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Inglese: introdotto all’incirca 1500 anni fa da invasori anglosassoni → prima illetterati, poi cominciano a
scrivere opere nella loro lingua (ex. Anglo-Saxon Chronicles)
TAPPE:
3. Early Modern English: 1500/1600 ca, lingua di Shakespeare) cambiano vocali e grammatica;
CALCO: parola tradotta morfema per morfema ex. SIM(con)PATIA (pathos), dal greco, e
COM(con)PASSIO(pathos)
Il vocabolario di base (pronomi, parti del corpo, verbi e aggettivi semplici, fenomeni naturali, forme
grammaticali) difficilmente viene preso in prestito.
o TRATTAMENTO FONOLOGICO: si adatta un po’ il modo di pronunciare per venire incontro alle
esigenze dei parlanti. Si può:
- cercare di riprodurre al meglio la parola;
- pronunciare la parola esattamente come se appartenesse alla propria lingua.
Se il primo caso predomina, si finirà per modificare il sistema fonologico della lingua d’arrivo (vedi
l’inserimento della V nel sistema dell’inglese antico)
ALLOFONO: suoni intercambiabili (ex. B e V nello spagnolo, che non creano opposizione fonologica)
o TRATTAMENTO MORFOLOGICO: passaggio da sostantivo a verbo utilizzando dei LIGHT VERBS ex. キ
ス(bacio) + する (fare). Eventuali complicazioni date dalle differenze morfologiche tra lingua di
partenza e di arrivo (sing/plu – casi – masch/femm) ex. in inglese DATUM(sing)/DATA(plu) → DATA
(sing e plu).
Le lingue con i casi nelle parole complesse generalmente non li applicano mentre per il genere di
solito si mette tutto al maschile.
Esistono poi anche i composti DVANDVA (due teste) e composti ESOCENTRICI dove l'elemento testa
è esterno alla parola (ex. PELLEROSSA).
DERIVAZIONE: creazione di una nuova parola tramite un affisso (ex. Perfetto → Perfettamente). La
produttività di un affisso è il grado di libertà con cui si possono derivare nuove parole.
CONVERSIONE (derivazione zero): muoversi da una categoria ad un’altra senza modificare il
termine ex. TO DRINK → A DRINK.
CLIPPING: parola corta da una lunga più con uguale significato (ex. TELEPHONE → PHONE).
In molti casi la parola clippata sostituisce l’altra e non è più un’abbreviazione.
Altre volte acquisisce suffissi curiosi ex. AMMUNITION → AMMO.
BLENDING: misto di composto e clipping, un unione di due pezzi (ex. SMOKE+FOG→SMOG).
RETROFORMAZIONE: creazione di una parola dalla rimozione di un affisso apparente (ovvero non lo
è veramente, ex. SELF-DESTRUCTION→SELF-DESTRUCT).
A differenza del Clipping il significato può cambiare (ex. EDITOR→EDIT).
REANALISI: interpretazione di una parola che non ha una struttura storicamente valida e ottenere
un nuovo morfema per coniare nuove parole.
Ex. HAMBURGER: dalla città di Hamburg. Visto che la prima sillaba suona come prosciutto
ne hanno dedotto che il resto è un panino.
Ex. BIKINI: da un atollo del Pacifico dove hanno fatto esperimenti nucleari + BI per i due pezzi
ACRONIMI (quando si leggono come una parola sola ex. NATO) e INIZIALISM ex. FBI.
- Soggetti TABU’: aree semantiche che cambiano più rapidamente (per la ricerca di Eufenismi).
Il massimo del Tabù si trova in Australia (Ex. Linguaggi della Suocera: stili di parlato utilizzati
obbligatoriamente in presenza di certi parenti). Inoltre nei linguaggi indigeni alla morte di una persona
si rendono tabù le parole che somigliano al suo nome.
- Eufenismi per gentilezza: Ex. GENTILE (“di buona nascita”, poi si è esteso a “socialmente adeguato”).
Quando non è immediato il perché del cambio semantico a questo viene dato un nome preciso:
GENERALIZZAZIONE: il significato da piccolo si allarga Ex. DOG → da razza di cane a cane universale.
PEGGIORAMENTO: Ex. VILLAIN → inizialmente “contadino”. Ex. Mrs. non è più abbreviazione di
niente perché MISTRESS è peggiorato in “zoccola”.
METAFORA: si applica un significato improprio per sottolineare una somiglianza Ex. HEAD → da
“testa” a “cose o persona in alto”.
METONIMIA: un attributo di X per indicare X → Ex. CROWN per il Re. A volte si è perso il motivo.
SINEDDOCHE: una parte per il tutto e viceversa → Ex. FELINO per Gatto; FERRO per Spada.
Un significato può coesistere con il precedente o soppiantarlo (capita spesso con significati offensivi o
molto fraintendibili) → INTERFERENZA.
2. Il contesto linguistico;
1. Descrizioni esteriori della realtà diventano descrizioni interiori di percezioni e valutazioni Ex. FEEL →
inizialmente “toccare”;
2. Descrizioni esteriori/interiori diventano significati testuali Ex. WHILE → dapprima solo “periodo di
tempo”, ora anche “mentre”;
3. Significati diventano sempre più basati sull’atteggiamento e sulle convinzioni soggettive del
parlante Ex. PROBABLY → dapprima “plausibile”, ora “probabilmente”.
DISSIMILAZIONE: rende i suoni più dissimili (in genere per evitare l’affaticamento della lingua e gli
organi fonatori) Ex. COLONNELLO → CORONELO in spagnolo.
LENIZIONE: scala di valori in base all’ostruzione dell’area della bocca interessata: (T-
TAPPING?)
1- C. Geminata → Semplice: DEGEMINAZIONE, Ex. SICCU (latino) → SECO (spagnolo);
2- C. Occlusiva → Fricativa → Approssimante: SPIRANTIZZAZIONE, Ex. HABEBAT → AVEVA;
3- C. Occlusiva → Liquida: Ex. WATER (inglese) → WATER (pronuncia americana);
4- C. Occlusiva → Occlusiva Glottidale Sorda: DEBUCCALIZATION (rimozione di attiva dalla bocca),
Ex. Water (un po’ diverso);
5- Non Nasale → Nasale (ostruzione del naso): NASALIZZAZIONE, Ex. SABANU (latino, “aprire”) →
ZABANU (pre-basco) → ZAMAU (basco, “tovaglia”);
6- Sorda → Sonora (distanza da una vocale e tensione degli organi fonatori): VOICING (sonorizzaz.),
Ex. STRATA (latino) → STRADA;
A volte gli elementi si perdono e basta. Il PRESTITO contrasta la lenizione.
VELARIZZAZIONE: il retro della lingua si spinge verso il velo palatino Ex. MILK → MIWK (dialetto).
NASALIZZAZIONE: abbassamento del velo durante l’articolazione, spesso indotto da una nasale
successiva Ex. CAN’T, DON’T pronunciati all’americana.
SEGMENTAZIONE: gli aspetti fonetici, inizialmente in un unico segmento, si risolvono in due Ex.
CAÑÓN → CANYON (inglese); Ex. MUSIQUE (francese) → MUSIC.
Il CAMBIO INCONDIZIONATO in due casi ha effetti sul numero di fonemi del sistema:
1. CONFLUENZA: due fonemi si combinano in uno solo; Ex. B e V in spagnolo: BOTO
(monotono)/VOTO (voto) → si pronunciano uguali.
2. PERDITA: eliminazione di un fonema dalla lingua; Ex. perdita della H in francese e in spagnolo.
- SPAZIO FONOLOGICO: area dei fonemi di una lingua (per simmetria si tende ad equiparare il numero di
sorde e sonore.
- SPAZIO VOCALICO: spazio delle vocali
RULE ADDITION: Ex. Ad un certo stadio dello spagnolo [ - continuant, - friction] → [+ voice] / V __ V
RULE REORDERING: quando la sussistenza di due regole varia il risultato a seconda di quale delle due
viene prima, l’ordine delle regole diventa importante e il modificare questo ordine crea cambiamenti
fonologici. Quindi una regola può anche essere attivata solo se appare nella posizione da lei indicata
(feeding order).
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RULE SIPLIFICATION (Generalization): una regola che perde un suo tratto diventando più generale.
RULE INVERSION: in genere in questo approccio per regole si dice che ogni morfema ha una FORMA
IMPLICITA che può essere cambiata foneticamente da una regola producendo una FORMA DERIVATA.
Ex. Nel basco ad un certo punto si è applicata la regola “l → r / V __ V” e parole come GALI (“grano”)
sono diventate GARI. Nonostante questo nei composti si perde la vocale finale e quindi si ritorna alla
Forma Implicita (GAL-BAHE, “setaccio per il grano”). La complicazione si ha con le parole che già
avevano una “r intervocalica” come ZAMARI (“cavallo”): nei composti si perde la vocale finale e la R
diventa L (ZAMAL-DUN, “cavallerizzo”) → la spiegazione è che ZAMARI è stata considerata una Forma
Derivata producendo una Regola Invertita “r → l / V __ + C”.
CAMBIO MORFOLOGICO:
REANALISI: una parola che storicamente ha una particolare struttura morfologica viene percepita
dai parlanti come una seconda. Ex. come nel caso già visto di BIKINI, un morfema da cui ne sono
stati estrapolati due. Un altro esempio è la parola UNICORNO dal latino UNI- e CORNU, femminile.
In francese la parola è stata interpretata con l’articolo femminile indeterminativo “UNE ICORNE”;
infine essendo “L” l’articolo determinativo prima di una vocale si è passati da “L’ICORNE” all’attuale
LICORNE.
- Un particolare tipo di REANALISI è la META-ANALISI, cioè movimenti del confine del morfema. Ex. la
parola NAPRON che è stata confusa insieme all’articolo “a(n)” → “AN apron”.
ANALOGIA: si ricorre ad una forma andando per analogia: questa può essere su basi in larga scala
(come i plurali inglesi i quali possono essere così regolari da avere delle regole ben precise), ma
anche no → Ex. il passato di CATCH, che era “Catched”, è diventato CAUGHT per la sua analogia con
“Teach, Taught” per esempio. Un altro Ex. ancora è l’uso del suffisso –ABLE (-bilis) esteso a i verbi di
origine non latina per l’esistenza di coppie prese in prestito dal latino come “imagine/imaginable”.
Infine l’Analogia può bloccare (ANALOGICAL MAINTENANCE) o rovesciare (ANALOGICAL
RESTORATION) l’effetto di un regolare cambio fonologico.
→ STURTEVANT’S PARADOX: sound change is regular, but produces irregularity; analogy is irregular,
but produces regularity; EX. Il caso già visto del cambio fonetico della S intervocalica in latino che
diventava R. Successivamente nei testi classici l’ANALOGIA ha cambiato la S in R eliminando
l’alternanza in moltissime parole (HONŌS, HONŌRES → HONŌR HONŌRES). In pratica un regolare
cambio di suono aveva distrutto un paradigma regolare e un analogia irregolare a ripristinato quasi
del tutto un paradigma regolare: questo processo si chiama ANALOGICAL LEVELLING.
A volte questo processo porta paradigmi entrambi regolari Ex. DEUS/DIVI. Il plurale non sembrava
appartenere al singolare e così ha preso un nuovo paradigma regolare, come però ha fatto anche il
singolare: il risultato è stato due nuove parole derivate dallo stesso antenato (DEUS/DEI e
DIVUS/DIVI).
- CONTAMINAZIONE: cambio irregolare di una parola dall’influenza di un’altra con cui è associata in
qualche modo Ex. il contrario di MALE era “FEMELLE”, poi FEMALE per rafforzare
l’associazione/opposizione.
2) Una Forma Derivata è rimodellata più trasparente e più simile alle forme da cui è derivata.
3) Una forma che consiste in modo trasparente di radice+affisso serve da modello per rimodellare
forme correlate dove quella struttura è opaca.
4) Quando una forma subisce un cambiamento analogico la nuova prende la funzione primaria mentre
la vecchia rimane con funzione secondaria Ex. BROTHER/BRETHREN cui plurale per analogia è stato
reso semplicemente BROTHERS. Quello vecchio viene usato solo in certi contesti, specie religiosi.
5) Per ristabilire una distinzione centrale del significato la lingua abbandona distinzioni marginali. Per
esempio dall’Old-French all’attuale per mantenere chiara la distinzione fra singolare e plurale si è
abbandonata la distinzione dei vari casi latini.
6) Una forma nativa può essere rimodellata dall’influenza di una non-nativa, specie se prestigiosa.
Uno degli approcci che tentano di spiegare questi processi è quello del NATURAL MORPHOLOGY
(NM) che afferma la naturalità (unmarked) di certi tipi di forme rispetto ad altre (non la loro
correttezza).
Forme non marcate (naturali):
Compaiono spesso nelle lingue e in grandi varietà di contesto;
“ lingue PIDGIN o introdotte presto in CREOLE;
Aquisite presto dai bambini; Per questo motivo però forme cosiddette non-naturali
potrebbero persistere perché imparate prima delle regole per la loro particolare
frequenza fin dalla tenera età Ex. SEE/SAW;
Resistenti all’afasia e ai cambiamenti;
Risultano spesso dai cambiamenti;
Sono esibite dai prestiti e dai neologismi;
Sono poco affette da errori di pronuncia;
(ALCUNE sono ICONICHE, cioè “un-significato-una-forma”). Ex. un plurale come
DOGS contiene più significato di un singolare DOG, quindi ha più materiale
morfologico. Plurali come radius/radii sono meno naturali in inglese.
Ad ogni modo come molte lingue diventano sempre più naturali altre non lo fanno (Tedesco,
Russo…) →
1) In primo luogo una morfologia innaturale potrebbe derivare da cambiamenti fonologici
regolari su morfologia naturale;
3) Lingue che hanno l’ideale iconico di avere distinti morfemi per ogni pezzo di
informazione grammaticale tendono ad avere parole lunghe che possono sembrare
innaturali da un altro punto di vista;
NM, WOLFGANG DRESSLER classifica i casi di morfologizzazione delle regole in tre tipi:
1) REGOLE FONOLOGICHE: si applicano senza eccezioni per creare forme pronunciabili e a
differenze delle seguenti due regole, questa trova sempre applicazione;
2) REGOLE MORFOLOGICHE: solo per certe parole, ma comunque regole formali come le
precedenti Ex. la regola inglese VELAR SOFTENING (una velare plosiva /K, G/ diventa /s,
ʃ, ʤ/) → electri[k], electri[s]ity;
CAMBIO DEL TIPO DI MORFOLOGICA: quando il sistema morfologico di una lingua viene
completamente sostituito da un altro diverso.
2) In una AGGLUTINANTE una singola parola può consistere in diversi morfemi, ma ognuno
chiaramente distinto nella sua forma uno dopo l’altro (Ex. turco);
3) In una FLESSIVA la parola consiste tipicamente in diversi morfemi i cui confini sono
difficili o impossibili da identificare, uniti insieme in un unico pacco. (Ex. latino, specie le
desinenze).
Col tempo ci può essere quindi un passaggio tra i tipi e inizialmente si pensava nell’ordine appena
dato passando a 2 con la “Composizione” e a 3 con complicati “Cambi Fonologici”: per esempio il
cinese da perfetta lingua isolante sta diventando sempre più agglutinante. Adesso comunque non
c’è motivo di credere che i cambi debbano procedere in un’unica direzione Ex. Old-English era un
linguaggio molto flesso, ma adesso non più a parte qualche traccia rimasta (HOT/HEAT,
GOOSE/GEESE), assumendo caratteri agglutinanti fino a molti isolanti attualmente.
Nel caso delle lingue derivanti dal latino che hanno perso il sistema dei casi questo è accaduto a
causa dei cambiamenti fonologici e all’introduzione sempre più massiccia di preposizioni per
rafforzare il caso fino a che non sussisteva più motivo di possedere un sistema a casi.
CAMBIO SINTATTICO:
RIANALISI: Ex. La copula in cinese arcaico era un pronome dimostrativo “questo”, ma comparendo
sempre nella data frase “X dim Y” allora “X copula Y”, venendo rianalizzato come copula,
esattamente come è successo in ebraico con la copula HU, che è (ancora) il pronome di terza
persona singolare maschile.
Ex. Il tempo perfetto in inglese si forma con il verbo avere (+ participio passato). Il verbo avere di
possesso diventa quindi ausiliare per questa specifica forma → è da notare un’altra forma statica
che usa gli stessi elementi in un differente ordine dove, ha differenza del perfetto, non c’è nessun
vero indizio di azione propria: “I have a couple of ribs broken” → Old-english aveva solo
quest’ultima forma statica e il verbo avere e il seguente erano legati morfologicamente, legame che
successivamente è cominciato a sparire favorendo la rianalisi: il verbo avere è diventato un ausiliare
e la frase ha assunto il significato del tempo perfetto.
- RENEWAL: sostituzione di forme andate perdute con altre diverse, ma con lo stesso scopo;
- La grammaticalizzazione non è limitata ad una frase: “I believe that. She will marry me” → “I
believe that she will marry me”;
- Riassumendo nella Grammaticalizzazione un ordinario elemento lessicale con un ordinario
significato comincia ad essere utilizzato in alcuni contesti particolari, il significato originario
viene Opacizzato e diventa un marcatore grammaticale di certe costruzioni sintattiche fino
a, eventualmente, essere ridotto ad un pezzo di morfologia.
TIPOLOGIA: consiste nel tipo di ordine nella frase di una lingua (BASIC WORD ORDER, Greenberg) →
SOV, SVO , VSO/ VOS, OVS, OSV (dal più frequente ai tre minori). Una tipologia è utile se le lingue
che la utilizzano hanno molti altri tratti in comune oltre al semplice ordine si “soggetto, oggetto e
verbo” → una lingua che entra perfettamente negli schemi di una tipogia si dice esibisca un alto
grado di “ARMONIA TIPOLOGICA” (Ex. Giapponese per la lingua OV).
- Tutto questo è utile nel cambio sintattico perché quando avviene uno o due cambi
riguardante aspetti tipologici di solito subisce anche tutti gli altri o molti (un esempio
riguarda l’inglese che sembra fosse una lingua molto OV, poi cambiata in una molto VO);
- DRIFT: la caratteristica di una lingua di continuare a cambiare verso una stessa direzione;
CASE STUDY: Ex. l’inglese è una lingua ACCUSATIVA, ovvero i soggetti di verbi intransitivi e transitivi
sono trattati ugualmente (“She smiled” / “She saw me”), al contrario dei complementi oggetto (“I
saw HER).
Ex. il basco invece è una lingua ERGATIVA, ovvero sono i soggetti intransitivi e i complementi
oggetto ad essere trattati ugualmente, al contrario dei soggetti transitivi. Spesso queste lingue
mostrano morfologia ergativa solo in alcune circostanze (spesso nel tempo passato o nel perfetto,
frequente punto di origine di costruzioni ergative).
→ Considerando il Sanscrito dove la posizione del soggetto era piuttosto libera: probabilmente i linguaggi
indo-iraniani devono la loro costruzione ergativa ai vecchi passivi. Sembra che questi passivi (almeno al
passato), venissero usati sempre di più (forse per “formalità”) fino a che, contrastando con la frase attiva,
non ne hanno assunto il ruolo mantenendo la stessa morfologia e generando una costruzione ergativa.
→ Se una costruzione ergativa deriva da un passivo o un possessivo deve passare da uno stadio dove i
complementi oggetti sono il soggetto della frase (influenzando quindi la sintassi) Ex. lingua austr. Dyirbal.
RESTRUCTURING OF GRAMMARS (David Lightfoot): l’idea si basa sul modo in cui i bambini imparano le
regole della propria lingua e le mettono insieme nella loro mente in modo da costruire e interpretare li
enunciati.
In generale la grammatica sarà simile a quelle delle generazioni precedenti vicine, ma con tutti i cambi
fonologici, morfologici e sintattici nel tempo gli enunciati e la grammatica mentale potrebbero diventare
sempre più complessi fino a sfociare in una nuova generazione di bambini che costruiscono per loro stessi
una grammatica mentale più vicina alla lingua.
- Lightfood analizza gli ausiliari modali moderni come can, will e might notando che nell’Old-english
non esistevano come ausiliari modali, ma come semplici verbi ance se già con caratteristiche
inusuali. Successivamente dopo una maggiore e progressiva diversificazione una nuova generazione
di parlanti invece di analizzarli come verbi li hanno infilati in una nuova grammatica e non come
verbi, ma come una nuova categoria inventata per lo scopo. Aggiunge di credere che il processo sia
stato improvviso, nonostante le critiche.
ORIGINE DEI DIALETTI: Quando gli anglo-sassoni si stabilirono in tribù in Gran Bretagna parlavano
già varianti, ma solo leggermente diversi. Nel tempo partirono tutti i cambi alla lingua come visto
sopra, ma non era detto che il cambiamento avvenuto in un luogo si sarebbe propagato a tutto il
paese (Ex. per antiche difficoltà di spostamento; oppure i vicini confinanti potevano come no
introdurre i cambiamenti influenzando un’eventuale propagazione). Con la nascita delle regioni
relativamente omogenee si hanno i DIALETTI REGIONALI molto marcati (e quindi gli ACCENTI
REGIONALI). Dal 1500, dove le difficoltà di comprensione erano molto marcate, i tipografi nelle loro
pubblicazioni furono responsabili nell’uso di un vocabolario che sarebbe stato accettato
gradualmente come l’inglese standard da chiunque affiancandola a una loro diversificazione
regionale, tutt’ora chiaramente presente.
GEOGRAFIA DEI DIALETTI: una delle branche derivanti dal riconoscimento dell’importanza dei
dialetti al pari delle lingue morte da cui sono originati; si tratta della collezione di forme regionali
scelte usate a intervalli lungo una grande area.
Sono state tentate diverse tecniche, dall’intervista, al questionario e infine, per i problemi di
correttezza che ne derivavano, in Francia si è provato con un solo addetto specializzato che per
quattro anni ha girato per il paese facendo amicizie e collezionando di meno, ma affidabilissime
informazioni.
Le informazioni sono pubblicate poi in liste o le più utili MAPPE DIALETTALI che mostra le varianti
regionali per ogni singola variabile linguistica. Le località che usano la stessa variante si beccano lo
stesso simbolo sulla mappa e se i confini tra due forme vicine sono netti una linea chiamata
ISOGLOSSA (linee di estensione di un fenomeno) viene disegnata.
I risultati di solito vengono pubblicati in un ATLANTE DIALETTALE → si nota da essi che le isoglosse
di un fenomeno in un area sembrano non avere relazione con le altre di altri fenomeni della stessa
area, ma con dozzine e dozzine di mappe qualcosa dovrebbe emergere: più le isoglosse sono lunghe
e più e probabile trovarle vicine insieme (isogloss bundle) → questi insiemi rappresentano un
confine principale nei dialetti delle aree che separa (Ex. “langue d’oil” a nord e “langue d’oc” a sud
in Francia che hanno una parola differente per dire “sì”): tutto questo è stato determinante
nell’identificazione dei dialetti principali di un luogo.
CLASSIFICAZIONE GENALOGICA: quando i cambi regionali sono accumulati per secoli diventano
totalmente incomprensibili anche dai paesi vicini. Ex. 2500 anni fa il latino era una piccola e oscura
lingua parlata a e intorno a Roma, ma con l’Impero divenne la lingua di prestigio, fino a diventare la
lingua principale di milioni di persone. Il latino continuò a cambiare, anche molto, ma le autorità
romane mantennero un’uniformità su vasta area, fino al crollo dell’Impero nel V secolo → il latino,
lasciato libero, si diversificò per tutti i territori fino a non potersi capire più tra loro. Verso il VIII e IX
si applicarono nomi diversi alle varianti, vere e proprie lingue, inserite però in un flusso dialettale.
Con il prestigio (letteratura, politica…) di certi dialetti (come il Toscano in Italia) si definirono nuovi
standard fino a esseri imposti sul flusso dialettale → LINGUE ROMANZE (francese. spagnolo,
italiano, portoghese, galego, catalano, occitano, romancio, sardo, friulano, rumeno/moldavo).
Le lingue romanze sono GENETICALLY RELATED e costituiscono quindi una FAMIGLIA LINGUISTICA
(Romanza), sviluppata da un PROTO-LINGUAGGIO, in questo caso conosciuto (latino e, in
particolare, latino volgare). [180 VS]
Altre famiglie sono quella Germanica, Celtica, Slava, Iraniana… e naturalmente le loro ancestrali
Proto-Italica, Proto-Germanica e Proto-Celtica tanto tempo fa non dovevano essere che varianti
dialettali di lingue ancora più antiche e visto che per millenni hanno occupato i territori dall’India
all’Europa Occidentale sono inserite nella grande FAMIGLIA INDO-EUROPEA e il suo antenato
remoto la PROTO-INDO-EUROPEA (PIE), probabilmente 6.000 anni fa.
SCHLEICHER & SCHMITD: nelle stesse famiglie ci sono molto somiglianze e differenze fra le lingue.
Per rappresentarle SCHLEICHER propose il DIAGRAMMA AD ALBERO ricercando le innovazioni in
comune (pensando che le lingue che non le avevano probabilmente si erano divise più tempo
prima, mentre quelle molte legate avranno avuto un antenato comune da cui separate da meno
tempo), diverse dagli arcaismi in comune (rimasti semplicemente dalle origini).
→ questi diagrammi sono utili per l’immediatezza, ma sono molto imprecisi e suggeriscono
separazioni non realistiche, in più non rappresentano le isoglosse.
SCHMITD (suo allievo) propose quindi un nuovo modello chiamato A ONDA, somigliante ad una
mappa dialettale: i nomi delle lingue sono sparse per la pagina secondo un ordine conveniente e
ogni cambiamento significativo e rappresentato da una linea curva che circonda la lingua specifica.
→ “ mostrano graficamente il continuo contatto tra dialetti e lingue che hanno cominciato a
separarsi dimostrando l’irrealtà del modello ad albero e i suoi split arbitrari. Di contro non mostra
diversi periodi di una lingua allo stesso momento (al contrario del precedente), difficili da preparare
e consultare e quindi sono usati solo quando si vuole porre l’attenzione su particolari fatti specifici.
LE FAMIGLIE LINGUISTICHE DEL MONDO: partendo dalla vasta famiglia INDO-EUROPEA, questa si divide in:
Germanica, Italica, Celtica, Balto-Slava, Albanese, Greca, Traco-Frigia, Indo-Iraniana, Anatolica, Tocaria.
Contigua si ha la famiglia URALICA; ALTAICA: Turca, Mongola, Tungusa; CIUKOTKO-KAMCHATKE; SINO-
TIBETANA; DRAVIDICHE; AUSTRO-ASIATICHE; TAI; AUSTRONESIANA; PAPUANE (per geografia); PAMA-
NYUNGA; AFRO-ASIATICHE; NILO-SAHARIANE; KHOISAN; NIGER-KORDOFANIANE; (CAUCASICHE);
ISOLATE: singole lingue che sembrano non essere legate a niente Ex. Basco.
- Un problema rappresentano il giapponese e il coreano, per lungo tempo considerate Isolate, vista la
loro stressa relazione molti linguisti li attribuiscono alla vicina famiglia Altaica (forse al ramo
Tunguso) a cui sono più o meno legate, nonostante ancora non siano riusciti a convincere del tutto.
Le Americhe, con le loro numerose famiglie, sono diverse dal Vecchio Mondo. Alcune però sono
abbastanza grandi come l’ESCHIMO ALEUTINE; NA-DENE’; ALGOCHIANA; IROCHESE; SIOUAN;
MUSKOGEAN; HOKAN; CADDOAN; UTO-AZTECAN; CARAIBICHE; QUECHUA; TUPIAN.
6- Per ogni parola sopravvissuta dal linguaggio di origine con i risultati del punto 5 si
ricostruisce la forma che doveva avere precedentemente;
7- Con i risultati dei due punti precedenti si ricostruisce il sistema fonologico che il linguaggio
doveva avere e le sue regole di combinazione.
Oltre a dover scegliere in modo oculato le lingue da prendere in considerazione è possibile riscontrare
diverse DIFFICOLTA’:
1- Il metodo non può recuperare le caratteristiche del linguaggio ancestrale che sono scomparse nelle
lingue figlie attestate;
2- A volte l’intuire relazioni fra alcune lingue;
3- La comparazione dei proto-linguaggi ricostruiti per cercare relazioni genealogiche remote;
4- Lo stare attenti a non scambiare le parole prese in PRESTITO da un’altra lingua per elementi che
attestano una genealogia comune con quella → un modo per evitare il problema è limitarsi ad
osservare i VOCABOLARI BASE, se non c’è praticamente niente in comune con l’altra lingua,
nonostante tante altre parole esterne ad esso, è molto difficile che esse siano parenti
5- Stare attenti alle semplici coincidenze, a volte difficile da credere, ma plausibili considerando le
leggi della probabilità applicate al numero di parole che una lingua ha bisogno di avere e il numero
limitato di suoni, spesso ancora più limitato con sistemi fonologici simili → occorre quindi stare
attenti, più che alle somiglianze, alle corrispondenze sistematiche;
6- NURSERY WORDS: parole come MAMA e TATA che si trovano ovunque e non rappresentano prova;
IMITATIVE WORDS: come le onomatopee;
PHONAESTHETIC WORDS: parole coniate più o meno dal nulla perché hanno un bel suono;
7- Lo stare attenti a non fidarsi delle informazioni ottenute solo perché trovate stampate;
- IPOTESI NEOGRAMMATICA: i cambi fonologici sono di solito regolati, regola confermata anche dalle
corrispondenze genealogiche trovate fra lingue lontane migliaia di anni, ma sembra ci siano casi dove la
regolarità non è osservata.
Un esempio è la PRIMA ROTAZIONE CONSONANTICA GERMANICA (LEGGE DI GRIMM) applicata al Proto-
Germanico regolarmente (usando per * le consonanti PIE) →
Occl.sorde diventano fricative sorde: *p>f, *t>Þ (Ө), *k>x
Occl.sonore “ occlusive sorde: *b>p, *d>t, *g>k
Fricative sonore asp. “ occl.sonore: *bh>b, *dh>d, *gh>g
Un altro incoraggiamento alla regolarità fu dato notando che davanti a un elemento sordo il primo cambio
non avveniva, il che rendeva la legge condizionata, ma pur sempre prevedibile.
Purtroppo però rimaneva un altro gruppo di parole dove il primo cambio non avveniva e senza motivi,
risultando, invece che nelle fricative, nelle rispettive occlusive sonore. Da quel momento la legge è stata
considerata come non-regolare fino al 1870 quando il linguista KARL VERNER capì la causa: il Proto-
Germanico perse l’accento PIE a favore di quello esclusivamente iniziale a differenza del sanscrito e del
greco (per esempio). Confrontandosi con queste lingue Verner si accorse che la legge di Grimm si applicava
regolarmente alle consonanti che non erano immediatamente precedute dall’accento (o non erano iniziali
di parola) mentre le altre diventavano occlusive sonore /b, d, g/ regolarmente.
→ Molti linguisti da questo punto si convinsero i cambi fonologici sono sempre regolari (non
tenedenze, ma LEGGI) e che le eccezioni sono solo quelle di cui non si è ancora identificata la causa
→ i linguisti più vecchi, poco convinti, chiamarono questi “giovani grammatici”, comunemente resa
in inglese come “neogrammarians”, NEOGRAMMATICI e la loro dottrina: Ipotesi Neogrammatica.
L’USO DI TIPOLOGIA (classificazione per struttura) E UNIVERSALI (veri per tutte le lingue):
una specie di principio di un’informità in linguistica è “le lingue preistoriche non sono differenti da
quelle moderne”:
- Ex. fonologico: si provò a far derivare per apofonia tutte le vocali PIE dalla “e”, ma lingue-ad-
una-vocale non sono concepibili per quanto si sa da quelle fin’ora attestate;
- Ex. TEORIA GLOTTIDALE del PIE (da un’idea di Martinet, poi sviluppata da Hopper,
Gamkrelidze e Ivanov), più robusta e tipologicamente concepibile delle tradizionali →
notando che la /*b/ era particolarmente rara nel PIE ricostruito, hanno intuito che le due
serie delle non aspirate indoeuropee potessero essere in realtà unificabili in un'unica serie
di consonanti glottidalizzate, perché in tale tipo di consonante la pronuncia delle labiali è
particolarmente difficoltosa (questo spiegherebbe appunto la rarità della b). Dunque, ha
sostituito le due serie /p t k kw/ e /b d g gw/ con /p' t' k' kw'/, ricostruendo in questo modo
il sistema consonantico del PIE:
ph th kh khw
bh dh gh ghw
p' t' k' kw'
RICOSTRUZIONE GRAMMATICALE: …delle lingue ancestrali. Dal lato della MORFOLOGIA è molto
fattibile Ex. tutte le vecchie lingue figlie del PIE avevano un sistema a casi, quindi probabilmente
anche il PIE… alcune hanno un numero diverso di casi, greco ne ha 4, sanscrito 7… è plausibile
pensare quindi che PIE avesse 7 o più casi, alcuni persi nelle lingue figlie.
Una delle prove più forti sono LE ANOMALIE IN COMUNE Ex. le anomalie fra inglese e tedesco come
“good/better/best” e “gut/besser/beste” che non solo sono prova di legame genealogico, ma ci
dicono qualcosa del Proto-Germanico stesso.
Con la SINTASSI ci sono difficoltà perché non è conservativa come un elemento lessicale o anche un
morfema grammaticale e non si sviluppa gradualmente verso lo stadio successivo, si possono solo
fare ipotesi in base ai piccoli elementi grammaticali.
Infine non si può essere sicuri di poter riprodurre anche solo parte delle lingue ancestrali fedelmente. [239]
INTERNAL RECONSTRUCTION: metodo interno da utilizzare quando abbiamo una lingua senza parenti o
quando sono estremamente distanti:
La procedura base è:
1- Si nota che un certo pattern è visibile in una lingua;
2- Si nota che alcune forme sono eccezioni di quel pattern;
3- Si ipotizza che quelle eccezioni una volta erano conformi al pattern (senza che intacchi il resto);
4- Si pone uno stadio ancestrale senza eccezioni;
5- Si identificano i cambiamenti che hanno sciolto il pattern perfetto introducendo le eccezioni;
Ex. in latino GERO/GERERE, GESSI/GESTUM (carry), URO/URERE, USSI/USTUM (burn). La prima ipotesi è di
prendere la radice con R regolare e le coppie di destra come *gersi e *gertum → *rs diventa ss e *rt
diventa st, ma il latino ha un sacco di parole come Ursus (orso) e Fortis che non mostrano questo
cambiamento… quindi si procede al contrario ipotizzando la regolarità della coppia a destra e a sinistra
*geso e *gesere… si nota il cambio di *s intervocalica ad R, un fenomeno già appurato precedentemente
(ALTERNANZE nella forma di certe radici verbali, molto frequenti in questo tipo di ricostruzione).
Si ricorda il Paradosso di Sturtevant: il cambio fonologico è regolare, ma produce irregolarità.
ALTERNANZE E RICOSTRUZIONE INTERNA: come visto, alternanze di certe radici o affissi, spesso da
un cambio fonologico in morfemi regolari.
CASE STUDY: LA TEORIA DELLE LARINGALI DEL PIE: con il metodo comparativo si sono ricostruite
centinaia di radici PIE. Per la grande presenza di ABLAUT (apofonia?), ovvero l’uso di cambi vocalici
nelle radici a scopi grammaticali, molte di loro sono state ricostruite con la stessa vocale implicita,
spesso la E. Oltretutto la struttura maggiore è la CVC-, ma ci sono eccezioni come CV- (di solito con
vocale lunga) o VC-… in più alcune sembra non possano essere ricostruite con *e, ma con *a od *o.
Nel 1879 lo studente svizzero SAUSSURE ha applicato la ricostruzione interna suggerendo che
queste anomalie una volta erano radici regolari del tipo CVC-, ma le irregolarità si sono formate con
la perdita di certe consonanti di un antenato del PIE, creando anche il fenomeno delle vocali lunghe
compensatorie. Infine ha proposto che alcune delle consonanti perdute ha influenzato la vocale
della radice cambiando la *e orinale in A od O → TEORIA DELLE LARINGALI (dall’ittita “laringeal”, il
termine indica più che altro che le consonanti dovevano essere esistite e poi perdute):
originariamente aveva due consonanti perdute, poi dopo altri studiosi ne hanno aggiunta una terza
(rappresentate arbitrariamente con *h”n”): *h1e > *e, *h2e > *a, *h3e > *o; *eh1 > *ē, *eh2 > *ā,
*eh3 > *ō.
Il suo studio è stato ripreso con le prove nel 1927: Kuryłowicz si accorse che certe parole IE
registrate nell’ITTITA erano registrate con una consonante nell’esatta posizione detta da Saussure
→ Ex. PIE *os- (osso), ricostruita da Saussure in *h3es-, appare in ittita come ḫastai. *h2 e *h3 di
Saussure sono rimaste in ittita come ḫ, mentre *h1 apparentemente sembra sparita senza traccia.
RICOSTRUZIONE INTERNA DI GRAMMATICA E LESSICO: può essere fattibile quando si trova che
certe forme, funzioni o sensi sembrano fuori luogo con usi più comuni Ex. in inglese l’aggettivo
GOOD ha l’avverbio irregolare WELL che appare in certi aggettivi con participio (well built, well
liked…); BAD però ha un avverbio regolare BADLY, ma gli aggettivi correlati si formano con ILL (ill-
considered, ill-favoured...), quindi GOOD e BAD avevano un avverbio irregolare, ma ILL è stato
sostituito dal regolare BADLY (non si può dire *you have done ill, ma nella vecchia letteratura
inglese lo si può trovare) → quarta legge di Kuryłowicz.
Per quanto riguarda la sintassi sempre difficoltà, poche informazioni storiche in molte lingue. [261]
Da Saussure si è smesso di vedere la lingua come un insieme di elementi individuali (nel cambio uno
sostituisce l’altro), ma come un sistema di sistemi, di relazioni: nello STRUTTURALISMO quindi, l’elemento
individuale viene visto nel suo ruolo nel sistema → PARADOSSO DI SAUSSURE: come può una lingua
continuare ad essere usata efficacemente come mezzo di espressione e comunicazione mentre è nel mezzo
di un cambiamento o molti cambiamenti? Il cambio risulta essere non percepito o, se percepito, al
massimo il notare una o due parole nuove... se è vero che a volte questo è dovuto alla lentezza del cambio
(Ex. GVS), per la maggioranza dei casi (parole, forme grammaticali o costruzioni… sostituite) non è così. La
risposta arriverà negli anni 60 con la SOCIOLINGUISTICA.
VARIAZIONE E STRATIFICAZIONE SOCIALE: nessuna lingua è totalmente omogenea. Oltre alle varianti
regionali anche una singola località può presentare un sostanziale numero di variazioni…
- Sociale: le donne non parlano come gli uomini, così come le varie classi sociali e lavorative;
- Persino nello stesso gruppo ci sono variazioni individualistiche;
- Una stessa persona non parla sempre allo stesso modo.
I vecchi linguisti davano ben poca importanza a queste variazioni, consideravano il linguaggio delle persone
educate come l’unico degno di considerazione (a parte in dialettologia) e quello maschile; le variazioni
erano arbitrarie e insignificanti… fino all’avvento della SOCIOLINGUISTICA che hanno dimostrato il
contrario focalizzandosi proprio sulle variazioni.
Qui si colloca lo studio di WILLIAM LABOV (1960) del parlato dell’isola di Martha’s Vineyard (dalle coste del
Massachusetts), caratterizzato da una centralizzazione del primo elemento dei dittonghi /ai/ e /au/
presente in alcune varietà di inglese, ma non comune nel New England, tranne che lì… Labov rimase lì e
dopo aver collezionato dati vide come la caratteristica a volte era forte, a volte no, a volte mancasse…
proseguendo nel lavoro (dove altri linguisti si sarebbero fermati) decise di assegnare un numero da 0.00 a
3.00 per segnare il livello di centralizzazione ascoltato (metodo che da qui in poi sarà conosciuto come
APPROCCIO QUANTITATIVO alla variazione linguistica) … poi ha messo in correlazioni i numeri con l’età
notando come la centralizzazione aumentasse col diminuire dell’età, a parte per il gruppo più giovane 14-
30 ridiminuisce. Se si ignorano per un attimo appaiono due possibili spiegazioni:
1- Cambio generazionale: aumento della centralizzazione nel tempo.
2- Age-grading: con l’invecchiare è caratteristico dei parlanti di quest’isola modificare il proprio
modo di parlare diminuendo la centralizzazione.
Di solito per arrivare a una risposta occorre tempo, ma Labov è stato fortunato poiché l’isola era inclusa
nell’Atlante Linguistico del New England con un’indagine nel 1933 grazie al quale la seconda ipotesi viene
scartata. Si tratta quindi di cambio generazionale, ma più complicato del normale: ulteriori ricerche
evidenziarono come la centralizzazione fosse maggiore tra i pescatori rispetto agli altri e i contadini la
minore, ma le ricerche in base all’etnia non hanno prodotto risultati… quindi le cause devono essere sociali.
Il quadro che descrive alla fine: per secoli l’isola è stata isolata e autosufficiente, ma dal 1940, con le
guerre e i giovani che andavano nel continente per l’università. Nel mentre avveniva il declino economico
con quello della pesca, le spese dei macchinari agricoli e di trasporto all’estero… fino all’arrivo del turismo
che espose fra l’altro i giovani alle abitudini esterne… quasi tutta l’intera costa Nord fu acquistate da
esterni e i vecchi abitanti si ritiravano all’interno: il risultato è stata la pressione sociale sugli abitanti
dell’isola che da una parte rimanevano ancorati alla vecchia vita da isolani dove tutti si conoscono e le
stesse famiglie vanno avanti per generazioni, dall’altra l’eccitazione per il nuovo e le sue ricchezze e
possibilità. Labov divise nei tre gruppi “positivi” (persone legate all’isola che non se ne vogliono andare),
“neutrali” (non hanno grosse opinioni in proposito) e “negativi” (se ne vogliono andare, anche se ormai
molti se ne erano già andati al tempo). Da qui capì che “centralization has become a linguistic marker of a
postive attitude to the Island” → STRATIFICAZIONE SOCIALE. Un’ipotesi di Labov: nel clima di pressione dal
continente molte persona per legarsi più all’isola forse hanno cominciato a imitare il modo di parlare dei
pescatori, le persone più particolari e legate all’isola, imitando ed esagerando la loro centralizzazione
dell’/ai/ e cominciando quella di /au/ (spesso senza accorgersene).
Conclusioni →
1) L’approccio quantitativo alla variazione può rivelare differenze sistematiche in un gruppo
altrimenti non evidenti.
2) Una variabile linguistica può esibire una stratificazione sociale con i membri del gruppo che
usano differenti valori e variabili.
3) Un cambiamento in corso si mostra come una variazione.
Il caso di Martha’s Vineyard è particolare, spesso le cause sono più intuitive → classe sociale: il metodo di
indagine (sempre di Labov, lo stronzo) guarda simultaneamente alla classe sociale e al contesto (o grado di
formalità) → spesso i membri della seconda classe più alta applicano un OVERADJUSTMENT al loro
linguaggio verso forme prestigiose in un constesto molto formale come se fossero insicuri riguardo il loro
linguaggio e posizione sociale.
I sociolinguisti hanno mostrato come le variazioni siano normali nelle lingue e che spesso hanno rilevanza
sociale, infine hanno dimensione temporale… una variabile può rimanere stabili per secoli.
→ i cambiamenti possono procedere senza distruggere il sistema di una lingua perché il veicolo del cambio
è la variazione e la variazione è sempre presente, una caratteristica centrale.
*ROTICO (R non prevocalica prounciata: Ex. in more, car, dark, shirt) e NON-ROTICO (non pronunciata).
Ricapitolando possiamo distinguere PHONETIC GRADUALNESS e ABRUPTNESS. Secondo poi LEXICAL GRAD.
e AB. Terzo INDIVIDUAL GRAD. e AB. con forme innovative che appaiono occasionalmente in un individuo
diventando sempre più frequenti rispetto la forma conservativa. Infine SOCIAL GRAD. e AB. Con la forma
che parte da alcuni individui (a volte solo in una sola comunità o in espansione geografica).
CONTATTO E NASCITA E MORTE DELLE LINGUE: storia delle lingue su vasta scala…
LANGUAGE CONTACT: è rarissimo che una lingua rimanga isolata, multilinguismo è contatto
linguistico sono la regola e provoca conseguenze storiche nel loro sviluppo.
La conseguenza più ovvia è quella del PRESTITO di PAROLE, ma anche di FONEMI, MORFOLOGIA e
WORD-ORDER PATTERN (prestito grammaticale).
A volte i prestiti sono così numerosi che un paese può decidere di trovare parole genuine per
sostituirli (PURISMO Ex. Francia con i prestiti inglesi).
A volte nuovi contrasti fonologici introdotti dai prestiti rimangono confinati alle parole prese in
prestito però risultando in SISTEMI FONOLOGICI COESISTENTI (Ex. turco, dove, inoltre, i prestiti
vanno contro l’armonia vocalica propria della lingua).
PRINCIPI UNIVERSALI DI MORAVCSIK (1978) sul prestito grammaticale. In realtà rappresentano i casi
più comuni, ma non sono così universali (specie il terzo):
1- Prestiti grammaticali non possono essere prestati prima degli elementi lessicali;
2- Morfemi legati possono essere prestati solo come parti complete di parole. Suffissi come
–ette in inglese non possono essere stati presi in prestito direttamente dal francese ma
più estratti da loan-words come cigarette e statuette;
3- Verbi non possono essere presti in prestito direttamente (Ex. i sostantivi giapponesi
presti in prestito che diventano verbi con +SURU), il più palese in falsità però: il solo
inglese ha preso in prestito diversi verbi dal francese (desire, acquire…);
4- Inflectional morphemes non possono essere presi in prestito prima di alcuni derivational
(word-forming) morphemes;
5- Un elemento preposed non può essere preso in prestito come un postposed e viceversa;
*THOMASON & WOLFMAN (?): BORROWING (prestito, per contatto di lessico); S. INTERFERENCE
(un parlante è costretto a parlare un’altra lingua → interferenze di sostrato della sua lingua natia
per fonologia e grammatica).
AREE LINGUISTICHE (Sprachbund): con secoli di contatto anche lingue scollegate possono arrivare
ad avere proprietà totalmente assenti tra i loro parenti genetici più vicini (Ex. le lingue del sud-est
asiatico che hanno tutti i toni, CONVERGENZA tra lingue probabilmente l’influenza del prestigio
cinese nel tempo). Una delle aree più famose è quella BALCANA (Pag. 315).
NASCITA (PIDGIN e CREOLE): abbiamo già visto la nascita per separazione in dialetti regionali di una
singola espansa lingua che continuano a divergere producendo lingue figlie.
Un altro modo è un PIDGIN, lingua collage base e cruda, di pezzi di differenti lingue creata per
comunicare per necessità fra popoli diversi (ex. europei che commerciano per tutto il mediterraneo
o la loro espansione negli ultimi secoli). Ha quindi un vocabolario semplice, fonologia variabile e
poca grammatica e, per quanto non sia una lingua naturale, può anche durare per secoli.
A volte però è necessaria come solo mezzo di comunicazione di una comunità colonizzata e con
matrimoni e figliame è possibile che col tempo diventi sempre più complessa fino a creare una
nuova lingua naturale → una lingua derivata da una Pidgin in questo modo si chiama CREOLA (a
volte transitoria a volte permanente). Essendo lingue naturali è difficile essere sicuri che una lingua
non sia in realtà derivata da una Pidgin… esiste infatti anche un’ipotesi riguardo il GIAPPONESE
ANTICO anche se non esistono prove che possoano confermarla.
Uno dei cambiamenti che possono avvenire si presenta se la CREOLA rimane in contatto con una
lingua prestigiosa da cui deriva in parte può avere un grado di DECREOLIZZAZIONE con
l’inserimento di caratteristiche della lingua di prestigio arrivando a somigliarle di più… il processo
può continuare più forte in alcuni parlanti che in altri arrivando a un CREOLE CONTINUUM: una
gamma di varietà da una creola più conservativa a una quasi identica alla lingua di prestigio.
MORTE DELLA LINGUA: una spiegazione è che tutti i parlanti semplicemente muoiono (ah ah ah)
per calamità naturali, ma, più frequentemente, per i potenti vicini incazzosi (Ex. inglesi in Tasmania,
ritenendo la popolazione locale un ostacolo alla colonizzazione e furono portati via o uccisi a vista
dai soldati fino a che i 200 rimasti confinati in una specie di campo di concentramento senza
trattamenti medici o adeguate cibarie morirono).
Più spesso i parlanti abbandono la lingua a favore di una più prestigiosa o utile → LANGUAGE SHIFT.
Attualmente esistono tra le 5000 e le 6000 lingue, ma buona parte rischia di sparire a favore delle
più prestigiose per lo sviluppo moderno di stati nazioni centralizzati, i commerci a lunga distanza e i
mass-media (Ex. Ainu in Giappone) → Ex. tipico dell’IRLANDESE fa capire che ciò che è buono per
una lingua di minoranza come una lingua non è sempre buono per i suoi parlanti: l’irlandese non è
stato perseguitato per generazioni e, anzi, ha ricevuto incoraggiamenti, ma i suoi parlanti sanno
che l’inglese apre al mondo intero.
Alla morte di una lingua elementi di quella generazioni non riescono a imparare la nuova, mentre
altri la acquisiscono naturalmente. La lingua morente potrebbe rimanere attiva solo in certi ambiti
conversazionali o comunque percepita inadatta per affari di commercio, politica e televisione anche
se ancora tutti la conoscessero. Alla fine si ridurrebbe ad ambiti cerimoniali e certe occasioni
speciali fino a sparire del tutto lasciando refusi in espressione tipiche, come quelle di saluto.
Nell’”agonia” potrebbe anche subire un processo di RILESSICAZIONE con numerosi prestiti dalla
lingua di prestigio; qualsiasi irregolarità potrebbe diventare regolare e ogni elemento grammaticale
semplificato come ogni forma complessa; ogni stile elevato perduto; il sistema fonologico potrebbe
avvicinarsi a quello della lingua figa perdendo contrasti non presenti in essa → LOGORAMENTO, la
lingua diventa MENO ricca, espressiva, flessibile, elaborata e usabile come veicolo di
comunicazione.
→ In linguistica la lingua muore quando non ha più un parlante nativo (e rimane morta, anche se
alcune possono trovare qualche utilizzo in ambiti scientifici o religiosi, come il latino dopo la sua
divisione nelle lingue figlie). L’unico caso conosciuto di una lingua morta che sia stata davvero
risuscitata è l’EBRAICO (morta con lo sparpagliamento degli ebrei nel mondo per le antiche ripetute
conquiste della loro mediterranea terra madre, anche se rimasta in alcuni limitati ambiti), grazie al
movimento SIONISTA che ha riportato molti membri della diaspora ebraica in Palestina dove si
stabilirono nel luogo che sarebbe diventato lo stato di Israele. Parlando di tutto, ma non avendo
una lingua in comune decisero di riportare in vita l’ebraico insegnandolo poi ai figli e i loro sforzi
furono premiati. Chiaramente l’ebraico biblico era inadatto come linguaggio moderno e gli sforzi
fatti sono stati enormi per riuscire a produrre un veicolo di comunicazione adatto, vedasi sotto.
LANGUAGE PLANNING: cambiamenti voluti, cosa che accade anche spesso nelle società letterate
con l’introduzione di nuove parole che hanno radice nella lingua come “multitudinous” di
Shakespeare (dal latino), e i moderni neologismi (Ex. user-friendly).
Le decisioni possono anche essere UFFICIALI, Ex. l’opposto di starboard (“on a ship”) era larboard,
ma erano termini facilmente confondibili in una burrascosa uscita in mare con eventuali
catastrofismi, così che il ministero della Marina inglese nel 1844 la cambiò con PORT.
Ex. i linguistici storici in Germania che col successo delle loro attività coniarono un sacco di termini
tecnici che poi ebbero fortuna (e i linguisti inglesi sudarono sangue per trovare equivalenti per la
loro lingua successivamente). Oltre il vocabolario, anche la grammatica può subire cambi voluti per
essere meglio compresa.
Il colossale di costruzione di una forma standard di lingua che può usare chiunque e un numero
gigantesco di termini astratti e tecnici si chiama LANGUAGE PLANNING e per essere veramente
efficace richiede anche stabilità e unione nazionale, caso contrario porta a innumerevoli forme
come nel caso dell’arabo.
Un altro ostacolo è la presenza di varietà di una lingua parlata che si vuole prendere da modello e la
difficoltà nel scegliere la varietà più appropriato → Ex. caso della Norvegia e il norvegese dopo
l’indipendenza con la Danimarca: una corrente che sostiene il norvegese vicino al danese visto che
questo dano-norwegian è parlato da tutte le persone educate e minimizzerebbe lo sconvolgimento;
un'altra corrente vuole quello meno influenzato dal danese perché la forma più pura mostrando
anche un desiderio di ABSTAND (tedesco per “distanza linguistica”). Visto che nessuno dei due ha
vinto entrambe le lingue coesistono, vengono imparate a scuola e usate nei documenti governativi
in stampe separate. La prima corrente resiste anche perché non vuole parlare un linguaggio che
ritiene colloquiale e persino illetterato.
Punto finale, qualsiasi sia, se c’è, la politica di pianificazione adottata da una nazione, le lingue del
modo, specie quelle importanti abbastanza da essere utilizzate in molti ambiti, hanno visto il loro
vocabolario soggetto alla INTERNAZIONALIZZAZIONE, l’arricchirsi di un insieme di parole comuni →
Ex. i termini tecnici come thermometer, gas, radio, telephone, jet, gene, che, qualsiasi sia l’origine,
sono state accettate da tantissime lingue con giusto qualche adattamento fonetico…. Così come
parole semplici come cofee, tomato ski, yogurt, pizza, jazz, rock, hobby, striptease.
“Oro” è presente in natura da millenni e quindi ogni lingua ha il suo modo di nominarlo… Ossigeno
dal 1774 ed è stato battezzato con un nome dal greco che significa “acid-former” (erronea credenza
che l’ossigeno fosse la componente essenziale degli acidi) per poi essere prestato largamente;
invece il tedesco però ha scelto un calco “Sauerstoff” (acid-stuff), poi calcata in giapponese in
“SANSO” (acido semplice), mentre il cinese fece da sé. Altri elementi, più recenti, hanno avuto
sempre meno modifiche in tutte quelle lingue…. Tutte questa omogeneizzazione linguistica risulta
chiaramente utile e comoda per chi incontra simili termini, comprendendoli subito.
LINGUA E PREISTORIA
ETIMOLOGIA: nome dato allo studio delle origini e storia delle singole parole o di una parola in
particolare; pratica che richiede grande erudizione e talento.
Ex. COOK a COOKIE. Sembrano imparentati, ma vedendo l’etimologia → il verbo COOK deriva dal
sostantivo “cook” (uno che cucina) che deriva dall’Old English “cōc” che si pensa derivi dal latino (tardo,
non attestato) *cōcus, un alterazione del latino classico “coquus” che deriva dal verbo latino “coquere”
(cucinare). Questo deriva dal pre-latino *kwekw- o *kwokw-, un’assimilazione dalla radice PIE *pekw-
(cucinare, maturare). La stessa radice appare mascherata in altre parole inglesi come cuisine, kiln (fornace),
kitchen, apricot (albicocca), biscuit, ricotta. Oltretutto *pekw- si è anche evoluta in pep- nel greco da cui
peptic (gastrico), dyspepsia (dispespia) e pumpink. Infine *pekw- produce il sanscrito pakwa (maturo) da
cui pukka (vero, autentico).
D’altro canto COOKIE è un prestito dal tedesco KOEKJE (piccola torta), diminuitivo di KOEK (torta) che
proviene dalla radice proto-germanica *kak- (cosa rotonda); la sua derivata del norvegese antico kaka
(torta) è da dove CAKE proviene.
Spesso nello studio etimologico si fanno paralleli tra linguistico e non-linguistico e a volte in direzione
opposta → dalle informazioni linguistiche si ottengono informazioni sulla società → approccio Wörten und
Sachen (“parole e cose”) di Jacob Grimm → Ex. la Old English “wergeld” (manpayment) che denota la tassa
che un killer doveva pagare (a seconda della gravità del reato) alla famiglia o il lord della sua vittima per
sfuggire da le comuni punizioni (prigione, fustigazione, esecuzione). Pratica in questo caso attestata anche
in molti documenti.
PLACE NAMES: lo studio delle origini e storia dei nomi propri (di persona, nome e cognome,
abitazione, idronimo…) è chiamato ONOMASTICA.
Ex. con i toponimi: i nomi tendono a soffrire dei capricci della storia, influenzati da qualsiasi cosa
spesso senza nemmeno un valido motivo, tanto che è arduo rintracciare la storia di un nome
partendo solo dalla sua forma moderna, spesso ingannevole, Ex. la città di BRIDGWATER che
sembra voler dire una cosa, ma in realtà, da certi documenti, si sa che prima era BRIGEWALTIER,
“(place at) the bridge (held by a man named) Walter”.
Per fare un buon lavoro si tiene conto di:
1- L’importanza di localizzare e consultare tutta la documentazione disponibile, specie se
antica;
2- Tenere in considerazione tutte le informazioni disponibili;
3- Assicurarsi le corrispondenze fra le date e il nome nel tempo;
4- Provvedere a fornire un percorso plausibile per il quale il nome può essere passato per
arrivare dove e quando è attestato;
5- Essere preparati a considerare spiegazioni alternative a quella più possibile decisa.
In più l’importanza stabilire l’affidabilità delle fonti.
In ogni caso qualche balordo ha confrontato lingue di interesse solo in base alla somiglianza
esteriore delle parole e, se è, il loro significato (MASS COMPARISON), basandosi sull’asserzione che
un numero statisticamente molto alto di corrispondenze denoterà la parentela tra le lingue.
DON RINGUE affrontato la questione mostrando per prima cosa che la probabilità di trovare
somiglianze di forma e significato tra lingue scelte arbitrariamente è più alta di quanto potremmo
aspettarci. I sostenitori del metodo criticano Ringue su questo perché lui lavorava su due lingue alla
volta mentre loro su come minimo sei alla volta sostenendo di ridurre la possibilità di somiglianza
casuale… RINGUE replica che anche se agiscono in quel modo sono soddisfatti anche se la parola
presa in considerazione non appare simile in tutte le sei o più lingue prese in considerazione, ma
solo in alcune, che variano con la parola dopo e così via → le possibilità di trovare casualmente
parole simili è in realtà più alta e ancora di più considerato che non si limitano al vocabolario base
di Swadesh… ancora peggio a loro basta la somiglianza fonologica, quella semantica non viene
controllata.
ROBERT OSWALT ha proposto lo SHIFT TEST per migliorare la cosa con lingue scelte arbitrariamente
→ si prendono per esempio le 100 di Swadesh in due lingue e si calcola la probabilità di somiglianza
(background score) paragonando in questo modo 1-2, 2-3 fino a 100-1. Poi si paragona in modo
normale 1-1, 2-2… 100-100 e solo se il risultato è molto migliore de background score allora forse si
può supporre di aver trovato lingue parenti.
Recentemente RINGUE e soci hanno sviluppato una nuova metodologia (usando pc) per
determinare i family trees delle famiglie linguistiche usando informazioni linguistiche codificate
tramite caratteri qualitativi, ovvero la presenza o l’assenza di un particolare elemento lessicale o
innovazione grammatica o fonologica, scelti con cura… il metodo è stato testato nella divisione del
PIE visto che le 10 (o più) lingue figlie non possono essere comparse nello stesso momento anche se
sicuramente ci vuole più struttura nella rappresentazione (ancora non trovata)… il metodo ha
confermato L’IPOTESI INDO-ITTITA di STURTEVANT (l’Ittita, Branca Anatolica, più che una figlia del
PIE è una sorella separata in modo binario dall’altro gruppo che contiene il resto della famiglia; pag
369). La posizione del Germanico è duplice nell’albero e risulta particolare, in termine di morfologia
appartiene al Balto-Slavo, ma in termini di vocabolario sta tra Western languages Latin e Irlandese
Antico → l’interpretazione è che il Germanico cominciò a evolversi a est insieme al Balto-Slavo, ma
poi i suoi parlanti migrarono verso ovest incontrando gli antenati del Celtico e del Latino prendendo
in prestito un sacco di vocabolario occidentale che ormai non è più distinguibile dalle parole native
Germaniche. Il metodo insomma è ancora agli inizi, ma sembra molto interessante.
PARENTELE MOLTO REMOTE: fin’ora i linguisti sono riusciti con successo a raggruppare le famiglie
linguistiche del mondo, alcune molto grandi… sia per il vecchio mondo che per il nuovo (seppur molto più
numerose e meno soddisfacenti in precisione). La questione è che gli antenati di almeno alcune di queste
famiglie devono essersi senza dubbio separate da antenati ancora più remoti nel modo delle famiglie.
La visione MAINSTREAM è questa:
- Il linguaggio umano è stato parlato per almeno 100.000 anni se non di più;
- La frequenza di cambiamento linguistico, sebbene piuttosto variabile, è grande abbastanza da
obliterare qualsiasi minima traccia di un’origine comune;
- I metodi affidabili sono solo per identificare un antenato in comune che non sia che alcuni millenni
precedente alle nostre più antiche informazioni;
- Testimonianze scritte sono molto recenti rispetto al parlato… massimo 5000 anni fa che si sappia.
Solo di alcune abbiamo testi vecchi di 2000 anni e gran parte delle lingue non ha conosciuto la
scrittura fino all’espansione europea dell’era moderna, molte ancora non oggi non si scrivono;
- Quindi non si può identificare una lingua ancestrale che è stata parlate più di qualche millennio fa,
nel migliore dei casi 6000-8000, sennò non più di 3000-4000. Collegamenti genetici più antichi
sicuramente esistono, ma fuori portata.
Nonostante questa rimanga la visione principale, qualche dissenso rilevante esiste oggi.
Molte ipotesi sono state date, ma è sempre un lavoro difficile, facilmente incline al fallimento, che si base
su prove grazie alle quali uno può avanzare un’idea, ma dove l’elemento tempo non è mai chiaro.
SAPIR: pag. 378… per quel che vale. In mezzo propose la famiglia che chiamò Na-Déné con l’haida e
il tlingit (lingue dell’Alaska) + la grande famiglia Athabaskan del Canad-ovest e il sud-ovest USA.
IPOTESI NOSTRATICA: di HOLGER PEDERSEN, la super-famiglia Nostratica che collegava tutte le UE,
Uraliche, Altaich, Afro-Asiatiche e Cartveli… ipotesi da lui tralasciata, ma ripresa tempo dopo da
DOLGOPOLSKY e ILLICH-SVITYCH (aggiunge Dravidica); lui soprattutto ricostruì 700 elementi lessicali
nel PROTO-NOSTRATICO, buona parte del sistema fonologico e aspetti della grammatica, prima di
morire in un incidente stradale… il lavoro si sviluppava cercando di ricostruire le proto-forme delle
sei famiglie per poi trovare rigorose corrispondenze sistematiche tra loro, dando valore massimo
solo a quegli elementi attestati in almeno tre delle sei famiglie (MEILLET’S PRINCIPLE).
Se esiste sarà 10000-15000 anni antica.
I linguisti mantengono un atteggiamento di aspettare per vedere che succede, ma DON RINGE
afferma che statisticamente le corrispondenze trovate potrebbero essere accidentali.
Il metodo precedente, per quanto abbastanza solido è un dito al culo da fare, e ci si chiede se
esistono metodi più semplici… alcuni puntarono sul già visto MASS COMPARISON, come l’italiano
Alfredo Trombetti che dal cognome esemplifica la fine che ha fatto a fidarsi… ma un linguista
contemporaneo si è fatto nonostante ciò paladino di questa roba, rinominata MULTILATERAL
COMPARISON → JOSEPH GREENBERG, ottenendo ottimi risultati in Australia e in Africa (dove
ridusse le 1500 e passa lingue a solo quattro famiglie). I risultati, nonostante il metodo controverso,
rappresentarono un grande miglioramento e oggi non si dubita delle quattro famiglie africane.
Greenberg poi si spostò in Nuova Guinea e dintorni e concluse che tutte le lingue non-
austronesiane (Papuane) erano imparentate + le isole Andamane e la lingua estinta della
Tasmania… alla nuova super-famiglia diede il nome di INDO-PACIFICA. Tra consensi è scontenti,
Greenberg poi si mosse per tre decadi verso il grande problema che rappresentava l’America con le
sue 140-massimo 200 famiglie → un tot di 50 lingue sono lasciate stare nelle famiglie già stabilite
ESKIMO-AULET e Na-Déné (di Sapir)…. Tutte le altre 600 lingue nel Nord America, Sud America e
Caraibi vengono buttate in un’unica vasta famiglia chiamata AMERINDA. Una cascata di
disapprovazione cadde su Greenberg (cit. di un giudizio su quest’idea: “really depressing”).
Da una parte lo si accusa di aver ignorato fonti più attendibili e recenti, di aver trascurato le lingue
più studiate e che ha commesso enormi errori… dall’altra Greenberg ha trovato alternanze
grammaticali (prova molto forte) in lingue disperse mai collegate prima fra loro e, soprattutto,
inaspettati “quarters” (?): dalla genetica alla fisica antropologica.
Separatamente Luigi Luca Cavalli-Sforza ha pubblicato a map of genes in the cell nucleus dei nativi
Americani trovando tre distinti gruppi la quale distribuzione corrisponde a quella delle tre famiglie
di Greenberg. Allo stesso tempo Christy Turner ha trovato le tre corrispondenze analizzando
l’anatomia dentale, le quali ancora una volta corrispondono (sebbene quella con na-déné in modo
povero) .
→ Greenberg e soci avanzarono quindi l’ipotesi che quello che si stiamo osservando è il risultato di
tre separati popolamenti dal Vecchio Mondo: una prima Amerinda e una più recente Eskimo-Aleut,
gruppi abbastanza omogenei internamente, ma molti diversi fra loro.
Una tale coincidenza non ha precedenti e sorprende, anche perché i linguisti moderni tengono
come principio (rispetto a quelli del XIX) che le lingue non hanno particolari tendenze a
corrispondere alle differenze genetiche e fisiche.
Nel quadro dipinto da Greenberg la prima invasione dovrebbe essere avvenuta circa 13000 anni fa,
ma adesso le prove (seppur controverse) di insediamenti umani precedenti in America (20, 35 o
persino 50 mila anni fa) negano la possibilità di solo 3 etnie e 3 famiglie linguistiche, troppo poche.
Inoltre Johanna Nichols ha recentemente concluso che il grado di diversità strutturale tra le lingue
americane è così vasto che richiede una dozzina o più separati insediamenti che si datano almeno a
36 o 50 mila anni fa.
WORLDWIDE LOAN WORDS?: come visto, certe parole si danno in prestito ovunque, ma solo nel
caso moderno. Ci si chiede se questo possa essere avvenuto anche millenni fa, prima idea
chiaramente riguarda i termini tecnologici → BAUER sostiene che è il caso della “ruota”: gli
archeologi sono generalmente d’accordo nel dire che veicoli su ruota sono stati inventati una sola
volta (5000-6000 anni fa, forse nel Middle East) per poi diffondersi col nome di “ruota”, che deriva
dal PIE *kwelo-s, derivata da *kwel- (girare) da cui derivano tante altre parole presenti in molte
lingue UE come round, circle, ball e cart. BAUER però suggerendo che la radice si è diffusa anche al
di fuori dell’IE citando esempi da varie fonti… visto che non è inverosimile che il nome abbia
accompagnato l’oggetto non si può scartare a priori quest’ipotesi e definire coincidenza ogni
esempio che BAUER propone e sarebbe utili fare un controllo sul quelle regioni dove la ruota è
arrivata solo in tempi moderni per vedere se hanno anche loro forme simili per ruota (pag 403).
LAZZERONI
IL MUTAMENTO LINGUISTICO: le lingue si trasformano continuamente, spesso il mutamento è
documentato nella storia di una singola lingua, un archetipo conosciuto, si sviluppa in una dimensione
linguistica, sociale, geografica e storica in tutti i livelli della lingua e a volte la grafia rimane conservativa e
fonte di informazioni.
I suoni di una lingua possono essere considerati anche come unità distintive dei significanti →
come manifestazioni di fonemi. Definizione del fonema di Jacobson: “l’insieme delle proprietà
foniche concomitanti usate in una data lingua per distinguere voci di differente significato”.
Pertanto è un’unità astratta che si manifesta attraverso suoni concreti → VARIANTI, libere se
indipendenti dal contento; di POSIZIONE (COMBINATORIE) se condizione da suoni continui.
La formula generale che riassume ogni mutamento fonologico è: A : B > A1 : B1 dove le lettere
rappresentano i termini di un rapporto rispettivamente prima e dopo un mutamento.
Dalla formula si ricava:
1- [A] : [B] > /A1/ : /B1/ → le varianti di un fonema diventano fonemi (FONOLOGIZZAZIONE
o SPLIT) quando vengono meno le condizioni contestuali che determinavano
automaticamente il tratto che distingueva le varianti;
2- /A/ : /B/ > [A1] : [B1] → due fonemi diventano varianti di un fonema
(DEFONOLOGIZZAZIONE) quando si producono condizioni contestuali che determinano
automaticamente il tratto che distingueva i fonemi;
3- /A/ : /B/ > /A1/ : /B1/ → i fonemi restano distinti anche dopo il cambiamento di uno o
più tratti distintivi (RIFONOLOGIZZAZIONE).
A questi tipi fondamentali si aggiungo:
1- PERDITA COMPLETA DI UN FONEMA;
2- FUSIONE COMPLETA DI FONEMI;
3- PERDITA PARZIALE DI UN FONEMA: quando si perde in determinate posizioni
sintagmatiche, ma si conserva in altre;
4- FUSIONE PARZIALE DI FONEMI: fusione limitata a determinate posizioni sintagmatiche.
LA DINAMICA DEL MUTAMENTO: si propaga nel tempo, nello spazio e negli strati socio-culturali
di una comunità di parlanti… il tentativo di misurare con un metodo statistico-matematico la
velocità di propagazione nel tempo calcolando in tal modo l’età di una lingua è stato fatto da
SWADESH con la GLOTTOCRONOLOGIA (suddetta…)……………………………
LA GEOGRAFIA LINGUISTICA: diffusione del mutamento nello spazio → “teoria delle onde” di
SCHMIDT → Wenker si proporrà di individuare i confini dei dialetti tedeschi (… Ex. linea della
seconda rotazione consonantica)… davvero un sacco di bla…
LA GRADUALITA’ DEL MUTAMENTO: non tutti i mutamenti sono rappresentabili secondo l’ipotesi
gradualistica (Ex. metatesi, assimilazioni, anaptissi, aggiunta e soppressione di fonemi) → in tal caso
il gradualismo si manifesta ugualmente in sincronia: ciò che varia progressivamente è la frequenza
con cui la forma antica e la nuova ricorrono nelle diverse situazioni sociolinguistiche.
Ad ogni modo nessuna di queste tendenze di funzionalità opera con carattere di necessità e
qualunque lingua presenta degli omofoni e varie. Poi, se la lingua è in perpetuo divenire,
ogni mutamento che riequilibri il sistema presuppone un mutamento che l’abbia
squilibrato. In un’interpretazione teleologica che faccia del “miglioramento” del sistema
l’unico scopo del mutamento, la motivazione dell’uno contraddice la motivazione dell’altro.
Infine, se è vero che le lingue tendono in generale verso forme “naturali”, non marcate, è
anche vero il contrario → le nozioni di “naturalezza” e di “marcatezza” derivano da
osservazioni empiriche e indicano perciò processi probabili, non necessari.
Il mutamento linguistico non è prevedibile. Se è vero in generale che si tende a equilibrare
non si sa la causa dello squilibrio. Inoltre allo stesso risultato si può giungere anche per
strade diverse (“strategie multiple”) non prevedibili.
Poiché il mutamento linguistico è regolare può essere descritto da leggi, ma non predetto da leggi.
Le leggi della linguistica sono constatazioni a posteriori della regolarità di processi, non previsioni a
priori di eventi. La mancanza di ipotesi capaci di prevedere il mutamento è una caratteristica
comune a tutti gli studi sul comportamento sociale. Allo studioso di linguistica non chiedono di
predire, ma di interpretare.