte.
10
L'idea di Jean, la moglie di Henderson che se n'era uscita con
l'occhio di Marte era una cosa da escludersi al 100%.

Forse era stato uno scherzo degli studenti, oppure erano i


comunisti. [...] Forse c'entrava davvero il suo lavoro, dopo tutto lui
era il fisico più importante dello stato del Colorado, ed era da poco
entrato in questo nuovo progetto di ricerca segreto.

Le luci dell'auto che illuminavano bene la strada, colpirono in


lontananza qualcosa di grosso che luccicò. Quel coso che luccicava
era davvero grosso, ed il riverbero era di un giallo mo lto intenso.

Douglas rallentò e poi si fermò sul margine della strada, con il


motore acceso.

Tra la strada e la zanella, prima della fila degli alberi, in terra c'era
un grosso lingotto d'oro che brillava sotto le luci anabbaglianti della
sua auto.

L'auto era ferma con il motore acceso, il professor Douglas rise.

Era davvero possibile che quel coso giallo, grosso e “luccicoso”


fosse davvero un lingotto d'oro?!.

L'oro lo aveva visto: alla fede nuziale, sulle catenine, ma un lingotto


d'oro non lo aveva mai visto in tutta la sua vita.

Non era possibile che quel coso fosse un vero lingotto d'oro, era
assai più probabile che fosse qualcosa che rassomigliasse all'oro,
ma insomma non poteva essere oro!.

Oppure, forse un furgone blindato, s'era perso un lingotto d'oro,


forse qualcuno faceva un trasferimento di valori, in segreto e di
notte, proprio per ragioni di sicurezza, ma per qualche ragione il
furgone blindato s'era perso un lingotto d'oro nel trasporto dei
valori.

Ma era illegale avere lingotti d'oro, la legge non lo permetteva.

Forse una rapina organizzata andata male?!

Il professor Douglas rimase nell'auto, con il motore acceso, fermo


sul margine della strada, con le luci abbaglianti dell'auto accese, 11
per vederci meglio.

Quel maledetto coso giallo era grosso, luccicava ed aveva proprio


tutta l'aria d'essere un lingotto, un maledetto lingotto d'oro.

Non c'erano luci di auto davanti a lui, non c'erano luci di auto dietro
di lui. Non c'erano luci di altre auto nell'altra corsia.

Non c'era proprio nessuno a quell'ora sulla superstrada, su cui c'era


un buio pesto, tranne per il fatto che le luci abbagliant i dell'auto di
Douglas erano accese ed il motore dell'auto ronzava pacioso.

Un pensiero balenò nel cervello di Douglas, un pensiero che in parte


si fece azione. L'uomo uscì dall'auto, fece qualche passo in avanti,
mettendosi tra le luci dell'auto e lo strano oggetti che era a pochi
metri davanti a lui.

Mentre Douglas se ne stette in piedi t itubante, nella sua testa un


vorticoso flusso di pensieri, rotearono ad una velocità incredibile.

Douglas si disse pensando: Douglas! forza che diavo lo aspetti!.

Douglas, prendi quel fottuto lingotto e poi vendilo.

Chiama Eric Barners il pilota del club aeronautico, lui ha alcuni aerei
Piper che li affitta. Prendi un aero di Barners, anzi no!, dato che non
so pilotare un aereo, mi farò accompagnare da Barners in Messico.
A Barnes gli darò qualcosa per le spese e per tenere la bocca
chiusa. Venderò il lingotto in Messico, mi terrò il grosso mucchio di
soldi, vivrò felice con Laura, senza più pensieri finanziari per il resto
della mia vita.
Questa cosa, suonava proprio bene.

Poi una vocina logica e fredda, dentro la sua testa prese il possesso
delle calde emozioni vorticose che gli roteavano nel suo cervello, ad
una velocità iperbolica.

Ma chi cazzo lascerebbe un lingotto d'oro, sul ciglio della strada, di


notte, in un'autostrada?!.

La strada adesso era buia e desolata, non c'erano auto, ma di 12


sicuro ne saranno passate tante sulla superstrada, giusto qualche
ora prima, dato che adesso era ora tarda. Perché mai, le auto che
lo avevano preceduto, non avevano visto e preso il lingotto d'oro?!.

No!, la verità é che c'era qualcosa di strano che stava succedendo,


questa cosa del lingotto d'oro non gli era capitata per caso e questa
cosa non poteva essere normale.

Douglas si guardò in giro, ruotando in silenzio, lentamente su se


stesso.

La strada era buia, c'erano alberi a destra e sinistra che


costeggiavano la superstrada, la foresta era nera e silenziosa,
c'erano montagne grandi e silenti, costeggiate da dense foreste che
di notte erano diventate nere come la pece.

Era una maledetta trappola perfetta, se lo avessero voluto


prendere, lo avrebbero preso in un attimo, non c'era nessuno a
quell'ora sulla desolata superstrada, nessuno a cui Douglas avrebbe
potuto chiedere aiuto!.

Dopo che Douglas ebbe a ruotare su stesso, fissò per qualche


attimo il lingotto che era nell'erba.

Per prendere i lingotto, Douglas avrebbe dovuto lasciare la


superstrada, ed avvicinarsi alla foresta, per raccogliere l'oggetto
pesante che era sulla zanella, ma il lingotto a guardare bene era più
vicino alla buia foresta di quanto fosse vicino all'asfalto della strada.
Douglas corse in auto, chiuse lo sportello e si chiuse dentro, pestò
sull'acceleratore e partì a tutto gas, scappando prima che lo
avessero potuto prendere.

Se lo volevano prendere, prima lo avrebbero dovuto raggiungere!.

Mentre guidava, sull'autostrada con gli abbaglianti ancora accesi,


per poter sostenere una velocità elevata dell'auto, gradualmente
sulla strada comparve un'inattesa e misteriosa densa nebbia.
13
La nebbia lo costrinse a rallentare, quanto a spengere le luci
abbaglianti, per poterci vedere qualcosa per strada.

All'improvviso dal cielo nero e privo di nuvole ma colmo di stelle,


una stella prese ad ingrossarsi diventando lucente, la luce era
sempre più intensa, sino a quando una grossa luce si palesò nella
forma di un grosso volto davanti alla sua auto.

Un'enorme faccia lucente, galleggiava per aria, spostandosi in


avanti, assieme alla sua auto.

Douglas incontrò il suo sguardo per un attimo, poi la faccia ebbe a


dissolversi nella nebbia.

Il banco di nebbia scomparve di colpo, rimase solo la superstrada


buia e desolata, sotto un cielo nero come il piombo, colmo di stelle.

Non c'era ombra di dubbio, qualcuno stava cercando di rapirlo.

Non erano i comunisti.

Non era uno scherzo degli studenti.

Non c'erano animali o bestie spuntate dalla foresta e comparse in


superstrada.

Non restava che l'idea di Jean: l'occhio di Marte. Erano loro, loro da
un altro mondo, stavano cercando di catturarlo, ma perché
volevano catturare proprio lui?!
___________
Erick Milton stava ascoltando con interesse quello che gli stava
raccontando il professor Douglas, quando questi ebbe finito, il
professor Douglas concluse dicendo -E questo é tutto!. Adesso non
dirmi che io non so riconoscere un lingotto da una roccia, oppure
che io sono fuori di testa, perché io so benissimo cosa m'é capitato,
ed ho visto quella grossa faccia fluttuare nell'aria, davanti al cofano
della mia auto!-

Erano circa le 1 di notte in casa del professor Douglas e tutte le luci 14


della casa erano accese.

Laura Henderson Douglas era in piedi, con la vestaglia, in silenzio


con un'aria preoccupata, accanto a lei c'era Jean Henderson: le
donne erano in piedi vicino alla porta del salotto.

Bill Henderson con lo sguardo basso sul pavimento, in silenzio,


continuava a camminare lentamente in salotto, facendo avanti ed
indietro davanti alla finestra, mentre aveva ascoltato il racconto
dell'amico.

Nell'angolo sulla poltrona rossa di pelle, c'era l'anziano professor


Erick Milton il capo del dipart imento della faco ltà di Matematica che
disse -Doug, non possiamo andare alla Polizia, perché non ci sono
reati da denunciare, ma questo non vuol dire che non sia successo
niente-.

Il vecchio professore estrasse la pipa dal taschino, l'accese con lo


zippo, diede una tirata, poi disse -Dobbiamo assumere come dato di
fatto, che ci sia una razza di alieni, entità non terrestri che vengono
dallo spazio profondo. Oppure, che questa entità aliene provengano
da una dimensione parallela alla nostra-.

-Vuol dire- disse Bill Henderson che smise di camminare avanti ed


indietro – professor Milton che questi alieni potrebbero provenire da
un'altra dimensione?!-

Il vecchio professore annuii con la testa, mentre tirò di pipa,


facendo del denso fumo nero.
Laura Douglas esplose -Basta!, queste sono tutte ipotesi, noi ce ne
stiamo qua tutti seduti comodi a ragionare del niente, mentre
queste entità vanno e vengono a loro piacimento!-

Bill Henderson prese una sedia, ebbe a sedersi davanti a Douglas e


Milton, poi Henderson disse -Beh! Sì!, di precedenti in teoria ce ne
sarebbero tanti nella storia. Dio e Mosè con il roveto ardente che
non bruciava. Le scimmie tibetane parlanti, sono in una parte
estrema e misteriosa dell'Himalaya. A ben vedere, un po' tutte le 15
religioni sono iniziate in montagna, con un dio che portava qualcosa
agli umani.-

Il professor Douglas scosse la testa e disse -A me la cosa sembra


semplice. Io sono il miglior fisico dello stato del Colorado, lavoro in
un progetto segreto. Questi mi vogliono catturare per sapere cosa
sto facendo nel laboratorio- [...]

-Allora sono dei parassiti!- sbottò Jean Henderson.

Il professor Milton tirando di pipa scosse la testa un po' a destra un


po' a sinistra, come se la sua testa fosse stata una bilancia, poi
disse -O sono parassiti, oppure queste entità ci studiano e vogliono
sapere che diavolo noi stiamo facendo nei nostri laboratori!-

Una voce femminile dall'esterno della casa, urlò varie volte il nome
del professor Douglas. [...]

Tutti i presenti s’avvicinarono alle finestre, mentre il professor


Douglas e Bill Henderson andarono alla porta di casa. [...]

Una ragazza giovane di circa venti anni, bionda, in pantaloncini


corti e maglietta, con un anello al naso fu illuminata dalle luci del
portico della casa che s'accesero, quando la porta di casa s'aprì.

La ragazza disse -Professor Douglas, é successo qualcosa di


terribile!.- [...]

-Chi sei, che cosa vuoi?!- urlò il professor Douglas restando vicino
alla porta e sotto il portico, mentre Bill Henderson era poco dietro di
lui, vicino alla porta di casa. [...]
All'improvviso ci fu un flash di luce, una sorta di palla di luce arrivò
veloce non si sa da dove, e l'oggetto colpì parte del portico.

-Ma che cazzo é?!- disse il professor Douglas facendo


istintivamente un passo indietro, mentre un'altra palla di luce prese
parte della staccionata, poco vicino a dove c'era la ragazza.

Il professor fece appena in tempo a rientrare in casa assieme ad


Henderson, che una terza palla di luce, arrivò veloce, prese il muro
16
della casa, vicino alla porta. [...]

La ragazza era scomparsa, gli altri in casa s'erano rifugiat i in


cucina, dall'altra parte della casa, e discutevano animatamente se
fosse stato possibile raggiungere le auto, che erano parcheggiate
fuori sull'aia, per scappare e raggiungere il centro abitato di
Denver. [...]

-Non c'è molto di cui discutere! dobbiamo dividerci e scappare a


Denver facendo strade diverse!- disse il vecchio professor Milton
con tono energico - Noi siamo in 5 e ci sono 3 auto, ma l'auto di
Doug é davanti al giardino, ed é esposta al nemico!. Mentre la mia
auto e quella di Henderson, sono tutte e due, proprio quà davanti,
sul retro della casa, proprio davanti alla porta di servizio della
cucina!. Io sono vecchio, non so guidare veloce!. Vado nell'auto con
Henderson e Jean.- l'uomo porse le chiavi della sua auto al
professor Douglas.

-Sì!- disse il professor Douglas che annuì, poi stringendo le chiavi


dell'auto nel pugno, Douglas disse -Però mia moglie Laura, vede
andare nell'auto di Henderson. Questa gente sta cercando me. Non
posso tirarmi dietro Laura, la metterei a rischio!- [...]

Il professor Milton annuì.

Henderson annuì.

Henderson prese per mano sua moglie Jean, i due corsero fuori
sull'aia.

Il professor Douglas corse fuori nell'aia, montò dentro l'auto del


professor Milton la cui portiera era stata lasciata aperta, poi l'uomo
stando accucciato accese l'auto, quindi Douglas scappò a tutta
velocità, alzando una grossa nuvola di polvere dalle ruote posteriori
dell'auto del dottor Milton. [...]

Laura Henderson Douglas vedendo suo marito uscire di corsa dalla


cucina, abbandonandola in casa, lanciò un urlo di disperazione e
terrore. Il professor Milton afferrò la mano della donna, la strattonò
portandola verso l'auto di Henderson, che era già accesa, ma con le
portiere posteriori aperte. 17
__________

Il professor Douglas guidò veloce, più tardi avrebbe contattato sua


moglie Laura a Denver. Anche loro sarebbero arrivati in città,
scappando dalle montagne, ma facendo un percorso alternativo!

Divisi, c'era più probabilità di farcela!.

Sua moglie Laura era in buone mani: B ill Henderson era il fratello di
Laura, Jean Henderson era una buona amica di Laura, il vecchio
professor Milton era una bravissima persona.

Il professor Douglas guidò veloce per 4 ore in piena notte, poi


venne l'alba che ebbe a rosare il cielo, le strade vuote presero
rapidamente a riempirsi di auto.

Le montagne del Colorado ormai erano lontane.

C'erano altre auto, vari camion che transitavano sulla strada, il


professor Douglas incominciò a sentirsi più tranquillo, essendosi
mescolato e nascosto in mezzo a tanti altri ignari esseri umani.

Doveva però fermarsi per fare benzina, perché aveva guidato sino a
svuotare il serbatoio dell'auto del professor Milton, il quale
evidentemente non metteva mai più di mezzo serbatoio sull'auto,
essendo un pantofolaio.

Sul cruscotto s'era appena accesa la luce della riserva, Douglas


decise di fermarsi per una breve sosta, al primo distributore di
carburante che avrebbe incontrato sull'autostrada.
-Il pieno per favore!- disse il professor Douglas, dando le chiavi
dell'auto all'attendente -Io vado al Bar-Caffé a far colazione e torno
subito!-

-Come?!- disse l'attendente del distributore, con un tono di voce


impastato, mentre dopo aver svitato il tappo della benzina, mise le
chiavi dell'auto sul tetto dell'auto e poi infilò il tubo del carburante
nel vano del serbatoio.
18
-Sì!, volevo dirle che io vado al Caffé quà davanti! C'è un buon
odore di caffè caldo, pancetta grigliata e pane fresco!. Voglio far
colazione! ho guidato tutta la notte!- disse ridendo il professor
Douglas. [...]

-Di quale Caffè parla?!- disse l'attendente del distributore con gli
occhi stralunati, mentre lo squadrò dalla testa ai piedi. [...]

La struttura del Bar che il professor Douglas aveva visto dall'auto e


che anche per questo, l'uomo s'era fermato a far benzina al posto
di ristoro, era letteralmente scomparso. Adesso al suo posto c'era
solo un'area vuota ed aperta di terra battuta, alla stazione di
servizio c'erano solo due pompe di benzina, un piccolo casotto in
legno, un lampione in legno che aveva ancora la luce accesa. [...]

-Cazzo!- disse il professor Douglas, passandosi una mano tra la


fronte ed i capelli. -Beh!... forse sono soltanto stanco!-

-Quanto le devo?!- disse il professor Douglas porgendo del danaro


all'attendente.

-Ehi!, Ma che diavolo dice?! non lo vede che ho appena messo il


tubo della benzina, ed ho appena incominciato a pompare la
benzina nell'auto!- disse l'attendente con un tono rude. [...]

Era una trappola, un'altra maledetta trappola!.

Fu il pensiero che piovve nella testa del professor Douglas, che


prese le chiavi dell'auto che erano state appoggiate sul tetto
dell'auto, montò in macchina e part ì a tutta velocità, alzando una
nuvola di polvere!.
Era una razza d'alieni molto potente, se erano capaci di fare tutte
queste cose!.

La ragazza che urlava nella notte sembrava reale, i flash di luce


sembravano reali, il bar ed il caffè sembravano reali!. [...]

All'improvviso l'auto forò, l'uomo tenne forte il vo lante, rallentò e si


fermò sul ciglio della superstrada che era vuota e deserta, poi
spense il motore dell'auto. [...]
19
A giudicare dal cofano anteriore che era molto abbassato, la ruota
anteriore era forata e non c'era verso di ripartire, a meno che non
si riparasse, cambiando la ruota. [...]

Il professor Milton era un uomo preciso e meticoloso, sicuramente


nel portabagagli c'avrebbe trovato tutto l'occorrente.

Era stanco, si tolse la giacca e se la mise davant i come fosse stata


una coperta, quindi decise che avrebbe riposato per un po'. [...]
Loro lo volevano studiare, oppure loro volevano il suo sapere?!.

[...] Dopo un po' di tempo, difficile dire quanto, si svegliò, forse


s'era addormentato, si sentì meglio e decisamente più riposato, ed
assai più rilassato.

Scese dall'auto, diede un'occhiata all'auto del professor Milton:


entrambe le gomme anteriori erano bucate, c'era davvero poco da
fare.

All'improvviso qualcosa luccicò davanti a lui, questa volta non


aveva paura, anz i era incuriosito.

C'era una grossa griglia lucente che gli si stava avvicinando.

Perché mai avrebbe dovuto aver paura?!

Certo!, avrebbe sentito un po' la mancanza di Laura, ma nei nuovi


laboratori avrebbe conosciuto altre persone, e tante di queste
sarebbero state mentalmente molto evolute; tutte ben preparate,
con cui avrebbe potuto discutere e parlare di fisica, anche per tutto
il giorno!.
La rete lucente s'avvicinò, dietro questa c'erano due entità, molto
grandi, uno stava disegnando la rete di luce, l'altra entità stava
osservando in silenzio, apparentemente senza far niente.

Era una cosa troppo difficile da comprendere per un essere umano,


i loro pensieri erano troppo immensi e potenti da poter gestire.

-AVEVO RAGIONE!, CHE BELLA CACCIA!, IL PIU' GROSSO DI


LORO DEVE PESARE ALMENO 24 VAGETS.-
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Ma loro di cosa stavano parlando?!

Ma che cosa voleva dire?!

Forse una luce d'orrore brillò nella testa del professor Douglas,
nell'udire questi pensieri, che gli riecheggiarono strani e pesanti
nella sua mente.

Douglas si sentiva stanco, i suoi pensieri si mossero lenti,


obbiettivamente era difficile dare un senso alle parole.

Poi Douglas fu scaricato dalla rete lucente, forse lui era a terra, da
qualche parte, poi qualcosa s'avvicinò al suo volto, era un oggetto
molto lucente, sembrava proprio una padella luccicante!.
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