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il potere

del sangue. Casate e politica dell’Iraq


la politica come
affare di famiglia post-Saddam: il ruolo degli alidi
nell’exclusive élite bargain

Raffaele Mauriello Nell’Iraq repubblicano Dopo l’abbattimento del regime di Saddam 71


post-baathista si sta e la cruenta guerra civile che ne è
assistendo al formarsi seguita, l’Iraq si è faticosamente avviato
di vere e proprie dina- sulla strada della democratizzazione.
stie politiche di famiglie Ma i partiti e i movimenti politici che
alidi sciite. Il presente dal 2005 (l’anno delle prime elezioni
studio indaga il ruolo libere) si contendono il potere nel paese
di tali casate nell’attuale sono a ben vedere l’espressione, in gran
panorama politico del parte, di potenti e ben radicati casati che
paese. Esso analizza al- avevano acquisito una posizione politica
cune eminenti famiglie: dominante già nella fase della transizione.
gli al-Sadr, gli al-Hakim Tra questi ultimi spiccano in particolare
e, in secondo piano, i quelli degli alidi sciiti che, forti della
Bahr al-Ulum. Tali ca- legittimità che deriva loro dalla dichiarata
sate alidi ricoprono un discendenza dal Profeta, svolgono
ruolo centrale all’inter- nell’Iraq repubblicano post-baathista un
no dell’accordo di élite ruolo assolutamente centrale e decisivo.
esclusivo (exclusive elite
bargain) che, secondo
un’ipotesi avanzata da Toby Dodge nel suo studio del 2012 dal titolo Iraq
from War to a New Authoritarianism, caratterizza le dinamiche politiche
dell’Iraq post-Saddam.
Gli alidi rappresentano l’élite per eccellenza della civiltà islamica. Essi si riten-
gono discendenti diretti della Famiglia del Profeta Maometto. I suoi membri
si pregiano del titolo di Sayyid. Si tratta di una élite in gran parte sconosciuta
al grande pubblico. Eppure, l’autorità politica delle dinastie (sunnite) al potere
in Marocco e Giordania si fonda in parte proprio sulla rivendicazione di tale
discendenza. Meno noto è il caso del ruolo di alcune famiglie alidi sciite in
paesi arabi (o in generale musulmani) con una tradizione repubblicana – anche
se puntualmente autoritaria – come l’Iraq.
Il mondo accademico euro-americano ha per alcuni decenni lasciato in se-
condo piano lo studio del ruolo delle casate nella politica contemporanea. Ciò
si è verificato non solo nel caso della politica in Europa e Nord America ma
persino nel Vicino Oriente, dove la persistenza dell’elemento antropologico
in ambito sociale, economico e politico si è mantenuta più evidente. In realtà,
le società umane hanno sempre investito di valori sacri la famiglia. La casata,
l’espressione nello spazio sociale della famiglia allargata, è stata spesso presa
a modello dell’ordine morale e sociale.
Il presente studio si pone come base da cui partire per porre rimedio a questa
mancanza dell’accademia euro-americana nel caso dei paesi a forte presenza
sciita del Vicino Oriente. Il saggio si pone in parte nella prospettiva meto-
rivista di politica 3

dologica dello studio della politica dei paesi musulmani avanzata da Dale F.
Eickelman e James Piscatori in Muslim Politics (2004); una metodologia
basata su un approccio interdisciplinare tra antropologia e scienza politica.
Tale approccio è a sua volta operato all’interno di una prospettiva storico-i-
slamistica, cioè di storia della civiltà islamica.

Dinastie e politica in Iraq e nelle società islamiche

72 1. d. f. eickelman, j. pisca- Nel loro studio sulla politica musulmana, Eickelman e Piscatori evidenziano
tori, Muslim Politics. With
a new preface by the authors,
quanto segue: «Le società, che siano esse democrazie industriali europee,
Princeton University Press, paesi del Terzo mondo in via di sviluppo, o comunità beduine, sono spesso
Princeton 2004, p. 8. costituite da un complesso equilibrio di forze. Tali forze possono prendere la
2. Si fa qui utilizzo del termine
‘istituzioni’ come impiegato in forma di partiti politici e associazioni sindacali, oppure di associazioni militari
g. vercellin, Istituzioni del e professionali, minoranze etniche e religiose, e di famiglie prominenti»1. In
mondo musulmano, Einaudi,
Torino 1996. queste pagine ci concentreremo sull’ultimo elemento alla base dell’equilibrio
3. a. a. allawi, The Occu- di forze che secondo i due studiosi costituisce qualsiasi società. Si tratta di
pation of Iraq: Winning the
War, Losing the Peace, Yale
un elemento spesso tralasciato o almeno sottovalutato nella descrizione delle
University Press, Filey, North istituzioni2 che reggono le sorti di società e paesi, in particolare in contesti di
Yorkshire 2007, p. ix. politica contemporanea e di natura democratica.
4. m. burton, r. gunter, j.
higley (a cura di), Élites and Eppure, le tracce della sua rilevanza si ritrovano un po’ dappertutto. Un
Democratic Consolidation in esempio è fornito dalla testimonianza-studio di maggior prestigio scritta sulla
Latin America and Southern
Europe, Cambridge University recente storia del paese sul quale ci concentreremo: l’Iraq. Nelle primissime
Press, Cambridge 1992. battute della prefazione al suo libro The Occupation of Iraq: Winning the
War, Losing the Peace, Ali A. Allawi segnala quale ruolo avesse giocato il suo
clan famigliare prima del suo esilio, iniziato in giovane età in seguito alla
rivoluzione del 14 luglio 1958 e reso definitivo dalla presa del potere da parte
del Baath nel luglio del 1968: «La mia famiglia estesa era stata intimamente
coinvolta negli affari del paese, fornendo ministri, senatori, governatori e
ambasciatori a quello che era stato il regno dell’Iraq»3. Ciò che sostiene Allawi
con riferimento all’epoca monarchica trova riscontro – come cercheremo di
mostrare – anche nell’Iraq repubblicano post-Baath.
Si è ritenuto utile dividere il saggio in due parti. Nella prima si affrontano le
riflessioni teoriche e metodologiche sul tema ‘familismo e politica nell’Iraq’.
Nella seconda si dà conto dei dati sui quali tali riflessioni poggiano e si difende,
inoltre, la scelta di considerare il caso dell’Iraq post-Saddam come quello di
un paese a tendenza, o perlomeno vocazione, democratica. Inoltre, data la
sistemazione del saggio come parte di una più ampia inchiesta sul fenomeno
delle dinastie nella politica contemporanea, si è ritenuto utile posizionare il
problema delle dinastie politiche nell’Iraq nella più estesa geografica rappre-
sentata dalle società islamiche, con l’intento di inquadrare il problema in una
chiave complessiva di natura storico-teorica.
Quello che cercheremo di mostrare è come nell’Iraq repubblicano e modera-
tamente democratico post-baathista si stia assistendo al formarsi di dinastie
politiche di famiglie alidi sciite che vantano una discendenza diretta dal Pro-
feta. Tali famiglie, nel caso dell’Iraq post-Saddam, sono state capaci di porsi
come gruppo centrale nell’accordo di élite esclusivo che, secondo un’ipotesi
avanzata dal già citato Toby Dodge, caratterizza le dinamiche politiche del
paese. Facendo riferimento agli aspetti teorici alla base di uno studio sulle
élite e il consolidamento democratico in America Latina e nel sud Europa4
il potere del sangue.

e di un altro studio sulle élite e la risoluzione di guerre civili nell’Africa


sub-sahariana5, Dodge ha proposto la distinzione fra ‘accordi di élite inclusivi’
(inclusive élite bargains), i quali promuovono la stabilità dei paesi in stato
di crisi nei quali prendono forma, e ‘accordi di élite esclusivi’ (exclusive élite
bargains), i quali hanno la tendenza a ricondurre i paesi nei quali prendono
forma verso la conflittualità. Nelle parole di Dodge: «Gli accordi (bargains)
inclusivi (inclusive) integrano un’ampia sezione delle esistenti élite nazionali
in coalizioni di governo. Ciò dà alle organizzazioni che esse rappresentano
accesso alle istituzioni, agli incarichi e alla generosità dello stato. I politici
possono quindi utilizzare le risorse, le rendite e le opportunità d’impiego dello 5. s. lindemann, Do Inclusi- 73
ve Elite Bargains Matter? A
stato come padronaggio per mantenere una forte base di supporto all’inter- Research Framework for Un-
no della società. Dall’altra parte, gli accordi (bargains) esclusivi (exclusive) derstanding the Causes of Civil
coinvolgono una élite numericamente molto più ristretta. Essi escludono un War in Sub-Saharan Africa,
«Crisis States Discussion Pa-
numero importante di politici e i loro aderenti, favorendo ‘antagonismo e per» 15, Crisis States Rese-
conflitti violenti’»6. arch Centre, London School
of Economics and Political
Partendo da questa prospettiva teorica, Dodge ha ipotizzato che la divisione Science, febbraio 2008, www.
dei poteri politici e delle posizioni nell’amministrazione dello stato creata crisisstates.com/dowload/dp/
dp15.pdf. Sulle problematiche
dagli Usa in seguito all’invasione dell’Iraq con la formazione dell’IGC (Iraqi teoriche dell’élite bargain in
Governing Council), avvenuta nel 2003, rappresenti un chiaro caso di accordo paesi in stato di crisi, cfr. j.
di élite esclusivo (exclusive élite bargains). Lo studioso britannico descrive tale putzel, j. di john, Meeting
the Challenges of Crisis States,
accordo come concluso dai partiti politici che avevano preso il predominio «Crisis States Research Centre
in esilio con l’avvicinarsi dell’invasione anglo-americana del paese, e si erano Report», London 2012, in par-
ticolare pp. 1-4.
in tal senso allineati con gli Sati Uniti: l’Alleanza Nazionale Irachena (Iraqi 6. t. dodge, Iraq from War
National Alliance, INA), il Congresso Nazionale Iracheno (Iraqi National to a New Authoritarianism,
Routledge, Abingdon (Oxon)
Congress, INC), il partito al-Dawa, il Consiglio Supremo per la Rivoluzione 2012, p. 41.
Islamica in Iraq (Supreme Council for the Islamic Revolution in Iraq, SCIRI; 7. Cfr. j.-u. rahe, Irakische
questo ha in seguito cambiato il proprio nome in Islamic Supreme Council Schiiten im Londoner Exil:
eine Bestandsaufnahme ihrer
of Iraq, ISCI), il KDP (Kurdish Democratic Party) e il PUK (Patriotic Union Organisationen und Untersu-
of Kurdistan). chung ihrer Selbstdarstellung,
1991-1994, «Al-Rafidayn»,
La nostra ipotesi di lavoro da un lato conferma quanto sostenuto da Dodge Band 4, Ergon Verlag, Würz-
nel 2012, dall’altro si spinge oltre rispetto al lavoro di quest’ultimo. Si tratta burg 1996.
8. Cfr. r. mauriello, De-
infatti di comprendere come una componente essenziale dell’élite attual- scendants of the family of the
mente al potere in Iraq sia rappresentata, in ambito sciita, da famiglie alidi. Prophet in contemporary hi-
Quella familista è una chiave interpretativa del tutto trascurata dallo studioso story: a case study, the Si’i
religious establishment of
britannico, che ha impostato la sua ricerca secondo i paradigmi tipici della Al-Nagaf (Iraq), Fabrizio Serra
scienza politica, senza cioè considerare gli elementi di natura antropologica editore, Pisa-Roma 2011.
e storico-islamistica.
In realtà, un ruolo di assoluta preminenza era stato rivestito da eminenti
membri di famiglie di ùlama sciiti7 già all’interno dell’opposizione al regime
di Saddam in esilio, in particolare nella città di Londra. Come da noi messo in
luce in un precedente studio8, tali famiglie sono in gran parte le stesse casate
alidi che oggi svolgono un ruolo chiave in Iraq. Questo elemento di continuità,
che ad esempio spiega bene il ruolo del Sayyid Muqtada al-Sadr (leader poli-
tico-religioso del paese) e dei sadriti nell’Iraq post-Saddam, è invece assente
nell’analisi dello studioso inglese. Pur trattando – in modo esteso – la figura di
al-Sadr e il movimento dei sadriti, Dodge rimane all’interno delle due ipotesi
della ‘exclusive élite bargain’tra gruppi formalmente in esilio e del crescen-
te autoritarismo dell’ormai primo ministro uscente Nuri al-Maliki. Come
accennato, il suo studio definisce l’élite oggi al potere in Iraq come formata
esclusivamente dai partiti allineatisi con gli Usa alla vigilia dell’invasione del
rivista di politica 3

paese. Ma tale definizione non è applicabile in nessun modo ad al-Sadr e al


suo movimento, che pure rappresentano una parte dominante dell’attuale
scenario politico-sociale iracheno. Quanto allo scontro tra la corrente sadri-
ta e al-Maliki, messo in luce anche dallo stesso Dodge, se lo si guarda dalla
prospettiva da noi suggerita si può avanzare l’ipotesi che tale scontro – così
come l’alleanza fra il Sayyid Muqtada al-Sadr, il Sayyid Ammar al-Hakim
(leader della più importante organizzazione politico-sociale sciita del paese,
l’ISCI), e il Sayyid Ibrahim Bahr al-Ulum (ex ministro del Petrolio e figlio
dell’Ayatollah Sayyid Muhammad Bahr al-Ulum, membro della presidenza
74 9. Cfr. t. bernheimer, The rotatoria dell’Iraqi Governing Council, l’autorità provvisoria instaurata dagli
‘Alids: The First Family of
Islam, Edinburgh Universi-
Usa in seguito alla caduta del regime di Saddam) –, abbia avuto per prota-
ty Press, Edimburgo 2013; gonisti, da un alto, le famiglie alidi, e dall’altro al-Maliki, che notoriamente
r. mauriello, Genealogical non fa parte di nessuna di queste famiglie e il cui potere e legittimità sono
Prestige and Marriage Strate-
gy among the Ahl al-Bayt: The esclusivamente di natura politico-partitica.
Case of the al-Sadr in Recent Trattando di alidi e politica occorre dunque tenere nella giusta conside-
Times, in s. b. savant e h. de
felipe  (a cura di),  Genealogy razione, accanto a quelli politici, gli elementi di analisi antropologico e
and Knowledge in Muslim storico-islamistico, particolarmente utili per decodificare una realtà poli-
Societies: Understanding the
Past,  Edinburgh University
tica complessa come quella irachena. Con riferimento al dato antropolo-
Press, Edimburgo 2014, pp. gico, recenti studi sugli alidi hanno ad esempio indicato come le alleanze
131-148. matrimoniali abbiano rappresentato e rappresentino un fattore centrale
10. Cfr. a. dawisha, Iraq: A
Vote Against Sectarianism, in nella tenuta dell’identità e coesione del gruppo9. Esemplificativo è il caso
«Journal of Democracy», vol. del Sayyid Ammar al-Hakim, nato dal matrimonio fra una donna della
21, n. 3, luglio 2010, pp. 26-40,
p. 37, e dodge, Iraq from War famiglia al-Sadr e il Sayyid Abd al-Aziz al-Hakim; e quindi imparentato
to a new Authoritarianism, con il Sayyid Muqtada al-Sadr. Con riferimento aneddotico al nostro paese,
cit., pp. 155-156.
11. Cfr. Iraqi Kurds re-Elect
uno zio materno del Sayyid Ammar, il Sayyid Habib al-Sadr, è l’attuale
Barzani as regional PM, in Ambasciatore Plenipotenziario della Repubblica dell’Iraq presso la Santa
«globalpost», 20 maggio 2014. Sede a Roma. Riguardo invece il secondo elemento, quello storico-islami-
stico, è da rilevare come tali casate, proponendosi come rappresentati e
intermediari della comunità sciita dell’Iraq, siano state favorite dalla pratica
vicino orientale denominata muhasasa: termine con il quale si indica la
nomina politica di natura etno-confessionale10. Tale pratica, che accomuna
le diverse componenti del paese, consiste nella divisione dei ruoli di go-
verno in base a quote prestabilite di natura appunto etno-confessionale.
Il modello è quello costituzionale libanese. Il riferimento al sistema poli-
tico-democratico del Libano è importante perché anche in quel caso esso
ha prodotto una serie di dinastie politiche di lunga durata. A differenza del
Libano, nel caso dell’Iraq la muhasasa è stata applicata de facto, ma non
riconosciuta in termini giuridico-costituzionali (se si eccettua l’assegnazione
di alcuni seggi riservati alle minoranze non-musulmane). Con riferimento
all’elemento ‘islamico’ nell’interpretazione del ruolo di tali famiglie, come
detto esse sono tutte alidi.
Se si guarda al più generale contesto della politica in Iraq, è da osservare
come la formazione di vere e proprie dinastie politiche nel periodo seguito
alla caduta del regime di Saddam Hussein non riguardi solo gli sciiti. È suf-
ficiente infatti ricordare come l’attuale premier della regione del Kurdistan
iracheno, Nechirvan Barzani, non è altri che il nipote dell’attuale presidente
della stessa regione, Masoud Barzani, e il suo vice, Qubad Talabani, altri non
è se non il figlio dell’uscente presidente iracheno, Jalal Talabani11. Nonostante
ciò il Kurdistan iracheno viene descritto dalla comunità internazionale e da
molti osservatori dell’area come la zona più democratica dell’Iraq, se non
il potere del sangue.

quasi dell’intera zona del Vicino Oriente (con l’esclusione di Israele, Gior-
dania e Turchia).
Ampliando ulteriormente la prospettiva e prendendo in considerazione il
ruolo politico della famiglia nel contesto delle società musulmane, gli stu-
diosi hanno messo in luce come l’uso di matrimoni per fini politici sia alla
base del regime dell’Arabia Saudita e della sua legittimità politica, e come
tale elemento si ritrovi anche nel regno del Marocco, dove i matrimoni fra
famiglie di militari di alto rango e ricchi mercanti sono talmente ricorrenti
che gli ufficiali chiedono il preventivo nulla osta da parte della Corte prima
di sposarsi, o in Libia, dove i comitati popolari, previsti dall’ormai ex regime 12. Cfr. eickelman, pisca- 75
tori, Muslim Politics, cit.,
instaurato dal colonnello Gheddafi, erano in gran parte gestiti attraverso una pp. 85-87. Per la Siria, cfr. l.
complessa rete di alleanze matrimoni e tribali; ma lo stesso vale per paesi trombetta, Siria. Dagli otto-
quali la Siria, l’Iran, la Malesia, ecc.12. mani agli Asad. E oltre, Mon-
dadori, Milano 2013.
Allargando ancora una volta la prospettiva, non va dimenticato che l’elemento 13. A discapito delle numerose
‘famiglia’ (casata, dinastia) sembra essere ricorrente e persistente nelle più e persistenti critiche di autori-
tarismo rivolte contro l’uscente
diverse forme di regime politico: da quello democratico-presidenziale di ma- primo ministro Nuri al-Maliki,
trice euro-americana, come testimoniato dal caso dei Roosevelt, dei Kennedy la tenuta della democrazia ira-
chena è riconosciuta da molti
e dei Bush negli Stati Uniti, dal caso dei Churchill e dei Macmillan in Gran osservatori. Cfr. per esempio
Bretagna, o ancora dal caso dei Le Pen in Francia; a quello comunista, come r. nordlanda, Echoes of a
testimoniato dal ruolo delle famiglie della nomenklatura nell’Unione Sovietica, Strongman in Baghdad Today,
in «The New York Times», 14
e negli stati che sono nati dal suo dissolvimento, o ad esempio dal passaggio luglio 2014.
del potere da Fidel a Raul Castro a Cuba. In tal senso, è possibile affermare
che l’errore ‘ideologico’ alla base della mancata attenzione all’elemento fa-
migliare negli studi euro-americani degli ultimi decenni si fondi sull’errata
percezione di una differenza assoluta fra il funzionamento della politica in
società definibili come ‘tradizionali’ (come può essere ancora considerata
quella irachena), nelle quali l’elemento ‘famiglia’ potrebbe in qualche modo
essere dato per scontato – anche se di fatto non lo è –, e la politica nelle società
definibili come ‘moderne’ o ‘sviluppate’, dove il ruolo dei partiti politici, delle
associazioni sindacali, delle ideologie, etc., sembrerebbe escludere o togliere
peso ai rapporti di sangue e di parentela. Ma si tratta – come del resto dimostra
questo dossier della «Rivista di Politica» – di un’assunzione fallace.

L’Iraq post-Saddam sulla strada della democrazia? La situazione del


paese dalle prime elezioni democratiche (2005) fino all’attuale crisi
legata alla proclamazione del cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e del
Levante

In queste pagine abbiamo scelto di trattare il fenomeno delle casate nella


politica contemporanea irachena post-baathista partendo dalla prospettiva
che l’Iraq post-Saddam sia un paese a vocazione democratica13. In tal senso, il
ruolo delle famiglie prese in esame sarà analizzato con riferimento alle diverse
elezioni parlamentari che si sono tenute nel paese dalla caduta del regime a
oggi. Alla luce della storia contemporanea del Vicino Oriente, caratterizzato
da un tasso di democraticità assai basso, è quanto mai opportuno, a nostro
giudizio, difendere la scelta di considerare l’Iraq post-Saddam come un paese
a vocazione democratica. Ciò appare evidente in particolare in seguito alla
caduta della città di Mosul nelle mani del cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq
e del Levante, avvenuta nel giugno del 2014, e alla luce della manifesta di-
rivista di politica 3

sfunzionalità dello stato iracheno instaurato dalla coalizione anglo-americana


in seguito alla caduta del regime baathista.
L’Iraq post-Saddam è una repubblica parlamentare. Il sistema iracheno è uni-
camerale. I deputati vengono eletti per un termine di quattro anni attraverso
un sistema proporzionale a liste semi-aperte. Il Parlamento, che localmente
prende il nome di Consiglio dei Rappresentanti (Majlis al-Nuwwab al-Ira-
qiyy), è attualmente formato da 328 deputati. La più recente legge elettorale
(2013), prevede che 320 dei 328 seggi siano ripartiti fra 18 governatorati.
I restanti 8 seggi sono riservati alle minoranze non-musulmane: cristiani
76 14. Cfr. dodge, Iraq from War (5), sabei (1), shabak (1) e iazidi (1). Inoltre, secondo quanto previsto dalla
to a new Authoritarianism,
cit., pp. 15-19.
costituzione del paese, almeno il 25% dei seggi è riservato alle donne. Gli
15. Citata in allawi, The Oc- iracheni residenti all’estero possono anch’essi votare. Prima del 2013, la legge
cupation of Iraq, cit., p. 342. prevedeva che il parlamento avesse 325 membri, con 310 seggi riservati a
liste di partito in ogni governatorato e 7 seggi compensatori a livello nazio-
nale. Anche quest’ultima ripartizione aveva fatto seguito a una serie di altre
leggi che hanno di volta in volta aumentato il numero dei deputati, dai 275
dell’Assemblea Nazionale di Transizione (Transitional National Assembly)
ai 328 attuali. Le elezioni sono monitorate da un’apposita Alta Commissione
Elettorale Indipendente (Independent High Electoral Commission, IHEC).
Una prassi politico-istituzionale, espressamente modellata sull’esperienza
libanese, prevede che i tre principali gruppi etno-confessionali del paese si
dividano i ruoli di governo nel modo seguente: alla carica di primo ministro
è designato uno sciita, la presidenza della Repubblica è affidata a un curdo,
la presidenza del parlamento è ricoperta da un sunnita. Sono inoltre previsti
due vice-presidenti della Repubblica, due vice-premier e due vice-presidenti
del parlamento: divisi sulla base dello stesso criterio etno-confessionale.
Pur non garantendo la democraticità di un sistema politico, libere e legittime
elezioni sono una conditio sine qua non per l’esistenza di un sistema demo-
cratico e ne costituiscono un elemento essenziale. Certo, quella che stiamo
presentando come la promettente storia elettorale e democratica del paese
dopo la fine del regime baathista va considerata nel quadro del complesso
scenario iracheno, caratterizzato da una situazione – intermittente ma per-
sistente – di guerra civile14. Inoltre, tutto ciò avviene in una regione che vive
le ricadute delle cosiddette ‘primavere arabe’ e la nascita del primo ‘Stato
Islamico’ guidato da un califfo dalla fine dell’Impero Ottomano.

Il campo sciita e le elezioni democratiche come mezzo di emancipa-


zione comunitaria

«Le elezioni [del gennaio 2005] decideranno il destino degli iracheni,


perché saranno le prime elezioni della loro storia moderna»15.
Sayyid Muhammad Hussein al-Hakim, figlio e portavoce del Grande
Ayatollah Sayyid Muhammad Sa‘id al-Hakim

1) Elezioni per l’Assemblea Nazionale Transitoria, gennaio 2005

Le prime elezioni democratiche svoltesi in Iraq dalla presa del potere da par-
te del Baath fino agli immediati anni seguiti all’invasione anglo-americana
del paese, e alla conseguente fine del regime di Saddam, si sono svolte il 30
il potere del sangue.

gennaio del 2005. Ciò è avvenuto in linea con la risoluzione 1511 del Consi-
glio di Sicurezza dell’Onu, che prevedeva il passaggio dell’amministrazione
del paese dall’Autorità Provvisoria della Coalizione (Coalition Provisional
Authority, CPA) a un governo nazionale attraverso lo svolgimento di elezio-
ni democratiche da tenersi preferibilmente entro la fine del 2004 ma non
più tardi del 31 gennaio del 2005. Sulla base dell’ordine 96, emesso il 15
giugno del 2004 dalla CPA, gli iracheni si sono recati alle urne per eleggere
un’Assemblea Nazionale di Transizione (TNA) composta da 275 membri
con il compito principale di redigere una nuova costituzione per il paese e,
quindi, passare la guida dello stesso a un governo non-transitorio attraverso 16. Cfr. Iraq. Assemblea na- 77
zionale irachena: i 275 parla-
nuove elezioni16. Lo stesso ordine conteneva anche il termine massimo della mentari prestano giuramento,
durata dell’assemblea e del governo transitorio, fissato in undici mesi. Infine, in «RaiNews24», 16 marzo
l’ordine prevedeva un’unica circoscrizione per l’intero paese. Si presentarono 2005, www.rainews.it/it/news.
php?newsid=53077.
all’appuntamento elettorale ben 111 liste. 17. Per i dati relativi ai risultati
Le elezioni parlamentari del 2005 hanno rappresentato un passaggio chiave delle elezioni, cfr. k. katzman,
Iraq: Politics, Elections, and
nel processo di emancipazione politica degli sciiti iracheni17. Tale processo ha Benchmarks, in «CRS Report
avuto tuttavia luogo all’interno di un quadro politico marcatamente identita- for Congress», December
2009, in particolare p. 20,
rio, di natura etno-confessionale, instaurato dalla stessa coalizione anglo-a- reperibile all’url http://fpc.
mericana in accordo con alcune delle più eminenti figure dell’ex opposizione state.gov/documents/organi-
al regime di Saddam; processo sfociato, alla caduta del regime stesso, nella zation/135969.pdf.
18. Cfr. allawi, The Occupa-
formazione del Consiglio di Governo (Governing Council). In tali elezioni un tion of Iraq, cit., p. 341.
ruolo preminente è stato rivestito dalla più importante figura religiosa del
paese, che è anche una delle più rilevanti dell’intera ecumene sciita: il Grande
Ayatollah Sayyid Ali al-Sistani. Compito principale del nuovo parlamento era
di redigere una nuova costituzione. Nella visione di al-Sistani, tale costituzio-
ne doveva garantire due elementi essenziali: l’emancipazione politica degli
sciiti, che li avrebbe fatti passare da maggioranza oppressa a maggioranza
al potere, e la presenza dell’Islam come punto di riferimento religioso (e in
parte legislativo). A tal fine, l’Ayatollah organizzò un importante incontro
presso la sua dimora-ufficio con le altre tre principali figure religiose sciite
del paese, gli ayatollah Sayyid Muhammad Said al-Hakim (membro della
famiglia al-Hakim), Ishaq Fayyad, e Bashir al-Najafi. L’incontro vide anche la
presenza del Sayyid Abd al-Aziz al-Hakim, leader della più importante orga-
nizzazione politico-sociale sciita del paese, lo SCIRI18 (oggi ISCI). (Abd al-Aziz
morirà nel 2010 e verrà seguito alla guida dell’ISCI dal figlio Ammar. Egli
stesso aveva preso la leadership del movimento-partito in seguito alla morte
del fratello maggiore, il Sayyid Muhammad Baqir al-Hakim). L’incontro si
dimostrò determinante per la sorte delle elezioni. La grande maggioranza dei
diversi gruppi, movimenti e partiti sciiti si presentarono infatti alle elezioni
con un’unica lista elettorale, l’Alleanza Irachena Unita (United Iraqi Alliance,
UIA). Tale coalizione era in particolare formata da sei partiti, movimenti e
gruppi: lo SCIRI (ISCI), l’Organizzazione Badr, il Partito al-Dawa e il Partito
al-Dawa–Organizzazione Iraq, i sadriti, il Partito Fadhila, oltre a un folto
gruppo di personaggi indipendenti.
Al vertice della lista fu posto il leader dello SCIRI (ISCI), il Sayyid Abd al-A-
ziz al-Hakim. La lista elettorale dell’UIA fu annunciata l’8 dicembre 2004
e comprendeva 228 candidati, per un Parlamento allora composto da 275
seggi. Essa includeva i principali leader politici sciiti, eccetto il primo mini-
stro (non-eletto) uscente, Ayad Allawi, e il leader del movimento sadrita, il
Sayyid Muqtada al-Sadr. Nel primo caso, Allawi si presentò alle elezioni con
rivista di politica 3

una propria lista elettorale di natura ‘secolare’, Iraqiyya. Per quanto riguarda
Muqtada al-Sadr, invece, egli non ha mai partecipato alle elezioni in prima
persona, limitandosi a fare da guida spirituale del movimento sadrita19. Tale
movimento fu fondato dal padre, il Sayyid Ayatollah Muhammad al-Sadr
(m. 1999) durante il regime di Saddam. Lo stesso movimento si è inoltre
giovato dell’immagine di un altro membro della famiglia, il Sayyid Ayatollah
Muhammad Baqir al-Sadr (m. 1980); considerato il fondatore spirituale del
partito al-Dawa e fra i più importanti ùlama sciiti della seconda metà del
secolo scorso. Oltre a essere legato a Muhammad Baqir al-Sadr da parte
78 19. In tal senso, il 16 febbra- paterna, Muqtada al-Sadr è legato alla figura di quest’ultimo anche perché
io del 2014 al-Sadr si spinse
persino ad annunciare il suo
ne ha sposato una delle figlie.
ritiro ufficiale dalla politica, Le elezioni registrarono un tasso di partecipazione di quasi il 60%, con circa
prima di fare un rapido ritorno 8,5 milioni di votanti. Vincitore assoluto delle elezioni, che videro un forte
di forza in seguito alla caduta
di parte importante del paese boicottaggio da parte dei sunniti (con il risultato che solo 17 di essi vennero
sotto gli attacchi del gruppo eletti all’Assemblea Nazionale), fu l’UIA, che si aggiudicò inizialmente 133
terrorista sunnita noto come
Stato Islamico dell’Iraq e del seggi per poi arrivare a 148 in base a un complesso sistema di attribuzione
Levante (Isis) o anche Stato dei voti e all’entrata nella coalizione di parlamentari eletti con altre liste, an-
Islamico. Cfr. h. al-qarawee,
Is Muqtada al-Sadr retiring
dando ben oltre il 50% dei seggi. Il movimento sadrita si presentò sia come
or repositioning?, in «Al parte dell’UIA che con una lista indipendente. La seconda ottenne tre seggi,
Monitor», 21 febbraio 2014, e dopo le elezioni si unì all’UIA. Risultati significativi furono ottenuti anche
www.al-monitor.com/pulse/
originals/2014/02/sadr-deci- dall’Alleanza del Kurdistan, con 75 seggi, e dalla lista Iraqiyya, con 40 seggi. In
sion-retire-repositioning.html. parlamento, l’UIA formò un gruppo parlamentare autonomo e maggioritario,
20. Cfr. s. moore, Killings
Linked to Shiite Squads in sotto la guida de facto del Sayyid Abd al-Aziz al-Hakim. Facendo seguito a un
Iraqi Police Force, in «Los An- accordo parlamentare fra l’Alleanza del Kurdistan e l’UIA, il 22 febbraio del
geles Times», 29 novembre
2005. Più in generale, all’e-
2005 venne avanzata la candidatura a primo ministro di Ibrahim al-Jafari
poca si stimava che i 60.000 (del partito al-Dawa) e questi divenne quindi Premier. Il Governo Transitorio
ufficiali di polizia di Baghdad giurò ed entrò nelle sue funzioni il 3 maggio del 2005.
fossero stati divisi tra l’Esercito
del Mahdi e l’Organizzazione Lo SCIRI (ISCI) di al-Hakim si assicurò una serie di ministeri chiave, fra cui
Badr. Cfr. allawi, The Occupa- quello dell’Interno. La gestione di tale ministero fu utilizzata per integrare
tion of Iraq, cit., p. 423.
21. Cfr. j. cole, Iraqi Parlia- nelle forze di sicurezza una parte importante delle ex brigate Badr, braccio
ment Passes Electoral Law, armato dello SCIRI (ISCI). Anche i sadriti si assicurarono alcuni importanti
in «Informed Comment», 9
novembre 2009, www.juan-
ministeri, come quello dei Trasporti e della Sanità. Inoltre essi entrarono in
cole.com/2009/11/iraqi-par- massa nelle forze di polizia, tant’è che nel novembre del 2005 ufficiali sta-
liament-passes-electoral-law. tunitensi stimavano che il 90% dei 35.000 poliziotti della parte nord-est di
html, e dodge, Iraq from War
to a new Authoritarianism, Baghdad fossero affiliati al cosiddetto Esercito del Mahdi (Jaysh al-Mahdi),
cit., p. 149. In vista delle ele- espressione armata del movimento che si opponeva all’occupazione anglo-a-
zioni provinciali del 2009, vi
fu una riforma che introdusse mericana20.
la possibilità per gli elettori di
scegliere sia i partiti che i sin-
goli candidati. Tale possibilità
2) Elezioni parlamentari, dicembre 2005
venne poi estesa anche alle
elezioni nazionali in vista di Le prime elezioni per la formazione di un governo non-transitorio e con una
quelle dell’aprile 2010.
22. Per i dati relativi ai ri- nuova costituzione, approvata con referendum il 15 ottobre 2005, si sono
sultati delle elezioni: cfr. svolte il 15 dicembre 2005. A differenza delle elezioni successive alla riforma
«BBC News», http://news.
b b c . c o . u k / 2 / h i /m i d d l e _ del gennaio 2009, queste si tennero ancora con un sistema di liste chiuse,
east/4700870.stm. come avvenuto nelle precedenti elezioni21. In seguito all’opposizione americana
alla conferma di Ibrahim al-Jafari come primo ministro e a consultazioni
protrattesi per 156 giorni, tale funzione venne affidata a un altro membro
del partito al-Dawa, Nuri al-Maliki.
A differenza delle precedenti elezioni, quelle del dicembre 2005 videro l’ampia
partecipazione di tutte le componenti della popolazione, compresi i sunniti22.
il potere del sangue.

Prendendo a modello il successo degli sciiti nelle elezioni del gennaio del
2005, questi si presentarono con un’unica grande coalizione sunnita, l’Accor-
do (Iraqi Accord Front, Tawaffuq). Dal loro canto, gli sciiti si presentarono
ancora una volta con un’unica coalizione elettorale, l’UIA. Inoltre, i sei partiti,
movimenti e gruppi alla base della coalizione (lo SCIRI, l’Organizzazione
Badr, il Partito al-Dawa e il Partito al-Dawa–Organizzazione Iraq, i sadriti,
il Partito Fadhila) rafforzarono il loro dominio e controllo su di essa rispetto
alle numerose personalità indipendenti che avevano caratterizzato la lista nelle
precedenti elezioni. Lo SCIRI (ISCI) e l’Organizzazione Badr, da una parte,
e i sadriti dall’altra si assicurarono il maggior numero di candidati, seguiti 23. c. b., L’Iraq volta pagina: 79
nuovo governo e ritiro delle
in ordine d’importanza dai due partiti al-Dawa e, in ultima posizione, dal truppe, in «Il Sole 24 Ore», 20
Partito Fadhila e dagli Indipendenti. maggio 2006.
Le elezioni, organizzate in questa tornata non su un unico distretto elettorale 24. Cfr. r. visser SCIRI, Da-
awa and Sadrists in the Cer-
nazionale bensì su liste provinciali (per un totale di 230 seggi, più 45 seggi tified Iraq Elections Results,
assegnati a livello nazionale), videro un’imponente tasso di partecipazione in «historiae.org», 11 febbraio
2006.
del 78%. Esse furono però anche marcate da numerose accuse di frode e irre- 25. Per i dati finali in termi-
golarità (vi furono 141.568 voti invalidati su 12.396.631). Ci vollero numerosi ni di seggi, cfr. a. reddie, A
History of Violence, in «Open
mesi per arrivare a un accordo sulla formazione del governo. L’UIA, risultata Canada», reperibile presso
vincitrice con 128 seggi (109 proporzionali e 19 “nazionali”, cui dopo le ele- l’url http://opencanada.org/
zioni si aggiunsero 2 seggi del gruppo proto-sadrita Risaliyyun), fu capace features/the-think-tank/es-
says/a-history-of-violence-2/.
di arrivare a proporre un nome per la candidatura a primo ministro, quello 26. Per i dati relativi ai ri-
di Nuri al-Mailki, solo il 21 aprile 2006. Il nuovo governo giurò, quindi, il sultati delle elezioni, cfr.
r. visserv, A Certified
20 maggio23. Mess  (Updated), in «Iraq
All’interno dell’UIA, i sadriti ottennero la maggior percentuale dei seggi su and Gulf Analysis», 1 giugno
2010, http://gulfanalysis.
liste provinciali24 (il 23%). Dal loro canto, lo SCIRI (ISCI) e l’Organizzazione wordpress.com/2014/06/16/
Badr si posizionarono al terzo posto (19%), dietro gli Indipendenti (22%). the-iraqi-supreme-court-cer-
Tuttavia, lo SCIRI (ISCI) e l’Organizzazione Badr furono in grado di rifarsi tifies-the-30-april-general-e-
lection-result/, consultato il
assicurandosi la maggior parte dei 19 seggi nazionali (9, contro 3 andati ai 15 giugno 2014, e in generale
sadriti) ottenuti dalla coalizione (su un totale di 45). Archive for the ‘Iraq’s 2010
parliamentary election’Cate-
gory, nello stesso blog all’url
3) Elezioni parlamentari, marzo 2010 http://gulfanalysis.wordpress.
com/category/iraqs-2010-par-
liamentary-election/; inter-
Le successive elezioni parlamentari si sono svolte il 7 marzo 2010. In questa national crisis group, Iraq’s
tornata elettorale si sono presentate ben 85 coalizioni. In termini di risultati Secular Opposition: The Rise
and Decline of Al-Iraqiya,
elettorali, le quattro principali coalizioni sono state le seguenti25: il Movimento in «Middle East Report»,
Nazionale Iracheno (Iraqi National Movement): 2.849.612 voti (24.72%) e n. 127, 31 luglio 2012, www.
crisisgroup.org/en/regions/
89 (91) seggi; la coalizione Stato della Legge (State of Law): 2.792.083 voti middle-east-north-africa/
(24.22%) e 87 (89) seggi; l’Alleanza Nazionale Irachena (Iraqi National iraq-iran-gulf/iraq/127-ira-
qs-secular-opposition-the-ri-
Alliance): 2.092.066 voti (18.15%) e 68 (70) seggi; e l’Alleanza Democratica se-and-decline-of-al-iraqiya.
e Patriotica del Kurdistan (Democratic Patriotic Alliance of Kurdistan): aspx; e j. wing, Iraq’s Poli-
1.681.714 voti (14.59%) e 42 (43) seggi. Facendo seguito a un’alleanza post-e- tics Not Much Has Changed
by 2010 Elections, in «Mu-
lettorale fra la coalizione Stato della Legge e l’Alleanza Nazionale Irachena, e sings on Iraq», 21 maggio
a un’impasse parlamentare e a consultazioni protrattesi per 249 giorni, Nuri 2010, http://musingsoniraq.
blogspot.it/2010/05/ira-
al-Maliki (del partito al-Dawa) fu riconfermato alla carica di primo ministro. qs-politics-not-much-chan-
Ci vollero, quindi, alcuni altri mesi per formare il governo. ged-by-2010.html.
A differenze delle precedenti elezioni parlamentari (ma in linea con quanto
verificatosi nelle elezioni provinciali del gennaio del 2009), che avevano visto
la presenza di una coalizione sciita unica (l’UIA), questo nuovo appuntamento
elettorale26 ha visto il Sayyid Muqtada al-Sadr e il Sayyid Ammar al-Hakim
presentarsi all’interno di una nuova coalizione, l’Alleanza Nazionale Irachena
rivista di politica 3

(Iraqi National Alliance, INA27). Tale coalizione era nata dal tentativo, da
parte dell’ISCI, di rimediare a quanto successo nelle prime elezioni provin-
ciali della recente storia del paese (gennaio 2009), che si erano risolte in una
importante sconfitta per il partito. Questa sconfitta era stata il frutto della
fuoriuscita dall’UIA del Partito della Missione Islamica (Islamic Mission Party,
al-Dawa). Quest’ultimo si era presentato alle elezioni con un nuovo progetto
e soggetto politico, la Coalizione Stato della Legge28 (State of Law Coalition).
Ciò le fece ottenere un risultato importante che la portò, attraverso una serie
di alleanze, a formare il nuovo governo, ripropo-
80 27. Formata dall’ISCI, dall’I- 33. Cfr. h. al-qarawee, Ha- nendo Nuri al-Maliki come primo ministro. Tale
raqi National Congress di kim Lanuches ‘Citizen Coa-
Ahmad Chalabi, dall’Orga- lition’in Iraqi Elections, in
governo venne formato da al-Maliki nonostante
nizzazione Badr, dai sadriti, «Al Monitor», 9 aprile 2014, la coalizione elettorale ad aver ottenuto il maggior
da alcuni membri fuoriusci- www.al-monitor.com/pulse/ numero di voti fosse stata il Movimento Nazionale
ti da al-Dawa e guidati da originals/2014/04/iraq-ha-
Ibrahim al-Jafari, dal partito kim-coalition-campaign-e- Iracheno (Iraqi National Movement, Iraqiyya)
Fadhilah, dallo Shia Turkmen lections.html#. guidato da Ayad Allawi.
Movement, e da altri partiti
minori. Cfr. Iraq’s Most Power- Le elezioni del 2010 rappresentarono il peggior
ful Coalitions, in «Al Zajeera», risultato elettorale della storia dell’ISCI. In quell’occasione, il partito ottenne
4 marzo 2010.
28. Formata da al-Dawa,
solo 20 seggi in parlamento. Inoltre, in seguito all’entrata dell’Organizzazione
dall’Anbar Salvation Front – un Badr nella coalizione di governo di al-Maliki, l’ISCI perse persino alcuni dei
partito dell’Awakening Coun- suoi venti deputati che si unirono al gruppo parlamentare di tale organiz-
cil –, e da una serie di altri pic-
coli partiti guidati da membri zazione29.
del parlamento uscenti. Al contrario dell’ISCI, i Liberi Indipendenti (Free Independents, al-Ahrar),
29. j. cole, Sadr Emerging as
Kingmaker in Iraqi Election; la forza politica legata al Sayyid Muqtada al-Sadr, risultò netta vincitrice30.
Will Muqtada demand Quicker Peraltro, e forse non a caso, queste elezioni erano le prime a cui il movimen-
US Withdrawl, in «Informed
Comment», 25 marzo 2010,
to ispirato da al-Sadr partecipava in maniera chiara e convinta dopo che lo
www.juancole.com/2010/03/ stesso Muqtada aveva dichiarato, nel 2008, la cessazione delle ostilità militari
sadr-emerging-as-kingma- contro l’occupazione anglo-americana, la dissoluzione dell’Esercito del Mahdi
ker-in-iraqi.html, e a. sha-
did, Followers of Sadr Emerge (Jaish al-Mahdi) e la sua trasformazione in un movimento esclusivamente
Stronger After Iraq Elections, politico e sociale.
in «The New York Times», 16
marzo 2010. In seguito alle elezioni del 2010, il movimento di Muqtada al-Sadr avan-
30. h. al-qarawee, Hakim La- zò – senza successo – il nome del Sayyid Jafar al-Sadr come possibile primo
nuches ‘Citizen Coalition’in Ira-
qi Elections, in «Al Monitor», 9
ministro dell’Iraq. Cugino e cognato di Muqtada, ma soprattutto figlio del
aprile 2014, www.al-monitor. più eminente studioso sciita iracheno della seconda metà del secolo scorso
com/pulse/originals/2014/04/ (l’Ayatollah Sayyid Muhammad Baqir al-Sadr), il Sayyid Jafar era risultato
iraq-hakim-coalition-campai-
gn-elections.html#. secondo degli eletti nel distretto di Baghdad, dietro il capolista Nuri al-Maliki
31. Cfr. ch. mallat, Jaafar (leader della coalizione Stato della Legge)31. Sia l’ISCI che i sadriti entrarono
al-Sadr: A confluence prime
minister for Iraq, in «The a far parte del nuovo governo formato da al-Maliki.
Daily Star», 19 agosto 2010;
l. sly, An unlikely Iraqi lea-
der emerges, in «Los Angeles
4) Elezioni parlamentari, aprile 2014
Times», 3 maggio 2010; q.
abdul-zahra, Anti-US cleric Le ultime elezioni parlamentari si sono tenute il 30 aprile del 2014. Vi hanno
calls for Iraq referendum on
PM, in «3News», 31 marzo partecipato 276 gruppi politici, la grande maggioranza dei quali raccolti in
2010; e k. richa, A Liberal, coalizioni elettorali. Secondo i dati forniti dall’IHEC, su 107 liste elettorali 39
Secularist “Sadr” for Iraq?,
in «Gatestone Institute», 24 erano coalizioni e 68 raggruppamenti o partiti indipendenti.
marzo 2010, www.gatesto- In questa occasione32, il Sayyid Ammar al-Hakim si è presentato alla testa di
neinstitute.org/1116/a-libe-
ral-secularist-sadr-for-iraq.
un nuovo soggetto politico, la Coalizione dei Cittadini (Citizen Coalition)33.
32. Per i dati relativi ai risultati Tale coalizione comprendeva l’ISCI e 18 altri partiti e fazioni. La coalizione
delle elezioni: cfr. «Election- era il risultato di alcuni importanti cambiamenti apportati da al-Hakim alla
Guide», all’url www.election-
guide.org/elections/id/2425/. dirigenza dell’ISCI già in vista delle precedenti elezioni, quelle provinciali
dell’aprile 2013. Queste ultime avevano visto un’ottima affermazione sia per
il potere del sangue.

al-Hakim, il cui partito aveva ottenuto 61 seggi, che per al-Sadr, il cui movi-
mento ne aveva ottenuto 58. Nelle stesse elezioni, la Coalizione Stato della
Legge del premier al-Maliki aveva ottenuto 87 seggi34. Inoltre, le elezioni pro-
vinciali avevano visto al-Hakim e al-Sadr alleati in diverse provincie, cosa che
li aveva portati alla conquista di due aree di estrema importanza: la capitale
Baghdad e la città di Basra, la più importante del sud del paese e luogo dei
principali giacimenti di petrolio dello stesso35. La vittoria di al-Hakim era
risultata di particolare importanza perché aveva fatto seguito alla definitiva
uscita dell’Organizzazione Badr dall’ISCI36.
Venendo ai risultati delle ultime elezioni parlamentari, i sadriti sono finiti 34. Cfr. m. habib, The Next 81
Leader of Iraq? Former Ex-
al secondo posto con 34 seggi, mentre la Coalizione dei Cittadini (Citizen tremist and Islamic Cleric the
Coalition) di al-Hakim ha ottenuto il terzo con 31 eletti. Vincitore delle con- Most Likely Candidates, in
sultazioni è risultata la Coalizione Stato della Legge (State of Law Coalition) «Niqash», 7 luglio 2013, www.
niqash.org/articles/?id=3322.
con ben 92 seggi. 35. Ibidem.
La costituzione irachena prevede che il primo passo dopo le elezioni parlamen- 36. Cfr. m. habib, Official
Split: Shifting Shiite Alle-
tari consista nella nomina del presidente del Parlamento e dei suoi due vice. giances Change Political
Il 15 luglio del 2014 è stato eletto a tale carica il sunnita al-Jibouri, membro Landscape, in «Niqash», 15
marzo 2012, www.niqash.org/
della lista elettorale Mutahiddun37. Il secondo passo previsto è l’elezione del articles/?id=3011.
presidente della Repubblica. Con 211 voti su 269 votanti, il 24 luglio dello 37. Cfr. Iraq, sunnita al-Juburi
stesso anno è stato eletto a tale carica il settantaseienne curdo Fouad Mas- eletto nuovo presidente del Par-
lamento, in «la Repubblica»,
soum, uno dei sei fondatori dell’Unione Patriotica del Kurdistan (Patriotic 15 luglio 2014.
Union of Kurdistan), il partito guidato e co-fondato dal presidente uscente 38. Iraq elects Kurdish politi-
cian as president, in «The Wa-
Jalal Talabani38. Il terzo passo è la nomina di un primo ministro da parte del shington Post», 24 luglio 2014.
Presidente della Repubblica, incarico che viene conferito al maggiore blocco 39. a. j. rubin e m. r. gordon,
Political Crisis in Iraq Deepens
politico in parlamento. L’11 agosto del 2014, tale incarico è stato conferito as President Nominates a New
allo sciita Hayder al-Abadi, membro del partito al-Dawa39. Il nuovo governo Prime Minister, in «The New
ha giurato l’8 settembre40. Sia i sadriti che la coalizione guidata da al-Hakim York Times», 11 agosto 2014.
40. Iraqi Parliament Approves
sono entrati a far parte del nuovo governo. Il Sayyid Ibrahim Bahr al-Ulum, New Government Headed by
eletto come candidato della Coalizione dei Cittadini (Citizen Coalition), è Haider al-Abadi, in «Reuters»,
8 settembre 2014.
entrato anch’egli a far parte del nuovo parlamento. 41. Con l’eccezione di Muham-
mad Bahr al-Ulum, gli altri
quattro erano stati tutti mem-
bri del Consiglio di Comando
Un passo indietro: la caduta di Saddam e la formazione del Consiglio Iracheno (Iraqi Leadership
di Governo (Governing Council) Council), anche noto come
G-7. Cfr. allawi, The Occupa-
tion of Iraq, cit., pp. 108-111 e
1° maggio del 2003. Questa è la data in cui il presidente americano George pp. 87-89.
W. Bush annunciò ufficialmente la fine della Terza guerra del Golfo. Poco
più di un mese dopo, a Baghdad, la capitale liberata dal regime di Saddam
Hussein, la coalizione anglo-americana che aveva invaso il paese annunciò la
formazione di un Consiglio di Governo Iracheno (Iraqi Governing Council,
IGC) di transizione che avrebbe avuto il compito di coordinare l’Autorità
Provvisoria della Coalizione (Coalition Provisional Authority, CPA), guidata
dallo statunitense Paul Bremer, nell’amministrazione del paese. Il Consiglio,
formato da 25 membri, si diede una presidenza a rotazione di nove persone.
Cinque erano sciiti: il Sayyid Abd al-Aziz al-Hakim (ISCI, all’epoca ancora
SCIRI), l’Ayatollah Sayyid Muhammad Bahr al-Ulum (la più importante
figura religiosa del Consiglio), Ibrahim al-Jafari, Ahmad Chalabi, e Ayad
Allawi41. Dotato di un potere relativamente limitato, compito principale del
Consiglio era la nomina dei 25 ministri del gabinetto e la supervisione del
loro operato. Fra le varie nomine fatte dall’IGC ci fu quella del primo Mini-
rivista di politica 3

stro del Petrolio dell’Iraq post-guerra, la cui carica venne conferita al Sayyid
Ibrahim Bahr al-Ulum.
In quei giorni, fuori dai palazzi del potere della cosiddetta Green Zone l’inviato
speciale delle Nazioni Unite Sérgio Vieira de Mello incontrava tre personaggi
chiave del panorama sciita: il Grande Ayatollah Sayyid Ali al-Sistani, l’Aya-
tollah Sayyid Muhammad Baqir al-Hakim (fratello maggiore di Abd al-Aziz
e leader dello SCIRI), e il Sayyid Muqtada al-Sadr. Si andava così delineando
una tendenza – quello verso la costituzione di potenti dinastie politiche – che
negli anni successivi e fino ad oggi avrebbe pesantemente condizionato la vita
82 della fragile democrazia irachena.

Conclusioni

Un’importante caratteristica della recente storia politica dell’Iraq è dunque


la presenza in ruoli assolutamente preminenti di alcuni membri di tre sole
famiglie o casate: gli al-Sadr, gli al-Hakim e, in secondo piano ma egualmente
importanti, i Bahr al-Ulum. Nelle precedenti pagine, abbiamo segnalato il
ruolo svolto da alcuni dei rappresentanti più in vista di tali clan: Ammar
al-Hakim, Abd al-Aziz al-Hakim, Muqtada al-Sadr, Jafar al-Sadr, Muham-
mad Bahr al-Ulum e Ibrahim Bahr al-Ulum. Come visto trattando della
recente storia elettorale del paese, due di queste famiglie hanno fondato,
in modo distinto, e guidano importanti partiti e movimenti politici. Molti
dei membri di tali famiglie sono ùlama. Altri, però, non lo sono. Tutti sono
alidi. Questi personaggi sono membri di casate definibili come ‘famiglie
alidi sciite’. Rispetto al quadro democratico e allo scenario politico dell’Iraq
post-Saddam, sembra che tali casate si stiano trasformando in vere e proprie
dinastie politiche, svolgendo un ruolo di indirizzo e un’influenza che nella
politica contemporanea sembra riscontarsi anche in altri regimi democratici
nelle varie parti del mondo. A conferma di una tendenza o linea di evoluzione
alla quale gli studiosi di politica – in particolare quelli che si occupano dei
regimi democratici e del loro funzionamento interno – dovrebbero annettere
maggiore attenzione.

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