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1.

I DATI DI BILANCIO

Per esigenze legate all'analisi finanziaria, economica e reddituale, può essere


opportuno riclassificare i dati di bilanci o secondo strutture diverse rispetto a
quanto previsto dalla normativa del codice civile.

1.1. La riclassificazione dello stato patrimoniale.

Lo stato patrimoniale può essere riclassificato secondo i due seguenti criteri:

• il criterio finanziario

• il criterio funzionale.

• Lo stato patrimoniale: il criterio finanziario.

La riclassificazione dello stato patrimoniale in base al criterio finanziario


distingue le varie componenti secondo la loro capacità di trasformarsi in danaro
o, meglio, secondo la loro attitudine a ritornare in forma liquida entro od oltre i
12 mesi (misura stabilita convenzionalmente) successivi alla data di chiusura
del bilancio.

Il criterio finanziario può assumere connotazioni differenti a seconda che nella


riclassificazione si segua:

• il criterio della destinazione dell'investimento e dell'origine della fonte: in


questo caso l'attivo viene distinto tra immobilizzazioni e disponibilità ed il
passivo tra mezzi propri e mezzi di terzi;

• il criterio del grado di liquidità secondo il periodo convenzionale dei 12 mesi:


in questo caso l'attivo viene distinto tra attivo fisso e circolante ed il passivo in
capitale permanente e capitale corrente.

• Lo stato patrimoniale: il criterio funzionale.

La riclassificazione dello stato patrimoniale in base al criterio funzionale


distingue gli elementi patrimoniali in funzione del loro concorso allo
svolgimento delle varie attività gestionali dell'impresa.

Si avrà, pertanto, le seguente riclassificazione:


1.2. La riclassificazione del conto economico.

Il conto economico può essere riclassificato secondo i seguenti criteri:

• criterio delle aree gestionali dell'impresa e dell'ordinarietà o meno delle


operazioni;

• criterio del valore aggiunto;

• criterio del costo del venduto

1.2.1 Criterio delle aree gestionali.

Le aree gestionali di un'impresa possono essere distinte nelle seguenti aree:

• area caratteristica: si riferisce alle operazioni connesse all'attività tipica


dell'impresa contenuta nell'oggetto sociale;

• area patrimoniale : si riferisce a tutte quelle operazioni cosiddette


accessorie all'attività caratteristica (immobili di civile abitazione, eccedenze di
liquidità investite in titoli, etc…)

• area finanziaria

• l'area fiscale .

Ciascuna delle operazioni riferite alle suddette aree possono essere ordinarie (o
correnti) o straordinarie.

Per quanto sopra si può avere la seguente rappresentazione del conto


economico:
AREA CARATTERISTICA CORRENTE

= Risultato operativo della gestione caratteristica corrente


+ AREA PATRIMONIALE CORRENTE

= Risultato operativo corrente

+ AREA FINANZIARIA CORRENTE

= Risultato ante gestione straordinaria ed imposte

+ AREA STRAORDINARIA

= Risultato ante imposte

+ AREA FISCALE CORRENTE

= Risultato netto dell'esercizio

1.2.2 Criterio del valore aggiunto.

Uno schema di riclassificazione del conto economico, funzionale all'analisi per


indici e margini della redditività di un'impresa, è la riclassificazione in base al
valore della produzione ed al valore aggiunto.

Il conto economico riclassificato secondo il criterio del valore aggiunto consente


di quantificare il reddito nel suo progressivo manifestarsi attraverso
l'impatto delle varie aree della gestione dell'impresa .

Ricavi netti delle vendite e delle prestazioni

( +/- ) Variazione del magazzino w.i.p., semilavorati e finiti

( +/- ) Variazioni delle produzioni in economia

= VALORE DELLA PRODUZIONE

( - ) Acquisti dell'esercizio per materie prime e materiale di


consumo

( +/- ) Variazione del magazzino materie prime e merci

( - ) Lavorazioni esterne

( - ) Altri costi esterni

= VALORE AGGIUNTO (VA)

( - ) Costi per il personale

= MARGINE OPERATIVO LORDO (MOL) (EBITDA)

( - ) Ammortamenti e accantonamenti
= REDDITO OPERATIVO (RO) (MON) (EBIT)

( +/- ) Risultato della gestione finanziaria

( +/- ) Risultato della gestione accessoria

= RISULTATO ORDINARIO CORRENTE ANTE IMPOSTE

( - ) Imposte sul reddito ordinario

= RISULTATO ORDINARIO CORRENTE POST IMPOSTE

( +/- ) Risultato della gestione straordinaria

( - ) Imposte gestione straordinaria

= RISULTATO NETTO D'ESERCIZIO

1.2.3 Criterio del costo del venduto.

La riclassificazione del Conto Economico a costo del venduto consente di


visualizzare il contributo delle diverse funzioni di impresa al risultato
economico complessivo. Pertanto è molto utilizzato ai fini del controllo di
gestione.

( + ) Fatturato ( al netto di imposte indirette e rettifiche )

( - ) Costo del venduto

( + ) Rimanenze iniziali

( + ) Acquisti di materie prime e


semilavorati

( + ) Costi per il personale industriale

( + ) Altri costi industriali

( + ) Ammortamenti industriali

( + ) Accantonamenti ai fondi rischi

( - ) Rimanenze finali

( = ) Risultato industriale

( - ) Costi generali ed amministrativi

( + ) Costi per il personale


( + ) Ammortamenti

( + ) Altri costi generali ed


amministrativi

( - ) Costi commerciali e distributivi

( + ) Costi per il personale

( + ) Ammortamenti

( + ) Altri costi commerciali e


distributivi

( + ) Accantonamenti ai fondi rischi

( = ) Reddito operativo

( +/- ) Risultato della gestione finanziaria

( +/- ) Risultato della gestione straordinaria

( +/- ) Risultato della gestione accessoria

( = ) Reddito ante-imposte

( - ) Imposte sul reddito

( = ) Reddito netto

2. L'ANALISI PER INDICI.

L'analisi per indici costituisce una parte fondamentale dell'analisi finanziaria.

Gli indici possono essere:


si analizza la composizione degli
indici di struttura investimenti realizzati e dei
finanziamenti assunti per
sostenere gli investimenti
indici di redditività si analizza la capacità
dell'impresa a remunerare i
capitali investiti
indici di equilibrio finanziario si analizza l'attitudine
dell'impresa di generare o
assorbire risorse finanziarie in
condizioni di tensione o equilibrio
finanziario

Si riportano di seguito alcuni degli indici più significativi.


2.1.1. Indici di equilibrio finanziario.
INDICE DI INDICE DI REDDITO OPERATIVO
DISPONIBILITA' LIQUIDITA'
NORMALE ONERI FINANZIARI
current ratio
(ACID TEST)

quick ratio
capitale circolante lordo liq. immed. + liq. reddito operativo
diff.
passività correnti oneri finanziari
passività correnti

indica la capacità indica la capacità indica la capacità


dell'impresa di far fronte dell'impresa di far dell'impresa di far
alle passività a breve con il fronte alle passività fronte agli oneri
proprio circolante lordo a breve con la finanziari con la il
propria liquidità risultato della propria
normale gestione operativa

> 1,5 - 2 >1 >=1

2.1.2. Indici di redditività.

Si rimanda ai paragrafi successivi.

2.1.3. Indici di struttura.

L'analisi finanziaria attraverso gli indici di struttura consente di verificare:

• il grado di liquidità o di rigidità del capitale investito

• il grado di rigidità dei finanziamenti

• il grado di indipendenza finanziaria dell'impresa.

Gli indici in esame sono i seguenti:

Peso del capitale fisso

capitale fisso
----------------
capitale investito

Il rapporto può assumere valori compresi nel seguente intervallo [0 - 1] ed


indica il grado di rigidità del capitale investito.

Peso del capitale circolante lordo


capitale circolante lordo
----------------------------------
capitale investito

L'indice, complementare al precedente, può assumere valori compresi nel


seguente intervallo [0 - 1] ed indica il grado di elasticità del capitale investito.

Indice di indipendenza

patrimonio netto
-----------------
capitale acquisito

Il rapporto può assumere valori compresi nel seguente intervallo [0 - 1] ed


indica l'indice di indipendenza finanziaria dell'impresa ovvero di solidità
patrimoniale dell'impresa.

I valori assunti dal suddetto indice indicano l'esistenza o meno di tensioni


finanziarie.

0 Assenza di indebitamento.

0,3333 Struttura finanziaria ottimale

0,4444 Struttura finanziaria soddisfacente

0,5 – 0,6667 Struttura finanziaria squilibrata da monitorare

0,75 Struttura finanziaria fortemente squilibrata

Il suo indice complementare è dato da

passività a breve + passività consolidate


-----------------
capitale acquisito

Peso delle passività correnti

passività correnti
-----------------
capitale acquisito

L'indice può assumere valori compresi nel seguente intervallo [0 - 1] ed indica


il grado di elasticità o di rigidità del capitale acquisito.

• L'ANALISI PER MARGINI.

L'analisi per margini tende ad accertare la ragionevole corrispondenza della


qualità delle fonti e degli impieghi, nonché la compatibilità tra le varie tipologie
delle fonti e degli impieghi.
I margini in esame sono i seguenti.

Margine di struttura

E' dato dalla seguente differenza:

MS = PN - AF

oppure

MS = CCL – (PF – PC)

Il margine indica in che modo è stato finanziato il capitale fisso.

La negatività del margine, se contenuta, non è necessariamente un indice di


squilibrio a condizione che sia coperta da passività consolidate.

Capitale circolante netto

E' dato dalla seguente differenza:

CCN = CCL - PC

oppure

CCN = (DNL + LD + LI) - PC

La negatività del margine significa che l'impresa sta finanziando con fonti a
breve attività immobilizzate

Margine di tesoreria

E' dato dalla seguente differenza:

MT = (LI + LD) - PC

oppure

MT = CCN - DNL

Una significativa negatività del margine indica una situazione di squilibrio


dell'impresa che può dare origine a tensione finanziarie.

• L'ANALISI DEI FLUSSI DELLA POSIZIONE FINANZIARIA. IL


RENDICONTO DEI FLUSSI DELLA POSIZIONE FINANZIARIA.

Un'analisi finanziaria basata sugli indici su esposti non è completa. Occorre,


pertanto, da un'analisi statica degli indici di tesoreria ad un'analisi dinamica dei
flussi di tesoreria.
Esistono diversi tipi di analisi dei flussi di tesoreria di un'impresa, ciascuno
diverso in base al concetto di risorsa finanziaria utilizzato ed al criterio
utilizzato per la rilevazione delle operazioni.

Nell'analisi dei flussi di cassa la risorsa finanziaria presa in considerazione è


quella della liquidità ed il criterio utilizzato è quello cosiddetto “ di cassa “, cioè
quello della manifestazione monetaria.

Nell'analisi dei flussi della posizione finanziaria il criterio utilizzato è,


come nell'analisi dei flussi di cassa, quello della manifestazione monetaria
mentre il concetto di risorsa è diverso a seconda che si faccia riferimento alla:

• posizione finanziaria corrente netta

• posizione finanziaria netta.

• Il concetto di posizione finanziaria

Di seguito si analizzano due diverse configurazioni a seconda del criterio di


riclassificazione dello stato patrimoniale.

4.1.1 Rappresentazione della PFN con il criterio finanziario.

Ogni impresa per svolgere la propria attività ha bisogno di finanziare il


fabbisogno che deriva dalla politica degli impieghi.

Per farlo deve ricorrere:

• ai mezzi creati dalla gestione

• agli strumenti offerti dal sistema creditizio e finanziario

Nella scelta dei mezzi di copertura del fabbisogno finanziario occorre tener
presente non solo degli aspetti quantitativi ma anche di quelli qualitativi.

Infatti, attraverso la riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio


finanziario, il fabbisogno viene distinto in

• durevole

• non durevole

e nella scelta delle fonti di finanziamento occorrerà finanziare il suddetto


fabbisogno, rispettivamente, attraverso fonti durevoli e fonti non durevoli
al fine di non trovarsi in situazioni di possibili tensioni finanziarie.

In base alla su indicata riclassificazione dello stato patrimoniale la PFN può


essere definita come segue

A) posizione finanziaria netta a breve


E' data dalla somma algebrica dei seguenti elementi:

liquidità netta

altre attività finanziarie correnti

(passività correnti finanziarie)

posizione finanziaria netta a breve

B) posizione finanziaria netta

E' data dalla somma algebrica dei seguenti elementi:

posizione finanziaria netta a breve

crediti finanziari a m/l

(passività finanziarie a m/l)

posizione finanziaria netta

4.1.2 Rappresentazione della PFN con il criterio funzionale.

Attraverso la riclassificazione dello stato patrimoniale in base al criterio


funzionale si opera il confronto tra il capitale raccolto all'esterno
dell'impresa (capitale proprio e indebitamento finanziario) e gli investimenti
netti intendendo per essi il totale del capitale investito (attivo stato
patrimoniale) al netto dei debiti di funzionamento.

Il criterio funzionale si basa sul concetto che la solvibilità dell'impresa si regge


sulla propria capacità di generare risorse necessarie e sufficienti a far fronte ai
propri fabbisogni finanziari.

Operando una riclassificazione del bilancio secondo il criterio funzionale , si


può arrivare alla seguente rappresentazione della posizione finanziaria netta.

capitale immobilizzato

capitale d'esercizio (o di funzionamento) netto

(t.f.r.)

(fondi per rischi ed oneri)


------------------------------------

tot. capitale investito netto (fabbisogno finanziario netto)

(patrimonio netto)
-------------------------------------
tot. posizione finanziaria netta

= indebitamento finanziario a m/l + indebitamento finanziario netto a breve

Dalla su indicata rappresentazione si può osservare che la posizione finanziaria


netta rappresenta un indicatore di bilancio molto significativo poiché misura
l'eccedenza del fabbisogno finanziario netto rispetto all'ammontare
dei mezzi propri e, quindi, l'ammontare del debito per il quale non
esiste un'immediata copertura .

• Il rendiconto finanziario della posizione finanziaria netta.

Come anzi detto, l'analisi dei flussi di posizione finanziaria netta rappresenta
un'alternativa all'analisi dei flussi di cassa, suggerita dall'Assonime .

Attraverso il rendiconto dei flussi di PFN è possibile osservare la “manovra


finanziaria” dell'impresa nel processo decisionale di copertura del fabbisogno
finanziario.

Il rendiconto finanziario dei flussi della posizione finanziaria netta si costruisce


partendo dal rendiconto dei flussi di cassa ed escludendo le seguenti
voci :

• variazioni delle disponibilità monetarie nette

• accensione di finanziamenti attivi e passivi (a breve e M/L)

• rimborso dei finanziamenti attivi e passivi (a breve e M/L)

(ANALISI DEI FLUSSI DELLA PFN)

ENTRATE DA RICAVI E DA USCITE DOVUTI AI COSTI E


CREDITI DI AI DEBITI DI
FUNZIONAMENTO FUNZIONAMENTO
(RENDICONTO FINANZIARIO DELLA VARIAZIONE DELLA PFN)

(RENDICONTO FINANZIARIO DELLA VARIAZIONE DELLA PFN – ESEMPIO


NUMERICO)
• LA PFN COME STRUMENTO DI ANALISI.

Incrociando l'analisi della PFN e dei suoi flussi insieme con l'analisi degli indici
di redditività è possibile trarre utili informazioni anche per quanto riguarda i
processi decisionali dell'imprenditore.

5.1. gearing ratio.

Il “ gearing ratio” è un indice che segnala il grado di solidità patrimoniale


dell'impresa attraverso il livello di indebitamento finanziario netto.

L'indice può essere espresso attraverso il seguente rapporto:

PFN
--------
PN
Si considerino le seguenti ipotesi:

La dottrina più autorevole ritiene che il rapporto tra la PFN ed il PN non


dovrebbe prudenzialmente superare un valore pari al 40% e considera ottimale
un valore al di sotto del 25%.

Si riportano di seguito, a titolo esemplificativo, i dati della PFN e del trend


dell'indice di indebitamento finanziario netto negli anni 1998 - 2002 riferiti al
gruppo Parmalat.
5.2. Le relazioni con gli indici di redditività.

Limitatamente al campo di analisi che si vuole esplorare si ricorda che:

ROE = RN / PN indica la redditività del capitale proprio

ROI = RO/CIO misura la capacità dell'azienda di produrre reddito attraverso la


sola gestione caratteristica.

Ai fini delle valutazioni riguardanti le relazioni tra la PFN e gli indici di redditività
si utilizzerà l'espressione del ROI data dal rapporto tra RO / CIN (EBIT / CIN) .

5.2.1. La PFN ed il ROI.

Ritornando alle tre ipotesi dell'esempio precedente è possibile constatare che


esiste una correlazione positiva tra la PFN e ROI*, intendendo per ROI* il livello
al di sotto del quale non è possibile sostenere un determinato livello di
indebitamento. Al diminuire, infatti, della PFN diminuisce la necessità di
disporre di una redditività operativa idonea a sostenere i costi connessi
all'indebitamento.

Ipotesi di lavoro

• effetto imposte = 0

• i = tasso medio di onerosità della PFN

• (tasso i) sui debiti finanziari = ( tasso i) sui crediti finanziari

Dimostrazione

Dalla formula si osserva che all'aumentare della PFN aumenta il ROI* e


che la curva che esprime la relazione tra le due variabili (ROI* e PFN)
presenterà un “effetto forbice” tanto più divaricato quanto più alto sarà il tasso
d'interesse.

Si veda il seguente esempio numerico


Figura 1

5.2.2. La leva finanziaria.

La formula dello sviluppo del ROE è la seguente:


Le relazioni tra ROE, ROI e PFN possono essere rappresentate graficamente nel
modo seguente.

Figura 2

L'equazione “sviluppata” del ROE è di facile comprensione: se il ROI è maggiore


di “ i “, attraverso l'investimento di risorse acquisite attraverso il ricorso al
debito si ottiene una redditività maggiore rispetto all'onerosità. Viceversa nel
caso di ROI < i.
Tuttavia occorre precisare che questo tipo di informazione non può essere
sufficiente o, quanto meno, deve essere valutata con estrema cautela in sede
di pianificazione finanziaria per i seguenti ordini di motivi:

• rischio di “aumento autonomo” dei tassi di interesse dovuto al mercato;

• rischio di “aumento indotto” dei tassi di interesse dovuto ad un


peggioramento del rating dell'azienda.

6. BASILEA 2.

6.1. IL COMITATO DI BASILEA PER LA VIGILANZA.

Nell'anno 1975 i governatori delle banche centrali dei paesi allora più
industrializzati istituirono un comitato con il compito di definire le regole di
accesso al credito bancario .

6.2. BASILEA 1.

Il primo accordo raggiunto dal Comitato risale al 1988 ed è noto con il nome di
Basilea 1.

Esso individua una soglia minima pari all'otto per cento del rapporto tra
capitale proprio e totale degli impieghi , da calcolare sulla situazione
patrimoniale di ciascun istituto di credito.

I principali obiettivi:

• nella creazione di un sistema di regole omogenee a livello internazionale da


rispettare per l'esercizio dell'attività di erogazione del credito;

• garantire la maggiore solvibilità possibile degli istituti di credito.

Tali obbiettivi sono subordinati all'intento di ridurre il rischio di crisi degli


istituiti di credito in conseguenza del fatto che il fallimento di una banca può
produrre effetti destabilizzanti sul sistema economico di molte imprese,

L'accordo, così come formulato, non è privo di limiti.

Innanzitutto, non vengono regolamentati gli strumenti da utilizzare al


fine di ridurre il rischio a fronte della concessione del credito.

6.3. BASILEA 2.

I limiti di cui soffre il primo accordo e l'apertura alle aziende di nuovi mercati
con la conseguente emersione di nuove problematiche a livello internazionale
hanno spinto il Comitato di Basilea alla elaborazione di un nuovo accordo
definitivamente approvato il 26 giugno 2004.

Tale accordo entrerà in vigore il 1° gennaio 2007 e sarà recepito nella


normativa bancaria di più di 200 paesi.
6.3.1. Il principio generale.

Il grado di rischio sostenuto dall'istituto di credito in conseguenza di ogni


finanziamento concesso deve essere correttamente quantificato e supportato
da un capitale che costituisce il patrimonio di vigilanza .

Il patrimonio di vigilanza non deve essere inferiore ad una soglia minima


pari all'otto per cento del rapporto tra capitale proprio e totale degli
impieghi .

6.3.2. I pilastri dell'accordo.

Primo pilastro

Il primo pilastro definisce il capitale minimo che deve essere detenuto


dall'istituto di credito in relazione al rischio complessivamente assunto.

Per rischio complessivamente assunto si intende:

• il rischio di credito : nasce in conseguenza della concessione di


finanziamenti a favore di terzi per i quali esiste sempre la possibilità di
insolvenza della controparte;

• il rischio operativo : si tratta, in particolare, del rischio connesso ad errori


compiuti dal personale, ad anomalie dei sistemi informatici, ad eventi
atmosferici che possono comportare perdite di dati e/o danni alle strutture,
ecc..

• il rischio di mercato : è connesso all'investimento in strumenti finanziari


effettuati dall'istituto di credito (perdite del portafoglio).

Secondo pilastro

Il secondo pilastro dell'accordo introduce maggiori controlli che devono essere


esercitati dalle banche centrali sugli istituti di credito nazionali.

Terzo pilastro

Questo pilastro si riferisce alla disciplina di mercato, ovvero alla trasparenza. Il


nuovo Accordo definisce un livello minimo di informazioni, di carattere
quantitativo ma anche qualitativo, che le Banche dovranno fornire al mercato.
Il Comitato ritiene che un'informativa esauriente sulla relazione tra il rischio e
la dotazione di capitale proprio di una Banca sia fondamentale per capire la sua
solidità finanziaria

6.4. IL SISTEMA BANCA – IMPRESA .

Basilea 2 avrà un notevole impatto sulle aziende in particolare quelle di piccole


e medie imprese.
Specifica importanza avrà il rating e cioè il giudizio che verrà assegnato da
istituti specializzati e dagli stessi istituti di credito sul grado di affidabilità e
solvibilità dell'azienda.

Il rating scaturisce da un insieme di informazioni che l'istituto di credito


erogante acquisisce dalle aziende clienti o possibili clienti:

• informazioni consuntive (bilanci storici);

• informazioni preventive (budget previsionali di carattere economico-


finanziario).

6.4.1. Le informazioni consuntive.

Le operazioni contabili che le aziende italiane potranno mettere in pratica al


fine di migliorare il rating aziendale sono:

• la riclassificazione dei dati di bilancio relativi agli ultimi tre esercizi (2003,
2004, 2005): Il criterio più adeguato per la riclassificazione dello Stato
Patrimoniale è quello della liquidità/esigibilità; per il conto economico è quello
del valore aggiunto;

• calcolo e controllo degli indici: indici patrimoniali, economici e finanziari.

6.4.2. Le informazioni preventive.

Ogni azienda dovrà sviluppare i tipici strumenti di cash management per la


raccolta e gestione del flusso informativo di tipo finanziario, sia a livello
consuntivo che previsionale.

Gli strumenti chiave del processo di pianificazione finanziaria sono:

• Business Plan aziendale;

• Rendiconto finanziario;

• Budget d tesoreria.

6.4.3. Le modalità di valutazione ed il rating finale.

La valutazione quantitativa.

Le informazioni di carattere quantitativo hanno un'importanza determinante


nella valutazione dell'impresa.

Tali informazioni, una volta acquisite vengono rielaborate dal sistema di


valutazione interno utilizzato dalle banche al fine di ottenere del rating
numerico.

La valutazione andamentale.
Riguarda la raccolta di informazioni inerenti:

• il credito complessivo accordato all'azienda dalla banche;

• la percentuale di utilizzo del credito rispetto al totale accordato;

• le modalità di utilizzo del credito e le eventuali situazioni

di sconfinamento dei limiti;

• le tipologie di fonti finanziarie utilizzate.

La valutazione qualitativa.

Prende in considerazione gli aspetti legati all'attività svolta dall'impresa (il


settore, il mercato, i concorrenti, i fornitori, i clienti) e permette di attribuire a
ciascun elemento un punteggio e un giudizio.

Tale fase dell'analisi pone l'accento sulla competitività dell'azienda, sulla


qualità delle strategie che la stessa intende perseguire ed i rapporti che si
intrattengono con i soggetti esterni.

Le garanzie.

Ai fini della valutazione del merito creditizio un ruolo importante sarà rivestito
dalle garanzie che dovranno necessariamente essere idonee, sia che si tratti di
garanzie reali di natura finanziaria che di garanzie personali.

Il rating finale.

L'istituto di credito, al termine del processo di valutazione della richiesta, è in


grado di esprimere un rating finale e quindi una valutazione di affidabilità che,
a seconda della tipologia di credito richiesto, può essere espresso con modalità
differenti:

• termini percentuali

• valore assoluto

• giudizio sintetico.

Note:

1 (liquidità immediate - saldi passivi di c/c bancari)

2 Al netto delle passività d'esercizio o di funzionamento).

3 Al netto delle disponibilità liquide e di crediti di funzionamento a breve.


4 L'Assonime ha emanato sul rendiconto finanziario due specifiche circolari, la
n. 14 dell' 11/2/1986 (rendiconto basato sulle disponibilità monetarie e
rendiconto basato sulla posizione finanziaria complessiva) e la n. 12 del
31/1/1989 (rendiconto basato sulla posizione finanziaria netta a breve).

Dott. Federico Lozzi


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