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INTRODUZIONE ALLA GRAMMATICA

Grammatica < grammaticam (artem) = scienza delle lettere


- Insieme di convenzioni e norme di scrittura, pronuncia, sintassi e morfologia
- Studio di una lingua e delle sue norme
- Lingua latina contrapposta al volgare
- Libro che racchiude le norme (trasferimento metonimico)
o Grammatichetta vaticana (Leon Battista Alberti – 1434/1438): la più antica grammatica italiana,
basata su uso vivo del fiorentino (no linguaggio letterario)
o Prose (Bembo – 1525) → fondamentale per lingua italiana, trattato in forma dialogica (dialogo)
divisa in tre libri: uno su poesia da Petrarca, uno su prosa da Boccaccio e uno su grammatica
o Grammatica italiana (Serianni – 1988) → per utenti colti, ma non esperti di linguistica
o Grande grammatica italiana di consultazione (Renzi, Salvi, Cardinaletti – 1988) → per specialisti
o Grammatica della lingua italiana (Schwarze – 1988) → per linguisti, docenti e studenti universitari

In grammatica non si parla di giusto o sbagliato, ma di


- Accettabile/grammaticale → rispetta le norme
- Non accettabile/agrammaticale → non rispetta le norme
La grammatica si analizza secondo due principi:
- Grammatica normativa → limitata e contestualizzata, si parte da modelli scritti e letterari e non si
considera dinamicità della lingua
- Grammatica descrittiva → relativo alla linguistica, considera la lingua per come si manifesta nei parlanti
e si basa sul suo uso reale
Una frase può essere accettabile per un principio, ma non per l’altro.

VARIAZIONI LINGUISTICHE IN SINCRONIA:


- Diatopia → variazioni legate al luogo di parlata (es: italiano regionale) che comporta geosinonimi (es:
rosetta e michetta = stessa pagnotta)
- Diastrasia → variazioni legate a ceto sociale, grado di istruzione, età, sesso (es: ita popolare, gergo)
- Diafasia → riguarda il singolo e si basa su tre fattori
o Campo (argomento e contesto)
o Tenore (rapporto tra i comunicanti)
o Modo (mezzo di comunicazione)
- Diamesia → relativa a canale di comunicazione (scritto/parlato)
VARIAZIONI LINGUISTICHE IN DIACRONIA:
- Cambiamenti accolti normativamente (es: lui = sogg. oggi è accettato)
- Cambiamenti non accolti = regressioni (es: ciascuni/nessuni)
FONOLOGIA E GRAFEMATICA

Italiano moderno: è considerata una lingua di cultura perché:


- Usata da (quasi) tutti
- Presenta diversità regionali (≠ dialetto)
- Ha una varietà standard

Fono: suono emesso dall’apparato fonatorio umano → standardizzati nell’alfabeto fonetico internazionale
Fonema: un suono con significato appartenente al sistema fonologico di una specifica lingua
- Sonoro: vibrano le corde vocali (es /b/-/g/-/a/-/i/) ↔ Sordo: non vibrano le corde vocali (es /p/-/t/-/k/)
- Orale: il suono esce solo da bocca (es /b/-/d/) ↔ Nasale: il suono esce da bocca e naso (es /m/-/n/)
Fonetica: studio della pronuncia dei suoni → foni
Fonologia: studio della funzione linguistica dei suoni → fonemi
Coppie minime: coppia di parole che si distinguono per la sostituzione di un solo fonema (es: palla-dalla)
Rendimento funzionale: quantità di copie minime realizzabili da un’opposizione fonologica (es /d/-/f/)

Vocali toniche: divise in 7 fonemi vocalici posizionati secondo un teorico triangolo vocalico:
- /a/ : vocale media o centrale
- /ɛ/, /e/, /i/ : vocali palatali o anteriori → 2 vocali atone = neutralizzazione aperte/chiuse (/ɛ/, /e/ → e)
- /ɔ/, /o/, /u/ : vocali velari o posteriori → 2 vocali atone = neutralizzazione aperte/chiuse (/ɔ/, /o/ → o)
Consonanti – modo di articolazione:
- Occlusive: momentanea chiusura canale /p/, /b/, /t/, /d/, /m/, /n/, /ɳ/, /k/, /g/
- Continue: costante flusso d’aria
o Fricative /f/, /s/
o Vibranti /r/
o Laterali /l/
- Affricate: unione tra consonante occlusiva e continua /ts/ (zio), /dz/ (zero), /tʃ/ (cera), /dʒ/ (giro)
Consonanti – luogo di articolazione:
- Bilabiali: chiuse da entrambe le labbra (/p/, /b/, /m/)
- Labiodentali: chiuse da labbra che toccano denti (/f/, /v/)
- Dentali: chiuse da lingua che tocca denti (/t/, /d/)
- Alveolari: chiuse da lingua che tocca alveoli (/n/)
- Palatali: chiuse da lingua che tocca il palato (/ɲ/ es: gnomo)
- Velari: chiuse da lingua che tocca velo palatino (/k/, /g/)
Semiconsonanti: foni intermedi tra vocalici e consonantici presenti solo nei dittonghi
- Semiconsonante palatale: /j/ (es: ieri)
- Semiconsonante velare: /w/ (es: uomo)
Dittonghi: nucleo vocalico composto da semiconsonante e vocale
- Dittongo ascendente: semiconsonante + vocale (es: ieri, uomo)
- Dittongo discendente: vocale + semiconsonante (es:voi, neutro)
Dittongo mobile: dittongo uò /wɔ / e iè /jɛ/ in cui le semi consonanti diventano /o/ ed /e/ quando si sposta
l’accento (es: suono → sonoro, piede → pedestre)
Iato: due vocali vicine che rimangono separate (es: paese, aorta)
Raddoppiamento fonosintattico: pronuncia di un fonema consonantico a inizio parola come se fosse intensa
anche se tenue spesso quando è preceduto da monosillabo forte (es: già, da, che ecc..)
Elisione: perdita vocale atona a fine parola se parola dopo inizia per vocale (es: l’amica)
Apocope o troncamento: caduta di elemento fonico a fine parola, NO accento (es: qual è, un uomo)

GRAFEMATICA E PUNTEGGIATURA

Grafema: simbolo grafico di un fonema → NO distinzione sonoro/sordo o aperta/chiusa


Alfabeto: insieme di grafemi
Grafemi polivalenti: grafemi a cui corrispondono più fonemi
- Vocali: e, i, o, u
- Consonanti: c, g, s, z
Grafemi diacritici: gruppo di grafemi che riproduce un suono non rappresentato da un singolo grafema
- Digramma → due grafemi = 1 fonema
- Trigramma → tre grafemi = 1 fonema
Grafemi omografi: si scrivono uguali, ma hanno significati diversi (es: prìncipi ≠ princìpi)
Punteggiatura: insieme di segni convenzionali per esprimere relazioni logiche e sintattiche tra le varie parti
della frase e per inserire pause nella lettura
- Punto: interruzione forte o abbreviazioni
o Contrazione (es: f.lli)
o Compendio (es: dott.)
o Sequenza consonantica (es: ps)
- Punto interrogativo/esclamativo: interruzione che indica domanda diretta (?) o esclamazione (!)
- Punti di sospensione: esprimono sospensione, reticenza, allusività o un’omissione se tra parentesi quadre
- Virgola: indica pausa breve e può cambiare il senso di una frase
o Virgola seriale: usata per separare elementi in elenco
o Virgola che apre/chiuse: indica identità del referente in sintagmi che possono essere spostati
- Punto e virgola: interruzione media tra punto e virgola
- Due punti: interruzione media con funzioni dichiarative, presentative, argomentative o per discorso dir.
- Parentesi: introducono un inciso con funzione di commento o giudizio
LESSICO

Morfologia: classifica le parole in gruppi con proprietà grammaticali affini e studia le strutture delle parole
Parola: è la più piccola unità linguistica dotata di significato autonomo ed è il risultato dei fonemi che la
compongono
- Parola invariabile: non è flessibile → parola fonologica = lessema (es: oggi)
- Parola variabile: è flessibile/declinabile ed è composta da morfemi
o Radice: parte fissa che trasmette significato → morfema lessicale
o Desinenza: parte variabile che trasmette informazioni grammaticali → morfema grammaticale
Lessema: parola con significato (se in dizionario: lessema → lemma)
- Lessema semplice: composto di una sola parola fonologica (es: ferro)
- Lessema complesso: composto di più parole (es: ferro da stiro)
Affissi: morfemi derivazionali che precedono (prefissi) o seguono (suffissi) la radice
Vocabolario di base: dagli studi di Tullio De Mauro ci sono circa 7000 parole, di cui 2000 compongono il
90% dei nostri discorsi, 1753 indispensabili, ma meno frequenti e 2937 di alto uso, meno frequenti,
compongono il 6-8% dei nostri discorsi
Vocabolario comune: 45000 parole note a chi ha completato almeno le scuole superiori
Vocabolario corrente: vocabolario di base + vocabolario comune
Lessico: patrimonio di parole di una lingua. È un sistema aperto e può essere ampliato con parole da altre
lingue (prestiti)
Semantica: studio dei significati linguistici
Polisemia: parole con più significati (es: grammatica) ≠ Omonimia: due lessemi identici nella forma ma
diversi nel significato 8es: foro)
Sinonimi: termini con campo semantico comune
Geosinonimi: sinonimi con limitata area geografica (es: rosetta e michetta = stessa pagnotta)
Opposti: opposizione netta (es: vita e morte) ≠ Contrari: opposizione graduata (es: caldo e freddo)
Iperonimi: lessemi che ne contengono altri (es: fiore > rosa, viola)
Iponimi: lessemi contenuti in uno più generico (es: rosa < fiore)
Lessico di specialità: patrimonio linguistico di settori tecnici o specialistici, in cui a ogni parola
(significante) corrisponde un solo significato; arrivano tramite:
- Neoformazioni (es: blog < weblog)
- Sigle (es: CD, RAM)
- Estensioni metaforiche di parole già esistenti (es: navigare) = polisemia
- Prestiti = interferenze con altre lingue che arrivano per necessità o per lusso (alternative + appetibili)
o Integrali: presi in forma originale (es: bar)
o Integrati: assimilati a lingua di destinazione (es: kangaroo → canguro)
o Adattati: trasposizione con adattamento parziale (es: kimono → chimono)
o Calchi: basati sullo schema della parola d’origine (es: skyscraper → grattacielo)
FORMAZIONE DELLE PAROLE

Esistono diversi meccanismi usati per formare nuove parole e quindi arricchire il lessico
- Derivazione: affissi aggiunti a parole esistenti
o Prefissi: posti prima della radice, usati per indicare localizzazioni spaziali (extra-, sotto-), temporali
(pre-, post-), negazioni (in-, de-), ripetizioni (re-, ri-). I prefissati possono essere
▪ a seconda della forma finale → nominali, aggettivali, verbali
o Suffissi: posti dopo la radice, usati per indicare azione (-zione, -mento), qualità (-ità), luoghi (-ria),
agente (-tore, -ista), astratti (-ismo), verbi o aggettivi. I suffissati possono essere
▪ a seconda della base di partenza → denominali, deaggettivali, deverbali, deavverbiali
▪ a seconda della forma finale → nominali, aggettivali, verbali
o Verbi parasintetici o circonfissi: prefisso + suffisso (es: in-debol-ire, s-bucci-are, in-scatol-are)
o Infissi (raro): messi a metà parola, interrompono la base lessicale
- Composizione: combinazione di parole esistenti e possono essere (es: apriscatole = verbo + nome)
o Composti di tipo determinativo: composti con una testa che determina la parte del discorso e i tratti
flessivi del composto finale (es: cassaforte → cassa = testa, forte = caratteristiche della testa)
▪ Composti endocentrici: composti con una testa che determina la parte del discorso e i tratti
flessivi del composto finale (es: cassaforte → cassa = testa, forte = caratteristiche della testa)
▪ Composti esocentrici: composti con testa esterna ai due costituenti (es: pellerossa)
▪ Composti esogeni: da parole straniere, solitamente prefissoidi (monolocale) o suffissoidi
(ludopatia)
o Composti di tipo coordinativo: due componenti pari per significato (es: cassapanca)
- Conversione: spostamento di parole da una posizione a un’altra (es: bello → il bello)
- Retroformazione: nuova parola creata togliendo affissi (es: perquisizione → perquisire)
- Riduzione
o Accorciamenti: televisione → tele
o Sigle: compact disc → CD
o Parole macedonia: unione di parti di parole (es: coldiretti < coltivatori diretti)
- Polisemia: nuovi significati a lessemi già esistenti
- Prestito linguistico
ARTICOLO, PREPOSIZIONI E CONGIUNZIONI

L’articolo deve concordare in genere e numero con il nome e precede il nome o i sintagmi nominali a cui si
riferisce (es: un bel nome).
Preposizione articolata = articolo + preposizione
Articolo determinativo: classe generica e soggetto noto (es: il cane = categoria)
- Usato con funzioni dimostrative
o Proposizioni relative restrittive (es: le città che ho visitato = quelle città)
o Articolo + aggettivo e sogg. sottointeso (es: la romana = la gente romana)
o Espressioni temporali (es: entro la settimana = entro questa settimana)
- Usato con nomi di parentela/sentimentali (es: la mia sorellina, la mia ragazza)
Articolo indeterminativo: membro di una classe e soggetto nuovo (es: un cane)
- Articolo + aggettivo = valore pronominale (es: ne prendo uno nuovo)
- In frase negativa = neppure/uno solo (es: non ho un centesimo)
- Usato per rafforzare una sensazione (es: ho una sete…)
- Usato con significato indefinito (es: conosci un Davide?)
- NO plurale → si usa partitivo (es: “dei”, “degli”), indefinito (es: “alcuni”) o si omette articolo in:
o Locuzioni avverbiali (es: per necessità)
o Verbo + nome (es: cercare lavoro)
o Modi di dire (es: gatta ci cova)
o Proverbi (es: buon sangue non mente)
o Espressioni con preposizione “da” (es: abito da sera)
o Espressioni che indicano la materia (es: di carta)
o Davanti a nomi propri
Articolo e forestierismi: l’articolo viene scelto in base alla pronuncia in italiano (es: Hobbit → “h” aspirata
→ lo/uno)

Preposizioni: elementi invariabili della frase che collegano varie parti del discorso
- Preposizioni semplici: reggono proposizioni (es: finali) o complementi (es: complemento moto a luogo)
- Preposizioni articolate = prep semplice + articolo determinativo

Congiunzioni: elementi invariabili che uniscono parole in proposizione o proposizioni in periodo


- Congiunzioni coordinative: uniscono elementi equivalenti (es: copulative, disgiuntive, avversative)
- Congiunzioni subordinative: uniscono preposizioni in cui una è dipendente (es: causali, finali)
NOME

Nome: parte variabile del discorso che permette di nominare cose, persone, oggetti ecc…
- Nome collettivo → identifica categoria
- Nome di membri di categoria
o Nome proprio → lettera maiuscola
▪ Antroponimo (= di persona)
▪ Toponimo (= di luogo)
▪ Idronimo (di fiume ecc…)
o Nome comune → lettera minuscola, singolare o plurale
▪ Concreti = percepibili dai sensi ↔ Astratti (es: pace, amore, odio)
▪ Numerabili ↔ non numerabili = sostanze amorfe o generiche (es: acqua, ferro)
Radice: componente del nome che indica l’identità (es: ragazzo → ragazz- = radice)
Desinenza: componente del nome che indica info. grammaticali (es: ragazzo → -o = desinenza masch. sing.)
Genere: indica flessione dei nomi e va concordato con articolo. È immotivato per oggetti inanimati, ma
motivato per indicare sesso del referente. Alcuni nomi cambiano significato in base al genere (es: il banco,
la banca), che solitamente viene identificato:
- Per desinenza (es: -o → maschile, -a → femminile)
- Per semantica (es: frutta → femminile, monti/fiumi/laghi → maschile)
Nomi eteronimi: genere grammaticale fisso, ma radice diversa tra masch e femm (es: padre, madre)
Nomi epiceni: unica forma per due generi, distinti dall’attributo “maschio” o “femmina” (es: volpe maschio)
Nomi invariabili: stessa forma tra singolare e plurale (es: brindisi, moto, caffè)
Nomi difettivi: nomi che hanno solo il plurale (es: forbici, pantaloni)
Nomi sovrabbondanti: più forme per il plurale (es: ciglia, cigli)
Nomi composti: formati da due nomi, di cui una testa su cui si declina genere e numero (es: pesce spada)
Nomi femminili di professione:
- Desinenze che cambiano genere: forn-aio/a, camer-iere/a, post-ino/a
- Desinenze invariabili: presid-e, bracci-ante, dirig-ente
- Desinenze invariabili al singolare e variabili al plurale: ginn-asta, dent-ista, astro-nauta
- Desinenze irregolari:
o -tore → -trice/-tora (es: lottatore, dottore)
o -sore → -itrice/-sora
- Desinenze per professioni originariamente solo maschili:
o Femminile per nomi declinabili (es: la sindaca)
o Articolo femminile + concordanza femminile per nomi invariabili (es: la parlamentare)
AGGETTIVO

Aggettivi determinativi:
- Numerali: cardinali (es: uno), ordinali (es: primo), moltiplicativi (es: doppio)
o Cardinali = ordinali se riferimento specifico (es: n° pagina) o 1° giorno del mese
- Possessivi: mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro
- Dimostrativi: questo, codesto, quello
- Indefiniti: ogni, qualunque, qualsiasi
- Interrogativi: che, quale, quanto
Aggettivi qualificativi: esprimono proprietà o qualità e vengono classificati su base morfologica (= riferiti
alle desinenze delle varie classi)
- Aggettivi a 4 desinenze (2 sing + 2plur): -o, -a, -i, -e (es: bello)
- Aggettivi a 2 desinenze (1 sing + 1 plur): -e, -i (es: semplice)
- Aggettivi a 3 desinenze (1 sing + 2 plur): -a, -i, -e (es: entusiasta)
Gli aggettivi qualificativi possono avere un grado di intensificazione, che si manifesta con l’uso di avverbi
(più, meno, tanto) o con forme organiche/suppletive (migliore, maggiore, minore, peggiore):
- Comparativo di maggioranza = intensificazione positiva (es: più bravo di/migliore di)
- Comparativo di minoranza = intensificazione negativa (es: meno bravo di/peggiore di)
- Comparativo di uguaglianza = NO intensificazione, ma comparazione (es: bello quanto)
- Superlativo assoluto = massima intensificazione, senza termine di paragone (es: molto simpatico)
- Superlativo relativo = massima intensificazione, con termine di paragone
o Positivo (es: il più forte tra i due)
o Negativo (es: il meno forte tra i due)
Aggettivi di relazione: indicano relazione tra due domini (es: sistema nervoso), sono denominali, NON
indicano proprietà e NON hanno gradi (es: sistema nervoso ≠ ragazzo nervoso)
Funzioni dell’aggettivo:
- Funzione predicativa: aggettivo correlato a verbo (es: lui è furbo = esprime proprietà)
- Funzione attributiva: aggettivo modifica nome/pronome (es: un uomo furbo = determina di cosa parli)
- Funzione appositiva: aggettivo fornisce info su soggetto già noto ed è separato da pause (es: la ragazza,
felice, andò via)

Pronomi: elementi della frase che sostituiscono il nome


- Personali: io, tu, egli, noi, voi, essi (soggetto) – me, te lui (oggetto – tonico), mi, ti, lo (oggetto – atono)
- Possessivi: il mio, il tuo ecc…
- Dimostrativi: questo, codesto, quello
- Indefiniti: ogni, qualunque, qualsiasi
- Relativi: il quale, la quale, che = fungono anche da congiunzione
- Interrogativi: chi, che, quale, quanto
VERBO E AVVERBIO

Verbo: parte variabile della frase a cui si appoggiano gli altri elementi. Si distingue per
- Modo = tipo di comunicazione (indicativo, congiuntivo ecc…)
o Finito (indicativo, congiuntivo ecc…)
o Infinito
- Tempo = relazione cronologica tra il momento in cui si parla e quello di cui si parla
o Semplici (es: presente, imperfetto)
o Composti (es: trapassato prossimo)
- Persona = SOLO modi finiti, specifica a chi fa riferimento il verbo
- Transitività/intransitività = ammette o meno complemento oggetto
- Forma = indica se soggetto compie l’azione (attiva), subisce l’azione (passiva) o se l’azione è rivolta al
soggetto (riflessiva)
Verbi ausiliari (essere, avere): formano tempi composti e/o forma passiva
Verbi servili: dovere/potere/volere + infinito = necessità, possibilità o volontà
Verbi fraseologici: stare/cominciare/iniziare/continuare/finire/smettere + infinito/gerundio = inizio,
proseguimento o fine dell’azione
Verbi impersonali: NO soggetto preciso → 3° singolare (es: piove a dirotto)
Verbi difettivi: mancano di alcune voci (es: vigente = solo gerundio)
Verbi irregolari: non seguono coniugazione classica (es: andare → vado)

Avverbio: parte invariabile del discorso che modifica il significato delle unità grammaticali (es: molto lieto,
troppo tardi)
- Semplici: forma propria (es: bene)
- Composti: unione di parole diverse (es: in+fatti)
- Derivati: parola + suffisso (es: allegra-mente)
- Locuzioni avverbiali: sequenze fisse (es: all’improvviso)
SINTASSI

Sintassi: studio dei modi in cui le parole si combinano creando costrutti → interagisce con vari livelli della
lingua (es: tonalità). Le strutture sintattiche hanno effetti pragmatici (es: esprimere ordine o domanda) e
variano in base a lingua (scritta ↔ parlata) o registro (formale ↔ colloquiale). Si organizzano secondo un
preciso ordine di grandezza:
- Sintagma = gruppo di parole composte da testa + complemento
o Sintagma nominale: nome + elementi non verbali (articolo, aggettivo, complemento) → la mia mela
o Sintagma verbale: verbo + elementi → è caduta dall’albero
- Frase = combinazione con senso compiuto di sintagmi a formare una proposizione soggetto + verbo (es:
oggi piove) → frase semplice
- Periodo = combinazione di frasi collegate per coordinazione, paratassi o subordinazione (es: oggi piove
e fa freddo) → frase complessa

L’italiano ha una sintassi flessibile, infatti ha subìto molte variazioni:


- Soggetto omettibile
- Gli elementi possono cambiare posizione (es: soggetto postverbale)
- Strutture sintattiche implicite ed esplicite (= verbo finito o non finito)
- Uso del “che” polivalente come connettivo generico
- Costruzione attiva o passiva
FRASI PRINCIPALI, COORDINAZIONE E SUBORDINAZIONE

Frase principale = frase sintatticamente indipendente in frase complessa.

Coordinazione o paratassi: fenomeno che coinvolge qualsiasi livello dei costrutti (parole, sintagmi, frasi) in
cui i costituenti hanno stessa funzione e struttura sintattica
- Copulativa (congiuntiva)
- Disgiuntiva
- Avversativa → massimo 2 coordinati, SOLO sindetica
Sindeto = coordinazione con congiunzioni ↔ Asindeto = coordinazione senza congiunzioni
Congiunzione coordinativa: parola invariabile che collega due o più costrutti linguistici
- Copulative (e/e non)
- Disgiunzioni (o/oppure)
- Avversative (ma)

Frase subordinata = frase sintatticamente dipendente da principale in frase complessa.


- Classifica per relazione con principale
o Relative
o Argomentali → completano argomento del verbo principale
▪ Soggettive: posto e funzione del soggetto
▪ Completive: posto e funzione del complemento
• Oggettive: posto e funzione del complemento oggetto
• Interrogative indirette: posto e funzione delle interrogative indirette
o Avverbiali → funzione di avverbio
▪ Causali
▪ Finali
▪ Concessive
▪ Temporali
- Classifica per modo del verbo
o Esplicite: verbo finito + soggetto indipendente (es: Luca spera che Carlo arrivi)
o Implicite: verbo indefinito + soggetto inespresso (es: Luca spera di arrivare)
CONSECUTIVE, PERIODO IPOTETICO E CONCESSIVE

Consecutive = effetto di un evento della frase principale (causa intensificata)


- Criteri semantici di classificazione
o Esoforiche (es: ha mangiato così tanto da…)
▪ causa = processo enunciato prima
▪ condizione logica = necessità (è inevitabile che accada)
▪ rapporto temporale = momento successivo alla principale
o Endoforiche (es: è così ingenuo che…)
▪ causa = identificazione qualità
▪ condizione logica = sufficienza (è sufficiente per far si che)
▪ rapporto temporale = momento contemporaneo alla principale
- Criteri sintattici di classificazione
o Consecutiva subordinata
▪ Forte < così, tanto, tale, talmente
▪ Debole < così che, tanto che, sicché
o Consecutiva coordinata: ha studiato tanto, quindi è passato

Periodo ipotetico = apodosi (principale) + protasi (subordinata) introdotta da “se”. Esprime relazione
possibile tra causa ed effetto (≠ costrutto causale = causa certa)
- Realtà → indicativo x protasi + apodosi = possibilità di alto grado
- Possibilità → congiuntivo imperfetto x protasi + condizionale semplice x apodosi
- Irrealtà → congiuntivo trapassato x protasi + condizionale complesso x apodosi

Concessive = congiunzione concessiva + premessa → conseguenza inattesa


- Concessive esplicite → congiuntivo
- Condizionali concessive → congiuntivo + locuzione (anche se, seppure) (es: anche mi allenassi non ci
riuscirei)
- Relative concessive → congiuntivo/indicativo futuro + chiunque/qualunque/dovunque ecc
- Concessive implicite:
o Infinito + per/nemmeno/neppure/a costo di (es: per essere un principiante è forte)
o Gerundio + anche/pur/pure (es: anche provando non riuscirei)
o Participio passato + congiunzione concessiva (es: benché sottoposto a torture non parlò)
- Costrutti paratattici con valore concessivo → ciononostante, purtuttavia ecc…
- Concessive indipendenti → NO congiunzione, valore condizionale (es: cascasse il mondo ci sarò)

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