Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
2
Esiste il mezzo infinitamente rigido-perfettamente plastico, il classico
smorzatore alla Coulomb: fino a che la forza non raggiunge un certo
valore di soglia “r”, non esiste deformazione; raggiunto questo valore di
soglia il mezzo si deforma a forza costante.
Ad esempio nelle applicazioni della geotecnica per calcolare i cedimenti si
assimila il terreno ad un mezzo elastico equivalente; per calcolare il carico
limite ad un mezzo infinitamente rigido - perfettamente plastico; per
calcolare i tempi di consolidazione si inserisce anche la viscosità
(filtrazione alla Darcy).
3
Gli schemi reologici di riferimento
4
Quando si sollecita un oscillatore con una pulsante armonica, variabile nel
tempo tra due estremi, lo spostamento che insorge è ritardato rispetto
alla costante elastica dal mezzo viscoso: la composizione tra forza e
spostamento in questo caso è una relazione di tipo ellittico e l’energia
dissipata è l’integrale di questa relazione. Gli effetti dissipativi sono
riconducibili solamente ad effetti di viscosità.
5
Considerando un modello elasto-plastico, ovvero si è in presenza di una
molla ed uno smorzatore plastico disposti in serie: sollecitati da una forza,
fintanto che quest’ultima non supera il valore di soglia dello scorrimento
di questo smorzatore si ha un comportamento elastico lineare. Attinto lo
spostamento al limite elastico, se la derivata dello spostamento al limite
elastico è concorde con lo stesso si ha una plasticizzazione.
Se la forza pulsante cicla si ha una dissipazione di energia di tipo plastico,
in un ciclo con punti angolosi che rappresenta il modello primordiale del
comportamento isteretico.
6
Il mezzo elasto-plastico incrudente
Il mezzo elasto-plastico incrudente può essere generato in vari modi. Un
primo sistema è quello di accoppiare in parallelo due sistemi in serie
molla-smorzatore plastico, ogni uno caratterizzato da valori diversi della
rigidezza e della soglia di plasticizzazione r.
Esiste una prima fase in cui tutte e due le molle si caricano e nessuno dei
due smorzatori scorre: il sistema reagisce con la somma delle due
rigidezze. Il sistema elasto-plastico più debole fra i due si plasticizza, allora
il sistema in parallelo per carichi che tendono a crescere oltre questo
7
valore di resistenza reagisce con una rigidezza uguale a quella del sistema
elasto-plastico più resistente, e contemporaneamente si incominciano ad
accumulare deformazioni irreversibili nel sistema più debole. Invertendo
il segno della sollecitazione, entrambe le molle si scaricano, quindi il
sistema reagisce con una rigidezza uguale a quella di primo carico, fino a
che possa plasticizzare il sistema meno resistente: espansione omotetica
di un fattore due del ramo di primo carico. In tal modo il sistema
incomincia a ciclare.
8
A mano a mano che si plasticizza il singolo sistema in serie, si configura
una spezzata costituita da infiniti rami e quindi una curva che tende, al
crescere dello spostamento, ad avere una tangente orizzontale.
All‘origine si può pensare che nessun sistema sia andato in campo
plastico, tale che la curva abbia pendenza uguale alla somma delle
rigidezze dei singoli sistemi in serie. Invertendo la sollecitazione,
qualunque sia lo spostamento dal quale si parte, ogni sistema reagisce
con la sua rigidezza, quindi il sistema complessivo allo scarico è
caratterizzato da una tangente uguale a quella con la quale partiva nella
fase di primo carico.
9
Il mezzo particellare più elementare
Si rappresenti il mezzo particellare come una pluralità di sfere a
comportamento elastico, con contatto ad attrito.
Si faccia riferimento nel dettaglio ad una coppia di particelle, caricata da
un sistema di forze assiali e tangenziali applicati nel baricentro delle due
sfere. Nel modello attrito applicando uno sforzo di compressione nasce
una resistenza al taglio (pari al valore dello sforzo normale per il
coefficiente d’attrito), che sollecitata da uno sforzo tangenziale può
essere attinta, verificandosi conseguentemente uno scorrimento plastico.
Si immagini allora una generica coppia di particelle sferiche sollecitate a
compressione: i baricentri rispetto alla configurazione in deformata
subiscono uno spostamento relativo α, e si configura un’area di contatto
tra le stesse.
10
La relazione tra lo sforzo normale e lo spostamento è non lineare, a
rigidezza estensionale crescente ovvero a comprimibilità decrescente.
Il legame è reversibile: allo scarico si recuperano totalmente tutte le
deformazioni, fintanto infatti che le particelle rimangano a contatto fra
loro: qualora cominciassero ad avere dei moti relativi, con necessario
dispendio di energia, il legame non è più reversibile.
11
La deformazione non avviene esclusivamente in campo elastico, ma si
cominciano ad avere subito scorrimenti localizzati all’interfaccia: la
distribuzione di tensioni normali all’interfaccia anulare non è costante,
ma massima al centro e minima lateralmente. Quindi la resistenza si
raggiunge con scorrimenti progressivi che fanno diminuire l’area della
superficie anulare di contatto.
Quindi il legame è non lineare e non reversibile a deformabilità crescente.
Il terreno come mezzo particellare
Il modello a sfere elastiche è applicabile ad un terreno a grana grossa. Le
deformazioni elastiche sono molto limitate, significativa presenza di
scorrimenti per attrito.
12
Le particelle di argilla sono molto appiattite, ed i contatti sono mediati da
dal fenomeno dell’ adsorbimento. Il campo di elasticità rispetto ai terreni
a grana grossa è un poco più esteso. C’è allora una parte di energia di
deformazione che può essere spesa in deformazione elastica, soprattutto
di tipo flessionale, della particelle.
13
L’evento sismico è una sollecitazione in termini cinematici, spostamenti
velocità ed accelerazioni, che varia con legge irregolare nel tempo:
l’elemento di terreno è quindi caricato da una storia di tensioni
tangenziali altrettanto irregolare.
La sollecitazione sismica in genere si decompone nella somma di
sollecitazioni elementari regolari.
Se si applica una sollecitazione regolare, ad esempio ciclica con un certo
periodo su un elemento di terreno si osserva un ciclo tensione
deformazione caratterizzato da una fase di primo carico a deformabilità
crescente, quindi una fase di scarico che parte con la stessa tangente
della fase di primo carico, ed una fase di ricarico che in generale dovrebbe
portare a chiudere il ciclo.
Il generico ciclo allora è caratterizzato da una non linearità, e non
reversibilità delle deformazioni con lo stato tensionale.
14
Allo scarico tensionale è presente una deformazione residua.
Per ogni ciclo di carico esiste dissipazione di energia, ed accumulo di
deformazione residua plastica maggiore di quella del ciclo precedente.
Rappresentazione del comportamento meccanico
Si introduce il concetto di linearità equivalente: si immagina che il
materiale abbia raggiunto un determinato livello deformativo esibendo
una rigidezza costante:
16
Evidenza sperimentale della natura del legame τ-γ
Si immagina di applicare ampiezze della sollecitazione ciclica crescenti.
D=
WD ∫ F u dt = ... = πcωu02 = cω = cω
= T
4πWS 4π 1 ku 2 2πku02 2k ccωn
0
2
dove:
18
tale è una proprietà del sistema visco-elastico, tale che se è minore di 1 si
ha una oscillazione smorzata, se è uguale ad 1 il sistema tende ad
un’oscillazione critica, se è maggiore di 1 il sistema è sovrasmorzato e
quindi tende alla configurazione indeformata in condizioni statiche.
ω
Allora il fattore di smorzamento D vale: D= β
ωn
0,8 20
G/G0 ∆ u/σ '0
0,6 15
D (%)
0,4 10
0,2 5
0 0
0,0001 0,001 0,01 0,1 1
19
deformazione tangenziale, γ (%)
Il terreno per variazione della tensione tangenziale risponde non solo con
deformazioni di tipo distorsionale, ma ha anche tendenza ad avere
deformazioni volumetriche: positive con tendenza all’addensamento,
ovvero negative. Infatti nel mezzo granulare le particelle per scorrere le
une rispetto alle altre devono scavalcarsi, con conseguente variazione di
volume del mezzo: negativa o positiva a seconda che siano molto
addensate o poco addensate.
Questo fenomeno si manifesta per livelli di deformazione intermedi tra
quelli in cui si incominciano ad osservare fenomeni di variabilità della
rigidezza e dello smorzamento con la deformazione, comportamento non
lineare, e quelle di rottura.
20
Per un terreno a grana fina, in condizioni non drenate, la tendenza alla
riduzione di volume è inibita dall’insorgere di sovrappressioni interstiziali
in accumulo.
Esistono due livelli di deformazione di soglia:
- Soglia di linearità: valore della deformazione tangenziale in cui si
incominciano ad osservare diminuzioni della rigidezza, per cui il
materiale non è più a comportamento lineare. Entro tale
deformazione i parametri sono indipendenti dalla deformazione e
non esiste accoppiamento volumetrico distorsionale. È definita dalla
deformazione a cui corrisponde una riduzione della rigidezza al 90%
circa del valore iniziale, oscilla tra 10^-2 e 10^-3%.
Si rientra in tali valori di deformazione in presenza di fenomeni di
vibrazione di bassa energia (passaggi di treni, macchine di cantiere,
terremoti di bassa magnitudo fino a quattro). Per terremoti di
magnitudo maggiori di quattro il comportamento è decisamente
non lineare, con rigidezze e smorzamento che variano con la
deformazione;
- Soglia volumetrica, in genere 10 volte quella lineare, in cui tendono
a variare le sovrappressioni interstiziali, ovvero il materiale tende ad
avere variazioni volumetriche, con conseguente variazione della
resistenza o della rigidezza.
21
Allo scarico della sollecitazione, oltre eventuale variazione volumetrica
rimane anche eventuale deformazione distorsionale residua
(permanente).
In genere per terremoti strong motion ci si trova ben oltre il livello delle
piccole deformazioni: non è corretto condurre analisi lineari.
Addensamento ciclico in condizioni drenate
In seguito ad una successione di carichi ciclici ad ampiezza costante di
deformazione distorsionale su terreni granulari, si accumulano
deformazioni volumetriche, con conseguente riduzione dell’indice dei
vuoti.
22
La graduale riduzione col numero di cicli dell’incremento di deformazione
volumetrica, testimonia che il terreno diventa progressivamente sempre
meno compressibile e deformabile.
Degradazione ciclica in condizioni non drenate: un esempio
Per cicli di sollecitazione ad ampiezza costante le caratteristiche
meccaniche del materiale degradano.
23
La variabilità del modulo di taglio equivalente con il numero di cicli è, per
una decina di cicli iniziali, la stesse, poi per il materiale azzurro chiaro il
modulo di taglio equivalente peggiora ulteriormente mentre per il
materiale azzurro scuro si attesta ad un valore costante.
24
Sovrappressioni interstiziali, liquefazione, mobilità ciclica
Per una sabbia sciolta sottoposta a cicli di tensione tangenziale di
ampiezza costante, le deformazioni tangenziali aumentano in modo
improvviso e si accumulano in modo irreversibile, ma gradualmente,
sovrappressioni interstiziali.
25
I cicli assumono un aspetto distorto con pendenza media che tende ad un
valore nullo. L'area racchiusa tende ad espandersi. Il comportamento post
ciclico è instabile.
Per la stessa sabbia, alla densità relativa del 75% piuttosto che del 47%,
avendo usato la stessa tensione di consolidazione e una ampiezza di
tensione tangenziale ciclica più elevata, l’aumento delle deformazioni è
graduale, maggiori fin dall’inizio perché la tensione è decisamente più
elevata.
26
Le sovrappressioni interstiziali hanno componenti reversibili maggiori
rispetto alle componenti irreversibili: Il materiale resiste alla liquefazione.
27
I cicli si modificano più gradualmente con forma che tende a stabilizzarsi.
Il comportamento post-ciclico è stabile
Le particelle di sabbia sciolta inizialmente sono a contatto tra loro (σ′ > 0).
28
Per accumulo di sovrappressioni neutre fintanto che raggiungano la parte
sferica dello stato tensionale efficace litostatico c’è perdita dei contatti, e
le particelle tendono a navigare indipendentemente le une dalle altre. Il
terreno per questa fase ha perso completamente la capacità portante
diventando una fase fluida: si è in presenza di una sospensione di sabbia
in acqua. Prova ne è che arrivano in superficie picchi di sabbia sospinti
dalla sottospinta dell’acqua.
29
Al recupero dei contatti si verifica un addensamento del materiale: in
superficie un fenomeno di subsidenza(abbassamento del terreno in supe).
30
Effetti della liquefazione su terreni di fondazione e opere
Ricordiamo che per liquefazione intendiamo una perdita di resistenza a
taglio del terreno a seguito di sollecitazioni dinamiche.
Le Strutture fuori terra collassano per sprofondamento, mentre i
manufatti interrati sono soggetti a galleggiamento.
Rapporto tensionale ciclico a rottura
L’accumulo di sovrappressioni interstiziali produce una progressiva
migrazione del percorso di sollecitazione verso stati tensionali prossimi
alle condizioni di rottura. Questa si raggiunge con un rapporto tensionale
decrescente con il numero di cicli, e di norma minore di quello statico in
condizioni non drenate, che è a sua volte inferiore al rapporto tensionale
in condizioni di drenaggio libero, pari a tanφ’.
31
raggiungendo una resistenza statica non drenata: il rapporto di tensione è
minore della tangente dell’angolo di resistenza al taglio del terreno.
32
La resistenza ciclica è definibile dal rapporto tensionale ciclico a rottura
(Cyclic Resistance Ratio)
La resistenza a rottura in condizioni cicliche è definita mediante il
τ
rapporto tensionale ciclico a rottura CRR =
σ 0′
= f (Nc ) : tale è una funzione
decrescente del numero di cicli per effetto del fenomeno di degradazione
ed affaticamento del terreno.
33
Resistenza ciclica dei terreni a grana fine
L’accumulo di sovrappressioni interstiziali nei terreni fini non può
produrre fenomeni di liquefazione (transizione di fase), a causa della
natura elettrochimica dei legami interparticellari.
Le particelle non hanno una resistenza puramente attritiva: per i terreni a
grana fine, allora se pur si accumulino elevati valori di sovrappressioni
interstiziali, non perdono il loro contatto per interazione di tipo
elettrochimico. I legami dunque non si abbattono con il numero di cicli
per transizione di fase.
34
La degradazione ciclica, dipende dalla rottura progressiva dei legami
particellari di natura elettrochimica, ed è associata all'insorgere di
sovrappressioni neutre.
35
permeabilità del terreno. Mentre il ritorno a (T’) di ripristino dello stato
tensionale efficace è lento.
Per i terreni a grana grossa saturi, la dissipazione di sovrappressioni
neutre indotte dalla elevata velocità di applicazione del carico in parte è
contestuale alla sollecitazione ciclica, e quindi l’accumulo di
sovrappressioni neutre al punto (Tu) è rapido ma non immediato. Finito il
fenomeno, la sovrappressione neutra è smaltita rapidamente, per cui
questo processo si ha in maniera quasi immediata.
Nei terreni a grana grossa non saturi, invece, si passa direttamente da (S)
a (T’) senza variazione di tensione efficace.
Allora i fenomeni di ricompressione post-ciclica possono avvenire più o
meno rapidamente a seconda della permeabilità dei terreni.
Resistenza post-sismica dei terreni a grana fine
In condizioni post-sismiche, qualunque sistema di terreno, l’accumulo di
deformazioni distorsionali permanenti comporta un degrado della
resistenza statica dopo l’azione ciclica, che tende a crescere tanto più
forte quanto lo è stata la deformazione ciclica.
36
La resistenza non drenata statica post-sismica decresce col rapporto tra
deformazioni cicliche (εc) e quelle di rottura in condizioni statiche (εs,f).
La verifica di stabilità di un pendio, opere di sostegno e fondazioni, in
condizioni statiche post-cicliche è condotta riducendo cautelativamente
dell’80% la resistenza rispetto a quella originaria misurata in condizioni
statiche.
37
PROVE IN SITO
Prove in sito: Misura sperimentale dei parametri meccanici
Le prove in situ si distinguono in:
38
misurarlo soltanto attraverso la prova Cross-Hole. I valori di energia
con cui si sollecita il terreno non sono sufficienti a portarlo a rottura.
Prove penetrometriche statiche e dinamiche
La prova SPT simula l’applicazione veloce di un carico, sottoponendo il
terreno a condizioni di drenaggio simili a quelle che si hanno durante il
sisma. È dunque indicata per le verifiche a liquefazione con metodi
semplificati.
Fonte Espressione Coefficienti Terreni
k=1634
Rix & Stokoe (1991) G0 = k(qc)a(σ′v0)b Sabbie quarzose
a=0.25, b =0.375
CPT
k=406
Mayne & Rix (1993) G0 = k(qc)a(e)b Argille
a=0.695, b =-1.13
a=102, b=0.29 Argille Olocene
a=81, b=0.33 Sabbie Olocene
Imai (1977) VS = aNb
a=114, b=0.29 Argille Pleistocene
a=97, b=0.32 Sabbie Pleistocene
α=1.0 Olocene
α=1.3 Pleistocene
SPT β=1.00 Argille
β=1.09 Sabbie fini
Ohta & Goto (1978) VS = 69αβz0.2N0.17 β=1.07 Sabbie medie
β=1.14 Sabbie grosse
β=1.15 Sabbie ghiaiose
β=1.45 Ghiaie
Baldi et al. (1988) VS = Kz0.16N0.10 K = f(terreno) Terreni Olocene
40
Correlazioni tra NSPT e VS
41
Correlazioni tra VS , qc e NSPT per terreni piroclastici
Per i terreni piroclastici (es. il tufo è un piroclastico indurito, quindi i
terreni di questo tipo provengono da fenomeni vulcanici) la resistenza
delle particelle è molto bassa: la resistenza penetrometrica, tradotta in
parametri di resistenza al taglio (angolo d’attrito), è sottostimante.
Sono riportate le correlazioni tra la VS e la qc oppure la VS e la NSPT.
600 600
pozzolane via Belvedere
pozzolane Astroni (Vinale,1983)
pozzolane Secondigliano-Poggioreale (Vinale & Simonelli, 1986)
500 500 pozzolane Secondigliano (Vinale & Simonelli,1986)
velocità onde S, Vs (m/s)
velocità onde S, Vs (m/s)
400 400
300 300
cenere
200 200
0 0
0 10 20 30 40 50 0 50 100 150 200 250
numero di colpi, Nspt resistenza alla punta, qc (kg/cmq)
45
Nota fatti questo ragionamento: da un lato mando il segnale e dall’altro
lo ricevo (Hp di strato profondo completamente riflettente ossia rigido),
quando arriva il segnale sarà passato un certo tempo “tr” ossia il tempo
che il segnale arriva alla profondità “H” e poi ritorna in superficie fino al
mio ricevitore, dalla legge di Snel e dall’equilibrio e congruenza, so che
l’ampiezza e la velocità non sarà variata, quindi posso fare distanza
percorsa diviso il tempo che impiega il segnale ad arrivare così avrò la
velocità delle onde p, la distanza può essere calcolata come il doppio di
rad((x/2)^2+H^2)ossia l’ipotenusa
La dromocrona, che lega il tempo t di arrivo alla distanza in superficie x
fra sorgente e ricevitore, ha per intercetta il valore 2H/Vp1 e tende ad
avere un asintoto obliquo, la cui pendenza coincide con il reciproco della
velocità di propagazione delle onde P: la lunghezza del percorso tende a
coincidere con la distanza x in orizzontale. Per x0 , allora si potrebbe
dedurre lo spessore del banco.
46
Per conoscere anche la velocità di propagazione delle onde nel mezzo 2 si
usa la tecnica a rifrazione, per la quale si considera l’onda rifratta limite
che cammina parallelamente alla superficie di separazione (onda di testa)
con uno strato più rigido. Quest’ultima a sua volta tende a generare, per il
principio di reciprocità, altre onde rifratte che viaggiano rispetto alla
normale nel mezzo 1 proprio dell’angolo di incidenza critico, e che
tendono quindi a risalire verso la superficie. Se c’è un ricevitore ad una
distanza x dalla sorgente, una di questa sarà letta dallo stesso.
All‘aumentare della distanza x oltre un certo valore critico xc il tempo di
propagazione è influenzato linearmente dal tempo di propagazione nel
mezzo 2: l’onda rifratta arriva più velocemente di quella riflessa. Invece
per distanze inferiori a quella critica, arriva prima l’onda diretta, con
velocità Vp1<Vp2.
48
Interpretazione:
dromocrone, e quindi velocità e spessori di strati successivi.
49
Indagini geoelettriche
Le indagini geoelettriche sono utili per la caratterizzazione litologica e
geometrica degli strati del sottosuolo. Vengono utilizzate non delle onde
elastiche, ma elettriche. Si genera il campo elettrico con delle coppie di
generatori (‘dipoli’) e si registrano le resistività elettriche a distanze
variabili con l’utilizzo dei galvanometri, riuscendo a distinguere i vari
geomateriali costituenti i vari strati. Questi ultimi infatti hanno un
comportamento diverso al passaggio della corrente elettrica: nella roccia,
soprattutto in presenza di acqua, si creano flussi fondamentalmente di
ioni (anioni e cationi); nei materiali conduttivi invece camminano gli
elettroni.
Quindi al variare delle resistività elettriche misurate si può risalire al
materiale, e alla presenza eventuale di acqua. La resistività aumenta per
materiali che presentano un grado di cementazione, e diminuisce per la
presenza dell’acqua e al diminuire della dimensione delle particelle (le
argille hanno resistività più bassa delle sabbie, che a loro volta hanno
resistività più bassa di quella delle rocce).
Esistono dei valori tipici di resistività elettrica per i vari geomateriali.
50
Indagini geoelettriche in mezzi eterogenei
Le prove di cui si è detto funzionano anche nei mezzi stratificati, in quanto
le deviazioni delle linee di flusso (e quindi la resistenza misurata) sono
condizionate da fenomeni di rifrazione alle interfacce (tipo Snell). I campi
elettrostatici si rincurvano verso materiali a resistività più bassa.
51
Tomografia di resistività elettrica (ERT)
Combinando più dipoli si generano più linee di flusso che, in una ipotetica
rete di punti in profondità, si sovrappongono in maniera diversa.
52
Tale sezione è trasformata in un diagramma a contorni, che si riporta
quindi alla scala di una sezione vera assegnando vari colori a materiali che
hanno diversa resistività.
53
Sorgente e ricevitore in foro: Cross-Hole.
Nella prova CH sono generate e misurate onde SV. È bene che il ricevitore
sia orientato in direzione verticale in modo da leggere la massima
ampiezza dello spostamento generata da questa sorgente. Sorgente e
ricevitore viaggiano in parallelo. Può insorgere errore, che aumenta con la
profondità, per la perdita di verticalità del foro. Le distanze tra i due fori
vanno da due a cinque metri, confidando che non cambino le proprietà
stratigrafiche del terreno. Così si riesce a controllare l’effetto sui risultati
della prova dovuto al disturbo del terreno nei pressi dei fori, in seguito
alla loro realizzazione. All’aumentare della profondità i tempi misurati si
54
riducono, perché i materiali diventano più rigidi. Percentualmente di
contro aumenta l’errore che si può commettere.
Prove geofisiche in foro: Down-Hole
Schema di esecuzione di una prova Down-hole:
55
Esempi di registrazione Down-Hole
Per non sbagliare circa l’individuazione della prima onda di arrivo,
utilizzando due geofoni ad una opportuna distanza fra loro isolati rispetto
all‘asta, ci si aspetta di vedere una onda simile al primo e secondo
geofono sfasate di un certo intervallo di tempo che diminuisce all’
aumentare della velocità di propagazione.
56
Ai tempi diretti è associata una velocità media, tra la superficie dove
agisce la sorgente e la profondità del geofono.
2 2
VS = z +x
t
Si correggono i tempi di arrivo scalandoli di z/d, dove d è la distanza tra
sorgente e geofono e z la profondità dalla superficie del geofono (cioè si
immagina che a parità di velocità di propagazione Vs, con la quale l’onda
percorre nel tempo t la distanza d, l’onda percorre nel tempo corretto t*
la profondità d).
* z z
t = t= t
d 2
z +x
2
58
All’aumentare della profondità il gradiente di questa spezzata diminuisce
sempre più: ovvero si è sempre più veloci, percorrendo l’unità di spessore
con tempi sempre più ridotti.
Il tempo equivalente è il valore del tempo che impiegherebbe la stessa
onda, supposto il mezzo essere omogeneo, per percorrere in verticale alla
velocità Vs la distanza fra la sorgente in superficie ed il geofono in foro.
Allora per conoscere la velocità media delle onde di taglio nel tratto
compreso fra i due geofoni è sufficiente calcolare il rapporto fra la
distanza dei geofoni e la differenza dei tempi equivalenti corrispondenti
alle due quote dei geofoni stessi, ovvero il rapporto fra la differenza di
distanza in obliquo dei geofoni rispetto alla sorgente e la differenza dei
tempi di arrivo non corretti.
59
L’interpretazione alternativa è quella cosiddetta dell’inversione, ovvero
un metodo di risoluzione per tentativi: si assegna una stratigrafia con
delle proprietà di tentativo; si verifica se tale stratigrafia simula un
andamento dei tempi di propagazione conforme con il risultato
sperimentale; la accetta o modifica in iterazioni successive.
L’inversione delle misure Down-Hole
Si supponga una stratigrafia, e quindi un percorso di propagazione.
Si dovrebbe esplicitare la relazione tra il tempo di viaggio tra la sorgente e
il ricevitore ad una generica posizione, ed il profilo di velocità fino allo
strato considerato. L’angolo di rifrazione dipende dai rapporti di velocità
fra i due mezzi successivi, quindi il sistema non è lineare proprio perché le
velocità sono incognite.
Il sistema allora va risolto per tentativi nelle incognite che contengono i
valori della velocità.
Si ipotizza che:
• il terreno è formato da una sequenza di M strati orizzontali ed
omogenei;
• il percorso del raggio sismico dalla sorgente al ricevitore è rettilineo
(o una spezzata);
• la sorgente genera solo onde SH (o SV).
60
La relazione tra i tempi di viaggio ti (i = 1, 2, 3, ..., N), ed il profilo di
velocità assunto Vi (i = 1, 2, 3, …, M) è data da:
p
L j / cos θi
∑
j =1 V
= ti
j
in cui:
61
Lp / cos θ1
:
- L1 / cos θ 2 Lp / cos θ 2 0
G= :
L1 / cos θi L2 / cos θi ... Lp / cos θi
:
L1 / cos θ N L2 / cos θ N ... LM−1 / cos θ N Lp / cos θ N
T
1 1 1 1
- m= ...
V1 V2 V3 VM
T
- d = t1 t2 t3 ... tN
L’affidabilità del metodo migliora introducendo la legge di Snell
nell’espressione di θ (che varia per ogni strato e dipende dalle Vj), e
risolvendo per via iterativa il sistema (Mok, 1987).
62
La funzione di Cross-Correlazione CCxy(τ) misura il ritardo temporale τ tra
due registrazioni X(t) ed Y(t). Al variare del ritardo temporale la posizione
migliore di sovrapponibilità dei due segnali fornisce lo sfasamento
temporale più probabile tra i due segnali.
65
Il profilo di VS in buon accordo con altre prove (Cross-Hole, SASW ):
67
Risultati di una prova con il SCPT
Nei terreni a grana fine la resistenza, alla punta e laterale, è più regolare e
nascono rispetto alle condizioni idrauliche al contorno sovrappressioni
neutre.
68
Prova Cross-Hole (CH)
70
La distanza del primo ricevitore dalla sorgente è di 4.35m, il tempo di
registrazione dell’onda è 55.1 ms e la velocità delle onde SV misurata è 79
m/s. Gli stessi dati sono riportati per il ricevitore 2, e relativamente per il
ricevitore 1 rispetto al ricevitore 2.
71
Lo spettro incrociato di potenza è definito come il prodotto dello spettro
di Fourier, complesso, del segnale generico y per il coniugato dello
spettro di Fourier dell’altro segnale x.
CO yx ( f )
[S/N ]yx ( f ) =
1 − CO yx ( f )
Dove la coerenza è bassa significa che i segnali sono sporcati dal rumore;
si può allora calcolare il rapporto segnale rumore nel dominio delle
frequenze.
La lunghezza d’onda è la distanza fra due punti tra i quali viaggia diviso il
numero di oscillazioni che fa l’onda in questa distanza, ma è anche uguale
alla velocità diviso per la frequenza: le onde compiono un numero di cicli
diverso nella distanza fra i due punti al variare della frequenza.
∆r ∆r V(f)
λ(f) = =− =
N c (f) φCPS (f) 360 f
73
Il numero di cicli è lo sfasamento fra i segnali di quella frequenza tra i due
punti diviso per 360°: se lo sfasamento è giusto 360° significa che c’è
solamente un ciclo, se è invece è 720° ce ne sono due...
74
Lo smorzamento si può ottenere nel dominio delle frequenze attraverso
queste operazioni analitiche: avendo due velocimetri a distanze diverse
dalla sorgente l’ampiezza del segnale, letta nei due velocimetri, dipende
dall’espansione geometrica del fronte d’onda (inversamente
proporzionale alla distanza) e dalla dissipazione interna dovuta allo
smorzamento. Conoscendo lo spettro di ampiezza di entrambi i segnali e
calcolando l’angolo di fase si può estrarre l’unica incognita che è lo
smorzamento interno del materiale nel dominio delle frequenze.
Il rapporto VP/VS in terreni non saturi, quali quelli del corpo diga,
restituisce il coefficiente di Poisson, utile come parametro nella analisi
elastica e per la determinazione del coefficiente di spinta a riposo:
75
Cross-Hole: imprevisti in agguato
76
Si possono dunque avere distanze sufficientemente elevate per cui sia al
primo che al secondo ricevitore l’onda rifratta arriva successivamente all’
onda diretta; si può invece avere una combinazione tra distanze e velocità
tali per cui l’onda diretta e quella rifratta arrivano insieme al secondo
ricevitore, oppure arriva prima della diretta sia al secondo ricevitore che
77
al primo. In tale problema si incorre quando il secondo strato è più veloce
del primo: lavorando con la prova Cross-Hole in strati deformabili
intrappolati da strati rigidi si perde completamente l’informazione
dell’onda che viaggia nello strato lento.
78
Onde di Rayleigh nei terreni stratificati
λR λR
z≅ ÷ λR = V R
3 2 f
80
Comportamento dispersivo onde di Rayleigh
81
Il diagramma velocità di fase-frequenza associato ad una prova Cross-
Hole è costante: l’onda, al variare della frequenza dell’impulso transitorio,
cammina sempre nello stesso strato. Analogamente per un’onda VR,
generata dalla superficie a frequenze variabili, in un semispazio
omogeneo.
Nel mezzo stratificato la velocità VR, misurabile con impulsi in superficie a
frequenza variabile, varia con f in relazione alle proprietà medie di
rigidezza dello spessore di terreno investigato.
82
Al variare della frequenza di sollecitazione il mezzo risponde con una
velocità decrescente:
83
In particolare:
84
sta campionando con lunghezze d’onda dell’ordine dei 40 m, ovvero nei
primi 20 m di profondità.
85
Prove basate sulla propagazione di onde superficiali (SWM)
86
- tecniche passive, in cui il segnale è generato da fonti antropiche,
microsismi, fenomeni geotermici... La sorgente non è controllata e
localizzata in superficie, ma diffusa nel sottosuolo.
Si distinguono per la possibilità di utilizzo di Arrey lineari, cioè
allineamenti di velocimetri lungo una linea retta, ovvero Arrey
spaziali disposti secondo una circonferenza in superficie.
87
Integrazione SWM Attive-Passive
88
Prova SASW (Spectral Analysis of Surface Waves)
89
qualcosa che è sempre ugualmente significativo di una stessa lunghezza
d’onda, va aumentata la distanza intercorrente tra i due ricevitori.
Ad esempio volendo leggere un numero significativo di lunghezze d’onda
fra due punti, all‘aumentare della lunghezza d’onda deve anche
aumentare la distanza fra i due punti stessi.
La curva di dispersione sperimentale, ovvero la velocità di fase in funzione
della frequenza, al variare di lambda, viene costruita per campi di
frequenza variabili, e quindi per lunghezze d’onda variabili.
90
effettua la analisi di Fourier con il Cross Power Spettring , e quindi
dal Cross Power Spettrum si ricava il diagramma di fase. Dal
diagramma di fase cumulato si deduce la velocità al variare della
frequenza, ovvero della lunghezza d’onda, ottenendo una prima
curva di dispersione;
- si cambia la spaziatura, eventualmente con una sorgente più
pesante, ripetendo quanto nei punti precedenti: si ottiene una curva
di dispersione che è diversa, in quanto il campo di frequenze
generato presumibilmente è diverso e si sta viaggiando in strati più
profondi dove le velocità mediamente saranno differenti;
Allora, immaginando di effettuare due sperimentazioni, si avranno due
rami della curva di dispersione: una relativa alle basse lunghezze d’onda,
cioè alte frequenze, ed un’altra relativa alle alte frequenze d’onda, cioè
basse frequenze. Si fondono tali da creare un unica curva di dispersione
aggregata media del sottosuolo.
91
Si inverte e si ottiene un profilo di velocità.
Le incognite sono in generale le velocità delle onde S di propagazione e gli
spessori della stratigrafia, mentre gli altri vengono generalmente
empiricamente assegnati.
È importante ricordare che la velocità delle onde S è circa 1.1 volte quella
delle onde R, e che le profondità relative a ciascun campo di frequenza, o
lunghezza d’onda, sono all’incirca la metà della lunghezza d’onda che è
stata generata.
92
Elaborazione segnali SASW
Elaborazione di due segnali tipici. Al primo ed al secondo ricevitore sono
state registrate nel dominio del tempo le componenti verticali di
spostamento. Frequenze superiori a 100Hz.
x
VR ≅
∆t
Leggendo il tempo di viaggio dell’onda di Rayleigh da un ricevitore
all‘altro, analogamente a quanto si faccia per le prove Down-Hole e Cross-
Hole, si può ottenere una prima stima della velocità di propagazione delle
onde R (x è le distanza fra i due ricevitori, ∆t l’intervallo di tempo fra i
93
due impulsi. Si potrebbe anche pensare di fare in prima approssimazione
una Cross Correlazione per la determinazione di ∆t).
Generalmente si trasformano i due segnali nel dominio delle frequenze,
determinando il Cross Power Spectrum e da questo l’angolo di fase (sia
quello riavvolto che quello cumulato).
94
Essendo la distanza tra i ricevitori diviso per il numero di oscillazioni
uguale alla lunghezza d’onda, allora nota la relazione che intercorre tra la
velocità di propagazione, la lunghezza d’onda e la frequenza si calcola la
velocità di propagazione dell’onda R corrispondente ad un certo valore
dell’angolo di fase φ:
φ( f ) x 2πx 2πfx
NC ( f ) = ⇒ λ( f ) = = ⇒ VR ( f ) = λ ( f ) ⋅ f =
2π NC ( f ) φ ( f ) φ( f )
95
Curva di dispersione sperimentale
Sono rappresentate tre curve relative a tre diverse distanze fra sorgenti e
ricevitori . Sono velocità dell’onde R rapportate alle lunghezze d’onda.
98
Curva di dispersione multimodale del sottosuolo stratificato
99
frequenza a velocità più alte, ovvero a parità di velocità di fase a
frequenze maggiori.
Dispersion Curve
400
1th mode
2th mode
350 3th mode
Phase Velocity, Vr (m/s)
4the mode
300 5th mode
6th mode
"experimental" data
250
200
150
100
0 20 40 60 80 100
Frequency, f (Hz)
ovvero con velocità che decresce con la profondità, può accadere che a
frequenze più alte il punto rappresentativo sulla curva di dispersione
sperimentale appartenga al ramo corrispondente a modi superiori del
sottosuolo.
100
La massima ampiezza, per una data frequenza, non corrisponde più al
primo ma ad uno dei modi superiori, e quindi il segnale risente più
sensibilmente della risposta dinamica al modo superiore.
Quindi si può avere una curva di dispersione sperimentale che andrebbe
invertita sul primo modo per una parte, per un modo superiore sulla
seconda. È necessario allora utilizzare algoritmi che portino in conto la
multimodalità del sottosuolo, per cercare la curva che interpreti al meglio
questa serie di dati sperimentali. Questo fenomeno si chiama salto di
moto, ed avviene prevalentemente per profili inversamente dispersi.
Allora per mancanza di informazione preliminare sulla stratigrafia, ovvero
degli algoritmi sufficientemente robusti da poter simulare anche la
risposta ai modi superiori, si rischia di leggere la stratigrafia con un
aumento di velocità con la profondità.
La frequenza di salto di modo corrisponde alla velocità di propagazione
delle onde R all‘interno del primo strato, diviso per il suo spessore.
101
Campionamento temporale e spaziale
102
Ad esempio volendo acquisire 2048 punti, con una frequenza di
campionamento di 100Hz, la frequenza minima è dell’ordine di 0.05Hz.
Se la frequenza di campionamento è fs, il massimo valore della frequenza
campionabile, ovvero quello che si chiama il Range dinamico, in base al
criterio di Nyquist deve limitarsi alla metà della frequenza di
campionamento.
fs
f max = f Nyquist =
2
2π
k=
103
λ
La spaziatura minima può essere ottenuta applicando il criterio di
Nyquist.
2π 2π π
k max = k Nyquist = = =
λmin 2d min d min
π λmin
Per cui il distanziamento minimo tra i geofoni è d min = =
k max 2
104
Effetti della dinamica della sorgente
Se sullo stesso sito si esegue una prova con sorgente armonica, usando un
passo di frequenze variabili, quando si effettua l’inversione di dati relativi
a coppie di ricevitori più vicini si fa riferimento alle frequenze più alte,
mentre di coppie di ricevitori più lontani si fa riferimento alle frequenze
105
più basse. Per le prime si usa un ∆f nel generare questi segnali maggiore,
e per le seconde un passo ∆f minore. Il dato sperimentale è di più facile
interpretazione
106
Effetti della spaziatura degli stendimenti
107
la soluzione che approssima meglio la soluzione esatta (le due bacchette
nere) è quella blu, corrispondente all‘Array1, ovvero quello più lungo con
la spaziatura che aumenta progressivamente all’allontanarsi dalla
sorgente.
Per stabilire lunghezza ed interasse vengono utilizzati i criteri di cui si è
detto: la lunghezza influenza la risoluzione in termini di numero d’onda.
L’Array1 e 2 ha una lunghezza complessiva, fra il primo e l’ultimo
ricevitore, di 31m; assegnato il criterio per cui ∆k=2π/L la risoluzione in
termini di numero d’onda è 0.202 radianti a metro. Nell’Array3, che è più
corto, analogamente la funzione è campionata invece a 0.739 radianti per
metro, restituendo, con lo stesso numero di punti di partenza, una curva
completamente differente da quella che idealmente si vorrebbe
riprodurre.
108
Allo stesso modo giocano le spaziature tra i ricevitori, che influenzano il
massimo numero d’onda che si riesce a leggere: il primo e l’ultimo danno
luogo ad un numero d’onda massimo, secondo Nyquist, di circa 5, mentre
il secondo che ha una spaziatura più larga genera un numero d’onda
massimo uguale ad 1.4.
Avere gli Array con la spaziatura iniziale molto ridotta, e tirati al più al
lungo possibile, funziona meglio che avere invece una spaziatura regolare
oppure tenere i punti molto vicini. Allora incrementando la spaziatura con
la distanza si riesce a campionare nel miglior modo possibile elevate
profondità ed avere il giusto grado di risoluzione.
109
MASW: interpretazione della prova
110
Da ciascuna di queste registrazioni si può ottenere uno spettro f-k, che al
variare della frequenza generata, in alcune coppie di ricevitori si registra il
numero d’onda, e si vede il valore dello spettro corrispondente a ciascun
numero d’onda.
111
Da tale spettro si rileva la frequenza corrispondente al massimo. Per
questa frequenza, per la quale si conosce il numero d’onda
corrispondente, allora si ricava, in funzione del numero d’onda e della
frequenza, il valore della VR.
Cioè per ogni coppia di ricevitori si ripete la stessa cosa fatta per la prova
SAWS: con lo spettro di fase si ricava un valore della velocità di fase
relativo a quella particolare velocità generata, e da questo piazzare un
punto in questo diagramma: data la frequenza il valore della velocità di
fase corrispondente. Generando frequenze più elevate si generano
velocità di fase minori, generando frequenze più basse velocità di fase più
elevate.
112
Conventional Frequency-Wavenumber Beamformer
113
S11 (f) S12 (f) S1M (f)
S (f) S (f) S (f)
R(f) = 21 22 2M
S M1 (f) S M2 (f) S MM (f)
Generando uno spettro di potenza, ci si ricorda, che il diagramma di fase
è dato dall’arco tangente del rapporto tra la parte immaginaria e la parte
reale.
Im(Sij ( f ))
∆φij ( f ) = arctg
Re(Sij ( f ))
[
e(k) = e -ikx1 , , e −ikx M ] k ∈ [k min , k max ]
VR= ω/|kpeak|
115
1000
900 0.9
800 0.8
700
Phase Velocity (m/sec)
0.7
600
0.6
500
0.5
400
0.4
300
200 0.3
100 0.2
0
0 20 40 60 80 100 120
Frequency (Hz)
116
Inversione multimodale dei profili inversamente dispersi
Allora nel fare il confronto tra curva teorica, associata ad una ipotizzata
stratigrafia, e quella sperimentale nel caso di stendimenti ad alta
risoluzione si è sicuri di come suddividere la serie di dati sperimentali per
poter avere il profilo più affidabile tra quelli analitici possibili (problema di
inversione: ammette infinite alla n soluzioni, e quindi per riuscire a
trovare il profilo che meglio interpreta il profilo sperimentale si devono
trovare dei criteri di minimizzazione dell’errore, e se possibile vincolare
l’inversione a dei dati già noti).
117
Il sistema MASW del D.I.G.A. (UniNa): la sorgente
118
Quindi assunto un voltaggio di 2V trasmesso al generatore, la forzante
dinamica generata dallo shaker va da 445 N a 60 N se la frequenza varia
nel range 5-100 Hz, con una accelerazione che varia da 1.5g (5 Hz) fino a
0.2g (100 Hz).
119
120