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Mario Melloni

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Mario Melloni detto Fortebraccio (San Giorgio di Piano, 25 novembre
Mario Melloni
1902 – Milano, 29 giugno 1989) è stato un giornalista e politico italiano.

Indice
Biografia
All'inizio democristiano
Espulso dal partito
Nasce Fortebraccio
Mario Melloni
Stile
Rivalità con Indro Montanelli
Opere Deputato della Repubblica Italiana
Note Legislature I, II, IV
Bibliografia Gruppo Democratico
Altri progetti parlamentare cristiano (I, II fino al
Collegamenti esterni 21.2.1955), Gruppo
misto (II dal
21.2.1955),
Biografia Comunista (IV)
Collegio Como (I e II Leg.),
Studente universitario a Bologna, a causa delle sue idee fu ripetutamente
Milano (IV)
bastonato dai fascisti per avere manifestato contro lo squadrismo. Nel
1921 lasciò con l'intera famiglia la città trasferendosi a Genova. Laureato Incarichi parlamentari
in giurisprudenza nell'anno accademico 1924-1925, cominciò a scrivere Componente della I COMMISSIONE
sul Corriere Mercantile e sul Guerin Sportivo, cessando nel 1925 per non (AFFARI INTERNI)
essere costretto a prendere la tessera fascista. Lavorò come impiegato di Componente della COMMISSIONE
concetto nella direzione di una compagnia petrolifera americana sino alla SPECIALE PER L'ESAME E
sua chiusura, nel 1939, vivendo sempre a Genova, salvo un anno a Napoli L'APPROVAZIONE DEI DISEGNI DI
e uno a Roma. Si trasferì nel 1941 a Milano, impiegandosi nella segreteria LEGGE SULLA STAMPA (C. NN.223 E
generale dell'Innocenti di Lambrate e due anni più tardi nell'industria 227)
siderurgica Vanzetti.
Componente della COMMISSIONE
Durante la Seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza tra i SPECIALE PER L'ESAME E
partigiani "bianchi", raccogliendo fondi da industriali e banchieri che poi L'APPROVAZIONE DEI DISEGNI DI
consegnava di volta in volta a Gabriele Invernizzi, un comunista che dopo LEGGE SUL TEATRO E SULLA
la liberazione sarà segretario della Camera del lavoro di Milano e deputato CINEMATOGRAFIA (NN.928 E 929
del PCI. Componente della V COMMISSIONE
(DIFESA)

All'inizio democristiano
Nel 1945 si iscrisse alla Democrazia Cristiana, diventando giornalista del Componente della XI COMMISSIONE
quotidiano Il Popolo, responsabile prima dell'edizione milanese e poi, dal (LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE)
1949 al 1951, direttore a Roma dell'edizione nazionale. Presiedette anche, Componente della COMMISSIONE
insieme ad un liberale e a un comunista, la commissione incaricata a PARLAMENTARE CONSULTIVA PER
Milano di epurare i giornalisti del Corriere della Sera. In quell'occasione IL PARERE SULLE NORME
conobbe per la prima volta Indro Montanelli.[1] Nel 1948, alla I DELEGATE IN MATERIA DI IMPOSTE
Legislatura repubblicana, fu eletto alla Camera dei deputati, collegio DI BOLLO E SULLA PUBBLICITA'
Como-Sondrio-Varese, nelle file della DC della cui Direzione nazionale
Componente della COMMISSIONE
entrò a far parte di lì a poco tempo. In Parlamento fece parte della
PARLAMENTARE PER LA VIGILANZA
commissione per l'esame dei disegni di legge sul teatro e sulla
SULLE RADIODIFFUSIONI
cinematografia, facendo anche parte della giuria della Mostra
Componente della III COMMISSIONE
cinematografica di Venezia nel 1948. Nel 1952 divenne presidente della
(ESTERI)
società cinematografica di orientamento cattolico, «Film Costellazione»,
creata da Andreotti su invito del Papa Pio XII,[2] da cui si dimise poco Sito istituzionale (http://legislature.camer
dopo. a.it/chiosco.asp?cp=1&position=IV%20Le
gislatura%20/%20I%20Deputati&content=
deputati/legislatureprecedenti/Leg04/fram
Espulso dal partito edeputato.asp?Deputato=1d9230)
Ricandidato alle elezioni della II Legislatura, fu eletto alla Camera sempre
nel collegio di Como-Sondrio-Varese. Il 23 dicembre 1954 la Camera votò Dati generali
la ratifica dell'adesione dell'Italia alla UEO (Unione Europea Occidentale),
Partito politico Democrazia
Melloni espresse pubblicamente il suo dissenso in Aula e poi votò contro
Cristiana (1945-
(insieme a un deputato democristiano del suo stesso collegio, Ugo
1955)
Bartesaghi) perché quell'adesione avrebbe consentito il riarmo della
Indipendente (1955-
Germania. Ottenne applausi dalla sinistra mentre Nenni scrisse nel suo
1963)
diario come Melloni e Bartesaghi si fossero "staccati" dalla DC "con due
Partito Comunista
patetici discorsi".[3] La sera stessa la Direzione democristiana, con Fanfani
Italiano (1963-1989)
neosegretario, esaminò il caso dei due "ribelli". Moro usò la mano leggera,
Titolo di studio laurea in
Rumor adottò la linea dura, alla fine Fanfani si schierò con Rumor. E
giurisprudenza
Melloni fu espulso dal partito insieme a Bartesaghi. Melloni poi dirà:
"Fanfani mi cacciò in venti minuti".[4] Nel febbraio 1955 aderì al gruppo Professione giornalista
Misto.

Cominciò a frequentare in particolare Franco Rodano, l'intellettuale cattolico antifascista e militante comunista, considerato
l'eminenza grigia di Togliatti sui temi riguardanti il mondo cattolico. E con i finanziamenti del PCI e i consigli di Rodano, il 9
aprile 1955 Melloni fece uscire sotto la sua direzione Il Dibattito politico, prima quindicinale e poi settimanale, con l'obiettivo di
avviare un dialogo tra cattolici e comunisti. Dopo la sua adesione al Partito Comunista Italiano diresse in seguito Il Paese e Paese
Sera dal 1956 al 1961, quindi Stasera (novembre 1961-ottobre 1962) e fu eletto di nuovo deputato, nella IV Legislatura (16
maggio 1963 - 4 giugno 1968) nel collegio di Milano[5].

Nasce Fortebraccio
Il 12 dicembre 1967 iniziò a scrivere per l'Unità corsivi in prima pagina con lo pseudonimo di Fortebraccio (riferibile
all'omonimo personaggio dell'Amleto di Shakespeare, anche se taluni lo considerano un ironico omaggio a Braccio da Montone,
detto Fortebraccio, un capitano di ventura dell'Umbria medievale). L'idea del nom de plume fu di Maurizio Ferrara, direttore del
quotidiano e da anni suo amico. Da allora Fortebraccio firmerà sino al 1982 un corsivo ogni giorno (tranne il lunedì e il periodo
delle ferie) e un articolo più lungo la domenica.
Seguì con favore lo sforzo di Enrico Berlinguer di cambiare a fondo l'atteggiamento del PCI nei confronti della religione e della
Chiesa. Nella Lettera al vescovo Bettazzi si dichiarò fautore di un partito e d'uno Stato «non teista, non ateista, non antiteista»[6].

Uomo colto, conversatore brillante con battute spesso umoristiche, nell'estate 1955 fu operato alle corde vocali per un tumore. Di
temperamento discreto e schivo, volle che alla sua morte, avvenuta il 29 giugno 1989, fosse data notizia a esequie religiose
avvenute[7]. L'Unità titolò: "Fortebraccio se ne va con discrezione. Funerale cattolico, popolo rosso".[8]

Stile
Suoi obiettivi erano un po' tutti i politici avversari (prima del mondo socialcomunista quando era democristiano e dirigeva Il
Popolo, poi del mondo democristiano - e non solo quello - quando era diventato comunista e scriveva su l'Unità); col tempo prese
di mira, firmandosi come Fortebraccio, anche i direttori dei grandi quotidiani (da Missiroli a Spadolini), i protagonisti della scena
pubblica legati al potere e ai centri d'affari che ruotano attorno al potere, gli industriali (affibbiò a Gianni Agnelli il soprannome
di "avvocato Basetta") e i ricchi, in definitiva tutti coloro che stavano dall'altra parte e che lui definiva lor signori; aggiungendo
che nella maggior parte dei casi questi lor signori erano "magri, disinfettati e pallidi come una siringa". Da democristiano attaccò
il partito di Togliatti,[9] se la prese anche con Pietro Nenni,[10] chiamò l'Unione Sovietica "nuovo Islam mongolico".[11] Da ex-
democristiano e conoscitore dell'ambiente di Piazza del Gesù, risparmiò le frecciate più aspre verso quelli che più stimava tra gli
ex-amici (Aldo Moro e Andreotti al quale riconosceva una robusta intelligenza[12]), sferzando impietosamente gli altri: Fanfani,
Donat Cattin, Forlani, Piccoli, Rumor, Colombo. Ma anche Craxi, Malagodi, La Malfa e quasi tutti i socialdemocratici.[13] Di sé
diceva: "Preferisco essere un comunista settario piuttosto che un comunista liberale o, peggio ancora, socialdemocratico".[14]

Dotato di una chiarezza espositiva quasi didascalica, Fortebraccio aveva ben presente che scriveva sul giornale dei lavoratori, nel
paese che stava vivendo il boom economico del secondo dopoguerra, ma che ancora contava masse di cittadini semianalfabeti[15].
La scrittura elegante, lo stile sorvegliato e un lessico più che mai appropriato, uniti a un'ironia tagliente, talvolta anche "ferina e
spietata",[16] lo fanno annoverare tra i padri nobili della satira politica italiana.[17] Ma non tutti saranno di questo avviso.[18]

Rivalità con Indro Montanelli


Melloni sostenne una «lunga ma elegante polemica»[7] con Indro Montanelli, direttore de Il Giornale, ed elzevirista con
Controcorrente. In un suo corsivo, dettò per sé un singolare epitaffio in cui citava il suo rivale:

«Qui giace
Mario Melloni
(alias Fortebraccio)
che trascorse la vita
ad amare
Indro Montanelli
e non smise mai
di vergognarsene.»

(Fortebraccio[7][19])
Montanelli rispose con un elzeviro nella sua rubrica Controcorrente: «Purtroppo, devo avvertire Fortebraccio che anch'io ho
preso le mie precauzioni iscrivendo fra le mie ultime volontà quella di essere sepolto accanto a lui. E come epitaffio mi contento
di questo: "Vedi . lapide . accanto"»[20].

I due erano divisi dall'appartenenza ad aree politiche contrapposte, ma uniti da un reciproco sentimento di stima e rispetto. Così
Montanelli si espresse su di lui:
«Era un avversario temibilissimo, ma leale e stimolante; un carattere umorale e imprevedibile, ma una
coscienza tersa e sensibile. Come centometrista dei trafiletti, uno scattista come lui non lo vedremo più»

(Indro Montanelli[7])

Opere
Figure e fatti. 24 corsivi di "Emme", Roma, Il Dibattito Politico, 1956.
63 corsivi di Fortebraccio, Roma, l'Unità, 1968.
I corsivi di Fortebraccio, Roma, Editori Riuniti, 1970.
Corsivi '70, Roma, Editori Riuniti, 1971.
Lor signori. Corsivi 1971-1972, Roma, Editori Riuniti, 1972.
Il Belpaese, con Alfredo Chiappori, Milano, Feltrinelli, 1973.
Dalla nostra parte. Corsivi 1973, Roma, Editori Riuniti, 1973.
I nodi al pettine. Corsivi 1974, Roma, Editori Riuniti, 1974.
Fanfaneide, Roma, Editori Riuniti, 1975.
Se questo è un mondo. Corsivi 1975, Roma, Editori Riuniti, 1975.
Cambiare musica. Corsivi 1976, Roma, Editori Riuniti, 1976.
Non siamo gentili. Corsivi 1977, Roma, Editori Riuniti, 1977.
Partita aperta. Corsivi 1978, Roma, Editori Riuniti, 1978.
A carte scoperte. Corsivi 1979, Roma, Editori Riuniti, 1979.
Detto tra noi. Corsivi 1980, Roma, Editori Riuniti, 1980.
A chiare note. Corsivi 1981, Roma, Editori Riuniti, 1981.
È già tempo. Corsivi 1982, Roma, Editori Riuniti, 1982. ISBN 88-359-0030-1.
La galleria di Fortebraccio, Roma, l'Unità-Editori Riuniti, 1985.
Avvisi di garanzia, Roma, Editori Riuniti, 1993. ISBN 88-359-3760-4.
Fortebraccio & lorsignori. I corsivi su l'Unità di un grande maestro di satira politica, Milano, Nuova Iniziativa
Editoriale, 2002.
Facce da schiaffi. Corsivi al vetriolo di un comunista impenitente, Milano, a cura di Filippo Maria Battaglia e
Beppe Benvenuto BUR, 2009. ISBN 978-88-17-03574-3.

Note
1. ^ Montanelli racconterà a Tiziana Abate in Soltanto un giornalista, Milano, Rcs Libri, 2002, p. 125: "Siccome
Melloni era un galantuomo, non epurò nessuno o quasi. Io fui uno dei pochi mandati in purgatorio insieme a
Piovene".
2. ^ Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica, Bologna, Minerva,
2017, pp. 130-131.
3. ^ Pietro Nenni, Tempo di guerra fredda, Milano, Sugarco Edizioni, 1981, pp. 638-639.
4. ^ Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo, op.cit., p. 167.
5. ^ Fonte: http://legislature.camera.it.
6. ^ Gianni Gennari, Avvenire, 26 giugno 2009, p. 24.
7. E. Marcucci, Giornalisti grandi firme, 2005 (p. 308)
8. ^ Alle esequie in chiesa il direttore de l'Unità, D'Alema, alle pareti corone e gonfaloni, sul pavimento una
composizione di rose rosse e iris gialle con la striscia firmata da Andreotti. In una vignetta di Staino, Bobo si
sentirà chiedere: "Ma è vero che era amico di Andreotti?". E Bobo: "Ma era l'unico neo, lo giuro". In Alberto
Mazzuca, Penne al vetriolo, op.cit.,, p.655
9. ^ "Per i dirigenti comunisti la pietra di paragone della democrazia è rappresentata dal loro partito. Chi lo affianca,
lo appoggia, lo sostiene o lo segue, è democratico. Chi invece lo avversa, lo combatte, lo contrasta, non è
democratico. Anzi, non può essere democratico. Questo modo di ragionare deriva da una mentalità tipicamente
totalitaria". Cfr. Giampaolo Pansa, Il revisionista, Milano, RCS Libri, 2009, p. 248; Alberto Mazzuca, Penne al
vetriolo, op. cit. p. 95.
10. ^ "Nenni crede di fare della politica mentre non compone in realtà che mediocri poesie di un solo verso". Cfr.
Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo, op. cit. p. 71.
11. ^ Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo, op. cit. p. 95.
12. ^ Intervista a l'Unità del 21 novembre 1982: "Andreotti ha capito tutto, come succede a un cardinale d'ingegno
quando si persuade che Dio ha spiegato ai cristiani dove e quale è il bene e ha fatto sorgere i comunisti perché lo
compissero".
13. ^ "(...) Se qualcuno non avesse avuto l'ardire di offrirglielo fritto al ristorante, Forlani non avrebbe mai saputo
dell'esistenza del cervello". "La porta si aperse e non ne uscì nessuno, era Bettino", variante di quella indirizzata
al socialdemocratico Cariglia: "Si aprì la porta e non entrò nessuno, era Cariglia".
14. ^ L'Unità del 21 novembre 1982.
15. ^ Di se stesso diceva: "Io sono un giornalista e non uno scrittore, un giornalista per élite: e infatti scrivo per i
metalmeccanici."
16. ^ Giampaolo Pansa, Il revisionista, op.cit., p. 246.
17. ^ Enzo Biagi lo definisce in Dizionario del Novecento (Bur, Milano, 2007) "il nostro massimo, forse unico, scrittore
satirico".
18. ^ "Fortebraccio fu il precursore di una tecnica volgare, oggi molto diffusa tra le sinistre perdenti. Quella di mettere
alla berlina i vip avversari, straziandoli sulla prima pagina de l'Unità. Senza riguardi per nessuno". Cfr. Giampaolo
Pansa, Il revisionista, op. cit. p. 253.
19. ^ Ironico epitaffio pubblicato su l'Unità da Mario Melloni: Indro Montanelli, L'Occidente e il «popolo di Seattle»,
Corriere della Sera, 9 giugno 2001. URL consultato il 24 agosto 2009 (archiviato dall'url originale).
20. ^ Giulio Nascimbeni, Controcorrente: il cruccio quotidiano di Montanelli (http://archiviostorico.corriere.it/1993/lugli
o/01/controcorrente_cruccio_quotidiano_Montanelli_co_0_9307012865.shtml), in Corriere della Sera 1/7/1993.

Bibliografia
Enzo Biagi, Fortebraccio in Dizionario del Novecento, Milano, BUR Saggi, 2003. ISBN 978-88-17-11706-7
Eugenio Marcucci, Mario Melloni-Fortebraccio in Giornalisti grandi firme. L'età del mito, Soveria Mannelli,
Rubbettino, 2005. ISBN 88-498-1071-7
Pasquale Di Bello e Paola Furlan (a cura di), Fortebraccio. Vita e satira di Mario Melloni, Reggio Emilia, Diabasis,
2009. ISBN 978-88-8103-641-7.
Giampaolo Pansa, Fortebraccio uno e due in Il revisionista, Milano, RCS Libri, 2009. ISBN 978-88-17-03040-3
Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica, Bologna, Minerva, 2017.
ISBN 978-8873818496.

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Mario Melloni, su Camera.it - I legislatura, Parlamento italiano.
Mario Melloni, su Camera.it - II legislatura, Parlamento italiano.
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