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5 - Problemi di morfologia

5.1. RADICE, TEMA, DESINENZA


• Radice = parte irriducibile della parola che ne trasporta il significato
○ Irriducibilità relativa = nelle lingue indoeuropee e semitiche non cambia mai la consonante nella
radice ma sempre una vocale, portando ai fenomeni di apofonia o alternanza vocalica
qualitativa o quantitativa.
○ La funzione semantica dell'alternanza in latino è sfruttata solo nell'opposizione tra infectum e
perfectum.
▪ Presente / infectum
□ Infisso nasale che indica il movimento dell'azione (e quindi non carettirizzante il
perfectum, che è statico)
 Valore rimasto soli cumbo (mi sdraio) e cubo (mi sono sdraiato)
 Successivamente l'infisso nasale è passato per analogia anche ai perfetti
▪ Perfetto / perfectum
□ Cambiamento della a > e o della e > e
• Desinenza = la desinenza è un elemento soggetto a mutazione che consente di dare valore
morfologico e sintattico alla parola
○ Genere, numero, tempo, persona
▪ Esiste la desinenza zero = puro tema (nel nominativo di alcuni sostantivi della 3a
declinazione e nella seconda persona singolare dell'imperativo)
• Tema = tolta desinenza resta il tema (o radicale)
○ Il tema è l'unione tra radice e suffisso/i (la vocale che termina il tema è detta vocale tematica)

5.2. LA FLESSIONE NOMINALE: TEMI E DESINENZE


Parlando di declinazioni sarebbe più corretto parlare di tema, in quanto è quello ciò che rende distintiva la
flessione.
Molto spesso nelle declinazioni abbiamo visto delle agglomerazioni tali per cui potrebbe essere complesso
risalire alla vocale tematica della declinazione stessa.
Ci viene in aiuto il genitivo plurale (-um/rum), il quale se tolto ci dà la vocale tematica caratteristica di quella
declinazione.
1. Rosarum - temi in -a-
2. Luporum - temi in -ŏ- (o breve solo per analogia con la 1a declinazione) /-e- (solo al vocativo)
3. Regum - temi in consonante
3. Puppium - temi in -i-
4. Fructurum - temi in -u-
5. Dierum - temi in -e-
Se si osservano le desinenze delle declinazioni (spesso dette segnacaso) si può notare, tralasciando alcuni
elementi ripetuti, un'opposizione tra genitivo singolare e plurale e del dativo/ablativo plurale.
• Tra I e II declinazione - temi in vocale
• Tra III e IV declinazione - temi in semivocale
La V declinazione è una declinazione incompleta e difettiva (tranne nei casi di RES e DIEM); molto
probabilmente si è stanziata molto tardi e quindi in un momento quasi finale della lingua, senza la possibilità di
completare la flessione dei suoi nomi.

5.3. ANOMALIE DELLA FLESSIONE NOMINALE


• -AS per genitivo singolare nella I declinazione
○ Fenomeno rarissimo, che si verifica perlopiù nella costruzione nome di parentela + genitivo
FAMILIAS oppure in arcaismi solenni
○ Capita anche di trovare FAMILIAE anteposto e quindi la distruzione della formulazione
FAMILIAS (come attesta già Varrone)
▪ Si crearono due fazioni, anomalisti (tra cui Cicerone - che seguivano il FAMILIAS) e gli
analogisti (che seguivano la via dell'analogia e scrivevano FAMILIAE, tra cui anche
Cesare);

• -UM per il genitivo plurale della II declinazione


○ Gli studiosi sono risaliti alla forma originaria -UM < -*OM, in contrasto con l'analogica -
ORŪM < -*OSŪM
○ Non è una sincope, perché essa non agisce su vocali lunghe, ma solo un analogismo con
la I declinazione
○ La forma originaria si mantiene nei casi di combinazione di parole formulari o tecniche, oppure di
formule matrimoniali, numerali, e arcaismi.
○ Sull'uso di -UM si è aperto un grande dibattito, al pari di -AS per il genitivo plurale, tra analogisti
e anomalisti (tra cui spicca Cicerone, ma in veste più moderata - afferma che non userà gli

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e anomalisti (tra cui spicca Cicerone, ma in veste più moderata - afferma che non userà gli
arcaismi enniani ma manterrà le formulazioni)

• Il vocativo di DEUS
○ Fino a Augusto non ci sono attestazioni del vocativo di DEUS; in età imperiale ci sono alcuni
epigrammi che lo riportano come nominativo (probabilmente con motivazione socio-culturale-
linguistica, dove la società si stava cristianizzando e quindi adottava anche formulazioni
semitiche- in semitico nominativo = vocativo).
○ Ci sono due ipotesi:
▪ Wackenegel - motivazione culturale > ACCREDITATA COME SCARSA
□ ritiene che l'utilizzo del vocativo deus sia inutilizzato in quanto il popoli latini erano
di ragione politeista; se dovevano rivolgersi a un dio specifico utilizzavano il suo
nome;
▪ Svennung - motivazione fonetica > ACCREDITATA COME VERA
□ Il latino nella formulazione del vocativo di DEUS si sarebbe verificato un calco dal
greco, da cui si derivavano forme come DEE; *REE; *MEE che anche se contratte,
avrebbero portato confusione con i già presenti monosillabi DE, ME, RE

• Il doppio plurale nella II declinazione - CASO LOCI/LOCĂ


○ Nella II declinazione sussistono termini come LOCUS, LOCI (luoghi) che presentano al plurale
due forme:

LOCĂ LOCI
= luoghi, posti = paragrafi del libro, punti di snodo narrativo, ecc.

○ Questa differenza deriva dal -i singolativo (distinguente) e la -ă collettiva (ammassante)


dell'indoeuropeo, riscontrabile anche in greco nel neutro plurale (concordabile anche con il verbo
singolare).
○ In latino questa distinzione è ridotta, ma in LOCUS la differenza nei plurali resta sempre con
l'accezione del singolativo.
○ È avvenuto anche in italiano con l'antitesi di doppi plurali (membra/membri; ossa/ossi; dita/diti).
• VIS, SUS, BOS - difettivi III declinazione
○ VIS è un nome difettivo, che presente un'infiltrazione della declinazione scolastica.
SING PLUR
NOM. VIS VIRI
GEN. ROBORIS VIRUM
DAT. ROBORI VIRIBUS
ACC. VIUM VIRES
VOC. VIS VIRES
ABL. VI VIRIBUS
○ Questo è deducibile dal ROBORIS (gen.) e ROBORI (dat.) che sono stati aggiunti dopo.
▪ Questo spiega la discrepanza con tra significati: anche se VIS e ROBORE
(semanticamente ripresa dal ROBORE = legno) indicano sempre forza, la prima è una
forza violenta e dinamica, mentre ROBORI indica una forza statica, che sostiene.
▪ Il plurale non è difettivo = effettivamente VIRI E ROBORI sono interscambiabili a
livello semantico.

○ SUS = cinghiale, maiale è un termine che sfrutta due formazioni al dativo e all'ablativo
▪ SUBUS = la declinazione effettiva sulla base del suo tema in -u-
▪ SUIBUS = formatosi per analogia al resto della terza declinazione

○ BOS = bovino, ha particolarità nel genitivo e nell'ablativo plurale


▪ Genitivo plurale duplice:
□ BO-UM < *BOU-OM (caduta di -u- davanti o e successiva chiusura di o in -u-)
□ BOUUM = analogica
▪ Ablativo plurale duplice:
□ BOBUS = effettivo
□ BUBUS = analogico

• PARISILLABI E IMPARISILLABI

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• PARISILLABI E IMPARISILLABI
○ Questa legge, ormai non più considerata, teneva conto di due fattore per capire il nominativo dei
termini di III declinazione:
▪ Parisillabi = stesso numero di sillabe tra nominativo e genitivo = temi in -i-
▪ Imparisillabi ≠ stesso numero di sillabe tra nominativo e genitivo = temi in consonante
○ Ma questo fatto decade per vari motivi:
▪ Sincopi e apocope che porta alcuni termini a modificare la propria sillabazione > da
parisillabi a imparisillabi
▪ Temi in consonante ma che sono parisillabi
□ PATER, MATER, FRATER…
□ SENEX, CANIS, PANIS, MENSIS… (> da imparisillabi a parisillabi con
infissazione della -i-)

5.4. LA FLESSIONE VERBALE


Possiamo dividere i verbi in due categorie:
• Quelli con vocale di collegamento - verbi tematici
○ AMĀRE
• Quelli senza vocale - verbi atematici
○ FERRE

I tematici si sono poi scissi in 4 coniugazioni:


• ā, ē, ĭ, ī
Che però non tengono conto delle uscite in -ĭo, sottogruppo della III coniugazione e con derivazione dai temi
in ĭ, venuta a coincidere con:
• īo > ĭo
• ĭ+r aperta per apofonia > ĕ
• In apofonia per posizione finale

Dunque sarebbe più giusto suddividere le coniugazioni in cinque vocali, raggruppate come:
- Coniugazione con vocale breve
○ ĭ, ĕ
- Coniugazione con vocale lunga
○ ā, ē, ī

Da questa divisione resta fuori il verbo dāre, dove la ā non è tematica ma radicale.

5.5. PRINCIPALI TIPI DI VERBI DERIVATI


• FREQUENTATIVI
○ Sono verbi durativi, derivati dal supino e dal perfetto
○ Sono verbi con -ā-
○ Sono verbi che indicano uno stato
○ Deve esserci opposizione tra derivato e durativo
▪ Se non c'è il primitivo ma i suoi composti si fa il confronto tra composti e durativi
▪ Se non esiste il primitivo e né i suoi composti, non esiste il durativo
▪ Se il primitivo indica comunque uno stato, il frequentativo indicherà l'usualità dell'azione
• INCOATIVI
○ Sono verbi che rappresentano un progressivo cambiamento
○ Hanno radice in -isco e si formano a partire da verbi in -ē-
▪ Tipico solo del infectum
▪ Talvolta si formano da verbi ≠-ē-
▪ A volte sono deverbativi, non hanno primitivo ma derivano da nomi
○ Gli incoativi si dividono in
▪ Progressivo = azione mutevole in atto - focus concentrata su un momento preciso
dell'azione mutevole
□ Incoativo con -isco
 Rubesco
▪ Ingressivo = azione appena iniziata in via di cambiamento - momentaneo
□ Incoativo con prefisso e -isco
 Erubesco

PRIMITIVO PROGRESSIVO INCOATIVO INGRESSIVO INCOATIVO


Rubeo Rubesco Erubesco
• DESIDERATIVI

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• DESIDERATIVI
○ Formazioni che indicano verbi ottativi - desiderio
○ Hanno come formazione -(s)sĕre e -urīre
• CAUSALI
○ Solitamente in -eo (ma non per forza)
▪ Moneo
○ Spesso resi come:
▪ Composti di facio
▪ Verbi di vario significato specifico
▪ Perifrasi con verbi vari
□ IUBEO + INFINITO
□ CURO + GERUNDIVO
□ FACIO + UT
□ AFFICIO + ABLATIVO

4.6. LA FORMAZIONE DEL PERFETTO


La formazione del perfetto è importante, perché ci consente di risalire, talvolta, al presente e quindi ricostruire
un paradigma.
Il perfetto è una forma sincretica che congloba due forme del greco in una sola: il perfetto esprime sia il
perfetto sia l'aoristo.
Il perfetto è l'emblema del perfectum (categoria verbale che riporta uno stato di conclusione dell'azione
espressa NON UN'AZIONE PASSATA).
Sono dunque perfectum tutti i verbi derivati dal perfetto.

1. FORMAZIONE DEL PERFETTO IN UI/VI


a. Questa dualità nasce dalla ricostruzione della pronuncia latina, con quella che viene definita
"pronuncia ecclesiastica". La -ui- è diffusissima giacché parte integrante della radice del verbo
perfetto più diffuso fui.
b. Il perfetto ha formazione in -vi- quando il verbo ha vocale tematica lunga.
c. Il perfetto ha formazione -ui- quando ha vocale tematica breve (per alternanza o perché
facente parte della 3a coniugazione).
d. È capitato cadesse la -u- dopo vocale breve per APOFONIA, portando a forme audio >
audiui > audii > audi

2. FORMAZIONE PER RADDOPPIAMENTO


a. La formazione per raddoppiamento sussiste in un raddoppiamento della prima sillaba
i. O con cambiamento da vocale x > e
1) CANO > cecini
2) FALLO > fefelli
ii. O con ripetizione della medesima sillaba, per assimilazione di vocale radicale
1) CURRO > cucurri
2) SPONDEO > spopondi
a) È stato dimostrato che in origine anch'essi avevano subito raddoppiamento
tramite -e-, ma poi c'è stato il cambiamento
b. La formazione a raddoppiamento non sussiste
i. In forme composte del medesimo verbo di partenza
1) SPONDEO > spopondi ma RESPONDEO > respondi
2) TAGO > tetigi ma ATTIGO > attigi
3) PARIO > pepiri
Questo ha portato a 3 conseguenze
1) Omofonia con alcune forme del presente
a) REFELLO (da FELLO) > felli
2) Semplificazione del perfetto
a) Caso lampante per TOLLO > tetuli > tuli (anche suppletivo del verbo
FERO che manca di perfetto)
3) Formazione di un altro tipo di perfetto nel composto
a) PUNGO > pupungi ma COMPUNGO > compunxi

ii. In verbi bisillabici


1) ADDO > addidi
2) MITTO > misi

3. FORMAZIONE AD ALTERNANZA
a. SOLO QUANTITATIVA (passaggio da una vocale lunga a una breve, o viceversa)

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a. SOLO QUANTITATIVA (passaggio da una vocale lunga a una breve, o viceversa)
i. ĔDO > ēdi
ii. LĔGO > lēgi
iii. VĔNIO > vēni
iv. FŬGIO > fŭgi
b. QUANTITATIVA E QUALITATIVA (passaggio da vocale x a vocale y e passaggio da
vocale breve a lunga)
i. ĀGO > ĕgi
ii. CĂPIO > cĕpi

4. FORMAZIONE SIGMATICA
Consiste nella formazione di verbi perfetti in -s, nei casi in cui c'è finale consonantica
a. SCRIBO > scripsi (si passa a -ps- nei casi -b+s-)
b. DICO > dixi (c+s = x)
c. REGO > rexi (g+s = x)
d. LUCEO / LUGEO > luxi
e. SPARGO > * spargsi > sparxi

Esistono infine un esiguo numero di perfetti che differiscono dal presente solo per le desinenze del perfetto,
andando quindi spesso a coincidere per alcune forme e persone e tempi.
es. BIBO > bibi (bibit presente III persona singolare e bibit perfetto III persona singolare).

4.7. VERBI ANOMALI


Sono verbi anomali, solitamente ricadenti sotto la dicitura di verbi atematici, quali SUM, FERO, VOLO,
NOLO, MALO, EO, EDO, FIO e tutti i loro composti.
Le forme solamente atematiche sono:
- II e III persona singolare
- II persona plurale
Dell'indicativo presente; imperativo presente e futuro; all'infinito presente e all'imperfetto congiuntivo

SUM EDO E VOLO hanno il congiuntivo in -im (sĭm, edĭm, velĭm) con una -ī- derivante da un antico ottativo,
ridottasi davanti a -m o -t.
Questa -i- è sia breve che lunga, a seconda dei verbi e dei tempi.

1. SUM E POSSUM
a. SUM ha come caratteristiche:
i. Desinenza della I persona singolare in -m (residuo dell'indopeuropeo -mi)
ii. Alternanza e/zero come radice (*es-/s-);
1) Dal grado atematico -e- derivano le forme come l'imperfetto indicativo (esam >
eram;); il futuro semplice indicativo (eso > ero) e le forme atematiche (*ess > es; est;
estis);
2) Dal grado zero derivano le altre forme, come sum, sumus, sunt, sim, sis, sit, simus,
sitis, sint, ecc…
iii. Il perfectum di SUM, fui, è residuo dell'indoeuropeo che indicava il divenire e ad esso
appartengono tutte le forme derivanti dal perfetto.
a) *fio > fui
b) Ad esso appartengono fore < *fuse; forem < *fusem; e il raro fuam.
c) Possiamo considerarlo un vero e proprio suppletivismo

b. POSSUM è il più importante composto di SUM


i. nasce dall'unione di POTE (o forse POTIS) + SUM > POTSUM > POSSUM
ii. Il primo elemento rappresenta potis, derivante dal greco e quindi presente in esso,
semanticamente legato al concetto di potere, essere in grado, riuscire

Come tutti i composti di SUM, POSSUM si declina non a partire da POSSUM ma solo dal verbo essere.

2. VOLO, NOLO, MALO


a. VOLO (voglio) è caratterizzato da
i. Alternanza radicale
1) VĔL- se -L- è seguita da -l- oppure -i-
2) VĔL- > VŎL- se -L- è seguita da -a-/-o-/-u-
Se VĔL- ha -L- seguita da consonante diversa da -L- , allora VĔL- >
VŎL- > VŬL

ii. Il suppletivismo che utilizza per la seconda persona singolare del presente indicativo

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ii. Il suppletivismo che utilizza per la seconda persona singolare del presente indicativo
- La forma originale *vel-s > *vel-l > *vel è stata sostituita da vis, radice di in-vi-tus
 *vel-s > *vel-l > *vel > vi-s > vis
Il perfetto VOLUI è fatto su calco di POTUI

iii. Il verbo presente congiuntivo ottativo, come per SIM (congiuntivo presente di SUM)

b. I verbi NOLO e MALO nascono da forme contratte di


i. NON VOLO O NE VOLO > NOLO (NON voglio)
ii. MAGIS VOLO > MAVOLO > MALO (voglio di più > preferisco)
1) Seguono le medesime regole di VOLO

3. FIO (non presente nel Traina ma spiegato dalla Professoressa)


a. FIO è un verbo a sé, che significa accadere, diventare, ma soprattutto, essere fatto.
In questo supplisce alla mancanza del perfetto con il verbo FACIO al passivo
b. Nei tempi del perfetto usa FACIO come costruzione
c. Nei tempi del presente usa FI-
d. Alcune forme di FIO si esprimono con il SUM
i. Participio futuro (futurus)
ii. Infinito futuro (futurum esse o fore)

○ FIO è al 99% interpretato come passivo di FACIO (anche se FACIO ha una sua forma organica
passiva FACIOR)
○ I composti di FACIO si formano:
▪ Con -FIO se hanno prefissi altri verbi, nomi o avverbi
□ CALEFACIO (attivo) e CALEFIO (passivo)
□ LIQUEFACIO (attivo) e LIQUEFIO (passivo)
□ MADEFACIO (attivo) e MADEFIO (passivo)
▪ Con -FICIOR se hanno prefissi preposizionali
□ CONFACIO (attivo) e CONFICIOR (passivo)
□ REFACIO (attivo) e REFICIOR (passivo)

4. FERO
FERO non ha grandi particolarità se non:
○ Essere difettivo e quindi necessitare del suppletivismo
Il suppletivismo di FERO sussiste nella forma "rubata" del perfetto di TOLLO, che sopperisce
all'assenza del perfetto di FERO.
FERO è un verbo dunque che ha come paradigma Fero, fers, tuli, latum, ferre
TOLLO significa difatti trasportare verso l'alto, sollevare, insomma un significato molto simile a
quello principale di FERO, ovvero trasportare, portare (anche in senso figurato)
TOLLO ha via via perso il suo perfetto, ormai diventato a tutti gli effetti di FERO (che
veniva utilizzato molto di più giacché più generico, con un ampio spettro di significato -
tale per cui si perderà nel latino volgare, poiché troppo carico di significati e quindi
equivocabile); a TOLLO è stato dato il perfetto subtuli, ovvero sub+tuli (portare dal
basso verso l'alto)
○ Essere atematico e quindi avere forme di puro tema legate alle desinenze (raramente, con
vocali d'appoggio)
È atematico in:
▪ Presente indicativo
▪ Tutto il congiuntivo imperfetto
▪ Imperativo presente e futuro
▪ Congiuntivo presente III persona singolare presenta oltre a ferat anche tulat
▪ L'infinito FERRE nasce da FERSE che ha subito assimilazione progressiva
▪ Quando è impersonale o usato nelle infinitive, spesso ha valore di tramandare o raccontare

5. EO
Questo verbo, come SUM, ha subito alternanza vocalica da ei/ĭ (grado pieno/grado zero).
Nonostante il latino abbia cercato di omogeneizzare tutte le forme verbale sul grado pieno (a
differenza del greco, dove persiste una forte distinzione), la alternanza è rimasta in:
○ Ĭens (I plurale participio presente)
○ Ĭtum (supino)

All'interno del grado pieno poi, si è instaurata una alternanza secondaria, tra e-/ĭ-, poiché:
○ eĭ- davanti a vocale perdeva -ĭ = eĭ- + vocale > e-
○ eĭ- davanti a consonante diventava ī- = eĭ- + consonante > ī-

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○ eĭ- davanti a consonante diventava ī- = eĭ- + consonante > ī-
▪ Quindi abbiamo *eĭo > eo
▪ Però anche *eĭmus > īmus
▪ eĭto > īto
▪ eĭbat > ībat
▪ Ecc.

Per quanto riguarda il perfetto di EO, siamo di fronte a eĭui > īui oppure īi.

Il participio presente presenta un'ulteriore alternanza MA in questo caso, suffissale: e/o.


○ Il nominativo I persona plurale presenta, come già detto, l'antica ĭ-, poi persa.
▪ ĭ-ent-s > ĭens
○ Il resto del participio presente ha eĭ- radicale e -o suffissale:
▪ *eĭontibus > eontibus > euntibus
▪ *eĭontis > eontis > euntis
▪ Ecc.

Come per SUM, i composti di EO si coniugano solo per esso.


NEQUEO (non essere in grado) > nequībat
QUEO (essere in grado - derivante da NEQUEO) > equĭmus

6. EDO
EDO significa mangiare (basti pensare ad edibile).
Edo è stato il primo a perdere le forme atematiche giacché si sarebbe confuso con SUM.
EDS > *ets > *ess > ēs
EDT > est
E così via…

• Il perfetto di EDO è edi, formatosi sulla base di emo(presente)/emi (perfetto di essere in greco; che
invece è ricorso al suppletivismo).
• Regolare è il participio perfetto che si forma da *edtos o forse *edtus > essus > esus
• Così come il desiderativo *edturio > esurio

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